1 storia degli strumenti musicali a corda ea tastiera
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1 storia degli strumenti musicali a corda ea tastiera
STORIA DEGLI STRUMENTI A CORDA E A TASTIERA È qui documentata l’avvincente storia degli strumenti di derivazione al pianoforte, da quelli a corda a quelli a tastiera, un excursus dall’antico Egitto fino ad oggi. Per ogni strumento sono presenti figure di riferimento, tracce audio e un video di esempio. Saltèrio (Audio 1.8 a) Dal I secolo a.C., gli strumenti a corda si suonavano pizzicando le corde con le dita o con un plettro. Tra i primi strumenti a corda, possiamo annoverare il saltèrio (o saltèro). Esso era in uso presso gli Egizi e gli Ebrei. Più volte citato nella Bibbia, si suonava pizzicando le corde mantenute tese attraverso una cassa che fungeva da risuonatore. Uno strumento analogo esisteva in Cina alcune migliaia di anni prima dell’era cristiana. Saltèrio, I sec. a.C. Monocordo (Audio 1.8 b) Nel VI secolo a.C. Pitagora, per i suoi studi sulle relazioni matematiche fra i toni musicali, si servì di una corda fissata su un semplice strumento a corda che chiamò monocordo (si vedrà nel Video 1.4). Esso consisteva in una cassetta rettangolare di legno che fungeva da cassa di risonanza e sulla quale veniva tesa una corda in budello messa in vibrazione con le dita o con un plettro. Monocordo, VI sec. a.C. Hydraulis e organo a canne (Audio 1.8 c; Video 1.8) Un’altra importante connessione al pianoforte moderno, cioè la tastiera, non fu sviluppata per strumenti a corda, bensì dagli organi; l’antenato fu l’hydraulis (o hydraulos), strumento inventato nel III secolo a. C., sempre in Egitto, da Ctesibio, greco di Alessandria, ingegnere e capostipite di una famosa scuola di meccanica. Era un modello di organo idraulico 1 funzionante ad acqua e ad aria sulla base del principio dei vasi comunicanti. A Ctesibio si deve il merito di aver costruito il primo sistema che invia l’aria alle canne e di aver adattato la prima tastiera a un gruppo di otto o dieci canne. L’architetto romano Vitruvio, nel I secolo a. C., descrive minuziosamente gli organi della sua epoca suonabili tramite tasti. All’inizio del XII secolo, questi strumenti non avevano comunque ancora sviluppato una vera e propria tastiera, nell’accezione del termine che noi intendiamo oggi, cioè formata da tasti sottili azionati dalle dita, ma avevano un dispositivo a tiranti o a larghe stecche azionato con le mani: si trattava comunque di tastiere molto rudimentali. I modelli principali e più rappresentativi furono messi a punto tra il primi del Cinquecento e il Settecento in Italia, Germania e Francia; il loro suono era molto simile a quello di un flauto che emette note medio-basse. A livello costruttivo furono aggiunti una serie di pedali che costituiscono la pedaliera e riproducono delle sezioni di tastiera. Spesso se ne trovano a doppie o triple file di tastiere. L’evoluzione dell’organo fino ai giorni nostri è passata attraverso le fasi di costruzione e funzionamento meccanico, pneumatico, elettrico ed elettronico (che vedremo in seguito). Gli organi principali, presenti nelle chiese e cattedrali di tutto il mondo, hanno grandi dimensioni dovute soprattutto al numero e al diametro delle canne da cui esce il suono, le quali possono essere separate dallo strumento in blocco e arrivare a occupare una navata intera. Nel 1800 fu inventato l’armonium, un tipo di organo a funzionamento pneumatico a pedali (poi elettrico) senza canne; per la delicatezza del loro mantenimento, però, gli armonium furono poco utilizzati. Sono state