Il senso di fame e il sovrappeso Dott. Paolo Accornero
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Il senso di fame e il sovrappeso Dott. Paolo Accornero
Il senso di fame e il sovrappeso Dott. Paolo Accornero L'evoluzione della fame Il nostro sistema ormonale è il prodotto di una intensa evoluzione che ci ha permesso come umanità di sopravvivere per milioni di anni nei periodi di carestia e di selezionare invece, nei momenti di abbondanza, cibi particolarmente ricchi di nutrienti. Purtroppo oggi, grazie alla presenza sul mercato di cibi ad alto indice calorico, il nostro sistema fame/ormoni non solo è inadeguato ma lavora spesso contro di noi. Per fare un esempio, una persona in sovrappeso non avrebbe quasi bisogno in teoria di mangiare, in quanto ha accumulato tanta di quella energia sotto forma di grassi che potrebbe stare in pratica per settimane senza cibo e sentirsi in forma lo stesso. Eppure, dopo poco che abbiamo mangiato, ecco che subito arriva la smania irrefrenabile per un dessert. Perchè? Sono i nostri sensi ed i nostri organi che ci lavorarono contro in quanto sono ormai inadeguati alla abbondanza perenne. Olfatto e vista: così come una volta questi organi di senso ci facevano scegliere i cibi migliori e ci permettevano di sopravvivere, adesso la sola vista o il solo odorato di cibi appetitosi mandano segnali al cervello che, a sua volta, libera una cascata di neurotrasmettitori tra cui la dopamina che ci spingono a mangiare anche quando siamo sazi. Gusto: ha la stessa funzione. Gli aperitivi, per esempio, non fanno altro che scatenare la fame. In maniera analoga un cibo avariato ci toglie la fame. Varietà: più è alta la varietà dei cibi e più aumenta il nostro senso di fame mentre la monotonia del cibo riduce l'appetito. Ecco perchè diete con poca varietà di cibi hanno successo soprattutto se presentati sul piatto con poca fantasia. Distensione addominale: la distensione dello stomaco manda potenti segnali di sazietà al nostro cervello. Purtroppo la nostra dieta contemporanea, scarsa di fibre, impedisce questo lavoro e provoca un netto aumento di importo calorico prima che venga raggiunto questo obbiettivo. Immaginate la differenza tra i biscotti ed un piatto di insalata. Ecco perchè è sempre utile, prima di qualsiasi pranzo, introdurre un piatto di cruditè che riempie prima lo stomaco e provoca prima sazietà. Alterazione del set point: molti autori ritengono che ognuno di noi abbia un peso prederminato geneticamente. Quando lo superiamo il nostro appetito si smorza mentre se cadiamo sotto il set point il nostro appetito si incrementa. Purtroppo, quello che abbiamo spiegato più sopra non ha fatto altro che alterare questo set point mandandolo in tilt e settandolo su un livello sempre più alto . Genetica: i geni e l'ambiente hanno un ruolo chiave nel determinare il peso ed il nostro set point. Comunque, sono poche le obesità dovute alla sola alterazione genetica. Molto spesso, infatti, è la mancanza di esercizio fisico associato al consumo di cibi bassi in fibre ma altamente ricchi in calorie, profumati e molto gustosi che hanno alterato il nostro set point facendoci ingrassare . In questo modo, i geni che hanno permesso ai nostri avi di rimanere magri e di ingrassare poco anche nei momenti di abbondanza ora, con la scoperta di nuovi gusti e sapori (ci sono circa 200.000 varietà di cibi diversi) con la macchina, il computer e tutte quelle comodità che hanno impigrito il nostro vivere quotidiano, ci lavorano contro facendoci ingrassare. Non dobbiamo comunque sentirci scusati, in quanto tutto questo può essere rimediato con una dieta corretta, magari un po’ monotona, associata ad una corretta e quotidiana attività fisica. Neurotrasmettitori che regolano la fame Importanti segnali, che stimolano le risposte di regolazione dell'energia da parte del cervello e dei tessuti, partono dagli organi di digestione e dal grasso. Questi sono costituiti da indicatori a breve termine dello stato di sazietà del corpo, come impulsi nervosi o peptidi secreti, generati appena prima e dopo i pasti, così come informazioni a lungo termine che riguardano lo stato dell' energie immagazzinate dal corpo. Oltre alla leptina, che manda informazioni riguardanti i livelli del grasso nel corpo al cervello, le cellule del grasso secernano circa un’altra dozzina di ormoni, conosciuti collettivamente come adipokine. Almeno due di questi alterano direttamente la risposta dei tessuti all'insulina che, a sua volta, regola la quantità di glucosio che ogni cellula incamera e che verrà in seguito usata come carburante. I peptidi secreti sono: A stomaco vuoto - la grelina, che viene prodotta dalle ghiandole dello stomaco circa 20/30 minuti prima del pasto. Ciò che ne scatena il rilascio ad oggi non è chiaro, ma la grelina potrebbe essere il segnale dello stomaco al cervello che è pronto per il pasto. A stomaco pieno - la distensione dello stomaco e dell'intestino è tramessa al cervello per mezzo dei nervi vagali e spinali. - i recettori nutritivi del fegato inviano segnali neurologici che indicano che il cibo ingerito è in fase di processo. - i livelli di insulina in circolazione, secreti dal pancreas e il glucosio derivato dal cibo ingerito riflettono lo stato di nutrizione e l'energia prontamente disponibile. - La Cholecystokinina (CCK) e il PYY sono peptidi creati dall'intestino e secreti nel flusso sanguigno dopo un pasto. Segnali dall'energia immagazzinata - La leptina è creata dal tessuto adiposo in quantità proporzionale al grasso che esso contiene. - Il