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S a m i M o d i a n o I C a m p i d i C o n c e n t r a m e n t o

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S a m i M o d i a n o I C a m p i d i C o n c e n t r a m e n t o
Numero Unico del giornale dell’ Istituto Lucio Lombardo Radice dedicato a Sami Modiano
Radici di Memoria
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S a m i
Nasce a Rodi nel 1930
durante l’emanazione
delle leggi razziali, che
impedivano ai lavoratori
ebrei di svolgere il loro
lavoro. All’età di otto
anni, Sami venne espulso
dalla scuola quando frequentava la terza elementare.
Durante
un’interrogazione,
l’insegnate lo guardò come mai lo aveva guardato
e gli disse: «Samuel Modiano, sei espulso dalla
scuola!». Un ceffone morale umiliante, le gote di
Sami si tinsero di porpora, la gola si chiuse. Con
un filo di voce: «Ma che
colpa ho?», «Che cosa ho
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S
C
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I
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M o d i a n o
fatto? dove ho sbagliato?». Per
far capire a quel bambino sbigottito e improvvisamente spaventato che non aveva fatto
nulla di male e che quel provvedimento non riguardava né
il profitto, né la condotta,
l’imbarazzato maestro gli pose
affettuosamente una mano sul
capo e aggiunse a bassa voce:
«Ora tornatene a casa, tuo padre ti spiegherà». Durante
quegli anni la comunità ebraica di Rodi era composta circa
da 2500 ebrei. L’8 settembre
del 1943 i tedeschi assalirono
l’isola di Rodi, rinchiudendo
gli ebrei in un’ex caserma aereonautica con la scusa di dover controllare i loro documenti. Vennero trattenuti
C a m p i
D
all’interno della caserma fino
al 23 luglio quando, con la
scusa di un bombardamento,
Sami, che allora aveva tredici
anni, insieme alla sorella Lucia di sedici anni e il padre, vennero portato al porto e caricato
nel cargo per bestiami per il
trasporto. Furono impiegati 5
cargo bestiame, ciascuno di
essi contenente 500 persone.
Direzione Auschwitz...
C o n c e n t r a m e n t o
Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista costruì circa 20.000 campi di concentramento, con l’intento
di imprigionarvi milioni di persone. Questi campi venivano usati con diversi scopi: oltre a quelli adibiti
principalmente al lavoro forzato, ve ne furono altri destinati al transito, che servivano semplicemente da
stazioni intermedie, e quelli, invece, costruiti principalmente o esclusivamente per l’eliminazione in
massa dei prigionieri. Fin dal suo avvento al potere, nel 1933, il regime Nazista cominciò a realizzare
una serie di strutture di detenzione per imprigionare ed eliminare i cosiddetti “nemici dello Stato”. La
maggior parte dei prigionieri, in quel primo periodo, era costituita da cittadini tedeschi: comunisti, socialisti, social-democratici, Rom (Zingari), Testimoni di Geova, omosessuali e persone accusate di comportamenti ritenuti asociali o devianti. Queste strutture venivano chiamate “campi di concentramento”
in quanto servivano a “concentrare” fisicamente i prigionieri in un unico luogo. Dopo il ‘42, con il protocollo di Vansee essi divennero campi di sterminio.
P a g i n a
2
R a d i c i
Intervista a
Ricordi cosa avvenne al vostro arrivo? Come potrei
scordarlo? Siamo stati catturati tutti il 23 luglio del 1944.
