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Chi ruba a Trieste il vero lavoro possibile
Anno II Numero 24 6 novembre 2010 € 1,00 di Daniele Pertot . L’impegno del nostro giornale è la semplice ed antica regola cavalleresca: dire la verità, non avere paura, proteggere i più deboli . Redazione e pubblicità: TRIESTE - Via Fabio Filzi 9 - Tel. 040 771103 - Fax 040 3725881 - Mailbox [email protected] - Internet www.iltuono.it - ESCE IL SABATO Dobbiamo unire finalmente le forze dei cittadini in un’azione di difesa seria, rapida ed efficace Chi ruba a Trieste il vero lavoro possibile Né i forestieri, né altri porti: i veri ladri sono i politici locali di destra e sinistra che stanno per svendere alla speculazione edilizia improduttiva i nostri 70 ettari di zona franca internazionale riattivabile del Porto Vecchio, con la complicità ottusa ed irresponsabile di sindacati, industriali superstiti, istituzioni e media: occorre impedirglielo! É davvero strano che mentre le disgrazie della crisi economica globale ed europea stanno facendo sprofondare visibilmente anche Trieste in una disoccupazione sempre più nera e disperata, dei giovani e non, i nostri politici continuino a propinarci anche qui le solite chiacchiere di maniera per tenerci buoni. Con la complicità od inerzia, sinora, del quotidiano locale “indipendente”, dei sindacati, degli industriali superstiti, delle istituzioni e delle “organizzazioni della società civile” così pronte ad attivarsi su problemi minori. Fingendo tutti di ignorare o dimenticare che la disoccupazione è il problema principale, e che Trieste, tra tutte le realtà italiane in crisi, ha la fortuna e possibilità di avere una risorsa lavorativa unica in Europa, attualissima ed immediatamente spendibile sul mercato internazionale per creare rapidamente non centinaia o migliaia, ma decine di migliaia di posti di lavoro ad ogni livello. Sono i nostri 70 ettari inutilizzati di zona franca portuale internazionale per il magazzinaggio e la trasformazione produttiva di merci, con chilometri di banchine su fondali di 15 metri, enormi cubature di magazzini vuoti da riusare o sostituire, un proprio grande scalo ferroviario di collegamento diretto con chilometri di binari ed un regime di franchigia non solo eccezionale, ma intoccabile perché vincolato a Trattati internazionali precedenti e prevalenti anche rispetto alle limitazioni della legislazione comunitaria europea. Proprio mentre le zone franche portuali ed industriali stanno avendo nel Mediterraneo e nel mondo un nuovo sviluppo continuo e straordinario, anche dove non possiedono che una parte minima delle prerogative e della nostra, per non dire della posizione strategica. Ma qual’è e dove sta questo nostro tesoro di zona franca inutilizzata, si chiederanno molti di coloro che non hanno letto quanto ne abbiamo scritto sui nostri numeri precedenti: è l’intera area del nostro cosiddetto Porto Vecchio, che una banda trasversale di delinquenti ed irresponsabili politici locali racconta essere nient’altro che uno spazio qualsiasi abbandonato e degradato da valorizzare come per altre aree dismesse di porti qualsiasi, “restituendolo alla città”. Cioé svendendolo, dopo averlo disattivato apposta da decenni, alla il settimanale è su Facebook: Il Tuono (Gruppo Ufficiale del Giornale) PER I VOSTRI COMMENTI E SUGGERIMENTI ISCRIVETEVI E CONDIVIDETE Il mare vuoto davanti ai nostri 70 ettari di zona franca internazionale vuota, con magazzini, banchine e scalo ferroviario vuoti grande e media speculazione edilizia. Che è anche, in fondo, la meno colpevole, perché si limita ad approfittare di un’occasione offerta da amministratori pubblici che rubano essi alla gente ed alla città il bene produttivo primario che hanno invece il dovere morale e giuridico di difendere e sviluppare. Sul perché alcuni di questi politici lo stanno facendo, ed altri tollerando, non occorre avere, nell’Italia di oggi, molta fantasia. Il recente “scandalo Dipiazza” sollevato dalle nostre inchieste ha confermato, documenti alla mano, quanto era evidente almeno da vent’anni: e cioè che sotto una crosta di perbenismo autoincensante la nostra città è finita in mano ad una squallida camorra politica bottegaia. Dove dalla destra alla sinistra si fa fatica a distinguere i corrotti dagli incapaci mentre i pochi meritevoli finiscono isolati, e persino ricattati e perseguitati, come nei sistemi di mafia. Con due varianti: che mentre le mafie vere producono lavoro illegale, questo surrogato nostrano ci ruba quello legittimo, e non elimina gli oppositori fisicamente, ma escludendoli dal lavoro e dai media. Per cui, da decenni, chi di noi in qualsiasi campo dissente da costoro ha l’alternativa tra emigrare − abbiamo così gente Le vostre lettere e segnalazioni a pagina 4-5 nostra valorosa in mezzo mondo − o rimanere da “cancellato”, subendo in silenzio la spocchia svergognata di parassiti politici, di destra e di sinistra. Politici che mentre migliaia di cittadini comuni affondano in una povertà senza speranze si esibiscono in coro sui media vantando patriottismi fasulli e cifre irreali di benessere statistico, e continuando a raccontarci che le cause dei nostri problemi non sono loro, ma la concorrenza del Friuli, della Slovenia e degli altri porti, gli immigrati, e comunque le disgrazie storiche del passato, come tali irrimediabili. Che a Trieste e dintorni dopo il 1918 ed il 1954 ci siamo presi in questo modo soltanto colossali fregature e spoliazioni economiche coperte da sventolìi di bandiere per gli ingenui, lo sa chiunque sappia oggi guardare in faccia la realtà nuda e cruda. Ma, comunque la pensiate, non è più questo il problema immediato. Perché il vero problema immediato, dal quale non ci dobbiamo lasciar distrarre, è che quei delinquenti ed irresponsabili politici stanno appunto svendendo alla speculazione edilizia, per il guadagno di pochi privilegiati, l’unica nostra grande risorsa di lavoro nuovo e abbondante per tutti che ci è rimasta: quella appunto del Porto Vecchio. Henriquez: il museo che non c’è da pagina 6 a 14 La storia di Barcola a pagina 16-17 Il tentativo di svendere il Porto Vecchio a scopi diversi da quelli del Porto Franco Internazionale cui è vincolato è illegale perché vìola strumenti specifici di diritto internazionale ed interno, e con essi i relativi diritti ed interessi legittimi che fanno capo ai cittadini originari dell’ex Territorio Libero di Trieste, odierni cittadini qui della Repubblica italiana ed oltreconfine di quelle di Slovenia e Croazia. E sono appunto quei diritti alla gestione ed al funzionamento del Porto Franco Internazionale di Trieste che nella nuova Europa sovrannazionale possono finalmente risollevare, come prima del 1914, la nostra città assieme ad un’intera regione costiera transconfinaria. Occorre capire bene che è proprio su quest’ultima, mostruosa ed intollerabile spoliazione non di eserciti del passato, ma di un’armata Brancaleone venale ed inetta di politicanti locali, che si gioca, in questi mesi o mai più, il destino economico del presente e del futuro di Trieste. Cioè nostro e dei nostri figli. Il nostro pane. continua a pagina 3 I cani da adottare a pagina 22 Appuntamenti d’arte e cultura a pagina 27-28 2 q il tuono OSSERVATORIO SETTIMANALE Quest’ Osservatorio, a cura del direttore, vi offre una scelta di notizie particolari della settimana sino al venerdì mattina (quando chiudiamo il numero in tipografia), approfondite per quanto possibile e commentate. Domenica 14 novembre al cimitero militare di Prosecco Commemorazione tradizionale dei Caduti e combattenti austro-ungarici di Trieste e del Litorale non combattevano per ideologie e nazionalismi e meritavano pari riconoscimento degli altri, sono stati invece discriminati, diffamati e cancellati dalle memorie e dalle onoranze ufficiali, che hanno invece esaltato esclusivamente ed oltre misura la minoranza esigua dei combattenti irredentisti. E continuano a farlo. Quale istruzione pubblica In questi giorni il Times londinese si è preoccupato giustamente, con un’ analisi acuta e drammatica da un libro della filosofa statunitense Martha C. Nussbaum (Non per profitto, che verrà edito in Italia dal Mulino), delle conseguenze individuali, sociali e politiche dei vuoti e delle debolezze esistenziali che stiamo coltivando, da tempo, nelle nuove generazioni imbottendole a scopo di lucro con conoscenze tecniche del momento e privandole invece di cultura umanistica. Cioè del patrimonio di riflessioni, saggezza e soluzioni equilibrate elaborate nei millenni dalle menti migliori dell’umanità per poter affrontare bene gli aspetti e significati più intimi, essenziali ed inevitabili della vita di ognuno: dalla ricerca della felicità all’elaborazione del dolore, al senso della giustizia e della solidarietà, alla distinzione tra il bene ed il male, alla forza spirituale, all’incombere fatale della morte. Senza conoscenze tecniche moderne è sempre più difficile trovare il lavoro necessario per vivere, ma senza quell’eredità culturale umana di base ognuno si trova a dover sbattere impreparato su tutti gli scogli naturali della vita, reinventandosene da solo tutte le difese come se fossero nuove. Una condizione di difficoltà fondamentale immotivata ed estrema per chiunque, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali dell’individuo. Nella quale stiamo allevando generazioni di diseredati culturali senza loro colpa, che finiscono sempre più facilmente nello squilibrio, nell’eccesso e nella disperazione esistenziali, e se non riescono ad uscirne ne alleveranno poi altri come loro, in una regressione autoinnescante ed esplosiva È infatti questa regressione culturale tecnicista di massa che abbiamo visto esplodere dagli inizi del Novecento nello squilibrio di totalitarismi ideologici brutali costati guerre e stermini senza precedenti, e poi in disillusioni che continuano ad involvere su linee contrapposte di nichilismo amorale e fanatismi irrazionali, col risultato di associare lo sfruttamento e la distruzione sempre più indifferenti della persona, della vita e dell’ambiente. Eppure sbaglia chi pensa che la cultura umanistica si acquisti soltanto coltivandoli attraverso studi classici superiori, lunghi, complessi ed alternativi ad un’efficiente istruzione tecnica, con la quale non sarebbero perciò conciliabili. Al contrario, i fondamenti vitali della cultura umanistica sono per loro stessa natura così semplici ed essenziali che si possono e devono trasmettere in misura sufficiente attraverso ogni genere di insegnamento, sin da quello infantile ed elementare, e possono essere anche appresi da sé in qualsiasi momento della vita. È proprio per questo che, da sempre, li potete trovare felicemente operanti in persone del popolo che hanno ricevuto un’istruzione formale minima, ma una buona e semplice ‘educazione del cuore’ tradizionale, e spaventosamente assenti in persone superistruite che non l’hanno ricevuta, o la rifiutano. E finiscono spesso per predicare e commettere, sotto patine di perbenismo, cose molto peggiori e più pericolose di coloro che finiscono nell’emarginazione sociale evidente. Il problema è davvero fondamentale: dobbiamo rifletterci tutti, e costringere i troppi idioti politici che ci governano a tenerne seriamente conto nell’istruzione pubblica. Italia: fine di un regime Roma, 29 ottobre – Gli oltre 15 anni di regime politico fondato sull’accoppiata bipolare tra populismo berlusconiano di centrodestra e debolezza compromissoria dell’opposizione di centrosinistra sta arrivando a rapida fine, esattamente secondo le linee e per i motivi che vi avevamo indicato già mesi fa, al di là del baccano di palcoscenico, sulla base di analisi internazionali riservate e qualificate. È un regime che è costato all’Italia, e con essa a Trieste, un immobilismo drammatico sprofondato nel ridicolo proprio quando avevamo più bisogno di serietà Sabato, 6 novembre 2010 Nella prima guerra mondiale il 98% dei triestini, goriziani, istriani e dalmati di lingua italiana, slovena, croata, tedesca ed altre non combattè per l’Italia ma per la difesa dell’impero plurinazionale austro-ungarico di cui erano cittadini (Trieste era associata a Casa d’Austria dal 1382, oltre mezzo millennio), con le stesse sofferenze e gli stessi meriti umani e militari di quanti combatterono da parte opposta. Per esemplificare, presentiamo qui i profili di tre decorati, rispettivamente di lingua italiana, slovena e tedesca. Dopo il 1918 quei nostri caduti e combattenti che erano la maggioranza, difendevano la loro patria, Questo trattamento discriminatorio è un’offesa colossale, ingiusta e disumana ai loro sacrifici, alla nostra storia, alle memorie della maggioranza delle nostre famiglie, e vìola ogni principio di onore militare e correttezza delle istituzioni democratiche italiane. attiva, fiducia interna ed accreditamento internazionale. Speriamo che il suo crollo non ci costi altri disastri a spese dell’occupazione e delle categorie sociali più deboli. E di poter trovare, qui come in tutto il Paese nuovi politici ed amministratori capaci al posto di quest’assortimento disgustoso di corrotti, fanatici ed imbecilli. Autonomia finanziaria per i porti altoadriatici Venezia, 29 ottobre – Il Presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, chiede l’autonomia finanziaria per i porti italiani dell’Alto Adriatico. Ha perfettamente ragione, e per Trieste quest’autonomia, associata alla valorizzazione della zona franca portuale libera del Porto Vecchio (impedendone lo sfruttamento speculativo edilizio) potrebbe significare finalmente una vera e solida rinascita economica e di ruolo. Scandalo Dipiazza: integrazioni Trieste, 30 ottobre – Nel numero in edicola del nostro settimanale il solito folletto dei refusi ha fatto saltare le righe dove spiegavamo perché il sindaco Dipiazza sostiene, nella causa temeraria intentataci, che l’acquisto illecito di un terreno comunale da parte sua non avrebbe causato danni all’erario comunale. La sua tesi è, in sostanza, che nessun’altro sarebbe stato disposto a pagare di più. Ma è una tesi che oltre a non influire sull’illecito commesso, è illogica e del tutto infondata dal momento che è stata fatta un’asta ufficiosa escludendo di fatto ogni altro acquirente. Aggiungiamo che, come tono di colore paradossale, anche nell’atto di citazione il Dipiazza si vanta di aver portato la città ai massimi livelli di benessere nazionali. Peccato che sia un solo un benessere statistico, ottenuto dividendo anche le risorse dei ricchi per il numero dei poveri. Che quest’arrogante regulus, reuccio locale, evidentemente, non riesce a distinguere nella massa troppo inerte dei suoi sudditi. Abbiamo inoltre compreso com’è possibile che il Giudice Tavolare di Trieste non si accorga che un contratto di compravendita tra Sindaco e Comune è, come tale, A rimediare doverosamente, i mitteleuropei organizzano ogni anno al cimitero militare austro-ungarico di Prosecco, poco fuori paese, una semplice ma suggestiva commemorazione pubblica plurilingue e pluriconfessionale (cristiana, ebraica, islamica), che quest’anno si terrà domenica 14 novembre, alle 15, con qualsasi tempo atmosferico. La partecipazione è aperta a tutti, e ve ne daremo altre eventuali indicazioni utili sul prossimo numero di sabato 13. palesemente illegittimo e nullo, e ne decreti l’intavolazione: la Regione ha introdotto da anni una norma, anch’essa illegittima, che consente di delegare l’emissione dei decreti tavolari dal Giudice Tavolare, organo giudiziario autonomo di garanzia, ai Conservatori, che sono invece semplici funzionari amministrativi dipendenti dalla stessa amministrazione regionale, e dunque dai politici che la governano. Il candidato sindaco del Pd Trieste, 30 ottobre – Il Partito democratico (ex comunisti e cattolici di sinistra) locale ha scelto come candidato sindaco di Trieste il suo segretario provincale Roberto Cosolini. A differenza da alcuni altri candidati alla stessa carica, Cosolini è indubbiamente persona capace ed onesta, anche se poco appariscente. Ma il vero problema è che sia anche, notoriamente, molto migliore della corte di funzionari e tirapiedi di partito spenta e compromissoria che lo attornia ed è solita decidere male senza nemmeno consultarlo. Lasciando continuare persino le annose, contorte ed ossessive esternazioni stampa nazional-popolari del loro vate Stelio Spadaro. Sull’ospedale infantile Burlo Garofolo Trieste, 30 ottobre – Si stanno intensificando le esibizioni politiche preelettorali sul problema del trasferimento o meno del prestigioso ospedale infantile Burlo Garofolo nel complesso ospedaliero generale di Cattinara. Ma il vero nòcciolo complesso del problema da risolvere è che nella struttura attuale del Burlo manca un servizio di rianimazione per adulti, ed in particolare per le partorienti, che possono sempre averne necessità imprevedibile, il quale è presente invece a Cattinara (ma forse anche non sufficiente a sopportare questo carico ulteriore). Mentre occorre anche garantire che, in caso di trasferimento, l’area attuale del Burlo non venga sacrificata ad una speculazione edilizia come quella (ora sotto indagini) sull’ex ospedale della Maddalena, ed il suo giusto valore immobiliare venga reinvestito esclusivamente per la nuova sede e le nuove strutture dello stesso ospedale. il tuono q 3 OSSERVATORIO SETTIMANALE Sabato, 6 novembre 2010 E tutto questo, con gli amministratori comunali e regionali di maggioranza ed opposizione che ci troviamo ancora ad avere, rimane assolutamente aleatorio. Reindagato Cerani Trieste, 30 ottobre – Il fantasioso operatore economico Pierpaolo Cerani, delle cui passate avventure giudiziarie ed imprenditoriali ci siamo occupati nei mesi e numeri scorsi, per le clamorose iniziative in Slovenia e poi per l’asserita crisi contabile con minaccia di liquidazione dello stabilimento Diaco della nostra città, risulta indagato ora dalla Procura di Trieste in ipotesi di appropriazione indebita assieme ad una sua rappresentante a Lubiana, Jana Grbec. L’accusa è di essersi appropriati di oltre un milione di euro con una manovra contabile ed azionaria tra l’anomala holding slovena Kolonel, già del discusso Bosko Srot, e la Diaco quando erano temporaneamente controllate ambedue dal Cerani. Che poi il governo e le banche slovene hanno cautelativamente estromesso dal giro di società della Kolonel in una complessa vicenda difensiva che hanno ritenuto di preminente interesse nazionale. Ora se ne è occupato anche il quotidiano locale, andando a vedere le visure camerali dell’intreccio di società italiane ed estere che ha tra i rappresentanti Cerani e rivisitando quella vicenda slovena. Noi possiamo aggiungere che dai nostri monitoraggi, non da ieri, degli stessi assetti societari vi risultano curiosamente, tra altro, gli stessi revisori dei conti triestini e radici in Germania, dove compaiono anche capitali del gruppo finanziario internazionale dei Graziano. Amianto e responsabilità istituzionali Trieste, 30 ottobre – La concittadina Santina Persich ha chiamato in causa per la tragica morte da amianto del marito appena quaranteseienne, Roberto, anche il Comune di Trieste per il quale egli lavorava come meccanico senza poterne avere le necessarie garanzie sanitarie. É purtroppo un nuovo caso importante, cui auguriamo pieno successo, di sacrosanta contestazione delle spaventose responsabilità istituzionali per le morti da amianto in Italia. Concezioni diverse dell’informazione Trieste, 31 ottobre – Sabato 30 noi siamo usciti con giornale e locandina in tutte le edicole di Trieste spiegando che cos’è esattamente, e quanto sia grave, lo “Scandalo Dipiazza” che coinvolge oltre al sindaco l’intero sistema politico del Comune, di maggioranza e di opposizione. Domenica 31 il quotidiano monopolista locale, che di questo non dà notizia, ha dato invece allo stesso Dipiazza un’ intera pagina di primo piano per un’in- Venerdì 12 novembre: manifestazione a Trieste per difendere la baia di Sistiana Trieste, 4 novembre – La Procura di Trieste intende chiedere al GIP l’archiviazione delle denunce di documentate di Greenaction Transnational sulle clamorose irregolarità del progetto “turistico” per la Baia di Sistiana, proprio mentre la Regione – come segnala il benemerito Comitato Rilke – modifica arbitrariamente le norme sugli insediamenti turistici per consentirne l’uso residenziale, qui a sanare le relative irregolarità del costruendo villaggio “turistico” battezzato Portopiccolo, analoghe a quelle già esplose a Muggia per Porto San Rocco. In sostanza, si tratta di edilizia speculativa residenziale, autorizzata invece e finanziata anche con soldi pubblici come turistica perché altrimenti non si potrebbe finanziare né realizzare a scempio delle aree costiere di pregio. La Procura dovrebbe tenerne conto, riaprendo le indagini e alla luce nuova di questa mossa arbitraria dei politici regionali, dei forti interessi speculativi ovviamente in gioco, e dei vincoli di tutela nazionali ed europei delle nostre coste. Per questo motivo le due associazioni organizzano davanti al Tribunale per martedì 12 novembre, alle ore 12, quando si terrà l’udienza GIP, un presidio di sensibilizzazione e protesta aperto alla partecipazione di tutti per la difesa della Baia di Sistiana, con lo striscione che riproduciamo qui. tervista di formidabile autoelogio. Sembra quindi palese che a Trieste noi ed il quotidiano “indipendente” abbiamo due concetti radicalmente diversi dei ruoli dell’informazione. per non trovarsi coinvolti in nuovi scandali di rilevanza anche penale. Smettendola, inoltre, coi soliti, vergognosi compromessi tra maggioranza ed opposizione in materia urbanistica ed edilizia. Il Governo sabota la Polizia di Stato Allarme ed appello per i senzatetto Trieste, 1° novembre - La notizia è che nella nostra città la Polizia di Stato ha ancora benzina solo per 40 giorni. E nel resto d’Italia non è che vada meglio. Questo governo farcito di indagati per mafia e corruzione, che si regge su un’opposizione debole e compromessa, continua a sabotare le forze dell’ordine statali (polizia, carabinieri, guardia di finanza) che come danno la maggiore garanzia di correttezza costituzionale, e ad incrementare le cosiddette polizie locali sotto controllo dei potentati politici locali. Cioè dell’arbitrio e del malaffare. E questo ha significati ovvi e ben precisi. Trieste, 2 novembre – La benemerita Comunità di San Martino al Campo lancia, con i primi freddi, l’allarme per l’insufficienza di posti letto e degli altri mezzi di accoglienza e sostegno per i senzatetto, che anche a Trieste sono molti di più di quanto al solito si immagini. E sono queste le voci che hanno diritto e bisogno di essere ascoltate per prime dalle istituzioni e da tutti i cittadini di buona volontà. Tutti noi dobbiamo aiutarli come possiamo. Piano regolatore I crimini dell’Ispettorato Speciale di Polizia di Trieste 1941-45 Trieste, 1° novembre – Le forze politiche presenti nel Consiglio comunale di Trieste si stanno giustamente preoccupando di sbloccare il piano regolatore, rovinosamente arenato da comportamenti illegittimi dell’Amministrazione Dipiazza. Ma ne dovrebbero anche verificare con serietà e prudenza i contenuti per lo meno dubbi, per dovere d’ufficio e Trieste, 4 novembre – Sui crimini gravissimi sinora ufficialmente ignorati o nascosti, dell’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, che operò da Trieste nel Litorale dal 1941 al 1945 agli ordini dei regimi fascista e nazista, si terrà una documentata conferenza pubblica martedì 9 novembre, alle 17, alla sala Tessitori di Piazza Oberdan 6. continua dalla prima pagina Chi ci ruba a Trieste il vero lavoro possibile: noi cittadini possiamo e dobbiamo fermarli E che per difenderlo dobbiamo fare, nell’immediato e nel concreto, tre prime cose elementari: bloccare la firma della concessione illegale del Porto Vecchio alla speculazione edilizia privata; impedire o far revocare la nomina alla presidenza dell’Autorità Portuale, oltre che di incompetenti, di chiunque sia favorevole a quella svendita ed all’affossamento del Porto Franco Internazionale; esigere la nomina a quella carica di un esperto di fama internazionale, con uno staff adeguato e col mandato preciso di cominciare ad offrire subito sul mercato glo- bale gli spazi liberi di zona franca (magazzinaggio, trasformazione e produzione extradoganali) del nostro Porto Vecchio. Il fatto che non ci si possa, evidentemente, fidare più di nessuno dei politici locali, né delle organizzazioni loro collegate, richiede però la mobilitazione indipendente dei cittadini. Non con le solite firme, petizioni e lamentazioni a vuoto o liste elettorali velleitarie, ma con una concreta azione legale collettiva, una cosiddetta class-action, di coloro (residenti ed emigrati) che ne hanno diritto ed interesse legittimo qui in Italia, e se possibile anche d’oltreconfine. I quali tutti agendo collet- tivamente non ne avrebbero nemmeno rischi e spese. Se poi politici nuovi o pentiti di qualsiasi colore, sindacati, imprenditori indipendenti, media, e quant’altri oggi latitano o nuocciono, volessero associarsi a quest’azione sacrosanta, sarebbero ovviamente tutti benvenuti. E forse si potrebbero riguadagnare qualcosa della stima dei cittadini ed elettori che hanno giustamente perduto. In ogni caso, ormai il destino di questa città è in scadenza brevissima e sta direttamente nelle mani, nell’intelligenza e nella capacità dei suoi cittadini di unirsi e collaborare come tali, coraggiosamente, personalmente e subito a queste azioni e progetti nuovi, al di sopra delle parti e delle vecchie divisioni. In passato non è stato possibile. Ma nell’Europa Unita del 2010, finalmente, lo è. Come stanno già dimostrando da sei mesi l’esistenza libera ed il lavoro di questo stesso giornale nostro e vostro. Se siete pronti anche voi scriveteci, ed incominciamo ad organizzarci assieme seriamente, fuori politica, onestamente, parlando chiaro senza discriminazioni e discussioni su altro, e per nessun altro interesse che quelli veri, concreti e legittimi di Trieste. 4 q il tuono L ETTERE E SEGNALAZIONI Questa pagina è aperta a tutti, negli ovvi limiti dello spazio e della ragionevolezza, e vedremo anche di darvi risposte e chiarimenti. Potete inviarci i vostri scritti per posta (Via Fabio Filzi 9) o via e-mail ([email protected]), o portarceli direttamente in redazione. Vi preghiamo di indicare un recapito postale o telefonico, di essere chiari e possibilmente brevi, e ci riserviamo di proporvi sia abbreviazioni, sia modifiche di espressioni che fossero querelabili. Mentre sulla pubblicazione di eventuali scritti anonimi decideremo noi. Lettere e segnalazioni potranno venir pubblicate, a vostra scelta, con firma intera o parziale, con una sigla, o anche senza. Questo per evitare che i problemi che qualcuno può avere ad esporsi impediscano la pubblicazione di informazioni rilevanti. Eviteremo invece di pubblicare propagande e ruffianate politiche. Precisazioni e rettifiche di legge verranno pubblicate come dalle norme specifiche, ospitandole sulla pagina pertinente oppure, se espressamente richiesto, su questa. AMMINISTRAZIONI DI SOSTEGNO Continuiamo a ricevere segnalazioni, tutte benvenute, su problemi, anomalìe ed abusi nella gestione delle amministrazioni di sostegno a Trieste, sui quali sono già in corso indagini istituzionali. Non stiamo perciò trascurando l’argomento, ma preparando la pubblicazione di una nostra inchiesta approfondita su più casi. solidarietà 1 - Per Margherita Hack In merito al ruolo di Margherita Hack, insigne scienziata a livello internazionale, presidente onoraria di CamminaTrieste da molti anni ed iscritta a tale associazione fin dalla sua fondazione, vogliamo ribadire il suo assiduo impegno nella società civile, attraverso molteplici iniziative a favore dei pedoni, dei bambini, dei disabili, oltre che firmataria dell’appello per una applicazione nel nostro Paese della Carta mondiale della pedonalità e della Carta Europea del pedone. è triste constatare il degrado dell’attuale dibattito politico in una città che nel passato era stata all’avanguardia per modernità civile e sociale, pluriculturale e laica, che si manifesta attraverso sterili polemiche di infimo livello, mentre sarebbe necessario, nella criticità del momento, affrontare piuttosto, con proposte innovative e realizzabili, dibattiti seri su seri problemi. Sabato, 6 novembre 2010 Carlo Genzo Presidente dell’Associazione Camminacittà 2 - Per noi A Daniele Pertot e Paolo Parovel, editore e direttore de il Tuono, al quale giornale e relativi collaboratori sono vicino dalla sua nascita, esterno fortemente ed a gran voce la piena solidarietà a nome mio e dei centinaia di nostri associati e simpatizzanti che invito a seguire attentamente il Tuono. Solidarietà per la ridicola, sin’anco grottesca causa intentata nei loro confronti dal Sindaco Dipiazza, finalmente sulla soglia d’uscita dal palazzo di Piazza Unità. Accade spesso che il colpevole di qualcosa si difenda attaccando e tentando di disorientare la gente e coloro cui spetta il compito di fare chiarezza. C’è bisogno di solidarietà al giornale, oltrechè acquistandolo, perché in una città come la nostra dove la giustizia spesso è assente o dormicchia, e questo macroscopico caso lo conferma, si corre il rischio del capovolgimento della verità se l’opinione pubblica non si tiene ben desta nel seguire l’evolversi dello scoperchiamento delle pentole dei pasticci come questo inverosimile caso di malapolitica. Antonio Farinelli Segretario Sezione di Trieste Anap - Associazione Nazionale Assistenza Pensionati PORTO FRANCO IN PERICOLO Gentile direttore, anche se dalla mia richiesta del “perchè non ne abbiamo ancora scritto” sul n° 18 del 25/09/2010 ne è scaturita una polemica tra lei ed il presidente del comitato PLT, vedo comunque con piacere che entrambi siete sulla stessa lunghezza d’onda. Lei della faccenda di Trieste ed il suo porto ne parla e come, ne parla ricordando anche se il TLT fosse stato attuato quanti benefici porterebbe a questa Trieste così sfortunata da essere caduta sotto il dominio (e non amministrazione) di Roma. Volevo chiederle ancora quale potere può essere così forte da impedire già da 56 anni che un porto franco internazionale possa essere utilizzato. Diversi politici e se non sbaglio per ultimo Antonione hanno parlato di poteri occulti (se ne sono al corrente, perchè non denunciano alla magistratura tutto quello che sanno?) oppure è la cieca stupidità di un paese oramai malato terminale che non sa o non vuole investire in un porto che, come tutti sanno, ha delle potenzialità enormi; e non parlo dei politici locali (destra e sinistra) per i quali forse il porto è un problema troppo grosso da risolvere, impegnati come sono a tenere e spartirsi le “careghe”. Di tutto questo volevo ringraziarla anche a nome di migliaia di Triestini che nel TLT hanno sempre visto un futuro per Trieste con il suo porto. A. Ciacchi * * * è ovvio che si sia su una stessa lunghezza d’onda sull’obiettivo fondamentale di riattivare finalmente il nostro Porto Franco internazionale che può ridare ruolo e lavoro a Trieste, ma proprio per l’importanza dell’obiettivo non ci si possono permettere ingenuità né errori sugli strumenti, le procedure ed i tempi. Quanto alle responsabilità della paralisi e addirittura svendita del nostro Porto Franco, la risposta sta in prima pagina di questo numero del nostro settimanale. S.O.S. amianto per la Guardia di Finanza Sempre più sconcertante la vicenda amianto al Comando Regionale e nelle altre caserme G. di F. di Trieste e del Friuli Venezia Giulia. Da una vita il personale ha respirato, toccato, inalato e forse persino mangiato amianto (in fibre friabili e compatte), nel porto, nelle caserme, in valichi stradali e ferroviari, in autoporti e zone doganali, e si è ammalato, con tanto di documentazione probatoria. Sono stati predisposti (Passeggio S. Andrea, Molo F.lli Bandiera...) alloggi per il personale, archivi, mense e magazzini (alimentari e di vestiario) in luoghi altamente inquinati dalla letale fibra killer (come comprovato dagli accessi amministrativi, effettuati ad ASL e Genio Civile di Trieste), in totale noncuranza delle leggi (257/92 626/94 e loro integrazioni/modificazioni) senza attivare i previsti protocolli sanitari, in assenza dell’informazione del personale, dei monitoraggi e delle visite mediche specifiche. In più i Comandi, seraficamente, hanno dichiarato che le Fiamme Gialle sono state esposte entro i limiti di legge, negando loro la concessione dei curriculum lavorativi (necessari per il riconoscimento del beneficio previdenziale); ciò senza produrre uno straccio di documento probatorio, riferendo, inizialmente, di aver distrutto i documenti (per improbabile scarto d’archivio quinquennale) e, successivamente, di non aver effettuato alcuna distruzione di atti. Una genialata, fosse soltanto una creazione letteraria romanzata, se non si trattasse della vita vera e reale dei militari in divisa grigioverde. Questo “c’è o non c’è”, inammissibile e inaccettabile, prostra e getta nel fango salute e dignità dei finanzieri. “Per questo, intanto, sono state attivate tre interrogazioni parlamentari (maggioranza, opposizione e gruppo misto) e si sprecano le attenzioni giornalistiche per far luce sulla questione” riferisce Lorenzo Lorusso, presidente dell’Associazione Movimento dei Finanzieri Democratici (difesa dall’avv. Ezio Bonanni del Foro di Roma) che segue costantemente la vertenza e invoca l’apertura, immediata, di una inchiesta mediatica, amministrativa, civile e penale sull’amianto in G. di F., non solo a Trieste ma nel Paese intero. Fedele Boffoli Per informazioni: e - mail: [email protected]; [email protected]; [email protected] * * * Ce ne siamo già occupati, ed é davvero uno scandalo. Pericolosi i cacciatori di cinghiali Visto che non si può modificare l’ordinanza comunale che prevede l’abbattimento dei cinghiali, gradirei che almeno venga rispettata assolutamente la distanza di sicurezza che nel caso specifico è stata violata mettendo a serio pericolo la nostra incolumità di cittadino sparando a 18 m. circa dalla mia abitazione mettendo a rischio la persona di mio marito che si accingeva a scaricare la spesa dall’auto in giardino alle h 20.40 del giorno 21/10/2010. Segnalo inoltre l’azione del lasciare le carcasse di questi animali nei boschi anziché portarli all’inceneritore come previsto dall’ordinanza. Inoltre gradirei non assistere più a queste mattanze che spesso e volentieri avvengono sotto agli occhi di noi poveri cittadini. Essendo loro persone del mestiere a loro dire dovrebbero quindi rispettare le leggi. Eventualmente la prossima estate per prendere il fresco in giardino in assoluta sicurezza, dovrà chiamare l’esercito. Loredana Cociani * * * Proprio in questi giorni una cittadina ha riferito sul quotidiano locale di due disgraziati cinghiali semidomestici fucilati in pieno giorno a breve distanza dalle case sua e di altri, e della morte atrocemente prolungata di uno di essi tra contorsioni, balzi e grida strazianti. Questa ovviamente non è civiltà, né sicurezza, né corretta gestione ambientale. Ne abbiamo già scritto più volte e non ci stancheremo di ripeterlo. Ma forse una soluzione decente esiste, e ne daremo i dettagli: è un preparato in polvere che si sparge per delimitare le aree dove non si vuole che questi animali entrino, e pare funzioni benissimo a costi contenuti, salvaguardando anche le coltivazioni. Un dovere civico e morale Ho atteso un bel po’ di tempo per vedere se qualcuno avesse espresso qualche parola o semplicemente solidarietà nei confronti dello sventurato cittadino che ha compiuto il proprio dovere civico e morale di fermarsi in occasione del sinistro stradale provocato da un nomale (ubriaco e su un auto rubata, con la morte del proprio fratello). Come ricorderete tutti, gli venne rubata e distrutta l’auto! Come è finita? Il responsabile od i familiari, o qualche Ente, l’hanno risarcito del danno? Gli sono vicino e spero abbia risolto, altrimenti auspico che tutti noi possiamo aiutarlo in qualche modo, tramite il vostro settimanale. Savo Basti * * * Sottoscriviamo l’appello: troppe volte l’attenzione agli aspetti più emotivi di un caso ne fanno dimenticare le altre vittime, come quella che qui ha patito il tuono SETTIMANALE PER TRIESTE E DINTORNI Editore: Il Tuono di Daniele Pertot 34132 Trieste - Via Fabio Filzi 9 Tel.