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VITA MEETING 15 21 agosto Il segreto di Chieffo: la certezza del dono Camisasca ricorda l’amico cantautore, scomparso il 19 agosto di quattro anni fa: «Dal dramma all’umorismo, tutto in lui è figlio della gratitudine» «Lui m’ha dato i cieli da guardar, Lui m’ha dato la bocca per cantar, Lui m’ha dato il mondo per amar e tanta gioia dentro al cuor». In queste poche e semplici righe della canzone «I Cieli» è racchiuso il segreto di Claudio Chieffo. La sua poesia infatti nasce da un profondo senso di gratitudine nei confronti di Dio. Per Claudio ogni cosa è un dono: il Movimento, la famiglia, e infine le canzoni. Esse sono così un racconto vivo della sua esperienza di fede, narrata senza mai censurare nulla. Come per ogni grande artista, anche la sua vita è stata segnata da diverse stagioni. La prima potrebbe essere associata al colore azzurro e corrisponde alla seconda metà degli anni Sessanta. Alcuni titoli che mi vengono in mente sono «Ma non avere paura», «Lasciati fare» o «Quando uno ha il cuore buono». In questi brani il senso di gratitudine di cui parlavo prima è pieno di freschezza ed entusiasmo. Con Claudio è però difficile tracciare dei confini. Con estrema sincerità egli mostra spesso anche i suoi dubbi e le sue debolezze. La storia di quegli anni (fine anni Sessanta-inizio anni Settanta) suscita in lui interrogativi profondi: dove sta la verità, dove la liberazione e la felicità per l’uomo? Perciò scrive canzoni come «La ballata dell’uomo vecchio» e «La ballata del tempo perduto», dove traspare con chiarezza una fede disincantata e profondamente radi- cata nella carne. Il suo urgente bisogno di verità e di giustizia caratterizza anche tutta la produzione successiva. «Volete andarvene anche voi? Dite la verità! Chi seguirete e poi cosa sarà?» cantava allora nell’omonima canzone. Anche nei momenti più drammatici non manca mai in lui un senso di grata certezza: a volte essa si traduceva in un grande senso dell’umorismo come nella canzone «Avrei voluto essere una banda»; oppure si scioglieva in una profonda pace come nel caso di «Liberazione n. 2». Nell’ultimo periodo della sua vita, quello della maturità, i colori predominanti diventano il rosso e l’oro. Le parole cominciano a prendere il peso dell’eternità. Nella canzone «Il dono» o «La notte» che ho visto le stelle, la gratitudine si è sedimentata sempre più nel tempo, fino a diventare una solida roccia. Nella «Canzone del melograno», dedicata a Giorgio Gaber, canta: «Devi dirmi dov’è questa casa dei fiori; è da sempre che cerco la casa dove posso tornare, devi dirmi dov’è perché voglio venire anch’io, fammi stare con te…». La risposta è un luogo dove il cuore possa riposare, essere accolto e amato. Dio si è fatto carne. Per questo è possibile sulla terra, in una casa di mattoni, essere amati come solo Lui sa amare. don Massimo Camisasca priore Fraternità San Carlo Il fondatore della Fraternità dei Missionari di San Carlo Borromeo e il grande amico del Meeting Claudio Chieffo. Claudio: una vita e una voce date per Cristo Il legame tra Claudio Chieffo e il Meeting è sempre stato forte. Le sue canzoni accompagnano il cammino del popolo di Comunione e Liberazione fin dagli anni Sessanta. È in quegli anni che il «fiore di Forlì», come lo chiamava don Giussani, riscopre l’esperienza cristiana e inizia a raccontarla attraverso i suoi canti. Per questo è stato uno degli artisti più presenti alla settimana riminese. Non solo fisicamente, con i suoi concerti o gli incontri, ma soprattutto nei canti che fanno da colonna sonora alla vita di Cl e del Meeting raccontando la radice dell’esperienza da cui entrambi nascono. Un legame che si rinforza negli ultimi anni della vita del cantautore: il suo ultimo concerto è quello che chiude il Meeting del 2006, quando la malattia aveva preso il sopravvento e lo avrebbe portato alla morte un anno dopo, il 19 agosto del 2007, a poche ore dall’inizio dell’edizione successiva. Per