Ci hanno imbarcato in cinque
navi bestiame; il nostro viaggio è stato disumano con condizioni igieniche terribili. Da
Rodi siamo andati al Pireo e
da lì ci hanno messo dentro i
treni. Dopo un mese di viaggio (in condizioni disumane)
siamo arrivati a destinazione
sulla Rampa di AuschwitzBirkenau, un'immagine che
non posso dimenticare. Urla e
bastonate ci costrinsero a dividerci in due gruppi: uomini
e donne. Mio padre era spaventato e temeva di perdere
me e mia sorella, fu preso a
botte per obbligarlo a lasciarci. Ricordo il dito
dell’ufficiale tedesco che selezionava chi: andava a destra,
era destinato alla morte e chi
a sinistra doveva lavorare. Io
e mio papà fummo tra questi
ultimi. All’alba eravamo fuori
con un pigiama in mano, un
Sami
paio di zoccoli pronti a lavorare. Di tutti gli altri con cui
avevamo viaggiato avevamo
perso le tracce.
Non ti è mai capitato di chiederti: “Dio dov’è”? Più volte! Quante volte mi dicevo:
“Dove sta Dio? Perché permette tutto questo?”. Ho visto
ciò che non si può narrare.
Persone ammazzate barbaramente e barbaramente buttate
in fosse comuni. Ho quasi
bestemmiato; ho gridato
spesso contro Dio. Quante
volte ho pensato di suicidarmi! La notte erano in tanti a
farlo. Quando ero tentato di
farla finita, una mano invisibile tirava indietro e mi diceva: “Non farlo!”.
Come sei riuscito a salvarti?
Erano i primi giorni del gennaio 1945, i russi avanzavano
e la guerra era quasi finita,
ma noi non sapevamo nulla
di questo. Arrivò l’ordine di
evacuazione e ci obbligarono
a disporci in fila per cinque e
a marciare da Birkenau verso
Auschwitz. Sono pochi chilo-
di
M e m o r i a
Modiano
metri ma io ero senza forze:
trascinavo i piedi tanto che
quando i due che avevo a
fianco mi presero sotto le
braccia e mi trascinarono
fino alla fine del percorso.
Non sapevo chi fossero né
li ho più incontrati dopo.
Era notte, faceva freddo e il
treno non arrivava. Al mattino molti non si sono più
alzati: erano morti congelati. Dei tedeschi nessuna
traccia. Il giorno dopo i russi entrarono ad Auschwitz.
C’erano più cadaveri che
vivi.
R a d i c i
di
L A
F O R Z A
Prima
del viaggio ero privo di
aspettative, non sapevo a cosa
sarei andato incontro… Il giorno
della partenza ho iniziato a prepararmi mentalmente riguardo a
quello che avrei potuto vedere e
provare una volta messo piede nel
campo di concentramento di Auschwitz, facendo affidamento perlopiù sulle mie conoscenze storiche, apprese a scuola. Una volta
giunto sul posto, l’atmosfera è
divenuta cupa, nonostante il bel
tempo che la giornata offriva. Le
parole commoventi di Sami Modiano, ricche di una verità
La visita ai campi di concentramento e di sterminio di AuschwitzBirkenau è stata un'esperienza
fuori dal comune: un'esperienza
che non si può raccontare a parole perché è difficile trasmettere ció
che veramente si prova in quei
luoghi. È li che ti rendi conto veramente della piccolezza del genere umano e fino a dove si può
Il
P a g i n a
M e m o r i a
pullman diretto al luogo
d’incontro, dove ci aspettano i
nostri genitori, giunge a destinazione. Dopo circa quaranta minuti di viaggio, trascorsi tra risate
e schiamazzi, scendo dal pullman, vedo mio padre e lui mi
chiede come sia andato il viaggio… io rimango in silenzio per
qualche minuto. Sono seduta li,
su quel sedile, con l’aria condizionata che non riesce a scaldarmi il cuore. Comincio a riflettere,
a cercare una risposta all’enorme
dubbio che mi martella il cervello: cosa ho imparato da
quell’esperienza? Cosa mi è rimasto? Una tempesta di emozioni
mi impedisce di parlare… mio
padre silenzioso guarda la strada
e non insiste…capisce che ho bi-
D E L
R I C O R D O
dolorosa, trasportavano la mia
mente in un incubo fatto di sofferenza, violenza e puro male ingiustificato e ingiustificabile.
