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“SENZA MARE NOSTRUM MORIRANNO TUTTI”

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“SENZA MARE NOSTRUM MORIRANNO TUTTI”
Dopo anni di inutile attesa, la casa madre di Pittsburgh chiude l’Alcoa di Portovesme
in Sardegna. Centinaia di lavoratori a spasso, mentre la politica racconta favole
Martedì 26 agosto 2014 – Anno 6 – n° 234
e 1,30 – Arretrati: e 2,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
113 MILA SALVATI IN 10 MESI
“SENZA MARE NOSTRUM
MORIRANNO TUTTI”
L’ammiraglio Pettorino, capo operazioni delle Capitanerie di Porto, spiega quali
sarebbero le conseguenze della minaccia di Alfano: “Se ci fermassimo, i migranti
sarebbero destinati ad annegare. Oppure a finire sterminati dalle milizie libiche”
D’Onghia » pag. 2 - 3
GUERRA AL CALIFFATO
I corpi speciali inglesi
già in Iraq: caccia grossa
al Dj Beatle tagliagole
Soffici » pag. 12
SENZA SCRUPOLO
Jihad, l’orrore
diventa gioco:
bimbo sgozza
la bambola Foley
Udi Antonello Caporale
IL RICATTO
CHE UCCIDE
LA PIETÀ:
SALPA E MUORI
ccadrà che ci domandeA
remo, anzi alcuni lo
stanno già facendo, se valga
la pena raccogliere i corpi
dei migranti in mare. Oramai sono morti, ha senso
sprecare energie e denaro?
Rodano » pag. 13
» pag. 3
» COMUNIONE&ALIMENTAZIONE » Rimini
» NUOVO DIALOGO » Dopo il flop degli 80 euro
Fame da Lupi M5S: “Se Renzi
taglia l’Irap,
Ora Eataly
si mangia Cl pronti a dire sì”
Il nuovo store Eataly Ansa
Mentre Farinetti fa
il mattatore e discetta
di riforme e priorità
per il Paese, il ministro
delle Infrastrutture oggi
firmerà un accordo con
Fs per portare i treni ad
Alta velocità a Fiumicino,
Malpensa e Venezia.
Evvai con il conflitto
di interessi Truzzi » pag. 4
IL REGISTA
MADIA, DOCCIA AUTOGOL PER LA SLA
IL FESTIVAL
Marianna Madia, ministro della PA
IL MATCH PER LA PACE
Reality Vanzina
“Meglio i cafoni
che i loden”
Il re dei cinepanettoni
giudica l’estate tamarra:
“Tutti vogliono il loro
show, politici compresi. E
io mi godo la mia
rivincita” Pagani » pag. 6
y(7HC0D7*KSTKKQ( +[!"!:!?!.
La deputata 5Stelle Laura
Castelli: “Disponibili
a votare anche il reddito
di cittadinanza”. PA,
scatta il dimezzamento
dei permessi sindacali.
Scuola, la ministra
Giannini: “Basta con
il sistema-supplenze”
De Carolis e Di Foggia
» pag. 4 - 5
» FOGGIA
Maxitruffa dell’Asl:
spesi 2,5 milioni
invece di 8500 euro
Daina » pag. 8
Leopardi
contro Pasolini:
derby a Venezia
a suon di film
Delbecchi » pag. 14
“Mai una partita
con gli israeliani”:
il Totti d’Egitto
dice no al Papa
Tundo » pag. 15
LA CATTIVERIA
Anche Marchionne al meeting
di Comunione e Liberazione.
