Zerbato aprile2015 web - Centro Assistenza Fermo Sisto Zerbato
by user
Comments
Transcript
Zerbato aprile2015 web - Centro Assistenza Fermo Sisto Zerbato
Laboratorio educativo Numero0115 primavera 2 Primavera 2015 “Primavera dintorno Brilla nell’aria, e per li campi esulta, Sì ch’a mirarla intenerisce il core”. Giacomo Leopardi (1798-1837) Numero 1, primavera 2015 Stampa e progetto grafico: Laboratorio educativo Il giornalino dello Zerbato Direttore editoriale: Alexa DELLANTONIO – Rocco GIRELLI Direttore responsabile: Vittorio ZAMBALDO Segreteria di redazione: Centro Assistenza Fermo Sisto Zerbato Redazione: Alexa Dellantonio – Rocco Girelli Indirizzo: Centro Assistenza Fermo Sisto Zerbato Via Massalongo, 8 – 37039 Tregnago – VR Repertorio Fotografico: Centro Assistenza Fermo Sisto Zerbato Direzione e Redazione: Tel. 045 7808222 – Fax. 045 7809108 Registrazione: Tribunale di Verona buona lettura! Impaginazione e Stampa: Tipografia Centrale s.n.c. - Colognola ai Colli - VR 2 3 SAVERIO LOPES: QUADRO DI UNA VITA RURALE Gli anni di studio a Modica sono stati duri ma allo stesso tempo fu un periodo ricco di scoperte e avventure, dopo un breve tempo dove andavo avanti e indietro a piedi da Scicli a Modica mio padre si rese forse conto che per me era davvero troppo pesante questo ritmo quindi decise di affittare un appartamento a Modica dove dividevo le spese con altri tre ragazzi del mio paese: Bartolomeo che chiamavamo Bartolillo, Salvatore e Giovanni. Un appartamento spartano con le pareti alte, lo affittava un maresciallo dei Carabinieri. La mattina andavamo a scuola e quando si tornava a casa si studiava e spesso la sera uscivamo e andavamo a passeggiare in centro… Che senso di libertà che si respirava, non è che facessimo chissà cosa, anche perché non avevamo soldi, ricordo che mia madre mi dava ogni settimana tre uova che dovevo ge4 stirmi nei giorni a venire, eravamo bravi ragazzi e quelli erano gli anni più belli, più curiosi e forse più ribelli. Andavamo spesso da un pasticcere a prendere una granita o un cannolo oppure i ferringozzi (tipici savoiardi siciliani). Ogni tanto capitava che marinavo la scuola… ma non mi andò sempre bene perché una volta mandarono una lettera a mio padre e me ne disse di tutti i colori, mi sentii in colpa visti i sacrifici che faceva per mandarmi a studiare quindi cercai di comportarmi meglio e di non commettere più bravate… Poi un brutto giorno accadde che Bartolomeo mise incinta la sua ragazza e quindi dovette abbandonare l’appartamento e si arruolò nell’esercito per potersi sposare. Anche io avevo una simpatia, si chiamava Angela, ma fu un amore giovane, lei dopo poco mi fece capire che aveva aveva voglia di accasarsi ma io non ero intenzionato vista la giovane età… dopo poco conobbe un ragazzo che faceva il fotografo e si sposarono. Nonostante questi piccoli eventi mi diplomai e fui promosso a pieni voti. Valutai poi l’idea di proseguire gli studi e di iscrivermi all’università però avevo da fare anche il servizio militare. Mi diressi così alla volta di Vercelli perché ero curioso di vedere come girava il mondo fuori dalla mia Sicilia. Appena giunto al nord pensai: “Addio bel sole d’amore!”, l’aria era fosca e mi mancò da subito 5 l’azzurro e il verde della Sicilia, inoltre non ero lì per una vacanza quindi vi lascio immaginare il mio stato d’animo. Arrivato in caserma mi sentivo solo e l’impatto non fu dei migliori poiché ebbi un