Tutto quel posto immenso, dedicato esclusivamente alla morte,
mi ha reso inquieto e mi ha fatto
cadere in un profondo sconforto.
Sono uscito da quel campo di
morte con la stessa sorpresa e
sollievo di un sopravvissuto, un
sopravvissuto come chi
quell’inferno lo aveva già attraversato per miracolo e che aveva avuto il coraggio di ripercorrerlo e raccontarlo.
Per questo sarò sempre grato a
Sami, un uomo tanto coraggioso
quanto umile, il quale mi ha trasmesso ciò che un libro o una lezione di storia non avrebbe mai
potuto trasmettermi, ossia, un
messaggio di speranza e, contemporaneamente, una presa di coscienza. Da quel giorno mi sono
preso l’impegno sociale e civile di
diffondere il messaggio di Sami
affinché questo non si ripeta mai
più.
Alex
spingere. Si è invasi da un senso di angoscia e di tristezza,
che ti fa tornare indietro nel
tempo ed immedesimarti in
quegli uomini che avevano perso anche la loro identità: al
solo pensiero vengono i BRIVIDI.. È un viaggio che consiglio
a tutti perché da lì si esce diversi: si cambia il modo di pen
sare, di agire e di rapportarsi con
gli altri. Ma la cosa fondamentale
da trasmettere a tutti, una volta
tornati da lì, è che questo non
deve accadere "MAI PIÙ"!!
Emiliano
sogno di tempo per riflettere…
Sono passati circa due mesi dal
mio ritorno dal campo di Auschwitz-Birkenau e mi chiedo
ancora come sia potuto accadere, cosa ha imparato l’umanità
in generale dall’Orrore di cui si
è macchiata. Ben poco direi.
Ancora oggi troviamo gente che
prova un odio profondo verso
chi ha un colore di pelle diverso
dal proprio, chi professa una
religione diversa, chi ha ideali
diversi o più semplicemente chi
è più sfortunato di lui ed è costretto a vivere in mezzo alla
strada. Io sono sicura che se
avessero ascoltato le parole del
testimone Sami Modiano, un
nonnino molto coraggioso che
mi ha dato tantissimo, la pense-
rebbero in modo diverso. Mi
ritengo molto fortunata per aver
avuto la preziosa occasione di
ripercorrere i pesanti passi che
gli ebrei hanno percorso circa
settanta anni fa, e soprattutto mi
ritengo molto fortunata per aver
avuto l’immenso piacere di ascoltare le parole di Sami, che
fanno e faranno per sempre parte della mia vita. Dal 19 ottobre
2013 io ho un compito: tenere
viva la memoria di quanto accaduto e mi impegnerò con tutte le
mie forze per farlo, perche IO
NON DIMENTICO.
Rita
3
P a g i n a
R a d i c i
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L A
F O R Z A
Lo scorso 19 ottobre, ho avuto
l’opportunità di vivere
un’esperienza indescrivibile che
mi rimarrà dentro per sempre: il
viaggio della Memoria organizzato dal Comune di Roma nei
luoghi dell’Olocausto, precisamente nel campo di sterminio di
Auschwitz-Birkenau. Ho condiviso questo significativo momento
con alcuni miei compagni e altri
studenti provenienti da diverse
scuole di Roma. Sapevo cosa era
successo in quei luoghi atroci e
I giorni trascorsi in Polonia ad
Auschwitz sono stati un'esperienza importante per me e per tutti i
ragazzi che hanno partecipato a
questo progetto. È impossibile
esprimere tutte le sensazioni e le
emozioni che ci hanno accompagnato, ma certamente rimarranno dentro di noi per il resto della
vita. Il campo di sterminio di
Birkenau è quello che colpisce di
più, quello più disumano. Vedere
Un senso di vuoto, malinconia,
incredulità.. sono solo alcune delle sensazioni che ho provato visitando il campo di AuschwitzBirkenau. E’ stata un’esperienza
unica che ha lasciato un segno
dentro di me, in particolar modo
la testimonianza di Sami Modiano, un uomo forte e coraggioso,
che mi ha fatto rendere veramente conto di ciò che è accaduto in
quel campo. Percorrendo la Juden Rampe in me aumentava un
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di
M e m o r i a
R I C O R D O
terrificanti, lo avevo appreso
grazie ad alcuni film e sui banchi
di scuola, ma la vera e propria
consapevolezza della spietatezza
umana l’ho acquisita durante
questo viaggio, “vedendo” con
gli occhi di un sopravvissuto della tragedia: Sami Modiano. Sami
ci ha accompagnato durante tutto il nostro percorso, toccando i
nostri cuori con la sua storia,
ripetendoci più volte che tutto
quello che era successo in passato non deve accadere MAI PIU’!
