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Giovanni 6, 60-69 - Nuova evangelizzazione

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Giovanni 6, 60-69 - Nuova evangelizzazione
Giovanni 6, 60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato,
dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo
dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo,
disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo
salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a
nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi
sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi
erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non
gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli
tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai
Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro:
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo
creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
( Bibbia Cei: Versione 2008)
LETTURA ( = leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
Giovanni 6, 60-69
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro;
chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di
questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio
dell`uomo salire là dov`era prima? E` lo Spirito che dá la vita, la carne non giova a
nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non
credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e
chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno
può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». Da allora molti dei suoi
discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
( Bibbia Cei: Versione 1971)
Esegesi
Il discorso di Cafarnao è una prova della verità. Molti si allontanano anche tra i
discepoli. Gesù chiede ai suoi più intimi di fare la loro scelta e gli Apostoli restano, perché
Gesù ha parola di vita eterna e per bocca di Pietro dichiarano che Gesù è il “santo di Dio”,
colui che possiede in proprio la santità stessa di Dio.
QUESTO DISCORSO E’ DURO ( 60 )
Il discorso di Gesù non ha scandalizzato solo i Giudei, ma anche un gran numero dei
suoi discepoli, che hanno sentito quanto Gesù ha detto, ma trovano difficoltà ad “intenderlo”,
cioè duro da accettare con la sola ragione umana. E la cosa è vera: per la ragione umana è un
discorso paradossale, scandaloso. Per accoglierlo serve la fede.
GESU’ CONOSCENDO DENTRO DI SE’ ( 60 )
Gesù, grazie alla scienza soprannaturale di cui è dotato, conosce la ragione del
segreto mormorio dei discepoli e si rivolge ad essi.
QUESTO VI SCANDALIZZA? ( 61 )
La fede dei discepoli è messa in grave pericolo. Difatti alcuni lasceranno
IL FIGLIO DELL’UOMO SALIRE IN CIELO ( 62 )
Gesù dice che un giorno la sua salita al cielo porrà fine allo scandalo. Allora infatti
lo vedranno nella gloria e di qui riconosceranno che egli si era dato in cibo non nella
condizione terrena, ma in uno stato glorioso. Acquistando tale consapevolezza, entreranno in
intima unione con Cristo, e da lui riceveranno la vita eterna.
E’ LO SPIRITO CHE DA’ LA VITA ( 63 )
Questa asserzione può avere varie interpretazioni.
Se si parte dalla considerazione che la “carne” è la realtà umana comune, e
“spirituale ” è l’uomo aperto a Dio, da cui riceva la partecipazione alla forza dello Spirito,
allora si conclude che le parole di Gesù se incontrano un uomo aperto allo Spirito producono
in lui la vita, se incontrano un uomo “carnale” non producono nulla.
Se si prende in considerazione che i discepoli erano stati a lungo con Gesù, si può
asserire che veramente avrebbero dovuto dare una interpretazione esatta delle parole del
Maestro. Avrebbero dovuto capire che è lo Spirito di Dio che dà la vita, la carne è solo un
veicolo dello Spirito vivificatore.
Ma più esattamente si può dare la seguente interpretazione: non si deve intendere
il discorso di Gesù come se abbia voluto parlare solo del suo corpo fisico, biologico. Gesù
sta
parlando della carne glorificata dallo Spirito nella risurrezione. Solo attraverso la
risurrezione e l’opera dello Spirito l’esistenza sacramentale eucaristica di Gesù è possibile.
Chi non pensa così può solo immaginare una scena di antropofagia. E’ appunto quanto accade
ai discepoli.
SONO SPIRITO E VITA ( 63 )
Non nel senso che vanno prese in senso spirituale o metaforico, ma che tutto il
discorso che ha tenuto è una rivelazione dello Spirito di Dio e dà la vita.