Quindi dal prossimo anno si
terrà in Polonia
» www.forum.spinoza.it
La schiforma psichiatrica
di Marco Travaglio
uesta volta Calderoli ha esagerato per difetQ
to. La schiforma costituzionale approvata
l’8 agosto dal Senato non è una merdina, come
graziosamente l’ha definita nelle sue vesti di relatore, cioè di esperto. È una merdaccia sesquipedale. E non solo per il contenuto (i senatori
non più eletti dai cittadini, ma nominati dai consigli regionali, l’immunità, l’innalzamento delle
firme per le leggi popolari da 50 a 150 mila e le
altre boiate denunciate nell’appello del Fatto). Ma
anche per la forma. Che, com’è noto, è anche sostanza: una prosa che pare uscita dalla penna di
un malato di mente in avanzato stato di ubriachezza, in un dedalo di rimandi, rimpalli, commi,
cavilli, circonlocuzioni, supercazzole burocratesi
che deturpano anche l’estetica della Costituzione, nota finora per la cristallina chiarezza e la sintesi tacitiana. Prendiamo solo tre dei 47 articoli
“riformati” da questi squilibrati: il 70, il 71 e il 72,
che illustrano l’iter di formazione delle leggi.
L’attuale articolo 70 conta 9 parole: quello nuovo
363. L’art. 71 quadruplica, da 44 a 171 parole. Il 72
le raddoppia: da 190 a 379. Roba da regolamento
condominiale, non da Carta costituzionale. Si dirà: ma d’ora in poi finisce il bicameralismo perfetto. Sì, buonanotte: il palleggio Camera-Senato
(e di nuovo Camera e di nuovo Senato, in caso di
leggi emendate strada facendo) sopravvive “per
le leggi di revisione della Costituzione e le altre
leggi costituzionali, per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di tutela
delle minoranze linguistiche, di referendum popolare, per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, secondo comma, lettera p), per la legge di cui all’articolo 122, primo comma, e negli
altri casi previsti dalla Costituzione”. E le altre
leggi? “Sono approvate dalla Camera dei deputati”. Quindi il Senato non le tocca più? Magari:
“Ogni disegno di legge approvato dalla Camera
dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su
richiesta di un terzo dei suoi componenti, può
disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare
proposte di modificazione del testo, sulle quali la
Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente
decorso il termine per deliberare, ovvero quando
la Camera dei deputati si sia pronunciata in via
definitiva, la legge può essere promulgata”. Cioè
la Camera, a maggioranza semplice, può infischiarsene delle modifiche proposte dal Senato.
Ma non sempre: fanno eccezione “i disegni di
legge che dispongono nelle materie di cui agli
articoli 114, terzo comma, 117, commi secondo,
lettera u), quarto, quinto e nono, 118, quarto
comma, 119, terzo, quarto, limitatamente agli indicatori di riferimento, quinto e sesto comma,
120, secondo comma, e 132, secondo comma,
nonché per la legge di cui all’articolo 81, sesto
comma, e per la legge che stabilisce le forme e i
termini per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”: in questi casi, per snobbare le indicazioni
del Senato, la Camera deve votare a maggioranza
assoluta. Senza dimenticare che “i disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati
dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla
data della trasmissione. Per tali disegni di legge le
disposizioni di cui al comma precedente si applicano nelle medesime materie e solo qualora il
Senato della Repubblica abbia deliberato a maggioranza assoluta dei suoi componenti”. E non è
mica finita, perché “il Senato della Repubblica
può, con deliberazione adottata a maggioranza
assoluta dei suoi componenti, richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un
disegno di legge. In tal caso, la Camera dei deputati procede all’esame e si pronuncia entro il
termine di sei mesi dalla data della deliberazione
del Senato della Repubblica”. Tutto chiaro, no?
Segue a pagina 8
2
MARE MOSTRUM
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
O
rban: fate
lavorare i rom al
posto degli immigrati
I PAESI EUROPEI dovrebbero insegnare ai
10 milioni di rom presenti entro i loro confini a fare i lavori più umili, a cui si dedicano
soprattutto gli immigrati. Lo ha dichiarato
il premier d’Ungheria, Viktor Orban, il quale ha aggiunto che è stato “irresponsabile”
dare agli stranieri dei lavori che potrebbero
esser fatti dai rom. Al contrario, ha prose-
guito, l’Ue dovrebbe incrementare gli investimenti in settori come l’istruzione e
l’insegnamento di mestieri nelle comunità
rom. Invece di accogliere grandi quantità di
migranti, l’Europa avrebbe bisogno di finanziare programmi di sviluppo nei loro
Paesi di origine, in modo che trovino lavoro
“dove il buon Dio ha deciso nascessero”.
