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Sculture sonore Crescendo in musica
ESZnews 60 febbraio2013 Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale Sculture sonore Tre capoluoghi della Svizzera francese e tedesca – Ivan Fedele Losanna, Zurigo e Ginevra – entrano nella primavera 2013 componendo un articolato “Portrait Ivan Fedele”. Il 15 marzo studenti e solisti della Haute École de Musique (HEMU) propongono a Losanna (HEMU, Utopia I, Grotte 2), la prima parte del ritratto, in forma di concerto da camera. In cartellone Flamen per quintetto di fiati, Imaginary Sky-Lines per flauto e arpa, Viaggiatori della notte, tre pezzi per violino solo, Il giardino di giada per oboe d’amore e trio d’archi, e Magic per quattro saxofoni. Tre giorni più tardi, il 18 marzo, la medesima sede ospiterà la seconda parte del “Portrait”, impreziosita dalla prima esecuzione assoluta di Mudra– per ensemble, commissione del Namascae Lemanic Modern Ensemble, che l’esegue nel contesto dell’Académie Namascae 2013 congiuntamente all’Ensemble Contemporain de l’HEMU, sotto la direzione di William Blank. Nel medesimo concerto verrà proposto anche Immagini da Escher per ensemble e Richiamo per ottoni, percussioni e elettronica, con Alessandro Ratoci alla regia del suono e al live electronics. Richiamo e Mudra– saranno ripresi dai medesimi interpreti il 21 marzo a Zurigo, Zürcher Hochschule der Künste (ZHdK), abbinati a Ali di Cantor per quattro gruppi strumentali. Quest’ultimo programma verrà riproposto il 22 marzo alla Salle Communale Plainpalais di Ginevra per il Festival Archipel. In questi termini il compositore presenta il nuovo lavoro: «Mudra– è un termine sanscrito che ha molti significati strettamente correlati: “sigillo”, “segno”, “simbolo” e “gesto simbolico”. Nella storia del suo uso, il termine è passato da una funzione di linguaggio gestuale quotidiano a una di esperimento di comunicazione simbolica in ambito artistico, e in seguito si è trasformato da icona figurativa a elemento rituale. Mudra– è un titolo che ben si adatta a una serie di istanze poetiche ed estetiche che caratterizzano gran parte della musica che ho composto negli ultimi anni, musica in cui ho praticamente abbandonato la dimensione “narrativa” di un tempo in cui le “figure” vivono come personaggi di un racconto astratto, preferendo, invece, lasciare al tempo il compito di “svelare” la natura intima degli agglomerati sonori che si presentano all’ascolto come “sculture”. Queste “sculture sonore” esistono nella loro globalità a prescindere dalla dimensione temporale attraverso la quale, peraltro, svelano la loro natura. Una natura i cui segreti vengono, per così dire, “rivelati” attraverso prospettive diverse o attraverso illuminazioni più o meno parziali, intense o colorate che ne mostrano le qualità intrinseche: il profilo della massa, la levigatezza o rugosità della superficie, la trasparenza o densità della materia e ancora il gioco d’ombre cangianti a seconda dell’inclinazione del fascio di luce che l’investe o della prospettiva. I processi compositivi privilegiano, così, prassi formali più attinenti all’anamorfosi che alla metamorfosi, tecniche che ho cominciato a sperimentare dal 2005 in Immagini da Escher. Mudra– si articola in tre parti, tre “sculture” appunto. Pur di “natura” diversa, Crescendo in musica Si conclude nella primavera 2013 con l’esecuzione degli Alessandro Solbiati ultimi tre movimenti il ciclo di Crescendo, otto brevi brani in forma di studio per orchestra da camera. Daniele Parziani guiderà al Teatro Dal Verme di Milano l’Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano composta da musicisti tra i 10 e i 17 anni – presso la quale Solbiati è stato per due anni composer in residence – nelle prime esecuzioni assolute di Masques (VI movimento) il 10 febbraio, Luce (VII movimento) il 24 marzo e Danza (VIII movimento) il 26 maggio. Racconta l’Autore: «Ogni volta il mio scopo è stato quello di avvicinare alle scritture contemporanee i giovanissimi strumentisti, costruendo una sorta di Mikrokosmos orchestrale. La difficoltà, seppur in modo non lineare, è stata via via crescente, ma la mia attenzione è sempre andata a una “sdrammatizzazione” del rapporto con la musica d’oggi, attribuendo a ogni brano una fortissima componente immaginativa e figurale, collegata al “tema” centrale del concerto (le festività, le stagioni etc.). In ogni caso, devo dire che la splendida avventura di questa collaborazione, che condurrà nella prossima stagione all’esecuzione integrale e finalmente consecutiva degli otto brani, mi ha innanzitutto fatto capire che non vi è nessuna difficoltà ad avvicinare i giovanissimi alle scritture recenti e che essi sanno benissimo “crescere” insieme al compositore. Masques, come si può capire dal titolo, prende spunto dal Carnevale. Centro d’interesse tecnico è l’attribuzione di un carattere solistico via via a ogni fiato e alla prima parte di ogni arco. Una situazione di marcia un po’ grottesca e sgangherata, Una novità per ensemble al centro della celebrazione monografica in Svizzera e un’ulteriore prima a Witten continua a pag. 2 spudoratamente intitolata “Marcia delle maschere” e inizialmente riservata agli archi, costituisce una sorta di ritornello di rondò che conduce di volta in volta a cinque episodi assai differenti e contrassegnati da uno strumento solista, riferiti via via alle maschere di Arlecchino (clarinetto), Colombina (flauto e violino), Pantalone (oboe), Capitan Spaventa (tromba) e Pulcinella (viola e violoncello). Ciascuno strumento si somma poi al “ritornello”, giungendo a un tutti che è una sorta di tripudio finale. Si tratta insomma del mio piccolo Carnaval. Luce, che sarà eseguito a ridosso di Pasqua, è la riflessione drammatica e tesa, per nulla edulcorata, sulla tensione alla trascendenza che contraddistingue in forme assai differenti ogni cultura e ogni esperienza umana. Il passaggio pasquale dalla morte alla vita, lungi dall’essere monopolio del credo cristiano, è in ogni simbologia: così l’oscuro cupo e aspro dell’inizio si trasforma via via nelle “mani protese verso l’alto” dell’evoluzione progressiva e nello squarcio luminoso finale. Scopo tecnico era qui quello di riprendere un ampio ventaglio di timbri e tecniche strumentali proposte ad una ad una nei vari brani e dare loro l’unità d’un solo percorso evolutivo, cercando la massima coesione del suono orchestrale. Danza è il punto d’arrivo ma in un certo senso anche di partenza del mio cammino con i Piccoli Pomeriggi. Mi spiego: quando Daniele Parziani mi propose la collaborazione con questa compagine, mi propose in primo luogo la versione semplificata d’un breve brano che avevo composto nel 2010 per i Pomeriggi Musicali, un omaggio a Schumann continua a pag. 3 Conclusione del ciclo concepito per I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano, prima alla Chigiana e residenza al Festival International Saint-Dizier Grand Der Giorgio Colombo Taccani Frammenti di DNA sonoro Due prime esecuzioni condividono un medesimo procedimento compositivo Aldo Clementi Informel 2 per 15 esecutori è stato proposto il 20 gennaio all’Auditorium Stelio Molo della RSI di Lugano, nell’interpretazione dell’Ensemble 900 del Conservatorio della Svizzera Italiana diretto da Francesco Bossaglia. Il 23 febbraio l’Ensemble Asamisimasa propone al Klaus-von-Bismarck Saal del WDR di Colonia Ricercare per chitarra, Lento per violoncello solo e Dedica per clarinetto, violoncello e pianoforte. Francisco Guerrero La Fundación BBVA di Bilbao propone il 5 febbraio l’esecuzione di Delta Cephei per due clarinetti, violino, viola e violoncello, nell’interpretazione dell’Ensemble Kuraia diretto da Andrea Cazzaniga. 2 I l 26 gennaio al Teatro Verdi di Busseto, con replica il 27 gennaio alla Sala dei Teatini di Piacenza, avrà la sua prima esecuzione Ier… Una riverberazione selettiva di “Il Poveretto” di G. Verdi, per voce e sei strumenti; ne saranno esecutori il soprano Renata Campanella e l’Ensemble Nuove Musiche diretto da Guido Maria Guida. Così Colombo Taccani introduce il lavoro: «Come se giungesse da una grande distanza in una notte di vento intermittente, una lirica da camera di Verdi ci lascia percepire chiaramente solo alcune sillabe della linea vocale, pur essendone vagamente intuibile l’intero profilo. Della parte pianistica quasi tutto viene perduto. Le poche parti arrivate fino a noi restano libere di risuonare e di riverberarsi nell’intero ensemble; nulla, all’infuori di questi prolungamenti e di un numero ristrettissimo di raddoppi di ottava, viene loro aggiunto o elaborato rispetto alla pagina originale. Con grande sorpresa le sillabe sopravvissute ricreano un nuovo testo: ne emerge una pagina malinconicamente introversa, la cui intima riservatezza ci si rivela come attraverso la decifrazione di un messaggio in codice. Una lettera dimenticata da decenni nel cassetto segreto di uno scrittoio». Watcher per ensemble troverà invece la sua prima esecuzione il 30 aprile al Teatro Elfo Puccini di Milano grazie all’ensemble Sentieri Selvaggi, committente della composizione, diretto da Carlo Boccadoro. Spiega l’Autore: «Quasi tutti i miei lavori da tempo trovano lo spunto elaborativo iniziale in un breve frammento di provenienza molto varia; Schumann, Ravel, melodie di corale, brevi incisi gregoriani si sono alternati a Duke Ellington o ai Procol Harum; piccoli elementi di DNA che andavano a informare ogni aspetto del lavoro, dalla sostanza armonica alle proporzioni generali e all’alternanza delle sezioni; a volte traspare qualche suggestione derivante dall’immaginario musicale dello spunto di provenienza, mentre altrove, più spesso, il mio lavoro si è poi svolto in totale indipendenza e autonomia espressiva. Anche in quest’occasione mi sono mosso secondo tale abitudine consolidata; non dovrebbe essere difficile intuire quale sia lo spunto originario del mio lavoro, che lascio comunque affidato all’eventuale curiosità di chi ascolta (in un paio di circostanze dovrebbe risultare davvero evidente…) dal momento che il brano non si muove alludendo ai suoi ambiti stilistici ed espressivi. Ciò che è più importante sottolineare è come Watcher prosegua sulla linea già avviata dai miei lavori recenti, prediligendo scelte dirette, per lo più improntate a una grande esuberanza gestuale e a contrasti particolarmente energici; tutto ciò è evidente in particolare nelle prime pagine, caratterizzate frequentemente da un luminoso assetto diatonico e dall’epilogo del percorso, proiettato sia verso ruvidi agglomerati omoritmici sia verso la sparizione di connotati armonici riconoscibili, a causa dell’instabilità e della frequente distorsione dei suoni. Questo porta, mi auguro, a una leggibilità abbastanza diretta del brano, unitamente, va detto, a difficoltà non piccole dal punto di vista esecutivo, rendendo quindi ovvia la mia grande riconoscenza nei confronti degli interpreti e del direttore chiamati a un compito decisamente arduo». Il 22 marzo Roberto Fabbriciani presenterà nuovamente Restless White per flauto solo, a lui dedicato, nell’ambito del Sonic Fusion Festival di Salford, mentre il 31 maggio Il pianto di Giuturna per soprano e ensemble su un testo originale di Vittorio Sermonti verrà riproposto a Tokyo nell’esecuzione di Maki Ohta e del Nomad Ensemble diretto da Norio Sato. Ricordiamo inoltre che Akiko Kozato il 25 ottobre scorso ha ripresentato Nox, Tellus per voce sola nell’ambito del Festival Spazio Musica di Cagliari; il 27 ottobre il Duo Alterno (Riccardo Piacentini e Tiziana Scandaletti) ha eseguito nuovamente L’Àgnili per voce e pianoforte su due poesie in sardo di Pompeo Calvia al Museo di Santa Caterina di Treviso per il Festival “Finestre sul Novecento”; il Duo Antilia (Cinzia Cruder e Silvia Cignoli) ha ripresentato Antilia per ottavino e chitarra l’11 novembre nell’ambito del progetto “Irid” presso le “Officine Creative Ansaldo” di Milano. Da segnalare infine che l’esecuzione di Dura roccia per fagotto e orchestra d’archi, registrata a Firenze lo scorso ottobre nell’ambito del Festival “Play It!” e che vedeva coinvolta l’Orchestra della Toscana diretta da Francesco Lanzillotta, verrà inserita nel Cd Bassoon Works del solista Paolo Carlini, d’uscita imminente per la casa discografica Tactus e comprendente altre pagine contemporanee dedicate a questo grande fagottista, fra le quali lavori di Ennio Morricone, Nicola Sani, Luis de Pablo e Giorgio Gaslini. segue da pag. 1 (Fedele: Sculture sonore) rivelano tutte un “carattere rituale” che ne contraddistingue non solo la natura intrinseca ma anche la percezione sensibile. Mudra– è stato scritto per l’Ensemble Namascae cui è dedicato insieme all’amico William Blank». I Wittener Tage für Neue Kammermusik propongono il 27 aprile nell’interpretazione del Quatuor Makrokosmos, un’ulteriore prima esecuzione assoluta di Ivan Fedele, Phasing per due pianoforti e due percussionisti, commissione del WDR 3. Mosaïque per violino e orchestra da camera è stato ripreso il 17 gennaio nel contesto d’un concerto-lettura al Conservatoire Massenet di Saint-Étienne. Francesco D’Orazio e l’Ensemble Orchestral Contemporain sono stati diretti da Daniel Kawka, con repliche il 18 gennaio al Théâtre Copeau, Opéra Théâtre de Saint-Étienne, e il 23 gennaio al Grand Théâtre de Provence di Aix-enProvence per il Festival Présences di Radio France. Sempre nel mese di gennaio Ivan Fedele ha tenuto, su invito di Frank Bedrossian, una masterclass di composizione al Dipartimento di Musica della University of California, Berkeley. Nell’ambito della residenza del compositore a Berkeley è stata eseguita il 26 gennaio dall’ECO Ensemble diretto da David Milnes La chute de la Maison Usher, musica per il film omonimo di Jean Epstein. Palimpsest, Quarto Quartetto per archi è stato proposto dal Quartetto Prometeo il 27 gennaio all’Auditorium Celesti di Desenzano, per il V Festival del Ned Ensemble, nella Stagione Concertistica “Città di Desenzano”. Ciro Longobardi porta in tournée una selezione dalle Études boréales e dalle Études australes per pianoforte nelle seguenti tappe: il 5 febbraio al Conservatorio Superiore di Alicante, il 9 marzo alla Gallery 345 di Toronto e il 15 aprile alla Hochschule di Basilea. L’Orchestra dell’Arena di Verona diretta da Xu Zhong esegue l’8 e il 9 febbraio al Teatro Filarmonico per la Stagione Sinfonica della Fondazione Arena di Verona Syntax 0.1 ([email protected]) per orchestra da camera. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai propone invece il 15 febbraio all’Auditorium Rai di Torino sotto la bacchetta di Marco Angius, in prima esecuzione italiana, Artéteka (Folkdance 1) per orchestra e Txalaparta (Folkdance 2) per set di txalaparta e orchestra. Sandro Gorli dirige il 20 febbraio, alla testa del Divertimento Ensemble, Immagini da Escher per ensemble per la stagione “Rondò” all’Auditorium Gruppo 24 Ore di Milano. Mario Caroli esegue il 15 aprile a Budapest Dedica e Apostrofe per flauto solo e il 28 maggio a Bucarest Donax per flauto solo. Infine, Erinni per pianoforte, cimbalom e vibrafono è in programma nella versione per pianoforte, dulcimer e vibrafono il 30 maggio alla Musikhochschule di Basilea, con Franziska Fleischanderl al dulcimer. segue da pag. 1 (Solbiati: Crescendo in musica) intitolato Il risveglio di Florestano. Si trattava del progressivo emergere da un fondale statico e immobile di un carattere di danza sempre più esplicito che esplodeva alla fine, rivelando alcune citazioni da Schumann. Poi avevamo pensato che era sciocco, non specifico e anche un po’ offensivo dedicare all’orchestra giovanile solo la versione semplificata di un brano già composto, e nacque così il progetto di Crescendo. L’ultimo concerto dei Piccoli Pomeriggi è dedicato alla fiaba e in programma vi sono vari brani tratti da balletti di temi “fiabeschi”. Allora ho pensato che è giunta l’ora, dopo sette brani, di dimostrare che l’orchestra giovanile è matura per eseguire una musica d’oggi complessa e “senza sconti”: ho ripreso Il risveglio di Florestano, che era in fondo la nascita di una danza, e ne ho fatto una versione nient’affatto semplificata, solo ristrumentata per motivi di organico e purgata dei riferimenti schumanniani ora fuori luogo, sostituendo un finale tutto dedicato ai miei giovani interpreti e all’amico Daniele Parziani». Prestigiosa prima cameristica il 22 marzo all’Accademia Chigiana di Siena, a Palazzo Chigi Saracini, per la Stagione “Micat in vertice”, quando il Trio Stauffer eseguirà il Secondo trio d’archi. Spiega Solbiati: «Il pezzo è stato richiesto da un giovane trio, già con parecchia esperienza alle spalle e che proprio in occasione di questo concerto potrà valersi per la prima volta del nome di Trio Stauffer, concesso dall’omonima Fondazione. Nel 2012 avevo composto per il Divertimento Ensemble Alfi, un brano in tre movimenti, ciascuno dei quali aveva un diverso organico. Il primo era costituito da un fulminante trio d’archi di tre minuti in cui ben undici differenti situazioni musicali si alternavano con la velocità di un fotogramma. Ho pensato allora di ripartire da lì, e di considerare quei tre minuti il primo di tre movimenti progressivamente di poco più ampi (rispettivamente 3’30” e 4’) e soprattutto contrassegnati dal progressivo “rallentamento” della musica. Il secondo ironizza sulla medietas di un clima musicale leggero e un po’ dandy: tutto è basato su consonanze di terze e seste che vengono ripetutamente aggredite e infine scardinate dal materiale più inatteso, una triade maggiore trillata e snaturata dalla massima pressione dell’arco. Il terzo movimento, di estrema lentezza, parte dalla rarefazione di alcuni “relitti sonori” che galleggiano sul vuoto, nei quali si profila a poco a poco una sorta di aspirazione alla luce e all’infinito, profonda, seppur non necessariamente confortevole». Alessandro Solbiati sarà il compositore in residenza del Festival International Saint-Dizier Grand Der, “Le Printemps de la Musique”, dal 22 al 27 aprile, nel corso del quale avverranno diverse esecuzioni, tra cui la prima esecuzione integrale dei Dodici Lieder da “Winterreise” nella trascrizione per violino e viola, affidata al duo Dejan Bogdanovic e Pierre-Henri Xuereb. Così l’Autore racconta questa esperienza creativa: «La richiesta fattami da Pierre-Henri Xuereb di trascrivere per violino e viola una parte considerevole dell’immensa Winterreise schubertiana è giunta al suo termine, arrestandosi alla metà dei Lieder. All’inizio pensavo si potesse trattare di una scommessa assai pericolosa; a poco a poco ho scoperto quanto sia possibile aderire al dettato schubertiano senza cambiarne nemmeno una nota, eppure compiere il “proprio” viaggio nella sua musica, rendendo il canto un dialogo tra i due strumenti, sottolineando o assottigliando talune armonie, orientando, ampliando e a volte forzando taluni percorsi di registro e così via: si tratta di un atto d’amore per uno dei più grandi capolavori dell’arte occidentale». Nel medesimo quadro verranno proposti Ianus per orchestra d’archi e, nell’interpretazione degli studenti del corso, Dawn per flauto e arpa, Albatros per flauto, violino e pianoforte, Manet per violoncello e pianoforte, Trio per violino, violoncello e pianoforte, e Klimt per violino, viola, violoncello e pianoforte. Il 4 maggio Luigi Attademo esegue a Carpi i primi cinque movimenti sui sei complessivi (il V in prima esecuzione assoluta) di Le sei corde di Niccolò per chitarra, nelle parole di Solbiati, «fogli d’album senza pretese unitarie, costituiti ciascuno dalla semplice esposizione di un’idea musicale, anelli d’una mia catena di piccoli brani chitarristici, nell’ambito del progetto di Attademo attorno ai Ghiribizzi per chitarra di Niccolò Paganini». Luigi Gaggero propone invece l’8 maggio a Venezia per il Festival Pas-E, “Nuovi Madrigali Italiani”, alla testa dell’ensemble La Dolce Maniera, la prima di E tu seguivi, piccolo madrigale per cinque voci su testo di Dino Campana. Spiega Solbiati: «L’amicizia e la lunga collaborazione con Luigi Gaggero come cimbalonista ha preso una nuova piega, da lui stesso provocata nel momento in cui è divenuto promotore e direttore di un magnifico ensemble vocale che intende alternare repertorio rinascimentale e contemporaneo. Per il momento, su sua stessa richiesta, si tratta di un breve brano che utilizza come testo un verso di Dino Campana (“...e tu seguivi nell’aria la fresca incarnazione di un mattutino sogno...”), che pochi mesi fa ha “ispirato” il Prologo del mio To Whom?, per voce femminile sola, senza però essere esplicitamente cantato. In quel caso, infatti, l’utilizzo della voce sola avrebbe reso troppo esplicito e didascalico il percorso immaginativo così fortemente suggerito dal verso, mentre qui il rapporto polifonico stabilito con la parola mi ha permesso di coniugare significato e percorso musicale, ponendoli in un rapporto di reciproco nutrimento». Di Alessandro Solbiati è possibile ascoltare il 5 febbraio Due adagi (Tiresia e la Pizia) per violino alla Salle Ockeghem dell’Atelier Musical de Touraine di Tours, nell’interpretazione di Eric Lacrouts. Il 16 e 17 febbraio l’Orchestra dell’Arena di Verona diretta da Silvio Viegas propone al Teatro Filarmonico, per la Stagione Sinfonica della Fondazione Arena di Verona, Raggio per orchestra da camera. Il 27 febbraio Alessandro Solbiati presenta all’Auditorium San Fedele di Milano la proiezione della produzione video dell’opera Leggenda. Il giorno dopo, 28 febbraio, l’Orchestra Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna diretta da Philipp von Steinaecker propone al Teatro Manzoni di Bologna, nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro Comunale, la prima esecuzione assoluta dei Sei Lieder giovanili di Arnold Schönberg nell’orchestrazione di Alessandro Solbiati. Il 2 aprile François Petit e Carole Carniel-Petit presentano alla Salle Ockeghem dell’Atelier Musical de Touraine di Tours Dies per clarinetto e pianoforte e, coadiuvati da altri musicisti, Pour Ph.B. per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte. Sempre a Tours verranno eseguiti il 4 aprile, per le Journées de la Composition, Sonata per pianoforte e Corde per viola sola, quest’ultima nell’interpretazione della violista Maël Bailly. Maria Grazia Bellocchio propone il 10 aprile presso l’Auditorium Gruppo 24 Ore di Milano, per la stagione Rondò, gli Interludi per pianoforte. Laura Catrani eseguirà il 25 aprile a Graz To Whom? per soprano solo. Durissimo silenzio per sei voci femminili e pianoforte sarà proposto il 28 aprile per i Rencontres Contemporaines di Lione da Ancuza Aprodu, pianoforte, e dall’Ensemble Six Voix Solistes diretto da Alain Goudard, con replica il giorno dopo, 29 aprile, alla sala Utopia 1 della Haute École de Musique di Losanna. Maurizio Longoni e l’Ensemble del Conservatorio “G. Verdi” di Milano eseguiranno a fine aprile Mi lirica sombra per clarinetto basso e sette strumenti. Infine, una selezione da Linee, otto contrappunti e preludi per voci e diversi strumenti da Die Kunst der Fuge di Johann Sebastian Bach, sono in programma il 23 maggio all’Auditorium del Conservatoire du XIX Adt di Parigi, nell’interpretazione dell’Ensemble Alternance. Sono previsti un incontro con Alessandro Solbiati e la proiezione del film Heimat Bach di Ulli Aumüller, con musiche di Johann Sebastian Bach, György Kurtag e Alessandro Solbiati. Luigi Dallapiccola Le Variazioni per orchestra sono in cartellone, nella direzione di Francesco Angelico, il 5 aprile al Tonhalle di Zurigo con il Tonhalle Orchester Zürich, e il 12 aprile, con replica il 14, allo Staatstheater Cottbus con il Philharmonisches Orchester Cottbus. A Dallapiccola è dedicato il numero 158, agosto 2012, della nuova serie di «Musik-Konzepte» (Monaco, Edition Text+Kritik), che s’interroga sul significato storico del compositore istriano attraverso una raccolta di cinque saggi aperta dai contributi di Dietrich Kämper e Joachim Noller. Goffredo Petrassi Pietro Borgonovo ha diretto gli strumentisti dell’Orchestra del Teatro La Fenice nella Serenata per cinque strumenti e nella Sonata da camera per clavicembalo e dieci strumenti il 21 gennaio al Teatro La Fenice di Venezia per la Società dei Concerti. Il 24 e 25 febbraio l’Auditorium di Via della Conciliazione a Roma ospita un’esecuzione di Récréation concertante (Terzo Concerto) per orchestra, affidato all’Orchestra Sinfonica di Roma diretta da Francesco La Vecchia. 3 Nicola Sani Due prime in estremo Oriente che indagano le potenzialità del suono, due omaggi a Giacinto Scelsi e un concerto monografico Roberto Fabbriciani Roberto Fabbriciani ha eseguito il 20 gennaio alla Stanza di Trieste, per l’Associazione Musicale Libera, una serie di proprie composizioni: 3 studi per flauto solo, Suoni per Gigi per flauto e nastro magnetico e Pensieri nel vento per flauto e nastro magnetico, insieme a Zeus joueur de flûtes per flauti e nastro magnetico di Henri Pousseur/Roberto Fabbriciani. Il 22 marzo il flautista ripropone al Sonic Fusion Festival di Salford Suoni per Gigi e Zeus joueur de flûtes. Andrea Mannucci Solo per flauto è in programma il 22 marzo al Sonic Fusion Festival di Salford nell’interpretazione di Roberto Fabbriciani. 4 Scavi e percorsi Tre le prime esecuzioni assolute per Nicola Sani nella prima parte del 2013. Apre la serie Astratto II per violino e violoncello, in programma il 23 febbraio allo Studio Haru di Nagoya (Giappone) nell’interpretazione dei Solisti del Trio Musica QuLakoza: Rika Soukawa e Hikaru Sato. Spiega l’Autore: «Questo nuovo lavoro cerca nel suono dei due strumenti e nei modi con cui dialogano e intervengono l’uno nell’altro una prospettiva completamente astratta da qualsiasi vincolo. È un percorso di “scavo” nella materia, di combustioni, specchi, scambi di materiale grezzo. I due strumenti sono lontani, anche fisicamente, e misurano la loro distanza attraverso diverse possibilità di entrare in relazione l’uno con l’altro, l’uno dentro l’altro. Lo spazio che intercorre tra di loro è quello dell’ascolto, che lascia agli interpreti il modo di trovare il proprio cammino, di pensarlo, di reinterpretarlo, trasformandolo in un progetto di tempo, ogni volta diverso». Il 10 marzo Arnaldo De Felice propone alla Sala Poly di Pechino Hallucinée de lumière parmi les ombres per oboe solo, con repliche il 18 marzo al Teatro Manzoni di Bologna per la rassegna “Musica Insieme”, in prima esecuzione italiana, e il 20 marzo a Roma, nella Sala del Gonfalone. Così Sani presenta il lavoro: «Questa nuova composizione nasce dal mio incontro con l’oboista e compositore Arnaldo De Felice e dai discorsi condivisi con lui sul modo di pensare il suono. Un suono ruvido, grezzo, spontaneo, immediato, cosciente, antagonista, basato sulle sonorità estreme dell’oboe. Hallucinée de lumière parmi les ombres è un dialogo interiore tra i suoni, l’aria e i ritmi dell’inconscio, un viaggio introspettivo attraverso i timbri generati dall’oboe, pensati come forma acusticamente elaborata nelle strategie esecutive nel tempo e nello spazio determinate e sperimentate con l’interprete. Non si ascoltano i suoni tradizionali dello strumento, ma la loro trasfigurazione in un universo di sonorità dilatate, elaborate già nel loro manifestarsi ed espanse nelle possibili multifonie. Dall’oboe si dirama un cosmo di suoni che richiama gli orizzonti della vocalità. Il silenzio entra in questa drammaturgia come senso del limite, della solitudine, elemento di tensione, dialogo, contrasto e sospensione. La struttura della partitura è aperta e permette diversi percorsi e molteplici livelli interpretativi. Attraverso l’idea di una continua esplorazione delle periferie del suono, vengono messi in relazione codici diversi, echi e frammenti. Così si crea un dialogo tra forze in opposizione, strutture che si aprono verso orizzonti illimitati e improvvise figurazioni ritmiche. Il tempo viene eliminato e la materia conosciuta rimane in sospensione, a galleggiare in un mare di linee sonore che l’attraversano. È un altro mare, dove si incontrano isole sonore da esplorare, da ascoltare in maniera diversa e dove si raccoglie ciò che si riconosce e ciò che si scopre. Il titolo della composizione deriva da una poesia di Giacinto