momento di tensione con un ragazzo di Milano che mi prese di mira poiché ero del Sud… Si chiamava Franco, in seguito, dopo questo inizio traballante io e Franco diventammo grandissimi amici, un’amicizia che proseguii nel tempo anche con la sua famiglia. Dopo un po’ di tempo alla caserma di Vercelli mi spedirono a Milano e lì mi misero a occuparmi di telegrafia e in seguito fui mandato anche in Francia per una ventina di giorni e dovevo occuparmi di fare sezioni di edifici. Ma della mia vita da qui in poi vi racconterò nel prossimo numero. Saverio 6 BORGO ATTILIA: UNA VITA FELICE L’uomo che sposai si chiamava Massimo, un bel ragazzo impiegato al comune di Verona, educato, buono e dai modi gentili. Lui si dichiarò apertamente dicendomi che ero l’unica donna della sua vita e che mi avrebbe sempre voluto accanto, dopo aver frequentato casa mia per un periodo decidemmo di convolare. Mi sposai in bianco con due damigelle, gli invitati erano davvero molti per l’epoca e il ricevimento si fece all’Hotel Brusco a Caldiero dove festeggiammo con tante portate e balli. Fu un matrimonio splendido e andammo in viaggio di nozze a Roma e a Napoli, fu un giro meraviglioso. Appena sposati in un primo momento andammo ad abitare al Porto San Pancrazio e dopo qualche tempo ci trasferimmo accanto ai miei genitori a Colognola ai Colli. Una bella casina calda e accogliente. Io in quel periodo lavoravo nel negozio di generi alimentari dei miei, ma amavo anche stare in casa 7 e occuparmi di mio marito, mi piaceva cucinare e inventare sempre nuovi piatti ma il manicaretto che mi riusciva meglio era il baccalà alla vicentina… aaaahhh il baccalà …che no l’è bon se no te lo fà! Dopo circa un anno arrivò il nostro primo figliolo… una splendida bimba che ho partorito a casa con l’aiuto della Flora, l’ostetrica più brava del mondo! Quella creatura la chiamai Chiara Stella, un nome che aveva scelto mia nonna, nel corso del tempo ebbi altri quattro splendidi bambini: Marina che prese questo nome perché mi accorsi di aspettarla al mare, Elisabetta in onore della regina inglese, Nicola come lo Zar di Russia e Maria Grazia perché quel parto non fu facile ed ero a rischio quindi pregai Maria che mi facesse la grazia e che andasse tutto bene… Nomi importanti per le persone più speciali della mia vita! Come potete immaginare con questa squadra di pargoli dovetti abbandonare il lavoro nel negozio di generi alimentari, il lavoro in casa mi occupava dalla mattina alla sera. La mia era una famiglia splendida, ogni tanto mio marito ci portava fuori per fare una gita o andare a mangiare una pizza, e andavamo sempre a fare le vacanze, la maggior parte delle volte a Caorle dove prendevamo un appartamento e stavamo lì per un mese ogni anno, eravamo un bel gruppo di amici e passavamo le giornate tra mare e relax, la sera cucinavamo insieme e spesso por8 tavamo i bambini in sala giochi; le vacanze a Caorle le ricordo con un affetto particolare ma siamo stati anche a Livorno dove avevamo i parenti e anche a Savona e stavamo sempre molto bene. Io inoltre adoravo nuotare ed ero anche molto brava quindi facevo lunghe nuotate ogni volta che si andava al mare e quando eravamo a casa andavo spessissimo alle terme di Giunone a Caldiero. Ero proprio sportiva, anche lo sci mi piaceva molto e infatti durante le vacanze invernali andavamo a Bosco per fare la settimana bianca. Ero una donna molto attiva e sono sempre stata molto