+39 040.771103 - Fax +39 040.3725881 Mailbox: [email protected] - Web: www.iltuono.it Direttore responsabile: Paolo G.Parovel A questo numero hanno collaborato: Claudia Bolboceanu, Sara Cristaldi, Debora Dal Don, Fabio Dalmasso, Adriana Firmiani, Nuria Kanzian, Anna Keber, Massimo Laudani, Denis Locoselli, Alessandro Lombardi, Giorgio Marchesi, Benedetta Moro, Nicola Napoli, Patrizia Palcini, Matteo Zanini Pubblicità: Il Tuono 34132 Trieste - Via Fabio Filzi 9 Grafica e impaginazione in proprio Tipografia: Edigraf Trieste - Via dei Montecchi 6 Distribuzione: Litoranea Editoriale S.r.l. Mofalcone (Gorizia) - Via Bagni Nuova Autorizzazione Tribunale di Trieste 1169 del 18 marzo 2008 Questo numero e stato chiuso per la stampa il 5 novembre 2010 Diritti riservati I numeri arretrati si trovano presso la redazione a Trieste, via Filzi, 9 Sabato, 6 novembre 2010 L ETTERE E SEGNALAZIONI un danno grave proprio per adempiere ad un dovere civico e morale, che oltre al risarcimento concreto merita riconoscimenti pubblici (in genere se ne occupava il Prefetto. Cerimonia fallita Dopo il flop della cerimonia per il cinquantenario del “ritorno di Trieste all’Italia”, visto il risultato poteva mancare forse il flop del 150° anniversario dell’Unità? No: in una piazza pressoché deserta si è conclusa la sfilata dei bersaglieri, nella generale indifferenza, per festeggiare il Risorgimento, che con Trieste e Gorizia, annesse più di sessant’anni dopo, non c’entra assolutamente niente. E che non fu purtroppo quell’eroica epopea che ci raccontano ancora, mitizzandola come liberazione del sacro suolo della patria dallo straniero invasore, salvo poi occupare le patrie altrui (colonie). Esso fu in sostanza, una serie di guerre di annessione dei Savoia, con lunga scia tragica di lutti e rovine, inclusi massacri e stupri, devastazioni e saccheggi di cui al Sud rimane tragico simbolo, tra i tanti, il paese di Pontelandolfo: non mancano ricerche storiche serie e indipendenti come “Maledetti Savoia” di Lorenzo Del Boca, “Controstoria dell’unità d’Italia” di Gigi Fiore, o “Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero ‘meridionali’ ”, di Pino Aprile. Non ci si sorprenda poi della reale estraneità del Risorgimento a Trieste, dove l’Austria per più di cinque secoli ha garantito fino al 1918 prosperità, pace e miglioramenti costanti della qualità della vita mentre le due Italie unitarie (regno e repubblica), due guerre mondiali ed il decadimento che è sotto gli occhi di tutte le persone normali che non credono alle favolette della piccola vedetta lombarda, del piccolo tamburino sardo, del ponte più lungo al mondo fra Trento e Trieste e di tutto il resto...... che ci viene propinato anche qui dalla fine della prima guerra mondiale. Sarebbe ora di dire basta! M. M. * * * Davvero. La palestra dello stadio Desidero segnalare come la palestra del Rocco adibita al basket, soprattutto giovanile, ma utilizzata anche per corsi di ginnastica per bambine/i e altre attività , non se la passi molto bene. Due anni fa, di questi tempi, fu chiusa per infiltrazioni d’acqua, poi risolti. Infatti, da quel giorno, una crepa se ne sta in bella mostra. Successivamente, alcuni palchetti si stufarono di starsene nella loro posizione originale e si rialzarono. Dato che sono oltre i bordi del campo, non disturbano e così se ne stanno, da allora (almeno 1 anno), indisturbati, coperti da un telo ... pietoso. La causa di tutto ciò, chicca ingegneristica, è il progetto di concepire 2 palestre e 100 mt di pista indoor per l’atletica, sotterranei, in bunker, senza finestre, con vie d’accesso e di fuga contorte, interminabili, a volte inquietanti pensando che siamo nel 2010! L’accesso ufficiale alle sopracitate strutture vedeva alcune rampe di scale e poi un bel tunnel umido, con saltuari rivoli liquidi stile Bronx. Ora, da oltre un anno, causa i lavori per il nuovo Grezar, l’accesso è ancor più futuristico, con scale in legno che danno il senso della permanente temporaneità, oppure (roba di questo mese), una tangenziale con un breve tratto in forte pendenza su cemento, sempre poi accompagnato da tunnel a tratti limacciosi, tubi sulla testa e quant’altro. Per non dire (ma lo dico) che le porte di accesso e fuga della palestra che danno su alcuni gradini) sono 2, e chiedo se siano sufficienti per un impianto del genere. Per finire, un buon atleta, per uscire all’aperto ci impiega “qualche” minuto: e il nonno che viene a vedere la nipotina? Per non dire (ma lo dico) l’ambulanza, se fosse necessario...(nel tunnel ci passa ma bisogna entrarci e di mezzo ci sono dei portoni scorrevoli che dubito fortemente siano facilmente e velocemente apribili, ma almeno qui spero di venir smentito...sigh). Grazie SF * * * il tuono q 5 POESIA DE TRIESTE Difficile che arrivino smentite credibili: è una situazione oggettiva visibile a chiunque, ed a questo punto quasi impossibile da rimediare. Ma ci sono anche qui responsabilità vaste e precise, perchè i progetti, bene o male fatti, non si preparano né si approvano da soli. E di questi aspetti dovrebbero occuparsi le Procure della Repubblica e della Corte dei Conti. Mariute Protesta In una mia precedente mail inviatavi presso la Vostra testata riguardo la mancata assistenza dall’Enpa non ho ricevuto alcuna risposta né segnalazione da Voi. Sembra che anche Voi non abbiate tempo per ciò che non fa notizia. Incredibilmente deluso dal Vostro silenzio mi ritrovo a combattere contro un muro di gomma aiutato solamente dalla gente e dai volontari del rifugio animali. Bella testata, bei servizi, ma esistono anche le persone “normali” e di ciò dovreste tenere conto. Fiorentino Diego * * * Giusto, e ce ne scusiamo, ma siamo semplicemente sommersi di lavoro. Riattivare il Teatro Romano Il teatro romano è stato sede per qualche anno di eventi musicali estivi, a pagamento e porte chiuse. È un peccato che resti lì inutilizzato. Io lo userei per una o due settimane l’anno per le esibizioni di giovani band emergenti della zona. Lo chiamerei NTW New Talent Weeks. Il Comune spenderebbe qualche euro a questo scopo? C.C. * * * O Mariute, Mariute furlane che spanavi la lana e raccoglievi la luna nel tuo grembiale bucato. Quando le madri arrancavano con gerle di terra e tu baliavi i più piccoli di te. O Mariute, Mariute furlane come credono importanti i poveri le cose che non possiedono. Tu eri piccola e povera e non ti ribellasti quando vendettero la treccia tua di Sole per comperarti due lenzuola. Ottima idea, e con tutti i soldi che quei politici spendono per altre cose molto meno positive... Mariute, La tempesta Promemoria per ritocchi alla Costituzione ti abbatté la vita. La ricorrenza del 25 Aprile da tempo perde colpi. Da quest’anno, poi, riti separati o balzani, fanno intravvedere una mala parata. Le destre al governo hanno fatto del loro meglio o del loro peggio, per rispetto o per dispetto di una liturgia, che non è mai stata una professione di fede. A questo punto sarebbe auspicabile che le varie anime della destra e della sinistra facessero un passo indietro e s’incontrassero su una proposta d’azzardo: barattare il 25 Aprile ‘45 col 25 Luglio ‘43. Con lo straniero in casa e le bombe a S. Lorenzo, si riuniva il Gran Consiglio del Fascismo. Quell’organo collegiale, espressione del partito unico di tutti gli Italiani, sfiduciò Mussolini e pose fine alla dittatura. C’è un filo di continuità formale da quella seduta a noi. Su quell’aurora della Repubblica si potrebbe tutti concordare. E dar vita – finalmente – all’unità nazionale. Che non nacque coi plebisciti ottocenteschi, né con la guerra malamente vinta dai Savoia né con quella malamente persa da Mussolini. Chi ci sta ci sta. E pazienza per quelle frange di poveretti, che ancora delirano su fiori appassiti. [email protected] * * * Speriamo che prima o poi se ne accorgano. sulla tua testa nuda Te ne andasti sola dai tuoi splendidi pianori povera e nuda ti soffocò la gola. Mariute, Mariute i tuoi capelli pagarono appena quattro assi e il prete che ti nominò tre volte perché non ti scordasse Iddio. Chi ti ricorda più o Mariute, Mariute furlane che spanavi la lana e raccoglievi la luna. Vilma Mismas 6 q il tuono LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ Sabato, 6 novembre 2010 TESTIMONIANZA SUL MUSEO DI GUERRA PER LA Pace “DIEGO DE HENRIQUEZ” Il grande museo di pace che non c’è I sacrifici di tre appassionati dal 1983 al 1988 per salvare collezioni inestimabili tuttora in stato di abbandono Trieste ha ereditato dai suoi insigni cittadini collezioni e patrimoni di inestimabile valore che rimangono in buona parte abbandonati e inutilizzati. Ne è esempio eclatante la straordinaria collezione di cimeli e documenti militari dello scomparso prof. Diego de Henriquez, destinata a dar vita all’omonimo “Civico Museo di Guerra per la Pace “ ma tuttora semiabbandonata nell’attuale sede delle ex caserme di via Cumano. Tenere beni così importanti in un simile degrado è una vergogna culturale ed un danno economico grave all’economia turistica della città. Per dare la misura dell’incuria delle nostre amministrazioni in argomento pubblichiamo la testimonianza, spiritosa ma anche molto amara della signora Rita Chinesi, che è stata dal 1983 al 1988 una delle tre persone che hanno lavorato per salvare la collezione con dedizione, iniziativa e sacrificio personale pari al disinteresse delle amministrazioni pubbliche. Invece di formare un museo di rango europeo ed internazionale la collezione rimarrà chissà per quanto tempo ancora abbandonata e non visibile al vasto pubblico. Non è certo colpa delle istituzioni museali cittadine, ma delle amministrazioni politiche. Nella fattispecie dobbiamo “ringraziare” in particolare i due ultimi sindaci, Illy e Dipiazza, che hanno dedicato tanto tempo e tante spese ad altre faccende, trascurando e dimenticando che avrebbero anche potuto chiedere sostanziosi contributi all’Unione Europea per la salvaguardia di questo nostro importantissimo patrimonio cittadino. Perché a Trieste “no se pol”? Daniele Pertot 1983: Prime impressioni Franz Josef mi guardò con occhi molto molto strani e Vittorio Emanuele III si girò da un’altra parte. Oddio, questi mi odiano pensai, poi però vidi che Franz non era così strano ed Emanuele in realtà non si girava da nessuna parte. Erano solamente bronzi e dipinti, la mia fantasia volava. Questa è stata la mia prima impressione quando, entrando nel magazzino di Via Gambini, mi trovai davanti alla “storia” (tanta storia). Fu per questo che quando ebbi l’opportunità di lavorare al Consorzio per il Museo di Guerra accettai con entusiasmo, non sapendo a quale avventura sarei andata incontro. Per chi non lo ricordasse, dopo la morte del prof. Diego de Henriquez gli eredi furono liquidati dal Comune di Trieste e la collezione divenne proprietà dello stesso. Il Consorzio venne fondato dal Comune insieme alla Regione ed all’Ente Turismo, nominando un presidente, un segretario e un certo numero di consiglieri. Il nostro presidente era un ex colonnello dell’Esercito in pensione che in una circostanza, avendo io espresso un mio pensiero su un fatto, mi rispose autoritario “lei non deve pensare”. C’era poi il segretario, un tipo un po’ ameno e intelligente, soprannominato da noi dott. Cavalletta, perché saltava di qua e di là sia con i piedi che con i discorsi. Tutto il materiale si trovava nel magazzino di Via S. Maurizio dove il geniale de Henriquez aveva tovato la morte in un incendio la cui origine non fu mai ben chiarita. La raccolta fu “ stivata “ in casse di legno e grandi scatoloni e portata in Via Gambini, ex mensa comunale, in un sito che cadeva a pezzi, umido e maleodorante. Proprio quello che ci voleva per collezioni delicate quali erano quasi tutti i reperti che de Henriquez con tanta passione aveva raccolto negli anni. Senza dimenticare che per realizzare questa straordinaria raccolta il Professore dilapidò il suo patrimonio. Non scriverò niente del suo “ personaggio “, a suo tempo tutto fu detto e ridetto: verità, bugie, illazioni. Forse fu valutato troppo o troppo poco, chi lo sa! Io mi limiterò a raccontare le cose che pochi sanno e cioè i retroscena vissuti da me con passione, tristezza ma anche allegria. Il Capo e Celo Dopo i superiori, c’erano il Capo e il suo diretto dipendente “Celo”, le persone con cui avrei lavorato. Capii subito che il Capo amava il suo lavoro, il suo scopo principale era quello di coronare il sogno di Henriquez, cioè la nascita del “Museo Storico di Guerra”. Era un uomo pacifico, ma se doveva lottare per una causa era pronto ad affrontarla contro tutti e contro tutto! Il suo interesse andava alla storia passata e in particolare agli effetti che aveva prodotto sull’umanità. Più di tutto però era appassionato di mezzi militari e presto fece funzionare tutti i carri armati, le autoblindo e i camion presenti nella collezione. Aveva però la propensione a drammatizzare, e per questo io e Celo lo prendevamo in giro per tirarci su il morale, visto il casino nel quale ci eravamo trovati immersi. Celo invece era un personaggio particolare, con uno straordinario senso dell’umorismo, un Totò mancato. Aveva vent’anni più di me (io ne avevo allora quaranta), è stato un grande amico e con i suoi “witz” ci riportava sempre al buon umore. Il nostro lavoro consisteva nel levare dalle casse tutto il materiale per ripulirlo: spazzolare tutte le divise e le tonnellate di libri messi ad arieggiare, perché pieni di uova e di bestioline di non precisata natura, incluse le “tarme”. Mamma mia quante tarme: svolazzavano dappertutto e ogni tanto sentivo Celo dire: milleduecentouno! Il Capo e Celo dovevano pulire e revisionare tutte le armi bianche, fucili e pistole. Io dovevo occuparmi di fotografie e cartoline militari, cercando di fare un piccolo inventario e dividere il tutto in cassette numerate, poiché per tutto il materiale non c’era ancora una catalogazione reale. Era un lavoro immane perché i reperti erano migliaia, le ore a disposizione poche e non c’erano soldi o finanziamenti previsti. Il Capo poi aveva l’impegno di custodire il Campo di Trebiciano dove sostavano cannoni e carri armati, così per lui era tutto un correre avanti e indietro. Doveva controllare il nostro lavoro e andare anche dal presidente del Consorzio per riferire l’andamento dei lavori e L’autrice su un’autoblindo della collezione ricevere nuovi ordini. Nel comprensorio di via Gambini c’erano diverse sale piccole e grandi. Un giorno i nostri superiori ci dissero di allestire la sala più grande in modo da poter invitare persone importanti che ci avrebbero aiutato nel trovare una sede museale stabile. Con pazienza ci mettemmo al lavoro e per settimane fu tutto un pulire, lavare e un continuo salire e scendere le scale rottamate, per appendere quadri, fotografie e bandiere, inchiodare mensole e librerie, nelle quali avrebbero preso posto libri, radio militari e oggettistica in bronzo, (un patito delle pulizie). Arrivò il giorno in cui armati di secchi, pompe, “scartaze”, “straze” e “velen” per le “pantigane”, accedemmo nel capannone dei mezzi militari pesanti, per una sommaria pulizia! Certo è che il lavoro più grosso e più faticoso se lo sorbiva il Capo: primo perché amava il suo lavoro e i mezzi pesanti, secondo perché Celo aveva dei problemi che non gli permettevano di salire e scendere facilmente dai mezzi e terzo perché io come donna, per il Capo non capivo un “tubo” (ma poi si sarebbe ricreduto). Il Capo, Rita e Celo porcellana e gesso. Avevamo una decina di bacheche bellissime che cadevano a pezzi ad ogni passata di straccio, ma i vetri tenevano duro e a furia di lavate si riuscì a guardare quello che c’era dentro. Contemporaneamente però portavamo avanti lo svuotamento delle casse, ma il materiale ripulito tornava ad essere riposto dov’era in precedenza, perché non avevamo sufficienti armadi né appendini. Praticamente era come “farla contro vento”. Pulci E venne il giorno delle Pulizie con la P maiuscola! Quello che avveniva ogni 15 giorni, “el mal de panza per mi e per Celo”, la gioia invece per il nostro Capo Io e Celo eravamo degli inguaribili ottimisti e dopo le prime parolacce in sordina, cominciavamo a lavorare “cantando”. E sì, perché si dice che chi vive sperando muore cantando, no? Per noi chi vive cantando forse ha una speranza! Però di fatto quel mercoledì fu molto diverso. Dopo una buona ora in cui tra pompe d’acqua e “scartazamenti” stavamo quasi per finire, improvvisamente sentii un prurito sulle braccia e iniziai a grattarmi, ma dopo un secondo mi accorsi che tutte le mie gambe erano piene di..... ebbene sì!!! Ero tutta piena di pulci, al che diedi un urlo e di rimando Celo mi rispose: “son pien de pùlisi anche mi!”. Dall’alto dell’autoblinda Lancia IZ il Capo urlò “cossa c....zo xe sta roba?”. Dopo di che successe il finimondo, tre esseri umani si precipitarono assieme vicino alla pompa dell’acqua e bagnan- il tuono q 7 LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ Sabato, 6 novembre 2010 esistono solamente persone senza fede e volontà, che in aggiunta ti mettono i bastoni fra le ruote. Intanto la brutta copia dell’Armata Brancaleone che eravamo continuava a lavorare con quella poca speranza che rimaneva. Il giorno dei papaveri Autoblindo lancia IZ italiana IGM doci a vicenda riuscimmo a levarci le care bestiole dalle gambe e dalle braccia. Capimmo subito che non era finita lì. Con estrema risolutezza dissi a Celo e al Capo di stare fermi ed aspettarmi. Corsi velocemente fuori dal comprensorio e mi infilai nella drogheria vicina. Comprai di tasca mia 4 barattoli di antipulci (non vidi mai un soldo in restituzione) e per un’ora ci spruzzammo a vicenda. E’ ovvio che tornati nelle nostre abitazioni i nostri vestiti hanno fatto una brutta fine, non ho mai appurato se nella drogheria fosse poi successo qualcosa dopo il mio ingresso piena di pulci, ma dopo tre mesi chiuse i battenti. Gatti e pantigane Un bel giorno nel cortile adiacente al nostro magazzino trovammo due bei gatti, erano dolcissimi e io e Celo li adottammo subito. Uno era grigio striato l’altro bianco e nero, per un po’ li tenemmo nascosti al Capo, ma un bel giorno lui se ne accorse. Tuoni e fulmini: “i gati fa spuza, i porta pùlisi e i pisa per tuto. E dopo chi neta?” Noi, noi, noi!!! Io e Celo per un’ora facemmo l’elogio dei felini, ma non ci fu verso di convincerlo: “domani che i sia fora dele bale!”. Vedendo le nostre facce contrite finì col dire “vederemo......”. Al che io e Celo esclamammo: “potremmo chiamarli Sherman e Panzer.” La barriera del no cadde subito:“va ben, però che no trovo carte de plucia per tuti i cantoni”. No, no, no, mai!”. Appena il Capo fu fuori portata, io e Celo ci guardammo e scoppiammo a ridere, entrambi avemmo la visione di tanti piccoli carri armati che “bagolavano” per tutto il magazzino; e sì, perché avevamo scoperto che il generale Sherman era incinta. Shery e Pan però (diminutivo da noi dato ai nostri mici) non erano lì per caso. Ci accorgemmo presto che qualche bel paio di “pantigane” giravano nel magazzino e vi assicuro che avevano la stazza di un mezzo gatto. Avvisammo subito il Capo che prontamente si munì di trappole (acquistate di tasca sua). Fu l’apoteosi del formaggio, dei sardoni, della mortadella e “dulcis in fundo” di quattro cosce di pollo leggermente rancide che io e Celo trovammo abbandonate in strada, posizionate nelle trappole. Il tutto finito nella pancia di Sherry e Pan, mentre le “pantigane” continuarono a fare scorribande nel magazzino, cibandosi di cultura ovvero libri di storia. E sì, le “pantigane” di via Gambini erano le “pantigane” più acculturate di tutta Trieste. Finalmente con un potente veleno (sempre comprato dal Capo) riuscimmo nell’intento; mi dispiaceva anche della loro dipartita perché amo gli animali, ma non avevamo scelta: o noi o loro. Nel tempo “qualcuno” si meravigliò che certi libri fossero rosicchiati e lamentò l’incuria dei custodi, ma non si chiesero mai come, con che cosa, con quali soldi le “pantigane” di via Gambini fossero state debellate. Amen. I “Strazoni” La sala predisposta per la visita di persone “importanti” dopo un massacrante lavoro diventò “quasi” un allestimento museale. Eravamo soddisfatti e guardando il materiale lucidato, ordinato e riposto con cura nelle bacheche, pensai a quanto sarebbe stato bello se tutto questo un giorno fosse diventato il Museo Henriquez. Ma non v’era posto per la malinconia perché quando si cominciava a lavorare, c’era sempre qualcosa da finire e comunque c’era Celo che con i suoi “witz” e con le sue barzellette, ci sollevava il morale. Iniziammo dunque a levare dalle casse le divise e le buffetterie e con il poco materiale messo a disposizione, pulimmo tutto come potevamo a partire dalla polvere e dalla muffa. Dopo aver pulito le divise però, non avevamo lo spazio e gli armadi per riporle in maniera ordinata (pur avendo inoltrato la richiesta di qualche armadio in disuso dal Comune) per cui queste famose divise lavate e stirate ritornavano sistematicamente nelle casse di provenienza, e così tutti i lavori di pulizia erano in parte inutili. Per nostra fortuna c’erano persone di buona volontà che, previa nostra rottura di scatole, ci regalarono manichini, appendini e perfino un armadio che il nostro povero Capo si sobbarcò da Opicina a Trieste con la propria automobile e sulle proprie spalle. Le previe rotture valsero anche per i negozi del vicinato, dai quali ci vennero donate vecchie mensole e armadietti. Il nostro capo infine, portò tre librerie trovate nella discarica e a quel punto Celo esclamò: “ semo veramente dei strazoni”. Tutto serviva, dato che non avevamo niente, anche la carità degli altri. L’estate, si sa, passa e d’inverno i lavori andavano a rilento a causa sia delle condizioni atmosferiche che del nostro livello di infagottamento: sembravamo i membri di una spedizione russa. Era proprio in quei mesi che ci sentivamo più demoralizzati perché le trattative per una nuova sede non andavano né avanti né indietro e come risposta alle richieste il nostro superiore così detto dott. Cavalletta, ci annunciava con un tono che non dimenticherò mai: “siamo fottuti, questo museo non si farà mai!” A volte ci chiedevamo se ci fosse stata qualche maledizione sul museo, ma io ero convinta che i fantasmi non esistono: Non ci crederete ma avevamo anche un “ufficio”, uno stanzone con strani effluvi, dove presero posto delle librerie che non so se appartenessero al comune o al defunto Henriquez, però facevano la loro bella figura. All’interno sistemammo libri rari e piccola oggettistica. C’era anche un tavolo con la parte superiore in cristallo, dono del nostro dott. Cavalletta. L’ufficio venne da noi denominato “l’obitorio” perché tutto il mobilio era nero e con una sola lampada tenuta al minimo, sembravamo tutti ad un passo dalla morte. Adiacente “all’obitorio” c’era uno stanzino piccolo ma altissimo, con scaffalature in legno che arrivavano al soffitto. Era l’unico sito asciutto e pulito e qui era depositata la parte di materiale cartaceo di grande importanza: carte geografiche stilate a mano, disegni e mappe originali del Kandler, libri manoscritti e altro materiale che non avevo mai visto, perché il tutto era stato posto lì prima del mio arrivo ed era l’unica stanza con una porta blindata. Nell’immenso comprensorio ovviamente non c’era riscaldamento e per prendere una “calda”, ogni tanto andavamo nell’ “obitorio” dove brillava una minuscola stufetta elettrica, ma per fortuna per riscaldarci c’era sempre un sorso di grappa regalato da amici caritatevoli. Il nostro presidente invitò qualche autorità, qualche colonnello, i nostri consiglieri e qualche tirapiedi, per presentare la nostra pseudo mostra nella speranza che qualcuno di questi si desse una mossa per i finanziamenti in aiuto del futuro del museo, e per la circostanza la sottoscritta preparò uno spuntino. Alle ore 10 il gruppo entrò in pompa magna nel magazzino preceduto dal dott. Cavalletta che saltellava più del solito. Gli oooh e gli aaah si sprecarono: “Che reperti meravigliosi, che cose stupende, è un peccato che tutto questo non abbia una degna collocazione” e così via. Da come il presidente presentava l’esposizione sembrava avesse fatto tutto lui, al che Celo mormorò: “par che el gabi molà la scova 10 minuti fà”. Sembrava che tutti sapessero tutto: “ah, questo risale al millenovecento,......”ah, questo risale all’ottocento.....” “questo è un aggeggio che serve per......”