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La Tagliata del Ponale - Accademia della Montagna del Trentino

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La Tagliata del Ponale - Accademia della Montagna del Trentino
NATURA E CULTURA
16 sabato 9 luglio 2011
l’Adige
17
l’Adige
sabato 9 luglio 2011
Cinque forti collegati
da camminamenti
fra Praso e Lardaro:
due sono visitabili
con uscita guidata
Armato di cannoni,
il complesso fortificato
teneva sotto tiro
il Lago di Garda
e la strada di Ledro
Itinerari
di montagna
Un tunnel a spirale
conduce ai locali
posti più in alto,
sovrastati inoltre
dal Defensionmauer
3
A fianco il forte Corno,
meta di visite guidate
come forte Larino
(nella foto in basso):
le date nella scheda
Larino e Corno, il Chiese
FORTEZZE
Un labirinto scavato in roccia su 5 livelli
con una scalinata che scende fino al lago
Sentieri
di confine
Donato Riccadonna (che
ringraziamo per la gentile
collaborazione) ha firmato con
Mauro Zattera una guida
storico-ambientale di notevole
interesse alle opere di guerra
della zona dell’Alto Garda e
della Valle di Ledro. Parliamo
di «Sentieri di confine. L’Alto
Garda e Ledro nella Prima
guerra mondiale. Personaggi
da conoscere e percorsi da
vivere» (Associazione
Riccardo Pinter 2008).
Gli
Arditi a Nago
«Arditi e alpini sul Dosso Alto
di Nago (1915-1918) è il libro di
163 pagine che Tiziano Bertè
ha dedicato ai combattimenti
che si susseguirono sulle
pendici del Baldo, dove
combatterono futuristi come
Marinetti e Boccioni ma anche
una divisione speciale di
volontari cechi e slovacchi
(Museo storico italiano della
guerra di Rovereto).
Guerra
in Val di Gresta
«La Valle di Gresta e la Valle del
Cameras nella Prima guerra
mondiale 1915-1918» (Museo
storico italiano della guerra) è
l’opera che Giovanni Fioroni
ha dedicato al fronte di guerra
fra l’Adige e il Sarca. Oltre alle
pesanti conseguenza sulla
popolazione, tratta delle
vicende belliche e degli
apprestamenti difensivi che
ancora oggi sono spesso
perfettamente visibili.
Passo
Buole: 1916
La battaglia di Passo Buole del
maggio 1916, che falciò le vite
o portò al ferimento di circa
1700 soldati e ufficiali (oltre un
migliaio italiani) è ricostruita
da Tiziano Bertè nel libro
«Passo Buole» (edizioni Stella).
Forte
Pozzacchio
A 882 metri di altezza sopra
Valmorbia (Trambileno) nei
pressi dell’abitato di
Pozzacchio, il «Valmorbia
Werk» era un forte realizzato in
roccia e ritenuto inattaccabile
sia dalle truppe sia
dall’artiglieria. Abbandonato
inizialmente dagli austriaci,
tornò nelle loro mani dopo la
Strafexpedition del maggio
1916. Era armato con obici da
10 centimetri e cannoni, è
attualmente in restauro al fine
di renderlo visitabile. I lavori
dovrebbero concludersi forse
già entro l’anno prossimo.
FABRIZIO TORCHIO
S
u cinque livelli diversi, dal lago in su, scavato interamente
nella roccia si sviluppa per un
chilometro il labirinto di gallerie della Tagliata del Ponale, un’opera a prova di bomba, ottimamente mimetizzata e ancora ben conservata che l’Austria ha realizzato lungo la vecchia strada della Val di Ledro.
È un sistema formidabile e complesso
fatto di trincee e postazioni, osservatori e polveriere, caserme e «traditori», ma anche di «finestre» per artiglierie e mitragliatrici, lunghi corridoi con
centinaia di scalini nelle viscere della
La gigantesca opera
a prova di bomba,
saldata a forteTeodosio,
non venne mai presa:
vi vivevano i soldati
nella Grande guerra
roccia che si inabissa nel lago, collegati al precedente forte Teodosio e al Defensionmauer, un muro difensivo (armato di mitragliatrici) realizzato molto più in alto, a quota 500, sopra le «zete» della strada del Ponale.
