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Chi ruba a Trieste il vero lavoro possibile

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Chi ruba a Trieste il vero lavoro possibile
Anno II
Numero 24
6 novembre 2010
€ 1,00
di Daniele Pertot
. L’impegno del nostro giornale è la semplice ed antica regola cavalleresca: dire la verità, non avere paura, proteggere i più deboli .
Redazione e pubblicità: TRIESTE - Via Fabio Filzi 9 - Tel. 040 771103 - Fax 040 3725881 - Mailbox [email protected] - Internet www.iltuono.it - ESCE IL SABATO
Dobbiamo unire finalmente le forze dei cittadini in un’azione di difesa seria, rapida ed efficace
Chi ruba a Trieste il vero lavoro possibile
Né i forestieri, né altri porti: i veri ladri sono i politici locali di destra e sinistra che stanno per svendere alla
speculazione edilizia improduttiva i nostri 70 ettari di zona franca internazionale riattivabile del Porto Vecchio, con
la complicità ottusa ed irresponsabile di sindacati, industriali superstiti, istituzioni e media: occorre impedirglielo!
É
davvero strano che mentre le disgrazie
della crisi economica globale ed europea stanno facendo sprofondare visibilmente anche Trieste in una disoccupazione sempre più nera e disperata, dei giovani
e non, i nostri politici continuino a propinarci anche qui le solite chiacchiere di maniera per tenerci buoni. Con la complicità
od inerzia, sinora, del quotidiano locale
“indipendente”, dei sindacati, degli industriali superstiti, delle istituzioni e delle
“organizzazioni della società civile” così
pronte ad attivarsi su problemi minori.
Fingendo tutti di ignorare o dimenticare che la disoccupazione è il problema
principale, e che Trieste, tra tutte le realtà
italiane in crisi, ha la fortuna e possibilità di avere una risorsa lavorativa unica in
Europa, attualissima ed immediatamente
spendibile sul mercato internazionale per
creare rapidamente non centinaia o migliaia, ma decine di migliaia di posti di lavoro ad ogni livello.
Sono i nostri 70 ettari inutilizzati
di zona franca portuale internazionale per il magazzinaggio e la trasformazione produttiva di merci,
con chilometri di banchine su fondali di 15 metri, enormi cubature di
magazzini vuoti da riusare o sostituire, un proprio grande scalo ferroviario di collegamento diretto con
chilometri di binari ed un regime
di franchigia non solo eccezionale,
ma intoccabile perché vincolato a
Trattati internazionali precedenti e
prevalenti anche rispetto alle limitazioni della legislazione comunitaria
europea.
Proprio mentre le zone franche portuali ed industriali stanno avendo nel Mediterraneo e nel mondo un nuovo sviluppo
continuo e straordinario, anche dove non
possiedono che una parte minima delle
prerogative e della nostra, per non dire
della posizione strategica.
Ma qual’è e dove sta questo nostro tesoro di zona franca inutilizzata, si chiederanno molti di coloro che non hanno
letto quanto ne abbiamo scritto sui nostri
numeri precedenti: è l’intera area del
nostro cosiddetto Porto Vecchio,
che una banda trasversale di delinquenti ed irresponsabili politici locali racconta essere nient’altro che
uno spazio qualsiasi abbandonato e
degradato da valorizzare come per
altre aree dismesse di porti qualsiasi, “restituendolo alla città”.
Cioé svendendolo, dopo averlo
disattivato apposta da decenni, alla
il settimanale è su Facebook:
Il Tuono
(Gruppo Ufficiale del Giornale)
PER I VOSTRI COMMENTI E SUGGERIMENTI
ISCRIVETEVI E CONDIVIDETE
Il mare vuoto davanti ai nostri 70 ettari di zona franca internazionale vuota, con magazzini, banchine e scalo ferroviario vuoti
grande e media speculazione edilizia. Che è anche, in fondo, la meno colpevole, perché si limita ad approfittare di
un’occasione offerta da amministratori
pubblici che rubano essi alla gente ed alla
città il bene produttivo primario che hanno invece il dovere morale e giuridico di
difendere e sviluppare.
Sul perché alcuni di questi politici lo
stanno facendo, ed altri tollerando, non
occorre avere, nell’Italia di oggi, molta fantasia. Il recente “scandalo Dipiazza” sollevato dalle nostre inchieste ha confermato,
documenti alla mano, quanto era evidente
almeno da vent’anni: e cioè che sotto una
crosta di perbenismo autoincensante la
nostra città è finita in mano ad una squallida camorra politica bottegaia. Dove dalla
destra alla sinistra si fa fatica a distinguere
i corrotti dagli incapaci mentre i pochi meritevoli finiscono isolati, e persino ricattati
e perseguitati, come nei sistemi di mafia.
Con due varianti: che mentre le mafie vere
producono lavoro illegale, questo surrogato nostrano ci ruba quello legittimo, e
non elimina gli oppositori fisicamente, ma
escludendoli dal lavoro e dai media.
Per cui, da decenni, chi di noi in qualsiasi campo dissente da costoro ha l’alternativa tra emigrare − abbiamo così gente
Le vostre
lettere
e segnalazioni
a pagina 4-5
nostra valorosa in mezzo mondo − o rimanere da “cancellato”, subendo in silenzio la
spocchia svergognata di parassiti politici,
di destra e di sinistra. Politici che mentre
migliaia di cittadini comuni affondano in
una povertà senza speranze si esibiscono
in coro sui media vantando patriottismi
fasulli e cifre irreali di benessere statistico,
e continuando a raccontarci che le cause
dei nostri problemi non sono loro, ma la
concorrenza del Friuli, della Slovenia e degli altri porti, gli immigrati, e comunque
le disgrazie storiche del passato, come tali
irrimediabili.
Che a Trieste e dintorni dopo il 1918 ed
il 1954 ci siamo presi in questo modo soltanto colossali fregature e spoliazioni economiche coperte da sventolìi di bandiere
per gli ingenui, lo sa chiunque sappia oggi
guardare in faccia la realtà nuda e cruda.
Ma, comunque la pensiate, non è più questo il problema immediato.
Perché il vero problema immediato, dal
quale non ci dobbiamo lasciar distrarre, è
che quei delinquenti ed irresponsabili politici stanno appunto svendendo alla speculazione edilizia, per il guadagno di pochi
privilegiati, l’unica nostra grande risorsa di
lavoro nuovo e abbondante per tutti che ci è
rimasta: quella appunto del Porto Vecchio.
Henriquez:
il museo
che non c’è
da pagina 6 a 14
La storia
di Barcola
a pagina 16-17
Il tentativo di svendere il Porto Vecchio a scopi diversi da quelli
del Porto Franco Internazionale cui
è vincolato è illegale perché vìola
strumenti specifici di diritto internazionale ed interno, e con essi i
relativi diritti ed interessi legittimi
che fanno capo ai cittadini originari
dell’ex Territorio Libero di Trieste,
odierni cittadini qui della Repubblica italiana ed oltreconfine di quelle
di Slovenia e Croazia.
E sono appunto quei diritti alla gestione
ed al funzionamento del Porto Franco Internazionale di Trieste che nella nuova Europa sovrannazionale possono finalmente
risollevare, come prima del 1914, la nostra
città assieme ad un’intera regione costiera
transconfinaria.
Occorre capire bene che è proprio su
quest’ultima, mostruosa ed intollerabile
spoliazione non di eserciti del passato,
ma di un’armata Brancaleone venale ed
inetta di politicanti locali, che si gioca, in
questi mesi o mai più, il destino economico del presente e del futuro di Trieste.
Cioè nostro e dei nostri figli. Il nostro
pane.
continua a pagina 3
I cani
da adottare
a pagina 22
Appuntamenti
d’arte
e cultura
a pagina 27-28
2 q il tuono
OSSERVATORIO SETTIMANALE
Quest’ Osservatorio, a cura del direttore, vi offre
una scelta di notizie particolari della settimana
sino al venerdì mattina (quando chiudiamo il numero in tipografia), approfondite per quanto possibile e commentate.
Domenica 14 novembre al cimitero militare di Prosecco
Commemorazione tradizionale dei Caduti e combattenti
austro-ungarici di Trieste e del Litorale
non combattevano per ideologie e
nazionalismi e meritavano pari riconoscimento degli altri, sono stati
invece discriminati, diffamati e cancellati dalle memorie e dalle onoranze ufficiali, che hanno invece esaltato
esclusivamente ed oltre misura la
minoranza esigua dei combattenti irredentisti. E continuano a farlo.
Quale istruzione pubblica
In questi giorni il Times londinese si è preoccupato giustamente, con un’ analisi acuta e drammatica da un libro della filosofa statunitense Martha
C. Nussbaum (Non per profitto, che verrà edito in
Italia dal Mulino), delle conseguenze individuali,
sociali e politiche dei vuoti e delle debolezze esistenziali che stiamo coltivando, da tempo, nelle nuove
generazioni imbottendole a scopo di lucro con conoscenze tecniche del momento e privandole invece
di cultura umanistica.
Cioè del patrimonio di riflessioni, saggezza e soluzioni equilibrate elaborate nei millenni dalle menti migliori dell’umanità per poter affrontare bene gli
aspetti e significati più intimi, essenziali ed inevitabili della vita di ognuno: dalla ricerca della felicità
all’elaborazione del dolore, al senso della giustizia
e della solidarietà, alla distinzione tra il bene ed il
male, alla forza spirituale, all’incombere fatale della
morte.
Senza conoscenze tecniche moderne è sempre
più difficile trovare il lavoro necessario per vivere, ma senza quell’eredità culturale umana di base
ognuno si trova a dover sbattere impreparato su
tutti gli scogli naturali della vita, reinventandosene
da solo tutte le difese come se fossero nuove. Una
condizione di difficoltà fondamentale immotivata
ed estrema per chiunque, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali dell’individuo. Nella
quale stiamo allevando generazioni di diseredati
culturali senza loro colpa, che finiscono sempre più
facilmente nello squilibrio, nell’eccesso e nella disperazione esistenziali, e se non riescono ad uscirne
ne alleveranno poi altri come loro, in una regressione autoinnescante ed esplosiva
È infatti questa regressione culturale tecnicista
di massa che abbiamo visto esplodere dagli inizi del
Novecento nello squilibrio di totalitarismi ideologici brutali costati guerre e stermini senza precedenti,
e poi in disillusioni che continuano ad involvere su
linee contrapposte di nichilismo amorale e fanatismi irrazionali, col risultato di associare lo sfruttamento e la distruzione sempre più indifferenti della
persona, della vita e dell’ambiente.
Eppure sbaglia chi pensa che la cultura umanistica si acquisti soltanto coltivandoli attraverso studi
classici superiori, lunghi, complessi ed alternativi
ad un’efficiente istruzione tecnica, con la quale non
sarebbero perciò conciliabili.
Al contrario, i fondamenti vitali della cultura
umanistica sono per loro stessa natura così semplici
ed essenziali che si possono e devono trasmettere
in misura sufficiente attraverso ogni genere di insegnamento, sin da quello infantile ed elementare, e
possono essere anche appresi da sé in qualsiasi momento della vita.
È proprio per questo che, da sempre, li potete
trovare felicemente operanti in persone del popolo
che hanno ricevuto un’istruzione formale minima,
ma una buona e semplice ‘educazione del cuore’
tradizionale, e spaventosamente assenti in persone
superistruite che non l’hanno ricevuta, o la rifiutano. E finiscono spesso per predicare e commettere,
sotto patine di perbenismo, cose molto peggiori e
più pericolose di coloro che finiscono nell’emarginazione sociale evidente.
Il problema è davvero fondamentale: dobbiamo rifletterci tutti, e costringere i troppi idioti politici che ci governano a tenerne seriamente conto
nell’istruzione pubblica.
Italia: fine di un regime
Roma, 29 ottobre – Gli oltre 15 anni di regime politico fondato sull’accoppiata bipolare tra populismo berlusconiano di centrodestra e debolezza compromissoria dell’opposizione di centrosinistra sta arrivando a rapida fine,
esattamente secondo le linee e per i motivi che vi avevamo
indicato già mesi fa, al di là del baccano di palcoscenico,
sulla base di analisi internazionali riservate e qualificate.
È un regime che è costato all’Italia, e con essa a Trieste, un immobilismo drammatico sprofondato nel ridicolo proprio quando avevamo più bisogno di serietà
Sabato, 6 novembre 2010
Nella prima guerra mondiale il
98% dei triestini, goriziani, istriani
e dalmati di lingua italiana, slovena,
croata, tedesca ed altre non combattè
per l’Italia ma per la difesa dell’impero plurinazionale austro-ungarico
di cui erano cittadini (Trieste era
associata a Casa d’Austria dal 1382,
oltre mezzo millennio), con le stesse
sofferenze e gli stessi meriti umani
e militari di quanti combatterono
da parte opposta. Per esemplificare,
presentiamo qui i profili di tre decorati, rispettivamente di lingua italiana, slovena e tedesca.
Dopo il 1918 quei nostri caduti e
combattenti che erano la maggioranza, difendevano la loro patria,
Questo trattamento discriminatorio è un’offesa colossale, ingiusta
e disumana ai loro sacrifici, alla nostra storia, alle memorie della maggioranza delle nostre famiglie, e vìola ogni principio di onore militare e
correttezza delle istituzioni democratiche italiane.
attiva, fiducia interna ed accreditamento internazionale.
Speriamo che il suo crollo non ci costi altri disastri a spese dell’occupazione e delle categorie sociali più deboli. E
di poter trovare, qui come in tutto il Paese nuovi politici
ed amministratori capaci al posto di quest’assortimento
disgustoso di corrotti, fanatici ed imbecilli.
Autonomia finanziaria
per i porti altoadriatici
Venezia, 29 ottobre – Il Presidente dell’Autorità
portuale di Venezia, Paolo Costa, chiede l’autonomia
finanziaria per i porti italiani dell’Alto Adriatico. Ha
perfettamente ragione, e per Trieste quest’autonomia,
associata alla valorizzazione della zona franca portuale
libera del Porto Vecchio (impedendone lo sfruttamento
speculativo edilizio) potrebbe significare finalmente una
vera e solida rinascita economica e di ruolo.
Scandalo Dipiazza: integrazioni
Trieste, 30 ottobre – Nel numero in edicola del
nostro settimanale il solito folletto dei refusi ha fatto
saltare le righe dove spiegavamo perché il sindaco Dipiazza sostiene, nella causa temeraria intentataci, che
l’acquisto illecito di un terreno comunale da parte sua
non avrebbe causato danni all’erario comunale. La sua
tesi è, in sostanza, che nessun’altro sarebbe stato disposto a pagare di più. Ma è una tesi che oltre a non influire
sull’illecito commesso, è illogica e del tutto infondata dal
momento che è stata fatta un’asta ufficiosa escludendo
di fatto ogni altro acquirente.
Aggiungiamo che, come tono di colore paradossale,
anche nell’atto di citazione il Dipiazza si vanta di aver
portato la città ai massimi livelli di benessere nazionali.
Peccato che sia un solo un benessere statistico, ottenuto
dividendo anche le risorse dei ricchi per il numero dei
poveri.
Che quest’arrogante regulus, reuccio locale, evidentemente, non riesce a distinguere nella massa troppo inerte dei suoi sudditi.
Abbiamo inoltre compreso com’è possibile che il Giudice Tavolare di Trieste non si accorga che un contratto
di compravendita tra Sindaco e Comune è, come tale,
A rimediare doverosamente, i mitteleuropei organizzano ogni anno al
cimitero militare austro-ungarico di
Prosecco, poco fuori paese, una semplice ma suggestiva commemorazione pubblica plurilingue e pluriconfessionale (cristiana, ebraica, islamica), che quest’anno si terrà domenica
14 novembre, alle 15, con qualsasi
tempo atmosferico.
La partecipazione è aperta a tutti,
e ve ne daremo altre eventuali indicazioni utili sul prossimo numero di
sabato 13.
palesemente illegittimo e nullo, e ne decreti l’intavolazione: la Regione ha introdotto da anni una norma,
anch’essa illegittima, che consente di delegare l’emissione dei decreti tavolari dal Giudice Tavolare, organo
giudiziario autonomo di garanzia, ai Conservatori, che
sono invece semplici funzionari amministrativi dipendenti dalla stessa amministrazione regionale, e dunque
dai politici che la governano.
Il candidato sindaco del Pd
Trieste, 30 ottobre – Il Partito democratico (ex
comunisti e cattolici di sinistra) locale ha scelto come
candidato sindaco di Trieste il suo segretario provincale
Roberto Cosolini. A differenza da alcuni altri candidati
alla stessa carica, Cosolini è indubbiamente persona capace ed onesta, anche se poco appariscente. Ma il vero
problema è che sia anche, notoriamente, molto migliore
della corte di funzionari e tirapiedi di partito spenta e
compromissoria che lo attornia ed è solita decidere male
senza nemmeno consultarlo. Lasciando continuare persino le annose, contorte ed ossessive esternazioni stampa nazional-popolari del loro vate Stelio Spadaro.
Sull’ospedale infantile Burlo Garofolo
Trieste, 30 ottobre – Si stanno intensificando le
esibizioni politiche preelettorali sul problema del trasferimento o meno del prestigioso ospedale infantile
Burlo Garofolo nel complesso ospedaliero generale di
Cattinara.
Ma il vero nòcciolo complesso del problema da risolvere è che nella struttura attuale del Burlo manca un
servizio di rianimazione per adulti, ed in particolare per
le partorienti, che possono sempre averne necessità imprevedibile, il quale è presente invece a Cattinara (ma
forse anche non sufficiente a sopportare questo carico
ulteriore).
Mentre occorre anche garantire che, in caso di trasferimento, l’area attuale del Burlo non venga sacrificata ad
una speculazione edilizia come quella (ora sotto indagini) sull’ex ospedale della Maddalena, ed il suo giusto valore immobiliare venga reinvestito esclusivamente per
la nuova sede e le nuove strutture dello stesso ospedale.
il tuono q 3
OSSERVATORIO SETTIMANALE
Sabato, 6 novembre 2010
E tutto questo, con gli amministratori comunali e regionali di maggioranza ed opposizione che ci troviamo
ancora ad avere, rimane assolutamente aleatorio.
Reindagato Cerani
Trieste, 30 ottobre – Il fantasioso operatore economico Pierpaolo Cerani, delle cui passate avventure
giudiziarie ed imprenditoriali ci siamo occupati nei
mesi e numeri scorsi, per le clamorose iniziative in Slovenia e poi per l’asserita crisi contabile con minaccia di
liquidazione dello stabilimento Diaco della nostra città,
risulta indagato ora dalla Procura di Trieste in ipotesi di
appropriazione indebita assieme ad una sua rappresentante a Lubiana, Jana Grbec.
L’accusa è di essersi appropriati di oltre un milione di euro con una manovra contabile ed azionaria
tra l’anomala holding slovena Kolonel, già del discusso Bosko Srot, e la Diaco quando erano temporaneamente controllate ambedue dal Cerani. Che poi il
governo e le banche slovene hanno cautelativamente estromesso dal giro di società della Kolonel in una
complessa vicenda difensiva che hanno ritenuto di
preminente interesse nazionale.
Ora se ne è occupato anche il quotidiano locale,
andando a vedere le visure camerali dell’intreccio di
società italiane ed estere che ha tra i rappresentanti
Cerani e rivisitando quella vicenda slovena.
Noi possiamo aggiungere che dai nostri monitoraggi, non da ieri, degli stessi assetti societari vi risultano curiosamente, tra altro, gli stessi revisori dei
conti triestini e radici in Germania, dove compaiono
anche capitali del gruppo finanziario internazionale
dei Graziano.
Amianto e responsabilità
istituzionali
Trieste, 30 ottobre – La concittadina Santina
Persich ha chiamato in causa per la tragica morte da
amianto del marito appena quaranteseienne, Roberto, anche il Comune di Trieste per il quale egli lavorava come meccanico senza poterne avere le necessarie
garanzie sanitarie.
É purtroppo un nuovo caso importante, cui auguriamo pieno successo, di sacrosanta contestazione
delle spaventose responsabilità istituzionali per le
morti da amianto in Italia.
Concezioni diverse
dell’informazione
Trieste, 31 ottobre – Sabato 30 noi siamo usciti
con giornale e locandina in tutte le edicole di Trieste
spiegando che cos’è esattamente, e quanto sia grave,
lo “Scandalo Dipiazza” che coinvolge oltre al sindaco
l’intero sistema politico del Comune, di maggioranza
e di opposizione.
Domenica 31 il quotidiano monopolista locale, che
di questo non dà notizia, ha dato invece allo stesso
Dipiazza un’ intera pagina di primo piano per un’in-
Venerdì 12 novembre: manifestazione a Trieste
per difendere la baia di Sistiana
Trieste, 4 novembre – La Procura di Trieste intende chiedere al GIP l’archiviazione delle denunce di documentate di Greenaction Transnational
sulle clamorose irregolarità del progetto “turistico”
per la Baia di Sistiana, proprio mentre la Regione – come segnala il benemerito Comitato Rilke
– modifica arbitrariamente le norme sugli insediamenti turistici per consentirne l’uso residenziale,
qui a sanare le relative irregolarità del costruendo
villaggio “turistico” battezzato Portopiccolo, analoghe a quelle già esplose a Muggia per Porto San
Rocco.
In sostanza, si tratta di edilizia speculativa residenziale, autorizzata invece e finanziata anche con
soldi pubblici come turistica perché altrimenti non
si potrebbe finanziare né realizzare a scempio delle
aree costiere di pregio. La Procura dovrebbe tenerne conto, riaprendo le indagini e alla luce nuova di
questa mossa arbitraria dei politici regionali, dei
forti interessi speculativi ovviamente in gioco, e
dei vincoli di tutela nazionali ed europei delle nostre coste.
Per questo motivo le due associazioni organizzano davanti al Tribunale per martedì 12 novembre, alle ore 12, quando si terrà l’udienza GIP, un
presidio di sensibilizzazione e protesta aperto alla
partecipazione di tutti per la difesa della Baia di
Sistiana, con lo striscione che riproduciamo qui.
tervista di formidabile autoelogio.
Sembra quindi palese che a Trieste noi ed il quotidiano “indipendente” abbiamo due concetti radicalmente diversi dei ruoli dell’informazione.
per non trovarsi coinvolti in nuovi scandali di rilevanza anche penale. Smettendola, inoltre, coi soliti,
vergognosi compromessi tra maggioranza ed opposizione in materia urbanistica ed edilizia.
Il Governo sabota la Polizia di Stato
Allarme ed appello
per i senzatetto
Trieste, 1° novembre - La notizia è che nella nostra città la Polizia di Stato ha ancora benzina solo per
40 giorni. E nel resto d’Italia non è che vada meglio.
Questo governo farcito di indagati per mafia e
corruzione, che si regge su un’opposizione debole e
compromessa, continua a sabotare le forze dell’ordine statali (polizia, carabinieri, guardia di finanza)
che come danno la maggiore garanzia di correttezza
costituzionale, e ad incrementare le cosiddette polizie
locali sotto controllo dei potentati politici locali. Cioè
dell’arbitrio e del malaffare.
E questo ha significati ovvi e ben precisi.
Trieste, 2 novembre – La benemerita Comunità
di San Martino al Campo lancia, con i primi freddi,
l’allarme per l’insufficienza di posti letto e degli altri
mezzi di accoglienza e sostegno per i senzatetto, che
anche a Trieste sono molti di più di quanto al solito si
immagini. E sono queste le voci che hanno diritto e
bisogno di essere ascoltate per prime dalle istituzioni
e da tutti i cittadini di buona volontà. Tutti noi dobbiamo aiutarli come possiamo.
Piano regolatore
I crimini dell’Ispettorato Speciale
di Polizia di Trieste 1941-45
Trieste, 1° novembre – Le forze politiche presenti nel Consiglio comunale di Trieste si stanno
giustamente preoccupando di sbloccare il piano regolatore, rovinosamente arenato da comportamenti illegittimi dell’Amministrazione Dipiazza. Ma ne
dovrebbero anche verificare con serietà e prudenza
i contenuti per lo meno dubbi, per dovere d’ufficio e
Trieste, 4 novembre – Sui crimini gravissimi sinora ufficialmente ignorati o nascosti, dell’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, che operò da Trieste nel Litorale dal 1941 al 1945
agli ordini dei regimi fascista e nazista, si terrà una
documentata conferenza pubblica martedì 9 novembre, alle 17, alla sala Tessitori di Piazza Oberdan 6.
continua dalla prima pagina
Chi ci ruba a Trieste il vero lavoro possibile:
noi cittadini possiamo e dobbiamo fermarli
E che per difenderlo dobbiamo fare,
nell’immediato e nel concreto, tre
prime cose elementari: bloccare la
firma della concessione illegale
del Porto Vecchio alla speculazione edilizia privata; impedire o far revocare la nomina alla
presidenza dell’Autorità Portuale, oltre che di incompetenti, di
chiunque sia favorevole a quella
svendita ed all’affossamento del
Porto Franco Internazionale;
esigere la nomina a quella carica
di un esperto di fama internazionale, con uno staff adeguato e col
mandato preciso di cominciare
ad offrire subito sul mercato glo-
bale gli spazi liberi di zona franca
(magazzinaggio, trasformazione
e produzione extradoganali) del
nostro Porto Vecchio.
Il fatto che non ci si possa, evidentemente, fidare più di nessuno dei politici locali, né delle organizzazioni loro
collegate, richiede però la mobilitazione indipendente dei cittadini. Non con
le solite firme, petizioni e lamentazioni a vuoto o liste elettorali velleitarie,
ma con una concreta azione legale collettiva, una cosiddetta class-action, di
coloro (residenti ed emigrati) che ne
hanno diritto ed interesse legittimo
qui in Italia, e se possibile anche d’oltreconfine. I quali tutti agendo collet-
tivamente non ne avrebbero nemmeno rischi e spese.
Se poi politici nuovi o pentiti di
qualsiasi colore, sindacati, imprenditori indipendenti, media, e quant’altri
oggi latitano o nuocciono, volessero
associarsi a quest’azione sacrosanta,
sarebbero ovviamente tutti benvenuti. E forse si potrebbero riguadagnare
qualcosa della stima dei cittadini ed
elettori che hanno giustamente perduto.
In ogni caso, ormai il destino di
questa città è in scadenza brevissima
e sta direttamente nelle mani, nell’intelligenza e nella capacità dei suoi cittadini di unirsi e collaborare come tali,
coraggiosamente, personalmente e
subito a queste azioni e progetti nuovi,
al di sopra delle parti e delle vecchie
divisioni.
In passato non è stato possibile. Ma
nell’Europa Unita del 2010, finalmente, lo è. Come stanno già dimostrando
da sei mesi l’esistenza libera ed il lavoro di questo stesso giornale nostro
e vostro.
Se siete pronti anche voi scriveteci, ed incominciamo ad organizzarci
assieme seriamente, fuori politica,
onestamente, parlando chiaro senza
discriminazioni e discussioni su altro,
e per nessun altro interesse che quelli
veri, concreti e legittimi di Trieste.
4 q il tuono
L
ETTERE E SEGNALAZIONI
Questa pagina è aperta a tutti, negli ovvi limiti
dello spazio e della ragionevolezza, e vedremo anche
di darvi risposte e chiarimenti. Potete inviarci i vostri scritti per posta (Via Fabio Filzi 9) o via e-mail
([email protected]), o portarceli direttamente
in redazione. Vi preghiamo di indicare un recapito
postale o telefonico, di essere chiari e possibilmente
brevi, e ci riserviamo di proporvi sia abbreviazioni,
sia modifiche di espressioni che fossero querelabili.
Mentre sulla pubblicazione di eventuali scritti anonimi decideremo noi. Lettere e segnalazioni potranno venir pubblicate, a vostra scelta, con firma intera o parziale, con una sigla, o anche senza. Questo
per evitare che i problemi che qualcuno può avere ad
esporsi impediscano la pubblicazione di informazioni rilevanti. Eviteremo invece di pubblicare propagande e ruffianate politiche. Precisazioni e rettifiche
di legge verranno pubblicate come dalle norme specifiche, ospitandole sulla pagina pertinente oppure,
se espressamente richiesto, su questa.
AMMINISTRAZIONI
DI SOSTEGNO
Continuiamo a ricevere segnalazioni, tutte
benvenute, su problemi, anomalìe ed abusi nella
gestione delle amministrazioni di sostegno a
Trieste, sui quali sono già in corso indagini istituzionali. Non stiamo perciò trascurando l’argomento, ma preparando la pubblicazione di
una nostra inchiesta approfondita su più casi.
solidarietà
1 - Per Margherita Hack
In merito al ruolo di Margherita Hack, insigne
scienziata a livello internazionale, presidente onoraria di CamminaTrieste da molti anni ed iscritta a tale
associazione fin dalla sua fondazione, vogliamo ribadire il suo assiduo impegno nella società civile, attraverso
molteplici iniziative a favore dei pedoni, dei bambini, dei
disabili, oltre che firmataria dell’appello per una applicazione nel nostro Paese della Carta mondiale della pedonalità e della Carta Europea del pedone.
è triste constatare il degrado dell’attuale dibattito politico in una città che nel passato era stata all’avanguardia per modernità civile e sociale, pluriculturale e laica,
che si manifesta attraverso sterili polemiche di infimo
livello, mentre sarebbe necessario, nella criticità del momento, affrontare piuttosto, con proposte innovative e
realizzabili, dibattiti seri su seri problemi.
Sabato, 6 novembre 2010
Carlo Genzo
Presidente
dell’Associazione Camminacittà
2 - Per noi
A Daniele Pertot e Paolo Parovel, editore e direttore
de il Tuono, al quale giornale e relativi collaboratori
sono vicino dalla sua nascita, esterno fortemente ed
a gran voce la piena solidarietà a nome mio e dei centinaia di nostri associati e simpatizzanti che invito a
seguire attentamente il Tuono.
Solidarietà per la ridicola, sin’anco grottesca causa intentata nei loro confronti dal Sindaco Dipiazza,
finalmente sulla soglia d’uscita dal palazzo di Piazza
Unità.
Accade spesso che il colpevole di qualcosa si difenda attaccando e tentando di disorientare la gente e coloro cui spetta il compito di fare chiarezza.
C’è bisogno di solidarietà al giornale, oltrechè acquistandolo, perché in una città come la nostra dove
la giustizia spesso è assente o dormicchia, e questo
macroscopico caso lo conferma, si corre il rischio del
capovolgimento della verità se l’opinione pubblica
non si tiene ben desta nel seguire l’evolversi dello scoperchiamento delle pentole dei pasticci come questo
inverosimile caso di malapolitica.
Antonio Farinelli
Segretario Sezione di Trieste
Anap - Associazione Nazionale
Assistenza Pensionati
PORTO FRANCO IN PERICOLO
Gentile direttore, anche se dalla mia richiesta del
“perchè non ne abbiamo ancora scritto” sul n° 18 del
25/09/2010 ne è scaturita una polemica tra lei ed il presidente del comitato PLT, vedo comunque con piacere
che entrambi siete sulla stessa lunghezza d’onda.
Lei della faccenda di Trieste ed il suo porto ne parla
e come, ne parla ricordando anche se il TLT fosse stato
attuato quanti benefici porterebbe a questa Trieste così
sfortunata da essere caduta sotto il dominio (e non amministrazione) di Roma.
Volevo chiederle ancora quale potere può essere così
forte da impedire già da 56 anni che un porto franco internazionale possa essere utilizzato.
Diversi politici e se non sbaglio per ultimo Antonione
hanno parlato di poteri occulti (se ne sono al corrente,
perchè non denunciano alla magistratura tutto quello
che sanno?) oppure è la cieca stupidità di un paese oramai malato terminale che non sa o non vuole investire
in un porto che, come tutti sanno, ha delle potenzialità
enormi; e non parlo dei politici locali (destra e sinistra)
per i quali forse il porto è un problema troppo grosso
da risolvere, impegnati come sono a tenere e spartirsi le
“careghe”.
Di tutto questo volevo ringraziarla anche a nome di
migliaia di Triestini che nel TLT hanno sempre visto un
futuro per Trieste con il suo porto.
A. Ciacchi
* * *
è ovvio che si sia su una stessa lunghezza d’onda
sull’obiettivo fondamentale di riattivare finalmente
il nostro Porto Franco internazionale che può ridare
ruolo e lavoro a Trieste, ma proprio per l’importanza
dell’obiettivo non ci si possono permettere ingenuità né
errori sugli strumenti, le procedure ed i tempi. Quanto
alle responsabilità della paralisi e addirittura svendita
del nostro Porto Franco, la risposta sta in prima pagina di questo numero del nostro settimanale.
S.O.S. amianto per la Guardia di Finanza
Sempre più sconcertante la vicenda amianto al Comando Regionale e nelle altre caserme G. di F. di Trieste
e del Friuli Venezia Giulia.
Da una vita il personale ha respirato, toccato, inalato e forse persino mangiato amianto (in fibre friabili e
compatte), nel porto, nelle caserme, in valichi stradali e
ferroviari, in autoporti e zone doganali, e si è ammalato,
con tanto di documentazione probatoria.
Sono stati predisposti (Passeggio S. Andrea, Molo F.lli
Bandiera...) alloggi per il personale, archivi, mense e
magazzini (alimentari e di vestiario) in luoghi altamente
inquinati dalla letale fibra killer (come comprovato dagli
accessi amministrativi, effettuati ad ASL e Genio Civile di Trieste), in totale noncuranza delle leggi (257/92 626/94 e loro integrazioni/modificazioni) senza attivare
i previsti protocolli sanitari, in assenza dell’informazione del personale, dei monitoraggi e delle visite mediche
specifiche.
In più i Comandi, seraficamente, hanno dichiarato
che le Fiamme Gialle sono state esposte entro i limiti di legge, negando loro la concessione dei curriculum
lavorativi (necessari per il riconoscimento del beneficio previdenziale); ciò senza produrre uno straccio di
documento probatorio, riferendo, inizialmente, di aver
distrutto i documenti (per improbabile scarto d’archivio
quinquennale) e, successivamente, di non aver effettuato alcuna distruzione di atti.
Una genialata, fosse soltanto una creazione letteraria romanzata, se non si trattasse della vita vera e reale
dei militari in divisa grigioverde. Questo “c’è o non c’è”,
inammissibile e inaccettabile, prostra e getta nel fango
salute e dignità dei finanzieri.
“Per questo, intanto, sono state attivate tre interrogazioni parlamentari (maggioranza, opposizione e
gruppo misto) e si sprecano le attenzioni giornalistiche
per far luce sulla questione” riferisce Lorenzo Lorusso,
presidente dell’Associazione Movimento dei Finanzieri
Democratici (difesa dall’avv. Ezio Bonanni del Foro di
Roma) che segue costantemente la vertenza e invoca
l’apertura, immediata, di una inchiesta mediatica, amministrativa, civile e penale sull’amianto in G. di F., non
solo a Trieste ma nel Paese intero.
Fedele Boffoli
Per informazioni: e - mail: [email protected]; [email protected]; [email protected]
* * *
Ce ne siamo già occupati, ed é davvero uno scandalo.
Pericolosi i cacciatori di cinghiali
Visto che non si può modificare l’ordinanza comunale che prevede l’abbattimento dei cinghiali, gradirei
che almeno venga rispettata assolutamente la distanza
di sicurezza che nel caso specifico è stata violata mettendo a serio pericolo la nostra incolumità di cittadino
sparando a 18 m. circa dalla mia abitazione mettendo
a rischio la persona di mio marito che si accingeva a
scaricare la spesa dall’auto in giardino alle h 20.40 del
giorno 21/10/2010.
Segnalo inoltre l’azione del lasciare le carcasse di
questi animali nei boschi anziché portarli all’inceneritore come previsto dall’ordinanza.
Inoltre gradirei non assistere più a queste mattanze che spesso e volentieri avvengono sotto agli occhi di
noi poveri cittadini.
Essendo loro persone del mestiere a loro dire dovrebbero quindi rispettare le leggi.