scritte ed eseguite musiche per organo in stile medievale, rinascimentale, barocco, classico e contemporaneo. La famosa Toccata e fuga in re minore BWV 565 di Johann Sebastian Bach nei primi del ’700 (Video 1.8), e altre composizioni di musicisti delle importanti scuole organistiche tedesche e francesi, hanno reso la bellezza espressiva e la varietà dei colori di questo strumento e contribuito alla sua diffusione nel mondo. Ricordiamo i principali compositori ed esecutori a partire dai capostipiti fino ai più recenti. Per la scuola tedesca: Vincent Lübeck, Franz Tunder, Samuel Scheidt, Gustav Merkel, Josef Gabriel Rheinberger, Max Reger; per quella francese: Jean Titelouze, François Couperin, Michel Corrette, Alexis Chauvet, Charles Tournemire, Olivier Messiaen. In Italia, in ordine di tempo dal ’600, si sono distinti i compositori ed organisti: Girolamo Frescobaldi, Agostino Steffani, Filippo Capocci, Lorenzo Perosi, Angelo Burbatti, Luigi Picchi, Giacinto Scelsi e Luciano Berio. Da citare anche l’olandese Jan Pieterszoon Sweelinck, che tra il ’500 e il ’600 ha innovato gran parte della musica per tastiera. Da quei tempi, dopo la messa a punto dell’organo elettrico ed elettronico, l’estetica “sacra” e imponente che aveva ricoperto fino ad allora rimase intatta, ma fece spazio a nuovi stili e fusioni di generi musicali, come vedremo più avanti. Hydraulis, III sec. a.C. Armonium, primi del XIX sec. Organo a canne, 1500 circa 2 Clavicordo (Audio 1.8 d) Nel Rinascimento, il monocordo si trasformò in clavicordo (da claves, “tasti” e chorda). La sua invenzione è registrata per la prima volta nel 1404. È possibile che la sua nascita possa essere derivata proprio dall’applicazione della tastiera all’idea costruttiva su cui si basavano il monocordo e l’organistrum, uno strumento a corde dotato di una manovella e suonato da due persone contemporaneamente; era in auge in Europa nel periodo gotico tra il XII e il XIV secolo. Il clavicordo, ancora costruito fino al 1800, aveva un meccanismo estremamente semplice: una piccola lama in metallo, generalmente in ottone, chiamata tangente, era inserita perpendicolarmente alla leva che prolunga il tasto con la duplice funzione di determinare l’altezza del suono della nota e di produrre la nota stessa. Di solito erano formati da quattro o cinque ottave e spesso i tasti bianchi e neri avevano i colori invertiti rispetto alla tastiera conosciuta. Gli strumenti potevano essere “da tavolo”, senza gambe, oppure si poteva montarle. Clavicordo da tavolo, 1784 Clavicordo con gambe e colori tasti invertiti, 1794 Spinetta (Audio 1.8 e; Audio 1.8 f) Parallelamente al clavicordo, si diffuse uno strumento a tastiera al quale si applicavano ai tasti delle punte di avorio, di tartaruga o di osso con la funzione di pizzicare le corde: da questo si dice che prese il nome di “spinetta”. Nella seconda metà del 1500, l’artigiano Giovanni Spinetti la costruì dandole varie forme, da trapezoidale a quadrata o rettangolare. In seguito, Bartolomeo Cristofori (vedi anche dopo) fu anch’esso costruttore di modelli di spinetta. La troviamo molto frequentemente negli esemplari dal Cinquecento in avanti e aveva una foggia molto analoga al Virginal (in italiano Virginale) inglese di marca Ernst Stolz. Questi strumenti avevano ridotte dimensioni e alcune erano senza gambe e si appoggiavano su un tavolo. L’uso di nominare alcune volte “spinetta” uno strumento anche quando si tratta di clavicembalo (che verrà appena dopo) si è diffuso ed è rimasto tuttora nel linguaggio musicale più grossolano. Spinetta italiana, mod. Guarracino, 1660 