Mi ritengo fortunata di aver partecipato a questo viaggio, perché
mi ha trasmesso forti emozioni;
gli occhi e la storia di Sami non
li potrò mai dimenticare. Ho visto quella che un tempo fu una
perfetta macchina della morte di
massa. Le storie di donne, uomini e bambini innocenti legate a
quei tragici luoghi, vivranno per
sempre grazie al ricordo di noi
testimoni.
Valeria
una serie di baracche, una accanto all'altra, mi ha lasciato un
senso di angoscia che da quel
giorno non mi ha più abbandonato. Essere accompagnati da un
sopravvissuto è stato ancora più
coinvolgente. Ho una sensazione
di inquietudine quando mi capita
di pensare ai prigionieri e a tutte
le sofferenze da loro subite. L'unico modo per percepire pienamente la crudeltà che ha
dominato questi campi è visitarli
personalmente. Non basterebbero tutte le parole del mondo per
riuscire a descrivere le atrocità
che questi luoghi evocano. Mi
auguro che la memoria di noi
testimoni possa contribuire a far
si gli uomini a non ripetano più
gli stessi errori.
Lorenzo
senso di malinconia, che cresceva
ancora di più entrando nel campo
di sterminio di Birkenau. Camminando fra quelle baracche, in cui
i deportati dormivano ammassati
l’uno sull’altro, ho provato una
grande rabbia, che ha raggiunto
il culmine quando sono arrivata
davanti alle camere a gas e ho
pensato a tutte quelle persone che
venivano sterminate senza una
colpa. Non riuscivo a capacitarmi,e tuttora non lo riesco a fare,
di come si possano sterminare
intere famiglie e generazioni solo
perché si ritenevano inferiori alla
“razza perfetta”. Secondo me
questo viaggio lo dovrebbero fare
tutti, almeno una volta nella vita,
perché bisogna rendersi conto di
ciò che è successo per non ripetere gli stessi sbagli!
Isabella
R a d i c i
di
I M M A G I N I
P a g i n a
M e m o r i a
D A L L ’ I N F E R N O
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R a d i c i
L e g g i
Manifesto della difesa
della razza italiana:
Le leggi razziali fasciste, pubblicate il 5 agosto 1938 sulla rivista
“La difesa della razza”,
avevano tra i loro scopi
quello di creare una
netta differenza tra la
“razza italiana” e le
altre “razze inferiori”
r a z z i a l i
di
M e m o r i a
fa s c i s t e
come viene espresso
principalmente nella
sesta e ottava legge.
Esse
avanzano
l’esistenza di una pura
“razza italiana” ed il
bisogno di una distinzione tra le popolazioni
mediterranee
d’Europa da una parte
e gli orientali e gli afri-
C o n f r o n t o f r a l e
f a s c i s t e e
l e g g i r a z z i a l i
n a z i s t e
Confrontando le leggi razziali fasciste (5 agosto 1938) e quelle naziste (15 settembre 1935) possiamo
notare come le prime si soffermassero sull’Unità nazionale e sul concetto di razza mentre le seconde
esaltavano in modo esasperato l’accanimento verso gli ebrei, i quali inizialmente vennero esclusi da
molte professioni, associazioni, scuole e università. Successivamente le leggi di Norimberga aprirono
la strada allo sterminio. Ciò che avevano in comune queste norme era preservare il “sangue” della
nazione da quelle “razze” considerate inferiori evitando, ad esempio, i matrimoni tra i cittadini
“ariani” e quelli “non ariani”.
