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francis poulenc - Polo Museale Fiorentino

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francis poulenc - Polo Museale Fiorentino
CORTILE DEL MUSEO NAZIONALE
DEL BARGELLO
Via del Proconsolo 4, 50122 Firenze
27 – 28 SETTEMBRE 2013, ore 21,15
EDITH
OMAGGIO FRANCIS POULENC E JEAN COCTEAU
Musiche
FRANCIS POULENC
progetto e ricerche
CINZIA BORSOTTI
Testo e regia
VALERIO VALORIANI
Personaggi e interpreti
EDITH (soprano)
CINZIA BORSOTTI
IL PROFESSORE (pianista)
EUGENIO MILAZZO
Il brano finale “Ballad”
è stato composto appositamente per l’occasione
da
ANDREA PORTERA
PRESENTAZIONE
Lo spettacolo “Edith” nasce da una ricerca in relazione al cinquantesimo
anniversario della morte di Francis Poulenc(1899-1963), Jean Cocteau (1889-1963) e
Edith Piaf (1915-1963), ed è un viaggio tra alcuni brani musicali di Francis Poulenc,
sia strumentali che vocali, composti tra il 1918 e il 1960 su testi di Jean Cocteau,
Guillaume Apollinaire e Jean Nohain.
“Edith” è un omaggio a questi tre personaggi chiave del panorama culturale
francese e internazionale fra gli anni ‘ 20 e i primi anni ‘60 del secolo scorso, dove la
cantante francese fa da trait d’union tra il grande musicista e l’illustre scrittore.
Cocteau e Poulenc erano amici e cominciarono a collaborare nel 1918
all’interno del famoso “Gruppo dei Sei” , in una Parigi dove frequentavano Picasso,
Apollinaire, Coco Chanel, Colette...
Cocteau era anche amico della Piaf: nel 1940 le scrisse addirittura una pièce
teatrale di grande successo, Il bell’indifferente. Morì di infarto alla notizia che lei se
ne era andata per sempre.
Poulenc, da parte sua, anche se non legato da un’amicizia simile, compose per
la Piaf l’ultima delle sue Improvisations, una nostalgica canzone al pianoforte che
riecheggia la musica tipica della cantante.
Un sottile filo rosso li unisce: una vita straordinariamente intensa
caratterizzata da simili ossessioni, una profonda paura della solitudine e la
dipendenza da droghe e medicine.
Non si tratta di un tradizionale concerto, ma di una azione teatrale vera e
propria: Edith, soprano, in occasione dell’anniversario della morte di sua nonna,
grande amica del compositore francese deve organizzare un concerto di musiche di
Francis Poulenc. Edith che ha fatto una minuziosa ricerca sul musicista e il suo
entourage chiede aiuto per preparare il concerto a un burbero professore di
pianoforte. Tra i due, nella preparazione della sequenza dei brani da eseguire, si
instaura un curioso rapporto un po’ didascalico, un po’ dialettico, un po’ ironico…
1
PROGRAMMA DEL CONCERTO
FP 19 – Suite in do, 1920
( Francis Poulenc)
da FP 14a Mouvements perpétuels, 1918
(Francis Poulenc)
da FP 15 Le Bestiaire ou Cortège d’Orphée
[Il bestiario o Corteggio d’Orfeo]
(Guillaume Apollinaire – Francis Poulenc – trad. Valerio Valoriani)
2
Le Dromadaire
Il Dromedario
Avec ses quatre dromadaires
Don Pedro d'Alfaroubeira
Courut le monde et l'admira.
Il fit ce que je voudrais faire
Si j'avais quatre dromadaires.
Coi suoi quattro dromedari
Don Pedro d’Alfaroubeira
Va pe’ il mondo e se l’ammira.
Per far quello che anch’io vorrei
Se i dromedari fosser miei.
La Chèvre du Tibet
La Capra del Tibet
Les poils de cette chèvre et même
Ceux d'or pour qui prit tant de peine
Jason, ne valent rien au prix
Des cheveux dont je suis épris.
I lunghi peli di questo caprone
O il vello d’oro, alle bocche del Ponto,
Per cui tanta pena si diede Giasone
Niente possono valere al confronto
Di quei capelli per cui presi passione.
La Sauterelle
La Cavalletta
Voici la fine sauterelle,
La nourriture de saint Jean.
Puissent mes vers être comme elle,
Le régal des meilleures gens.
Ecco la magrissima cavalletta
Che cibo fu un tempo di San Giovanni.
Siano tutti i miei versi di questi anni,
Simile dono per la gente più eletta.
Le Dauphin
il Delfino
Dauphins, vous jouez dans la mer,
Mais le flot est toujours amer.
Parfois, ma joie éclate-t-elle ?
Delfini voi giocate dentro il mare,
Ma il flusso dell’onda è sempre fiele.
Chissà se come voi potrò saltare?
3
La vie est encore cruelle.
La vita è ancora più crudele.
L'Écrevisse
il Gambero di fiume
Incertitude, ô mes délices
Vous et moi nous nous en allons
Comme s'en vont les écrevisses,
À reculons, à reculons.
Incertezza, o mio diletto
Tu ed io, noi, noi stiamo andando
Proprio come il gamberetto,
Rinculando, rinculando….
