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Sul territorio agordino esiste solo il forte della Tagliata di S. Martino

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Sul territorio agordino esiste solo il forte della Tagliata di S. Martino
D
Corvée, con portatrici, verso Forcella Cibiana. 3 gennaio 1917. Archivio A. Alpago Novello.
Schizzo della Tagliata di San Martino in un rilievo del servizio informativo austriaco.
Kriegesarchiv Vienna.
urante il primo conflitto mondiale, in pro-
vincia di Belluno molte delle opere rientranti
nella Fortezza Cadore-Maè e nel Settore Cordevole contribuirono alla predisposizione di una linea difensiva di massimo arretramento o estrema resistenza, detta convenzionalmente Linea
Gialla. Essa aveva lo scopo di sostenere la difesa: partiva da Cima Caldiera e, passando sui
monti Civetta, Fernazza, Rite, Antelao e Marmarole, arrivava fino a Casera Razzo, dove veniva a
collegarsi con la linea arretrata di difesa ad oltranza della Zona Carnia, in Friuli. A nord di
questa, in direzione del confine con l’Austria, vi
era poi una linea di resistenza arretrata detta
Linea Azzurra e, a ridosso del fronte, la linea di
resistenza principale detta Linea Rossa.
La Linea Gialla, essendo appunto di estrema resistenza, doveva essere la più fortificata, in
Agordino come altrove. Essa si
sviluppava
attraverso le opere di fortificazione
chiamate Sbarramento Cordevole e
finiva con l’innestarsi sui poderosi
impianti corazzati di Monte Rite, Col
Vidal, Pian dell’Antro e Monte Tudaio. Questa linea difensiva, che si rivelò in-
Vodo dopo il bombardameno italiano. 8 novembre 1917. Raccolta G. De Donà.
Caudron G4, atterraggio di emergenza sul campo di Valcozzena, Agordo. Raccolta F. Tamis.
consistente nel “bailamme” del dopo Caporetto,
correva su quello che oggi è il fianco nord del
Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
Già negli ultimi anni dell’800, quando ormai è
quasi completato il campo trincerato di Pieve di
Cadore, volto a parare eventuali penetrazioni
austriache verso Tai e Perarolo, si riconosce che
la difesa dell’alta valle del Piave necessita di ulteriori interventi, soprattutto a sud e ad ovest
della confluenza del Boite.
Qui l’azione del forte
di Col Vaccher, a
quota 990, costituisce l’unica opera
permanente sul fronte ovest del Ridotto Cadorino, ma i suoi cannoni da 149 G
possono battere la strada d’Alemagna solo fino
a Col S. Anna e alla mulattiera di Cibiana.
Colonna di automezzi in Piazza ad Agordo. Archivio Museo storico della Guerra di Rovereto, foto 48/13.
Ospedale da campo N ad Agordo. Raccolta F. Tamis.
Sul territorio agordino esiste solo il forte della Tagliata di S. Martino, la cui azione è limitata sostanzialmente ad
un blocco stradale formato dalla tagliata vera e propria e dal Forte Alto o Corpo di Guardia, mentre sulla Cima del Sasso di San
Martino ed in alcune caverne sono posizionati cannoni di medio calibro.
Altre batterie di cannoni in caverna sono sistemati sull’altra sponda del Cordevole, in prossimità della località di Roit (Ruit). La Tagliata di San Martino, la cui costruzione è iniziata nel 1883, resta peraltro integrata da alcune postazioni per artiglieria a Listolade, Col Piagher e Costa Bortolot.
Dal 1904 viene organizzato il cosiddetto Sbarramento Cordevole, che costituisce una cerniera tra gli impianti della Fortezza Cadore-Maè (Col Pradamio in Val Maè) e quelli dello Sbarramento BrentaCismon (Tagliata del Covolo di S. Antonio, Forti di Cima Lan e Cima Campo, Tagliata della Scala, Forte Tombion, ecc.), situati più ad ovest.
Per individuare il sito più idoneo per la costruzione di un nuovo forte insorgono problemi
tecnici e burocratici e solo negli anni 19091910, in considerazione dell’apertura della nuova strada della Staulanza, si decide di integrare
le difese italiane con la costruzione del forte di
Pian dell’Antro (opera bassa) e di M. Rite (opera
alta).
Quest’ultimo costituisce la più moderna realizzazione difensiva nel settore nord-orientale: armato con 4 cannoni da 149 A con copertura pesante, è posto a quota 2183 ed è servito da
un’ardita strada, sviluppata da Forcella Cibiana,
e da una complessa teleferica, con base di partenza a Perarolo di Cadore.
Tramite una complessa rete di strade, mulattiere, postazioni e ricoveri (Forcella Folega, Forcella Pongol, Forcella Moschesin,
Sella del Col dei Ciot, Passo Duran, Spiz Zuel, Col de Salera, Forcella Staulanza, Col Baion, Becco di Cuzze, ecc.), si riesce a completare durante il conflitto un’articolata linea di resistenza ad oltranza. Tale linea, detta convenzionalmente linea gialla, è
progettata per contenere qualsiasi cedimento del nostro fronte e si estende tra Agordino, Zoldano e Cadore, collegando le difese in Val Cordevole e Val Maè con quelle in Val Boite.
Dopo la ritirata di Caporetto da parte dell’esercito italiano (novembre 1917), i reparti del IX Corpo d’Armata impiegati nell’Agordino ripiegano
lungo le valli Cordevole, Mis e Caorame verso il Monte Grappa. Scarsa risulta l’azione di fuoco esplicata dalla Tagliata di S. Martino e dagli altri
impianti collegati, che finiscono presto sabotati ed abbandonati.
La batteria corazzata del Monte Rite dopo lo sgombero della neve.
Inverno 1915-16. Raccolta Borgherini.
Decauville in piazza ad Agordo. Raccolta F. Tamis.
Panoramica del Forte di Monte Rite stagliato sul Pelmo. Raccolta G. De Donà.
Da I luoghi della grande Guerra Comunità Montana Agordina Interreg 2000 2006
Prigionieri austriaci scortati da carabinieri. Archivio Biblioteca Storica Cadorina Vigo di Cadore.
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