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Teoria dei giochi e sostenibilità dello sviluppo turistico: il ruolo dell
Teoria dei giochi e sostenibilità dello sviluppo turistico: il ruolo
dell’interazione turista-residente.
Bimonte, S., Niglia, G. e Punzo, L.F.
VERSIONE PRELIMINARE
Introduzione
Lo sviluppo turistico è ampiamente riconosciuto come un complesso di attività economiche
che contribuiscono al miglioramento del benessere economico locale. È diffusa in letteratura
l’evidenza che lo sviluppo e la promozione del turismo costituiscono una fonte di nuove
occasioni di lavoro ed opportunità di impresa, di aumento delle entrate fiscali, di
miglioramento delle infrastrutture locali che, oltre a garantire un livello superiore di servizi
per la popolazione locale, aumentano la capacità locale di attrazione degli investimenti anche
in settori diversi da quello turistico (Lankford and Howard, 1994). L’insieme di tali
caratteristiche conferisce al fenomeno turistico una legittimazione politica e sociale diffusa,
sia nei paesi sviluppati, sia in quelli in via di sviluppo.
Diversi studi hanno esaminato la percezione dei residenti circa l’impatto dello sviluppo
turistico sul loro livello di benessere1. Una delle principali ragioni di interesse rispetto a
questo tema deriva dalla crescente evidenza che accanto agli effetti positivi, generati dallo
sviluppo turistico, si annidano impatti negativi sul benessere della popolazione residente ed,
in particolare, sulla capacità complessiva dei sistemi locali di gestire in modo sostenibile le
risorse naturali, che sono gli input essenziali di ogni processo di sviluppo turistico. Come
osservano Liu e Var (1986), lo sviluppo turistico viene in genere giustificato sulla base dei
benefici economici da esso derivanti, ed allo stesso tempo condannato a causa dei suoi effetti
negativi in termini sociali, culturali ed ambientali. Rispetto a quest’ultimo aspetto Huang e
Stewart (1996) osservano che lo sviluppo turistico cambia le relazioni tra i residenti e più in
generale quelle tra il singolo residente e la comunità di appartenenza. Da tali premesse deriva
1
Uno dei primi strumenti di analisi della relazione turista-residente deriva dal lavoro di Doxey (1975) che
indaga la relazione tra lo sviluppo turistico di una destinazione e le attitudini della popolazione locale nei
confronti dei turisti. Sulla base di un modello causale degli effetti dello sviluppo turistico sulle relazioni sociali
tra visitatori e residenti, Doxey formula un “indice di irritazione” (Irridex). Secondo Doxey, ogni destinazione,
interessata da un processo di sviluppo turistico, vive quattro fasi che descrivono altrettanti differenti stati della
relazione che vede coinvolti i turisti e la popolazione locale che l’autore definisce, rispettivamente, come
euforia, apatia, fastidio, antagonismo. Ulteriori tentativi di caratterizzazione delle differenti fasi della relazione
turista-residente, attraverso modelli più dettagliati e maggiormente flessibili nel considerare la variabilità dei
fattori specifici di ciascuna destinazione, sono quelli offerti da Butler (1980) e Murphy (1983).
1
l’indicazione generale che la percezione e l’attitudine dei residenti riguardo all’impatto del
turismo sono da considerarsi elementi cruciali per il successo di ogni strategia di sviluppo
locale incentrata sul turismo (Ap 1990,1992).
Ogni destinazione turistica segue un processo progressivo di deterioramento sociale ed
ambientale che avviene per fasi (Cooper et al, 1993). All’inizio il territorio viene scoperto da
gruppi ristretti di turisti attratti dalla ricchezza naturale del luogo: la numerosità della
componente turistica rimane bassa a causa della difficoltà di accesso e della scarsità dei
servizi offerti. Lo sviluppo turistico ha inizio a seguito dell’ingresso di soggetti privati che
intervengono a soddisfare le esigenze di un numero più elevato di persone che diversamente
non sarebbero attratti dalla destinazione. Con il tempo i soggetti privati locali ed
internazionali investono le proprie risorse per adattare le condizioni del luogo alle preferenze
del turista: questa fase è stata definita in termini più generali come mercificazione
(commoditization) della risorsa turistica (Cohen, 1988). Ciò innesca un processo di adattamento
della popolazione locale che è indotta ad offrire al turista il tipo di vacanza che soddisfa le
sue preferenze. In particolare, la strategia del settore privato nel servire il mercato turistico è
volta alla massimizzazione dei margini di profitto e trascura l’impatto sociale ed ambientale
associato al turismo, che si traduce in una persistente differenza tra costi e benefici sociali e
privati (Sinclair, 1991). Le conseguenze di tale strategia sono state evidenziate da numerosi
studi (De Kadt, 1977; Mathieson and Wall, 1982; Font, 1995; Snaith and Haley, 1994) che
indagano la reazione negativa manifestata dalla popolazione residente nel condividere le
risorse del proprio territorio con la popolazione dei turisti. Poiché i soggetti privati
trascurano i costi dell’alterazione degli equilibri ecologici della destinazione turistica, questi
saranno pagati dalla popolazione locale a seguito dell’instaurarsi di un processo non
sostenibile di sfruttamento delle risorse. Da quanto affermato sembra dunque piuttosto
ovvio che la strategia di mercato impedisce la realizzazione dell’obiettivo della sostenibilità, a
causa della tendenza sistematica ad ignorare gli impatti sociali ed ambientali derivanti dal
processo di sviluppo. Diversamente, ai fini del conseguimento di un beneficio netto sociale
occorre porre in essere un processo di sviluppo capace di minimizzare il danno sociale ed
ambientale.
La sequenza e la rilevanza dei cambiamenti indotti dal progressivo sviluppo turistico sono
soggette ad un’ampia varietà di fattori che mutano al trascorrere del tempo e, in particolare,
in relazione alle specifità delle località turistiche prese in considerazione. Ciò nonostante, la
tendenza generale di ogni processo di sviluppo turistico muove nella direzione di un
crescente antagonismo tra la popolazione locale e quella dei turisti. Il verificarsi di fenomeni
quali il sovra-affollamento o, più in generale, di un cambiamento strutturale che vede gli
interessi della comunità locale soggetti all’influenza degli investitori privati, provoca il
deterioramento della capacità attrattiva della destinazione considerata.
L’attività turistica, dunque, se non accompagnata da un’attenta politica di salvaguardia delle
risorse naturali, potrebbe innescare un processo di deterioramento di quelle stesse risorse che
costituiscono il principale strumento per il conseguimento di livelli più elevati di benessere.
In assenza di un vincolo di sostenibilità, la pressione addizionale sull’ambiente provocata
dalle attività turistiche incide negativamente sugli interessi presenti e futuri delle popolazioni
locali e dei turisti. Il conseguimento dell’obiettivo di sostenibilità dipende, dunque, dalla
capacità dei diversi soggetti coinvolti di coordinare le proprie scelte di sfruttamento della
risorsa ambientale nei limiti della sua fruizione sostenibile. Il raggiungimento di tale obiettivo
presuppone dunque la soluzione di un problema di azione collettiva che assume
caratteristiche particolari nel contesto che stiamo esaminando.
2
La pressione sulle risorse ambientali deriva dall’interazione tra soggetti che appartengono a
due popolazioni, quella dei turisti e quella dei residenti, che presentano evidenti differenze in
termini di composizione interna e struttura intertemporale delle preferenze. Ciò incide in
modo determinante sulla possibilità di instaurare relazioni di cooperazione reciproca basate
sulla frequenza delle interazioni e sulla riconoscibilità tra le controparti (Axelrod 1984).
Tradizionalmente, le politiche di sviluppo turistico mirano ad incrementare i flussi turistici
con misure volte alla soddisfazione delle esigenze del turista e lasciano in secondo piano
l’impatto che da tali politiche si genera sulla comunità ospitante.
In questo lavoro si intende indagare, utilizzando gli strumenti offerti dalla teoria dei giochi, le
complesse interrelazioni che scaturiscono dall’incontro tra la popolazione dei turisti e quella
dei residenti nello svolgersi dell’esperienza turistica. Come vedremo, le possibilità di
cooperazione tra le due popolazioni si rivelano ridotte a causa delle caratteristiche intrinseche
della relazione turista-residente, che vede la popolazione dei turisti mutare nel corso del
tempo a fronte di una popolazione residente che si mantiene stabile. L’interazione che
intercorre tra le due popolazioni può essere rappresentata, dunque, da un dilemma del
prigioniero fra due giocatori – il turista ed il residente – che possiedono un diverso tasso di
sconto sul futuro. Da tale caratteristica deriva la particolare difficoltà nello stabilirsi fra le due
popolazioni di rapporti di cooperazione basati su meccanismi di reputazione volti allo
sfruttamento sostenibile delle risorse presenti sul territorio.
