S a m i M o d i a n o I C a m p i d i C o n c e n t r a m e n t o
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S a m i M o d i a n o I C a m p i d i C o n c e n t r a m e n t o
Numero Unico del giornale dell’ Istituto Lucio Lombardo Radice dedicato a Sami Modiano Radici di Memoria I M M A G I N I D A L L ’ I N S a m i Nasce a Rodi nel 1930 durante l’emanazione delle leggi razziali, che impedivano ai lavoratori ebrei di svolgere il loro lavoro. All’età di otto anni, Sami venne espulso dalla scuola quando frequentava la terza elementare. Durante un’interrogazione, l’insegnate lo guardò come mai lo aveva guardato e gli disse: «Samuel Modiano, sei espulso dalla scuola!». Un ceffone morale umiliante, le gote di Sami si tinsero di porpora, la gola si chiuse. Con un filo di voce: «Ma che colpa ho?», «Che cosa ho I F E R N O d i I A U S C H W I T Z M o d i a n o fatto? dove ho sbagliato?». Per far capire a quel bambino sbigottito e improvvisamente spaventato che non aveva fatto nulla di male e che quel provvedimento non riguardava né il profitto, né la condotta, l’imbarazzato maestro gli pose affettuosamente una mano sul capo e aggiunse a bassa voce: «Ora tornatene a casa, tuo padre ti spiegherà». Durante quegli anni la comunità ebraica di Rodi era composta circa da 2500 ebrei. L’8 settembre del 1943 i tedeschi assalirono l’isola di Rodi, rinchiudendo gli ebrei in un’ex caserma aereonautica con la scusa di dover controllare i loro documenti. Vennero trattenuti C a m p i D all’interno della caserma fino al 23 luglio quando, con la scusa di un bombardamento, Sami, che allora aveva tredici anni, insieme alla sorella Lucia di sedici anni e il padre, vennero portato al porto e caricato nel cargo per bestiami per il trasporto. Furono impiegati 5 cargo bestiame, ciascuno di essi contenente 500 persone. Direzione Auschwitz... C o n c e n t r a m e n t o Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista costruì circa 20.000 campi di concentramento, con l’intento di imprigionarvi milioni di persone. Questi campi venivano usati con diversi scopi: oltre a quelli adibiti principalmente al lavoro forzato, ve ne furono altri destinati al transito, che servivano semplicemente da stazioni intermedie, e quelli, invece, costruiti principalmente o esclusivamente per l’eliminazione in massa dei prigionieri. Fin dal suo avvento al potere, nel 1933, il regime Nazista cominciò a realizzare una serie di strutture di detenzione per imprigionare ed eliminare i cosiddetti “nemici dello Stato”. La maggior parte dei prigionieri, in quel primo periodo, era costituita da cittadini tedeschi: comunisti, socialisti, social-democratici, Rom (Zingari), Testimoni di Geova, omosessuali e persone accusate di comportamenti ritenuti asociali o devianti. Queste strutture venivano chiamate “campi di concentramento” in quanto servivano a “concentrare” fisicamente i prigionieri in un unico luogo. Dopo il ‘42, con il protocollo di Vansee essi divennero campi di sterminio. P a g i n a 2 R a d i c i Intervista a Ricordi cosa avvenne al vostro arrivo? Come potrei scordarlo? Siamo stati catturati tutti il 23 luglio del 1944. Ci hanno imbarcato in cinque navi bestiame; il nostro viaggio è stato disumano con condizioni igieniche terribili. Da Rodi siamo andati al Pireo e da lì ci hanno messo dentro i treni. Dopo un mese di viaggio (in condizioni disumane) siamo arrivati a destinazione sulla Rampa di AuschwitzBirkenau, un'immagine che non posso dimenticare. Urla e bastonate ci costrinsero a dividerci in due gruppi: uomini e donne. Mio padre era spaventato e temeva di perdere me e mia sorella, fu preso a botte per obbligarlo a lasciarci. Ricordo il dito dell’ufficiale tedesco che selezionava chi: andava a destra, era destinato alla morte e chi a sinistra doveva lavorare. Io e mio papà fummo tra questi ultimi. All’alba eravamo fuori con un pigiama in mano, un Sami paio di zoccoli pronti a lavorare. Di tutti gli altri con cui avevamo viaggiato avevamo perso le tracce. Non ti è mai capitato di chiederti: “Dio dov’è”? Più volte! Quante volte mi dicevo: “Dove sta Dio? Perché permette tutto questo?”