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Alcool e guida - Fondazione Ania
Alcool e guida L’alcool è causa di numerosi incidenti. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità che ha pubblicato il manuale "Drinking and Driving", un quinto degli incidenti mortali nei Paesi ricchi è provocato dall'abuso di alcool da parte di chi guida. Un dato che sale al 70% nei Paesi a medio e basso reddito. Per tutti, i costi delle stragi al volante si aggirano intorno all'1-2% del prodotto interno lordo. Più del 30% degli incidenti in Francia, circa il 20% in Gran Bretagna. In Italia il dato non è monitorato ma secondo l’Istituto Superiore di Sanità sarebbero circa il 30% gli incidenti dovuti all’assunzione di bevande alcooliche da parte del conducente. Il Libro bianco dell’Unione Europea del 2001 e il programma di azione europeo del 2003 hanno spinto gli Stati membri a porre l’attenzione su questo fenomeno. Molti Paesi dell'Ue sono corsi ai ripari inasprendo le pene, abbassando i tassi di alcoolemia consentiti alla guida, ma nell'Europa comunitaria non c'e' una visione unica né sui limiti alla concentrazione di alcool nel sangue né sulle misure sanzionatorie contro chi non li rispetta. In Italia, la soglia di alcool consentita è di 0,5 grammi per litro. Più severe le pene in Gran Bretagna, dove però il limite massimo è di 0,8 grammi per litro. Linea dura anche in Belgio, dove chi viene trovato positivo al “test del palloncino” con più di 0,5 grammi di alcool nel sangue, rischia la sospensione della patente fino a cinque anni e multe anche da 11 mila euro. Il Portogallo, che è riuscito a dimezzare il numero delle vittime d’incidenti stradali negli ultimi dieci anni, prevede un limite massimo di 0,5 g/l. Multe e prigione sono previste in Francia e in Germania. 1 Ad essere lodata dall'Oms è la Francia, che negli ultimi cinque anni ha ridotto drasticamente il numero di vittime sulle strade. Un risultato da attribuire a una combinazione di misure contro l'alta velocità e la guida in stato di ebbrezza, associate ad un aumento del 15% dei controlli sulle strade. L’ETSC (European Transport Safety Council), ha appena pubblicato uno studio sull’attuale situazione europea in materia di sinistrosità alcool-correlata. Si tratta di un rapporto estremamente interessante, che fornisce uno spaccato dell’impegno portato avanti da ogni singolo stato membro nel periodo tra il 1996 ed il 2005. Non c’è, purtroppo, l’Italia: o meglio, c’è, ma non viene presa in considerazione. La ragione è data – secondo l’ETSC – dall’incapacità del nostro Paese di fornire i dati richiesti. La ricerca è stata portata avanti da uno speciale ufficio dell’ETSC, chiamato PIN – acronimo di Road Safety Performance Index – il quale, nella sua attività istituzionale, si cura di confrontare tutte le voci della sinistrosità stradale acquisite presso i 27 stati dell’Unione Europea. 2 Lo spaccato che possiamo analizzare, evidenzia tre questioni fondamentali, in tre gruppi di stati, ciascuno composto da 9 nazioni: 1) il miglioramento, netto, registrato in alcuni paesi (la miglior prestazione è della Repubblica Ceca); 2) l’individuazione di stati nei quali l’assenza di progressi significativi in ordine alla riduzione del numero di vittime dovute ad eventi stradali alcool-correlati, riduce il trend globale di decremento – in questa categoria di mortalità – registrato nell’ultimo decennio; 3) l’individuazione di altre realtà territoriali, tra cui l’Italia, incapaci di monitorare il fenomeno locale e, quindi, mettere le proprie statistiche a disposizione del consesso europeo. Lo stato più virtuoso è risultato la Repubblica Ceca che, grazie ad una politica di irrigidimento delle norme e di un severo controllo su strada, sta registrando una costante tendenza in diminuzione (rispetto agli altri incidenti stradali) di circa l’11% annuo, arrivando a dimezzare – nel periodo preso in esame – le cifre della mortalità stradale legata alla guida in stato di ebbrezza. L’alcool è oggi responsabile, in questo Paese, del 4,4% delle vittime. Buono il risultato della Germania, dove l’indice di diminuzione rispetto agli altri sinistri è stabile al -6%, della Polonia -5%, di Slovacchia ed Olanda (-4%), Lettonia (-3%), Austria (-2,2%), Francia (-1%) e Grecia (-0,5%). In Germania, il 1° agosto 2007, è stato adottato un nuovo provvedimento normativo che ha fissato un limite di alcool zero per i conducenti inesperti, i neopatentati. Si applica a tutti i conducenti di età inferiore ai 21 anni e, a prescindere dall’età, nei primi 2 anni dopo l’acquisizione della patente. 3 Al secondo gruppo citato appartengono Stati come la Gran Bretagna che pur essendosi nettamente distinti nell’azione di contrasto, all’incidentalità stradale, hanno addirittura fatto registrare un aumento di decessi stradali dovuti all’ebbrezza al volante. Questo è anche il caso della Spagna che svolge almeno 5 milioni di controlli alcoolemici all’anno ed un’azione repressiva molto efficiente sia da parte delle forze di polizia che dalla stessa Autorità Giudiziaria. Di questo secondo gruppo fanno parte, oltre ai paesi citati, l’Ungheria (+3,6%), la Slovenia (+3%) – che ha imposto da tempo l’assoluto divieto di bere per chi si mette alla guida – la Finlandia (+3%), l’Estonia (+2,5%), la Danimarca e la Svizzera (+1%) ed infine la Lituania (+0,5%). Da precisare, comunque, che Svizzera, Danimarca, Estonia e Slovenia, pur appartenendo a questo gruppo, evidenziano un andamento che promette – alla prossima rilevazione dell’ETSC – di invertire la tendenza: soprattutto la Svizzera, che ha recentemente adeguato il tasso alcoolemico minimo agli standard europei, facendo scendere la soglia da 0,8 a 0,5. Del terzo gruppo suindicato fanno parte i Paesi che non forniscono i dati e tra questi vi è l’Italia. Secondo i dati ACI/ISTAT, gli incidenti provocati dall’alcool sono stati nel 2006 solamente 4.246, pari all’1,41% del totale. