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le lampade ad induzione
LE LAMPADE AD INDUZIONE Le lampade ad induzione sono state anche definite come “il segreto meglio conservato dell’industria”; per essere una delle più recenti scoperte tecnologiche, introdotte sul mercato negli anni ’90, sorprende ancor oggi come esse siano passate inosservate attraverso crisi energetiche e richieste di miglior qualità dell’illuminazione negli spazi pubblici. Il motivo va ricercato nella scarsa conoscenza da parte dei designer, dei progettisti e dei distributori di materiale illuminotecnico. A confronto, le fluorescenti compatte si sono diffuse rapidamente, probabilmente grazie ad una maggiore comprensione della tecnologia su cui sono basate ed all’intercambiabilità con le lampade ad incandescenza. Esse rappresentano una perfetta sintesi tra i principi dell’elettromagnetismo e la scarica nei gas ionizzati, creando una lampada fluorescente senza elettrodi; potremmo anche dire che la lampada è semplicemente il secondario di un trasformatore. In questo modo, la vita della lampada supera i limiti tipici delle fluorescenti, raggiungendo le 100.000 ore di vita utile, pari a circa 25 anni. Nelle lampade fluorescenti l’eccitamento dei gas all’interno del tubo avviene attraverso gli elettrodi, questi si degradano dopo 15.000 – 20.000 ore fino a fulminare la lampada. I test in laboratorio, hanno simulato lo stress derivante da accensioni e spegnimento in continuo oltre a stress da durata su 1.000 campioni di lampade ad induzione, la prima a spegnersi, causa cedimento del ballast, è stata a 70.000 ore, tempo considerato minimo e di garanzia dalla casa costruttrice. 500 corpi illuminanti si sono spenti tra le 95.000 e le 110.000 ore sospendendo di fatto i test applicativi, confermando di fatto una vita utile di 100.000 ore. Le lampade a Tecnologia ad Induzione sono lampade a scarica dove l’idea è quella di usare il mercurio o altri atomi per alzare il livello di energia, scaricare il fotone e farli tornare a livello normale. Le lampade ad induzione differiscono dalle fluorescenti ( che sono le più similari tra la tipologia delle lampade in uso ) nel modo di stimolare gli atomi di mercurio. Invece di generare un arco fra gli elettrodi nel tubo, si genera un campo elettromagnetico attraverso le serpentine posizionate sui ferodi che hanno il compito di amplificare lo stesso. Il campo generato dalla serpentina provoca un flusso corrente e il gas ionizzato (una miscela di gas nobili) collide con la così detta AMALGAMA di mercurio in forma solida, simile all’Amalgama di argento usata dai dentisti, portando gli elettroni ad orbite superiori; quando decadono a livelli energetici inferiori, rilasciano dei fotoni nelle lunghezze d’onda dell’ultravioletto. IL fosforo che riveste il tubo della lampada assorbe i fotoni UV e li trasforma in emissione luminosa. ( Alogenuri e Ioduri hanno il doppio di mercurio di una lampada ad Induzione ) L’efficienza della lampada è proporzionale alla frequenza di funzionamento della corrente indotta. Infatti è allo studio un sistema per favorire la variazione di frequenza in ingresso ai ballast; i primi test applicativi ci hanno dimostrato che con una frequenza in ingresso di 150Hz le lampade ad induzione hanno una maggiore emissione luminosa del 7% con una riduzione di consumi che varia dal 18% al 29%. Inoltre l’alta l’efficienza del sistema Ballast e Lampada ad Induzione deriva anche da una bassissima dispersione in calore, uguale a perdita di energia, che corrisponde al 2%. Grazie ad una manutenzione ridotta, praticamente a zero, offrono notevoli risparmi sia diretti, sia indiretti, dovuti all’interruzione del servizio per manutenzione. Questo comporta un immediato ulteriore vantaggio per il potenziale cliente, una garanzia di 10 anni ovvero 70.000 ore di funzionamento quella che viene raggiunta prima, su tutti i corpi illuminanti forniti con la sostituzione del corpo illuminante in caso di malfunzionamento. Questa garanzia oggi è unica in Italia per ogni tipo di corpo illuminante proposto. Vi sono tre tipi di lampade ad induzione (tabella1): - a ballast separato mod. Philips funziona a frequenze elevate, tipicamente 2,65 MHz fino a 13,65 MHz, con efficienza di circa 70 lm da 85 ai 165 W. La vendita di