NON CREDONO...TRADITO ( 64 )
Gesù non si meraviglia dell’incomprensione dei discepoli. Lui sapeva già tutto, prima
che essi si mettessero alla sua sequela, come sapeva chi lo avrebbe tradito.
SI TIRARONO INDIETRO ( 66 )
Tra i seguaci di Gesù si verifica una crisi. Le esigenze della fede portano alcuni ad
abbandonare.
DISSE GESU’ AI DODICI ( 68 )
Gesù pone ai dodici la domanda decisiva, non perché abbia dubbi su di loro, ma per
dar loro, in una situazione tanto critica, l’occasione di confermarsi nella fede.
RISPOSE SIMON PIETRO ( 68 )
Pietro fa una solenne professione di fede nel Maestro. Anche negli altri evangelisti
abbiamo una solenne professione di fede di Pietro : “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente”. (Mt 16, 16 )
TU HAI PAROLE ( 68 )
Tu hai parole che danno la vita eterna.
ABBIAMO CREDUTO ( 69 )
Pietro riconosce che Gesù è “il Santo”, cioè il Messia promesso.
PARLAVA DI GIUDA ( 71 )
L’ombra del tradimento si leva sulla confessione di Pietro.
MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)
GESU’ METTE DAVANTI AD UNA SCELTA
Al termine del discorso del ”pane di vita”, Gesù mette davanti ad una scelta. Ha
avuto pazienza con le folle incapaci di superare un messianismo terreno, ha tentato di
spiegare ai giudei la possibilità di conciliare la propria origine divina con l’umiltà
dell’incarnazione e l’annientamento dell’eucaristia, ha dato sicurezza nel lago in tempesta;
ora da questi e dai dodici esige una decisione. L’uomo d’altra parte, avanza nella
conoscenza del mistero, soprattutto con un’opzione fondamentale che è obbedienza e
ascolto. Gesù preferisce perdere alcuni discepoli per i quali il discorso è inaccettabile e
offensivo, piuttosto che attenuare la portata di una rivelazione afferrabile attraverso la fede.
La fede è più fiducia che comprensione, più chiaroscuro che luce, più abbandono al giudizio
divino che appoggio sulle proprie convinzioni e certezza razionali: ben si inquadra nel
contesto la rinnovazione dell’alleanza a Sichem fatta da Giosue ( Gs 24, 1-18 ), in quanto
implica totalità e irrevocabilità di donazione a Dio. ( B. Marroncini )
SCEGLIERE GESU
Nella vita di ogni credente ci sono momenti in cui si prospetta una situazione e una
domanda simile a quella del Vangelo di questa domenica: quale Dio seguiamo o quale
idolo adoriamo? Allora Gesù ci chiede: “anche tu vuoi andartene e lasciarmi?” Dobbiamo
costantemente scegliere tra vari dei e signori. O il Dio e Padre del Signore nostro Gesù
Cristo – e solo allora potremo chiamarci cristiani- oppure il dio denaro e potere, il dio piacere
e sesso, superbia ed egoismo, vanità e bellezza, benessere e consumismo. Ma nessuno di loro
dà garanzie né ha parole di vita eterna. Tutti cerchiamo nella vita qualcosa che riempia il
nostro vuoto, che ci realizzi come persone. Ma solo una persona ci salva realmente: Gesù
Cristo. Se vogliamo scegliere la vita nella sua pienezza, senza limite né tramonto, dovremo
ripetere con Piretro, senza paura né complessi, in un mondo che preferisce gli idoli: “Signore,
da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna. Noi crediamo in te, Figlio di Dio”. (
Basilio Caballero )
CRISTIANO E’ CHI SCEGLIE CRISTO
La fede cristiana non consiste nella rinunzia a cercare la verità con tutti i mezzi della
ragione e di esperienza che Dio ha concesso all’uomo. Essa è soprattutto un atto di fiducia
e di abbandono a Colui che per principio è riconosciuto al di là di tutto quello che l’uomo
può vedere e toccare, sperimentare e manipolare. Questo atto di fiducia è insieme anche una
confessione di povertà., di “piccolezza”: una confessione estremamente critica e matura.
Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue. In questa decisione fondamentale per Gesù
Cristo è contenuta e compiuta ogni altra esigenza di conoscenza e di azione della fede”
(RdC 57 ). Pertanto è necessario essere educati “al pensiero di Cristo, a vedere la storia
come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come
insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo” . ( RdC 38)
(Messalinio ldc )
UN DIO
Per gli antichi, ebrei o pagani, era scontato che un dio almeno fosse da venerare e
servire. L'uomo non può fare a meno di un protettore celeste. Il problema era semmai nella
scelta del dio più valido e sicuro. Il ragionamento che fa Giosuè ad alta voce (nella 1" lettura)
davanti a tutto il popolo, muove da una premessa di questo genere: io voglio servire Jahvè ed
esorto voi tutti a fare altrettanto, perché egli è il vero Dio e lo ha dmostrato liberandoci
dall'Egitto e portandoci a questa terra di libertà attraverso pericoli di ogni genere. Noi
moderni abbiamo spesso, invece, la pretesa di non credere e non venerare e non servire
nessun dio: crediamo solo in noi stessi. Ma ciascuno di noi merita davvero una fede assoluta?
Che cosa ho fatto io per me stesso che valga un atteggiamento così «religioso»? O, in realtà,
tale venerazione di noi stessi non nasconde forse qualche idolo di cui siamo in realtà
adoratori: il dio Mammona, il dio del potere, la dea dell'intelligenza o la dea Ragione,
Venere, Bacco, il dio della cocaina? In ogni caso, anche per ciascuno di noi una scelta si
impone; gli dèi dell'Egitto, cioè del passato tradizionale, gli dèi del paese e del tempo in cui
viviamo o il Dio rivelato a noi dalla Scrittura e in particolare da Gesù Cristo? ( Andrea
Bellandi )
PROFESSIONE DI FEDE A MESSA
La partecipazione all'eucaristia è anche, o dovrebbe essere, una professione di fede:
nella scelta di andare in chiesa, nel segnarmi con la croce, nel partecipare alle preghiere,
nell'ascoltare la Parola e nel rispondere al «credo», soprattutto nel prendere parte all'azione di
grazie e di dono di sé della liturgia eucaristica e nel ricevere il corpo di Cristo, io dichiaro - a
me stesso, agli altri e a Dio - la mia fede di cristiano e la mia volontà di onorarla con il
comportamento. Può darsi che questo non avvenga sempre esplicitamente. Il rischio grave è
che, talvolta, non avvenga affatto. Vado alla messa solo per ricordare un amico defunto o per
invocare una grazia particolare. Ci vado e ci resto con l'atteggiamento religioso di chi ha
fiducia in una potenza superiore. Ma la voglio piegare ai miei progetti: promozione, carriera,
salute, pioggia o bel tempo, paradiso per un defunto. Non faccio alcuna scelta e neppure me
la pongo dinanzi: adoro gli idoli del paese, cerco il mio «utile particolare» e basta. Non mi
rendo conto della proposta di Gesù: quella di credere, ringraziare, obbedire il Padre suo che è
diventato col battesimo anche mio Padre. ( Andrea Bellandi )
EUCARISTIA COME SCELTA
La scelta del Dio di Gesù Cristo (che è quella del battesimo) deve continuamente
essere confermata perché soggetta alla tentazione di «andarsene» per seguire altri maestri e
adorare altri dèi. Anche in questo senso la celebrazione eucaristica è centro e sintesi di tutto il
cristianesimo. Espressione sintetica della vicenda di Gesù - del dono della sua vita al
momento della morte nella prospettiva della risurrezione -, celebrazione che riassume il senso
del cammino della chiesa nel tempo - tesa tra il ricordo della morte di Gesù e l'attesa della sua
manifestazione gloriosa nella certezza della sua presenza di risorto -, l'eucaristia è pure il
sacramento che esprime e realizza sinteticamente gli atteggiamenti fondamentali del
cristiano: l'azione di grazie al Padre datore di tutto, la fame di Cristo pane della vita, la
condivisione fraterna con tutti coloro di cui Cristo si è fatto e vuole farsi fratello, il tutto sotto
