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Re-Enacting a gaze

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Re-Enacting a gaze
architecture
project
2
A Vardø, Peter Zumthor
e Louise Bourgeois
in memoria di 91 persone condannate
al rogo 400 anni fa
Peter Zumthor
and Louise Bourgeois’ Memorial
in Vardø to 91 people who were burnt
at the stake 400 years ago
Re-Enacting a gaze
a cura di / edited by Valentina Ciuffi
foto di / photos by Jiri Havran
Francesco Garutti
Lontano dal pubblico
dell’architettura
e dell’arte, vicino
al circolo polare
artico, per esporre
al mondo la storia
e il paesaggio
norvegesi.
94
516
Una linea e un punto
A line and a dot
“U
“A buildings that form the Memorial, which is situated
na linea e un punto”. Peter Zumthor sintetizza così
la composizione dei due edifici che costituiscono
il Memoriale situato a pochi passi dal mare di Barents, lungo
la costa, nei pressi di un piccolo villaggio di pescatori,
all’estremo Nord della Norvegia nella regione del Finmark.
Un lungo corridoio di tessuto, sospeso all’interno di una
impalcatura di legno, si allunga parallelo alla riva seguendo
l’orizzonte di mare, cielo e roccia.
Collocato pochi metri più all’interno, in corrispondenza
di una delle due estremità della lunga struttura di legno
e stoffa, un padiglione scuro. Questo secondo edificio
è caratterizzato da grandi pannelli di vetro nero. L’impianto
dell’architettura segue una geometria spiraliforme e invita
per movimento naturale il visitatore all’ingresso. Le alte lastre
di vetro non si toccano tra loro. Come scaglie appena
sovrapposte attraverso le quali aria e vento possono sibilare,
i vetri riflettono sulla loro superficie esterna i profili e le linee
del paesaggio orizzontale della regione.
Una grande lastra orizzontale di metallo nero si stacca
dalla struttura verticale delle superfici di vetro. È la copertura
che protegge all’interno, al centro del padiglione, una grande
opera site specific di Louise Bourgeois, “The Damned,
the Possessed and the Beloved”, l’ultimo lavoro realizzato
prima della morte dell’artista a novantanove anni, nel maggio
2010. Sette poderosi specchi inclinati circondano una sedia
metallica dalla quale si innalzano delle fiamme.
Gli specchi riflettono e moltiplicano i bagliori del fuoco.
Una linea – lo spazio di tessuto – e un punto – il padiglione
di vetro nero – costituiscono così una delle più interessanti
commissioni pubbliche tra arte, architettura e paesaggio
realizzate negli ultimi anni.
Ricostruire la storia del progetto e della sua produzione
significa coglierne a pieno i molti significati.
Per quale motivo due grandi maestri della contemporaneità
lavorano insieme a Vardø, vicino al circolo polare, lontani
da tutto e da tutti, ai margini di ogni centralità, lontani
dalla visibilità del sistema e dalle rotte del pubblico dell’arte
e dell’architettura?
line and a dot” is how Peter Zumthor sums up the two
a short distance from the Barents Sea, near a coastal fishing
village in Northern Norway’s Finnmark region.
A long fabric corridor hung inside a wooden scaffolding runs
parallel to the shore, following the line of sea, sky and rock.
A few metres further inland, at one end of the long wooden
and fabric structure, stands the Memorial’s second building,
a dark pavilion with large smoked-glass panels and a spiral shape
that draws visitors naturally to its entrance. The tall glass panes
never touch each other. Like slightly overlapping scales whispering
in the wind, they reflect the landscape’s line and sweep.
A big sheet of metal detaches itself horizontally from the vertical
framework of glass panels to form the roof that shelters the centre
of the pavilion, where there is a large site-specific piece by Louise
Bourgeois, “The Damned, the Possessed and the Beloved”, created
just before her death in May 2010 at the age of 99. Seven
enormous tilted mirrors surround a metal chair from which
flames rise. The mirrors reflect and multiply their glow.
Thus a line – the fabric corridor – and a dot – the black glass
pavilion – form one of the most interesting, publiclycommissioned, art-architecture-landscape pieces of recent years.
Telling the story of the project and its production allows us to
understand something important. Why have two great
contemporary masters decided to work together in Vardø just
south of the Arctic circle, in a place remote from everyone and
everything, somewhere as far from the places where things
happen as you can get, and totally off the radar as far as art
and architecture producers and consumers are concerned?