curiosa, mi piaceva molto leggere, soprattutto libri gialli: rimanere appesa sul filo con storie ricche di adrenalina, poi facevo enigmistica, lavoravo a maglia, ricamavo e pensate che una volta mi lanciai anche con il paracadute a Boscomantico! Intanto i miei ragazzi crescevano bene perché in casa si viveva in maniera serena e positiva. Mio marito spesso viaggiava... sia per lavoro che per passione e io quando potevo lo accompagnavo. Abbiamo visitato moltissimi luoghi e conosciuto altrettanta gente, siamo stati in Austria a Innsbruck, in Spagna a Barcellona e a Madrid, poi a Vienna e a Parigi... la città che più mi è entrata nel cuore piena di colori profumi e gente bellissima, la città secondo me più bella del mondo... e lo dico con cognizione perché viaggiai molto anche fuori dall’Europa. Andammo anche a New York. 9 Fu una bella vacanza ma trovai la città troppo caotica, forse rimasi lì troppo poco tempo per capirla e viverla come si doveva, andammo anche a Tokyo e ad Adis Abeba. Seguivo mio marito ovunque e mi piaceva... ma il rientro a casa, alle nostre radici era sempre la cosa più bella ed emozionante. Spesso andavamo a ballare insieme, ballavamo di tutto e poi amavo l’opera, quante volte siamo stati in Arena!!! La mia opera preferita era la Madama Butterfly, più che un’opera era una poesia, delicata e commovente, ebbi addirittura la fortuna di vedere una Madama interpretata da Beniamino Gigli e la splendida e unica Maria Callas: fenomenale! La mia è stata una vita splendida e appagante, i miei figli mi hanno regalato tanti nipoti meravigliosi e sono diventata anche bisnonna. Non nego che perdere il mio Massimo fu uno dei dolori più grandi e strazianti, se ne andò una notte nel sonno, sereno. Ma, purtroppo, anche questo fa parte della vita. Grazie al mio carattere tenacie e positivo cerco di vedere tutte le cose più belle che la vita mi ha donato. Attilia 10 ROBERTO DOSSO: LA MIA VITA DAL 1967 Anni fa scrissi sul Giornalino dello Zerbato la mia storia d’infanzia, ora, da qualche tempo ho deciso di narrare la mia vita adulta scrivendo la mia biografia su un quaderno… visto che ovviamente non si può riassumere in qualche pagina sarà riportata fedelmente a puntate. …Durante la settimana come vi dicevo stavamo a Verona per il lavoro e quando ci vedevamo io e Mariuccia andavamo al cinema e le portavo spesso piccoli regalini, ricordo un piccolo pensiero che apprezzò molto, una scatola di cerini con all’interno scritte parole dolci e affettuose. Ogni domenica tornavo sempre a San Giovanni Ilarione dalla mia Mariuccia, e sempre con torta e pacchetto di sigarette. All’arrivo dei primi caldi la famiglia del Conte Rizzardi, dove lavorava Mariuccia a servizio, si trasferiva in campagna a Rivalunga di Santa Maria di Zevio, quindi, per andare a tro11 varla andavo in bicicletta fino a Cadidavid e da lì avevo un passaggio in macchina fino a Rivalunga, guidava Carlo, la nuova fiamma di Genoveffa, l’amica e collega di Mariuccia. Una domenica ricordo di aver portato con me mio padre Arnaldo per ufficializzare il fidanzamento. Fu davvero una bella giornata! Ricordo in un caldo luglio, ero al lavoro e ricevetti la telefonata di Mariuccia che mi chiedeva se la stessa sera saremmo potuti andare a vedere l’opera in Arena. Poco dopo ci incontrammo in Piazza Bra, comperai tre biglietti e occupammo i nostri posti nell’anfiteatro. L’opera in scena era la Cavalleria Rusticana, interessante, bellissima