. Dopo un’ora di cavolate e simili, Celo sbottò “questo xe el teschio de Napoleon de picio e questo xe el teschio de Napoleon de grande”. Risata generale, perlomeno erano persone di spirito. Venne mezzogiorno, tutti si fiondarono sul “rebechin” e poi se ne andarono felici e contenti. Prima di uscire il presidente ringraziò e mi mise in mano ben diecimila lire. No comment. Alluvione Una sera di dicembre, verso le 23, mi ero da poco coricata che squillò il telefono. Il Capo estremamente eccitato e scusandosi per l’ora, mi disse che i pompieri lo avevano chiamato perchè qualche passante li aveva avvertiti che dal nostro magazzino stava uscendo acqua. Mi infilai una tuta, presi con me un paio di stivali di gomma, salii in macchina e corsi in via Gambini. Celo era già sul posto e mi prese un colpo quando entrando, vidi che l’acqua aveva invaso il magazzino, la stanza “obitorio” e lo stanzino blindato. Materiale cartaceo, piccoli oggetti, libri e stampe stavano galleggiando in 30 centimetri d’acqua che i pompieri cercavano di prosciugare con l’idrovora. Mentre il Capo e Celo raccoglievano libri, io presi un grande catino e cercai di tirar su più materiale possibile, poi facendo passamano cercammo di depositare libri e mappe sui tavoli e sulle mensole a noi più vicine. Fu tutto un lavorare veloce e in silenzio, dopo tre ore riuscimmo a togliere tutto il materiale dall’acqua. Nell’urgenza nessuno di noi aveva pensato di mettersi i guanti, perciò avevamo le mani congelate. La seconda operazione fu quella di stendere il tutto ad asciugare. Legammo dello spago da un capo all’altro tra l’atrio e l’”obitorio” preparando una rete di diversi metri. Con pazienza e cura cominciammo ad aprire le mappe, i libri e le stampe, mettendo tutto ad asciugare sui cordoni stesi. Veder gocciolare acqua da reperti storici così preziosi, mi fece star male. Le carte topografiche del Kandler, tutte stilate a mano e colorate con acquarelli che riproducevano la Trieste d’epoca, si stavano sciogliendo sotto i nostri occhi. Ma così era e nulla si poteva cambiare! Tra un libro e l’altro cercammo di infilare dei piccoli legni, rompendo cassette di frutta che c’erano nel deposito, separando per quanto possibile una pagina dall’altra, un lavoro bestiale! Mappe di Trieste e di altre città e nazioni vennero aperte e distese dove si poteva, ma per aprirle, visto che l’acqua aveva fatto il suo sporco lavoro, più di una si sciolse al contatto con le nostre mani. Quando i pompieri se ne andarono, un silenzio tombale ci avvolse. Sotto la luce tenue e bluastra del neon, ci sedemmo attorno al tavolo del nostro “obitorio”. Con tutta quell’acqua ovviamente, non avevamo aperto la stufetta, perciò ci assalì un gelo sia fisico che morale. Sul tavolo la Ambulanza a cavalli della Croce Rossa nel primo conflitto mondiale 8 q il tuono LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ Carro veloce Mod. 35 Ansaldo grappa aspettava, ci dette aiuto e riscaldò i nostri corpi, ma i cuori rimasero freddi e tristi. Io e Celo accendemmo una sigaretta, il Capo il suo solito sigaro e insieme ragionammo su come fosse successo un simile disastro. La notte prima c’era stata una gelata, i tubi vecchi e decrepiti erano scoppiati, per quelle stranezze della sorte che a volte accadono, si erano rotti proprio nello stanzino blindato dove erano conservate le cose più preziose, e per la stessa sfortuna i tubi erano scoppiati nella parte alta, cosicché l’acqua partendo dall’alto, si era riversata tutta sugli scaffali, senza risparmiare niente. Finimmo di fumare in silenzio, guardando l’unica tarma che svolazzando sopra i bicchieri di grappa, finì la sua vita morendo alcolizzata. Celo rise: millecinquecentoventi! Alle sei e un quarto di mattina il nostro trio lasciò via Gambini. Il giorno dopo, anzi per noi lo stesso giorno, ovviamente arrivai sul lavoro che erano le dieci passate, Celo invece era già li da un’ora:”No go rivà dormir un tubo, me pareva de sofigarme in acqua”. Mi guardai in giro e mi venne da vomitare. Per un’ora gironzolammo tra le “mace- della tragedia: “come, perché, dove, chi, cosa” e infine come al solito:”no stemo crear problemi!!” Cercammo di calmare il Capo, ma sapevamo che aveva ragione. Ovviamente tutto era successo per rompere le scatole al presidente. “Caro presidente sapesse che giro di palle avevamo noi!” Amen. L’Ansaldo, Cossiga e Prodi Un giorno da parte del Museo dell’Ansaldo di Genova venne chiesto al nostro Consorzio di partecipare con dei reperti ad una mostra commemorativa in onore della visita del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Noi tre pensammo subito che sarebbe stata un’ottima occasione per avere un colloquio con il Capo dello Stato al fine di perorare la causa del nostro futuro museo. Rimanemmo di stucco quando il presidente del nostro Consorzio, pur essendo stato invitato di persona, declinò l’invito dicendo di non aver tempo e aggiungendo che secondo lui la sua presenza Cucina da campo tedesca AP 63 (“Gulaschkanon”) rie”, fumando una sigaretta dopo l’altra. Finalmente, quasi svegli, cominciammo a tirar giù dai cordini le poche cose che erano quasi asciutte. Una parte consistente del materiale era mezzo distrutto. Dividemmo le parti buone dalle parti parzialmente integre, i libri nonostante “quei bastardi di legnetti” , non si riusciva ad aprirli perciò li sistemammo in cassette separate. Una parte delle mappe si erano salvate come anche parte dei documenti storici. Mentre stavamo riordinando, arrivò il Capo con un diavolo per capello, della serie “incazzato come un toro”. Il presidente, purtroppo, non aveva capito nulla non sarebbe stata significativa. Delegò il nostro Capo a sobbarcarsi il tutto. Certo è che dire a un Capo di Stato: “piacere sono il Presidente del Consorzio per il Museo di Guerra” è un fatto, ma dire: “piacere sono il custode” mi sembra evidente sia tutta un’altra cosa. Pur di non avere problemi, il nostro presidente disse al Capo di presentarsi come Conservatore del Museo Storico di Guerra e lo spedì a Genova assieme a Celo, che in quella circostanza diventò il suo vice. Per non lasciarli partire da soli chiesi il permesso di accompagnarli e mi autonominai segretaria, beninteso pagan- domi il viaggio da sola. Per fortuna fummo tutti e tre ospitati dal Direttore del Museo Ansaldo, una carissima persona che capì la situazione del nostro Museo in due minuti, mentre i nostri superiori ancora non avevano capito il valore di quest’importante patrimonio storico presente nella nostra città. Fu una bellissima esperienza, finalmente potei vedere come si lavora in un vero Museo. L’allestimento era perfetto, vi presero posto tutti i vecchi reperti costruiti dall’Ansaldo, dalle radio alle automobili, dai mezzi corazzati ai treni a vapore. Da Trieste fu trasportato a Genova il piccolo carro “Veloce Mod. 35 Ansaldo” chiamato dai soldati “scatola di sardine”, delle radio militari Ansaldo – Lorenz ed una bellissima berlina, sempre costruita dall’ Ansaldo, prestata da un privato di Trieste. Il tutto viaggiò su enormi mezzi a ruote, noi invece con la macchina del Capo (senza buchi nella gomma). La giornata dell’inaugurazione fu fantastica. Una locomotiva a vapore fu sistemata su un tratto di rotaia e all’arrivo del Capo dello Stato i fuochisti la fecero funzionare. I begli sbuffi di fumo salirono alti nell’azzurro del cielo e accompagnato dal tipico fischio il Presidente Cossiga si avvicinò al treno; come un lampo vidi il Capo precipitarsi ad aiutarlo a salire sul predellino e presentandosi, spiegò per filo e per segno tutte le caratteristiche del mezzo, sì perchè anche di treni quel diavolo d’uomo s’intendeva. Dopo averlo ascoltato attentamente, Cossiga strinse la mano al “Conservatore del Museo Henriquez” e lo ringraziò. Fummo poi tutti invitati alla presentazione della mostra all’interno del Museo e anche qui, quando Cossiga si avvicinò alla radio militare, come un fulmine il Capo gli fu vicino e con perizia e conoscenza, spiegò tutto nei particolari sulla tecnica e il funzionamento dell’apparecchio. Il Presidente Cossiga gli prestò ancora più attenzione essendo pure lui un appassionato di radio, collezionista e anche radioamatore. Naturalmente il Capo gli parlò anche del nostro Consorzio e pertanto il Presidente disse di inviargli tutta la documentazione: cartacea e fotografica. Cosa che non fu mai fatta. è ovvio che il rinfresco fu sostanzioso, io e Celo ci demmo dentro da matti, ma il Capo no: era troppo nervoso, perché il direttore del Museo gli aveva chiesto se gentilmente potesse far fare un giro con l’antica berlina a due personaggi importanti. Era nervoso non per il fatto di guidare, ma perché se fosse successo qualcosa alla macchina non sua, avrebbe perso lo stipendio di qualche mese. Ciò nonostante si fece il suo bel giro per Genova, con a bordo i due grossi personaggi: i signori Darida e Prodi. La berlina era sprovvista di bollo e assicurazione, ma con gli illustri ospiti si poteva circolare lo stesso. La giornata finì in bellezza perché dopo la partenza di Cossiga una ventina di persone, scelte dal direttore, furono invitate a cena, e fra i presenti c’eravamo anche noi. Durante la splendida serata, per un attimo pensai alla nostra “topaia” e quasi mi passò l’appetito, ma poi mi dissi: goditi ancora oggi questa festa che l’ ”obitorio” di via Gambini può aspettare. Al ritorno il Capo riferì al presidente, tutto contento per aver evitato problemi. E la vita di via Gambini continuò: pulisci, spolvera, ramazza e cataloga. Tutto senza voglia, anche perché a primavera inoltrata notizie su una sede museale non c’erano e io e Celo, che non dipendevamo dal Comune, ma dalla Regione, aspettavamo da sei mesi la retribuzione. Già i soldi erano Sabato, 6 novembre 2010 pochi, che poi arrivassero anche in ritardo era il massimo dell’inefficienza dei politici. In città col cingolato All’Ente Fiera di Trieste organizzammo una mostra su richiesta dell’Esercito, che voleva far conoscere alla cittadinanza il suo modo di operare e far sentire alle persone la vicinanza delle Forze Armate. I loro mezzi moderni facevano bella figura vicino ai nostri “dinosauri”, tanto da far capire quanta strada avesse fatto il progresso in termini di scienza e tecnica. Ci fu un grande afflusso di pubblico e i triestini capirono un po’ di più il grande lavoro che le nostre Forze Armate svolgevano in tempo di pace per noi e in tempo di guerra in altri Paesi. In quegli anni il trasporto dei mezzi d’epoca si svolgeva senza tanta burocrazia. L’allestimento era quasi pronto, mancava soltanto da parte nostra il piccolo cingolato Ansaldo mod. 35. Nel giorno prestabilito, per un errore burocratico e di date, il pianale per il trasporto del cingolato non fu disponibile. Previa telefonata alle Forze dell’ordine, il Capo ebbe il permesso di guidare il carro armato fino alla Fiera. Naturalmente non persi l’occasione per sistemarmi nell’abitacolo, stando in piedi e da mezza vita in su all’aperto, il Capo invece tutto striminzito nel minimo spazio al posto di guida con la visuale di un piccolo rettangolo. Per i cittadini e i negozianti di via Gambini fu uno spasso. Lo strano e potente rumore fece affacciare alle finestre le persone, mentre qualcuno in strada gridava “finalmente xe tornà i americani”. Piano piano il mezzo cominciò a salire, i cingoli sull’asfalto: “porca miseria che striche che i lassa”, incrociò la via Conti, poi via Piccardi e infine arrivò in via Rossetti e girando a destra andò verso la Fiera. Durante il percorso un piccolo fumo nero cominciò a salire dal tubo di scarico che il Capo aveva provvisoriamente installato per quel tratto di strada. Immaginate per un momento di trovarvi su una strada, mentre andate a fare la spesa o portate il cane a spasso e invece della solita auto che non vi fa attraversare le zebre, vi trovate davanti un carro armato anche se piccolo. Panico! Sembrava l’inizio delle tragiche giornate di Praga! In quel momento dall’alto della torretta, immaginai un autista che non volesse rispettare la destra. Quanto mi sarebbe piaciuto incontrare lo st....zo che qualche giorno prima, in un incrocio in cui avevo la precedenza, sfrecciando con la sua “carobera” spider aveva fatto inchiodare la mia piccola auto... A metà di via Rossetti il fumo nero divenne sempre più denso. Io tutta felice salutavo come fa il Papa (mancava solo la benedizione) le persone che incredule ci vedevano passare e dicevano: “ciò, ara che xe tornà i tedeschi”. I cittadini non riuscivano a notare tutte le scritte stampate che riportavano il tricolore e qualche persona anziana, per un attimo, rivisse un periodo molto triste. Arrivati quasi a destinazione il fumo divenne insopportabile e quando finalmente fummo davanti all’ingresso della Fiera, sentii un urlo provenire dall’abitacolo: “salta fora che se no sciopemo!”. Il salto che feci, e la corsa per allontanarmi insieme al Capo, furono degni del Guinness dei Primati, non essendo noi giovanissimi. Il mezzo continuò a fumare e scoppiettare per una buona mezz’ora, dopodiché fu trainato nel comprensorio della Fiera. Io e il Capo ci guardammo, eravamo neri, ma neri! Però pensai: che giro, che bella soddisfazione, che avventura... Sabato, 6 novembre 2010 LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ L’ex campo profughi di Padriciano, con alcuni mezzi militari, risistemato provvisoriamente per girare il film di Marco Risi, “365 giorni all’alba” In Lombardia Un’altra mostra portata a termine con successo fu in Lombardia, dove partecipammo con due carri armati e diversi residui bellici. Ci fu una grande parata in un campo predisposto per l’occasione e mentre io e Celo custodivamo l’allestimento dei vari reperti militari, il Capo partecipò guidando lui stesso i nostri carri armati. C’erano ministri, ammiragli, generali e collezionisti provenienti da tutta Italia e dall’estero. Fummo trattati benissimo e al pranzo, trovammo seduti alla nostra stessa tavola il re Michele di Romania e signora. Il re era persona di modi semplici e democratici e conversò amabilmente con tutti. Certamente non semplici furono le portate che vennero servite, tanto da metterci in difficoltà nel come mangiarle. “Va vanti prima ti” mi disse Celo “cussì vedo con qual dei sete pironi te cominci” Caviale, Champagne, primi, secondi, terzi. Pasticci, “pastroci”, pasticcini... non riuscivamo più ad alzarci da tavola. E’ vero!! Ci siamo divertiti, abbiamo conosciuto persone importanti, il nostro livello di cultura è salito di molto, ma se penso che al nostro posto avrebbero dovuto esserci i nostri superiori (quello era il loro compito) mi assale rabbia e tristezza. Loro erano gli invitati, loro dovevano moralmente perorare la causa del museo, per poter dire anche per un solo momento: ricordatevi di questo patrimonio e del sogno di Henriquez, e invece c’eravamo solo noi. Di concreto ci fu che questa partecipazione ci fruttò dalle Forze Armate notevoli pezzi di ricambio, materiale di restauro, forniture di pittura e olio per i nostri mezzi. A Padova La mostra organizzata dalla Fiera di Padova fu di gran lunga la più bella esperienza di quegli anni. Il Consorzio diede il permesso perché non “cacciò” una lira, tutte le spese furono a carico della Fiera stessa. Furono ben 10 giorni entusiasmanti; per aiutare noi tre furono affiancate altre 5 persone, perché lo spazio da allestire era di ben 4.000 metri quadri. I mezzi pesanti erano dodici, tutti a disposizione per noi, tra carri armati, autoblindo, camion, ecc... Portammo un buon numero di mitragliatrici pesanti e leggere, fucili, armi bianche di tutti i modelli, divise e buffetterie, oggettistica e curiosità. Lavorammo tutti come pazzi però con immensa soddisfazione. Mentre il Capo cercava la giusta collocazione per i mezzi, affiancato da Celo e altri due ragazzi, io ebbi due aiutanti per la sistemazione delle bacheche. L’ente Fiera ci aveva messo a disposizione il magazzino dei tessuti e grande fu la mia gioia nel poter scegliere le stoffe che più mi piacevano, farmele tagliare su misura, passare poi dal magazzino della pittura e scegliere i colori per dipingere i vari spazi d’esposizione. Tutto era perfetto e pensando ad altre mostre, dove dovevamo portarci materiale da casa, supplicare per avere dei chiodi, puntine, ecc., mi sentivo veramente in paradiso. Il tutto poi mi veniva portato direttamente dove stavamo lavorando, dopo aver fatto la richiesta. Una vera pacchia. Durante le pause facevamo il giro del comprensorio e muniti di scontrini offerti dalla Fiera, potevamo mangiare quello che ci pareva. Come al solito ci demmo dentro, anche perché il lavoro cominciava alle sette del mattino e finiva alle sei di sera e lo stomaco reclamava. L’importanza delle mostre storiche di mezzi militari è quella di far conoscere il patrimonio della propria città in altri luoghi, per promuovere incontri e possibilmente realizzare scambi di accessori e pezzi di ricambio dei mezzi stessi. Il Capo per queste cose era un asso, essendo anche lui un collezionista conosceva una buona rete di musei e privati, così da avviare proposte e scambi dei pezzi di ricambio che potevano servire ai nostri mezzi pesanti. Il Consorzio per statuto, aveva solo il compito di custodire e preservare, però volendo poteva deliberare delle permute, in modo da poter acquisire altri mezzi per potenziare la collezione. Sempre per non “creare problemi” il tutto veniva demandato al Capo, che tra le altre cose, aveva degli ottimi rapporti con l’esercito. Esercito che ci fu sempre vicino, e che in cambio della nostra partecipazione alle loro manifestazioni ci aiutò in vari modi. Il Capo aveva buoni rapporti anche con la Polizia di Stato, tanto da permetterci una bellissima mostra in uno dei loro Comandi a Trieste e farci avere il loro supporto nei permessi per i trasporti dei mezzi per allestimenti vari. vire ad un mai nato carcere minorile. Il terreno era Demanio dello Stato e il Comune né era l’affittuario e custode. Quando il Comune dette l’ok, eravamo felici e cominciammo subito i lavori di pulizia sommaria. Nel contempo si dette anche l’avvio del trasloco dal campo di Trebiciano e dal magazzino di via Gambini. Per rendere agibile la palazzina con gli impianti di acqua e luce, la costruzione di una pensilina e tutti i trasporti, furono spesi qualche centinaio di milioni e ancora molto sarebbe stato da spendere. In mezzo a tutto questo andirivieni, noi tre cominciammo il nostro, si fa per dire, lavoro. Ogni mattina partivo da via Flavia dove abitavo e con la macchina raggiungevo Padriciano. Qualche volta portavo la merenda per tutti, altre volte nella pausa andavamo tutti e tre a fare un “rebechin” in “osmiza”. Dopo qualche settimana avevamo fatto amicizia con i negozianti, e anche in questo caso credo di aver imparato qualcosa. Ebbi l’ennesima conferma che tutto il mondo è paese, le diatribe che da sempre c’erano tra sloveni e italiani, come al solito erano dovute in gran parte ai politici del momento, che con il modo di fare, il continuo rimembrare fatti passati e lo strumentalizzare tutto ad ogni piè sospinto, mettevano i cittadini uno contro l’altro. Gli sloveni che conobbi a Padriciano, erano persone semplici come me, e con un po’ di educazione e tanto rispetto mi feci un bel numero di amici. C’era però anche un contenzioso con gli ex proprietari locali espropriati a suo tempo per uso pubblico, essendo cessato il quale avrebbero avuto diritto ad essere reintegrati nella proprietà. Per cui da prima che noi arrivassimo un “Boss” della comunità locale aveva depositato dei mezzi nel campo, e convinto di aver ragione cominciò una piccola guerra. Il Capo gli fece capire che doveva andarsene, ma non ci fu verso e cominciarono le “tragicomiche”. Sui grandi portoni d’entrata, chiusi con serrature, avevamo messo per sicurezza anche delle catene con lucchetti, vista la strada non illuminata con poco passaggio. Una mattina trovammo le catene tagliate e il lucchetto sparito. Il Capo prontamente ne comprò un altro e lo rimise al suo posto. Non ci crederete, ma questo andirivieni di catene e lucchetti durò diverse settimane. Il boss locale tagliava per entrare e il Capo rimetteva tutto per lasciarlo fuori. Con tutti quei lucchetti credo che si sarebbe potuto chiudere una gran parte dei cancelli di Trieste. Un bel mattino, mentre io e Celo stavamo lavando l’ingresso della palazzina, sentimmo un rumore assordante e ci fermammo per vedere cosa stesse succedendo: dal capannone dei mezzi, vedemmo uscire il più grande dei carri armati. In un rombo di tuono il Capo si diresse verso il portone incriminato e lo sentimmo urlare: il tuono q 9 “adesso me go proprio roto”, posizionò il mezzo con il muso a 10 centimetri dalle famigerate catene: “adesso voio proprio veder come che quel vegnerà dentro”. Dopo questi fatti arrivarono le forze dell’ordine e il tutto si risolse e dopo un certo periodo di discussioni, ragionamenti e qualche bevuta, il Capo e il Boss divennero quasi amici e ridendo e scherzando si divisero i lucchetti come due bambini con le figurine. Un incontro particolare In un bel mattino di maggio alle ore 11, il sole mi stava riscaldando mentre seduta sui gradini della palazzina sbocconcellavo un enorme panino pieno di mortadella, cetrioli e formaggio carsolino (venticinque chili fa non avevo problemi di dieta). Improvvisamente vidi arrivare dal viale che portava alla palazzina, una persona con l’andatura dinoccolata. Aveva in testa un cappello alla texana, pantaloni larghi e un poncho colorato. Mentre si avvicinava, gridai verso Celo che tre metri più in la si stava pulendo gli stivali ed era da poco sprofondato in una buca piena di fango: “ciama el Capo che sta arrivando un “Jenkins”. Mollando lo stivale Celo entrò nella palazzina: “capo!!! vien zo che xe un “cowboy”. Affacciandosi dalla finestra del secondo piano, dove stava inchiodando una scansia per libri, il Capo disse “volesi saver chi che ga lassa verto el cancel che cussì pol vignir dentro cani e porchi”. Il Capo: “ti, perché te ga dito che devi girar l’aria”. Non ci sprecavamo in battute. Scese subito e tutti e tre andammo incontro allo sconosciuto, che si presentò immediatamente. Con voce stentorea e un accento toscano disse “buongiorno a voi, sono la sorella di Diego!”. Celo mi sussurrò:“ciò, te sa che me pareva un omo”. Per un attimo ci guardammo e capii che nessuno di noi conosceva un Diego, ma fu soltanto un attimo: “aaah, lei....lei... è la sorella di Henriquez” se ne uscì il Capo e in una splendida lingua italiana (che gli costò due settimane di presa per i fondelli), fece le dovute presentazioni. “Ho sentito che siete i nipotini di Diego” esternò la signora con un sorrisetto ironico. Questo mi fece capire come si parlava di noi in città. Cominciammo a dialogare stentatamente, non sapendo che cosa questa signora in realtà volesse da noi, ma dopo un po’ ci rendemmo conto che quella era solo una semplice visita per conoscere delle persone che tanto si davano da fare per la collezione di suo fratello. Come avesse avuto notizie a nostro riguardo fu un mistero, anche perché lei abitava da vent’anni in Toscana e precisamente al Lido di Camaiore. Il dialogo cominciò a divenire scorrevole ed estremamente simpatico. Capimmo che era una persona molto intelligente, anticonformi- A Padriciano Era da tempo che il Consorzio cercava un sito museale, e finalmente un bel giorno qualcosa si mosse. Le ricerche del nostro Capo lo portarono a Padriciano dove un terreno abbandonato da molti decenni aveva ospitato l’ex Campo Profughi. Sembrava che l’idea fosse buona e così partirono i primi sopralluoghi. Il terreno era vastissimo ed era situato sulla strada che da Opicina portava a Basovizza. Il sito comprendeva una palazzina, diversi stabili e un grande capannone. All’interno della palazzina, a due piani c’erano diverse stanze, grandi e piccole, una sala che a suo tempo era stata uno spaccio alimentare e un grande spazio che da come si presentava doveva essere stato usato come teatro e cinema. Gli altri stabili erano più recenti e sarebbero dovuti ser- Il grande cannone tedesco della Krupp forse predisposto per ogive nucleari 10 q il tuono LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ Sabato, 6 novembre 2010 tato in seguito imprenditore decise anche per ragioni affettive di eseguire il difficile restauro gratuitamente. 1989: fine dell’avventura Il piccolo sommergibile italiano C.B. 22, ristrutturato a spese dell’ex comandante Paolo De Nicola sta al massimo e con una cultura straordinaria. Tra un discorso e l’altro, io tenevo ancora in mano il mio bel panino non finito, al ché la signora mi disse: “guarda cara che tra un po’ arrivano i vermi”. Ci mettemmo a ridere. “Sapete che ho una gran fame! Vi avanza qualcosa?”. Dal mio tascapane tirai fuori il mio panino di riserva, presi una salvietta e glielo porsi, mentre gli uomini corsero nella palazzina a prendere bicchieri di carta e un fiasco di vino. Dopo due ore, sistemata la Diega ben satollata su una sedia decente, eravamo ancora là a raccontarcela. L’infanzia si sa è sempre protagonista nella storia delle persone e da quello che la signora de Henriquez ci raccontò di suo fratello, capimmo il perché dei molti risvolti che portarono a molte scelte sorprendenti e discusse del personaggio che fu Diego. Nel primo pomeriggio la signora ci lasciò dicendoci: “era anche un fratello buono, generoso e gentile; fate in modo che la sua ossessione per il collezionismo, la storia militare e tutta questa grande raccolta non vada dispersa.” Nonostante tutto, lui ci credeva veramente e la città che ha avuto in dono tutto questo patrimonio, sarebbe veramente criminale se non fosse in grado di salvaguardarlo. Agosto 1988 Eravamo all’inizio di un agosto torrido, e mentre i nostri concittadini pensavano alle ferie, tre formiche più “fesse”, che “indefesse” continuano il loro lavoro, che era sempre lo stesso: pulisci, inchioda, trasporta, lava… Tutto però senza entusiamo, anche perché le Amministrazioni Pubbliche dopo le elezioni, sono in fase di rinnovo degli organi elettivi e chiedere qualcosa oltre il normale funzionamento dei servizi al pubblico diventa un’impresa ardua. Nella più completa inattività il Consorzio vive i suoi ultimi mesi di vita, perché gli enti che lo costituiscono hanno deciso di scioglierlo a decorrere dal 1° gennaio 1989. Nell’area di Padriciano non abbiamo ancora ne luce ne acqua, pertanto l’acqua presa dalla fontana del paese viene trasportata con le nostre taniche e per lavarci e disinfettarci le mani usiamo l’alcool portato da casa. Una parte del materiale pesante, come il treno blindato e il cannone tedesco della Krupp (a detta di certi esperti per la sua potenza era già predisposto per ogive nucleari epoca 1940-41), stavano arrugginendo in attesa di pensiline al coperto. Vedere il tutto dispiace, anche perché due mesi prima, nel comprensorio è stato e amanti del collezionismo militare. Intanto i giorni si susseguivano uno dopo l’altro e l’erba matta continuava a crescere, coprendo anche un pezzo di rotaia che a suo tempo fu donata da un ingegnere dell’Azienda Trasporti per sistemare la “dreischiene”, un piccolo mezzo Sottomarino tascabile Molch tedesco (questi mezzi avevano qui base a Sistiana) girato un film: “365 giorni all’alba” diretto da Marco Risi e in quell’occasione la produzione spese 10 milioni di lire per dei lavori, quali la bonifica di una vasta area davanti la palazzina con più camion di ghiaia per abbellire il tutto. Furono piantati degli alberi e sempre la produzione, dipinse degli stabili adiacenti. Si sa che l’erba “matta” cresce velocemente (in tutti i sensi) e ormai cominciava ad invadere anche i luoghi bonificati. Cercammo di arginare come potevamo, ma ci trovammo davanti a un lavoro che non dipendeva dalla nostra volontà. In quei giorni nefasti ci furono anche delle soddisfazioni, vedemmo arrivare delle persone: inglesi, tedeschi, francesi, austriaci, e qualcuno anche dagli Stati Uniti. Ci dissero di aver sentito di questa grande collezione e chiedevano di poterla visitare. Noi non avevamo nessuna autorità per farli entrare, visto che il comprensorio non era agibile, ma ce ne fregammo altamente. Capimmo subito che questo era il frutto del nostro lavoro: mostre, manifestazioni, inviti, avevano fatto il loro corso e di parola in parola, ci avevano portato i primi turisti da ricognizione molto raro. Stavamo anche aspettando l’arrivo del sottomarino tascabile che era in restauro. Grazie alle sue conoscenze, il Capo a suo tempo si era messo in contatto con l’ex comandante del medesimo, che diven- Venne gennaio e con l’inverno anche la “bella notizia”: il museo non si sarebbe più fatto a Padriciano! Gli “illuminati” avevano deciso per un’altra sede in centro città. Secondo me non capirono che per una collezione di quella portata serviva spazio, molto spazio. Cimeli e mezzi pesanti messi tutti in fila come statuine, fanno diventare tutto statico e se per l’intenditore questo può bastare così non è per il semplice turista, che di solito è la parte preponderante dei visitatori. Le persone devono essere stimolate e incuriosite a visitare un sito così particolare e a Padriciano questo si sarebbe potuto realizzare visto il posto per ampi parcheggi per auto e pullman, punti di ristoro e servizi vari. Cosa più importante il luogo avrebbe permesso di mettere i mezzi in movimento per far vedere come gira un cingolato, far muovere su rotaie un treno blindato e far correre moto e sidecar. E ancora: una parte di armi, divise, oggetti quotidiani usati dai soldati, sistemati in diorami. Cioè presentati in situazioni e modi di vivere la vita militare, per creare nel visitatore l’impressione che il tutto fosse “vissuto in tempo reale”. Queste mie opinioni non sono il frutto di una mia precoce senilità e io non provengo da Marte, ma bensì dall’aver visitato musei di questo tipo all’estero. Certo che l’obiezione viene spontanea: e i soldi? Vero; ci vogliono tanti soldi, ma penso che senza sprecare centinaia di milioni per tanti spostamenti inutili da un sito all’altro, senza decidere quale fosse quello definitivo, forse si sarebbe potuto fare molto di più. Noi tre ci salutammo nel nostro “obitorio” e con la cessione del Consorzio, anche noi finimmo la nostra storia con Henriquez. Brindammo a noi stessi, convinti che, anche se non avevamo vinto la “guerra”, certamente avevamo fatto delle ottime “battaglie”. La solita tarma ci svolazzò davanti, ma Celo rimase in silenzio. Sono passati più di vent’anni dall’inizio della mia avventura ed oggi il museo Henriquez c’è. Ma questa non è più la mia storia! Dedico questi ricordi ai miei amici: il Capo che dopo tante frustrazioni, vessazioni ed invidie, oggi è il Presidente di un Museo Militare della nostra regione e Celo, che oggi non c’è più, e che un giorno scherzando mi suggerì di scrivere questo racconto. Rimarranno sempre nel mio cuore. Rita Chinesi (Ringrazio Monica Furlan, l’amica che decifrò i miei “scarabocchi”) Aerofono francese (consentiva l’ascolto anticipato dell’arrivo dei bombardieri) Sabato, 6 novembre 2010 LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ il tuono q 11 LE EVIDENZE VISIVE DELLA SITUAZIONE ATTUALE IN VIA CUMANO Galleria fotografica di pezzi rari ancora abbandonati in deposito All’esterno si stanno dissolvendo divorati dalla ruggine persino due treni blindati Cannone d’assalto (Sturmgesschütz) e siluro tedeschi Mitragliatrice antiaerea Ausf, 42 da mm. 37 Motocingolato (Kettenkraftrad) tedesco Cacciacarri tedesco Malder 111 Trattore cingolato Daimler Benz Cacciacarri tedesco Malder 111 12 q il tuono LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ Sabato, 6 novembre 2010 Autocarro USA Autocarro Bianchi “Miles” Autoblinda italiana AB 43 Obice Semovente Autoblinda Humber inglese Foto Cellula antiaerea Trailer canadese Cingoletta per trasporto materiali Renault francese Sabato, 6 novembre 2010 LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ il tuono q 13 Carrozza Obice Amsgtrong Autocarro Fiat 18 BL IGM Obice Armstrong - Pozzuoli completo del traino Trattore d’artiglieria leggero italiano Mitragliera contraerea a quattro canne (Flakvierling) mod. 38 tedesca Cannone contraereo tedesco (Flak) mod. 30 mm 20 II G.M. Pianale per il trasporto di carri armati tedesco 14 q il tuono LE COLLEZIONI MILITARI DE HENRIQUEZ Sabato, 6 novembre 2010 Due littorine blindate Ansaldo-Fiat Garitte in cemento armato e lamiera Barriere anticarro in cemento armato L’ingresso in via Cumano Il pregevole libricino di presentazione delle collezioni curato dai Civici Musei con il sostegno del Rotary Club Trieste nel 1998 e ristampato ottimisticamente nel 2000. Ma la realtà concreta è ancora ben altra. Sabato, 6 novembre 2010 DIMENSIONI DELLO SPIRITO il tuono q 15 Le feste del solstizio d’inverno tra sacralità antiche e consumismo Anche a Trieste le feste di fine anno che si avvicinano saranno vissute in un clima più dimesso che in passato, per la crisi economica generale che impoverisce sempre più persone e famiglie. Ma va ricordato che le origini ed i veri significati di queste feste, come di quelle di primavera ed altre della tradizione, sono spirituali e non commerciali. Le tradizioni europee e mediterranee hanno identificato come termini rituali d’inizio e fine dell’anno due momenti diversi dei cicli astronomici e stagionali: l’equinozio di primavera che segna la rinascita della vegetazione, ed il solstizio d’inverno che dà inizio alla rinascita del ciclo solare. Il capodanno primaverile della natura, celebrato con rituali propiziatori e di ringraziamento per la fertilità rinnovata, è rimasto legato agli usi agricoli, mentre quello invernale, astronomico, ha assunto valore simbolico di soglia tra i mondi fisici e spirituali della luce e dell’ombra, espresso da riti che ne celebrano l’apertura e chiusura. Giorni e riti di queste ricorrenze antichissime hanno seguito la differenziazione anche geografica delle culture, ma attraverso i loro contatti si sono spesso sovrapposte. Ed è così che nel calendario festivo di tradizione cristiana i rituali del solstizio d’inverno sono disseminati fra i primi di novembre e gennaio, con estensioni sino a febbraio, sotto forma di un ciclo che ne celebra i diversi aspetti simbolici. pea si usa inoltre tracciare ogni anno sugli ingressi degli edifici le iniziali protettive C.M.B. dei nomi attribuiti ai re (Caspar, Melchior, Bathazar) e della formula Christus Mansionem Benedicat (Cristo benedica la casa) accompagnati da croci. Un ultimo riflesso delle feste del solstizio d’inverno si ha tra febbraio e marzo – prima dell’inizio del ciclo primaverile nella Pasqua cristiana – in alcune forme antiche del carnevale, festa che sovrappone una quantità di tradizioni diverse, dove possiamo ritrovare la mascherata degli spiriti della natura associata al un tempo di sospensione o inversione delle regole sociali, che interpretava anch’esso l’irruzione solstiziale dell’oltremondo (presente anche in alcuni antichi riti misterici). La natività cristiana in un’incisione cinquecentesca zione mitteleuropea li rappresenta nelle figure di San Nicola e di un diavolo che lo accompagna in questa missione, spesso compensata da una questua di significato espiatorio. In alcuni luoghi l’uso si intreccia con quelli antichissimi della mascherata di spiriti della natura vestiti con pelli, fieno, corna, fronde, campanacci, che possiamo trovare anche in altri momenti del ciclo solstiziale. Il 25 dicembre il Natale cristiano celebra invece la rinascita simbolica della luce divina nel mondo a beneficio e riscatto universale, anzitutto degli umiIl ciclo festivo tradizionale li e dei perseguitati, ed era occasione Questo nostro ciclo tradizionale simbolica di piccoli doni ai bambini. inizia a novembre con le feste di tut- Francesco d’Assisi, mistico della semti i santi e dei morti, che simbolizza- plicità e della creazione, ne ideò la rapno su traccia precristiana il momento presentazione col presepe, e la tradiziodell’apertura della soglia con l’oltre- ne mitteleuropea vi ha aggiunto l’abete, mondo, in una comunicazione diretta simbolo precristiano di forza vitale percelebrata con riti di onoranza e comme- ché d’inverno conserva le foglie verdi. Queste tre feste esauriscono gli morazione che includono doni di fiori aspetti sacrali del solstizio lasciando al od altro (inclusi cibi tradizionali come a capodanno calendariale del 31 dicemTrieste le “fave”) alle anime trapassate, bre un carattere di festa profana e gaue l’accensione di lumini come vincolo dente, cui la tradizione mitteleuropea col mondo della luce. Segue il 6 dicembre la celebrazio- assegna tuttavìa il simbolo vitale del ne di due entità spirituali minori, una