Eventualmente la prossima estate per prendere il
fresco in giardino in assoluta sicurezza, dovrà chiamare l’esercito.
Loredana Cociani
* * *
Proprio in questi giorni una cittadina ha riferito
sul quotidiano locale di due disgraziati cinghiali semidomestici fucilati in pieno giorno a breve distanza
dalle case sua e di altri, e della morte atrocemente
prolungata di uno di essi tra contorsioni, balzi e grida
strazianti. Questa ovviamente non è civiltà, né sicurezza, né corretta gestione ambientale. Ne abbiamo
già scritto più volte e non ci stancheremo di ripeterlo.
Ma forse una soluzione decente esiste, e ne daremo
i dettagli: è un preparato in polvere che si sparge per
delimitare le aree dove non si vuole che questi animali
entrino, e pare funzioni benissimo a costi contenuti,
salvaguardando anche le coltivazioni.
Un dovere civico e morale
Ho atteso un bel po’ di tempo per vedere se qualcuno avesse espresso qualche parola o semplicemente
solidarietà nei confronti dello sventurato cittadino che
ha compiuto il proprio dovere civico e morale di fermarsi in occasione del sinistro stradale provocato da
un nomale (ubriaco e su un auto rubata, con la morte
del proprio fratello). Come ricorderete tutti, gli venne
rubata e distrutta l’auto! Come è finita? Il responsabile
od i familiari, o qualche Ente, l’hanno risarcito del danno? Gli sono vicino e spero abbia risolto, altrimenti auspico che tutti noi possiamo aiutarlo in qualche modo,
tramite il vostro settimanale.
Savo Basti
* * *
Sottoscriviamo l’appello: troppe volte l’attenzione
agli aspetti più emotivi di un caso ne fanno dimenticare le altre vittime, come quella che qui ha patito
il
tuono
SETTIMANALE PER TRIESTE
E DINTORNI
Editore: Il Tuono di Daniele Pertot
34132 Trieste - Via Fabio Filzi 9
Tel.+39 040.771103 - Fax +39 040.3725881
Mailbox: [email protected] - Web: www.iltuono.it
Direttore responsabile: Paolo G.Parovel
A questo numero hanno collaborato:
Claudia Bolboceanu, Sara Cristaldi, Debora Dal Don, Fabio Dalmasso,
Adriana Firmiani, Nuria Kanzian, Anna Keber, Massimo Laudani,
Denis Locoselli, Alessandro Lombardi, Giorgio Marchesi, Benedetta Moro,
Nicola Napoli, Patrizia Palcini, Matteo Zanini
Pubblicità: Il Tuono
34132 Trieste - Via Fabio Filzi 9
Grafica e impaginazione in proprio
Tipografia: Edigraf Trieste - Via dei Montecchi 6
Distribuzione: Litoranea Editoriale S.r.l.
Mofalcone (Gorizia) - Via Bagni Nuova
Autorizzazione Tribunale di Trieste 1169 del 18 marzo 2008
Questo numero e stato chiuso per la stampa il 5 novembre 2010
Diritti riservati
I numeri arretrati si trovano presso
la redazione a Trieste, via Filzi, 9
Sabato, 6 novembre 2010
L
ETTERE E SEGNALAZIONI
un danno grave proprio per adempiere ad un dovere
civico e morale, che oltre al risarcimento concreto merita riconoscimenti pubblici (in genere se ne occupava
il Prefetto.
Cerimonia fallita
Dopo il flop della cerimonia per il cinquantenario del
“ritorno di Trieste all’Italia”, visto il risultato poteva
mancare forse il flop del 150° anniversario dell’Unità?
No: in una piazza pressoché deserta si è conclusa la sfilata dei bersaglieri, nella generale indifferenza, per festeggiare il Risorgimento, che con Trieste e Gorizia, annesse più di sessant’anni dopo, non c’entra assolutamente
niente.
E che non fu purtroppo quell’eroica epopea che ci raccontano ancora, mitizzandola come liberazione del sacro suolo della patria dallo straniero invasore, salvo poi
occupare le patrie altrui (colonie).
Esso fu in sostanza, una serie di guerre di annessione
dei Savoia, con lunga scia tragica di lutti e rovine, inclusi massacri e stupri, devastazioni e saccheggi di cui
al Sud rimane tragico simbolo, tra i tanti, il paese di
Pontelandolfo: non mancano ricerche storiche serie e
indipendenti come “Maledetti Savoia” di Lorenzo Del
Boca, “Controstoria dell’unità d’Italia” di Gigi Fiore, o
“Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani
del Sud diventassero ‘meridionali’ ”, di Pino Aprile.
Non ci si sorprenda poi della reale estraneità del
Risorgimento a Trieste, dove l’Austria per più di cinque secoli ha garantito fino al 1918 prosperità, pace e
miglioramenti costanti della qualità della vita mentre
le due Italie unitarie (regno e repubblica), due guerre
mondiali ed il decadimento che è sotto gli occhi di tutte
le persone normali che non credono alle favolette della
piccola vedetta lombarda, del piccolo tamburino sardo,
del ponte più lungo al mondo fra Trento e Trieste e di
tutto il resto...... che ci viene propinato anche qui dalla
fine della prima guerra mondiale. Sarebbe ora di dire
basta!
M. M.
* * *
Davvero.
La palestra dello stadio
Desidero segnalare come la palestra del Rocco adibita
al basket, soprattutto giovanile, ma utilizzata anche per
corsi di ginnastica per bambine/i e altre attività , non
se la passi molto bene. Due anni fa, di questi tempi, fu
chiusa per infiltrazioni d’acqua, poi risolti. Infatti, da
quel giorno, una crepa se ne sta in bella mostra. Successivamente, alcuni palchetti si stufarono di starsene
nella loro posizione originale e si rialzarono. Dato che
sono oltre i bordi del campo, non disturbano e così se ne
stanno, da allora (almeno 1 anno), indisturbati, coperti
da un telo ... pietoso.
La causa di tutto ciò, chicca ingegneristica, è il progetto di concepire 2 palestre e 100 mt di pista indoor
per l’atletica, sotterranei, in bunker, senza finestre, con
vie d’accesso e di fuga contorte, interminabili, a volte
inquietanti pensando che siamo nel 2010!
L’accesso ufficiale alle sopracitate strutture vedeva
alcune rampe di scale e poi un bel tunnel umido, con
saltuari rivoli liquidi stile Bronx. Ora, da oltre un anno,
causa i lavori per il nuovo Grezar, l’accesso è ancor più
futuristico, con scale in legno che danno il senso della
permanente temporaneità, oppure (roba di questo
mese), una tangenziale con un breve tratto in forte pendenza su cemento, sempre poi accompagnato da tunnel
a tratti limacciosi, tubi sulla testa e quant’altro. Per non
dire (ma lo dico) che le porte di accesso e fuga della
palestra che danno su alcuni gradini) sono 2, e chiedo se
siano sufficienti per un impianto del genere.
Per finire, un buon atleta, per uscire all’aperto ci
impiega “qualche” minuto: e il nonno che viene a vedere
la nipotina? Per non dire (ma lo dico) l’ambulanza,
se fosse necessario...(nel tunnel ci passa ma bisogna
entrarci e di mezzo ci sono dei portoni scorrevoli che
dubito fortemente siano facilmente e velocemente apribili, ma almeno qui spero di venir smentito...sigh).
Grazie
SF
* * *
il tuono q 5
POESIA DE TRIESTE
Difficile che arrivino smentite credibili: è una situazione oggettiva visibile a chiunque, ed a questo punto
quasi impossibile da rimediare. Ma ci sono anche qui
responsabilità vaste e precise, perchè i progetti, bene o
male fatti, non si preparano né si approvano da soli. E
di questi aspetti dovrebbero occuparsi le Procure della
Repubblica e della Corte dei Conti.
Mariute
Protesta
In una mia precedente mail inviatavi presso la Vostra
testata riguardo la mancata assistenza dall’Enpa non ho
ricevuto alcuna risposta né segnalazione da Voi. Sembra
che anche Voi non abbiate tempo per ciò che non fa notizia.
Incredibilmente deluso dal Vostro silenzio mi ritrovo
a combattere contro un muro di gomma aiutato solamente dalla gente e dai volontari del rifugio animali.
Bella testata, bei servizi, ma esistono anche le persone
“normali” e di ciò dovreste tenere conto.
Fiorentino Diego
* * *
Giusto, e ce ne scusiamo, ma siamo semplicemente
sommersi di lavoro.
Riattivare il Teatro Romano
Il teatro romano è stato sede per qualche anno di
eventi musicali estivi, a pagamento e porte chiuse. È un
peccato che resti lì inutilizzato.
Io lo userei per una o due settimane l’anno per le esibizioni di giovani band emergenti della zona. Lo chiamerei NTW New Talent Weeks.
Il Comune spenderebbe qualche euro a questo scopo?
C.C.
* * *
O Mariute, Mariute furlane
che spanavi la lana
e raccoglievi la luna
nel tuo grembiale bucato.
Quando le madri
arrancavano con gerle di terra
e tu baliavi i più piccoli di te.
O Mariute, Mariute furlane
come credono importanti i poveri
le cose che non possiedono.
Tu eri piccola e povera
e non ti ribellasti
quando vendettero
la treccia tua di Sole
per comperarti due lenzuola.
Ottima idea, e con tutti i soldi che quei politici spendono per altre cose molto meno positive...
Mariute, La tempesta
Promemoria per ritocchi alla Costituzione
ti abbatté la vita.
La ricorrenza del 25 Aprile da tempo perde colpi. Da
quest’anno, poi, riti separati o balzani, fanno intravvedere una mala parata. Le destre al governo hanno fatto
del loro meglio o del loro peggio, per rispetto o per
dispetto di una liturgia, che non è mai stata una professione di fede. A questo punto sarebbe auspicabile che
le varie anime della destra e della sinistra facessero un
passo indietro e s’incontrassero su una proposta d’azzardo: barattare il 25 Aprile ‘45 col 25 Luglio ‘43. Con
lo straniero in casa e le bombe a S. Lorenzo, si riuniva il
Gran Consiglio del Fascismo.
Quell’organo collegiale, espressione del partito unico
di tutti gli Italiani, sfiduciò Mussolini e pose fine alla dittatura. C’è un filo di continuità formale da quella seduta
a noi. Su quell’aurora della Repubblica si potrebbe tutti
concordare. E dar vita – finalmente – all’unità nazionale.
Che non nacque coi plebisciti ottocenteschi, né con la
guerra malamente vinta dai Savoia né con quella malamente persa da Mussolini. Chi ci sta ci sta. E pazienza
per quelle frange di poveretti, che ancora delirano su
fiori appassiti.
[email protected]
* * *
Speriamo che prima o poi se ne accorgano.
sulla tua testa nuda
Te ne andasti sola
dai tuoi splendidi pianori
povera e nuda ti soffocò la gola.
Mariute, Mariute i tuoi capelli
pagarono appena quattro assi
e il prete che ti nominò tre volte
perché non ti scordasse Iddio.
Chi ti ricorda più
o Mariute, Mariute furlane
che spanavi la lana
e raccoglievi la luna.
Vilma Mismas
6 q il tuono
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
Sabato, 6 novembre 2010
TESTIMONIANZA SUL MUSEO DI GUERRA PER LA Pace “DIEGO DE HENRIQUEZ”
Il grande museo di pace che non c’è
I sacrifici di tre appassionati dal 1983 al 1988 per salvare collezioni inestimabili tuttora in stato di abbandono
Trieste ha ereditato dai suoi insigni cittadini collezioni e patrimoni di
inestimabile valore che rimangono
in buona parte abbandonati e inutilizzati.
Ne è esempio eclatante la straordinaria collezione di cimeli e documenti militari dello scomparso prof.
Diego de Henriquez, destinata a dar
vita all’omonimo “Civico Museo di
Guerra per la Pace “ ma tuttora semiabbandonata nell’attuale sede delle
ex caserme di via Cumano.
Tenere beni così importanti in un
simile degrado è una vergogna culturale ed un danno economico grave
all’economia turistica della città.
Per dare la misura dell’incuria
delle nostre amministrazioni in
argomento pubblichiamo la testimonianza, spiritosa ma anche molto
amara della signora Rita Chinesi,
che è stata dal 1983 al 1988 una delle
tre persone che hanno lavorato per
salvare la collezione con dedizione,
iniziativa e sacrificio personale pari
al disinteresse delle amministrazioni
pubbliche.
Invece di formare un museo di
rango europeo ed internazionale la
collezione rimarrà chissà per quanto
tempo ancora abbandonata e non
visibile al vasto pubblico.
Non è certo colpa delle istituzioni
museali cittadine, ma delle amministrazioni politiche. Nella fattispecie
dobbiamo “ringraziare” in particolare i due ultimi sindaci, Illy e
Dipiazza, che hanno dedicato tanto
tempo e tante spese ad altre faccende, trascurando e dimenticando
che avrebbero anche potuto chiedere
sostanziosi contributi all’Unione
Europea per la salvaguardia di
questo
nostro
importantissimo
patrimonio cittadino.
Perché a Trieste “no se pol”?
Daniele Pertot
1983: Prime impressioni
Franz Josef mi guardò con occhi molto
molto strani e Vittorio Emanuele III si girò
da un’altra parte. Oddio, questi mi odiano
pensai, poi però vidi che Franz non era
così strano ed Emanuele in realtà non si
girava da nessuna parte. Erano solamente
bronzi e dipinti, la mia fantasia volava.
Questa è stata la mia prima impressione
quando, entrando nel magazzino di Via
Gambini, mi trovai davanti alla “storia”
(tanta storia).
Fu per questo che quando ebbi l’opportunità di lavorare al Consorzio per il
Museo di Guerra accettai con entusiasmo, non sapendo a quale avventura sarei
andata incontro.
Per chi non lo ricordasse, dopo la
morte del prof. Diego de Henriquez gli
eredi furono liquidati dal Comune di
Trieste e la collezione divenne proprietà
dello stesso.
Il Consorzio venne fondato dal Comune
insieme alla Regione ed all’Ente Turismo,
nominando un presidente, un segretario
e un certo numero di consiglieri.
Il nostro presidente era un ex colonnello dell’Esercito in pensione che in una
circostanza, avendo io espresso un mio
pensiero su un fatto, mi rispose autoritario “lei non deve pensare”.
C’era poi il segretario, un tipo un po’
ameno e intelligente, soprannominato da
noi dott. Cavalletta, perché saltava di qua
e di là sia con i piedi che con i discorsi.
Tutto il materiale si trovava nel magazzino di Via S. Maurizio dove il geniale de
Henriquez aveva tovato la morte in un
incendio la cui origine non fu mai ben
chiarita.
La raccolta fu “ stivata “ in casse di
legno e grandi scatoloni e portata in Via
Gambini, ex mensa comunale, in un sito
che cadeva a pezzi, umido e maleodorante. Proprio quello che ci voleva per
collezioni delicate quali erano quasi tutti
i reperti che de Henriquez con tanta passione aveva raccolto negli anni. Senza
dimenticare che per realizzare questa
straordinaria raccolta il Professore dilapidò il suo patrimonio.
Non scriverò niente del suo “ personaggio “, a suo tempo tutto fu detto e ridetto:
verità, bugie, illazioni. Forse fu valutato
troppo o troppo poco, chi lo sa!
Io mi limiterò a raccontare le cose che
pochi sanno e cioè i retroscena vissuti da me
con passione, tristezza ma anche allegria.
Il Capo e Celo
Dopo i superiori, c’erano il Capo e il
suo diretto dipendente “Celo”, le persone
con cui avrei lavorato. Capii subito che
il Capo amava il suo lavoro, il suo scopo
principale era quello di coronare il sogno
di Henriquez, cioè la nascita del “Museo
Storico di Guerra”.
Era un uomo pacifico, ma se doveva
lottare per una causa era pronto ad
affrontarla contro tutti e contro tutto! Il
suo interesse andava alla storia passata e
in particolare agli effetti che aveva prodotto sull’umanità.
Più di tutto però era appassionato
di mezzi militari e presto fece funzionare tutti i carri armati, le autoblindo e i
camion presenti nella collezione.
Aveva però la propensione a drammatizzare, e per questo io e Celo lo prendevamo in giro per tirarci su il morale, visto
il casino nel quale ci eravamo trovati
immersi.
Celo invece era un personaggio particolare, con uno straordinario senso
dell’umorismo, un Totò mancato. Aveva
vent’anni più di me (io ne avevo allora
quaranta), è stato un grande amico e con
i suoi “witz” ci riportava sempre al buon
umore.
Il nostro lavoro consisteva nel levare
dalle casse tutto il materiale per ripulirlo:
spazzolare tutte le divise e le tonnellate
di libri messi ad arieggiare, perché pieni
di uova e di bestioline di non precisata
natura, incluse le “tarme”. Mamma mia
quante tarme: svolazzavano dappertutto e
ogni tanto sentivo Celo dire: milleduecentouno!
Il Capo e Celo dovevano pulire e revisionare tutte le armi bianche, fucili e
pistole. Io dovevo occuparmi di fotografie e cartoline militari, cercando di fare
un piccolo inventario e dividere il tutto
in cassette numerate, poiché per tutto il
materiale non c’era ancora una catalogazione reale. Era un lavoro immane perché
i reperti erano migliaia, le ore a disposizione poche e non c’erano soldi o finanziamenti previsti.
Il Capo poi aveva l’impegno di custodire il Campo di Trebiciano dove sostavano cannoni e carri armati, così per lui
era tutto un correre avanti e indietro.
Doveva controllare il nostro lavoro e
andare anche dal presidente del Consorzio per riferire l’andamento dei lavori e
L’autrice su un’autoblindo della collezione
ricevere nuovi ordini.
Nel comprensorio di via Gambini c’erano
diverse sale piccole e grandi. Un giorno i
nostri superiori ci dissero di allestire la sala
più grande in modo da poter invitare persone importanti che ci avrebbero aiutato nel
trovare una sede museale stabile.
Con pazienza ci mettemmo al lavoro e
per settimane fu tutto un pulire, lavare e
un continuo salire e scendere le scale rottamate, per appendere quadri, fotografie
e bandiere, inchiodare mensole e librerie,
nelle quali avrebbero preso posto libri,
radio militari e oggettistica in bronzo,
(un patito delle pulizie). Arrivò il giorno
in cui armati di secchi, pompe, “scartaze”, “straze” e “velen” per le “pantigane”, accedemmo nel capannone dei
mezzi militari pesanti, per una sommaria pulizia! Certo è che il lavoro più
grosso e più faticoso se lo sorbiva il
Capo: primo perché amava il suo lavoro
e i mezzi pesanti, secondo perché Celo
aveva dei problemi che non gli permettevano di salire e scendere facilmente
dai mezzi e terzo perché io come donna,
per il Capo non capivo un “tubo” (ma poi
si sarebbe ricreduto).
Il Capo, Rita e Celo
porcellana e gesso.
Avevamo una decina di bacheche bellissime che cadevano a pezzi ad ogni passata di straccio, ma i vetri tenevano duro e
a furia di lavate si riuscì a guardare quello
che c’era dentro.
Contemporaneamente però portavamo
avanti lo svuotamento delle casse, ma il
materiale ripulito tornava ad essere riposto dov’era in precedenza, perché non
avevamo sufficienti armadi né appendini. Praticamente era come “farla contro
vento”.
Pulci
E venne il giorno delle Pulizie con la
P maiuscola! Quello che avveniva ogni
15 giorni, “el mal de panza per mi e per
Celo”, la gioia invece per il nostro Capo
Io e Celo eravamo degli inguaribili
ottimisti e dopo le prime parolacce in
sordina, cominciavamo a lavorare “cantando”. E sì, perché si dice che chi vive
sperando muore cantando, no? Per noi
chi vive cantando forse ha una speranza!
Però di fatto quel mercoledì fu molto
diverso. Dopo una buona ora in cui tra
pompe d’acqua e “scartazamenti” stavamo quasi per finire, improvvisamente
sentii un prurito sulle braccia e iniziai a
grattarmi, ma dopo un secondo mi accorsi
che tutte le mie gambe erano piene di.....
ebbene sì!!! Ero tutta piena di pulci, al
che diedi un urlo e di rimando Celo mi
rispose: “son pien de pùlisi anche mi!”.
Dall’alto dell’autoblinda Lancia IZ il Capo
urlò “cossa c....zo xe sta roba?”.
Dopo di che successe il finimondo, tre
esseri umani si precipitarono assieme
vicino alla pompa dell’acqua e bagnan-
il tuono q 7
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
Sabato, 6 novembre 2010
esistono solamente persone senza fede
e volontà, che in aggiunta ti mettono i
bastoni fra le ruote.
Intanto la brutta copia dell’Armata
Brancaleone che eravamo continuava
a lavorare con quella poca speranza che
rimaneva.
Il giorno dei papaveri
Autoblindo lancia IZ italiana IGM
doci a vicenda riuscimmo a levarci le
care bestiole dalle gambe e dalle braccia.
Capimmo subito che non era finita lì. Con
estrema risolutezza dissi a Celo e al Capo
di stare fermi ed aspettarmi. Corsi velocemente fuori dal comprensorio e mi infilai
nella drogheria vicina. Comprai di tasca
mia 4 barattoli di antipulci (non vidi mai
un soldo in restituzione) e per un’ora ci
spruzzammo a vicenda. E’ ovvio che tornati nelle nostre abitazioni i nostri vestiti
hanno fatto una brutta fine, non ho mai
appurato se nella drogheria fosse poi successo qualcosa dopo il mio ingresso piena
di pulci, ma dopo tre mesi chiuse i battenti.
Gatti e pantigane
Un bel giorno nel cortile adiacente
al nostro magazzino trovammo due bei
gatti, erano dolcissimi e io e Celo li adottammo subito. Uno era grigio striato l’altro bianco e nero, per un po’ li tenemmo
nascosti al Capo, ma un bel giorno lui
se ne accorse. Tuoni e fulmini: “i gati fa
spuza, i porta pùlisi e i pisa per tuto. E
dopo chi neta?”
Noi, noi, noi!!! Io e Celo per un’ora
facemmo l’elogio dei felini, ma non ci fu
verso di convincerlo: “domani che i sia
fora dele bale!”. Vedendo le nostre facce
contrite finì col dire “vederemo......”. Al
che io e Celo esclamammo: “potremmo
chiamarli Sherman e Panzer.” La barriera
del no cadde subito:“va ben, però che no
trovo carte de plucia per tuti i cantoni”.
No, no, no, mai!”.
Appena il Capo fu fuori portata, io
e Celo ci guardammo e scoppiammo a
ridere, entrambi avemmo la visione di
tanti piccoli carri armati che “bagolavano” per tutto il magazzino; e sì, perché
avevamo scoperto che il generale Sherman era incinta.
Shery e Pan però (diminutivo da noi
dato ai nostri mici) non erano lì per caso.
Ci accorgemmo presto che qualche bel
paio di “pantigane” giravano nel magazzino e vi assicuro che avevano la stazza
di un mezzo gatto. Avvisammo subito il
Capo che prontamente si munì di trappole (acquistate di tasca sua).
Fu l’apoteosi del formaggio, dei sardoni, della mortadella e “dulcis in fundo”
di quattro cosce di pollo leggermente rancide che io e Celo trovammo abbandonate
in strada, posizionate nelle trappole. Il
tutto finito nella pancia di Sherry e Pan,
mentre le “pantigane” continuarono a
fare scorribande nel magazzino, cibandosi di cultura ovvero libri di storia.
E sì, le “pantigane” di via Gambini
erano le “pantigane” più acculturate di
tutta Trieste. Finalmente con un potente
veleno (sempre comprato dal Capo) riuscimmo nell’intento; mi dispiaceva anche
della loro dipartita perché amo gli animali, ma non avevamo scelta: o noi o loro.
Nel tempo “qualcuno” si meravigliò che
certi libri fossero rosicchiati e lamentò
l’incuria dei custodi, ma non si chiesero
mai come, con che cosa, con quali soldi le
“pantigane” di via Gambini fossero state
debellate. Amen.
I “Strazoni”
La sala predisposta per la visita di persone “importanti” dopo un massacrante
lavoro diventò “quasi” un allestimento
museale.
Eravamo soddisfatti e guardando il
materiale lucidato, ordinato e riposto
con cura nelle bacheche, pensai a quanto
sarebbe stato bello se tutto questo un
giorno fosse diventato il Museo Henriquez.
Ma non v’era posto per la malinconia
perché quando si cominciava a lavorare,
c’era sempre qualcosa da finire e comunque c’era Celo che con i suoi “witz” e con
le sue barzellette, ci sollevava il morale.
Iniziammo dunque a levare dalle casse le
divise e le buffetterie e con il poco materiale messo a disposizione, pulimmo tutto
come potevamo a partire dalla polvere e
dalla muffa.
Dopo aver pulito le divise però, non avevamo lo spazio e gli armadi per riporle in
maniera ordinata (pur avendo inoltrato
la richiesta di qualche armadio in disuso
dal Comune) per cui queste famose divise
lavate e stirate ritornavano sistematicamente nelle casse di provenienza, e così
tutti i lavori di pulizia erano in parte inutili.
Per nostra fortuna c’erano persone
di buona volontà che, previa nostra rottura di scatole, ci regalarono manichini,
appendini e perfino un armadio che il
nostro povero Capo si sobbarcò da Opicina a Trieste con la propria automobile e
sulle proprie spalle. Le previe rotture valsero anche per i negozi del vicinato, dai
quali ci vennero donate vecchie mensole
e armadietti. Il nostro capo infine, portò
tre librerie trovate nella discarica e a quel
punto Celo esclamò: “ semo veramente
dei strazoni”.
Tutto serviva, dato che non avevamo
niente, anche la carità degli altri.
L’estate, si sa, passa e d’inverno i lavori
andavano a rilento a causa sia delle condizioni atmosferiche che del nostro livello
di infagottamento: sembravamo i membri
di una spedizione russa.
Era proprio in quei mesi che ci sentivamo più demoralizzati perché le trattative per una nuova sede non andavano
né avanti né indietro e come risposta alle
richieste il nostro superiore così detto
dott. Cavalletta, ci annunciava con un
tono che non dimenticherò mai: “siamo
fottuti, questo museo non si farà mai!”
A volte ci chiedevamo se ci fosse stata
qualche maledizione sul museo, ma io
ero convinta che i fantasmi non esistono:
Non ci crederete ma avevamo anche un
“ufficio”, uno stanzone con strani effluvi,
dove presero posto delle librerie che
non so se appartenessero al comune o al
defunto Henriquez, però facevano la loro
bella figura. All’interno sistemammo libri
rari e piccola oggettistica. C’era anche un
tavolo con la parte superiore in cristallo,
dono del nostro dott. Cavalletta.
L’ufficio venne da noi denominato
“l’obitorio” perché tutto il mobilio era
nero e con una sola lampada tenuta al
minimo, sembravamo tutti ad un passo
dalla morte.
Adiacente “all’obitorio” c’era uno stanzino piccolo ma altissimo, con scaffalature in legno che arrivavano al soffitto.
Era l’unico sito asciutto e pulito e qui era
depositata la parte di materiale cartaceo
di grande importanza: carte geografiche
stilate a mano, disegni e mappe originali del Kandler, libri manoscritti e altro
materiale che non avevo mai visto, perché
il tutto era stato posto lì prima del mio
arrivo ed era l’unica stanza con una porta
blindata.
Nell’immenso comprensorio ovviamente non c’era riscaldamento e per
prendere una “calda”, ogni tanto andavamo nell’ “obitorio” dove brillava una
minuscola stufetta elettrica, ma per fortuna per riscaldarci c’era sempre un sorso
di grappa regalato da amici caritatevoli.
Il nostro presidente invitò qualche
autorità, qualche colonnello, i nostri consiglieri e qualche tirapiedi, per presentare
la nostra pseudo mostra nella speranza
che qualcuno di questi si desse una mossa
per i finanziamenti in aiuto del futuro del
museo, e per la circostanza la sottoscritta
preparò uno spuntino.
Alle ore 10 il gruppo entrò in pompa
magna nel magazzino preceduto dal dott.
Cavalletta che saltellava più del solito.
Gli oooh e gli aaah si sprecarono: “Che
reperti meravigliosi, che cose stupende,
è un peccato che tutto questo non abbia
una degna collocazione” e così via.
Da come il presidente presentava
l’esposizione sembrava avesse fatto tutto
lui, al che Celo mormorò: “par che el gabi
molà la scova 10 minuti fà”. Sembrava che
tutti sapessero tutto: “ah, questo risale
al millenovecento,......”ah, questo risale
all’ottocento.....” “questo è un aggeggio
che serve per......”.
Dopo un’ora di cavolate e simili, Celo
sbottò “questo xe el teschio de Napoleon
de picio e questo xe el teschio de Napoleon
de grande”. Risata generale, perlomeno
erano persone di spirito. Venne mezzogiorno, tutti si fiondarono sul “rebechin”
e poi se ne andarono felici e contenti.
Prima di uscire il presidente ringraziò e
mi mise in mano ben diecimila lire. No
comment.
Alluvione
Una sera di dicembre, verso le 23, mi
ero da poco coricata che squillò il telefono. Il Capo estremamente eccitato e
scusandosi per l’ora, mi disse che i pompieri lo avevano chiamato perchè qualche
passante li aveva avvertiti che dal nostro
magazzino stava uscendo acqua.
Mi infilai una tuta, presi con me un
paio di stivali di gomma, salii in macchina e corsi in via Gambini. Celo era
già sul posto e mi prese un colpo quando
entrando, vidi che l’acqua aveva invaso il
magazzino, la stanza “obitorio” e lo stanzino blindato.
Materiale cartaceo, piccoli oggetti, libri
e stampe stavano galleggiando in 30 centimetri d’acqua che i pompieri cercavano
di prosciugare con l’idrovora.
Mentre il Capo e Celo raccoglievano
libri, io presi un grande catino e cercai
di tirar su più materiale possibile, poi
facendo passamano cercammo di depositare libri e mappe sui tavoli e sulle
mensole a noi più vicine. Fu tutto un
lavorare veloce e in silenzio, dopo tre ore
riuscimmo a togliere tutto il materiale
dall’acqua. Nell’urgenza nessuno di noi
aveva pensato di mettersi i guanti, perciò
avevamo le mani congelate.
La seconda operazione fu quella di
stendere il tutto ad asciugare. Legammo
dello spago da un capo all’altro tra l’atrio
e l’”obitorio” preparando una rete di
diversi metri. Con pazienza e cura cominciammo ad aprire le mappe, i libri e le
stampe, mettendo tutto ad asciugare sui
cordoni stesi.
Veder gocciolare acqua da reperti storici così preziosi, mi fece star male. Le
carte topografiche del Kandler, tutte stilate a mano e colorate con acquarelli che
riproducevano la Trieste d’epoca, si stavano sciogliendo sotto i nostri occhi. Ma
così era e nulla si poteva cambiare!
Tra un libro e l’altro cercammo di infilare dei piccoli legni, rompendo cassette di
frutta che c’erano nel deposito, separando
per quanto possibile una pagina dall’altra, un lavoro bestiale! Mappe di Trieste
e di altre città e nazioni vennero aperte
e distese dove si poteva, ma per aprirle,
visto che l’acqua aveva fatto il suo sporco
lavoro, più di una si sciolse al contatto con
le nostre mani.
Quando i pompieri se ne andarono, un
silenzio tombale ci avvolse. Sotto la luce
tenue e bluastra del neon, ci sedemmo
attorno al tavolo del nostro “obitorio”.
Con tutta quell’acqua ovviamente, non
avevamo aperto la stufetta, perciò ci assalì
un gelo sia fisico che morale. Sul tavolo la
Ambulanza a cavalli della Croce Rossa nel primo conflitto mondiale
8 q il tuono
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
Carro veloce Mod. 35 Ansaldo
grappa aspettava, ci dette aiuto e riscaldò
i nostri corpi, ma i cuori rimasero freddi
e tristi. Io e Celo accendemmo una sigaretta, il Capo il suo solito sigaro e insieme
ragionammo su come fosse successo un
simile disastro.
La notte prima c’era stata una gelata,
i tubi vecchi e decrepiti erano scoppiati,
per quelle stranezze della sorte che a
volte accadono, si erano rotti proprio
nello stanzino blindato dove erano conservate le cose più preziose, e per la stessa
sfortuna i tubi erano scoppiati nella parte
alta, cosicché l’acqua partendo dall’alto,
si era riversata tutta sugli scaffali, senza
risparmiare niente.
Finimmo di fumare in silenzio, guardando l’unica tarma che svolazzando
sopra i bicchieri di grappa, finì la sua vita
morendo alcolizzata. Celo rise: millecinquecentoventi! Alle sei e un quarto di
mattina il nostro trio lasciò via Gambini.
Il giorno dopo, anzi per noi lo stesso
giorno, ovviamente arrivai sul lavoro che
erano le dieci passate, Celo invece era già
li da un’ora:”No go rivà dormir un tubo,
me pareva de sofigarme in acqua”. Mi
guardai in giro e mi venne da vomitare.
Per un’ora gironzolammo tra le “mace-
della tragedia: “come, perché, dove, chi,
cosa” e infine come al solito:”no stemo
crear problemi!!”
Cercammo di calmare il Capo, ma
sapevamo che aveva ragione. Ovviamente tutto era successo per rompere le
scatole al presidente. “Caro presidente
sapesse che giro di palle avevamo noi!”
Amen.
L’Ansaldo, Cossiga e Prodi
Un giorno da parte del Museo dell’Ansaldo di Genova venne chiesto al nostro
Consorzio di partecipare con dei reperti
ad una mostra commemorativa in onore
della visita del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Noi tre pensammo subito che sarebbe
stata un’ottima occasione per avere un
colloquio con il Capo dello Stato al fine
di perorare la causa del nostro futuro
museo.
Rimanemmo di stucco quando il presidente del nostro Consorzio, pur essendo
stato invitato di persona, declinò l’invito
dicendo di non aver tempo e aggiungendo che secondo lui la sua presenza
Cucina da campo tedesca AP 63 (“Gulaschkanon”)
rie”, fumando una sigaretta dopo l’altra.
Finalmente, quasi svegli, cominciammo
a tirar giù dai cordini le poche cose che
erano quasi asciutte. Una parte consistente del materiale era mezzo distrutto.
Dividemmo le parti buone dalle parti
parzialmente integre, i libri nonostante
“quei bastardi di legnetti” , non si riusciva ad aprirli perciò li sistemammo in
cassette separate. Una parte delle mappe
si erano salvate come anche parte dei
documenti storici.
Mentre stavamo riordinando, arrivò
il Capo con un diavolo per capello, della
serie “incazzato come un toro”. Il presidente, purtroppo, non aveva capito nulla
non sarebbe stata significativa. Delegò il
nostro Capo a sobbarcarsi il tutto. Certo
è che dire a un Capo di Stato: “piacere
sono il Presidente del Consorzio per il
Museo di Guerra” è un fatto, ma dire:
“piacere sono il custode” mi sembra evidente sia tutta un’altra cosa.
Pur di non avere problemi, il nostro
presidente disse al Capo di presentarsi
come Conservatore del Museo Storico
di Guerra e lo spedì a Genova assieme a
Celo, che in quella circostanza diventò il
suo vice.
Per non lasciarli partire da soli chiesi
il permesso di accompagnarli e mi autonominai segretaria, beninteso pagan-
domi il viaggio da sola.
Per fortuna fummo tutti e tre ospitati
dal Direttore del Museo Ansaldo, una
carissima persona che capì la situazione
del nostro Museo in due minuti, mentre
i nostri superiori ancora non avevano
capito il valore di quest’importante
patrimonio storico presente nella nostra
città.
Fu una bellissima esperienza, finalmente potei vedere come si lavora in un
vero Museo. L’allestimento era perfetto,
vi presero posto tutti i vecchi reperti
costruiti dall’Ansaldo, dalle radio alle
automobili, dai mezzi corazzati ai treni
a vapore.