il funerale la sua città natale fu «invasa» dal popolo del Meeting, come ieri sera, quando, in occasione del quarto anniversario della morte del cantautore, nella chiesa di San Filippo Neri monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Monefeltro ha celebrato la messa di suffragio. P.B. Ce n’è per tutti i gusti: dal fast-food alla cucina tradizionale italiana. Anche quest’anno mangiare in fiera sarà un vero piacere. Piatti siciliani, veneti e toscani E un risotto in 90 secondi Stand, ristoranti e curiosità: ecco dove sfarmarsi al Meeting Forse non tutti sanno che a occupare la maggior parte dei metri quadrati del Meeting non sono le mostre o le sale per gli incontri, ma l’insieme degli stand adibiti alla ristorazione. La cucina è da sempre uno dei pilastri della cultura italiana e nei quattro padiglioni dedicati al settore culinario è impossibile non notare come si assista a una panoramica gastronomica completa, scandita a ritmo di specialità tipiche. Si parte dall’Italia del Nord, con l’Osteria Veneta, per arrivare fino al Sud con la cucina siciliana. Ovviamente si passa anche dal Centro, con le specialità toscane, abruzzesi e romagnole. Vi sono poi alcuni casi singolari come il ristorante Chicco di Grano, nato dal desiderio di creare un’oasi apposita dove, a un prezzo conveniente, le famiglie possano trovare spazio sufficiente e lontano dai padiglioni, certamente più caotici. Il risto- rante rinasce ogni anno in occasione del Meeting offrendo al pubblico i prodotti coltivati durante l’anno nella Cascina Santa Marta a Sud di Milano. Esso, nel tentativo costante di rinnovarsi, quest’anno azzarda la proposta di un risotto all’ossobuco servito nel tempo record di un minuto e mezzo. Un altro caso particolare è la piccola Risotteria in B4, dove a ogni ora è possibile ordinare un risotto più che abbondante (320 gr) al prezzo di cinque euro, ovviamente accompagnato da un bicchiere di vino (che ne costa appena uno in più). Lo stand, costruito anch’es- so apposta per la settimana del Meeting, è nato quasi per caso da una battuta di Pierluigi, veterinario veronese abituato a cucinare i Papillon: 366 giorni da vivere “Adesso” Sbarca a Rimini il Club di Papillon: 6.000 soci e 50 gruppi dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia con tante novità. A cominciare dal libro per la famiglia Adesso, 366 giorni da vivere con gusto, giunto alla quinta edizione e al centro del convegno dal titolo «L'ascolto del cibo, il desiderio del vino. Adesso», in programma oggi alle ore 19 in Sala Mimosa B6 con Paolo Massobrio, autore di Adesso e presidente dei Club di Papillon, lo scrittore Luca Doninelli, lo psichiatra Alessandro Meluzzi e il dottor Lucio Sotte, esperto di dietetica cinese. Modera Marco Gatti. Ma Papillon, che al Meeting lancia la sua campagna associativa per il 2012, presenta anche le innovative app per iPhone e iPad con 2.200 segnalazioni di luoghi dove mangiare, quindi un focus sulla provincia di Mantova con la app dedicata e infine I Negozi del Golosario (solo per iPad), con 3.700 segnalazioni. «È il nostro modo concreto – dice Paolo Massobrio – per sostenere il gusto anche in un momento di difficoltà». suoi risotti per le sagre di paese, che anni fa offrì scherzosamente a un amico i suoi servigi; offerta seguita poco dopo da una telefonata e dalla proposta di uno stand unico nel suo genere. Se ciò che si cerca invece è un felice intermezzo, magari fra un incontro e una mostra, è indispensabile una visita al Bar Alcamo, presso il padiglione della CdO. È un’altra esperienza nata da un’amicizia, questa volta di alcuni siciliani, che in questa settimana si improvvisano cuochi, mossi dal desiderio di aiutare chi fra loro i prodotti li crea e vende tutto l’anno. Il Bar, ospitato inizialmente in un angolo di un bancone Buitoni è ora situato in uno stand personalizzato e già da dieci anni addolcisce la settimana riminese con l’offerta dei prodotti tipici siciliani, cannoli e arancini soprattutto. C.B.