. Ho visto ciò che non si può narrare. Persone ammazzate barbaramente e barbaramente buttate in fosse comuni. Ho quasi bestemmiato; ho gridato spesso contro Dio. Quante volte ho pensato di suicidarmi! La notte erano in tanti a farlo. Quando ero tentato di farla finita, una mano invisibile tirava indietro e mi diceva: “Non farlo!”. Come sei riuscito a salvarti? Erano i primi giorni del gennaio 1945, i russi avanzavano e la guerra era quasi finita, ma noi non sapevamo nulla di questo. Arrivò l’ordine di evacuazione e ci obbligarono a disporci in fila per cinque e a marciare da Birkenau verso Auschwitz. Sono pochi chilo- di M e m o r i a Modiano metri ma io ero senza forze: trascinavo i piedi tanto che quando i due che avevo a fianco mi presero sotto le braccia e mi trascinarono fino alla fine del percorso. Non sapevo chi fossero né li ho più incontrati dopo. Era notte, faceva freddo e il treno non arrivava. Al mattino molti non si sono più alzati: erano morti congelati. Dei tedeschi nessuna traccia. Il giorno dopo i russi entrarono ad Auschwitz. C’erano più cadaveri che vivi. R a d i c i di L A F O R Z A Prima del viaggio ero privo di aspettative, non sapevo a cosa sarei andato incontro… Il giorno della partenza ho iniziato a prepararmi mentalmente riguardo a quello che avrei potuto vedere e provare una volta messo piede nel campo di concentramento di Auschwitz, facendo affidamento perlopiù sulle mie conoscenze storiche, apprese a scuola. Una volta giunto sul posto, l’atmosfera è divenuta cupa, nonostante il bel tempo che la giornata offriva. Le parole commoventi di Sami Modiano, ricche di una verità La visita ai campi di concentramento e di sterminio di AuschwitzBirkenau è stata un'esperienza fuori dal comune: un'esperienza che non si può raccontare a parole perché è difficile trasmettere ció che veramente si prova in quei luoghi. È li che ti rendi conto veramente della piccolezza del genere umano e fino a dove si può Il P a g i n a M e m o r i a pullman diretto al luogo d’incontro, dove ci aspettano i nostri genitori, giunge a destinazione. Dopo circa quaranta minuti di viaggio, trascorsi tra risate e schiamazzi, scendo dal pullman, vedo mio padre e lui mi chiede come sia andato il viaggio… io rimango in silenzio per qualche minuto. Sono seduta li, su quel sedile, con l’aria condizionata che non riesce a scaldarmi il cuore. Comincio a riflettere, a cercare una risposta all’enorme dubbio che mi martella il cervello: cosa ho imparato da quell’esperienza? Cosa mi è rimasto? Una tempesta di emozioni mi impedisce di parlare… mio padre silenzioso guarda la strada e non insiste…capisce che ho bi- D E L R I C O R D O dolorosa, trasportavano la mia mente in un incubo fatto di sofferenza, violenza e puro male ingiustificato e ingiustificabile. Tutto quel posto immenso, dedicato esclusivamente alla morte, mi ha reso inquieto e mi ha fatto cadere in un profondo sconforto. Sono uscito da quel campo di morte con la stessa sorpresa e sollievo di un sopravvissuto, un sopravvissuto come chi quell’inferno lo aveva già attraversato per miracolo e che aveva avuto il coraggio di ripercorrerlo e raccontarlo. Per questo sarò sempre grato a Sami, un uomo tanto coraggioso quanto umile, il quale mi ha trasmesso ciò che un libro o una lezione di storia non avrebbe mai potuto trasmettermi, ossia, un messaggio di speranza e, contemporaneamente, una presa di coscienza. Da quel giorno mi sono preso l’impegno sociale e civile di diffondere il messaggio di Sami affinché questo non si ripeta mai più. Alex spingere. Si è invasi da un senso di angoscia e di tristezza, che ti fa tornare indietro nel tempo ed immedesimarti in quegli uomini che avevano perso anche la loro identità: al solo pensiero vengono i BRIVIDI.. È un viaggio che consiglio a tutti perché da lì si esce diversi: si cambia il modo di pen sare, di agire e di rapportarsi con gli altri. Ma la cosa fondamentale da trasmettere a tutti, una volta tornati da lì, è che questo non deve accadere "MAI PIÙ"!! Emiliano sogno di tempo per riflettere… Sono passati circa due mesi dal mio ritorno dal campo di Auschwitz-Birkenau e mi chiedo ancora come