l'azione dello Spirito Santo. ( Andrea Bellandi )
SACRIFICIO DI LODE AL PADRE
La celebrazione eucaristica è «il massimo atto di culto o di religione», la somma e
il centro della religione cristiana (Mediator Dei, 11,1). In essa Cristo Gesù, unico ed eterno
sommo sacerdote, ripresenta per noi al Padre quel culto perfetto che è stata l'intera sua vita
fino all'obbedienza della croce, la sua consegna totale animata esclusivamente dalla fede,
dalla volontà di obbedienza, dallo spirito di rendimento di grazie: in una parola dall'amore
filiale pienamente vissuto ed espresso nella condizione umana. Ma lo ripresenta oggi per noi,
perché noi entriamo nel dinamismo del suo sacrificio, diventando come lui e con lui offerta
vivente al Padre nella fede, nell'obbedienza, nella lode, come figli che si consegnano senza
riserve. Grazie a Cristo e con lui soltanto possiamo rendere a Dio il culto nel debito modo:
non quello dell'uomo «religioso» che cerca di accontentare Dio con offerte molteplici per
riceverne altre, ma quello di colui che sa come Dio non abbia bisogno di nulla, che anzi tutto
è suo e tutto già lui ci dona, senza altra «pretesa» al difuori di quella della riconoscenza e
della lode. Come quello di Cristo, il culto del cristiano è essenzialmente eucaristico. Già l'AT
insegnava che gradito a Dio è unicamente il «sacrificio della lode», non le offerte di prodotti
agricoli e animali: Dio non sa cosa farsene, afferma il Salmo 59. ( Vittorio Croce )
OPERAZIONE DELLO SPIRITO
Celebrare l'eucaristia è riconoscere Dio come proprio creatore, autore di tutto ciò
che abbiamo e siamo, consegnarsi a lui come guida della propria azione, porto davanti a sé
come/me assoluto della propria esistenza. È ben chiaro che tale atteggiamento non è possibile
alla «carne», cioè alla creatura caduta nel peccato, ma solo ad opera dello Spirito . Le
nuove preghiere eucaristiche mettono ora meglio in evidenza come tutto, tanto nella liturgia
quanto nella vita cristiana, è opera dello Spirito Santo. Le due epiclesi - quella prima del
racconto della cena e quella che lo segue - vogliono indicare come solo per dono dello Spirito
il pane e il vino diventano corpo e sangue di Gesù e che solo per opera sua noi possiamo
diventare corpo di Cristo nell'unione con lui e fra di noi. Del resto Gesù stesso è «opera»
dello Spirito Santo nella sua Incarnazione (Lc 1,15) e dallo Spirito è guidato passo passo nel
compimento della missione affidatagli dal Padre, fino alla donazione suprema («Per mezzo
dello Spirito eterno offrì se stesso a Dio senza macchia», Eb 9,14). Ora proprio quello stesso
Spirito che ha risvegliato Gesù dai morti abita in noi, autore della vita della chiesa e
dell'esistenza cristiana di ogni suo membro. ( Vittorio Croce )
TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA
L`evangelista ci racconta che il Signore restò con dodici discepoli, i quali gli dissero:
"Ecco, Signore, quelli ti hanno abbandonato". E Gesú rispose: "Anche voi ve ne volete
andare?" (Gv 6,67), volendo dimostrare che egli era necessario a loro, e non loro erano
necessari a Cristo. Nessuno s`immagini d`intimorire Cristo, rimandando di farsi cristiano,
quasi che Cristo sarà piú beato se ti farai cristiano. Diventare cristiano, è bene per te: perché,
se non lo diverrai, con ciò non farai del male a Cristo. Ascolta la voce del salmo: "Ho detto al
Signore: Tu sei il mio Dio, poiché non hai bisogno dei miei beni" (Sal 15,2). Perciò «Tu sei il
mio Dio, poiché non hai bisogno dei miei beni». Se tu non sarai con Dio, ne sarai diminuito;
ma Dio non sarà piú grande, se tu sarai con lui. Tu non lo fai piú grande, ma senza di lui tu
diventi piú piccolo. Cresci dunque in lui, non ritrarti, quasi ne ricavasse una diminuzione. Se
ti avvicini a lui, ne guadagnerai; ti distruggi, se ti allontani da lui. Egli non subisce
mutamento, sia che tu ti avvicini, sia che tu ti allontani.