I cannoni contro i garibaldini
Nel 1866, i cannoni di forte San Nicolò,
del forte Garda e della flotta austriaca
del Garda entrarono in azione contro i
garibaldini giunti dall’Ampola, rivelando in tutta la sua esposizione verso il
lago italiano la posizione del Garda trentino e di Riva. Il complesso fortificatorio messo in campo dopo quella data
fu all’altezza del compito nel corso della Prima guerra mondiale. Se si eccettua la conquista di San Giovanni, sopra Biacesa, sul fronte del Ponale non
vi furono successi italiani di grande rilievo nonostante i bombardamenti aerei (dirigibili e aeroplani) e i cannoneggiamenti dall’Altissimo. Feroci e numerosi, invece, i combattimenti sulla sponda opposta del lago, a malga Zures e
alla quota 703.
Cinque livelli, cannoni e fuciliere
Preceduta dal corpo di guardia, in collegamento ottico con il forte Garda, la
terza galleria della strada del Ponale
dà accesso alla Tagliata. Gli ingressi sono robustamente sbarrati e una visita
ai tunnel per ora non è possibile, almeno fino a quando il sistema non verrà
messo in sicurezza. Il Comitato «Giacomo Cis», tuttavia, organizza istruttive
visite guidate all’esterno degli apprestamenti (per informazioni wwww.ponale.eu).
Il primo livello della Ponalsperre si trova sopra la galleria della vecchia strada della Gardesana occidentale (ora
chiusa): osservatorio, casamatte, polveriera e altri locali sono collegati alle
«finestre» sul lago, battuto dalle artiglierie da 8 centimetri a tiro rapido.
Una scalinata di quasi 200 gradini, fiancheggiata da un «canale» per carrelli
su rotaie, conduce da qui al secondo
livello, corrispondente alla strada del
Ponale, oggi sentiero percorribile a piedi o in bicicletta. Un altro ingresso sbarrato conduce in un tunnel, che porta
all’osservatorio sul lago dotato un tempo di riflettore. Un’altra galleria con casematte e postazioni per artiglieria
completa questo livello insieme ad una
postazione di controllo della strada,
anch’essa in roccia. Al terzo livello corrisponono le opere del forte Teodosio
(batteria all’aperto, era armata di cannoni), posto su un promontorio a picco sul lago, mentre al quarto e al quinto livello si accede con una galleria a
spirale collegata ad altri tunnel di accesso a locali e postazioni.
Nelle caverne austro-ungariche
Nella foto grande, il fianco roccioso che custodisce
i tunnel e i ricoveri della Tagliata del Ponale; a sinistra
la discesa lungo i 200 scalini che portano al lago;
nella foto orizzontale un’altra immagine della scalinata
e una fotografia storica all’imbocco della galleria
sulla vecchia strada del Ponale, ora sentiero.
L’armamento
Quattro cannoni da 8 cm a tiro rapido
sorvegliavano il lago in direzione di Riva del Garda e di Torbole, oltre alle postazioni per mitragliatrice per la difesa ravvicinata e a tre fuciliere. Un sistema di difesa temibile.
MONTE BRIONE
LA
GUERRA
DAL
LAGO
ALLA
VALLE
DEL
CHIESE
Bondo,
A nord della pieve
di Bono la valle
si restringe: l’Austria
costruì qui le opere
per sbarrare la via
ai soldati italiani
Danzolino, a chiudere più a
est. Sul versante ovest della
valle, sopra l’abitato di
Praso, svetta forte Corno,
costruito fra il 1882 ed il
1890, chiamato così per la
sua posizione elevata, quasi
fosse un corno che sovrasta
la zona. Risalendo dall’altro
versante, troviamo, a
completare il sistema,
l’ultima creatura: forte
Carriola, costruito poco
prima della Grande guerra.
Realizzato in cemento, con
putrelle d’acciaio a
sorreggere le volte dallo
spessore enorme, è quello
che ha resistito meno al
passare del tempo, anche
perché, proprio per quelle
putrelle d’acciaio, è stato
saccheggiato dopo la guerra.
Fra le comunità locali
(Roncone, Lardaro, Praso e
Bondo) è stato stipulato un
accordo, datato ormai oltre
dieci anni fa, per valorizzare
forte Larino con a fianco le
casematte e le scuderie. Il
Comune di Praso, dal canto
suo, si sta impegnando a
fondo per la sistemazione di
forte Corno, una struttura in
ottime condizioni, almeno
per quanto concerne le
opere murarie.