sia potuto accadere, cosa ha imparato l’umanità in generale dall’Orrore di cui si è macchiata. Ben poco direi. Ancora oggi troviamo gente che prova un odio profondo verso chi ha un colore di pelle diverso dal proprio, chi professa una religione diversa, chi ha ideali diversi o più semplicemente chi è più sfortunato di lui ed è costretto a vivere in mezzo alla strada. Io sono sicura che se avessero ascoltato le parole del testimone Sami Modiano, un nonnino molto coraggioso che mi ha dato tantissimo, la pense- rebbero in modo diverso. Mi ritengo molto fortunata per aver avuto la preziosa occasione di ripercorrere i pesanti passi che gli ebrei hanno percorso circa settanta anni fa, e soprattutto mi ritengo molto fortunata per aver avuto l’immenso piacere di ascoltare le parole di Sami, che fanno e faranno per sempre parte della mia vita. Dal 19 ottobre 2013 io ho un compito: tenere viva la memoria di quanto accaduto e mi impegnerò con tutte le mie forze per farlo, perche IO NON DIMENTICO. Rita 3 P a g i n a R a d i c i 4 L A F O R Z A Lo scorso 19 ottobre, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza indescrivibile che mi rimarrà dentro per sempre: il viaggio della Memoria organizzato dal Comune di Roma nei luoghi dell’Olocausto, precisamente nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Ho condiviso questo significativo momento con alcuni miei compagni e altri studenti provenienti da diverse scuole di Roma. Sapevo cosa era successo in quei luoghi atroci e I giorni trascorsi in Polonia ad Auschwitz sono stati un'esperienza importante per me e per tutti i ragazzi che hanno partecipato a questo progetto. È impossibile esprimere tutte le sensazioni e le emozioni che ci hanno accompagnato, ma certamente rimarranno dentro di noi per il resto della vita. Il campo di sterminio di Birkenau è quello che colpisce di più, quello più disumano. Vedere Un senso di vuoto, malinconia, incredulità.. sono solo alcune delle sensazioni che ho provato visitando il campo di AuschwitzBirkenau. E’ stata un’esperienza unica che ha lasciato un segno dentro di me, in particolar modo la testimonianza di Sami Modiano, un uomo forte e coraggioso, che mi ha fatto rendere veramente conto di ciò che è accaduto in quel campo. Percorrendo la Juden Rampe in me aumentava un D E L di M e m o r i a R I C O R D O terrificanti, lo avevo appreso grazie ad alcuni film e sui banchi di scuola, ma la vera e propria consapevolezza della spietatezza umana l’ho acquisita durante questo viaggio, “vedendo” con gli occhi di un sopravvissuto della tragedia: Sami Modiano. Sami ci ha accompagnato durante tutto il nostro percorso, toccando i nostri cuori con la sua storia, ripetendoci più volte che tutto quello che era successo in passato non deve accadere MAI PIU’! Mi ritengo fortunata di aver partecipato a questo viaggio, perché mi ha trasmesso forti emozioni; gli occhi e la storia di Sami non li potrò mai dimenticare. Ho visto quella che un tempo fu una perfetta macchina della morte di massa. Le storie di donne, uomini e bambini innocenti legate a quei tragici luoghi, vivranno per sempre grazie al ricordo di noi testimoni. Valeria una serie di baracche, una accanto all'altra, mi ha lasciato un senso di angoscia che da quel giorno non mi ha più abbandonato. Essere accompagnati da un sopravvissuto è stato ancora più coinvolgente. Ho una sensazione di inquietudine quando mi capita di pensare ai prigionieri e a tutte le sofferenze da loro subite. L'unico modo per percepire pienamente la crudeltà che ha dominato questi campi è visitarli personalmente. Non basterebbero tutte le parole del mondo per riuscire a descrivere le atrocità che questi luoghi evocano. Mi auguro che la memoria di noi testimoni possa contribuire a far si gli uomini a non ripetano più gli stessi errori. Lorenzo senso di malinconia, che cresceva ancora di più entrando nel campo di sterminio di Birkenau. Camminando fra quelle baracche, in cui i deportati dormivano ammassati l’uno sull’altro, ho provato una grande rabbia, che ha raggiunto il culmine quando sono arrivata davanti alle camere a gas e ho pensato a tutte quelle persone