La Carpe
La Carpa
Dans vos viviers, dans vos étangs,
Carpes, que vous vivez longtemps !
Est-ce que la mort vous oublie,
Poissons de la mélancolie.
Nei vostri stagni, nei vostri vivai
Carpe, che così a lungo vivete in prigionia!
Perché la morte non vi coglie mai,
Pesci grevi della malinconia?
FP 11 – Toréador, Chanson hispano-italienne, 1918, rev.1932
[Toreador, canzone ispano-italiana]
4
(Jean Cocteau - Francis Poulenc – trad. Cinzia Borsotti)
Pepita reine de Venise
quand tu vas sous ton mirador
Tous les gondoliers se disent:
Prends garde Toréador!
Sur ton coeur personne ne règne
Dans le gran palais ou tu dors
Et près de toi la vieille duègne
guette le Toreador.
Toreador brave des braves
Lorsque sur la place Saint Marc
Le taureau en fureur qui bave
Tombe tué par ton poignard
C’est ne pas l’orgueil qui caresse
Ton coeur sous la baouta d’or
Car pour une jeune déesse
Tu brules toreador
Pepita regina di Venezia
quando vai sotto la tua veranda
Tutti i gondolieri dicono:
Attenzione Toreador!
Sul tuo cuore non regna nessuno
Nel grande palazzo nel quale dormi
E vicino a te la vecchia matrona
fa la posta al Toreador.
Toreador coraggioso dei coraggiosi
Quando sulla piazza di San Marco
Il toro che con furore sbava
Cade morto per il tuo pugnale
Non è l’orgoglio che accarezza
Il tuo cuore sotto la “baouta” d’oro
Dato che per una giovane dea
Bruci toreador
5
C’est demain jour de Saint Escure
qu’aura lieu le combat à mort
Le canal est plein de voitures
Fetant le Toréador!
De Venise plus d’une belle
Palpite pour savoir ton sort
Mais tu méprises leurs dentelles
tu souffres Toréador.
Car ne voyant pas apparaitre
Caché derrière un oranger
Pepita seule à sa fenètre
Tu médite de te venger
Sous ton caftan passe ta dague
La jalousie au coeur te mord
Et seul avec le bruit des vagues
Tu pleures torèador.
E’ domani, giorno di Santo Escurio
che avrà luogo il combattimento a morte
Il canale è pieno di barche
Celebrando il Toreador!
Da Venezia più di una bella
Palpita per sapere la tua sorte
Ma disprezzi i loro merletti
tu soffri Toreador.
Non vedendo apparire
Nascosta dietro un arancio
Pepita sola alla sua finestra
Mediti di vendicarti
Sotto il tuo caftano scivola il tuo pugnale
La gelosia ti morde il cuore
E solo con il rumore delle onde
Piangi Toreador.
Que de cavaliers! Que de monde!
Remplit l’arène jusqu’au bord
On vient de cent lieues à la ronde
T’acclamer Toréador!
C’est fait, il entre dans l’arène
Avec plus de flegme qu’un lord
Mais il peut avancer à peine
le pauvre Toréador.
Il ne reste à son reve morne
Que de mourir sous tous les yeux
En sentant pénetrer des cornes
Dans son triste front soucieux
Car Pepita se montre assise
Quanti cavalieri! Quanta gente!
Riempie l’arena fino in cima
Si viene qui da cento luoghi
Per acclamarti, Toreador
E’ fatta, entra nell’arena
Con più flemma di un lord
Ma può avanzare appena
il povero Toreador.
Non resta che il suo malinconico sogno
morire sotto gli occhi di tutti
Sentendo penetrare le corna
Nella sua triste fronte
Poiché Pepita si mostra seduta
6
Offrant son régard et son corps
Au plus vieux doge de Venise
Et rit du Toréador.
Offrendo il suo sguardo et il suo corpo
Al più vecchio doge di Venezia
E ride del Toreador.
Belle Espagnole
Dans ta gondole
Tu caracole
Carmencita
Sous ta mantille
Oeil qui pétille
Bouche qui brille
Bella spagnola
Nella tua gondola
Ti pavoneggi
Carmencita
Sotto la tua mantiglia
Occhi che luccicano
Bocca che brilla
E’ Pepita
C’est Pepita
da FP 107 Banalités, 1940 – 4.Voyage a Paris
[Viaggio a Parigi]
(Guillaume Apollinaire – Francis Poulenc – trad. Valerio Valoriani)
Ah, la charmante chose
Quitter un pays morose
Ah,che cosa affascinante
Lasciare un paese cadente
7
Pour Paris
Paris joli
Qu'un jour du créer l'amour
per Parigi,
Parigi la bella,
Che un giorno dovette
Creare l’amore
Ah,che cosa affascinante
Lasciare un paese cadente
per Parigi,
Parigi la bella,
Ah! Lasciare un paese cadente
Che cosa affascinante
Ah!la charmante chose
Quitter un pays morose
Pour Paris
Paris joli
Ah! Quitter un pays morose
Charmante chose.
FP 63 –Improvisation No. 7, 1933
(Francis Poulenc)
8
da FP 107 Banalités, 1940 – 2.Hôtel
[Albergo]
(Guillaume Apollinaire – Francis Poulenc – trad. Cinzia Borsotti)
Ma chambre a la forme d’une cage
Le soleil passe son bras par la fenetre
mais moi qui veux fumer
Pour faire des mirages
j’allume au feu du jour ma cigarette
Je ne veux pas travailler
Je veux fumer.