Le infrastrutture in legno e i
graniti degli infissi sono stati
smontati dai recuperanti
subito dopo la Grande
guerra. Non dimentichiamo
che gli abitanti di Praso
furono evacuati nelle retrovie
austriache ed al loro ritorno
trovarono il paese incendiato
e tutto da ricostruire: vuoi
non approfittare di quella
struttura solida che domina
sul villaggio?
il monumento
A Bondo, a cavallo fra il
bacino del Chiese e quello
del Sarca, sorge un
monumento che da anni è
stato eletto a monito
contro le guerre di ogni
tipo e colore. È il cimitero
monumentale fatto erigere
durante la Prima guerra
mondiale dal comandante
della 50ª Mezza Brigata di
stanza nelle Giudicarie,
Theodor von Spiegel, per
seppellire i morti
dell’esercito austroungarico. L’incarico fu
affidato al frate fiemmazzo
Fabiano Barcatta, che
pensò ad un monumento
sobrio, in mezzo alle
piante. Vi riposano 700
soldati.
Visitare
i forti
Le escursioni a Forte
Larino e Forte Corno sono
in programma domani, 10
luglio, il 24 luglio e il 14
agosto. Il ritrovo è a
Lardaro, alle ore 10, il
rientro verso le 16.30.
Pranzo al sacco (quota di
partecipazione di 3 euro,
gratuito fino a 12 anni).
Iscrizione obbligatoria
entro le ore 12 di oggi al
tel. 0465-901217.
L’escursione si svolge
lungo il sentiero di
collegamento e richiede
scarponcini e dotazione
da montagna (zaino,
borraccia, giacca a vento e
vestiario adeguato, ecc.),
cibo per il pranzo al sacco.
Realizzati dagli austriaci fra il 1860 e il 1907
sono attraversati dal «Sentiero della pace»
Fra i quattro forti sul Garda
A piedi da San Nicolò alla Batteria di mezzo
GARDA SOTTO TIRO
Il Lago di Garda (con il monte
Brione nella foto) era tenuto
sotto tiro dalle artiglierie
austriache mimetizzate nelle
gallerie della Tagliata del Ponale,
accessibili dai tunnel in roccia
che partivano dalla strada.
LUNGO IL RIO CAINO
Il Sentiero etnografico del rio
Caino, che parte da Cimego, oltre
che museo all’aperto di lavori
artigianali, storia ed eresie
conduce alle trincee della Grande
guerra e a due cannoni usati
all’epoca. Info, www.visitchiese.it
LARDARO, FORTE CARRIOLA
I ruderi di Forte Carriola (foto
Centro catalogazione
architettonica Pat) sono alle
pendici del Monte Nozzolo, a
1.054 metri: aveva una batteria
di obici e mitragliatrici. Per strada
da Lardaro, non è visitabile.
Percorsi garibaldini
l colle ossario di Santo
Stefano, a Bezzecca, la
memoria garibaldina si
mescola a quella della Grande
guerra: una grande croce di marmo
sul Dos Cerì ricorda i caduti italiani
e austriaci del 1866 mentre
tutt’attorno, e nella roccia stessa
del colle, trincee, camminamenti e
postazioni rivelano la posizione
della prima linea italiana nel
conflitto del 1915-18, quando gli
austriaci erano attestati sui crinali e
A
el 1859 scoppia la
Seconda guerra di
indipendenza. Grazie
all’alleanza con Napoleone
III, i Savoia ottengono
maggiori fortune militari
rispetto a dieci anni prima.
Però, a causa di Napoleone
III, il sogno di conquista dei
piemontesi si ferma alla
Lombardia. È sufficiente per
mettere una grande
apprensione al Governo di
Vienna, che decide di
rafforzare in fretta e furia
quel confine appena aperto
nell’estremo lembo sudoccidentale del Tirolo
meridionale. Il luogo scelto è
situato nella parte
settentrionale della valle del
Chiese, là dove si impenna e
si stringe, a nord della pieve
di Bono. Qui, fra la montagna
di Praso, il paese di Lardaro
ed il fianco in sinistra
orografica della valle (verso
il Nozzolo del Cadria
raccontato dal tenente Felix
Hecht in un memorabile
diario dal fronte) vengono
costruiti cinque forti
collegati fra loro da
camminamenti e gallerie. I
primi tre (Larino, Revegler e
Danzolino) vengono costruiti
in un anno, fra il 1860 ed il
1861. Forte Larino (con i suoi
mille metri quadrati di
superficie) è il più grande ed
è l’unico a resistere ancor
oggi, insieme ai due forti
laterali. Altri due (spazzati
dal tempo) completavano il
sistema fortificato di
Lardaro: forte Revegler,
messo a sbarrare la strada
che dal confine di Ponte
Caffaro conduce a Tione, e
N
La Tagliata del Ponale
LA BUSSOLA
LA SCHEDA
GIULIANO BELTRAMI
la difesa dell’imbocco di Val Concei
era affidata alle mitragliatrici del
colle. Una visita riesce molto
interessante, anche perché si può
percorrere il dedalo di gallerie in
roccia, illuminate e collegate alle
postazioni superiori da una scala a
chiocciola. Da piazza Garibaldi a
Bezzecca si sale al colle lungo via
Lamarmora in pochi minuti di
cammino. La chiesetta e la croce
sulla sommità del Dos Cerì
«parlano» dei fatti d’arme del ‘66,
delle camicie rosse e del celebre
«Obbedisco» del generale. Le lapidi
che ricordano episodi della Prima
guerra mondiale si legano invece al
sistema trincerato con le gallerie
ricovero dei soldati. A Bezzecca si
può anche visitare il Museo
garibaldino, dietro la biblioteca, in
via Salvator Greco lungo il torrente
Assat.