Quando, dunque, egli disse ai discepoli: «Anche voi ve ne volete andare?», rispose
Pietro, quella famosa pietra, e a nome di tutti disse: "Signore, a chi andremo noi? Tu hai
parole di vita eterna" (Gv 6,68)... Il Signore si rivolse a quei pochi che erano rimasti: "Perciò
Gesú disse ai dodici" - cioè a quei pochi che erano rimasti -: «"Anche voi ve ne volete
andare?"» (Gv 6,67). Anche Giuda era rimasto. La ragione per cui era rimasto era già chiara
al Signore, mentre a noi sarà chiara solo piú tardi. Pietro rispose per tutti, uno per molti,
l`unità per la molteplicità: "Gli rispose Simone Pietro: «Signore, a chi andremo?"» (Gv 6,68).
Se ci scacci da te, dacci un altro simile a te. «A chi andremo?». Se ce ne andiamo da te, da chi
andremo? "Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6,68). Vedete in qual modo Pietro, con la grazia
di Dio, vivificato dallo Spirito Santo, ha capito le parole di Cristo. In che modo ha capito se
non perché ha creduto? «Tu hai parole di vita eterna». Cioè, tu ci dai la vita eterna,
nell`offrirci la tua carne e il tuo sangue. "E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto"
(Gv 6,69). Non dice Pietro, abbiamo conosciuto e abbiamo creduto, ma «abbiamo creduto e
abbiamo conosciuto». Abbiamo creduto per poter conoscere; infatti se prima volessimo
sapere e poi credere, non saremmo capaci né di conoscere né di credere. Che cosa abbiamo
creduto e che cosa abbiamo conosciuto? "Che tu sei il Cristo Figlio di Dio (ibid.)", cioè che tu
sei la stessa vita eterna, e tu ci dai, nella carne e nel sangue tuo, ciò che tu stesso sei.
(Agostino, Comment. in Ioan., 11, 5; 27, 9)
L’EUCARISTIA PANE SPIRITUALE
Nella notte in cui nostro Signore Gesú Cristo fu tradito, prese il pane e dopo aver reso
grazie lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio
corpo. Poi prese il calice e reso grazie disse: Prendete e bevete, questo è il mio sangue (cf.
1Cor 11,23-25). Gesú stesso si è manifestato dicendo del pane: «Questo è il mio corpo». Chi
avrebbe ora il coraggio di dubitarne? Egli stesso l`ha dichiarato dicendo: «Questo è il mio
sangue». Chi lo metterebbe in dubbio dicendo che non è il suo sangue? Egli di sua volontà
una volta cambiò a Cana di Galilea (cf. Gv 2,1-11) l`acqua in vino, e non è degno di fede se
muta il vino in sangue? Invitato alle nozze fisiche fece questo miracolo strepitoso. E noi non
lo confesseremo molto piú, avendo dato ai figli dello sposo (cf. Mt 9,15; Lc 5,34) la gioia del
suo corpo e del suo sangue?