La mia camera ha l’aspetto di una gabbia
il sole infila le sue braccia dalla finestra
ma io che per fare dei miraggi
voglio fumare
accendo la mia sigaretta al fuoco del giorno
Non voglio lavorare
voglio fumare.
da FP 75 - 4 Canzoni per enfants, 193-35
2. La tragique histoire du petit René
[La tragica storia del piccolo Renato]
(Jean-Marie Legrand dit Jean Nohain – Francis Poulenc – trad. Valerio Valoriani)
Avec mon face-à-main
Je vois ce qui se passe
Chez Madame Germain
I miei occhialini in mano
Vedo quello che succede
Dalla signora Germano
9
Dans la maison d'en face.
Al di là del marciapiede..
Les deux filles cadettes
Préparent le repas,
Reprisent les chaussettes
E sebbene piccoline
Et font le lit de leur papa.
Le due figlie più piccine
Vanno i pasti a preparare,
I calzini a rammendare
Emma s'occupe du balai,
Paul va chercher le lait,
Mais le petit René
Quoique étant l'aîné
Emma la scopa manovra,
Paolo va a prendere il latte,
Renato neanche ci prova,
poiché sempre se la batte.
Fait rougir la maisonnée
D'un bout de l'année
À l'autre bout de l'année,
Il met les doigts dans son nez.
Ma da un capo all’altro
Dell'anno,
In famiglia arrossiranno,
Sia per voglia, sia per caso
Lui si mette le dita nel naso.
Les sermons, les discours
Dont ses parents le bourrent
Semblent tomber toujours
Dans l'oreille d'un sourd.
E le prediche e i discorsi
Che i genitori fanno al balordo
Non gli danno mai rimorsi
Sembra proprio molto sordo.
Anche il letto san rifare.
10
Sa mère consternée
A beau le sermonner,
Le priver de dîner,
Et lui donner le martinet,
L'enfermer dans les cabinets,
Il se met les doigts dans le nez
La sua mamma costernata
Gli da una bella ripassata
Poi lo lascia senza la cena
E lo lega alla catena,
Lo rinchiude nell’armadio,
Della pazienza all’ultimo stadio,
Ma lui si mette le dita nel naso.
D'un bout de l’année
À l'autre bout de l'année,
C'est sa triste destinée,
Pauvre petit René,
Pour en terminer,
On a dû lui couper le nez.
Infine, da un capo all’altro
Dell'anno,
Quel povero sciocco Renato
A triste sorte è destinato,
Ché non sapendo più che fare,
Il naso gli han dovuto tagliare.
11
1. Nous voulons une petite sœur
[Noi vogliamo una piccola sorella]
(Jean-Marie Legrand dit Jean Nohain – Francis Poulenc – trad. Cinzia Borsotti)
Madame Eustache a dix-sept filles,
Ce nʼest pas trop, mais cʼest assez
La jolie petite famille
Vous avez du du du
Vous avez du du du
Vous avez du la voire passer.
Le vingt Décembre on les appelle
Que voulez-vous mesdemoiselles
Pour votre Noel?
Voulez-vous une boite à poudre?
Voulez-vous de petits mouchoirs?
Un petit nécessaire à coudre?
Un perroquet sur son perchoir?
Voulez-vous un petit menage?
Un stylo qui tache les doigts?
Un pompier qui plonge et qui nage?
Un vase à fleurs presque chinois?
Mais les dix-sept enfants en choeur
ont répondu:
Non, non, non , non , non.
Signora Eustache ha diciasette figlie,
Non è troppo, ma è abbastanza
La piccola e carina famiglia
Aveste dovuto
Aveste dovuto
Aveste dovuto vederla passare.
Il venti dicembre le chiamiamo
Cosa volete signorine
Per il vostro natale?
Volete una scatola di cipria?
Volete due piccoli fazzoletti?
Dellʼago e del filo?
Un pappagallo sul trespolo?
Volete un servizio di cucina?
Una penna che macchia le dita?
Un pompiere che si tuffa e che nuota?
Un vaso di fiori quasi cinese?
Ma le diciassette bambine in coro
hanno risposto:
No, no, no, no, no.
Lʼhiver suivant ellʼs sont dix-huit (e)
cʼest nʼest pas trop, mais cʼest assez
Noel approche et les petites
sont bien emba ba ba
Sont bien emba ba ba
Sont vraiment bien embarassées.
Lʼinverno seguente sono diciotto
non è troppo, ma è abbastanza
Il Natale si avvicina e le piccole
sono imba imba imba
sono imba imba imba
sono davvero ben imbarazzate.
12
Madame Eustache les appelle
Décidez-vous mesdemoiselles
Pour votre Noel:
Voulez-vous un mouton qui frise?
Voulez-vous un reveillʼmatin ?
Un coffret dʼalcool dentifrice?
Trois petits coussins de satin?
Voulez-vous une panoplie
De danseuses de lʼOpéra?
Un petit fauteil qui se plie
Et que lʼon porte sous son bras?
Mais les dix-huit enfants en choeur
ont repondu:
Non, non, non, non, non.
