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Intervista / Louisa Wong
Intervista / Louisa Wong Louisa Wong è fondatore e direttore generale del Gruppo Bó Lè Associates, leader in Asia nell’executive search con quasi 500 impiegati e una rete di 22 uffici in tutto il continente. In Italia hanno stabilito una partnership esclusiva con Santulin & Partners. Una delle più autorevoli professioniste nel settore, nel 2008 Louisa Wong è stata citata dalla rivista BusinessWeek come una delle “50 Most Influential Search Consultants” nel mondo. Alberto Rossi Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina Thomas Rosenthal Direttore Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina Quali sono stati i passaggi chiave della sua esperienza professionale? Quali le scelte che hanno cambiato la sua vita? Nasco in Cina nella provincia del Guangdong e mi trasferisco a Hong Kong con la famiglia, da lì parto per il Canada dove ottengo una laurea all’Università di Toronto a cui segue un MBA conferitomi dalla Harvard Business School nel 1981. Dopo una breve esperienza in finanza alla banca d’investimenti J.P. Morgan, dal 1986 al 1996 lavoro per 10 anni presso Russell Reynolds Associates − una delle più grandi società di executive search ad Hong Kong − della quale sono diventata responsabile della divisione prodotti di consumo e rappresentante per la Cina. La scelta cruciale della mia vita è stata proprio tornare a Hong Kong. Il rientro, dovuto a motivi famigliari, si è poi trasformato in una grande occasione da un punto di vista professionale. Si trattava di un momento delicato per Hong Kong in quanto nel 1996 vi era grande attesa e timore per il passaggio di sovranità dalla Gran Bretagna alla Repubblica popolare, che avrebbe avuto luogo l’anno seguente. Non vi erano per me chiare opportunità lavorative né certezze. Eppure ho avuto il coraggio di seguire il percorso che mi si era proposto e ho avuto la sensibilità di comprendere che vi era la necessità di sviluppare un servizio che allora era pressoché inesistente in Cina, ma che avevo imparato durante la mia esperienza americana e ad Hong Kong. In un momento così dinamico occorreva investire sulla professionalità delle persone. Quindi ha fondato Bo Le. Quale è l’origine del nome? Bo Le Xiang Ma significa “il Maestro Bo Le che conosce i cavalli” e fa riferimento ad un leggendario conoscitore di cavalli della Cina Antica che riusciva a scoprire i più veloci e talentuosi. Oggi il nome Bo Le si associa così agli esperti nello scoprire talenti, i cosiddetti “talent scout”. Come si può conciliare in Cina Intervista / Louisa Wong / 219 l’essere donna ed essere manager? Non essendo sposata non sono forse io la migliore persona a cui rivolgere questa domanda! Per me è facile, il lavoro è la mia vita: non occorre che vi sia una conciliazione tra la sfera privata e quella lavorativa. Percepisco invece una fatica crescente, fonte significativa di stress, per le giovani donne cinesi nel riuscire a mantenere un equilibrio tra la propria vita privata e quella professionale. I valori tradizionali e famigliari appaiono sempre più in contrasto con le legittime ambizioni di crescita nel mondo del lavoro. È sempre più necessario un sostegno nel prendere le giuste decisioni. Certo è che una scelta la prendono gli stessi datori di lavoro nel momento in cui non assumono donne per il rischio di perderle durante il periodo di maternità che equivale a 90 giorni. Nella mia azienda invece il 75% degli impiegati sono donne perché in questo settore essere donna con le caratteristiche che ne conseguono è un vantaggio comparato, in Cina come altrove. Quali sono le caratteristiche personali che devono contraddistinguere una manager donna? Vedo delle differenze molto marcate tra i generi. Nell’approccio al lavoro credo che l’uomo abbia una sola strada verso il successo mentre la donna ha molteplici strategie per raggiungere i propri obiettivi. L’uomo procede spedito e a testa bassa verso la meta e trova maggiori difficoltà a superare gli ostacoli che si presentano lungo il percorso. La donna dimostra spesso maggiore flessibilità e una visione di più ampio respiro, prevedendo più facilmente delle alternative. È più umile e più pratica. Quanto è difficile emergere come donna dal punto di vista professionale, in particolare in un Paese come la Cina? Provengo da una famiglia di rifugiati, di modeste condizioni, del Guangdong; la quinta di sei fratelli la più giovane delle sorelle. Non vi erano in questo contesto tante occasioni per me eppure i valori e le caratteristiche della mia famiglia tra cui la determinazione, l’onestà e il fatto di sentirsi importanti seppure nella povertà sono stati fattori decisivi nella formazione del mio carattere, negli studi e nella mia carriera. Infatti, mi sono applicata