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Folgorato mentre ruba il rame Pisa
Concessionaria per la pubblicità su Centralino Fax N. verde 050/502255 050/503306 800010405 Pisa Giovedì 28 Luglio 2011 e-mail: [email protected] A. MANZONI & C. SpA Concessionaria per la pubblicità su A. MANZONI & C. SpA La morte risalirebbe a venerdì, ma la salma è stata trovata ieri durante il sopralluogo di due tecnici LA TRAGEDIA di Candida Virgone PISA. La morte non guarda in faccia nessuno. Arriva quando vuole, ti coglie anche nei momenti più inopportuni, certo come non vorresti mai che gli altri ti vedessero. Un uomo è morto rubando il rame, venerdì all’alba. Pare si tratti di un quarantenne marocchino. Alcune immagini del sopralluogo alla cabina elettrica dove è stato trovato il cadavere dell’uomo FABIOMUZZI-2011 FABIO MUZZI - 2011 Folgorato mentre ruba il rame Scoperto il corpo di un immigrato in una cabina dell’Enel a Calambrone IL PRECEDENTE A giugno un giovane rumeno morì nello stesso modo FABIOMUZZI-2011 Forse un ambulante noto sul litorale, conosciuto sulla costa col soprannome di «Mercatino», perché vendeva un po’ di tutto. È morto solo, sulla torretta di una cabina dell’Enel, a Calambrone, e nessuno l’avrebbe mai trovato se ieri pomeriggio due tecnici della società elettrica non fossero andati a fare un sopralluogo per un controllo, visto che proprio alle tre e mezza di venerdì in quella struttura si era registrato un improvviso sbalzo di tensione. Giancarlo Ventavoli e Piero Fanciullacci sono entrati ieri pomeriggio verso le due e mezza nella cabina dell’energia elettrica che si trova in viale del Tirreno, proprio di fronte all’ex ospedale ortopedico: dentro c’era un odore insopportabile e inconfondibile. Al piano terra era stata infranta una vetrage ed era stata forzata la porta d’ingresso: a terra c’erano delle pinze che erano servite a tranciare dei cavi di rame, ma in un punto inattivo da anni. Funzionavano pienamente invece i cavi del primo piano della torretta, dove giaceva il corpo bruciato e in avanzato stato di decomposizione di uno sconosciuto, sicuramente uno straniero. Cercando di tranciare quei fili di rame, proprio venerdì, come hanno ricostruito gli esperti dell’Enel sulla base dei dati registrati dalla centrale, l’uomo era rimasto folgorato dall’alta tensione: nel botto, il corpo era stato sbalzato poco lontano, la morte era arrivata instantanea. Fatta la macabra scoperta, i due tecnici hanno avvertito la direzione Enel di Firenze e hanno chiamato i carabinieri. Dato anche lo stato del corpo, all’inizio non si sapeva a chi potessero appartenere quelle spoglie. Poi qualcuno ha fatto il collegamento con l’auto dell’ambulante, una Opel Astra, station wagon, bianca, parcheggiata da giorni, sicuramente da venerdì mattina, a venti metri dalla cabina, negli stalli blu. «Ho notato che la macchina del venditore - ha detto Fabrizio Pampana, bagnino del Regina Mundi - era Vigili del fuoco e tecnici dell’Enel sul luogo della tragedia ferma in quel punto da venerdì, ed ho sospettato che potesse essergli accaduto qualcosa». Gente della zona, che conosceva lo straniero, aveva detto di averlo notato mentre staccava delle grondaie in rame, settimane fa, sui tetti dell’ex ospedale. Nella vettura, piena di mercanzia di ogni genere, scarpe, abbligliamento, borse, sono stati trovati anche altri pezzi di rame e il pensiero è corso a lui. In serata però era ancora incerta l’identità dello scomparso, portato a medicina legale come «sconosciuto»: soprattutto è sorto il dubbio se i documenti contenuti nell’auto e riferiti al proprietario della vettura, siano riconducibili proprio all’ambulante. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco, per la non facile opera di recupero del cadavere semicarbonizzato dell’uomo, avvenuta solo dopo le sette di sera e l’arrivo del nulla osta del magistrato incaricato di dirigere l’inchiesta, il pm Giovanni Porpora. Nome a parte, resta comunque la tragedia nella tragedia della morte assurda di quest’uomo solo, uno qualunque dei tanti disperati che nelle statistiche istituzionali sono sclerotizzati in etichette codificate e algide, come «abusivo» o «senza fissa dimora». La sua casa infatti era la macchina, dove dormiva e teneva la sua merce e le sue cose, mentre cercava di sopravvivere. Una morte che deve far riflettere sui problemi di chi chiede accoglienza e di chi la offre e su tante parole, belle o meno belle, che tali restano: immigrazione, solidarietà, integrazione, legalità, solitudine, povertà. A RIPRODUZIONE RISERVATA PISA. Un’altra tragedia del genere era avvenuta nel pomeriggio dello scorso 2 giugno. Un altro straniero, un trentenne rumeno, un pomeriggio era rimasto gravemente ustionato mentre tentava di prelevare del rame dai cavi elettrici di una cabina tuttora attiva all’interno della ex fabbrica Siticem, alla Vettola. A dare l’allarme furono alcuni abitanti della zona che avvertirono un boato e del fumo e poi videro fuggire delle persone dalla fabbrica. La cabina presentava dei segni di scasso e, per terra, c’erano anGUARDA LE FOTO che degli attrezzi serviti DELLA TRAGEDIA per forzare la porta. I vigili DI CALAMBRONE del fuoco sentirono dei lamenti arrivare dal sottosuolo, ma raggiungere il posto fu un’impresa. Dovettero infatti passare per un cunicolo largo quaranta centimetri e lungo cinque metri. Quando arrivarono, l’uomo era ancora vivo ma presentava ustioni su tutto il corpo. Pronunciò solo poche parole, ma non disse come si chiamava. Era rimasto folgorato mentre con un seghetto cercava di tagliare un cavo da 15mila volts perfettamente attivo, operazione che lasciò al buio per ore quasi l’intero nquartiere di Porta a Mare. Morì il giorno dopo, al centro ustioni dell’ospedale, dove era stato ricoverato, mentre si indagava per risalire ai suoi complici. I furti di rame sono diventati un business sempre più fiorente dati gli altisismi prezzi di quello che ormai è chiamato l’oro rosso (vale sei euro al chilo). Secondo il mensile Polizia Moderna, cimiteri, chiese, zuccherifici, industrie e linee ferroviarie sono i luoghi preferiti dai ladri di rame. Donatella Lascar