vischio d’abete, che d’inverno oltre a del bene e l’altra del male, che escono mantenersi anch’esso verde mostra le dall’oltremondo per ammonire sui me- piccole bacche chiare. Il ciclo tradizionale si conclude il riti e le colpe dell’anno, distribuendo 6 gennaio con l’Epifanìa cristiana, che anche piccoli premi o castighi. La tradisimbolizza il riconoscimento da parte dei depositari delle scienze, i tre re Maghi (màgoi) venuti dall’Oriente guidati da una stella (simbolo delle armonìe cosmiche), della manifestazione terrena (epiphanéia) dell’Amore (charitas) divino come legge universale. La ricorrenza è spesso accompagnata dalla questua di buon auspicio dei bambini che impersonano i tre re. Sempre nella traSan Nicola ed il Krampus visitano una famiglia (illustrazione popolare di fine Ottocento) dizione mitteleuro- Le banalizzazioni consumiste moderne Le celebrazioni tradizionali del solstizio d’inverno, come altre del ciclo annuale, sono un patrimonio culturale e spirituale prezioso perché rinnovano anche in chiave simbolica cristiana la percezione del sacro, antica come l’umanità, nella scansione dei cicli naturali. Cioè una sensibilità essenziale profonda la cui attenuazione ha conseguenze devastanti sia per la nostra vita interiore che per i nostri comportamenti verso l’ambiente naturale e gli altri viventi. Le banalizzazioni consumiste di queste ricorrenze non sono quindi semplici divertimenti giocosi, bonari ed innocui, perché soffocano quei significati e valori in un vortice di stimoli materiali sterili ed agganciati a pseudotradizioni commerciali, trasmettendone gli antivalori anche ai bambini. La pseudotradizione più distruttiva è quella di Babbo Natale-Santa Claus, invenzione commerciale che sta soffocando le atmosfere ed i significati spirituali del Natale cristiano con una mascherata consumista sempre più esasperata e grottesca. Si tratta di una figura recente, generata negli Stati Uniti dalla sovrapposizione del San Nicola e dell’albero di natale degli immigranti mitteleuropei col Ded Morož (Nonno o babbo Gelo, uno spirito invernale) degli immigrati russi, con le tradizioni anglosassoni e nordeuropee su gnomi e folletti e con le logiche commerciali del profitto. Ne è sorto una specie di culto infantile neopagano del consumo di regali, che dopo la seconda guerra mondiale si è diffuso con i fumetti di Walt Disney e le pubblicità della Coca Cola in tutto il mondo, tranne che nei Paesi comunisti dell’Europa orientale dove si adottarono versioni parallele del Nonno Gelo russo per sostituire il Natale cristiano e traferirne al capodanno festa e doni. La sua fine con quei regimi non ha inoltre segnato il ritorno del Natale, ma la vittoria globale del concorrente americano in un’orgia natalizia crescente di sprechi. La diffusione globale di questo Natale consumistico confligge inoltre con le tradizioni non cristiane, in particolare islamiche, ebraiche e buddiste. Molto più problematica di quanto sembri è anche la recente diffusione consumista pseudotradizionale di Halloween, che dal Nordamerica ha bana- lizzato ed esteso in tutto il mondo tradizioni già celtiche del culto solstiziale degli spiriti e dei morti. Riducendole a mascherata orrorifica di bambini ed adulti, che sotto specie di divertimento pittoresco diffonde un messaggio sostanziale di indifferenza al male (che si innesta sul filone suggestivo permanente degli spettacoli di orrore e violenza accessibili anche ai bambini). Banalizzazione tipicamente italiana – venne diffusa come tale dal regime fascista – è invece quella che sovrappone ai significati dell’Epifanìa cristiana, distorcendone il nome, la figura della “Befana” dispensatrice di doni. Il personaggio è stato ricavato da una versione appenninica di uno spirito invernale femminile di tradizione celta e germanica (Holda-Berchta) e slava (Zima-staruha), raffigurandola secondo l’iconografia popolare delle streghe e facendone una nuova pseudotradizione commerciale. Il simbolismo mitteleuropeo dei Re Maghi (Magi) in un’incisione slovena del Seicento Alle tradizioni europee del capodanno è stata invece sovrapposta una versione consumista profana ed esasperata dell’antico uso rituale cinese di petardi e fuochi d’artificio per far fuggire i démoni dell’anno passato. Mentre il carnevale tradizionale, spontaneo, popolano e legato ad usi locali antichi, è stato sempre più commercializzato ed appiattito culturalmente su modelli globali sostanzialmente consumistici, di ostentazione banale e satira politica. Il tutto conferma l’opportunità di fermarsi a riflettere su queste trappole consumiste per capire se davvero sia il caso di continuare a subirle. O piuttosto di ritornare all’essenza ed alle atmosfere delle nostre sobrie feste d’inverno tradizionali, siano cristiane od altre. Molti di noi ne conservano ricordi indelebili, ed anche la più profana e chiassosa, come il capodanno, può assumere profondità nuove, ad esempio, nella semplice tranquillità notturna dei boschi, dei prati e delle acque, o di un qualsiasi altro frammento di mondo sotto l’immensità notturna del cielo stellato. (p.g.p) 16 q il tuono CULTURA Sabato, 6 novembre 2010 Fra resti romani, villaggio tradizionale e ville dominicali dal Quattrocento agli inizi del Novecento Guida alla storia di Barcola Un sito importante della Costiera triestina, da rivalutare con iniziative ragionevoli e sostenibili Il nuovo insediamento medievale Chi percorre oggi la riviera balneare barcolana stenta a percepire che si tratta di un villaggio importante già altomedievale della Costiera triestina, con resti romani , architetture tradizionali, chiesa antica e ville dominicali e residenziali datate dal Quattrocento agli inizi del Novecento. La chiesa di Barcola, dedicata a S. Bartolomeo-Sv. Jernej, si trova menzionata nel 1338 quale cappella negli Statuti capitolari tergestini. Si tratta di una dedicazione che compare diffusa dal 9° secolo ed in area franca e più generalmente germanica tra la fine del 10° l’inizio del’11°, rafforzando qui l’ipotesi dell’origine del Il nome villaggio attuale ad uno dei nuclei presidiari militari antico-sloveni d’epoca Il toponimo è attestato in fonti terbizantina, longobarda e poi franca, qui gestine del 1391 come Barchola, 1429 addetto al controllo del percorso della Barcula, 1476 Barguli; la forma slovestrada romana e dell’approdo, e favona Barkovlje è un plurale d’abitanti. rito dalle risorse di terreni coltivabili, La pretesa riconduzione ad un ‘Valacqua dolce e pesca. licula’ (vallecola) romano non ha alIl luogo era comunque lontano ed cun fondamento epigrafico ed apparisolato dalla Trieste medievale, i cui tiene alle fantasìe della toponomastica documenti ne recano menzioni piutpolitica moderna. “S. Bartolomeo” (Barcola) nel 1841 - disegno di G. Rieger, litografia Linassi e C. tosto tarde, tra il 14º secolo – inclusa L’origine più verosimile del nome si la prima attestazione della chiesa – ed il ricollega alla dedicazione già medievale 15º, quando la proprietà fondiaria, per lo Scavi del 1881-1890 misero in luce resti di strutture della chiesa, per cui sino al 18º secolo Barcola si trova più a vigneti ed olivi, risulta in buona parte passata a residenziali: la villa detta ‘del palestrita’ dal rinvenimenmenzionata anche come S. Bortolo, ovvero Bartolomeo, to d’una statua di atleta, con ampio giardino circondato famiglie del patriziato triestino, che vi costruirono case santo che nella toponomastica ed onomastica slovena da un porticato su cui si aprivano vani con pavimenti dominicali, ed per dote di monache al convento delle beviene indicato anche nelle forme Bartol , Bartel (il temusivi del 1º secolo d.C.; la ‘villa del peristilio’, costruita nedettine di S. Cipriano o della Cella, in Trieste, che nel desco Barthel) e da questo anche, con la variante b-p, su edificio più antico, con mosaici della seconda metà 1367 ricevono da tale Terpin di Vipacco un terreno nella Parkelj, Perkelj. del 1º secolo ed ambienti termali; la ‘villa dell’esedra’, zona sovrastante di Boved-Bovedo – dove il Capitolo di Tra i toponimi analoghi e comparabili più vicini trocon loggiato aperto sul mare e banchina d’approdo; uno S. Giusto risulta aver avuto proprietà già nel 1204 – ed a viamo Barkola, frazione di Dornberk nella valle della stabilimento termale del 2º secolo. Sotto l’attuale lungo- Barcola vigne nel 1371 più altri fondi nel 1476. Vipava-Vipacco; Barke, frazione di Tolmin in quella delTra le famiglie patrizie di Trieste ebbero possessi a mare si rinvennero resti una sponda antica in muratura, la Soca-Isonzo; Barka, località dei colli Brkini; Birkula o Barcola i Marenzi, i Burlo, i Francol, i de Calò, gli Argene dietro le ville di massicciata stradale. Altri edifici roBirhula, quota collinare poco ad Est di Vojscica sul Carso to, i Giuliani, e più tardi i Leo, Bajardi, Blagozic, Conti, mani con mosaici vennero in luce con la costruzione nel di Komen. 1949 di un grande edificio del Governo Militare Alleato, Lewi, Kupferschein, Obermayer, Prandi ed altri. Se ne riscontrano comunque di simili in una vastisDella villa dei Burlo (via Illersberg 7/1) sembra fosse il cosiddetto `albergo americano’, e si conservano visibisima area europea d’influsso antico-germanico e slavo li in sito, mentre altri reperti si trovano presso i Musei ospite abituale, quand’era vescovo di Trieste, Enea Silvio (Bargen, Berka, Birgel, ecc.) e sino al Friuli (Barcis, Piccolomini (1405-1464), papa Pio II; la parte dell’edificivici di Trieste. Barco). Per alcuni di questi siti sono state proposte ricio tuttora conservata ha caratteristiche rinascimentali, conduzioni a ‘barca’, ‘barga’ e simili. reca una lapide del 1522 con il loro stemma e la dedica Gli insediamenti d’epoca per lo meno franca, come in ‘Amicorum hospitium’. questo caso, suggerirebbero anche di considerare l’istituLa casa dominicale dei Giuliani (via Nicolodi 11) ha to del bargild (bergild, biergeld, birgeld), regime franco, accanto una torre rotonda a due piani, il cui ingresso e tedesco medievale di proprietà libera di fondi soggetti reca un piccolo stemma di dubbia attinenza, con la data ad imposte, ed il fatto che la fascia costiera ulteriore, da del 1719 e l’iscrizione ZF:L:D:M:C:X.; potrebbe trattarsi Grignano verso Sistiana, che veniva coltivata in buona dell’ adattamento rustico (sino al 1939 aveva addossaparte da coloni di proprietari tergestini, recava il nome to un corpo minore, trapezoidale) di una struttura meladino medievale di Grondolera, Grondelera, Grundedievale o del periodo delle incursioni turche (15º-16º lera, assai prossimo al coevo grundhold, che designava secolo) cui sembra perciò riferirsi il microtoponimo di appunto il contadino non libero, colono. Barcola e GronTabor. dolera potrebbero quindi aver designato due differenti Ai Prandi appartennero pure i diritti sul porticciolo, regimi fondiari già altomedievali della fascia costiera venduti al Comune di Trieste appena nel 1872. La loro pertinente a Trieste. villa, piuttosto tarda, fu acquistata nel 1914 dalla fondazione Rittmeyer per i ciechi bisognosi. Tra i diritti sul mare vi erano quelli alla pesca del tonLa posizione geografica no, che si faceva da postazioni fisse di terra con barche speciali e reti da circuizione con la tratta a riva, cui parBarcola è sorta in un’ansa estrema dell’arco collinatecipava buona parte della popolazione. re arenaceo in cui giace Trieste, là dove esso si restringe La festa patronale si teneva il 24 di agosto con processotto il ciglio calcareo dell’altipiano sovrastante dando sione, balli, giochi, chioschi e grande afflusso di paesani inizio alla costiera carsica. e cittadini. Nel 1790 vi prese parte anche Ferdinando IV I luoghi furono attraversati da una diramazione prinre delle Due Sicilie, di passaggio diretto a Vienna, che si cipale della via romana da Aquileja, che dal valico di divertì a ballare, pescare e distribuì regalìe ai presenti. Contovello scendeva a Tergeste su tracciato forse almeno in parte protostorico; sino a metà ‘800 i collegamenti di Barcola con Trieste si svolsero via terra su quel medesiFortificazioni dal Seicento all’Ottocento mo tracciato, risalendo e ridiscendendo il colle di Greta, dove si trovava una dogana, o via mare. Villaggio e porNel ‘600 Barcola ebbe anche una prima batteria di diticciolo erano inoltre collegati a Contovello da un altro fesa costiera, esistente ancora nel ‘700 ed abbandonata percorso antico (l’attuale Salita di Contovello), mentre nel 1841 per una nuova postazione più elevata, detta Batun altro la collegava al porticciolo di Cedas, e di lì ragteria di S. Bortolo, della quale esiste ancora una casamatgiungeva Grignano e la chiesetta antica di S. Canziano ta. Il 23 maggio 1848 la flotta sardo-napoletana rinforzasul promontorio dell’attuale Miramàr. ta da navi veneziane tentò uno sbarco notturno a Barcola, La conca di Barcola era percorsa da alcuni ruscelli e mentre la batteria Lengo, tra Greta e Roiano, apriva il Costumi tradizionali barcolani - acquerello di Saša šantel ora in buona parte degradati e coperti - che ebbero anche fuoco questa tacque, sembra per non farsi individuare, mulini. mentre le forze nemiche venivano attaccate e respinte Dalla protostoria alla tarda antichità Il sito riparato di Barcola ebbe probabilmente già insediamenti protostorici, ed in epoca romana vi sorsero ville, strutture viarie e d’approdo. Le monete rinvenute indicano una frequentazione dei luoghi sino all’inizio del 5º secolo, quando gli insediamenti extraurbani non difendibili dalle incursioni dei popoli in migrazione vennero abbandonati e ci si limitò a continuarvi per quanto possibile le coltivazioni, mentre i vecchi edifici servirono da cava di materiali per la città e gli insediamenti successivi. sulla battigia dai Barcolani capitanati dal curato Jernej Rebec e dalla guardia di finanza Hribar. I difensori barcolani ricevettero in Trieste solenni encomi ed onorificenze, e gli artiglieri inattivi motteggi ingloriosi. Nel 1854 poco sopra la postazione venne costruito il Forte Kressich, che copriva il mare e la costa con una quarantina di cannoni di vario calibro. Irraggiungibile dall’alzo limitato delle artiglierie navali dell’epoca, era munito di fossato, galleria di controscarpa, vasti sotterranei collegati anche con la batteria di S.Bortolo, ponte levatoio e porte plurime, con un bel bassorilievo dell’aquila bicipite ad ali spiegate. La guarnigione poteva raggiungere i 1000 uomini, inclusi i fucilieri per la difesa ravvicinata ed il forte era coperto a sua volta da batterie sovrastanti. Rimase in funzione per una trentina d’anni, e Barcola ebbe anche una caserma dell’imperial-regia Marina da guerra austroungarica. Il cimitero antico – che meriterebbe ricognizione archeologica – sorgeva attorno alla chiesa, e fu sostituito nel 1838 dall’attuale più lontano dall’abitato originario, che ospita tombe storiche di alcune delle note famiglie triestine già menzionate, nonché dei marinai della fregata francese Danae, fatta saltare nel 1812 mentre era all’ancora nel porto di Trieste tra il molo S. Carlo (ora Audace) e l’attuale diga; a fine ‘800 se ne vedeva il tumulo ancora sormontato da una croce ricavata nel legno della nave. Seguirono anche depositi di vini e l’Acetificio Triestino, la fabbrica di colori Zankl e la produzione del famoso `vino di china’ medicinale di Jacopo Serravallo, moderatamente alcoolico, di cui si fece gran commercio anche in Paesi islamici dove il bere alcool, altrimenti proibito, trovava eccezione nell’uso terapeutico. Seguirono altre industrie come la Safim (scatolami, recipienti ed etichette) e la carrozzeria Tlustos (dal 1924), botteghe e laboratori artigiani d’ogni genere dando complessivamente occupazione ad oltre un migliaio di persone. Lo sviluppo ottocentesco La prima scuola del villaggio, con insegnamento in sloveno, venne aperta dalla parrocchia nel 1800 e divenne scuola pubblica nel 1804. Dopo l’apertura nel 1815 di una prima strada comunale da Trieste a Barcola, nel 1857 ne venne sistemata con il contributo dell’Arciduca Massimiliano d’Absburgo la prosecuzione sino Miramàr, che divenne il fulcro dello sviluppo residenziale e balneare della zona dagli ultimi decenni del secolo. Nel medesimo anno entrò in esercizio la Südbahn, la Ferrovia Meridionale TriesteVienna, con un imponente viadotto panoramico sopra Barcola. Nel 1875 il villaggio venne collegato a Trieste con servizio di diligenza, sostituito dal 1883 da una tramvìa a cavalli elettrificata nel 1900, che con il suo servizio di motrici e rimorchi estivi aperti popolarizzò i bagni sulla riviera barcolana. Nel 1886 sorse il nucleo del primo stabilimento da bagno, l’ Excelsior, che fu poi ampliato dall’architetto Tureck con albergo, pista da pattinaggio, sedi delle società canottiere Saturnia e Nettuno, e divenne ritrovo alla moda assieme ad un secondo stabilimento, il Gandoni. In quegli stessi anni prese slancio anche la vita culturale dei Barcolani, che a partire dall’apertura nel 1868 della Kmečka čitalnica (sala di lettura agricola), diede vita ad una quantità di organizzazioni e nel 1897 ad un Narodni dom (Casa nazionale). Sul lungomare sorgevano intanto nuove ville residenziali, sviluppando un nuovo abitato eclettico accanto all’antico tradizionale. Erano per lo più di stile storico, come il palazzetto neogotico dei Windischgrätz a lato del porticciolo (1890), la venezianeggiante villa Mreule (1896, viale Miramare 261), il castelletto dei Nugent (v. di Moncolano 10), discendenti del celebre condottiero imperiale che aveva liberato Trieste dai napoleonici, e la villa Jakic (1896, viale Miramare n. 229) ispirata alle architetture tradizionali russe di cui propone anche le caratteristiche cupole. Ne era proprietario Anton Jakic, propugnatore della causa e dell’unità dei popoli slavi, che pubblicava anche un periodico nato in lingua italiana a Pola nel 1888 col titolo “Il Diritto Croato” e continuato dal 1895 a Trieste come `Il pensiero slavo’, che nel 1899 ebbe l’edizione francese ‘La pensée slave’ e nel 1903 quella serbo-croata ‘Slavenska misao’. A Barcola e lungo la sua riviera erano già attive, oltre alla pesca ed all’agricoltura tradizionali, anche piccole cave ed uno squero (1863-1895), cui le nuove comunicazioni e la maggior frequentazione aggiunsero delle attività industriali, molte delle quali tuttora attive anche in sedi diverse. Nel 1875 sorsero quelle conserviere del pesce (sardine, anguille): la Klink & Lanner, poi la Semler & Gerhardt. Nel 1884 venne aperta la prima distilleria a vapore della Camis & Stock (nota poi nel mondo col marchio Stock), cui seguirono la nota fabbrica di liquori Baker, e più tardi la fabbrica d’essenze Janovšek, fondata a Praga nel 1883. I Peric aprirono una corderia, la Zibell & Co. ed una fabbrica di vaselina, sorsero il saponificio Pollack e la fabbrica di ghiaccio artificiale E. Ritter de Zahóny. il tuono q 17 CULTURA Sabato, 6 novembre 2010 Tra i cognomi barcolani di più antica segnalazione e diffusione troviamo, con alcune varianti di trascrizione: Brecelj, Brus, Franik, Krekic, Kocijancic, Gustin, Martelanc, Matjasic, Miklavz, Mozetic, Peric, Pertot, Pipan, Scheiner, Siviz, Snidercic, Starc,Tavcar, Vodopivec, Zok. Il Novecento Del 1908 è la prima organizzazione canottiera, slovena, di Barcola, da cui sorse poi la società Sirena, e di pochi anni successive sono le prime istituzioni bancarie popolari slovene del tipo Reiffeisen costituite tra pescatori ed agricoltori della costa. La frequentazione cittadina dei luoghi in tram, a cavallo ed in carrozza divenne tale che nel 1913, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, Barcola annoverava una dozzina tra trattorie e caffè-ristoranti. Si progettò anche la costruzione sopra forte Kressich di un grande faro per Trieste, servita ancora soltanto da quello portuale della Lanterna settecentesca. Le ristrettezze ed i lutti della guerra e la prossimità del fronte paralizzarono buona parte della vita mondana ed economica di Barcola, e dal 1915 al 1917 Forte Kressich venne riattivato come deposito militare. Nell’aprile del 1917 anche Barcola subì un bombardamento aereo italiano. Dopo la guerra già nel 1921 le squadre fasciste devastarono anche le associazioni slovene di Barcola tentando di bruciare tutti i libri in sloveno e tedesco, sinché vennero messi in fuga dalla popolazione; ritornati in forze, distrussero ed incendiarono il Narodni dom locale impedendo anche l’intervento dei pompieri. In pochi anni le associazioni slovene (quelle sportive escluse persino dalle regate) vennero soppresse e così la scuola, in un crescendo di violenze che costrinsero all’emigrazione ben 89 barcolani, ma resero anche intense e precoci le attività di resistenza. Nel 1927 il grande faro progettato dall’Austria su forte Kressich venne realizzato dal regime per celebrare gli esiti della guerra 1914-18, col nome di Faro della Vittoria, in bella pietra calcare d’Istria e con simboli dell’epoca. Culmina con una Vittoria alata in rame sbalzato ed acciaio alta 7,5 m, opera di G. Mayer realizzata dalle officine della fonderia di Giacomo Srebot, con un sistema di tiranteria interna, per reggere la pressione della bora (sino a 300 kg per mq), che va revisionato ogni 50 anni. Nel 1977, non esistendo ormai più l’officina produttrice, l’operaio specializzato si presentò egualmente al faro con puntualità e scrupolo professionali d’espoca austro-ungarica, della quale rimane visibile nei superstiti sotterranei di Forte Kressich l’aquila bicipite originaria, purtroppo danneggiata da vandali politici. Con la costruzione della nuova strada costiera (192128) venne aperto un primo bagno popolare sul lungomare, al Cedas, il cui successo suggerì ampliamenti e l’ulteriore costruzione, sulle poste della pesca al tonno, di analoghi bagni a piattaforma semicircolare, i cosidetti `Topolini’, che trasformarono la riviera barcolana sino a Miramàr in un enorme spazio balneare pubblico gratuito. Su iniziativa del parroco, mons. Luigi Salvadori, negli anni 1931-35 la chiesa venne rifatta ed ampliata utilizzando per la facciata un bel rosone trecentesco già appartenuto alla chiesa di S. Pietro a Trieste (sita in piazza Grande e demolita nel 1870); il baldacchino processionale é dono dell’Arciduca Massimiliano d’Absburgo. Durante la seconda guerra mondiale le coraggiose attività di resistenza dei Barcolani costarono loro ben 50 incarcerati, 22 internati e 17 caduti. Il dopoguerra attenuò gradualmente le ferite politiche, ma ne ha inferte di territoriali e paesaggistiche. Nel 1950 venne eretto davanti al porticciolo il mastodontico `albergo americano’ per il personale alleato, cui seguirono decenni di edilizia speculativa che con nuove ville e condominî – assieme all’enorme incremento del traffico automobilistico ed all’affollamento di barche che da diporto – ha intaccato l’immagine originaria del villaggio antico e del luogo di villeggiatura fin-de-siécle. Il gradevole vecchio tram dei bagni (linea n. 6) che con le sue vetture estive aperte aveva rallegrato generazioni di triestini é stato - in controtendenza a tutte le altre città europee - sostituito con autobus. Negli anni ‘60 un tratto di costa al di là del porticciolo è stato allargato con un terrapieno creandovi un bosco artificiale di Pino domestico (Pinus pinea). L’opera, che si progetta di estendere, ha modificato l’aspetto dei luoghi togliendo per un tratto la vista diretta del mare, ma ha ampliato la fascia balneare rendendola più confortevole ed allontandola dal rumore e dalla pericolosità della strada. A breve distanza da Barcola, verso Trieste, venne purtroppo creato negli anni ‘80, e popolato di strutture ricreative, un secondo terrapieno, realizzato come discarica pubblica anche di materiali inquinanti (pure dall’inceneritore comunale) che ora richiedono una lunga e costosa bonifica. La passeggiata lungomare è stata rifatta in anni recenti con intervento che ad alcuni pregi associano svantaggi per errori nella posizione non alternata delle file di nuove alberature e nell’avanzamento verso riva dei lampioni, che riduce sensibilmente la suggestiva vista notturna sul mare e la città. Dalla Società Velica di Barcola e Grignano è partita e si è sviluppata negli anni l’iniziativa della regata perciò detta Barcolana, che ha ormai assunto rilievo internazionale. Prospettive Si sono visti in questi anni molte altre proposte velleitari attorno alla riviera barcolana, incluse urbanizzazioni balneari sconsiderate, teleferiche col Carso e simili, nell’ipotesi di uno sviluppo turistico ovviamente irrealistico. Il sito è infatti di mera fruizione locale e di utilità sociale e salutistica proprio per la libertà e gratuità dei bagni, che andrebbe integrata soltanto nei servizipiù modesti e generalmente utili. Ulteriori progetti, purché ragionevoli e rispettosi dell’ambiente naturale ed umano (compreso il ripristino dello storico tram) potrebbero comunque restituire a Barcola ed ai suoi bagni maggiore tranquillità e gradevolezza. © estratto da: P.G. Parovel, A Tasso-Jasbitz, Guida storico-geografica e naturalistica ai dintorni di Trieste, in edizione. Reclame di inizio Novecento per i Paesi arabi della China Ferrugginosa Serravallo prodotta nello stabilimento di Barcola 18 q il tuono CULTURA Usanze e transumanze/6 Prendiamoci un caffè Sabato, 6 novembre 2010 I primi appuntamenti della rubrica Usanze e transumanze sono stati pubblicati sul numero 19 del 2 ottobre, sul numero 21 del 16 ottobre, sul numero 22 del 23 ottobre e sul numero 23 del 30 ottobre che si ripete; infine si mastica e in realtà un centinaio i pensieri appena abbozzati ridi specie, comunque tornano al vaglio della coscienza utilizzate e ovunque ruminante. chiamate caffè. Ad Istanbul c’è un luogo adatAl pari di un rituato per rimuginare le proprie opile orfano di una vera nioni sul vicino Oriente Islamifede e un mito privo co e l’Occidente. di un dio conclamaUn viale, fiancheggiato da to ha varcato, in maniera quasi imtombe e lapidi, porta dalla piazpercettibile (non vi sono date certe), za della moschea di Eyüp in frontiere nazionali e naturali, ha evicima all’omonima collina. Sulla tato interdetti alimentari, si è tenuto sommità, il piccolo caffè “Pierre fuori da imposizioni dogmatiche, si è Loti Kahvesi”. Che il locale sia adattato a molteplici interpretazioni stato frequentato dallo scrittore e, senza sollevare risentimenti o parfrancese, appassionato orientatigianerie, si è silenziosamente imlista, ragguaglio alquanto traposto nelle abitudini giornaliere del scurabile, non è sicuro. La cosa pianeta; ognuno ha il proprio modo indubbia è la spettacolare visiodi amarlo, prepararlo, correggerlo e ne d’assieme godibile dalla tergustarlo; in tempi non lontani la “lirazza. Tre centri abitati separaturgia” iniziava addirittura dal “bruti da altrettanti bracci di mare, stolin” una sorta di padellino per divisioni topografiche dell’unità effettuare, artigianalmente, la tostastorica: Stambul, Pera e Scutatura sul fornello di casa. ri, ossia l’antica Costantinopoli, Nel XV secolo sorgono caffettecardine della spaccatura geofirie a Damasco, al Cairo, per acquisica fra Asia ed Europa. A colosire a Istanbul una delle molteplici ro che si occupano di adesioni celebrate identità (caffè turco); nel all’Unità Europea e a quanti difSettecento ogni città europea aveva fidano delle credenze altrui bisoesercizi commerciali chiamati col Kofetarica, (Bevitrice di caffè 1888); Ivana Kobilca (18611926) gnerebbe far presente che anche nome della nera bevanda. il caffè conosce molte varianti Il Michelangiolo di Firenze (1860), quentati ancora da muse ispiratrici. pur rimanendo una bevanda l’Antico Caffè Greco di Roma (1760), Da non escludere però i pregi mediatori unica dai poteri corroboranti, tonificanil Florian di Venezia (1720), il Fiorio di del caffè, le sue prerogative di catalizzatoti, socializzanti, condivisi e condivisibili, Torino (1780), la bottega del caffè di Pedrocchi Padova (1772), il Gambrinus di re di incontri, ristoratore di spiriti depres- come intuì Umberto Saba (1883-1957) si e affaticati, regolatore del tempo, gesto quando, in un periodo di intolleranza Napoli per citarne solo alcuni. Trieste, che con il caffè assoluto di concordia, a cui concorre sia verso culture ed etnie eterogenee, scrisse: ha sempre avuto un rap- la sostanza quanto il modo di prepararla “Caffè di plebe, dove un dì celavo la mia porto intimo, esagera nei e di sorbirla, senza trascurare il significa- faccia, con gioia oggi ti guardo. E tu connumeri: il più antico è il to del cerimoniale. Di solito l’”espresso”, cili l’italo e lo slavo, a tarda notte, lungo Caffè Tommaso (1830) gustato in mille modi (ristretto, macchia- il tuo bigliardo” (Da Caffè Tergeste). dal nome del proprietario to, gocciato, lungo etc.), scandisce un ritNicola Napoli padovano e ribattezzato mo di vita veloce, simposi Tommaseo nel 1848; se- provvisori, pause lavoratiguono Caffè degli Specchi ve, approcci fugaci, brevi (1839), il Tergesteo (1863), intervalli personali, una lo Stella Polare (1867). Ul- svelta preghiera. Se di pretimo per anagrafe ma non ghiere dobbiamo parlare, il per importanza, il Caffè caffè turco assomiglia piuttosto a un rosario, cristiaS.Marco (1914). Complice la caffeina, no, musulmano o buddista notorio stimolante del si- che sia. Il macinato finissistema nervoso centrale, mo (con o senza zucchero), l’atmosfera sensuale e comunicativa dei bollito in acqua tre volte locali, o forse la loro buona probabilità di nel cevze (bricco di rame), essere le insospettabili agenzie dell’Iperu- viene versato nelle tazziranio di Platone, questi ritrovi, al pari di ne; dopo qualche istante officine psichiche, sono stati il fonte bat- la polvere nera si deposita tesimale di movimenti artistici, lettera- sul fondo della chicchera. ri, politici; un mondo di idee innovative, Allora si sorseggia lenta- Caffettiera Moka (a sinistra), Caffettiera “Napoletana” (a originali, rivoluzionarie e pare siano fre- mente, come una litania destra); in primo piano il filtro in uso nel Sud Vietnam “Il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri” Cesare Pavese (1908-1950) Non si sa di preciso quando nacque il caffè. Uso il verbo “nascere” che in genere accompagna l’origine di un’idea, di un sentimento, di un bambino. Germogliano in terre diverse, percorrono strade differenti, accomunano persone e progetti. La leggenda vuole che un pastore Etiope, Kaldi, si accorse che le sue capre, dopo aver mangiato le bacche di una pianta particolare, non riuscivano più a dormire e si dimostravano insolitamente vigili e attive; capì il nesso, raccolse i semi di quell’arbusto, li abbrustolì, li macinò, ne fece un’infusione e finalmente la nuova bevanda venne alla luce, in una regione che milioni di anni prima, bizzarra coincidenza, fu anche la culla del primo uomo. Un’altra curiosa casualità abbina la diffusione del caffè alla propagazione della razza umana; prima Nord Africa e Medio Oriente, poi due direzioni: Asia ed Europa, e infine America; il tutto, nell’arco di tre secoli: l’aroma sembrava pedinare l’orma. Parlo ovviamente del consumo, poiché la pianta del caffè, pur dimostrando grande tolleranza per climi e terreni dissimili necessita, ai fini di una buona produttività e qualità, di ambiente adeguato. Ai nostri fini la sua coltivazione, in ogni caso, Brustolino (a sinistra); Macinino (a destra). non è interessante quanto il suo attecchimento come bevanda universale, che non esiterei a chiamare antropologica per i conclamati legami con l’umano sentire. I piccoli alberi tropicali che appartengono al genere Coffea, di cui fanno parte le più apprezzate Arabica (Coffea arabica) e Robusta (Coffea Canephora), sono Luca Radaelli porta il suo monologo al Teatro Bobbio Venerdì 12 novembre daelli introduce il tema dello alle ore 20.30 al Teatro spettacolo, di cui è autore, Orazio Bobbio di Trieste regista e protagonista. IspiLuca Radaelli porta in sce- rato a un fatto di cronaca, na il monologo “Una que- la drammatica vicenda di stione di vita e di morte” Eluana Englaro, lo spettacoVeglia per E.E., «In tutte le lo conduce il pubblico, attraverso versi, lettuculture, la morte è un fatto naSobrietà, garbo e re, brani poetici, turale. Dall’Irattenzione, uniti a musiche e canti, in un percorso di landa all’isola grande emozione riflessione, prodi Bali, dalla fonda e intima, Calabria alle steppe russe, le comunità si per capire come, in fondo, riuniscono a vegliare il mor- «vita e morte sono due facce to con canti e racconti, man- della stessa medaglia.» In una società che cerca giando o