The project was intended for a specific stretch of Norwegian
coastline. An architect, Peter Zumthor, and an artist, Louise
Bourgeois, were asked to come up with a joint proposal.
Steilneset is the place where 91 people, mostly women, were tried
and executed for witchcraft between 1600 and 1692. Under
torture and threat of death, many of them confessed to having
made a pact with the Devil before being burnt at the stake a few
metres from the shore, near the castle of Vardø, on the precise
spot where Zumthor and Bourgeois’ works now stands.
The Memorial Gallery
was built on the edge
of the Arctic Circle,
far removed
from producers
and consumers
of art and architecture,
in order to help make
Norway’s landscapes
better known
and appreciated.
Sotto: veduta arrivando da Vardø.
In apertura: vista laterale.
Below: view coming from Vardø.
Previous pages: side elevation.
516
95
Francesco Garutti
(Italia, 1979). Curatore e critico
d’arte e d’architettura, insegna
“Storia delle Mostre” presso
NABA | Master of Arts in Visual
Arts and Curatorial Studies.
Collabora con la Facoltà di Design
del Politecnico di Milano.
(Italy, 1979). An art and architecture
critic and curator, Garutti teaches
the History of Exhibitions course
on the Visual Arts and Curatorial
Studies MA programme at NABA
and works with the Design School
at Milan Polytechnic.
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516
Il progetto è concepito per uno specifico lembo di costa
norvegese. Un architetto, Peter Zumthor, e un’artista, Louise
Bourgeois, vengono invitati a proporre insieme un’idea.
Steilneset è il luogo nel quale tra il 1600 e il 1692, novantuno
persone, per la maggior parte donne, furono processate
e uccise per stregoneria. Molte di loro sotto tortura e minaccia
confessarono un patto con il Diavolo, per poi essere giustiziate
sul rogo a pochi metri dalla riva nei pressi del castello
di Vardø, esattamente nel punto in cui sono state collocate
le opere di Zumthor e Bourgeois. Spazi del presente progettati
per rievocare le vicende di un dramma di quattrocento anni
fa, che ha profondamente segnato la storia di un popolo
e che ora torna a essere raccontato per preciso volere
dello Stato Norvegese.
Il Memoriale, commissionato dal Dipartimento per la Gestione
delle Infrastrutture Pubbliche, si colloca lungo una delle tratte
del masterplan delle National Tourist Routes, un piano
composto da diciotto lunghe rotte che attraversano la nazione
da Nord a Sud. Riprogettate da un gruppo di architetti giovani
e già affermati, allestite con strutture di supporto, facilities,
belvedere e punti di ristoro, le strade stesse fanno parte
di una strategia concepita per esperire ed esibire il sublime
paesaggio norvegese. Ogni progetto commissionato
è finalizzato a liberare lo sguardo del viaggiatore sui fiordi,
le montagne e le coste della nazione. Ogni architettura
è disegnata come parte integrante di una mappa di viaggi
e attraversamenti che mettono in comunicazione le comunità
e i luoghi più lontani. Il paesaggio e le infrastrutture
come patrimonio culturale, parte della storia e dell’identità
di un popolo. In questo contesto la commissione di Steilneset
acquista ancora più senso e profondità.
È il 2007 quando Louise Bourgeois invita Peter Zumthor
per primo a recarsi nel paesino di pescatori di Vardø a fare
un sopralluogo e a proporre una prima idea di progetto.
L’industria del pesce si muove ormai secondo logiche globali
e il villaggio si è ridotto a essere un centro di ben pochi
abitanti. “Si possono riconoscere le case ancora abitate
dalla luce accesa dietro le finestre alla sera”, racconta
Zumthor dopo il primo viaggio sul sito.
La prima idea per il Memoriale nasce così durante il viaggio.
Dedicare a ognuna delle persone uccise una finestra rivolta
al paesaggio, illuminata nella notte. L’immagine si concretizza
Their spaces evoke the dramatic events of four centuries ago that
left a deep and lasting impression on local people and have now
returned to public consciousness thanks to the efforts of the
Norwegian Government.
Commissioned by the Norwegian Public Roads Administration, the
Memorial is on one of the 18 routes running the length of Norway
that make up the National Tourist Routes masterplan. The routes,
which have been redesigned by a group of both young and established
architects to include observation platforms, footbridges, rest stops,
picnic areas, and information kiosks, are part of a strategy to make
Norway’s sublime landscape properly experienced and exhibited.