il Fatto Quotidiano
10
MILIONI
IN EUROPA
DOPPIO
RAZZISMO
L’idea del premier
xenofobo ungherese:
creare lavoro
nei paesi d’origine
“LA LEGGE DEL MARE È L’UNICA
A SALVARE I MIGRANTI”
I RESPONSABILI DI “MARE NOSTRUM”: SENZA IL NOSTRO AIUTO MORIREBBERO TUTTI
di Silvia
D’Onghia
È
un macabro conteggio che si aggiorna quasi di ora
in ora, come se
qualcuno in fondo al mare
avesse in mano quelle macchinette con cui le hostess contano e ricontano le persone a
bordo degli aerei. Solo che in
questo caso l’overbooking è incluso nel prezzo del biglietto e
la macchinetta conta invece i
cadaveri che il Mediterraneo
mangia e spesso non restituisce. Oltre 230 persone in 48
ore, a partire dal naufragio di
sabato al largo delle coste libiche con 200 vittime; il secondo nella notte tra sabato e
domenica, con 18 cadaveri; il
terzo, la notte tra domenica e
lunedì, quando la macchinetta
del conteggio ha fatto sei clic.
Almeno. Perché questi sono
soltanto i morti accertati.
“Il mare non è una strada, dove se il pulmino ha fatto salire
troppe persone si accosta ai lati e le fa scendere. In mare se
scendi sei morto”. L’ammiraglio Giovanni Pettorino è il
capo del III Reparto – Piani e
Operazioni del Comando generale delle Capitanerie di
Porto. È un uomo che va dritto al sodo e le polemiche politiche le liquida in poche parole: “Se finisse Mare Nostrum sarebbe un’ecatombe”.
Alfano o chi verrà dopo di lui,
Frontex+ o Italia lasciata sola,
cinismi alla Giampaolo Pansa
(che domenica ha scritto, su
Libero, che è ora di finirla con
“buonismo” e “spirito di carità”), la sostanza non cambia:
l’operazione che vede impegnata anche la Marina Militare ha portato a terra, sani e
salvi, circa 113 mila migranti
(il numero è stato dato ieri dal
capo di Stato maggiore della
Marina, Giuseppe De Giorgi),
la maggior parte dei quali in
fuga da guerre e persecuzioni.
“Non potremmo fare altro che
salvare le vite – spiega l’ammiraglio Pettorino – ce lo impone la legge e ce lo chiede la
nostra morale”.
PRESSO IL COMANDO gene-
rale delle Capitanerie, a Roma,
è presente la centrale nazionale cui arrivano le richieste di
soccorso: “Ci chiamano appena partiti dalle coste libiche –
racconta il comandante – perché hanno già il nostro numero. Parlano un inglese stentato
e dicono quasi tutti le stesse
cose, a prova del fatto che sono
ben istruiti: ‘Abbiamo a bordo
bambini e donne incinte, stiamo imbarcando acqua e rischiamo di affondare’. Grazie
ai telefoni satellitari, che vengono dati loro da chi organizza
i viaggi, riusciamo a rintracciarli. E a quel punto abbiamo
il dovere di intervenire”.