che venivano sterminate senza una colpa. Non riuscivo a capacitarmi,e tuttora non lo riesco a fare, di come si possano sterminare intere famiglie e generazioni solo perché si ritenevano inferiori alla “razza perfetta”. Secondo me questo viaggio lo dovrebbero fare tutti, almeno una volta nella vita, perché bisogna rendersi conto di ciò che è successo per non ripetere gli stessi sbagli! Isabella R a d i c i di I M M A G I N I P a g i n a M e m o r i a D A L L ’ I N F E R N O D I A U S C H W I T Z 5 P a g i n a 6 R a d i c i L e g g i Manifesto della difesa della razza italiana: Le leggi razziali fasciste, pubblicate il 5 agosto 1938 sulla rivista “La difesa della razza”, avevano tra i loro scopi quello di creare una netta differenza tra la “razza italiana” e le altre “razze inferiori” r a z z i a l i di M e m o r i a fa s c i s t e come viene espresso principalmente nella sesta e ottava legge. Esse avanzano l’esistenza di una pura “razza italiana” ed il bisogno di una distinzione tra le popolazioni mediterranee d’Europa da una parte e gli orientali e gli afri- C o n f r o n t o f r a l e f a s c i s t e e l e g g i r a z z i a l i n a z i s t e Confrontando le leggi razziali fasciste (5 agosto 1938) e quelle naziste (15 settembre 1935) possiamo notare come le prime si soffermassero sull’Unità nazionale e sul concetto di razza mentre le seconde esaltavano in modo esasperato l’accanimento verso gli ebrei, i quali inizialmente vennero esclusi da molte professioni, associazioni, scuole e università. Successivamente le leggi di Norimberga aprirono la strada allo sterminio. Ciò che avevano in comune queste norme era preservare il “sangue” della nazione da quelle “razze” considerate inferiori evitando, ad esempio, i matrimoni tra i cittadini “ariani” e quelli “non ariani”. IIl testo del manifesto: Il 5 agosto 1938 sulla rivista La Difesa Della Razza viene pubblicato il seguente manifesto: « Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista. 1. LE RAZZE UMANE ESISTONO. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano a ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti. 2. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente. 3. IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni R a d i c i di M e m o r i a P a g i n a storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze. 4. LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANA. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa 5. È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio. 6. ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico–linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana. 7. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano–nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l'italiano a un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità. 8. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D'EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL'ALTRA. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili. 9. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani. 10. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono a un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani. » 7 P a g i n a 8 R a d i c i di M e m o r i a Legge per la protezione del sangue e dell'onore tedesco 15 settembre 1935 Fermamente convinti che la purezza del sangue tedesco sia essenziale per la futura esistenza del popolo tedesco, ispirati dalla irremovibile determinazione a salvaguardare il futuro della nazione tedesca, il Reichstag ha unanimamente deciso l'emanazione della seguente legge che viene così promulgata: Articolo I 1. I matrimoni tra ebrei e i cittadini di sangue tedesco e apparentati sono proibiti. I matrimoni contratti a dispetto della presente legge sono nulli anche quando fossero contratti senza l'intenzione di violare la legge. 2. Le procedure legali per l'annullamento possono essere iniziati soltanto dal Pubblico Ministero. Articolo II Le relazioni sessuali extraconiugali tra ebrei e cittadini di sangue tedesco e apparentati sono proibite. Articolo III Agli ebrei non è consentito di impiegare come domestiche cittadine di sangue tedesco e apparentate. Articolo IV 1. Agli ebrei è vietato esporre la bandiera nazionale del Reich o i suoi colori nazionali. 