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità sarebbero invece circa il 25-30% degli incidenti. Qualcosa, in Italia, sulla spinta proveniente dall’Europa, si sta muovendo. Le nuove disposizioni introdotte nell’agosto 2007 con le modifiche del Codice della Strada, hanno introdotto le sanzioni su alcune violazioni che hanno destato 4 particolare allarme sociale nei cittadini, tra queste soprattutto la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e l’eccesso di velocità. In specifico per la guida in stato di ebbrezza sono state introdotte 3 diverse fasce di sanzioni penali, di entità crescente in relazione alla gravità dello stato di ebbrezza, a) con tasso alcoolemico superiore a 0,5 g/l e non superiore a 0,8 g/l; b) con tasso alcoolemico superiore a 0,8 g/l e non superiore a 1,5 g/l; c) con tasso alcoolemico superiore a 1,5 g/l. L’intervento normativo introduce sanzioni specifiche nel caso in cui dalla guida in stato di ebbrezza derivi un incidente stradale (in precedenza, non c’era aumento di pena per chi determinava un incidente guidando in stato di ebbrezza) e viene introdotta la sanzione accessoria del fermo amministrativo del veicolo, applicata dal giudice con la sentenza di condanna. La legge finanziaria 2007 (legge 27.12.2006 n° 296) all’articolo 1, comma 1036 (Autorizzazione di spesa a favore delle attività di prevenzione in materia di sicurezza nella circolazione) ha previsto: “Al fine di consolidare ed accrescere l'attività del Ministero dei trasporti per la prevenzione in materia di circolazione ed antinfortunistica stradale, è autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, finalizzata alla realizzazione di azioni volte a diffondere i valori della sicurezza stradale e ad assicurare una adeguata informazione agli utenti, ad aggiornare le conoscenze e le capacità dei conducenti, a rafforzare i controlli su strada anche attraverso l'implementazione di idonee attrezzature tecniche, a migliorare gli standard di sicurezza dei veicoli”. Di questi 15 milioni di Euro, ben 7 sono stati stanziati per fornire nuove strumentazioni alle pattuglie che effettueranno i controlli su strada. Con questi 5 fondi sono stati acquistati e consegnati alle Forze dell’Ordine 800 nuovi etilometri omologati. Questa attenzione alla materia ha portato nei primi 6 mesi del 2008, la sola Polizia Stradale e Carabinieri ad effettuare 636.502 controlli con etilometri e precursori, che hanno portato a 14.463 contravvenzioni, un forte incremento rispetto ai controlli dell’anno precedente, con questo trend si dovrebbe arrivare entro fine anno a 1.200.000, un numero in crescita esponenziale rispetto ai 200.000 controlli del 2006, agli 800.000 del 2007, a cui vanno ad aggiungersi quelli realizzati dalle Polizie Locali, di cui non si dispone di dati aggregati. Controlli accresciuti ed inasprimento delle sanzioni che hanno portato ad una riduzione delle positività per guida in stato d’ebbrezza, passate dalle 21.404 del periodo 1 gennaio 2007 – 31 agosto 2007 alle 20.282 dello stesso periodo 2008. Nella tabella seguente vengono riportati il numero complessivo di controlli eseguiti sui conducenti e di violazioni accertate da Polizia e Carabinieri. 2006 Conducenti controllati con etilometri e 241.935 precursori Guida in stato d’ebbrezza alcoolica 36.317 Guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti 3.416 2007 Differenza Differenza % 790.319 548.384 226,7% 47.206 10.889 30,0% 4.515 1.099 32,2% Con la depenalizzazione del rifiuto a sottoporsi al controllo con l’etilometro, si riteneva che il numero dei rifiuti potesse crescere notevolmente, ciò non è avvenuto. In termini assoluti nel periodo dell’entrata in vigore delle nuove norme del Codice della Strada 4 agosto 2007 – 31 marzo 2008 i rifiuti sono stati 1.059 rispetto ai 617 dello stesso periodo dell’anno precedente, ma considerando il notevole incremento del numero dei controlli, in termini percentuali, i rifiuti sono 6 scesi dallo 0,36% allo 0,13%. In sostanza solo un guidatore su 742 controllati si è rifiutato di sottoporsi al test, contro 1 su 277 dell’anno precedente. Tale problema normativo è stato risolto, in quanto la legge n° 125 del 24 luglio 2008 ha di nuovo equiparato il rifiuto a sottoporsi al controllo alcoolemico alla guida in stato d’ebbrezza. In più con la medesima norma è stata introdotta la confisca del veicolo in caso di guida in stato d’ebbrezza con un tasso alcool emico da 1,5 g/l in su e in caso di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Prevenzione dell’abuso di alcool in Italia L’Istituto Superiore di Sanità, attraverso l’Osservatorio nazionale sull’alcool e il Centro di collaborazione OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per la ricerca e la promozione della salute su alcool e problemi alcool-correlati, opera da molti anni come controparte italiana in diversi progetti nazionali, europei e internazionali per la prevenzione, la valutazione e il monitoraggio dell’uso di alcool e delle patologie alcool-correlate. Le competenze specifiche rientrano tra quelle epidemiologiche svolte dal Centro nazionale per l’epidemiologia, la sorveglianza e la promozione della Salute (Cnesps). L’Osservatorio nazionale elabora i dati epidemiologici, le strategie di formazione e di informazione e le campagne di prevenzione, in collaborazione con le altre istituzioni nazionali e internazionali e con le società scientifiche interessate e le associazioni. Ogni anno l’Osservatorio organizza l’Alcohol Prevention Day, giornata dedicata alla prevenzione dei problemi alcool-correlati. Il Centro di collaborazione Oms contribuisce alla definizione delle strategie italiane, europee e internazionali, di salute pubblica, e aggiorna i database 7 informativi nazionali previsti dal Sistema europeo informativo sull'alcool (Eias) dell'Oms. Su nomina del ministero della Salute e dell’Oms, il Centro è la controparte nazionale per il Piano d’azione europeo sull’alcool. Inoltre, il Centro è supervisore delle attività nazionali dello studio internazionale in fase IV dell’Oms per l’identificazione precoce dell’abuso alcoolico e l’intervento breve nei setting sociosanitari di assistenza di base, Early Intervention and Brief Intervention (Eibi), nel quale l’Italia è rappresentata dal Progetto per l’identificazione delle strategie di management dei problemi alcool-correlati (Prevention, identification and strategies management for alcool-related problems, Prisma), coordinato dall’Iss. In applicazione alla legge quadro 125/2001, è stata istituita, con decreto ministeriale del 14 aprile 2003, presso il ministero delle Politiche sociali e del lavoro, la Consulta nazionale alcool, della quale fanno parte la conferenza StatoRegioni, l’Iss, il Cnr, la Società italiana di alcoologia, il Miur, il Ministero della Salute, il Ministero delle Politiche agricole e forestali, l'Associazione italiana dei club degli alcoolisti in trattamento e le Associazioni di familiari. La Legge n. 125 "Legge quadro in materia di alcool e di problemi alcoolcorrelati" è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 18 aprile 2001. Questa norma, finalizzata alla prevenzione, alla cura ed al reinserimento sociale degli alcooldipendenti, nasce dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 1982 sui problemi dell'alcoolismo nei Paesi della Comunità, dalla Risoluzione del Consiglio e dei Rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di consiglio del 29 maggio 1986, concernente l'abuso di alcool e dalle indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, con particolare riferimento al piano d'azione europeo per l'alcool di cui alla Risoluzione del 17 settembre 1992 nonché dalla carta europea sull'alcool adottata a Parigi nel 1995. L’esigenza di realizzare una legge che regolamenti l’uso dell’alcool sul lavoro nasce dal fatto che vari studi hanno analizzato, in soggetti infortunati sul lavoro, 8 la presenza e la quantità di alcool nel sangue. E’ stato evidenziato che il consumo di moderate quantità di alcool è associato ad un eccesso di infortuni sul lavoro; circa il 17% di tutti gli infortuni lavorativi sarebbero attribuibili al consumo di alcool. L'OMS, nel 1999, per le gravi problematiche correlate al consumo di alcool, ha sottolineato l'importanza dei programmi di prevenzione anche sui luoghi di lavoro. Recentemente la Commissione delle Comunità Europee ha precisato che le " …strategie di prevenzione dei nuovi rischi sociali devono …comprendere l'incidenza sugli infortuni delle dipendenze, in particolare quelle legate all'alcool ed ai medicinali…" sottolineando la necessità di una cooperazione con gli organismi internazionali (OMS, ILO) nella determinazione di adeguate strategie di intervento. L'art. 15 (Disposizioni per la sicurezza sul lavoro) della Legge n. 125/01 prevede il divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcooliche e superalcooliche nelle attività lavorative ad alto rischio per la sicurezza individuate da apposito decreto ministeriale. Una delle dieci strategie del Piano di Azione Europeo sull'alcool dell'OMS prevede, tra gli obiettivi per tutti i paesi della Regione Europea, quello di "ridurre i danni causati dall'alcool nei luoghi di lavoro, in particolare gli incidenti e gli episodi di violenza", attraverso azioni intese a "promuovere delle politiche sull'alcool per i luoghi di lavoro basate sull'educazione, la prevenzione, l'identificazione precoce ed il trattamento”. Il Ministero della Salute ha inserito la prevenzione dell’alcoolismo tra i dieci progetti adottati per la strategia del cambiamento nel Piano sanitario nazionale 2003-05. In Italia, inoltre, sono attivi numerosi centri di documentazione sull’alcool e i problemi alcool correlati, riuniti in un coordinamento nazionale denominato Alcoolnetwork, e alcune società professionali e associazioni come: Società italiana di alcoologia (Sia): attiva dal 1979 è una società che riunisce diversi operatori (psichiatri, gastroenterologi, medici legali, 9 igienisti, psicologi, enologi, sociologi) con un approccio multidisciplinare al tema del rapporto uomo-alcool. È composta di gruppi di lavoro tematici e produce studi, documenti e campagne informative e di prevenzione. Associazione italiana dei club degli alcoolisti in trattamento (Aicat): associazione no profit con sede a Udine, che riunisce famiglie e i club degli alcoolisti in trattamento sparsi sul territorio italiano. Propone azioni informative e di prevenzione dei problemi legati all’alcool. Alcoolonline.org: un sito nato dalla collaborazione di diversi enti e società professionali con lo scopo di offrire informazioni e database sulla ricerca e sulle strategie di azione contro i problemi derivanti da abuso di alcool. L’ultima relazione al Parlamento su alcool e problemi correlati 2005-2006 presenta un quadro epidemiologico, da cui emerge che in Italia i consumatori di alcool (almeno una volta all’anno) al di sopra degli 11 anni di età sono il 69,7% della popolazione. Il panorama non è però omogeneo: la percentuale va dal 61,2% in Sicilia, al 76,2% in Veneto; le Regioni con la più alta percentuale di consumatori quotidiani sono invece Marche (38,2%) e Liguria (36,8%). Il rapporto sottolinea che anche in Italia si sta rafforzando, soprattutto fra i giovani, la tendenza molto diffusa nell’Europa settentrionale a bere fuori dai pasti, spesso per ubriacarsi. Nel nostro Paese stanno assumendo un andamento preoccupante in questi anni alcuni fenomeni di consumo alcoolico a rischio, quali i consumi fuori pasto, i consumi eccessivi e l’ubriachezza, con particolare riferimento alla popolazione giovanile, ma anche alle donne e alla popolazione anziana. In