questo prodotto viene attualmente effettuata per componenti non fornendo un prezzo per il completo assemblato. - con bobine esterne (è il prodotto da noi proposto) Le lampade a bobina esterna sono costituite da un tubo di 54 mm di diametro, piegato a formare un rettangolo ovvero un cerchio, nei cui lati corti diametralmente opposti sono posti degli anelli, all’interno dei quali vi sono gli avvolgimenti su nucleo di ferrite. Gli avvolgimenti sul nucleo sono in diretta dipendenza della potenza del corpo illuminante ma inversamente proporzionali, 40W = 19 avvolgimenti 80W = 16 avvolgimenti Le potenze tipiche vanno dai 40 ai 400 W, con efficienza nell’ordine di 85 lm/W. La frequenza di funzionamento si colloca a 250 kHz e non produce interferenze con le bande radio oltre a ridurre in modo sensibile la complessità e i costi di produzione dei ballast. Il ballast è l’elemento cardine del sistema ad Induzione, con il compito di mantenere la frequenza costante per la continua generazione del campo elettro-magnetico. Composto in linea di massima di un oscillatore e una serie di filtri in difesa di eventuali picchi di tensione. Inoltre mantiene un fattore di potenza costante di .98 riducendo le distorsione armonica se presenti. Tutti i ballast sono inseriti all’interno di contenitori metallici al fine di schermare totalmente il sistema evitando ogni forma di interferenza in Radio-Frequenza e assicurare il massimo della vita alle parti elettroniche. - a ballast integrato Le lampade a ballast incorporato sono simili alle fluorescenti compatte e possono essere impiegate in sostituzione di lampade ad incandescenza, con tutti i vantaggi che ne conseguono. Tipicamente, la potenza di questo tipo è ridotta: si va dai 15 ai 35 W. Il flusso emesso rimane molto elevato fino ai 40°C, temperatura alla quale raggiunge il suo picco. PREGI DELLA TECNOLOGIA AD INDUZIONE - Lunga vita - Riproduzione fedele dei colori: Una lampada a incandescenza generica presenta un valore IRC molto vicino a 100. Ciò non significa che le lampade a incandescenza siano una perfetta fonte di luce per la resa cromatica. Infatti non lo sono. Sono molto deboli nelle tonalità di blu, come ha sperimentato chiunque abbia provato a ottenere tonalità blu navy, blu royal e nero con bassi livelli di illuminazione a incandescenza. Va comunque ricordato che anche la luce diurna del cielo del nord, con un valore di 7500K, risulta debole nelle tonalità di rosso, per cui anch'essa non rappresenta certo la fonte perfetta per la resa cromatica. Questo pur avendo un valore IRC di 100. - L'indice IRC è utile per indicare al meglio i colori se usato tenendo contro dei propri limiti. In origine, l'IRC era stato sviluppato per paragonare le fonti a spettro continuo con IRC superiori a 90, in quanto con un valore minore è possibile ottenere due fonti con lo stesso IRC, ma con una resa cromatica completamente diversa. Allo stesso tempo, i colori illuminati dalle fonti con un IRC diverso di almeno 5 punti possono apparire praticamente uguali. Tecnicamente, l'IRC può essere paragonato solo per le fonti che hanno la stessa Temperatura di colore. Tuttavia, come regola generale vale quella del "più elevato è e meglio è", ovvero le fonti di luce con IRC elevati (80-100) tendono a dare un aspetto migliore alle persone e alle cose rispetto alle fonti di luce con valori bassi. Ma allora perché usare l'indice IRC se presenta così tanti aspetti contraddittori? Perché si tratta dell'unico standard internazionale su cui si è giunti ad un accordo per la resa cromatica e per cui sono presenti delle linee guida da seguire. Continuerà ad essere usato fino a quando la comunità scientifica non riuscirà a sviluppare un sistema migliore per descrivere ciò che vediamo. - Luce bianca in diverse temperature di colore 2.700K ÷ 6.500K - Efficienza energetica La Temperatura di colore di una fonte di luce definisce la sua tonalità di bianco, giallo o blu. Non definisce quanto naturali o innaturali possano apparire i colori degli oggetti illuminati dalla fonte. Due lampade possono presentare la stessa Temperatura di colore, ma rendere comunque i colori in modo diverso. La temperatura di colore correlata (misurata in Kelvin), detta anche temperatura di colore, è una scala scientifica usata per descrivere il grado