2. Agli ebrei è consentita l'esposizione dei colori giudaici. L'esercizio di questo diritto è tutelato dallo Stato. Articolo V 1. Chi violi la proibizione di cui all'Articolo 1 sarà condannato ai lavori forzati. 2. Chi violi la proibizione di cui all'Articolo 2 sarà condannato al carcere o ai lavori forzati. 3. Chi violi quanto stabilito dall'Articolo 3 o 4 sarà punito con un minimo di un anno di carcere o con una delle precedenti pene. Articolo VI Il Ministro degli Interni del Reich in accordo con il Vice Führer e il Ministro della Giustizia del Reich emaneranno i regolamenti legali ed amministrativi richiesti per l'attuazione ed il rafforzamento della legge. Articolo VII La legge diverrà effettiva il giorno successivo alla sua promulgazione ad eccezione dell'Articolo 3 che diverrà effettivo entro e non oltre il 1° gennaio 1936. Legge sulla cittadinanza tedesca - Norimberga 1935 Il Parlamento del Reich all'unanimità ha approvato la seguente legge che così viene promulgata: I 1. Il suddito dello Stato è quella persona che gode della protezione del Reich tedesco e che in conseguenza di ciò ha specifici ordini verso di esso. 2. Lo status di suddito del Reich viene acquisito in accordo con i decreti del Reich e la Legge di Cittadinanza dello Stato. II 1. Un cittadino tedesco è un suddito dello Stato di sangue tedesco o affine, che dimostri con la sua condotta di voler servire fedelmente la Germania e il popolo tedesco. 2. La Cittadinanza del Reich viene acquisita attraverso la concessione di un Certificato Statale di Cittadinanza. 3. Il cittadino del Reich è l'unico detentore di tutti i diritti politici in accordo con la Legge. P a g i n a R a d i c i di M e m o r i a III Il Ministro degli Interni del Reich, in coordinamento con il Vice Führer emanerà le ordinanze legali ed amministrative per implementare e completare questa legge. Norimberga 15 settembre 1935, al Congresso del Partito della Libertà Il Führer cancelliere del Reich Adolf Hitler Il Ministro degli Interni del Reich Frick Applicazione delle leggi razziali In Italia fu decretata una serie di provvedimenti con lo scopo di ridurre il ruolo sociale e politico degli ebrei sul territorio nazionale. Della politica razziale ed antisemita si possono individuare due momenti: • politica razziale interna (1939-1943), nata dalla pubblicazione della “Difesa della razza”, manifesto in cui si affermava la purezza della “razza italiana” (dal punto di vista fisico ma anche psicologico), a differenza dei semiti costituiti da elementi razziali di origine non europea; • persecuzione nazi-fascista (1943-1945), effettuata dopo il rafforzamento dell’alleanza tra Germania e Italia la quale ha comportato la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento prima e, successivamente, con i treni merci-bestiame trasportati nei campi di sterminio. L’applicazione delle leggi nella società e nel ciclo produttivo dell’Italia comportava: • l’espulsione degli studenti da ogni ordine di studi (dalla scuola elementare all’Università); • l’espulsione dai luoghi di lavoro; • la non possibilità di possedere radio in casa; • il divieto di frequentare luoghi pubblici in presenza degli “italiani-ariani”. “ Siamo terribilmente soli, espulsi dall' ambiente, gettati nell'incertezza e nell'angoscia dei senza patria, come certe sperdute masse di materia staccate …” 9 P a g i n a 1 0 R a d i c i di M e m o r i a La scienza al servizio del male Dalla presa del potere da parte del nazismo fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale (1945), moltissime donne vennero perseguitate e uccise. Non furono prese di mira solo le donne di origine ebraica ma anche le Rom, coloro che si opponevano al regime nazista e le diversamente abili. Il più grande campo di concentramento e sterminio femminile è quello di Ravensbruk in Austria nel quale, tra il 1938 e il 1945, vennero uccise con il gas 10mila donne perché anziane, malate o “catalogate” pazze. Il campo di Ravensbruk è conosciuto come “l’inferno delle