La signora Eustache le chiama
Decidete signorine
Per il vostro Natale:
Volete una pecora arricciata?
Volete una sveglia?
Un cofanetto di alcool dentifricio?
Tre piccoli cuscini di raso?
Volete un gruppo
di ballerine dellʼOpera?
Un piccolo divano che si piega
E che si può portare sotto il braccio?
Ma le diciotto bambine in coro
hanno risposto:
No, no, no, no, no.
Ellʼs sont dix-neuf lʼannée suivante
Cʼest nʼest pas trop, mais cʼest assez
Quand revient lʼépoque émouvante
Noel va de nou nou
Noel va de nou nou
Noel va de nouveau passer.
Madame Eustache les appelle:
Décidez-vous mesdemoiselles
Pour votre Noel.
Voulez vous des jeux excentriques
Avec des pilʼs et des moteurs
Voulez-vous un ours électrique
Un hippopotame à vapeur?
pour coller des cartes postales
Voulez-vous un superbe album?
Une automobile à pedales?
Une bague en alluminium?
Mais les dix-neuf enfants en choeur
ont repondu:
Non, non, non, non, non.
Sono diciannove lʼanno seguente
Non è troppo, ma è abbastanza
Quando torna il periodo commovente
Natale sta per per
Natale sta per per
Natale sta per tornare.
la signora Eustache le chiama:
Decidetevi signorine
Per il vostro Natale.
Volete dei giochi eccentrici
con delle pile e dei motori?
Volete un orso elettrico?
Un ippopotamo a vapore?
Per incollare le lettere
Volete un super album?
Un macchina a pedali?
Un anello dʼ alluminio?
Ma le diciannove bambine in coro
hanno risposto:
No, no, no, no, no.
13
Refrain
Ce nʼest pas ca que nous voulons
Nous voulons une petite soeur(e)
Ronde et joufflue comme un ballon
Avec un petit nez farceur
Avec les cheveux blond
Avec la bouche en coeur
Nous voulons une petite soeur.
Ce nʼest pas ca que nous voulons
Nous voulons deux petites jumelles
Deux soeurs exactement pareilles
Deux soeurs avec des cheveux blond!
Leur mère a dit: cʼest bien
Mais il nʼy a pas moyen
Cette année, vous nʼaurez
rien, rien, rien.
Ritornello
Non è questo che vogliamo
Vogliamo una sorellina
Rotonda e paffuta come una palla
Con un piccolo e buffo naso
Con i capelli biondi
Con la bocca a cuore.
Noi vogliamo una sorellina.
Non è questo che vogliamo
Noi vogliamo due piccole gemelle
Due sorelle perfettamente uguali
Due sorelle con i capelli biondi
La loro mamma ha detto: va bene
Ma non mi sembra il caso
Questʼanno, non
avrete niente, niente, niente.
*****
14
FP 63 –Improvisation No. 13, 1933
(Francis Poulenc)
*****
15
FP 180 - La dame de Monte Carlo, monologue lirico
[La signora di Monte Carlo, monologo lirico]
(Jean Cocteau - Francis Poulenc – trad. Cinzia Borsotti)
Les voyous, les buses, les gales!
Ils m’ont mise dehors....dehors....
Et ils m’accusent d’etre sale,
De porter malheur dans leurs salles,
Dans leurs salles salles en stuc.
Moi qui aurais donné mon truc
A l’oeil, au prince,à la princesse,
Au Duc de Westminster, au Duc,
Parfaitement.
Faut qu’il ca cesse,
Qu’ils me criaient votre boulot!
Votre boulot!......
Ma découverte.
J’en priverai les tables vertes.
C’est bien fait pour Monte Carlo.
Et maintenant, moi qui vous parle,
Je n’avouerai pas les kilos
que j’ai perdu à Monte Carle,
Monte Carle ou Monte Carlo.
Le canaglie, i minchioni, le vipere!
Mi hanno buttato fuori...fuori...
E mi accusano di essere indecente,
de portare sfortuna nelle loro sale,
Nelle loro sale stuccate.
Io che avrei rivelato il mio trucco gratis,
al principe, alla principessa,
Al Duca di Westminster, al Duca,
Perfettamente.
Bisogna che la smettano
di rimproverarmi, il vostro lavoro!
Il vostro lavoro!.....
Lascerò senza la mia invenzione
i tavoli verdi.
Gli sta bene a Montecarlo.
E ora, io che vi parlo,
Non vi confesserò i chili
che ho perso a Montecarle,
Montecarle o Montecarlo.
16
Je suis une ombre de moi meme...
Les martingales, les systèmes
Et les croupiers qui ont le droit de taper
de loin sur vos doigts
Quand on peut faucher une mise.
Et la pension où l’on doit
Et toujours la meme chemise
que l’angoisse trempe dans l’eau.
Ils peuvent courir.
Pas si bete.
Cette nuit je pique une tete
Dans la mer de Monte Carlo.
Montecarlo.
Sono un’ombra di me stessa....
Le teorie di probabilità, i sistemi
E i croupier che hanno il diritto di picchiarvi
da lontano sulle dita
Quando si può fregare una scommessa.
E la pensione dove si devono dei soldi
E sempre la stessa camicetta
che l’angoscia si inzuppi nell’acqua.