Each of the commissioned projects tries to help travellers see the
nation’s fjords, mountains and coasts in new and different ways,
and each building has been designed as an integral part of a
roads-and-trails map that joins up the country’s remote regions
and places. This is landscape and infrastructure as cultural
heritage, part of a people’s history and identity. In this way, the
Steilneset project acquires even greater depth and meaning.
It was in 2007 when Louise Bourgeois decided to ask Peter
Zumthor to go to the fishing village of Vardø, have a look around
and propose initial ideas for the project. Fishing is now a global
industry and the village has shrunk considerably in recent
decades. “You can tell which houses are still lived in by the lights
in the windows at nightfall,” said Zumthor after his first visit.
So the first idea came up during that survey: a window facing the
landscape and shining in the darkness all around would be
dedicated to each person put to death in the witch trials. The
image took shape in a series of watercolour drawings as a long,
narrow corridor suspended above the ground inside a wooden
scaffolding, and with 91 windows each with its own light, a
light-bulb. And alongside each window, a brief biographical
account giving the names, dates of birth and death, and extracts
from the trial proceedings, for each of the 91 victims.
Louise Bourgeois saw Zumthor’s first drawings in New York in
February 2007 and was so impressed that she immediately came up
with a fresh proposal. Zumthor then received a fax in his atelier in
Haldenstein showing the plan of Bourgeois’ contribution to the
project. Instead, Bourgeois was asking if Zumthor could incorporate
into the Memorial a new section containing her own work by
designing a building to house it. And so began the process of action
and interaction between the artist and the architect. The artist’s
introverted, unicentral flame-installation is somehow a reaction
Sopra: vista da Sud-Ovest.
Nella pagina a lato: vista
da Nord-Ovest.
Nelle pagine successive:
il Memoriale al crepuscolo.
Above: view from South-West.
Opposite: view from North-West.
Following pages: twilight view
of the Memorial.
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98
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516
99
Dettaglio della struttura
per la membrana tessile.
Detail of the textile
construction.
Peter Zumthor
(Svizzera, 1943). Formatosi come
ebanista nello studio del padre, studia
design e architettura presso
la Kunstgewerbeschule di Basilea
e il Pratt Institute di New York.
Ne 1979 fonda il suo studio
a Haldenstein, in Svizzera. Tra le sue
architture più importanti: le Terme
di Vals, Svizzera,1996; la Kunsthaus
Bregenz, Austria, 1997; il Kolumba Art
Museum, Colonia, Germania, 2007.
Nel 2009 viene insignito del premio
Pritzker per l’Architettura.
(Switzerland, 1943). Trained
as a cabinetmaker at the shop
of his father, as a designer and architect
at the Kunstgewerbeschule Basel
and at Pratt Institute, New York.
In 1979 established his own practice
in Haldenstein, Switzerland. Among its
major buildings:Therme Vals, Switzerland,
1996; Kunsthaus Bregenz, Austria,
1997; Kolumba Art Museum, Cologne,
Germany, 2007. In 2009 he was
Pritzker Architecture Prize Laureate.
100
516
in una serie di disegni ad acquarello: un lungo e stretto
corridoio sospeso sul terreno, all’interno di un’intelaiatura
di legno. Novantuno finestre. In corrispondenza di ogni
apertura, una luce, una lampadina. Accanto ad ognuna
di esse un breve testo riporta i nomi di ciascuna
delle vittime, le date di nascita e di morte e alcuni estratti
dei documenti processuali.
Nel febbraio del 2007 Louise Bourgeois a New York vede i primi
disegni di Zumthor ed entusiasta rilancia immediatamente
all’architetto svizzero una nuova proposta. Sulla carta
di un fax ricevuto nell’Atelier di Haldenstein, Zumthor trova
il piccolo disegno in pianta dell’opera dell’artista francese.
Bourgeois propone a Zumthor di integrare il Memoriale
con un nuovo corpo, una sua opera, e gli chiede esplicitamente
di disegnare un’architettura che possa contenerla. Ed è così
che i due autori iniziano a reagire l’uno al lavoro dell’altro.