1. La natura del dilemma sociale
La fattispecie che ci accingiamo ad analizzare rientra nella più ampia categoria dei dilemmi
sociali, ovvero situazioni in cui l’operare della razionalità individuale si risolve in una
situazione di irrazionalità collettiva, risultato già messo in evidenza da Olson (1965) nella sua
analisi del problema della fornitura di beni pubblici. Per problema di azione collettiva si
intende una situazione in cui, a causa del free-riding individuale, soggetti razionali finiscono per
produrre un risultato collettivamente sub-ottimale in termini di benessere aggregato2. Ciò
che accade è che un comportamento che appare individualmente razionale produce una
situazione in cui ognuno sta peggio di come avrebbe potuto stare altrimenti. Lo studio di un
dilemma sociale rappresenta, dunque, la possibilità di indagare le ragioni della tensione fra la
razionalità individuale e quella collettiva.
Ogni dilemma sociale presenta almeno un equilibrio inefficiente. È un equilibrio poiché nessuno
ha incentivo a modificare unilateralmente il proprio comportamento. È inefficiente poiché
esiste almeno un altro risultato in cui tutti stanno meglio.
Un gruppo di persone posto dinanzi ad un dilemma sociale può anche comprendere a pieno
la natura della situazione, ovvero il fatto che le scelte individuali concorrono alla
determinazione di un risultato disastroso per il gruppo, e tuttavia restare incapace di
risolverlo.
In assenza di coercizione, ovvero della presenza di un’autorità esterna capace di individuare e
sanzionare i comportamenti devianti, si presenta un problema di azione collettiva, tale per
2
Se nell’approccio di Elster (1985) il problema di azione collettiva coincide con il dilemma del prigioniero,
Taylor (1987) dimostra che è sicuramente troppo restrittivo limitare l’analisi a quel tipo di gioco in
considerazione del fatto che, più genericamente, un problema di azione collettiva emerge ogniqualvolta l’azione
razionale individuale conduce a risultati che sono strettamente meno preferiti da ogni individuo rispetto ad
almeno un altro risultato.
3
cui individui razionali auto-interessati non massimizzano il loro interesse economico
comune.
I più complessi dilemmi sociali si caratterizzano, inoltre, per la presenza di una strategia
dominante3 che determina l’equilibrio inefficiente.
La natura perversa di questi dilemmi è che non vi è ambiguità rispetto a ciò che è più
conveniente per ogni singolo agente che vuole massimizzare il proprio pay-off, tuttavia il
benessere sociale che ne deriva risulta compromesso se tutti adottano la strategia dominante.
La peculiarità del contesto turistico si evince dalle caratteristiche dei beni che compongono
l’offerta turistica e che insieme rispondono alla domanda di valori ambientali e culturali: il
patrimonio antropico, culturale, ambientale ed artistico di un territorio. Si tratta di beni,
tangibili e intangibili, la cui conservazione può essere minacciata dallo sviluppo dell’attività
turistica. Sono beni che normalmente possono essere sfruttati fino ad un determinato livello
critico, riuscendo comunque a mantenere la loro integrità e conservare buona parte del loro
valore d’uso. Tuttavia, quando il tasso di sfruttamento si spinge oltre quel livello critico, il
valore d’uso delle risorse diminuisce tragicamente, e con esso a volte anche il valore di
scambio. Il livello critico rappresenta il confine tra l’uso sostenibile e il sovra-utilizzo delle
risorse.
La teoria economica si è a lungo soffermata nell’analisi di due tipi di conflitti causati dalla
presenza di problemi di azione collettiva. Nel primo di questi conflitti esiste una risorsa a
disposizione di un gruppo di individui – la risorsa comune – sulla quale nessuno esercita un
diritto di proprietà o controllo. Ogni individuo è dunque portato ad intensificare il suo livello
di sfruttamento della risorsa poiché ne deriva un’utilità diretta. Inoltre, poiché ogni individuo
sopporta solo una parte dei costi che scaturiscono dal sovra-utilizzo della risorsa comune,
anche se desistesse dal sovra-utilizzarla, sarebbe comunque destinato a pagare la sua parte di
costi derivante dal sovra-utilizzo praticato dagli altri membri del gruppo. Non è, dunque,
presente alcun vantaggio diretto dal limitare l’intensità individuale di sfruttamento della
risorsa, e la migliore strategia per ciascun individuo è quella di continuare a sovra-utilizzare la
risorsa comune, che è dunque destinata ad estinguersi. Questo tipo di conflitto è meglio noto
come “tragedia delle risorse comuni” (Hardin 1968, 1994, Ostrom 1990).
In un secondo tipo di conflitto – il dilemma del bene pubblico – si suppone che un gruppo
di individui debba contribuire alla fornitura di un bene pubblico a beneficio di tutto il
gruppo. Ogni individuo del gruppo sa però che la sua quota individuale di contribuzione alla
fornitura del bene pubblico è marginalmente irrilevante: anche se quell’individuo non
contribuisce, il bene pubblico sarà fornito allo stesso modo. Dunque, ogni individuo ha
incentivo a non cooperare: non paga il costo individuale della cooperazione, ma riceve
comunque la sua quota di beneficio (Hardin 1997, Olson 1965). Estendendo tale
ragionamento ad ogni individuo del gruppo si ottiene il risultato della mancata fornitura del
bene pubblico a scapito del benessere di tutto il gruppo.
Nella loro rappresentazione standard, entrambi i problemi sono analizzati facendo ricorso al
gioco del dilemma del prigioniero, sebbene altri giochi – Chicken Game, Assurance Game – si
rivelino più adatti nello spiegare questi conflitti ad un livello di dettaglio più approfondito
(Taylor 1987). Se i due conflitti vengono ricondotti allo stesso problema di azione collettiva,
entrambi gli scenari saranno dunque considerati come influenzati dallo stesso tipo di criticità
– ampiezza e composizione del gruppo, simmetria o asimmetria interna al gruppo – e risolti
3
Una strategia dominante è una strategia che se adottata realizza il miglior risultato per un agente
indipendentemente da ciò che fa l’altro.
4
con gli stessi rimedi standard di policy per correggere i fallimenti dell’azione collettiva:
incentivi selettivi e modifica dell’assetto istituzionale che governa il gioco.
A ben vedere, il problema della sostenibilità turistica assume un carattere complesso in
ragione della contemporanea presenza di problemi di contribuzione nella fornitura di beni
pubblici, così come problemi di sfruttamento razionale di risorse comuni.
Sebbene il dilemma del prigioniero costituisca un’efficace costruzione per analizzare sia il
problema della fornitura di un bene pubblico, sia quello della tragedia delle risorse comuni
(G. Hardin 1968), esso suggerisce la falsa idea che i due conflitti siano simmetrici poiché
riguardano due situazioni in cui gli individui consumano una risorsa comune, oppure devono
contribuire per la produzione di un bene pubblico. Tuttavia, ad un’attenta analisi le due
situazioni sono chiaramente non simmetriche: dal punto di vista economico differiscono in
termini di rivalità dell’uso, assente nel caso dei beni pubblici, e che assume un ruolo cruciale,
invece, nel caso di risorse comuni soggette a congestione.
In particolare, nel caso dei beni pubblici4, i benefici derivanti dalla contribuzione sono
pubblici e dunque goduti da tutti i componenti del gruppo, mentre i costi della contribuzione
sono sopportati privatamente da ogni contribuente. Nel caso delle risorse comuni5, i benefici
derivanti dall’utilizzo della risorsa comune sono goduti privatamente da ogni utilizzatore,
mentre i costi associati all’utilizzo sono pubblici e dunque gravano sulla totalità del gruppo.
Da queste brevi considerazioni è chiaro che la tendenza a trattare i due scenari come
analoghi, solo perché condividono la rappresentazione stilizzata attraverso il gioco del
dilemma del prigioniero, nasconde essenziali differenze in ordine alle scelte di policy che
meglio si adattano alla soluzione dei due diversi dilemmi sociali.
Nello studio dei conflitti sociali, i casi più interessanti si presentano quando il bene da cui
deriva il conflitto è di tipo non-escludibile, indipendentemente dalla presenza o assenza di
rivalità. Ciò poiché ogniqualvolta un bene è non escludibile, ogni individuo di un gruppo può
ottenere un beneficio senza sopportarne il relativo costo, creando un problema di free-riding.
Sia la tragedia delle risorse comuni, sia il dilemma del bene pubblico descrivono conflitti in
cui i beni sono non escludibili. La differenza peculiare tra le due situazioni riguarda il fatto
che nel primo caso gli individui del gruppo sono rivali nell’utilizzo del bene mentre nel
secondo caso non lo sono.