Loro possono correre.
Mica sono scema.
Questa notte mi butto
nel mare di Montecarlo.
Montecarlo.
Quand on est morte entre les mortes,
Qu’on se traine
chez les vivants,
Lorsque tout vous flanque à la porte
Et la ferme d’un coup de vent,
Ne plus etre jeune et aimée...
Derrière une porte fermée,
Il reste de se fiche à l’eau
Ou d’acheter un rigolo
Oui, messieurs, voilà ce qui reste
Pour les laches et les salauds.
Mais si la frousse de ce geste
S’attache à vous comme un grelot,
Si l’on craint de s’ouvrir les veines,
On peut toujours risquer la veine
D’un voyage à Monte Carlo
Monte Carlo, Monte Carlo.
Quando si è una morta fra le morte
Quando ci si trascina
in mezzo agli esseri viventi
Quando tutto vi mette alla porta
E la chiude con un colpo di vento,
Non essere più giovane e amata....
Dietro una porta chiusa, non rimane altro
che buttarsi in acqua
O di comprarsi una rivoltella.
Si, signori ecco ciò che resta
ai vigliacchi e ai mascalzoni.
Ma se il pensiero di questo gesto vi attacca
la tremarella come un sonaglio
Se si ha paura di tagliarsi le vene
Si può sempre tentare la fortuna
Di un viaggio a Montecarlo
Montecarlo, Montecarlo.
17
J’ai fini ma journée.
Je veux dormir au fond de l’eau
de la Méditerranée.
Après avoir vendu votre ame
Et mis en gage des bijoux
Que jamais plus on ne réclame,
La roulette est un beau joujou.
C’est joli de dire: “Je joue”.
Cela vous met le feu aux joues
Et cela vous allume l’oeil.
Sous les jolis voiles de deuil
On porte un joli nom de veuve.
Un titre donne de l’orgueil !
Et folle et prete, et toute neuve,
On prend sa carte au casino.
Voyez mes plumes et mes voiles,
Contemplez le strass de l’etoile
Qui me mène à Montecarlo.
Ho finito la mia giornata,
Voglio dormire nel fondo delle acque
del Mediterraneo
Dopo avere venduto la vostra anima
e impegnati dei gioielli
che mai più verrano riscattati,
La roulette è un bel trastullo.
‘E bello dire :” Gioco”,
Questo vi scalda le guance
e vi accende lo sguardo.
Sotto i leggiadri veli del lutto
Si porta un grazioso nome di vedova.
Un titolo inorgoglisce!
E folle e pronta e tutta nuova
Si prende la cartella al casinò.
Guardate le mie piume e i miei veli,
Ammirate lo strass della stella
Che mi conduce a Montecarlo.
La chance est femme.
Elle est jalouse
De ces veuvages solennels.
Sans doute ell’ma cru l’epouse
D’un véritable colonel.
J’ai gagné, gagné sur le douze.
Et puis les robes se décousent,
La fourrure perd ses cheveux.
On a beau à repeter: “Je veux”,
Dès que la chance vous déteste,
Dès que votre coeur est nerveux,
Vous ne pouvez plus faire un geste,
Pousser un sou sur le tableau
Sans que la chance qui s’écarte
Change les chiffres et les cartes
Des tables de Monte Carlo.
Les voyous, les buses, les gales!
Ils m’ont mise dehors....dehors....
Et ils m’accusent d’etre sale,
De porter malheur dans leurs salles,
Dans leurs salles salles en stuc.
Moi qui aurais donné mon truc
A l’oeil, au prince,à la princesse,
La fortuna è femmina,
‘E gelosa
di queste solenni vedovanze.
Sicuramente mi ha preso per la moglie
Di un vero colonnello.
Ho vinto, ho vinto sul dodici.
E poi i vestiti si scuciono,
La pelliccia perde peli.
Si fa alla svelta a ripetere : “ Voglio”,
Dal momento che la sorte vi detesta,
Dal momento che siete nervosi,
Non potete fare più nemmeno un gesto,
Spingere una moneta sul tavolo.
Senza che la fortuna che si allontana
Cambi i numeri e le carte
Dai tavoli di Montecarlo.
Le canaglie, i minchioni, le vipere!
Mi hanno buttato fuori...fuori...
E mi accusano di essere indecente,
de portare sfortuna nelle loro sale,
Nelle loro sale stuccate.
Io che avrei rivelato il mio trucco gratis,
al principe, alla principessa,
18
Au Duc de Westminster, au Duc,
Parfaitement.
Faut qu’il ca cesse,
Qu’ils me criaient votre boulot!
Votre boulot!......
Al Duca di Westminster, al Duca,
Perfettamente.
Bisogna che la smettano
di rimproverarmi, il vostro lavoro!
Il vostro lavoro!.....
Ma découverte.
J’en priverai les tables vertes.
C’est bien fait pour Monte Carlo.
Et maintenant, moi qui vous parle,
Je n’avouerai pas les kilos
que j’ai perdu à Monte Carle,
Monte Carle ou Monte Carlo.
Je suis une ombre de moi meme...
Les martingales, les systèmes
Et les croupiers qui ont le droit de taper
de loin sur vos doigts
Quand on peut faucher une mise.