L’installazione di fuoco dell’artista, introvertita e impostata
su di un unico centro, risponde al lungo corridoio buio
attraverso il quale osservare per novantuno volte il paesaggio,
mentre le grandi lastre di vetro nero del padiglione
si dispongono a proteggere, custodire e allestire al meglio
i riflessi e il calore delle fiamme dell’opera di Bourgeois.
Il progetto delle due parti del Memoriale procede in parallelo
tra l’atelier di Haldenstein e gli studi di New York.
Nel corso dei lavori la formalizzazione iniziale del progetto
del lungo corridoio di Peter Zumthor si modifica fino ad arrivare,
per scelta di materiali e natura dello spazio, a incarnare
nella forma più pura possibile l’immagine prefigurata
dall’architetto basilese. Questa parte del Memoriale,
inizialmente concepita in legno, attraverso una serie
di elaborazioni e studi in successione inizia a stondare la propria
sezione, a essere avvolta come un baco da superfici tessili
o bituminose fino ad arrivare alla soluzione finale. Il corridoio
è uno spazio soffice, sospeso. Si muove al soffiare del vento,
le novantuno finestre diventano piccole vetrine di metallo
argentato installate sulla stoffa tesa.
Gli spessori dell’impalcatura di legno che lo tengono sospeso
sono calcolati per essere più sottili e snelli possibile, quanto
basta per sopportare vento e neve. L’architettura e la sua
costruzione materiale non devono raccontare di una forza
ingegneristica, ma descrivere un equilibrio fragile, intoccabile.
Il Memoriale è per definizione un dispositivo narrativo,
è traccia e testimonianza che intende trasformare in presente
continuo un accadimento passato. Gli esperti di storia
to the long dark corridor through which visitors view the landscape
91 times, while the pavilion’s large, black glass sheets are arranged
to protect, guard and present as effectively as possible the heat
and flame reflections of Bourgeois’ installation.
So the two parts of the Memorial, the “House of Fire” and the
“Memorial Gallery, were designed in parallel at Zumthor’s office
in Haldenstein and Bourgeois’ New York studies.
As work progressed, the choices of materials and the nature of the
space pared down Zumthor’s initial conception of the long
corridor to its purest inspirational form. Originally intended to be
built of wood, further experiment and elaboration rounded out
the corridor’s section, cocooning it like a silk worm in fabric and
bituminous material: the corridor is now a soft, suspended space
that moves in the wind. Its 91 windows resemble small, silver
metal showcases set in the taut fabric.
The corridor’s wooden scaffolding has been kept as thin and
slender as possible, and just strong enough to cope with wind and
snow. Rather than making an engineering statement, the building
and its materials describe a delicate, unassailable balance.
A memorial is, by definition, a narrative device, both documenting
and bearing witness to what happened centuries ago by turning
a past event into an ongoing moment in the present. Today’s
cultural historians, says Alain Corbin, “know how to study
institutions, documents and objects but still don’t dare to include
certain mechanisms of feeling in their work”1 even though they are
essential to any full and true account of history. Corbin stresses that
the only way to really know “the people of the past” is to rely less on
axiomatic proof and more on “trying to imitate their gaze” tracing
the processes that generate feelings, experiencing their passions.
The Steilneset Memorial seems faithful to Corbin’s ideas. Its is
neither fetishistic nor a stagey commemoration of a historical
event, it is instead a sort of carefully calibrated mood-machine
that uses what visitors see to reconstruct a story about the
diversity and humanity of each of the 91 victims. On the seashore,
that uncertain boundary before which people have stood to
ponder the world’s mysteries down the ages, Bourgeois’
installation and, above all, Zumthor’s architecture turn looking
at landscape into the substance of design – here, on the edge
of the world, where few pilgrim architects are likely to come
with their cameras, where the art system is totally irrelevant,
and to which just one, long, silent road winds its way through
miles of rock along wind-swept coastline.
1) Alain Corbin, “The Lure of the Sea: Discovery of the Seaside in the Western World 1750-1840”,
Berkeley and Los Angeles: University of California Press, 1994.
Dettaglio delle finestre.
Detail of the windows.
Louise Bourgeois
(Parigi, 1911 - New York, 2010).
Artista, scultrice. A 71 anni, il Museum
of Modern Art of New York le dedica
la prima retrospettiva. Da quel momento
il suo lavoro è internazionalmente
riconosciuto. Nel 1993 rappresenta
gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia
e nel 1995 il Musée d’Art moderne
de la ville de Paris le dedica una mostra.