Il problema delle risorse comuni è, dunque, radicato nella presenza di benefici privati e costi
diffusi derivanti dall’azione individuale: si rende dunque necessario porre un vincolo all’uso
della risorsa; mentre il problema del bene pubblico risiede nella presenza di costi privati e
benefici diffusi derivanti dalla contribuzione individuale, che richiede di essere incoraggiata.
Lo sfruttamento sostenibile della risorsa turistica presuppone il concorso degli sforzi dei suoi
due utilizzatori rappresentativi: il turista ed il residente. Tuttavia, i due soggetti – pur
preferendo la sostenibilità al sovra-utilizzo – seguendo la propria razionalità individuale,
4
Un bene pubblico è una risorsa dalla quale tutti possono trarre beneficio, indipendentemente dal fatto che
abbiano contribuito alla fornitura o produzione di quella risorsa. A tale caratteristica di non escludibilità si
accompagna quella di non rivalità: l’uso del bene da parte di un individuo del gruppo non ne diminuisce la
quantità disponibile all’uso degli altri individui del gruppo. I beni pubblici sono dunque non escludibili e non
rivali, ed è da queste caratteristiche che sorge l’incentivo individuale a non contribuire per la loro fornitura.
5
Un bene comune condivide con il bene pubblico la caratteristica di essere non escludibile ma, diversamente
dal bene pubblico, è soggetto a congestione poiché l’uso di ciascuno causa una diminuzione della disponibilità
del bene per gli altri. Un bene non rivale dai cui benefici è facile escludere gli altri è noto come “bene di club”. I
beni che sono sia rivali, sia escludibili sono definiti beni privati.
5
nell’impossibilità di siglare accordi vincolanti e/o in assenza di fiducia reciproca, potrebbero
trovare conveniente sottrarsi dal contribuire alla protezione della risorsa.
Più precisamente, in assenza di verificabilità ex-post da parte degli stessi soggetti o di una
terza parte del livello di sfruttamento individuale della risorsa sorge un problema di free-riding:
ogni soggetto sarà incentivato ad esercitare un livello di pressione sulla risorsa comune che
ignora gli effetti esterni che da ogni scelta individuale si producono sul resto del gruppo.
Estendendo tale ragionamento ad ogni individuo del gruppo, il risultato finale determinerà la
violazione del vincolo di sostenibilità ed il conseguente deterioramento della risorsa. Ciò
genera una perdita sociale netta che incide sul benessere di tutti i soggetti. E’ da questa
circostanza che nasce il dilemma sociale: in assenza di cooperazione tra le due popolazioni,
l’obiettivo della sostenibilità è irrimediabilmente compromesso.
2. L’analisi strategica: azione collettiva e teoria dei giochi
Un contributo fondamentale alla comprensione dei problemi di azione collettiva è quello
fornito dalla teoria dei giochi. L’applicazione di tale teoria allo studio in esame, permette,
innanzitutto, l’eliminazione dell’ipotesi, assai restrittiva, che gli individui considerino le azioni
altrui come date, e quindi incapaci di influenzare il loro comportamento. Offre, inoltre, un
agevole strumento di generalizzazione: mediante la matrice dei pay-off, con cui viene
rappresentato un gioco in forma strategica, è possibile visualizzare in modo chiaro ed
immediato la struttura dei dilemmi collettivi, favorendo così la modellizzazione finalizzata
alla ricerca di eventuali soluzioni.
Facendo ricorso all’approccio della teoria dei giochi non cooperativi, analizzeremo le
condizioni necessarie affinché la cooperazione possa emergere in modo spontaneo, come
prodotto delle interazioni intersoggettive.
2.1 La struttura del gioco turista-residente
Ci proponiamo di illustrare il problema della tutela di una risorsa turistica ambientale tramite
un gioco non cooperativo in forma strategica, a due giocatori.
Consideriamo due agenti, il Turista e il Residente, che nel nostro caso sono rappresentativi,
rispettivamente, della composizione della popolazione dei turisti e di quella dei residenti, ed
ipotizziamo che siano utilizzatori della medesima risorsa turistica ambientale, il primo come
fruitore dell’esperienza turistica, il secondo come offerente della risorsa su cui si fonda
l’esperienza turistica.
Nell’utilizzare la risorsa i due agenti possono agire in modo non cooperativo, cercando di
massimizzarne l’utilizzo per fini personali, oppure cooperare tra di loro per preservare la
risorsa. Nel primo caso la risorsa sarà sottoposta al deterioramento, mentre nel secondo caso
dalla cooperazione tra le parti deriverà un utilizzo sostenibile della risorsa tale da non
pregiudicarne la disponibilità nei periodi successivi.
I casi intermedi di cooperazione unilaterale (o non cooperazione unilaterale) denotano una
situazione di incertezza circa il sentiero di sviluppo della offerta turistica, a causa di fenomeni
di spiazzamento nella composizione interna delle due popolazioni: turisti e residenti. Per
spiazzamento si intende una dinamica per cui soggetti cooperativi (non cooperativi), di una
delle due popolazioni, che si trovano ad interagire con soggetti non cooperativi (cooperativi)
dell’altra popolazione, mutano la propria strategia di comportamento nella direzione della
strategia adottata dal maggior numero dei componenti delle due popolazioni.
6
L’alternativa allo spiazzamento consiste nello smettere di partecipare al gioco, che nel caso
del turista significherebbe non ripetere l’esperienza turistica nella località considerata, mentre
nel caso del residente significherebbe l’abbandono del proprio territorio.
Sia data la seguente matrice dei pagamenti, che rappresenta la forma strategica del gioco non
cooperativo che descrive il nostro dilemma sociale.
Figura 1. Forma strategica del gioco turista-residente
Residente
Turista
C
NC
C
a,a
b,c
NC
c,b
d,d
Le componenti di questo gioco in forma strategica possono essere descritte come segue:
• l’insieme dei giocatori è dato da N = {Turista,Residente};
• l’insieme Si di strategie per ogni giocatore i N: Si = {C,NC} ;
• l’insieme X di possibili risultati: X = {a,b,c,d,};
• una regola – detta funzione di risultato – indicata qui, rispettivamente per il turista ed
il residente, con f : ∏ Si → X e g : ∏ Si → X , che associa ad ogni combinazione o
i∈N
•
•
i∈N
profilo di strategie – con una strategia per ogni giocatore – un risultato;
le preferenze dei giocatori tra i possibili risultati, vale a dire un profilo (f i ) i∈N di
relazioni di preferenza definite su X;
le relazioni di preferenza sono rappresentate da altrettante funzioni di utilità: ui (x )
con i ∈ N : ∀x, y ∈ X ⇒ ui (x ) ≥ ui (y ) se x f ≈ y .
L’insieme delle strategie a disposizione dei due giocatori, rispettivamente il turista – in riga –
e il residente – in colonna – è dato da: Si = {C,NC}, ∀i ∈ N : {Turista,Residente}, con C
che rappresenta la strategia cooperare, e NC quella non cooperare. Ogni giocatore deve scegliere
la propria strategia simultaneamente all’altro giocatore senza sapere ciò che farà quest’ultimo.
In quel che segue, l’analisi si limita a considerare le preferenze dei giocatori in un istante
preciso rispetto a scelte operate in interazioni non ripetute.
I pay-off all’interno della bi-matrice esprimono i guadagni in termini di utilità per i due
giocatori, derivanti dalla combinazione tra le strategie adottate da ciascun giocatore.
Tali guadagni derivano dalle due funzioni di risultato, f per il turista e g per il residente6.
Nella nostra formalizzazione la funzione di utilità di ogni agente deriva dalla relazione tra il
numero di turisti che visitano la località turistica e l’intensità d’uso della risorsa turistica.
6
Ad esempio, nella nostra formalizzazione f(C,C) = g(C,C) = a. Data la coincidenza in termini di pay-off delle
combinazioni strategiche per i due giocatori, il gioco presentato in figura 1 viene definito gioco simmetrico. Le
relazioni di preferenza manifestate sono, dunque, invarianti rispetto ad ogni permutazione dei giocatori.
7
L’utilità individuale deriva da due variabili che sfuggono al controllo individuale7:
l’affollamento, che indichiamo con F, direttamente proporzionale al numero di visitatori, e la
diversità tra le componenti interne alla comunità dei turisti, che indichiamo con C, che
rappresenta una misura del tasso di conflittualità tra comunità potenzialmente differenti in
termini di preferenze rispetto all’utilizzo della risorsa turistica.
Per le caratteristiche delle sue componenti e per la sua natura soggettiva l’utilità per ogni
singolo giocatore è determinata dall’interdipendenza tra le scelte strategiche poste in essere
da ciascun giocatore.