Et la pension où l’on doit
Et toujours la meme chemise
que l’angoisse trempe dans l’eau.
Ils peuvent courir.
Pas si bete.
Cette nuit je pique une tete
Dans la mer de Monte Carlo.
Montecarlo.
Lascerò senza la mia invenzione
i tavoli verdi.
Gli sta bene a Montecarlo.
E ora, io che vi parlo,
Non vi confesserò i chili
che ho perso a Montecarle,
Montecarle o Montecarlo.
Sono un’ombra di me stessa....
Le teorie di probabilità, i sistemi
E i croupier che hanno il diritto di picchiarvi
da lontano sulle dita
Quando si può fregare una scommessa.
E la pensione dove si devono dei soldi
E sempre la stessa camicetta
che l’angoscia si inzuppi nell’acqua.
Loro possono correre.
Mica sono scema.
Questa notte mi butto
nel mare di Montecarlo.
Montecarlo.
19
FP 176 - Improvisation No. 15, “Hommage à Édith Piaf”, 1959 (Francis Poulenc)
20
Ballad
Andrea Portera (musica) – Jean Cocteau (parole) Valerio Valoriani (versi e trad.)
Edith,
inimitable étoile
qui se dévore
dans la solitude nocturne
du ciel de France
inimitable étoile
Edith,
stella inimitabile
che divora
nella solitudine notturna
il cielo di Francia,
stella inimitabile
21
qui contemple
les couples enlacés
qui savent encore
aimer, souffrir et mourir.
che contempla
le coppie allacciate
che ancora sanno
amare, soffrire e morire.
petite personne
dont les mains du lézard des ruines.
petite personne
dont les yeux d'aveugle
qui vient de retrouver la vue.
petite personne
qui fait sortir
de sa poitrine étroite
les grandes plaintes de la nuit…
Piccola persona
con le mani di lucertola delle rovine,
piccola persona
on gli occhi di un cieco
che ha appena ritrovato la vista,
piccola persona
che fa uscir fuori
da un esile petto
I grandi pianti della notte ...
voix qui chante
à la mode du rossignol d'avril
qui essaye son chant d'amour.
Voce che canta
al modo dell’usignolo aprile
che prova il suo canto d'amore.
voix qui sort
des entrailles,
voix qui l'habite
Voce che esce fuori
dai visceri,
voce che la possiede
22
des pieds à la tete,
voix qui déroule
une haute vague
de velours noir.
vague chaude qui nous submerge,
nous traverse,
pénètre en nous.
dalla testa ai piedi,
voce che si srotola
come un’onda alta
di velluto nero,
onda calda che ci sommerge,
che ci attraversa,
che penetra in noi.
Le tour est joué.
Il gioco è fatto.
Edith,
petite fille timide
comme le rossignol invisible,
installé sur sa branche,
elle-méme invisible.
Edith,
timida bambina
come l’usignolo invisibile
posato sul ramo,
invisibile anch’essa.
Il ne restera plus d'elle,
que son regard,
que ses mains pales,
que son front de cire
qui accroche la lumière
Non resteranno di lei,
che il suo sguardo,
che le sue pallide mani,
e la sua cerea fronte
che cattura la luce
et cette voix..
E quella voce…
23
et cette voix
qui gonfle,
qui monte,
qui monte,
qui peu à peu
se substitue à elle
et qui, grandissant
comme son ombre sur un mur,
remplacera glorieusement
cette petite fille timide.
e quella voce
che si gonfia,
che cresce,
che cresce,
che a poco a poco
si sostituisce a lei,
e che crescendo sempre di più,
come la sua ombra su un muro,
rimpiazza gloriosamente
questa timida bambina.
Elle se dépasse,
elle dépasse ses chansons,
ella dépasse la musique et les paroles.
Elle nous dépasse.
L’âme de la rue
s'adresse aux immeubles
qui la bordent.
L'âme de la rue
pénètre
dans toutes
les chambres de la ville.
Lei si supera,
supera le sue canzoni,
supera la musica e testi,
E supera anche noi.
L'anima della strada
si indirizza agli edifici
che la fiancheggiano
l'anima della strada
penetra
in tutte
le stanze della città.
Ce n’est plus
petite fille timide
qui chante:
Non è più
la timida bambina
che canta:
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c'est la pluie qui tombe,
c'est le vent qui soufle,
c'est le clair de lune
qui met sa nappe…
è la pioggia che cade,
è il vento che soffia,
è la luce della luna
che tutto copre con il suo mantello oscuro ...
Nello spettacolo sono citate inoltre parole di Louise de Vilmorin (1943) e di Jean
Anouilh (1940) messe in musica da Francis Poulenc
BIOGRAFIE
Cinzia Borsotti
Nata a Firenze, maturità classica, si è laureata con lode con una tesi in Sociologia dei processi
culturali presso la "Cesare Alfieri " di Firenze.
Comincia la sua formazione artistica da piccolissima come danzatrice, in veste della quale lavora in
seguito in varie produzioni teatrali e video sia in Italia che in Spagna, insegnando inoltre danza jazz.
Nel 1998 incomincia a studiare canto presso la Scuola di Musica di Fiesole, cantando, anche come
solista, per molti anni nel coro "Francesco Landini" diretto da Fabio Lombardo. In seguito è stata
allieva della soprano Tiziana Tramonti, della quale è stata assistente nell'anno accademico
2011/2012 per i corsi professionali di canto della scuola, oltre che a tenere un proprio corso di
percezione corporea destinato ai cantanti.