nello studio, ho lavorato con impegno e con spirito imprenditoriale ma questo anche perché non ricadeva su di me il peso di dover costruire una famiglia: avevo quattro fratelli davanti. La situazione di una famiglia ampia è molto diversa rispetto al modello di famiglia originato dalla politica del figlio unico in cui due genitori e quattro nonni si occupano di un solo figlio. Eppure con costanza e determinazione sono riuscita ad emergere. Cosa consiglierebbe ad una giovane donna cinese che vuole seguire i suoi passi? Alle giovani donne cinesi dico: seguite il vostro destino, L’OPINIONE nonostante tutte le fatiche di questo tempo. È importante continuare a percorrere la propria strada e coltivare il proprio senso d’indipendenza anche in condizioni avverse. Ad esempio anche nel matrimonio è fondamentale non limitarsi a essere “la moglie di”, spendendo la propria vita solo per seguire il marito. Essere dipendenti ti rende vulnerabili. Occorre invece continuare a mantenere la propria identità e la propria indipendenza anche finanziaria ricavandosi uno spazio adeguato. In Cina le opportunità ci sono e il contesto legale e valoriale, rispetto ad altri Paesi asiatici, garantisce le pari opportunità e permette l’espressione del talento femminile. In Cina esistono lavori per i quali il fatto di essere donna rappresenta un vantaggio? Al contrario, quale professioni appaiono particolarmente ostiche per le donne? Sicuramente nel settore dei servizi essere donna può rappresentare un vantaggio. Le donne in Cina possono operare meglio grazie ad alcune caratteristiche che in questo macrosettore sono fondamentali – ad esempio capacità di ascolto e sensibilità, basti pensare al “customer care” oppure proprio al mio settore nel quale il numero di donne costituisce la maggioranza ed è in continua crescita. Al contrario, nel settore manifatturiero e delle costruzioni il genere maschile gode per fisicità di indubbi vantaggi. Anche per quanto riguarda la ricerca scientifica e l’ambito tecnologico dal mio osservatorio non si nota una crescita significativa. Se dovessi sintetizzare, in settori quali retail, ho.re.ca., consulenza, e after-sales le donne possono fare meglio in quanto per caratteristiche hanno un vantaggio competitivo. E per quanto riguarda la rappresentanza nei consigli di amministrazione di società e enti? In generale e in una prospettiva storica non vedo aumenti significativi nel numero di donne nei board di grandi aziende, mentre si può riscontrare una maggiore presenza a livello di middle-management e di senior management, soprattutto nel mio settore. Sicuramente una delle motivazioni, non peculiare alla Cina, è che vi è un trade-off tra vita privata e professionale che occorre conciliare. In futuro mi aspetto anche una maggiore quota di donne nei Cda. Quindi la Cina non è tanto diversa dagli altri Paesi? Diventare una donna manager non è facile, certo però la strada è meno in salita rispetto ad altri Paesi asiatici, Giappone in primis, dove la donna appare subordinata all’uomo in tutte le sfere. Da questo punto di vista, l’egualitarismo comunista e la storia contadina della Cina in cui tutti contribuiscono al mantenimento del nucleo famigliare attraverso il lavoro agricolo, nonché le influenze occidentali, hanno contribuito a creare le condizioni per uno sviluppo professionale delle donne cinesi. ■ Mondo Cinese – An Interview with Louisa Wong Louisa Wong is the founder and Executive Chairman of Bó Lè Associates, Asia's leading executive search firm with almost 500 employees and a network of 22 offices across the continent. In Italy, it has established an exclusive partnership with Santulin & Partners. As one of the most respected professionals in the field, Louisa Wong was cited in 2008 by BusinessWeek magazine as one of "50 Most Influential Search Consultants" in the world. What were the key steps of your professional experience? What are the choices that have changed your life? I was born in China in the province of Guangdong, and I moved to Hong Kong with my family. I left for Canada, and acquired a degree at the University of Toronto, followed by an MBA from Harvard Business School in 1981. After a brief stint in Finance, working for the investment bank J.P. Morgan, I moved to Reynolds Associates for 10 years, one of the largest executive search firms in Hong Kong. I was responsible for the Consumer Products division, and was the representative for the China division. One crucial life-changing decision I made was to return to Hong Kong. My return was initially prompted by familial reasons; however it became a great opportunity from a professional point of view. For one, it was a delicate moment for Hong Kong, as in 1996 there was great anticipation and fear for the transfer of sovereignty from Great Britain back