E’ verosimile immaginare che nelle due situazioni in cui entrambi i giocatori giocano la stessa
strategia – (C,C) e (NC,NC) – la variabile F possa assumere anche valori elevati mentre la
variabile C assumerà il suo valore minimo: siamo di fronte ai due casi, individuabili sulla
diagonale principale della bi-matrice in figura 1, in cui le due popolazioni, rappresentate dai
due giocatori, condividono le stesse norme sociali, nonché le stesse preferenze rispetto
all’utilizzo della risorsa turistica.
Nel primo caso – (C,C) – si realizza una forma di convivenza simbiotica: le due comunità
presentano caratteristiche comuni volte alla tutela della risorsa turistica. Questo stato del
mondo identifica quello che definiamo equilibrio cooperativo. In questo caso, le scelte individuali
dei due giocatori concorrono alla realizzazione di un livello complessivo di sfruttamento
della risorsa che risulta compatibile con il vincolo di sostenibilità.
L’equilibrio cooperativo fornisce ai suoi partecipanti il massimo benessere (paretoottimalità). Le norme sociali condivise dalle due popolazioni sono il risultato della
convergenza verso tale equilibrio.
Nel secondo caso – (NC,NC) – siamo di fronte a due comunità che manifestano, seppur in
negativo, la stessa propensione al sovra-utilizzo della risorsa turistica, preferendo guadagni
speculativi, di breve periodo, allo sfruttamento sostenibile della risorsa. Questo rappresenta
lo stato del mondo che produce un livello di benessere sub-ottimale a chi vi partecipa e che
definiamo equilibrio non cooperativo.
E’ tuttavia necessario tenere presente che mentre i benefici di una tale strategia sono
prevalentemente monetari e appropriabili dagli operatori privati, i costi sono
prevalentemente diffusi e non facilmente monetizzabili.
I casi sulla diagonale secondaria – (C,NC) e (NC,C) – rappresentano le due opposte
situazioni di cooperazione unilaterale (o non cooperazione unilaterale): siamo di fronte a due
casi in cui il valore della variabile F sarà verosimilmente basso a causa di un elevato tasso di
conflittualità C tra le popolazioni. La presenza di conflittualità è un buon indizio del fatto
che la maggior parte delle volte le combinazioni strategiche sulla diagonale secondaria sono
instabili. Vale a dire, per almeno un giocatore esiste la possibilità di migliorare il suo
benessere cambiando strategia di comportamento. Se ciò è vero l’equilibrio tenderà a
spostarsi sulla diagonale principale. Tuttavia, sarà sempre dall’ordine di preferenza rispetto ai
risultati, di ogni giocatore, che deriverà lo spostamento sull’uno o l’altro degli equilibri
presenti sulla diagonale principale.
Guardiamo per un attimo alla combinazione (NC,C). In questo caso si avrà una popolazione
residente intransigente, con una forte coesione interna e orientata allo sfruttamento
sostenibile della propria offerta turistica, che entra in contatto con una popolazione turistica
tollerante che potrebbe minare la coesione sociale dei residenti in ragione di attività
speculative che soddisfino le esigenze del turista. Di nuovo i benefici privati e speculativi, di
breve periodo, di una tale situazione genererebbero costi sociali diffusi e difficilmente
7
L’influenza di un singolo individuo sulle variabili di affollamento e conflittualità è marginalmente irrilevante.
8
componibili che inciderebbero cumulativamente sul tasso di deterioramento della risorsa
turistica. La situazione opposta si verificherebbe qualora la comunità dei turisti tolleranti
fosse influenzata positivamente dall’interdipendenza con la popolazione residente per effetto
del tipo di esperienza turistica fruita. Le dinamiche che si scatenerebbero in tali contesti
possono essere le più varie oltre che mutevoli al trascorrere del tempo e del numero di
interazioni.
3. Il fallimento della cooperazione: il caso one-shot
Il dilemma del prigioniero è un famoso strumento, offerto dalla teoria dei giochi, utile a
formalizzare il problema della sostenibilità, e rendere espliciti i motivi del fallimento della
cooperazione fra individui razionali ed auto-interessati.
Ciò che definisce il dilemma del prigioniero è il valore relativo dei quattro pay-off derivanti
da ciascuna combinazione strategica. In questo caso l’ordine di preferenza dei pay-off per
ciascun giocatore è il seguente: c f a f d f b .
Segue che per ciascun giocatore il migliore risultato possibile è defezionare mentre l’altro
giocatore coopera (NC,C). Il secondo miglior risultato è la cooperazione reciproca (C,C),
seguito dalla defezione reciproca (NC,NC). Infine, il peggiore risultato è rappresentato dal
caso in cui un giocatore coopera, mentre l’altro defeziona (C,NC).
Dunque, siamo in un contesto di dilemma del prigioniero ogniqualvolta l’ordine di
preferenza per ogni giocatore rispetto alla struttura dei pay-off è il seguente:
(NC,C) f (C,C ) f (NC,NC) f (C,NC).
Segue che la strategia dominante per ciascun giocatore diventa (NC) qualunque sia la scelta
dell’altro giocatore, con il risultato che entrambi i giocatori realizzeranno un esito, in termini
di utilità individuale, peggiore rispetto a quanto avrebbero potuto ottenere cooperando.
L’ordine di preferenza manifestato dai due giocatori implica che le loro due strategie
dominanti coincidano con l’equilibrio di non cooperazione reciproca, che in questo caso
rappresenta un equilibrio di Nash, indicato in figura con un asterisco. Tale configurazione è
un equilibrio di Nash poiché il comportamento adottato da ciascun agente rappresenta la
migliore risposta possibile alle scelte effettuate dall’altro agente, e ciò vale per ogni agente8.
La combinazione di strategie così determinata rappresenta, dunque, una soluzione self-enforcing
del gioco, vale a dire una situazione in cui nessuno ha incentivo a muoversi unilateralmente
da quell’equilibrio. Nel momento in cui ciascun giocatore persegue il suo ottimo e si
comporta in modo individualmente razionale, determina una situazione subottimale dal
punto di vista sociale. Dunque, la razionalità individuale9 induce ogni giocatore,
indipendentemente dalla scelta dell’altro, alla non cooperazione poiché questa conferisce loro
un pay-off più alto della cooperazione. Da qui nasce il dilemma: se entrambi i giocatori non
cooperano, entrambi fanno peggio di quello che avrebbero potuto fare cooperando.
8
In altre parole, una configurazione è un equilibrio di Nash se ciascun agente, anche dopo avere osservato il
comportamento dell’altro giocatore, trova ottimale confermare la propria scelta.
9
La struttura del dilemma del prigioniero ipotizza agenti egoisti e razionali. Se i giocatori fossero altruisti, allora
la struttura dei pay-off non sarebbe più quella del dilemma del prigioniero: il più alto pay-off sarebbe quello
derivante dalla cooperazione reciproca indipendentemente da ciò che l’altro giocatore sceglierà. In questo caso
l’esito cooperativo sarebbe più facile da raggiungere.
9
Figura 2. Formalizzazione della tragedia dei commons tramite un
dilemma del prigioniero con due giocatori.
Residente
Turista
C
NC
C
a,a
b,c
NC
c,b
*
d,d
con c f a f d f b
La struttura incentivante del gioco, schematizzata nella successiva figura 3, è tale da indurre
entrambi i giocatori a cedere alla tentazione di non cooperare.
Figura 3 Struttura degli incentivi nel Dilemma del Prigioniero
Residente
Turista
C
NC
C
NC
Premio per la
cooperazione
reciproca
Tentazione
di non
cooperare
Tentazione
di non
Cooperare
Punizione per la
non cooperazione
reciproca
Questa circostanza li porta a realizzare livelli di benessere, individuale e sociale, inferiori a
quelli pareto-ottimali garantiti dall’equilibrio cooperativo. Tale equilibrio è caratterizzato dal
sovra-utilizzo della risorsa per entrambi.
Il dilemma deriva dal fatto che esiste, tuttavia, una situazione differente da quella
dell’equilibrio di Nash, data da (C,C), in cui entrambi i giocatori migliorano la propria
posizione. Per assicurare un uso sostenibile di una risorsa collettiva, la miglior opzione è per
tutti gli utilizzatori di cooperare, auto-vincolandone l’uso. Da un punto di vista individuale la
non cooperazione significherà ottenere benefici più elevati di quelli derivanti dall’utilizzo
controllato. Se tutti gli utilizzatori, in ragione della massimizzazione della propria utilità
personale, manifestano questo atteggiamento, la risorsa comune sarà sovra-utilizzata. In
questo caso il fallimento deriva dal semplice desiderio di ogni giocatore di ottenere il miglior
risultato possibile per se stesso.