IIl testo del manifesto:
Il 5 agosto 1938 sulla rivista La Difesa Della Razza viene pubblicato il seguente manifesto:
« Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti
nelle università italiane, che hanno, sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.
1. LE RAZZE UMANE ESISTONO. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del
nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri
fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano a ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.
2. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come
per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri
comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali
è una verità evidente.
3. IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni
R a d i c i
di
M e m o r i a
P a g i n a
storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc.,
non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto
antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che
tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
4. LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE
ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANA. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani
attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa
5. È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni
europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle
sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano
l'Italia da almeno un millennio.
6. ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico–linguistico di popolo e di nazione ma
sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
7. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. Tutta
l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre
nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere
trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano–nordico. Questo
non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli
Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico
e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l'italiano a un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità.
8. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D'EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL'ALTRA. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
9. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. Dei semiti che nel corso
dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che
non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in
modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
10. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI
NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono a un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali
per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani. »
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P a g i n a
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R a d i c i
di
M e m o r i a
Legge per la protezione del sangue e dell'onore tedesco
15 settembre 1935
Fermamente convinti che la purezza del sangue tedesco sia essenziale per la futura esistenza del
popolo tedesco, ispirati dalla irremovibile determinazione a salvaguardare il futuro della nazione
tedesca, il Reichstag ha unanimamente deciso l'emanazione della seguente legge che viene così
promulgata:
Articolo I
1. I matrimoni tra ebrei e i cittadini di sangue tedesco e apparentati sono proibiti. I matrimoni
contratti a dispetto della presente legge sono nulli anche quando fossero contratti senza l'intenzione di violare la legge.
2. Le procedure legali per l'annullamento possono essere iniziati soltanto dal Pubblico Ministero.
Articolo II
Le relazioni sessuali extraconiugali tra ebrei e cittadini di sangue tedesco e apparentati sono proibite.
Articolo III
Agli ebrei non è consentito di impiegare come domestiche cittadine di sangue tedesco e apparentate.
Articolo IV
1. Agli ebrei è vietato esporre la bandiera nazionale del Reich o i suoi colori nazionali.
2. Agli ebrei è consentita l'esposizione dei colori giudaici. L'esercizio di questo diritto è tutelato
dallo Stato.
Articolo V
1. Chi violi la proibizione di cui all'Articolo 1 sarà condannato ai lavori forzati.
2. Chi violi la proibizione di cui all'Articolo 2 sarà condannato al carcere o ai lavori forzati.
3. Chi violi quanto stabilito dall'Articolo 3 o 4 sarà punito con un minimo di un anno di carcere o
con una delle precedenti pene.
Articolo VI
Il Ministro degli Interni del Reich in accordo con il Vice Führer e il Ministro della Giustizia del
Reich emaneranno i regolamenti legali ed amministrativi richiesti per l'attuazione ed il rafforzamento della legge.
Articolo VII
La legge diverrà effettiva il giorno successivo alla sua promulgazione ad eccezione dell'Articolo
3 che diverrà effettivo entro e non oltre il 1° gennaio 1936.
Legge sulla cittadinanza tedesca - Norimberga 1935
Il Parlamento del Reich all'unanimità ha approvato la seguente legge che così viene promulgata:
I
1. Il suddito dello Stato è quella persona che gode della protezione del Reich tedesco e che in
conseguenza di ciò ha specifici ordini verso di esso.
2. Lo status di suddito del Reich viene acquisito in accordo con i decreti del Reich e la Legge di
Cittadinanza dello Stato.
