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Val di Cembra Colline Avisiane Valsugana

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Val di Cembra Colline Avisiane Valsugana
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Strada del vino e dei sapori:
Colline Avisiane, Faedo,
Valle di Cembra
olline e boschi che narrano delle passate dominazioni germaniche, coltivazioni che sembrano sfidare la logica e la
pazienza e che hanno lottato per decenni contro la durezza
porfirica del terreno, e un torrente, l’Avisio, che ne è la spina dorsale. La Strada del Vino e dei Sapori Colline Avisiane, Faedo, Valle di
Cembra offre un paesaggio variegato, espressione di una terra
orgogliosa che i suoi abitanti sono riusciti a domare pur preservandone la selvaggia bellezza. Lo si nota nell’armonia dei paesi
dislocati sui declivi, negli antichi opifici, arroccati nella parte alta
del corso del fiume, e nella contemplazione di una curiosa opera
naturale, le Piramidi di Segonzano.
Sono soprattutto le coltivazioni a terrazzamento a rendere particolare il paesaggio: gli ampi gradoni disegnano geometricamente
le colline, affiancate da maestose pareti di pietra, che qui è sinonimo di porfido. La robusta roccia porfirica, nei suoi variegati colori, rimanda calore alla terra, sulla quale la vite ha trovato un fortunato habitat esprimendo il trionfo dell’intelligenza umana sull’asperità della natura trasformata qui in caratteristica vincente. Un
esempio su tutti il vino Müller Thurgau, che in Valle di Cembra ha
trovato il suo luogo di elezione divenendo il simbolo per eccellenza della zona.
Il fiore all’occhiello del territorio è sicuramente dato dalla viticoltura, basti pensare al profumato Nosiola, il più antico vino bianco
autoctono del Trentino ben diffuso nella bassa Valle di Cembra e
sulle Colline Avisiane, o allo Chardonnay, vitigno di origine francese ottima base per lo spumante classico.
Accanto alla produzione enologica, rilevante è la presenza di salumi e in particolare la luganega secca e la “carne ?almistràda” o
“fumàda” se affumicata.
La carrellata di gusti e di colori lungo la Strada del Vino e dei Sapori
Colline Avisiane, Faedo, Valle di Cembra, non poteva che concludersi con il simbolo del vero spirito trentino, la grappa, e con il
castagno, che sulle assolate pendici del territorio ha trovato un
suo ambiente ideale.
Le Colline Avisiane si distendono sul territorio di Lavis, l’antico sito
daziario che deve il suo nome al fiume che lo attraversa: l’Avisio.
Passata nel XIII secolo da Trento al Tirolo, la “Comunità di Lavis,
Pressano e Consorti” fu punto di confine fra il mondo tedesco a
nord e il Principato vescovile di Trento a sud. Attività artigianali,
mulini, osterie e locande crebbero insieme all’importanza commerciale del luogo, sito di arrivo delle “menàde”, il trasporto di
legname che dalle valli dolomitiche raggiungeva tramite il torrente Avisio il deposito lavisano dei “Vòdi”, e quindi lungo l’Adige i
cantieri navali della Repubblica veneziana.
Con la modernità, il trasporto su strada e su ferrovia e i mutamenti politici, Lavis perse la sua importanza di luogo daziario e di
ambita piazza commerciale, ma permase il suo essere grazioso
borgo fluviale, col suggestivo giardino Bortolotti detto “dei Ciuciòi”,
un’architettura rupestre in stile romantico della seconda metà dell’ottocento, in cui ampie terrazze coltivate ospitavano piante esotiche ed officinali. I dintorni sono caratterizzati dai “masi”, gli antichi casali che nelle forme e nell’organizzazione delle colture ricordano l’antica autosufficienza economica.
Quasi tutti i masi si originarono a partire dal ‘300, quando i vicari
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tirolesi favorirono l’ingresso di contadini di origine tedesca, in particolare bavarese, che avviarono il disboscamento e la messa a coltura della foresta del “Monte dell’Adige”, sviluppando ampie coltivazioni, che hanno lasciato il posto oggi a grandi appezzamenti
che in giochi geometrici raccolgono vitigni di pregiate e profumate uve.
Curiosità storiche e artistiche
LA GERMANIZZAZIONE
Tutto il territorio delle Colline Avisiane fu in antico per lingua, usi
e costumi di matrice romanica. Con il sopruso dei diritti vescovili
da parte dei Conti del Tirolo, nel XIII secolo, iniziò la colonizzazione di queste terra da parte di contadini di origine tedesca. Attorno
alla metà del XVI secolo la penetrazione dell’elemento tedesco,
che aveva fondato nuovi masi lungo il crinale del monte, aveva
raggiunto punte dell’80% della popolazione.
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La germanizzazione voluta dal Tirolo perdurò per tre secoli. Le
cause dell’arresto di questo movimento immigratorio e del conseguente azzeramento della compagine di lingua tedesca sono da
ascrivere al perdurare del substrato etnico latino, nonché alle
mutate condizioni politiche conseguenti al Concilio di Trento, con
le quali si favorì l’immigrazione di famiglie di ceppo romanzo dalle
zone lombarde per contrastare la diffusione del luteranesimo
verso sud.
LA CHIESA DI SANT’AGATA
Superata un’ardua curva, quasi all’improvviso si presentano al
viaggiatore le graziose linee della antica chiesa di Sant’Agata, di
fondazione antichissima, ricostruita nel XIV secolo, quindi ristrutturata fra il 1496 e il 1513 grazie all’opera di mastro Silvestro da
Como.
All’interno una delicata bellezza si spande lungo i costoloni gotici
del soffitto, la grande colonna a cilindri sovrapposti, unico sostegno della parte pendente del campanile, lascia senza fiato, mentre
lo sguardo corre alle due fasce affrescate con la Passione di Cristo,
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all’affresco votivo del 1533, e all’opera d’arte più pregevole: l’altare barocco scolpito fra il 1680 e il 1690 da Giorgio e Giovanni
Battista Grober da Sover.
Al centro tre statue opera di mastro Gaspare Bon da Vignola di
Pergine, che le scolpì tra il 1548 e il 1555.
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Con “Castello italiano” e “Castello in rovina su una rupe” dipinge il
Castello di Segonzano, e quindi ancora la “Capanna in rovina”, il
“Molino ad acqua” ed infine gli “Alberi sul dosso montagnoso”.
Ogni acquarello è un vero capolavoro d’arte di quel giovane artista tedesco che diverrà uno dei più grandi e famosi artisti del
Rinascimento.
ALBRECHT DÜRER
Era il 1494 quando il grande pittore tedesco Albrecht Dürer, forse
l’esempio più alto dell’arte rinascimentale in Europa, fece il suo
primo viaggio in Italia per recarsi a Venezia.
Giunto a Salorno trovò la zona allagata per lo straripamento del
fiume Adige e fu costretto a lasciare il fondovalle, salire fino al
passo del “Saùch” e raggiungere la Valle di Cembra per proseguire
poi verso Venezia. Arrivato in Valle ed ispirato dalla sua bellezza
dipinse sei stupendi acquarelli: “Monti italiani”, una rappresentazione quasi fotografica del paesaggio come si vede da Cembra in
cui il colore verde-azzurro dell’insieme dà del luogo una dimensione quasi magica ed incantata.
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L’ Accademia del Vino
Cadelaghet
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ituata nel comune di Civezzano in collina (a 469 m.s.l.m.)
nasce nel 1990 dal progetto di Renato e Luciana Fronza per
offrire, a coloro che vedono il vino come una gioia della
vita, una scrupolosa selezione di vini tipici trentini.
La cantina, caratterizzata da vecchi portali e ripide scalinate in pietra rossa, minuziosamente ristrutturata opera ormai da anni in
un ambiente ideale, nel più ampio rispetto di questa antica
bevanda. I vigneti, in ragione delle loro basse rese, donano vini di
ottima struttura e lunga durata.Il numero limitato delle bottiglie
prodotte sottolinea il carattere artigianale dell’ attività. Oltre ai
vini l’ azienda agricola produce piccoli frutti (mirtilli, lamponi, fragole…) vanto, assieme a mele ed uva dell’ agricoltura trentina.
Chardonnay, Nosiola, Pinot Grigio, Marzemino, Cabernet Sauvignon, Pinot Nero, Merlot tutti D.O.C. ed Enantio Terra dei Forti
Valdadige D.O.C. sono i vini proposti da Accademia.
Li affianca una linea di spumanti TN DOC “ Academia” e “
Millennium” rispettivamente maturati ed affinati sui lieviti minimo 36 e 48 mesi. Una grotta ricavata nella roccia porfirica che un
tempo era rifugio durante la prima e seconda guerra mondiale li
ospita per questi lunghi periodi ad una temperatura costante ed
al buio.
Il legno sapientemente utilizzato senza alcuna forzatura imprime
personalità ai vini rossi in particolare che vengono imbottigliati
maturi e affinati per molti mesi in bottiglia prima della vendita.
Questa filosofia di “ lasciar fare al tempo, quello che si potrebbe
fare in breve con la tecnologia “ è linea guida per l’ Accademia del
Vino Cadelaghet
L’ azienda è inoltre specializzata in abbinamenti enogastronomici
tipici regionali e di tutta Italia che vanno a comporre squisite confezioni regalo per le festività.
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Barone a Prato, antesignano
del Pinot Nero
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uassù sembra che il tempo si sia preso una pausa. Tutto
ha il fascino della giusta lentezza. Sembra di vedere anche
quello che purtroppo ora non c’è. Vale a dire, ritornare ai
tempi del viaggio in Italia di Albrecht Dürer, il celeberrimo artista
germanico, che nel 1495 transitò in valle di Cembra, dipingendo il
maniero che dominava la vallata. Viaggio da Norimberga a Venezia,
quasi un anno di escursione, mesi di esplorazione e minuziosa
documentazione. L’artista non ha mezze misure: ama o ripudia.
Scegliendo i suoi soggetti spontaneamente, solo con l’istinto, la sua
personale esperienza sensoriale.
Attimi di piacevolezza che Albrecht Duerer coglie senza esitazioni,
fermandoli nel tempo, tramandando così il senso del viaggio stesso. Non a caso è ritenuto il fondatore della paesaggistica moderna,
artista autonomo, indipendente e per certi versi (a noi piace ricordarlo in quest’ottica) un suggeritore – colto e goloso – di nuovi itinerari. Da scoprire e gustare nella loro identità territoriale. Quella
che la dinastia dei Baron a Prato continua a conservare, producendo vini degli del loro blasone nobiliare.
Il loro legame con la vite è antico. Un loro antenato, Giovanni
Napoleone a Prato, fu il primo ad introdurre in Trentino la coltivazione del Pinot Nero, dopo approfonditi studi a Dresda, Vienna e
Klosterneuburg e varie esperienze viticole in Francia, Spagna,
Sicilia, Tunisia compresa. Ebbene tutto questo è presente nella suggestiva cantina di Piazzo, la frazione nobiliare del comune di
Segonzano.
Vicino i resti dell’antico maniero ‘fissato’ dal Duerer, affiancati da
un palazzo recuperato a residenza e ristorazione. Ma dove il vino
consente di compiere un breve quanto intenso viaggio a ritroso
nel tempo. Per bere sorsi di storia, oltre che piacevoli calici di vino.
Chardonnay, Cabernet e specialmente Pinot Nero. In onore al
primo mentore trentino di questa indiscutibile quanto famosa
varietà borgognona.
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Distilleria Pilzer: la scienza
negli alambicchi
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er secoli l’umile Schiava è stato il vitigno più coltivato della
valle di Cembra. Uva per vino semplice, schietto, appagante. Schiava vitigno simbolo della vallata, vite che ha segnato
– e continua a farlo – il paesaggio, caratterizzato l’aspetto dei borghi rurali, dei masi di campagna, dei capanni dove – di nascosto
– si distillavano le vinacce rimaste dopo la svinatura del vino ‘per
tutti i giorni’. Bruno Pilzer è nato a Faver, dove Schiava e grappa
sono praticamente la medesima cosa. Aiutato dal fratello Ivano,
Bruno Pilzer è uno degli interpreti più autorevoli della cosiddetta
‘ nouvelle vague dell’alambicco’. Non solo trentino.
E’ anzitutto uno dei tecnici più preparati del settore, uno sperimentatore innato, minuzioso, scientifico e davvero innamorato
del suo lavoro e della sua valle: la Valle di Cembra. La zona principe tra i luoghi nostrani dove si pratica l’antica arte della distillazione delle vinacce. ‘Lambicar’, da queste parti, tra vigneti sistemati su ripidi terrazzamenti e pietre porfiriche che solcano la
montagna, ‘lambicar’ ha un duplice significato: vuol dire faticare,
coltivando la vigna, ma anche ‘lambiccare’, sfruttando l’alambicco per ottenere deliziosi nettari alcolici.
La sua è un’azienda a conduzione familiare, distilleria parte integrante del paesaggio cembrano, vera fucina di tradizione rurale.
Dove il ‘lambicar’ non rinnega assolutamente nulla del fascino
originario legato a questa arte contadina, ‘sposandosi’ con metodologie e tecniche distillatorie d’avanguardia assoluta. Solo per
ottenere grappa sempre migliore, buona, vera, inconfondibilmente del Trentino. Innumerevoli i premi e le onorificenze conquistate da Bruno Pilzer e dalle sue grappe. Tutte proposte come
veri essenziali gioielli.
Nelle varie ‘sue’ tipologie di grappa, trovi tutta una serie di sensazioni dovute anzitutto alla bontà della materia prima – vinacce
freschissime, ancora inzuppate di vino – ma anche una qualità
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impressa dai tanti saperi di Bruno Pilzer. Che riesce a proporre
una scelta di grappe delicatissime, avvolgenti, piene, eleganti e nel
contempo leggiadre, carezzevoli e potenti, con franchezza invidiabile e una godibile persistenza finale d’uva matura, fragrante,
saporita. Indimenticabile.
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Molino dei Lessi:
pochi vini ma buoni
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gni valle ha il suo vitigno particolare e dunque ogni
comunità vanta diversificate tipologie di vino. Anche
quando le varietà sono apparentemente identiche.
Vite, vini e luoghi trentini. Legami, radici per secolari avvicendamenti, sempre abbinati alla voglia di un sollievo alcolico gioioso,
collettivo. Conosciuto fin dall’ VIII secolo avanti Cristo, come
testimoniano i vasi vinari ritrovati in valle di Cembra, recipienti
chiamati ‘situla’, simili ad altri venuti alla luce in valle di Non, vicino Sanzeno. Etruschi e Reti applicavano l’arte della selezione vendemmiale. Con scelte che hanno influenzato l’evoluzione stessa
delle vallate e pure adesso, il Duemila alle spalle, sono parti integranti di determinati paesaggi trentini: i terrazzamenti della valle
attorno Cembra, terreni porfirici ‘segnati’ dalla mano di antichissimi vignaioli, i primi a curare le colline che da Lavis portano
verso siti in quota.
Tutte realtà intimamente legate alla ‘vitis vinifera’. Zone, paesi o
minuscole frazioni, tutte orgogliose di presentare vini singolari,
ideali messaggeri di buon gusto, concreti indicatori della cultura
di territorio. Emma Clauser non ama stravolgere i ritmi della
Natura. Anzi: da ambientalista convinta, gestisce la sua piccola
azienda secondo dettami di agricoltura biologica. Niente chimica,
niente tecniche di coltivazione o vinificazione che possono compromettere l’equilibrio intrinseco dell’uva e dei vini. Ma nulla è
lasciato al caso. Enologa e competente in agronomia, Emma
Clauser ripudia forzature, non ostenta nemmeno innumerevoli
riconoscimenti ottenuti dai suoi vini. Ne produce poco, di vino.