Da Trieste fu trasportato a Genova il
piccolo carro “Veloce Mod. 35 Ansaldo”
chiamato dai soldati “scatola di sardine”,
delle radio militari Ansaldo – Lorenz ed
una bellissima berlina, sempre costruita
dall’ Ansaldo, prestata da un privato di
Trieste. Il tutto viaggiò su enormi mezzi
a ruote, noi invece con la macchina del
Capo (senza buchi nella gomma).
La giornata dell’inaugurazione fu
fantastica. Una locomotiva a vapore fu
sistemata su un tratto di rotaia e all’arrivo del Capo dello Stato i fuochisti la
fecero funzionare. I begli sbuffi di fumo
salirono alti nell’azzurro del cielo e
accompagnato dal tipico fischio il Presidente Cossiga si avvicinò al treno; come
un lampo vidi il Capo precipitarsi ad
aiutarlo a salire sul predellino e presentandosi, spiegò per filo e per segno tutte
le caratteristiche del mezzo, sì perchè
anche di treni quel diavolo d’uomo s’intendeva.
Dopo averlo ascoltato attentamente,
Cossiga strinse la mano al “Conservatore
del Museo Henriquez” e lo ringraziò.
Fummo poi tutti invitati alla presentazione della mostra all’interno del Museo
e anche qui, quando Cossiga si avvicinò
alla radio militare, come un fulmine il
Capo gli fu vicino e con perizia e conoscenza, spiegò tutto nei particolari sulla
tecnica e il funzionamento dell’apparecchio. Il Presidente Cossiga gli prestò
ancora più attenzione essendo pure lui
un appassionato di radio, collezionista e
anche radioamatore.
Naturalmente il Capo gli parlò anche
del nostro Consorzio e pertanto il Presidente disse di inviargli tutta la documentazione: cartacea e fotografica. Cosa
che non fu mai fatta.
è ovvio che il rinfresco fu sostanzioso,
io e Celo ci demmo dentro da matti, ma
il Capo no: era troppo nervoso, perché
il direttore del Museo gli aveva chiesto
se gentilmente potesse far fare un giro
con l’antica berlina a due personaggi
importanti. Era nervoso non per il fatto
di guidare, ma perché se fosse successo
qualcosa alla macchina non sua, avrebbe
perso lo stipendio di qualche mese.
Ciò nonostante si fece il suo bel giro
per Genova, con a bordo i due grossi
personaggi: i signori Darida e Prodi. La
berlina era sprovvista di bollo e assicurazione, ma con gli illustri ospiti si poteva
circolare lo stesso.
La giornata finì in bellezza perché
dopo la partenza di Cossiga una ventina
di persone, scelte dal direttore, furono
invitate a cena, e fra i presenti c’eravamo
anche noi. Durante la splendida serata,
per un attimo pensai alla nostra “topaia”
e quasi mi passò l’appetito, ma poi mi
dissi: goditi ancora oggi questa festa che
l’ ”obitorio” di via Gambini può aspettare.
Al ritorno il Capo riferì al presidente,
tutto contento per aver evitato problemi.
E la vita di via Gambini continuò: pulisci, spolvera, ramazza e cataloga.
Tutto senza voglia, anche perché
a primavera inoltrata notizie su una
sede museale non c’erano e io e Celo,
che non dipendevamo dal Comune,
ma dalla Regione, aspettavamo da sei
mesi la retribuzione. Già i soldi erano
Sabato, 6 novembre 2010
pochi, che poi arrivassero anche in
ritardo era il massimo dell’inefficienza
dei politici.
In città col cingolato
All’Ente Fiera di Trieste organizzammo
una mostra su richiesta dell’Esercito, che
voleva far conoscere alla cittadinanza il
suo modo di operare e far sentire alle persone la vicinanza delle Forze Armate. I
loro mezzi moderni facevano bella figura
vicino ai nostri “dinosauri”, tanto da far
capire quanta strada avesse fatto il progresso in termini di scienza e tecnica.
Ci fu un grande afflusso di pubblico e i
triestini capirono un po’ di più il grande
lavoro che le nostre Forze Armate svolgevano in tempo di pace per noi e in tempo
di guerra in altri Paesi.
In quegli anni il trasporto dei mezzi
d’epoca si svolgeva senza tanta burocrazia. L’allestimento era quasi pronto, mancava soltanto da parte nostra il piccolo
cingolato Ansaldo mod. 35. Nel giorno
prestabilito, per un errore burocratico e di
date, il pianale per il trasporto del cingolato non fu disponibile. Previa telefonata
alle Forze dell’ordine, il Capo ebbe il permesso di guidare il carro armato fino alla
Fiera.
Naturalmente non persi l’occasione
per sistemarmi nell’abitacolo, stando in
piedi e da mezza vita in su all’aperto, il
Capo invece tutto striminzito nel minimo
spazio al posto di guida con la visuale di
un piccolo rettangolo. Per i cittadini e i
negozianti di via Gambini fu uno spasso.
Lo strano e potente rumore fece affacciare alle finestre le persone, mentre qualcuno in strada gridava “finalmente xe
tornà i americani”.
Piano piano il mezzo cominciò a salire,
i cingoli sull’asfalto: “porca miseria che
striche che i lassa”, incrociò la via Conti,
poi via Piccardi e infine arrivò in via Rossetti e girando a destra andò verso la Fiera.
Durante il percorso un piccolo fumo nero
cominciò a salire dal tubo di scarico che
il Capo aveva provvisoriamente installato
per quel tratto di strada.
Immaginate per un momento di trovarvi su una strada, mentre andate a fare
la spesa o portate il cane a spasso e invece
della solita auto che non vi fa attraversare le zebre, vi trovate davanti un carro
armato anche se piccolo. Panico! Sembrava l’inizio delle tragiche giornate di
Praga!
In quel momento dall’alto della torretta,
immaginai un autista che non volesse
rispettare la destra. Quanto mi sarebbe
piaciuto incontrare lo st....zo che qualche
giorno prima, in un incrocio in cui avevo
la precedenza, sfrecciando con la sua
“carobera” spider aveva fatto inchiodare
la mia piccola auto...
A metà di via Rossetti il fumo nero
divenne sempre più denso. Io tutta felice
salutavo come fa il Papa (mancava solo la
benedizione) le persone che incredule ci
vedevano passare e dicevano: “ciò, ara che
xe tornà i tedeschi”. I cittadini non riuscivano a notare tutte le scritte stampate che
riportavano il tricolore e qualche persona
anziana, per un attimo, rivisse un periodo
molto triste.
Arrivati quasi a destinazione il fumo
divenne insopportabile e quando finalmente fummo davanti all’ingresso della
Fiera, sentii un urlo provenire dall’abitacolo: “salta fora che se no sciopemo!”.
Il salto che feci, e la corsa per allontanarmi insieme al Capo, furono degni del
Guinness dei Primati, non essendo noi
giovanissimi. Il mezzo continuò a fumare
e scoppiettare per una buona mezz’ora,
dopodiché fu trainato nel comprensorio
della Fiera.
Io e il Capo ci guardammo, eravamo
neri, ma neri! Però pensai: che giro, che
bella soddisfazione, che avventura...
Sabato, 6 novembre 2010
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
L’ex campo profughi di Padriciano, con alcuni mezzi militari, risistemato provvisoriamente
per girare il film di Marco Risi, “365 giorni all’alba”
In Lombardia
Un’altra mostra portata a termine con
successo fu in Lombardia, dove partecipammo con due carri armati e diversi
residui bellici. Ci fu una grande parata
in un campo predisposto per l’occasione
e mentre io e Celo custodivamo l’allestimento dei vari reperti militari, il Capo
partecipò guidando lui stesso i nostri
carri armati. C’erano ministri, ammiragli, generali e collezionisti provenienti da
tutta Italia e dall’estero. Fummo trattati
benissimo e al pranzo, trovammo seduti
alla nostra stessa tavola il re Michele di
Romania e signora.
Il re era persona di modi semplici e
democratici e conversò amabilmente con
tutti. Certamente non semplici furono
le portate che vennero servite, tanto da
metterci in difficoltà nel come mangiarle.
“Va vanti prima ti” mi disse Celo “cussì
vedo con qual dei sete pironi te cominci”
Caviale, Champagne, primi, secondi, terzi.
Pasticci, “pastroci”, pasticcini... non riuscivamo più ad alzarci da tavola.
E’ vero!! Ci siamo divertiti, abbiamo
conosciuto persone importanti, il nostro
livello di cultura è salito di molto, ma
se penso che al nostro posto avrebbero
dovuto esserci i nostri superiori (quello
era il loro compito) mi assale rabbia e tristezza. Loro erano gli invitati, loro dovevano moralmente perorare la causa del
museo, per poter dire anche per un solo
momento: ricordatevi di questo patrimonio e del sogno di Henriquez, e invece
c’eravamo solo noi.
Di concreto ci fu che questa partecipazione ci fruttò dalle Forze Armate notevoli
pezzi di ricambio, materiale di restauro,
forniture di pittura e olio per i nostri
mezzi.
A Padova
La mostra organizzata dalla Fiera di
Padova fu di gran lunga la più bella esperienza di quegli anni. Il Consorzio diede
il permesso perché non “cacciò” una lira,
tutte le spese furono a carico della Fiera
stessa. Furono ben 10 giorni entusiasmanti; per aiutare noi tre furono affiancate altre 5 persone, perché lo spazio da
allestire era di ben 4.000 metri quadri.
I mezzi pesanti erano dodici, tutti a
disposizione per noi, tra carri armati,
autoblindo, camion, ecc... Portammo un
buon numero di mitragliatrici pesanti
e leggere, fucili, armi bianche di tutti i
modelli, divise e buffetterie, oggettistica
e curiosità. Lavorammo tutti come pazzi
però con immensa soddisfazione. Mentre
il Capo cercava la giusta collocazione per
i mezzi, affiancato da Celo e altri due
ragazzi, io ebbi due aiutanti per la sistemazione delle bacheche.
L’ente Fiera ci aveva messo a disposizione il magazzino dei tessuti e grande fu
la mia gioia nel poter scegliere le stoffe
che più mi piacevano, farmele tagliare su
misura, passare poi dal magazzino della
pittura e scegliere i colori per dipingere
i vari spazi d’esposizione. Tutto era perfetto e pensando ad altre mostre, dove
dovevamo portarci materiale da casa,
supplicare per avere dei chiodi, puntine,
ecc., mi sentivo veramente in paradiso. Il
tutto poi mi veniva portato direttamente
dove stavamo lavorando, dopo aver fatto
la richiesta. Una vera pacchia.
Durante le pause facevamo il giro del
comprensorio e muniti di scontrini offerti
dalla Fiera, potevamo mangiare quello
che ci pareva. Come al solito ci demmo
dentro, anche perché il lavoro cominciava
alle sette del mattino e finiva alle sei di
sera e lo stomaco reclamava.
L’importanza delle mostre storiche di
mezzi militari è quella di far conoscere
il patrimonio della propria città in altri
luoghi, per promuovere incontri e possibilmente realizzare scambi di accessori e
pezzi di ricambio dei mezzi stessi. Il Capo
per queste cose era un asso, essendo anche
lui un collezionista conosceva una buona
rete di musei e privati, così da avviare proposte e scambi dei pezzi di ricambio che
potevano servire ai nostri mezzi pesanti.
Il Consorzio per statuto, aveva solo il
compito di custodire e preservare, però
volendo poteva deliberare delle permute,
in modo da poter acquisire altri mezzi
per potenziare la collezione. Sempre
per non “creare problemi” il tutto veniva
demandato al Capo, che tra le altre cose,
aveva degli ottimi rapporti con l’esercito.
Esercito che ci fu sempre vicino, e che in
cambio della nostra partecipazione alle
loro manifestazioni ci aiutò in vari modi.
Il Capo aveva buoni rapporti anche con
la Polizia di Stato, tanto da permetterci una
bellissima mostra in uno dei loro Comandi
a Trieste e farci avere il loro supporto nei
permessi per i trasporti dei mezzi per allestimenti vari.
vire ad un mai nato carcere minorile.
Il terreno era Demanio dello Stato e
il Comune né era l’affittuario e custode.
Quando il Comune dette l’ok, eravamo
felici e cominciammo subito i lavori di
pulizia sommaria.
Nel contempo si dette anche l’avvio del
trasloco dal campo di Trebiciano e dal
magazzino di via Gambini.
Per rendere agibile la palazzina con gli
impianti di acqua e luce, la costruzione
di una pensilina e tutti i trasporti, furono
spesi qualche centinaio di milioni e ancora
molto sarebbe stato da spendere.
In mezzo a tutto questo andirivieni, noi
tre cominciammo il nostro, si fa per dire,
lavoro. Ogni mattina partivo da via Flavia
dove abitavo e con la macchina raggiungevo Padriciano. Qualche volta portavo la
merenda per tutti, altre volte nella pausa
andavamo tutti e tre a fare un “rebechin”
in “osmiza”.
Dopo qualche settimana avevamo
fatto amicizia con i negozianti, e anche in
questo caso credo di aver imparato qualcosa. Ebbi l’ennesima conferma che tutto
il mondo è paese, le diatribe che da sempre
c’erano tra sloveni e italiani, come al solito
erano dovute in gran parte ai politici del
momento, che con il modo di fare, il continuo rimembrare fatti passati e lo strumentalizzare tutto ad ogni piè sospinto,
mettevano i cittadini uno contro l’altro. Gli
sloveni che conobbi a Padriciano, erano
persone semplici come me, e con un po’ di
educazione e tanto rispetto mi feci un bel
numero di amici.
C’era però anche un contenzioso con
gli ex proprietari locali espropriati a suo
tempo per uso pubblico, essendo cessato
il quale avrebbero avuto diritto ad essere
reintegrati nella proprietà. Per cui da prima
che noi arrivassimo un “Boss” della comunità locale aveva depositato dei mezzi nel
campo, e convinto di aver ragione cominciò una piccola guerra.
Il Capo gli fece capire che doveva andarsene, ma non ci fu verso e cominciarono le
“tragicomiche”. Sui grandi portoni d’entrata, chiusi con serrature, avevamo messo
per sicurezza anche delle catene con lucchetti, vista la strada non illuminata con
poco passaggio. Una mattina trovammo
le catene tagliate e il lucchetto sparito. Il
Capo prontamente ne comprò un altro e
lo rimise al suo posto. Non ci crederete,
ma questo andirivieni di catene e lucchetti
durò diverse settimane. Il boss locale
tagliava per entrare e il Capo rimetteva
tutto per lasciarlo fuori. Con tutti quei lucchetti credo che si sarebbe potuto chiudere
una gran parte dei cancelli di Trieste.
Un bel mattino, mentre io e Celo stavamo lavando l’ingresso della palazzina,
sentimmo un rumore assordante e ci fermammo per vedere cosa stesse succedendo: dal capannone dei mezzi, vedemmo
uscire il più grande dei carri armati. In un
rombo di tuono il Capo si diresse verso il
portone incriminato e lo sentimmo urlare:
il tuono q 9
“adesso me go proprio roto”, posizionò il
mezzo con il muso a 10 centimetri dalle
famigerate catene: “adesso voio proprio
veder come che quel vegnerà dentro”.
Dopo questi fatti arrivarono le forze
dell’ordine e il tutto si risolse e dopo un
certo periodo di discussioni, ragionamenti
e qualche bevuta, il Capo e il Boss divennero quasi amici e ridendo e scherzando si
divisero i lucchetti come due bambini con
le figurine.
Un incontro particolare
In un bel mattino di maggio alle ore 11,
il sole mi stava riscaldando mentre seduta
sui gradini della palazzina sbocconcellavo
un enorme panino pieno di mortadella,
cetrioli e formaggio carsolino (venticinque chili fa non avevo problemi di dieta).
Improvvisamente vidi arrivare dal viale
che portava alla palazzina, una persona
con l’andatura dinoccolata. Aveva in testa
un cappello alla texana, pantaloni larghi e
un poncho colorato. Mentre si avvicinava,
gridai verso Celo che tre metri più in la
si stava pulendo gli stivali ed era da poco
sprofondato in una buca piena di fango:
“ciama el Capo che sta arrivando un “Jenkins”. Mollando lo stivale Celo entrò nella
palazzina: “capo!!! vien zo che xe un “cowboy”.
Affacciandosi dalla finestra del secondo
piano, dove stava inchiodando una scansia
per libri, il Capo disse “volesi saver chi che
ga lassa verto el cancel che cussì pol vignir
dentro cani e porchi”. Il Capo: “ti, perché
te ga dito che devi girar l’aria”. Non ci sprecavamo in battute. Scese subito e tutti e tre
andammo incontro allo sconosciuto, che si
presentò immediatamente.
Con voce stentorea e un accento toscano
disse “buongiorno a voi, sono la sorella di
Diego!”. Celo mi sussurrò:“ciò, te sa che
me pareva un omo”. Per un attimo ci guardammo e capii che nessuno di noi conosceva un Diego, ma fu soltanto un attimo:
“aaah, lei....lei... è la sorella di Henriquez”
se ne uscì il Capo e in una splendida lingua
italiana (che gli costò due settimane di
presa per i fondelli), fece le dovute presentazioni.
“Ho sentito che siete i nipotini di Diego”
esternò la signora con un sorrisetto ironico. Questo mi fece capire come si parlava
di noi in città. Cominciammo a dialogare
stentatamente, non sapendo che cosa
questa signora in realtà volesse da noi, ma
dopo un po’ ci rendemmo conto che quella
era solo una semplice visita per conoscere
delle persone che tanto si davano da fare
per la collezione di suo fratello.
Come avesse avuto notizie a nostro
riguardo fu un mistero, anche perché lei
abitava da vent’anni in Toscana e precisamente al Lido di Camaiore. Il dialogo
cominciò a divenire scorrevole ed estremamente simpatico. Capimmo che era una
persona molto intelligente, anticonformi-
A Padriciano
Era da tempo che il Consorzio cercava
un sito museale, e finalmente un bel giorno
qualcosa si mosse. Le ricerche del nostro
Capo lo portarono a Padriciano dove un
terreno abbandonato da molti decenni
aveva ospitato l’ex Campo Profughi. Sembrava che l’idea fosse buona e così partirono i primi sopralluoghi.
Il terreno era vastissimo ed era situato
sulla strada che da Opicina portava a Basovizza. Il sito comprendeva una palazzina,
diversi stabili e un grande capannone.
All’interno della palazzina, a due piani
c’erano diverse stanze, grandi e piccole,
una sala che a suo tempo era stata uno
spaccio alimentare e un grande spazio che
da come si presentava doveva essere stato
usato come teatro e cinema. Gli altri stabili
erano più recenti e sarebbero dovuti ser-
Il grande cannone tedesco della Krupp forse predisposto per ogive nucleari
10 q il tuono
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
Sabato, 6 novembre 2010
tato in seguito imprenditore decise anche
per ragioni affettive di eseguire il difficile
restauro gratuitamente.
1989: fine dell’avventura
Il piccolo sommergibile italiano C.B. 22, ristrutturato a spese dell’ex comandante Paolo De Nicola
sta al massimo e con una cultura straordinaria.
Tra un discorso e l’altro, io tenevo
ancora in mano il mio bel panino non
finito, al ché la signora mi disse: “guarda
cara che tra un po’ arrivano i vermi”. Ci
mettemmo a ridere. “Sapete che ho una
gran fame! Vi avanza qualcosa?”.
Dal mio tascapane tirai fuori il mio
panino di riserva, presi una salvietta e
glielo porsi, mentre gli uomini corsero nella
palazzina a prendere bicchieri di carta e un
fiasco di vino. Dopo due ore, sistemata la
Diega ben satollata su una sedia decente,
eravamo ancora là a raccontarcela.
L’infanzia si sa è sempre protagonista
nella storia delle persone e da quello che
la signora de Henriquez ci raccontò di
suo fratello, capimmo il perché dei molti
risvolti che portarono a molte scelte sorprendenti e discusse del personaggio che
fu Diego.
Nel primo pomeriggio la signora ci
lasciò dicendoci: “era anche un fratello
buono, generoso e gentile; fate in modo
che la sua ossessione per il collezionismo,
la storia militare e tutta questa grande raccolta non vada dispersa.”
Nonostante tutto, lui ci credeva veramente e la città che ha avuto in dono tutto
questo patrimonio, sarebbe veramente criminale se non fosse in grado di salvaguardarlo.
Agosto 1988
Eravamo all’inizio di un agosto torrido,
e mentre i nostri concittadini pensavano
alle ferie, tre formiche più “fesse”, che
“indefesse” continuano il loro lavoro, che
era sempre lo stesso: pulisci, inchioda,
trasporta, lava… Tutto però senza entusiamo, anche perché le Amministrazioni
Pubbliche dopo le elezioni, sono in fase
di rinnovo degli organi elettivi e chiedere
qualcosa oltre il normale funzionamento
dei servizi al pubblico diventa un’impresa
ardua.
Nella più completa inattività il Consorzio vive i suoi ultimi mesi di vita, perché
gli enti che lo costituiscono hanno deciso
di scioglierlo a decorrere dal 1° gennaio
1989.
Nell’area di Padriciano non abbiamo
ancora ne luce ne acqua, pertanto l’acqua
presa dalla fontana del paese viene trasportata con le nostre taniche e per lavarci
e disinfettarci le mani usiamo l’alcool portato da casa.
Una parte del materiale pesante, come
il treno blindato e il cannone tedesco della
Krupp (a detta di certi esperti per la sua
potenza era già predisposto per ogive
nucleari epoca 1940-41), stavano arrugginendo in attesa di pensiline al coperto.
Vedere il tutto dispiace, anche perché
due mesi prima, nel comprensorio è stato
e amanti del collezionismo militare.
Intanto i giorni si susseguivano uno
dopo l’altro e l’erba matta continuava
a crescere, coprendo anche un pezzo di
rotaia che a suo tempo fu donata da un
ingegnere dell’Azienda Trasporti per sistemare la “dreischiene”, un piccolo mezzo
Sottomarino tascabile Molch tedesco (questi mezzi avevano qui base a Sistiana)
girato un film: “365 giorni all’alba” diretto
da Marco Risi e in quell’occasione la produzione spese 10 milioni di lire per dei
lavori, quali la bonifica di una vasta area
davanti la palazzina con più camion di
ghiaia per abbellire il tutto. Furono piantati degli alberi e sempre la produzione,
dipinse degli stabili adiacenti.
Si sa che l’erba “matta” cresce velocemente (in tutti i sensi) e ormai cominciava
ad invadere anche i luoghi bonificati. Cercammo di arginare come potevamo, ma
ci trovammo davanti a un lavoro che non
dipendeva dalla nostra volontà.
In quei giorni nefasti ci furono anche
delle soddisfazioni, vedemmo arrivare
delle persone: inglesi, tedeschi, francesi,
austriaci, e qualcuno anche dagli Stati
Uniti. Ci dissero di aver sentito di questa
grande collezione e chiedevano di poterla
visitare.
Noi non avevamo nessuna autorità per
farli entrare, visto che il comprensorio
non era agibile, ma ce ne fregammo altamente.
Capimmo subito che questo era il frutto
del nostro lavoro: mostre, manifestazioni,
inviti, avevano fatto il loro corso e di parola
in parola, ci avevano portato i primi turisti
da ricognizione molto raro.
Stavamo anche aspettando l’arrivo del
sottomarino tascabile che era in restauro.
Grazie alle sue conoscenze, il Capo a suo
tempo si era messo in contatto con l’ex
comandante del medesimo, che diven-
Venne gennaio e con l’inverno anche la
“bella notizia”: il museo non si sarebbe più
fatto a Padriciano!
Gli “illuminati” avevano deciso per
un’altra sede in centro città. Secondo
me non capirono che per una collezione
di quella portata serviva spazio, molto
spazio. Cimeli e mezzi pesanti messi tutti
in fila come statuine, fanno diventare tutto
statico e se per l’intenditore questo può
bastare così non è per il semplice turista,
che di solito è la parte preponderante dei
visitatori.
Le persone devono essere stimolate
e incuriosite a visitare un sito così particolare e a Padriciano questo si sarebbe
potuto realizzare visto il posto per ampi
parcheggi per auto e pullman, punti di
ristoro e servizi vari. Cosa più importante
il luogo avrebbe permesso di mettere i
mezzi in movimento per far vedere come
gira un cingolato, far muovere su rotaie un
treno blindato e far correre moto e sidecar.
E ancora: una parte di armi, divise,
oggetti quotidiani usati dai soldati, sistemati in diorami. Cioè presentati in situazioni e modi di vivere la vita militare, per
creare nel visitatore l’impressione che il
tutto fosse “vissuto in tempo reale”.
Queste mie opinioni non sono il frutto di
una mia precoce senilità e io non provengo
da Marte, ma bensì dall’aver visitato musei
di questo tipo all’estero. Certo che l’obiezione viene spontanea: e i soldi? Vero; ci
vogliono tanti soldi, ma penso che senza
sprecare centinaia di milioni per tanti spostamenti inutili da un sito all’altro, senza
decidere quale fosse quello definitivo,
forse si sarebbe potuto fare molto di più.
Noi tre ci salutammo nel nostro “obitorio” e con la cessione del Consorzio,
anche noi finimmo la nostra storia con
Henriquez. Brindammo a noi stessi, convinti che, anche se non avevamo vinto la
“guerra”, certamente avevamo fatto delle
ottime “battaglie”.
La solita tarma ci svolazzò davanti, ma
Celo rimase in silenzio.
Sono passati più di vent’anni dall’inizio della mia avventura ed oggi il museo
Henriquez c’è. Ma questa non è più la mia
storia!
Dedico questi ricordi ai miei amici: il
Capo che dopo tante frustrazioni, vessazioni ed invidie, oggi è il Presidente di
un Museo Militare della nostra regione e
Celo, che oggi non c’è più, e che un giorno
scherzando mi suggerì di scrivere questo
racconto.
Rimarranno sempre nel mio cuore.
Rita Chinesi
(Ringrazio Monica Furlan,
l’amica che decifrò i miei “scarabocchi”)
Aerofono francese (consentiva l’ascolto anticipato dell’arrivo dei bombardieri)
Sabato, 6 novembre 2010
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
il tuono q 11
LE EVIDENZE VISIVE DELLA SITUAZIONE ATTUALE IN VIA CUMANO
Galleria fotografica di pezzi rari
ancora abbandonati in deposito
All’esterno si stanno dissolvendo divorati dalla ruggine persino due treni blindati
Cannone d’assalto (Sturmgesschütz) e siluro tedeschi
Mitragliatrice antiaerea Ausf, 42 da mm. 37
Motocingolato (Kettenkraftrad) tedesco
Cacciacarri tedesco Malder 111
Trattore cingolato Daimler Benz
Cacciacarri tedesco Malder 111
12 q il tuono
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
Sabato, 6 novembre 2010
Autocarro USA
Autocarro Bianchi “Miles”
Autoblinda italiana AB 43
Obice Semovente
Autoblinda Humber inglese
Foto Cellula antiaerea
Trailer canadese
Cingoletta per trasporto materiali Renault francese
Sabato, 6 novembre 2010
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
il tuono q 13
Carrozza Obice Amsgtrong
Autocarro Fiat 18 BL IGM
Obice Armstrong - Pozzuoli completo del traino
Trattore d’artiglieria leggero italiano
Mitragliera contraerea a quattro canne (Flakvierling) mod. 38 tedesca
Cannone contraereo tedesco (Flak) mod. 30 mm 20 II G.M.
Pianale per il trasporto di carri armati tedesco
14 q il tuono
LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ
Sabato, 6 novembre 2010
Due littorine blindate Ansaldo-Fiat
Garitte in cemento armato e lamiera
Barriere anticarro in cemento armato
L’ingresso in via Cumano
Il pregevole libricino
di presentazione
delle collezioni curato
dai Civici Musei
con il sostegno
del Rotary Club Trieste
nel 1998 e ristampato
ottimisticamente nel 2000.
Ma la realtà concreta
è ancora ben altra.
Sabato, 6 novembre 2010
DIMENSIONI DELLO SPIRITO
il tuono q 15
Le feste del solstizio d’inverno
tra sacralità antiche e consumismo
Anche a Trieste le feste di fine anno
che si avvicinano saranno vissute in un
clima più dimesso che in passato, per
la crisi economica generale che impoverisce sempre più persone e famiglie.
Ma va ricordato che le origini ed i veri
significati di queste feste, come di quelle di primavera ed altre della tradizione, sono spirituali e non commerciali.
Le tradizioni europee e mediterranee
hanno identificato come termini rituali
d’inizio e fine dell’anno due momenti
diversi dei cicli astronomici e stagionali: l’equinozio di primavera che segna la
rinascita della vegetazione, ed il solstizio d’inverno che dà inizio alla rinascita
del ciclo solare.
Il capodanno primaverile della natura, celebrato con rituali propiziatori e
di ringraziamento per la fertilità rinnovata, è rimasto legato agli usi agricoli,
mentre quello invernale, astronomico,
ha assunto valore simbolico di soglia
tra i mondi fisici e spirituali della luce e
dell’ombra, espresso da riti che ne celebrano l’apertura e chiusura.
Giorni e riti di queste ricorrenze antichissime hanno seguito la differenziazione anche geografica delle culture,
ma attraverso i loro contatti si sono
spesso sovrapposte. Ed è così che nel
calendario festivo di tradizione cristiana i rituali del solstizio d’inverno sono
disseminati fra i primi di novembre e
gennaio, con estensioni sino a febbraio,
sotto forma di un ciclo che ne celebra i
diversi aspetti simbolici.
pea si usa inoltre tracciare ogni anno
sugli ingressi degli edifici le iniziali
protettive C.M.B. dei nomi attribuiti ai
re (Caspar, Melchior, Bathazar) e della
formula Christus Mansionem Benedicat (Cristo benedica la casa) accompagnati da croci.
Un ultimo riflesso delle feste del
solstizio d’inverno si ha tra febbraio e
marzo – prima dell’inizio del ciclo primaverile nella Pasqua cristiana – in alcune forme antiche del carnevale, festa
che sovrappone una quantità di tradizioni diverse, dove possiamo ritrovare
la mascherata degli spiriti della natura
associata al un tempo di sospensione o
inversione delle regole sociali, che interpretava anch’esso l’irruzione solstiziale dell’oltremondo (presente anche
in alcuni antichi riti misterici).
La natività cristiana in un’incisione
cinquecentesca
zione mitteleuropea li rappresenta nelle figure di San Nicola e di un diavolo
che lo accompagna in questa missione,
spesso compensata da una questua di
significato espiatorio. In alcuni luoghi
l’uso si intreccia con quelli antichissimi
della mascherata di spiriti della natura
vestiti con pelli, fieno, corna, fronde,
campanacci, che possiamo trovare anche in altri momenti del ciclo solstiziale.
Il 25 dicembre il Natale cristiano celebra invece la rinascita simbolica della
luce divina nel mondo a beneficio e riscatto universale, anzitutto degli umiIl ciclo festivo tradizionale
li e dei perseguitati, ed era occasione
Questo nostro ciclo tradizionale simbolica di piccoli doni ai bambini.
inizia a novembre con le feste di tut- Francesco d’Assisi, mistico della semti i santi e dei morti, che simbolizza- plicità e della creazione, ne ideò la rapno su traccia precristiana il momento presentazione col presepe, e la tradiziodell’apertura della soglia con l’oltre- ne mitteleuropea vi ha aggiunto l’abete,
mondo, in una comunicazione diretta simbolo precristiano di forza vitale percelebrata con riti di onoranza e comme- ché d’inverno conserva le foglie verdi.
Queste tre feste esauriscono gli
morazione che includono doni di fiori
aspetti
sacrali del solstizio lasciando al
od altro (inclusi cibi tradizionali come a
capodanno
calendariale del 31 dicemTrieste le “fave”) alle anime trapassate,
bre
un
carattere
di festa profana e gaue l’accensione di lumini come vincolo
dente, cui la tradizione mitteleuropea
col mondo della luce.
Segue il 6 dicembre la celebrazio- assegna tuttavìa il simbolo vitale del
ne di due entità spirituali minori, una vischio d’abete, che d’inverno oltre a
del bene e l’altra del male, che escono mantenersi anch’esso verde mostra le
dall’oltremondo per ammonire sui me- piccole bacche chiare.
Il ciclo tradizionale si conclude il
riti e le colpe dell’anno, distribuendo
6
gennaio
con l’Epifanìa cristiana, che
anche piccoli premi o castighi. La tradisimbolizza il riconoscimento da parte dei depositari
delle scienze, i tre
re Maghi (màgoi)
venuti dall’Oriente guidati da una
stella
(simbolo
delle armonìe cosmiche), della manifestazione
terrena (epiphanéia)
dell’Amore (charitas) divino come
legge universale.
La ricorrenza è
spesso accompagnata dalla questua di buon auspicio dei bambini
che impersonano i
tre re.
Sempre nella traSan Nicola ed il Krampus visitano una famiglia
(illustrazione popolare di fine Ottocento)
dizione mitteleuro-
Le banalizzazioni consumiste
moderne
Le celebrazioni tradizionali del solstizio d’inverno, come altre del ciclo
annuale, sono un patrimonio culturale
e spirituale prezioso perché rinnovano anche in chiave simbolica cristiana
la percezione del sacro, antica come
l’umanità, nella scansione dei cicli naturali. Cioè una sensibilità essenziale
profonda la cui attenuazione ha conseguenze devastanti sia per la nostra
vita interiore che per i nostri comportamenti verso l’ambiente naturale e gli
altri viventi.
Le banalizzazioni consumiste di queste ricorrenze non sono quindi semplici
divertimenti giocosi, bonari ed innocui,
perché soffocano quei significati e valori in un vortice di stimoli materiali
sterili ed agganciati a pseudotradizioni
commerciali, trasmettendone gli antivalori anche ai bambini.
La pseudotradizione più distruttiva
è quella di Babbo Natale-Santa Claus,
invenzione commerciale che sta soffocando le atmosfere ed i significati
spirituali del Natale cristiano con una
mascherata consumista sempre più
esasperata e grottesca.
Si tratta di una figura recente, generata negli Stati Uniti dalla sovrapposizione del San Nicola e dell’albero di
natale degli immigranti mitteleuropei
col Ded Morož (Nonno o babbo Gelo,
uno spirito invernale) degli immigrati
russi, con le tradizioni anglosassoni e
nordeuropee su gnomi e folletti e con le
logiche commerciali del profitto.
Ne è sorto una specie di culto infantile neopagano del consumo di regali,
che dopo la seconda guerra mondiale si
è diffuso con i fumetti di Walt Disney e
le pubblicità della Coca Cola in tutto il
mondo, tranne che nei Paesi comunisti
dell’Europa orientale dove si adottarono versioni parallele del Nonno Gelo
russo per sostituire il Natale cristiano
e traferirne al capodanno festa e doni.
La sua fine con quei regimi non ha
inoltre segnato il ritorno del Natale, ma
la vittoria globale del concorrente americano in un’orgia natalizia crescente di
sprechi. La diffusione globale di questo
Natale consumistico confligge inoltre
con le tradizioni non cristiane, in particolare islamiche, ebraiche e buddiste.
Molto più problematica di quanto
sembri è anche la recente diffusione
consumista pseudotradizionale di Halloween, che dal Nordamerica ha bana-
lizzato ed esteso in tutto il mondo tradizioni già celtiche del culto solstiziale
degli spiriti e dei morti. Riducendole
a mascherata orrorifica di bambini ed
adulti, che sotto specie di divertimento
pittoresco diffonde un messaggio sostanziale di indifferenza al male (che
si innesta sul filone suggestivo permanente degli spettacoli di orrore e violenza accessibili anche ai bambini).
Banalizzazione tipicamente italiana
– venne diffusa come tale dal regime
fascista – è invece quella che sovrappone ai significati dell’Epifanìa cristiana, distorcendone il nome, la figura
della “Befana” dispensatrice di doni.
Il personaggio è stato ricavato da una
versione appenninica di uno spirito invernale femminile di tradizione celta
e germanica (Holda-Berchta) e slava
(Zima-staruha), raffigurandola secondo l’iconografia popolare delle streghe
e facendone una nuova pseudotradizione commerciale.