I problemi legati allo sfruttamento della risorsa si accentrano intorno al raggiungimento di
un accordo per limitare i prelievi ad un livello che massimizzi l'utilità presente dei
partecipanti senza comprometterne le possibilità di utilizzazione futura. In termini
economici, si tratta di stabilire un livello di prelievo che si dimostri individualmente efficiente
tenendo conto di tutte le esternalità prodotte.
In assenza di incentivi selettivi, che modifichino il valore dei pay-off e le preferenze
individuali circa i possibili esiti del gioco, è inevitabile constatare che il caso one-shot, in
presenza di soggetti razionali orientati alla massimizzazione dell’utilità individuale, abbia
come soluzione la defezione.
10
La ragione più evidente per scegliere di defezionare in un contesto di gioco non ripetuto è
fornita dall’applicazione del concetto di dominanza strategica. La strategia non cooperativa è
dominante per ciascun giocatore poiché restituisce un pay-off superiore rispetto a qualunque
altra strategia selezionata dall’altro giocatore10.
Applicando il principio della dominanza strategica al gioco del dilemma del prigioniero il
risultato appare piuttosto paradossale: se ciascun giocatore adottasse la strategia dominata
otterrebbe un risultato in termini di pay-off superiore a quanto realizzato da ciascuno di essi
adottando la strategia dominante.
4. La dinamica della cooperazione
La necessità di un’analisi dinamica dei problemi di azione collettiva è da ricercarsi, oltre che
nell’individuazione di eventuali soluzioni pareto-efficienti, nel fatto che, nella realtà, la
maggior parte delle interazioni tra individui ha carattere ricorrente, caratteristica questa che
rende l’approccio statico del tutto inappropriato. Molto spesso gli individui non devono
prendere un’unica decisione, ma un’intera sequenza di decisioni. In altre parole, non
scelgono una strategia semplice, ma una strategia intertemporale, ossia un modello di
comportamento che governa la loro condotta durante tutta l’interazione. La scelta viene così
a dipendere non solo dalla razionalità individuale, ma anche dalla storia pregressa del gioco e
dalle diverse aspettative sui suoi possibili esiti.
Da qui l’idea che forse la ripetizione del gioco possa condurre alla cooperazione, ossia che la
cooperazione possa emergere come il risultato di lungo periodo di interazioni individuali che
si ripetono nel tempo, come si afferma nel Folk Theorem11. Le versioni di tale teorema12 sono
molteplici ma tutte accomunate dalla stessa idea di fondo: in ciascun round di un gioco non
cooperativo ripetuto può risultare conveniente per i giocatori adottare strategie cooperative.
Ai fini della validità del teorema occorre, tuttavia, distinguere tra le interazioni aventi durata
finita e quelle aventi durata indefinita. Per quanto riguarda le prime, la maggior parte della
letteratura ha concluso che conducono allo stesso risultato del caso one-shot13. Infatti,
all’inizio della ripetizione ogni giocatore sa che, nel gioco finale, non essendoci più nessuna
10
È generalmente condivisa l’affermazione secondo cui un agente razionale non sceglie mai una strategia
strettamente dominata. Dixit e Nalebuff (1991), identificano nella eliminazione delle strategie dominanti una
delle principali regole che un agente razionale adotta in un interazione strategica. È stato inoltre dimostrato
(Myerson 1991) che le uniche strategie che in una interazione strategica possono essere razionalizzate, ovvero
rese consistenti con le aspettative di ciascun giocatore, sono quelle che sopravvivono al processo di
eliminazione iterata di strategie strettamente dominate.
11
Il teorema afferma che dato un gioco G a due giocatori ad informazione completa, sia (e1, e2) il vettore dei
pay-off di un qualsiasi equilibrio di Nash di G e sia (x1, x2) un vettore di pay-off ammissibili per G; se xi > ei,
con i = 1, 2 allora, se il tasso di sconto è sufficientemente vicino ad 1, esiste un equilibrio perfetto nei
sottogiochi del gioco infinitamente ripetuto il cui pay-off medio è (x1, x2). Per la dimostrazione formale del
teorema si rimanda a Binmore (1992), pp. 373–76.
12
Generalmente, si associa a Friedman (1971) la prima dimostrazione di tale teorema. Tuttavia, questo teorema
è noto come Folk Theorem, proprio perchè la sua argomentazione è stata avanzata da una moltitudine di studiosi,
ed è dunque arduo attribuirne la prima paternità in modo certo.
13
Kreps et al. (1982) dimostrano, tuttavia, come, in un contesto di gioco ripetuto un numero finito di volte ed
in presenza di agenti razionali auto-interessati, la semplice ipotesi che all’inizio del gioco, uno dei giocatori non
abbia la certezza della razionalità dell’avversario, possa condurre, almeno nelle prime interazioni, alla
cooperazione reciproca. Se un soggetto non è sicuro che l’altro capisca pienamente ed immediatamente la
struttura del gioco, allora nelle prime interazioni non ha alcun interesse ad educare l’avversario a giocare la
strategia dominante.
11
ripetizione, ciascuno sceglierà di defezionare. Il risultato dell’ultimo gioco sarà quindi
considerato come un dato, ed il penultimo sarà di fatto il gioco finale. Procedendo per
induzione a ritroso l’intera serie di ripetizioni coincide con il gioco one-shot dell’analisi
statica14.
Muovendo dall’osservazione che la maggior parte delle relazioni sociali fra i soggetti non si
concludono in una sola interazione, una via di uscita è rappresentata dalla possibilità che il
gioco sia ripetuto (Rapoport and Chammah 1965). La prospettiva di una futura interazione
conferisce, infatti, al giocatore razionale un interesse a formarsi una reputazione di gioco, che
si traduce in un incentivo all’adozione di una strategia cooperativa.
In molte situazioni, l’interazione ripetuta cambia la struttura strategica del gioco ed influisce
sulle possibili soluzioni. La stessa iterazione del gioco può dunque diventare un meccanismo
di soluzione. Nei giochi ad iterazione infinita trova applicazione il Folk Theorem, che può dar
luogo ad un vasto numero di possibili equilibri15 (Gibbons 1992, Taylor 1987).
I giochi ripetuti incorporano fenomeni che non possono essere catturati restringendo
l’attenzione ai giochi statici. Nel dilemma del prigioniero ripetuto diventano possibili più
equilibri strategici, incluso quello cooperativo. Le ragioni addotte alla base di questa ipotesi
sono le seguenti:
1. in un gioco ripetuto ogni giocatore nel selezionare la propria strategia tiene conto di
un futuro in cui le azioni devianti possono essere punite;
2. in un gioco ripetuto il passato offre informazioni grazie alle quali i giocatori possono
imparare a fidarsi l’uno dell’altro e possono essere instaurate norme di
cooperazione16.
Attraverso la ripetizione delle interazioni è possibile, dunque, spiegare il verificarsi di un
comportamento cooperativo come risultato di una scelta razionale. Ammettendo la
possibilità che il gioco sia ripetuto, una strategia non cooperativa potrà essere punita con la
non cooperazione dell’altro soggetto nell’interazione successiva. In questo contesto dinamico
gli agenti continuano ad operare le loro scelte simultaneamente, tuttavia conservano la
memoria delle strategie adottate dall’altro giocatore in tutte le precedenti interazioni. Ne
consegue che la scelta di ogni singolo giocatore di cooperare può essere subordinata alla
cooperazione dell’altro giocatore nei periodi precedenti.
La strada più semplice ed immediata da percorrere è quella di considerare la logica di
reciprocità come una vera e propria strategia razionale. Supponiamo di poter ripetere il
dilemma del prigioniero un certo numero di volte tra un certo gruppo di giocatori. In
particolare, se il numero di ripetizioni è infinito o incerto, diviene possibile giustificare il
comportamento cooperativo come una strategia di equilibrio qualora i giocatori, attribuendo
in ogni momento un peso sufficientemente elevato alla valutazione dei loro guadagni futuri
nelle successive ripetizioni del gioco, cerchino di stimolare con il proprio comportamento la
cooperazione degli altri individui. Tale approccio è catturato formalmente dalla strategia di
14
Da tale ragionamento deriva la famosa conclusione di Selten (1978) secondo cui se l’equilibrio del gioco
costituente è unico, e questo viene giocato un numero finito di volte, l’equilibrio del gioco ripetuto corrisponde
alla ripetizione dell’equilibrio del gioco costituente.
15
Ad esempio, in un dilemma del prigioniero ripetuto infinite volte la defezione continua, così come varie
strategie cooperative possono rappresentare equilibri del gioco.