Con ogni sicurezza partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Sotto la specie del
pane ti è dato il corpo, e sotto la specie del vino ti è dato il sangue perché tu divenga,
partecipando al corpo e al sangue di Cristo, un solo corpo e un solo sangue col Cristo. Cosí
diveniamo portatori di Cristo spandendosi il suo corpo e il suo sangue per le nostre membra.
Cosí secondo il beato Pietro noi diveniamo "partecipi della natura divina" (2Pt 1,4). Una
volta Cristo parlando ai giudei disse: "Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio
sangue non avete in voi la vita" (Gv 6,53). Quelli non intendendo spiritualmente le sue parole
se ne andarono scandalizzati (cf. Gv 6,61.66), credendo che il Salvatore li invitasse alla
sarcofagia.
C`erano nell`Antico Testamento i pani della proposizione (cf. Lv 24,5-93; 1Mac
1,22; 2Mac 10,3) i quali proprio perché dell`Antico Testamento sono terminati. Nel Nuovo
Testamento è un pane celeste e un calice di salvezza (cf. Sal 116,4) che santificano l`anima e
il corpo. Come il pane è proprio per il corpo, cosí il Logos è proprio per l`anima. Non
ritenerli come semplici e naturali quel pane e quel vino; sono invece, secondo la
dichiarazione del Signore, il corpo e il sangue. Anche se i sensi ti inducono a questo, la fede
però ti sia salda. Non giudicare la cosa dal gusto, ma per fede abbi la piena convinzione tu
che sei giudicato degno del corpo e del sangue di Cristo... Avendo appreso queste cose hai
piena coscienza che ciò che ti pare pane non è pane, anche se al gusto è tale, ma corpo di
Cristo, e il vino che pare vino non è vino, anche se il gusto l`avverte come tale, ma sangue
di Cristo. Di ciò anticamente David cantando disse: "Il pane fortifica il cuore dell`uomo, e il
suo volto brilla d`olio" (Sal 104,15). Fortifica il tuo cuore, prendendo il pane come spirituale
e si rallegri il volto della tua anima. Il tuo volto discoperto in una coscienza pura possa
riflettere come in uno specchio la gloria del Signore (cf. 2Cor 3,18) e progredire di gloria in
gloria nel Cristo Gesú nostro Signore al quale sia gloria nei secoli dei secoli. (Cirillo di
Gerus., Catech. IV mist., 1-6.9)
I SACRIFICI DELL’A. E DEL N. TESTAMENTO
Ritieni con somma fermezza e non dubitare affatto che lo stesso Verbo di Dio,
unigenito e fatto carne, offrí se stesso per noi in sacrificio e ostia a Dio, in odore di soavità
(cf. Ef 5,2). A lui, al tempo dell`Antico Testamento, insieme con il Padre e lo Spirito Santo,
venivano sacrificati gli animali, dai patriarchi, dai profeti e dai sacerdoti; a lui ora, ai tempi
del Nuovo Testamento, insieme con il Padre e lo Spirito Santo - con i quali egli ha l`identica
natura divina - la santa Chiesa cattolica non cessa di offrire su tutta la terra, in fede e amore, il
sacrificio del pane e del vino. Quelle vittime carnali erano una raffigurazione della carne di
Cristo che egli, senza peccato, avrebbe immolato per i nostri peccati, e del sangue che
avrebbe sparso in remissione dei nostri peccati.