Ma lo fa buono. E giusto. Un vino bianco e uno rosso, personalità intrinseca, caratteriali, decisamente d’autore. Anche nella grafica, nel look. Semplici, schietti, veri.
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Pojer e Sandri: quando
la perfezione diventa godimento
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ssenziali come l’Essenzia o briosi come il loro spumante?
Oppure determinati e autorevoli come il Faye o mai domi al
pari del Müller Thurgau? L’interrogativo non ha risposta o
meglio: sono come i loro vini e hanno sempre qualcosa con cui
stupire. Mario Pojer e Fiorentino Sandri dominano la scena enologica trentina da oltre trent’anni. La sfida, per loro è congenita. Per
primi hanno scommesso sul Müller Thurgau, sulla vinificazione ‘in
rosa’ della Schiava, sulle ‘vendemmie tardive’, su tante altre pratiche di cantina. Tecnica enologica e sapienza contadina, per vini
sempre in evidenza e indiscutibile pregio.
Con le ultime vendemmie sono entrati in piena produzione anche
i vigneti di Maso Besler, la loro azienda della valle di Cembra e dun-
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que nuovi pregiati vini. Variegati e come sempre inconfondibili.
Impossibile sintetizzare in poche righe il fascino che suscita l’assaggio dei loro vini o descrivere l’impegno per nuove sfide agronomiche – stanno sistemando vigneti in quota, a Grumes, verso la valle
di Fiemme – che prevedono pure la produzione di speciali aceti
nonché il potenziamento della loro pregiata distilleria, dove imperano grappe raffinatissime, l’elegante Merlino e il brandy Divino.
Quali i vini che dominano? Spumante, Essenzia e Faye, quelli in
netta evidenza, con il Besler biank sempre migliore, assieme al
Müller Thurgau, al Sauvignon, al Traminer e l’acidulo, accattivate
rosato Vin dei Molini – da uve rotberger - solo per citare i più suggestivi e consistenti pure in termini quantitativi.
Ma anche gli altri non sono da meno, primo il Chardonnay, Pinot
nero, poi Nosiola e altri uvaggi, sia rossi che bianchi. Lo spumante,
comunque è quello che ‘apre le danze’, ballando non poco, con un
perlagè ritmico e dismisura, quasi interminabile per vivacità quanto suadente, pastoso nella finezza e versatilità. Fitto, fragrante,
dolce e acidulo nell’impianto d’alta tecnica enologica è poi
l’Essenzia, essenziale e variegato. Non si smentiscono neppure con
il loro rosso Faye, bello nel colore quanto affascinante nella sua
grazia gusto-olfattiva.
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Sandri: dove la bellezza
è anche intelligenza e capacità
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aedo e i suoi vignaioli. Qui, i segnali stradali, sono sostituiti
da vecchi torchi con bottiglie stilizzate a indicar la direzione,
dove trovare le piccole, pregiate cantine del paese. Una di
queste può vantare un singolare primato: a curare i due ettari di
vigne della famiglia di Arcangelo Sandri ci sono le due
figlie, Nadia e Sonia, entrambe enologhe, entrambe
laureate in agraria. Nel giro di poche vendemmie le
due giovani vignaiole hanno notevolmente influenzato lo stile dei vini dell’azienda di famiglia.
Hanno rinnovato il ‘look’, ma soprattutto interpretato
al meglio le potenzialità delle loro uve.
Accudite in vigneti che sembrano giardini, data la cura
e la dimensione, filari tra abeti e faggeti, viticoltura di
montagna, mirata solo alla difesa dell’identità territoriale, del fascino di Faedo, paese collinare tra la valle
dell’Adige e quella di Cembra. Vini chiamati col nome
del vigneto dove maturano le uve. Diverse varietà, vini
diversi. Come il Canopi, chardonnay in purezza, grazioso nel colore oro lucente, bei riflessi verdognoli,
varigato al naso, con sentori di nocciole e frutta orientale, mentre in bocca è ampio, ben impostato, succoso, senti un sapore che ricorda la mela, fresco, gentilmente astringente prima di distendersi in un finale
pieno e sapido.
Tra i tanti Chardonnay trentini è forse una delle
migliori interpretazioni, perché fine nella sua schietta
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immediatezza, altrettanto avvincente e serbevole nella struttura.
Evidentemente il diploma universitario delle due Sandri porta
bene se pure il loro Capor, lagrein di collina, ha davvero l’indole
del fuoriclasse.
E’ uno splendido rosso carico di suggestioni, invitante, al naso
aromatico e fruttato pure in bocca. La complessità minerale forse
la raggiungerà tra qualche stagione, riposando in bottiglia, ma già
ora appaga e convince come finora non hanno mai fatto nessun
altro lagrein trentino.
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Villa Corniole: “costruire” vino
è il “passionale hobby”
di famiglia
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oro rosso della Val di Cembra è il porfido. Ma entrando
nella cantina dei fratelli Pellegrini – interamente scavata nel
porfido, con una suggestiva parete dove il minerale diventa scenografia – l’oro rosso è anche il loro vino. Perché i Pellegrini,
imprenditori edili da sempre appassionati di viticoltura, con
poderi sparpagliati sulle colline di Cembra, quelle di Lavis e pure
vigneti nel campo Rotaliano, tra Mezzocorona e Mezzolombardo
diventano sempre più bravi nella vinificazione di varietà a bacca
rossa, Teroldego su tutti. Così il minerale del posto condiziona e
contribuisce a caratterizzare i vini bianchi, ma custodisce pure i
pregiati rossi, da uve vendemmiate nel fondovalle. Walter Webber,
l’enologo che ha impostato l’azienda, è un trentino rispettoso
della tradizione.
Ha elaborato dei vini tipicamente cembrani – i bianchi – e altrettanto rotaliani i rossi. Il Teroldego, anzitutto, chiamato ‘7 Pergole’
data la selezione; si presenta subitaneo nella sua forza violacea ed
evoluto al naso, con note fresche di frutta rossa, come appunto –
lo impone il nome aziendale - le corniole selvatiche, ma anche
con suadenze di cuoio, tabacco, mosto balsamico. Potenza abbi-
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nata alla versatilità, elegante e fine, pure il ‘Gregiòti’, cabernet sauvignon, che a dispetto del nome (in dialetto vuol dire grezzo) si
estende in bocca complesso, morbido, appagante, dopo aver
stuzzicato l’olfatto.
Per quanto concerne gli altri vini, tutti rigidamente Trentino DOC,
l’attenzione si sofferma sul Müller Thurgau e sullo Chardonnay
tradizionali, assieme alla riserva ‘Lukin’ da uve chardonnay.
Piacevole e spigliato invece il Lagrein, per un consumo subitaneo.
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Zanotelli: la forza di un vino
che si identifica con la roccia,
“madre” delle sue radici
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l Vino é sinonimo di cultura territoriale, in quanto prodotto
adatto alla zona d’origine, ai terreni dove cresce la vite, ma
anche al clima e sopratutto alle persone che accudiscono i
vigneti, l’habitat stesso. Ecco il Trentino vitivinicolo é la sintesi di
come schiere di contadini hanno applicato saperi e tecniche colturali che via via si sono trasformate in ‘educazione sensoriale’:
apprendendo la specificità vitivinicola, del comparto agricolo in
generale, s’impara la qualità e il piacere di produrre bene. Dunque
si costruisce il nostro futuro.
Recuperare e rinsaldare il rapporto con il territorio significa
custodire la memoria di una comunità. La tradizione non deve
essere difesa o interpretata cone ‘principio statico’. Sopratutto
non bisogna cancellare il passato per imporre false visioni, assurdi campanilismi. E’ sempre e comunque la terra, la vigna che crea
sapienzialità antica, patrimonio unico e inconfondibile degli interpreti del vino. Specialmente in valle di Cembra, da sempre un mix
di vita e viti. Ebbene i Zanotelli sono uno dei tanti validi esempi
di come esperienza viticola, cura ambientale e grande cordialità
siano elementi decisivio per ottenere un vino identitario. Una
famiglia del vino cembrano.
Qui nulla è lasciato al caso e nulla si ottiene per caso, senza fatica o facilità. Occorre saper ‘domare’ la vite, fermarne la vigoria,
vendemmiare uve che maturano su pendii a prova d’equilibrio,
dove solo la mano esperta del vignaiolo riesce a coglierne tutte le
peculiarità. E a trasferirle nel ‘suo vino’. Loro, i Zanotelli, ne producono poche migliaia di bottiglie. Hanno la cantina nel cuore del
paese, un posto enoico, aperto, come solo la gente di montagna
riesce ad ostentare cordialità.
I vini sono altrettanto schietti, con una produzione mirata da
vignaioli veraci, da sempre convintti che anche a queste quote
certe varietà a bacca rossa (il Pinot nero, oltre che alla tradizionale Schiava) riescano ad esprimersi bene. Le conferme non mancano. Proprio il Pinot nero – oltre al Mueller Thurgau, allo Chardonnay e al Pinot grigio – è il vino che li contraddistingue,
Rendendoli vignaioli sempre più autorevoli.
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Egidio Petri: maestro d’arte,
scultore, artista a tutto campo
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egonzano: affascinante paesaggio dalle caratteristiche
medioevali,letteralmente immerso nel verde, lo noti da lontano, appena svolti verso la valle, da Cembra, e ti attirano
subito i suggestivi ruderi del millenario castello, poi gli strani pinnacoli, curiosi, senz’altro da visitare, toccare, fotografare, delle
famose “piramidi”, svettanti, alte sopra le abetaie, divertenti con
quel “cappello” piatto che occupa la sommità di molte di esse.
Egidio Petri è artista che rappresenta in modo inconsueto il paesaggio, magico, dell’antico borgo cembrano, anzi è parte integrante e
integrata del medesimo, delle sue tradizioni, della sua cultura.
Egidio sa coglierne il substrato storico, le radici, e le rappresenta in
immagini scutoree con notevoli capacità di genuina espressione
artistica.
Non ha segreti la materia fisica nelle sue mani, sa scolpire, modellare, intagliare, fondere e plasmare, creare con la facilità e l’estro
che lo caratterizzano, così lo troviamo a realizzare srtraordinarie
evoluzioni scultoree con neve e ghiaccio, con marmo e bronzo, ma
è con il legno che l’artista raggiunge le espressioni più interessanti,
più vissute, più in carattere con la sua ecletticità, con la sua inesauribile fantasia creativa.
Passa con estrema naturalezza da una risorsa all’altra, da scuture
lignee di figure religiose a capolavori d’arte contemporanea, da
concretezze figurative a surreali messaggi di forte impatto, come ad
esempio l’impronta della sua mano che sembra attraversi letteralmente la materia lignea per fondersi ed espandersi al di là, al di
fuori della medesima.
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Artista di talento, uomo di cultura e grande esperienza, valido insegnante di corsi di scultura che si tengono nel trentino, è estremamente in sintonia con le realtà visibili, ma anche invisibili, arcane,
del territorio, del quale è profeta, dal quale coglie, con magiche
intuizioni, l’anima e le radici.
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Le piramidi di terra
di Segonzano
Le Piramidi di terra, o “òmeni de tèra” come vengono chiamate
dagli abitanti del luogo, sono uno dei fenomeni più curiosi e bizzarri che si posso osservare. Si tratta di eleganti colonne, talvolta
alte sino a 20 metri, frutto dell’attività erosiva dell’acqua che per
millenni ha scavato enormi depositi morenici. La forma classica
della Piramide è quella sormontata da un grosso masso di protezione, ma si possono osservare anche piramidi a punta, meno alte
delle prime perché soggette ad una più rapida erosione.
L’escursione alla scoperta di questo suggestivo fenomeno parte
nelle vicinanze delle Piramidi poco prima dell’abitato di
Segonzano.
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Paolo Colombini:
il porfido “carne viva” dell’artista
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ato a Trento nel 1950, Paolo Colombini si può considerare
come figura atipica nel panorama artistico del Trentino. La
sua vocazione è testimoniata da un’innata sensibilità verso
la natura e le sue straordinarie e misteriose manifestazioni.
Lavora prima come macchinista ferroviere, poi investe le sue energie e le sue risorse nel settore del porfido scoprendo nella pietra
l’elemento naturale e la materia a lui più congeniale per l’espressione futura della sua vena artistica.
Un rapporto complesso, quello di colombini con l’arte, derivato dal
conflitto inevitabile con il mondo ed i ritmi serrati di un lavoro
legato alla produzione industriale, al commercio, alle inesorabili
regole del mercato.
La sua impronta artistica inizia dunque da un percorso “deviato”
scoperto, o meglio, rivelatosi dopo una partenza che sembrava
destinata ad obiettivi e traguardi legati al mondo dell’impresa.
La natura si palesa a Paolo Colombini come un richiamo ancestrale in autentica folgorazione espressiva.
Della pietra, grazie al suo lavoro, né conosce l’anima, le intime
caratteristiche e manifesta le prime potenzialità artistiche realizzando oggetti d’arredo ed elementi scenografici di arredo urbano partendo dalla forma originaria della pietra porfido.
Questa peculiarità è e sarà la sua principale cifra artistica. Lasciare
inalterata la forma che la natura ha dato agli elementi lapidei, interpretando più che scolpendo, selezionando sapientemente i soggetti della sua rappresentazione.
L’atteggiamento di rispetto che tende a conservare le forme naturali, si rileverà determinante per la comprensione e la lettura delle
sue opere.
“Presenze” e “Fiori di fiume” sono le opere esposte in autorevoli gallerie nazionali, oggetti monolitici di grande impatto e fascino visivo
e scenografico dove materia e gesto artistico si coniugano in un
legame unico, intimo ed indissolubile.
Dalle collezioni private delle opere di piccole dimensioni, passa
ben presto ad opere di rilevanza monumentale. Infatti nell’aprile
2004 Colombini realizza l’opera scenografica e commemorativa “IL
FARO”, commissionata dall’Arma dei Carabinieri in occasione dell’anniversario dei caduti di Nassirya e nel dicembre 2006 inaugura
"OPERA CICLICA" per la Provincia di Trento; opera monumentale
visibile dall'autostrada A22 all'altezza di Rovereto al chilometro 161.
Presente nelle maggiori manifestazioni di arte contemporanea del
nord Italia e presso l’isola Certosa a Venezia con 4 opere permanenti inaugurate nel 2007, prosegue la sua produzione facendosi
apprezzare attraverso pubblicazioni, riconoscimenti e collezionisti,
sia in Europa che negli USA.
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Prodotti della Val di Cembra
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üller Thurgau. Il Muller Thurgau è vitigno giovane, nato
nel 1882 dalla passione e dai sogni del prof. Hermann
Muller, uno scienziato svizzero, del Cantone Thurgau, che
dedicò la sua vita alla creazione di questo straordinario incrocio.
All’origine del colore cristallino, della fragranza aromatica e dei
profumi che richiamano il fiore della stessa vite, oltre a note di salvia, gelsomino e fieno ma anche pesca e mela golden trentina, sta
una delle storie enologiche più interessanti dell’ultimo secolo: diffidenze e condanne della comunità scientifica, sperimentazioni e,
infine, il successo coronato anche dall’arrivo del Muller Thurgau in
Trentino, grazie all’opera dell’Istituto Agrario di San Michele e di
numerosi agronomi che riuscirono a farlo adattare felicemente al
clima dolomitico nelle zone in alta collina.