Ha lavorato in vari teatri italiani con direttori quali Alan Curtis, Federico Maria Sardelli, Rinaldo
Alessandrini, Nicola Pazkoski, Jonathan Webb. E' corista aggiunta nel Coro della Toscana diretto
da Marco Bargagna , collaborando con l'Orchestra Regionale Toscana.
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La sua formazione poliedrica la porta a partecipare a progetti per l'infanzia e i giovani ( Voce
recitante delle "Favole al telefono" di Gianni Rodari su composizioni musicali inedite, ruolo Maga
Mim nel' operina "La fabbrica dei giocattoli" di Joan Jakkey - Teatro Puccini 2012) a spettacoli
muldiscisciplinari ( Grande adagio popolare , Cenacolo S.Apollonia 2013/ compagnia Virgilio
Sieni) e a progetti sperimentali con giovani compositori.
'E attiva in concerti di musica da camera, privilegiando repertori di musica barocca, musica da
camera dell'800 e del ‘900, e quella contemporanea.
Frequenta attivamente i masterclass del Maestro Claudio Desderi presso la Scuola di Musica di
Fiesole.
Eugenio Milazzo
Nato a Firenze, si è diplomato in pianoforte al Conservatorio Cherubini di Firenze con il massimo
dei voti e la lode con Lydia Rocchetti e in musica da camera all’ Accademia Pianistica ”Incontri
col Maestro” di Imola con il M° Piernarciso Masi. Ha proseguito frequentando numerosi corsi di
specializzazione e perfezionamento. Ha acquisito esperienza come pianista accompagnatore e come
maestro collaboratore, preparatore e concertatore. Ha suonato con strumentisti provenienti dalle
Orchestre della Chicago Symphony, dei Berliner Philarmoniker, di Radio France, del Teatro alla
Scala, del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e dell’ Orchestra Regionale Toscana(O.R.T.). Ha
lavorato con direttori e registi importanti quali: Myung-Whun Chung, Nir Kabaretti, Piero Bellugi,
Christopher Franklin, Massimo De Bernart, Augusto Vismara, Giovambattista Varoli, Nicola
Paszkowski, Giovanni Maria Lori, Federico Bardazzi, Luis Bacalov, Mauro Ceccanti, Daniele
Giorgi, Federico Maria Sardelli, Guido Corti, Francesco Vizioli, Stephen Lloyd, Carlo Moreno
Volpini, Gabriele Ferro, Bruno Rigacci, Bruno Nicoli, Fabio Del Cioppo, Pier Claudio Fei, Lorenzo
Parigi, Paolo Miccichè, Luciano Alberti, Giorgio Barberio Corsetti, Roberto Croce, Beppe
Menegatti, Alessio Pizzech, Roberta Cortese, Lorenzo Fontana, Massimo Salvianti, Franco
Barlozzetti, Hans Holzbecher.Collabora con il M° Claudio Desderi presso la scuola di musica di
Fiesole .Ha accompagnato numerose formazioni corali e cantanti in occasione di corsi, audizioni ed
esecuzioni. Oltre che pianista è anche compositore e alcune sue musiche sono state suonate alla Sala
Vanni di Firenze.
Andrea Portera
Inizia la sua attività di compositore da giovanissimo, seguendo i suoi studi al Conservatorio
Cherubini di Firenze e soprattutto alla Scuola di Musica di Fiesole, dove entra in contatto con la
classe di Manzoni e segue l’operato delle maggiori personalità musicali del panorama
internazionale.
La sua produzione, sotto il segno di una fertile creatività (attualmente il suo catalogo ufficiale è
costituito da 104 lavori, tra brani cameristici, sinfonici , 2 opere teatrali ecc..), ha ottenuto
consensi e riconoscimenti da grandi nomi del mondo della musica; è stato infatti premiato da
Berio, Fedele, Rhim, Morricone, Nishimura, Corghi, Bussotti, Solbiati, Halfter, Vacchi, Sciarrino,
Noseda, Abbado, Osokawa, Luis De Pablo, Talmelli e molti altri… Le suo opere sono state
eseguite da prestigiose orchestre e gruppi cameristici, tra cui la Tokyo Philarmonic Orchestra, Bbc
Philarmonic Orchestra, l’ Orchestra Sinfonica della Rai, Symphonic Orchestra of the Slovak
Radio, Orchestra Nazionale dell’Estonia, Orchestra of Colors di Atene, SPCO Chamber Orchestra
in Minnesosa, Orchestra dei “Pomeriggi Musicali” di Milano, Orchestra da Camera Fiorentina, e
poi Dedalo Ensemble, Fontana Mix, Quartetto Accademia, Gaudeamus Ensemble, Templum
Floridum, Ensemble Italiano, ecc… Inoltre ha collaborato con grandi solisti come il pianista
Andrea Lucchesini, la violinista Lorenza Borrani, Siringo, Dillon, Ancillotti, Attademo, ecc… e
da direttori altrettanto grandi come Gianandrea Noseda, Chikara Iwamura, Daniel Gazon, Miltos
Logiadis, Edoardo Rosadini, Daniel Kawka,ecc..