Il simbolismo mitteleuropeo dei Re Maghi
(Magi) in un’incisione slovena del Seicento
Alle tradizioni europee del capodanno è stata invece sovrapposta una versione consumista profana ed esasperata dell’antico uso rituale cinese di petardi e fuochi d’artificio per far fuggire i
démoni dell’anno passato.
Mentre il carnevale tradizionale,
spontaneo, popolano e legato ad usi
locali antichi, è stato sempre più commercializzato ed appiattito culturalmente su modelli globali sostanzialmente consumistici, di ostentazione
banale e satira politica.
Il tutto conferma l’opportunità di
fermarsi a riflettere su queste trappole
consumiste per capire se davvero sia il
caso di continuare a subirle. O piuttosto
di ritornare all’essenza ed alle atmosfere delle nostre sobrie feste d’inverno
tradizionali, siano cristiane od altre.
Molti di noi ne conservano ricordi
indelebili, ed anche la più profana e
chiassosa, come il capodanno, può assumere profondità nuove, ad esempio,
nella semplice tranquillità notturna dei
boschi, dei prati e delle acque, o di un
qualsiasi altro frammento di mondo
sotto l’immensità notturna del cielo
stellato.
(p.g.p)
16 q il tuono
CULTURA
Sabato, 6 novembre 2010
Fra resti romani, villaggio tradizionale e ville dominicali dal Quattrocento agli inizi del Novecento
Guida alla storia di Barcola
Un sito importante della Costiera triestina, da rivalutare con iniziative ragionevoli e sostenibili
Il nuovo insediamento
medievale
Chi percorre oggi la riviera balneare barcolana stenta a
percepire che si tratta di un villaggio importante già altomedievale della Costiera triestina,
con resti romani , architetture
tradizionali, chiesa antica e ville
dominicali e residenziali datate
dal Quattrocento agli inizi del
Novecento.
La chiesa di Barcola, dedicata a S.
Bartolomeo-Sv. Jernej, si trova menzionata nel 1338 quale cappella negli
Statuti capitolari tergestini.
Si tratta di una dedicazione che compare diffusa dal 9° secolo ed in area
franca e più generalmente germanica
tra la fine del 10° l’inizio del’11°, rafforzando qui l’ipotesi dell’origine del
Il nome
villaggio attuale ad uno dei nuclei presidiari militari antico-sloveni d’epoca
Il toponimo è attestato in fonti terbizantina, longobarda e poi franca, qui
gestine del 1391 come Barchola, 1429
addetto al controllo del percorso della
Barcula, 1476 Barguli; la forma slovestrada romana e dell’approdo, e favona Barkovlje è un plurale d’abitanti.
rito dalle risorse di terreni coltivabili,
La pretesa riconduzione ad un ‘Valacqua dolce e pesca.
licula’ (vallecola) romano non ha alIl luogo era comunque lontano ed
cun fondamento epigrafico ed apparisolato dalla Trieste medievale, i cui
tiene alle fantasìe della toponomastica
documenti ne recano menzioni piutpolitica moderna.
“S. Bartolomeo” (Barcola) nel 1841 - disegno di G. Rieger, litografia Linassi e C.
tosto tarde, tra il 14º secolo – inclusa
L’origine più verosimile del nome si
la prima attestazione della chiesa – ed il
ricollega alla dedicazione già medievale
15º, quando la proprietà fondiaria, per lo
Scavi del 1881-1890 misero in luce resti di strutture
della chiesa, per cui sino al 18º secolo Barcola si trova
più
a
vigneti
ed
olivi, risulta in buona parte passata a
residenziali: la villa detta ‘del palestrita’ dal rinvenimenmenzionata anche come S. Bortolo, ovvero Bartolomeo,
to d’una statua di atleta, con ampio giardino circondato famiglie del patriziato triestino, che vi costruirono case
santo che nella toponomastica ed onomastica slovena
da un porticato su cui si aprivano vani con pavimenti dominicali, ed per dote di monache al convento delle beviene indicato anche nelle forme Bartol , Bartel (il temusivi del 1º secolo d.C.; la ‘villa del peristilio’, costruita nedettine di S. Cipriano o della Cella, in Trieste, che nel
desco Barthel) e da questo anche, con la variante b-p,
su edificio più antico, con mosaici della seconda metà 1367 ricevono da tale Terpin di Vipacco un terreno nella
Parkelj, Perkelj.
del 1º secolo ed ambienti termali; la ‘villa dell’esedra’, zona sovrastante di Boved-Bovedo – dove il Capitolo di
Tra i toponimi analoghi e comparabili più vicini trocon loggiato aperto sul mare e banchina d’approdo; uno S. Giusto risulta aver avuto proprietà già nel 1204 – ed a
viamo Barkola, frazione di Dornberk nella valle della
stabilimento termale del 2º secolo. Sotto l’attuale lungo- Barcola vigne nel 1371 più altri fondi nel 1476.
Vipava-Vipacco; Barke, frazione di Tolmin in quella delTra le famiglie patrizie di Trieste ebbero possessi a
mare si rinvennero resti una sponda antica in muratura,
la Soca-Isonzo; Barka, località dei colli Brkini; Birkula o
Barcola
i Marenzi, i Burlo, i Francol, i de Calò, gli Argene dietro le ville di massicciata stradale. Altri edifici roBirhula, quota collinare poco ad Est di Vojscica sul Carso
to,
i
Giuliani,
e più tardi i Leo, Bajardi, Blagozic, Conti,
mani con mosaici vennero in luce con la costruzione nel
di Komen.
1949 di un grande edificio del Governo Militare Alleato, Lewi, Kupferschein, Obermayer, Prandi ed altri.
Se ne riscontrano comunque di simili in una vastisDella villa dei Burlo (via Illersberg 7/1) sembra fosse
il cosiddetto `albergo americano’, e si conservano visibisima area europea d’influsso antico-germanico e slavo
li in sito, mentre altri reperti si trovano presso i Musei ospite abituale, quand’era vescovo di Trieste, Enea Silvio
(Bargen, Berka, Birgel, ecc.) e sino al Friuli (Barcis,
Piccolomini (1405-1464), papa Pio II; la parte dell’edificivici di Trieste.
Barco). Per alcuni di questi siti sono state proposte ricio tuttora conservata ha caratteristiche rinascimentali,
conduzioni a ‘barca’, ‘barga’ e simili.
reca una lapide del 1522 con il loro stemma e la dedica
Gli insediamenti d’epoca per lo meno franca, come in
‘Amicorum hospitium’.
questo caso, suggerirebbero anche di considerare l’istituLa casa dominicale dei Giuliani (via Nicolodi 11) ha
to del bargild (bergild, biergeld, birgeld), regime franco,
accanto una torre rotonda a due piani, il cui ingresso
e tedesco medievale di proprietà libera di fondi soggetti
reca un piccolo stemma di dubbia attinenza, con la data
ad imposte, ed il fatto che la fascia costiera ulteriore, da
del 1719 e l’iscrizione ZF:L:D:M:C:X.; potrebbe trattarsi
Grignano verso Sistiana, che veniva coltivata in buona
dell’ adattamento rustico (sino al 1939 aveva addossaparte da coloni di proprietari tergestini, recava il nome
to un corpo minore, trapezoidale) di una struttura meladino medievale di Grondolera, Grondelera, Grundedievale o del periodo delle incursioni turche (15º-16º
lera, assai prossimo al coevo grundhold, che designava
secolo) cui sembra perciò riferirsi il microtoponimo di
appunto il contadino non libero, colono. Barcola e GronTabor.
dolera potrebbero quindi aver designato due differenti
Ai Prandi appartennero pure i diritti sul porticciolo,
regimi fondiari già altomedievali della fascia costiera
venduti al Comune di Trieste appena nel 1872. La loro
pertinente a Trieste.
villa, piuttosto tarda, fu acquistata nel 1914 dalla fondazione Rittmeyer per i ciechi bisognosi.
Tra i diritti sul mare vi erano quelli alla pesca del tonLa posizione geografica
no, che si faceva da postazioni fisse di terra con barche
speciali e reti da circuizione con la tratta a riva, cui parBarcola è sorta in un’ansa estrema dell’arco collinatecipava buona parte della popolazione.
re arenaceo in cui giace Trieste, là dove esso si restringe
La festa patronale si teneva il 24 di agosto con processotto il ciglio calcareo dell’altipiano sovrastante dando
sione, balli, giochi, chioschi e grande afflusso di paesani
inizio alla costiera carsica.
e cittadini. Nel 1790 vi prese parte anche Ferdinando IV
I luoghi furono attraversati da una diramazione prinre delle Due Sicilie, di passaggio diretto a Vienna, che si
cipale della via romana da Aquileja, che dal valico di
divertì a ballare, pescare e distribuì regalìe ai presenti.
Contovello scendeva a Tergeste su tracciato forse almeno
in parte protostorico; sino a metà ‘800 i collegamenti di
Barcola con Trieste si svolsero via terra su quel medesiFortificazioni dal Seicento all’Ottocento
mo tracciato, risalendo e ridiscendendo il colle di Greta,
dove si trovava una dogana, o via mare. Villaggio e porNel ‘600 Barcola ebbe anche una prima batteria di diticciolo erano inoltre collegati a Contovello da un altro
fesa costiera, esistente ancora nel ‘700 ed abbandonata
percorso antico (l’attuale Salita di Contovello), mentre
nel 1841 per una nuova postazione più elevata, detta Batun altro la collegava al porticciolo di Cedas, e di lì ragteria di S. Bortolo, della quale esiste ancora una casamatgiungeva Grignano e la chiesetta antica di S. Canziano
ta. Il 23 maggio 1848 la flotta sardo-napoletana rinforzasul promontorio dell’attuale Miramàr.
ta da navi veneziane tentò uno sbarco notturno a Barcola,
La conca di Barcola era percorsa da alcuni ruscelli e mentre la batteria Lengo, tra Greta e Roiano, apriva il
Costumi tradizionali barcolani - acquerello di Saša šantel
ora in buona parte degradati e coperti - che ebbero anche
fuoco questa tacque, sembra per non farsi individuare,
mulini.
mentre le forze nemiche venivano attaccate e respinte
Dalla protostoria alla tarda antichità
Il sito riparato di Barcola ebbe probabilmente già insediamenti protostorici, ed in epoca romana vi sorsero
ville, strutture viarie e d’approdo.
Le monete rinvenute indicano una frequentazione dei
luoghi sino all’inizio del 5º secolo, quando gli insediamenti extraurbani non difendibili dalle incursioni dei
popoli in migrazione vennero abbandonati e ci si limitò
a continuarvi per quanto possibile le coltivazioni, mentre i vecchi edifici servirono da cava di materiali per la
città e gli insediamenti successivi.
sulla battigia dai Barcolani capitanati dal curato Jernej
Rebec e dalla guardia di finanza Hribar. I difensori barcolani ricevettero in Trieste solenni encomi ed onorificenze,
e gli artiglieri inattivi motteggi ingloriosi.
Nel 1854 poco sopra la postazione venne costruito
il Forte Kressich, che copriva il mare e la costa con una
quarantina di cannoni di vario calibro. Irraggiungibile
dall’alzo limitato delle artiglierie navali dell’epoca, era munito di fossato, galleria di controscarpa, vasti sotterranei
collegati anche con la batteria di S.Bortolo, ponte levatoio
e porte plurime, con un bel bassorilievo dell’aquila bicipite
ad ali spiegate. La guarnigione poteva raggiungere i 1000
uomini, inclusi i fucilieri per la difesa ravvicinata ed il forte era coperto a sua volta da batterie sovrastanti. Rimase
in funzione per una trentina d’anni, e Barcola ebbe anche
una caserma dell’imperial-regia Marina da guerra austroungarica.
Il cimitero antico – che meriterebbe ricognizione archeologica – sorgeva attorno alla chiesa,
e fu sostituito nel 1838 dall’attuale più lontano
dall’abitato originario, che ospita tombe storiche
di alcune delle note famiglie triestine già menzionate, nonché dei marinai della fregata francese
Danae, fatta saltare nel 1812 mentre era all’ancora nel porto di Trieste tra il molo S. Carlo (ora
Audace) e l’attuale diga; a fine ‘800 se ne vedeva
il tumulo ancora sormontato da una croce ricavata nel legno della nave.
Seguirono anche depositi di vini e l’Acetificio Triestino, la fabbrica di colori Zankl e la produzione del famoso
`vino di china’ medicinale di Jacopo Serravallo, moderatamente alcoolico, di cui si fece gran commercio anche in
Paesi islamici dove il bere alcool, altrimenti proibito, trovava eccezione nell’uso terapeutico. Seguirono altre industrie come la Safim (scatolami, recipienti ed etichette)
e la carrozzeria Tlustos (dal 1924), botteghe e laboratori
artigiani d’ogni genere dando complessivamente occupazione ad oltre un migliaio di persone.
Lo sviluppo ottocentesco
La prima scuola del villaggio, con insegnamento in sloveno, venne aperta dalla parrocchia
nel 1800 e divenne scuola pubblica nel 1804.
Dopo l’apertura nel 1815 di una prima strada
comunale da Trieste a Barcola, nel 1857 ne venne
sistemata con il contributo dell’Arciduca Massimiliano
d’Absburgo la prosecuzione sino Miramàr, che divenne
il fulcro dello sviluppo residenziale e balneare della zona
dagli ultimi decenni del secolo. Nel medesimo anno entrò
in esercizio la Südbahn, la Ferrovia Meridionale TriesteVienna, con un imponente viadotto panoramico sopra
Barcola.
Nel 1875 il villaggio venne collegato a Trieste con servizio di diligenza, sostituito dal 1883 da una tramvìa a
cavalli elettrificata nel 1900, che con il suo servizio di
motrici e rimorchi estivi aperti popolarizzò i bagni sulla
riviera barcolana.
Nel 1886 sorse il nucleo del primo stabilimento da bagno, l’ Excelsior, che fu poi ampliato dall’architetto Tureck con albergo, pista da pattinaggio, sedi delle società canottiere Saturnia e Nettuno, e divenne ritrovo alla
moda assieme ad un secondo stabilimento, il Gandoni.
In quegli stessi anni prese slancio anche la vita culturale dei Barcolani, che a partire dall’apertura nel 1868 della
Kmečka čitalnica (sala di lettura agricola), diede vita ad
una quantità di organizzazioni e nel 1897 ad un Narodni
dom (Casa nazionale).
Sul lungomare sorgevano intanto nuove ville residenziali, sviluppando un nuovo abitato eclettico accanto
all’antico tradizionale. Erano per lo più di stile storico,
come il palazzetto neogotico dei Windischgrätz a lato
del porticciolo (1890), la venezianeggiante villa Mreule
(1896, viale Miramare 261), il castelletto dei Nugent (v.
di Moncolano 10), discendenti del celebre condottiero
imperiale che aveva liberato Trieste dai napoleonici, e
la villa Jakic (1896, viale Miramare n. 229) ispirata alle
architetture tradizionali russe di cui propone anche le
caratteristiche cupole. Ne era proprietario Anton Jakic,
propugnatore della causa e dell’unità dei popoli slavi, che
pubblicava anche un periodico nato in lingua italiana a
Pola nel 1888 col titolo “Il Diritto Croato” e continuato
dal 1895 a Trieste come `Il pensiero slavo’, che nel 1899
ebbe l’edizione francese ‘La pensée slave’ e nel 1903 quella serbo-croata ‘Slavenska misao’.
A Barcola e lungo la sua riviera erano già attive, oltre
alla pesca ed all’agricoltura tradizionali, anche piccole
cave ed uno squero (1863-1895), cui le nuove comunicazioni e la maggior frequentazione aggiunsero delle attività industriali, molte delle quali tuttora attive anche in
sedi diverse.
Nel 1875 sorsero quelle conserviere del pesce (sardine,
anguille): la Klink & Lanner, poi la Semler & Gerhardt.
Nel 1884 venne aperta la prima distilleria a vapore della
Camis & Stock (nota poi nel mondo col marchio Stock),
cui seguirono la nota fabbrica di liquori Baker, e più tardi
la fabbrica d’essenze Janovšek, fondata a Praga nel 1883.
I Peric aprirono una corderia, la Zibell & Co. ed una fabbrica di vaselina, sorsero il saponificio Pollack e la fabbrica di ghiaccio artificiale E. Ritter de Zahóny.
il tuono q 17
CULTURA
Sabato, 6 novembre 2010
Tra i cognomi barcolani di più antica segnalazione e
diffusione troviamo, con alcune varianti di trascrizione:
Brecelj, Brus, Franik, Krekic, Kocijancic, Gustin, Martelanc, Matjasic, Miklavz, Mozetic, Peric, Pertot, Pipan,
Scheiner, Siviz, Snidercic, Starc,Tavcar, Vodopivec, Zok.
Il Novecento
Del 1908 è la prima organizzazione canottiera, slovena, di Barcola, da cui sorse poi la società Sirena, e di pochi
anni successive sono le prime istituzioni bancarie popolari slovene del tipo Reiffeisen costituite tra pescatori ed
agricoltori della costa.
La frequentazione cittadina dei luoghi in tram, a cavallo ed in carrozza divenne tale che nel 1913, alla vigilia
dello scoppio della prima guerra mondiale, Barcola annoverava una dozzina tra trattorie e caffè-ristoranti. Si
progettò anche la costruzione sopra forte Kressich di un
grande faro per Trieste, servita ancora soltanto da quello
portuale della Lanterna settecentesca.
Le ristrettezze ed i lutti della guerra e la prossimità del
fronte paralizzarono buona parte della vita mondana ed
economica di Barcola, e dal 1915 al 1917 Forte Kressich
venne riattivato come deposito militare. Nell’aprile del
1917 anche Barcola subì un bombardamento aereo italiano.
Dopo la guerra già nel 1921 le squadre fasciste devastarono anche le associazioni slovene di Barcola tentando
di bruciare tutti i libri in sloveno e tedesco, sinché vennero messi in fuga dalla popolazione; ritornati in forze,
distrussero ed incendiarono il Narodni dom locale impedendo anche l’intervento dei pompieri. In pochi anni le
associazioni slovene (quelle sportive escluse persino dalle
regate) vennero soppresse e così la scuola, in un crescendo di violenze che costrinsero all’emigrazione ben 89 barcolani, ma resero anche intense e precoci le attività di
resistenza.
Nel 1927 il grande faro progettato dall’Austria su forte
Kressich venne realizzato dal regime per celebrare gli esiti della guerra 1914-18, col nome di Faro della Vittoria, in
bella pietra calcare d’Istria e con simboli dell’epoca. Culmina con una Vittoria alata in rame sbalzato ed acciaio
alta 7,5 m, opera di G. Mayer realizzata dalle officine della
fonderia di Giacomo Srebot, con un sistema di tiranteria
interna, per reggere la pressione della bora (sino a 300
kg per mq), che va revisionato ogni 50 anni. Nel 1977, non
esistendo ormai più l’officina produttrice, l’operaio specializzato si presentò egualmente al faro con puntualità
e scrupolo professionali d’espoca austro-ungarica, della
quale rimane visibile nei superstiti sotterranei di Forte
Kressich l’aquila bicipite originaria, purtroppo danneggiata da vandali politici.
Con la costruzione della nuova strada costiera (192128) venne aperto un primo bagno popolare sul lungomare, al Cedas, il cui successo suggerì ampliamenti e
l’ulteriore costruzione, sulle poste della pesca al tonno,
di analoghi bagni a piattaforma semicircolare, i cosidetti
`Topolini’, che trasformarono la riviera barcolana sino a
Miramàr in un enorme spazio balneare pubblico gratuito.
Su iniziativa del parroco, mons. Luigi Salvadori, negli
anni 1931-35 la chiesa venne rifatta ed ampliata utilizzando per la facciata un bel rosone trecentesco già appartenuto alla chiesa di S. Pietro a Trieste (sita in piazza Grande e demolita nel 1870); il baldacchino processionale é
dono dell’Arciduca Massimiliano d’Absburgo.
Durante la seconda guerra mondiale le coraggiose attività di resistenza dei Barcolani costarono loro ben 50
incarcerati, 22 internati e 17 caduti.
Il dopoguerra attenuò gradualmente le ferite politiche,
ma ne ha inferte di territoriali e paesaggistiche. Nel 1950
venne eretto davanti al porticciolo il mastodontico `albergo americano’ per il personale alleato, cui seguirono
decenni di edilizia speculativa che con nuove ville e condominî – assieme all’enorme incremento del traffico automobilistico ed all’affollamento di barche che
da diporto – ha intaccato l’immagine originaria
del villaggio antico e del luogo di villeggiatura
fin-de-siécle.
Il gradevole vecchio tram dei bagni (linea n.
6) che con le sue vetture estive aperte aveva rallegrato generazioni di triestini é stato - in controtendenza a tutte le altre città europee - sostituito con autobus.
Negli anni ‘60 un tratto di costa al di là del
porticciolo è stato allargato con un terrapieno
creandovi un bosco artificiale di Pino domestico
(Pinus pinea). L’opera, che si progetta di estendere, ha modificato l’aspetto dei luoghi togliendo per un tratto la vista diretta del mare, ma ha
ampliato la fascia balneare rendendola più confortevole ed allontandola dal rumore e dalla pericolosità della strada.
A breve distanza da Barcola, verso Trieste,
venne purtroppo creato negli anni ‘80, e popolato di strutture ricreative, un secondo terrapieno, realizzato come discarica pubblica anche di materiali inquinanti
(pure dall’inceneritore comunale) che ora richiedono una
lunga e costosa bonifica.
La passeggiata lungomare è stata rifatta in anni recenti con intervento che ad alcuni pregi associano svantaggi
per errori nella posizione non alternata delle file di nuove
alberature e nell’avanzamento verso riva dei lampioni,
che riduce sensibilmente la suggestiva vista notturna sul
mare e la città.
Dalla Società Velica di Barcola e Grignano è partita e si
è sviluppata negli anni l’iniziativa della regata perciò detta Barcolana, che ha ormai assunto rilievo internazionale.
Prospettive
Si sono visti in questi anni molte altre proposte velleitari attorno alla riviera barcolana, incluse urbanizzazioni balneari sconsiderate, teleferiche col Carso e simili,
nell’ipotesi di uno sviluppo turistico ovviamente irrealistico. Il sito è infatti di mera fruizione locale e di utilità sociale e salutistica proprio per la libertà e gratuità dei bagni,
che andrebbe integrata soltanto nei servizipiù modesti e
generalmente utili.
Ulteriori progetti, purché ragionevoli e rispettosi
dell’ambiente naturale ed umano (compreso il ripristino
dello storico tram) potrebbero comunque restituire a Barcola ed ai suoi bagni maggiore tranquillità e gradevolezza.
© estratto da: P.G. Parovel, A Tasso-Jasbitz, Guida storico-geografica e naturalistica ai dintorni di Trieste, in edizione.
Reclame di inizio Novecento per i Paesi arabi della China
Ferrugginosa Serravallo prodotta nello stabilimento di Barcola
18 q il tuono
CULTURA
Usanze e transumanze/6
Prendiamoci un caffè
Sabato, 6 novembre 2010
I primi appuntamenti della rubrica Usanze e
transumanze sono stati pubblicati sul numero 19
del 2 ottobre, sul numero 21 del 16 ottobre, sul numero
22 del 23 ottobre e sul numero 23 del 30 ottobre
che si ripete; infine si mastica e
in realtà un centinaio
i pensieri appena abbozzati ridi specie, comunque
tornano al vaglio della coscienza
utilizzate e ovunque
ruminante.
chiamate caffè.
Ad Istanbul c’è un luogo adatAl pari di un rituato per rimuginare le proprie opile orfano di una vera
nioni sul vicino Oriente Islamifede e un mito privo
co e l’Occidente.
di un dio conclamaUn viale, fiancheggiato da
to ha varcato, in maniera quasi imtombe e lapidi, porta dalla piazpercettibile (non vi sono date certe),
za della moschea di Eyüp in
frontiere nazionali e naturali, ha evicima all’omonima collina. Sulla
tato interdetti alimentari, si è tenuto
sommità, il piccolo caffè “Pierre
fuori da imposizioni dogmatiche, si è
Loti Kahvesi”. Che il locale sia
adattato a molteplici interpretazioni
stato frequentato dallo scrittore
e, senza sollevare risentimenti o parfrancese, appassionato orientatigianerie, si è silenziosamente imlista, ragguaglio alquanto traposto nelle abitudini giornaliere del
scurabile, non è sicuro. La cosa
pianeta; ognuno ha il proprio modo
indubbia è la spettacolare visiodi amarlo, prepararlo, correggerlo e
ne d’assieme godibile dalla tergustarlo; in tempi non lontani la “lirazza. Tre centri abitati separaturgia” iniziava addirittura dal “bruti da altrettanti bracci di mare,
stolin” una sorta di padellino per
divisioni topografiche dell’unità
effettuare, artigianalmente, la tostastorica: Stambul, Pera e Scutatura sul fornello di casa.
ri, ossia l’antica Costantinopoli,
Nel XV secolo sorgono caffettecardine della spaccatura geofirie a Damasco, al Cairo, per acquisica fra Asia ed Europa. A colosire a Istanbul una delle molteplici
ro che si occupano di adesioni
celebrate identità (caffè turco); nel
all’Unità Europea e a quanti difSettecento ogni città europea aveva
fidano delle credenze altrui bisoesercizi commerciali chiamati col Kofetarica, (Bevitrice di caffè 1888); Ivana Kobilca (18611926)
gnerebbe far presente che anche
nome della nera bevanda.
il caffè conosce molte varianti
Il Michelangiolo di Firenze (1860),
quentati ancora da muse ispiratrici.
pur rimanendo una bevanda
l’Antico Caffè Greco di Roma (1760),
Da
non
escludere
però
i
pregi
mediatori
unica
dai
poteri corroboranti, tonificanil Florian di Venezia (1720), il Fiorio di
del
caffè,
le
sue
prerogative
di
catalizzatoti, socializzanti, condivisi e condivisibili,
Torino (1780), la bottega del caffè di Pedrocchi Padova (1772), il Gambrinus di re di incontri, ristoratore di spiriti depres- come intuì Umberto Saba (1883-1957)
si e affaticati, regolatore del tempo, gesto quando, in un periodo di intolleranza
Napoli per citarne solo alcuni.
Trieste, che con il caffè assoluto di concordia, a cui concorre sia verso culture ed etnie eterogenee, scrisse:
ha sempre avuto un rap- la sostanza quanto il modo di prepararla “Caffè di plebe, dove un dì celavo la mia
porto intimo, esagera nei e di sorbirla, senza trascurare il significa- faccia, con gioia oggi ti guardo. E tu connumeri: il più antico è il to del cerimoniale. Di solito l’”espresso”, cili l’italo e lo slavo, a tarda notte, lungo
Caffè Tommaso (1830) gustato in mille modi (ristretto, macchia- il tuo bigliardo” (Da Caffè Tergeste).
dal nome del proprietario to, gocciato, lungo etc.), scandisce un ritNicola Napoli
padovano e ribattezzato mo di vita veloce, simposi
Tommaseo nel 1848; se- provvisori, pause lavoratiguono Caffè degli Specchi ve, approcci fugaci, brevi
(1839), il Tergesteo (1863), intervalli personali, una
lo Stella Polare (1867). Ul- svelta preghiera. Se di pretimo per anagrafe ma non ghiere dobbiamo parlare, il
per importanza, il Caffè caffè turco assomiglia piuttosto a un rosario, cristiaS.Marco (1914).
Complice la caffeina, no, musulmano o buddista
notorio stimolante del si- che sia. Il macinato finissistema nervoso centrale, mo (con o senza zucchero),
l’atmosfera sensuale e comunicativa dei bollito in acqua tre volte
locali, o forse la loro buona probabilità di nel cevze (bricco di rame),
essere le insospettabili agenzie dell’Iperu- viene versato nelle tazziranio di Platone, questi ritrovi, al pari di ne; dopo qualche istante
officine psichiche, sono stati il fonte bat- la polvere nera si deposita
tesimale di movimenti artistici, lettera- sul fondo della chicchera.
ri, politici; un mondo di idee innovative, Allora si sorseggia lenta- Caffettiera Moka (a sinistra), Caffettiera “Napoletana” (a
originali, rivoluzionarie e pare siano fre- mente, come una litania destra); in primo piano il filtro in uso nel Sud Vietnam
“Il problema della vita è dunque questo:
come rompere la propria solitudine,
come comunicare con gli altri”
Cesare Pavese (1908-1950)
Non si sa di preciso quando nacque il
caffè. Uso il verbo “nascere” che in genere accompagna l’origine di un’idea, di un
sentimento, di un bambino. Germogliano
in terre diverse, percorrono strade differenti, accomunano persone e progetti.
La leggenda vuole che un pastore Etiope, Kaldi, si accorse che le sue capre, dopo
aver mangiato le bacche di una pianta
particolare, non riuscivano più a dormire e si dimostravano insolitamente vigili
e attive; capì il nesso, raccolse i semi di
quell’arbusto, li abbrustolì, li macinò, ne
fece un’infusione e finalmente la nuova
bevanda venne alla luce, in una regione
che milioni di anni prima, bizzarra coincidenza, fu anche la culla del primo uomo.
Un’altra curiosa casualità abbina la diffusione del caffè alla propagazione della
razza umana; prima Nord Africa e Medio
Oriente, poi due direzioni: Asia ed Europa, e infine America; il tutto, nell’arco
di tre secoli: l’aroma sembrava pedinare
l’orma.
Parlo ovviamente del consumo, poiché
la pianta del caffè, pur dimostrando grande tolleranza per climi e terreni dissimili
necessita, ai fini di una buona produttività e qualità, di ambiente adeguato. Ai nostri fini la sua coltivazione, in ogni caso,
Brustolino (a sinistra); Macinino (a destra).
non è interessante quanto il suo attecchimento come bevanda universale, che
non esiterei a chiamare antropologica per
i conclamati legami con l’umano sentire.
I piccoli alberi tropicali che appartengono al genere Coffea, di cui fanno parte
le più apprezzate Arabica (Coffea arabica) e Robusta (Coffea Canephora), sono
Luca Radaelli porta il suo monologo al Teatro Bobbio
Venerdì 12 novembre daelli introduce il tema dello
alle ore 20.30 al Teatro spettacolo, di cui è autore,
Orazio Bobbio di Trieste regista e protagonista. IspiLuca Radaelli porta in sce- rato a un fatto di cronaca,
na il monologo “Una que- la drammatica vicenda di
stione di vita e di morte” Eluana Englaro, lo spettacoVeglia per E.E., «In tutte le lo conduce il pubblico, attraverso versi, lettuculture, la morte è un fatto naSobrietà, garbo e re, brani poetici,
turale. Dall’Irattenzione, uniti a musiche e canti,
in un percorso di
landa all’isola
grande emozione riflessione, prodi Bali, dalla
fonda e intima,
Calabria
alle
steppe russe, le comunità si per capire come, in fondo,
riuniscono a vegliare il mor- «vita e morte sono due facce
to con canti e racconti, man- della stessa medaglia.»
In una società che cerca
giando o ubriacandosi. Noi
vogliamo riprendere questa di dimenticare, occultare,
tradizione: proporre una ve- esorcizzare la morte, per una
glia, laica, anche per chi non volta, come sottolinea Radaha avuto questa possibilità.» elli, si vuole invece parlarCon queste parole, Luca Ra- ne, partendo dalla cronaca e
dall’attualità, e allargando la restituendo allo spettatore
riflessione ad un livello più quesiti, dubbi, interrogativi,
ampio e generale, culturale, sui quali riflettere, oggi, ma
passando per la filosofia, la anche, e soprattutto, per il
letteratura, la musica, il folk- domani.
Il testo dello spettacolo è
lore, attraverso brani tratti
dai grandi classici, da Sofo- stato scritto con il prezioso
cle a Dante, Shakespeare, contributo di Beppino EnMolière e Foscolo, canzoni glaro e del suo libro Eluana.
di grandi autori come De An- La libertà e la vita (scritto
drè, Guccini, musiche e canti in collaborazione con Elena
Nave, Rizzoli, 2008).
della tradizione popolare.
C.S.
Uno spettacolo, quello di
Luca Radaelli, che
con sobrietà, garbo
e attenzione, uniti
Per informazioni:
a grande emozioAssociazione Ultimaluna /
ne, affronta, “in
Teatro Invito - tel. 0341 201451 punta di piedi” un
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tema
complesso,
Teatro Orazio Bobbio Trieste
difficilissimo, come
tel. 040.948471 - www.contrada.it
quello della morte,
il tuono q 19
CULTURA
Sabato, 6 novembre 2010
appuntamento al teatrino franco e franca basaglia con la rassegna “Si accendono le luci...FRAMMENTI DI TEATRO CIVILE”
Puškin e Mozart - Artisti della libertà
Sabato 6 novembre alle ore 21.00
presso Il Teatrino Franco e Franca
Basaglia nel Parco di S. Giovanni,
nell’ambito della rassegna Si accendono le luci...Frammenti di teatro civile
organizzata dalla Casa dei Teatri con
il contributo della Provincia di Trieste,
l’Associazione Culturale Teatrobàndus
presenta Puškin e Mozart - artisti
della libertà.
La drammaturgia è di Giustina Testa,
la traduzione dal russo di Mozart e Salieri e Il Convitato di pietra di A. S. Puškin
è di Sabrina Morena che cura anche la
regia. Musiche di W. A. Mozart. Con
Isaura Argese, Giustina Testa, Riccardo
Beltrame, Julian Sgherla e Sergio Maggio. Si ringraziano Andrea Stanisci, Vittorio Testa, Diego Mele, Giulia Zuccheri
e Andrea Germani. Ingresso libero. Per
info: www.teatrobandus.com - e-mail:
[email protected]
Aleksander Sergeevič Puškin, il massimo poeta russo del XIX secolo, scrisse anche i Microdrammi, sintesi drammatiche, in versi, di situazioni storiche
e letterarie. Tra questi il più famoso è
Mozart e Salieri, un dialogo poetico fra
l’artista di corte e il “genio”.
Secondo la visione di Puškin
è l’invidia a
spingere Salieri
ad avvelenare
Mozart. Sempre in tema
mozartiano “Il
convitato di pietra”, in cui Don Giovanni, seduttore dagli insaziabili appetiti,
commette un’ultima, fatale empietà: invitare a cena un morto.
Sin dall’inizio della sua attività letteraria Puskin fu ostacolato dal potere
zarista, che vedeva nel suo genio e nella
sua forza poetica la potenzialità di sovvertire l’ordine autocratico. Puskin non
era esattamente
un rivoluzionario, ma auspicava che nella
Russia del suo
tempo ci fosse
una svolta liberale e che fosse
adottata la costituzione, così
come stava avvenendo in molti paesi
europei. Puškin cantò nelle sue poesie la
libertà e la missione dell’artista di risvegliare le coscienze. Trascorse la maggior
parte della vita in esilio, lontano dalla
capitale; gli fu impedito il contatto con
la società e gli intellettuali dell’epoca.
Morì in duello giovanissimo, a trent’anni.
Nello spettacolo due matrioske immaginarie raccontano la storia di Puškin ,
dall’esilio in Crimea al matrimonio con
la giovane e bella Natalja Goncarova, al
duello e alla morte prematura, collegandola alle microcommedie; la vita del poeta si intreccia, così, a quella di Mozart,
genio schiacciato dal successo e dall’invidia.
c.s.
Ultimi giorni al Fabbri per “L’aberrazione delle stelle fisse”
Mercoledì 3 novembre
ha debuttato al Teatro
dei Fabbri (Via dei Fabbri, 2) una nuova originale
produzione della Contrada-Teatro Stabile
di Trieste, L’aberrazione delle stelle fisse
di Manlio Santanelli. Lo
spettacolo rimarrà in scena fino a domenica 7,
sabato ore 21.00; domenica ore 16.30.
I protagonisti sono due
fratelli sulla cinquantina,
enfant prodige mancato
lui, sposa e madre man-
cata lei. Vivono assieme
dalla morte prematura dei
genitori e la lunga convivenza ha trasformato il
loro rapporto in un mènage soffocante e morboso.