II
1. Un cittadino tedesco è un suddito dello Stato di sangue tedesco o affine, che dimostri con la
sua condotta di voler servire fedelmente la Germania e il popolo tedesco.
2. La Cittadinanza del Reich viene acquisita attraverso la concessione di un Certificato Statale di
Cittadinanza.
3. Il cittadino del Reich è l'unico detentore di tutti i diritti politici in accordo con la Legge.
P a g i n a
R a d i c i
di
M e m o r i a
III
Il Ministro degli Interni del Reich, in coordinamento con il Vice Führer emanerà le ordinanze legali ed
amministrative per implementare e completare questa legge.
Norimberga 15 settembre 1935, al Congresso del Partito della Libertà
Il Führer cancelliere del Reich
Adolf Hitler
Il Ministro degli Interni del Reich Frick
Applicazione delle leggi razziali
In Italia fu decretata una serie di provvedimenti con lo scopo di ridurre il ruolo sociale e politico degli
ebrei sul territorio nazionale.
Della politica razziale ed antisemita si possono individuare due momenti:
•
politica razziale interna (1939-1943), nata dalla pubblicazione della “Difesa della razza”,
manifesto in cui si affermava la purezza della “razza italiana” (dal punto di vista fisico ma
anche psicologico), a differenza dei semiti costituiti da elementi razziali di origine non europea;
•
persecuzione nazi-fascista (1943-1945), effettuata dopo il rafforzamento dell’alleanza tra
Germania e Italia la quale ha comportato la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento prima e, successivamente, con i treni merci-bestiame trasportati nei campi di sterminio.
L’applicazione delle leggi nella società e nel ciclo produttivo dell’Italia comportava:
•
l’espulsione degli studenti da ogni ordine di studi (dalla scuola elementare all’Università);
•
l’espulsione dai luoghi di lavoro;
•
la non possibilità di possedere radio in casa;
•
il divieto di frequentare luoghi pubblici in presenza degli “italiani-ariani”.
“ Siamo terribilmente soli, espulsi dall' ambiente, gettati nell'incertezza e nell'angoscia dei senza patria, come certe sperdute masse di materia staccate …”
9
P a g i n a
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R a d i c i
di
M e m o r i a
La scienza al servizio del male
Dalla presa del potere da parte
del nazismo fino alla conclusione del secondo conflitto
mondiale (1945), moltissime
donne vennero perseguitate e
uccise. Non furono prese di
mira solo le donne di origine
ebraica ma anche le Rom, coloro che si opponevano al regime
nazista e le diversamente abili.
Il più grande campo di concentramento e sterminio femminile
è quello di Ravensbruk in Austria nel quale, tra il 1938 e il
1945, vennero uccise con il gas
10mila donne perché anziane,
malate o “catalogate” pazze.
Il campo di Ravensbruk è conosciuto come “l’inferno delle
donne”. Nel 1942 venne costruito un campo femminile ad
Auschwitz. Le donne in stato
di gravidanza e le mamme dei
bambini piccoli, considerate
inabili al lavoro, erano subito
condotte nelle camere a gas.
Sulle donne i “medici” nazisti
effettuarono molti esperimenti:
- venivano ferite e infettate con
schegge di legno o di vetro introdotte sotto pelle per causare
la cancrena e, a quel punto,
erano somministrati nuovi farmaci per testarne l’efficacia;
- altre donne subirono amputazioni per effettuare ricerche
sulla possibilità di trapiantare
ossa e
nervi;
- ad altre, sempre per questo
tipo di esperimenti, venivano
spezzati gli arti.
L’esperimento che veniva effettuato principalmente sulle donne, però, era la sterilizzazione.
“Demografia” per il nazismo
significava un doppio concetto
operativo: da un lato favorire
l’aumento della popolazione
tedesca, dall’altro creare le premesse per una costante diminuzione delle nascite delle popolazioni non “ariane”. Riuscire a
trovare una metodologia di sterilizzazione applicabile su grandi masse di persone, divenne un
obiettivo prioritario nella ricerca medica tedesca.