Ne scaturì un vino eccellente, dapprima usato in uvaggi e, dagli
anni Settanta, vinificato in purezza e che ha trovato, soprattutto
nella Valle di Cembra, con i suoi piccoli terrazzamenti e il terreno
porfirico, il proprio ambiente ideale.E’ un vino ben strutturato,
secco, da accompagnarsi ai pesci d’acqua dolce e di mare, alle carni
bianche e ai formaggi teneri.
Nosiola. E’ il più antico vitigno bianco autoctono del Trentino. La
bassa Valle di Cembra e la zona dei masi San Valentino, Sette
Fontane, Rosabel, Spiazzol, Nero, Rover, Spon, Toldin e Pàierla sono
ancora le zone tradizionali di produzione. Il vino, di colore giallo
paglierino, è gradevole e profumato con un leggero retrogusto
amarognolo. Ottimo come aperitivo, il Nosiola è anche un vino
particolarmente indicato in abbinamento ai primi piatti e al pesce
di fiume.
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Chardonnay. Vitigno di origine francese fu introdotto in Trentino
alla fine del XIX secolo. La sua coltivazione è particolarmente diffusa nella zona delle Colline Avisiane. Freschezza ed eleganza sono le
caratteristiche che contraddistinguono questo vino dal sapore
secco e liscio, con richiami al miele e dal colore giallo chiaro. Adatto
come aperitivo, si accompagna bene agli antipasti, al pesce e alle
minestre.
Carne salmistrada e fumada. La Carne salmistrada è ottenuta da un
taglio magro di manzo salmistrato con spezie ed aromi. Si presenta fresca e profumata e al taglio è tenera e di un bel colore rosso
scuro. Se sottoposta a affumicatura prende il nome di Carne fumada.
Lucanica secca. E’ un salamino costituito da carne di manzo e di
maiale fatto stagionare per almeno quattro settimane. E’ lungo
circa 15 cm, al taglio si presenta compatto mentre all’interno la
pasta è rosso-scuro con il bianco del lardo.
La Grappa della Val di Cembra, ha radici antiche, e quasi in ogni
casa vi era un alambicco, lo stesso verbo “lambicàr”, nella parlata
rurale, ha il duplice significato di “faticare” e “distillare”. L’alta qualità della grappa è ottenuta da un’attenta scelta della materia prima,
da una successiva ottima conservazione, e dall’uso di un particolare sistema di distillazione, il metodo discontinuo a bagnomaria. Per
i contadini del luogo distillare significava ricavare qualcosa per il
proprio sostentamento. Di fronte a un fenomeno tanto radicato e
diffuso, l’imperatrice d’Austria Maria Teresa concesse agli abitanti
della Val di Cembra il privilegio di distillare grappa per il proprio
consumo senza imposizione d’alcuna tassa. Quando in seguito lo
Stato italiano impose severi controlli fiscali, vi fu un fiorire di accorgimenti per trarre in inganno i militi della Guardia di Finanza, come
distillare di notte, o quando pioveva o nevicava perché in questo
modo i vapori degli alambicchi non si sarebbero dispersi nell’aria.
Oggi famose distillerie hanno sostituito gli alambicchi clandestini
del passato, facendo della Valle di Cembra uno fra i più accreditati
centri di produzione di grappa.
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Zanotelli: passione
e competenza,
allevamenti e trasformazione
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a storia e la passione per l’allevamento del bestiame, la
macellazione, la commercializzazione e la produzione di prodotti tipici locali della famiglia Zanotelli, ha le sue origini nel
1949 grazie a Carlo, che sposa Pia, a lui succedono i figli Giuseppe
e Silvano, seguiti dalle mogli e dai rispettivi figli che collaborano
attivamente nell’azienda a conduzione familiare: ognuno ha i propri compiti e tutto viene svolto con la giusta sinergia nel rispetto
delle reciproche mansioni.
Carlo, il capostipite di famiglia svolgeva il mestiere di “sensar” cioè,
l’arte di comprare e vendere bestiame. Infatti, quella del “sensar”
era una professione ben stimata: Carlo girava per le case non solo
della valle di Cembra, ma anche in val di Fiemme, Fassa, Pinè,
Valsugana e Alto Adige. I posti più vicini venivano raggiunti a piedi,
in bici o in moto. Le vacche acquistate se le portava a casa sempre
a piedi, impiegando anche 3-4 giorni per ritornare dalla propria
famiglia.
Ogni capo veniva valutato a stima visiva, non vi erano pese, bilance e così venivano proprio premiate le singole capacità personali di
stima e valutazione di peso dell’animale, della percentuale e della
modalità di distribuzione del grasso nonché l’età anagrafica di ogni
singolo. Da qui nasceva poi la trattativa del prezzo o l’eventuale
baratto con altri capi da poter ingrassare nella propria stalla.
Il bestiame dell’azienda Zanotelli può godere veramente l’aria di
montagna, anche nella stagione fredda e nevosa i capi di bestiame
Tr e n t i n e
rimangono all’aperto per godersi il cambiamento del clima. Non
vogliono starsene al chiuso ma preferiscono godere di pioggia,
nebbia, neve e sole, anche perché questa razza”limousine” con il
freddo gli si infittisce e allunga il pelo, adattandosi benissimo al
cambiamento climatico.
La famiglia Zanotelli può essere orgogliosa anche del fatto che la
sua produzione è veramente a filiera completa: dalla cura dei
pascoli, alla scelta degli animali; dalla macellazione alla produzione
delle leccornie tipiche locali, tra le tante, ricordiamo la pancetta
affumicata, la carne salmistrada e fumada, e naturalmente la famosa lucanica (luganega)secca della Val di Cembra.
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Agritur El Volt: un tuffo
nella sobrietà
del mondo contadino
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n una vecchia casa contadina del Cinquecento nel cuore di
Palù di Giovo, da trent'anni mamma Maria porta avanti le vecchie tradizioni trentine attraverso i piatti tipici della cucina di
montagna, che si gustano circondati dal verde e da un sapore
antico, fatto di prodotti genuini che arrivano direttamente dalla
stalla o dall’orto di casa.
La signora Maria nel lontano 1977, di ritorno da un seminario
dove si presentavano agli agricoltori trentini le nuove opportunità agrituristiche, volle provare quest’avventura coinvolgendo tutta
la sua famiglia. Il risultato è un posto di culto per i food lover
attenti alle cose veraci, del quale si parla e ne girano le suggestive immagini sui giornali di mezzo mondo. Marcello, il figlio, accoglie gli ospiti in una splendida cantina scavata nella roccia, con un
buon bicchiere di Nosiola prodotto nella loro azienda.
La cucina è quella tipica cembrana e spazia tra l’ottimo tortel di
patate, succulente luganeghe, carne salada e formaggi tipici (come
Casole e Puzzone di Moena o Vezzena) accompagnati da confet-
t
t
tura di rabarbaro e giardiniera di pomodori verdi. L’atmosfera è
qualcosa che da sola merita una visita: all’antico edificio che ospita l'agritur El Volt vi si accede attraverso un caratteristico porticato, un tempo ricovero per i carri, al quale si affacciano le porte
delle vecchie stalle e delle cantine (con le botti di vino e le conserve), dove è dislocata la zona ristorante.
Al piano superiore si trovano una cucina e una camera da letto
arredate con i mobili originali delle case contadine di un tempo.
La casa è circondata da orti e da un grande giardino di porfido dal
quale, con lo sguardo, si spazia sulla bassa Valle di Cembra e sui
vigneti.
Un vero salto nel passato e un autentico spirito di ospitalità, animato dalla mole di mamma Maria che delizia gli ospiti proponendo le “sue” antiche e intramontabili ricette di cucina cembrana.
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Locanda del Passatore: felice
fusione delle tradizioni trentine
con le romagnole
È
necessario cercarla, non la scopri facilmente, devi spingerti
tra i vicoletti di Faver, sbagliare strada, tornare indietro e poi
infine ecco il casale, immerso nel verde, ingentilito da giardini ben curati, con un panoramicissimo poggio che si apre in un
incantevole visione della valle.
I locali sono vestiti di quell’eleganza delicata e raffinata, tipica delle
attraenti dimore gentilizie trentine.Tutto curato per mettere a proprio agio gli ospiti, farli sentire a casa propria, e servire pietanze che
trasmettono stimolanti messaggi di saperi e sapori emilio romagnoli, sostenuti da una impronta, forte, di cultura trentina.
Una cucina originale quella di Gianni Bacci, cuoco dalle radici
romagnole che ama la montagna e i suoi prodotti; piatti di tradizione trentina reinventati con fantasia, elaborati genuinamente con
sapiente filosofia ricca di quelle tradizioni gastronomiche di generosa abbondanza che solo la Romagna sa trasmettere.
È quindi d’abitudine quotidiana inventare e offrire ricette realizzate, con materie prime di qualità, in una cucina che può considerarsi di tradizione innovativa, sempre in stagionale evoluzione, curata
con passionbe da Gianni e servita in tavola con lo spirito e la considerazione che Maria e Giovanna hanno verso gli ospiti trattati più
da amici che da clienti.
Arrampicarsi fino a Faver ne vale veramente la pena, perché
dopo essere stati al Passatore, si ritorna a casa appagati dalla
cucina di Gianni, dalla famigliare accoglienza e dall’inesauribile
fiume di bellezze naturali che la Val di Cembra offre con splendida generosità.
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Locanda dello Scalco: perfetto
connubio culinario tra nobiltà
trentina e concretezza toscana
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a Locanda dello Scalco nasce in quello che fu il “maso” del
Castello di Segonzano. L’edificio porta la data del 1681 e ha
svolto la sua funzione di casa colonica fino al 1960, mentre
negli ultimi vent'anni fu abitato da un gruppo di frati, che lo trasformarono in eremo.
Quando lasciarono l'edificio, Cristoforo a Prato con la moglie
Francesca decisero di realizzare il loro sogno: trasformarlo in un
piccolo hotel di charme, in cui antico e moderno si sposassero
per dare all’ospite tutti i comfort della vita moderna senza però
perdere quel fascino che solo le cose antiche sanno dare. Il ristorante è diviso in due, una sala per gli ospiti e la locanda “Lo
Scalco” totalmente indipendente dall’hotel.
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In giardino si servono merende a base di salumi, formaggi, bruschette, stuzzicherie varie e naturalmente gli ottimi vini dell’
azienda agricola di famiglia, ma non mancano nemmeno etichette trentine, toscane, piemontesi, siciliane e venete.
Cristoforo è trentino mentre la moglie Francesca è toscana (di
Radda in Chianti in provincia di Siena): da questo matrimonio di
territori e culture è nato anche un singolare connubio tra le
rispettive tradizioni culinarie e i relativi piatti tipici. Ecco quindi un
menu che porta in tavola il meglio del Trentino e della Toscana,
come la ribollita, la tagliata, la fiorentina, i canederli, lo smacafàm,
il tortel di patate.
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Gourmet e Relais Maso Franch:
nell’incanto di vigneti terrazzati una
cucina stellata incontra la storia
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ai suoi 356 metri sul livello del mare, Maso Franch domina
la valle dell’Adige e l’abitato di Lavis. Il Maso venne costruito a cavallo tra i secoli XVIII e XIX da Pietro Franch fu
Alessandro proveniente da Verla di Giovo, nato il 25 agosto del 1771
e scomparso nel maggio del 1864. Pietro Franch (la cui memoria di
benemerito cittadino viene ricordata con una lapide presso la chiesa di Verla) si trasferì a Pian di Castello dopo aver fatto dono alla
comunità di Giovo della propria abitazione, destinata poi a trasformarsi in ricovero per anziani.
All’epoca dell’insurrezione tirolese del 1809, fu capitano della compagnia dei bersaglieri tirolesi che combatterono a Isel, presso
Innsbruck. Dopo l’armistizio, Franch fu fatto prigioniero e avviato
per la fucilazione a Mantova, dove però un sacerdote riuscì a salvarlo. Nell’Ottocento, alla costruzione originaria di Maso Franch, si
aggiunse un altro manufatto rurale che sorse più a valle della prima
costruzione e che aveva la funzione di ospitare le abitazioni dei
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mezzadri, impegnati a loro volta nella coltivazione della vite e nella
produzione di vini locali. Per circa due secoli i poderi e le costruzioni di Pian di Castello vennero amministrati dalle famiglie SetteCristellotti che le utilizzarono anche come residenza estiva occupando un piano dell’edificio,
mentre un altro era comunque riservato ad altri mezzadri. Il Maso
potè, dunque, garantire il sostentamento di diverse famiglie contadine che si alternarono alla guida dell’azienda agricola. Con il venir
meno della mezzadria però, vennero meno anche quelle condizioni che avevano consentito all’azienda di poter contare sul valido
apporto delle famiglie contadine.
Il progetto della Cantina La Vis e Valle di Cembra, che nel 2000 ha
acquistato Maso Franch, ha previsto il recupero del vigneto, di creare un modello di sviluppo del turismo rurale inserito nell’ambiente trentino e quindi di trasformare l’attuale struttura in un vero e
proprio biglietto da visita dell’accoglienza e della viticoltura di Lavis
e della Valle di Cembra.
Aperto a fine settembre 2006, il Gourmet e Relais Maso Franch
coniuga il calore della semplicità e delle tradizioni locali con il gusto
di una minuziosa accoglienza, per offrire agli ospiti provenienti da
tutto il mondo la più autentica immagine dell’ospitalità e della tecnica viticola delle Colline Avisiane e della Valle di Cembra.
La struttura offre luminose e confortevoli suites, un piccolo centro
wellness, un lounge bar e un ristorante di alto livello capitanato
dallo chef Markus Baumgartner, la cui famiglia gestisce l’intera
struttura. “La mia cucina – spiega lo chef - è molto adeguata al territorio, raffinata e creativa. Aggiungerei anche che è disciplina, grande ricerca di materia prima e un mestiere che vivo veramente in
pieno, con tutto me stesso”.
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Ristorante Ca’ dei Boci:
indubbiamente è qui “la festa”
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ontagnaga è un piccolo centro dell’Altopiano di Pinè,
zona pittoresca a una ventina di chilometri da Trento,
caratterizzata da boschi rigogliosi e laghi montani, stupendi d’estate e regni dei pattinatori d’inverno. È qui che si trova il
ristorante Cà dei Boci, che appartiene al club di prodotto “Osteria
tipica trentina”. Ristorante tipico ristrutturato di recente mantenendo le caratteristiche atmosfere di montagna, è aperto tutto
l’anno e può coprire fino a duecento coperti, offrendo anche un’ampia e accogliente sala per banchetti
e ricorrenze, oltre a un fornito bar.
Periodicamente, vengono organizzate cene a tema con abbinamenti
dei migliori vini trentini, ma il ristorante partecipa anche ad alcune
rassegne enogastronomiche, come
quella dedicata al Müller Thurgau
dell’Arco Alpino, punto di riferimento eccellente per gli estimatori
di tutta Europa di questo ottimo
vino bianco; è sede dell’associazione “Confraternita di Bacco” ed
accanto al ristorante sorge l’Hotel
Posta, ambedue di proprietà della
famiglia Leonardelli, che vanta un
record non da tutti: da oltre un
secolo, infatti, fin dal 1899, gestisce
e cura il Cà dei Boci, ora in mano ad
Achille, coadiuvato dai fratelli Adrio
e Leonardo, che proseguono con
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passione e tenacia la tradizione famigliare ricevuta dal padre
Giovanni, insignito di recente della prestigiosa “Stella dell’Albergatore”.