Antonino sogna da sempre la fuga e si seppellisce pinguemente in una
marea di mappe, carte
geografiche pianificando
irrealizzabili tragitti attraverso il mondo. Priscilla
occhieggia languidamente
il dirimpettaio Ramon, ex
domatore di circo, ma è
terrorizzata all’idea che il
fratello la lasci sola.
Anche l’ingresso in casa
di due importabili fidanzati – la prostituta Passiflora per Antonino e lo
scansafatiche Ramon per
Priscilla – rende ancor più
chiaro a tutti che il legame più forte è quello fra i
due fratelli. Sui quali pesa
come un macigno il mistero di un intero mese in
cui entrambi sparirono da
casa…
Giocato sul sottile filo
dell’ironia e dello humour,
L’aberrazione delle stelle
fisse è tratto dall’omonimo libro di Manlio Santanelli pubblicato
nel 1987, in cui la
famiglia moderna viene osservata al microscopio
e diventa l’area
di conflitto per
eccellenza. Nel
violento scontro
psicologico fra i
due protagonisti, osserviamo
la smania di entrambi di rendersi
indipendenti, ostacolata
dalla paura predominante di restare soli; questo
li spinge ad una
sindrome di controllo reciproco,
dove spiandosi
di continuo cercano di scoprire quel “buco
nero” di un mese
quando Antonino sparì da casa
costringendo Priscilla, incapace di restarci da sola,
ad andarsene anche lei.
In questo continuo processo che nasce da una
reciproca gelosia e un inconsapevole desiderio incestuoso, Antonino e Priscilla sviluppano patologie
somatiche, conseguenze
inevitabili delle loro fobie
che si manifestano in lei
con la mania di disinfettare tutto quello che tocca
e in lui con crisi d’ansia
durante le quali rischia di
soffocarsi con la sua stessa
lingua.
Prolifico autore napo-
letano, Manlio Santanelli
ha lavorato in RAI per oltre vent’anni prima di dedicarsi alla scrittura. Dal
debutto nel ’78 con Uscita
d’emergenza ha composto
trenta opere teatrali, fra
le quali la prima a dargli
una certa notorietà è stata proprio L’aberrazione
delle stelle fisse: diventata
una pièce teatrale nel ’88,
è stata portata sui palcoscenici di mezza Europa;
la prima versione italiana
risale al ’90 ed era interpretata da Marina Confalone e Sergio Fantoni.
A riportare in scena a
Trieste questo originale testo di Santanelli è la
compagnia della Contra-
Adriano Giraldi
da, con Adriano Giraldi e
Maria Grazia Plos nei ruoli
dei due fratelli e Maurizio
Zacchigna nei panni di
Ramon con Roberta Colacino in quelli di Passiflora. Dirige lo spettacolo Maurizio Zacchigna,
con le scene e i costumi
della DACO srl e le musiche per contrabbasso e
voce dei “Musica Nuda”.
Ingresso 15 euro; ridotto 12 euro; abbonati
della Stagione di Prosa
della Contrada 8 euro.
L’originalità del testo
prevede un particolare
ingombro scenico che si
estende alla platea, quindi
la visione dello spettacolo
è limitata ad un massimo
di 50 spettatori a replica.
Si consiglia la prenotazione.
Prevendita dei biglietti
e prenotazione dei posti
presso la biglietteria del
Teatro Orazio Bobbio o
del TicketPoint. Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).
Informazioni:
040.390613; contrada@
contrada.it; www.contrada.it.
c.s.
due giornate formative, tenute dal fotoreporter Francesco Fantini
Corso di Reportage Sociale
Il Corso di Reportage
Sociale tenuto dal fotoreporter Francesco Fantini prevede due giornate formative, il
27 Novembre e l’11 Dicembre
2010 che si terranno presso l’Associazione Culturale l’Officina,
via Manzoni, 9. Nei due incontri
saranno trattati i temi dell’impostazione del reportage, le motivazioni, la
struttura, l’importanza
della comunicazione
e del rapporto con gli
altri. Nel periodo che
separa i due incontri
teorici i partecipanti
potranno mettere in
pratica le conoscenze
acquisite applicandole
al contesto triestino. I
risultati dell’esercitazione pratica saranno
esposti e presentati in
un evento finale, che
sarà concordato con i
partecipanti.
Il corso non richiede
una particolare preparazione tecnica ed è
aperto a tutte le tecniche fotografiche, analogica e digitale.
L’esperienza
di
reportage di Francesco
Fantini è indirizzata
alla produzione di servizi di impegno sociale.
Ha realizzato reportage in Afghanistan, Pakistan, India, Kenya,
Marocco, Turchia, Portogallo,
Nord Europa, Dubai, Bosnia,
Cambogia, Argentina, Kurdistan Iracheno, Brasile, Camerun,
Uganda, Rwanda, Messico, Perù,
Ecuador, Mozambico.
Ha pubblicato nei maggiori
giornali e riviste nazionali ed
internazionali: Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa,
Epoca, Panorama, Espresso,
Gente, Oggi, Specchio della
Stampa, Vouge, Now Magazine,
Time, Dier Spiegel, Time Life,
Foto.
Collabora con “il Venerdì
di Repubblica” e ha
pubblicato “Terre e
popoli senza pace, il
Kurdistan” nel 1999,
“Schiavi della vita,
viaggio nel lavoro
minorile in Brasile”
nel 2001, “AvsiAfrica”
nel 2002, la multivisione digitale “L’albero di Jorge” nel
2003, “WNairobiW”
nel 2004, la multivisione digitale “Peace”
nel 2004, la multivisione digitale “Compartimos, il viaggio di
Manuel Montes Figueroa”, nel 2005.
ll Contributo richiesto ai partecipanti per
l’intero corso è di 60
euro.
Per informazioni e
iscrizioni entro il 15
Novembre
2010:
e-mail: info@musoco.
org – www.musoco.
org, Tel. 3497422051.
20 q il tuono
CULTURA
Sabato, 6 novembre 2010
il primo appuntamento è per venerdì 12 novembre, presso l’antico caffè san marco, con la proiezioni de “la retta via”
Inizia l’Alpi Giulie Cinema 2010
Come ormai consuetudine, ha inizio nel novembre 2010 la prima
parte della rassegna di
cinematografia di montagna Alpi Giulie Cinema, la quale si articolerà
e concluderà nel febbraio
2011 con la seconda parte
della rassegna e il premio
Scabiosa Trenta.
Ospitata ancora una
volta nella splendida cornice dell’Antico Caffè
San Marco a Trieste, le
tre serate di Genti e Montagne esplorano la parte
forse meno atletica, avventurosa di cime e pareti,
per addentrarsi in un universo legato agli aspetti
più culturali, etnici, ecologici delle catene montuose del mondo. Pirenei,
Urali, Himalaya faranno
quest’anno da spettacolare sfondo ad altrettante
avventure “sociali” legate
alla montagna: il cammino come possibile forma
di espiazione per giovani
detenuti, la salvaguardia della natura, il duro
e silenzioso lavoro degli
sherpa, il popolo che rende oggi possibile il turi-
smo d’altissima quota.
L’ingresso sarà gratuito e
libero a tutti: aspetto non
da poco coi tempi che corrono, per rimandare a reportages di avventura ed
exploit la seconda parte,
tradizionalmente ospitata presso il Teatro Miela
nel febbraio del prossimo
anno.
La rassegna, giunta alla
ventunesima edizione è
organizzata dall’associazione Monte Analogo
(dal titolo dell’omonimo
libro di René Daumal, un
classico della letteratura
di montagna) costituita
a Trieste, che mira a sviluppare e dare un nuovo
impulso alla divulgazione, alla didattica e alla
diffusione di immagini e
materiale riguardo alle
vette di tutto il mondo e
ai protagonisti di viaggi,
spedizioni e attività sportive relative all’ambiente.
Venerdì 12 novem-
bre 2010 alle ore 20.30
all’Antico Caffè San
Marco in via Battisti 18
a Trieste verrà proiettato
il film La retta via (Italia) per la regia di Roberta
Cortella e Marco Leopardi – 52’
Il film ricorda l’esperienza di Ruben e Joachim, due giovani detenuti belgi di 17 e 16 anni
che vengono selezionati
dall’ONG Oikoten per
partecipare a uno speciale programma di rieducazione: percorrere
oltre 2500 km a piedi tra
Belgio e Spagna seguendo l’antico Cammino di
Santiago. Quattro mesi
di viaggio con lo zaino in
spalla, ma se rispetteranno tutti gli accordi con
il giudice, otterranno lo
sconto della pena e saranno liberi. Da delinquenti
a pellegrini, da un mondo
visto da dietro le sbarre
alle sconfinate prospettive di un cammino fisico e
interiore capace di lasciare il segno nelle loro vite.
Il documentario racconta
in esclusiva i momenti più rappresentativi di
questo singolare viaggio,
seguendo l’onda emotiva
e le vicende che accompagneranno i piccoli e
grandi traguardi di questi
ragazzi difficili, ma anche
le loro sconfitte.
Sarà presente la regista.
I prossimi appuntamenti sono venerdì 19 e
26 novembre.
La rassegna si tiene
con il patrocinio di Regione Friuli Venezia Giulia,
Provincia e Comune di
Trieste, in collaborazione
con CAI Sezione di Gorizia, Trento Film Festival,
Cooperativa
Bonawentura, ARCI Trieste, con
la collaborazione tecnica
di Tecno Sport e Libreria
Transalpina, Media Partner: settimanale Il Tuono
e Radio Attività.
Per informazioni: Associazione
Culturale
Monte Analogo – Trieste.
Segreteria Organizzativa: Via Fabio Severo 31 Trieste
www.monteanalogo.
net - e-mail: [email protected]
Telefono +39 040
761683 +39 335 5279319
c.s.
La retta via
quarta edizione della rassegna che si terrà al cinema Fellini nei giorni 8, 9 e 10 novembre, alle ore 20.30, proiezioni, ad ingresso libero
Al via la quarta edizione di “Travelling Africa”
Anche quest’anno l’Accri porta a Trieste
Travelling Africa, rassegna del cinema
africano giunta alla sua quarta edizione,
legata al 20° Festival del cinema Africano,
d’Asia e America Latina promosso dal Coe
a Milano.
La rassegna si terrà al cinema Fellini
nei giorni 8, 9 e 10 novembre, alle ore
Gli altri appuntamenti
Numerose le manifestazioni collaterali: dall’8 al 19 novembre (ascluso sabato e domenica) potrà essere visitata
presso la Biblioteca del Mondo, in
via Cavana 16/a, (orario 9-13 e 14-18)
la mostra Tchad: Cambiando Immaginando di pannelli didattici realizzati da
Simona Ceccon, già volontaria Accri in
Ciad per la formazione nel settore del
microcredito.
Altro appuntamento, dedicato ad
insegnanti ed educatori, sarà il laboratorio sull’Utilizzo didattico del cortometraggio con metodi cooperativi, lo
stesso che si terrà presso la sala conferenze del Centro Servizi Volontariato,
in via S. Francesco 2, martedì 16 alle
ore 17.00.
Mercoledì 17, alle ore 18, nella sala
del Centro Servizi Volontariato di via
S. Francesco 2, verrà presentato il libro
Il linguaggio dei capelli in Africa. Capelli, treccine, pettinature, seduzione
di Mah Assiata Fofana; modererà l’incontro il giornalista Gianfranco Carbonetto.
Infine, venerdì 19, alle ore 18.15,
presso la sede dell’UCIIM di piazza
Ponterosso 6, Giuseppe Colombo parlerà su Effetti perversi della globalizzazione: emarginazione femminile in
Africa.
Non solo cinema dunque ma tante
sfacettature di un continente affascinante.
Info su www.accri.it
20.30, e si aprirà con il film
del regista algerino Lyes Salem, Mascarades, una commedia briosa e irriverente
su una iniziativa di un giovane, poco considerato dai
compaesani ed alla ricerca di
visibilità sociale. Una ricerca
azzardata e dagli effetti imprevedibili.
Seguirà, come lo scorso
anno, una serata di cortometraggi con Tres fables a
l’usage des blancs en Afrique, Visa la dictée e Un Mascarades
transport en comun – Saint
Luis blues, vero e proprio
musical realizzato dalla senegalese Dyana
Gaye per rompere con gli stereotipi sulla cinematografia africana.
L’ultimo giorno verrà presentato un classico del senegalese Ousmane Sembéne,
Guelwaar, storia quasi grottesca di un errore di sepoltura - un leader politico cristiano
è sepolto per errore in un cimitero musulmano – storia che offre lo spunto per una
serie di riflessioni su temi sociali ed antropologici del Senegal e per una critica su cer-
te modalità di cooperazione internazionale.
Insomma, il fil rouge della rassegna potrebbe essere “l’Africa sorride e fa sorridere” anche se talvolta si tratta di un sorriso amaro.
Le proiezioni, ad ingresso libero, saranno
introdotte da un esperto e si chiuderanno
con un confronto con il pubblico. Gli intervenuti potranno usufruire delle agevolazioni riservate da Parksi (foro Ulpiano)
agli spettatori del cinema Fellini (3 ore per
1 euro).
c.s.
“Il fascino discreto di Romy Schneider” al Cinema Ariston
Il Cinema Ariston, in collaborazione con il Goethe-Institut di Trieste organizza la rassegna Il fascino
discreto di Romy Schneider, tre
proiezioni in programma a partire da
lunedì 8 novembre alle ore 18.45.
Lunedì 8 novembre: ore 18.45
MÄDCHEN IN UNIFORM (Ragazze
in uniforme) di Gèza Von Radvanji con
Romy Schneider, Lilli Palmer. Drammatico, durata 101 min, Germania 1958
Un’orfana rinchiusa in un collegio si
lega in maniera sospetta a un’educatrice.
Scoppia uno scandalo e ... Rifacimento
del film girato da Léontine Sagan nel
1931, v.o. sott.it.
Lunedì 15 novembre ore 18.45
DIE ZWEI GESICHTER EINER
FRAU (Fantasma d’amore) di Dino
Risi con Marcello Mastroianni, Romy
Schneider, Julian Beck. Drammatico,
durata 96 min, Italia 1981
Lo spirito della donna amata in gioventù riappare a un maturo professio-
nista. Da un romanzo di Mino Milani,
sceneggiato da Risi e Zapponi, un film
che si dipana tra le nebbie padane per
raccontare una storia tra passato e presente. Straordinari Mastroianni e la Schneider.
Lunedì 22 novembre ore 18.45
DIE SPAZIERGÄNGERIN VON
SANS-SOUCI (La ragazza è di passaggio) di Jacques Rouffio con Michel
Piccoli, Romy Schneider, Maria Schell.
Drammatico, durata 115 min, Francia
1982
Max Baumstein, industriale e presidente di un’organizzazione per la
salvaguardia dei diritti umani, uccide
l’ambasciatore del Paraguay. La moglie
di Max e i suoi collaboratori sono sconvolti, ma al processo ... È l’ultimo film
interpretato da Romy Schneider. v.o.
sott.it.
Ingresso 3,00 euro
Cinema Ariston - Viale Romolo
Gessi 14 - Trieste
Sabato, 6 novembre 2010
VIAGGI ED ESCURSIONI
Andar per grotte
Grotta di Škocjan (www.slovenia.info)
dove si scorgono i due tipi di
roccia entro i
quali si è formata la grotta.
Proseguendo
la visita lungo
un agevole cunicolo
creato
dall’acqua, ad
un certo punto, alzando lo
sguardo
verso il soffitto,
si può ammirare il “Corridoio Magico”,
un cunicolo di
forma triangolare con
delle bellissime stalagmiti. A seguire si entra nel
“Ramo del Paradiso” che
deve il suo nome alla sua
bellezza, tutta da ammirare. Sempre dalla “Sala
del Laghetto” si giunge
ad una galleria formatasi
per la presenza di una fa-
È arrivato l’autunno consiglia una visita alle
con i suoi mille colori. Grotte di Villanova di
In Carso il sommacco ha Udine in Alta Val Torre.
assunto la sua tipica co- Fino alla fine di novemlorazione rossa e i boschi bre è possibile partecifanno bella mostra di sé pare alle visite guidate,
con varie tonalità di rossi adatte a tutti, della durata
e gialli. Certo la pioggia di un’ora circa su percorsi
spesso invita a trascor- pavimentati e illuminati.
rere le giornate in casa, Durante la visita di scodavanti alla tv o
leggendo un buon
libro o magari cimentandosi
con
gustose ricette della tradizione.
Se, però, le mura
di casa vi stanno
strette e avete voglia di fare una bella gita fuori porta,
perché non andare
a visitare una grotta. Così, in caso di
bel tempo si può
unire la visita ad
una bella passeggiata. Se invece Grotte di Villanova (Archivio fotografico Agenzia TurismoFVG)
piove, c’è sempre
la possibilità di abbinare prono alcuni rami e saloni glia. La volta è ornata da
alla scoperta di una grot- suggestivi della più estesa decine di velette chiamate
ta un buon pranzo e tra- “grotta di contatto”, ovve- scherzosamente “fette di
scorrere così in allegra ro formata da due diversi pancetta” per le loro parcompagnia una giornata tipi di roccia, conosciuta ticolari venature di diverdi svago.
in Europa. La galleria ar- so colore. Si susseguono
Per chi desidera pren- tificiale d’ingresso porta poi la “Sala della Grande
dersi tutta la giornata, si alla “Sala del Laghetto” Frana”, “L’Angolo dei Cristalli” e la “Sala del Gran
Portone” dove finisce il
percorso turistico. Durante la visita l’acqua fa
costantemente da colonna sonora: in certi punti
con dei gentili gorgoglii,
in altri, invece, con un
rombo simile ad una cascata, a seconda del flusso
del torrente interno.
Per chi, invece, desidera addentrarsi più in profondità, c’è la possibilità
di partecipare alla visita
speleo-turistica della durata di circa 5 ore. Questa
escursione permette anche al semplice turista di
vivere le emozioni degli
speleologhi. Tutto in sicurezza grazie anche alle
tute, gli stivali e il casco
con illuminazione, che
vengono forniti ai partecipanti, e alla bravura
delle guide che con la loro
passione riescono ad entusiasmare anche i più
timorosi.
Per concedersi un buon
pasto alla fine della visita, si consiglia di visitare
Grotta di Škocjan (www.slovenia.info)
il tuono q 21
il sito delle Grotte di Villanova in quanto diversi
locali convenzionati praticano sconti sui loro deliziosi menu.
Per chi, invece, fosse
desideroso di varcare il
confine, a circa due chilo- Grotte di Villanova (Archivio fotografico Agenzia TurismoFVG)
metri da Divača si trovano
le Grotte di Škocjan, so che si percorrano chi- al pubblico ha un’unica,
aperte al pubblico tut- lometri e chilometri per enorme cavità. L’ingresti i giorni dell’anno. Nel andare a vedere luoghi so attuale è costituito da
1986, grazie al loro in- suggestivi, interessanti e una breve e ripida galleria
comparabile patrimonio nuovi a scapito di luoghi che si percorre comodanaturale e culturale, sono d’interesse a casa propria mente grazie alle rampe
state iscritte nell’Elenco per i quali si ritiene ci sia finite 1908 costruite con
del patrimonio mondiale sempre tempo per una vi- 360 gradini in pietra apdell’Unesco. La visita, ef- sita. E così, molto spesso, poggiati alle rotaie offerte
fettuata sempre con una si finisce per conoscere dalla Direzione dell’alloguida, dura circa un’ora le meraviglie altrui sen- ra ferrovia austro-ungae mezza. Già nel 1933 è za aver mai visto quelle rica. La visita dura circa
stata costruita la galleria di casa. La Grotta Gigan- un’ora. La Grotta è accesartificiale di 116 metri che te è considerata anche la sibile tutti i giorni e offre
conduce alla grotta na- Grotta dei Guinness. E’, sei orari di visita fino a
turale. Oltre a stalagmiti infatti, la grotta turistica febbraio, orari che vanno
che raggiungono l’impo- attrezzata più grande del ad intensificarsi nei mesi
nente altezza di 15 metri, mondo, all’interno della primaverili e estivi. Se
si rimane impressionati quale potrebbe starci co- andate in questo periodo,
alla vista del can- modamente la Basilica di sarete anche lautamenyon sotterraneo del San Pietro. Se le grotte te ricompensati dai caldi
fiume Reka e delle presentate in precedenza, colori autunnali del Carso
pareti della Velika sono accumunate da sale che vi accolgono all’uscita
Dolina alte fino a e cunicoli, la parte del- della Grotta.
165 metri.
Debora Dal Don
la Grotta Gigante aperta
Forse non tutti sanno che nei
pressi del valico
L’anno scorso è stata firmata una convenzione
di Basovizza, e più
grazie alla quale presentando il biglietto intero della
precisamente a Logrotta Gigante presso la Grotta di Villanova si può
kev, si trova anche
effettuare la visita guidata a prezzo ridotto e vicela Grotta Vileniversa se si visita prima la Grotta di Villanova e poi
ca, la prima cavità
la Grotta Gigante.
naturale in Europa
ad essere attrezzata
GROTTE DI VILLANOVA
per le visite turistiwww.grottedivillanova.it
che già nel lontano
[email protected]
1633 quando il suo
Tel/fax 0432 787915 (attivo negli orari di aperproprietario, il conte Petura delle Grotte)
tazzi, la diede in amminiCell 392 1306550
strazione alla comunità di
Lokev. Dopo molti anni di
GROTTA GIGANTE
abbandono, solo nel 1963
www.grottagigante.it
la grotta è rinata a nuova
[email protected]
vita, grazie all’impegno
Tel/fax 040 327312
della società speleologica di Sežana che si è imGROTTA DI ŠKOCJAN
pegnata a ripristinare il
www.park-skocjanske-jame.si
percorso all’interno della
[email protected]
grotta e a curarne l’illuTel. +386 (0)5 7082110
minazione. L’origine del
nome di questa grotta è
GROTTA VILENICA
dovuta all’immaginazione
www.vilenica.com
degli abitanti della zona
[email protected]
che un tempo pensavano
Tel. +386 (0)5 7344259
fosse abitata dalle fate
buone. Vila in
sloveno significa
infatti fata, da
cui il nome Vilenica, grotta delle
fate. La grotta
è aperta tutte le
domeniche
da
marzo a ottobre
per le visite individuali, mentre
c’è la possibilità
per i gruppi di
prenotare una visita in qualunque
giorno dell’anno
prenotando
in
anticipo.
Parlando
di
grotte non si può
tralasciare
la
Grotta Gigante. Capita spes- Grotta Gigante (Archivio fotografico Agenzia TurismoFVG)
22 q il tuono
ANIMALI
Sabato, 6 novembre 2010
Le api, il miele e il Carso triestino. Dal 2008 è aumentato il tasso di mortalità
Il mondo segreto delle api
Il mondo delle api ha destato da sempre il sincero interesse dell’uomo. L’antico popolo egizio mummificava i faraoni
con la cera d’api, la parola “mummia”
deriva dall’arabo “mum” o “moum” che
significa “cera”, statuette, ceri votivi, talismani sono alcuni dei prodotti realizzati
con questa “pasta d’api”. L’ape era considerata creatura divina, perché regola il
suo sviluppo entro il periodo di rotazione
del Sole su se stesso. Virgilio cantò nel
IV libro delle sue Georgiche le qualità
del piccolo animale, assunto dai re Merovingi a simbolo soprannaturale, tanto
che la tomba di Childerico I conteneva
oltre 300 api d’oro massiccio. Non sembra affatto casuale che nella descrizione
della “candida rosa” del Paradiso Dante
Alighieri paragoni l’andirivieni di angeli
e i vari gradi di beati al laborioso insetto
“sì come schiera d’ape che s’infiora/una
fiata, e una si ritorna/là dove suo laboro
s’insapora” (Par., XXXI, VV. 7-9). Si dice
che Albert Einstein usasse ripetere che la
scomparsa delle api avrebbe condotto la
specie umana all’estinzione in soli quattro anni. Qual è il fondo di verità di questa affermazione così forte e minacciosa?
Le api hanno una vita segreta, danzano
parlano, formano nuovi gruppi, valutano attività e azioni e indagano la qualità
del luogo ove costruire il nuovo alveare.
Imparano a riconoscere i segnali identificativi dei loro simili, in poche parole
comunicano. All’ingresso di una colonia
sono presenti api operaie vigilanti che
accertano tramite l’olfatto se concedere o
meno l’accesso ai visitatori. La scoperta
delle danze di comunicazione delle api
si deve a Karl von Fritsch (1886-1982),
zoologo ricercatore dell’Università di
Monaco (Germania), che proprio per i
suoi studi decennali sulla comunicazione
degli insetti fu onorato del premio Nobel
nel 1973.
Il Carso sloveno ha arnie e alveari decorati che si possono visitare per comprendere meglio una parte essenziale dell’arte
popolare. Livio Dorigo (veterinario e Presidente del “Circolo Istria”) è un esperto
che raccoglie da anni informazioni sulle
strategie di valorizzazione del miele del
Carso. Ha svolto di recente indagini sulla
flora e la fauna del nostro territorio, e con
l’Università di Udine ha realizzato una ricerca per individuare l’origine geografica
dei pollini (esame melissopalinologico).
L’Unione Europea prevede la denominazione d’origine (DOP) dei prodotti agricoli e alimentari (CEE, 1992) e il regolamento comunitario 2081/92 sancisce
la protezione delle aree geografiche. Per
risalire alla zona della flora “bottinata”
dalle api operaie, che cercano nettare e
polline, se ne deve individuare l’area di
provenienza.
Nelle zone indagate da Dorigo i mieli
uniflorali (di Prunus mahaleb, di acacia,
di tiglio e di melata) sono scarsi, più abbondanti risultano le produzioni di miele
“millefiori”. «La ricchezza floristica del
Carso però - dice Dorigo - evidenzia la
possibilità di una migliore
gestione del territorio», finalizzata ad un incremento
dell’attività apistica locale
e ad una valorizzazione dei
suoi prodotti. I mieli analizzati risultano ben caratterizzati dal punto di vista
melissopalinologico. «Dai
dati ottenuti - dice Dorigo si possono indicare alcuni
tipi pollinici che risultano
tipici per i mieli multiflorali e uniflorali
della zona del Carso triestino e isontino».
Secondo Dorigo sembra dunque possibilite applicare una strategia di protezione e tutela dell’indicazione geografica ai
mieli prodotti in queste zone.
La vita delle api è stata messa in pericolo dall’uomo, dal 2008 è aumentato il
loro tasso di mortalità. È stato anche ipotizzato che le api perdano l’orientamento
a causa dell’elettrosmog, fenomeno chiamato Colony Collapse Disorder (CCD)
che si ha quando l’alveare viene abbandonanto da tutte le api, tranne che dalla
regina. Sembrano scomparire nel nulla.
L’Agenzia Nazionale per la Protezione
dell’Ambiente ha dichiarato che le cause
della mortalità degli alveari nel nostro
paese sono riconducibili in primo luogo
a tre fattori scatenanti: recrudescenza e
virulenza dell’acaro Varroa; diffusione di
nuove patologie; impiego di insetticidi in
agricoltura (come i neonicotinoidi).
Nel 2008 il tasso di mortalità negli al-
veari si aggirava attorno al 40% con punte del 70%. La Francia ha contrastato la
moria di api che affliggeva mezzo mondo
seminando piante mellifere lungo 250
chilometri di strade per offrire alle api ulteriori fonti alimentari. Le prode erbose
sono state falciate solo una volta all’anno,
e non tre come d’abitudine.
Per gli esperti il pericolo ora è diminuito, anche se non definitivamente scomparso. Ci sono ancora troppi spazi per i
produttori di sostanze chimiche e l’ape
mellifica è un indicatore biologico importante che segnala come sta l’ambiente. A.
Einstein aveva dunque ragione a considerarla vitale per l’esistenza del pianeta. Il
processo di impollinazione è fondamentale per il funzionamento dell’ecosistema e le api evidenziano il danno chimico
sull’ambiente. E se le api non riescono a
lavorare perché la comunicazione è ridotta o addirittura assente, non possono
svolgere il loro compito, proprio come gli
uomini.
Nuria Kanzian
Senza famiglia: 16 cuccioli e le loro mamme in cerca di adozione
Si tratta di due cucciolate incrocio pastore tedesco Rottweiler: i cagnolini sono nati
rispettivamente ai primi di settembre ed alla
fine dello stesso mese e si trovano attualmente con le loro mamme.
Sono affidabili subito 5 cuccioli (4 maschi e una femmina) figli di Dea, bellissimo
pastore tedesco femmina di soli 2 anni già
rinunciata dal proprietario che può quindi
essere adottata: la bestiola è provvista di microchip e libretto sanitario.
Bisognerà attendere invece ancora circa
20 giorni per prendere in affido i nove cuccioli di Aska che al momento hanno soltanto
40 giorni e pertanto devono essere ancora
svezzati. Anche in questo caso la mamma incrocio pastore tedesco di 2 anni sarà rinunciata dal proprietario che non è più in grado
di tenere con se la bestiola.
Attendono già al canile altre due femmine molto giovani: Mey, cagnolina dagli occhi
dolci di taglia media e Regina Jana stupendo esemplare di Pastore tedesco entrambe
sterilizzate e vaccinate, mentre la bellissima
Mida, Dogue de Bordeaux rimasta sola dopo
la morte del proprietario, cerca disperatamente una famiglia disposta a prenderla con
se.
Si ricorda che tutti i cani verranno dati
in adozione soltanto a persone residenti in
provincia di Trieste che avranno i requisiti
richiesti e che daranno precise garanzie di
serietà e responsabilità e referenze.
I cani, come gli altri animali domestici,
soffrono terribilmente quando vengono abbandonati o rinunciati dai proprietari ed è
perciò estremamente importante valutare
attentamente l’idoneità dei nuovi proprieta-
ri al fine di evitare altri traumi a queste sfortunate bestiole. I cuccioli, come prevede la
legge, non possono essere allontanati dalla
madre prima dei 60 giorni minimi previsti
per lo svezzamento ed entro il terzo mese di
vita devono essere iscritti presso l’anagrafe canina: l’operazione di apposizione del
microchip sarà eseguita: dai veterinari ASS
locale competente per il territorio, in provincia di Trieste presso l’ambulatorio di via
Molino a Vento 121 dal lunedì al venerdì ore
8:30-10:00 e martedì pomeriggio ore 14:0015:00; oppure presso l’ambulatorio del polo
zooantropologico, Prosecco stazione numero 20 (Sgonico), dal lunedì al venerdì ore
11.00-12.30 e mercoledì pomeriggio ore
13:30-14:30; o da veterinari liberi professionisti che ne daranno poi comunicazione agli
uffici veterinari dell’ASS di competenza.
Regina Jana: bellissimo esemplare pastore tedesco di circa due anni sterilizzata e
vaccinata, bravissima al guinzaglio, molto
intelligente e un po’ riservata, potrebbe essere la compagna ineguagliabile data la sua
capacità di apprendere gli insegnamenti ed
il suo desiderio di compiacere il proprietario.
Fondamentalmente è un animale socievole
e desideroso del contatto umano, allegra e
amante del gioco.
Dea: giovane pastore tedesco dal carattere equilibrato ed ubbidiente, dopo essere stata
rinunciata perché gravida si trova ora in affido temporaneo per evitare il suo trasferimento
al canile. A giorni saranno adottati i suoi cuccioli e diventerà necessario trovare una casa
anche per lei: ha solo due anni e tanta voglia di correre e giocare.
Mida: femmina Dogue de Bordeaux di 5 anni con pedigree, microchip e vaccinazioni in regola, ottimo cane da
guardia ma anche da compagnia, molto dolce in famiglia
ama vivere all’aria aperta, dalla corporatura possente e
allo stesso tempo armonica, adatta ad una casa con giardino ma anche alla vita in appartamento con proprietari
dinamici che assicurino lunghe passeggiate giornaliere.
Mey: giovane dolcissima
cagnolina di taglia media dal
carattere mite un po’ timida, ma
desiderosa di affetto e di coccole. I suoi occhi parlano più delle
parole...chi vuole ridarle un po’
di felicità?
Per tutti gli appelli di smarrimento/adozione chiamare l’associazione il Capofonte al numero 040 571623 dalle ore 09:00 alle 13:00
Scrivere a [email protected]
Per vedere altri cani da adottare: www.ilcapofonte.it
c/c postale n. 94147162 causale obbligatoria: cani
Aska e i suoi cuccioli
Sabato, 6 novembre 2010
il tuono q 23
SPORT
Gli alabardati di scena martedì sera sul difficile campo di Livorno dopo l’incontro di ieri sera con l’Atalanta
Turno infrasettimanale per la Triestina
Non c’è un minimo di tregua per tirare il fiato che la Triestina dopo l’incontro di ieri sera con l’Atalanta torna
in campo come tutte le altre formazioni
di serie B già martedì. Campionato frenetico quello di
quest’anno, con molti turni
infrasettimanali che di certo non aiutano gli atleti nel
recuperare al meglio la condizione fisica.
Aggiungendo pure il fatto della disputa in orari
serali degli incontri conditi dall’inverno in avvicinamento con il conseguente
calo delle temperature, il pubblico presente sugli spalti già “provato” dalle
mille limitazioni imposte, tende sensibilmente a calare a discapito il più delle
volte dalle televisioni a pagamento che
trasmettono gli incontri in diretta. Della
serie: vuoi mettere il seguire la partita
della propria squadra del cuore comodamente dal divano di casa,
sorseggiando una bibita con
un gruppo di amici, rispetto
al essere sottoposti ad ogni
tipo di intemperie tipo raffiche di Bora a 120 chilometri
orari con temperature prossime allo zero? Purtroppo
o per fortuna anche questo
è un segnale dei tempi che
cambiano...
Tornando al calcio giocato, la trasferta di martedì a Livorno (fischio d’inizio fissato alle ore 20,45 allo
stadio Picchi), appare alquanto difficile
se non proibitiva almeno sulla carta. La
formazione toscana allenata dall’esper- è ancora fermo ai box ma in via di proto Bepi Pillon annovera tra le sue file un gressivo recupero, visto che da qualche
organico di prim’ordine, sicuramente giorno ha iniziato a svolgere un lavoro
tra le favorite assieme ad Atalanta e Sie- differenziato ricominciando a toccare
na alla promozione diretta in serie A. Da il pallone. Sono invece tutte da verifitenere assolutamente d’occhio la coppia care le condizioni di Scurto (alle prese
con dei problemi al gid’attaccanti
composta
nocchio) e Matute (afdal duo Tavano – DaniLa trasferta di martedì faticamento muscolare).
levicius, vero lusso per la
Questo il programma
categoria: il primo è un
a Livorno appare
completo delle gare in
vero giocatore d’area in
alquanto difficile
programma valide per la
quanto offre spesso degli
quattordicesima giornaspunti interessanti sotto
porta rendendosi pericoloso in fase di ta del campionato cadetto: Portogruaro
realizzazione, il secondo fa della propria – Padova, Atalanta – Modena, Cittamassa fisica il suo punto di forza (190 della – Reggina, Frosinone – Crotone,
cm per 85 kg) dimostrandosi un vero Grosseto – Varese, Novara – Empoli,
Pescara – Piacenza, Sassuolo – Ascoli,
ariete.
Qualche problema di infermeria per Torino – Albinoleffe, Vicenza – Siena.
Denis Locoselli
il tecnico alabardato Iaconi: Lunardini
Ultimi minuti ancora fatali per il Kras Repen
Il tecnico Marino Kragelj «Sono contento per la prestazione, non per il risultato. La squadra è stata aggressiva e ha fatto con scrupolo quanto deciso»
Cambia l’allenatore, resta il vizietto....e
così il Kras Repen ha visto cambiare il
risultato di una partita nel finale per la
quarta volta consecutiva (un pari e tre
sconfitte).
Va dato atto ai carsolini,
però, che nell’ultima uscita
avevano di fronte una delle due
battistrada del girone C di serie
D, quel Treviso 2009 che guida
la classifica assieme all’Unione
Venezia (ora con 21 punti in
nove giornate).