ma anche molto corta, quindi alla fine dell’opera seguì un balletto di danzatori russi a spada sguainata. Fu davvero una bella serata. Terminata l’estate la vita riprese come prima, riuscivamo a vederci una o due volte alla settimana per andare al cinema e la domenica a San Giovanni Ilarione, in settembre mi telefonò la collega di Mariuccia per dirmi che l’8 era la nascita della Madonna e lì nel vicentino questa era una festa molto sentita, quindi prontamente acquistai un bel mazzo di fiori in corso Milano e lo feci spedire accompagnato da uno splendido biglietto in portineria di casa Rizzardi dove lavorava: Mariuccia ne gioì e ne fu entusiasta e mi diede qualche bacio in più del solito. L’inverno passò monotono come al solito finché a giugno 12 del 1968 Luigina, la sorella di Mariuccia decise di andare al mare a Jesolo con i suoi figli e Mariuccia li accompagnò. Durante quelle domeniche io e il mio futuro cognato Luigi andavamo a trovarle, prendevamo il treno fino a Mestre e poi la corriera fino a Jesolo… che bei ricordi, la giornata con loro in spiaggia era meravigliosa e poi a sera tornavamo a Verona, fu durante una di queste Domeniche che durante una passeggiata con Mariuccia le chiesi di sposarmi e di costruire una famiglia insieme… lei accettò abbracciandomi forte! Terminate le vacanze estive andammo dal suo parroco e stabilimmo insieme che il matrimonio sarebbe stato Domenica 29 Settembre. Durante quel periodo mi detti da fare per trovare una casa adatta a noi due… e trovai un appartamentino di due locali più servizi in un condominio di fronte alla chiesa dei SS. Angeli Custodi in zona Stadio a Verona. In attesa delle nozze procurai la camera da letto, la sala da pranzo con cucinino e portammo tutti gli inviti agli ospiti per il fatidico giorno… e finalmente arrivò il grande giorno… ma vi farò attendere il prossimo numero per raccontarvi come andò! Roberto Dosso 13 GUGOLE ALBINO: VI PARLO DI ME Nasco nella calda estate del ‘22 a San Bortolo, era il 19 agosto, i miei genitori avevano molte terre che lavoravano, io avevo tre fratelli e due sorelle. Se penso alla mia mamma sorrido, era buona ma a volte troppo istintiva e spesso nervosa, la accompagnavo sempre nei prati mentre andava a pascolare perché aveva molta paura dei cani pastore e anche se a volte non mi andava proprio alla fine cedevo e mi facevo convincere ad accompagnarla. Il mio papà non lo ricordo benissimo, mi mandava al pascolo con i miei fratelli, eravamo davvero bravi perché riuscivamo a gestire anche trenta mucche insieme. Vivevamo in una casa di corte molto grande, d’estate c’erano tante anitre che razzolavano in corte, avevamo conigli, avevamo la scrofa che faceva i maialini e quando raggiungevano i dieci chili li portavamo al mercato 14 a Badia per venderli, erano così belli… io non ho mai avuto il coraggio di ucciderli. Il mio animo forse è sempre stato troppo gentile per il contesto un po’ ruvido nel quale vivevo, spesso capitava che i miei fratelli mi prendessero in giro e io mi impermalosivo, non fu sempre facile il nostro rapporto, mi sentivo un po’ inferiore a loro visto che ero più timido e chiuso di carattere. Non ho mai amato sprecare parole in discorsi inutili e ho sempre ritenuto che fosse molto meglio stare soli che male accompagnati. Studiai fino alla quarta elementare, mi piaceva studiare, ero intonato e andavo bene in tutte le materie, le comprendevo bene da subito, mi