ubriacandosi. Noi vogliamo riprendere questa di dimenticare, occultare, tradizione: proporre una ve- esorcizzare la morte, per una glia, laica, anche per chi non volta, come sottolinea Radaha avuto questa possibilità.» elli, si vuole invece parlarCon queste parole, Luca Ra- ne, partendo dalla cronaca e dall’attualità, e allargando la restituendo allo spettatore riflessione ad un livello più quesiti, dubbi, interrogativi, ampio e generale, culturale, sui quali riflettere, oggi, ma passando per la filosofia, la anche, e soprattutto, per il letteratura, la musica, il folk- domani. Il testo dello spettacolo è lore, attraverso brani tratti dai grandi classici, da Sofo- stato scritto con il prezioso cle a Dante, Shakespeare, contributo di Beppino EnMolière e Foscolo, canzoni glaro e del suo libro Eluana. di grandi autori come De An- La libertà e la vita (scritto drè, Guccini, musiche e canti in collaborazione con Elena Nave, Rizzoli, 2008). della tradizione popolare. C.S. Uno spettacolo, quello di Luca Radaelli, che con sobrietà, garbo e attenzione, uniti Per informazioni: a grande emozioAssociazione Ultimaluna / ne, affronta, “in Teatro Invito - tel. 0341 201451 punta di piedi” un www.ultimaluna.org tema complesso, Teatro Orazio Bobbio Trieste difficilissimo, come tel. 040.948471 - www.contrada.it quello della morte, il tuono q 19 CULTURA Sabato, 6 novembre 2010 appuntamento al teatrino franco e franca basaglia con la rassegna “Si accendono le luci...FRAMMENTI DI TEATRO CIVILE” Puškin e Mozart - Artisti della libertà Sabato 6 novembre alle ore 21.00 presso Il Teatrino Franco e Franca Basaglia nel Parco di S. Giovanni, nell’ambito della rassegna Si accendono le luci...Frammenti di teatro civile organizzata dalla Casa dei Teatri con il contributo della Provincia di Trieste, l’Associazione Culturale Teatrobàndus presenta Puškin e Mozart - artisti della libertà. La drammaturgia è di Giustina Testa, la traduzione dal russo di Mozart e Salieri e Il Convitato di pietra di A. S. Puškin è di Sabrina Morena che cura anche la regia. Musiche di W. A. Mozart. Con Isaura Argese, Giustina Testa, Riccardo Beltrame, Julian Sgherla e Sergio Maggio. Si ringraziano Andrea Stanisci, Vittorio Testa, Diego Mele, Giulia Zuccheri e Andrea Germani. Ingresso libero. Per info: www.teatrobandus.com - e-mail: [email protected] Aleksander Sergeevič Puškin, il massimo poeta russo del XIX secolo, scrisse anche i Microdrammi, sintesi drammatiche, in versi, di situazioni storiche e letterarie. Tra questi il più famoso è Mozart e Salieri, un dialogo poetico fra l’artista di corte e il “genio”. Secondo la visione di Puškin è l’invidia a spingere Salieri ad avvelenare Mozart. Sempre in tema mozartiano “Il convitato di pietra”, in cui Don Giovanni, seduttore dagli insaziabili appetiti, commette un’ultima, fatale empietà: invitare a cena un morto. Sin dall’inizio della sua attività letteraria Puskin fu ostacolato dal potere zarista, che vedeva nel suo genio e nella sua forza poetica la potenzialità di sovvertire l’ordine autocratico. Puskin non era esattamente un rivoluzionario, ma auspicava che nella Russia del suo tempo ci fosse una svolta liberale e che fosse adottata la costituzione, così come stava avvenendo in molti paesi europei. Puškin cantò nelle sue poesie la libertà e la missione dell’artista di risvegliare le coscienze. Trascorse la maggior parte della vita in esilio, lontano dalla capitale; gli fu impedito il contatto con la società e gli intellettuali dell’epoca. Morì in duello giovanissimo, a trent’anni. Nello spettacolo due matrioske immaginarie raccontano la storia di Puškin , dall’esilio in Crimea al matrimonio con la giovane e bella Natalja Goncarova, al duello e alla morte prematura, collegandola alle microcommedie; la vita del poeta si intreccia, così, a quella di Mozart, genio schiacciato dal successo e dall’invidia. c.s. Ultimi giorni al Fabbri per “L’aberrazione delle stelle fisse” Mercoledì 3 novembre ha debuttato al Teatro dei Fabbri (Via dei Fabbri, 2) una nuova originale produzione della Contrada-Teatro Stabile di Trieste, L’aberrazione delle stelle fisse di Manlio Santanelli. Lo spettacolo rimarrà in scena fino a domenica 7, sabato ore 21.00; domenica ore 16.30. I protagonisti sono due fratelli sulla cinquantina, enfant prodige mancato lui, sposa e madre man- cata lei. Vivono assieme dalla morte prematura dei genitori e la lunga convivenza ha trasformato il loro rapporto in un mènage soffocante e morboso. Antonino sogna da sempre la fuga e si seppellisce pinguemente in una marea di mappe, carte geografiche pianificando irrealizzabili tragitti attraverso il mondo. Priscilla occhieggia languidamente il dirimpettaio Ramon, ex domatore di circo, ma è terrorizzata all’idea che il fratello la lasci sola. Anche l’ingresso in casa di due importabili fidanzati – la prostituta Passiflora per Antonino e lo scansafatiche Ramon per Priscilla – rende ancor più chiaro a tutti che il legame più forte è quello fra i due fratelli. Sui quali pesa come un macigno il mistero di un intero mese in cui entrambi sparirono da casa… Giocato sul sottile filo dell’ironia e dello humour, L’aberrazione delle stelle fisse è tratto dall’omonimo libro di Manlio Santanelli pubblicato nel 1987, in cui la famiglia moderna viene osservata al microscopio e diventa l’area di conflitto per eccellenza. Nel violento scontro psicologico fra i due protagonisti, osserviamo la smania di entrambi di rendersi indipendenti, ostacolata dalla paura predominante di restare soli; questo li spinge ad una sindrome di controllo reciproco, dove spiandosi di continuo cercano di scoprire quel “buco nero” di un mese quando Antonino sparì da casa costringendo Priscilla, incapace di restarci da sola, ad andarsene anche lei. In questo continuo processo che nasce da una reciproca gelosia e un inconsapevole desiderio incestuoso, Antonino e Priscilla sviluppano patologie somatiche, conseguenze inevitabili delle loro fobie che si manifestano in lei con la mania di disinfettare tutto quello che tocca e in lui con crisi d’ansia durante le quali rischia di soffocarsi con la sua stessa lingua. Prolifico autore napo- letano, Manlio Santanelli ha lavorato in RAI per oltre vent’anni prima di dedicarsi alla scrittura. Dal debutto nel ’78 con Uscita d’emergenza ha composto trenta opere teatrali, fra le quali la prima a dargli una certa notorietà è stata proprio L’aberrazione delle stelle fisse: diventata una pièce teatrale nel ’88, è stata portata sui palcoscenici di mezza Europa; la prima versione italiana risale al ’90 ed era interpretata da Marina Confalone e Sergio Fantoni. A riportare in scena a Trieste questo originale testo di Santanelli è la compagnia della Contra- Adriano Giraldi da, con Adriano Giraldi e Maria Grazia Plos nei ruoli dei due fratelli e Maurizio Zacchigna nei panni di Ramon con Roberta Colacino in quelli di Passiflora. Dirige lo spettacolo Maurizio Zacchigna, con le scene e i costumi della DACO srl e le musiche per contrabbasso e voce dei “Musica Nuda”. Ingresso 15 euro; ridotto 12 euro; abbonati della Stagione di Prosa della Contrada 8 euro. L’originalità del testo prevede un particolare ingombro scenico che si estende alla platea, quindi la visione dello spettacolo è limitata ad un massimo di 50 spettatori a replica. Si consiglia la prenotazione. Prevendita dei biglietti e prenotazione dei posti presso la biglietteria del Teatro Orazio Bobbio o del TicketPoint. Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it). Informazioni: 040.390613; contrada@ contrada.it; www.contrada.it. c.s. due giornate formative, tenute dal fotoreporter Francesco Fantini Corso di Reportage Sociale Il Corso di Reportage Sociale tenuto dal fotoreporter Francesco Fantini prevede due giornate formative, il 27 Novembre e l’11 Dicembre 2010 che si terranno presso l’Associazione Culturale l’Officina, via Manzoni, 9. Nei due incontri saranno trattati i temi dell’impostazione del reportage, le motivazioni, la struttura, l’importanza della comunicazione e del rapporto con gli altri. Nel periodo che separa i due incontri teorici i partecipanti potranno mettere in pratica le conoscenze acquisite applicandole al contesto triestino. I risultati dell’esercitazione pratica saranno esposti e presentati in un evento finale, che sarà concordato con i partecipanti. Il corso non richiede una particolare preparazione tecnica ed è aperto a tutte le tecniche fotografiche, analogica e digitale. L’esperienza di reportage di Francesco Fantini è indirizzata alla produzione di servizi di impegno sociale. Ha realizzato reportage in Afghanistan, Pakistan, India, Kenya, Marocco, Turchia, Portogallo, Nord Europa, Dubai, Bosnia, Cambogia, Argentina, Kurdistan Iracheno, Brasile, Camerun, Uganda, Rwanda, Messico, Perù, Ecuador, Mozambico. Ha pubblicato nei maggiori giornali e riviste nazionali ed internazionali: Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, Epoca, Panorama, Espresso, Gente, Oggi, Specchio della Stampa, Vouge, Now Magazine, Time, Dier Spiegel, Time Life, Foto. Collabora con “il Venerdì di Repubblica” e ha pubblicato “Terre e popoli senza pace, il Kurdistan” nel 1999, “Schiavi della vita, viaggio nel lavoro minorile in Brasile” nel 2001, “AvsiAfrica” nel 2002, la multivisione digitale “L’albero di Jorge” nel 2003, “WNairobiW” nel 2004, la multivisione digitale “Peace” nel 2004, la multivisione digitale “Compartimos, il viaggio di Manuel Montes Figueroa”, nel 2005. ll Contributo richiesto ai partecipanti per l’intero corso è di 60 euro. Per informazioni e iscrizioni entro il 15 Novembre 2010: e-mail: info@musoco. org – www.musoco. org, Tel. 3497422051. 20 q il tuono CULTURA Sabato, 6 novembre 2010 il primo appuntamento è per venerdì 12 novembre, presso l’antico caffè san marco, con la proiezioni de “la retta via” Inizia l’Alpi Giulie Cinema 2010 Come ormai consuetudine, ha inizio nel novembre 2010 la prima parte della rassegna di cinematografia di montagna Alpi Giulie Cinema, la quale si articolerà e concluderà nel febbraio 2011 con la seconda parte della rassegna e il premio Scabiosa Trenta. Ospitata ancora una volta nella splendida cornice dell’Antico Caffè San Marco a Trieste, le tre serate di Genti e Montagne esplorano la parte forse meno atletica, avventurosa di cime e pareti, per addentrarsi in un universo legato agli aspetti più culturali, etnici, ecologici delle catene montuose del mondo. Pirenei, Urali, Himalaya faranno quest’anno da spettacolare sfondo ad altrettante avventure “sociali” legate alla montagna: il cammino come possibile forma di espiazione per giovani detenuti, la salvaguardia della natura, il duro e silenzioso lavoro degli sherpa, il popolo che rende oggi possibile il turi- smo d’altissima quota. L’ingresso sarà gratuito e libero a tutti: aspetto non da poco coi tempi che corrono, per rimandare a reportages di avventura ed exploit la seconda parte, tradizionalmente ospitata presso il Teatro Miela nel febbraio del prossimo anno. La rassegna, giunta alla ventunesima edizione è organizzata dall’associazione Monte Analogo (dal titolo dell’omonimo libro di René Daumal, un classico della letteratura di montagna) costituita a Trieste, che mira a sviluppare e dare un nuovo impulso alla divulgazione, alla didattica e alla diffusione di immagini e materiale riguardo alle vette di tutto il mondo e ai protagonisti di viaggi, spedizioni e attività sportive relative all’ambiente. Venerdì 12 novem- bre 2010 alle ore 20.30 all’Antico Caffè San Marco in via Battisti 18 a Trieste verrà proiettato il film La retta via (Italia) per la regia di Roberta Cortella e Marco Leopardi – 52’ Il film ricorda l’esperienza di Ruben e Joachim, due giovani detenuti belgi di 17 e 16 anni che vengono selezionati dall’ONG Oikoten per partecipare a uno speciale programma di rieducazione: percorrere oltre 2500 km a piedi tra Belgio e Spagna seguendo l’antico Cammino di Santiago. Quattro mesi di viaggio con lo zaino in spalla, ma se rispetteranno tutti gli accordi con il giudice, otterranno lo sconto della pena e saranno liberi. Da delinquenti a pellegrini, da un mondo visto da dietro le sbarre alle sconfinate prospettive di un cammino fisico e interiore capace di lasciare il segno nelle loro vite. Il documentario racconta in esclusiva i momenti più rappresentativi di questo singolare viaggio, seguendo l’onda emotiva e le vicende che accompagneranno i piccoli e grandi traguardi di questi ragazzi difficili, ma anche le loro sconfitte. Sarà presente la regista. I prossimi appuntamenti sono venerdì 19 e 26 novembre. La rassegna si tiene con il patrocinio di Regione Friuli Venezia Giulia, Provincia e Comune di Trieste, in collaborazione con CAI Sezione di Gorizia, Trento Film Festival, Cooperativa Bonawentura, ARCI Trieste, con la collaborazione tecnica di Tecno Sport e Libreria Transalpina, Media Partner: settimanale Il Tuono e Radio Attività. Per informazioni: Associazione Culturale Monte Analogo – Trieste. Segreteria Organizzativa: Via Fabio Severo 31 Trieste www.monteanalogo. net - e-mail: [email protected] Telefono +39 040 761683 +39 335 5279319 c.s. La retta via quarta edizione della rassegna che si terrà al cinema Fellini nei giorni 8, 9 e 10 novembre, alle ore 20.30, proiezioni, ad ingresso libero Al via la quarta edizione di “Travelling Africa” Anche quest’anno l’Accri porta a Trieste Travelling Africa, rassegna del cinema africano giunta alla sua quarta edizione, legata al 20° Festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina promosso dal Coe a Milano. La rassegna si terrà al cinema Fellini nei giorni 8, 9 e 10 novembre, alle ore Gli altri appuntamenti Numerose le manifestazioni collaterali: dall’8 al 19 novembre (ascluso sabato e domenica) potrà essere visitata presso la Biblioteca del Mondo, in via Cavana 16/a, (orario 9-13 e 14-18) la mostra Tchad: Cambiando Immaginando di pannelli didattici realizzati da Simona Ceccon, già volontaria Accri in Ciad per la formazione nel settore del microcredito. Altro appuntamento, dedicato ad insegnanti ed educatori, sarà il laboratorio sull’Utilizzo didattico del cortometraggio con metodi cooperativi, lo stesso che si terrà presso la sala conferenze del Centro Servizi Volontariato, in via S. Francesco 2, martedì 16 alle ore 17.00. Mercoledì 17, alle ore 18, nella sala del Centro Servizi Volontariato di via S. Francesco 2, verrà presentato il libro Il linguaggio dei capelli in Africa. Capelli, treccine, pettinature, seduzione di Mah Assiata Fofana; modererà l’incontro il giornalista Gianfranco Carbonetto. Infine, venerdì 19, alle ore 18.15, presso la sede dell’UCIIM di piazza Ponterosso 6, Giuseppe Colombo parlerà su Effetti perversi della globalizzazione: emarginazione femminile in Africa. Non solo cinema dunque ma tante sfacettature di un continente affascinante. Info su www.accri.it 20.30, e si aprirà con il film del regista algerino Lyes Salem, Mascarades, una commedia briosa e irriverente su una iniziativa di un giovane, poco considerato dai compaesani ed alla ricerca di visibilità sociale. Una ricerca azzardata e dagli effetti imprevedibili. Seguirà, come lo scorso anno, una serata di cortometraggi con Tres fables a l’usage des blancs en Afrique, Visa la dictée e Un Mascarades transport en comun – Saint Luis blues, vero e proprio musical realizzato dalla senegalese Dyana Gaye per rompere con gli stereotipi sulla cinematografia africana. L’ultimo giorno verrà presentato un classico del senegalese Ousmane Sembéne, Guelwaar, storia quasi grottesca di un errore di sepoltura - un leader politico cristiano è sepolto per errore in un cimitero musulmano – storia che offre lo spunto per una serie di riflessioni su temi sociali ed antropologici del Senegal e per una critica su cer- te modalità di cooperazione internazionale. Insomma, il fil rouge della rassegna potrebbe essere “l’Africa sorride e fa sorridere” anche se talvolta si tratta di un sorriso amaro. Le proiezioni, ad ingresso libero, saranno introdotte da un esperto e si chiuderanno con un confronto con il pubblico. Gli intervenuti potranno usufruire delle agevolazioni riservate da Parksi (foro Ulpiano) agli spettatori del cinema Fellini (3 ore per 1 euro). c.s. “Il fascino discreto di Romy Schneider” al Cinema Ariston Il Cinema Ariston, in collaborazione con il Goethe-Institut di Trieste organizza la rassegna Il fascino discreto di Romy Schneider, tre proiezioni in programma a partire da lunedì 8 novembre alle ore 18.45. Lunedì 8 novembre: ore 18.45 MÄDCHEN IN UNIFORM (Ragazze in uniforme) di Gèza Von Radvanji con Romy Schneider, Lilli Palmer. Drammatico, durata 101 min, Germania 1958 Un’orfana rinchiusa in un collegio si lega in maniera sospetta a un’educatrice. Scoppia uno scandalo e ... Rifacimento del film girato da Léontine Sagan nel 1931, v.o. sott.it. Lunedì 15 novembre ore 18.45 DIE ZWEI GESICHTER EINER FRAU (Fantasma d’amore) di Dino Risi con Marcello Mastroianni, Romy Schneider, Julian Beck. Drammatico, durata 96 min, Italia 1981 Lo spirito della donna amata in gioventù riappare a un maturo professio- nista. Da un romanzo di Mino Milani, sceneggiato da Risi e Zapponi, un film che si dipana tra le nebbie padane per raccontare una storia tra passato e presente. Straordinari Mastroianni e la Schneider. Lunedì 22 novembre ore 18.45 DIE SPAZIERGÄNGERIN VON SANS-SOUCI (La ragazza è di passaggio) di Jacques Rouffio con Michel Piccoli, Romy Schneider, Maria Schell. Drammatico, durata 115 min, Francia 1982 Max Baumstein, industriale e presidente di un’organizzazione per la salvaguardia dei diritti umani, uccide l’ambasciatore del Paraguay. La moglie di Max e i suoi collaboratori sono sconvolti, ma al processo ... È l’ultimo film interpretato da Romy Schneider. v.o. sott.it. Ingresso 3,00 euro Cinema Ariston - Viale Romolo Gessi 14 - Trieste Sabato, 6 novembre 2010 VIAGGI ED ESCURSIONI Andar per grotte Grotta di Škocjan (www.slovenia.info) dove si scorgono i due tipi di roccia entro i quali si è formata la grotta. Proseguendo la visita lungo un agevole cunicolo creato dall’acqua, ad un certo punto, alzando lo sguardo verso il soffitto, si può ammirare il “Corridoio Magico”, un cunicolo di forma triangolare con delle bellissime stalagmiti. A seguire si entra nel “Ramo del Paradiso” che deve il suo nome alla sua bellezza, tutta da ammirare. Sempre dalla “Sala del Laghetto” si giunge ad una galleria formatasi per la presenza di una fa- È arrivato l’autunno consiglia una visita alle con i suoi mille colori. Grotte di Villanova di In Carso il sommacco ha Udine in Alta Val Torre. assunto la sua tipica co- Fino alla fine di novemlorazione rossa e i boschi bre è possibile partecifanno bella mostra di sé pare alle visite guidate, con varie tonalità di rossi adatte a tutti, della durata e gialli. Certo la pioggia di un’ora circa su percorsi spesso invita a trascor- pavimentati e illuminati. rere le giornate in casa, Durante la visita di scodavanti alla tv o leggendo un buon libro o magari cimentandosi con gustose ricette della tradizione. Se, però, le mura di casa vi stanno strette e avete voglia di fare una bella gita fuori porta, perché non andare a visitare una grotta. Così, in caso di bel tempo si può unire la visita ad una bella passeggiata. Se invece Grotte di Villanova (Archivio fotografico Agenzia TurismoFVG) piove, c’è sempre la possibilità di abbinare prono alcuni rami e saloni glia. La volta è ornata da alla scoperta di una grot- suggestivi della più estesa decine di velette chiamate ta un buon pranzo e tra- “grotta di contatto”, ovve- scherzosamente “fette di scorrere così in allegra ro formata da due diversi pancetta” per le loro parcompagnia una giornata tipi di roccia, conosciuta ticolari venature di diverdi svago. in Europa. La galleria ar- so colore. Si susseguono Per chi desidera pren- tificiale d’ingresso porta poi la “Sala della Grande dersi tutta la giornata, si alla “Sala del Laghetto” Frana”, “L’Angolo dei Cristalli” e la “Sala del Gran Portone” dove finisce il percorso turistico. Durante la visita l’acqua fa costantemente da colonna sonora: in certi punti con dei gentili gorgoglii, in altri, invece, con un rombo simile ad una cascata, a seconda del flusso del torrente interno. Per chi, invece, desidera addentrarsi più in profondità, c’è la possibilità di partecipare alla visita speleo-turistica della durata di circa 5 ore. Questa escursione permette anche al semplice turista di vivere le emozioni degli speleologhi. Tutto in sicurezza grazie anche alle tute, gli stivali e il casco con illuminazione, che vengono forniti ai partecipanti, e alla bravura delle guide che con la loro passione riescono ad entusiasmare anche i più timorosi. Per concedersi un buon pasto alla fine della visita, si consiglia di visitare Grotta di Škocjan (www.slovenia.info) il tuono q 21 il sito delle Grotte di Villanova in quanto diversi locali convenzionati praticano sconti sui loro deliziosi menu. Per chi, invece, fosse desideroso di varcare il confine, a circa due chilo- Grotte di Villanova (Archivio fotografico Agenzia TurismoFVG) metri da Divača si trovano le Grotte di Škocjan, so che si percorrano chi- al pubblico ha un’unica, aperte al pubblico tut- lometri e chilometri per enorme cavità. L’ingresti i giorni dell’anno. Nel andare a vedere luoghi so attuale è costituito da 1986, grazie al loro in- suggestivi, interessanti e una breve e ripida galleria comparabile patrimonio nuovi a scapito di luoghi che si percorre comodanaturale e culturale, sono d’interesse a casa propria mente grazie alle rampe state iscritte nell’Elenco per i quali si ritiene ci sia finite 1908 costruite con del patrimonio mondiale sempre tempo per una vi- 360 gradini in pietra apdell’Unesco. La visita, ef- sita. E così, molto spesso, poggiati alle rotaie offerte fettuata sempre con una si finisce per conoscere dalla Direzione dell’alloguida, dura circa un’ora le meraviglie altrui sen- ra ferrovia austro-ungae mezza. Già nel 1933 è za aver mai visto quelle rica. La visita dura circa stata costruita la galleria di casa. La Grotta Gigan- un’ora. La Grotta è accesartificiale di 116 metri che te è considerata anche la sibile tutti i giorni e offre conduce alla grotta na- Grotta dei Guinness. E’, sei orari di visita fino a turale. Oltre a stalagmiti infatti, la grotta turistica febbraio, orari che vanno che raggiungono l’impo- attrezzata più grande del ad intensificarsi nei mesi nente altezza di 15 metri, mondo, all’interno della primaverili e estivi. Se si rimane impressionati quale potrebbe starci co- andate in questo periodo, alla vista del can- modamente la Basilica di sarete anche lautamenyon sotterraneo del San Pietro. Se le grotte te ricompensati dai caldi fiume Reka e delle presentate in precedenza, colori autunnali del Carso pareti della Velika sono accumunate da sale che vi accolgono all’uscita Dolina alte fino a e cunicoli, la parte del- della Grotta. 165 metri. Debora Dal Don la Grotta Gigante aperta Forse non tutti sanno che nei pressi del valico L’anno scorso è stata firmata una convenzione di Basovizza, e più grazie alla quale presentando il biglietto intero della precisamente a Logrotta Gigante presso la Grotta di Villanova si può kev, si trova anche effettuare la visita guidata a prezzo ridotto e vicela Grotta Vileniversa se si visita prima la Grotta di Villanova e poi ca, la prima cavità la Grotta Gigante. naturale in Europa ad essere attrezzata GROTTE DI VILLANOVA per le visite turistiwww.grottedivillanova.it che già nel lontano [email protected] 1633 quando il suo Tel/fax 0432 787915 (attivo negli orari di aperproprietario, il conte Petura delle Grotte) tazzi, la diede in amminiCell 392 1306550 strazione alla comunità di Lokev. Dopo molti anni di GROTTA GIGANTE abbandono, solo nel 1963 www.grottagigante.it la grotta è rinata a nuova [email protected] vita, grazie all’impegno Tel/fax 040 327312 della società speleologica di Sežana che si è imGROTTA DI ŠKOCJAN pegnata a ripristinare il www.park-skocjanske-jame.si percorso all’interno della [email protected] grotta e a curarne l’illuTel. +386 (0)5 7082110 minazione. L’origine del nome di questa grotta è GROTTA VILENICA dovuta all’immaginazione www.vilenica.com degli abitanti della zona [email protected] che un tempo pensavano Tel. +386 (0)5 7344259 fosse abitata dalle fate buone. Vila in sloveno significa infatti fata, da cui il nome Vilenica, grotta delle fate. La grotta è aperta tutte le domeniche da marzo a ottobre per le visite individuali, mentre c’è la possibilità per i gruppi di prenotare una visita in qualunque giorno dell’anno prenotando in anticipo. Parlando di grotte non si può tralasciare la Grotta Gigante. Capita spes- Grotta Gigante (Archivio fotografico Agenzia TurismoFVG) 22 q il tuono ANIMALI Sabato, 6 novembre 2010 Le api, il miele e il Carso triestino. Dal 2008 è aumentato il tasso di mortalità Il mondo segreto delle api Il mondo delle api ha destato da sempre il sincero interesse dell’uomo. L’antico popolo egizio mummificava i faraoni con la cera d’api, la parola “mummia” deriva dall’arabo “mum” o “moum” che significa “cera”, statuette, ceri votivi, talismani sono alcuni dei prodotti realizzati con questa “pasta d’api”. L’ape era considerata creatura divina, perché regola il suo sviluppo entro il periodo di rotazione del Sole su se stesso. Virgilio cantò nel IV libro delle sue Georgiche le qualità del piccolo animale, assunto dai re Merovingi a simbolo soprannaturale, tanto che la tomba di Childerico I conteneva oltre 300 api d’oro massiccio. Non sembra affatto casuale che nella descrizione della “candida rosa” del Paradiso Dante Alighieri paragoni l’andirivieni di angeli e i vari gradi di beati al laborioso insetto “sì come schiera d’ape che s’infiora/una fiata, e una si ritorna/là dove suo laboro s’insapora” (Par., XXXI, VV. 7-9). Si dice che Albert Einstein usasse ripetere che la scomparsa delle api avrebbe condotto la specie umana all’estinzione in soli quattro anni. Qual è il fondo di verità di questa affermazione così forte e minacciosa? Le api hanno una vita segreta, danzano parlano, formano nuovi gruppi, valutano attività e azioni e indagano la qualità del luogo ove costruire il nuovo alveare. Imparano a riconoscere i segnali identificativi dei loro simili, in poche parole comunicano. All’ingresso di una colonia sono presenti api operaie vigilanti che accertano tramite l’olfatto se concedere o meno l’accesso ai visitatori. La scoperta delle danze di comunicazione delle api si deve a Karl von Fritsch (1886-1982), zoologo ricercatore dell’Università di Monaco (Germania), che proprio per i suoi studi decennali sulla comunicazione degli insetti fu onorato del premio Nobel nel 1973. Il Carso sloveno ha arnie e alveari decorati che si possono visitare per comprendere meglio una parte essenziale dell’arte popolare. Livio Dorigo (veterinario e Presidente del “Circolo Istria”) è un esperto che raccoglie da anni informazioni sulle strategie di valorizzazione del miele del Carso. Ha svolto di recente indagini sulla flora e la fauna del nostro territorio, e con l’Università di Udine ha realizzato una ricerca per individuare l’origine geografica dei pollini (esame melissopalinologico). L’Unione Europea prevede la denominazione d’origine (DOP) dei prodotti agricoli e alimentari (CEE, 1992) e il regolamento comunitario 2081/92 sancisce la protezione delle aree geografiche. Per risalire alla zona della flora “bottinata” dalle api operaie, che cercano nettare e polline, se ne deve individuare l’area di provenienza. Nelle zone indagate da Dorigo i mieli uniflorali (di Prunus mahaleb, di acacia, di tiglio e di melata) sono scarsi, più abbondanti risultano le produzioni di miele “millefiori”. «La ricchezza floristica del Carso però - dice Dorigo - evidenzia la possibilità di una migliore gestione del territorio», finalizzata ad un incremento dell’attività apistica locale e ad una valorizzazione dei suoi prodotti. I mieli analizzati risultano ben caratterizzati dal punto di vista melissopalinologico. «Dai dati ottenuti - dice Dorigo si possono indicare alcuni tipi pollinici che risultano tipici per i mieli multiflorali e uniflorali della zona del Carso triestino e isontino». Secondo Dorigo sembra dunque possibilite applicare una strategia di protezione e tutela dell’indicazione geografica ai mieli prodotti in queste zone. La vita delle api è stata messa in pericolo dall’uomo, dal 2008 è aumentato il loro tasso di mortalità. È stato anche ipotizzato che le api perdano l’orientamento a causa dell’elettrosmog, fenomeno chiamato Colony Collapse Disorder (CCD) che si ha quando l’alveare viene abbandonanto da tutte le api, tranne che dalla regina. Sembrano scomparire nel nulla. L’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente ha dichiarato che le cause della mortalità degli alveari nel nostro paese sono riconducibili in primo luogo a tre fattori scatenanti: recrudescenza e virulenza dell’acaro Varroa; diffusione di nuove patologie; impiego di insetticidi in agricoltura (come i neonicotinoidi). Nel 2008 il tasso di mortalità negli al- veari si aggirava attorno al 40% con punte del 70%. La Francia ha contrastato la moria di api che affliggeva mezzo mondo seminando piante mellifere lungo 250 chilometri di strade per offrire alle api ulteriori fonti alimentari. Le prode erbose sono state falciate solo una volta all’anno, e non tre come d’abitudine. Per gli esperti il pericolo ora è diminuito, anche se non definitivamente scomparso. Ci sono ancora troppi spazi per i produttori di sostanze chimiche e l’ape mellifica è un indicatore biologico importante che segnala come sta l’ambiente. A. Einstein aveva dunque ragione a considerarla vitale per l’esistenza del pianeta. Il processo di impollinazione è fondamentale per il funzionamento dell’ecosistema e le api evidenziano il danno chimico sull’ambiente. E se le api non riescono a lavorare perché la comunicazione è ridotta o addirittura assente, non possono svolgere il loro compito, proprio come gli uomini. Nuria Kanzian Senza famiglia: 16 cuccioli e le loro mamme in cerca di adozione Si tratta di due cucciolate incrocio pastore tedesco Rottweiler: i cagnolini sono nati rispettivamente ai primi di settembre ed alla fine dello stesso mese e si trovano attualmente con le loro mamme. Sono affidabili subito 5 cuccioli (4 maschi e una femmina) figli di Dea, bellissimo pastore tedesco femmina di soli 2 anni già rinunciata dal proprietario che può quindi essere adottata: la bestiola è provvista di microchip e libretto sanitario. Bisognerà attendere invece ancora circa 20 giorni per prendere in affido i nove cuccioli di Aska che al momento hanno soltanto 40 giorni e pertanto devono essere ancora svezzati. Anche in questo caso la mamma incrocio pastore tedesco di 2 anni sarà rinunciata dal proprietario che non è più in grado di tenere con se la bestiola. Attendono già al canile altre due femmine molto giovani: Mey, cagnolina dagli occhi dolci di taglia media e Regina Jana stupendo esemplare di Pastore tedesco entrambe sterilizzate e vaccinate, mentre la bellissima Mida, Dogue de Bordeaux rimasta sola dopo la morte del proprietario, cerca disperatamente una famiglia disposta a prenderla con se. Si ricorda che tutti i cani verranno dati in adozione soltanto a persone residenti in provincia di Trieste che avranno i requisiti richiesti e che daranno precise garanzie di serietà e responsabilità e referenze. I cani, come gli altri animali domestici, soffrono terribilmente quando vengono abbandonati o rinunciati dai proprietari ed è perciò estremamente importante valutare attentamente l’idoneità dei nuovi proprieta- ri al fine di evitare altri traumi a queste sfortunate bestiole. I cuccioli, come prevede la legge, non possono essere allontanati dalla madre prima dei 60 giorni minimi previsti per lo svezzamento ed entro il terzo mese di vita devono essere iscritti presso l’anagrafe canina: l’operazione di apposizione del microchip sarà eseguita: dai veterinari ASS locale competente per il territorio, in provincia di Trieste presso l’ambulatorio di via Molino a Vento 121 dal lunedì al venerdì ore 8:30-10:00 e martedì pomeriggio ore 14:0015:00; oppure presso l’ambulatorio del polo zooantropologico, Prosecco stazione numero 20 (Sgonico), dal lunedì al venerdì ore 11.00-12.30 e mercoledì pomeriggio ore 13:30-14:30; o da veterinari liberi professionisti che ne daranno poi comunicazione agli uffici veterinari dell’ASS di competenza. Regina Jana: bellissimo esemplare pastore tedesco di circa due anni sterilizzata e vaccinata, bravissima al