I biancorossi hanno fatto la loro onesta
partita e se non si fossero trovati di fronte una simile corazzata, avrebbero potuto
strappare almeno un pari (se non di più).
Ed ora la classifica incomincia ad essere
“triste” anche se non è ancora allarmante
dato che il cammino è ancora lungo e che
retrocederanno le ultime tre del raggruppamento.
La situazione in coda “recita” Belluno e
Opitergina 10, Este 9, Kras e Concordia 8,
Torviscosa 7, Montecchio e Montebelluna
4. E nel prossimo turno ci sarà proprio la
sfida diretta - domenica 7 novembre in
terra veneta - tra il Città di Concordia e
il Kras.
«Sono contento per la prestazione, non
per il risultato. La squadra è stata aggres- si sono arresi al Treviso con la consape- ranno l’Union Quinto - alle 14.30 - in un
siva e ha fatto con scrupolo quanto deci- volezza che avrebbero meritato il pareg- match d’alta quota.
Massimo Laudani
so - afferma il tecnico Marino Kragelj - Il gio nel corso della ripresa dopo un primo
Treviso ha forse sofferto le dimensioni tempo sottotono, tanto più
ridotte del nostro campo, ma considerando un rigore
non è contro squadre come il non avuto e uno dubbio a
Treviso o il Venezia che dob- sfavore. Rispetto alla pribiamo fare punti anche se ci ma squadra, sono cambiati
resta del rammarico per come il luogo della sconfitta (traÈ in corso di svolgi- delle Honda 250 quatè finita. L’importante è aver sferta e non Rupingrande)
mento il campionato tro tempi e sarà in lizza
ritrovato la grinta e andare e il punteggio (3-2). Con
mondiale di enduro a nella specialità Club, al
avanti così. Sono sicuro che ri- tale passo falso i triestini
squadre sul circuito di cospetto di una cinquanusciremo a fare la nostra bella sono scesi in tal modo dalMoreglia in Messico. tina di squadre.
figura e ad arrivare alla tranquillità con la la seconda alla terza piazza
Zanardo è nativo di
In lizza tre categorie:
giusta concentrazione (in particolare in (Montebelluna 15; ConcorNazioni, Club e Indu- Conegliano, Morelli è
difesa, ndr). Il gruppo aveva perso fiducia, dia 14; Union Quinto, Kras
strie. In tutto ci saranno originario e residente in
ma le qualità - in primis tra i più anziani - e Sandonà/Jesolo 13) e
circa 500 piloti in rap- Lombardia e Klancnik è
ci sono tutte. Devono crescere i nostri gio- sabato 6 novembre ospitepresentanza di 30 paesi. l’unico a vantare radici
vani: per quanto
Tra i club presenti ci sarà locali. Nato nel 1962,
bravi, arrivano
anche il Moto Club Trie- ha partecipato a molti
da Promozione,
ste con i suoi tre atleti campionati italiani e a
Prima Categoria
Franco Klancnik, Danilo due edizioni della Sei
e Juniores reinternazionale.
Morelli
e
Guerrino giorni
gionali. Perciò il
Quest’ultimo afferma:
Zanardo.
salto non è indifIl trio, che sarà accom- «Il circuito messicano
ferente».
pagnato dal direttore è un’incognita, ma pare
Quanto
agli
sportivo Renzo Bensi che ci attenda terra rossa
juniores nazioe dal tecnico Alberto e pietra come sul Carso».
nali, pure i giom.la.
Turk, sarà in sella su
vani biancorossi (www.slosport.org - Foto Lako)
Mondiale Enduro
La neonata società di pallacanestro intraprenderà anche un percorso importante nel sociale grazie alla collaborazione con l’ADMO
Basket4Trieste, binomio vincente sport - solidarietà
A Trieste è nata una nuova realtà cestistica, che però ha uno scopo ancor più nobile oltre all’aspetto sportivo: stiamo parlando del
Basket4Trieste, club che è stato presentato dieci giorni fa presso la Sala Predonzani
del palazzo della Giunta Regionale a Trieste.
Prima
di
tutto, perchè
“Basket4Trieste”? Perchè il nome fa trasparire quello
che la nostra città prova per questo sport:
un amore incontrollato, che affonda le sue
radici in anni lontani e nei successi che diverse squadre triestine hanno ottenuto nella pallacanestro.
Ma 4 sta anche per quattro: quattro
come il numero delle menti che hanno partorito quest’idea durante la primavera del
2010. Luca Brandolisio, Riccardo Coppola,
Emanuele Maranzana e Loran Sodomaco
sono i quattro fondatori di Basket4Trieste,
sodalizio che in questo 2010/2011 parteciperà al campionato di Promozione e avrà
anche l’impegno, durante la settimana,
della Coppa Alto Adriatico, manifestazione
che oramai da quattro anni è un appuntamento fisso e ospita squadre italiane, croate e slovene.
La struttura,
per una squadra
che parte dalla
Promozione, è
ben pensata e
alquanto
fornita: oltre allo
staff dirigenziale, c’è anche una parte “sanitaria” curata nei minimi dettagli, con la
collaborazione di fisioterapisti, preparatori
atletici ed addirittura di una dietologa, che
terrà sott’occhio i giocatori del club triestino.
Ma Basket4Trieste ha anche un impegno
nel sociale e vuole portare un preciso messaggio: il presidente della società è infatti il
Cavalier Giorgio Maranzana, presidente del
porto intermodale di Fernetti ma soprattutto vice-presidente regionale dell’ADMO,
Associazione Donatori Midollo Osseo.
Quello della collaborazione con l’ADMO
è uno dei tre cardini principali su cui sarà
basata la stagione del Basket4Trieste, oltre alla ricerca della conquista della Serie
D e allo sviluppo dei giovani: il presidente Giorgio Maranzana ha infatti illustrato,
nella conferenza stampa di presentazione,
tutte le diramazioni di questa associazione che ricerca donatori idonei ed ha fatto
l’esempio del Friuli Venezia Giulia, dove
solamente 22 persone, sulle 10.000 iscritte
all’associazione, sono risultate donatori perfettamente compatibili.
Dunque, un occhio
allo sport ed un occhio
al sociale: un binomio
che si può fare e sembra
già partito con il piede
giusto, anche perchè Basket4Trieste avrà come
spalla una realtà importante quale RadioAttività, l’emittente radiofonica di Trieste che
ogni settimana, alla domenica, riserverà
uno spazio di dieci minuti per commentare
le imprese della squadra, che sarà allenata
proprio dalla collaudata coppia Emanuele
Maranzana-Riccardo Coppola, con Loran
Sodomaco che farà da supporto ed avrà
un ruolo importante per quel che riguarda
l’impegno in Coppa Alto Adriatico.
Basket4Trieste ha anche in mente la realizzazione di un sito, che attualmente è
in fase di costruzione, e può contare su un
“fan club” sul social network Facebook: in
un mese, sono già 200 gli iscritti al gruppo, segnale che l’interesse
verso questa nuova realtà
c’è tutto e che gli organizzatori si stanno impegnando alla grande per
tener fede alle promesse.
L’inizio del campionato
è fissato per il 12 novembre, presso la Palestra Caprin di Salita di Zugnano,
che sarà teatro delle partite interne del Basket4Trieste: tutto è pronto per partire, quindi,
e il Basket4Trieste darà nuovi stimoli, sia
nello sport che oltre, alla nostra città.
Matteo Zanini
24 q il tuono
SPORT
Sabato, 6 novembre 2010
dopo quattro giornate di campionato la squadra è al vertice del torneo. Questo pomeriggio a Chiarbola arriva il neopromosso Cassano Magnago
Un bilancio positivo per la Pallamano Trieste
Fermo il campionato di serie A1 causa gli impegni delle nazionali under 21
e senior per la Pallamano Trieste è già
tempo di bilanci.
La formazione del presidente Lo Duca
dopo quattro giornate è al vertice del
torneo a punteggio pieno in coabitazione
con il Pressano, squadra
almeno sulla carta favorita per il salto di categoria.
La forza del team biancorosso sta sicuramente nel
gruppo, plasmato ottimamente da Marco Bozzola: un mix composto da
esperti “senatori” e giovani promettenti dimostratisi autoritari in campo
nonostante la loro giovane età.
Gli innesti in prima squadra di buona
parte degli under 18 campioni d’Italia
in carica di categoria, hanno garantito
una certa solidità accompagnata ad una
maggiore rotazione nei cambi durante le
partite. Il grande successo della società giuliana, in un periodo
dove di soldi ne girano
pochi in uno sport considerato “minore” come la
pallamano, sta nel vivaio
considerato allo stato attuale uno dei più floridi
dell’intera penisola, capace di sfornare giovani
talenti carichi di entusiasmo.
Su tutti va segnalato l’ottimo rendimento
dell’intero
collettivo
con in testa Visintin e
Postogna.
Tornando
al campionato, Trieste questo pomeriggio
a Chiarbola ospiterà il
Cassano Magnago guidato dal tecnico croato
Robert Havlicek. I lombardi, neopromossi in
serie A1 in seguito alla
riforma dei campionati, attualmente occupano la terz’ultima
posizione in classifica assieme all’Estense Ferrara e al Rapid Nonantola con soli
3 punti all’attivo, frutto di una sola vitto-
ria e tre sconfitte.
Un impegno non
da sottovalutare per
i triestini, ma sicuramente alla loro portata, in modo tale da
dare continuità alla
striscia di risultati positivi.
Questo il programma completo della
quinta giornata di
andata della serie A1
girone A: Spallanzani Casalgrande – Pressano, Emmeti –
Meran, Romagna – Rapid Nonantola,
Estense Ferrara – Parma.
Denis Locoselli
Basket: mal di trasferta per l’Acegas
I biancorossi domani attendono il Paffoni Omegna per riscattarsi dall’opaca prova di Brescia
Una cosa è certa: l’Acegas quest’anno nel suo
dna sotto il profilo caratteriale mette in netta
evidenza due volti ben
distinti. Quando gioca tra
le mura amiche del PalaTrieste la formazione di
coach Dalmasson è inarrestabile: offre prestazioni esaltanti da categoria
superiore condite dall’ottimo supporto del pubblico, che il più delle volte
esalta i propri beniamini
risultando il sesto uomo
in campo. La musica cambia purtroppo in trasferta,
dove la squadra si rilassa e i risultati sono per
lo più spesso deludenti,
come nell’ultimo incontro a Brescia con i giuliani
quasi mai entrati nel ritmo partita ad eccezione
del secondo quarto. Attualmente, a meno che la
squadra non cambi rotta
sopratutto sotto l’aspetto
psicologico credendo nei
propri mezzi, Trieste può
ambire ad una posizione
di metà classifica che la
alla prossima nuova terza
serie in programma l’anno prossimo) ma non le
garantirebbe la sicurezza
matematica di raggiungere il traguardo dichiarato
l’estate scorsa da parte
della società. La situazio-
manterrebbe comunque
in linea di galleggiamento alla zona Sviluppo (ricordiamo che le prime
8 formazioni classificate
alla fine di questa stagione accederanno di diritto
ne ovviamente non è preoccupante visto che siamo
appena alle prime giornate di campionato, ma non
bisogna ne si deve fare
affidamento solo ed esclusivamente sugli incontri
casalinghi visto che le dirette concorrenti dei triestini iniziano a fare punti
pesanti pure in trasferta,
di conseguenza qualche
colpaccio esterno bisogna
metterlo in preventivo.
L’assetto tecnico appare
comunque ben definito
da parte di coach Dalmasson, con Leo Busca in cabina di regia e Lenardon
a fare da esterno in modo
da schierare in alternativa Contento. Moruzzi
rappresenta una sicurezza
ed un rendimento quasi
sempre all’altezza della situazione, mentre Raspino
deve prendere coraggio
nei propri mezzi. Maiocco, Vidani e Colli invece è
opportuno che imprimano maggiore continuità
e mordente alla squadra
in modo da potere
raggiungere risultati positivi nel minore tempo possibile.
Tornando al basket
giocato,
l’Acegas
domani pomeriggio
(inizio fissato alle
ore 18) affronterà il Paffoni Omegna guidato dal
coach Andrea Zanchi: i
rosso – verdi sono reduci
dalla convincente vittoria ai danni di Senigallia,
dopo un avvio di campionato piuttosto stentato
pare abbiano trovato una
certa continuità e siano
in ripresa, nonostante attualmente occupino la penultima posizione con soli
4 punti in classifica frutto
di 2 incontri vinti e ben 4
persi. Il programma della
settima giornata di andata
della serie A dilettanti girone A prevede le seguenti
partite in calendario: PentaGruppo Ozzano – Garda
Cartiere Riva, Bitumcalor
Trento – SBS Castelletto, Copra Morpho Bakery
Piacenza – Centrale del
Latte Brescia, Liomatic
Perugia – La Fortezza Recanati, Zerouno Moncalieri S.Mauro – Edilcosr
Osimo, Goldengas Senigallia – Consum.It Siena,
Co.Mark Treviglio – Pallacanestro Pavia.
D.L.
Venerdì 12 novembre appuntamento con il Nordest 4x4
A seguito dell’ennesima esperienza in Albania,
spinti dal desiderio di unire la nostra passione per il
fuoristrada alla concreta
opportunità nell’offrire un
piccolo aiuto a favore di un
paese a noi completamente sconosciuto, abbiamo
riconfermato l’importanza
della nostra attività che
sta per coronare i sui primi dieci anni di sodalizio.
Durante tutta la nostra
percorrenza, nel raggiungere i 12 villaggi previsti,
presso i quali all’incontro
con le popolazioni abbiamo consegnato i materiali
trasportati ed in particolare in occasione della visita
ad un primo orfanatrofio
ed in seguito a quello per
bambini
diversamente
abili presso il quale abbiamo donato anche delle
sedie a rotelle, il nostro
Presidente Andrea Olivetti, con la sua inseparabile telecamera, ha potuto
realizzare un documento
filmato che presenteremo
con ingresso libero a tutti,
venerdì 12 novembre
alle ore 20: 30 al Centro
Internazionale di Fisica Teorica di Grignano
presso l’Adriatico Palace Hotel, sala Kastler.
Ottimo riscontro ottenuto anche in occasione
dell’ultima nostra proposta denominata “4x4 per
tutti” svoltasi domenica
24 ottobre, rivolta a tutti
i possessori di fuoristrada
e suv ai quali si è offerta
l’ opportunità di testare i
propri mezzi e capacità di
guida presso i due tracciati precedentemente organizzati dai componenti
del club, presso l’area ex
Polveriera di via Brigata
Casale. Abbiamo ritenuto
doveroso cautelare piloti e
mezzi con dei percorsi segnalati da fettucce e chiari
cartelli che indicassero le
varianti per i principianti
e quelle per i più esperti.
Nei punti più critici lungo
il percorso sostavano con i
propri mezzi alcuni degli
istruttori del club, pronti
ad intervenire con consigli
ed indicazioni, per aiutare
chi fosse in difficoltà. Gli
intervenuti hanno potuto
utilizzare i percorsi nell’arco di quasi tutta la giornata dimostrando un grande
interesse per l’opprtunità
offerta e informandosi sul-
le nostre attività, in particolare per i nostri corsi di
guida sicura in fuoristrada
che nel passato abbiamo
rivolto a favore dei diversi
operatori nell’ambito dei
servizi di sicurezza quali
le squadre di Protezione
Civile del Comune di Muggia e Trieste, il Corpo della
Polizia Municipale locale,
il Comando dei Carabinieri, la Polizia di Stato ed i
nuclei iscritti alla Croce
Rossa Italiana. La giornata si è conclusa costruttivamente con scambi di
opinioni e nuove esperienze vissute, in compagnia
dei tanti intervenuti e con
i componenti delle loro
famiglie creando nuove
amicizia e nuove iscrizioni
al club. Un particolare ringraziamento va doverosamente rivolto alle Autorità
Comunali che hanno reso
possibile questa iniziativa ed anche a Tele4 che
ha potuto documentare
l’evento.
Per qualsiasi informazione saremo lieti di essere contattati all’indirizzo
mail [email protected]
oppure visitando il nostro
sito all’indirizzo www.nordest4x4.it o direttamente
al tel. 348.8865053.
c.s.
Hockey in line, morto Walter Widmann
Lutto nel mondo dell’hockey italiana ed in particolare in quello dell’Edera Trieste. Ha destato grande
commozione tra i sostenitori di questa disciplina la
morte, avvenuta
nella mattinata di
lunedì scorso, del
forte
giocatore
Walter Widmann.
Nato a Venezia
il 4 marzo 1982,
Widmann con un
passato nell’hockey su ghiaccio fu costretto
a passare all’in
line a causa di un
infortunio, aveva
da poco concluso la trasferta con i colori rossoneri
dell’Edera in Svizzera valida per la qualificazione alla
Coppa Confederale.
Il giovane atleta, in forza alla compagine triestina
da 3 anni con diverse presenze in nazionale, è stato
rinvenuto oramai privo di vita seduto al volante della
sua Alfa Romeo 145 parcheggiata nel garage dell’hotel
Windsor di proprietà della famiglia a Merano, probabilmente stroncato da un arresto cardiocircolatorio.
La Lega Nazionale Hockey in un comunicato stampa
pubblicato sul proprio sito
ufficiale il 1°novembre ha
Grave lutto per
espresso vivo cordoglio per
l’Edera, rinviato a
la perdita di Walter Widmartedì il derby
mann: “Il mondo dell’hocon il Polet
ckey in linea, sconvolto da
questa tragedia, esprime i
sensi del più sentito cordoglio alla famiglia del giovane atleta e alla società Edera”.
La LNH ha disposto un minuto di raccoglimento su
tutti i campi in memoria di Walter, e deciso di rinviare
causa il grave lutto a martedì 9 novembre alle ore 21
il derby tra l’Edera e il Polet presso la pista Pikelc di
Opicina.
D.L.
Sabato, 6 novembre 2010
il tuono q 25
APPUNTAMENTI
Yasmin Anuby, titolare de “Il Tempio della Luna”: « La forza, che mi spinge ad andare avanti, mi arriva dai miei allievi»
I benefici della danza del ventre
«Quando la donna danza con le proprie emozioni...
La vita è la danza del respiro, del movimento, del battito del cuore. Sentimenti, emozioni, sensibilità, amore..
Forza, energia, passione, femminilità..Sono questi gli
ingredienti che danno vita alla danza».
È questa la filosofia di Yasmin Anuby, titolare da otto
anni dell’associazione dilettantistica Il Tempio della
Luna, associazione riconosciuta dal Coni e una delle
prime a Trieste (città in cui è una delle più attive) a organizzare corsi e seminari di danza del ventre.
Corsi ricominciati a inizio ottobre dopo la pausa estiva
con una novità a livello di location: quella di Santa Croce,
che si è affiancata a quelle di Muggia e Trieste. Attualmente sono una cinquantina gli iscritti alle lezioni e in
tempi recenti c’è stato l’interessamento anche da parte
dell’universo maschile. Come è nata questa avventura?
La diretta interessata lo spiega così: «Soffrivo di mal
di schiena, ma soprattutto da piccola mi incantavo a
guardare i film di una volta in cui si potevano vedere
odalische bellissime danzare tra lo svolazzare di veli impalpabili ed il tintinnio di monetine dorate, harem illuminato da candele, melodie orientali, piedi scalzi che si
muovevano leggeri su tappeti damascati tra cuscini di
velluto ricamati e tessuti da mille e una notte. E io restavo ad ammirare il contrasto curioso tra delicatezza e
grinta delle ballerine che alternavano movimenti sinuosi ad accenti decisi giocando con le variazioni musicali.
Sono passati gli anni e sono cambiati i sogni, ma quelle
immagini sono sempre rimaste impresse in qualche angolino di me. Infatti, quando ho scoperto per caso un
corso di danza orientale, non ci ho pensato due volte
ed eccomi lì ad imparare una gestualità del tutto nuova
e così affascinante. All’inizio vivevo le lezioni come un
momento da dedicare a me stessa, uno spazio solo mio,
tant’è vero che non ne parlai con nessuno e avevo tenuto
per me quest’esperienza così particolare. Nel
tempo, però, si è sviluppata la passione ed io
ho continuato a studiare. Pian piano si è fatta
strada in me la consapevolezza che non stavo soltanto continuando ad imparare passi
e movimenti, ma che
stavo anche imparando
a conoscere me stessa.
Mi sono resa conto che
stavo cambiando e che
stavo prendendo consapevolezza di come sono,
della mia fisicità ma anche e soprattutto della
mia componente emozionale. E caspita se
questa è una scoperta!»
E poi...: «La mia vita
è stata caratterizzata da
incontri casuali e coinYasmin Anuby
cidenze. Ed è proprio
così che un giorno per caso mi è stato chiesto di tenere
una piccola lezione a Grado per dare una dimostrazione di che cosa sia la danza orientale. Conservo ancora
oggi un ricordo splendido di quella giornata. I sorrisi e
le espressioni felici delle persone, l’impegno delle signore e delle ragazzine nel provare ad imitare i movimenti
che facevo vedere loro....è difficile da spiegare, ma credo
sia scattato qualcosa in me che mi ha fatto desiderare di
continuare a vedere quei sorrisi, di percepire quell’energia positiva capace di dare una carica incredibile. Ed è
così che ho deciso che avrei provato concretamente a
trasmettere ad altre la magia di questa disciplina, che
amo tanto, e in tal modo è nato il mio primo corso. La
forza, che mi spinge ad andare avanti, mi arriva dai miei
allievi. I ringraziamenti per aver risolto i loro problemi
di postura o alcuni dolori fisici o la loro voglia di aprirsi per parlare di cose personali (divorzi o violenze ad
esempio) sono una cosa che mi fa molto piacere e che
mi dà forza».
Dopo un percorso durante il quale Yasmin ha conosciuto svariati insegnanti per cercare la strada più adatta a lei, ha trovato nel maestro Wael Mansour lo stile
in cui più si riconosce e che maggiormente predilige. Ai
suoi insegnamenti unisce regolari seminari di approfondimento con i maggiori esponenti a disposizione sul
territorio nazionale quali Saad Ismail per affinare la precisione tecnica e gli studi antropologici, Kesia Elwin per
l’energia nelle percussioni ed Olivia Mancino per l’isolamento e la stratificazione dei movimenti.
Quando disponibili, segue le dive americane Jillina,
Amar Gamal e Aziza delle Bellydance Superstars (il
gruppo più conosciuto ed apprezzato a livello mondiale)
ed occasionalmente altri insegnanti stranieri e non quali Saida, Virginia, Asmahan, Khaled
Mahmoud, M.Habib, Sandy D’Alì,
Tamalyn Dallal. Oltre a questo ha
fatto parte dell’accademia di danza
di Giulia Mion. Il suo percorso di
studi è stato affiancato da spettacoli
e varie iniziative culturali sia come
solista sia con il gruppo “Y di Luna”
con il quale si dedica anche ad esibizioni ed animazione.
Ha partecipato ad un concorso a
squadre su Rai 2, rappresentando la
danza orientale, e di seguito è stata
ospite di altre trasmissioni televisive (Tele 4 e Telefriuli) e radiofoniche regionali (RAI, Radio Trst A,
Radio Punto Zero, Radioattività).
Presenzia a festival e meeting in
tutta Italia e in Slovenia, collabora con l’attore ed autore Marcello
Crea ed il fantasista Andro Merkù in
rappresentazioni teatrali e di cabaret. Lavora occasionalmente con il
gruppo d’animazione “Zippo e i suoi Yasmin Anuby
problemi” e ha fatto parte del gruppo-spettacolo nella
disciplina del ballo caraibico con il quale al Campionato
italiano 2005 ho vinto la coppa Italia per lo Show Dance.
Per contattarla per informazioni sulle attività (disponibili anche sul sito internet www.yasmin.anuby.it), per
avere una prova gratuita o per richiedere uno show su
misura - ad esempio in occasione
matrimoni o feste (come quella organizzata da un uomo persiano in
agosto sul Carso triestino) - ci si
può rivolgere al numero di cellulare (+39) 333 5663612, all’indirizzo
e-mail [email protected] o andare
sulla sua scheda a disposizione sul
social network www.facebook.it
«I corsi sono adatti a tutti - conclude Yasmin Anuby - a giovani e
meno giovani, a persone magre o
più in carne, a uomini o a donne».
Un questionario, da lei redatto recentemente, ha indicato tra l’altro
che il 90% dei partecipanti si è
sentito diverso al termine della frequentazione ai balli da lei tenuti,
denotando miglioramenti di postura, tono muscolare, elasticità, sicurezza in sè e acciacchi. Il 50% ha
notato cambiamenti pure nell’attività sessuale.
Massimo Laudani
Festa di San Martino a Prosecco
Festa grande fino a giovedì
11, a Prosecco, nel nome di San
Martino. Un vero e proprio fiorire
di appuntamenti, tra il fieristico e
l’enogastronomico, il musicale e lo
storico-culturale.
Domenica 7, prima “giornata
clou” della Festa: dopo
una “passeggiata archeologica“ alle ore 10 (organizzatori ŠD Kontovel,
SDD Jaka Štoka e RMV,
ritrovo alla Trattoria Sociale di Contovello), avrà
luogo infatti con inizio
alle ore 14.30, la grande
“Martinova Furenga”, il
tradizionale e simbolico
trasporto del vino novello
con carrozze e carri trainati da cavalli per le vie
di Prosecco (organizzatori
Associazione Agricoltori e
Circolo giovanile Prosecco-Contovello).
Parteciperanno, in un’ottica di
apertura e collaborazione al di là
del confine, la neo-eletta Regina del
Terrano 2010, Martina Marc di Sesana, l’Orchestra a fiati Sveti Anton
di Capodistria, il coro maschile Vasilij Mirk e quello dei bambini della scuola elementare A. Černigoj,
componenti di circoli giovanili e
locali in costume tradizionale. Seguiranno, dopo il corteo, il concerto
della banda e, alle ore 17, il battesimo del vino nuovo alla Casa della
Cultura.
Spazio poi agli importanti temi
della tutela e cura del territorio,
lunedì 8, con l’incontro, alle ore
18.30, alla Casa della Cultura, su “Il
recupero del costone carsico alla
luce del protocollo d’intesa tra la
Kmečka Zveza-Associazione Agri-
coltori, il Ministero e la Regione
FVG”, con interventi di Enzo Lorenzon e dei tecnici Daniela Luis e
ing. Renzo Scaramoncin del Consorzio Bonifica pianura isontina.
Nuovo interessante incontro
martedì 9, alle ore 18.30, alla
Trattoria Sociale, sul tema “Pratiche enologiche al confronto – Tra
il passato e il presente”, organizzato da Kmečka zveza- Associazione Agricoltori, relatore il dott. agr.
Mario Gregori.
Seconda “giornata clou” e gran
finale della festa ovviamente giovedì 11, per l’intero giorno, con la
Fiera di San Martino, comprendente un mercatino ambulante con
70 bancarelle, di cui una decina
dell’Associazione Agricoltori che
offriranno i “Sapori di San Martino”, prodotti agricoli tipici
del nostro territorio. Ci sarà
anche, nell’ “area sagre”
di Prosecco, un mercatino
dell’antiquariato e dell’usato e, alle ore 14.30, nel giardino della sede circoscrizionale, un assaggio dei vini
dei produttori di Prosecco
e Contovello. Alle ore 16, S.
Messa solenne nella chiesa di San Martino. Infine,
alle ore 19, alla Casa della
Cultura, un concerto con la
Giuliapellizzariballaben(D).
Completano il programma due concerti: sabato
6, alle ore 21, alla Casa
della Cultura, “Concerto con dj” a
cura del Circolo giovanile Prosecco-Contovello; e mercoledì 10,
alle ore 20, nella stessa sede, un
concerto di canzoni popolari con
il gruppo Ano Ur’co Al’pej Dvej. E
ancora il Luna Park (tutti i giorni, fino al 14 novembre) e osmize
aperte presso le sedi del Complesso
bandistico Prosek (“Soščeva hiša”)
e del FC Primorje (Prosecco n. 2 e
nell’area all’inizio di via San Nazario, “pri Zajki”).
c.s.
Steve Wynn in concerto al Miela
Trieste is Rock è orgogliosa di annunciare il ritorno
a Trieste di un grande artista: mercoledì 10 novembre, al Teatro Miela arriverà infatti Steve Wynn.
Mercoledì 10 Novembre al Teatro Miela di Trieste:
Steve Wynn & the Miracle 3 un appuntamento da
non perdere per tutti gli appassionati del rock d’autore
più puro e coinvolgente! Sarà un vero e proprio “Medicine show” garantito da Trieste is Rock!!
www.stevewynn.net
Prevendita: soci ts is rock: 10 euro, non soci:
15 euro
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Knulp, via Madonna del Mare, 7 – tel. 040
300021
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040 2454036
Teatro Miela, piazza Duca degli Abruzzi 3 – tel
040365119
26 q il tuono
MUSICA
Sabato, 6 novembre 2010
Marino Attini: “Tra l’universo e la mente”
un’opera tra il calore analogico e il digitale
Marino Attini, un genio della mu- ascoltatore passivo del disco ma entra in
sica elettronica polifonica attento allo relazione facendo si che la musica sia tostile new age, ha fatto del computer una talmente a disposizione della fantasia di
modulazione di suoni digitali a piena chi ascolta e la mente il viaggiatore nella
espressione umana, il riuscire a dare storia vivendola in prima persona quasi
espressione e calore non è sempre pos- come se fosse lui il protagonista diretto
sibile con l’uso del digitale ma Marino è di migliaia di eventi storici.
Solo l’essere protagonista aiuta davriuscito egregiamente.
La sua passione è la realizzazione vero a capire il senso di ogni azione
di un interiorità che non sempre trova perché porta a sviluppare dentro di se
quella via di uscita per la sua più tota- quelle sensazioni positive e negative,
le espressione se non
attraverso un canale
specifico in questo
caso la musica. Ogni
suono e ogni melodia
hanno portato Marino a un totale contatto con quel mondo
metafisico del suo
essere portandolo a
realizzare in due anni
un’opera meravigliosa, quasi come se
fosse un lavoro introspettivo tra il sonoro
e il visivo totalmente
psicologico.
Credo che arrivare a questo sia davvero ammirevole e
lodevole, un grande
passo in avanti per la
tecnologia musicale
e per la musica stessa. L’opera in que- come per esempio l’angoscia e il terrore
stione è “Tra l’universo e la mente” fino ad arrivare a gioia e amore, che lo
come già il titolo dice da sé questo dua- sollecitano direttamente stimolandolo
lismo storico e psicologico porta a un fantasticamente a riflettere, combattenviaggio interiore quasi alla ricerca delle do e analizzando tali azioni attraverso
proprie origini e quella del mondo. È la propria storia personale e la propria
un viaggio dal “big ben” ai giorni nostri struttura psichica arrivando a deduzioni
costruito su ritmiche, melodie e suoni e recriminazioni assolutamente persoanche molto reali del tempo raccontato nali ma dirette.
L’importanza dell’utilizzo di determie musicato. Pochi sono i testi ma pieni
di introspezione storica e intellettuale nate melodie o scansioni ritmiche influche oltre a illuminare l’ascoltatore sul iscono direttamente sul cervello scatetema della traccia audio e incanalarla nando sensazioni assolutamente uniche
nel periodo storico specifico, lo induce quindi non generalizzate o universali. È
a riflettere sulle azioni dell’uomo e sul- la stessa reazione che si ha con determile sue scoperte. Tutto questo non per nati testi letterali, l’importanza di un lesportarlo ad una critica verso l’umanità o sico, le sue cadenze eccetera, così anche
verso se stesso come figlio di una storia la musica gioca un ruolo predominante
all’interno della psiche
a volte colpevole di reati
dell’uomo e qui che il
che hanno segnato in ma«Amo raffigurare ciò
coinvolgimento è totale
niera indelebile la nostra
che sento e vedo, e
e devastante esclusivastessa storia, ma come
trasformare ciò che
mente in maniera posipunto di riflessione per il
vedo in musica»
tiva per l’uomo stesso.
nostro futuro nel rispetto
Mi piacerebbe codella madre terra che ci
accompagna nel nostro cammino tem- noscere un po più da vicino la perporaneo su questo meraviglioso pianeta. sona di Marino Attini, ci parli di
Contiamo che non è uno psicologo e lei.
È una persona sensibile alla vita e a
nemmeno un musicista a tempo pieno:
tutto quello che fa è solo per hobby quin- tutto ciò che accade intorno a sé, ama
di tutto diventa ancora più interessante fermarsi e riflettere ed esprimere tutto
come l’interiorità supera la conoscenza ciò che è possibile realizzare attraverso
didattica e magari tutte quelle realizza- l’identificazione dei propri sentimenti
zioni artistiche fatte e create a tavolino ed emozioni, cosa non sempre facile.
Ho iniziato scrivendo poesie già
con grandi studi su passaggi e riff impegnativi non solo per chi li deve eseguire in età adolescenziale vincendo anche
ma anche per chi ascolta che non sem- qualche concorso importante per la
pre preparati a tali sonorità, facendo di- poesia arrivando successivamente a
ventare tutto o totalmente commerciale, scoprire come la musica potesse darmi
capendo anche la sua permanenza nelle quella marcia in più all’interno della
radio, o di nicchia, quindi un ascolto in- mia espressività.
Ho lavorato anche in radio come Dj,
dirizzato solo a pochi del settore.
Nella piena semplicità Marino ha in alcune radio private, appassionato
fatto dialogale il digitale con l’analo- della musica dance, partecipando angico attraverso suoni di ogni natura e che a festival della musica come musiprovenienza con una semplicità incre- cista arrivando ad ottenere anche nodibilmente piacevole all’ascolto e de- tevoli riconoscimenti, un percorso direi
terminante per l’immaginazione umana che si confondeva spesso tra l’hobby e
che diventa sempre più protagonista il semi professionismo ma che poi ho
all’interno dell’opera. È qui la straor- sempre tenuto come hobby.
Ho sempre scritto nel limite del posdinarietà di questa meravigliosa opera,
l’ascoltatore non è semplicemente un sibile tenendo conto che non ho mai
avuto una e vera formazione musicale ne il fatto di aver preso persone di età
professionale, anche se il mio sogno era differente, hanno dato pareri solo posidi studiare al conservatorio. Piano pia- tivi e a questo come non essere più che
no con l’aiuto di musicisti professionisti soddisfatto?
Con chi ha collaborato per la resono sempre o quasi riuscito ad esprimere ciò che desideravo esprimere den- alizzazione del disco?
La mia fortuna è stata proprio nelle
tro i miei brani.
“Tra l’universo e la mente” è collaborazioni perché ho trovato persodavvero un’opera a tutti gli effet- ne meravigliose e professionisti del meti, cosa ha portato Marino Attini a stiere che hanno dato quel tocco di classcrivere un opera così importante se che da solo non ci sarei certamente
riuscito. Li ho inseriti anche nei ringrae impegnativa?
Io mi reputo ziamenti nel cd perché reputo persone
una persona visi- importanti anche per la loro amicizia
va, mi spiego amo che mi hanno sempre dimostrato e che
raffigurare
ciò continuano a darmi.
Una collaborazione importante è
che sento e vedo,
e trasformare ciò stata con lo studio Imagex di Alessanche vedo in musi- dro Croci per la realizzazione delle voci,
ca. E’ sempre stato davvero un lavoro impeccabile. Un alun sogno arrivare tro chitarrista che ha dato il suo cona portare la gente tributo è Ezio Ferraro, insomma tutti
a sognare imma- artisti di tutto rispetto.
Poi a Sabrina Donadoni che ha reaginando
figure
paesaggi e non so lizzato la copertina. Non era facile riucosa, rendendolo scire a non cadere nel banale lei invece
e s c l u s i v a m e n t e con arte e maestria ha regalato al cd
il soggetto prin- una copertina quasi pittorica in un concipale dell’opera testo esclusivamente digitale. Una reae così attraverso lizzazione davvero eccezionale che mi
questo traguardo, ha quasi emozionato all’inizio perché
che mi ero impo- per poter davvero capire le intenzioni
sto, ho realizzato di autori bisogna avere una sensibilità
in due anni “tra molto forte per non parlare poi di realizzazioni grafiche non sempre facili
l’universo e la mente”.