Per informazioni, tel. 0464-508182
(aperto da giugno a settembre).
GUERRA NEI CIELI
Un aereo Farman-Colombo
italiano abbattuto dalla
contraerea austriaca (Flak); il
pilota morì e l’osservatore
tenente Rossini fu fatto
prigioniero; la foto storica si deve
alla cortesia di Volker Jeschkeit.
A
ffacciato sul Garda
fra Riva e Torbole,
nella seconda metà
dell’800 il Monte
Brione era il fulcro
centrale della «fortezza di
Riva», formidabile sistema di
difese che comprendeva la
Tagliata del Ponale, il forte
Bellavista, i forti San Nicolò,
Garda, la Batteria di mezzo, il
«Sant’Alessandro», le batterie
sul Brione e sul Tombio, il
forte di Nago. Fra il 1859 e il
1871 vennero realizzate le
«tagliate», sbarramenti per
impedire il transito di truppe
e cavalli. Le postazioni per
artiglieria all’aperto furono
realizzate sui forti in «stile
trentino» a partire dal 1880,
ma subito dopo i forti
vennero corazzati e dotati di
artiglierie interne. Fra il 1907
e lo scoppio della guerra con
l’Italia gli austriaci
realizzarono corazzature in
acciaio e fortificazioni in
roccia. Al Brione, così, il forte
San Nicolò, in pietra, rivela la
sua data di nascita, il 1860-62.
Il S. Alessandro è del 1881
(sulla cima) e, fra i primi due,
si trovano la Batteria di
mezzo e il forte Garda,
terminato nel 1907.
Collegando i forti e ciò che
resta dei camminamenti e
degli osservatori, sul crinale
panoramico del Brione corre
il Sentiero della pace. Con un
dislivello di circa 300 metri,
l’escursione raccomandabile
agli esperti richiede circa tre
ore fra salita e discesa.
Il percorso
Dal forte San Nicolò (prima
della galleria giungendo da
Riva, porto, parcheggio) si
salgono gli scalini a sinistra
della ciclopedonale che corre
in riva al lago. In breve si
raggiunge il primo belvedere,
dal quale si prosegue nella
boscaglia fino a raggiungere il
forte Garda: il sentiero ne
lambisce la copertura in
calcestruzzo aderente al
terreno (c’erano una cupolaosservatorio e un riflettore a
scomparsa) e prosegue sul
crinale toccando altre
postazioni affacciate su
Torbole e la foce del Sarca: lo
si segue in salita fra la cresta
rocciosa e gli ulivi che
ricoprono il fianco
occidentale del monte,
percorso da strada asfaltata.
In vista delle antenne sulla
cima del Brione, si sale infine
a dei ruderi che celano un
tunnel e, quindi, alla Batteria
di Mezzo, parte in pietra e
con la copertura in
calcestruzzo, il forte che gli
austriaci avevano armato con
4 cannoni da 12 centimetri e
mitragliatrici e che poteva
ospitare oltre un centinaio di
soldati. Dal forte, seguendo
ora la strada che scende a
svolte sul fianco del Brione
rivolto a Riva e alle Alpi di
Ledro, si scende fra gli ulivi
incontrando altre opere
fortificate in caverna (una,
scavata sotto il crinale, è
affacciata sul lago).
F. T.
Sul Brione
La Batteria di mezzo
sul Monte Brione
è in parte in pietra
e in parte in
calcestruzzo;
a sinistra il Forte
Garda, toccato
dal sentiero
(foto F.Torchio)
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