Scelsi, profondo esploratore di quell’universo ancora in gran parte pieno di misteri che chiamiamo suono». E proprio a Scelsi si rifà la novità in cartellone il 1° maggio al Grosser WDR Sendesaal di Colonia per il Festival Acht Brücken, Musik Triennale Köln, dove il Klangforum Wien diretto da Johannes Kalitzke proporrà Gimme Scelsi per ensemble e elettronica. Così Sani introduce il lavoro: «Questa composizione è scritta su commissione del Klangforum Wien, in occasione del progetto “Giacinto Scelsi Revisited” realizzato dall’ensemble viennese in collaborazione con la Fondazione Isabella Scelsi. L’importanza di Scelsi non è per me legata soltanto al significato della sua vasta produzione musicale, ma risiede soprattutto nelle questioni da lui poste sul modo di affrontare la prassi sperimentale nella composizione, mettendola concretamente in opera senza venire meno a una necessità espressiva, comunicativa e poetica. In altre parole, al di là della sua attività compositiva, Scelsi ha posto al centro dell’attenzione temi che fanno di lui uno dei più grandi utopisti del XX secolo, anticipatore del moderno concetto di experimental music. Ho conosciuto Giacinto Scelsi soltanto di vista, in una Roma di molti anni fa, durante la stagione che culturalmente è stata definita “dell’effimero” e politicamente degli “anni di piombo”: gli anni Settanta, complessi e drammatici ma pieni di fermenti creativi, in cui la “città eterna” sembrava esplodere di suoni, poesie, immagini, colori e rivendicazioni sociali. In quella Roma, frequentata dai protagonisti delle avanguardie sonore, del teatro sperimentale, della danza contemporanea, del free jazz, dell’improvvisazione musicale, dove la nuova musica si univa al rock progressivo e alla riscoperta del repertorio popolare, si cominciava a diffondere la musica di Giacinto Scelsi. La si ascoltava nei “santuari” delle avanguardie: gli scantinati, i teatri sperimentali, le gallerie d’arte, i locali off nel quartiere di Trastevere, o presso alcune istituzioni culturali “illuminate”. Gimme Scelsi è un omaggio a quegli anni, in cui scoprivo un nuovo mondo sonoro dove rock e avanguardie erano un riferimento unico; un omaggio e un pensiero riconoscente all’influenza che la musica di Scelsi ha avuto sui linguaggi delle nuove generazioni, sulle sperimentazioni del rock progressivo, sulla cultura psichedelica, sulle diverse musiche e sulle musiche “diverse”». L’Ensemble Orchestral Contemporain è stato diretto da Daniel Kawka in Deux, le contraire de “un” per ensemble il 18 gennaio al Théâtre Copeau, Opéra Théâtre de Saint-Étienne, e il 23 gennaio al Grand Théâtre de Provence di Aix-en-Provence per il Festival Présences di Radio France. Roberto Fabbriciani proporrà il 22 marzo al Sonic Fusion Festival di Salford I binari del tempo per flauto e nastro magnetico. Infine, l’Associazione Musica d’Oggi di Roma organizza l’8 aprile alla Sala Puccini del Circolo del Ministero delle Infrastrutture, nell’ambito del ciclo “Incontri con l’Autore”, un concerto monografico dedicato a Nicola Sani, durante il quale verranno eseguiti dall’Ensemble Musica d’Oggi A Lina Bucci Fortuna per pianoforte, Come una specie d’infinito per violoncello e pianoforte e Oltre il deserto spazio per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte; verranno inoltre proiettati estratti dal video dell’opera Il tempo sospeso del volo. È disponibile on line il catalogo delle Edizioni Suvini Zerboni. Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it. Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore. Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori, notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali. Marco Momi Scoprirsi soli Marco Momi è compositore in residenza nella stagione “Rondò 2013” del Divertimento Ensemble, nel corso della quale propone quattro lavori, due dei quali in prima esecuzione assoluta. Sandro Gorli dirige la compagine a Milano, presso l’Auditorium Gruppo 24 Ore, il 23 gennaio in Iconica II per ensemble e il 20 febbraio in Iconica IV per ensemble e live electronics; il 20 marzo la solista Maria Ronchini propone la prima esecuzione di Due nudi per viola; infine il 12 maggio, con l’apporto dei Piccoli musicisti di Divertimento Ensemble - Laboratorio “Giocare la musica”, sarà presentato in prima esecuzione assoluta Ludica III per ensemble, tre gruppi di bambini e elettronica, con anteprima il 10 aprile presso la Sala conferenze del Museo del Novecento di Milano in occasione della manifestazione “Backstage del pensiero creativo - Scomponiamo una partitura”. Un’ulteriore prima avrà luogo il 18 marzo al Festival Ars Musica di Bruxelles, nell’ambito di un concerto dell’Ensemble Nikel dedicato in parte a Marco Momi. La novità, Cinque nudi per saxofono e stomp boxes, affidata al solista dell’ensemble Vincent Daoud, è accostata a Ludica II per ensemble e elettronica. Così l’Autore presenta la serie dei Nudi: «È un piccolo percorso sulla solitudine di uno strumento con il suo interprete. Una piccola collezione sull’evanescenza del dialogo che diventa monologo, sull’attimo dello scoprirsi soli che è fatto di perfetta intimità e crudo disagio. Uno spazio percettivo fatto di storie che non richiedono di essere raccontate perché non c’è pubblico e perché si sa che andranno perse nel tempo cronometrico: la loro vita si esaurisce nello slancio di un pensiero. Una dimensione in cui il corpo messo a nudo si smonta dei caratteri sociali, si annusa, si accarezza. Nel guardarsi allo specchio esce da sé e si osserva. Nel primo dei Due nudi per sola viola si osserva il puro gioco digitale sulle corde, come un lento aggrovigliarsi di combinazioni che si scoprono: torna il predominio dell’intavolatura sull’armonia, ma il suono è puro, non Aureliano Cattaneo recitato, struccato. Nel secondo si gioca con l’incanto della pulsazione accennata, che diventa puro gesto quando tocca il corpo estraneo che ferisce il proprio corpo; e allora si rilegge. Nella raccolta Cinque nudi, il saxofono si spoglia e prende in mano alcune delle sue maschere. Si guarda in uno specchio che non è lucido e che non è suo: le pedaliere della chitarra elettrica. Si scopre polimorfico di struttura e non per genere: polifonico, sottile come una linea, respira e basta, poi lascia litigare i propri “sé”. Improvvisa con due suoni mentre è incantato in un loop». Così Momi ci introduce invece a Ludica III: «Non è un brano con finalità didattiche; non è un brano “per” bambini quanto piuttosto “con” i bambini. Lo strumento è del tutto particolare e raro, non intimidisce solamente la particolarità della voce, ma il controllo del mezzo espressivo da parte dei bambini stessi, della possibilità d’interazione con altri strumenti e con l’elettronica. Non si è trattato dunque di comporre il suono prodotto da questo strumento particolare, ma di comporre il perché della loro presenza, cercando di giocare con le peculiarità che sono ben lontane dalle pratiche di disciplina di un ensemble strumentale. Il gioco torna a essere il tono da me scelto per questo lavoro atipico. L’elettronica è concepita per una tipologia di diffusione Lo-Fi, sul palco e con altoparlanti non potenti, l’ensemble è “piegato” a gesti forzatamente semplici, i bambini sono posizionati in tre gruppi distinti al centro dell’ensemble spazializzato. Scompongono il gesto degli strumentisti, li osservano per ricavarne dati, scimmiottano l’elettronica e reagiscono da bambini. Il lavoro è concepito per una formazione cameristica di piccole dimensioni, per non disperdere nulla dei gesti di meraviglia di ogni bambino». L’Ensemble Nikel ripropone infine Ludica II il 19 febbraio al Rachmaninov Hall di Mosca per il Magister Ludi Festival, e ancora, insieme a Cinque nudi, il 3 aprile al Felicja Blumental Center di Tel Aviv. Lavorare la materia Una prestigiosa prima esecuzione italiana di Aureliano Cattaneo, Selfportrait with Orchestra per orchestra, è in cartellone l’8 febbraio all’Auditorium Rai di Torino nell’interpretazione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Daniel Kawka. Si tratta della prima esecuzione della versione definitiva del pezzo proposto originariamente al Festival Musica di Strasburgo nell’ottobre 2010. Si tratta d’un trittico sinfonico che l’Autore presenta in questi termini nei tre movimenti: «“Musica con Patinir”: passeggio nel Prado, e osservo questi quadri fatti solo di sfondi, e penso che vorrei essere come un pittore che lavora la materia viva, con le mani, con un attrezzo, si sporca, si intossica. Scrivere una musica senza figure, solo lo sfondo, ma sempre cangiante, di un azzurro strano come gli sfondi di Patinir. “Mi sviscero in un lampo”: caro Edoardo [Sanguineti], quanto mi sarebbe piaciuto che tu avessi potuto ascoltare questo mio svisceramento. Sono arrivato tardi, o tu te ne sei andato presto. Ancora penso alla pittura, ai tagli di Fontana, e a quel tuo modo particolare di visitare un museo. Già non puoi ascoltare quest’orchestra grave che si taglia in un lampo, che si squarcia per aprirsi su una luce acuta. Già non puoi annusare l’odore di queste mie viscere infilate su pentagrammi. “Les adieux”: bisogna avere molta attenzione a scrivere degli addii, perché poi magari ti tocca davvero farli. Ho pensato a Beethoven, e poi a Haydn, e poi a Ligeti che pensa a Brahms, e poi ancora a te, Graziella, che già mi manchi. Fate attenzione alla fine, al doppio quartetto, uno in eco con le sordine di ferro, su uno sfondo di rane e grilli: m’è costato scriverlo». Vede la luce anche la versione definitiva di Canto per ensemble, in cartellone il 3 marzo al Großer Saal della Stiftung Mozarteum di Salisburgo. L’esecuzione, affidata all’Österreichisches Ensemble für Neue Musik diretto da Michel Galante, è legata al conferimento a Cattaneo del prestigioso Förderpreis 2013 della Regione di Salisburgo; nel medesimo Concerto dei Premiati verrà eseguita anche musica di Georg Friedrich Haas, detentore del “Musikpreis” 2013. Canto viene proposto in anteprima da Michel Galante alla testa dell’Argento Chamber Ensemble il 23 febbraio al TBA Lounge di New York nel contesto della manifestazione “Salzburg Biennale Preview”. Si chiede, e risponde, Cattaneo: «Perché Canto? In Canto cerco di ritrovare la continuità. La continuità della nota cantata e la sottile vibrazione della “messa di voce”. La cerco in due modi diversi: con il tratto lungo, oppure con l’unione dei frammenti. Con il primo sistema si segue una linea che si snoda e ci accompagna nel tempo. Con il secondo bisogna ricostruire la linea attraverso l’immagine riflessa delle possibili unioni dei punti. Così è il materiale musicale che si dipana come la matassa della lana, oppure si accartoccia come una sottile striscia di alluminio nel fuoco». Residenza presso il Divertimento Ensemble e una nuova serie di lavori solistici Jean-Luc Hervé Rêve de vol I per clarinetto e viola è in cartellone il 2 febbraio al Lavoir Moderne Parisien nell’interpretazione di Alexandre Chabod e Étienne Tavitian. Hervé terrà una serie di seminari e concerti nel mese di maggio in Cina, al conservatorio di Shanghai e all’università di Nanchang. Una prima italiana all’Auditorium Rai di Torino e il Förderpreis alla Biennale di Salisburgo 5 Novità madrigalistica su un aforisma di Karl Kraus e Cd monografico col Divertimento Ensemble Stefano Gervasoni La voce del paradosso L uigi Gaggero propone l’8 maggio a Venezia per il Festival Pas-E, “Nuovi Madrigali Italiani”, alla testa dell’ensemble La Dolce Maniera, la prima di Fuga ante mortem per soprano, contralto, baritono e tre voci parlanti su testo di Karl Kraus. Spiega l’Autore: «È un brano tratto dalla mia opera Limbus-Limbo, di cui costituisce l’epilogo della sesta scena. Il testo, un aforisma di Karl Kraus (da Pro domo et mundo, 1912), recita semplicemente: “Esiste una vita prima della morte?”, ponendo con la forza del paradosso un quesito fondamentale, dalla valenza filosofica, religiosa, scientifica e sociale. La vita, vale la pena di essere vissuta? E come, allora? La musica – un fugato perpetuo a sei voci e sei diverse lingue in un improbabile stile barocco su un soggetto improbabilmente seriale – s’incarica di declinare l’universalità di questa domanda con una comicità leggera, vagamente stralunata e corrosiva, dissonante rispetto alla dimensione meditativa di questo momento corale dell’opera, allo scopo di sottolineare la disproporzione che intercorre tra la serietà del proposito e l’inadeguatezza delle risposte che il genere umano ha saputo darvi nel corso della storia. Tutto ciò, ovviamente, in rapporto alla vicenda fantasiosamente raccontata dall’opera, che vede alcuni personaggi storici costretti ad abbandonare le “comodità” di una vita perennemente in attesa di un destino finale a Esce un Cd monografico dedicato a un decennio di lavori per soli o piccoli ensemble Giovanni Verrando Due fasi a confronto Esce in Francia il 12 febbraio per la casa discografica Æon il Cd monografico Dulle Griet, che propone i lavori da camera, per solisti e per strumenti elettrici composti da Giovanni Verrando tra il 2000 ed il 2010, nell’interpretazione dell’Mdi Ensemble e di RepertorioZero, sotto la direzione di Pierre-André Valade. Scrive Pierre Michel nelle note del Cd: «Giovanni Verrando è uno dei compositori importanti della nostra epoca. Dopo un Cd interamente consacrato alla sua produzione orchestrale (Orchestral Works, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, dir. Pierre-André Valade, Stradivarius 2008), il presente Cd affronta i piccoli ensemble e i solisti attraverso opere appartenenti a quelle che il compositore definisce le sue “due fasi”. Infatti fino al 2005 la sua musica si è sviluppata attraverso campi armonici (Sottile, Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg, i tre Quartetti d’archi); nella seconda fase, dopo quella data, egli ha concentrato le proprie ricerche sulla parte inarmonica dello spettro, sul rumore e sulle microproprietà del suono (Triptych, Memorial Art Show, Dulle Griet ), in relazione al suo testo teorico La nuova liuteria. Orchestrazione, grammatica, estetica». Oltre a Dulle Griet, traccia che dà il