totale, gli alcooldipendenti presi in carico presso i servizi alcoologici nel 2005, sono 56.234, con un aumento del 4,3% rispetto al 2004. Il problema è soprattutto 10 maschile: il 77,8% sono uomini e il 22,2% donne. L’età media, pari a 44,5 anni, è in diminuzione ed è più alta nelle donne rispetto agli uomini (46 contro 44,1). Il 17% dei nuovi utenti ha meno di 30 anni e i nuovi utenti fra i 20 e i 29 anni passano dal 10% del 1996 al 15,7% del 2005. Gli interventi da parte dei servizi o dei gruppi di lavoro sono stati di natura medica farmacologica ambulatoriale per il 28,2%, per il 26,1% di counselling all’utente o alla famiglia, per il 12,1% socioriabilitativi, per l’11,6% psicoterapeutici, per il 9,8% inserimenti in gruppi di autoaiuto o mutuo aiuto, per il 4% in comunità residenziale o semiresidenziale, per il 4,8% ricoveri ospedalieri o in day hospital e per il 2,4% in case di cura private convenzionate. Oltre agli interventi dei servizi, si sta cercando di intervenire per prevenire i danni e per promuovere comportamenti e stili di vita salutari: in particolare, si punta a favorire la conoscenza e la percezione dei rischi correlati ai vari comportamenti. In questa direzione vanno il recente Piano nazionale alcool e salute, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 29 marzo 2007 e il programma “Guadagnare salute: rendere più facili le scelte salutari”, proposto dal ministro della Salute per sostenere gli stili di vita salutari della popolazione e facilitare le scelte di salute dei cittadini. Con l’approvazione definitiva (aprile 2007) da parte della Conferenza StatoRegioni, è operativo il “Piano nazionale alcool e salute”, voluto dal Ministero della Salute per coordinare tutte le attività di prevenzione e presa in carico dei problemi correlati all’abuso di alcool tra la popolazione. Il piano ha valenza triennale (2007-2009) e si prefigge dieci obiettivi da raggiungere attraverso azioni strategiche, in collaborazione con le Regioni e con il coinvolgimento di varie strutture e soggetti del Sistema sanitario nazionale: 11 dipartimenti delle dipendenze, servizi alcoologici regionali, dipartimenti di salute mentale, medici di famiglia, associazioni di mutuo soccorso e volontariato, Asl e ospedali. Un ruolo particolare spetterà anche alle collaborazioni con il mondo della scuola e dello sport, i sindacati, i centri ricreativi per gli anziani, le Forze dell’ordine e le imprese del settore. I dieci obiettivi del Piano sono: aumentare la consapevolezza del rischio connesso con il consumo delle bevande alcooliche nella popolazione generale e in alcune fasce di popolazione particolarmente esposte (anziani, giovani, donne), nonché il sostegno a favore delle politiche di salute pubblica finalizzate alla prevenzione del danno alcool-correlato; ridurre i consumi a rischio (e in particolare quelli eccedentari e al di fuori dei pasti) nella popolazione e in particolare nei giovani, nelle donne e nelle persone anziane; ridurre la percentuale dei giovani minori di 18 anni che assumono bevande alcooliche, nonché l’età del primo contatto con le stesse; ridurre il rischio di problemi alcool-correlati che può verificarsi in una varietà di contesti quali la famiglia, il luogo di lavoro, la comunità o i locali dove si beve; ridurre la diffusione e la gravità di danni alcool-correlati quali gli incidenti e gli episodi di violenza, gli abusi sui minori, la trascuratezza familiare e gli stati di crisi della famiglia; mettere a disposizione accessibili ed efficaci trattamenti per i soggetti con consumi a rischio o dannosi e per gli alcool-dipendenti; 12 provvedere ad assicurare una migliore protezione dalle pressioni al bere per i bambini, i giovani e coloro che scelgono di astenersi dall’alcool; aumentare la diffusione dei metodi e strumenti per l’identificazione precoce della popolazione a rischio; aumentare la percentuale di consumatori problematici avviati, secondo modalità adeguate alla gravità dei problemi, al controllo dei propri comportamenti di abuso, con particolare riferimento ai giovani; garantire l’adeguamento dei servizi secondo le previsioni della legge 125/2001 e aumentare la qualità e la specificità dei trattamenti nei servizi specialistici per la dipendenza da alcool. Le attività di prevenzione in Europa Promosso per la prima volta nel 1992, il Piano d’azione europeo sull’alcool dell’Ufficio regionale dell’Oms per i 52 Paesi membri è stato revisionato nel 2000 e aggiornato per il quinquennio 2000-05. Nel 2001, inoltre, è stata pubblicata la dichiarazione di Stoccolma sui giovani e l’alcool. L’Oms Europa mantiene attivo e aggiornato un database sul consumo di alcool nei Paesi membri, “l’Alcohol control database”, mirato ai regolatori per l’elaborazione di piani di prevenzione e di attuazione di politiche sull’alcool. Iniziative e progetti sono attuati anche nell’ambito del programma di salute pubblica dell’Unione Europea che all’alcool dedica uno specifico gruppo di lavoro. 13 Tra i progetti in corso: realizzare una strategia europea di identificazione precoce dell’abuso alcoolico (progetto Primary health care european project on alcohol); realizzare una strategia europea per la riduzione dei danni correlati all'alcool; ridurre il gap nelle politiche di controllo sull’alcool nel contesto dell’allargamento europeo (Alcohol policymaking in the context of a larger Europe: bridging the gap); rafforzare e coordinare le leggi nazionali e il controllo del marketing dei prodotti alcoolici (Enforcement of national laws and self-regulation on advertising and marketing of alcohol, progetto Elsa). Il 24 ottobre 2006 la Commissione Europea ha adottato la Strategia europea per la riduzione dei danni correlati all’alcool, costruita dopo lunghi anni di dibattito nell’ambito del Gruppo di lavoro “Alcool e Salute” della Dgsanco (divisione di salute e sicurezza dei