Molto piacevole l’impatto del locale, lo stile è quello tipico trentino-tirolese ed è curata anche la parte del tovagliato. I piatti possono essere tipici o elaborati, ma in entrambi i casi si può essere certi
della professionalità e della creatività dello chef patron Achille
Leonardelli, oltretutto simpatico intrattenitore, che porta in tavola
prelibatezze frutto del legame con il territorio, dell’attenta ricerca
della materia prima più genuina e della stagionalità. Suggestiva la
cantina con una lista vini davvero importante. Da non perdere le
tagliatelle caserecce.
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Ristorante Due Camini:
la seduzione della semplicità
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n vero e proprio chalet di montagna, inserito con armonia nel ridente paesaggio di Baselga grazie all’utilizzo di
materiali naturali locali, dal cui nome – Due Camini - si
può intuire quale sia la caratteristica del locale: sono proprio due
imponenti caminetti che regalano a chi varca la soglia di questo
suggestivo ristorantino un colpo d´occhio non comune e un calo-
re che avvolge l´ospite e lo predispone alle genuine e gustose idee
gastronomiche che la cucina offre.
Da oltre trent´anni, sono Franca Merz e Lucia Balbo a portare
avanti la gestione di questo accogliente chalet. Alla professionalità di Franca, titolare del ristorante Due camini e sommelier, si
deve inoltre la raffinata selezione dei vini, che cura personalmente. Della sua cucina, spiccano per bontà
il capriolo cremolato con polenta e la
torta con le mele caramellate, oltre ai
classici, ma sempre gustosi, tagliolini ai
funghi e strangolapreti.
E se d’estate sono i frutti di bosco il prodotto migliore che regala Madre Natura,
d’autunno ci sono i rinomati funghi,
porcini in particolare, che crescono
spontaneamente nei boschi circostanti.
Nel 1983, al ristorante sono state
aggiunte una decina di camere: dotate
di tutti i comfort, assicurano tranquillità
e relax a non più di venti ospiti, che
possono così godere appieno della simpatia, della riservatezza e delle attenzioni del locale.
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Strada del vino e dei sapori:
dalla Valsugana al Lagorai
STORIA E TRADIZIONE, PRIMA DI PERDERSI
NELLA NATURA
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uriosare in un ambiente alpino di particolare bellezza può
a volte riservare anche delle grandi sorprese. E’ quello che
accade in Valsugana, la valle che si estende da Trento verso
Padova e la pianura veneta, dove due splendidi specchi d’acqua
non possono fare a meno di deliziare lo guardo dell’ospite, il Lago
di Caldonazzo e quello di Levico sono tra i laghi più caldi del
Sudeuropae pertanto sono ideali per balneazione. Le innumerevoli spiagge sembrano invitare ad una vacanza di relax, circondati dalle montagne, dai boschi e da ridenti borghi che qua e là punteggiano allegramente il paesaggio. Il lago di Caldonazzo, il più
grande specchio d’acqua del Trentino (se non si conta il Lago di
Garda, che si estende anche nel bresciano e nel veronese), anche
grazie alle ideali condizioni climatiche, si presta ottimamente alla
pratica sportiva del windsurf o della barca a vela. A Calceranica al
Lago si possono visitare la chiesa da S. Ermete, la più antica dell’intera provincia trentina, e il Museo delle Miniere, preziosa testimonianza dell’attività mineraria che tanta importanza ebbe in
queste zone. A Caldonazzo, terra vocata alla coltivazione della
mela, letteralmente circondata dagli splendidi alberi da frutto che
a primavera si vestono a festa con i tipici fiori bianchi, da non
perdere è la Magnifica corte Trapp, testimonianza del periodo
medievale più volte all’anno sede di mercatini di specialità e prodotti tipici, come la Mortandela di Caldonazzo, da non confondere con quella della Val di Non. Per i più romantici che amano la
solitudine e la meditazione, il luogo ideale è il colle di Tenna, il
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promontorio che divide i due laghi e da cui si gode di una vista
mozzafiato. Raggiunta la cima, oltre al Forte austriaco di belliche
memorie, si arriva alla chiesetta di San Valentino, protettore degli
innamorati. Si fa un salto nell’Ottocento, all’epoca della Bella
Epoque, a Levico Terme, dove la nobiltà austriaca amava soggiornare per lunghi periodi.Il gioiello del paese è sicuramente il Parco
asburgico, ricco di specie botaniche, anche esotiche, di viali colorati e alberghi in stile liberty. È il castello a Pergine Valsugana l’elemento di maggiore fascino, oggi hotel e ristorante che merita una
visita. Di qui si procede verso l’Altipiano di Pinè, con i suoi laghi
ed i prati, ma soprattutto verso la misteriosa e folcloristica Valle
dei Mocheni, che ancora oggi ha conservato intatte la una sua
identità e la sua natura: l paesaggio, gli usi e costumi, lo stesso
idioma parlato dagli abitanti è costituito da una sorta di antico
tedesco frammisto ad elementi del dialetto trentino. Una minoranza linguistica oggi tutelata dall’Istituto Culturale Mocheno
Cimbro che ha sede a Palù del Fersina. Un angolo di mondo dove
il tempo sembra essersi fermato, tra mulini ad acqua, case coloniche, antiche miniere. A S.Orsola Terme, capitale delle fragole e
dei piccoli frutti, si può fare una corroborante scorpacciata di
ribes nero e rosso, uva spina, mirtilli e lamponi, la cui produzione abbonda in questa zona.
Ma l’appuntamento con la natura più incontaminata, dove veramente la mano dell’uomo sembra non essere ancora arrivata, è
sulla millenaria catena del Lagorai. Prati che ornano dolci pendii,
indescrivibili scenari, vette silenziose e laghetti alpini parlano il
linguaggio di una natura originaria in cui è ancora possibile nutrire l’anima, lontano dalla confusione della vita di tutti i giorni.
Tutto ciò a pochi chilometri dalla statale della Valsugana, dopo
aver percorso quasi per intero la valle con i suoi paesi caratteristici e le testimonianze storiche di Castel Telvana, Castel Ivano e
della suggestiva Cattedrale Vegetale.
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Prodotti locali
FRAGOLE, CILIEGIE E PICCOLI FRUTTI
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ragole, fragoline, lamponi, more, mirtilli e ribes da sempre
crescono spontaneamente nelle nostre terre di montagna.
Prima che si affermasse la loro coltivazione organizzata, nel
secondo dopoguerra, i frutti del sottobosco per secoli hanno
costituito una preziosa risorsa alimentare (sono infatti ricchi di
vitamina B e C) e un importante sostegno all’economia delle famiglie contadine che abitavano in altura. Soprattutto le donne in
passato si sono dedicate alla loro raccolta per tentare di risollevare i bilanci familiari.
Le fragole trentine vengono coltivate principalmente nella zona
della Valle dei Mocheni, in Valsugana e sull’Altopiano di Pinè dai
cinquecento agli oltre milleduecento metri di quota, arrivando a
maturazione quando quelle di pianura hanno già esaurito il proprio ciclo. Nelle stesse aree crescono le ricercate fragoline selvatiche, il più caratteristico dei frutti di bosco, tanto fragili e delicate, quanto forti in aroma e profumo. Fino ai 1500 metri di altitudine cresce per tutta l’estate una particolare varietà di lamponi,
dal colore rosso intenso e dalla forma leggermente allungata, ricchi di vitamina C e chiamati “ampòmole”.
A questa stessa famiglia appartengono anche le more, dall’inconfondibile colore nero brillante e dall’elevata succosità, a cui sono
riconosciute proprità astringenti. Noti per l’azine protettiva sulla
pelle e sugli occhi sono invece i mirtilli neri e rossi, che maturano oltre i mille metri di quota, soprattutto nell’alta Valle dei
Mocheni e sulle pendici del Lagorai. Proprietà diuretiche e depuranti vanta il ribes, un frutto a grappolo le cui bacche vantano un
aroma diverso a seconda della colorazione: rossa, nera o bianca.
La ciliegia è un frutto che può vantare una buona quantità di fibre
e di vitamina C. In Italia se ne conoscono diverse specie, coltivabili fino ai mille metri di quota in zone riparate dai venti primaverili. In Trentino, in particolare sui terreni della Valsugana, quello
tradizionale è il ciliegio dolce tardivo, che permette la raccolta dei
frutti da giugno fino all’inizio di agosto.
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n’incredibile esplosione di colori, profumi, sapori e
forme: quelle dei piccoli frutti, delle more, dei lamponi,
delle fragole, delle fragoline di bosco, dei mirtilli, del ribes
bianco e rosso, che nell’area tra Valle di Cembra, Valsugana e
Altopiano di Pinè trovano il loro habitat naturale grazie alla presenza di terreni porfirici dalla spiccata acidità e capacità drenante,
alle acque montane morbide e con un clima favorevole.
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Castel Pergine: storia e cultura,
tradizioni e spettacolo
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pre da primavera ad autunno inoltrato il ristorante ospitato
da questo bellissimo maniero che domina l’imbocco della
Valsugana. Castel Pergine è una fortificazione che si erge sul
colle di Tegazzo, una collinetta a est della cittadina di Pergine
Valsugana, sede presunta di un castelliere romano in età antica. Il
castello è di origine medievale e la sua posizione risulta particolarmente strategica, sia per l’ampio domino di terre che va dall’alta
Valsugana, ai monti Celva e Calisio, alla vallata del Fersina e parte
della Val dei Mocheni, sia per la posizione di collegamento tra
Veneto e Trentino.
Nonostante sia stato edificato in pieno periodo Rinascimento, è un
tipico esempio di architettura militare gotico. Dotato di una poderosa cinta muraria, il castello fu a lungo proprietà dei duchi
d’Austria e successivamente dell’imperatore Massimiliano I. Oggi
proprietà della famiglia Oss-Emer, il castello funge da albergo,
ristorante e museo gestiti da Verena Neff e Theo Schneider. Le
camere, collocate nell’area clesiana, sono di un lusso sobrio, ma
tutte caratterizzate dall’atmosfera dell’antico castello.
Per le colazioni è stata riservata la Sala del Trono, mentre la Sala
Nera rinascimentale è l’ideale per una cena a lume di candela. Il
ristorante propone piatti regionali suggeriti dai prodotti di stagione:
la ciliegia, la castagna, la mela, sono spesso alla base delle delizie
presentate con fantasia da Paolo Betti con la sua squadra; mentre
in sala un team di camerieri professionisti curano gli ospiti. Il suggestivo giardino che circonda tutti gli ambienti del castello invita gli
ospiti al relax, alla lettura ed a ritrovare se stessi. Le cinque sale al
secondo piano (Sala del Balconcino, Sala del Vescovo, Sala della
Stufa Verde, Sala del Principe e Sala della Dama Bianca) ospitano
una mostra sulla produzione dei piccoli frutti della valle, una
mostra fotografica sulle bellezze della Valsugana e una mostra con
piantine e documenti sul Castello di Pergine.
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Rifugio Crucolo: cucina
di tradizione e produzioni
gastronomiche da primati
A
metà fra rifugio e ristorante, il Crucolo deve il suo nome al
particolare luogo dove sorge, vale a dire sul cocuzzolo della
montagna di Scurelle, in Valsugana. Costruito agli inizi
dell’800 da un antenato della famiglia Purin, il rifugio è sempre
stato luogo d’incontro e di sosta per i viandanti, i pastori, i “caradori” (carrettieri) e i "boscèri" (boscaioli) diretti in Val Campelle: in
questo caratteristico locale potevano trovare sul focolare la
polenta fumante e un buon bicchiere di vino, ma anche fermarsi
a fare quattro chiacchiere in compagnia e magari una partita a
carte o a bocce.
Il Rifugio Crucolo, magistralmente gestito da decenni da Giordano
Purin è diventato sinonimo di ottima cucina trentina, luogo ideale
per pranzi e cene in allegria grazie anche al Parampampoli, un
liquore alcolico con ricetta segreta (pare composto da caffè, grappa, zucchero, vino ed altro ancora), che si serve, come in un rito,
alla fiamma in caratteristiche tazzine. Oggi l'azienda si è allargata
con un albergo a Scurelle (Hotel Spera) e uno stabilimento in cui si
produce il Parampampoli, ma anche salumi, formaggi e grappe.
Tipicità, tradizione e cultura dell’accoglienza sono i segreti di una
formula che ha fatto del Rifugio Crucolo un’istituzione della convivialità per la Valsugana e per il Trentino.
Sfogliando il menu, si trovano le tradizioni e la semplicità della
montagna. Da non perdere il ritrovo nelle cantine sotterranee, una
specie di santuario dei salumi e dei formaggi: migliaia di salami,
alcuni di lunghezza record, sono appesi ai soffitti a perdita d'occhio,
mentre le pareti sono tappezzate da forme di formaggio.
Il Crucolo, infatti, è anche un marchio di prelibati salumi e formaggi: imperdibili la luganega e lo speck, ma anche il formaggio, risultato di una sapiente lavorazione di latte di altissima qualità prodotto seguendo i metodi antichi. Un grande prodotto caseario unico
nel suo genere che è anche entrato nel Guinnes dei Primati: una
forma di cinque quintali gli è valsa il titolo di “formaggio più grande del mondo”.
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Salumi Fontanari-Pintarelli:
Agnese, la “Signora”
della lucanica
R
ealizzata con fantasia e prodotta in decine di sapori e profumi diversi, la lucanica di Agnese non contiene solo carni
di prima scelta ed aromi o ingredienti naturali che ne arricchiscono gusto e varietà, ma ha in se un più profondo significato: è strettamente legata alla esplosiva e simpatica personalità
della produttrice che ne trasmette “l’anima e il corpo” delle più
radicate tradizioni gastronomiche del territorio.
Una fetta di terra che nulla ha da invidiare a qualsiasi valle
dell’Eden, S.Orsola Terme della Valle dei Mocheni, un pianeta a se
nel panorama delle valli trentine, incastonato tra filari di montagne circondate da laghi, laghetti, torrenti, cascate, mulini ad
acqua, antiche miniere, mantelli di colori struggenti al cambiar di
stagione, antichi tradizionali usi e costumi folcloristici… sembra
proprio che qui il tempo si sia fermato.
Nell’intera valle si parla ancora l’antica lingua dei primi coloni,
misteriose genti provenienti da nord, di origine senz’altro teutonica, un linguaggio misto di tedesco e dialetto trentino, un’usanza che la dice lunga sull’orgoglio dell’identità di minoranza campata dai Mocheni.
S. Orsola Terme, capoluogo di valle, ma anche di piccoli frutti, fragole, lamponi, uva spina, ribes, ciliegie, more, e i mirtilli neri e
rossi dalle riconosciute proprietà protettive per pelle ed occhi.
E grazie ad Agnese S.Orsola è anche capitale di salumi,un’azienda nata oltre cinquant’anni fa, che lavora le carni ancora senza
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macchinari moderni, operando con le procedure più antiche, a
mano, con materie prime sane e fresche, aromi e spezie solo
naturali, ottenendo prodotti di qualità superiore nell’ambito di
un artigianato che ha radici nelle antiche tradizioni e nella lunga
esperienza.