Ha avuto pubblicazioni da: Suvini Zerboni , RaiTrade, Sconfinarte, Eurarte, Premio Bucchi, Le
Monnier, Fondazione Guido D’Arezzo, Hudobne Centrum Slovakia. Nel 2008 la Scuola di Musica
di Fiesole ha dedicato al compositore l’evento monografico Musica e Cultura (dedicato in
precedenza a figure quali Kurtag, Berio, Sciarrino, Fedele, Vacchi ecc…) Collabora stabilmente con
le rivista "Chitarre" in qualità di supervisore delle partiture e grafico musicale. Ha realizzato in
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veste di autore i manuali didattici per le scuole medie Contesti Musicali e Contesti Musicali Guida
all'Insegnante (Ed. Le Monnier& Mondadori). Nel maggio 2008 è stato docente della master-class
di analisi per l’Accademia dell’OGI. Per il teatro ha collaborato con vari autori, attori, coreografi,
tra cui Stefano Massini, Sandro Lombardo, Michele Placido, Ottavia Piccolo, Milena Vukotic,
Keith Ferrone, Nativo, ecc… Nel marzo 2009 è stato docente di “Grafica nella Musica
contemporanea” all’Accademia Europea del Quartetto. E’ consigliere artistico dell’ensemble
Nuovo Contrappunto. E’ docente alla Scuola di Musica di Fiesole di composizione, analisi
musicale, video-scrittura e armonia complementare.
Valerio Valoriani
Nato a Figline Valdarno (Fi) autore, regista e organizzatore teatrale, ha fondato e diretto, a Firenze,
il Centro Universitario Teatrale (1966-71), il Teatro Affratellamento (1968-77) e la compagnia
Teatro della Convenzione (1971-77). Direttore artistico della Rassegna Internazionale dei Teatri
Stabili (1972-81) ha presentato spettacoli di registi o autori come Jean-Pierre Vincent, Peter
Handke, Benno Besson, Ingmar Bergman, Meredith Monk, Andreij Wajda e altri. Passato al Teatro
Regionale Toscano (1985-91), di cui era stato uno dei fondatori nel 1971, ha realizzato, in occasione
di Firenze Capitale Europea della Cultura, la rassegna internazionale “1986/Teatro”.
È stato Consigliere di Amministrazione dell’Ente Teatro Romano, dell'ETI Ente Teatrale
Italiano (1988-90) e supervisore del Teatro Valle a Roma (1991). Ha curato la stagione del Teatro
Wanda Capodaglio di Castelfranco di sopra (1990-91) e organizzato nel 1992 le rassegne
“Contemporanea Uno” e “Futura Uno”;. (1992), anno in cui ha diretto anche la IX edizione del
Premio Wanda Capodaglio.
È stato Direttore artistico e organizzativo dell’Estate Fiesolana al Teatro Romano di Fiesole
nel 1995 e nel 1996 e Direttore della Biblioteca Spadoni al Teatro della Pergola di Firenze (1996 2011), teatro di cui è stato anche Direttore tra il 2004 e il 2005. Nel 2002, insieme a Josef Chrobak,
ha curato la mostra degli oggetti di scena di Tadeusz Kantor al Rondò di Bacco di Firenze.
Dal 2002 è membro della giuria letteraria del Premio Firenze per il testo teatrale ed il
racconto inediti. Ha pubblicato sulla rivista Sipario (1973) la sua traduzione in versi de il
Mockinpott di Peter Weiss, e ha curato, tra gli altri, i volumi: Kantor a Firenze (2002), Kantor
Wielopole-Wielopole Dossier (2007) , tradotto anche in polacco.
Tra le sue regie: Uomo massa da Toller (1970), Dada (1971), Cuore di cane di Bulgakov
(1971) Un chiaro di luna tricolore, 40 sintesi di teatro futurista (1974) e Ubu roi di Jarry (1976),
tutte con le scene di Maurizio Balò; L'Osteria della Chimera, con Carlo Monni (1990), Un
triangolo imperfetto di Fierstein con Licinia Lentini (1999). Tra quelle liriche: L'orso di Walton e
Le Pauvre Matelot di Milhaud al Festival Opera Barga (1976), L'opera da tre soldi di Brecht/Weill
(1984), Talkshow - Libretto e musica di Riccardo Riccardi (2009).
Ha scritto i libretti de Il servo padrone (2000) per il Teatro Pacini di Pescia, di Arlecchino
finto morto (2005) per l’Accademia Chigiana, musica di Aldo Tarabella, ambedue rappresentati in
numerosi teatri e festival, e de La luna nel pozzo musica di Antonello Mercurio: di alcuni brani di
esso sono stati eseguiti sotto forma di concerto al Convento di San Michele di Salerno (2009).
Ha svolto anche attività politico-amministrativa come Consigliere della Provincia di Firenze
(1970-1980), Assessore alla cultura del Comune di Scandicci (1985-1990) e Assessore alla cultura
del Comune di Figline Valdarno (1996-2001) Ha variamente collaborato con l’Ufficio spettacolo
della Regione Toscana ed è stato membro della Cabina di regia del Patto Stato-Regione Toscana
(2008-2010).
Si ringraziano
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Progetto grafico Valerio Valoriani
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