L’opportunità di disporre nei
campi di concentramento di un
larghissimo numero di cavie
umane diede il via ad una corsa
per sperimentare i metodi alter-
nativi alla chirurgia più assurdi e letali.
Ad Auschwitz, il professor
Clauberg inventò un nuovo
metodo per sterilizzare le
donne che consisteva nello
spruzzare un liquido sterilizzante sul collo dell’utero.
Questo metodo provocava
dolori intensissimi ed emorragie.
Lo scopo finale di questi esperimenti disumani e sadici
era la sterilizzazione di milioni di persone considerate
“inadatte” per il nuovo
“ordine mondiale” prospettato dal nazismo.
Inoltre, sia nei campi di concentramento che nei ghetti, le
donne venivano stuprate e
per non essere costrette ad
abortire o di denunciare il
loro stato di gravidanza
(quindi essere uccise), cercavano in tutti i modi di nascondere la loro condizione.
Altrettanto spesso, nei campi
di sterminio, le donne erano
obbligate a prestazioni sessuali in cambio di cibo.
R a d i c i
di
P a g i n a
M e m o r i a
L a
v i o l e n z a
L’uso della violenza nei lager
era volta unicamente alla creazione di dolore. “Era il frutto
della follia collettiva dei nazisti, i quali avevano generato
questo disumano piano di distruzione”. Le vittime venivano malmenate, torturate e sottoposte alle più terribili umiliazioni per semplice divertimento delle SS: secondo Primo Levi, l’intento principale
era distruggere la personalità
del deportato, umiliarlo e offenderlo, fino al punto di favorirne l’assuefazione, cioè
l’avvio della sua trasformazione da essere umano in animale. La più terribile delle morti
era quella per disperazione:
per spegnere l’ultimo barlume
della speranza di salvezza ancora presente nei prigionieri,
“occorreva che il campo fosse
continuamente percosso e terrificato dall’imperversare di
un uragano di criminale follia”, “affinché lo spirito morisse
prima della carne”. Il nazismo
aveva ideato una vera e propria scienza della distruzione
della personalità, tale da gettare l’individuo nell’angoscia
più totale, riversando su ognuno l’agonia di tutti i compagni.
Alcune manifestazioni di questa violenza si potevano riscontrare nella costrizione escrementizia e nella costrizione alla nudità: l’offesa al pudore faceva parte del ritmo
quotidiano del lager e per i
prigionieri era veramente fati-
n e i
coso ed umiliante abituarsi
all’enorme latrina collettiva,
ai tempi stretti ed alla presenza degli altri che ne dovevano
usufruire e che quindi assistevano; le SS si facevano addirittura beffa dei deportati
piazzando uno di essi con un
costume buffo davanti ad una
latrina, con l’ordine di concedere a coloro che erano afflitti da qualche disturbo un solo
minuto per liberarsi. La costrizione alla nudità prevedeva invece la rasatura totale e
settimanale di ogni prigioniero e tutta una serie di spoliazioni per il controllo dei pidocchi o per la perquisizione
degli abiti: senza peli, capelli,
scarpe e vestiti i prigionieri,
pervasi da una sensazione di
impotenza e posti sotto gli
occhi di tutti, si sentivano
come lombrichi che potevano
essere schiacciati da un momento all’altro. Vi erano moltissimi modi con cui le SS infliggevano umiliazioni ai deportati: ad esempio il lancio
del berretto sul reticolato ad
alta tensione con l’ordine di
riportarlo, il calcio nel ventre
al primo che capitasse a tiro di
uno stivale tedesco, le lunghe
soste notturne all’aperto sotto
la neve e il divieto di pulirsi il
naso con un pezzo di carta, la
lacerazione delle camicie prima di distribuirle ai prigionieri,
la marcia di 50 km per sperimentare una nuova qualità di
suole di scarpe o quella a piedi
scalzi su frantumi di vetro,
l a g e r
l’ordine dato ad un infermo di
correre per il campo abbaiando,
le giostre degli ebrei obbligati a
correre in circolo per un’ora
cantando o l’ordine di scavare