circa Virginale, 1670 3 Clavicembalo (Audio 1.8 g) Dopo il 1500 si sperimentarono strumenti a corde pizzicate più grandi con corde più lunghe e si ebbe lo sviluppo del cembalo; poi si aggiunsero più tasti nella zona dei bassi (a sinistra), e si chiamò definitivamente clavicembalo o gravicembalo (in inglese Harpsichord). Ne furono costruiti a una o due tastiere e con due o tre corde per tasto. Dal 1600 in poi, in Europa si raggiunse l’apice della maturità costruttiva e fino alla fine dell’800 il clavicembalo fu il protagonista del repertorio musicale colto. Erano quasi sempre costruiti in legno di cipresso, la tastiera in legno di bosso e nei più raffinati questa era decorata in avorio; esternamente venivano finemente dipinti o dorati. I principali costruttori furono: Hans Ruckers di Anversa, artigiano di cembali fiamminghi, Portalupi e Rigoli in Italia, Blanchet e Taskin in Francia, Kirchmann in Inghilterra, Hildebrant in Germania. Lo stratagemma di usare più di una corda per nota, allo scopo di incrementarne il volume, fu adottato per il clavicembalo verso la metà del ’700, anni in cui si ideò un congegno che permetteva l’esecuzione di note tenute contemporaneamente, e altri dispositivi che si sono mantenuti nel pianoforte moderno. La forma di “ala” del clavicembalo, infatti, è imitata da quella del pianoforte a coda, come quelli creati dal costruttore Ignace Pleyel, che nel ’900 ideò dei modelli per concerto e di ottima fattura. Di fondamentale importanza sono le composizioni che sono state scritte per questo strumento, molte delle quali sono poi diventate patrimonio pianistico. Tra i maggiori compositori e musicisti a partire dal 1700 ricordiamo: Domenico Alberti, Johann Sebastian Bach, Girolamo Frescobaldi, George Frideric Handel, Giovanni Battista Martini, Henry Purcell, Jean-Philippe Rameau, Alessandro e Domenico Scarlatti, Georg Philipp Telemann. Tra i più recenti compositori dell’ultimo secolo ricordiamo: Wanda Landowska, Francis Poulenc, Goffredo Petrassi, Elliott Carter, Gustav Leonhardt, Ralph Kirkpatrick, Kenneth Gilbert. Il clavicembalo e il clavicordo non erano comunque in grado di offrire grandi variazioni di volume sonoro, e le possibilità di un’esecuzione dinamica ricca e strutturata erano scarse. Grazie a questi due difetti intrinseci si rese necessario concentrarsi sull’invenzione di uno strumento che fosse più potente e vario. Ci si concentrò su una fusione tra il pizzicato del clavicembalo e le corde percosse del clavicordo: stava per iniziare una nuova era. Clavicembalo a una tastiera, mod. italiano, 1800 Clavicembalo a due tastiere, mod. Kirckman, 1794 4 Fortepiano e pianoforte (Audio 1.8 h) Fu dell’italiano Bartolomeo Cristofori il primo strumento a tastiera che azionava dei martelletti in legno rivestiti in pelle per percuotere le corde. Egli chiamò questo originale strumento gravecembalo col piano et forte, a significare che poteva essere suonato sia a basso che ad alto volume. Nato a Padova nel 1655, avrebbe imparato il mestiere dal liutaio Nicolò Amati che lo ebbe come apprendista a Cremona. La sua invenzione risale al 1709, quando lo scrittore veronese Scipione Maffei afferma in un suo scritto di aver trovato presso Cristofori ben tre strumenti di questo tipo. Di lui si sa pochissimo ma a sufficienza per ritenerlo un artigiano dalle mani d’oro. Il nome “fortepiano” rimase in uso fino alla metà del XIX secolo, quando fu soppiantato definitivamente dall’attuale “pianoforte” in seguito alle modifiche apportate successivamente. Nei primi strumenti fortepiano del Cristofori, le varie zone della tastiera