La varietà di tipi delle lucaniche mochene firmate Agnese
Pintarelli è quantomeno intrigante, le
sue specialità sono strettamente legate ai
caratteristici piccoli frutti locali ed è una
esperienza nuova degustarne qualche
fettina al sapore di mirtilli, o noci, cipolla, pinoli, pistacchi, tartufi, oppure alla
carne di cervo…
La produzione dell’azienda varia dallo
speck, che è una dolce delizia, al lardo
alle erbe, dai salami alla mortandela
mochena, dalla pancetta affumicata alla
sopressa e poi carni finissime di cavallo
manzo e cervo affumicate.
Agnese è là, vive nel paradiso terrestre
attorniata dalle sue produzioni classiche
e di fantasia e quando è costretta ad
allontanarsi per promuovere i prodotti
dell’azienda, in cuor suo diventa triste,
perché ogni momento trascorso lontano
dalle splendide realtà naturalistiche,
umane e sociali di S.Orsola, le fa sentire
più forte, più struggente, l’appartenenza
ad un territorio unico al mondo.
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Significativa immagine
in ricordo di tempi lontani
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Laghi di Levico
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THE WINE CADELAGHET ACADEMY
The Academy is in the Municipality of Civezzano on a hill (469 m. a.s.l.), it
was founded in 1990 from the project of Renato and Luciana Fronza just to
offer a scrupulous selection of typical Trentine wines to the ones who think of
wine as a joy in life. The Cellar, characterized by old doorways and steep red
stone stairways has been renovated and now it’s the ideal environment for this
ancjent drink: wine. The vineyards, because of their low yield, give wines of
very good structure and long duration. The limited number of produced bottles
underlines the craftsmanlike character of the production.
In addition to the wines the farm produces blueberries, raspberries,
strawberries, together with apples and grapes typical of the
Trentine Region.
The Academy offers wines such as: Chardonnay, Nosiola, Pinot Grigio,
Marzemino, Cabernet Sauvignon, Pinot Nero, Merlot, and Enantio Terra dei
Forti Valdadige all of them of guaranteed quality.
Together with these special wines visitors can find even Trentine Spumnte
(sparkling wines), all of guaranteed quality,
Academia and Millennium both mellowed and improved on ferments for 36
and 48 months. A grotto in the porphyritic stone, used as a refuge during the
world wars, gives them long time hospitality at a uniform temperatureand in
darkness. Wine producers use to store wines in such a wood fit to mellow the
above mentioned wines, mainly the red ones and from the wooden barrels into
bottles where wines can stay much longer. This Philosophy “ let time do “,
what you could make in a very shorter time with technology, is the guiding
line of this Academy.
The company offers, moreover, products from all the regions of Italy together
with the wines in festivities gift wrapping.
BARONE A PRATO, THE FORERUNNER OF PINOT NERO
Up here time seems to have stopped. Everything has the fascination of slow
pace. It is like going back in time. Back to the Italian journey of Albrecht
Dürer, the renowned German artist, who travelled to Valle di Cembra in
1945, depicting a manor house that dominated the valley. His journey from
Nuremberg to Venice took nearly a year to complete, months of exploration
and detailed recording. The artist either loved or repudiated. He chose his
subjects in a spontaneous manner, following only his instinct and personal
sensorial experience. He grasped moments of pleasure, stopping them in time,
and transmitting the meaning of the journey itself. He is in fact considered as
the founder of modern landscape painting. Autonomous and independent,
well-educated and gourmand, he suggested new itineraries to be discovered
and enjoyed in their territorial identity. The Baron a Prato family is trying to
preserve such identity, producing wines from its noble traditions. Giovanni
Napoleone a Prato, was the first to introduce the cultivation of Pinot Nero in
Trentino, after exhaustive studies in Dresden, Vienna and Klosterneuburg and
experience in wineries in France, Spain, Sicily, including Tunisia. All of this
can be found in the enchanting winery in Piazzo, near the remains of the
ancient manor house painted by Dürer. Where sipping wine is like going back
in time. Sipping history as well as excellent glasses of wine. Chardonnay,
Cabernet and especially Pinot Nero. And in so doing, honouring the first
mentor of this grape variety.
PILZER DISTILLERY: THE ALEMBIC SCIENCE
Vineyards of humble Schiava grapes have been the most widely cultivated in
the Valle di Cembra. Grapes used for the production of a simple, immediate
and satisfying wine. Bruno Pilzer was born in Faver, where Schiava grapes
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equals grappa. With the help of his brother Ivano, he is one of the most
outstanding representative of the so-called “alembic’s nouvelle vague”. Not
only in Trentino. First of all he is one of the most influential expert in his
field, a born experimenter, very scrupulous and careful, in love with his job
and valley: Valle di Cembra. The homeland of grape pomace distillation. The
verb ‘Lambicar’ has a double meaning: “working hard” but also “using the
alembic” in order to obtain delicious alcoholic nectars. His distillery is a
family-run business, deeply rooted in the local traditions, but equally
committed to pursue technological innovation, in order to produce excellent,
genuine Trentino grappa. Bruno Pilzer and his grappa varieties have been
awarded many prizes and recognitions. The beautiful taste of all his grappa is
mainly obtained through the excellent quality of raw materials (extremely
fresh pomace, still soaked with wine) and the expertise and skills of Bruno
Pilzer. His grappa are delicate, smooth, full-bodied, elegant and at the same
time light and powerful, immediate with a persistent finish of ripe, fragrant,
tasty grapes. Unforgettable.
MOLINO DEI LESSI: A SHORT BUT EXCELLENT WINE LIST
Each valley has its own particular vine variety and every community boasts
different wines. Vine, wines and places. Always characterised by a desire for
joyful collective alcoholic relief. Harvest selection was already known to the
Etruscan people and it affected the evolution of valleys and landscape. Zones,
villages or tiny districts, all of them proud to offer peculiar wines. Emma
Clauser does not like to change the rhythm of nature. On the contrary, she is
an environmentalist and runs her business according to the strict principles of
organic agriculture. No chemicals, no cultivation or vinification techniques that
may compromise grapes’ or wines’ intrinsic balance. But nothing is left to
chance. An enologist with agronomy skills, Emma Clauser remains humble
and does not show off her many awards and recognitions. She produces little
but good wine. A red and a white wine with strong character. In their image
too. Simple, genuine, sincere.
POJER AND SANDRI: WHEN PERFECTION BECOMES
ENJOYMENT
Essential like “Essenzia” or vivacious like their Spumante? Firm and
distinctive like “Faye” or never tamed like “Müller Thurgau”? There is no easy
answer to such a question: the wines by Mario Pojer and Fiorentino Sandri
continue to amaze. They have dominated the enologic scene in Trentino for
over 30 years. Challenge is their motto. They were the first to bet on Müller
Thurgau, on ‘rose’ vinification of Schiava grape, on ‘late harvest’, on new
winemaking practice. Enologic technique and agricultural knowledge for
remarkable and prestigious wines. Since the last harvest Maso Besler vineyards
in Valle di Cembra also started production of new esteemed wines. Variegated
and unmistakable. It is impossible to summarize the pleasure of tasting their
wines or describe their commitment in finding new agronomic challenges:
altitude vineyards in Grumes, near the Valle di Fiemme – also used for the
production of special vinegar – wine, fruits and the enhancement of their
prestigious distillery. Among their best wines: Spumante, Essenzia and Faye,
Besler Biank, Müller Thurgau, Sauvignon, Traminer and the acidulous and
captivating rosé “Vin dei Molini” – from Rotberger grapes. And again
Chardonnay, Pinot Nero, Nosiola and other grapes, both red and white. The
Spumante with its rhythmic perlage is extremely vivacious, persuasive and
mellow, refined and versatile. The “Essenzia” is thick, fragrant, sweet and
acidulous, essential and variegated. And the red “Faye”, beautiful in colour
and fascinating in its gustatory and olfactive delights.
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AZIENDA VITIVINICOLA SANDRI: WHERE BEAUTY
MEETS BRAIN AND ABILITY
Faedo and its vine-dressers. In this village on the hills between Val d’Adige
and Val di Cembra, the street sign have been replaced by old presses with
stylized bottles to show the way to the village’s small and prestigious
wineries. Arcangelo Sandri own two hectares of vineyards which are looked
after by his daughters, Nadia and Sonia, both enologists and with a Degree in
Agricultural Sciences. In a short period of time they have remarkably
influenced the style of the family wines, by focusing on protecting territorial
identity. Different varieties and different wines. “Canopi”, pure like
Chardonnay, bright golden colour, with nice greenish reflections, variegated
nose, with scents of hazelnuts and oriental fruits, mellow, robust, juicy with
fresh aromas of apples, gently astringent with a full-bodied sapid finish. One
of the best Trentino Chardonnay. Their Capor, from Lagrein, is a real
champion. A magnificent deep red, inviting, aromatic to the nose and fruity
in the mouth. It will probably reach perfect minerality in a few years’ resting
time, but it can already be regarded as the best Lagrein in Trentino.
VILLA CORNIOLE: WHERE CREATING WINE
IS THE FAMILY HOBBY
The red gold of Val di Cembra is igneous rock. The borthers Pellegrini’s
winery is entirely excavated in igneous rock with a singular wall where the
mineral becomes like a theatre setting. The Pellegrini are a family of
entrepreneurs in the construction sector and they are passionate about wine
making. They are now mastering the vinification art, particularly as far as
Teroldego grapes are concerned. Walter Webber is chief enologist with a great
respect for Trentino traditions. He has created typically local white and red
wines. The ‘7 Pergole’ Teroldego is immediate, with fresh notes of red fruits
and scents of leather and tobacco. Robust and versatile, elegant and refined is
also the “Gregiòti”, from cabernet sauvignon grapes. Müller Thurgau and
Chardonnay along with the ‘Lukin’ reserve from Chardonnay grapes are also
worth a mention. Pleasant and immediate the Lagrein.
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its roots and he represents it in sculpted skilful images.
The raw matter has no secrets for his hands, he knows how to carve, to mould,
to model and to cast, to create with snow and ice, with marble and bronze, but
it’s with wood that the artist can reach the best expressions of his talent.
He goes from religious sculptures to contemporary art pieces, from real figures
to surreal ones, like his hand print which seems to pass through the wooden
matter to melt and then expand beyond it.
An artist of great talent, culture and experience, good teacher in courses of
sculpting in the Trentine Region, he’s on the same wavelength as visible and
invisible realities of his territory, of which he is a prophet, from which he picks
up roots and soul with magic intuitions.
PAOLO COLOMBINI: IGNEOUS ROCK AS THE ARTIST’S
“ALIVE FLESH”
Born in Trent in 1950, Paolo Colombini is a singular artist on the artistic
Trentino scene. His vocation mainly originates from a natural sensibility
towards nature and its extraordinary manifestations.
Igneous rock is the main material he uses for his works of art and it carries
with it a strong connection to nature and powerful expressive ability.
He creates pieces of furniture and urban design elements starting form the
natural shape of igneous rock. His peculiarity is that he leaves the rock free to
express itself without transforming its natural shape. He is an interpreter of
the rock, more than a sculptor.
The great respect he shows for the forms of nature is a key element in the
interpretation of his works.
“Presenze” and “Fiori di fiume” are displayed in national museums: monolith
objects of great visual impact.
His work “IL FARO”, (the lighthouse) was commissioned by the Carabinieri
army to commemorate the soldiers who lost their lives in Nassirya and in
December 2006 he terminated his “OPERA CICLICA” for the province of
Trent, a massive monument that can be seen from the A22 motorway near
Rovereto, Km 161.
His art is also renowned in Usa and Europe.
ZANOTELLI: THE STRENGTH OF WINE LIES IN ITS ROOTS
Wine is synonymous for territorial culture as it is a product suited to its land
of origin.
Recovering and reinforcing the relationship with the land means preserving
the memory of a community. Tradition should be defended and interpreted
not as a “static principle”. The Zanotelli family represents a good example of
vinification experience, environmental care and politeness. All essential
elements for the production of peculiar wines. Thousands of bottles are
produced in their winery in the heart of the village which is open to the
public. Their wines are immediate and genuine. Among their best creations
are Pinot nero, Mueller Thurgau, Chardonnay and Pinot grigio.
HIGH QUALITY TRENTINO, THE MULLER THURGAU
DOC WINE
Muller Thurgau is a young vine which was created in 1882 thanks to the
efforts and the passion of Hermann Muller, a scientist from the Swiss Canton
Thurgau, who dedicated his whole life to this new grape breed. The production
of this grape has a very interesting history: at the beginning it raised some
suspicion in the scientific community and it was used mainly in the production
of wine together with other varieties, but from the 1970s it was first used
alone. This originated an excellent wine, aromatic and fruity, and the soil of
Valle di Cembra proved to be the ideal environment for these grapes.
EGIDIO PETRI: A MASTER IN THE CARVING ART,
A FULL-SCALE ARTIST.
SEGONZANO: a fascinating medieval landscape in the green, you can notice
it from far away, as soon as you turn into the valley, from Cembra, and you
are attracted by the ruins of the millenary castle, by those strange pinnacles,
odd, certainly to visit, to take pictures of, to touch, those pyramids towering
over the fir-woods, funny with their “flat hats” on the tops.
Egidio Petri is an artist representing in an uncommon way the magic
landscape of the ancient Cembro village, he is an integral and integrated part
of it, its tradition and its culture. Egidio can pick up its historical substratum,
ZANOTELLI: PASSION AND COMPETENCE
The history and passion of the Zanotelly family for livestock farming,
butchering, trade and production of typical local products dates back to 1949
thanks to the initiative of Carlo, who is married to Pia, and has two sons
Giuseppe and Silvano, whose respective wives and children also work in the
family business.
Carlo used to be a “sensar”, i.e. he used to sell and buy livestock, so he is an
expert in that field. The animals at the Zanotelli farm spend most of their time
in the open air even in winter, so that they can breathe fresh air and enjoy the
season changes. The ”limousine” cross breed cattle has a thicker and longer fur
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in winter time and adapts very easily to the cold season. Among the best
products from this farm are smoked bacon, salted and smoked meat as well as
the famous luganega sausages of Val di Cembra.
AGRITUR EL VOLT: A PLUNGE INTO THE SOBRIETY
OF RURAL WORLD
In an old 16th-century rural house in the heart of Palù di Giovo, mamma
Maria has carried on for 30 years the old Trentino traditions preparing
typical mountain dishes using only the most genuine products. In 1977, after
attending a meeting during which new agritourism opportunities where
explained to Trentino farmers, Mrs. Maria decided to take a chance on this
project and involved the whole family. The result is a cult destination for
food lovers searching for genuine food, whose enchanting pictures can be
found in magazines all over the world. Marcello, her son, welcomes guests in
a beautiful cellar built in the rock, with a good glass of Nosiola produced in
their farm. The cuisine is typical of the Valle di Cembra and ranges from the
excellent potatoes tortel, tasty luganega sausages, salted meat to typical
cheese (such has Casole and Puzzone of Moena or Vezzena) served with
rhubarb jam pickled green tomatoes. The ambience itself is worth a visit: a
picturesque porch, with doors to the old stables and cellars, leads to the
restaurant. The first floor boasts a kitchen and bedroom with authentic rural
furnishing. The house is surrounded by a allotments and a big igneous rock
garden, with views of Valle di Cembra and vineyards. A return to the past
and genuine hospitality.
“LOCANDA DEL PASSATORE”: PLEASANT FUSION WITHIN
TRADITIONS OF TRENTO AND ROMAGNA
You have to look for it, you can’t find it so easily, you have to thrust yourself
forward in the lanes of Faver, take the wrong way, go back and then, at last,
here it is: the farmhouse, with its well-kept gardens, with a hilltop opening on
an enchanting valley!