donne”. Nel 1942 venne costruito un campo femminile ad Auschwitz. Le donne in stato di gravidanza e le mamme dei bambini piccoli, considerate inabili al lavoro, erano subito condotte nelle camere a gas. Sulle donne i “medici” nazisti effettuarono molti esperimenti: - venivano ferite e infettate con schegge di legno o di vetro introdotte sotto pelle per causare la cancrena e, a quel punto, erano somministrati nuovi farmaci per testarne l’efficacia; - altre donne subirono amputazioni per effettuare ricerche sulla possibilità di trapiantare ossa e nervi; - ad altre, sempre per questo tipo di esperimenti, venivano spezzati gli arti. L’esperimento che veniva effettuato principalmente sulle donne, però, era la sterilizzazione. “Demografia” per il nazismo significava un doppio concetto operativo: da un lato favorire l’aumento della popolazione tedesca, dall’altro creare le premesse per una costante diminuzione delle nascite delle popolazioni non “ariane”. Riuscire a trovare una metodologia di sterilizzazione applicabile su grandi masse di persone, divenne un obiettivo prioritario nella ricerca medica tedesca. L’opportunità di disporre nei campi di concentramento di un larghissimo numero di cavie umane diede il via ad una corsa per sperimentare i metodi alter- nativi alla chirurgia più assurdi e letali. Ad Auschwitz, il professor Clauberg inventò un nuovo metodo per sterilizzare le donne che consisteva nello spruzzare un liquido sterilizzante sul collo dell’utero. Questo metodo provocava dolori intensissimi ed emorragie. Lo scopo finale di questi esperimenti disumani e sadici era la sterilizzazione di milioni di persone considerate “inadatte” per il nuovo “ordine mondiale” prospettato dal nazismo. Inoltre, sia nei campi di concentramento che nei ghetti, le donne venivano stuprate e per non essere costrette ad abortire o di denunciare il loro stato di gravidanza (quindi essere uccise), cercavano in tutti i modi di nascondere la loro condizione. Altrettanto spesso, nei campi di sterminio, le donne erano obbligate a prestazioni sessuali in cambio di cibo. R a d i c i di P a g i n a M e m o r i a L a v i o l e n z a L’uso della violenza nei lager era volta unicamente alla creazione di dolore. “Era il frutto della follia collettiva dei nazisti, i quali avevano generato questo disumano piano di distruzione”. Le vittime venivano malmenate, torturate e sottoposte alle più terribili umiliazioni per semplice divertimento delle SS: secondo Primo Levi, l’intento principale era distruggere la personalità del deportato, umiliarlo e offenderlo, fino al punto di favorirne l’assuefazione, cioè l’avvio della sua trasformazione da essere umano in animale. La più terribile delle morti era quella per disperazione: per spegnere l’ultimo barlume della speranza di salvezza ancora presente nei prigionieri, “occorreva che il campo fosse continuamente percosso e terrificato dall’imperversare di un uragano di criminale follia”, “affinché lo spirito morisse prima della carne”. Il nazismo aveva ideato una vera e propria scienza della distruzione della personalità, tale da gettare l’individuo nell’angoscia più totale, riversando su ognuno l’agonia di tutti i compagni. Alcune manifestazioni di questa violenza si potevano riscontrare nella costrizione escrementizia e nella costrizione alla nudità: l’offesa al pudore faceva parte del ritmo quotidiano del lager e per i prigionieri era veramente fati- n e i coso ed umiliante abituarsi all’enorme latrina collettiva, ai tempi stretti ed alla presenza degli altri che ne dovevano usufruire e che quindi assistevano; le SS si facevano addirittura beffa dei deportati piazzando uno di essi con un costume buffo davanti ad una latrina, con l’ordine di concedere a coloro che erano afflitti da qualche disturbo un solo minuto per liberarsi. La costrizione alla nudità prevedeva invece la rasatura totale e settimanale di ogni prigioniero e tutta una serie di spoliazioni per il controllo dei pidocchi o per la perquisizione degli abiti: senza peli, capelli, scarpe e vestiti i prigionieri, pervasi da una sensazione di impotenza e posti sotto gli occhi di tutti, si