buche con le mani pur avendo
gli attrezzi accanto, far restare i
deportati sotto la pioggia a dieci
e venti gradi sotto zero, far mangiare i prigionieri come cani,
senza posate o legando loro le
mani. Un’altra tortura psicologica era quella di veder morire i
propri compagni senza poterli
aiutare, senza potersi minimamente avvicinare a loro. Una
delle umiliazioni più terribili era
poi il tatuaggio del numero di
matricola, che aveva innanzitutto un significato simbolico: un
messaggio non verbale affinché
l’innocente sentisse scritta sulla
carne la sua condanna, ma anche
un’offesa religiosa in quanto il
tatuaggio era vietato dalla legge
mosaica, poiché distingueva gli
ebrei dai barbari. Questo era
dunque un ulteriore tentativo di
accelerare la degradazione degli
esseri umani in animali. Ma che
senso avevano le umiliazioni e
le crudeltà, visto che alla fine i
prigionieri sarebbero stati uccisi
tutti? «Prima di morire, la vittima deve essere degradata, affinché l’uccisore senta meno il peso della sua colpa», dice Primo
Levi, esplicitando il senso della
risposta data dal nazista Stangl,
detenuto a vita nel carcere di
Dusseldorf: è questa l’unica utilità della violenza inutile.
1 1
PENSIERI POETICI
CHI STA IN ALTO DICE: PACE E
GUERRA di Bertold Brecht
Sono di essenza diversa.
La loro pace e la loro guerra
son come vento e tempesta.
La guerra cresce dalla loro pace
come il figlio dalla madre.
Ha in faccia
i suoi lineamenti orridi.
La loro guerra uccide
quel che alla loro pace
è sopravvissuto.
LETTERA ALLA MADRE :
[…] Fili elettrici, alti e doppi,
non ti lasceranno mai più rivedere
tua figlia, Mamma.
Non credere alle mie lettere censurate, ben diversa è la verità; ma non
piangere, Mamma.
E se vuoi seguire le tracce di tua
figlia
non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta: cerca le ceneri
nei campi di Auschwitz,
le troverai lì. Ma non piangere —
qui c’è già troppa amarezza.
E se vuoi scoprire le tracce di tua
figlia
cerca le ceneri nei campi di Birkenau:
saranno lì — Cerca, cerca le ceneri
nei campi di Auschwitz, nei boschi
di Birkenau.
Cerca le ceneri, Mamma — io sarò
lì!
LETTERA SCRITTA IN YIDDISH DA UN RAGAZZO
DI 14 ANNI NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO
DI PUSTKOW
Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro,
non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che
vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché
ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo
quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci
hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche
carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si
batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno
messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato… Io
non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico
addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei
fratelli, e piango…
IL SANGUE: Ndjock Ngana
(Camerun, 1952)
Chi può versare
Sangue nero
Sangue giallo
Sangue bianco
Mezzo sangue?
Il sangue non è indio, polinesiano o inglese.
Nessuno ha mai visto
Sangue ebreo
Sangue cristiano
Sangue mussulmano
Sangue buddista
Il sangue non è ricco, povero
o benestante.
Il sangue è rosso
Disumano è chi lo versa
Non chi lo porta.
AUSCHWITZ :
“Fumo nero”.
Ultimo anelito di vita
Di persone che per sempre
Vivranno solo nel vento
PRIMO LEVI :
C'è Auschwitz, dunque non può
esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco,
ma non la trovo.
PENSIERO ANONIMO :
Questi ricordi non sono semplici indumenti, qualcosa di cui ci
si può spogliare e mettere
nell’armadio. Sono incisi nella
nostra pelle! Non possiamo liberarcene.
ALLE FRONDE DEI SALICI
...
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese, Oscillavano lievi al triste
vento.
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