cittadini dell’Unione europea) e della Commissione Europea. Partendo dall’analisi dell’impatto economico e sanitario dell’abuso di alcool registrato in Europa e del pesante bilancio in termini di disabilità (7,5% degli anni di vita in salute persi), mortalità e morbosità evitabili grazie a un consumo moderato dall’Unione Europea è stata evidenziata l’urgenza condivisa di contrastare gli effetti negativi dell’ abuso alcool sulla salute. Ogni anno nell’Unione Europea sono 195 mila i decessi correlati all’alcool, di cui 10 mila fra i giovani: gli incidenti stradali causati dall’abuso di alcool sono la prima causa di morte per i maschi fra i 15 e i 24 anni. 14 L’obiettivo della strategia non è scoraggiare il consumo moderato, ma supportare l’adozione di stili di vita sani da parte di fasce sempre più ampie di popolazione. Questo alla luce del fatto che in Europa 55 milioni di adulti abusano di alcool. Un altro dato allarmante è che centinaia di migliaia di giovani adottano il modello del binge drinking (“bere per ubriacarsi”), che concentra in un'unica occasione il consumo di quantità dannose di alcool: in Italia il fenomeno riguarda l’8,4% dell’intera popolazione, con picchi del 24% circa per i ventenni. La strategia è stata inviata al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni ed ha cinque aree prioritarie: proteggere giovani e bambini; ridurre gli infortuni e le morti causati dagli incidenti stradali alcoolcorrelati; prevenire il danno negli adulti e ridurre l’impatto negativo sull’economia; incrementare la consapevolezza dell’impatto sulla salute del consumo dannoso di alcool; contribuire alla condivisione di statistiche attendibili. La Commissione Europea finanzierà progetti attraverso il Public Health Programme e saranno attivate iniziative per favorire lo scambio di buone pratiche, vista l’urgenza comune di contrastare il bere tra i giovani al di sotto dell’età legale. Sarà garantita, inoltre, la cooperazione su campagne informative per disincentivare la guida in stato di ebbrezza, ma anche numerose iniziative comunitarie attivate sulla base del principio della sussidiarietà. 15 Sono previste anche azioni specifiche per il monitoraggio dei bisogni e delle attività oggetto di programmazione negli Stati membri. Si prevede l’istituzione di un Forum europeo su alcool e salute, che individuerà periodicamente le aree in cui l’industria è chiamata a contribuire per garantire modalità responsabili di marketing e di pubblicità. Nel riconoscere il ruolo degli Stati membri riguardo alle politiche sull’alcool, la Commissione Europea non proporrà nuove misure legislative a livello europeo, ma solleciterà gli Stati Membri ad adottare misure supportate a livello comunitario, per esempio: armonizzazione dell’età minima legale di 18 anni per la vendita di alcoolici; introduzione di livelli differenziati o pari a zero di alcoolemia alla guida per i neopatentati; incremento dei controlli dell’alcoolemia sulle strade; incremento dei livelli di sicurezza stradale non garantiti dall’alcool alla guida, grazie per esempio a iniziative come quella del guidatore designato; rafforzamento delle restrizioni sulle modalità di marketing e pubblicità degli alcoolici, per tutelare soprattutto i giovani; riduzione dell’esposizione all’alcool in gravidanza; limitazioni o riduzione della disponibilità di alcoolici nei contesti giovanili; adozione di un’adeguata politica dei prezzi; 16 uso della leva fiscale; uso di messaggi di prevenzione sull’etichetta degli alcoolici (come già attuato in Francia e in Finlandia riguardo l’indicazione di non bere in gravidanza). Di importanza centrale sono l’informazione e l’identificazione precoce dell’abuso di alcool attraverso campagne educative e informative rivolte anche ai bambini e alle donne sui rischi che comporta il bere in gravidanza, ma anche l’opportunità di seguire le linee guida nutrizionali che raccomandano l’adozione di stili e modelli di consumo che contribuiscono a evitare i rischi alcoolcorrelati nella famiglia, nei luoghi di lavoro, sulla strada, nei contesti di aggregazione giovanile e sociale. Azioni e iniziative verranno attuate attraverso un coordinamento europeo e un costante ricorso a sinergie basate sul principio della sussidiarietà, in omaggio al quale l’azione comunitaria completa quella degli Stati membri. Un’iniziativa in tal senso è la creazione di un gruppo di lavoro che produca un codice unico europeo di regolamentazione della comunicazione e della vendita responsabile: obiettivo importante è individuare standard di pubblicità valutati e monitorati da parte di un organismo indipendente, che possa evitare l’infrazione, attualmente frequente, delle norme nazionali. Uno strumento basilare per l’adozione di tutte le misure e le azioni proposte è la misurazione nel tempo, tramite indicatori adeguati, e un sistema di monitoraggio di valenza europeo, ispirato alle attività dell’European Community Health Indicators and Monitoring (Echim), per valutare obiettivi e azioni adottate dagli Stati membri. Infine, è importante che in tutti gli Stati Membri siano finanziati in maniera regolare: 17 la ricerca sull’alcool, in particolare sull’analisi e la valutazione del bere fra i giovani le iniziative di formazione finalizzate all’identificazione precoce e all’intervento per i bevitori problematici. Questa strategia, molto attesa, è di portata notevole per la sua capacità di rafforzare le politiche nazionali sull’alcool. La risoluzione "Framework for Alcohol Policy in the European Region" ha stabilito una cornice di riferimento per le politiche sull'alcool per il periodo 20052010 e sollecita azioni preventive efficaci in diversi settori: diagnosi precoce e intervento breve nei setting di Primary Health Care, politiche alcoologiche basate sulle evidenze scientifiche; sistemi di monitoraggio dedicati alla raccolta e analisi