Novità per corno concertante dedicato ai “malestanti” spinti ai margini della Storia 6 seguito dell’abolizione papale del Limbo (realmente intercorsa nel 2007)». Di Stefano Gervasoni è possibile ascoltare in questi primi mesi del 2013 Masques et Berg per violino e viola il 17 gennaio alla Palazzina Liberty di Milano per la rassegna dell’Associazione Musica/Realtà, nell’interpretazione dei Solisti dell’Ensemble Risognanze, Livio Troiano e Marco Fusi; Whisper Not per viola e live electronics il 20 marzo all’Auditorium Gruppo 24 Ore di Milano per la stagione “Rondò”, con la violista Maria Ronchini; Epicadenza per percussione solista, doppio trio e cimbalom il 23 marzo al CFA Concert Hall della Boston University, con Mike Williams e l’Ensemble Sound Icon diretti da Jeffrey Means; infine Godspell per mezzosoprano e nove strumenti, sempre a Milano e sempre per la stagione “Rondò”, il 2 maggio nella Sala conferenze del Museo del Novecento. L’etichetta Stradivarius ha pubblicato un Cd monografico dedicato a Gervasoni, Least Bee (STR 33780), interpretato da Sandro Gorli alla testa del Divertimento Ensemble, che comprende appunto Godspell, col mezzosoprano Sonia Turchetta nella parte vocale, e In nomine R per flauto, corno inglese, clarinetto, percussione, pianoforte e trio d’archi. Il Cd verrà presentato l’11 febbraio allo Showroom Fazioli di Milano. Riccardo Panfili titolo all’intera raccolta, il Cd contiene il ciclo dei brani solistici First, Second e Third Born Unicorn, che vanno dal flauto amplificato al violino elettrico, il Quartetto n. 3 per archi, Il ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg e infine Triptych #2, composto espressamente per RepertorioZero. Negli altri paesi europei il Cd verrà pubblicato nei mesi di marzo e aprile, quando si renderà disponibile anche sulle principali piattaforme nel web. In questi mesi Giovanni Verrando sta portando a termine due commissioni per il 2013, a cominciare da Multiplicity per quattro percussionisti e orchestra, commissionata da Kroumata e dalla Symphony Orchestra of NorrlandsOperan; la prima esecuzione è prevista in autunno. Nel medesimo periodo verrà presentato il secondo brano, Travelling icon on rabbit-skin glue per nove esecutori, commissione dell’Orchestra della Toscana per il Festival Play It! Si sta infine preparando la traduzione inglese, curata da Laura Davey, del volume La nuova liuteria. Orchestrazione, grammatica, estetica, che uscirà nella primavera 2013, in collaborazione con il Dipartimento di Ricerca del Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano. Viandante al confine Prima esecuzione di Riccardo Panfili al Nikolaisaal di Potsdam: il 16 febbraio Antonello Manacorda dirige Alessio Allegrini e la Kammerakademie Potsdam in Out… per corno, percussioni e archi. Così il compositore presenta la nuova fatica: «Nel 1972 Vittorio De Seta firma un capolavoro d’indagine sociologica e d’intervento politico-culturale col documentario Diario di un Maestro: ci mostra la realtà quotidiana dei figli del sottoproletariato che vivono ai margini, o negli interstizi, delle società opulente; ci narra di un maestro che sfida l’inadeguatezza della scuola con un metodo pedagogico rivoluzionario. Durante una lezione il maestro invita a riflettere sul termine “benestante”. Con la naturale prontezza di chi non è ancora “adulterato”, un bambino trova immediatamente un’espressione folgorante per definire la propria classe sociale: i “malestanti”. Il pezzo è un omaggio ai “malestanti”, a quelli che la storia ha relegato ai margini. Agli esclusi, a quelli che il potere lo subiscono come un destino ridicolo e insensato. Il corno è il viandante, il proscritto. Entra in scena come un’incarnazione del diverso, dell’alterità, del margine. Racconta la sua storia, che non appartiene alla Storia. Racconta il suo viaggio incessante. Per sparire nel margine e nell’oblio. Generazioni senza nome: Out… Il pezzo nasce come pezzo da concerto – o meglio come visione, sogno, rêverie – per corno e quattro percussioni: commissione dei Tetraktis Percussioni, ensemble con cui da anni ho intrecciato un fruttuoso sodalizio artistico. Su richiesta di Alessio Allegrini, ho riscritto il pezzo, rimodulandolo per corno, percussioni e archi. Non si tratta di una “trascrizione”, bensì di un ripensamento: intere sezioni sono state riscritte e molti passaggi modificati. Riguardando la partitura mi accorgo di aver evidenziato i margini, le zone di confine: le luci fioche che rischiarano le notti degli esuli e dei proscritti». Proprio i Tetraktis, coadiuvati dal clarinettista Alessandro Carbonare, hanno eseguito il 15 gennaio alla Sala Verdi del Conservatorio “G. Verdi” di Milano, per la stagione della Società del Quartetto, F for Fake per clarinetto e quartetto di percussioni. Ennio Morricone Contrappunti e improvvisazioni Roberto Prosseda propone il 23 febbraio a Roma, nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza, per la rassegna dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, la prima esecuzione assoluta di Studio IV bis per pedalpiano. Il pianista così introduce il progetto da lui promosso: «Chiamato anche “Pedalflügel” in Germania o “Pedalpiano” nei paesi anglofoni, il piano-pédalier è un pianoforte a cui è abbinata una pedaliera di tipo organistico, collegata a una seconda cordiera. Derivato dal clavicembalo con pedaliera, per il quale Bach ha composto le sei Sonate in trio BWV 525-530, il pianopédalier si diffuse nell’Ottocento soprattutto in Germania e Francia ed ebbe i maggiori sostenitori in compositori come Schumann, Liszt e Alkan. Il repertorio per pianopédalier, nonostante gli entusiasmi ottocenteschi, rimane tuttavia ancora molto ristretto. Per questo ho pensato di sollecitare alcuni compositori che stimo a scrivere nuovi brani per piano-pédalier. Tra i primi che hanno risposto al mio appello vi è Ennio Morricone, che nel 2011 ha composto lo Studio IV bis, brano che eseguirò in prima assoluta nell’ambito di un recital al piano-pédalier per l’Istituzione Universitaria dei Concerti. Si tratta di una composizione derivata dal preesistente Studio n. 4 per pianoforte di Morricone, caratterizzato da una limpida e serrata scrittura contrappuntistica abbinata ad accentuazioni sincopate da cui scaturiscono stimolanti sfasamenti metrici. Alla parte pianistica originale di questo Studio Ennio Morricone ha aggiunto una linea supplementare per la pedaliera, che ripropone il medesimo tema sincopato con valori raddoppiati. Ciò aggiunge alla trama Luca Antignani Verso l’idea Prima esecuzione assoluta il prossimo 26 aprile alla Salle Molière di Lione, con replica prevista al Musée Picasso di Parigi, per Étude sur “La vie” per cimbalom e ensemble, nell’interpretazione di Luigi Gaggero e dell’ensemble Les Temps Modernes. Così il compositore spiega il nuovo lavoro, «liberamente ispirato al dipinto La vie di Pablo Picasso, o per meglio dire ai suoi studi preparatori. Quello che più ha sollecitato la mia immaginazione è un abbozzo a inchiostro di china esposto al Musée Picasso di Parigi, nella cui stagione culturale il pezzo verrà ripreso. Il rapporto con un’opera d’arte visiva è sempre problematico: lungi dal ricercare un rapporto descrittivo con la tela, immagino di ripercorrere l’itinerario d’ordine procedurale che ha portato il pittore, in più tappe, all’esito finale dell’opera. Ciò che mi affascina, e che vorrei mettere in scena nel mio pezzo, è appunto questo percorso di avvicinamento progressivo all’idea, un cammino concettuale che implica molte correzioni e cambiamenti che procedono in parallelo con una presa di coscienza sempre più profonda dell’idea primigenia, quasi si trattasse di un’immagine che viene messa sempre più a fuoco nell’obiettivo d’una macchina fotografica. A confronto con gli schizzi citati, nella tela la figura prima appena abbozzata si rivela una donna con bambino, scompare il cavalletto, il braccio destro dell’uomo si nasconde dietro la donna, ecc. Si potrebbe stabilire una relazione con l’archetipo formale del tema con variazioni, ma solo a patto di considerare la variazione non come artificio decorativo bensì come una prospettiva generativa. Le ricomparse successive del soggetto seguono una logica assai ben individuata da Glenn Gould a proposito delle Variazioni Goldberg di Bach nel commento che “il tema non è terminale ma radiale, e le variazioni non percorrono una linea bensì una circonferenza”. Nel titolo del mio pezzo il concetto di studio è messo altrettanto in discussione: non si tratta infatti d’un lavoro su una o più tecniche strumentali, polifonica un colore più scuro, in virtù dell’ispessimento del registro grave, creando una maggiore “profondità di campo” nel disegno contrappuntistico». L’etichetta Stradivarius ha pubblicato un Cd monografico dedicato a Ennio Morricone, Lemma (STR 33876), interpretato da Rocco Parisi, clarinetto e clarinetto basso, Andrea Noferini, violoncello, Gabriele Rota, pianoforte, e dal Quartetto Noferini. L’album comprende un trittico di composizioni scritte da Ennio Morricone in collaborazione con il figlio Andrea – Lemma per due clarinetti e due pianoforti, Ipotesi e Traccia per clarinetto e pianoforte – e altre sette composizioni cameristiche: V Studio (Catalogo) per il piano-forte, Come un’onda per clarinetto basso, Riflessi, tre pezzi per violoncello, Vivo per trio d’archi, A L.P. 1928 per quartetto d’archi e Metamorfosi di Violetta per clarinetto e quartetto d’archi. Sui primi tre lavori (Lemma, Ipotesi e Traccia) si è espresso in questi termini Ennio Morricone: «Queste tre composizioni nascono da un’idea originalissima che, da informazioni avute, non ha riscontro nella pratica della composizione mondiale. Sono praticamente una strana improvvisazione scritta. Mi spiego: io e mio figlio Andrea (compositore e direttore d’orchestra) abbiamo composto senza consultarci ma fissando dei parametri condizionanti (velocità, tessitura degli strumenti, durata, dinamiche ecc. ecc.), io di un pezzo la parte di pianoforte e Andrea dello stesso pezzo la parte di clarinetto (Ipotesi). Di Traccia abbiamo invertito gli incarichi. […] Lemma è invece l’esecuzione simultanea di Ipotesi e Traccia con due clarinetti e due pianoforti». bensì di un percorso progressivo di conoscenza che instaura un rapporto analogico con gli schizzi di Picasso. Studio dunque come presa di coscienza, illuminazione di differenti punti di vista. Nell’organico particolare importanza va riservata al cimbalom: da diversi anni (nei Vier Lieder nach Bernhard e in The Pit and the Pendulum) mi rivolgo a quello strumento per creare universi sonori inediti, evocare atmosfere di matrice popolare e al tempo stesso allargare l’orizzonte organologico usuale: questo pezzo mi offre finalmente l’occasione di costruire attorno allo strumento un intero concerto da camera». Un’ulteriore prima esecuzione assoluta vede come protagonista sempre Luigi Gaggero, ma questa volta in veste di direttore del gruppo vocale La Dolce Maniera, che proporrà l’8 maggio, nel contesto del Festival Pas-E di Venezia, Barche amorrate per cinque voci su testo di Dino Campana. Spiega l’Autore: «Barche amorrate è un colpo di vento. O ancor meglio, alcune tra le tante sfumature che un colpo di vento può rappresentare. Sono vele che “schioccano, frustano, si gonfiano”… e, in ultima analisi, “tesson e tesson lamento”. Il testo di Campana, ricco d’immagini e sottili artifici retorici quali anastrofi, paronomasie, tmesi chiasmiche e catacresi, è fortemente madrigalistico. La musica emerge con grande naturalezza dal materiale fonetico del poema, materiale che sintetizza in se stesso il senso più intimo delle parole. L’obiettivo ultimo è una sorta di cortocircuito suono-significato, peculiare a tutti i più antichi archetipi comunicativi». Sarà infine possibile ascoltare di Luca Antignani Nome - Non nome per pianoforte e sei voci soliste su poesie di Mario Luzi il 28 aprile per Les Rencontres Contemporaines di Lione, con replica il giorno successivo 29 aprile alla sala Utopia I della Haute École de Musique de Lausanne (HEMU), nell’interpretazione della pianista Ancuza Aprodu e dell’Ensemble Six Voix Solistes diretto da Alain Goudard. Novità per il raro pedalpiano e Cd monografico dedicato al repertorio da camera Il percorso creativo di Picasso e una lirica di Dino Campana all’origine di due novità 7 Enarmonia Mundi Importante progetto di proposta in concerto e in registrazione degli autori del catalogo C.A.M. Concerti e Masterclass a Lione, esecuzioni a Madrid e la registrazione di un importante ciclo vocale Dallo schermo alla sala Dalla collaborazione tra Centro Musica Contemporanea e Suvini Zerboni/SugarMusic è nato nel 2012 “Enarmonia Mundi”, ambizioso progetto di promozione musicale realizzato attraverso la creazione di un’area trasversale tra due settori della musica, tra la musica applicata alle immagini e la musica d’arte. Il progetto vede la presenza di autori noti al grande pubblico per le colonne sonore che hanno accompagnato pellicole indimenticabili, dei quali vengono presentati sia lavori appartenenti al mondo cinematografico sia lavori propriamente “da concerto”. L’esecuzione è affidata al New Made Ensemble, in residence presso il Centro Musica Contemporanea di Milano. Il New Made Ensemble eseguirà le partiture prescelte in orchestrazioni appositamente realizzate a cura della pianista e compositrice Rossella Spinosa, procedendo sia nell’attività di promozione dell’esecuzione dal vivo dei lavori stessi, sia nella registrazione dei programmi monografici. Il nuovo progetto è stato reso possibile grazie all’acquisizione da parte del Gruppo Luis de Pablo Il Maestro a Lione Serie di esecuzioni per Luis de Pablo nei primi mesi del 2013. Il 21 gennaio l’Auditorio del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid ha proposto Federico Mompou in memoriam per violino, violoncello e pianoforte nell’interpretazione del Grupo Cosmos 21; la medesima sala ospiterà il 4 marzo il Grupo SaxEnsemble diretto da José Luis Temes in Ouverture à la française per flauti e saxofoni, Fandango per quartetto di saxofoni e Corola per quattro saxofoni, pianoforte