La motivazione di tale argomento è da trovare perfettamente idonee ma lei
anche la mia passione per la geologia davvero ha fatto anche di più.
Mi piacerebbe sapeche mi ha sempre molto afre,
notando un’attenfascinato, infatti la nascita
«La mia fortuna è
zione particolare per
del mondo e la sua evolustata proprio nelle
il “bello” posto nell’inzione è il tema del disco. In
collaborazioni»
teriorità di un insieme
quest’opera sono presenti
di momenti catartici
tutti i miei interessi anche
conoscenze all’interno dei sistemi digi- dei suoi trascorsi e della storiografia dell’opera e non solo nella
tali.
Sono 72 minuti divisi in 19 traccie au- piacevole espressione sonora di
dio di sola musica e frasi introduttive sentimenti che in un preciso istantra un brano e l’altro e comunque den- te hanno generato illuminazione
tro ad una continuità evolutiva tra trac- compositiva, cos’è per Marino Atcie, studiato apposta per non distrarre tini la musica?
La musica per Marino Attini è la mimai l’ascoltatore e tenerlo concentrato
fino alla fine. È una linea progressiva glior espressione che la vita offre all’uoe costante che lega le traccie audio cor- mo, per se stessi e per il mondo. Credo
relata come dicevo da testi introduttivi che un ricordo visivo, nel mio caso soriflessivi che aprono le porte della fan- prattutto, è sempre correlato a una melodia in particolare oppure la melodia
tasia al periodo storico specifico.
Ho cercato di creare tutto utilizzan- stessa mi riporta a scene del mio pasdo sonorità non troppo difficili e incom- sato che mi dona emozioni e sensazioni
prensibili a un orecchio non allenato a uniche.
La musica riempie la mia vita come
certe frequenze, questo perché ho voluuno spirito ceto rendere tutto totalmente
leste
coccola
accessibile
a
lo scandire di
tutti. Comunogni
istante,
que non ho sotpenso che sentovalutato alza di essa tutto
cune timbriche
per me sarebbe
magari speciprivo di enerfiche di alcuni
gia e vitalità.
generi, lavoProgetti furando sul conturi? E cosa
testo cercansi aspetta che
do di inserirle
accada
per
all’interno di
quest’opera.
un sistema arMi piacerebmonico
ben
be vedere quecalibrato che
sto mio progetporta a un non
to all’interno di
irrigidimento
un teatro cordell’ascoltatore ma ad un maggiore ap- relato da immagini, o balletti insomma
prezzamento dell’esecuzione in manie- generare un vero e proprio spettacolo
ra totalmente rilassata.
per la gente. Per quanto riguarda il fuAvendo fatto una piccola indagine turo non so ancora, ho delle idee ma arposso ritenermi molto soddisfatto per- rivare a generare qualcosa di nuovo è
ché tutti coloro che hanno ascoltato ancora presto.
questo mio cd, tenendo in considerazioAlessandro Lombardi
il tuono q 27
APPUNTAMENTI
Sabato, 6 novembre 2010
Nella Sala Giubileo “La bellezza per la bontà - l’arte aiuta la vita”
Antonio Sofianopulo - Rosso (2009)
Si potrebbe definirla una compagna di
avventura di Peggy Guggenheim, perché
Hazel Marie Cole, oltre a essere inglese
di nascita (Peggy era americana, ma operò anche a Londra) e italiana di adozione
come la famosa collezionista, durante la
sua vita ha dispensato, soprattutto nelle
vesti di mecenate, quel profondo senso di
generosità e altruismo, che oggigiorno è
qualità sempre più rara.
Dopo la sua morte il marito Aldo Pianciamore e la figlia Donatella hanno voluto dedicare a questa donna speciale, ex
ingegnere aereonautico, il “Premio alla
Bontà”, un’iniziativa spontanea per istituzionalizzare e non interrompere gli atti
di bontà che Hazel elargiva in tutta autonomia. E, alla nascita del premio, venne
affiancata da subito una rassegna, cui partecipano ogni anno numerosi e noti pittori
italiani e spesso anche stranieri.
Giunta all’XI edizione, la mostra “La
bellezza per la bontà-l’arte aiuta la vita”
propone quest’anno 21 artisti: da Antonio Sofianopulo a Nora Carella, a Rossanna Longo, da Angelo Salemi a Marta
Potenzieri Reale ad Alice Psacaropulo ed
Elvio Zorzenon. Dall’espressionismo neoromantico all’astrazione, per passare al
Simbolismo, al Surrealismo, all’Astrattismo. Percorsi diversi, indirizzati verso un
obbiettivo comune: esprimere il proprio
concetto di realtà, da una parte attraverso
l’essenzialità onirica e fantastica, dall’altra
mediante una narrazione più tradizionale.
Una novità però connota la mostra negli ultimi anni: una duplice inaugurazione.
Marta Potenzieri Reale - Ibicus giallo (2009)
Sabato scorso infatti al Castello di Duino,
la curatrice, architetto Marianna Accerboni, ha presentato davanti al Sindaco di
Duino Giorgio Ret, ai rappresentanti delle L.A,R. i Principi di Torre e Tasso e del
Collegio del Mondo Unito, alle autorità e
agli artisti il percorso espositivo, che dal 6
al 14 novembre sarà invece visitabile alla
Sala del Giubileo.
Il ricavato delle vendite delle opere andrà in beneficienza, affiancando così le
principali attività che si prefigge il Premio
alla Bontà Hezel Marie Cole, rivolte soprattutto all’attenzione per gli alunni più
Buoni d’Italia, all’aiuto a ragazzi di paesi
poveri vincitori di borse di studio, inizialmente del Collegio del Mondo Unito, o a
chi aiuta persone non autosufficienti.
Gatti dallo sguardo attento, paesaggi
nebbiosi, morbidi fiori, pensieri di maiolica sono alcuni dei soggetti interpretati
nelle opere selezionate, caratterizzate per
la maggior parte dalla metafisica, quella
disciplina filosofica, complicata ma intrigante, per lo più astratta, che cerca di cogliere l’essere assoluto.
Benedetta Moro
“L’eclettico sentire” di Saracino
Arrivato dalla Puglia a
Trieste all’età di due anni,
il pittore Giuseppe Saracino trasferisce istintivamente nelle sue opere
quell’eclettismo, che in
filosofia indica un particolare indirizzo speculativo,
il quale in età ellenisticoromana, cioè nel periodo
tardo della cultura greca,
conciliava dottrine filosofiche di diversa provenienza. Un atteggiamento
certamente derivante dal
diffondersi di quella cultura lungo le coste pugliesi e
calabre nelle città fondate
dalle colonie di Greci colà
immigrati in antico, di cui
si rilevano ancor oggi tracce nelle parlate locali: con
queste parole, l’architetto
Marianna Accerboni, curatrice della mostra intitolata L’eclettico sentire,
visitabile fino al 7 novembre al Centro Socio
Culturale di Villa Prinz
(Salita di Greta 38), ha
presentato l’autore.
«Saracino adotta infatti
nel suo percorso molteplici
tecniche, dall’impressionismo, al postimpressionismo, all’espressionismo
figurativo, alla parziale
dissoluzione della forma,
che lo conduce sulla soglia
dell’astrattismo e dell’informale - ha precisato Accerboni - e appare artista
squisitamente eclettico»,
termine che deriva non a
caso dal greco eklektós,
ovvero selezionato. Cioè
adotta l’atteggiamento di
chi non segue un unico me-
Notturno sul mare
todo, ma fonde modi tratti
da più indirizzi o scuole.
Osservando i suoi quadri, si percepisce appunto
un senso di originale discontinuità tra un dipinto
e l’altro, cui fa da comun
denominatore il tema della mostra, dedicata principalmente al paesaggio,
accompagnato dalla soave apparizione di qualche
nudo, che l’artista sa risolvere con delicatezza e
proprietà, facendo uso di
scelte tonali più sognanti,
quasi romantiche.
Saracino dipinge di getto, esprimendo attraverso
la pittura i propri diversi stati d’animo e dando
ascolto, al momento della
stesura del colore, all’emozione.
L’insegnamento
fondamentale deriva dalla sua principale scuola di
formazione, quella di Nino
Perizi, che insegnava Fi-
Il lago di cornino
gura al Museo Revoltella
oppure Paesaggio alle cave
del Carso.
Attraverso l’olio o l’acrilico, il pittore ricopre candidi corpi femminili con
velati colori trasparenti.
Utilizza invece un mix di
colori scuri e brillanti per
i paesaggi, trasferendo nel
quadro tutta l’immaginazione di un bosco fresco,
a volte primaverile, a vol-
te autunnale, tra zampilli d’acqua di fiumi, laghi,
lagune e un verde scuro,
che s’intreccia con delicate ombre, quasi leitmotiv,
quest’ultime,
dell’intera
collezione: una luce strana, quasi divina, nel senso
proprio del termine, che
promana da Dio, illuminando delicatamente la
natura rappresentata.
B.M.
«Un atto d’amore»: nasce la Fondazione Lelio Luttazzi
Un atto d’amore: così
è stato definito il dono
di Rossana Luttazzi alla
città di Trieste a circa tre
mesi dalla scomparsa del
grande musicista, compositore, cantante, direttore
d’orchestra, attore e presentatore televisivo Lelio
Luttazzi.
Oltre ad assicurare che
tutto il patrimonio artistico del “re dello swing”
rimarrà nella Trieste che
lui tanto ha amato, la signora ha deciso di divulgarne l’eredità tramite la
nascita di una
fondazione a
lui dedicata.
Un’iniziativa
sostenuta da
tanti amici e
personalità
dello spettacolo,
come
Fiorello e Pippo Baudo, ma
anche da istituzioni e uomini dell’informazione e della cultura.
«Lelio è l’orgoglio della nostra città - afferma il
sindaco Dipiazza alla presentazione stampa della
Fondazione Luttazzi
lo scorso 22 ottobre - mai
come oggi si può dire che
vicino ad un grande uomo
c’è una grande donna»
continua
rivolgendosi
amichevolmente alla signora Luttazzi.
Punti cardini della neonata Fondazione catalogare e valorizzare l’intero
patrimonio artistico del
Maestro, sostenere e promuovere azioni e progetti rivolti alla diffusione
della cultura, dell’educazione e della formazione
musicale, con particolare
sostegno ai giovani che intendono perfezionarsi nel
campo della musica ma
anche promuovere e realizzare eventi per ricordare
la figura umana ed artistica di Lelio Luttazzi con lo
scopo di raccogliere fondi
per le attività istituzionali
di sostegno e di promozione della persona.
Il primo progetto si
chiamerà Premio Lelio
Luttazzi e sarà realizzato, in collaborazione con
la Casa della Musica
di Trieste, nella primavera del prossimo anno. Si
tratta di un concorso per
giovani pianisti jazz di età
compresa fra i 18 e 28 anni
al cui vincitore sarà offerta
l’occasione di una borsa di
studio per frequentare un
corso di perfezionamento presso un’importante
Scuola di Jazz americana.
La Fondazione, presieduta dalla stessa Rossana
Luttazzi e affiancata da un
consiglio di amministrazione, ha sede in Piazza
Unità 3 ed è nata proprio
a Trieste perché, come
ricorda la moglie visibilmente commossa, «questa
è la sua città». «Da quando
lo conosco ha sempre parlato bene di Trieste e del
suo mare, qui era felice»
aggiunge Roberto Podio,
amico della famiglia Luttazzi e ora anche vicepresidente della Fondazione.
Per maggiori informazioni si può chiamare il
numero 040.3720996 o
visitare il sito www.fondazionelelioluttazzi.it realizzato appositamente per la
Fondazione che raccoglie
anche molte testimonianze e omaggi da parte di
amici di Lelio.
Sara Cristaldi
Chiude Triesteantiqua
È al rush finale Triesteantiqua,
la mostra di antiquariato che si tiene
per la 28esima edizione al
Palazzo
dei
Congressi della
Stazione
Marittima di
Trieste
fino
a
domenica
7
novembre
(con un aumen-
to di visitatori nelle prime giornate).
Triesteantiqua rimarrà aperta ancora sabato 6 e domenica 7 novembre
con “saracinesche”
alzate dalle 10 alle
20. I prezzi sono
inalterati rispetto
alle ultime edizioni: 9 euro gli interi,
6 euro i ridotti.
m.l.
28 q il tuono
APPUNTAMENTI
Sabato, 6 novembre 2010
prosegue la mostra dedicata a roberta di camerino e alle sue rivoluzionarie creazioni. Molte le iniziative in programma anche per le scuole
Grande successo per “La rivoluzione del colore”
Continua al Museo
Revoltella la mostra
Roberta di Camerino, La rivoluzione
del colore, l’appuntamento con la moda
promosso dall’Assessorato alla cultura del
Comune di Trieste e
dal Gruppo Sixty - proprietaria del marchio
Roberta di Camerino che si protrarrà fino al 12
dicembre.
Si tratta di un inedito accostamento tra le creazioni
di Giuliana di Camerino,
una delle stiliste più geniali del Novecento che per la
sua azienda scelse il nome
“Roberta”, e le opere di
grandi maestri dell’arte italiana, da Previati a De Chirico, da Sironi a Carrà, da
Casorati a Savinio. L’evento, inaugurato lo scorso 7
ottobre, a detta della direttrice della galleria d’arte
moderna ha avuto grande
successo già nel primo weekend e ottiene un numero
positivo di visitatori ogni
giorno.
Non è il primo intreccio
tra moda e arte per il Revoltella, basti ricordare gli
abiti delle sorelle Fontana
e di Balestra o la mostra
di Mila Schön allestita tra
l’inverno 2009 e la primavera 2010. Giuliana Coen,
sposata Camerino, deceduta nel marzo 2009, è
nata a Venezia nel 1920 e
si è distinta per aver operato negli anni ’50 una vera
“rivoluzione del colore”
nel settore abiti e accessori - famoso il suo bauletto
“Bagonghi”- affermandosi
a livello nazionale e internazionale tanto che negli
anni ‘70 il marchio Roberta di Camerino divenne il
più amato dalle donne che
puntavano sulla praticità
dell’abbigliamento
oltre
che alla bellezza.
Una mostra scelta per la
rilevanza della moda «or-
mai secondo settore
economico nazionale» ricorda l’assessore delle politiche
culturali e museali
del Comune di Trieste
Massimo Greco alla
presentazione,
ma
anche per un legame
con Trieste. La produzione in serie di questi
abiti fu infatti avviata
proprio nella nostra Città
nel laboratorio “Mearo” –
anagramma della parola
amore - che occupava uno
stabilimento del Porto
Vecchio e che aveva una
boutique in Piazza della
Borsa.
La mostra, la prima
dopo la morte della stilista adriatica, è stata
allestita al quinto e sesto piano della galleria
di arte moderna, sistemazione raffinata che
raccoglie il ‘900 italiano,
in cui sono esposte 60 borse, datate dai primi anni
‘50 agli anni Settanta, una
ventina di abiti e altrettanti
ombrelli e foulards, alcuni
di questi oggetti esposti per
la prima volta. Il tutto sarà
corredato da una serie di
immagini storiche dell’artista, dei suoi laboratori e
dei personaggi che ha conosciuto e frequentato.
Orari 10-19 (chiuso martedì), prezzi: 6,50 euro interi - 4,50 euro ridotti.
Sara Cristaldi
Proposte e iniziative attorno alla mostra
Le proposte per la scuola
Intrecci tra moda e arte, tra le opere di
grandi artisti e i prodotti di una famosa stilista italiana, un incontro tra due mondi, pittura
e scultura da una parte, e preziose creazioni
d’alta moda, borse, abiti e foulard dall’altra,
a dimostrazione delle reciproche influenze.
Sono questi gli elementi che caratterizzano la
mostra dedicata a Roberta di Camerino, allestita nelle sale del Museo
Revoltella e visitabile fino al
12 dicembre 2010. Anche in
quest’occasione la Sezione
didattica del Revoltella propone alle scuole una serie di
attività mirate ad approfondire alcuni degli argomenti
dell’esposizione.
L’offerta
è diversificata per venire
incontro alle differenti esigenze delle scolaresche: i percorsi saranno elaborati tenendo conto dell’età e degli specifici
interessi delle classi e prevedono una partecipazione attiva da parte degli studenti. Si può
scegliere tra le seguenti proposte:
Visita guidata alla mostra - Gli alunni con
l’aiuto di un’operatrice didattica ricostruiscono
le principali tappe della produzione dell’artista
e le più significative vicende storico artistiche
che l’hanno influenzata. Si parlerà in particolare di trompe l’oeil, nascita della moda italiana
e influenze tra arte e moda.
Laboratorio per le scuole - L’attività si
articola in due momenti, la visita animata
alla mostra e una fase di rielaborazione delle
impressioni attraverso la realizzazione di lavori
individuali e di gruppo.
Informazioni e appuntamenti - Servizio
didattico del museo (coordinamento dott.ssa
Barbara Coslovich, tel 040-6754273 – [email protected])
Biglietti e orari Alle attività si accede con
biglietto “Studenti”: 2, 70 euro (comprende
biglietto d’ingresso e guida). Insegnanti accompagnatori: ingresso gratuito. Il Museo Revoltella è aperto tutti i giorni (escluso il martedì)
dalle 10 alle 19
Il gioco delle borse (laboratori per bambini,
da sabato 6 novembre al
27 novembre)
Tra le attività organizzate a margine della mostra
“Roberta di Camerino la
rivoluzione del colore” c’è
spazio anche per i bambini.
Oltre ai consueti laboratori
domenicali, nel mese di novembre “Il Revoltella
dei bambini” proporrà dei divertenti incontri
anche al sabato ispirati alle creazioni esposte
nelle sale. Questi laboratori artistici riservati
ai bambini dai 6 ai 10 anni (numero massimo:
12 partecipanti a incontro) sono in programma
sabato 6, 13, 20 e 27 novembre a partire dalle
ore 16. Sono curati da Serena Paganini.
Ma spieghiamo meglio cos’è il “gioco delle
borse”... I bimbi andranno a caccia dei più bei
vestiti raffigurati nei quadri del museo e cercheranno di capire come è cambiata la moda
negli ultimi due secoli. Poi andranno nel laboratorio creativo del quinto piano e faranno
alcuni giochi ispirati alla mostra dedicata alla
stilista Roberta di Camerino, dopo avere visto
le sue creazioni, borse, abiti, ombrelli e foulards. Si divertiranno a fare anche loro gli sti-
Pupkin Kabarett in scena al Teatro Miela
Il gruppo dei Pupkin Kabarett è inesistente o frustrato nelle ambizioni.
nato nel febbraio del 2001, su idea di Lo stile geniale e anticonformista mette
Alessandro Mizzi e Stefano Dongetti, in scena vizi e virtù del vivere triestino,
al Teatro Miela, dove era stata creata la con giochi linguistici surreali e nonsense esilaranti, tradotte in
Sala Pupkin, spazio alterun “dialetto misto lingua”.
nativo del lunedì sera, con
Stile geniale e
I personaggi, che pongono
proposte teatrali cittadianticonformista questioni dai risvolti grafne, a cavallo tra il localino
fianti e a volte disarmanti,
di avanspettacolo e il caffè
concerto. Per quasi tre anni, questo vanno dal “Trio Lamentela”, che apre
spazio è stato l’unico luogo in città dove di solito le serate, alle sfortunate donsi poteva assistere, nella stessa serata, a ne di Laura Bussani, femminile interconcerti, reading, performance d’attori preta della presentatrice polacca Agata
o danzatori, fino a tarda notte. A Miz- oppure dell’anziana disagiata Armida.
Janko Petrozi e Dongetti si
vec è invece
sono poi affianlo stralunato
cati Massimo
professore di
Sangermano e
sloveno, SteLaura Bussani.
fano Dongetti
Al duo pianoe Alessandro
sax di RiccarMizzi
sono
do Morpurgo
infine
coloro
che
tentano
di
tenere
le
e Piero Purini si sono uniti la batteria
di Luca Colussi, il basso di Andrea fila dello spettacolo (senza riuscirvi).
Il teatro dei Pupkin strizza l’occhio
Lombardini e la fisarmonica di Stefano
al Tingeltangel, spettacolo che intratBembi nella “Niente band”.
Le tematiche trattate sono quelle dei teneva i tedeschi nei tipici locali bavaconflitti famigliari, del lavoro precario, resi, fumosi, stipati di sedie e tavolini
listi, mescolando abiti e accessori ma anche
a inventare i contenuti “segreti” delle borse e
a costruirsi una divertente borsetta di carta.
Biglietto: 4,50 Euro a bambino.
Tè delle cinque con visita guidata (ogni
giovedì e venerdì dal 4 novembre)
Dal 4 novembre, nell’ambito delle attività
collegate alla mostra “Roberta di Camerino, la
rivoluzione del colore”, prende l’avvio un’iniziativa che si intitola “Roberta di Camerino, tè
delle cinque con visita guidata” e vuole essere
un appuntamento un po’ speciale con una
mostra che sta destando grande interesse non
solo tra le signore eleganti che hanno vissuto
direttamente l’epoca di maggiore successo della
stilista veneziana, gli anni sessanta e settanta,
ma anche tra le giovani appassionate di vintage
che approfittano della mostra per aggiornare
la propria conoscenza di uno stile che sembra
davvero intramontabile.
Ogni giovedì e venerdì, alle 17 e alle 18.00,
si svolgeranno due visite guidate all’esposizione curate dalle storiche dell’arte che fanno
parte dello staff didattico del Museo Revoltella.
Saranno precedute da una breve introduzione
sulla storia della moda italiana del dopoguerra, corredata da immagini e documenti.
Alle signore partecipanti, che saranno accolte
nello spazio video del quinto piano, saranno
offerti una tazza di tè e dei dolci. Poi si sposteranno nella galleria che ospita la mostra, dove
potranno vedere un centinaio di pezzi tra borse,
abiti, ombrelli e foulards esposti tra le opere
d’arte che costituiscono la sezione “Novecento”
della galleria d’arte moderna. Biglietto: 6,50
Euro + 2,70 (guida). Il tè e i dolci sono offerti
dal museo.
degli anni ‘20-’30. Qui nasceva il
“Kabarett” di Karl Valentin (pseudonimo di Valentin Ludwig Fey
1882-1948), comico e regista apprezzato dagli intellettuali come
Hermann Hesse e Bertold Brecht.
Egli proponeva proponeva al suo
pubblico, che voleva sostanzialmente mangiare, bere e allo stesso
tempo divertirsi, un teatro metafighi pungenti. La compagnia , che risico che precorreva il teatro dell’assurdo, con forti paradossi e uso del ri- flette un presente composito per ruoli
dicolo: «Perché da tanto tempo non mi e dinamiche, sarà in scena al Teatro
hai più scritto? … quando ancora l’al- Miela ogni lunedì dall’8 novemtro giorno mi hai scritto che mi avresti bre di quest’anno con cadenza quindicinale, per portare la sua comicità
scritto tu se non ti scrivevo io».
Sketch, monologhi e clownerie ven- intelligente, sincera ed ironica ad un
pubblico raffinato ma non
gono messi in scena da un
solo. E’ una “finestra sul digruppo di artisti all’apparenLa satira
sagio” che con uno spirito
za scalcinati (ma bravissimi)
che sorride
ottimista realista non si are da una scalognata orcheamaramente rende mai al disagio, anzi si
strina che accompagna le
confronta con esso per poloro inquietudini. Si denunal disagio
terlo indagare e affrontare:
ciano soprattutto l’inadegua«La realtà era brutta, ma il
tezza sociale e la politica con
i suoi maggiori rappresentanti. Gags futuro era migliore» (citazione attribuirriverenti e trovate demenziali sono ita al Valentin).
Nuria Kanzian
scanditi da tempi incalzanti e dialo-
Rassegna “s\paesati”
al Teatro Miela
Venerdì 12 novembre alle
18.00 verrà proiettato il documentario “Hanna e Violka” di
Rossella Piccino, Italia, 2009,
56’. Una madre e una figlia polacche si alternano nel ruolo di
“badanti” di due anziani signori.
Un documentario sconcertante
dove trovano spazio la difficile condizione delle vecchiaia, il
duro lavoro specializzato dell’assistente famigliare, la situazione
economica e sociale in Polonia.
In collaborazione con Riaceinfestival.
Teatro Miela, Trieste
Piazza degli Abruzzi, 3
Tel. 040 365119
Info: www. spaesati.org
[email protected]
Venezia; Eva Cecchinato, Università di Venezia). I tre tempi
del mito (viverlo, falsificarlo,
comprenderlo) ed alcuni itinerari personali di giuliani e
friulani”.
Conferenza al CCA
Lunedì 8 novembre alle 17.30
si svolgerà presso la Sala baroncini delle Assicurazioni Generali
(via Trento 8, Trieste) la conferenza “Il Parlamento Europeo e
la crisi del progetto di unione”,
con l’on. dott.ssa Monica Frassoni (Co-Presidente Partito Verde
Europeo). Incontro a cura del
dott. Tito Favaretto.
Info: CCA (Circolo della Cultura
e delle Arti), via S. Nicolò 7
tel/fax 040 366744
mail: [email protected]
www.circoloculturaeartits.org
“Bancarelle” al Giulia
Ritorna domenica 7 novembre
e sarà allestita ogni prima domenica del mese la rassegna “Bancarelle” al Giulia. Il mercatino si
svolgerà dalle 10.00 alle 19.30
presso il Centro Commerciale
“Il Giulia” nell’ambito del Comprensorio del Polo Dreher di via
Giulia 75/3 a Trieste. Un appuntamento fisso cittadino con l’ormai tradizionale mercatino delle
pulci a cura dell’Associazione
culturale “Cose di vecchie case”.
Una piccola vetrina dal sapore
antico, fatta di ricordi della nonna, oggetti antichi, soprammobili e tanto altro...
Per informazioni:
tel. 339 7495333 (sede presso il
Caffè Piazza Verdi ex Bar Violin
di via del Teatro 2 a Trieste).
Ciclo d’incontri
“Risorgimenti d’Italia”
In preparazione al 150° anniversario dell’unità d’Italia, il
Dipartimento di scienze politiche e sociali ed il Dipartimento
di storia e culture dall’antichità al mondo contemporaneo
dell’Università di Trieste organizzano un ciclo di conversazioni - dedicato in prima battuta agli studenti, ma aperto al
pubblico - che si terranno presso l’aula magna del liceo Dante Alighieri (via Giustiniano 3)
dalle 16.45 alle 19.00.
Questa settimana, martedì 9
novembre, sarà la volta di “Dal
Risorgimento all’irredentismo
(Mario Isnenghi, Università di
il tuono q 29
APPUNTAMENTI
Sabato, 6 novembre 2010
Rassegna d’autore
“Città di San Giusto”
Sono aperte e gratuite le iscrizioni per un nuovo evento artistico e culturale in allestimento
al Circolo Sottufficiali. Si tratta
della prima rassegna triestina
d’autore “Città di San Giusto” riservata a poeti, musicisti e compositori non professionisti della
nostra provincia. L’evento sarà
articolato in tre date consecutive
fissate per il 25, 26 e 27 novembre prossimi - alle 21.00 - nel
salone principale del circolo. Gli
artisti interessati potranno optare liberamente per una di queste
soluzioni: nelle due prime date ci
saranno quindici esibizioni ogni
serata con brani poetici o musicali scelti dai partecipanti e senza
finalità competitiva, e quindi si
tratterà di un’interessante “vetrina” artistica e culturale; nella serata conclusiva del 27 novembre
avrà luogo il gala conviviale con
altre quindici esibizioni, soltanto
per questa serata competitive e
suddivise nelle tre categorie previste. L’iniziativa è organizzata
dal Circolo Sottufficiali con il coordinamento di Fulvio Marion.
Per informazioni e iscrizioni:
cell. 338 6722086
fax 040 394549
e-mail: [email protected]
Incontro con Pietro Spirito
al Civico Museo del Mare
Lunedì 8 novembre alle 18.00,
dopo l’introduzione di Marino
Vocci, si terrà l’incontro con
il giornalista e scrittore Pietro
Spirito a partire dal suo libro
“L’antenato sotto il mare - Un
viaggio lungo la frontiera sommersa” (edizioni Guanda).
Pietro Spirito, appassionato
subacqueo, ci accompagna in un
lungo viaggio in fondo al mare,
Dopo il successo delle passate edizioni torna anche quest’anno a Trieste la rassegna cinematografica di fantascienza (e
non solo) “Science + Fiction”, che quest’anno festeggia il suo
primo decennale. Per l’occasione sarà presidente della giuria
il celebre regista e sceneggiatore Lamberto Bava, artista di
culto a livello italiano e internazionale.
La manifestazione prende il via martedì 11 novembre per svilupparsi quotidianamente con una ricca programmazione fino
a domenica 14 novembre.
Per conoscere il calendario delle proiezioni e dei rispettivi
orari (e per ulteriori informazioni sulla manifestazione) consultate il sito www.scienceplusfiction.org
Vi attendiamo numerosi!
in particolare nel punto più a
nord del Mediterraneo, lungo
l’ideale frontiera sommersa del
Golfo di Trieste, dove da secoli si scontrano e si mescolano
genti, lingue e culture; ci mette
di fronte a ruderi e rovine nelle
quali osserviamo non solo il nostro passato, ma il nostro futuro: perché i relitti predicono la
caduta di regni e imperi, ricordano la futilità delle aspirazioni
umane, rappresentano la caducità di ogni destino.
La S.V. è gentilmente invitata.
è un appuntamento di “Trieste,
una storia scritta sull’acqua”, la
manifestazione del lunedì al Civico Museo del Mare di Trieste,
via Campo Marzio 5.
Tel. 040 304885 / 348 6394528
Escursione con
“Curiosi di natura”
Nell’ambito della manifestazione enogastronomica “Sapori del
Carso - Okusi Krasa”, domenica
7 novembre, dalle 9.30 alle 13.00,
si svolgerà un’escursione guidata
lungo la Strada della Salvia, da
Aurisina a Santa Croce, sul tema
“Dal mare ai monti: dai pedoci
al vin Teran”. Le guide della cooperativa “Curiosi di natura” illustreranno la collocazione geografica del Carso, la sua geologia e le
caratteristiche del suolo, e come
queste influenzano l’agricoltura, i
suoi prodotti e l’enogastronomia.
Ritrovo alle 9.15 nella piazza del
Municipio di Duino-Aurisina.
è richiesta la prenotazione.
Al termine dell’escursione,
adatta anche a persone poco allenate, possibilità di degustare
prodotti tipici del Carso presso
gli esercenti convenzionati, alcuni dei quali anche con uno sconto
sul menù.
Altre informazioni:
sito web www.curiosidinatura.it
cell. 340 5569374
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’SDGZ-URES
(Unione regionale economica
slovena - Slovensko deželno gospodarsko združenje).
Ultime visite guidate
al Museo Petrarchesco
Piccolomineo
Il Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura informa il
pubblico che domenica 7 novembre, in occasione dell’ultimo
giorno di visita all’esposizione
“Trieste e la Sublime Porta, da
Pio II all’arciduca Massimiliano
d’Asburgo”, il Museo Petrarchesco Piccolomineo di via Madonna del Mare 13 (3° piano) sarà
eccezionalmente aperto, dalle
9.00 alle 13.00. La curatrice
Alessandra Sirugo effettuerà le
ultime visite guidate alle 10.00
e alle 11.30, a ingresso libero e
con visite guidate gratuite.
Per ulteriori informazioni:
tel. 040 6758184 o 040 6758200
(da lunedì a sabato ore 8.00
- 14.00; giovedì anche 14.00 19.00);
e-mail [email protected]
web: www.museopetrarchesco.it
“Jack The Ripper Game”
al Leeroy ristopub
Rivive a Trieste il mito di Jack
Lo Squartatore. Martedì 9 novembre, proprio nello stesso
giorno dell’uccisione di una delle
sue numerose vittime, il LeeRoy
ristopub ospiterà un gioco-spettacolo dedicato all’assassino più
celebre della Londra dell’800 e
trasformerà il locale triestino in
“Notte immaginaria”
al Science Center
Tornano le magiche notti al museo dell’Immaginario Scientifico: il 13 novembre al Science Centre Immaginario Scientifico di Grignano i bambini da 7 a 11 anni avranno la possibilità
di vivere un’esperienza magica, trascorrendo un’intera notte
fra gli exhibit interattivi del museo assieme ad altri piccoli avventurieri e ad un animatore d’eccezione: Galileo Galilei.
Il famoso astronomo accompagnerà gli avventurieri notturni alla scoperta dei segreti della fisica, dell’astronomia e della
natura, svelando aneddoti e instaurando simpatici dialoghi
d’altri tempi, con giochi di squadra, una caccia al tesoro e la
costruzione di prototipi per scoprire come, attraverso un approccio scientifico, sia possibile avere una visione a 360° della
cultura. I partecipanti avranno poi l’opportunità di dormire in
sacco a pelo negli spazi museali e di svegliarsi la mattina e fare
una colazione in compagnia dei propri amici.
La Notte Immaginaria
rientra nell’iniziativa “Sognando al museo”, coordinata dal POST-Perugia
Officina per la Scienza e la
Tecnologia, che coinvolge
dieci musei italiani. L’iniziativa rappresenta un’occasione per i più giovani
per scoprire come il museo della propria città non sia semplicemente un luogo da visitare una volta nella vita, ma il luogo
privilegiato per alimentare con continuità la propria curiosità
per la scienza.
Proseguono le iscrizioni per la “Notte Immaginaria” all’Immaginario Scientifico, il costo è di 23 euro a bambino, mentre
il ridotto “fratello/sorella” è di 18,00 euro.
Per informazioni: 040 224424.
un pub vittoriano. Con tanto di
nebbia… Uno squarcio della Londra vittoriana di Jack lo squartatore prenderà forma nella Trieste
dei giorni nostri. Grazie a una
gara che è, contemporaneamente, anche uno spettacolo e, sicuramente, un evento.
Al primo classificato andrà
una preziosa bottiglia d’assenzio
e uno splendido kit per la sua
degustazione. Al secondo una
bottiglia d’assenzio e al terzo
verrà assegnato un set di fantastici coltelli con lama in ceramica. Inizio della serata alle 20.30.
Per qualsiasi informazione chiamare il numero 340 2521492.
LeeRoy ristopub, via Paduina 9.
Antonio Albanese
al Rossetti
Al Politeama Rossetti, con lo
spettacolo “Personaggi”, è la volta di Antonio Albanese, impegnato in un recital di corrosiva comicità e ritmo serrato sul pensiero
contemporaneo, interpretato da
disparati punti di vista e con dirompente fisicità, da sempre cifra del poliedrico attore. In scena
martedì 9 novembre e mercoledì
10 alle 20.30.
Viale XX Settembre 45, Trieste.
Info: www.ilrossetti.it
Incontri alla
Libreria Lovat
- Lunedì 8 novembre alle
18.00: Alberto Bagus presenta
“SUEÑO CON KAREN” (Ibiskos, 2010).
L’autore si avventura nel
Messico per seguire le confuse tracce archeologiche delle
antiche civiltà mesoamericane
e alla ricerca di un po’ di verità su quella profezia maya del
2012 di cui tutti i mistici, santoni e scienziati improvvisati
vanno scrivendo. Ma assieme
alle risposte trova molto altro, perché andare in Messico
è come entrare in un sogno, il
sogno di Karen.
- Mercoledì 10 novembre alle
17.00: Cartastraccia presenta
“L’ELISIR D’AMORE“ con il
Trabiccolo dei Sogni.
Sulle note di Gaetano Donizetti: uno strano dottore convincerà un simpatico contadino a comprare il suo “Elisir
d’amore” per riuscire a sposare
la bella Adina, fidanzata con
un soldato prepotente. E saranno la musica e tanti sorrisi
ad accompagnare l’ingenuo innamorato verso il lieto fine di
questa comica avventura piena
zeppa di colpi di scena.