di luce "calda" o "fredda" prodotta da una fonte luminosa. Si basa sul colore della luce emessa da una fonte a incandescenza. Quando un pezzo di metallo (definito "corpo nero") viene riscaldato, cambia colore passando dal rosso all'arancio e del giallo al bianco fino ad arrivare a una tonalità bluastra. Il colore della luce emessa da un oggetto incandescente dipende unicamente dalla temperatura. Possiamo quindi sfruttare questa scala per descrivere il colore di una fonte di luce in base alla relativa temperatura di colore." Quando indichiamo che una lampada ha una temperatura di colore di 3000 Kelvin, significa che un metallo sottoposto a un calore di 3000 Kelvin produrrebbe un colore molto simile a quello della lampada. Se il valore fosse invece di 4100 Kelvin, il colore del metallo riscaldato sarebbe ben più chiaro. La luce solare diretta corrisponde a circa 5300 Kelvin, mentre la luce diurna, il cui colore riflette anche l'azzurro del cielo, è di circa 6000 Kelvin o superiore. Una lampada a incandescenza standard dispone di un filamento a 2700 Kelvin, e quindi (per definizione) di una temperatura di calore di 2700 Kelvin. TECNOLOGIE DI ILLUMINAZIONE A CONFRONTO - LAMPADE AD INCANDESCENZA La più comune tipologia di lampada con la quale siamo più familiari è la lampada ad incandescenza. Questa è costituita da un bulbo di vetro e ha due elettrodi agganciati ad un filamento di tungsteno. La luce è prodotta dal riscaldamento del filamento di tungsteno attraverso cui passa la corrente elettrica. Non è una tecnologia efficiente perché approssimativamente il 95% di energia utilizzata è convertita in calore dissipato. - LAMPADE AL SODIO ALTA PRESSIONE Le lampade ai vapori di sodio ad alta pressione costituiscono l’evoluzione della tecnologia ai vapori di sodio a bassa pressione. Il bulbo esterno ha una forma tubolare o ellissoidale e la luce emessa ha un colore bianco caldo tendente al giallo (2.500 K ca). Per funzionare necessitano normalmente di un alimentatore, che serve a limitare e regolare la potenza e di un accenditore, che serve ad innescare la scarica iniziale e può essere esterno oppure incorporato alla lampada stessa. - LAMPADE AI VAPORI DI MERCURIO Sono costituite da un piccolo tubo di quarzo contenete vapore di mercurio ad alta pressione ed un gas inerte (argon) per facilitare la scarica. Ai due estremi sono posti gli elettrodi, di cui due principali ed uno ausiliario. Il tubo di quarzo viene racchiuso in un bulbo di vetro per isolarlo dall'ambiente esterno. La forma del bulbo é appositamente studiata per consentire una uniforme distribuzione della temperatura su tutta la superficie. Le lampade a vapore di mercurio possono essere a bulbo fluorescente, con riflettore incorporato, a luce miscelata ed ad alogenuri. - LAMPADA AD ALOGENURI METALLICI Le lampade a Ioduri o ad alogenuri metallici, molto simili nella costruzione a quelle con vapori di mercurio, contengono degli additivi come l'indio, il tallio ed il sodio. - FLUORESCENTI Fanno parte delle categorie di lampade a scarica nei gas. Sono costituite da un tubo le cui pareti sono rivestite di fosfori che emettono luce perché colpiti dalla luce ultravioletta prodotta dal gas di mercurio all’interno. Hanno bisogno di una tensione di innesco (Starter) e del reattore che limita la corrente di funzionamento. Hanno grandi dimensioni e non hanno accensione automatica, e non si possono quindi usare con i regolatori di luce. Hanno un effetto stroboscopico. - LED Sono ottenuti sfruttando le caratteristiche dei semiconduttori. I primi LED erano di colore rosso e, dopo il verde, solo in tempi più recenti si è ottenuto il colore blu. I due terminali di un LED sono collegati all'anodo e al catodo. Il primo deve essere collegato a un potenziale positivo rispetto al catodo (per i LED nella foto l'anodo ha il terminale più lungo). Ogni LED deve essere alimentato con una tensione di circa 1,5 V e deve essere protetto con una resistenza per limitare la corrente a valori di circa 1520 mA. Bibliografia: Bass J, Turek FW. (2005) Sleepless in America: a pathway to obesity and the metabolic syndrome? Arch Intern Med; 165:15–16 Berman, S.M. and Clear R.D., (2008), Past visual studies can support a novel human photoreceptor. 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