Le sue imponenti sculture sono state
esposte dentro e fuori le più grandi
istituzioni museali del mondo, come la
Tate Modern e il Guggenheim di Bilbao.
(Paris, 1911 - New York, 2010). Artist
and sculptress. The New York MoMA
mounted its first retrospective of her art
in 1982, when she was 71. Since then
her work has won international acclaim.
In 1993 she represented the United
Sates at the Venice Biennale, and the
Musée d’Art moderne de la Ville de
Paris mounted a major exhibition of her
work in 1995. Her imposing sculptures
are on display in and outside the world’s
great museums, including Tate Modern
and Guggenheim Bilbao.
516
101
della cultura, sostiene Alain Corbin, “sanno oggi come
studiare istituzioni, documenti, oggetti, ma ancora non osano
affrontare ed includere nel loro lavoro lo studio di certi
meccanismi affettivi”1, indispensabili però per raccontare
davvero la storia, per dare un senso pieno alla loro ricerca.
Lo storiografo francese sottolinea come il solo modo
di conoscere davvero “gli uomini del passato” non sia tanto
quello di affidarsi all’assioma della validità della prova, quanto
tentare di “imitare i loro sguardi”, rintracciare il processo
che genera un’emozione, per vivere le loro passioni.
Il Memoriale di Steilneset sembra aderire al pensiero
di Corbin. Non è feticcio, né scenografica commemorazione
Progetto / Architect
Atelier Peter Zumthor & Partner AG
con / with
Rainer Weitschies (ProjectManager),
Simon Mahringer (Project Leader),
Lisa Barucco, Francesco Garutti,
Max Putzmann, Gian Salis
und Annalisa Zumthor
Artista / Artist
Louise Bourgeois
Committente / Client
Norwegian Road Department,
National Tourist Routes in Norway
Direttore lavori /
Construction supervisor
Svein Tore Dørmaenen (Fakprokuria),
Simon Mahringer
(Atelier Peter Zumthor & Partner AG)
Ingegneria strutturale /
Structural engineer
Finn-Erik Nilsen, Jürg Buchli
A lato: vista verso la porta Sud.
Sotto: dettaglio delle luci,
delle finestre e dei teli di seta
con informazioni riguardanti
ogni vittima. Nell’altra pagina: vista
dell’interno della Memorial Gallery.
Left: view towards the South door.
Below: detail of the lights, windows
and the silk sheets with biographical
accounts related to each victim.
Opposite page: interior view
of Memorial Gallery.
di un tragico passato. Si tratta al contrario di una macchina
atmosferica precisa che utilizza proprio lo sguardo come
dispositivo di ricostruzione di un racconto, la narrazione
della diversità e dell’umanità di ognuna delle novantuno
persone. Sulla riva del mare, incerto limite di fronte
al quale l’uomo nella storia si ferma a ragionare sugli enigmi
del mondo, l’opera di Bourgeois e soprattutto l’architettura
di Zumthor fanno dello sguardo verso il paesaggio
un materiale di progetto: ai confini del mondo, dove forse
pochi architetti arriveranno in pellegrinaggio a scattare
le loro fotografie, dove il sistema dell’arte non ha ragione
di esistere e solo una lunga e silenziosa strada si snoda,
dopo kilometri di rocce e coste battute dal vento.
1) Alain Corbin, “L’invenzione del mare – L’Occidente e il fascino
della spiaggia”, 1988, Saggi Marsilio, Venezia.
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516
103
House of Fire
0
10 m
Sezione e pianta della Memorial Gallery e della House of Fire / Section and plan of the Memorial Gallery and the House of Fire
Planimetria del sito / Site plan.
L’architettura e le sue parti
Architecture and its parts
Una lista di dati tecnici, materiali, procedure costruttive, pesi e
misure degli elementi fisici del progetto, può apparire ad una lettura
veloce una semplice catalogazione. La lista in verità è un dispositivo
di narrazione altamente evocativo: gli oggetti, le cose elencate
rivelano nella nuda purezza dell’enumerazione l’atmosfera
dell’architettura che compongono. I dettagli dell’inventario di dati
tecnici relativi ai due edifici di Steilneset racchiudono il senso
intero del progetto. Le superfici tessili, prodotte per questo edificio,
sono state realizzate con la macchina da cucire. Le tecniche
di produzione e il fissaggio delle vele nei cantieri navali hanno
ispirato la produzione di questa membrana di tessuto. Ogni trave
che compone l’impalcatura di legno della Memorial Gallery è
stata ricavata da un solo tronco di albero di pino. Ogni connessione
della struttura di legno è realizzata nel modo più semplice e solido
possibile. Come i pescatori stessi di Vardø l’avrebbero realizzata.
