Paolo Pisano: uno scultore appassionato ed entusiasta
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Paolo Pisano: uno scultore appassionato ed entusiasta
Paolo Pisano: uno scultore appassionato ed entusiasta di Grazia Mancini Conosco Paolo da tanti anni, il suo abbraccio affettuoso mi ha sempre accolto con entusiasmo. La sua casa-studio comunica continuo stupore: statue e bozzetti in ogni angolo, porte istoriate a sbalzo d’argento aprono spazi improbabili, dove materiali lavorati con rara competenza e creatività denotano una cultura che conosce e rielabora le antiche tecniche, i “mestieri” delle vecchie botteghe, ma non nasconde una grande attenzione per le espressioni d’arte contemporanea. Ilario Luperini, nel 1990, scrisse di lui: ”… Si può affermare senza riserve che Paolo Rossi Pisano rappresenta una delle figure più interessanti nel panorama della scultura toscana e italiana di questo scorcio di secolo…”. Con l’incessante e frenetico lavoro successivo non si è che confermato ampiamente questo giudizio. I materiali che Paolo trasforma sono tanti: creta, marmo, legno, bronzo, argento, oro, stoffe: tutto acquista forma, ora aspra e spigolosa, ora morbida e definita, fino ad essere lucente. I suoi soggetti vengono da lontano: mitologia e antiche rappresentazioni pagane lo coinvolgono, come i racconti medievali e gli scultori antichi, anche toscani. L’Arcivescovo Alessandro Plotti, nel 2000, dice di lui: ”…Ha voluto chiamarsi Paolo Pisano non per entrare vanitosamente nella discendenza di Giovanni e Nicola Pisano, ma per trarre dalla loro eccezionale maestria una ispirazione profonda ed una ricchezza di contenuti inedita…” La sua produzione è smisurata e narra l’uomo (soprattutto la donna) che parlano del bene e del male, dell’amore e del dolore, della continuità e del cambiamento, della vita e della morte. Anche i suoi soggetti legati al cristianesimo si innestano su antiche rappresentazioni pagane. Il “suo” Cristo ha mani grandi e fuoriesce dalla croce, vivo e accogliente verso l’uomo. Anche le “sue“ Madonne hanno mani grandi, “accolgono” e “offrono” il Figlio; sono regali e curate nei particolari (mi ricordano gli antichi scultori: nella preziosità Tino da Camaino), ma con dissonanze di ombre e luci che le fanno vivere nel nostro tempo. Le sue figure spesso hanno deformazioni, sproporzioni, asimmetrie che accentuano le espressioni e rendono inquiete le loro classiche pose. Mi fanno pensare a Bodini per una certa ironia, magari bonaria, a tratti anche feroce. La Madonna in marmo dal fantastico turbante e l’elefante in bronzo sembrano avere la stessa forza come rappresentazioni di un mito. Affascinanti le opere, di qualche anno fa, in bronzo e legno dipinto con colori primari: Sole, Luna,…: che comunicano una allegra regalità: fredda, elegante, chiusa in se stessa la “luna”; aperto, travolgente, invitante il “sole”. Anche la “bestia” o “allegoria del male”, scolpita in marmo bianco e levigata fino all’esasperazione, è una sintesi della sua ricerca verso le metafore della vita. Grazie Paolo per donarci ancora, sempre nuove emozioni.