dei dati che possono favorire un intervento sulle problematiche alcool-correlate; strategie complessive per mobilitare le risorse disponibili e favorire l'attuazione di ricerche scientifiche e azioni di salute pubblica: l’obiettivo è promuovere le azioni volte a diminuire gli effetti dell'uso dannoso di alcool nella popolazione, con particolare riguardo ai setting più vulnerabili (bambini, adolescenti, giovani, donne ed anziani) e a alle situazioni in cui l'alcool può rappresentare un maggior rischio (gravidanza, adolescenza, contesti lavorativi ecc). La risoluzione sollecita un’ampia collaborazione internazionale e il coinvolgimento di tutti i possibili interlocutori istituzionali per l'individuazione di programmi e politiche efficaci per ridurre il rischio di problemi e patologie alcool-correlate. È auspicato il coinvolgimento del mondo dell'industria, 18 dell'agricoltura e del commercio per giungere alla formulazione di strategie ampiamente condivise, orientate alla tutela specifica della popolazione dal consumo dannoso di alcool. Trattandosi di un processo partito da decenni, la "Framework for Alcohol Policy in the European Region" (fase finale del Piano d'azione 2005-2010) si interseca con una serie di scadenze dettate dalla strategia complessiva dell'Health for All, dalla dichiarazione di Stoccolma su alcool e giovani e si ispira alla Carta europea sull'alcool del 1994. Rappresenta così un elemento di continuità con tutte le fasi precedenti del piano d'azione, di cui riconosce e ribadisce la validità, e ne attualizza le strategie alla luce della mole di evidenze scientifiche ora disponibili. La risoluzione ha previsto la creazione di una giornata dedicata alla prevenzione dei problemi alcool-correlati di cui l'Alcohol Prevention Day, già attuato dall'Istituto Superiore di Sanità da alcuni anni in Italia, ha rappresentato un motivo di riferimento nel corso della discussione specifica. Oggi, le azioni per contrastare il fenomeno della guida in stato di ebbrezza si concentrano sulle campagne di sensibilizzazione e sull’inasprimento di sanzioni e controlli su strada. L’ETSC si è impegnato su due progetti. Il primo, denominato “Sano e Sobrio”, concepito allo scopo di richiamare l’attenzione per ridurre l’abuso di sostanze alcooliche nel trasporto stradale commerciale. Il secondo, “Drink Driving Policy Network” (Rete delle politiche per l’abuso di sostanze alcooliche alla guida), ideato invece per affrontare il problema dei trasgressori recidivi (con elevati livelli di BAC). Storicamente l’Unione Europea ha iniziato in suo impegno di contrasto alla guida sotto l’effetto dell’alcool con la campagna “BOB-il guidatore designato”. "BOB" è il guidatore di turno. Quello che si assume la 19 responsabilità nella serata di bere per poter mantenere lucidità e prontezza di riflessi soprattuto al rientro dalla discoteca o altre situazioni di divertimento dove l'abuso di alcool è una costante. La prima campagna con questo nome nasce in Belgio nel 1995 ad opera del Belgian Road Safety Institute e del Belgian Brewers, ed ha raggiunto poi gran parte dei paesi comunitari. Così, nel 2002, la Commissione europea ha dato un appoggio considerevole agli sforzi dei sette paesi che fino a quel momento avevano dato vita alla campagna sul guidatore designato (Belgio, Danimarca, Spagna, Francia, Grecia, Olanda e Portogallo) così le premesse per una campagna paneuropea, a cui anche l’Italia ha aderito. Ad oggi, seppure con qualche differenza tra uno Stato e l’altro, le motivazioni di fondo e i meccanismi comunicativi della campagna sono i medesimi nei seguenti paesi: 1. Belgio (“Bob”) 2. Repubblica Ceca (“If you drink don’t open the car”) 3. Danimarca (“Hustler with style”) 4. Francia (“Celui qui conduit est celui qui ne boit pas” e “Capitaine de soiree”) 5. Irlanda (“Be a Clever Dick – drive straight and designate”) 6. Olanda (“Bob jij of Bob ik?”) 7. Portogallo (“Driver 100% Cool”) 20 8. Spagna (“Lince”) 9. Grecia (“Bob”) 10. Germania (“Don’t drink and drive”) 11. Malta (“Stay alive=don’t drink and drive”) 12. Gran Bretagna (“I’ll be DES”) L’Italia svolge questa campagna all’interno di “Guido con Prudenza”. Pene più severe per la guida in stato d’ebbrezza sono state introdotte in Gran Bretagna, dove il limite massimo è di 0,8 grammi per litro: fino a sei mesi di carcere e una multa di 5.000 sterline, pari a circa 7.500 euro, oltre al ritiro della patente per un anno. In caso di incidente con vittime le pene si aggravano. Linea dura anche in Belgio: chi viene trovato positivo al test del palloncino con più di 0,5 grammi di alcool nel sangue rischia la sospensione della patente fino a cinque anni e multe anche da 11 mila euro. Il Portogallo, che è riuscito a dimezzare il numero delle vittime di incidenti stradali negli ultimi dieci anni, prevede un limite massimo di 0,5 gr/l con multe e sospensione della patente, arrivando a pene detentive per chi supera i 120 milligrammi. La Francia negli ultimi cinque anni ha ridotto del 38% il numero di vittime sulle strade, grazie all’introduzione di nuove misure, quali l'abbassamento della soglia di alcool che si può assumere da 0,8 a 0,5 grammi (0,2 per gli autisti di autobus), un aumento del 15% dei controlli sulle strade, sanzioni più severe e l'aumento dei punti di penalità sulla patente. 