Ogni lampadina, accesa nei pressi di ogni finestra dedicata a
ciascuna delle vittime, è raggiunta da un cavo elettrico. Due fasci
di cavi pertanto (45 da un lato dell’architettura, 46 dall’altro)
percorrono longitudinalmente lo spazio. I bulbi, al minimo della
loro luminosità, producono un bagliore delicato. Il filo metallico al
loro interno è chiaramente visibile, fragile e appena iridescente. (fg)
A list of technical specs, materials, building methods, weights
and measures – the physical components of the design – might
seem no more than a hasty overview, a mere cataloguing of the
structure’s component parts. But the truth is that the list is a
highly effective narrative device. The objects, the things that are
brought together and listed, evoke the atmosphere and aura
of the structure they form precisely because they are listed,
not described. The details of the technical inventory for the two
buildings in Steilneset harbour the entire meaning of the project.
The specially-made fabric surfaces were hand-sewn using
sewing-machines, inspired by the way sails are made
and attached in boatyards. All the wooden framework beams
were obtained from a single pine trunk.
All the framework linkage is as simple and solid as possible,
as the Vardø fishermen would have done it.
Each light-bulb in each of the windows dedicated to each of the
victims is connected to an electric wire, so two sets of wire
(45 on one side, 46 on the other) run the length of the space.
When turned as low as possible, the bulbs produce a soft glow.
Their delicate incandescent elements, though barely alight,
are clearly visible. (fg)
Struttura
•1
7 scudi identici
- colonne di acciaio Corten con supporti
per vetro a quattro braccia
- basi in acciaio inossidabile e annerito,
con cardini
- lastre di vetro oscurato 270x600 cm,
sp=2x1 cm, vetro di sicurezza stratificato
(VSG) realizzato sovrapponendo due lastre
di vetro di sicurezza rinforzato (ESG)
•c
opertura composta da quattro placche
in acciaio saldate. Misure di 1200x300 cm
(dimensione massima disponibile) sp=2 cm
•p
eso totale dell’acciaio Corten per l’intera
struttura 37 tonnellate
•p
eso totale di ogni lastra di vetro 800 kg
•v
etro prodotto in Francia, acciaio Corten
in Germania, basi in acciaio inossidabile
in Germania
Specchi e sedia
• s truttura in tubi di acciaio saldati e sabbiati
con perle di vetro
• s pecchi: lastre di acciaio inossidabile lucidato
•c
omponenti prodotti a Tucson (USA)
Memorial Gallery
Membrana tessile
• t essuto realizzato con fibra di vetro pesante
ricoperta in PTFE (Teflon), interno rivestito
in nero, sp=2 mm
•1
9 parti di stoffa, includendo le estremità
• ogni parte è composta da 6 segmenti cuciti
insieme a mano con macchina da cucire
• l e parti sono congiunte tramite cucitura
con fili di colore nero
• t iranti e coni in acciaio inossidabile
parzialmente sabbiati con perle di vetro
•a
rea totale della membrana tessile
approssimativamente 1.500 metri quadrati
•p
rodotta in Germania meridionale
• r ivestita in Irlanda
•c
onfezionata in Germania orientale
Costruzione in legno
• l egno massiccio di pino scandinavo
(100% core wood) piallato, spigoli acuti,
senza trattamenti superficiali
• trasporto via nave
• ogni trave è ricavata da un singolo tronco
•6
0 portali, ognuno realizzato
con 50 metri lineari di legno
•4
,5 km lineari di legno in totale utilizzato
per le strutture escluse le rampe
• l egno scandinavo e russo
•a
ssemblato a Birkeland, Norvegia
Dettagli assemblaggio componenti
in legno
•o
gni giuntura è realizzata con un bullone,
due piastre dentate (Bullog) nascoste,
rondelle, viti e dadi con calotta
Camminamento interno
• l egno massiccio di quercia scandinava
piallato e senza trattamenti
• t avole di legno. Misure di ogni tavola:
l=420 cm, profilo 5x6 cm
• l egno per 2,2 km lineari
• l egno norvegese
•a
ssemblata a Birkeland, Norvegia
Finestre
• l amiere di acciaio inossidabile da 0,4 mm,
lucidate, piegate con saldatura a punti
•o
gni finestra consiste di due parti