avevano una personalità sonora molto pronunciata, che differisce molto dalla omogeneità che hanno i pianoforti dei nostri giorni. Il volume poteva essere regolato con tantissime sfumature da molto piano a forte; inoltre era possibile mutare il timbro delle corde attraverso una serie di meccanismi comandati da pedali o ginocchiere, con effetti sonori particolarissimi e impossibili da trasferire su strumenti moderni. In particolare era montato un pedale che se premuto mentre si stava suonando creava un effetto sonoro vaporoso e misterioso, così pertinente, per esempio, alla musica del compositore Franz Schubert. Un altro pedale comandava il cosiddetto “fagotto”: in questo caso, si trattava di una striscia di pergamena che, venendo a contatto con le corde vibranti, produceva un suono molto nasale, simile a quello del fagotto. Un terzo pedale, forse il più bizzarro, era chiamato delle “turcherie”, comandava una serie di marchingegni che simulavano il suono della grancassa, di campanelli e piatti, suono tipico appunto della musica coeva turca. A testimonianza della maestria dell’artista cremonese, si conservano tre esemplari in legno di cipresso a Lipsia, a New York e a Roma, presso il Museo nazionale degli strumenti musicali di piazza Santa Croce in Gerusalemme. Di questi misteriosi scrigni sonori, anche se perfettamente restaurati, non si conosce il suono: sono ormai inservibili allo scopo cui li destinò il suo inventore. Se già lo stile clavicembalistico si era differenziato da quello organistico che lo precedeva, con il pianoforte si compie la parabola di una perfezione stilistica e formale senza precedenti. Per un secolo e mezzo, dopo l’apparizione del primo fortepiano di Cristofori, diversi inventori lavorarono al miglioramento del nuovo strumento; in particolare l’attenzione era rivolta soprattutto ai pedali e al congegno di percussione. Si susseguirono quindi importanti modifiche da parte di innovatori provenienti soprattutto dall’Europa e dagli Stati Uniti. I principali furono: Silbermann, Del Mela (che inventò il primo piano verticale), Zumpe, Backers, Stein, Wornum, Babcock, Pleyel, Erard, Morellato, Allen e Bord. Dopo il 1850 si può dire che si affermò il pianoforte moderno, con le numerose ed importanti migliorie apportate dal pianista, imprenditore e costruttore di pianoforti tedesco Heinrich Engelhard Steinweg (1797-1871). Il primo pianoforte che mise a punto vide la luce nella cucina della sua casa tedesca di Seesen e fu venduto ad una famiglia americana di New York al prezzo di 500 dollari americani. Adesso il pianoforte è esposto al Metropolitan Museum of Art. Egli era un brillante artigiano ed eccellente pianista. Dal 1850 in poi fu responsabile della realizzazione delle modifiche di ben 41 aspetti del pianoforte, creandoli e migliorandoli personalmente, incluso un brevetto ufficiale nel 1875, che gettò le basi per l’attuale concezione dei pianoforti da concerto. Trasferitosi a New York, e cambiato il proprio nome in Henry E. Steinway, fondò nel 1853 la fabbrica di pianoforti americana Steinway & Sons. Dopo le matrici di pianoforti creati dalla casa Steinway e parallelamente ad essa, sono nate altre valide case produttrici che oggi adottano sistemi moderni e funzionamenti avanzati, marchi riconosciuti in tutto il mondo che concorrono alla diffusione della musica ad alto livello. 5 Fortepiano di Bartolomeo Cristofori, 1710 circa Henry E. Steinway (1797-1871) Steinway & Sons, mod. Gothic Piano, 1872 6 Steinway & Sons, mod. Square Piano, 1878 Steinway & Sons, mod. Upright Piano, 1893 Steinway & Sons, mod. K520 Piano, 1897 7 8