Questo sacrificio invece, è un ringraziamento e una commemorazione della carne di
Cristo che egli offrí per noi, e del sangue che Dio stesso versò per noi. Di lui dice il beato
Paolo negli Atti degli Apostoli: "Badate a voi e a tutto il gregge, in cui lo Spirito Santo vi ha
posti come sovrintendenti per reggere la Chiesa di Dio, che ha acquistato con il suo sangue"
(At 20,28). Quei sacrifici dunque rappresentavano simbolicamente ciò che a noi sarebbe stato
donato; questo sacrificio invece mostra chiaramente ciò che ci è già stato donato. Quei
sacrifici annunciavano che il Figlio di Dio sarebbe stato ucciso per i peccatori, questo invece
annuncia che il Figlio di Dio è già stato ucciso per i peccatori, come attesta l`Apostolo che
Cristo, "quando noi eravamo ancora infermi, a tempo opportuno, è morto per gli empi" (Rm
5,6) "e che quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte
del suo Figlio". (Rm 5,10). (Fulgenzio di Ruspe, De fide, 19, 60)
IN CRISTO UN SOLO CORPO
In verità, poiché noi tutti portava il Cristo, il quale portava altresí i nostri peccati,
possiamo veder simboleggiati nell`acqua il popolo e nel vino il sangue di Cristo. Quando, in
effetti, acqua e vino si mescolano nel calice, il popolo è raccolto in Cristo e la massa dei
credenti si unisce e congiunge a lui, nel quale ha creduto. Una unione e congiunzione di
acqua e vino, risultante da una mescolanza tale nel calice del Signore, che quella
commistione non può piú vicendevolmente separarsi. Di qui la conseguenza che neppure la
Chiesa, cioè il popolo costituito come Chiesa, perseverante fedelmente e fermamente in ciò
che ha creduto, nessuna cosa potrà separare da Cristo, sí da essere sempre unita e da restare
un amore indivisibile. Dimodoché, il calice del sacrificio del Signore non può essere offerto
con la sola acqua, e neppure con il solo vino. Infatti, se uno, per caso, offrisse il solo vino, il
sangue di Cristo comincerebbe ad essere senza di noi; se invece fosse solo l`acqua, il popolo
resterebbe senza Cristo. Quando poi l`uno e l`altra si mescolano e le confuse adunanze si
uniscono tra loro vicendevolmente, allora si compie il sacramento spirituale e celeste. Per cui,
il calice del Signore non è né la sola acqua, e neppure il solo vino, se l`uno e l`altra non si
mescolano tra loro, come pure il corpo del Signore non può essere fatto di sola farina o di
sola acqua, se entrambe non siano state radunate e congiunte sí da formare un solo pane
solidamente compaginato. Ed è in questo stesso sacramento che il nostro popolo si mostra
radunato; sicché, come molti chicchi raccolti insieme, macinati e intrisi formano un unico
pane, cosí del pari in Cristo che è il pane del cielo, sappiamo di essere un sol corpo, nei quale
noi tutti veniamo radunati e compaginati. (Cipriano di Cartagine, Epist., 63, 13)
PREGHIERA
( = pregare la parola)
• Dio, nostra salvezza che, in Cristo tua parola eterna. ci dai la rivelazione piena del tuo
amore, guida con la luce dello Spirito questa santa assemblea del tuo popolo, perché nessuna
parola umana ci allontani da te, unica fonte di verità e di vita. ( Colletta 21 perannum: B )
• In mezzo a un mondo che preferisce gli idoli di morte ti riconosciamo, Padre, come il Dio
della vita. Da chi andremo, Signore? Solo tu hai parole di vita eterna e ci dai la sicurezza
assoluta davanti alle paure che ci invadono e ci dominano. Dio, Padre nostro, che ami gli
uomini tuoi figli, attiraci verso Cristo con il dono della fede, perché crediamo in lui con
fermezza, aprendoci al fratello. ( B. Caballero )
• «Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e
disprezzerà l'altro», così hai detto Gesù (Mt 6,24). Noi ti vogliamo servire, Signore, ma
quando tu ci chiedi cose che costano, fingiamo di non avere sentito la tua voce, chiara,
ferma e decisa che viene a bussare nell'anima. Noi ti vogliamo servire, Signore,
«scegliamo» di seguirti sempre, ma cadiamo nei compromessi del piacere, del potere,
dell'avere. Pensiamo che, in fondo, non c'è niente di male se, mentre ammiriamo «i tuoi
grandi miracoli», badiamo anche ai nostri interessi.