richiuse agganciando la membrana tessile
•9
1 pezzi
•p
rodotte nella Germania meridionale
Cavi
•u
n cavo singolo raggiunge ogni finestra
•c
avo senza scritte e ignifugo,
realizzato appositamente
con caratteristiche specifiche
per quanto riguarda spessore,
colore, flessibilità
• l unghezza della parte di cavo a vista
approssimativamente 8 km
• prodotti in Svizzera
Lampada
•p
rodotto standard per semafori
• intensità luminosa minima
Teli di seta con i dettagli biografici
di ogni vittima
• s tampa serigrafica
• nome in argento, testo in bianco
• prodotti in Voralberg (Austria)
House of Fire
longitudinal beams without ramps)
• wood from Scandinavia and Russia
Structure
• 17 identical shields
- massive corten steel columns with 4 arms
- stainless steel holders, blackened, hinged
- blackened glass panels 270x600 cm, t=2x1
cm, laminated safety glass (VSG) made out
of 2 toughened safety glass panels (ESG)
• r oof of 4 massive plates welded together, each
plate 1200x300 cm (biggest size available),
t=2 cm
• t otal weight corten steel of whole structure 37 t
• total weight of one glass panel 800 kg
•g
lass from France, corten steel and stainless
steel holders from Germany
Mirrors and chair
• s tructure pipe profiles welded together,
stainless steel, glass bead blasted
• mirrors stainless steel plates polished
•p
roduced in Tucson (USA)
Memorial Gallery
Textile membrane
•h
eavy glassfibre PTFE teflon coated, inside
black coated, t=2 mm
•1
9 fields including end-fields
•e
ach field made out of 6 evolving segments,
sewed together by hand with the sewing
machine
• fi
elds connected with black ropes
• t ensioning devices and cones made out
of stainless steel, partly glass bead blasted
•a
pprox. 1500 square meters total area
of textile membrane
•p
roduced in South Germany
• coated in Ireland
• manufactured in East Germany
Wooden structure
•N
ordic pine, massive, planed, sharp edged,
100% core wood, not surface treated
• t ransported on site by boat
• one beam one trunk
• 60 frames, each frame 50 running meter wood
•4
,5 km running meter wood
in total (all frames including
• joined in Birkeland, Norway
Wood joints
•e
ach connection with one bolt, two hidden
bulldogs inside, washers and hut-nuts
Walkway
•N
ordic oak, massive, planed, not surface
treated
• equal planks 420 cm, profile 5x6 cm
• 2,5 km running metres of wood
• wood from Norway
• joined in Birkeland, Norway
Windows
• approx 0,4 mm stainless steel metal sheets,
polished, folded and point welded
•e
ach window consists of two shells clamped
together in the membrane
• 91 pieces
• produced in South Germany
Cables
• one cable for each window
• s pecial made cable with specific requirements
concerning thickness, color, no prints-on,
flexibility and fire resistance class
• approx. 8 km visible running metres of cable
• produced in Switzerland
Bulb
• s tandard product for traffic lights. Suitable
for long-life and resistance
• light dimmed down
Silk sheets with biographical accounts
related to each victim
• printing with silk screen technique
• name silver, text white
• produced in Vorarlberg (Austria)
Estratto da una lista di materiali, dati tecnici,
componenti e procedure di lavorazione redatta
da Peter Zumthor & Partner Architekturbüro
Technical specifications from a list compiled
by Peter Zumthor & Partner Architekturbüro
A lato: installazione “The Damned,
the Possessed and the Beloved”
di Louise Bourgeois; dettaglio
della sedia metallica dalla quale
si innalzano le fiamme.
Nell’altra pagina, da sinistra:
l’area di accesso alla House
of Fire e alla rampa meridionale
della Memorial Gallery; scorcio
di ingresso della House of Fire.
Right: interior view of the art
installation “The Damned,
the Possessed and the Beloved”
by Louise Bourgeois; detail
of the burning chair.
Opposite page, left to right:
entrance scenario to the House
of Fire and to the south ramp
of the Memorial Gallery; interior
view entering the House of Fire.
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