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il mito di Elvis Presley
OSSERVATORIO POPAI di Daniele Tirelli* A Graceland, dove vive il mito di Elvis Presley Un luogo che ospita una serie di musei e gift shop e che rappresenta un'accademia delle tecniche di comunicazione, di promozione, di organizzazione del punto di vendita, di visual merchandising, di customer experience C irca 15 k m d i una strada qualunque che si autocelebra come Elvis Boulev a r d conducono da M e m phis d o w n t o w n a Whitehaven. Poi, al numero 3734, una v i l l a dal vago southern style d o m i n a una c o l l i netta con i l suo prato all'inglese. Ogni anno, v i accorrono i n pellegrinaggio 600.000 visitatori. È Graceland, la seconda "Casa Bianca" (seconda soltanto a quella d i Washington De). " I ' m going to Graceland, for reasons I cannot explain", cantava nel 1986 u n m a l i n c o n i c o Paul Simon, evocando u n universo musicale costellato d i versi, citaz i o n i e r i m a n d i a una pop c u l t u re che ha creato u n mito: quello d i Elvis. Vent'anni dopo, i l 27 marzo 2006 i l governo degli Stati U n i t i conferiva a Graceland i l prestigioso riconoscimento d i N a t i o n a l Histo¬ ric L a n d m a r k . Per d i più, quel giorno, i l presidente George W. Bush lo scelse come luogo dove incontrare i l premier giapponese Junichiro K o i z u m i , che omaggiò i l suo idolo cantando e m i m a n d o le contorsion i d i "The Pelvis". Graceland entrò così a far parte delle pochissime sedi u f f i c i a l i per i n c o n t r i d i p l o m a t i c i . M a per quale ragione abbiamo costeggiato per tante m i g l i a i l Mississippi sino a Memphis? Solo per contemplare ciò che Internet c i avrebbe mostrato nel dettaglio? No. Per c h i si occupa d i m a r k e t i n g Graceland è una delle più sofisticate d i m o s t r a z i o n i dell'arte tutta americana d i vendere, oltre che d i creare i l prodotto dal n u l l a . Tutto in store —• SPAZI i l contrario dell'Italia, dove spesso l'inefficienza commerciale rende n u l l o u n grande prodotto. M a i l punto non è (solo) questo. I l luogo è un'accademia delle tecniche d i comunicazione, d i promozione, d i organizzazione del punto d i v e n d i ta, d i v i s u a l merchandising, d i customer experience e d i ogni altro jargon term v i piaccia. Spiegare i meccanismi socio-psicologici che spingono centinaia d i m i g l i a i a d i persone a omaggiare (a fronte d i u n sostanzioso ticket d'ingresso) questo mondo fermo al 16 agosto del 1977 è complesso. Quel giorno si consacrava i l m i t o d i Elvis "The K i n g " Presley e, come Paul Simon, i n tanti cominciarono a inseguire "ghosts and empties": a l c u n i scimmiottandone le sembianze, a l t r i ostinandosi a n o n volerlo creder morto. Non stupiscono allora le cifre da capogiro inanellate da u n business frutto d i u n marketing da manuale. La magistrale orchestrazione d i licensing e merchandising è gestita da Epe (Elvis Presley Enterprises). Fondata nel 1954 da Bob Neal, all'epoca suo manager e promoter, frutta oggi oltre 30 m i l i o n i d i d o l l a r i l'anno. Dopo una tormentata serie d i battaglie legali fra parenti (la moglie Priscilla e la figlia Lisa Marie, che oggi detiene i l 15% della compagnia e l'intera proprietà i m mobiliare) e collaboratori v a r i , la v i l l a rischiò d i essere svenduta sul mercato. Sull'orlo della bancarotta per g l i esorbitanti oneri fiscali e i costi d i mantenimento (oltre mezzo m i l i o n e d i d o l l a r i l'anno), Priscilla ebbe u n ' i n t u i z i o n e : mantenere ben stretta la proprietà trasformandola i n u n "museo-simulacro". Progetto rischioso, dal r i t o r n o incerto, poiché legato alla longevità iconografica d i u n artista i n apparenza messo i n ombra da nuove rockstar. Idea geniale, invece , come i n tante storie americane. Jack Soden (oggi - ( ^ — 70 maggio 2014 ceo della compagnia) gestì magistralmente i l progetto ispirandosi ad altre celebri case-museo come quella d i Thomas Edison. I risultat i sbalordirono t u t t i : i l grand ope¬ n i n g nel giugno del 1982 attirò oltre 3.000 persone, incredule d i poter varcare finalmente l'inaccessibile "casa dei sogni". U n mese dopo, Graceland aveva già incassato oltre mezzo m i l i o n e d i d o l l a r i . Epe pertanto acquistò anche l'area d i u n o shopping center l i m i t r o f o ribattezzandolo Graceland Plaza e corredandolo d i ristoranti a tema (Elvis Presley's Chrome Grille, Rockabilly's Burger Shop, Shake, Split & D i p , Rock ' n Roll Café...). Soprattutto l'arte del marketing si dichiarò nella produzione e nella vendita dell'enorme assortimento d i gadget/reliquie a l l i n e a t i nei numerosi gift shop. L'intuizione dell'impresa risiede però nel concetto d i musei p a r a l l e l i entro c u i sviluppare la Graceland experien¬ ce. I l p r i n c i p i o è: a ognuno secondo la propria disponibilità d i tempo e d i denaro. La f u l l i m m e r s i o n nel mondo d i Elvis può durare anche più d i u n giorno, qualora si voglia ripercorrere meticolosamente ogni aspetto della sua v i t a e della sua carriera, nei più p i c c o l i dettagli: d a l l ' i n f a n z i a a Tupelo (Ms), agli esordi nel m i t i c o Sun Studio d i Memphis, sino ai t r i o n f i d i Las Vegas. Oppure si può godere d i una sintesi o d i p o c h i , essenziali aspetti circa l'esistenza e l'attività d i questa "divinità" terrena. I l Car M u s e u m presenta la sua sfav i l l a n t e collezione d i automobili davanti alle q u a l i posare per una foto, sfiorare la celeberrima P i n k Cadillac Fleetwood del '55, ammirare la lucente carrozzeria v i o l a della Eldorado Convertible, fantasticare sulle vicende custodite dalle conturbanti Stutz Blackhawks in store •— SPAZI degli a n n i '70, e a m m i r a r e perfino i chopper e i l mower da giardino. A n c o r più suggestivo è p o i salire a bordo degli aerei personali d i Elvis. L'Hound Dog I I e i l jet Lisa Marie sono perfettamente conserv a t i con le loro poltrone, avvolte, come nelle case borghesi d ' u n tempo, nella plastica trasparente. E q u i che si estrinseca uno smaccato feticismo: i n una teca, le bottiglie d i Gatorade e Dr.Pepper con c u i Elvis si reidratava dopo le celebri sudate sotto i r i f l e t t o r i sembrano attendere d i essere stappate. Stupiscono ancora la camera da letto, i l bagno con i r u b i n e t t i d'oro, l'area relax e tutto ciò che rendeva sopportabile la sequenza terribile d i show q u o t i d i a n i da una città all'altra. Certamente altre rockstar più giovani (i Led Z a p p e l i n , Michael Jackson, Lady Gagà) si concessero lussi ancora maggiori, ma questo mondo improntato al p o p u l u x e disinibito e chiassoso della p r i m a vera rockstar multigenerazionale conserva u n che d ' i n i m i t a b i l e . L'altro museo parallelo è i l " L i v e f r o m Vegas", che custodisce decine e decine d i sontuose carnascialesche " j u m p s u i t " indossate nelle celeberrime performance nella Sin City. Nel 1997 la money machine d i Graceland f u potenziata da due n u o v i i