sarebbe piaciuto molto proseguire gli studi mentre i miei mi volevano mandare prete e chissà se quella sarebbe stata la mia strada... ma non fu quello il mio destino. Di quale furono le mie scelte e le mie esperienze ve ne parlerò nel prossimo numero! Albino 15 ANNA CUNEGO: LA MIA STORIA DI VITA Sono nata il 7 maggio del 1927 a San Rocco, mio papà era originario di Sprea e mia mamma di San Rocco, eravamo una famiglia numerosa, avevo 3 sorelle e 2 fratelli io ero la terza. Alcuni anni prima che nascessi, nel ’24, i miei andarono in Francia per lavoro, tornarono a San Rocco nel ‘26 e quando avevo 7 mesi traslocarono in Val Squaranto alla Cabina, una società privata di 18 soci dove mio papà prese il posto come guardiano e si occupava di “dare la luce” a Roverè, Velo, S. Mauro, Val di Porro, Cerro, Boscochiesanuova e tutte le varie contrade e contradine annesse alla zona. Era una cascata di acqua a dare la forza ad un mulino in contrada Cantero e creava così tutta l’energia che serviva per dare la luce. L’acqua sul monte, si accumulava in una vasca deposito e da lì veniva intubata e passava proprio alla cabina, dove noi 16 abitavamo, ricordo che mio padre dormiva sempre con un occhio aperto e un orecchio sveglio, si trattava di un lavoro molto duro e a volte estenuante, spesso pieno di rischi, mi ricordo in particolare di una notte dove ci fu una grande alluvione, era il ’53 ed ero sposata con un figlio piccolo, il progno era straripato e scappammo di corsa da casa nostra. La forza dell’acqua mi trascinò quasi via fortunatamente due uomini mi aiutarono sostenendomi …ci salvammo per miracolo! Un’altra volta accadde che mio padre staccando una valvola prese una scossa così grande e terribile che fece saltare tutte le linee dei paesi vicini e subito vennero i medici a visitarlo, arrivarono anche i Carabinieri per accertare le cause e capirono in seguito che la causa era da attribuire al fatto che la sera prima mio padre indossava zoccoli di legno, quindi isolanti, mentre la mattina aveva indossato un tipo di scarpe che quindi non lo protessero: che spavento, ricordo ancora mio padre a terra che vacillava. Quando c’era un guasto bisognava passare la linea per trovare da dove partiva il malfunzionamento, era stremante perché poteva capitare di dover passare ore e ore all’addiaccio un lavoro duro, soprattutto d’inverno. Mio padre era davvero un grande uomo, durante il giorno costruiva le sgalmare e gli zoccoli e riforniva tutte le 17 botteghe della zona, pensate che in un giorno riusciva a confezionarne anche 24 paia, usava legno di faggio che era molto duro, lo recuperava in una contrada vicino casa nostra. Mia mamma invece era casalinga, aveva molto da fare tra la casa e noi figli, faceva anche qualche lavoro di sartoria, è da lei che noi sorelle abbiamo imparato il mestiere. I nostri genitori sono riusciti a farci studiare tutti fino alla quinta elementare e ogni giorno facevamo quaranta minuti di camminata per giungere a scuola al Cerro, ricordo che per non rovinare le scarpe facevamo il tragitto con le sgalmare e poi quando stavamo per arrivare a scuola le nascondevamo e ci mettevamo le scarpe. Mi piaceva davvero molto andare a scuola, ero portata per lo studio, sono sempre stata promossa con buoni voti! La casa dove abitavamo era piccolina ma calda, aveva la cantina e una stalla dove tenevamo le pecore, le capre e una mucca che ci davano latte e quindi formaggio e