Restaurants here are dressed of that elegance, delicate and refined, typical of
the Trentine attracting noble Houses. This elegance is to let guests feel at
home, and to serve foods transmitting messages of knowledge and flavours of
Emilia and Romagna, with a clear and strong mark of Trentine culture.
An original cooking the GIANNI BACCI’ s one, with cultural roots in
Romagna, loving mountains and its product, dishes from the Trentine
tradition reinvented with fantasy, worked out with genuine skill and love.
It’s a daily use to invent and offer recipes carried out with quality staples, in a
cuisine really innovatory, always evolving in season, looked after by Gianni
and served by MARIA & GIOVANNA who treat guests as they were longtime friends.
Climbing to FEVER is worth as, after the restaurant “ Locanda del Passatore”,
every one goes back home gratified Giann’s cooking skill and by the familiar
welcome and the never ending flow of natural beauties Val di Cembra offers
with splendid generosity.
LOCANDA DELLO SCALCO: A PERFECT CULINARY BLEND
OF TRENTINO NOBILITY AND TUSCAN GENUINENESS
Locanda dello Scalco restaurant is situated in the former mountain farm-house
of Segonzano castle. The building dates back to 1681 and was used as a farm
house until 1960, while in the last 20 years it has been used as a retreat by a
group of friars. When the friars left the building, Cristoforo a Prato and his
wife Francesca decided to make their dream come true: turn it into a little
charm hotel with all the comforts of modern life, but without forgetting the
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fascination typical of the past. The restaurant is divided into two rooms: one
for the hotel guests and the other one for the post house “Lo Scalco”, totally
separate from the hotel. In the garden snacks with cured meat, cheese,
bruschettas, finger food, are served accompanied by excellent regional and
national wines. Cristoforo is from Trentino while his wife Francesca is from
Tuscany (from Radda in Chianti near Siena): a mix between different lands
and cultures that reflects in a peculiar combination of their respective culinary
traditions and typical dishes. The cuisine offers the best selection of dishes
from Trentino and Tuscany such as ribollita (a Tuscan soup), tagliata meat, Tbone steak, canederli, smacafàm (buckwheat cakes served with sausages and
cheese), potatoes tortel.
RISTORANTE MASO FRANCH: WHERE HISTORY MIXES
WITH OUTSTANDING DELICACIES
356 metres on sea level, Maso Franch domintes the Adige valley and the
village of Lavis. This mountain farm-house was built between 18th and 19th
century by Pietro Franch from Verla di Giovo, who was born on 25 August
1771 and died in May 1864. Pietro Franch moved to Pian di Castello after
donating his house to the Giovo people, which later became an elderly
hospice. In 1809 during the Tyrol insurrection he was captain of the Tyrol
infantry regiment. After the armistice he was caught prisoner and sent to
Mantova to be executed, but he was rescued by a priest. In the 19th century
one more rural building was built and share farmers were involved in the
cultivation of vines and production of local wines. For about two centuries
the Pian di Castello area was administered by two families: Sette and
Cristellotti. The project by Cantina La Vis and Valle di Cembra, which
bought Maso Franch in 2000, involved vineyard recovery and development of
a rural tourism model. Opened at the end of September 2006, the Gourmet
and Relais Maso Franch combines warmth of simplicity and local tradition
with the taste for scrupulous hospitality. Bright and comfortable suites, a
small wellness centre, a lounge bar and a first-class restaurant directed by the
chef Markus Baumgartner, whose family runs the entire complex. “My cuisine
- explains the chef- is suited to the territory, refined and creative. It is all
about discipline, thorough research of raw materials and a job that I live to its
fullest, whit my whole self”.
RISTORANTE CA’ DEI BOCI: THE PARTY
IS UNDOUBTEDLY HERE
Montagnaga is a little village in the Pinè plateau, a picturesque area rich in
woods and mountain lakes, situated 20 km far from Trent. Cà dei Boci
restaurant, member of the “Osteria tipica trentina” (typical trentino osteria)
club. Typical restaurant recently renovated yet keeping a traditional mountain
ambience, is open all year round and has up to 200 seats, including a
banqueting and conference room. Theme dinners are also regularly planned
and great attention is given to the perfect match with Trentino wines. The
restaurant also participates in enogastronomic events, such as the one
dedicated to Müller Thurgau, an important international event for white wine
lovers. The Leonardelli family, who has managed the Cà dei Boci restaurant
since 1899, also owns the nearby Hotel Posta. Achille runs the business with
the help of his brothers Adrio and Leonardo, who passionately and tenaciously
continue the family’s tradition passed onto them by their father Giovanni,
awarded the prestigious “Stella dell’Albergatore” (Hospitality Star). The
environment is very charming, typical of Trentino and Tyrol. The dishes can
be either traditional or more elaborated, but in both cases executed with the
expertise and creativity of the chef Achille Leonardelli, also a funny
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entertainer, who serves delicacies prepared with excellent and genuine raw
materials according to the season. The charming cellar boasts a wide selection
of wines. Not to be missed: home-made tagliatelle.
RISTORANTE DUE CAMINI: THE SEDUCTION OF SIMPLICITY
An authentic mountain chalet, harmoniously set in the pleasant landscape of
Baselga, thanks to the use of local natural building materials.
Its name “Due Camini”, which means “two chimneys”, reminds of the main
feature of the dining area: two massive chimneys welcome entering guests,
giving an unusual ambience to this evocative little restaurant and creating a
warm feeling that prepares guests for the tasty and genuine gastronomic ideas
offered by its cuisine.
For more than 30 years Franca Merz and Lucia Balbo have run this cosy
chalet. Franca’s expertise as restaurant owner and sommelier ensures a refined
selection of wines. Among the dishes, venison in a cream sauce with polenta
and caramelised apple pie stand out because of their beautiful taste, as well as
the more traditional mushrooms tagliolini and strangolapreti. Wild berries in
the Summer time and mushrooms in Autumn are Mother Nature’s best gift
and they both grow wild in the surrounding woods.
In 1983, ten bedrooms were added to the restaurant: providing a comfortable,
tranquil and relaxed environment for a maximum of 20 guests.
RISTORANTE TRE COLOMBE: THE CONCRETENESS
OF TRADITIONS
Sober and elegant décor, wooden girders, Ignaus rock stones, tables decorated
with hand-stitched laces and copper place cards accompany the dishes prepared
by Mara, a passionate chef, and Mauro Colombini, who opened the restaurant
in his family home, in S. Stefano, a small village in Val di Cembra. It is a
family-run restaurant, open during the week only in the evening and on
Sunday only at lunch time. The menu basically remains unchanged to
guarantee genuine home-made dishes, from bread to pasta including cakes.
Home-baked bread is served warm in copper baskets and accompanied with
extra-virgin olive oil. The menu includes regional as well as national recipes,
selections of cheese and chocolates. The wine list boasts labels from the Wine
Academy in Civezzano (directed by enologist Renato Fronza, Mara’s
brother),and local Trentino and national labels.
THE TASTE AND WINE TRAIL FROM THE VALSUGANA
TO THE LAGORAI
A JOURNEY THROUGH HISTORY, TRADITION AND NATURE
If you would take a closer look to this Alpine landscape you will discover its
incredible beauty and its secrets. This is the case of the Valsugana, the valley
going from Trento towards Padua, where you will be able to enjoy the view
of two magnificent lakes: the Lake of Caldonazzo and the Lake of Levico
which seem to invite the tourists to relax on their shores. The first is the
largest lake in Trentino, and its climatic conditions make it perfect for
windsurfing and sailing, but it offers far more than mere entertaining, it
offers culture and history with the ancient church of S. Ermete and the
mining museum, Museo delle Miniere, in Calceranica al Lago. Caldonazzo
will tempt also food lovers with its apples and traditional dishes, such as the
Mortandela di Caldonazzo. The hill of Tenna is a fascinating place
separating the two lakes, from the top of which you can enjoy a breathtaking
view in a romantic and intimate atmosphere, indeed from there you can
reach the St. Valentine’s Church. The visit to Levico Terme will bring you
back to the 19th century in the enchanted Belle Époque, when the Austrian
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aristocracy used to spend a lot of their time there. The major attractions are
the Hapsburg Park with its exotic and rare plants and its Art Nouveau
building, and the Castle of Pergine Valsugana. From here our journey goes
to the Upland of Pinè and on to the mysterious Valle dei Mocheni, a valley
where the time seems to have stopped and where you will find a landscape,
and traditions untouched by time and a language which is now protected as a
minority by the cultural institute Istituto Culturale Mocheno Cimbro.
Instead, S. Orsola Terme is the right place if you want to taste all kinds of
wild berries. However, the real encounter with the untamed nature, in places
where men do not seem to have stepped their feet yet, awaits you on the
thousands year old mountain range of the Lagorai. Here, among gentle
slopes covered with meadows you can still feel the ancestral soul of these
silent peaks and small lakes which are a remedy from the everyday chaos of
the urban life.
A QUICK GUIDE TO LOCAL PRODUCTS
STRAWBERRIES, CHERRYS AND OTHER SMALL FRUITS
Strawberries, raspberries, blueberries, huckleberries and currants have always
been growing spontaneously on these mountains and have always represented
a fundamental agricultural resource for the people who lived there.
Strawberries are cultivated mainly in the Valle dei Mocheni and on the
Upland of Pinè and in these same areas grow also the delicate but tasty wild
strawberries, the most typical fruits of these woods. Up to 1,500 mt of altitude
grows a peculiar raspberry type, called “ampòmole”, belonging to the same
family of the bright black and juicy blueberries, whereas over 1,000 mt you
will find black and red huckleberries. You can also find all the varieties of
white, red and black currant. All these berries are not only tasty and sweet but
have also healing properties.
Cherries are fruits rich in fibres and vitamin C which are cultivated all over
Italy. In Trentino you will find a variety that can be harvested from June until
the beginning of August.
SMALL FRUITS
An incredible explosion of colours, scents, flavours, and shapes: the area
between Valle di Cembra, Valsugana and Pinè Plateau offers the perfect
environment for a whole variety of small fruits, blackberries, raspberries,
strawberries, wood strawberries, blueberries, white and red currants, thanks to
a highly permeable and draining soil, fresh mountain water and a favourable
climate.
CASTEL PERGINE: HISTORY AND CUISINE, TRADITIONS
AND SHOW
Situated in a beautiful manor-house, this restaurant only opens in late
autumn. Castel Pergine is a fortification of medieval origins on the Tegazzo
hill. Although it was built in the Renaissance it is a typical example of gothic
military architecture. Surrounded by thick and robust walls the castle was in
possession of the Dukes of Austria and later of Emperor Maximilian I.
Today it is in the hands of Verena e Theo. And the castle is a hotel,
restaurant and museum. The rooms are soberly deluxe, all imbued with the
castle atmosphere. The Throne Room is reserved to breakfast, while the
renaissance Black Room is ideal for candle-light dinners. The restaurant
offers season products: cherries, chestnuts, apples are often base ingredients
of the recipes prepared with creativity by Paolo Betti, Christian, Manuel, and
Igor; while Francesco, Max, Giuliano and Mircea look after their guests. The
enchanting garden is perfect for relaxing, reading or reconnecting with
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yourself. The five rooms on the second floor exhibit a show on the
production of small fruits from the valley, a photographic exhibition on the
Valsugana beauties and a display with maps and historical documents on
Castello di Pergine.
RIFUGIO CRUCOLO: TRADITIONAL CUISINE AND RECORD
GASTRONOMIC PRODUCTION
The Crucolo lodge takes its name from the top of the mountain Scurelle, in
Valsugana. Built in the early 19th century by the Purin family the spot has
always been a meeting point for travellers, shepherds who could pop in and
enjoy some polenta with a good glass of red wine. The Rifugio Crucolo is
superbly run by Giordano Purin and is now a synonym for excellent Trentino
cuisine, the ideal spot for a merry dinner with friends, also thanks to the
Parampampoli liquor, a secret recipe liquor (maybe made with coffee, grappa,
sugar, wine etc.) served flambé in characteristic mugs. There is also an
hospitality section: the Scurelle hotel (Hotel Spera) and a farm where liquor is
distilled, but also salami, cheese and grappa are produced.
The menu is based on mountains’ simple traditions.
Not to be missed a visit to the underground cellar, a sanctuary of cured meat
and cheese. Crucolo is in fact a quality brand for superb cured meat and
cheese.
A cheese mould has also been published in the Guinness Records as the
biggest cheese mould in the world: 5 quintals.
FONTANARI-PINTARELLI CURED MEAT: AGNESE,
THE LUCANICA SAUSAGE LADY
Produced with fantasy and in several different flavour and aroma varieties,
Mrs. Agnese’s lucanica sausage is made with the most genuine top quality
meat and also reflects the funny explosive personality of its creator.
S.Orsola Terme in Valle dei Mocheni is a natural heaven: a scenery of valleys,
mountains, little lakes, waterfalls… where time seems to have stopped and the
ancient language is still spoken.
The genuine and traditional meat processing methods of Agenese is enriched
with the use of local small fruits, such as blueberries, walnuts, onions,
pistachios, truffles..
Besides sausages this nice lady also offers excellent speck, salami, mortandela
mochena, smoked bacon.
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ACCADEMIA DEL VINO CADELAGHET
Die „Accademia des Weins Cadelaghet“ liegt im Hügelland um Civezzano auf
469 Meter über dem Meeresspiegel und wurde 1990 von Renato und Luciana
Fronza mit dem Vorhaben gegründet, allen begeisterten Weinfreunden eine
sorgfältige Auswahl der besten Erzeugnisse der Region Trentino-Südtirol
anzubieten.
Der Weinkeller mit seinen alten Toren und den steilen Treppen aus rotem
Stein wurde vor etlichen Jahren renoviert und ist nun ein ideales, stilvolles
Ambiente zur Lagerung und Reifung der Qualitätsweine. Der niedrige Ertrag
der Rebstöcke ist die Grundlage für gut strukturierte und haltbare Weine. Die
begrenzte Produktion steht für die noch traditionelle handwerkliche
Erzeugung. Neben Wein wird in diesem landwirtschaftlichen Betrieb auch
Beerenobst (Heidelbeeren, Himbeeren, Erdbeeren …) angebaut. Es ist
zusammen mit Äpfeln und Trauben ein Glanzstück der Landwirtschaft im
Trentino.
Zur Produktpalette der Accademia zählen: Chardonnay, Nosiola, Pinot Grigio,
Marzemino, Cabernet Sauvignon, Merlot, alles Weine mit dem Qualitätssiegel
„D.O.C.“ (zertifiziertes Ursprungsgebiet), Valdadige Terra dei Forti Enantio
D.O.C., die Schaumweine “Accademia” und “Millennium”, die in einer
Porphyrgrotte lange reifen.
Denn in der Accademia gilt das Motto: Gut Ding will Weile haben.
BARONE A PRATO, DER VORLÄUFER DES PINOT NERO
Hier im Cembra-Tal scheint alles vom Zauber der Ruhe erfüllt zu sein. Alles
erweckt den Eindruck, man befinde in der Zeit der Italienreise von Albrecht
Dürer. Der deutsche Künstler weilte 1495 im Cembra-Tal und malte dabei die
Burg, die über dem Tal thront. Er wird als Gründer der modernen
Landschaftsmalerei angesehen, ein Entdecker neuer Wege, die man in ihrer
territorialen Identität genießen soll. Das ist es, was die Dynastie Barone a
Prato heute noch bewahrt, indem sie Weine herstellt, die genauso
bemerkenswert sind wie ihre adelige Abstammung. Einer ihrer Vorfahren hat
als Erster den Anbau des Pinot Nero in Trentino eingeführt. Der prachtvolle
Weinkeller Barone a Prato befindet sich bei Segonzano, in der Nähe der alten,
von Dürrer festgehaltenen Burg. Und dank dieser Weine, wie Chardonnay,
Cabernet und insbesondere Pinto Nero, ist es möglich, in Gedanken zu Ehren
des ersten Mentors des Trentino in die Vergangenheit zurückzuschweifen.