16
Binmore (1998) sostiene che normalmente gli individui interagiscono fra di loro finché qualche evento
casuale non interviene a interrompere le loro relazioni. Alla fine di ogni gioco esisterà per ognuno dei giocatori
una probabilità p di non giocare mai più contro lo stesso avversario. Se la probabilità è molto piccola, i
giocatori avranno ragione di credere che la relazione con il loro avversario avrà lunga durata e saranno
interessati a preservarla ottenendo il maggior beneficio possibile.
12
cooperazione condizionata Tit for Tat (TFT) secondo la quale l’agente sceglie di cooperare al
primo turno di gioco e di continuare a farlo finché anche l’avversario coopera; qualora
l’avversario defezioni, l’agente sceglierà di defezionare a sua volta in tutti i giochi successivi,
finché non verifica un ritorno alla cooperazione dell’avversario. In un gioco così strutturato,
trova applicazione il Folk Theorem: ciascun individuo è indotto ad adottare un
comportamento cooperativo se in un certo istante la somma dei guadagni futuri scontati
ottenuti cooperando, risulta essere superiore al guadagno ottenibile nel gioco simultaneo
senza cooperazione17.
Uno dei più famosi studi delle soluzioni strategiche ai dilemmi sociali è quello condotto da
Axelrod (1984), che riporta i risultati di un torneo computerizzato in cui i partecipanti
dovevano proporre una strategia di gioco che ritenevano adatta a realizzare il miglior
risultato in termini di pay-off atteso medio se confrontata con le altre strategie proposte dagli
altri partecipanti in un dilemma del prigioniero ripetuto18.
Axelrod identifica tre condizioni affinché possa emergere una soluzione cooperativa. La
prima è che gli individui siano coinvolti in una relazione duratura. Se i giocatori si
incontrassero una sola volta, o se, equivalentemente, sapessero di trovarsi all’ultima
interazione prima della fine del gioco, la strategia dominante di defezione reciproca
comprometterebbe il raggiungimento di un equilibrio cooperativo19. Se, diversamente, i
giocatori hanno una qualche probabilità di incontrarsi ancora in futuro, si crea un incentivo
all’emergere di strategie cooperative. La seconda condizione afferma che i giocatori devono
essere capaci di riconoscersi l’uno con l’altro. La terza condizione è che i giocatori
possiedano l’informazione circa le strategie adottate in passato dall’altro giocatore.
Se l’identità dei giocatori è sconosciuta o instabile e se non vi è la possibilità di osservare i
risultati delle passate interazioni, ogni giocatore sarà motivato ad adottare un
comportamento auto-interessato che sfugge ad ogni tipo di controllo e/o sanzionamento.
Nei due differenti tornei risultò sempre vincitrice la strategia TFT20. Il successo di TFT non
risiede nella sua capacità di battere ogni altra strategia, ma deriva da alcune caratteristiche che
la distinguono dalle altre nel creare le condizioni per il raggiungimento di risultati
reciprocamente vantaggiosi: coopera sempre alla prima interazione; punisce sempre ogni
tentativo di deviazione dell’avversario; è disposta a ristabilire la cooperazione reciproca se
osserva il ritorno alla cooperazione dell’avversario.
TFT è una strategia di cooperazione basata sulla reciprocità. Axelrod propone una teoria
della cooperazione basata sull’osservazione del comportamento individuale di soggetti autointeressati, in assenza di una autorità esterna che li obblighi alla cooperazione. Le evidenti
differenze in termini di successo relativo delle varie strategie dipendevano dall’importanza
17
I risultati del Folk Theorem valgono anche in un contesto in cui il numero delle ripetizioni è incerto qualora la
probabilità di ripetere il gioco al turno successivo risulti essere fissata ad un valore inferiore all'unità, ma
sufficientemente elevato.
18
La strategia doveva prevedere una regola per scegliere ad ogni mossa tra la cooperazione e la defezione. Ogni
strategia venne confrontata dal computer con ognuna delle altre e poi con random – un programma che
collaborava e tradiva con andamento casuale – per accertare quale strategia fosse la migliore in assoluto.
19
L’analisi di Axelrod è basata sulle assunzioni classiche della teoria dei giochi circa la razionalità dei giocatori.
Analisi empiriche documentano l’adozione di strategie cooperative anche in un dilemma del prigioniero ad uno
stadio (Hayashi et Al. 1997).
20
L’efficacia di tale strategia è provata dalle realizzazioni da essa ottenute che sono risultate mediamente
superiori rispetto a quanto ottenuto dalle altre strategie. Questa strategia rende subottimale la scelta individuale
di defezionare poiché restituirebbe un valore atteso di pay-off inferiore a quello realizzabile con una strategia di
cooperazione reciproca.
13
che ciascuna di esse attribuiva al futuro. Il valore del tempo assume, dunque, un’importanza
cruciale nell’influenzare le relazioni strategiche. In particolare, il vantaggio della cooperazione
sarà più grande quanto più piccolo è il tasso di sconto sul futuro di ciascun giocatore e
quanto più piccolo è il guadagno istantaneo di defezione.
Dall’analisi di Axelrod21 emerge anche la considerazione che la strategia vincitrice del torneo
possa essere una strategia collettivamente stabile22, ma solamente se il peso assegnato dai
soggetti alle mosse future è sufficientemente grande, cioè se supera un valore critico, che è in
funzione dei pay-off del gioco. Se ogni individuo di una popolazione collabora con ciascun
altro perchè ognuno adotta la strategia TFT, nessuno potrà mai ottenere un’utilità maggiore
con una diversa strategia, purché però il futuro proietti sul presente un’ombra abbastanza
grande. Se invece la “variabile di sconto” assegnata al futuro non supera il valore critico, una
popolazione di giocatori che adottano la strategia TFT potrebbe essere invasa da individui
che adottano la defezione incondizionata o che alternino la defezione alla cooperazione.
Affinché la cooperazione sia garantita e stabile è tuttavia necessario non solo condividere
l’idea che le interazioni si ripresentino nel tempo un numero di volte sconosciuto ai
giocatori, ma anche presupporre che le mosse future abbiano per gli individui un peso
abbastanza grande da influenzare le loro scelte presenti.
Axelrod (1984) giunge, quindi, a due conclusioni: la cooperazione può essere innescata anche
in un mondo di defezione incondizionata. Tale sviluppo non può verificarsi se viene
sperimentato solo da alcuni soggetti sparsi che non hanno praticamente alcuna occasione di
interagire tra loro, mentre la cooperazione può evolvere da piccoli gruppi di soggetti, che
abbiano almeno un’occasione minima di interagire tra loro, attraverso un meccanismo di
reciprocità; la cooperazione, una volta affermatasi sulla base della reciprocità, riesce a
proteggersi da sola dall’invasione di strategie meno cooperative.
21
Si veda anche Axelrod e Keohane (1986).
TFT è collettivamente stabile se, e solo se, il peso del futuro w è grande almeno quanto il maggiore tra (T –
R)/(T – P) e (T – R)/(R – S), dove T, R, P e S sono i payoff che Axelrod utilizza nel dilemma del prigioniero:
C
NC
C
R,R
S,T
NC
T,S
P,P
dove T > R > P > S e R > (T + S)/2. Per dimostrare la proposizione iniziale Axelrod si serve della
dimostrazione di un altro enunciato: TFT è collettivamente stabile se e solo se non può essere invasa né dalla
strategia di defezione incondizionata e costante (sempre NC), nè dalla strategia che alterna defezione a
cooperazione (NC, C,…, NC, C).
Dire che la strategia di defezione incondizionata non può invadere TFT significa che il valore atteso finale di
tutti i guadagni di un giocatore che giochi defezionando sempre contro uno che adotti colpo su colpo sarà
inferiore o uguale al valore atteso ottenuto da ciascuno dei due giocatori quando entrambi adottano TFT l’uno
contro l’altro. Formalmente, un giocatore che utilizzi la strategia di defezione continua contro TFT ottiene un
payoff atteso pari a T + w P/(1 – w), dove w rappresenta il tasso di sconto. Diversamente, TFT se confrontata
con se stessa ottiene un pay-off atteso pari a R/(1 – w). Pertanto, la strategia di defezione continua non può
invadere TFT quando R/(1 – w) ≥ T + wP/(1 – w), ovvero deve valere che w ≥ (T – R)/ (T – P).
Analogamente, una strategia che alterni la defezione alla cooperazione non può invadere TFT se R/(1 – w) ≥
(T + wS)/(1 – w2), vale a dire w ≥ (T – R)/(R – S). Dunque, un valore di w che soddisfi entrambe le
disuguaglianze implica che in un gioco ripetuto la strategia di cooperazione condizionata TFT è collettivamente
stabile.