e timpani. Il Conservatoire National Supérieur Musique et Danse di Lione dedica a Luis de Pablo una manifestazione articolata in due concerti, tra cui un monografico, e una masterclass: il 16 aprile l’Instituto Cervantes di Lione ospita, nel quadro di MusiqEurope, un “Atelier/concert autour des pièces solistes de Luis de Pablo”, che prevede l’esecuzione, da parte dei Solisti dell’Atelier XX-21, di Monologo per viola sola, Monos y liebres per clarinetto basso e marimba, e Per violino per violino solo; nello stesso giorno, alla sera, Fabrice Pierre dirige l’Atelier XX-21 in Razón dormida per quattordici esecutori alla Salle Varèse del Conservatoire National Supérieur Musique et Danse, dove il giorno dopo, 17 aprile, si terrà la Masterclass di Luis de Pablo con gli studenti del dipartimento di composizione dello stesso Le celebrazioni per i 40 anni della scomparsa culminano in un allestimento a Bologna 8 Sugar del prestigioso catalogo editoriale della C.A.M. (Creazioni Artistiche Musicali) e prevede tappe pluriennali di produzioni monografiche dedicate ai compositori del catalogo, al fine di consentire una conoscenza a tutto tondo della musica di quegli artisti. Il calendario del progetto, ancora in via di definizione, contempla al momento due concerti tra maggio e giugno e altri tre tra settembre e ottobre. I programmi previsti includono un ritratto di Ennio Morricone, con musiche dai film Stanno tutti bene, I Malamondo, Il clan dei siciliani, L’eredità Ferramonti e pagine di musica assoluta tra cui Rag in frantumi per pianoforte solo, Notturno e passacaglia nella versione per clarinetto, violino e pianoforte, e Geometrie ricercate per ensemble; un ritratto di Luis Bacalov, con musiche da Il postino, Il cielo cade, La tregua e alcune composizioni da camera; un ritratto di Fiorenzo Carpi, con musiche dalle Avventure di Pinocchio e il Concertino per violino e pianoforte. Bruno Maderna 40 anni dopo Nel quarantennale della scomparsa di Maderna, il Teatro Comunale di Bolognapropone in versione semiscenica Don Perlimplin, ovvero Il trionfo dell’amore e dell’immaginazione, opera radiofonica in un atto dalla commedia di Federico García Lorca. Precursore dello strutturalismo con Stockhausen e Boulez, Maderna lega il suo nome alla creazione dello Studio di Fonologia della Rai di Milano nel 1955, tra i principali centri europei di ricerca, sperimentazione e produzione musicale. A quell’epoca e a quell’esperienza è legato Don Perlimplin, del 1962, che nasce per la radio e s’ispira a una favola dialogata di García Lorca. Precede le recite del 3 e 4 maggio al Teatro Comunale un’anteprima il 2 maggio al Teatro Rossini di Lugo di Romagna. Marco Angius dirige l’Orchestra del Teatro Comunale, Sonia Bergamasco (Belisa), Susy Blady (Marcolfa) e Patrizio Roversi (Il Narratore), mentre Francesco Giomi si occupa dell’elaborazione digitale e della regia del suono. Le altre attività celebrative in programma a Bologna a cura dell’Archivio Maderna comprendono: il 2 maggio, presso il Dipartimento delle Arti visive, performative e mediali dell’Università di Bologna, un incontro di studi su Maderna e gli anni Cinquanta coordinato da Mario Conservatorio. Intanto è uscito, in allegato al numero di Ottobre 2012 della rivista di arte, musica e letteratura «Sibila», la registrazione integrale, nell’interpretazione dell’ensemble Les Jeunes Solistes diretto da Rachid Safir, di Romancero per due soprani, due contralti, due tenori, due bassi su testi medievali spagnoli da Romancero viejo, nelle parole del compositore «senz’altro la vetta della poesia popolare spagnola. I suoi temi sono vari e sottili, la lingua ricchissima, l’importanza documentaria incalcolabile, i valori poetici costanti. È noto come il ritmo della frase spagnola sia l’ottonario, il metro del romance. Sfrutta inoltre la rima assonanzata e altre peculiarità tecniche che producono una certa uniformità d’accento, memoria della sua origine, ovvero il canto e la parola declamata. Dopo molti anni di lavoro con forme poetiche più colte, desideravo spingermi alle radici della mia lingua. Questo ne è il risultato. Ho scelto deliberatamente i testi più noti. In essi stanno fianco a fianco la cronaca politica e la storia a tinte forti, il lamento personale e l’avvenimento fantastico. Varietà che si riflette nella musica. Ho evitato la descrizione, avendo di mira una lettura attualizzante di un testo senza tempo che durerà quanto durerà la lingua spagnola». Baroni, discussants Gian Mario Borio e Veniero Rizzardi, con presentazione di un nastro maderniano inedito, dopo un restauro effettuato dal Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova: si tratta di un montaggio di materiali in parte noti, in parte nuovi (Hyperion IV ) che il compositore aveva preparato in vista di un Premio Italia (1969) al quale aveva poi rinunciato a partecipare. Seguirà il 6 maggio la proiezione di documenti video e l’audizione di composizioni elettroniche. Infine un concerto sinfonico, l’8 maggio, al Teatro Comunale con l’Orchestra dell’ente diretta da Elia Andrea Corazza. Saranno eseguite Composizione n. 2 per orchestra, Amanda per orchestra da camera e le Cinque Danze per pianoforte a quattro mani di Franz Schubert nella trascrizione per orchestra di Bruno Maderna. Da segnalare in questo periodo due ulteriori esecuzioni: Widmung per violino solo viene proposto il 20 febbraio da Lorenzo Gorli all’Auditorium Gruppo 24 Ore di Milano, per la rassegna “Rondò” del Divertimento Ensemble, mentre Musica su due dimensioni per flauto e nastro magnetico sarà invece interpretato il 22 marzo da Roberto Fabbriciani al Sonic Fusion Festival di Salford. Francesco Hoch Ripensare la grammatica Nato a Lugano il 14 febbraio 1943, Francesco Hoch compie settant’anni. Formatosi al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, poi con Bussotti, Stockhausen e Ligeti, fregiato col primo premio al Concorso internazionale di composizione per orchestra “Angelicum” di Milano, ha visto il suo catalogo, forte d’un centinaio di opere, eseguito in tutto il mondo. Il 70° compleanno viene celebrato questa primavera in Svizzera da due diverse manifestazioni. Il 23 marzo la Stagione del Teatro Sociale di Bellinzona ospiterà un concerto monografico interpretato dai Cantori della Turrita diretti da Daniela Beltraminelli, e da Barbara Zanichelli, soprano, Massimiliano Pascucci, tenore, Piotr Nikiforoff e Denis Monighetti, violini, Lara Bergliaffa, flauto, Vittorio Bongiorno, oboe, Luciano Zampar, percussione, Manuela Bernasconi e Francesca Sproccati, danzatrici. Nell’occasione sarà eseguita una scelta di lavori che coprono oltre un quarantennio di attività del compositore: Solo - Annuncio per tenore e percussione, Agli spettatori per coro a quattro voci su testo del compositore, Duetti per soprano e tenore su testi di vari autori, Postludio degli spettatori per coro a dodici voci, in prima esecuzione assoluta, Musica - Luci - Danza per cinque strumenti, due voci e danza, Hommage - Omaggio all’amore per coro a tre voci, e Stra… dire per soprano e danza. In questi termini il compositore presenta il concerto che gli sarà dedicato: «Accanto alle varie manifestazioni che vengono realizzate per il mio anniversario nel 2013, ho voluto proporre anche un concerto originale per la Città di Bellinzona, con la quale possiedo un particolare e quarantennale legame musicale per merito del coro I Cantori della Turrita diretti dal maestro Eros Beltraminelli che nel 1974 mi aveva commissionato il brano Agli spettatori inserendolo stabilmente nel suo repertorio e che sarebbe stato in seguito portato in numerosi paesi del mondo e cantato da più generazioni di coristi fino ai nostri giorni. Questo concerto vuole festeggiare anche questo anniversario. I Cantori della Turrita, in questo programma che attraversa vari generi artistici – la musica, la poesia, la danza e l’uso dello spazio scenico –, oltre Agli spettatori e al brano Hommage - Omaggio all’amore (tratto dall’Opera sulla borsa valori, The Magic Ring) per la prima volta nella versione corale, presentano in prima assoluta anche il Postludio degli spettatori, composto su un argomento di stretta attualità e a loro dedicato. Alternandosi con i brani corali, i due cantanti solisti, Barbara Zanichelli e Massimiliano Pascucci, all’interno di azioni sceniche interpretano i cinque Duetti su testi di poeti ticinesi. Gli interventi delle danzatrici Manuela Bernasconi e Francesca Sproccati avvengono sia nella caleidoscopica Musica - Luci - Danza con l’ensemble vocale-strumentale dislocato in vari punti del teatro, sia nel giocoso e spumeggiante labirinto di parole di Stra… dire, cantato e recitato dal soprano solista». Così invece l’Autore introduce la novità che sarà eseguita da I Cantori della Turrita: «Quasi vent’anni Luciano Berio Tre esecuzioni per Sequenza I per flauto: il 15 marzo a Salisburgo, alla Salzburg Biennale, nell’interpretazione di un solista dell’Ensemble L’Art Pour l’Art, e il 22 marzo al Sonic Fusion Festival di Salford, con Roberto Fabbriciani, mentre il 20 gennaio scorso il pezzo è stato proposto da Lorenzo Missaglia alla Sala Fontana del Museo del Novecento di Milano, nel quadro del ciclo “Per Luciano Berio” della stagione “Rondò”, in occasione del decimo anniversario della scomparsa del compositore. Il medesimo ciclo ospita il 16 marzo dopo l’ottimistico Agli spettatori, che invitava a essere attivi nelle decisioni, Postludio degli spettatori riflette l’esperienza della storia intercorsa, che ha portato al pessimismo rispetto alle speranze della progettazione di una nuova società più democratica. Il testo dell’Autore, distribuito tra i dodici gruppi che compongono il coro, accenna ai vari problemi sociali, dalle schedature in massa avvenute in Svizzera, al listino della borsa, con applausi, fischi, marce funebri, per terminare con un grottesco “siamo liberi, cantiamo”. La partitura in parte grafica, a mo’ di caleidoscopio, si conclude con una melodia in notazione tradizionale, quasi impossibile da cantare nel registro più grave». Il 20 aprile sarà invece il paese di Savosa a rendere omaggio al compositore con la manifestazione intitolata “Risuona! Ca’ Gioiosa”, un evento dedicato dal Comune di Savosa ai 70 anni di Francesco Hoch che coinvolgerà tutte le Scuole Comunali: un’offerta di musiche recenti e di novità assolute, vocali e strumentali, composte per l’occasione da Francesco Hoch per un pubblico liberamente itinerante, che ospiterà anche un colloquio col compositore. Verranno eseguiti Musica per la Ca’ Gioiosa, sette composizioni per ragazzi per coro parlato, cantato, forbici, carta, motori, violino e violoncello, in prima esecuzione assoluta; l’azione musicale Sogno dall’Inaugurazione (da “Musica per l’Inaugurazione”: nove interventi su “Miniature” ), su testi di Francesco Hoch, Giorgio Hoch e Rocco Filippini tratti dal libro Ca’ Gioiosa; Su gentile invito, quattordici piccoli inviti dislocati nello spazio per violino e violoncello; Es ist Zeit per flauto solo. Ne saranno interpreti i Cori e gruppi strumentali di Allievi della Scuola elementare di Savosa preparati e diretti da Margherita Brazzola-Bruschetta, alcuni strumentisti Professori dell’Orchestra, del Coro e del Conservatorio della Svizzera Italiana, insieme al Duo Carlo e Anna Tomasone, violino e violoncello, Lara Bergliaffa, flauto, Piotr Nikiforoff e Denis Monighetti, violini, Massimiliano Pascucci, tenore, Luciano Zampar, percussione, e Barbara Misiewicz, violoncello. Di Musica per la Ca’ Gioiosa, il compositore scrive: «I vari brani sono adatti anche ad allievi in età scolastica. Sono scritti con notazione grafica. In vario modo presentano la tematica musicale-compositiva attorno all’idea del rapporto tra ordine e disordine. Didatticamente ci si può porre il problema di quanto è ordinata una musica, di quanto è ordinato il mondo circostante, di quanto siamo ordinati o disordinati noi, di quando incomincia un ordine e di quando incomincia un disordine. Ordine e disordine si mescolano continuamente a vari livelli. Queste composizioni, scritte appositamente per la manifestazione proposta dal Comune di Savosa in occasione del mio 70° compleanno, sono dedicate alla maestra Margherita Brazzola-Bruschetta che ha accolto subito con entusiasmo l’idea di eseguirle in prima assoluta con i suoi Allievi della Scuola elementare di Savosa, durante la serata che ho intitolato Musica per la Ca’ Gioiosa». Mutazioni e Perspectives per nastro magnetico, alla Sala della Balla del Castello Sforzesco, il 13 aprile Thema (Omaggio a Joyce) per nastro magnetico, nella medesima sede, e il 21 aprile Cinque variazioni per pianoforte al Museo del Novecento. Il 7 marzo, infine, Pietro Borgonovo dirigerà l’Ensemble dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma nella Serenata per flauto e 14 strumenti nella Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia per i Concerti da Camera del Teatro dell’Opera di Roma. La Svizzera italiana celebra i 70 anni del compositore con un concerto monografico e un evento che coinvolge un intero paese Giorgio Gaslini Recital Songbook, sedici canzoni su testi dell’autore per voce femminile e sei strumenti, è in programma il 3 febbraio all’Auditorium Celesti di Desenzano, per il V Festival del Ned Ensemble nella Stagione Concertistica “Città di Desenzano”. Andrea Mannucci vi dirige Laura Conti e il Ned Ensemble. La lirica di Mario Luzi accompagna e ispira la ricerca di confine cara al compositore 9 Pasquale Corrado Maschere tragiche del potere La Verona Opera Academy, nell’ambito del progetto Commissione della Verona Opera Academy e una prima pianistica Vittorio Montalti Franco Venturini ha eseguito Don’t Shoot The Piano Players per pianoforte solo il 4 gennaio alle Torri dell’Acqua di Budrio, per la Fondazione Cocchi, limitatamente ai movimenti II. Keith e III. Friedrich, e in versione integrale il 18 gennaio all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. OperaNova sostenuto dalla Fondazione Arena di Verona, ha commissionato a Pasquale Corrado l’opera in un prologo e otto scene Mr. Macbeth su libretto di Julio Garcia-Clavijo. L’opera sarà