burro, avevamo anche galline conigli e un maiale, la classica piccola fattoria di quel tempo; erano i miei genitori a occuparsi della stalla, e noi ragazzini li aiutavamo: mungevamo e andavamo fuori con le pecore così ci guadagnavamo un uovo a testa che puntualmente andavamo a vendere e con il guadagno, seppur misero, ci compravamo quello che volevamo, per lo più ca18 ramelle e liquirizie. La mia infanzia fu serena e anche se il lavoro veniva sempre al primo posto i miei non ci fecero mai mancare la parte più giocosa, spesso poi portando le pecore al pascolo incontravamo i ragazzini delle contrade vicine e si giocava. I miei giochi preferiti erano lo scianco, la soga, le picie, il quadro, il cerchio e ovviamente il nascondino… ma per questo numero ci fermiamo qua, vi aspetto per proseguire il racconto nel numero estivo. Anna 19 GUGOLE SIRO: VITA DI MONTAGNA Nasco nel novembre del 1927 a San Bortolo da una umile famiglia di contadini, nella mia casa vivevamo in 12: i miei genitori, io con due sorelle e un fratello e i miei zii che avevano anche loro altri quattro figli, non si può certo dire che ci annoiassimo, avevamo inoltre tanti animali: un maiale, una ventina di mucche e pecore. Quanto mi piaceva andare a pascolarle, era un momento meraviglioso perché era lì che con tutti gli altri bambini delle contrade circostanti ci riunivano a giocare. Mio papà faceva molte cose tra cui lavorare nei campi e il falegname, un lavoro che appresi da subito anch’io e che mi dava molta soddisfazione. Frequentai la scuola elementare fino alla quarta, erano tempi duri, il mio maestro dovette partire per il fronte e da lì non fece mai più ritorno. Le pressioni in paese erano molto forti perché il clima era davvero pesante per il fatto che moltissimi partigiani venivano da noi in montagna a nascondersi quindi tutta la popolazione era presa di mira dai 20 tedeschi. Ricordo bene che nel luglio del ’44 uccisero cinque miei compaesani, fu una giornata tragica. Avevo 16 anni e c’era poco da stare sereni, i tedeschi bruciavano tutto e tutti, è anche vero che non abbiamo vissuto la miseria come in città ma il livello di paura e violenza che abbiamo vissuto e subìto non è paragonabile. Io e mio fratello, in quel periodo del terrore, siamo rimasti nascosti nel bosco per sei mesi! Tutti i ragazzi che come noi si nascondevano venivano chiamati “sbandati”. Io ero nascosto con un amico e mio fratello con un altro amico, abbiamo scelto di non stare insieme così se uno dei due fosse stato ucciso almeno rimaneva l’altro ad occuparsi della famiglia, pensate che patimenti. In quei mesi costruivamo gerle e ceste in vimini e mia mamma ci portava ogni giorno il pasto. Questa guerra ci ha coinvolti tutti, è stata molto più cruda della prima che forse è stata più tattica invece la seconda ha coinvolto tutta la popolazione. Il 25 aprile me lo ricorderò finché vivrò: ero nel bosco e quella notte i partigiani uccisero tutti i fascisti… Poi seppi che qualche giorno prima, il 20 aprile avevano bombardato le città e avevano sganciato quattro bombe anche a S. Bortolo ma per fortuna nessuno morì. In quel 25 aprile da casa corsero a dirmi che la guerra era finita, mi sentii da subito leggero e mi pervase una meravigliosa sensazione di tranquillità. Finalmente potevo riprendere la mia vita normale… Ma di questo ve ne parlerò nel prossimo numero. A presto. Siro. 21 L’Angolo del Cantastorie Operai morti traforando il Sempione