guinzaglio, molto intelligente e un po’ riservata, potrebbe essere la compagna ineguagliabile data la sua capacità di apprendere gli insegnamenti ed il suo desiderio di compiacere il proprietario. Fondamentalmente è un animale socievole e desideroso del contatto umano, allegra e amante del gioco. Dea: giovane pastore tedesco dal carattere equilibrato ed ubbidiente, dopo essere stata rinunciata perché gravida si trova ora in affido temporaneo per evitare il suo trasferimento al canile. A giorni saranno adottati i suoi cuccioli e diventerà necessario trovare una casa anche per lei: ha solo due anni e tanta voglia di correre e giocare. Mida: femmina Dogue de Bordeaux di 5 anni con pedigree, microchip e vaccinazioni in regola, ottimo cane da guardia ma anche da compagnia, molto dolce in famiglia ama vivere all’aria aperta, dalla corporatura possente e allo stesso tempo armonica, adatta ad una casa con giardino ma anche alla vita in appartamento con proprietari dinamici che assicurino lunghe passeggiate giornaliere. Mey: giovane dolcissima cagnolina di taglia media dal carattere mite un po’ timida, ma desiderosa di affetto e di coccole. I suoi occhi parlano più delle parole...chi vuole ridarle un po’ di felicità? Per tutti gli appelli di smarrimento/adozione chiamare l’associazione il Capofonte al numero 040 571623 dalle ore 09:00 alle 13:00 Scrivere a [email protected] Per vedere altri cani da adottare: www.ilcapofonte.it c/c postale n. 94147162 causale obbligatoria: cani Aska e i suoi cuccioli Sabato, 6 novembre 2010 il tuono q 23 SPORT Gli alabardati di scena martedì sera sul difficile campo di Livorno dopo l’incontro di ieri sera con l’Atalanta Turno infrasettimanale per la Triestina Non c’è un minimo di tregua per tirare il fiato che la Triestina dopo l’incontro di ieri sera con l’Atalanta torna in campo come tutte le altre formazioni di serie B già martedì. Campionato frenetico quello di quest’anno, con molti turni infrasettimanali che di certo non aiutano gli atleti nel recuperare al meglio la condizione fisica. Aggiungendo pure il fatto della disputa in orari serali degli incontri conditi dall’inverno in avvicinamento con il conseguente calo delle temperature, il pubblico presente sugli spalti già “provato” dalle mille limitazioni imposte, tende sensibilmente a calare a discapito il più delle volte dalle televisioni a pagamento che trasmettono gli incontri in diretta. Della serie: vuoi mettere il seguire la partita della propria squadra del cuore comodamente dal divano di casa, sorseggiando una bibita con un gruppo di amici, rispetto al essere sottoposti ad ogni tipo di intemperie tipo raffiche di Bora a 120 chilometri orari con temperature prossime allo zero? Purtroppo o per fortuna anche questo è un segnale dei tempi che cambiano... Tornando al calcio giocato, la trasferta di martedì a Livorno (fischio d’inizio fissato alle ore 20,45 allo stadio Picchi), appare alquanto difficile se non proibitiva almeno sulla carta. La formazione toscana allenata dall’esper- è ancora fermo ai box ma in via di proto Bepi Pillon annovera tra le sue file un gressivo recupero, visto che da qualche organico di prim’ordine, sicuramente giorno ha iniziato a svolgere un lavoro tra le favorite assieme ad Atalanta e Sie- differenziato ricominciando a toccare na alla promozione diretta in serie A. Da il pallone. Sono invece tutte da verifitenere assolutamente d’occhio la coppia care le condizioni di Scurto (alle prese con dei problemi al gid’attaccanti composta nocchio) e Matute (afdal duo Tavano – DaniLa trasferta di martedì faticamento muscolare). levicius, vero lusso per la Questo il programma categoria: il primo è un a Livorno appare completo delle gare in vero giocatore d’area in alquanto difficile programma valide per la quanto offre spesso degli quattordicesima giornaspunti interessanti sotto porta rendendosi pericoloso in fase di ta del campionato cadetto: Portogruaro realizzazione, il secondo fa della propria – Padova, Atalanta – Modena, Cittamassa fisica il suo punto di forza (190 della – Reggina, Frosinone – Crotone, cm per 85 kg) dimostrandosi un vero Grosseto – Varese, Novara – Empoli, Pescara – Piacenza, Sassuolo – Ascoli, ariete. Qualche problema di infermeria per Torino – Albinoleffe, Vicenza – Siena. Denis Locoselli il tecnico alabardato Iaconi: Lunardini Ultimi minuti ancora fatali per il Kras Repen Il tecnico Marino Kragelj «Sono contento per la prestazione, non per il risultato. La squadra è stata aggressiva e ha fatto con scrupolo quanto deciso» Cambia l’allenatore, resta il vizietto....e così il Kras Repen ha visto cambiare il risultato di una partita nel finale per la quarta volta consecutiva (un pari e tre sconfitte). Va dato atto ai carsolini, però, che nell’ultima uscita avevano di fronte una delle due battistrada del girone C di serie D, quel Treviso 2009 che guida la classifica assieme all’Unione Venezia (ora con 21 punti in nove giornate). I biancorossi hanno fatto la loro onesta partita e se non si fossero trovati di fronte una simile corazzata, avrebbero potuto strappare almeno un pari (se non di più). Ed ora la classifica incomincia ad essere “triste” anche se non è ancora allarmante dato che il cammino è ancora lungo e che retrocederanno le ultime tre del raggruppamento. La situazione in coda “recita” Belluno e Opitergina 10, Este 9, Kras e Concordia 8, Torviscosa 7, Montecchio e Montebelluna 4. E nel prossimo turno ci sarà proprio la sfida diretta - domenica 7 novembre in terra veneta - tra il Città di Concordia e il Kras. «Sono contento per la prestazione, non per il risultato. La squadra è stata aggres- si sono arresi al Treviso con la consape- ranno l’Union Quinto - alle 14.30 - in un siva e ha fatto con scrupolo quanto deci- volezza che avrebbero meritato il pareg- match d’alta quota. Massimo Laudani so - afferma il tecnico Marino Kragelj - Il gio nel corso della ripresa dopo un primo Treviso ha forse sofferto le dimensioni tempo sottotono, tanto più ridotte del nostro campo, ma considerando un rigore non è contro squadre come il non avuto e uno dubbio a Treviso o il Venezia che dob- sfavore. Rispetto alla pribiamo fare punti anche se ci ma squadra, sono cambiati resta del rammarico per come il luogo della sconfitta (traÈ in corso di svolgi- delle Honda 250 quatè finita. L’importante è aver sferta e non Rupingrande) mento il campionato tro tempi e sarà in lizza ritrovato la grinta e andare e il punteggio (3-2). Con mondiale di enduro a nella specialità Club, al avanti così. Sono sicuro che ri- tale passo falso i triestini squadre sul circuito di cospetto di una cinquanusciremo a fare la nostra bella sono scesi in tal modo dalMoreglia in Messico. tina di squadre. figura e ad arrivare alla tranquillità con la la seconda alla terza piazza Zanardo è nativo di In lizza tre categorie: giusta concentrazione (in particolare in (Montebelluna 15; ConcorNazioni, Club e Indu- Conegliano, Morelli è difesa, ndr). Il gruppo aveva perso fiducia, dia 14; Union Quinto, Kras strie. In tutto ci saranno originario e residente in ma le qualità - in primis tra i più anziani - e Sandonà/Jesolo 13) e circa 500 piloti in rap- Lombardia e Klancnik è ci sono tutte. Devono crescere i nostri gio- sabato 6 novembre ospitepresentanza di 30 paesi. l’unico a vantare radici vani: per quanto Tra i club presenti ci sarà locali. Nato nel 1962, bravi, arrivano anche il Moto Club Trie- ha partecipato a molti da Promozione, ste con i suoi tre atleti campionati italiani e a Prima Categoria Franco Klancnik, Danilo due edizioni della Sei e Juniores reinternazionale. Morelli e Guerrino giorni gionali. Perciò il Quest’ultimo afferma: Zanardo. salto non è indifIl trio, che sarà accom- «Il circuito messicano ferente». pagnato dal direttore è un’incognita, ma pare Quanto agli sportivo Renzo Bensi che ci attenda terra rossa juniores nazioe dal tecnico Alberto e pietra come sul Carso». nali, pure i giom.la. Turk, sarà in sella su vani biancorossi (www.slosport.org - Foto Lako) Mondiale Enduro La neonata società di pallacanestro intraprenderà anche un percorso importante nel sociale grazie alla collaborazione con l’ADMO Basket4Trieste, binomio vincente sport - solidarietà A Trieste è nata una nuova realtà cestistica, che però ha uno scopo ancor più nobile oltre all’aspetto sportivo: stiamo parlando del Basket4Trieste, club che è stato presentato dieci giorni fa presso la Sala Predonzani del palazzo della Giunta Regionale a Trieste. Prima di tutto, perchè “Basket4Trieste”? Perchè il nome fa trasparire quello che la nostra città prova per questo sport: un amore incontrollato, che affonda le sue radici in anni lontani e nei successi che diverse squadre triestine hanno ottenuto nella pallacanestro. Ma 4 sta anche per quattro: quattro come il numero delle menti che hanno partorito quest’idea durante la primavera del 2010. Luca Brandolisio, Riccardo Coppola, Emanuele Maranzana e Loran Sodomaco sono i quattro fondatori di Basket4Trieste, sodalizio che in questo 2010/2011 parteciperà al campionato di Promozione e avrà anche l’impegno, durante la settimana, della Coppa Alto Adriatico, manifestazione che oramai da quattro anni è un appuntamento fisso e ospita squadre italiane, croate e slovene. La struttura, per una squadra che parte dalla Promozione, è ben pensata e alquanto fornita: oltre allo staff dirigenziale, c’è anche una parte “sanitaria” curata nei minimi dettagli, con la collaborazione di fisioterapisti, preparatori atletici ed addirittura di una dietologa, che terrà sott’occhio i giocatori del club triestino. Ma Basket4Trieste ha anche un impegno nel sociale e vuole portare un preciso messaggio: il presidente della società è infatti il Cavalier Giorgio Maranzana, presidente del porto intermodale di Fernetti ma soprattutto vice-presidente regionale dell’ADMO, Associazione Donatori Midollo Osseo. Quello della collaborazione con l’ADMO è uno dei tre cardini principali su cui sarà basata la stagione del Basket4Trieste, oltre alla ricerca della conquista della Serie D e allo sviluppo dei giovani: il presidente Giorgio Maranzana ha infatti illustrato, nella conferenza stampa di presentazione, tutte le diramazioni di questa associazione che ricerca donatori idonei ed ha fatto l’esempio del Friuli Venezia Giulia, dove solamente 22 persone, sulle 10.000 iscritte all’associazione, sono risultate donatori perfettamente compatibili. Dunque, un occhio allo sport ed un occhio al sociale: un binomio che si può fare e sembra già partito con il piede giusto, anche perchè Basket4Trieste avrà come spalla una realtà importante quale RadioAttività, l’emittente radiofonica di Trieste che ogni settimana, alla domenica, riserverà uno spazio di dieci minuti per commentare le imprese della squadra, che sarà allenata proprio dalla collaudata coppia Emanuele Maranzana-Riccardo Coppola, con Loran Sodomaco che farà da supporto ed avrà un ruolo importante per quel che riguarda l’impegno in Coppa Alto Adriatico. Basket4Trieste ha anche in mente la realizzazione di un sito, che attualmente è in fase di costruzione, e può contare su un “fan club” sul social network Facebook: in un mese, sono già 200 gli iscritti al gruppo, segnale che l’interesse verso questa nuova realtà c’è tutto e che gli organizzatori si stanno impegnando alla grande per tener fede alle promesse. L’inizio del campionato è fissato per il 12 novembre, presso la Palestra Caprin di Salita di Zugnano, che sarà teatro delle partite interne del Basket4Trieste: tutto è pronto per partire, quindi, e il Basket4Trieste darà nuovi stimoli, sia nello sport che oltre, alla nostra città. Matteo Zanini 24 q il tuono SPORT Sabato, 6 novembre 2010 dopo quattro giornate di campionato la squadra è al vertice del torneo. Questo pomeriggio a Chiarbola arriva il neopromosso Cassano Magnago Un bilancio positivo per la Pallamano Trieste Fermo il campionato di serie A1 causa gli impegni delle nazionali under 21 e senior per la Pallamano Trieste è già tempo di bilanci. La formazione del presidente Lo Duca dopo quattro giornate è al vertice del torneo a punteggio pieno in coabitazione con il Pressano, squadra almeno sulla carta favorita per il salto di categoria. La forza del team biancorosso sta sicuramente nel gruppo, plasmato ottimamente da Marco Bozzola: un mix composto da esperti “senatori” e giovani promettenti dimostratisi autoritari in campo nonostante la loro giovane età. Gli innesti in prima squadra di buona parte degli under 18 campioni d’Italia in carica di categoria, hanno garantito una certa solidità accompagnata ad una maggiore rotazione nei cambi durante le partite. Il grande successo della società giuliana, in un periodo dove di soldi ne girano pochi in uno sport considerato “minore” come la pallamano, sta nel vivaio considerato allo stato attuale uno dei più floridi dell’intera penisola, capace di sfornare giovani talenti carichi di entusiasmo. Su tutti va segnalato l’ottimo rendimento dell’intero collettivo con in testa Visintin e Postogna. Tornando al campionato, Trieste questo pomeriggio a Chiarbola ospiterà il Cassano Magnago guidato dal tecnico croato Robert Havlicek. I lombardi, neopromossi in serie A1 in seguito alla riforma dei campionati, attualmente occupano la terz’ultima posizione in classifica assieme all’Estense Ferrara e al Rapid Nonantola con soli 3 punti all’attivo, frutto di una sola vitto- ria e tre sconfitte. Un impegno non da sottovalutare per i triestini, ma sicuramente alla loro portata, in modo tale da dare continuità alla striscia di risultati positivi. Questo il programma completo della quinta giornata di andata della serie A1 girone A: Spallanzani Casalgrande – Pressano, Emmeti – Meran, Romagna – Rapid Nonantola, Estense Ferrara – Parma. Denis Locoselli Basket: mal di trasferta per l’Acegas I biancorossi domani attendono il Paffoni Omegna per riscattarsi dall’opaca prova di Brescia Una cosa è certa: l’Acegas quest’anno nel suo dna sotto il profilo caratteriale mette in netta evidenza due volti ben distinti. Quando gioca tra le mura amiche del PalaTrieste la formazione di coach Dalmasson è inarrestabile: offre prestazioni esaltanti da categoria superiore condite dall’ottimo supporto del pubblico, che il più delle volte esalta i propri beniamini risultando il sesto uomo in campo. La musica cambia purtroppo in trasferta, dove la squadra si rilassa e i risultati sono per lo più spesso deludenti, come nell’ultimo incontro a Brescia con i giuliani quasi mai entrati nel ritmo partita ad eccezione del secondo quarto. Attualmente, a meno che la squadra non cambi rotta sopratutto sotto l’aspetto psicologico credendo nei propri mezzi, Trieste può ambire ad una posizione di metà classifica che la alla prossima nuova terza serie in programma l’anno prossimo) ma non le garantirebbe la sicurezza matematica di raggiungere il traguardo dichiarato l’estate scorsa da parte della società. La situazio- manterrebbe comunque in linea di galleggiamento alla zona Sviluppo (ricordiamo che le prime 8 formazioni classificate alla fine di questa stagione accederanno di diritto ne ovviamente non è preoccupante visto che siamo appena alle prime giornate di campionato, ma non bisogna ne si deve fare affidamento solo ed esclusivamente sugli incontri casalinghi visto che le dirette concorrenti dei triestini iniziano a fare punti pesanti pure in trasferta, di conseguenza qualche colpaccio esterno bisogna metterlo in preventivo. L’assetto tecnico appare comunque ben definito da parte di coach Dalmasson, con Leo Busca in cabina di regia e Lenardon a fare da esterno in modo da schierare in alternativa Contento. Moruzzi rappresenta una sicurezza ed un rendimento quasi sempre all’altezza della situazione, mentre Raspino deve prendere coraggio nei propri mezzi. Maiocco, Vidani e Colli invece è opportuno che imprimano maggiore continuità e mordente alla squadra in modo da potere raggiungere risultati positivi nel minore tempo possibile. Tornando al basket giocato, l’Acegas domani pomeriggio (inizio fissato alle ore 18) affronterà il Paffoni Omegna guidato dal coach Andrea Zanchi: i rosso – verdi sono reduci dalla convincente vittoria ai danni di Senigallia, dopo un avvio di campionato piuttosto stentato pare abbiano trovato una certa continuità e siano in ripresa, nonostante attualmente occupino la penultima posizione con soli 4 punti in classifica frutto di 2 incontri vinti e ben 4 persi. Il programma della settima giornata di andata della serie A dilettanti girone A prevede le seguenti partite in calendario: PentaGruppo Ozzano – Garda Cartiere Riva, Bitumcalor Trento – SBS Castelletto, Copra Morpho Bakery Piacenza – Centrale del Latte Brescia, Liomatic Perugia – La Fortezza Recanati, Zerouno Moncalieri S.Mauro – Edilcosr Osimo, Goldengas Senigallia – Consum.It Siena, Co.Mark Treviglio – Pallacanestro Pavia. D.L. Venerdì 12 novembre appuntamento con il Nordest 4x4 A seguito dell’ennesima esperienza in Albania, spinti dal desiderio di unire la nostra passione per il fuoristrada alla concreta opportunità nell’offrire un piccolo aiuto a favore di un paese a noi completamente sconosciuto, abbiamo riconfermato l’importanza della nostra attività che sta per coronare i sui primi dieci anni di sodalizio. Durante tutta la nostra percorrenza, nel raggiungere i 12 villaggi previsti, presso i quali all’incontro con le popolazioni abbiamo consegnato i materiali trasportati ed in particolare in occasione della visita ad un primo orfanatrofio ed in seguito a quello per bambini diversamente abili presso il quale abbiamo donato anche delle sedie a rotelle, il nostro Presidente Andrea Olivetti, con la sua inseparabile telecamera, ha potuto realizzare un documento filmato che presenteremo con ingresso libero a tutti, venerdì 12 novembre alle ore 20: 30 al Centro Internazionale di Fisica Teorica di Grignano presso l’Adriatico Palace Hotel, sala Kastler. Ottimo riscontro ottenuto anche in occasione dell’ultima nostra proposta denominata “4x4 per tutti” svoltasi domenica 24 ottobre, rivolta a tutti i possessori di fuoristrada e suv ai quali si è offerta l’ opportunità di testare i propri mezzi e capacità di guida presso i due tracciati precedentemente organizzati dai componenti del club, presso l’area ex Polveriera di via Brigata Casale. Abbiamo ritenuto doveroso cautelare piloti e mezzi con dei percorsi segnalati da fettucce e chiari cartelli che indicassero le varianti per i principianti e quelle per i più esperti. Nei punti più critici lungo il percorso sostavano con i propri mezzi alcuni degli istruttori del club, pronti ad intervenire con consigli ed indicazioni, per aiutare chi fosse in difficoltà. Gli intervenuti hanno potuto utilizzare i percorsi nell’arco di quasi tutta la giornata dimostrando un grande interesse per l’opprtunità offerta e informandosi sul- le nostre attività, in particolare per i nostri corsi di guida sicura in fuoristrada che nel passato abbiamo rivolto a favore dei diversi operatori nell’ambito dei servizi di sicurezza quali le squadre di Protezione Civile del Comune di Muggia e Trieste, il Corpo della Polizia Municipale locale, il Comando dei Carabinieri, la Polizia di Stato ed i nuclei iscritti alla Croce Rossa Italiana. La giornata si è conclusa costruttivamente con scambi di opinioni e nuove esperienze vissute, in compagnia dei tanti intervenuti e con i componenti delle loro famiglie creando nuove amicizia e nuove iscrizioni al club. Un particolare ringraziamento va doverosamente rivolto alle Autorità Comunali che hanno reso possibile questa iniziativa ed anche a Tele4 che ha potuto documentare l’evento. Per qualsiasi informazione saremo lieti di essere contattati all’indirizzo mail [email protected] oppure visitando il nostro sito all’indirizzo www.nordest4x4.it o direttamente al tel. 348.8865053. c.s. Hockey in line, morto Walter Widmann Lutto nel mondo dell’hockey italiana ed in particolare in quello dell’Edera Trieste. Ha destato grande commozione tra i sostenitori di questa disciplina la morte, avvenuta nella mattinata di lunedì scorso, del forte giocatore Walter Widmann. Nato a Venezia il 4 marzo 1982, Widmann con un passato nell’hockey su ghiaccio fu costretto a passare all’in line a causa di un infortunio, aveva da poco concluso la trasferta con i colori rossoneri dell’Edera in Svizzera valida per la qualificazione alla Coppa Confederale. Il giovane atleta, in forza alla compagine triestina da 3 anni con diverse presenze in nazionale, è stato rinvenuto oramai privo di vita seduto al volante della sua Alfa Romeo 145 parcheggiata nel garage dell’hotel Windsor di proprietà della famiglia a Merano, probabilmente stroncato da un arresto cardiocircolatorio. La Lega Nazionale Hockey in un comunicato stampa pubblicato sul proprio sito ufficiale il 1°novembre ha Grave lutto per espresso vivo cordoglio per l’Edera, rinviato a la perdita di Walter Widmartedì il derby mann: “Il mondo dell’hocon il Polet ckey in linea, sconvolto da questa tragedia, esprime i sensi del più sentito cordoglio alla famiglia del giovane atleta e alla società Edera”. La LNH ha disposto un minuto di raccoglimento su tutti i campi in memoria di Walter, e deciso di rinviare causa il grave lutto a martedì 9 novembre alle ore 21 il derby tra l’Edera e il Polet presso la pista Pikelc di Opicina. D.L. Sabato, 6 novembre 2010 il tuono q 25 APPUNTAMENTI Yasmin Anuby, titolare de “Il Tempio della Luna”: « La forza, che mi spinge ad andare avanti, mi arriva dai miei allievi» I benefici della danza del ventre «Quando la donna danza con le proprie emozioni... La vita è la danza del respiro, del movimento, del battito del cuore. Sentimenti, emozioni, sensibilità, amore.. Forza, energia, passione, femminilità..Sono questi gli ingredienti che danno vita alla danza». È questa la filosofia di Yasmin Anuby, titolare da otto anni dell’associazione dilettantistica Il Tempio della Luna, associazione riconosciuta dal Coni e una delle prime a Trieste (città in cui è una delle più attive) a organizzare corsi e seminari di danza del ventre. Corsi ricominciati a inizio ottobre dopo la pausa estiva con una novità a livello di location: quella di Santa Croce, che si è affiancata a quelle di Muggia e Trieste. Attualmente sono una cinquantina gli iscritti alle lezioni e in tempi recenti c’è stato l’interessamento anche da parte dell’universo maschile. Come è nata questa avventura? La diretta interessata lo spiega così: «Soffrivo di mal di schiena, ma soprattutto da piccola mi incantavo a guardare i film di una volta in cui si potevano vedere odalische bellissime danzare tra lo svolazzare di veli impalpabili ed il tintinnio di monetine dorate, harem illuminato da candele, melodie orientali, piedi scalzi che si muovevano leggeri su tappeti damascati tra cuscini di velluto ricamati e tessuti da mille e una notte. E io restavo ad ammirare il contrasto curioso tra delicatezza e grinta delle ballerine che alternavano movimenti sinuosi ad accenti decisi giocando con le variazioni musicali. Sono passati gli anni e sono cambiati i sogni, ma quelle immagini sono sempre rimaste impresse in qualche angolino di me. Infatti, quando ho scoperto per caso un corso di danza orientale, non ci ho pensato due volte ed eccomi lì ad imparare una gestualità del tutto nuova e così affascinante. All’inizio vivevo le lezioni come un momento da dedicare a me stessa, uno spazio solo mio, tant’è vero che non ne parlai con nessuno e avevo tenuto per me quest’esperienza così particolare. Nel tempo, però, si è sviluppata la passione ed io ho continuato a studiare. Pian piano si è fatta strada in me la consapevolezza che non stavo soltanto continuando ad imparare passi e movimenti, ma che stavo anche imparando a conoscere me stessa. Mi sono resa conto che stavo cambiando e che stavo prendendo consapevolezza di come sono, della mia fisicità ma anche e soprattutto della mia componente emozionale. E caspita se questa è una scoperta!» E poi...: «La mia vita è stata caratterizzata da incontri casuali e coinYasmin Anuby cidenze. Ed è proprio così che un giorno per caso mi è stato chiesto di tenere una piccola lezione a Grado per dare una dimostrazione di che cosa sia la danza orientale. Conservo ancora oggi un ricordo splendido di quella giornata. I sorrisi e le espressioni felici delle persone, l’impegno delle signore e delle ragazzine nel provare ad imitare i movimenti che facevo vedere loro....è difficile da spiegare, ma credo sia scattato qualcosa in me che mi ha fatto desiderare di continuare a vedere quei sorrisi, di percepire quell’energia positiva capace di dare una carica incredibile. Ed è così che ho deciso che avrei provato concretamente a trasmettere ad altre la magia di questa disciplina, che amo tanto, e in tal modo è nato il mio primo corso. La forza, che mi spinge ad andare avanti, mi arriva dai miei allievi. I ringraziamenti per aver risolto i loro problemi di postura o alcuni dolori fisici o la loro voglia di aprirsi per parlare di cose personali (divorzi o violenze ad esempio) sono una cosa che mi fa molto piacere e che mi dà forza». Dopo un percorso durante il quale Yasmin ha conosciuto svariati insegnanti per cercare la strada più adatta a lei, ha trovato nel maestro Wael Mansour lo stile in cui più si riconosce e che maggiormente predilige. Ai suoi insegnamenti unisce regolari seminari di approfondimento con i maggiori esponenti a disposizione sul territorio nazionale quali Saad Ismail per affinare la precisione tecnica e gli studi antropologici, Kesia Elwin per l’energia nelle percussioni ed Olivia Mancino per l’isolamento e la stratificazione dei movimenti. Quando disponibili, segue le dive americane Jillina, Amar Gamal e Aziza delle Bellydance Superstars (il gruppo più conosciuto ed apprezzato a livello mondiale) ed occasionalmente altri insegnanti stranieri e non quali Saida, Virginia, Asmahan, Khaled Mahmoud, M.Habib, Sandy D’Alì, Tamalyn Dallal. Oltre a questo ha fatto parte dell’accademia di danza di Giulia Mion. Il suo percorso di studi è stato affiancato da spettacoli e varie iniziative culturali sia come solista sia con il gruppo “Y di Luna” con il quale si dedica anche ad esibizioni ed animazione. Ha partecipato ad un concorso a squadre su Rai 2, rappresentando la danza orientale, e di seguito è stata ospite di altre trasmissioni televisive (Tele 4 e Telefriuli) e radiofoniche regionali (RAI, Radio Trst A, Radio Punto Zero, Radioattività). Presenzia a festival e meeting in tutta Italia e in Slovenia, collabora con l’attore ed autore Marcello Crea ed il fantasista Andro Merkù in rappresentazioni teatrali e di cabaret. Lavora occasionalmente con il gruppo d’animazione “Zippo e i suoi Yasmin Anuby problemi” e ha fatto parte del gruppo-spettacolo nella disciplina del ballo caraibico con il quale al Campionato italiano 2005 ho vinto la coppa Italia per lo Show Dance. Per contattarla per informazioni sulle attività (disponibili anche sul sito internet www.yasmin.anuby.it), per avere una prova gratuita o per richiedere uno show su misura - ad esempio in occasione matrimoni o feste (come quella organizzata da un uomo persiano in agosto sul Carso triestino) - ci si può rivolgere al numero di cellulare (+39) 333 5663612, all’indirizzo e-mail [email protected] o andare sulla sua scheda a disposizione sul social network www.facebook.it «I corsi sono adatti a tutti - conclude Yasmin Anuby - a giovani e meno giovani, a persone magre o più in carne, a uomini o a donne». Un questionario, da lei redatto recentemente, ha indicato tra l’altro che il 90% dei partecipanti si è sentito diverso al termine della frequentazione ai balli da lei tenuti, denotando miglioramenti di postura, tono muscolare, elasticità, sicurezza in sè e acciacchi. Il 50% ha notato cambiamenti pure nell’attività sessuale. Massimo Laudani Festa di San Martino a Prosecco Festa grande fino a giovedì 11, a Prosecco, nel nome di San Martino. Un vero e proprio fiorire di appuntamenti, tra il fieristico e l’enogastronomico, il musicale e lo storico-culturale. Domenica 7, prima “giornata clou” della Festa: dopo una “passeggiata archeologica“ alle ore 10 (organizzatori ŠD Kontovel, SDD Jaka Štoka e RMV, ritrovo alla Trattoria Sociale di Contovello), avrà luogo infatti con inizio alle ore 14.30, la grande “Martinova Furenga”, il tradizionale e simbolico trasporto del vino novello con carrozze e carri trainati da cavalli per le vie di Prosecco (organizzatori Associazione Agricoltori e Circolo giovanile Prosecco-Contovello). Parteciperanno, in un’ottica di apertura e collaborazione al di là del confine, la neo-eletta Regina del Terrano 2010, Martina Marc di Sesana, l’Orchestra a fiati Sveti Anton di Capodistria, il coro maschile Vasilij Mirk e quello dei bambini della scuola elementare A. Černigoj, componenti di circoli giovanili e locali in costume tradizionale. Seguiranno, dopo il corteo, il concerto della banda e, alle ore 17, il battesimo del vino nuovo alla Casa della Cultura. Spazio poi agli importanti temi della tutela e cura del territorio, lunedì 8, con l’incontro, alle ore 18.30, alla Casa della Cultura, su “Il recupero del costone carsico alla luce del protocollo d’intesa tra la Kmečka Zveza-Associazione Agri- coltori, il Ministero e la Regione FVG”, con interventi di Enzo Lorenzon e dei tecnici Daniela Luis e ing. Renzo Scaramoncin del Consorzio Bonifica pianura isontina. Nuovo interessante incontro martedì 9, alle ore 18.30, alla Trattoria Sociale, sul tema “Pratiche enologiche al confronto – Tra il passato e il presente”, organizzato da Kmečka zveza- Associazione Agricoltori, relatore il dott. agr. Mario Gregori. Seconda “giornata clou” e gran finale della festa ovviamente giovedì 11, per l’intero giorno, con la Fiera di San Martino, comprendente un mercatino ambulante con 70 bancarelle, di cui una decina dell’Associazione Agricoltori che offriranno i “Sapori di San Martino”, prodotti agricoli tipici del nostro territorio. Ci sarà anche, nell’ “area sagre” di Prosecco, un mercatino dell’antiquariato e dell’usato e, alle ore 14.30, nel giardino della sede circoscrizionale, un assaggio dei vini dei produttori di Prosecco e Contovello. Alle ore 16, S. Messa solenne nella chiesa di San Martino. Infine, alle ore 19, alla Casa della Cultura, un concerto con la Giuliapellizzariballaben(D). Completano il programma due concerti: sabato 6, alle ore 21, alla Casa della Cultura, “Concerto con dj” a cura del Circolo giovanile Prosecco-Contovello; e mercoledì 10, alle ore 20, nella stessa sede, un concerto di canzoni popolari con il gruppo Ano Ur’co Al’pej Dvej. E ancora il Luna Park (tutti i giorni, fino al 14 novembre) e osmize aperte presso le sedi del Complesso bandistico Prosek (“Soščeva hiša”) e del FC Primorje (Prosecco n. 2 e nell’area all’inizio di via San Nazario, “pri Zajki”). c.s. Steve Wynn in concerto al Miela Trieste is Rock è orgogliosa di annunciare il ritorno a Trieste di un grande artista: mercoledì 10 novembre, al Teatro Miela arriverà infatti Steve Wynn. Mercoledì 10 Novembre al Teatro Miela di Trieste: Steve Wynn & the Miracle 3 un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati del rock d’autore più puro e coinvolgente! Sarà un vero e proprio “Medicine show” garantito da Trieste is Rock!! www.stevewynn.net Prevendita: soci ts is rock: 10 euro, non soci: 15 euro Intero: soci ts is rock: 12 euro, non soci 17 euro Knulp, via Madonna del Mare, 7 – tel. 040 300021 Seconda stella a destra, via Cadorna, 9 – tel. 040 2454036 Teatro Miela, piazza Duca degli Abruzzi 3 – tel 040365119 26 q il tuono MUSICA Sabato, 6 novembre 2010 Marino Attini: “Tra l’universo e la mente” un’opera tra il calore analogico e il digitale Marino Attini, un genio della mu- ascoltatore passivo del disco ma entra in sica elettronica polifonica attento allo relazione facendo si che la musica sia tostile new age, ha fatto del computer una talmente a disposizione della fantasia di modulazione di suoni digitali a piena chi ascolta e la mente il viaggiatore nella espressione umana, il riuscire a dare storia vivendola in prima persona quasi espressione e calore non è sempre pos- come se fosse lui il protagonista diretto sibile con l’uso del digitale ma Marino è di migliaia di eventi storici. Solo l’essere protagonista aiuta davriuscito egregiamente. La sua passione è la realizzazione vero a capire il senso di ogni azione di un interiorità che non sempre trova perché porta a sviluppare dentro di se quella via di uscita per la sua più tota- quelle sensazioni positive e negative, le espressione se non attraverso un canale specifico