• E’ «follia» il dono che tu ci fai! E’ «scandalo» ciò che ora pende come vite potata «perché
porti più frutto» (Gv 15,2). Noi preferiamo le «molte foglie» delle parole che ci riempiono la
bocca, che pur è ancora tinta del rosso succo dell'uva spremuta nel torchio della tua passione
d'amore. Non accettiamo di sentire, secchi e decisi, quei tagli netti delle cesoie benefiche del
«vignaiolo» che invita gli operai al lavoro anche per un'ora sola nella sua vigna.
• È «duro», Gesù, baciare quel «piede che si leva» (Gv 13,18) contro di noi; porgere il
«boccone» a quelle labbra che «con un bacio» tradiscono l'amico (Mt 26,23.49). «Chi può
intendere» le sferzate brucianti che macinano il «chicco caduto» perché germogli in pienezza
(Gv 12,24). «È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla»
• Gesù, perdona la durezza del nostro cuore, abbatti ogni resistenza, con la forza del tuo Spirito
inonda le tenebre della nostra malvagità, il buio della nostra vergogna e del nostro orgoglio.
Agnello Immolato, tu ci insegni che l'amore vero arriva fino alle conseguenze estreme: oltre
ogni misura, oltre ogni interesse, oltre ogni tradimento e ogni scherno, oltre ogni insulto e
ogni vergogna.
• Re d'amore e di perdono, coronato dai rubini della nostra iniquità, avvolto dal rosso mantello
intriso d'amore, insegnaci ad ascoltare il «linguaggio duro» di chi regna con te dopo aver
bevuto al tuo stesso calice la passione che ha spezzato per tutti il «pane della vita».
• Gesù, noi scegliamo oggi di seguirti lungo il tuo cammino d'amore. Tu hai «dato te stesso per
noi» (Tt 2,14), ti sei caricato la nostra «carne» lacerata dalle piaghe della nostra debolezza,
della nostra ingiustizia, del nostro peccato. Tu, «il più bello tra i figli dell'uomo» (Sal 44,3),
sei il «capo» di questo nostro corpo così trasfigurato dalla malattia e dal dolore, dall'angoscia
e dalla disperazione, dal tradimento e dall'insulto.
• Gridiamo a te la nostra fragilità, a te che l'hai accolta e abbracciata nell'infinita tua tenerezza.
Tu ci passi accanto con tutta la tua storia di dolore e di passione; e noi, bisognosi di essere
amati dalla tua benevolenza infinita, non ti degniamo di uno sguardo, ripiegati come siamo
sulla nostra umiliante banalità. Siamo qui, oggi, per gridarti la nostra gratitudine per averci
amati oltre ogni capacità umana di amare.
• «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!» Versale sulle nostre ferite perché
siamo risanati nelle fibre più profonde della nostra anima. Lava nel torrente vivo della tua
misericordia la nostra carne «macchiata», perché nuovamente torni candida la «veste» delle
nozze.
• Purifica ogni solco, lasciato dai flagelli del nostro egoismo perché splendenti e «senza rughe»
ci presentiamo come «sposa pronta per le nozze» (Ap 19,7).
• A te «sottomessi» in un «sì» all'amore, che «bussa alla porta» (Ap 3,20) abbandoniamo il
nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore, perché uniti in «una carne sola» con te, Gesù,
diventiamo
terra
feconda,
non
più «Abbandonata» ne «Devastata», ma tuo «Compiacimento». «Sì, come un giovane sposa
una vergine, così ti sposerà il tuo creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così per te
gioirà il tuo Dio» (cf. Is 62,4-5).(Preghiere di Suore Carmelitane )
CONTEMPLAZIONE ( = silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE ( = assunzione di impegni concreti )
Noi che partecipiamo alla Messa domenicale facciamo una scelta decisa per
Gesù, il solo che ha “parole di vita eterna”.
21 Domenica durante l’anno: B
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