22
14
5. Elementi di criticità nell’interazione turista-residente
Una delle assunzioni fondamentali dell’analisi di Axelrod era quella circa il modo secondo cui
le varie strategie si trovavano ad interagire. Ogni strategia doveva confrontarsi con tutte le
altre e per lo stesso numero di interazioni. Ciò significa immaginare una struttura sociale in
cui ogni giocatore interagisce con tutti gli altri partecipanti e l’identità dei due giocatori non
muta nel corso della ripetizione delle interazioni. Ciò rende possibile la riconoscibilità fra i
soggetti, che rappresenta un elemento fondamentale ai fini del consolidamento di relazioni
cooperative.
L’elemento di differenziazione del contesto turistico rispetto all’analisi standard dei giochi
ripetuti risiede nella presenza di due popolazioni che possiedono due diversi orizzonti
temporali di interazione. Infatti, la possibilità di iterazione del gioco assume caratteristiche
diverse a causa della presenza di una popolazione turistica che muta nel tempo la propria
composizione. Dunque, al ripetersi del gioco fra residente e turista quest’ultimo potrebbe
non coincidere con il soggetto dell’interazione avvenuta nel periodo precedente. Tale
circostanza incide profondamente sulla possibilità di instaurare relazioni cooperative di lungo
periodo tra due popolazioni che non manifestano un perfetto parallelismo di interessi.
Una ulteriore caratteristica decisiva della popolazione dei turisti deriva dal vantaggio
informativo di cui godono rispetto alla popolazione dei residenti e che consiste nel poter
decidere, o comunque sapere, se giocheranno un gioco one-shot o iterato con i componenti
della popolazione residente. Tale vantaggio informativo potrà essere utilmente sfruttato nel
decidere il tipo di strategia da adottare: il turista che sa di non tornare nella località in cui si
trova sfrutterà il tentativo del residente di instaurare una relazione cooperativa di lungo
periodo trovando nella strategia non cooperativa la possibilità di sfruttare il contributo del
soggetto residente. Allo stesso modo i componenti della popolazione dei residenti
nell’incertezza fra una relazione iterata e una ad uno stadio tenderanno ad adottare la
strategia dominante non cooperativa del gioco one-shot. L’asimmetria informativa intrinseca al
gioco turisti-residenti gioca dunque a sfavore della possibilità di muoversi verso l’equilibrio
cooperativo. Quando uno stesso giocatore interagisce ripetutamente ma con una controparte
che cambia, la logica del Folk Theorem non trova applicazione. Tale situazione in termini di
teoria dei giochi non può essere considerata alla stregua di un’interazione ripetuta.
Diverso è l’esito dell’interazione ripetuta tra i soggetti appartenenti alla comunità dei
residenti, i quali, sfruttando i vantaggi della interazione ripetuta intra-comunitaria, riescono a
sviluppare una sufficiente propensione all’utilizzo di strategie cooperative. Ogni comunità,
attraverso l’interazione ripetuta tra i soggetti che la compongono, stabilisce nel tempo un
equilibrio cooperativo che garantisce lo sfruttamento sostenibile delle risorse del proprio
territorio. Tale equilibrio è reso possibile da due caratteristiche tipiche delle relazioni intracomunitarie e che corrispondono alle condizioni necessarie ai fini della convergenza
spontanea verso l’equilibrio cooperativo: la riconoscibilità tra i giocatori e la prospettiva di
interazione ripetuta tra gli stessi soggetti. Tali condizioni permettono a ciascuno di attribuire
un maggior valore ai benefici di lungo periodo.
La persistenza dell’equilibrio cooperativo è spiegata dall’emergere di norme sociali intracomunitarie. Quando i soggetti si trovano ad interagire ripetutamente il comportamento di
ciascuno può essere premiato o punito dagli altri membri del gruppo. Tali incentivi tendono
a consolidare strategie che acquistano all’interno della comunità un valore normativo. Ogni
soggetto tende a conformarsi al comportamento normativo per godere del beneficio
derivante dall’approvazione sociale all’interno del gruppo, oltre che per evitare di incorrere
15
nel sanzionamento sociale. I soggetti che puniscono il comportamento deviante sopportano
un costo il cui valore relativo decresce al crescere del numero di interazioni ed è bilanciato
dai benefici derivanti dal consolidamento della norma sociale all’interno del gruppo (Henrich
and Boyd 2001). Inoltre, l’azione di sanzionamento svolta da ciascun giocatore rappresenta
uno strumento di segnalazione delle proprie qualità come controparte affidabile in una
relazione di lungo periodo.
Attraverso l’interazione ripetuta la comunità dei residenti modifica il valore relativo dei payoff, trasformando il gioco del dilemma del prigioniero in un assurance game in cui ogni
giocatore preferisce cooperare piuttosto che defezionare fintanto che tutti gli altri giocatori
cooperano (Skyrms 2001). La trasformazione del gioco avviene attraverso l’emergere di un
sistema decentralizzato di sanzionamento reciproco gestito dagli stessi giocatori. Affinché si
realizzi l’esito socialmente ottimo è necessario che la cooperazione sia basata sulla
reciprocità, e che la possibilità di interazione futura sia sufficientemente elevata da rendere
stabile la reciprocità.
L’evidenza sperimentale, accompagnata da numerosi casi studio sulla gestione delle risorse
comuni, dimostra come alcune comunità riescano a dotarsi di regole informali ed istituzioni
che consentono la risoluzione dei conflitti sociali attraverso il monitoraggio ed il
sanzionamento dei comportamenti opportunistici (Baland and Platteau 1996, Ostrom 1990,
Tang 1994). In particolare, anche in assenza di impegni vincolanti tra gli utilizzatori, la
possibilità di monitoraggio e comunicazione, la presenza di sanzioni monetarie e/o non
monetarie inflitte ai soggetti devianti e di premi per i soggetti cooperanti, tipicamente
aumentano il tasso di cooperazione (Cardenas 2003, Fehr and Gachter 2000). Le
caratteristiche più evidenti delle comunità che sono capaci di sostenere i comportamenti
cooperativi riguardano la presenza di gruppi ristretti dotati di una forte coesione sociale.
Il livello di cooperazione migliora quando i giocatori hanno la possibilità di comunicare
all’inizio del gioco ed aumenta ulteriormente se si ammette la possibilità di comunicazione
anche alla fine di ciascuna interazione. Tale circostanza testimonia l’efficacia di semplici
sanzioni verbali usate dai concorrenti per punire la deviazione dalla scelta cooperativa. Più
generalmente, la possibilità di comunicazione (Fehr and Gachter 2000, Ostrom et al 1994),
insieme alla presenza di incentivi alla cooperazione – nella forma di premi per i soggetti
cooperativi – e/o di disincentivi ai comportamenti devianti – nella forma sia di sanzioni
monetarie, sia di semplice disapprovazione sociale (Masclet et al 2003) – aumenta il livello di
cooperazione (Andreoni et Al. 2003). Tale effetto positivo è ancora più forte se gli stessi
soggetti interagiscono per più tornate di gioco fra di loro piuttosto che essere accoppiati
l’uno con l’altro in modo casuale ad ogni singola interazione.
La letteratura teorica ha identificato diverse ragioni per cui la composizione sociale di una
comunità può influenzare la sua capacità di fornire beni pubblici o gestire risorse comuni. La
differenza chiave è tra comunità che presentano una forte omogeneità sociale e comunità
eterogenee. In particolare, le comunità socialmente omogenee sono facilitate nel dare
soluzione ad un problema di azione collettiva poiché i membri che le compongono
possiedono preferenze condivise, laddove comunità eterogenee potrebbero trovare
difficilmente un accordo sulle caratteristiche della soluzione ed è dunque meno probabile che
si converga su un esito socialmente desiderato (Alesina and La Ferrara 2000, Esteban and
Ray 1999). In comunità eterogenee la presenza di gruppi sociali differenti riduce la capacità
di individuare meccanismi efficaci di cooperazione a causa della maggiore probabilità di
disaccordo circa le modalità di suddivisione del surplus cooperativo, o perché ciascun
gruppo attribuisce un minor valore ai benefici spettanti ai membri degli altri gruppi. Un
ulteriore motivo di difficoltà è rappresentato dalla possibilità che i meccanismi di
16
sanzionamento sociale siano efficaci all’interno di uno specifico gruppo e non tra i diversi
gruppi sociali.
Nel momento in cui la popolazione residente entra in contatto con la popolazione dei turisti
si modificano gli incentivi di lungo periodo poiché le aspettative individuali rispetto alla
possibilità di interazioni future si traducono in un tasso di sconto individuale che incentiva
alla defezione immediata.