n n e s t i . Prima, i l Graceland Crossing, uno shopping center sorto nelle immediate vicinanze. Poi, nel 1999, l'Elvis Presley's He¬ artbreak Hotel. I l magnete t u r i s t i co d i Graceland rivitalizzava così l'intera area d i M e m p h i s , con u n vero e proprio boom d i visitatori i n una città divenuta una "major m u sic destination". Oggi, l'impatto d i Graceland sull'economia locale è stimato i n oltre 150 m i l i o n i d i doll a r i l'anno. N o n è u n caso che fra le mete più visitate della città - oltre alla celebre Beale Street - v i siano i leggendari Sun Studios, dove nel 1954 Sam P h i l l i p s intravide i n Elvis " c o l u i che avrebbe contaminato l'audience dei b i a n c h i con le sonorità e lo spirito della black music". Questa residenza esclusiva e i m p e netrabile rivela u n a straordinaria capacità evocativa quando si ripercorrono i corridoi che portano i n cucina, nella stanza da letto o nella l i v i n g r o o m , i m m a g i n a n d o Elvis nell'intimità della sua famiglia. E così i l tour, dopo le eccentriche sale d i registrazione e del leisure, immette nella sorprendente Racquetball Trophy Room. L'ambiente esibisce la pletora degli award t r i butati a The K i n g durante la sua epopea: i n n u m e r e v o l i d i s c h i d'oro La Racquetball Trophy Room esibisce la pletora degli award tributati a The King durante la sua epopea (innumerevoli dischi d'oro e di platino, medaglie, premi, targhe e riconoscimenti di ogni tipo) insieme alle teche che contengono i suoi costumi di scena. e d i platino, medaglie, p r e m i , targhe e riconoscimenti d i ogni tipo debordano da tutte le pareti e dalle teche che contengono i c o s t u m i d i scena sfacciati, i r r i v e r e n t i , eccessiv i nel loro purissimo kitsch. E d i fronte al troppo n o n sono i n f r e quenti i casi d i p i a n t i , c r i s i d'isteria 0 atti d i venerazione quasi religiosa dei f a n più integralisti e inconsol a b i l i . Frequenti sono anche le file i n t e r m i n a b i l i d i visitatori (nei per i o d i d i picco se ne contano fino a 4.000 al giorno) che, proprio come ai tempi dei leggendari concerti, attendono o r d i n a t i e devoti l'apertura dei famosi cancelli a forma d i spartito musicale. E i l 6 agosto d i ogni anno, però, che a Graceland si raccolgono i fan d i tutto i l mondo per la veglia commemorativa a l u m e d i candela. Questa massa eterogenea d i visitatori proviene da ogni area geografica, fascia d i reddito, l i v e l lo d'istruzione, estrazione sociale (molti g l i aspiranti a r t i s t i , ma anche celebri rock star). La metà d i essi r i s u l t a curiosamente sotto i 35 a n n i , a evidenziare l'ecumenicità del brand Elvis, che affascina persino c h i n o n ha m a i vissuto d i persona la sua epoca. Dunque, Graceland è la metafora narrativa delle sue m u t e v o l i cifre stilistiche: la Jungle Room, i l Vernon's Office e i l m a l i n c o n i c o Medi¬ tation Garden dove The K i n g riposa insieme ai f a m i l i a r i . Graceland è i l crocevia d i u n flusso cosmopolita accomunato d a l l ' i m m a g i n a r i o collettivo. M o l t i sono g l i interrogativi che suscita questo luogo fondamentalmente inesplicabile, ma forse più d i ogni altra considerazione valgono le parole stesse d i The K i n g : " I love y o u for a h u n d r e d thousand reasons... but most of a l i , 1 love y o u 'cause you're y o u " . * Presidente di Popai Italy Alla concezione e alle ricerche necessarie per l'articolo ha contribuito Marco Tirelli maggio 2014 71