in questo caso la musica. Ogni suono e ogni melodia hanno portato Marino a un totale contatto con quel mondo metafisico del suo essere portandolo a realizzare in due anni un’opera meravigliosa, quasi come se fosse un lavoro introspettivo tra il sonoro e il visivo totalmente psicologico. Credo che arrivare a questo sia davvero ammirevole e lodevole, un grande passo in avanti per la tecnologia musicale e per la musica stessa. L’opera in que- come per esempio l’angoscia e il terrore stione è “Tra l’universo e la mente” fino ad arrivare a gioia e amore, che lo come già il titolo dice da sé questo dua- sollecitano direttamente stimolandolo lismo storico e psicologico porta a un fantasticamente a riflettere, combattenviaggio interiore quasi alla ricerca delle do e analizzando tali azioni attraverso proprie origini e quella del mondo. È la propria storia personale e la propria un viaggio dal “big ben” ai giorni nostri struttura psichica arrivando a deduzioni costruito su ritmiche, melodie e suoni e recriminazioni assolutamente persoanche molto reali del tempo raccontato nali ma dirette. L’importanza dell’utilizzo di determie musicato. Pochi sono i testi ma pieni di introspezione storica e intellettuale nate melodie o scansioni ritmiche influche oltre a illuminare l’ascoltatore sul iscono direttamente sul cervello scatetema della traccia audio e incanalarla nando sensazioni assolutamente uniche nel periodo storico specifico, lo induce quindi non generalizzate o universali. È a riflettere sulle azioni dell’uomo e sul- la stessa reazione che si ha con determile sue scoperte. Tutto questo non per nati testi letterali, l’importanza di un lesportarlo ad una critica verso l’umanità o sico, le sue cadenze eccetera, così anche verso se stesso come figlio di una storia la musica gioca un ruolo predominante all’interno della psiche a volte colpevole di reati dell’uomo e qui che il che hanno segnato in ma«Amo raffigurare ciò coinvolgimento è totale niera indelebile la nostra che sento e vedo, e e devastante esclusivastessa storia, ma come trasformare ciò che mente in maniera posipunto di riflessione per il vedo in musica» tiva per l’uomo stesso. nostro futuro nel rispetto Mi piacerebbe codella madre terra che ci accompagna nel nostro cammino tem- noscere un po più da vicino la perporaneo su questo meraviglioso pianeta. sona di Marino Attini, ci parli di Contiamo che non è uno psicologo e lei. È una persona sensibile alla vita e a nemmeno un musicista a tempo pieno: tutto quello che fa è solo per hobby quin- tutto ciò che accade intorno a sé, ama di tutto diventa ancora più interessante fermarsi e riflettere ed esprimere tutto come l’interiorità supera la conoscenza ciò che è possibile realizzare attraverso didattica e magari tutte quelle realizza- l’identificazione dei propri sentimenti zioni artistiche fatte e create a tavolino ed emozioni, cosa non sempre facile. Ho iniziato scrivendo poesie già con grandi studi su passaggi e riff impegnativi non solo per chi li deve eseguire in età adolescenziale vincendo anche ma anche per chi ascolta che non sem- qualche concorso importante per la pre preparati a tali sonorità, facendo di- poesia arrivando successivamente a ventare tutto o totalmente commerciale, scoprire come la musica potesse darmi capendo anche la sua permanenza nelle quella marcia in più all’interno della radio, o di nicchia, quindi un ascolto in- mia espressività. Ho lavorato anche in radio come Dj, dirizzato solo a pochi del settore. Nella piena semplicità Marino ha in alcune radio private, appassionato fatto dialogale il digitale con l’analo- della musica dance, partecipando angico attraverso suoni di ogni natura e che a festival della musica come musiprovenienza con una semplicità incre- cista arrivando ad ottenere anche nodibilmente piacevole all’ascolto e de- tevoli riconoscimenti, un percorso direi terminante per l’immaginazione umana che si confondeva spesso tra l’hobby e che diventa sempre più protagonista il semi professionismo ma che poi ho all’interno dell’opera. È qui la straor- sempre tenuto come hobby. Ho sempre scritto nel limite del posdinarietà di questa meravigliosa opera, l’ascoltatore non è semplicemente un sibile tenendo conto che non ho mai avuto una e vera formazione musicale ne il fatto di aver preso persone di età professionale, anche se il mio sogno era differente, hanno dato pareri solo posidi studiare al conservatorio. Piano pia- tivi e a questo come non essere più che no con l’aiuto di musicisti professionisti soddisfatto? Con chi ha collaborato per la resono sempre o quasi riuscito ad esprimere ciò che desideravo esprimere den- alizzazione del disco? La mia fortuna è stata proprio nelle tro i miei brani. “Tra l’universo e la mente” è collaborazioni perché ho trovato persodavvero un’opera a tutti gli effet- ne meravigliose e professionisti del meti, cosa ha portato Marino Attini a stiere che hanno dato quel tocco di classcrivere un opera così importante se che da solo non ci sarei certamente riuscito. Li ho inseriti anche nei ringrae impegnativa? Io mi reputo ziamenti nel cd perché reputo persone una persona visi- importanti anche per la loro amicizia va, mi spiego amo che mi hanno sempre dimostrato e che raffigurare ciò continuano a darmi. Una collaborazione importante è che sento e vedo, e trasformare ciò stata con lo studio Imagex di Alessanche vedo in musi- dro Croci per la realizzazione delle voci, ca. E’ sempre stato davvero un lavoro impeccabile. Un alun sogno arrivare tro chitarrista che ha dato il suo cona portare la gente tributo è Ezio Ferraro, insomma tutti a sognare imma- artisti di tutto rispetto. Poi a Sabrina Donadoni che ha reaginando figure paesaggi e non so lizzato la copertina. Non era facile riucosa, rendendolo scire a non cadere nel banale lei invece e s c l u s i v a m e n t e con arte e maestria ha regalato al cd il soggetto prin- una copertina quasi pittorica in un concipale dell’opera testo esclusivamente digitale. Una reae così attraverso lizzazione davvero eccezionale che mi questo traguardo, ha quasi emozionato all’inizio perché che mi ero impo- per poter davvero capire le intenzioni sto, ho realizzato di autori bisogna avere una sensibilità in due anni “tra molto forte per non parlare poi di realizzazioni grafiche non sempre facili l’universo e la mente”. La motivazione di tale argomento è da trovare perfettamente idonee ma lei anche la mia passione per la geologia davvero ha fatto anche di più. Mi piacerebbe sapeche mi ha sempre molto afre, notando un’attenfascinato, infatti la nascita «La mia fortuna è zione particolare per del mondo e la sua evolustata proprio nelle il “bello” posto nell’inzione è il tema del disco. In collaborazioni» teriorità di un insieme quest’opera sono presenti di momenti catartici tutti i miei interessi anche conoscenze all’interno dei sistemi digi- dei suoi trascorsi e della storiografia dell’opera e non solo nella tali. Sono 72 minuti divisi in 19 traccie au- piacevole espressione sonora di dio di sola musica e frasi introduttive sentimenti che in un preciso istantra un brano e l’altro e comunque den- te hanno generato illuminazione tro ad una continuità evolutiva tra trac- compositiva, cos’è per Marino Atcie, studiato apposta per non distrarre tini la musica? La musica per Marino Attini è la mimai l’ascoltatore e tenerlo concentrato fino alla fine. È una linea progressiva glior espressione che la vita offre all’uoe costante che lega le traccie audio cor- mo, per se stessi e per il mondo. Credo relata come dicevo da testi introduttivi che un ricordo visivo, nel mio caso soriflessivi che aprono le porte della fan- prattutto, è sempre correlato a una melodia in particolare oppure la melodia tasia al periodo storico specifico. Ho cercato di creare tutto utilizzan- stessa mi riporta a scene del mio pasdo sonorità non troppo difficili e incom- sato che mi dona emozioni e sensazioni prensibili a un orecchio non allenato a uniche. La musica riempie la mia vita come certe frequenze, questo perché ho voluuno spirito ceto rendere tutto totalmente leste coccola accessibile a lo scandire di tutti. Comunogni istante, que non ho sotpenso che sentovalutato alza di essa tutto cune timbriche per me sarebbe magari speciprivo di enerfiche di alcuni gia e vitalità. generi, lavoProgetti furando sul conturi? E cosa testo cercansi aspetta che do di inserirle accada per all’interno di quest’opera. un sistema arMi piacerebmonico ben be vedere quecalibrato che sto mio progetporta a un non to all’interno di irrigidimento un teatro cordell’ascoltatore ma ad un maggiore ap- relato da immagini, o balletti insomma prezzamento dell’esecuzione in manie- generare un vero e proprio spettacolo ra totalmente rilassata. per la gente. Per quanto riguarda il fuAvendo fatto una piccola indagine turo non so ancora, ho delle idee ma arposso ritenermi molto soddisfatto per- rivare a generare qualcosa di nuovo è ché tutti coloro che hanno ascoltato ancora presto. questo mio cd, tenendo in considerazioAlessandro Lombardi il tuono q 27 APPUNTAMENTI Sabato, 6 novembre 2010 Nella Sala Giubileo “La bellezza per la bontà - l’arte aiuta la vita” Antonio Sofianopulo - Rosso (2009) Si potrebbe definirla una compagna di avventura di Peggy Guggenheim, perché Hazel Marie Cole, oltre a essere inglese di nascita (Peggy era americana, ma operò anche a Londra) e italiana di adozione come la famosa collezionista, durante la sua vita ha dispensato, soprattutto nelle vesti di mecenate, quel profondo senso di generosità e altruismo, che oggigiorno è qualità sempre più rara. Dopo la sua morte il marito Aldo Pianciamore e la figlia Donatella hanno voluto dedicare a questa donna speciale, ex ingegnere aereonautico, il “Premio alla Bontà”, un’iniziativa spontanea per istituzionalizzare e non interrompere gli atti di bontà che Hazel elargiva in tutta autonomia. E, alla nascita del premio, venne affiancata da subito una rassegna, cui partecipano ogni anno numerosi e noti pittori italiani e spesso anche stranieri. Giunta all’XI edizione, la mostra “La bellezza per la bontà-l’arte aiuta la vita” propone quest’anno 21 artisti: da Antonio Sofianopulo a Nora Carella, a Rossanna Longo, da Angelo Salemi a Marta Potenzieri Reale ad Alice Psacaropulo ed Elvio Zorzenon. Dall’espressionismo neoromantico all’astrazione, per passare al Simbolismo, al Surrealismo, all’Astrattismo. Percorsi diversi, indirizzati verso un obbiettivo comune: esprimere il proprio concetto di realtà, da una parte attraverso l’essenzialità onirica e fantastica, dall’altra mediante una narrazione più tradizionale. Una novità però connota la mostra negli ultimi anni: una duplice inaugurazione. Marta Potenzieri Reale - Ibicus giallo (2009) Sabato scorso infatti al Castello di Duino, la curatrice, architetto Marianna Accerboni, ha presentato davanti al Sindaco di Duino Giorgio Ret, ai rappresentanti delle L.A,R. i Principi di Torre e Tasso e del Collegio del Mondo Unito, alle autorità e agli artisti il percorso espositivo, che dal 6 al 14 novembre sarà invece visitabile alla Sala del Giubileo. Il ricavato delle vendite delle opere andrà in beneficienza, affiancando così le principali attività che si prefigge il Premio alla Bontà Hezel Marie Cole, rivolte soprattutto all’attenzione per gli alunni più Buoni d’Italia, all’aiuto a ragazzi di paesi poveri vincitori di borse di studio, inizialmente del Collegio del Mondo Unito, o a chi aiuta persone non autosufficienti. Gatti dallo sguardo attento, paesaggi nebbiosi, morbidi fiori, pensieri di maiolica sono alcuni dei soggetti interpretati nelle opere selezionate, caratterizzate per la maggior parte dalla metafisica, quella disciplina filosofica, complicata ma intrigante, per lo più astratta, che cerca di cogliere l’essere assoluto. Benedetta Moro “L’eclettico sentire” di Saracino Arrivato dalla Puglia a Trieste all’età di due anni, il pittore Giuseppe Saracino trasferisce istintivamente nelle sue opere quell’eclettismo, che in filosofia indica un particolare indirizzo speculativo, il quale in età ellenisticoromana, cioè nel periodo tardo della cultura greca, conciliava dottrine filosofiche di diversa provenienza. Un atteggiamento certamente derivante dal diffondersi di quella cultura lungo le coste pugliesi e calabre nelle città fondate dalle colonie di Greci colà immigrati in antico, di cui si rilevano ancor oggi tracce nelle parlate locali: con queste parole, l’architetto Marianna Accerboni, curatrice della mostra intitolata L’eclettico sentire, visitabile fino al 7 novembre al Centro Socio Culturale di Villa Prinz (Salita di Greta 38), ha presentato l’autore. «Saracino adotta infatti nel suo percorso molteplici tecniche, dall’impressionismo, al postimpressionismo, all’espressionismo figurativo, alla parziale dissoluzione della forma, che lo conduce sulla soglia dell’astrattismo e dell’informale - ha precisato Accerboni - e appare artista squisitamente eclettico», termine che deriva non a caso dal greco eklektós, ovvero selezionato. Cioè adotta l’atteggiamento di chi non segue un unico me- Notturno sul mare todo, ma fonde modi tratti da più indirizzi o scuole. Osservando i suoi quadri, si percepisce appunto un senso di originale discontinuità tra un dipinto e l’altro, cui fa da comun denominatore il tema della mostra, dedicata principalmente al paesaggio, accompagnato dalla soave apparizione di qualche nudo, che l’artista sa risolvere con delicatezza e proprietà, facendo uso di scelte tonali più sognanti, quasi romantiche. Saracino dipinge di getto, esprimendo attraverso la pittura i propri diversi stati d’animo e dando ascolto, al momento della stesura del colore, all’emozione. L’insegnamento fondamentale deriva dalla sua principale scuola di formazione, quella di Nino Perizi, che insegnava Fi- Il lago di cornino gura al Museo Revoltella oppure Paesaggio alle cave del Carso. Attraverso l’olio o l’acrilico, il pittore ricopre candidi corpi femminili con velati colori trasparenti. Utilizza invece un mix di colori scuri e brillanti per i paesaggi, trasferendo nel quadro tutta l’immaginazione di un bosco fresco, a volte primaverile, a vol- te autunnale, tra zampilli d’acqua di fiumi, laghi, lagune e un verde scuro, che s’intreccia con delicate ombre, quasi leitmotiv, quest’ultime, dell’intera collezione: una luce strana, quasi divina, nel senso proprio del termine, che promana da Dio, illuminando delicatamente la natura rappresentata. B.M. «Un atto d’amore»: nasce la Fondazione Lelio Luttazzi Un atto d’amore: così è stato definito il dono di Rossana Luttazzi alla città di Trieste a circa tre mesi dalla scomparsa del grande musicista, compositore, cantante, direttore d’orchestra, attore e presentatore televisivo Lelio Luttazzi. Oltre ad assicurare che tutto il patrimonio artistico del “re dello swing” rimarrà nella Trieste che lui tanto ha amato, la signora ha deciso di divulgarne l’eredità tramite la nascita di una fondazione a lui dedicata. Un’iniziativa sostenuta da tanti amici e personalità dello spettacolo, come Fiorello e Pippo Baudo, ma anche da istituzioni e uomini dell’informazione e della cultura. «Lelio è l’orgoglio della nostra città - afferma il sindaco Dipiazza alla presentazione stampa della Fondazione Luttazzi lo scorso 22 ottobre - mai come oggi si può dire che vicino ad un grande uomo c’è una grande donna» continua rivolgendosi amichevolmente alla signora Luttazzi. Punti cardini della neonata Fondazione catalogare e valorizzare l’intero patrimonio artistico del Maestro, sostenere e promuovere azioni e progetti rivolti alla diffusione della cultura, dell’educazione e della formazione musicale, con particolare sostegno ai giovani che intendono perfezionarsi nel campo della musica ma anche promuovere e realizzare eventi per ricordare la figura umana ed artistica di Lelio Luttazzi con lo scopo di raccogliere fondi per le attività istituzionali di sostegno e di promozione della persona. Il primo progetto si chiamerà Premio Lelio Luttazzi e sarà realizzato, in collaborazione con la Casa della Musica di Trieste, nella primavera del prossimo anno. Si tratta di un concorso per giovani pianisti jazz di età compresa fra i 18 e 28 anni al cui vincitore sarà offerta l’occasione di una borsa di studio per frequentare un corso di perfezionamento presso un’importante Scuola di Jazz americana. La Fondazione, presieduta dalla stessa Rossana Luttazzi e affiancata da un consiglio di amministrazione, ha sede in Piazza Unità 3 ed è nata proprio a Trieste perché, come ricorda la moglie visibilmente commossa, «questa è la sua città». «Da quando lo conosco ha sempre parlato bene di Trieste e del suo mare, qui era felice» aggiunge Roberto Podio, amico della famiglia Luttazzi e ora anche vicepresidente della Fondazione. Per maggiori informazioni si può chiamare il numero 040.3720996 o visitare il sito www.fondazionelelioluttazzi.it realizzato appositamente per la Fondazione che raccoglie anche molte testimonianze e omaggi da parte di amici di Lelio. Sara Cristaldi Chiude Triesteantiqua È al rush finale Triesteantiqua, la mostra di antiquariato che si tiene per la 28esima edizione al Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima di Trieste fino a domenica 7 novembre (con un aumen- to di visitatori nelle prime giornate). Triesteantiqua rimarrà aperta ancora sabato 6 e domenica 7 novembre con “saracinesche” alzate dalle 10 alle 20. I prezzi sono inalterati rispetto alle ultime edizioni: 9 euro gli interi, 6 euro i ridotti. m.l. 28 q il tuono APPUNTAMENTI Sabato, 6 novembre 2010 prosegue la mostra dedicata a roberta di camerino e alle sue rivoluzionarie creazioni. Molte le iniziative in programma anche per le scuole Grande successo per “La rivoluzione del colore” Continua al Museo Revoltella la mostra Roberta di Camerino, La rivoluzione del colore, l’appuntamento con la moda promosso dall’Assessorato alla cultura del Comune di Trieste e dal Gruppo Sixty - proprietaria del marchio Roberta di Camerino che si protrarrà fino al 12 dicembre. Si tratta di un inedito accostamento tra le creazioni di Giuliana di Camerino, una delle stiliste più geniali del Novecento che per la sua azienda scelse il nome “Roberta”, e le opere di grandi maestri dell’arte italiana, da Previati a De Chirico, da Sironi a Carrà, da Casorati a Savinio. L’evento, inaugurato lo scorso 7 ottobre, a detta della direttrice della galleria d’arte moderna ha avuto grande successo già nel primo weekend e ottiene un numero positivo di visitatori ogni giorno. Non è il primo intreccio tra moda e arte per il Revoltella, basti ricordare gli abiti delle sorelle Fontana e di Balestra o la mostra di Mila Schön allestita tra l’inverno 2009 e la primavera 2010. Giuliana Coen, sposata Camerino, deceduta nel marzo 2009, è nata a Venezia nel 1920 e si è distinta per aver operato negli anni ’50 una vera “rivoluzione del colore” nel settore abiti e accessori - famoso il suo bauletto “Bagonghi”- affermandosi a livello nazionale e internazionale tanto che negli anni ‘70 il marchio Roberta di Camerino divenne il più amato dalle donne che puntavano sulla praticità dell’abbigliamento oltre che alla bellezza. Una mostra scelta per la rilevanza della moda «or- mai secondo settore economico nazionale» ricorda l’assessore delle politiche culturali e museali del Comune di Trieste Massimo Greco alla presentazione, ma anche per un legame con Trieste. La produzione in serie di questi abiti fu infatti avviata proprio nella nostra Città nel laboratorio “Mearo” – anagramma della parola amore - che occupava uno stabilimento del Porto Vecchio e che aveva una boutique in Piazza della Borsa. La mostra, la prima dopo la morte della stilista adriatica, è stata allestita al quinto e sesto piano della galleria di arte moderna, sistemazione raffinata che raccoglie il ‘900 italiano, in cui sono esposte 60 borse, datate dai primi anni ‘50 agli anni Settanta, una ventina di abiti e altrettanti ombrelli e foulards, alcuni di questi oggetti esposti per la prima volta. Il tutto sarà corredato da una serie di immagini storiche dell’artista, dei suoi laboratori e dei personaggi che ha conosciuto e frequentato. Orari 10-19 (chiuso martedì), prezzi: 6,50 euro interi - 4,50 euro ridotti. Sara Cristaldi Proposte e iniziative attorno alla mostra Le proposte per la scuola Intrecci tra moda e arte, tra le opere di grandi artisti e i prodotti di una famosa stilista italiana, un incontro tra due mondi, pittura e scultura da una parte, e preziose creazioni d’alta moda, borse, abiti e foulard dall’altra, a dimostrazione delle reciproche influenze. Sono questi gli elementi che caratterizzano la mostra dedicata a Roberta di Camerino, allestita nelle sale del Museo Revoltella e visitabile fino al 12 dicembre 2010. Anche in quest’occasione la Sezione didattica del Revoltella propone alle scuole una serie di attività mirate ad approfondire alcuni degli argomenti dell’esposizione. L’offerta è diversificata per venire incontro alle differenti esigenze delle scolaresche: i percorsi saranno elaborati tenendo conto dell’età e degli specifici interessi delle classi e prevedono una partecipazione attiva da parte degli studenti. Si può scegliere tra le seguenti proposte: Visita guidata alla mostra - Gli alunni con l’aiuto di un’operatrice didattica ricostruiscono le principali tappe della produzione dell’artista e le più significative vicende storico artistiche che l’hanno influenzata. Si parlerà in particolare di trompe l’oeil, nascita della moda italiana e influenze tra arte e moda. Laboratorio per le scuole - L’attività si articola in due momenti, la visita animata alla mostra e una fase di rielaborazione delle impressioni attraverso la realizzazione di lavori individuali e di gruppo. Informazioni e appuntamenti - Servizio didattico del museo (coordinamento dott.ssa Barbara Coslovich, tel 040-6754273 – [email protected]) Biglietti e orari Alle attività si accede con biglietto “Studenti”: 2, 70 euro (comprende biglietto d’ingresso e guida). Insegnanti accompagnatori: ingresso gratuito. Il Museo Revoltella è aperto tutti i giorni (escluso il martedì) dalle 10 alle 19 Il gioco delle borse (laboratori per bambini, da sabato 6 novembre al 27 novembre) Tra le attività organizzate a margine della mostra “Roberta di Camerino la rivoluzione del colore” c’è spazio anche per i bambini. Oltre ai consueti laboratori domenicali, nel mese di novembre “Il Revoltella dei bambini” proporrà dei divertenti incontri anche al sabato ispirati alle creazioni esposte nelle sale. Questi laboratori artistici riservati ai bambini dai 6 ai 10 anni (numero massimo: 12 partecipanti a incontro) sono in programma sabato 6, 13, 20 e 27 novembre a partire dalle ore 16. Sono curati da Serena Paganini. Ma spieghiamo meglio cos’è il “gioco delle borse”... I bimbi andranno a caccia dei più bei vestiti raffigurati nei quadri del museo e cercheranno di capire come è cambiata la moda negli ultimi due secoli. Poi andranno nel laboratorio creativo del quinto piano e faranno alcuni giochi ispirati alla mostra dedicata alla stilista Roberta di Camerino, dopo avere visto le sue creazioni, borse, abiti, ombrelli e foulards. Si divertiranno a fare anche loro gli sti- Pupkin Kabarett in scena al Teatro Miela Il gruppo dei Pupkin Kabarett è inesistente o frustrato nelle ambizioni. nato nel febbraio del 2001, su idea di Lo stile geniale e anticonformista mette Alessandro Mizzi e Stefano Dongetti, in scena vizi e virtù del vivere triestino, al Teatro Miela, dove era stata creata la con giochi linguistici surreali e nonsense esilaranti, tradotte in Sala Pupkin, spazio alterun “dialetto misto lingua”. nativo del lunedì sera, con Stile geniale e I personaggi, che pongono proposte teatrali cittadianticonformista questioni dai risvolti grafne, a cavallo tra il localino fianti e a volte disarmanti, di avanspettacolo e il caffè concerto. Per quasi tre anni, questo vanno dal “Trio Lamentela”, che apre spazio è stato l’unico luogo in città dove di solito le serate, alle sfortunate donsi poteva assistere, nella stessa serata, a ne di Laura Bussani, femminile interconcerti, reading, performance d’attori preta della presentatrice polacca Agata o danzatori, fino a tarda notte. A Miz- oppure dell’anziana disagiata Armida. Janko Petrozi e Dongetti si vec è invece sono poi affianlo stralunato cati Massimo professore di Sangermano e sloveno, SteLaura Bussani. fano Dongetti Al duo pianoe Alessandro sax di RiccarMizzi sono do Morpurgo infine coloro che tentano di tenere le e Piero Purini si sono uniti la batteria di Luca Colussi, il basso di Andrea fila dello spettacolo (senza riuscirvi). Il teatro dei Pupkin strizza l’occhio Lombardini e la fisarmonica di Stefano al Tingeltangel, spettacolo che intratBembi nella “Niente band”. Le tematiche trattate sono quelle dei teneva i tedeschi nei tipici locali bavaconflitti famigliari, del lavoro precario, resi, fumosi, stipati di sedie e tavolini listi, mescolando abiti e accessori ma anche a inventare i contenuti “segreti” delle borse e a costruirsi una divertente borsetta di carta. Biglietto: 4,50 Euro a bambino. Tè delle cinque con visita guidata (ogni giovedì e venerdì dal 4 novembre) Dal 4 novembre, nell’ambito delle attività collegate alla mostra “Roberta di Camerino, la rivoluzione del colore”, prende l’avvio un’iniziativa che si intitola “Roberta di Camerino, tè delle cinque con visita guidata” e vuole essere un appuntamento un po’ speciale con una mostra che sta destando grande interesse non solo tra le signore eleganti che hanno vissuto direttamente l’epoca di maggiore successo della stilista veneziana, gli anni sessanta e settanta, ma anche tra le giovani appassionate di vintage che approfittano della mostra per aggiornare la propria conoscenza di uno stile che sembra davvero intramontabile. Ogni giovedì e venerdì, alle 17 e alle 18.00, si svolgeranno due visite guidate all’esposizione curate dalle storiche dell’arte che fanno parte dello staff didattico del Museo Revoltella. Saranno precedute da una breve introduzione sulla storia della moda italiana del dopoguerra, corredata da immagini e documenti. Alle signore partecipanti, che saranno accolte nello spazio video del quinto piano, saranno offerti una tazza di tè e dei dolci. Poi si sposteranno nella galleria che ospita la mostra, dove potranno vedere un centinaio di pezzi tra borse, abiti, ombrelli e foulards esposti tra le opere d’arte che costituiscono la sezione “Novecento” della galleria d’arte moderna. Biglietto: 6,50 Euro + 2,70 (guida). Il tè e i dolci sono offerti dal museo. degli anni ‘20-’30. Qui nasceva il “Kabarett” di Karl Valentin (pseudonimo di Valentin Ludwig Fey 1882-1948), comico e regista apprezzato dagli intellettuali come Hermann Hesse e Bertold Brecht. Egli proponeva proponeva al suo pubblico, che voleva sostanzialmente mangiare, bere e allo stesso tempo divertirsi, un teatro metafighi pungenti. La compagnia , che risico che precorreva il teatro dell’assurdo, con forti paradossi e uso del ri- flette un presente composito per ruoli dicolo: «Perché da tanto tempo non mi e dinamiche, sarà in scena al Teatro hai più scritto? … quando ancora l’al- Miela ogni lunedì dall’8 novemtro giorno mi hai scritto che mi avresti bre di quest’anno con cadenza quindicinale, per portare la sua comicità scritto tu se non ti scrivevo io». Sketch, monologhi e clownerie ven- intelligente, sincera ed ironica ad un pubblico raffinato ma non gono messi in scena da un solo. E’ una “finestra sul digruppo di artisti all’apparenLa satira sagio” che con uno spirito za scalcinati (ma bravissimi) che sorride ottimista realista non si are da una scalognata orcheamaramente rende mai al disagio, anzi si strina che accompagna le confronta con esso per poloro inquietudini. Si denunal disagio terlo indagare e affrontare: ciano soprattutto l’inadegua«La realtà era brutta, ma il tezza sociale e la politica con i suoi maggiori rappresentanti. Gags futuro era migliore» (citazione attribuirriverenti e trovate demenziali sono ita al Valentin). Nuria Kanzian scanditi da tempi incalzanti e dialo- Rassegna “s\paesati” al Teatro Miela Venerdì 12 novembre alle 18.00 verrà proiettato il documentario “Hanna e Violka” di Rossella Piccino, Italia, 2009, 56’. Una madre e una figlia polacche si alternano nel ruolo di “badanti” di due anziani signori. Un documentario sconcertante dove trovano spazio la difficile condizione delle vecchiaia, il duro lavoro specializzato dell’assistente famigliare, la situazione economica e sociale in Polonia. In collaborazione con Riaceinfestival. Teatro Miela, Trieste Piazza degli Abruzzi, 3 Tel. 040 365119 Info: www. spaesati.org [email protected] Venezia; Eva Cecchinato, Università di Venezia). I tre tempi del mito (viverlo, falsificarlo, comprenderlo) ed alcuni itinerari personali di giuliani e friulani”. Conferenza al CCA Lunedì 8 novembre alle 17.30 si svolgerà presso la Sala baroncini delle Assicurazioni Generali (via Trento 8, Trieste) la conferenza “Il Parlamento Europeo e la crisi del progetto di unione”, con l’on. dott.ssa Monica Frassoni (Co-Presidente Partito Verde Europeo). Incontro a cura del dott. Tito Favaretto. Info: CCA (Circolo della Cultura e delle Arti), via S. Nicolò 7 tel/fax 040 366744 mail: [email protected] www.circoloculturaeartits.org “Bancarelle” al Giulia Ritorna domenica 7 novembre e sarà allestita ogni prima domenica del mese la rassegna “Bancarelle” al Giulia. Il mercatino si svolgerà dalle 10.00 alle 19.30 presso il Centro Commerciale “Il Giulia” nell’ambito del Comprensorio del Polo Dreher di via Giulia 75/3 a Trieste. Un appuntamento fisso cittadino con l’ormai tradizionale mercatino delle pulci a cura dell’Associazione culturale “Cose di vecchie case”. Una piccola vetrina dal sapore antico, fatta di ricordi della nonna, oggetti antichi, soprammobili e tanto altro... Per informazioni: tel. 339 7495333 (sede presso il Caffè Piazza Verdi ex Bar Violin di via del Teatro 2 a Trieste). Ciclo d’incontri “Risorgimenti d’Italia” In preparazione al 150° anniversario dell’unità d’Italia, il Dipartimento di scienze politiche e sociali ed il Dipartimento di storia e culture dall’antichità al mondo contemporaneo dell’Università di Trieste organizzano un ciclo di conversazioni - dedicato in prima battuta agli studenti, ma aperto al pubblico - che si terranno presso l’aula magna del liceo Dante Alighieri (via Giustiniano 3) dalle 16.45 alle 19.00. Questa settimana, martedì 9 novembre, sarà la volta di “Dal Risorgimento all’irredentismo (Mario Isnenghi, Università di il tuono q 29 APPUNTAMENTI Sabato, 6 novembre 2010 Rassegna d’autore “Città di San Giusto” Sono aperte e gratuite le iscrizioni per un nuovo evento artistico e culturale in allestimento al Circolo Sottufficiali. Si tratta della prima rassegna triestina d’autore “Città di San Giusto” riservata a poeti, musicisti e compositori non professionisti della nostra provincia. L’evento sarà articolato in tre date consecutive fissate per il 25, 26 e 27 novembre prossimi - alle 21.00 - nel salone principale del circolo. Gli artisti interessati potranno optare liberamente per una di queste soluzioni: nelle due prime date ci saranno quindici esibizioni ogni serata con brani poetici o musicali scelti dai partecipanti e senza finalità competitiva, e quindi si tratterà di un’interessante “vetrina” artistica e culturale; nella serata conclusiva del 27 novembre avrà luogo il gala conviviale con altre quindici esibizioni, soltanto per questa serata competitive e suddivise nelle tre categorie previste. L’iniziativa è organizzata dal Circolo Sottufficiali con il coordinamento di Fulvio Marion. Per informazioni e iscrizioni: cell. 338 6722086 fax 040 394549 e-mail: [email protected] Incontro con Pietro Spirito al Civico Museo del Mare Lunedì 8 novembre alle 18.00, dopo l’introduzione di Marino Vocci, si terrà l’incontro con il giornalista e scrittore Pietro Spirito a partire dal suo libro “L’antenato sotto il mare - Un viaggio lungo la frontiera sommersa” (edizioni Guanda). Pietro Spirito, appassionato subacqueo, ci accompagna in un lungo viaggio in fondo al mare, Dopo il successo delle passate edizioni torna anche quest’anno a Trieste la rassegna cinematografica di fantascienza (e non solo) “Science + Fiction”, che quest’anno festeggia il suo primo decennale. Per l’occasione sarà presidente della giuria il celebre regista e sceneggiatore Lamberto Bava, artista di culto a livello italiano e internazionale. La manifestazione prende il via martedì 11 novembre per svilupparsi quotidianamente con una