messa in scena nella prossima stagione al Teatro Filarmonico di Verona con la regia di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, la scenografia di Alessandro Turoni e i costumi di Giulia Giannino. La commissione rientra nel progetto di opere nuove tratte da soggetti verdiani nel bicentenario della nascita del compositore. Queste le motivazioni dell’Autore nell’affrontare il soggetto shakespeariano: «Ma chi è il Macbeth dei giorni nostri? Il “terrorismo” di oggi viene esercitato dai mercati finanziari, le multinazionali di traffici loschi, le grandi industrie come quella farmaceutica e le agenzie di rating che determinano con i loro declassamenti e promozioni le sorti di intere nazioni. Ora alla guerra si gioca con armi che uccidono con maggior sottigliezza e maggior efficacia. Poi c’è l’oscurantismo, l’assenza di spiegazioni da parte dei circoli del potere, il controllo della popolazione attraverso inganni contorti, il sentire in continuazione che non può che essere così, che non ci sono alternative a questo sistema malato; non si intravede all’orizzonte nessuna foresta di Birnam a riportare il bene. Per di più, a volte, invece di fare avanzare questa metaforica foresta contro quelli che dovrebbero essere puniti, mettiamo il tappeto rosso sotto i loro piedi e li riconosciamo come eroi. Il regno scozzese di Shakespeare diventa, nel nostro progetto, una grande impresa. Si tratta di un’azienda non produttiva, cioè, di una macchina che moltiplica esponenzialmente il denaro che mal nutre e gonfia il nostro sistema economico. Duncan è il presidente dell’azienda; la corte dei nobili, il consiglio di amministrazione; Macbeth e Banquo giovani finanzieri rampanti; Lady la segretaria del capo; e le streghe, composte da una sorta di coro, sono sempre in mezzo a loro, figure “casuali” che non rappresentano il male in sé ma che vengono utilizzate da Macbeth di volta in volta per dare voce a quelli che sono i suoi desideri nascosti. L’intento è di mostrare attraverso la metafora economica la distruzione delle relazioni intime, d’amore e d’amicizia e soprattutto di quella con se stessi. Da ciò deriva la concentrazione su pochi personaggi – Duncan, padre padrone, Macbeth e Banquo amici fraterni – e sulla storia d’amore tra Lady e Macbeth. Duncan è un self made man, con i suoi personali valori: crede negli “uomini” che si è coltivato, ha un’etica aziendale, ed è monco di altri: è un po’ laido, ama le donne, il denaro, è egotico; un padre putativo che stima i suoi finanzieri e si fida di loro, un amore vanesio e condizionato, non intende infatti lasciare il suo incarico a nessuno. Banquo lavora come Macbeth alla Duncan Company da almeno 15 anni, i due sono stati scelti da giovanissimi e sono paritetici nella gerarchia aziendale. Non esistono protagonista e antagonista nel senso che non crediamo nel buono e nel cattivo, semplicemente, nel momento in cui si sviluppa la storia, le circostanze come costellazioni si sono allineate a favore di Macbeth. Di Lady ci interessa la demolizione di una storia d’amore, un rapporto di coppia a un bivio, in cui Lady non è più disposta a sottostare alle dinamiche di una relazione clandestina e a subire il maschilismo del “vecchio porco”. La loro relazione, al principio solida, una volta pubblica approda alla sua distruzione, probabilmente proprio per il modo in cui è stata legittimata. Macbeth è un cavallo di razza che salva l’azienda con la sua genialità e che si lascia vincere dall’ambizione. Mostriamo il percorso di autodistruzione di un uomo che inizia la sua carriera felicemente e che si trasforma in una mela marcia dalla pelle perfetta, condannato a non poter più dormire, vittima del suo successo. Il nostro Macbeth avrebbe commesso ugualmente gli omicidi al di là delle streghe e di Lady, perché avrebbe incontrato l’appoggio di qualche altro segno o referente. L’intervento delle “streghe” e la sollecitazione di Lady sono qui solo interpretazioni cercate o provocate da lui per annullare il suo senso di colpa per ciò che già desidera da tempo. Le nostre streghe sono dentro Macbeth, che ascolta dei segni e li decodifica a suo piacimento. Non per questo vanno sminuite, tanto meno le “predizioni” che Macbeth stesso ricava dalle loro parole devono essere meno potenti. Le circostanze ci aiuteranno a portare avanti la storia di forma polivalente: come narratori, come comparse o come rappresentanti del quotidiano». Il 12 febbraio Alfonso Alberti presenta in prima esecuzione assoluta al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, per l’Associazione Musica/Realtà, Dactylos per pianoforte. Così lo descrive il suo Autore: «Dactylos è come un pianoforte che suona parole. Parole incontenibili, sfuggenti, velocissime. Il brano scorre inarrestabile fino quasi a guizzare sotto le dita del pianista. Segni e simboli che diventano suoni meccanici, ossessivi, martellanti. Costruito secondo uno schema ritmico pulsante, il brano prende forma anche attraverso un’attenta gestualità esecutiva. Dactylos è la rappresentazione musicale di un corpo umano in azione nello spazio come un’opera d’arte divisa tra le tenaglie della materia e l’agilità dell’astrazione. Il brano contrappone la compostezza del corpo alla frenesia della narrazione, trovando il punto di contatto tra questi due universi nella rapida ma composta gestualità della digitazione delle noteparole. Dactylos esplora la tensione della “calma apparente”, territorio dove la forza del carattere si oppone ai vincoli dello spazio, facendo apparire quieto un animo in tempesta». È stato infine possibile ascoltare Wam per tromba e elettronica il 25 gennaio al Soho di Copenhagen, nell’interpretazione di Jonas Wiik. Il Festival UltraSchall di Berlino ha ospitato il 18 gennaio il Kammerensemble Neue Musik Berlin in Hendeka per flauto, violino, viola, violoncello e pianoforte; il 19 gennaio l’Ensemble Linea diretto da Jean-Philippe Wurtz in Satka per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussione, entrambi alla St. ElisabethKirche; il 20 gennaio l’Arditti String Quartet in Quatuor II per quartetto d’archi al Theater der Universität der Künste. Okhtor per orchestra è invece in cartellone il 1° febbraio a Colonia, alla Kölner Philharmonie, per la rassegna Musik der Zeit nell’interpretazione del WDR Sinfonieorchester Köln diretto da Emilio Pomarico. Virya per flauto, clarinetto, pianoforte e percussione è infine programmato per il 21 febbraio nell’esecuzione del Mangalam! Trio al Palais de Beaux Arts di Bruxelles, nel quadro della rassegna “Ictus Zone”. Il pianista Aldo Orvieto e l’Orchestra di Padova e del Veneto hanno in programma nel mese di aprile la registrazione di La primavera per pianoforte e orchestra d’archi, Freddo per violino, violoncello, pianoforte e orchestra, e Checkpoint per orchestra, in previsione della pubblicazione di un Cd monografico. Una novità di Michele dall’Ongaro, un Concerto per pianoforte e orchestra scritto per il solista Maurizio Baglini, sarà proposta in prima assoluta al Teatro Dal Verme di Milano il 9 maggio, con replica l’11 maggio, dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali, committente del lavoro, sotto la direzione di Fabien Gabel. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Capo dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ha conferito al compositore Michele dall’Ongaro l’onorificenza di Cavaliere. Christophe Bertrand Michele dall’Ongaro 10 Valerio Sannicandro Dar voce al respiro L a conclusione della residenza di Valerio Sannicandro presso il Philharmonisches Orchester Cottbus è coronata da un dittico di prime esecuzioni assolute allo Staatstheater Cottbus: l’11 e il 13 gennaio Marc Niemann ha diretto la compagine committente in Windströme; il 22 e il 24 febbraio Evan Christ la guiderà in Seelenströme, entrambi per orchestra. Così il compositore presenta il dittico, «composto da due brevi (ca. 7 minuti l’uno) ma estremamente caratterizzati lavori per orchestra. Sulla scia dell’idea di una composizione musicale che trascenda il semplice hic et nunc (come in Ius Lucis) questi due pezzi nascono quasi come un esperimento: potrò in futuro, grazie alle tecniche dell’elettronica musicale, creare tra due orchestre fra loro distanti che suonano in sincrono ognuna uno dei due pezzi, una terza composizione che combina e reinterpreta gli elementi musicali in una differente prospettiva musicale? Per adesso però posso solo descrivere le connotazioni precise di queste due idee musicali: il primo dei due (Windströme) presenta sonorità che ricordano il vento (con pochissime altezze riconoscibili), il secondo (Seelenströme) è fatto di linee melodiche microtonali e fittissime, spesso frammentate, che si aggregano e si diradano sempre in ppp. Fedele all’idea antica che l’anima sia identificabile col respiro, la concezione di questo dittico con la sua capacità d’introspezione dell’apparato orchestrale sposta l’accento espressivo su una dimensione antiretorica (pochissime impennate dinamiche, una distesa di particelle in movimenti microscopici e in modo uniforme al limite dell’udibile), si fissa su un’idea, su uno spazio ma anche su una moltitudine di tempi. Questi due lavori possono essere eseguiti separatamente, successivamente o addirittura (disponendo della tecnica necessaria) da due orchestre Andrea Manzoli che suonano sincronizzate da un click-track per i due rispettivi direttori. Il carattere enigmatico del primo pezzo, costituito quasi esclusivamente da suoni soffiati o fruscii, provoca immediatamente un’immagine alquanto descrittiva. Messo però in correlazione con il suo pezzo gemello nuove prospettive e nuovi complessi sonori vengono alla luce: elementi (cellule melodiche per esempio) in comune, corrispondenze contrappuntistiche e relazioni tra masse sonore sono sublimate da una dinamica che resta, in generale, sempre tra il pp e il ppp. Il suono (soffiato) del flauto solista, amplificato da un microfono, viene proiettato all’estremità della sala, dando l’impressione, ancora, di uno spazio esteso, senza peso. Ed è questa immaterialità, confrontata però con il tutti orchestrale, che dona una sensazione di sospensione, dove l’estrema condensazione del suono strumentale dell’orchestra si confronta con la leggerezza e la rarefazione. Se in Windströme i suoni soffiati che imitavano il vento proponevano un’immagine naturalistica e quasi descrittiva, in Seelenströme sono le interferenze tra microtoni il vero protagonista. Le sottili vibrazioni date da un continuo pulsare di movimenti ritmicamente semplici ma molto serrati che restano generalmente nella dinamica del più piano possibile, determinano un paesaggio sonoro estremamente irreale. In questa cornice, però, due elementi delineati da una fisionomia riconoscibile affiorano: da una parte il suono del corno inglese (strumento che nel repertorio classico-romantico incarna un tipo di canto che definirei come intimista), dall’altro le percussioni che suonano delle pietre (un suono che rimanda a un certo naturalismo o se vogliamo a un simbolo) raccolte su una spiaggia, che rimane il mio luogo preferito di riflessione e meditazione». Un personaggio multiforme Andrea Manzoli parteciperà al progetto NovOpera promosso dalla Verona Opera Academy e dalla Fondazione Arena di Verona con l’opera in due episodi Falstaff - La serie su libretto di Carlo Giuseppe Gabardini. Il nuovo lavoro teatrale sarà allestito nella prossima stagione al Teatro Filarmonico di Verona, con la regia di Francesco Marchesi, la scenografia di Federica Parolini e Matteo Martini, e i costumi di Stefania Barreca. La commissione rientra nel progetto di opere nuove tratte da soggetti verdiani nel bicentenario della nascita del compositore. Il lavoro, formato da due episodi di 35 minuti ciascuno, è ambientato nella “Locanda della landa locale”, in un medioevo “fantasy” che è in realtà un’epoca senza tempo. L’intreccio, che richiede sei interpreti, ruota attorno alla locanda dove Falstaff vive ormai da anni: tutti i personaggi lo conoscono, ne subiscono gli scherzi e nutrono un grande affetto verso di lui. Le vicende si dipanano in diversi momenti divertenti, in cui Falstaff con la sua arguzia riesce a gabbare i propri interlocutori in maniera meravigliosamente maieutica. E tuttavia il protagonista nasconde qualcosa di angosciante che ritorna dal suo passato. Così Manzoli ha interpretato il soggetto: «Falstaff è uno dei principali personaggi shakespeariani. Le sue vicende sono narrate in più drammi di qualsiasi altro personaggio e rimane come uno dei più avvincenti caratteri del Bardo. Questa sua serialità porta allo sviluppo della forma narrativa utilizzata. Solo un altro personaggio, come sostengono numerosi studiosi da Harold Bloom a Northrop Frye, è al pari di Falstaff per presenza, acume, intelligenza e arguzia: Amleto. Un filo rosso sembra collegare questi due personaggi: Amleto è un giovane brillantissimo angosciato dalle tremende vicende familiari, mentre Falstaff è ormai un uomo adulto che, probabilmente per staccarsi da un passato angoscioso, usa l’ironia e la maieutica come propria cifra e chiave di lettura del mondo. Studiando Shakespeare, questi personaggi sembrano maturare un rapporto sempre più stretto, tendono a fondersi, a essere l’uno l’evoluzione dell’altro. Come ha detto qualcuno: Falstaff è Amleto che non è mai tornato dall’Inghilterra. Questa evoluzione interpretativa e l’idea di fruibilità dell’opera accompagnano la creazione di questa che è un’opera sui generis. La forma narrativa adottata può essere definita come “Sit-Opera”: due episodi che ricordano le moderne serie televisive, con forma autoconclusiva, ma che al contempo contengono un teaser della puntata successiva, il tutto narrato musicalmente in forma operistica. Questa la sfida: unire due metodi narrativi estremamente distanti, che apportino al risultato finale l’eleganza, l’emozione e la profondità dell’opera unite alla fruibilità, alla brillantezza e alla complessa semplicità della serie televisiva». Si chiude con un doppio lavoro orchestrale la residenza presso il Philharmonisches Orchester Cottbus “Impulse” È uscito per l’etichetta Telos il doppio Cd Impulse (TLS 166) che comprende le registrazioni dal vivo di 24 prime esecuzioni assolute commissionate e interpretate dal Philarmonisches Orchester des Staatstheaters Cottbus nelle tre stagioni 2009/12, un progetto nato dall’iniziativa di Valerio Sannicandro durante il suo periodo di residenza presso la stessa orchestra. Tra questi lavori figurano Intra lumina per orchestra di Sannicandro, Seascapes per orchestra e spazio sonoro stereofonico di Nicola Sani, The Sinopia of Dulle Griet per orchestra amplificata di Giovanni Verrando, e Largo “en torno a una antigua canción popular” per orchestra di Luis de Pablo. Una “sit-opera” d’ispirazione intimamente shakesperiana per la Verona Opera Academy 11 Javier Torres Maldonado Prestigioso riconoscimento dal Messico, seminari in Italia e produzione multidisciplinare a San Francisco Metafore architettoniche all’origine di due novità a Radio France e Berlino e un madrigale su testo di Patrizia Valduga Ivan Vandor Il Quartetto Klimt propone il 23 aprile al Teatro Verdi della Scuola Normale Superiore di Pisa, per I Concerti della Normale, il Klavierquartett per violino, viola, violoncello e pianoforte. 