21 La polizia può chiedere a qualsiasi autista di sottoporsi al test alcoolemico. Il test è obbligatorio in caso di incidente che provochi feriti o in seguito a grave infrazione. Se il test è positivo, il guidatore deve sottoporsi ad un controllo con etilometro o ad un'analisi del sangue, se si rifiuta di effettuare il test, la polizia può ritirare immediatamente la sua patente. In caso di incidente mortale, la polizia procede automaticamente a eseguire dei test di individuazione di sostanze stupefacenti. Il conducente che rifiuti di sottoporsi a tali test è passibile di una forte multa e di arresto fino a 2 anni. Se l'infrazione commessa costituisce un reato che comporta la sospensione della patente o una pena con l'arresto, l'automobilista che non abbia domicilio nè alcuna attività lavorativa in Francia deve versare un deposito in garanzia del pagamento della pena pecuniaria. Il veicolo può essere trattenuto dalla polizia fino al pagamento della cauzione. E' stato creato nel codice penale un nuovo reato di "messa in pericolo di altri", e consiste nel "fatto di esporre direttamente l'altrui persona ad un rischio immediato di morte o di ferite a causa della violazione manifestamente deliberata di un obbligo di sicurezza o di prudenza". A titolo di esempio, l'autista che causa ferite involontarie leggere è punito con una sanzione di 1.500 Euro ed un massimo di 3 anni di sospensione della patente. Quando le ferite sono conseguenza della manifesta violazione di un obbligo di sicurezza, il fatto costituisce reato che può costare fino a 15.000 Euro, 1 anno di carcere e la sospensione della patente per un periodo massimo di 5 anni. Molto attiva è l’Association Prevention Routière per introdurre la figura del conducente designato. In collaborazione con la Federazione Nazionale dei Sindacati degli Agenti assicurativi (AGEA) è stata realizzata la campagna “Capitaine de soiree” (“Celui qui conduit, c’est celui qui ne boit pas), che incentiva i “capitani della sera” a non bere, offrendo loro gratuitamente nei locali convenzionati, bevande analcooliche. 22 In Spagna Il conducente sospettato d'essere sotto l'influenza dell'alcool o che abbia commesso un'infrazione deve sottoporsi al test del "palloncino"; il limite è 0,25 milligrammi per litro di aria soffiata. Il reato di guida sotto effetto dell'alcool viene punito dal Codice penale spagnolo con la pena dell'arresto da 8 a 12 settimane o con multa che prevede l'arresto da 3 a 8 mesi. In ogni caso, la patente viene sospesa da 1 a 4 anni Se il conducente rifiuta di sottoporsi al test alcoolico, può essere accusato del reato di "desobediencia grave" che viene punito con la carcerazione da 6 mesi ad un anno e il veicolo può essere fermato dalla polizia, salvo che non vi sia un'altra persona che lo possa condurre. Nel caso in cui il procedimento penale venga archiviato, si apre il procedimento amministrativo che contempla sanzioni da 302 a 602 euro e la sospensione della patente per tre mesi. La polizia può imporre delle multe sul posto. In caso d'incidente, i conducenti devono sottoporsi al test dell'alcool. Durante l'inchiesta che segue un incidente mortale o grave, la legge spagnola stabilisce che l'automobilista coinvolto sia trattenuto in carcere, a meno che non possa pagare una cauzione. In Austria qualora un conducente sia sospettato di trovarsi in stato di ubriachezza durante la guida, la polizia ha facoltà di sottoporlo al test alcoolemico. In caso di positività del test, il conducente dovrà sottoporsi a visita medica. Allorchè si presume che un conducente o un pedone in stato di ebbrezza siano stati la causa di un incidente grave, la polizia ha facoltà di sottoporli a un prelievo del sangue. La polizia ha altresì facoltà di ritirare la patente di guida del conducente in stato di ubriachezza nonchè le chiavi del veicolo al fine di impedirgli di continuare ad utilizzarlo. La guida sotto l'influenza dell'alcool ha conseguenze legali gravi. Le ammende variano da 218 a 5.813 Euro. Nel caso si tratti di un guidatore straniero, gli può essere negato il diritto di guidare in territorio austriaco. Il conducente che rifiuti di sottoporsi all'alcotest è passibile delle stesse sanzioni previste per chi conduce un veicolo con un tasso di alcoolemia pari o superiore allo 0,16%. 23 AZIONI ULTERIORI Sono in via di definizione proposte per intervenire sia a livello legislativo sia educativo/formativo. Vengono ritenute efficaci la riduzione, in particolare per i giovani neopatentati, del tasso limite di alcoolemia nel sangue (da 0.8 a 0.5g/l, fino a valori tendenti allo zero, quali 0.2 g/l) e l’acquisizione della patente di guida per fasi prestabilite (graduated driver licensing programs). Consumo di alcool e comportamenti Nonostante l’impegno per il contrasto dell’alcool alla guida, purtroppo secondo l’ultimo rapporto ISTAT 2007, l'universo dei consumatori d'alcool si allarga, inglobando al suo interno sempre più giovani. Preoccupa la diffusione in Italia del consumo di alcoolici tra i ragazzi di 11-15 anni, con il 19,9% che dichiara di aver consumato una o più bevande alcooliche almeno una volta nell’anno. Considerando che l’OMS raccomanda la totale astensione dal consumo di alcool fino ai 15 anni il dato è comunque rilevante. Non va inoltre sottovalutata la forte crescita del consumo di alcool fuori pasto tra gli adolescenti. Considerando la fascia di età tra i 14 e i 17 anni, tra il 1998 e il 2007 il consumo di alcool passa dal 12,6% al 20,5%. Il consumo di alcool fuori pasto cresce maggiormente per le ragazze (dal 9,7% al 17,9%), ma rimane più diffuso tra i maschi per i quali passa dal 15,2% al 22,7% Il consumo esce dal tradizionale "stare a tavola" per caratterizzare sempre più momenti della giornata, coinvolgendo indistintamente i due sessi. Non più solo a casa, ma soprattutto fuori, purché in compagnia. Non a caso, meno di un italiano 24 120,0 100,0 100,0 78,9 72,2 80,0 62,7 60,0 45,8 50,0 51,8 solo weekend 40,0 sempre 20,0 16,7 16,7 16,9 11,9 0,0 happy-hour grafico n. 1 aperitivi mangiare pre-disco 11,1 ballare 10,5 post-disco after-hour Abuso di alcol nei fine settimana e "sempre" per tipologia di offerta: raffronti percentuali su dieci ammette di aver assunto bevande alcooliche in solitudine: il consumo è insomma un fatto sociale, si può ridimensionare l'identificazione tra il consumatore di alcool e il soggetto emarginato o deviante. Una quota rilevante