ricca programmazione fino a domenica 14 novembre. Per conoscere il calendario delle proiezioni e dei rispettivi orari (e per ulteriori informazioni sulla manifestazione) consultate il sito www.scienceplusfiction.org Vi attendiamo numerosi! in particolare nel punto più a nord del Mediterraneo, lungo l’ideale frontiera sommersa del Golfo di Trieste, dove da secoli si scontrano e si mescolano genti, lingue e culture; ci mette di fronte a ruderi e rovine nelle quali osserviamo non solo il nostro passato, ma il nostro futuro: perché i relitti predicono la caduta di regni e imperi, ricordano la futilità delle aspirazioni umane, rappresentano la caducità di ogni destino. La S.V. è gentilmente invitata. è un appuntamento di “Trieste, una storia scritta sull’acqua”, la manifestazione del lunedì al Civico Museo del Mare di Trieste, via Campo Marzio 5. Tel. 040 304885 / 348 6394528 Escursione con “Curiosi di natura” Nell’ambito della manifestazione enogastronomica “Sapori del Carso - Okusi Krasa”, domenica 7 novembre, dalle 9.30 alle 13.00, si svolgerà un’escursione guidata lungo la Strada della Salvia, da Aurisina a Santa Croce, sul tema “Dal mare ai monti: dai pedoci al vin Teran”. Le guide della cooperativa “Curiosi di natura” illustreranno la collocazione geografica del Carso, la sua geologia e le caratteristiche del suolo, e come queste influenzano l’agricoltura, i suoi prodotti e l’enogastronomia. Ritrovo alle 9.15 nella piazza del Municipio di Duino-Aurisina. è richiesta la prenotazione. Al termine dell’escursione, adatta anche a persone poco allenate, possibilità di degustare prodotti tipici del Carso presso gli esercenti convenzionati, alcuni dei quali anche con uno sconto sul menù. Altre informazioni: sito web www.curiosidinatura.it cell. 340 5569374 L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’SDGZ-URES (Unione regionale economica slovena - Slovensko deželno gospodarsko združenje). Ultime visite guidate al Museo Petrarchesco Piccolomineo Il Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura informa il pubblico che domenica 7 novembre, in occasione dell’ultimo giorno di visita all’esposizione “Trieste e la Sublime Porta, da Pio II all’arciduca Massimiliano d’Asburgo”, il Museo Petrarchesco Piccolomineo di via Madonna del Mare 13 (3° piano) sarà eccezionalmente aperto, dalle 9.00 alle 13.00. La curatrice Alessandra Sirugo effettuerà le ultime visite guidate alle 10.00 e alle 11.30, a ingresso libero e con visite guidate gratuite. Per ulteriori informazioni: tel. 040 6758184 o 040 6758200 (da lunedì a sabato ore 8.00 - 14.00; giovedì anche 14.00 19.00); e-mail [email protected] web: www.museopetrarchesco.it “Jack The Ripper Game” al Leeroy ristopub Rivive a Trieste il mito di Jack Lo Squartatore. Martedì 9 novembre, proprio nello stesso giorno dell’uccisione di una delle sue numerose vittime, il LeeRoy ristopub ospiterà un gioco-spettacolo dedicato all’assassino più celebre della Londra dell’800 e trasformerà il locale triestino in “Notte immaginaria” al Science Center Tornano le magiche notti al museo dell’Immaginario Scientifico: il 13 novembre al Science Centre Immaginario Scientifico di Grignano i bambini da 7 a 11 anni avranno la possibilità di vivere un’esperienza magica, trascorrendo un’intera notte fra gli exhibit interattivi del museo assieme ad altri piccoli avventurieri e ad un animatore d’eccezione: Galileo Galilei. Il famoso astronomo accompagnerà gli avventurieri notturni alla scoperta dei segreti della fisica, dell’astronomia e della natura, svelando aneddoti e instaurando simpatici dialoghi d’altri tempi, con giochi di squadra, una caccia al tesoro e la costruzione di prototipi per scoprire come, attraverso un approccio scientifico, sia possibile avere una visione a 360° della cultura. I partecipanti avranno poi l’opportunità di dormire in sacco a pelo negli spazi museali e di svegliarsi la mattina e fare una colazione in compagnia dei propri amici. La Notte Immaginaria rientra nell’iniziativa “Sognando al museo”, coordinata dal POST-Perugia Officina per la Scienza e la Tecnologia, che coinvolge dieci musei italiani. L’iniziativa rappresenta un’occasione per i più giovani per scoprire come il museo della propria città non sia semplicemente un luogo da visitare una volta nella vita, ma il luogo privilegiato per alimentare con continuità la propria curiosità per la scienza. Proseguono le iscrizioni per la “Notte Immaginaria” all’Immaginario Scientifico, il costo è di 23 euro a bambino, mentre il ridotto “fratello/sorella” è di 18,00 euro. Per informazioni: 040 224424. un pub vittoriano. Con tanto di nebbia… Uno squarcio della Londra vittoriana di Jack lo squartatore prenderà forma nella Trieste dei giorni nostri. Grazie a una gara che è, contemporaneamente, anche uno spettacolo e, sicuramente, un evento. Al primo classificato andrà una preziosa bottiglia d’assenzio e uno splendido kit per la sua degustazione. Al secondo una bottiglia d’assenzio e al terzo verrà assegnato un set di fantastici coltelli con lama in ceramica. Inizio della serata alle 20.30. Per qualsiasi informazione chiamare il numero 340 2521492. LeeRoy ristopub, via Paduina 9. Antonio Albanese al Rossetti Al Politeama Rossetti, con lo spettacolo “Personaggi”, è la volta di Antonio Albanese, impegnato in un recital di corrosiva comicità e ritmo serrato sul pensiero contemporaneo, interpretato da disparati punti di vista e con dirompente fisicità, da sempre cifra del poliedrico attore. In scena martedì 9 novembre e mercoledì 10 alle 20.30. Viale XX Settembre 45, Trieste. Info: www.ilrossetti.it Incontri alla Libreria Lovat - Lunedì 8 novembre alle 18.00: Alberto Bagus presenta “SUEÑO CON KAREN” (Ibiskos, 2010). L’autore si avventura nel Messico per seguire le confuse tracce archeologiche delle antiche civiltà mesoamericane e alla ricerca di un po’ di verità su quella profezia maya del 2012 di cui tutti i mistici, santoni e scienziati improvvisati vanno scrivendo. Ma assieme alle risposte trova molto altro, perché andare in Messico è come entrare in un sogno, il sogno di Karen. - Mercoledì 10 novembre alle 17.00: Cartastraccia presenta “L’ELISIR D’AMORE“ con il Trabiccolo dei Sogni. Sulle note di Gaetano Donizetti: uno strano dottore convincerà un simpatico contadino a comprare il suo “Elisir d’amore” per riuscire a sposare la bella Adina, fidanzata con un soldato prepotente. E saranno la musica e tanti sorrisi ad accompagnare l’ingenuo innamorato verso il lieto fine di questa comica avventura piena zeppa di colpi di scena. - Mercoledì 10 novembre alle 18.00: incontro con Bruno Tinti su “RIFORME VERE E FINTE IN MATERIA DI GIUSTIZIA” in collaborazione con Il Popolo delle Agende Rosse. L’ex magistrato già autore dei best seller “Toghe rotte” e “La questione immorale”, esporrà le sue opinioni su “quello che si è fatto, quello che si vuole fare e quello che si dovrebbe fare” in materia di Giustizia. - Venerdì 12 novembre alle 18.00: Lucy Saja presenta “POESIA SENZA CONFINI” (ed. Tipografia adriatica). Italiano, francese e portoghese si fondono in un testo che tutto vuole tranne vanità cosmopolite. Saggezza del cuore, solitudine dei pensieri, integrità del sentire sono onde eterne, energia in movimento espansivo che nei versi di Lucy Saja che saranno letti da Maria Teresa Celani e dalle traduttrici Vivianne Porto (portoghese) Mara Tolentino (francese) e Luisa Pavan Woolfe (inglese). La Libreria Lovat di Trieste (viale XX Settembre, al terzo piano dello stabile OVS) è aperta dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 19.30; domenica (da settembre a maggio) dalle 10.00 alle 19.30. Tel. 040 637399 www.librerielovat.com 30 q il tuono L’oroscopo della settimana Gli oroscopi sono tradizione antichissima che ha diversi livelli, dalla saggezza millenaria raffinata del Libro dei Mutamenti cinese (I Ching) a scemenze assolute e nocive che noi non siamo disposti a pubblicare. Abbiamo scelto perciò di fornirvi un servizio che si avvicina al livello più nobile, assegnando settimanalmente ad ogni casa astrologica convenzionale delle massime che è sempre proficuo meditare. La loro aderenza personale apparterrà al mistero imponderabile della sorte ed alla vostra sensibilità e riflessione critica. CALENDARIO Distributori di carburante aperti nei festivi L’uomo ragiona, il saggio tace, il fesso discute. Toro dal 21 aprile al 20 maggio Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Gemelli dal 21 maggio al 20 giugno Per due cose impara a non agitarti: per quelle che si possono cambiare e per quelle che non si possono cambiare. Cancro dal 21 giugno al 22 luglio Prendere riempie le mani, dare riempie il cuore. Leone dal 23 luglio al 22 agosto Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di fare, incominciala. Vergine dal 23 agosto al 22 settembre AGIP - Strada del Friuli 5 AGIP - Via dell’Istria155 lato mare ESSO - Via flavia 120/1 ESSO - Sistiana Centro - Duino Aurisina ESSO - Via Carnaro - S.S. 202 Km 3+0,67 SHELL - Piazza Duca degli Abruzzi 4 SHELL - Via Locchi 3 OMV - Stazione di Prosecco 35 È l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi. Scorpione dal 23 ottobre al 21 novembre Vivere è la cosa più rara nel mondo. Molta gente esiste: ecco tutto. Sagittario dal 22 novembre al 21 dicembre Conoscere l’ignoranza è forza. Ignorare la conoscenza è debolezza. Capricorno dal 22 dicembre al 19 gennaio Chi non impara nulla dai bambini, certamente non imparerà nulla dai grandi. Acquario dal 20 gennaio al 18 febbraio Non temere di percorrere una lunga strada, se sei diretto verso coloro che hanno qualcosa da insegnarti. Pesci dal 19 febbraio al 20 marzo Alcuni si ritengono perfetti unicamente perchè sono meno esigenti nei propri confronti. FERIALE TRIESTE Impianti self service AGIP - Via dell’Istria 155 AGIP - Via Forti 2 - B.go San Sergio AGIP - Viale Miramare 49 AGIP - Via A. Valerio 1 - Università AGIP - Via Forlanini - Cattinara AGIP - Strada del Friuli 5 AGIP - Duino S.S. 14 ESSO - Sgonico S.S. 202 ESSO - Via Carnaro - S.S. 202 - Km 3+0.67 ESSO - Piazza Foraggi 7 ESSO - Quadrivio di Opicina ESSO - Via Flavia 120 ESSO - Str. Prov. del Carso - Km 8+738 OMV - Stazione di Prosecco 35 SHELL - Via Locchi 3 SHELL - Autoporto di Fernetti TAMOIL - Via F. Severo 2/3 TOTAL - R.A. Km 27 Sistiana TOTAL - Via Brigata Casale TAMOIL - Viale Miramare 233/1 Non metterti alla guida se hai abusato di bevande alcoliche Partenza 6.45 7.50 9.00 10.10 11.20 14.10 15.10 16.20 17.30 19.35 Partenza 9.30 11.00 13.30 15.00 16.30 18.00 MUGGIA TRIESTE 7.15 8.20 9.30 10.40 11.50 14.35 15.40 16.50 18.00 20.05 7.15 8.25 9.35 10.45 11.55 14.35 15.45 16.55 18.05 20.05 7.45 8.55 10.05 11.15 12.25 15.05 16.15 17.25 18.35 20.35 MUGGIA MUGGIA TRIESTE 10.00 11.30 14.00 15.30 17.00 18.30 10.15 11.45 14.15 15.45 17.15 18.45 10.45 12.10 14.45 16.15 17.45 19.15 Arrivo Partenza Arrivo FESTIVO TRIESTE MUGGIA Arrivo Partenza Arrivo Regime tariffario linee marittime in vigore dal 1° gennaio 2010 Corsa singola ........................................... Corsa Andata e Ritorno . .......................... Abbonamento nominativo 10 corse.......... Abbonamento nominativo 50 corse.......... Biciclette .................................................. Euro Euro Euro Euro Euro 3,45 6,40 11,00 26,50 0,70 I biglietti ed abbonamenti sono venduti direttamente a bordo dell’imbarcazione. STAZIONE FERROVIARIA DI TRIESTE CENTRALE Orario dal 13 giugno 2010 TRIESTE Centrale Monfalcone Cervignano S. Giorgio di Nogaro Portogruaro - Caorle S. Donà di Piave VENEZIA Mestre VENEZIA S. Lucia 4.30 4.53 5.05 5.14 5.37 5.57 6.24 6.34 (5) prosegue per Tarvisio 14.44 15.07 15.19 15.28 15.52 16.12 16.39 16.49 Carnia TRIESTE Centrale Monfalcone Cervignano - S. Giorgio di Nogaro Portogruaro - Caorle S. Donà di Piave VENEZIA Mestre VENEZIA S. Lucia (1) 5.32 6.06 6.35 5.55 6.28 6.58 6.07 6.42 | 6.16 | 6.40 7.37 7.03 | 7.30 8.15 7.40 prosegue per (2) 6.41 7.04 7.35 7.04 7.29 7.57 7.17 7.41 7.24 | 7.53 8.12 8.15 8.30 8.51 8.55 9.02 8.18 8.41 8.53 9.02 9.26 9.46 10.13 10.24 Milano (3) Napoli * Tarvisio Milano 15.44 15.51 16.25 16.06 16.17 16.48 16.18 17.03 16.27 16.51 17.12 17.37 17.49 Tarvisio (6) 16.44 17.02 17.34 17.07 17.27 17.56 17.19 17.40 18.09 17.28 | 17.52 18.11 18.12 18.26 18.39 18.48 18.49 9.18 9.38 9.41 10.01 9.53 | 10.02 | 10.26 10.40 10.46 | 11.13 11.16 11.24 (7) 17.44 18.07 18.19 18.28 18.52 19.12 19.39 19.49 18.44 19.07 19.19 19.28 19.52 20.12 20.39 20.49 (3) (1) 11.44 12.20 12.07 12.42 12.19 12.56 12.28 12.52 13.12 13.39 13.49 12.44 13.07 13.19 13.28 13.52 14.12 14.39 14.49 13.44 14.07 14.19 14.28 14.52 15.12 15.39 15.49 14.11 14.34 14.48 (1) Milano Tarvisio (8) 19.18 19.46 20.22 21.54 19.41 20.12 20.49 22.20 19.54 20.26 21.02 22.33 20.03 20.35 21.10 22.42 20.32 21.03 21.42 23.08 20.59 21.21 23.25 21.39 21.49 23.49 21.50 Tarvisio Udine 22.44 23.17 23.37 23.52 0.34 Lecce (1) Feriale. (2) Festivo. (3) Feriale escluso sabato. (4) (1) TRIESTE Centrale Monfalcone GORIZIA Centrale Cormons UDINE 5.02 5.27 5.51 5.59 6.23 (1) 5.58 6.23 6.48 7.03 7.28 (2) (1) (1) 6.04 6.29 6.53 7.03 7.28 6.20 6.48 7.10 7.25 7.49 6.56 7.19 7.40 7.49 8.04 7.35 8.03 8.26 8.35 8.57 (2) (7) prosegue per (2) TRIESTE Centrale 14.56 Monfalcone 15.19 GORIZIA Centrale 15.40 Cormons 15.49 UDINE 16.04 (1) 14.56 15.19 15.40 16.49 16.04 (5) 15.51 16.18 16.40 16.49 17.10 (2) (1) (2) (1) (2) (1) (1) (3) (4) 7.35 8.56 9.56 7.58 9.19 10.24 8.18 9.40 10.48 8.27 9.49 11.01 8.43 10.04 11.23 (2) 10.56 11.19 11.40 11.49 12.04 11.26 11.54 12.19 12.29 12.53 12.08 12.37 |13.01 |13.15 13.38 12.26 12.54 13.19 13.33 13.55 12.56 13.19 13.40 13.49 14.04 12.56 13.19 13.40 13.49 14.04 13.30 14.00 14.25 14.40 15.04 14.21 14.49 15.12 15.21 15.47 14.21 14.49 15.12 15.21 15.47 Sacile Tarvisio (6) 16.02 16.30 16.53 17.02 17.24 16.03 16.31 16.28 16.59 16.51 17.22 17.00 17.32 17.24 |17.55 16.56 17.19 17.40 17.49 18.04 (7) 17.23 17.51 18.15 18.28 18.49 (8) 17.23 17.51 18.15 19.28 18.49 (7) 17.56 18.19 18.40 18.49 19.04 prosegue per Tarvisio Tarvisio (9) 18.20 18.49 19.12 19.22 19.46 Sacile (10) 18.20 18.49 19.12 19.22 19.46 18.56 19.19 19.40 19.49 20.04 (1) 19.53 20.04 20.27 20.36 20.57 (1) 20.42 21.08 21.31 21.40 22.04 (11) 22.21 22.44 23.05 23.14 23.29 Sacile (12) 22.21 22.44 23.05 23.14 23.29 (1) Feriale. (2) Festivo. (3) Feriale escluso sabato. (4) Si effettua il sabato e festivi. Tutto ciò che merita di essere fatto, merita di esser fatto bene. Bilancia dal 23 settembre al 22 ottobre Linea marittima TRIESTE - MUGGIA Impianti aperti 24 ore su 24 TOTAL - Duino Nord Autostrada TS/VE AGIP - Duino Sud Autostrada VE/TS AGIP - Valmaura S.S. 202 - Km 36 (superstrada) DOMENICA 7 NOVEMBRE *** Ariete dal 21 marzo al 20 aprile Sabato, 6 novembre 2010 AEROPORTO FRIULI VENEZIA GIULIA - RONCHI DEI LEGIONARI Gli orari possono subire variazioni da parte delle compagnia aeree senza preavviso Partenze per Partenza Arrivo Frequenza Volo Aereo BELGRADO 13.15 10.35 13.35 13.15 BIRMINGHAM 16.55 18.05 BRUXELLES Ch. 12.30 CAGLIARI 22.10 CATANIA 12.00 DUSSELDORF We. 12.00 20.55 LONDRA St. 12.25 14.30 14.50 15.00 15.00 21.40 MONACO 06.20 10.50 15.00 18.55 NAPOLI 12.00 OLBIA 13.15 ROMA 06.55 07.20 11.20 15.20 19.20 TIRANA 10.30 13.00 15.10 20.40 TRAPANI 20.00 14.50 -----6- 12.10 -----6- 15.10 -2----- 14.50 ---4--- 18.10 ---4--- 19.20 ------7 14.05 --3---7 23.55 1---5-- 15.25 * 13.45 -2-4--- 22.40 -----6- 13.35 ----5-- 15.40 --3---7 16.00 -----6- 16.10 -2-4--- 16.10 ----5-- 21.40 1------ 07.30 * 12.00 * 16.10 * 20.05 12345-7 13.10 * 15.00 -----6- 08.05 * 08.30 123456- 12.30 * 16.30 * 20.30 * 12.00 -2----- 14.40 ----5-- 16.50 -2----- 22.30 ----5-- 21.40 -2-4-6- JU411 JU411 JU411 JU411 FR1097 FR1097 FR2834 FR4808 AZ1705 FR6488 FR6488 FR169 FR169 FR169 FR169 FR169 FR169 LH4007 LH3999 LH4003 LH4005 AZ1705 EN1728 AZ1356 AZ1360 AZ1358 AZ1364 AZ1362 LZ152 LZ152 LZ152 LZ152 FR8648 AT7 fino al 1/5 AT7 dal 8/5 AT7 dal 6/4 AT7 dal 5/5 738 738 738 738 CR9 via Napoli 738 dal 25/5 738 dal 29/5 738 fino al 8/4 738 738 738 738 dal 16/4 738 AT7 AT7 AT7 AT7 no dal 2-22/8 CR9 AT7 dal 12/6 al 28/8 CR9/320 734/320 no dal 3-27/8 734/320 734/M80 no dal 9-22/8 734/320 AT7 fino al 27/4 AT7 fino al 11/6 AT7 dal 15/6 AT7 dal 18/6 738 Note Arrivi da Partenza Arrivo Frequenza BELGRADO 11.00 08.20 11.20 11.00 BIRMINGHAM 13.15 14.25 BRUXELLES Ch. 10.35 CAGLIARI 20.00 CATANIA 08.30 DUSSELDORF We. 09.50 18.45 LONDRA St. 09.00 11.05 14.05 11.25 11.35 11.35 17.05 MONACO 09.05 13.15 17.15 21.05 NAPOLI 10.10 OLBIA 10.15 ROMA 09.20 13.20 17.20 20.50 21.25 TIRANA 08.10 10.30 12.40 18.00 TRAPANI 17.55 12.40 -----6- 10.00 -----6- 13.00 -2----- 12.40 ---4--- 16.30 ---4--- 17.40 ------7 12.05 --3---7 21.45 1---5-- 11.20 * 11.35 -2-4--- 20.30 -----6- 12.00 ----5-- --3---7 FR168 14.25 -----6- 14.35 -2-4--- 14.35 ----5-- 20.05 1------ 10.10 * 14.20 * 18.20 12345-7 22.10 * 11.20 * 12.00 -----6- 10.35 * 14.35 * 18.35 * 22.05 12345-7 22.40 * 09.40 -2----- 12.10 ----5-- 14.30 -2----- 19.40 ----5-- 19.35 -2-4-6- Volo Aereo Note JU411 JU411 JU411 JU411 FR1096 FR1096 FR2833 FR4807 AZ1708 FR6487 FR6487 FR168 738 FR168 FR168 FR168 FR168 LH3998 LH4002 LH4004 LH4006 AZ1708 EN1729 AZ1357 AZ1365 AZ1361 AZ1359 AZ1363 AF5981 AF5983 AF5983 AF5983 FR8647 AT7 AT7 AT7 AT7 738 738 738 738 CR9 738 738 738 fino al 1/5 dal 8/5 dal 6/4 dal 6/5 Frequenze: 1 Lunedì, 2 Martedì, 3 Mercoledì, 4 Giovedì, 5 Venerdì, 6 Sabato, 7 Domenica. * Giornaliero. Compagnie Aeree: AZ Alitalia, EN-Air Dolomiti, FR-Ryanair, JP-Adria Airways, JU-Jat Airways, LH-Lufthansa (operato daAir Dolomiti-Lufthansa Regional), LZ-Belle Air. Aeromobili: 319 Airbus A319, 320 Airbus A320, 734 Boeing B737.400, 738 Boeing B737.800, AT7-ATR72, CR9 Bombardier CRJ900, M80-Boeing MDD MD80. via Napoli dal 25/5 dal 29/9 fino al 9/4 738 738 738 dal 16/4 738 AT7 AT7 AT7 no dal 2-22/8 AT7 CR9 AT7 dal 12/6 al 28/8 734/320 734/M80 no dal 9-22/8 734/320 CR9 no dal 2-26/8 734/320 LZ152 fino al 27/4 LZ152 fino al 11/6 LZ152 dal 15/6 LZ152 dal 18/6 738 sabato 6 novembre dalle 13.00 alle 16.00 Via Oriani, 2 (Largo Barriera) Tel. 040 764441 Viale Miramare, 117 (Barcola) Tel. 040 410928 Bagnoli della Rosandra Tel. 040 228124 (solo per chiamata telefonica con ricetta urgente) SERVIZIO NOTTURNO dalle 20.30 alle 8.30 del giorno successivo Piazza Cavana, 1 - Tel. 040 300940 domenica 7 novembre dalle 08.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.30 Via Oriani, 2 (Largo Barriera) Tel. 040 764441 Viale Miramare, 117 (Barcola) Tel. 040 410928 Piazza Cavana, 1 Tel. 040 300940 Bagnoli della Rosandra Tel. 040 228124 (dalle 16.00 alle 20.30 solo per chiamata telefonica con ricetta urgente) Emergenza sanitaria 118 Vigili del fuoco 115 Carabinieri 112 Polizia 113 Polizia Stradale 040 4194311 Questura 040 3790111 Emergenza infanzia 114 Antiviolenza donna 1522 Antincendio boschivo 1515 Guardia di Finanza 117 Polizia Municipale 040 366111 Guardia Costiera emergenze 1530 Capitaneria del Porto 040 676611 ASL Numero verde 800 991170 Osp. Riuniti Trieste 040 3991111 CRI Servizi sanitari 040 3186118 Protezione civile 800 500300 ENPA Protez. animali 040 910600 ASTAD Rifugio animali 040 211292 Canile sanitario 040 820026 AcegasAps guasti 800 152152 Acegas informazioni 800 237313 ACI Soccorso stradale 803116 Regione centralino 040 3771111 Comune centralino 040 6751 Provincia centralino 040 37981 Camera di Commercio 040 6701111 Aeroporto Ronchi d. L. 0481 773224 ATER 040 39991 Poste centralino 040 6764111 RadioTaxi 040 307730 Taxi 040 390039 Trieste Trasporti 800 016675 Biblioteca Civica 040 6758200 Biblioteca Gambini 040 634753 Biblioteca Statale 040 300725 SERVIZIO NOTTURNO dalle 20.30 alle 8.30 del giorno successivo ...quando hai bisogno chiama Telefono Amico CeVita Domenica 7 RAI 3 FVG TELEQUATTRO Viale XX settembre 35 040662424 www.triestecinema.it Maschi contro femmine 16.20 - 18.15 - 20.15 - 22.15 ARISTON Viale Romolo Gessi 14 www.aristontrieste.it Potiche - la bella statuina sabato 6 novembre domenica 7 novembre ore 16.30 - 18.45 - 21.00 lunedì 8 novembre ore 16.30 - 21.00 martedì 9 novembre ore 16.30 - 18.45 - 21.00 mercoledì 10 novembre ore 22.00 CINECITY Multiplex 7 sale (di cui 4 predisposte per il 3D) Torri d’Europa, via D’Alviano 23, tel. 040 6726800 www.cinecity.it Due cuori e una provetta 16.05 - 18.05 - 20.05 - 22.05 Last night 16.15 - 18.10 - 20.05 - 22.00 Salt 20.00 - 22.00 Maschi contro femmine 15.45 - 17.55 - 20.05 - 22.15 Il regno di Ga’Hoole La leggende dei guardiani 3D 15.55 - 17.55 Winx Club Magica avventura 3D 15.50 - 17.45 Wall Street Il denaro non dorme mai 19.50 - 21.45 Paranormal activity 22.15 Cattivissimo me 3D 16.00 - 17.55 Step Up 3D 19.35 Benvenuti al Sud 15.50 - 17.55 - 20.00 - 22.05 Martedì 9 e mercoledì 10 novembre Cinecity Legend presenta Psycho di Alfred Hitchcock 17.45 - 20.00 - 22.05 Mercoledì 10 via satellite concerto Bon Jovi Maggio 2010 New Jersey 16.00 - 18.00 - 20.00 - 22.00 Alla fine del concerto sarà presentato in esclusiva il nuovo video della band What do you got Giovedì 11 anteprima nazionale Social Network 19.50 F.FELLINI cinema d’essai Viale XX settembre 37 040636495 www.triestecinema.it L’illusionista (cartoon) 16.30, 20.10 domenica anche alle 15.00 Wall street: il denaro non dorme mai 18.00, 21.40 GIOTTO MULTISALA Via Giotto 8 040637636 www.triestecinema.it Benvenuti al Sud 16.30, 18.20, 20.15, 22.15 Uomini di dio 16.15, 18.15, 20.15, 22.15 Una vita tranquilla 16.20, 18.10, 20.00, 22.00 NAZIONALE MULTISALA Viale XX settembre 30 040635163 www.triestecinema.it L’immortale 16.30, 18.20, 20.15, 22.15 domenica anche alle 11.00 e 14.30 a solo 4€ Winx Club 2D Magica avventura 16.30 domenica anche alle 11.00 e 14.30 a solo 4€ A cena con un cretino 16.15, 18.15, 20.15, 22.15 Cattivissimo me 2D sabato e domenica 16.00, 17.30, 20.40 altri giorni 16.30, 20.15 domenica anche alle 11.00 e 14.30 a solo 4,00 € Due cuori e una provetta sabato e domenica 16.00, 19.00, 22.15 altri giorni 16.30, 18.15, 20.15, 22.15 Il regno di Ga’ Hoole 2D La leggenda dei guardiani sabato e domenica 16.00 altri giorni 16.30 domenica anche alle 11.00 e 14.30 a solo 4,00 € Last night sabato e domenica 15.30, 17.30, 19.05, 20.45, 22.30 altri giorni 16.15, 18.15, 20.15, 22.15 Inception 22.10 Teatri e concerti Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste Piazza Verdi, 1 - Trieste é in corso fino a martedì 16 novembre la campagna abbonamenti per la Stagione Lirica e di Balletto 2010/11. Informazioni presso la Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”, Riva Tre Novembre 1 - Trieste. Telefono +39 040 6722 111 Fax +39 040 6722 249 [email protected] www.teatroverdi-trieste.com Numero verde 800 090373 (dall’estero +39 040 9869 883) operativo da lunedì a sabato dalle ore 9 alle ore 21. - Lunedì 8 novembre, ore 20.30 Trio di Parma FRANZ Schubert Trio n. 1 in si bemolle maggiore op. 99 Trio n. 2 in mi bemolle maggiore op. 100 Tesseramento: Sede della Società dei Concerti, via Beccaria, 8 - Trieste. Orario segreteria: lunedì, mercoledì e venerdì ore 9.30 - 11.30. Tel: 040 362408 (gratuito) Lunedì 8 AMBASCIATORI Politeama Rossetti 800 848444 Piazza Cavana, 1 - Tel. 040 300940 Sabato 6 Cinema Numeri utili Farmacie di turno Radioattività il tuono q 31 INFORMAZIONI UTILI Sabato, 6 novembre 2010 Martedì 9 Mercoledì 10 Teatro Miela s\paesati Piazza degli Abruzzi, 3 - Trieste - Venerdì 12 novembre, ore 21.00 IL PARTO DELLE NUVOLE PENSANTI Con Mimmo Curdo basso e voce, Manuel Franco batteria, Zita Petho violino, Salvatore De Siena grancassa, tamburello, chitarra elettrica, voce, Amerigo Siriani mandolino, chitarrra elettrica, voce. Un flusso continuo di energia, poesia, tagliente ironia e ritmo musicale scorre nei brani proposti dalla band. I testi cantati, spesso a più voci e in diverse lingue e dialetti, affrontano grandi temi di attualità. Chiesa Evangelica Luterana di Rito Augustano (Largo Panfili) Trieste I Concerti della Cometa - Domenica 7 novembre, ore 17.00 Ensemble Labirinto Armonico di Pescara Programma: Le sette sonate per flauto, due violini e basso di Alessandro Scarlatti per celebrare il 350° anniversario dalla nascita del grande compositore napoletano. Prevendita TICKET POINT Corso Italia 6/c Info: + 39 335 6750946 / + 39 333 53 43 203 Giovedì 11 Venerdì 12 07.30 TGR Buongiorno Regione 14.00 TG Regione 19.00 TG Regione 00.10 TG Regione 07.30 TGR Buongiorno Regione 14.00 TG Regione 19.00 TG Regione 00.10 TG Regione 07.30 TGR Buongiorno Regione 14.00 TG Regione 19.00 TG Regione 00.10 TG Regione 07.30 TGR Buongiorno Regione 14.00 TG Regione 19.00 TG Regione 00.10 TG Regione 07.30 TGR Buongiorno Regione 14.00 TG Regione 19.00 TG Regione 00.10 TG Regione 07.30 TGR Buongiorno Regione 14.00 TG Regione 19.00 TG Regione 00.10 TG Regione 07.30 TGR Buongiorno Regione 14.00 TG Regione 19.00 TG Regione 00.10 TG Regione Trasmissioni in lingua slovena 18.40 TV Transfrontaliera 20.30 TGR Trasmissioni in lingua slovena 18.40 TV Transfrontaliera 20.30 TGR Trasmissioni in lingua slovena 18.40 TV Transfrontaliera 20.30 TGR Trasmissioni in lingua slovena 18.40 TV Transfrontaliera 20.30 TGR Trasmissioni in lingua slovena 18.40 TV Transfrontaliera 20.30 TGR Trasmissioni in lingua slovena 18.40 TV Transfrontaliera 20.30 TGR Trasmissioni in lingua slovena 18.40 TV Transfrontaliera 20.30 TGR 07:00 il notiziario mattutino 07:35 dopo il tg... tutti i gusti - r. 08:05 Rotocalco adnkronos 08:30 il notiziario mattutino - r. 09:00 Aria di casa 09:30 Betty la fea - telefilm 10:20 Incontri al caffè de la Versiliana 12:55 Archeologie 13:10 Conosciamo i nostri ospedali 13:30 il notiziario meridiano 14:00 Il Rossetti 14:15 Hard trek 15:50 Borgo Italia 16:25 il notiziario meridiano - r. 16:55 K2 19:00 1 x 2 - aperitivo bianco nero 19:30 il notiziario serale 20:00 il notiziario sport 20:05 Campagna amica 20:30 il notiziario Regione 21:00 Slipstream - fantascienza 22:35 Il Rossetti 22:50 Antiche ville del FVG 23:00 il notiziario notturno 23:35 Stoà 07:00 A casa del musicista 07:30 L’età non conta - r. 08:05 Salus Tv 08:15 Musa Tv 08:25 Italia economia 08:35 Rotocalco adnkronos 10:45 Mukko Pallino 11:10 Borgo Italia 11:45 Super sea 12:10 Perché??? 12:50 Dai nostri archivi 13:00 Domenica è sempre domenica 13:10 Qui Tolmezzo 13:15 Musica, che passione! 13:40 Borghi nel FVG 14:05 Camper magazine 14:30 Campagna amica 15:05 La saga dei Mc Gregor - tf 16:45 Cavallo... che passione 17:35 K2 19:30 Pagine e fotogrammi 19:45 Domenica sport 21:15 il notiziario della domenica 21:30 Domenica sport 22:30 Incontri ravvicinati 22:45 Slipstream - fantascienza 00:20 Serata da macello... al Keller Platz 01:30 Schimansky - telefilm 07:00 il notiziario mattutino 07:35 Domani si vedrà - r. 08:05 Super sea 08:30 il notiziario mattutino - r. 09:00 Borgo Italia 09:30 Betty la fea - telefilm 10:10 La saga dei Mc Gregor telefilm 11:50 Camper magazine 13:15 Videomotori 13:30 il notiziario meridiano 14:05 … animali amici miei 15:00 Rivediamoli: calcio dilettanti e Triestina Calcio 16:25 il notiziario meridiano - r. 16:55 K2 19:00 Musa Tv 19:10 Italia economia 19:30 il notiziario serale 20:00 il notiziario sport 20:10 Qui Tolmezzo 20:15 Dai nostri archivi 20:30 il notiziario Regione 21:00 Attenti al cuoco finalissima 22:45 Pagine e fotogrammi 23:02 il notiziario notturno 23:40 tg montecitorio 23:45 incontro Triestina vs. Atalanta 07:00 il notiziario mattutino 07:35 dopo il tg... animali amici miei - r. 08:05 Camper magazine 08:30 il notiziario mattutino - r. 09:00 L‘età non conta 09:30 Betty la fea - telefilm 10:20 Saul 2000 - Ripartire da Damasco 11:35 Cavallo... che passione 12:40 Mukko Pallino 13:15 Pagine e fotogrammi 13:30 il notiziario meridiano 14:05 … nel baule dei tempi 14:35 Super sea 16:25 il notiziario meridiano - r. 16:55 K2 19:00 Attenti al cuoco 19:30 il notiziario serale 20:00 il notiziario sport 20:05 Antiche ville del FVG 20:30 il notiziario Regione 21:00 Incontri ravvicinati 21:15 Schimansky - telefilm 22:55 Qui Tolmezzo 23:02 il notiziario notturno 23:40 tg montecitorio 23:45 incontro Basket Casalpusterlengo - Basket Snaidero 07:00 il notiziario mattutino 07:35 dopo il tg... nel baule dei tempi - r. 08:05 Mukko Pallino 08:30 il notiziario mattutino - r. 09:00 A casa del musicista 09:30 Betty la fea - telefilm 10:30 Splendori d‘Italia 11:25 Cavallo... che passione 11:50 Super sea 12:50 Incontri ravvicinati 13:10 Attenti al cuoco - r. 13:30 il notiziario meridiano 14:05 … attualità 14:35 Videomotori 16:00 Hard trek 16:25 il notiziario meridiano - r. 16:55 K2 19:00 La Provincia ti informa 19:30 il notiziario serale 20:00 il notiziario sport 20:05 Musica, che passione! 20:30 il notiziario Regione 21:00 La saga dei Mc Gregor telefilm 23:02 il notiziario notturno 23:35 tg montecitorio 23:40 Attenti al cuoco finalissima - r. 07:00 il notiziario mattutino 07:35 dopo il tg... attualità - r. 08:05 Videomotori 08:30 il notiziario mattutino - r. 09:00 domani si vedrà 09:30 Betty la fea - telefilm 10:30 Splendori d‘Italia 11:20 Borgo Italia 12:25 Rotocalco adnkronos 12:50 La Provincia ti informa - r. 13:15 Antiche ville del FVG 13:30 il notiziario meridiano 14:05 … copertina da Udine 16:25 il notiziario meridiano - r. 16:55 K2 19:10 Conosciamo i nostri ospedali 19:30 il notiziario serale 20:00 il notiziario sport 20:05 anteprima Triestina 20:30 il notiziario Regione 21:00 Perché??? 21:40 Si racconta… una sera d‘inverno un narratore - r. 22:50 Dai nostri archivi 23:02 il notiziario notturno 23:35 tg montecitorio 23:40 Schimansky - crimini di guerra - telefilm 07:00 il notiziario mattutino 07:35 dopo il tg... copertina da Udine - r. 08:05 Hard trek 08:30 il notiziario mattutino - r. 09:00 Miti e leggende di Trieste e dintorni 09:30 Betty la fea - telefilm 10:30 Concerto Bach e Vivaldi, due mondi a confronto 12:40 Italia economia 13:00 Dai nostri archivi 13:10 anteprima Triestina 13:30 il notiziario meridiano 14:05 … tutti i gusti 14:35 Conosciamo i nostri ospedali 14:50 Mukko Pallino 16:25 il notiziario meridiano - r. 16:55 K2 19:00 Ditelo al sindaco 19:30 il notiziario serale 20:00 il notiziario sport 20:10 Il Rossetti 20:30 il notiziario Regione 21:00 Stoà 22:45 Musica, che passione! 23:02 il notiziario notturno 23:35 tg montecitorio 23:40 Perché??? Sabato 6 e domenica 7 novembre 06.00 Radioattività Drive Time (Musicale) 08.00 Il Buongiorno News 10.30 Radioattività Magazine 10.40 Telekommando con Sara 12.30 Radioattività Rewind (Musicale), 14.00 Radioattività Fifty Fifty (Musicale) 15.00 Pomeriggio Radioattivo 17.00 Radioattività Music Box 21.00 The Factory (Musicale) Da lunedì 8 a venerdì 12 novembre 06.00 Radioattività Drive Time (Musicale) 08.00 Il Buongiorno News, 08.15 Radioattività Notizie, 08.30 Aggiornameteo, 08.50 Rassegna stampa, 09.15 Radioattività Notizie, 09.30 Music & News 10.00 Radioattività Magazine, 10.15 GR Oggi Trieste News (locale),10.30 L’aggiornameteo, 10.40 Radioattività Telekommando (Segnalazioni), 11.15 Radioattività Notizie,12.15 Radioattività Notizie 13.00 Radioattività Rewind (Musicale), 13.15 GR Oggi Trieste News (Locale) 14.00 Radioattività Fifty Fifty (Musicale), 14.03 Units On Air - Quotidiano Universitario 15.00 Pomeriggio Radioattivo, 15.15 Radioattività Notizie, 15.45 GR Sport (Calcio) 17.00 Radioattività Music Box, 17.15 Radioattività Notizie, 18.15 GR Oggi Trieste News (Locale), 18.45 GR Sport, 19.15 Radioattività Notizie, 20.05Units On Air - Quotidiano Universitario 21.00 The Factory (Musicale) 32 q il tuono pubblicità Sabato, 6 novembre 2010 Una proposta abitativa unica in centro città Privato vende splendido attico da 65 mq. al 7° ed ultimo piano, in casa signorile, con ascensore, inserita nel centro urbano. Per informazioni telefonare al n. 337.549460 Appartamento parzialmente arredato, pari ad un primo ingresso, composto da ampia entrata, cucina, bagno, comoda stanza matrimoniale con poggiolo, ampio e luminoso soggiorno, ripostigli e ben 145 mq. di terrazza panoramica con ampia vista sulla città e sul mare. terapia individuale e terapia familiare secondo l’ottica sistemica: SPECIFICITà del percorso formativo Venerdì 12 novembre 2010 dalle ore 18 alle ore 20 CENTRO PADOVANO DI TERAPIA DELLA FAMIGLIA Viale XX Settembre n. 37, Trieste - Tel. 040.3498348 Il dott. Pio Peruzzi illustrerà il percorso di formazione secondo il modello sistemico relazionale, declinato sia nella pratica clinica della Terapia Familiare che della Terapia Individuale. Questo incontro è l’occasione per presentare la Scuola di Formazione alla Psicoterapia Sistemico Relazionale PER INFORMAZIONI: www.cptf.org - e mail: [email protected] Sono aperte le iscrizioni alle attività formative per l’anno accademico 2011