SCHNAPSBRENNEREI PILZER: DIE WISSENSCHAFT
IN DEN DESTILLIERKOLBEN
Bruno Pilzer ist einer der besten Branntweinbrenner der Region, der in seine
Arbeit und sein Tal verliebt ist: Das Cembra-Tal ist das Hauptgebiet von
Trentino, wo die alte Kunst der Destillation zu Hause ist. Die Brennerei ist
ein Familienbetrieb, wo man noch die Tradition achtet – allerdings arbeitet
man mit den neuesten Methoden der Destillation. All dies nur, um einen
immer besseren Schnaps zu erhalten und zwar mit den typischen Merkmalen
der Region. Bruno Pilzer und seine Schnäpse haben außerdem schon viele
Preise gewonnen. Seinen zahlreichen Schnäpse entfalten die
unterschiedlichsten Düfte und Geschmäcke, was sowohl auf der Qualität der
Rohstoffe, als auch auf der Kunst von Bruno Pilzer zurückzuführen ist. Pilzer
bietet eine große Auswahl von feinsten vollmundigen, faszinierenden aber
gleichzeitig leichten und schmackhaften Schnäpsen. Unvergesslich!
MOLINO DEI LESSI: NICHT VIELE ABER LECKERE WEINE
Jedes Tal besitzt seinen eigenen Weinstock und jeder Ort rühmt sich demnach
verschiedener geschmacksvoller Weinsorten. Der Wein ist im Cembratal und
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Nonstal schon seit dem 8. Jahrhundert v. Chr. bekannt: Schon die Etrusker
kannten die Kunst der Weinrebenauswahl und haben daher die Entwicklung
der Täler und die Terrassierungen um das Cembratal herum beeinflusst.
Emma Clauser von der Kellerei Molino dei Lessi hat es nicht gerne, die
natürlichen Rhythmen zu verdrehen. Deshalb leitet sie ihren Betrieb
biogemäß. Keine Chemie, keine Anbau- oder Weinherstellungsmethoden, die
das Gleichgewicht der Trauben oder der Weine gefährden könnten. Ihre
Weine haben mehreren Preise bekommen. Sie produziert zwar nicht viel
Wein, dafür aber einen sehr guten. Einen Weiß- und einen Rotwein,
geschmacksvoll und vollmundig, einfach Autorenweine. Auch in der Optik:
rein und echt.
POJER UND SANDRI: WENN PERFEKTION ZUR WONNE WIRD
Seit mehr als 30 Jahren sind Mario Pojer und Fiorentino Sandri die Stars der
Trentiner Weinszene. Genau wie ihre Weine, sind auch sie stets auf der Suche
nach einer Herausforderung und einem persönlichem Triumph. Die
Kombination aus Weinbautechnik und Bauernweisheit sind das Erfolgsrezept
für ihre wertvollen und kostbaren Weine - vielfältig und stets
unverwechselbar! Es ist unmöglich, den Reiz einer Verkostung in wenige
Worte zu fassen, genau so, wie es unmöglich ist, ihr Engagement für immer
neue agronomische Herausforderungen zu beschreiben, sei es die Produktion
von besonderen Wein- und Fruchtessigsorten, oder der Ausbau ihrer
geschätzten Brennerei. Welche Weine sind besonders erwähnenswert? Da
wären z.B. der Schaumwein, die Weine „Essenzia“, „Faye“, „Besler biank“,
„Müller Thurgau“, „Sauvignon“ und der „Traminer“, sowie der einladende
Roséwein „Vin dei Molini“, um nur die wichtigsten zu nennen. Aber auch die
anderen Weine wie „Chardonnay“, „Pinot nero“, „Nosiola“ und weitere
Traubenmischungen stehen diesen in nichts nach. Der Schaumwein ist
jedenfalls derjenige, der den Reigen eröffnet. Mit einem feinen Perlage ist er
prickelnd und überaus verlockend.
KELLEREI SANDRI: WO DIE SCHÖNHEIT AUCH INTELLIGENZ
UND FÄHIGKEIT IST
Die Stadt Faedo und ihrer Winzer – in diesem Ort findet man einen kleinen
aber hochwertigen Keller. Einer von diesen kann sich eines einzigartigen
Primates rühmen: Die Weingärten der Familie von Arcangelo Sandri werden
von den Töchtern Nadia und Sonia gepflegt. Die beiden Önologinnen haben
das Produktimage aufpoliert, aber hauptsächlich die Möglichkeiten ihrer
Weinreben verbessert. Ihre Weingärten auf den Bergen sind ein
wunderschöner Anblick, die Weinstöcke zwischen den Tannen und Buchen,
welche Teil der territorialen Identität sind und den Zauber von Faedo
zwischen Etschtal und Cembratal ausmachen. Die Weine werden nach dem
Weingarten benannt. Wie zum Beispiel der Canopi, ein Chardonnay mit
leuchtender Goldfarbe, duftend, saftig, frisch und vollmundig. Der Capor ist
ein hervorragender roter Lagrein, aromatisch und fruchtig, wahrscheinlich der
beste Lagrein des Trentino.
VILLA CORNIOLE: WO DIE WEINHERSTELLUNG EINE
FAMILIENLEIDENSCHAFT IST
Das rote Gold des Cembratals ist der Porphyr. Aber in der in Porphyrgestein
gegrabenen Kellerei der Geschwister Pellegrini ist das rote Gold auch der
Wein. Die Pellegrinis sind besonders geschickt in der Rotweinherstellung aus
der roten Teroldegotraube. Sie stellen sowohl Weißweine des Cembratals als
auch Rotweine der Rotaliana-Ebene her. Der Teroldego „Sette Pergole“ ist
stark, mit einem frischen Aroma von roten Früchten und wilden
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Kornelkirschen. Beim Cabernet Sauvignon „Gregiòti“ ist diese Stärke mit
Vielseitigkeit und Feinheit verbunden. Sein Geschmack ist sanft und weich.
Die anderen Weine sind alle Trentino Doc: traditioneller Müller Thurgau und
Chardonnay, zusammen mit der Auslese „Lukin“ aus der Chardonnaytraube.
Der Lagrein ist lieblich und leicht.
ZANOTELLI: LEIDENSCHAFT UND KOMPETENZ
1949 beginnt die Geschichte dieses Familienbetriebes. Ihr Herz schlägt für die
Viehzucht, die Schlachtung, die Vermarktung und die Herstellung von
typischen lokalen Produkten. Carlo, der Stammvater der Familie, arbeitete als
„sensar“, kaufte und verkaufte also Vieh. Damals musste man noch jedes Stück
Vieh mit den Augen schätzen, denn es gab keine Waagen. Danach begann die
Verhandlung des Preises oder der eventuelle Tausch mit anderen Tieren.
Das Vieh des Betriebs Zanotelli kann noch wahre Bergluft genießen; auch im
Herbst und in Winter bleibt das Vieh im Freien und darf sich der Jahreszeiten
erfreuen. Die Familie Zanotelli kann stolz darauf sein, eine vollständige
Herstellung zu besitzen: Von der Pflege der Weiden bis zur Auswahl der
Tiere, von der Schlachtung bis zur Erzeugung der typischen Leckerbissen des
Cembratals wird alles in der Familie gemacht.
EGIDIO PETRI: EIN MEISTER DER BILDHAUERKUNST,
EIN MEISTER IN ALLEN BEREICHEN
Segonzano: eine bezaubernde grüne Landschaft mit mittelalterlichen Zügen. In
Richtung Cembratal erwarten einen die suggestiven Ruinen der
jahrtausendealten Burg und dann die seltsamen und kuriosen
„Pyramidentürmchen“, die man unbedingt besichtigen, berühren, fotografieren
sollte: sie ragen über die Tannen empor und sind mit ihren platten Hütchen
an der obersten Spitze lustig anzuschauen.
Egidio Petri ist Künstler und stellt die magische Landschaft der antiken
Ortschaft auf ungewöhnliche Weise dar. Ja, er stellt sie nicht nur dar, sondern
ist Teil dieser Landschaft, seiner Traditionen und seiner Kultur.
Seine Hände entblößen die Geheimnisse der Materialien. Er meißelt,
modelliert, schnitzt, schmelzt und kreiert mit einer Leichtigkeit und
Kunstfertigkeit, dass man nur noch staunt. Er arbeitet mit Eis, Marmor,
Bronze, doch Holz spornt ihn zu Höchstleistungen an. Mit einer extremen
Natürlichkeit wechselt er von einer Materie zur anderen, von Holzfiguren
religiöser Art zu wahren Kunstwerken der zeitgenössischen Kunst, von
figürlichen Werken zu surrealen Stücken.
Als talentierter Künstler, kulturell engagierter Mensch mit großer Erfahrung
und einfühlsamer Lehrer bei den im Trentino stattfindenden Bildhauerkursen
ist er im Einklang mit der wahrnehmbaren, aber auch nicht wahrnehmbaren,
geheimnisvollen Realität der Gegend, deren Prophet er ist und deren Seele
und Wurzeln er mit magischer Intuition einfängt.
PAOLO COLOMBINI: DER PORPHYR – LEBENDER WERKSTOFF
Paolo Colombini wurde 1950 in Trient geboren und gilt als eine der
untypischsten Figuren in der Künstlerbranche im Trentino.
Seine angeborene Sensibilität gegenüber der Natur ist Zeugnis seiner Berufung.
Der Künstler arbeitet zuerst bei der Bahn, wendet seine Energie dann dem
Porphyr zu und entdeckt darin das natürliche Element und den Werkstoff, die
seinem künstlerischen Wesen am besten entsprechen.
Die Beziehung zwischen Colombini und der Kunst ist komplex. Sie kommt
von einem unausweichlichen Konflikt mit der Welt und mit den
Arbeitsrhythmen der industriellen Produktion, des Handels und der
unerbittlichen Marktregeln.
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Seine künstlerische Vene zeigt sich erst über Unwege, nachdem er sich schon
der Welt der Unternehmen verschrieben hatte.
Er lernt die Seele des Gesteins, seine intimen Eigenschaften kennen, wobei
sich sein künstlerisches Potenzial schon in seinen ersten Kunstwerken zeigt.
Dabei respektiert er immer die naturgegebenen Formen des Steins und
versucht, diese beizubehalten, was für das Verständnis seiner Werke
wichtig ist.
„Presenze“ und „Fiori di fiume“ sind die Ausstellungswerke vieler bedeutender
nationaler Galerien, alles monolithische Werke mit großer Wirkung und
tiefem Zauber, bei denen Werkstoff und künstlerische Hand eins werden.
Nach den kleineren Kunstwerken der Privatsammlungen realisiert er schon
bald monumentale Werke, wie 2004 das Gefallenendenkmal „IL FARO“ im
Auftrag der Arma dei Carabinieri zum Jahrestag der in Nassirya gefallen
Soldaten. Im Dezember 2006 weiht er „OPERA CICLICA“ ein, das von der
italienischen Autobahn A 22 auf der Höhe von Rovereto (161km) gut zu
erkennen ist.
Er ist auf den größten Veranstaltungen zeitgenössischer Kunst in Norditalien
und auf der venezianischen Insel Certosa mit vier Werken vertreten, die 2007
eingeweiht wurden. Sein künstlerisches Können wird auch in vielen
Veröffentlichungen beschrieben und von Sammlern in Europa und den USA
sehr geschätzt.
ZANOTELLI: LEIDENSCHAFT UND KOMPETENZ
Die Geschichte der Familie Zanotelli beginnt im Jahre 1949 mit der Heirat
von Carlo und Pia und der Geburt der Söhne Giuseppe und Silvano, die sich,
genau wie ihr Vater und die späteren Ehefrauen und Kinder, nicht nur
leidenschaftlich der Viehzucht und -schlachtung widmeten, sondern auch der
Produktion und dem Verkauf typischer Produkte. Carlo war im Bereich des
Viehhandels tätig, was schon damals ein sehr geschätzter Beruf war (im
Trienter Dialekt bezeichnet man diesen Beruf mit dem antiken Wort
„sensar“): Er ging dabei persönlich von Haus zu Haus, und zwar nicht nur im
Cembratal sondern auch im Fleimstal, im Fassatal, im Suganertal, auf dem
Hochplateau von Piné und auch in Südtirol. Der Wert des Viehs wurde nur
visuell eingeschätzt, da die Händler zu jener Zeit noch keine Waage zur
Verfügung hatten. Bei jedem einzelnen Stück Vieh wurde somit häufig der
Händler für seine persönliche Leistung der Schätzung und Bewertung des
Gewichts, des Alters, des Fettanteils und der -verteilung belohnt und es lag in
seinem Ermessen, mit den Züchtern den jeweiligen Kaufpreis oder einen
Umtausch gegen anderes Vieh zu vereinbaren.
Das Vieh des Familienbetriebes Zanotelli gehört zur Rasse „Limousine“ und
genießt auf den Weiden die verschiedenen Jahreszeiten, an die es sich
wunderbar anpassen kann. Die Familie Zanotelli beschäftigt sich sorgfältig mit
jedem einzelnen Schritt der Produktion, angefangen bei der Pflege der Wiesen
und Weiden bis hin zur sorgfältigen Auswahl der Exemplare, die für die
Schlachtung und Weiterverarbeitung zu lokalen typischen Spezialitäten, wie
z.B. geräucherten Specks, Pökel- und Räucherfleischs und der berühmten
lucanica secca (Hartwurst) des Cembratals in Frage kommen.
L’AGRITUR EL VOLT: EIN BLICK AUF DAS MAß
DER BÄUERLICHEN WELT
In einem alten Bauernhaus des 16. Jahrhunderts im Herzen von Palù di Giovo
setzt Frau Maria seit 30 Jahren in ihrer Gaststätte auf einem Bauernhof die
alten Traditionen des Trentino fort und zwar dank der typischen Gerichte der
natürlichen und geschmacksvollen Bergküche. Ihr Sohn Marcello empfängt die
Gäste in seiner beeindruckenden, im Stein gegrabenen Kellerei mit einem
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Glas seinem Nosiola-Wein. Die Küche ist typisch für das Cembratal. Schon die
Atmosphäre allein ist einen Besuch wert: Vor dem alten Gebäude des Agritur
El Volt befindet sich ein besonderer Laubengang, unter dem das Restaurant
liegt. Im ersten Stockwerk befinden sich eine Küche und ein Zimmer, deren
Einrichtung echte Bauernmöbel von früher sind. Rund um das Haus sind
Obstgärten und ein großer Garten, von wo aus man einen schönen Blick ins
Cembratal und auf die Weingärten hat.