to China that was going to take place the following year. For me, I saw clear job opportunities and certainties. I had the courage to follow the path I had proposed to myself, and I had the sensitivity to understand that there was the need to develop a service which was then virtually non-existent in China. Thus, I found it necessary to invest in the dynamic professionalism of the people, and founded Bó Lè Associates. What is the origin of the name? Bó Lè Associates was established in 1996, drawing the inspiration from a famous proverb in the Tang Dynasty about Bó Lè, a legend who possessed a unique ability to identify the best horse from among a thousand great horses. How have you reconciled your private and business life being a woman manager in China? I am not married; however it does not mean I do not have a private life. For me, it is easy; the work is my life – there is no need for reconciliation between my spheres of private and public. However, I do understand that this is an increasingly significant issue for young women in China. Traditional values and familial responsibilities are more and more at odds with the legitimate ambitions of career growth and development. It is increasingly necessary to ask for and receive support in making the right decisions. What is certain is that employers should not pass over female candidates simply because there is a risk that they will lose their services during mandatory maternity periods. In my company, 75% of the employees are women because I believe that in my field of work, women have a greater advantage to succeed. How difficult is it to emerge as a female professional, particularly in a country like China? I come from a family of refugees from Guangdong with modest means. I was the fifth youngest in a family of 6 brothers and sisters, and so I did not have many opportunities as they were offered to my older siblings. However, the values and characteristics of my family including determination, honesty, and our unity in the face of poverty were decisive factors in the formation of my character and career development. I applied hard work to my studies, and tried my hand at entrepreneurship, but this was only possible because I did not have the burden of having to build a family. The situation of a large family is very different, but I was able to persevere and emerge as who I am today. What advice would you give to a young Chinese woman who wants to follow in your footsteps? To young Chinese women, I say follow your destiny. It is important to grow and develop your own way and sense of independence, even in adverse conditions. For example, it is crucial for women not to believe that their purpose is to be a “wife”, spending their lives following a husband. Being dependent makes you vulnerable. Instead, they should continue to maintain their identity and financial dependence. In China, there are opportunities and other legal context and values that allow women to express their talents. Are there jobs in China in which a woman represents an advantage? What professions appear particularly cumbersome for women? In the service sector, women definitely have an advantage. There are certain characteristics in this sector that come easier to women than to men – for example, listening skills and sensitivity. “Customer care” is one of the biggest areas that is becoming apparent, and is a field in which the majority of employed workers are female, and proportion is growing larger. Other sectors that women may hold an advantage include retail, counseling, and after-sales. On the contrary, manufacturing and other traditionally masculine-gendered constructions are sectors which hire little or no women. What about representation on boards of companies and institutions? In general, I see no historical increase in this matter. There are a negligible number of women on the boards of large companies, and although they may have a greater presence at the middle and senior levels of management, particularly in my field of work. The biggest issue that they face in China is the trade-off between private and professional life, which must be reconciled. In the future, I expect a much greater share of women in these executive positions. So China is not so different from other countries? Becoming a woman manager is not easy, but it is certainly much less of an uphill battle compared to other Asian countries, particularly Japan in which the woman is subordinate to men in all spheres. From this point of view, the communist and peasant history from which China was born has been instrumental in developing the ideology of maintaining the household through agricultural work. This coupled with the influence of Westerners has created good conditions for the professional development of Chinese women.