12 Progetti e seminari Nuova commissione per Javier Torres Maldonado, nominato per la terza volta membro del Sistema Nacional de Creadores de Arte da parte del Conaculta, il Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti del Messico, per il triennio 2013-15. Il progetto per i primi due anni consiste nella composizione di un pezzo per quartetto di saxofoni commissionato dal Sigma Project Quartet per il decimo anniversario d’attività, in coproduzione con il Festival Internazionale di San Sebastián e con il Conaculta. Il nuovo lavoro avrà la sua prima esecuzione all’Auditorium della Fondazione Gulbenkian. Dallo scorso settembre e fino al mese di febbraio Torres Maldonado è impegnato in attività seminariale al Centro per le Nuove Tecnologie (CNTM) presso i Kernelstudios di Milano con un seminario di composizione, composizione elettroacustica e orchestrazione computer-assistita dal titolo “Suono, virtualità, tecnologia e immaginazione: comporre la musica oggi”. Lo coadiuva il clarinettista Rocco Parisi del Dynamis Ensemble. L’11 ottobre scorso Torres Maldonado ha tenuto delle lezioni su Un posible día, quasi un radiodramma per soprano, attore, ensemble, sistema interattivo elettroacustico e video, e sull’orchestrazione computer-assistita nel contesto degli incontri di analisi e composizione promossi dal Conservatorio di Riva del Garda. Su Un posible día è disponibile un articolato approfondimento al link http://www.torresmaldonado.net/un_posible_dia.html. Tra le esecuzioni recenti e imminenti di musica di Javier Torres Maldonado si segnala innanzitutto Atlacualo, the Ceasing of Water, musica acusmatica per un’opera multidisciplinare, il 14 e 16 settembre 2012 al CounterPULSE Theater di San Francisco nell’interpretazione del Navarrete x Kajiyama Experimental Dance and Theatre Company of San Francisco. L’opera è stata composta nel 2010 presso gli studi del GRAME di Lione. Nelle parole dell’Autore, Eric Maestri «Atlacualo reinterpreta l’antica mitologia e iconografia messicana per esplorare temi ecologici universali del nostro tempo, in particolare attorno all’acqua e al suo diritto. È un lavoro multidisciplinare che occupa l’intera serata e unisce danza, performance e arti visive, prodotto dell’incontro tra due artisti messicani che vivono a San Francisco, José Navarrete e Violeta Luna, e della loro collaborazione con l’artista ipermediale Ricardo Rivera, Javier Torres Maldonado e l’artista figurativa Lauren Elder, e con l’apporto del drammaturgo Roberto Varea». Il 19 ottobre 2012 il Festival Internacional Cervantino ha proposto al Salon del Consejo Universitario di Guanajuato, in Messico, Lacrymosa II per flauto, violino e pianoforte, nell’interpretazione dell’Ensemble Nuevo de Mexico: Wilfredo Terrazas, flauto, Ludwig Carrasco, violino, e Miguel Salmon del Real, pianoforte. Il 4 dicembre Fabrice Junger ha ripreso all’Espace Robert Martin di Lione il Primer libro del canto alado per ottavino, flauto in Sol, flauto e flauto basso. Espira I, Espira II per chitarra, pianoforte, violino e violoncello è stato eseguito da Vittoria Pagani, chitarra, Aleck Carratta, pianoforte, Momoko Kawamoto, violino, e Simon Thompson, violoncello, il 18 gennaio, con replica il prossimo 15 marzo, al Grosser Saal della Hochschule für Musik di Basilea. Infine, Tiento per violoncello solo e Alborada per saxofono soprano saranno proposti il 20 marzo alla Sala Silentium di Bologna rispettivamente da Nicola Baroni e Michele Selva. È uscita lo scorso dicembre, all’interno del Cd Musica mexicana para clarinete solo, vol. 3 (Cero Records, 821759510523), una nuova registrazione di Desde el instante per clarinetto, nell’interpretazione di Javier Binasco. Geometrie sonore Due i lavori nuovi di Eric Maestri nella primavera 2013. Tra aprile e maggio avrà luogo, nell’ambito del progetto “Alla Breve”, la registrazione e diffusione a Radio France di Tre case per clarinetto, pianoforte e trio d’archi, affidato all’Ensemble L’Instant Donné, in attesa della prima esecuzione in concerto, l’11 ottobre alla Biennale di Venezia. Spiega il compositore: «Tre Case è un titolo che vuole evocare una certa semplicità della visione degli elementi che compongono il discorso musicale, la sua grammatica e in particolare la sua sintassi. Se immaginiamo di vedere tre case da lontano in un panorama di campagna vedremmo tre profili e tre oggetti che tra di loro creano, senza alcuna necessità reale, pensata, una certa necessità per il semplice fatto di essere lì e di non potere essere altrimenti. Questa necessità non necessità, il caso che con il passare del tempo crea la necessità, è un fattore forte del mio processo creativo, forse il suo fulcro principale. Così le case sono cose sparse in un grande territorio che per puro caso, incoscienza, definiscono una storia. “Tre case” in una maniera dialettale può anche volere dire “qualche casa”, non sappiamo esattamente quante, ma non tante, come se il paesaggio fosse nella memoria ma non completamente chiaro e distinto». L’Ensemble Berlin Piano Percussion ha commissionato a Erik Maestri un nuovo lavoro, Four Walls per due pianoforti, due percussionisti e elettronica, che sarà presentato il prossimo autunno al Konzerthaus di Berlino. Nelle parole di Maestri, «il titolo vuole significare l’idea della costruzione e della geometria. I quattro strumenti sono intorno a un altoparlante che fa da centro per un’elettronica da camera, o piuttosto da fulcro per una riflessione sulla proiezione e diffusione del suono. Si tratta di brani elettroacustici inseriti all’interno, in commento, contrasto, straniamento a suoni acustici conosciuti, come per esempio nella Symphonie Dechirée di Luc Ferrari o Déserts di Edgard Varèse. L’altoparlante è tutto, passe-partout per ogni tipo di timbro, sorgente anonima e velata, profondamente totemica. L’idea è che l’elettronica rappresenti l’evocazione del mistero del suono nella maniera più precisa, fenomenologica. Non è sorgente reale, rappresenta il suono producendolo come un idiofono, simulando la produzione di un suono come se la sorgente fosse nascosta all’interno di una scatola. L’elettronica, il pianoforte e le percussioni si trovano allora accomunati da questa produzione del suono per vibrazione percussiva di un corpo». Una terza prima verrà proposta a Venezia l’8 maggio, nel contesto del Festival Pas-E, “Nuovi Madrigali Italiani”, da Luigi Gaggero alla testa del gruppo vocale La Dolce Maniera, interpreti di Sto cadendo, ricado in me, scompaio... per quintetto vocale su testo di Patrizia Valduga. Di Eric Maestri sarà inoltre possibile ascoltare, il 28 aprile al Tenri Cultural Institute di New York, Autoritratto per trio d’archi e pianoforte, nell’interpretazione dell’Ensemble Open End. Carmine Emanuele Cella Isole sonore Le Edizioni Suvini Zerboni inaugurano la collaborazione con Carmine Emanuele Cella, compositore, pianista e ricercatore nel campo delle relazioni tra musica e matematica. Formatosi al Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro in pianoforte, musica elettronica e composizione, si è specializzato nel master in composizione presso l’Accademia di S. Cecilia sotto la guida di Azio Corghi. Dopo gli studi in filosofia all’Università di Urbino, ha conseguito il dottorato in logica matematica all’università di Bologna. Vincitore del 1° premio al Concorso “Egidio Carella” (2010) e del Premio “Petrassi” (2008), è stato finalista al premio internazionale Isang Yun (2011). Dal 2007 al 2008 è stato ricercatore presso l’Ircam, dove si è occupato di problemi avanzati di sound indexing. Attualmente è composer in research presso lo stesso istituto. L’Auditorium San Fedele di Milano propone il 22 aprile Improvviso statico per saxofono contralto e live electronics, nell’interpretazione del saxofonista Mario Marzi e dell’Autore al live electronics. La prima esecuzione assoluta del brano ha avuto luogo il 13 ottobre 2012 alla Sala Accademica del Conservatorio S. Cecilia di Roma nell’ambito dell’EMUfest - Festival Internazionale di Musica Elettroacustica. Così il compositore descrive il lavoro: «Improvviso statico disegna uno spazio narrativo fatto di isole sonore che galleggiano in un mare di nebbia. Senza ragione apparente un’isola si avvicina, si allontana, scompare o riappare trasformata, in uno spazio irreale in cui le distanze sono interiori e le relazioni immaginarie. Ogni isola rappresenta un nastro di Moebius che viaggia dal dentro al fuori del suono in modo continuo; in ogni isola Federico Gardella il saxofono e l’elettronica creano un’immagine sonora indissolubile, senza gerarchie, priorità e tempo. Il brano è dedicato a Enzo Filippetti e Giorgio Nottoli». Un’ulteriore prima esecuzione assoluta vede come protagonista Luigi Gaggero alla testa del gruppo vocale La Dolce Maniera, che presenterà l’8 maggio, nel contesto del Festival Pas-E di Venezia, Ali oscillano in fioco cielo, madrigale per quintetto vocale su testo di Salvatore Quasimodo. Spiega l’Autore: «Uno dei significati possibili della parola madrigale è quello di composizione “di lingua materna”. Anche se non è questa l’unica interpretazione, è certo che il rapporto con la lingua è fondamentale per il madrigale; un rapporto che, in ultima istanza, si misura sul significato delle parole e non sul puro suono in esse contenuto. Tale significato non può allora manifestarsi se non attraverso un pensiero armonico strettamente definito e attraverso un afflato figurativo di forte impatto. Il madrigale Ali oscillano in fioco cielo prende le mosse da versi di Quasimodo, parte della poesia Oboe sommerso: “Ali oscillano in fioco cielo, / labili: il cuore trasmigra / ed io son gerbido, / e i giorni una maceria”. Quello che colpisce, di questi versi, è il precipitare in essi racchiuso: da ali che oscillano in un fioco cielo si passa alle macerie, esempio unico di distruzione. Una caduta, appunto, è ciò che viene raccontato da questa breve composizione, dedicata a Luigi Gaggero e al suo ensemble». Carmine Emanuele Cella ha ricevuto una commissione congiunta dell’Ircam e di Radio France di un nuovo lavoro per orchestra e live electronics in programma il 7 giugno alla Salle Pleyel di Parigi nell’ambito del Festival ManiFeste: l’Orchestre Philharmonique de Radio France sarà diretta nell’occasione da Jukka-Pekka Saraste. Il silenzio e l’ascolto Due le novità di Federico Gardella nella prima parte del 2013. Il 20 gennaio Akiko Kozato e Norio Sato hanno proposto al Nanko Sunset Hall di Osaka MikroLieder ohne Worte per voce femminile e chitarra. Come spiega il compositore, questo lavoro «rappresenta il terzo momento di riflessione attorno all’universo del Lied, osservato nei suoi tratti più essenziali e microscopici; si tratta però, in questo caso, di canti senza parole in cui il testo è costituito da fonemi, frammenti di vocaboli immaginari, respiri e risa. Nella musica vocale, intesa come musica con un testo, la complessità della relazione tra musica e significato assume sfumature diverse rispetto a quanto avviene nell’ambito della musica strumentale: ho cercato allora di immaginare un territorio intermedio, una regione della vocalità in cui il significato della voce umana non fosse associato alla comprensione di un testo, ma venisse declinato nell’esperienza del suono e del suo ascolto». L’11 maggio spetterà invece al Quatuor Diotima presentare, al Casòn Hirschprunn di Magrè/Margreid, Esercizi di nubi per quartetto d’archi. Le ragioni della composizione sono proposte in questi termini dall’Autore: «Esercitarsi alle nubi significa esercitarsi a un elemento immateriale e multiforme: l’esercizio è, in questo senso, una pratica di ascolto prima di trasformarsi in una disciplina del gesto. È il silenzio prima dell’agire, è quella particolare disposizione muscolare che precede il movimento. L’esercizio non è quindi un allenamento, se ne discosta per quella propensione al ripetere che lo avvicina alla definizione di rito. Esercitarsi a osservare le nubi, a indovinarne le forme, ad ascoltarne i mutamenti, per imparare a considerarle come una scrittura di cielo: sono questi i pensieri che mi hanno accompagnato nel comporre Esercizi di nubi, questo mio primo quartetto d’archi». Il 28 aprile sarà invece possibile ascoltare Im Freien zu Singen per sei voci femminili e pianoforte per i Rencontres Contemporaines di Lione, con replica il giorno successivo, 29 aprile, alla Sala Utopia 1 della Haute Ecole de Musique de Lausanne (HEMU). Ne saranno interpreti l’Ensemble Six Voix Solistes diretto da Alain Goudard e la pianista Ancuza Aprodu. È uscito in questi mesi per l’etichetta Stradivarius il Cd monografico Livre d’arabesques (STR 33953), dedicato da Sandro Gorli e dal Divertimento Ensemble a Federico Gardella. L’album include Livre d’arabesques per oboe e ensemble, Estroso/Innerlich per violino, Im Freien zu spielen per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, Islands per violoncello e pianoforte, Tre studi sulla notte - Tre studi per riscoprire l’alba per pianoforte e Nebbiæ per ensemble. Il Cd – testimonianza dell’anno trascorso da Gardella come compositore in residenza nella passata stagione di Rondò 2012 del Divertimento Ensemble – verrà presentato l’11 febbraio allo Showroom Fazioli di Milano. Nuovo autore ESZ, formatosi con Corghi e all’Ircam, presenta nuovi lavori a Milano, Venezia e Parigi Sándor Veress Musica concertante per dodici archi è in cartellone alla Salle du Métropole di Losanna il 25 marzo, con replica il 26, nell’interpretazione di Thomas Zehetmair alla testa dell’Orchestre de Chambre de Lausanne. Il primo quartetto d’archi, un’ulteriore novità in Giappone, un Cd monografico del Divertimento Ensemble Sandro Gorli José Ramón Encinar dirige il 23 marzo al Musikene di San Sebastián l’Orquesta Musikene Pagina prima Delphic in Reed per oboe in Ondaa camera assoluta, quasi un intermezzo e 17 strumenti. 