L’interazione turista-residente si caratterizza, dunque, come un gioco ibrido in cui la struttura
delle preferenze dei due soggetti rappresentativi rispetto ai pay-off del gioco non è
simmetrica. In particolare, a fronte del mutato ordine di preferenza rispetto ai pay-off della
popolazione residente, che diventa a'f c'f d'f b' , l’ordine di preferenza della popolazione
dei turisti rimane quello di un dilemma del prigioniero one-shot con c f a f d f b . La
preferenza accordata dalla popolazione residente alla combinazione strategica (C, C) rispetto
a (NC, C) deriva dal maggior valore in termini di utilità restituito dal pay-off cooperativo nel
lungo periodo rispetto al pay-off di non cooperazione unilaterale. Il gioco turista-residente
può dunque essere rappresentato come segue:
Residente
C
Turista
C
a,a’
NC
c,b’
NC
b,c’
*
d,d’
con c f a f d f b e a'f c'f d'f b'
Il differente orizzonte temporale di interazione dei due giocatori si traduce in una persistenza
dell’equilibrio di Nash non cooperativo. Infatti, la strategia dominante di non cooperazione
del turista pregiudica la credibilità di un eventuale sanzionamento da parte della popolazione
locale. Conseguentemente, la strategia collettivamente stabile del gioco diventa quella della
defezione incondizionata per il turista così come per il residente. Il ripetersi dell’interazione è
dunque privo degli elementi utili ai fini dell’emergere spontaneo di un equilibrio cooperativo.
La diversa identità dei soggetti appartenenti alla popolazione dei turisti trasforma
l’interazione in una relazione che si caratterizza per il ripetersi di interazioni ad uno stadio.
La presenza dei turisti introduce nella popolazione residente l’incentivo ad abbandonare la
strategia cooperativa in ragione della strategia di defezione incondizionata per il fatto che la
possibilità di sanzionamento, in una interazione non ripetuta, non è praticabile. In assenza di
un intervento esterno che modifichi la struttura del gioco, le ripercussioni di questa dinamica
influiscono negativamente sulla possibilità di stabilire un livello complessivo di sfruttamento
delle risorse che sia compatibile con l’obiettivo della sostenibilità. Le risorse naturali così
come l’insieme degli asset intangibili di un territorio, rappresentati, più in generale, dal
patrimonio sociale e culturale, rappresentano insieme la struttura trainante di ogni politica di
sviluppo basata sul turismo. I benefici economici del turismo sono il risultato di un processo
di scambio del capitale sociale e naturale di una destinazione, nelle sue varie forme ed
espressioni, che vede coinvolti soggetti i cui interessi incidono in modo differenziato sulle
risorse ecologiche, economiche e socio-culturali di una destinazione turistica. Il concetto di
sostenibilità assume, infatti, contenuti diversificati in relazione ai soggetti che lo definiscono
(Collins 1999, Garrod and Fyall 1998): spesso gli interessi della comunità locale non
17
coincidono con quelli dei visitatori, né risultano omogenei all’interno della stessa comunità
locale, poiché i benefici economici del turismo si distribuiscono in modo disomogeneo fra gli
individui che compongono la popolazione locale. L’attività turistica, dunque, se non
accompagnata da un’attenta politica di salvaguardia delle risorse naturali, potrebbe essere
causa di un processo di progressivo deterioramento di quelle stesse risorse che costituiscono
il principale strumento per il conseguimento di livelli più elevati di benessere.
La relazione turista-residente assume un ruolo decisivo nel determinare i cambiamenti sociali,
ecologici ed economici derivanti dallo sviluppo turistico. Una porzione significativa della
letteratura sull’impatto sociale dello sviluppo turistico suggerisce che il coinvolgimento della
comunità locale nella predisposizione delle strategie di sviluppo rappresenta un elemento
indispensabile sin dalle prime fasi di pianificazione (Jamal and Getz 1995 ). Viene, inoltre,
osservato che quando la comunità locale viene coinvolta nel processo di decision-making, lo
sviluppo turistico che ne deriva risulta socialmente responsabile ed i conseguenti impatti
sociali sono ritenuti appropriati dalla comunità ospitante (Robson and Robson 1996).
Questa prospettiva spiega il motivo per cui le tradizionali strategie di sviluppo turistico,
legate esclusivamente alla soddisfazione delle esigenze del turista e che trascurano l’impatto
che si genera sulla popolazione residente, sono destinate ad incidere negativamente sulla
capacità di resistenza di un territorio alla pressione antropica derivante dall’esperienza
turistica.
6. Conclusioni
La gestione sostenibile delle risorse comuni può, dunque, essere impedita in presenza di
individui che ignorano le esternalità negative che dalle loro scelte di utilizzo delle risorse si
producono sugli altri membri del gruppo. Comunque, se tale pessimismo può essere
giustificato nel caso di interazioni anonime e non ripetute, il folk theorem suggerisce che
attraverso interazioni ripetute quegli stessi individui potrebbero aumentare la probabilità del
realizzarsi dell’equilibrio cooperativo socialmente preferito. Ciò è particolarmente vero in
presenza di meccanismi per il sanzionamento dei comportamenti devianti.
L’analisi proposta dimostra come l’interazione turista-residente presenti numerosi elementi
di criticità che impediscono l’emergere spontaneo di soluzioni cooperative stabili. La
relazione turista-residente, seppur ripetuta nel tempo, a causa del continuo mutamento di
una delle controparti impedisce la possibilità di sfruttare le informazioni derivanti dalle
passate interazioni, e con essa la possibilità di adottare meccanismi efficaci di sanzionamento
credibile dei comportamenti devianti. Tale situazione in termini di teoria dei giochi non può
essere considerata alla stregua di un’interazione ripetuta. L’interazione turista-residente
replica, dunque, il risultato di un dilemma del prigioniero one-shot in cui l’esito cooperativo è
precluso dalla presenza di un equilibrio sub-ottimale in strategie dominanti. L’inevitabilità di
tale risultato deriva dall’assenza delle due condizioni necessarie per la validità dei risultati del
folk theorem: la riconoscibilità tra le controparti e la presenza di una sufficiente probabilità di
ripetizione futura dell’interazione. Da tale circostanza discende il risultato generale che nel
contesto in esame la cooperazione non possa essere conseguita attraverso un processo
spontaneo di coordinamento verso l’equilibrio cooperativo.
Come evidenziato dalla recente letteratura teorica sulla gestione delle risorse comuni, ad
aumentare la complessità del dilemma della sostenibilità contribuiscono inoltre la maggiore
eterogeneità e numerosità della compagine sociale chiamata a risolvere il problema di azione
collettiva.
18
La condizione necessaria affinché un sistema decentralizzato di sanzionamento operi in
modo efficace è che la rete di relazioni che tiene uniti gli interessi dei giocatori sia
sufficientemente stabile. Nel contesto in esame la relazione turista-residente presenta una
debolezza intrinseca poiché avviene in un contesto di rapporti anonimi e frammentati che
riducono la capacità di monitoraggio e sanzionamento reciproco dei comportamenti devianti.
La dimensione e l’eterogeneità del gruppo diventa in questo caso un fattore cruciale da cui
deriva la necessità di un intervento esterno che modifichi la struttura dei pay-off in modo da
rendere vincolante fra i giocatori la selezione della strategia cooperativa. Ai fini del
conseguimento di questo obiettivo si rende necessario intervenire con meccanismi di
sanzionamento provenienti da un soggetto terzo che, coniugando le esigenze di redditività
con quelle di conservazione del patrimonio turistico-ambientale, regoli l’interazione
bilanciando le esigenze della popolazione residente con quelle della popolazione dei turisti.
Ripensare lo sviluppo turistico dal punto di vista della popolazione locale significa
considerare il turismo come un investimento di lungo periodo: le risorse devono essere
preservate a causa della loro scarsa riproducibilità. Diventa dunque importante che tutti i
soggetti interessati, direttamente ed indirettamente, dal fenomeno turistico siano consapevoli
del fatto che il successo in termini di benessere sociale dello sviluppo turistico dipende dalla
effettiva protezione delle risorse su cui esso si basa. Ciò richiede il coinvolgimento e
l’impegno di tutte le parti interessate (Bimonte 2003), le quali tuttavia sono portatrici di
interessi diversi e spesso confliggenti. A tal fine è essenziale individuare strategie di policy che,
tenendo conto dei diversi interessi in gioco, siano in grado di combinare le esigenze di lungo
periodo della popolazione locale con la soddisfazione della domanda di un numero crescente
di turisti. Senza un’adeguata comprensione di come il turismo viene percepito dagli individui
che vivono il territorio si corre il rischio di non conseguire l’obiettivo della sostenibilità a
favore di modelli di gestione che guardano al breve periodo e nei quali l’interesse degli
stakeholder locali viene solo presunto piuttosto che direttamente approfondito. Tali modelli di
gestione anche se non determinano l’immediato fallimento del settore turistico nel breve
termine, aumentano in modo significativo il rischio di impatti sociali, ambientali e culturali di
lungo periodo a carattere irreversibile.
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