livello di RBP4 aumenta in base all'aumento delle percentuale di grasso e riduce la risposta di altri tessuti all'insulina. - L' adiponectina accresce la risposta cellulare al glucosio e all'insulina ma questi livelli di adipokine diminuiscono con l'obesità. Il centro del comando Il cervello regola il peso tramite l'integrazione di informazioni relative alla necessità di energia del corpo e allo stato delle sue scorte, per poi cominciare a cambiare le abitudini e il processo di energia. Aree specializzate del cervello stimolano le sensazioni di appetito e di sazietà. Con il tempo il cervello può anche aumentare o diminuire l'uso di energia del corpo e ricollocare tale energia lontano da sistemi, per esempio per la riproduzione, che non sono essenziali per la sopravvivenza a breve termine. Informazioni - Riserva di energia: la leptina in circolo è un ormone generato dalle cellule di grasso che indica quanto grasso contengono. - Stato metabolico: il glucosio in circolo rappresenta l'energia immediatamente disponibile alle cellule. - Vari indicatori dell’attività del fegato segnalano che il cibo ingerito è in fase di processione. - Stato di alimentazione: segnali neurologici e chimici provenienti dall'intestino indicano se e quando gli organi digestivi sono sazi. Tutte queste sostanze che abbiamo menzionato arrivano nel nucleo arcuato dell'ipotalamo e stanno ad indicare sia il livello di energia che lo stato di alimentazione. Qualsiasi di queste sostanze può o stimolare o diminuire la risposta neuronale. Quando stimolate le cellule del nucleo arcuato rilasciano peptidi come NPY, AGRP, AlphaMSH che agiscono su altri neuroni secondari dell'ipotalamo inducendo l'appetito o un senso di sazietà. La notevole complessità della risposta neuronale che viene mediata da così tanti neuromodulatori è alla base della difficoltà di trovare farmaci che possano agire sul centro dell'appetito. In effetti l'unico rimedio finora sicuro è dato dalla chirurgia bariatrica (bendaggio dello stomaco o addirittura by-pass intestinale) in quanto la loro efficacia consiste nel diminuire le secrezione degli ormoni ghrelina e PYY. Naturalmente, trattandosi di un intervento chirurgico esistono i relativi effetti collaterali. Un nuovo prodotto chiamato Rimonabant, che lavora a livello del nucleo arcuato sui recettori MC4 che servono per diminuire l'appetito, ha provocato un’aumentata incidenza di depressione e ansietà in quanto tutti i farmaci che agiscono a livello centrale possono avere effetti collaterali di questo tipo. Da questo si deduce la notevole complessità del sistema e la necessità di rimanere ancorati a cibi che aumentano la distensione addominale (fibre, cereali integrali), cibi proteici perchè diminuiscono l'insulina, frutta e verdura a basso indice glicemico perchè stimolano poco l'insulina, sempre con l'associazione dell'attività fisica che desensibilizza i ricettori dell'insulina. E' importante inoltre masticare adagio per dare la possibilità all'intestino di informare i centri della sazietà e fare pasti piccoli e frequenti per evitare fluttuazione del glucosio e quindi un aumento del senso di fame dovuto all'ipoglicemia e alla secrezione della grelina. Tutto questo può sembrare, rispetto alla complessità del sistema, un approccio semplicistico ma è l' unico ad oggi ad aver dato risultati quasi sempre apprezzabili. Il nuovo concetto di dieta Molte persone vogliono dimagrire, ma è difficile sapere quali sono i cibi da scegliere per ottenere i risultati migliori. Sicuramente perdere peso saltando da una dieta all’altra non è il modo migliore: abbiamo bisogno di trovare un metodo valido per introdurre ogni giorno un contenuto di calorie compatibile con la nostra necessità di perdere peso. Dobbiamo quindi imparare alcune regole fondamentali sugli alimenti per poter formare in noi delle abitudini alimentari sane. Dobbiamo imparare a includere i migliori prodotti alimentari nella nostra normale dieta quotidiana. In pratica dobbiamo familiarizzare con il concetto di “dimagrire mangiando” abbandonando la tradizionale concezione della dieta, spesso legata a un lasso temporale troppo breve. Dimagrire mangiando vuol dire anche perdere peso senza riprenderlo, dato che l’abitudine alimentare una volta presa sarà difficile da abbandonare. Ecco alcuni consigli per dimagrire mangiando. - Evitare di avere troppa varietà di cibo ai pasti: gli esseri umani consumano più cibo (e quindi assumono più calorie) quando c'è maggiore possibilità di scelta. Il tipico esempio è quello del buffet si mangia tutto quello che vuole il più delle volte esagerando. Molte diete (come quella del minestrone) si basano proprio su questo principio: non a caso sono inefficaci nel lungo periodo in quanto non inserite in un percorso articolato di ridiscussione delle proprie abitudini. - Limitare i condimenti: le insalate sono adatte per perdere peso velocemente. Il problema è che spesso vengono addizionate di salse o creme per aggiungere sapore e sapidità. La maionese e il burro, i principali condimenti utilizzati, hanno un alto contenuto di calorie e grassi. - Consumare proteine nobili durante i pasti: le proteine contribuiscono ad aumentare il senso di sazietà spingendo a ingerire meno cibo - Consumare più pasti leggeri durante il giorno Dimagrire mangiando è possibile: occorre rivolgersi a un professionista qualificato della nutrizione che non si limiti alla prescrizione di una dieta ma che effettui una vera e propria educazione alimentare. Dott. Paolo Accornero www.studiopaoloaccornero.com