sentivano come lombrichi che potevano essere schiacciati da un momento all’altro. Vi erano moltissimi modi con cui le SS infliggevano umiliazioni ai deportati: ad esempio il lancio del berretto sul reticolato ad alta tensione con l’ordine di riportarlo, il calcio nel ventre al primo che capitasse a tiro di uno stivale tedesco, le lunghe soste notturne all’aperto sotto la neve e il divieto di pulirsi il naso con un pezzo di carta, la lacerazione delle camicie prima di distribuirle ai prigionieri, la marcia di 50 km per sperimentare una nuova qualità di suole di scarpe o quella a piedi scalzi su frantumi di vetro, l a g e r l’ordine dato ad un infermo di correre per il campo abbaiando, le giostre degli ebrei obbligati a correre in circolo per un’ora cantando o l’ordine di scavare buche con le mani pur avendo gli attrezzi accanto, far restare i deportati sotto la pioggia a dieci e venti gradi sotto zero, far mangiare i prigionieri come cani, senza posate o legando loro le mani. Un’altra tortura psicologica era quella di veder morire i propri compagni senza poterli aiutare, senza potersi minimamente avvicinare a loro. Una delle umiliazioni più terribili era poi il tatuaggio del numero di matricola, che aveva innanzitutto un significato simbolico: un messaggio non verbale affinché l’innocente sentisse scritta sulla carne la sua condanna, ma anche un’offesa religiosa in quanto il tatuaggio era vietato dalla legge mosaica, poiché distingueva gli ebrei dai barbari. Questo era dunque un ulteriore tentativo di accelerare la degradazione degli esseri umani in animali. Ma che senso avevano le umiliazioni e le crudeltà, visto che alla fine i prigionieri sarebbero stati uccisi tutti? «Prima di morire, la vittima deve essere degradata, affinché l’uccisore senta meno il peso della sua colpa», dice Primo Levi, esplicitando il senso della risposta data dal nazista Stangl, detenuto a vita nel carcere di Dusseldorf: è questa l’unica utilità della violenza inutile. 1 1 PENSIERI POETICI CHI STA IN ALTO DICE: PACE E GUERRA di Bertold Brecht Sono di essenza diversa. La loro pace e la loro guerra son come vento e tempesta. La guerra cresce dalla loro pace come il figlio dalla madre. Ha in faccia i suoi lineamenti orridi. La loro guerra uccide quel che alla loro pace è sopravvissuto. LETTERA ALLA MADRE : […] Fili elettrici, alti e doppi, non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma. Non credere alle mie lettere censurate, ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma. E se vuoi seguire le tracce di tua figlia non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta: cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza. E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia cerca le ceneri nei campi di Birkenau: saranno lì — Cerca, cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau. Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì! LETTERA SCRITTA IN YIDDISH DA UN RAGAZZO DI 14 ANNI NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI PUSTKOW Miei cari genitori, se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me. Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli). Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia. L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato… Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango… IL SANGUE: Ndjock Ngana (Camerun, 1952) Chi può versare Sangue nero Sangue giallo Sangue bianco Mezzo sangue? Il sangue non è indio, polinesiano o inglese. Nessuno ha mai visto Sangue ebreo Sangue cristiano Sangue mussulmano Sangue buddista Il sangue non è ricco, povero o benestante. Il sangue è rosso Disumano è chi lo versa Non chi lo porta. AUSCHWITZ : “Fumo nero”. Ultimo anelito di vita Di persone che per sempre Vivranno solo nel vento PRIMO LEVI : C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo. PENSIERO ANONIMO : Questi ricordi non sono semplici indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell’armadio. Sono incisi nella nostra pelle! Non possiamo liberarcene. ALLE FRONDE DEI SALICI ... Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, Oscillavano lievi al triste vento.