Fanciullo, che dal treno guardi quel finestrino, le maestose vie del paesaggio alpino, ammiri i ponti gli archi il superbo traforo nuova grande vittoria dell’umano lavoro, sappi nello scordare che questa via ferrata fu qua e là dal sangue degli operai macchiata. Furon più di ottanta prodi lavoratori, braccia di ferro, petti di bronzo, audaci cuori, avean mogli e figli e non li vider più. La storia li dimentica, non obliarli tu. Abbi un pensier d’amore per questi oscuri eroi che giacquero travolti per fare strada a noi, lascia cadere un fiore sulla tomba dei forti, levati il cappello per salutarli morti. Giovanni Soli (Ringraziamo Anna che ricorda questa toccante poesia imparata quando aveva dieci anni e mai scordata) •—•—•—•—•—•—•—•—•—• …èrimo siori e gnanca lo saveimo… andaimo a spigolar par campi e bine magnàimo el codeghin fredo, la sera, par far più parte… ma a i cantarini dela stela ghe regalavamo el salado… …gavea ‘na giachetina roersà e el tabar vecio usà da me papà, magnava la polenta drento el late col cuciaro sbuso… ma mi robava le fassine in stala par darghe un fià de caldo ai più pitochi… spacava el giasso nel cadin, l’inverno, 22 par lavarme e par scaldarme i piè, me mama la me metea le bronse ne le sgiàvare… e pur me nono, a sera, ‘l spartea el vin grinto con la corte… èrimo siori e gnanca lo savèimo… …adesso che in scarsela me bala ‘na palanca in più, me vardo intorno e sento d’éssar solo… adesso son pitoco e me ne incorzo. Gian Paolo Feriani L’angolo della Ricetta LA TORTA PASQUALINA Questa torta salata dell’antica tradizione genovese si prepara stendendo sfoglie sottilissime di un impasto fatto di farina, acqua e olio di mandorla. Si usa prepararla soprattutto a Pasqua: le sfoglie, secondo la ricetta tradizionale dovrebbero essere 33 come gli anni di Cristo e per la farcitura si usano le bietole perché, in questo periodo dell’anno, erano a buon mercato e tutti potevano permettersele. Ingredienti: PER IL RIPIENO: • 10 Uova • mezzo bicchiere Olio extravergine d’oliva • 1 kg Bietole o spinaci • 500 ricotta • 130 parmigiano reggiano • mezza cipolla •maggiorana • pepe q.b. • sale q.b. • noce moscata PER LE SFOGLIE: • • • • Olio 35 ml Acqua 350 ml circa Sale 3 g Farina 00 600 gr Preparazione: Per la pasta: disporre la farina a fontana e creare un buco nel centro della fontana dove versare un pizzico di sale e mezzo cucchiaio d’olio extravergine d’oliva. Iniziare ad impastare la farina aggiungendo via via dell’acqua fino ad ottenere un composto molto morbido che acquisirà elasticità man mano che la lavorerete con le mani poi riponete l’impasto in una ciotola e copritela con un canovaccio; lasciatela riposare per circa 23 un quarto d’ora. Nel frattempo preparate il ripieno: tritate le bietole già cotte e ben strizzate. Versate in un tegame mezzo bicchiere scarso di olio extravergine d’oliva ed unitevi la cipolla tritata. Fate imbiondire la cipolla, quindi unitevi la maggiorana tritata. Togliete il tegame dal fuoco ed unitevi le bietole, il sale, il pepe ed due uova. In una ciotola amalgamate la ricotta, sale, pepe, due uova, il formaggio grattugiato, dovrà risultare un composto nè troppo molle nè troppo denso ovvero della consistenza di una crema densa. Riprendete l’impasto e dividetelo in 10 parti uguali, spolverateli con la farina. Prendete uno stampo e oliatelo per bene. Stendete un pezzo d’impasto di diametro superiore a quello dello stampo scelto ed in