di persone che consuma alcool fuori pasto con cadenza almeno settimanale si registra già tra 18-19 anni (18,3% dei maschi e 7,6% delle femmine) e raggiunge il massimo tra 20 e 24 anni (14,9%), con forti differenze di genere (21% dei maschi e 8,7% delle femmine). Nella fascia di età successiva (25-29 anni) la quota si mantiene elevata (20,7% maschi contro 6,2% femmine), decrescendo all’aumentare dell’età Si diffonde anche in Italia il fenomeno del “Binge-Drinking”, il bere fino a stordirsi (convenzionalmente 6 o più bicchieri di bevande alcooliche) concentrato in un periodo di tempo di qualche ora: in spiaggia, durante il giorno, a casa di amici o in qualche locale alla sera, soprattutto nel fine settimana. Questa moda del Nord Europa, si sta radicando tra i giovani anche nei paesi dell’Europa mediterranea e in Italia. Secondo i dati di una ricerca dell’AUSL di Bologna, questo consumo, soprattutto nei bevitori del fine settimana, cresce mano a mano che si va verso il cuore della notte. Nel 2007 l’8% della popolazione di 11 anni e più ha dichiarato di aver consumato alcool in eccesso in una sola occasione almeno una volta negli ultimi 12 mesi. La quota è in aumento rispetto alla fine del 2003 (7,1%), anno in cui l’Istat ha rilevato per la prima volta il fenomeno. 25 Si tratta di un modello di consumo che caratterizza prevalentemente i giovani: l’andamento per età è, infatti, molto asimmetrico con un picco nelle fasce 20-24 anni (17,2%) e 25-29 anni (15,5%). Le differenze di genere sono rilevanti, con una netta prevalenza maschile (13,1% dei maschi e 3,1% delle femmine) per tutte le fasce d’età, in particolare gli uomini che si ubriacano sono in media quattro volte le donne, ma tale prevalenza è minore nelle età giovanili. Il consumo di alcool riguarda soprattutto gli adulti: in particolare nella popolazione tra i 25 e 64 anni circa 3 persone su 4 dichiarano di aver consumato alcool. Tra i maschi delle stesse fasce di età, le quote sono tutte oltre l’85%, mentre per le donne i livelli sono molto inferiori (al massimo del 64,7%). Quasi un quinto (19,9%) dei ragazzi di 11-15 anni ha assunto alcoolici negli ultimi 12 mesi. 26 Già a partire dai 18-19 anni (69,6%) i valori di consumo sono, anche se di poco, superiori alla media e solo a partire dai 65 anni (67%) si collocano su valori inferiori. Il consumo di alcool è più diffuso nelle regioni del Nord-est (73%) e in particolare in Veneto (74,9%) e Trentino-Alto Adige (72,2%). Nel Sud (28,2%) e nelle Isole (21,4%) si consuma quotidianamente meno alcool, e ciò è vero soprattutto per le donne (rispettivamente 13,4% e 8,5%). Passando ad analizzare i diversi tipi di bevande alcooliche consumate, emerge come nel 2007 oltre la metà delle persone di 11 anni e più consumano vino (54,4%), il 44,9% consuma birra. Più contenuta la quota di coloro che consumano altri tipi di alcoolici (39,3%). Tra i ragazzi di 11-17 anni la bevanda più diffusa è la birra (18,6%), seguita dagli aperitivi alcoolici (15,2%) e dal vino (11,7%), mentre il consumo di amari e superalcoolici riguarda quote minori (rispettivamente 6,2% e 7,7%). Tra i giovani di 18-24 anni il consumo di altri tipi di alcoolici, considerati complessivamente, diventa prevalente (54,6%) e supera quello di birra (53,4%), il 48,4% dei giovani di 18-24 anni consuma aperitivi alcoolici, il 34,4% superalcoolici e il 30,5% amari, mentre il consumo di vino riguarda il 40,1%. In Italia, nel 2007 i consumatori giornalieri di bevande alcooliche sono quasi un terzo (29,3%) della popolazione di 11 anni e più, con marcate differenze di genere: 43,3% i maschi e 16,3% le femmine. I comportamenti a rischio risultano maggiormente diffusi tra la popolazione residente nel Nord del Paese. In particolare, un quarto di residenti nel Nord-est e il 22,1% delle persone residenti nel Nordovest ha avuto almeno un comportamento a rischio, quota che invece scende al 14,1% nelle Isole. 27 I giovani di 18-34 anni rappresentano il segmento di popolazione in cui la diffusione di comportamenti a rischio è più alta. Il 21,8% di essi ha, rispetto all’alcool, almeno un tipo di comportamento di consumo non salutare. In particolare, il 12,7% dichiara di consumare alcoolici fuori pasto e il 14,6% si è ubriacato. Dalle ricerche dell’Istituto Superiore di Sanità emerge come il 58,7% dei ragazzi indichi correttamente in 0,5 grammi/litro il limite massimo di alcoolemia da non superare alla guida, come previsto dalla legge. Il 41,3% indica invece livelli sbagliati (in particolare: il 24,8% un limite di 0,3; il 6,4% un limite di 0,8; il 2,6% un limite di 1 mentre il 7,6% non sa o non risponde). Tra tutti i ragazzi che identificano correttamente il limite di alcoolemia, il 19,2% ammette però di non conoscere il numero di bicchieri che corrispondono alle quantità sanzionabili dal Codice della strada. L’8,2% reputa che 0,5 grammi/litro di alcoolemia corrisponda a zero bicchieri e solo uno su tre (il 29,9%) identifica correttamente in 2-3 bicchieri il numero dei drink che determinano 0,5 grammi di alcoolemia. Per il 3,5% dei ragazzi il limite di 0,5 è pari a 4 bicchieri di una qualsiasi bevanda alcoolica, mentre per il 39,2% dei teenager il limite è raggiunto consumando un solo bicchiere. 28 Vista la non completa conoscenza degli effetti dell’alcool è da ritenersi positivo il decreto del 30 luglio 2008 contenente “Disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione”, un efficace strumento di informazione e incremento delle capacità critiche dell’individuo che colma una lacuna essenziale in termini di conoscenza e di stimolo a considerare attentamente e consapevolmente le scelte individuali. Si tratta dell’obbligo di affissione, da parte di tutti i locali che somministrano bevande alcooliche, di una tabella che indica a quanti g/l di alcool nel sangue corrisponde un certo quantitativo di alcool ingerito. 29