- Mercoledì 10 novembre
alle 18.00: incontro con Bruno
Tinti su “RIFORME VERE E
FINTE IN MATERIA DI GIUSTIZIA” in collaborazione con
Il Popolo delle Agende Rosse.
L’ex magistrato già autore dei
best seller “Toghe rotte” e “La
questione immorale”, esporrà
le sue opinioni su “quello che si
è fatto, quello che si vuole fare
e quello che si dovrebbe fare”
in materia di Giustizia.
- Venerdì 12 novembre alle
18.00: Lucy Saja presenta “POESIA SENZA CONFINI” (ed.
Tipografia adriatica).
Italiano, francese e portoghese si fondono in un testo
che tutto vuole tranne vanità cosmopolite. Saggezza del
cuore, solitudine dei pensieri,
integrità del sentire sono onde
eterne, energia in movimento
espansivo che nei versi di Lucy
Saja che saranno letti da Maria
Teresa Celani e dalle traduttrici Vivianne Porto (portoghese)
Mara Tolentino (francese) e
Luisa Pavan Woolfe (inglese).
La Libreria Lovat di Trieste
(viale XX Settembre, al terzo
piano dello stabile OVS) è aperta dal lunedì al sabato dalle 9.00
alle 19.30; domenica (da settembre a maggio) dalle 10.00
alle 19.30.
Tel. 040 637399
www.librerielovat.com
30 q il tuono
L’oroscopo
della settimana
Gli oroscopi sono tradizione antichissima che ha diversi livelli, dalla
saggezza millenaria raffinata del Libro dei Mutamenti cinese (I Ching)
a scemenze assolute e nocive che
noi non siamo disposti a pubblicare.
Abbiamo scelto perciò di fornirvi un
servizio che si avvicina al livello più
nobile, assegnando settimanalmente ad ogni casa astrologica convenzionale delle massime che è sempre
proficuo meditare. La loro aderenza
personale apparterrà al mistero imponderabile della sorte ed alla vostra sensibilità e riflessione critica.
CALENDARIO
Distributori di carburante aperti nei festivi
L’uomo ragiona, il saggio tace, il fesso
discute.
Toro dal 21 aprile
al 20 maggio
Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola.
Gemelli dal 21 maggio
al 20 giugno
Per due cose impara a non agitarti: per quelle che si possono cambiare e per quelle che non si possono cambiare.
Cancro dal 21 giugno
al 22 luglio
Prendere riempie le mani, dare riempie
il cuore.
Leone dal 23 luglio
al 22 agosto
Qualunque cosa tu possa fare, o sognare
di fare, incominciala.
Vergine dal 23 agosto
al 22 settembre
AGIP - Strada del Friuli 5
AGIP - Via dell’Istria155 lato mare
ESSO - Via flavia 120/1
ESSO - Sistiana Centro - Duino Aurisina
ESSO - Via Carnaro - S.S. 202 Km 3+0,67
SHELL - Piazza Duca degli Abruzzi 4
SHELL - Via Locchi 3
OMV - Stazione di Prosecco 35
È l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi.
Scorpione dal 23 ottobre
al 21 novembre
Vivere è la cosa più rara nel mondo.
Molta gente esiste: ecco tutto.
Sagittario dal 22 novembre
al 21 dicembre
Conoscere l’ignoranza è forza. Ignorare
la conoscenza è debolezza.
Capricorno dal 22 dicembre
al 19 gennaio
Chi non impara nulla dai bambini, certamente non imparerà nulla dai grandi.
Acquario dal 20 gennaio
al 18 febbraio
Non temere di percorrere una lunga strada, se sei diretto verso coloro che hanno qualcosa da insegnarti.
Pesci dal 19 febbraio
al 20 marzo
Alcuni si ritengono perfetti unicamente perchè sono meno esigenti nei propri confronti.
FERIALE
TRIESTE
Impianti self service
AGIP - Via dell’Istria 155
AGIP - Via Forti 2 - B.go San Sergio
AGIP - Viale Miramare 49
AGIP - Via A. Valerio 1 - Università
AGIP - Via Forlanini - Cattinara
AGIP - Strada del Friuli 5
AGIP - Duino S.S. 14
ESSO - Sgonico S.S. 202
ESSO - Via Carnaro - S.S. 202 - Km 3+0.67
ESSO - Piazza Foraggi 7
ESSO - Quadrivio di Opicina
ESSO - Via Flavia 120
ESSO - Str. Prov. del Carso - Km 8+738
OMV - Stazione di Prosecco 35
SHELL - Via Locchi 3
SHELL - Autoporto di Fernetti
TAMOIL - Via F. Severo 2/3
TOTAL - R.A. Km 27 Sistiana
TOTAL - Via Brigata Casale
TAMOIL - Viale Miramare 233/1
Non metterti
alla guida
se hai abusato
di bevande alcoliche
Partenza
6.45
7.50
9.00
10.10
11.20
14.10
15.10
16.20
17.30
19.35
Partenza
9.30
11.00
13.30
15.00
16.30
18.00
MUGGIA
TRIESTE
7.15
8.20
9.30
10.40
11.50
14.35
15.40
16.50
18.00
20.05
7.15
8.25
9.35
10.45
11.55
14.35
15.45
16.55
18.05
20.05
7.45
8.55
10.05
11.15
12.25
15.05
16.15
17.25
18.35
20.35
MUGGIA
MUGGIA
TRIESTE
10.00
11.30
14.00
15.30
17.00
18.30
10.15
11.45
14.15
15.45
17.15
18.45
10.45
12.10
14.45
16.15
17.45
19.15
Arrivo
Partenza
Arrivo
FESTIVO
TRIESTE
MUGGIA
Arrivo
Partenza
Arrivo
Regime tariffario linee marittime
in vigore dal 1° gennaio 2010
Corsa singola ........................................... Corsa Andata e Ritorno . .......................... Abbonamento nominativo 10 corse.......... Abbonamento nominativo 50 corse.......... Biciclette .................................................. Euro Euro Euro Euro Euro 3,45
6,40
11,00
26,50
0,70
I biglietti ed abbonamenti sono venduti direttamente a
bordo dell’imbarcazione.
STAZIONE FERROVIARIA DI TRIESTE CENTRALE
Orario dal 13 giugno 2010
TRIESTE Centrale
Monfalcone
Cervignano S. Giorgio di Nogaro
Portogruaro - Caorle
S. Donà di Piave VENEZIA Mestre
VENEZIA S. Lucia
4.30
4.53
5.05
5.14
5.37
5.57
6.24
6.34
(5)
prosegue per
Tarvisio
14.44
15.07
15.19
15.28
15.52
16.12
16.39
16.49
Carnia
TRIESTE Centrale
Monfalcone
Cervignano - S. Giorgio di Nogaro
Portogruaro - Caorle
S. Donà di Piave
VENEZIA Mestre
VENEZIA S. Lucia
(1)
5.32
6.06
6.35
5.55
6.28
6.58
6.07
6.42
|
6.16
|
6.40
7.37
7.03
|
7.30
8.15
7.40
prosegue per
(2)
6.41
7.04
7.35
7.04
7.29
7.57
7.17
7.41
7.24
|
7.53
8.12
8.15
8.30
8.51
8.55
9.02
8.18
8.41
8.53
9.02
9.26
9.46
10.13
10.24
Milano
(3)
Napoli
*
Tarvisio
Milano
15.44
15.51
16.25
16.06
16.17
16.48
16.18
17.03
16.27
16.51
17.12
17.37
17.49
Tarvisio
(6)
16.44
17.02
17.34
17.07
17.27
17.56
17.19
17.40
18.09
17.28
|
17.52
18.11
18.12
18.26
18.39
18.48
18.49
9.18
9.38
9.41
10.01
9.53
|
10.02
|
10.26
10.40
10.46
|
11.13
11.16
11.24
(7)
17.44
18.07
18.19
18.28
18.52
19.12
19.39
19.49
18.44
19.07
19.19
19.28
19.52
20.12
20.39
20.49
(3)
(1)
11.44
12.20
12.07
12.42
12.19
12.56
12.28
12.52
13.12
13.39
13.49
12.44
13.07
13.19
13.28
13.52
14.12
14.39
14.49
13.44
14.07
14.19
14.28
14.52
15.12
15.39
15.49
14.11
14.34
14.48
(1)
Milano
Tarvisio
(8)
19.18
19.46
20.22
21.54
19.41
20.12
20.49
22.20
19.54
20.26
21.02
22.33
20.03
20.35
21.10
22.42
20.32
21.03
21.42
23.08
20.59
21.21
23.25
21.39
21.49
23.49
21.50
Tarvisio
Udine
22.44
23.17
23.37
23.52
0.34
Lecce
(1) Feriale. (2) Festivo. (3) Feriale escluso sabato. (4)
(1)
TRIESTE Centrale
Monfalcone
GORIZIA Centrale
Cormons
UDINE
5.02
5.27
5.51
5.59
6.23
(1)
5.58
6.23
6.48
7.03 7.28
(2)
(1)
(1)
6.04
6.29
6.53
7.03
7.28
6.20
6.48
7.10
7.25
7.49
6.56
7.19
7.40
7.49
8.04
7.35
8.03
8.26
8.35
8.57
(2)
(7)
prosegue per
(2)
TRIESTE Centrale 14.56
Monfalcone
15.19
GORIZIA Centrale 15.40
Cormons
15.49
UDINE
16.04
(1)
14.56
15.19
15.40
16.49
16.04
(5)
15.51
16.18
16.40
16.49
17.10
(2)
(1)
(2)
(1)
(2)
(1)
(1)
(3)
(4)
7.35 8.56
9.56
7.58 9.19 10.24
8.18 9.40 10.48
8.27 9.49 11.01
8.43 10.04 11.23
(2)
10.56
11.19
11.40
11.49
12.04
11.26
11.54
12.19
12.29
12.53
12.08
12.37
|13.01
|13.15
13.38
12.26
12.54
13.19
13.33
13.55
12.56
13.19
13.40
13.49
14.04
12.56
13.19
13.40
13.49
14.04
13.30
14.00
14.25
14.40
15.04
14.21
14.49
15.12
15.21
15.47
14.21
14.49
15.12
15.21
15.47
Sacile Tarvisio
(6)
16.02
16.30
16.53
17.02
17.24
16.03 16.31
16.28 16.59
16.51 17.22
17.00 17.32
17.24 |17.55
16.56
17.19
17.40
17.49
18.04
(7)
17.23
17.51
18.15
18.28
18.49
(8)
17.23
17.51
18.15
19.28
18.49
(7)
17.56
18.19
18.40
18.49
19.04
prosegue per Tarvisio Tarvisio
(9)
18.20
18.49
19.12
19.22
19.46
Sacile
(10)
18.20
18.49
19.12
19.22
19.46
18.56
19.19
19.40
19.49
20.04
(1)
19.53
20.04
20.27
20.36
20.57
(1)
20.42
21.08
21.31
21.40
22.04
(11)
22.21
22.44
23.05
23.14
23.29
Sacile
(12)
22.21
22.44
23.05
23.14
23.29
(1) Feriale. (2) Festivo. (3) Feriale escluso sabato. (4) Si effettua il sabato e festivi.
Tutto ciò che merita di essere fatto, merita di esser fatto bene.
Bilancia dal 23 settembre
al 22 ottobre
Linea marittima TRIESTE - MUGGIA
Impianti aperti 24 ore su 24
TOTAL - Duino Nord Autostrada TS/VE
AGIP - Duino Sud Autostrada VE/TS
AGIP - Valmaura S.S. 202 - Km 36
(superstrada)
DOMENICA 7 NOVEMBRE
***
Ariete dal 21 marzo
al 20 aprile
Sabato, 6 novembre 2010
AEROPORTO FRIULI VENEZIA GIULIA - RONCHI DEI LEGIONARI
Gli orari possono subire variazioni da parte delle compagnia aeree senza preavviso
Partenze per
Partenza
Arrivo Frequenza
Volo
Aereo
BELGRADO
13.15
10.35
13.35
13.15
BIRMINGHAM 16.55
18.05
BRUXELLES Ch. 12.30
CAGLIARI
22.10
CATANIA
12.00
DUSSELDORF We. 12.00
20.55
LONDRA St.
12.25
14.30
14.50
15.00
15.00
21.40
MONACO
06.20
10.50
15.00
18.55
NAPOLI
12.00
OLBIA
13.15
ROMA
06.55
07.20
11.20
15.20
19.20
TIRANA
10.30
13.00
15.10
20.40
TRAPANI
20.00
14.50 -----6-
12.10 -----6-
15.10 -2-----
14.50 ---4---
18.10 ---4---
19.20 ------7
14.05 --3---7
23.55 1---5--
15.25
*
13.45 -2-4---
22.40 -----6-
13.35 ----5--
15.40 --3---7
16.00 -----6-
16.10 -2-4---
16.10 ----5--
21.40 1------
07.30
*
12.00
*
16.10
*
20.05 12345-7
13.10
*
15.00 -----6-
08.05
*
08.30 123456-
12.30
*
16.30
*
20.30
*
12.00 -2-----
14.40 ----5--
16.50 -2-----
22.30 ----5--
21.40 -2-4-6-
JU411
JU411
JU411
JU411
FR1097
FR1097
FR2834
FR4808
AZ1705
FR6488
FR6488
FR169
FR169
FR169
FR169
FR169
FR169
LH4007
LH3999
LH4003
LH4005
AZ1705
EN1728
AZ1356
AZ1360
AZ1358
AZ1364
AZ1362
LZ152
LZ152
LZ152
LZ152
FR8648
AT7 fino al 1/5
AT7 dal 8/5
AT7 dal 6/4
AT7 dal 5/5
738
738
738
738
CR9 via Napoli
738
dal 25/5
738
dal 29/5
738
fino al 8/4
738
738
738
738
dal 16/4
738
AT7
AT7
AT7
AT7 no dal 2-22/8
CR9
AT7 dal 12/6 al 28/8
CR9/320
734/320 no dal 3-27/8
734/320
734/M80 no dal 9-22/8
734/320
AT7 fino al 27/4
AT7 fino al 11/6
AT7 dal 15/6
AT7 dal 18/6
738
Note
Arrivi da
Partenza
Arrivo Frequenza
BELGRADO
11.00
08.20
11.20
11.00
BIRMINGHAM 13.15
14.25
BRUXELLES Ch. 10.35
CAGLIARI
20.00
CATANIA
08.30
DUSSELDORF We. 09.50
18.45
LONDRA St.
09.00
11.05
14.05
11.25
11.35
11.35
17.05
MONACO
09.05
13.15
17.15
21.05
NAPOLI
10.10
OLBIA
10.15
ROMA
09.20
13.20
17.20
20.50
21.25
TIRANA
08.10
10.30
12.40
18.00
TRAPANI
17.55
12.40 -----6-
10.00 -----6-
13.00 -2-----
12.40 ---4---
16.30 ---4---
17.40 ------7
12.05 --3---7
21.45 1---5--
11.20
*
11.35 -2-4---
20.30 -----6-
12.00 ----5--
--3---7 FR168
14.25 -----6-
14.35 -2-4---
14.35 ----5--
20.05 1------
10.10
*
14.20
*
18.20 12345-7
22.10
*
11.20
*
12.00 -----6-
10.35
*
14.35
*
18.35
*
22.05 12345-7
22.40
*
09.40 -2-----
12.10 ----5--
14.30 -2-----
19.40 ----5--
19.35 -2-4-6-
Volo
Aereo
Note
JU411
JU411
JU411
JU411
FR1096
FR1096
FR2833
FR4807
AZ1708
FR6487
FR6487
FR168
738
FR168
FR168
FR168
FR168
LH3998
LH4002
LH4004
LH4006
AZ1708
EN1729
AZ1357
AZ1365
AZ1361
AZ1359
AZ1363
AF5981
AF5983
AF5983
AF5983
FR8647
AT7
AT7
AT7
AT7
738
738
738
738
CR9
738
738
738
fino al 1/5
dal 8/5
dal 6/4
dal 6/5
Frequenze: 1 Lunedì, 2 Martedì, 3 Mercoledì, 4 Giovedì, 5 Venerdì, 6 Sabato, 7 Domenica. * Giornaliero.
Compagnie Aeree: AZ Alitalia, EN-Air Dolomiti, FR-Ryanair, JP-Adria Airways, JU-Jat Airways, LH-Lufthansa (operato daAir Dolomiti-Lufthansa Regional), LZ-Belle Air.
Aeromobili: 319 Airbus A319, 320 Airbus A320, 734 Boeing B737.400, 738 Boeing B737.800, AT7-ATR72, CR9 Bombardier CRJ900, M80-Boeing MDD MD80.
via Napoli
dal 25/5
dal 29/9
fino al 9/4
738
738
738
dal 16/4
738
AT7
AT7
AT7 no dal 2-22/8
AT7
CR9
AT7 dal 12/6 al 28/8
734/320
734/M80 no dal 9-22/8
734/320
CR9 no dal 2-26/8
734/320
LZ152 fino al 27/4
LZ152 fino al 11/6
LZ152 dal 15/6
LZ152 dal 18/6
738
sabato 6 novembre
dalle 13.00 alle 16.00
Via Oriani, 2 (Largo Barriera)
Tel. 040 764441
Viale Miramare, 117 (Barcola)
Tel. 040 410928
Bagnoli della Rosandra
Tel. 040 228124
(solo per chiamata telefonica con
ricetta urgente)
SERVIZIO NOTTURNO
dalle 20.30 alle 8.30
del giorno successivo
Piazza Cavana, 1 - Tel. 040 300940
domenica 7 novembre
dalle 08.30 alle 13.00
e dalle 16.00 alle 20.30
Via Oriani, 2 (Largo Barriera)
Tel. 040 764441
Viale Miramare, 117 (Barcola)
Tel. 040 410928
Piazza Cavana, 1
Tel. 040 300940
Bagnoli della Rosandra
Tel. 040 228124
(dalle 16.00 alle 20.30 solo per chiamata telefonica con ricetta urgente)
Emergenza sanitaria
118
Vigili del fuoco
115
Carabinieri
112
Polizia
113
Polizia Stradale
040 4194311
Questura
040 3790111
Emergenza infanzia
114
Antiviolenza donna
1522
Antincendio boschivo
1515
Guardia di Finanza
117
Polizia Municipale
040 366111
Guardia Costiera emergenze
1530
Capitaneria del Porto
040 676611
ASL Numero verde
800 991170
Osp. Riuniti Trieste
040 3991111
CRI Servizi sanitari
040 3186118
Protezione civile
800 500300
ENPA Protez. animali
040 910600
ASTAD Rifugio animali 040 211292
Canile sanitario
040 820026
AcegasAps guasti
800 152152
Acegas informazioni
800 237313
ACI Soccorso stradale
803116
Regione centralino
040 3771111
Comune centralino
040 6751
Provincia centralino
040 37981
Camera di Commercio 040 6701111
Aeroporto Ronchi d. L. 0481 773224
ATER
040 39991
Poste centralino
040 6764111
RadioTaxi
040 307730
Taxi
040 390039
Trieste Trasporti
800 016675
Biblioteca Civica
040 6758200
Biblioteca Gambini
040 634753
Biblioteca Statale
040 300725
SERVIZIO NOTTURNO
dalle 20.30 alle 8.30
del giorno successivo
...quando
hai bisogno
chiama
Telefono Amico CeVita
Domenica 7
RAI 3 FVG
TELEQUATTRO
Viale XX settembre 35
040662424
www.triestecinema.it
Maschi contro femmine
16.20 - 18.15 - 20.15 - 22.15
ARISTON
Viale Romolo Gessi 14
www.aristontrieste.it
Potiche - la bella statuina
sabato 6 novembre
domenica 7 novembre
ore 16.30 - 18.45 - 21.00
lunedì 8 novembre
ore 16.30 - 21.00
martedì 9 novembre
ore 16.30 - 18.45 - 21.00
mercoledì 10 novembre
ore 22.00
CINECITY
Multiplex 7 sale
(di cui 4 predisposte per il 3D)
Torri d’Europa, via D’Alviano 23,
tel. 040 6726800
www.cinecity.it
Due cuori e una provetta
16.05 - 18.05 - 20.05 - 22.05
Last night
16.15 - 18.10 - 20.05 - 22.00
Salt
20.00 - 22.00
Maschi contro femmine
15.45 - 17.55 - 20.05 - 22.15
Il regno di Ga’Hoole La leggende dei guardiani 3D
15.55 - 17.55
Winx Club Magica avventura 3D
15.50 - 17.45
Wall Street Il denaro non dorme mai
19.50 - 21.45
Paranormal activity
22.15
Cattivissimo me 3D
16.00 - 17.55
Step Up 3D
19.35
Benvenuti al Sud
15.50 - 17.55 - 20.00 - 22.05
Martedì 9 e mercoledì 10
novembre Cinecity Legend
presenta Psycho di Alfred
Hitchcock
17.45 - 20.00 - 22.05
Mercoledì 10 via satellite concerto Bon Jovi
Maggio 2010 New Jersey
16.00 - 18.00 - 20.00 - 22.00
Alla fine del concerto sarà
presentato in esclusiva il nuovo
video della band What do you
got
Giovedì 11 anteprima nazionale
Social Network
19.50
F.FELLINI
cinema d’essai
Viale XX settembre 37
040636495
www.triestecinema.it
L’illusionista (cartoon)
16.30, 20.10
domenica anche alle 15.00
Wall street: il denaro non
dorme mai
18.00, 21.40
GIOTTO MULTISALA
Via Giotto 8 040637636
www.triestecinema.it
Benvenuti al Sud
16.30, 18.20, 20.15, 22.15
Uomini di dio
16.15, 18.15, 20.15, 22.15
Una vita tranquilla
16.20, 18.10, 20.00, 22.00
NAZIONALE MULTISALA
Viale XX settembre 30
040635163 www.triestecinema.it
L’immortale
16.30, 18.20, 20.15, 22.15
domenica anche alle 11.00 e
14.30 a solo 4€
Winx Club 2D
Magica avventura
16.30 domenica anche alle
11.00 e 14.30 a solo 4€
A cena con un cretino
16.15, 18.15, 20.15, 22.15
Cattivissimo me 2D
sabato e domenica 16.00,
17.30, 20.40
altri giorni 16.30, 20.15
domenica anche alle 11.00 e
14.30 a solo 4,00 €
Due cuori e una provetta
sabato e domenica 16.00,
19.00, 22.15
altri giorni 16.30, 18.15, 20.15,
22.15
Il regno di Ga’ Hoole 2D
La leggenda dei guardiani
sabato e domenica 16.00
altri giorni 16.30
domenica anche alle 11.00 e
14.30 a solo 4,00 €
Last night
sabato e domenica 15.30,
17.30, 19.05, 20.45, 22.30
altri giorni 16.15, 18.15, 20.15,
22.15
Inception
22.10
Teatri e concerti
Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Piazza Verdi, 1 - Trieste
é in corso fino a martedì 16 novembre la campagna
abbonamenti per la Stagione Lirica e di Balletto
2010/11. Informazioni presso la Fondazione Teatro
Lirico “Giuseppe Verdi”, Riva Tre Novembre 1 - Trieste.
Telefono +39 040 6722 111
Fax +39 040 6722 249
[email protected]
www.teatroverdi-trieste.com
Numero verde 800 090373
(dall’estero +39 040 9869 883)
operativo da lunedì a sabato dalle ore 9 alle ore 21.
- Lunedì 8 novembre, ore 20.30
Trio di Parma
FRANZ Schubert
Trio n. 1 in si bemolle maggiore op. 99
Trio n. 2 in mi bemolle maggiore op. 100
Tesseramento: Sede della Società dei Concerti,
via Beccaria, 8 - Trieste. Orario segreteria: lunedì,
mercoledì e venerdì ore 9.30 - 11.30. Tel: 040 362408
(gratuito)
Lunedì 8
AMBASCIATORI
Politeama Rossetti
800 848444
Piazza Cavana, 1 - Tel. 040 300940
Sabato 6
Cinema
Numeri utili
Farmacie di turno
Radioattività
il tuono q 31
INFORMAZIONI UTILI
Sabato, 6 novembre 2010
Martedì 9
Mercoledì 10
Teatro Miela
s\paesati
Piazza degli Abruzzi, 3 - Trieste
- Venerdì 12 novembre, ore 21.00
IL PARTO DELLE NUVOLE PENSANTI
Con Mimmo Curdo basso e voce, Manuel Franco
batteria, Zita Petho violino, Salvatore De Siena
grancassa, tamburello, chitarra elettrica, voce, Amerigo
Siriani mandolino, chitarrra elettrica, voce.
Un flusso continuo di energia, poesia, tagliente ironia
e ritmo musicale scorre nei brani proposti dalla band.
I testi cantati, spesso a più voci e in diverse lingue e
dialetti, affrontano grandi temi di attualità.
Chiesa Evangelica Luterana di Rito Augustano
(Largo Panfili) Trieste
I Concerti della Cometa
- Domenica 7 novembre, ore 17.00
Ensemble Labirinto Armonico di Pescara
Programma: Le sette sonate per flauto, due violini e
basso di Alessandro Scarlatti per celebrare il
350° anniversario dalla nascita del grande compositore
napoletano. Prevendita TICKET POINT Corso Italia 6/c
Info: + 39 335 6750946 / + 39 333 53 43 203
Giovedì 11
Venerdì 12
07.30 TGR Buongiorno
Regione
14.00 TG Regione
19.00 TG Regione
00.10 TG Regione
07.30 TGR Buongiorno
Regione
14.00 TG Regione
19.00 TG Regione
00.10 TG Regione
07.30 TGR Buongiorno
Regione
14.00 TG Regione
19.00 TG Regione
00.10 TG Regione
07.30 TGR Buongiorno
Regione
14.00 TG Regione
19.00 TG Regione
00.10 TG Regione
07.30 TGR Buongiorno
Regione
14.00 TG Regione
19.00 TG Regione
00.10 TG Regione
07.30 TGR Buongiorno
Regione
14.00 TG Regione
19.00 TG Regione
00.10 TG Regione
07.30 TGR Buongiorno
Regione
14.00 TG Regione
19.00 TG Regione
00.10 TG Regione
Trasmissioni in lingua slovena
18.40 TV Transfrontaliera
20.30 TGR
Trasmissioni in lingua slovena
18.40 TV Transfrontaliera
20.30 TGR
Trasmissioni in lingua slovena
18.40 TV Transfrontaliera
20.30 TGR
Trasmissioni in lingua slovena
18.40 TV Transfrontaliera
20.30 TGR
Trasmissioni in lingua slovena
18.40 TV Transfrontaliera
20.30 TGR
Trasmissioni in lingua slovena
18.40 TV Transfrontaliera
20.30 TGR
Trasmissioni in lingua slovena
18.40 TV Transfrontaliera
20.30 TGR
07:00 il notiziario mattutino
07:35 dopo il tg... tutti i gusti - r.
08:05 Rotocalco adnkronos
08:30 il notiziario mattutino - r.
09:00 Aria di casa
09:30 Betty la fea - telefilm
10:20 Incontri al caffè de la Versiliana
12:55 Archeologie
13:10 Conosciamo i nostri ospedali
13:30 il notiziario meridiano
14:00 Il Rossetti
14:15 Hard trek
15:50 Borgo Italia
16:25 il notiziario meridiano - r.
16:55 K2
19:00 1 x 2 - aperitivo bianco nero
19:30 il notiziario serale
20:00 il notiziario sport
20:05 Campagna amica
20:30 il notiziario Regione
21:00 Slipstream - fantascienza
22:35 Il Rossetti
22:50 Antiche ville del FVG
23:00 il notiziario notturno
23:35 Stoà
07:00 A casa del musicista
07:30 L’età non conta - r.
08:05 Salus Tv
08:15 Musa Tv
08:25 Italia economia
08:35 Rotocalco adnkronos
10:45 Mukko Pallino
11:10 Borgo Italia
11:45 Super sea
12:10 Perché???
12:50 Dai nostri archivi
13:00 Domenica è sempre domenica
13:10 Qui Tolmezzo
13:15 Musica, che passione!
13:40 Borghi nel FVG
14:05 Camper magazine
14:30 Campagna amica
15:05 La saga dei Mc Gregor - tf
16:45 Cavallo... che passione
17:35 K2
19:30 Pagine e fotogrammi
19:45 Domenica sport
21:15 il notiziario della domenica
21:30 Domenica sport
22:30 Incontri ravvicinati
22:45 Slipstream - fantascienza
00:20 Serata da macello... al Keller Platz
01:30 Schimansky - telefilm
07:00 il notiziario mattutino
07:35 Domani si vedrà - r.
08:05 Super sea
08:30 il notiziario mattutino - r.
09:00 Borgo Italia
09:30 Betty la fea - telefilm
10:10 La saga dei Mc Gregor
telefilm
11:50 Camper magazine
13:15 Videomotori
13:30 il notiziario meridiano
14:05 … animali amici miei
15:00 Rivediamoli: calcio dilettanti e Triestina Calcio
16:25 il notiziario meridiano - r.
16:55 K2
19:00 Musa Tv
19:10 Italia economia
19:30 il notiziario serale
20:00 il notiziario sport
20:10 Qui Tolmezzo
20:15 Dai nostri archivi
20:30 il notiziario Regione
21:00 Attenti al cuoco finalissima
22:45 Pagine e fotogrammi
23:02 il notiziario notturno
23:40 tg montecitorio
23:45 incontro Triestina vs. Atalanta
07:00 il notiziario mattutino
07:35 dopo il tg... animali amici miei - r.
08:05 Camper magazine
08:30 il notiziario mattutino - r.
09:00 L‘età non conta
09:30 Betty la fea - telefilm
10:20 Saul 2000 - Ripartire da Damasco
11:35 Cavallo... che passione
12:40 Mukko Pallino
13:15 Pagine e fotogrammi
13:30 il notiziario meridiano
14:05 … nel baule dei tempi
14:35 Super sea
16:25 il notiziario meridiano - r.
16:55 K2
19:00 Attenti al cuoco
19:30 il notiziario serale
20:00 il notiziario sport
20:05 Antiche ville del FVG
20:30 il notiziario Regione
21:00 Incontri ravvicinati
21:15 Schimansky - telefilm
22:55 Qui Tolmezzo
23:02 il notiziario notturno
23:40 tg montecitorio
23:45 incontro Basket Casalpusterlengo - Basket Snaidero
07:00 il notiziario mattutino
07:35 dopo il tg... nel baule dei tempi - r.
08:05 Mukko Pallino
08:30 il notiziario mattutino - r.
09:00 A casa del musicista
09:30 Betty la fea - telefilm
10:30 Splendori d‘Italia
11:25 Cavallo... che passione
11:50 Super sea
12:50 Incontri ravvicinati
13:10 Attenti al cuoco - r.
13:30 il notiziario meridiano
14:05 … attualità
14:35 Videomotori
16:00 Hard trek
16:25 il notiziario meridiano - r.
16:55 K2
19:00 La Provincia ti informa
19:30 il notiziario serale
20:00 il notiziario sport
20:05 Musica, che passione!
20:30 il notiziario Regione
21:00 La saga dei Mc Gregor
telefilm
23:02 il notiziario notturno
23:35 tg montecitorio
23:40 Attenti al cuoco finalissima - r.
07:00 il notiziario mattutino
07:35 dopo il tg... attualità - r.
08:05 Videomotori
08:30 il notiziario mattutino - r.
09:00 domani si vedrà
09:30 Betty la fea - telefilm
10:30 Splendori d‘Italia
11:20 Borgo Italia
12:25 Rotocalco adnkronos
12:50 La Provincia ti informa - r.
13:15 Antiche ville del FVG
13:30 il notiziario meridiano
14:05 … copertina da Udine
16:25 il notiziario meridiano - r.
16:55 K2
19:10 Conosciamo i nostri ospedali
19:30 il notiziario serale
20:00 il notiziario sport
20:05 anteprima Triestina
20:30 il notiziario Regione
21:00 Perché???
21:40 Si racconta… una sera d‘inverno un narratore - r.
22:50 Dai nostri archivi
23:02 il notiziario notturno
23:35 tg montecitorio
23:40 Schimansky - crimini di guerra - telefilm
07:00 il notiziario mattutino
07:35 dopo il tg... copertina da Udine - r.
08:05 Hard trek
08:30 il notiziario mattutino - r.
09:00 Miti e leggende di Trieste e dintorni
09:30 Betty la fea - telefilm
10:30 Concerto Bach e Vivaldi, due mondi a confronto
12:40 Italia economia
13:00 Dai nostri archivi
13:10 anteprima Triestina
13:30 il notiziario meridiano
14:05 … tutti i gusti
14:35 Conosciamo i nostri ospedali
14:50 Mukko Pallino
16:25 il notiziario meridiano - r.
16:55 K2
19:00 Ditelo al sindaco
19:30 il notiziario serale
20:00 il notiziario sport
20:10 Il Rossetti
20:30 il notiziario Regione
21:00 Stoà
22:45 Musica, che passione!
23:02 il notiziario notturno
23:35 tg montecitorio
23:40 Perché???
Sabato 6 e domenica 7 novembre
06.00 Radioattività Drive Time
(Musicale)
08.00 Il Buongiorno News
10.30 Radioattività Magazine
10.40 Telekommando con Sara
12.30 Radioattività Rewind (Musicale),
14.00 Radioattività Fifty Fifty
(Musicale)
15.00 Pomeriggio Radioattivo
17.00 Radioattività Music Box
21.00 The Factory (Musicale)
Da lunedì 8 a venerdì 12 novembre
06.00 Radioattività Drive Time
(Musicale)
08.00 Il Buongiorno News, 08.15
Radioattività Notizie, 08.30
Aggiornameteo, 08.50 Rassegna
stampa, 09.15 Radioattività
Notizie, 09.30 Music & News
10.00 Radioattività Magazine,
10.15 GR Oggi Trieste News
(locale),10.30 L’aggiornameteo,
10.40 Radioattività
Telekommando (Segnalazioni),
11.15 Radioattività Notizie,12.15
Radioattività Notizie
13.00 Radioattività Rewind (Musicale),
13.15 GR Oggi Trieste News
(Locale)
14.00 Radioattività Fifty Fifty (Musicale),
14.03 Units On Air - Quotidiano
Universitario
15.00 Pomeriggio Radioattivo, 15.15
Radioattività Notizie, 15.45 GR
Sport (Calcio)
17.00 Radioattività Music Box, 17.15
Radioattività Notizie, 18.15 GR
Oggi Trieste News (Locale),
18.45 GR Sport, 19.15
Radioattività Notizie, 20.05Units
On Air - Quotidiano Universitario
21.00 The Factory (Musicale)
32 q il tuono
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Sabato, 6 novembre 2010
Una proposta abitativa unica in centro città
Privato vende splendido
attico da 65 mq.
al 7° ed ultimo piano,
in casa signorile,
con ascensore, inserita
nel centro urbano.
Per informazioni
telefonare al n. 337.549460
Appartamento parzialmente arredato,
pari ad un primo ingresso,
composto da ampia entrata,
cucina, bagno, comoda stanza
matrimoniale con poggiolo,
ampio e luminoso soggiorno,
ripostigli e ben 145 mq. di terrazza
panoramica con ampia vista
sulla città e sul mare.
terapia individuale e terapia familiare secondo l’ottica sistemica:
SPECIFICITà del percorso formativo
Venerdì 12 novembre 2010 dalle ore 18 alle ore 20
CENTRO PADOVANO DI TERAPIA DELLA FAMIGLIA
Viale XX Settembre n. 37, Trieste - Tel. 040.3498348
Il dott. Pio Peruzzi illustrerà il percorso di formazione secondo il modello sistemico relazionale,
declinato sia nella pratica clinica della Terapia Familiare che della Terapia Individuale.
Questo incontro è l’occasione per presentare la Scuola di Formazione alla Psicoterapia Sistemico Relazionale
PER INFORMAZIONI: www.cptf.org - e mail: [email protected]
Sono aperte le iscrizioni alle attività formative per l’anno accademico 2011
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