13 Prima cameristica per una nuova rassegna cremonese dedicata alla musica del XXI secolo Luigi Manfrin Metafore sonore L’edizione inaugurale della rassegna “Prospettive sonore del XXI secolo”, promossa dalla Facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia, propone il 25 febbraio al Teatro Monteverdi di Cremona la prima esecuzione assoluta di Embodying Surfaces per chitarra elettrica e percussione, nell’interpretazione di Michele Sanna e Francesco Ciminiello. In questi termini spiega l’Autore la genesi del nuovo lavoro: «Questo brano prende spunto da una composizione precedente per chitarra elettrica sola, che viene ampliata sia dal punto di vista dell’organico strumentale, con l’aggiunta della percussione, sia per quanto riguarda l’elaborazione del materiale musicale. Vi sono almeno quattro metafore compositive che fungono da base. La prima è la risonanza e concerne lo spazio sonoro. Vi è una scordatura microfonica prevista per la chitarra elettrica. Così com’è concepita, questa scordatura consente la generazione di rispondenze deformate, con riferimento alla dislocazione di blocchi accordali disposti su diversi registri dello spazio sonoro; la risonanza, tuttavia, è estesa anche al gioco degli echi timbrici tra chitarra e strumenti percussivi. La seconda metafora è inerente all’organizzazione temporale della composizione, ossia al gioco calcolato degli impulsi ritmici energetici. Tali impulsi, nella fase iniziale del brano, generano brevi aggregati ritmici-timbrici separati Esce la versione aggiornata di uno storico metodo per vibrafono Antonio Buonomo Insegnare le percussioni oggi Le ESZ pubblicano di Antonio Buonomo, Il Vibrafono. Tecnica, melodia all’italiana, improvvisazione jazz, un metodo pratico complessivo per lo strumento, comprensivo di 38 studi, un brano per vibrafono solista e pianoforte, lezioni sulla tecnica fondamentale a 2 e a 4 bacchette, studi a doppie note e ad accordi, lezioni di improvvisazione jazz. L’Autore spiega in questi termini le ragioni di questa sua fatica: «Ai primi del Novecento l’apprendimento delle percussioni era riservato soltanto ai “figli d’arte”, perché i vecchi maestri erano gelosi del loro sapere e difficilmente accettavano di rivelare ad estranei i loro “segreti” professionali. In quell’epoca non esistevano studi noiosi e antimusicali perché l’unico metodo conosciuto per tastiere, datato 1919, riportava soltanto trascrizioni di classici o brani orchestrali. Oggi le cose sono cambiate e di studi per vibrafono, xilofono o marimba ve ne sono fin troppi; per cui è necessario operare una scelta. Il termine studio, nella sua accezione musicale classica, racchiude i significati di applicazione tecnica, basata su regole ben precise, analisi e ricerca interpretativa: parametri che Un manuale per strumenti a fiato pone alla base dell’intonazione la scala naturale 14 da piccole pause. Tuttavia gli impulsi ritmici sono subito inglobati nella continuità, fungono cioè da germi cristallini che riflettono virtualmente la durata continua del tempo. Con l’immagine del germe cristallino, preso a prestito da Deleuze, veniamo alla terza analogia, di natura chimica. Trattasi della diluizione cristallina relativa alla presenza di fasi intermedie, dette mesofasi, in cui sono compresenti caratteristiche dello stato solido e liquido. Questa metafora, dal punto di vista musicale, si riferisce alla formazione paradossale di aggregati timbrici che appaiono quasi scolpiti alla maniera di blocchi apparentemente solidi, ma che simultaneamente delineano, per emergenza interna, una continuità fluida e elastica del tempo musicale. Infine, vi è la metafora germinativa dell’intera composizione che, con allusione a Merleau-Ponty, potrei chiamare “carne” sonora. La “carne” è soprattutto la metafora della ricezione di forze altrimenti insonore che attraversano, dilatano, contraggono, premono, deformano direttamente il campo. La “carne” è sensibile all’energia elettrica del suono, la quale, in alcuni momenti prolungati, passa in primo piano. Ciò avviene, ad esempio, nei momenti in cui prevale la densità materica, il rumore prodotto dal contatto diretto con la costituzione elettrica-materiale della fonte sonora». Sauro Berti andrebbero sempre rispettati, quando si scrive per studenti in via di formazione. Gli studi della prima parte di questa raccolta, scritti in varie epoche da Aldo, Antonio e Carmine Buonomo, si possono considerare dei classici della melodia all’italiana perché hanno conservato nel tempo il loro valore didattico, senza nulla perdere a livello di godibilità. Per la loro tematicità tonale appaiono ancora utilissimi per la formazione dell’orecchio musicale, per lo sviluppo della lettura e per acquistare il controllo e il dominio della tonalità. La tecnica, riveduta e ampliata, gli studi a doppie note e quelli ad accordi, sono stati ripresi, in massima parte, dal metodo La tecnica del vibrafono di Aldo e Antonio Buonomo (Milano, 1969). In tale volume il cosiddetto “metodo esecutivo” era preceduto da alcune nozioni di armonia che, a distanza di tanti anni, non era il caso di riproporre. Anche perché tutto quello che serve, a livello di nozioni teoriche, è riportato in Sapere per suonare, teoria pratica della musica per strumentisti e cantanti (Milano, 2006)». Ritorno alla natura È uscito per le ESZ il manuale di Sauro Berti Tuning. Esercizi di intonazione per strumenti a fiato. Il lavoro, spiega l’Autore, muove «dal principio che de facto nella pratica di uno strumentista a fiato, arco o cantante, il sistema tendenzialmente usato è quello della “scala naturale”, dove l’intonazione di ogni singola nota, intervallo o accordo si basa sulla stretta relazione con la tonalità alla quale appartiene. Adottando l’intonazione basata sulla “scala naturale”, raramente tenuta nella giusta considerazione dagli strumentisti a fiato anche a causa del sedimentato temperamento equabile di tipo “pianistico”, ogni nota deve avere una diversa altezza in relazione al grado occupato nella tonalità pertinente. La scala naturale quindi non corrisponde esattamente ai dodici semitoni dello strumento. […] Gli esercizi andranno realizzati con l’ausilio di un “generatore di suoni” (spesso integrato negli accordatori elettronici) al quale faremo suonare la fondamentale indicata all’inizio di ogni pagina. Utilizzando un auricolare avremo una precisa sensazione dei battimenti che, lasciandoci guidare dall’orecchio, dovremmo cercare di eliminare. Sarà importante avere l’auricolare solo in un orecchio per non perdere il contatto con il nostro suono e sbilanciare la nostra attenzione. […] Gli esercizi sono in tutte le tonalità e doppia chiave per essere facilmente utilizzati da tutti gli strumentisti e dovranno essere trasportati nell’intera estensione del proprio strumento. […] Consiglio di dedicare a Tuning qualche minuto all’inizio di ogni giornata, dopo il riscaldamento, per tornarci un paio di minuti ogni mezz’ora. Controllando così che la nostra emissione proceda con regolarità miglioreremo sicuramente anche la qualità del suono». Prime esecuzioni Prime esecuzioni as Prime esecuzioni assoluteassolute FEBBRAIO Aureliano Cattaneo SELFPORTRAIT WITH ORCHESTRA per orchestra (Versione definitiva) Torino, Auditorium Rai, 8 febbraio Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dir.: Daniel Kawka Alessandro Solbiati MASQUES - VI movimento da: “Crescendo” Otto brevi brani in forma di studio per orchestra da camera Milano, Teatro Dal Verme, 10 febbraio Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano dir.: Daniele Parziani Pasquale Corrado DACTYLOS per pianoforte Milano, Associazione Musica/Realtà, Conservatorio di Milano, 12 febbraio Alfonso Alberti, pianoforte Riccardo Panfili OUT… per corno, percussioni e archi Potsdam, Nikolaisaal, 16 febbraio Alessio Allegrini, corno Kammerakademie Potsdam dir.: Antonello Manacorda Valerio Sannicandro SEELENSTRÖME per orchestra Cottbus, Staatstheater Cottbus, 22 febbraio Philharmonisches Orchester Cottbus dir.: Evan Christ Ennio Morricone STUDIO IV bis per pedalpiano Roma, Istituzione Universitaria dei Concerti, Università La Sapienza, Aula Magna, 23 febbraio Roberto Prosseda, pianoforte Nicola Sani ASTRATTO II per violino e violoncello Nagoya (Giappone), Studio Haru, 23 febbraio Solisti del Trio Musica QuLakoza: Rika Soukawa, violino Hikaru Sato, violoncello Luigi Manfrin EMBODYING SURFACES per chitarra elettrica e percussione Cremona, Teatro Monteverdi, 25 febbraio Michele Sanna, chitarra elettrica Francesco Ciminiello, percussione MARZO Aureliano Cattaneo CANTO per ensemble (Versione definitiva) Salzburg, Salzburg Biennale, Musikpreis Salzburg, Stiftung Mozarteum, Großer Saal, 3 marzo Österreichisches Ensemble für Neue Musik dir.: Michel Galante Nicola Sani HALLUCINÉE DE LUMIÈRE PARMI LES OMBRES per oboe solo Pechino, Sala Poly, 10 marzo Arnaldo De Felice, oboe Marco Momi CINQUE NUDI per saxofono e stomp boxes Bruxelles, Festival Ars Musica, 18 marzo Solista dell’Ensemble Nikel: Vincent Daoud, saxofono Ivan Fedele MUDRĀ per ensemble Lausanne, Haute École de Musique (HEMU), Utopia I, Grotte 2, 18 marzo Ensemble Contemporain de l’HEMU & Namascae Lemanic Modern Ensemble dir.: William Blank Alessandro Ratoci, regia del suono e live electronics Marco Momi DUE NUDI per viola Milano, Rondò, Auditorium Gruppo 24 Ore, 20 marzo Maria Ronchini, viola Stefano Gervasoni WHISPER NOT per viola e live electronics Milano, Rondò, Auditorium Gruppo 24 Ore, 20 marzo Maria Ronchini, viola Alessandro Solbiati SECONDO TRIO D’ARCHI Siena, Accademia Musicale Chigiana, Palazzo Chigi Saracini, 22 marzo Trio Stauffer Francesco Hoch POSTLUDIO DEGLI SPETTATORI per coro a 12 voci Bellinzona (Svizzera), Teatro Sociale, 23 marzo I Cantori della Turrita dir.: Daniela Beltraminelli Alessandro Solbiati LUCE - VII movimento da: “Crescendo” Otto brevi brani in forma di studio per orchestra da camera Milano, Teatro Dal Verme, 24 marzo Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano dir.: Daniele Parziani APRILE Francesco Hoch MUSICA PER LA CA’ GIOIOSA Sette composizioni per ragazzi, coro parlato, cantato, forbici, carta, motori, violino e violoncello Savosa (Svizzera), Scuole Comunali, 20 aprile Duo Carlo e Anna Tomasone, violino e violoncello Cori e gruppi strumentali di Allievi della Scuola elementare di Savosa dir.: Margherita Brazzola-Bruschetta Alessandro Solbiati DODICI LIEDER da “Winterreise” Trascrizione per violino e viola (Prima esecuzione integrale) Saint-Dizier, Festival International Saint-Dizier Grand Der, Le Printemps de la Musique, 22-27 aprile Dejan Bogdanovic, violino Pierre-Henri Xuereb, viola Luca Antignani ÉTUDE SUR “LA VIE” per cimbalom e ensemble Lyon, Salle Molière, 26 aprile Luigi Gaggero, cimbalom Les Temps Modernes Ivan Fedele PHASING per due pianoforti e due percussionisti Witten, Wittener Tage für Neue Kammermusik, 27 aprile Quatuor Makrokosmos Giorgio Colombo Taccani WATCHER per ensemble Milano, Teatro Elfo Puccini, 30 aprile Sentieri Selvaggi dir.: Carlo Boccadoro ESZ MAGGIO Nicola Sani GIMME SCELSI per ensemble e elettronica Köln, Festival Acht Brücken, MusikTriennale, Grosser WDR Sendesaal, 1 maggio Klangforum Wien dir.: Johannes Kalitzke Carmine Emanuele Cella ALI OSCILLANO IN FIOCO CIELO per quintetto vocale su testo di Salvatore Quasimodo Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”, Festival Pas-E, 8 maggio La Dolce Maniera dir.: Luigi Gaggero Luca Antignani BARCHE AMORRATE per cinque voci Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”, Festival Pas-E, 8 maggio La Dolce Maniera dir.: Luigi Gaggero Federico Gardella ESERCIZI DI NUBI per quartetto d’archi Magrè/Margreid, Casòn Hirschprunn, 11 maggio Quatuor Diotima Alessandro Solbiati LE SEI CORDE DI NICCOLÒ (I-V) per chitarra (Prima esecuzione del V movimento) Carpi, 4 maggio Luigi Attademo, chitarra Stefano Gervasoni FUGA ANTE MORTEM per soprano, contralto, baritono e tre voci parlanti Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”, Festival Pas-E, 8 maggio La Dolce Maniera dir.: Luigi Gaggero Alessandro Solbiati E TU SEGUIVI Piccolo madrigale per cinque voci Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”, Festival Pas-E, 8 maggio La Dolce Maniera dir.: Luigi Gaggero Eric Maestri STO CADENDO, RICADO IN ME, SCOMPAIO... per quintetto vocale su testo di Patrizia Valduga Venezia, “Nuovi Madrigali Italiani”, Festival Pas-E, 8 maggio La Dolce Maniera dir.: Luigi Gaggero news EDIZIONI SUVINI ZERBONI Michele dall’Ongaro CONCERTO per pianoforte e orchestra Milano, Teatro Dal Verme, 9 maggio Maurizio Baglini, pianoforte Orchestra I Pomeriggi Musicali dir.: Fabien Gabel Marco Momi LUDICA III per ensemble, tre gruppi di bambini e elettronica Milano, Rondò, Auditorium Gruppo 24 Ore, 12 maggio Divertimento Ensemble I piccoli musicisti di Divertimento Ensemble (Laboratorio “Giocare la musica”) dir.: Sandro Gorli Alessandro Solbiati DANZA - VIII movimento da: “Crescendo” Otto brevi brani in forma di studio per orchestra da camera Milano, Teatro Dal Verme, 26 maggio Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano dir.: Daniele Parziani Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet: www.esz.it Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991