modo tale che fuoriesca un po’ dai bordi. Adagiate il primo strato di pasta nello stampo ed ungetelo con dell’olio extravergine d’oliva; proseguite in questo modo con altri tre pezzi d’impasto. Collocato il quarto strato di pasta nello stampo, distribuitevi dentro il composto a base di bietole livellandolo con una spatola. Distribuite, ora, sopra la bietola il composto di ricotta livellandolo. Create, ora quattro buche nel composto di ricotta e fatevi scivolare dentro sei uova sgusciate cercando di non romperle. Chiudete stendendo gli ultimi pezzi di impasto in modo tale da avere delle sfoglie molto sottili oliando ciascuna sfoglia prima di sovrapporvi la successiva. Messo l’ultimo foglio, che non va oleato arrotolate la pasta in eccedenza su di se creando un bordo che farete aderire bene al bordo interno dello stampo e che schiaccerete coi denti di una forchetta e ungerete d’olio. Infornate a 180°C per circa 50 minuti o fino a doratura completa della torta. 24 AUGURI Buon Compleanno! COMPLEANNI DI APRILE 06 Aprile 08 Aprile 10 Aprile 13 Aprile 13 Aprile 16 Aprile 21 Aprile 23 Aprile 23 Aprile 23 Aprile 28 Aprile ALFONSO ERIDANI anni 93 CARMELA ZANDONÁ anni 73 MARIO GRISIanni 70 ANNA TURRIanni 86 MARISA BELLINIanni 83 CLARA BERZACOLA anni 82 LIDOVINA BUSSINELLO anni 98 FRANCA FASOLIanni 90 VIRGILIO COSTIanni 87 ADELE BERTOLDI anni 84 ALICE TOMMASIanni 92 COMPLEANNI DI MAGGIO 03 MaggioIVA ROSAanni 85 06 Maggio VITTORIA SCAMUFFA anni 90 07 Maggio CLEMENTINA BOCCHI anni 95 07 Maggio ANNA CUNEGO anni 88 07 Maggio IDILLA ANNA CORSI anni 84 09 Maggio LUIGINO PELOSO anni 68 11 Maggio LUIGI RAIMONDI anni 83 18 Maggio EMMA MEZZANOTTE anni 66 20 Maggio ROBERTO DOSSO anni 72 21 Maggio ENELA FIORINI anni 93 30 Maggio GIOVANNA DALL’ORA anni 87 31 Maggio MARIA VIVIANI anni 93 25 L’ANGOLO DEL GRAMMOFONO Canzone di Giancarlo Bigazzi e Enrico Polito portata al successo da Massimo Ranieri. Vince il cantagiro nel 1969 spuntandola di soli 3 voti su “Viso d’angelo” dei Camaleonti. Presenti in quella stessa edizione altri capolavori come “Acqua azzurra, acqua chiara” di Battisti, “Tutta mia la città” dell’Equipe 84, e “Pensiero d’amore” di Mal. Zerbato LE NOSTRE FOTO RE MB E C I D 5 li u a b e foni o m m gra COME LE ROSE Rose rosse per te ho comprato stasera e il tuo cuore lo sa cosa voglio da te D’amore non si muore e non mi so spiegare perche’ muoio per te da quando ti ho lasciato sarà perché ho sbagliato ma io vivo di te e ormai non c’e’ piu’ strada che non mi porti indietro amore sai perché nel cuore del mio cuore non ho altro che te Forse in amore le rose non si usano più ma questi fiori sapranno parlarti di me Rose rosse per te ho comprato stasera 26 e il tuo cuore lo sa cosa voglio da te D’amore non si muore ma chi si sente solo non sa vivere piu’ con l’ultima speranza stasera ho comprato rose rosse per te la strada dei ricordi e’ sempre la piu’ lunga amore sai perche’ nel cuore del mio cuore non ho altro che te Forse in amore le rose non si usano piu’ ma questi fiori sapranno parlarti di me Rose rosse per te ho comprato stasera e il tuo cuore lo sa cosa voglio da te. RE B M E C 7 DI atrale e edia t comm a siamo noi” stori “La 27 RE MB E C I D 8 lpini a i l g on festa c 28 29 BRE M E C I ni n 16 D u l a i gl on a festa c ola primari cu della s Tregnago di 16 AIO R B B FE ale v e n r a c allo o! Zerbat 30 31 Via Massalongo, 8 - 37039 TREGNAGO - VR Tel. 045 7808222 - Fax 045 7809108