LOCANDA DEL PASSATORE: KOMBINATION
DER TRADITIONEN DES TRENTINO UND DER ROMAGNA
Man muss dieses Lokal zwischen den kleinen Gassen von Faver im Cembratal
richtig suchen, bis man endlich zum Bauernhaus kommt, das auf einer Anhöhe
im Grünen liegt, von der man eine herrliche Aussicht auf das Tal hat. Die
Räume sind elegant und fein, wie es für die Adelshäuser des Trentino typisch
ist. Alles ist gepflegt, damit sich die Gäste wie zu Hause fühlen. Die Gerichte
sind eine Mischung aus der gastronomischen Kunst der Romagna und der
Kultur des Trentino. Die Küche des Chefkochs aus der Romagna Gianni Bacci,
der die Berge und die lokalen Produkte liebt, ist einzigartig. Er kreiert Speisen,
die immer mit den besten Zutaten gemacht werden und stets traditionsbewusst
aber auch innovativ sind.
LOCANDA DELLO SCALCO: HÖCHSTE KULINARISCHE
KOMBINATION AUS TRENTINO-ADEL UND TOSKANISCHER
KONKRETHEIT
Die Geschichte der Locanda dello Scalco beginnt auf dem Bauernhof der Burg
von Segonzano. 1681 wurde das Gebäude gebaut, das bis 1960 ein Bauernhaus
war; danach wurde es von Mönchen bewohnt, die es in eine Einsiedelei
umwandelten. Als sie das Gebäude verließen, entschieden sich Cristoforo a
Prato und seine Frau Francesca ihren Traum zu verwirklichen und renovierten
es, um ein kleines faszinierendes Hotel zu eröffnen, wo Alt und Neu
zusammenleben können, um den Gast alle Komforts des modernen Leben zu
bieten, jedoch ohne den Zauber der alten Dinge zu verlieren. Das Restaurant
ist zweigeteilt, ein Saal für die Hotelgäste und einer für die eigentliche
Gaststätte „Lo Scalco“, der völlig unabhängig vom Hotel ist. Es werden
ausgezeichnete Weine des Familienbetriebes serviert, man kann aber auch
Weine aus Trentino, der Toskana, Piemont, Sizilien und Venetien finden.
Cristoforo kommt aus Trentino, während seine Frau aus der Toskana stammt:
Das ist auch der Grund dafür, dass ihre Speisekarte das Beste aus Trentino und
der Toskana bietet.
RESTAURANT MASO FRANCH: WO SICH GESCHICHTE
MIT KÖSTLICHEN GERICHTEN MISCHT
Aus 356 Metern (ü. d. M.) beherrscht Maso Franch das Etschtal und die
Gemeinde von Laifs (Lavis). Zwischen dem 18. und 19. Jahrhundert baute
Pietro Franch einen „Maso“, d.h. einen Bauernhof, welchen er der
Gemeinschaft des Dorfes Giovo schenken wollte, um daraus ein Altersheim
zu gewinnen, nachdem er selbst nach Pian di Castello umgezogen war. Zu
diesem Zeitpunkt kämpfte er in Isel, bei Innsbruck, im Tiroler Aufstand
(1809) gegen die Bayern und die Franzosen von Napoleon. Nach dem
Waffenstillstand wurde er gefangen genommen und zur Hinrichtung nach
Mantua geführt, wo ein Priester ihn vor dem sicheren Tod bewahrte. Im 18.
Jahrhundert wurde neben dem eigentlichen Bauernhofgebäude ein anderer
Bau im ländlichen Stil errichtet, um so Wohnungen für die Halbpächter zu
schaffen. Das Maso Franch konnte den Unterhalt von verschiedenen
Bauernfamilien, welche sich mit der Leitung des landwirtschaftlichen
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Betriebes abwechselten, garantieren. Mit dem allmählichen Verschwinden
der Halbpacht, waren bald auch die Bedingungen, die dem Betrieb
ermöglichten, auf den wirksamen Beitrag der Bauerfamilien zu zählen, nicht
mehr gegeben. Das Projekt des Weinkellers „La Vis“ und dem Cembratal
(Valle di Cembra), welches im Jahre 2000 Maso Franch erworben hatte, sah
die Zurückgewinnung des Weingartens und die Schaffung eines Modells zur
Entwicklung des ländlichen Tourismus in der Natur vor. Ende September
2006 wurde schließlich das „Gourmet und Relais Maso Franch“ eröffnet.
Hier treffen sich Gäste aus aller Welt; die Einfachheit der örtlichen
Traditionen und der warme Empfang fügen sich zu einem authentischen Bild
der Gastfreundschaft und der Weinbautechniken von Laifs und dem
Cembratal zusammen. Das Gasthaus bietet helle und komfortable Suites,
einen kleinen Wellnessbereich, eine Lounge Bar und ein Restaurant der
Extraklasse, das vom Chefkoch Markus Baumgartner geleitet wird. Auch die
Gesamtleitung der Einrichtung liegt in den Händen der Familie
Baumgartner.
RISTORANTE CÀ DEI BOCI: ZWEIFELSFREI IST DER FEST HIER
Montagnaga ist ein kleiner Ort in der Hochebene von Piné, einem malerischen
Gebiet 20 km südlich von Trient, wo sich das Restaurant Cà dei Boci befindet.
Es handelt sich um ein typisches Restaurant, das vor kurzem renoviert wurde,
wobei die charakteristische Bergatmosphäre bewahrt wurde. Ganzjährig
geöffnet bietet das Restaurant Platz für 200 Gäste. Es werden regelmäßig
Essen organisiert, bei denen die Gerichte sorgfältig nach den Weine
ausgesucht werden. Das Restaurant nimmt auch an eno-gastronomischen
Ausstellungen, wie die des Müller Thurgau der Alpen, teil. Das Lokal ist sehr
schön, der Stil natürlich tirolisch. Die Speisen sind mal exquisit mal typisch,
aber immer kreativ und von Spitzenqualität. Der Chef Achille Leonardelli
bietet Köstlichkeiten aus der Gegend, deren Zutaten saisonbedingt und
naturrein sind. Der Weinkeller ist beeindruckend. Es gibt außerdem eine
bemerkenswerte Weinliste.
RESTAURANT DUE CAMINI: DIE VERLOCKUNG
DER EINFACHHEIT
Ein echtes Chalet in den Bergen, das dank der Nutzung von natürlichen
lokalen Materialien harmonisch in der schönen Landschaft von Baselga liegt.
Der Name Due Camini bedeutet „zwei Kamine“ und genau das ist das
Hauptmerkmal dieses beeindruckenden Lokals: Zwei breite Kamine sind der
besondere Blickfang des Restaurants. Der Gast fühlt die Wärme der Kamine
und freut sich auf die guten und geschmacksvollen Gerichte, welche die Küche
bietet. Seit mehr als 30 Jahren leiten Franca Merz und Lucia Balbo dieses
einladende Chalet. Franca wählt dabei nur feinste Weine aus. Was die Küche
betrifft, findet man im Sommer vor allem Waldfrüchte und im Herbst Pilze,
besonders Steinpilze, die in den umliegenden Wäldern wachsen. 1983 wurden
etwa zehn Zimmer gebaut. Sie bieten jeden erdenklichen Komfort und
garantieren Ruhe und Entspannung.
RESTAURANT TRE COLOMBE: DIE SACHLICHKEIT
DER TRADITIONEN
Elegante und schlichte Möbel, Holzbalken, sichtbare Porphyrsteine und
Tische, die mit handgemachter Spitze dekoriert sind – das ist das Restaurant
der Familie Colombini „Tre Colombe“ in Santo Stefano, einem kleinem Ort
des Cembratals. Die Küche wurde nach Maß eines Familienbetriebes
verwirklicht, genauso die Öffnungszeiten: In der Woche ist das Lokal nur
abends geöffnet, sonntags nur zum Mittagessen. Die Speisekarte ist meistens
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fest, um zu garantieren, dass alles, von Brot und Nudeln bis zum Feingebäck,
hausgemacht ist. Die Gerichte sind typisch für die Region, doch es gibt auch
nationale Speisen, Käse und Pralinen. Die Weine kommen meist aus der
Accademia del Vino von Civezzano, aber auch aus Trentino, Südtirol und
anderen italienischen Regionen.
IN KÜRZE: LOKALE PRODUKTE
ERDBEEREN, KIRSCHEN UND KLEINE FRÜCHTE
Erdbeeren, Walderdbeeren, Himbeeren, Brombeeren, Heidelbeeren und
Johannisbeeren wachsen seit jeher in dieser Berggegend. Bevor es nach dem
Zweiten Weltkrieg zum organisierten Anbau kam, waren die Waldbeeren
jahrhundertelang ein wertvolles Nahrungsmittel (reich an Vitamin B und C)
und sicherten bäuerliche Familien in den Bergdörfern ökonomisch ab. Vor
allem die Frauen widmeten sich damals der Ernte dieser Waldfrüchte und
versuchten damit, die Haushaltskasse aufzubessern. Die Erdbeeren aus dem
Trentino werden vor allem in der Gegend rund um das Mochenital, im
Suganertal und auf dem Hochplateau von Pinè auf 500 bis 1200 Metern
Höhe angebaut. In derselben Gegend wachsen auch die begehrten
Walderdbeeren, die sehr klein und delikat, aber dafür um so aromatischer in
Duft und Geschmack sind. Bis auf 1500 Höhenmeter wächst den ganzen
Sommer über eine besondere Sorte Himbeeren mit einem intensiven Rot und
einem leicht länglichen Körper, reich an Vitamin C mit dem Namen
„Ampòmole“. Zu dieser Familie gehören auch die Brombeeren mit ihrem
unverwechselbaren, leuchtenden Schwarz und ihrem säuerlichen, saftigen
Geschmack. Die Heidelbeeren hingegen sind für ihre schützende Wirkung
für Augen und Haut bekannt. Sie reifen auf über 1000 Metern Höhe vor
allem in den höheren Lagen des Mochenitals und auf den Bergrücken des
Lagoraitals. Harntreibende und entschlackende Eigenschaften sagt man den
Johannisbeeren nach, die je nach Farbe (rot, weiß, schwarz) ein anderes
Aroma aufweisen.
Die Kirsche ist eine Frucht, die einen hohen Gehalt and Ballaststoffen und an
Vitamin C aufweist. In Italien gibt es verschiedene Sorten, die bis auf 1000
Metern Höhe in windgeschützten Arealen angebaut werden können. Im
Trentino, vor allem in der Gegend rund um das Suganertal, wird traditionell
die süße Spätkirsche angebaut, die von Juni bis Anfang August geerntet
werden kann.
KLEINE FRÜCHTE
Eine unglaubliche Vielfalt an Farben, Geschmäcken und Formen findet man
zwischen dem Valle di Cembra (Cembratal), dem Valsugana (Suganertal) und
Altopiano di Pinè, im Herzen der Region Südtirol-Trient. Die Rede ist von
den vielen verschieden Früchten und Beeren, die nahe klaren Bergseen, auf
fruchtbaren Böden und in einem günstigen Klima ihr natürliches Habitat
haben, wie z.B. die Brombeere, die Himbeere, die Erdbeere, die Walderdbeere,
die Heidelbeere und die weiße und rote Johannisbeere.
CASTEL PERGINE: GESCHICHTE UND KOCHKUNST,
TRADITION UND SEHENSWÜRDIGKEITEN
Castel Pergine ist eine antike Burg, die sich auf dem Hügel von Tegazzo,
östlich der kleinen Stadt Pergine Valsugana, befindet. Ihre Ursprünge hat sie
im Mittelalter und obwohl sie erst in der Renaissance fertig gebaut wurde,
ist sie ein typisches Beispiel der gotischen Militärarchitektur: Geschützt
durch einen kräftigen Befestigungsgürtel, war sie lange Zeit Eigentum der
österreichischen Herzöge und später das von Kaiser Maximilian I. Heute
gehört die Burg Verena und Theo, die sie in ein Hotel mit Restaurant und
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Museum verwandelt haben. Das Restaurant ist von Frühling bis Spätherbst
geöffnet. In den Zimmern findet man immer noch die Atmosphäre einer
alten, mittelalterlichen Burg. Sein Frühstück kann man zum Beispiel im
Thronsaal einnehmen; der Schwarze Saal dagegen ist bestens für ein
romantisches Candle-light-dinner geeignet. Das Restaurant bietet regionale
Gerichte je nach den Produkten der Saison (Äpfel, Kirschen oder Kastanien)
an. Der stimmungsvolle Garten, der die ganze Burg umgibt, lädt die Gäste
zu erholsamen Spaziergängen, zum Lesen in freier Natur und zum Träumen
ein. In den fünf Sälen im zweiten Stock finden drei verschiedene
Ausstellungen statt: Die erste hat die Früchte der Valsugana und ihre
Weiterverarbeitung zum Thema, die zweite erzählt von den
Sehenswürdigkeiten der Valsugana und die dritte enthüllt weitere
interessante Geheimnisse und Geschichten rund um die Burg Pergine.
RIFUGIO CRUCOLO: TRADITIONELLE KÜCHE UND
GASTRONOMISCHE PRODUKTE EINEN WELTREKORD WERT
Halb Restaurant und halb Berghütte, gebürt „Crucolo“ seinen Namen dem
besonderen Ort, in dem er liegt – d.h. auf der Spitze vom Berg Scurelle in
Valsugana. „Crucolo“ wurde am Anfang des XIX. Jahrhunderts von einem
Vorfahr der Familie Purin gegründet und galt immer als Aufenthaltsort und
Treffpunkt für Wanderer, Hirte, Fuhrmänner und Holzfäller. Seit Jahren
leitet Giordano Purin das Lokal, ein ideales Ort für Mahlzeite zu Mittagund Abendessen. Dort wird ein spezielles Likör, „Parampampoli“,
produziert: sein Herstellungsrezept und Zutaten sind ein Geheimnis (es
scheint, es bestehe aus Kaffee, Grappa, Zucker, Wein…) und es wird
flambiert, in den typischen kleinen Tassen serviert. Heute hat sich der
Betrieb mit dem „Hotel Spera“ in Scurelle und einer Werkanlage für die
Produktion des Parampampoli vergrößert. In der Speisekarte von „Crucolo“
findet man die Tradition und die Einfachheit der Bergen, eben in seiner
reiche Produktionsauswahl von Wurstwaren (wie luganega oder
Räucherschinken) und Käsesorten. Die Käse hat dem Betrieb einen
Weltrekord eingebracht: dort wurde der „größte Käseleib der Welt“ (500
Kilos) produziert.
FONTANARI-PINTARELLI WURSTWAREN: AGNESE,
DIE WURSTKÖNIGIN
Für die Herstellung der vielen Sorten ihrer Bauernhauswurst verwendet
Agnese Pintarelli ausschließlich Fleisch erster Wahl und naturreine Zutaten
und Gewürze. Sie widmet sich auf diese Weise einem tief verwurzeltes
Brauchtum ihres Landes.
S. Orsola Terme della Valle dei Mocheni (auch Val Fersina oder Fersental
genannt) ist ein kleines Paradies, wo die Zeit stehen geblieben ist. Hier wird
seit Urzeiten eine zimbrische Mundart gesprochen.
Die Firma FONTANARI-PINTARELLI wurde vor fünfzig Jahren gegründet
und das Fleisch wird noch heute traditionell ohne Maschinen zubereitet. Aus
gesunden und frischen Zutaten mit Naturgewürzen wird ein Qualitätsprodukt
hergestellt. Unter den zahlreichen Sorten gibt es verschiedene
Geschmacksrichtungen: Heidelbeere, Walnüsse, Zwiebel, Pinienkerne,
Pistazien, Trüffel oder Hirschfleisch.
Weitere Produkte sind Speck (eine wahre Köstlichkeit), Kräuterspeck, Salami,
fersentaler Mortadella, Räucherspeck, Sopressa, geselchtes Pferde-, Rind- und
Hirschfleisch.
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13-11-2008
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