L’Italia ha firmato, con altri
140 paesi, la Convenzione di
Amburgo, che obbliga ogni
firmatario a dotarsi di una
centrale nazionale per la ricerca e il soccorso in mare. In Italia, il comando delle Capitanerie esercita questa funzione
per conto del ministero delle
Infrastrutture. Una legge nazionale determina le acque di
L’AMMIRAGLIO
Giovanni
Pettorino che comanda il reparto
“piani e operazioni” delle capitanerie di porto. Sopra, gli scampati
sulla San Giusto Ansa/LaPresse
POZZALLO (RAGUSA)
113
mila
PERSONE
ASSISTITE
230
MORTI
IN 48 ORE
I MEZZI DELLA
CAPITANERIA
Due navi (di 50 e 90
metri), 150 uomini
e 6 motovedette
nostra giurisdizione, circa 500
mila chilometri quadrati sottoposti al controllo delle Guardie Costiere, circa il doppio
della superficie del Paese. Ma
quando si tratta di salvare vite
umane, i centimetri di territorialità contano poco, perché
la legge più importante, quella
che ogni marinaio conosce bene, è quella del mare. “Se soccorriamo qualcuno a sole 40
miglia dalle coste libiche non
possiamo certo riaccompagnarlo su quella terra – spiega
Pettorino –. La normativa sta-
bilisce che il centro nazionale
di soccorso che riceve per primo una chiamata si deve comunque attivare, anche se le
acque non sono di sua giurisdizione, fino a quando le autorità competenti non intervengono e portano a termine il
soccorso. Ma i libici non intervengono e quindi ci troviamo a dover gestire da soli tutte
le informazioni. Poi non dimentichiamoci che la Libia
non rispetta la convenzione
sui rifugiati”. E se pensiamo
che dalla Libia parte il 94 per
cento del flusso migratorio
proveniente dall’Africa, capiamo perché l’idea del respingimento sarebbe contro le leggi
internazionali.
“Una volta arrivata la chiamata alla centrale operativa, individuiamo il mezzo più vicino – prosegue l’ammiraglio –:
può essere uno dei nostri, una
nave della Marina o anche un
mercantile privato. Dall’inizio
dell’anno ne sono stati coinvolti un centinaio. È grazie a
questa imponente macchina
operativa che siamo riusciti a
Tra gli scampati dell’“altra Lampedusa”
di Veronica Tomassini
Pozzallo (Ragusa)
giornalisti aspettano il preI
fetto di Ragusa, Annunziato
Vardè, alle quattro del pome-
riggio. I furgoni della polizia, i
blindati dell’esercito, sono fermi davanti al casermone dalle
pareti chiare. Fuori, non si vedono africani, o lenzuola annodate ai piani o sventolare come il laconico guizzo di una resa. Siamo alle spalle del porto di
Pozzallo, il centro di primo
soccorso apre e chiude i cancelli moderatamente. Contiene 269 sopravvissuti, a fare i
conti ci si perde. Ci sono i 73
del naufragio con i 18 morti, a
sud di Lampedusa, e i 196 recuperati quasi contemporaneamente dai pattugliatori di
Mare Nostrum. Ancora numeri: 4 mila uomini salvati in soli
due giorni. E duecento o trecento uomini in fondo al mare
nel medesimo intervallo. Comunque sono numeri in crescita, imprecisi per difetto.
Vivi e morti intanto sono arrivati il pomeriggio precedente
con la nave Sirio. C’erano le 18
salme. Adesso sono sistemate
in una camera refrigerata messa a disposizione dalla Protezione Civile, i famigliari devono riconoscere i congiunti.
Una prima ispezione cadaverica confermerebbe la morte per
sommersione. Il gommone fa
acqua da un lato, è facile immaginare, i corpi, la paura, le
urla o il silenzio.
POI CI SONO I 370 del gom-
mone con i sei morti, che finiranno invece a Siracusa. Ed è la
questione: i vivi sui morti; 100
mila dall’inizio dell’anno sui 20
mila sommersi. Dall’inizio
dell’anno.
Quando arriva il prefetto Vardè, a Pozzallo, le porte del centro si aprono anche alla stampa.
Il prefetto dice, una volta dentro: “La Sicilia è il confine
dell’Europa e l’intervento
dell’Ue rientrerebbe nei compiti e nel ruolo del controllo dei
confini dell’Europa”. Sul crinale della promessa di Alfano,
Vardé annuncia “gli sforzi moltiplicati da ottobre scorso”.
Mentre dentro le stanze del
centro emana un forte odore di
fiori, deodorante o solventi per
disinfettare. E dentro gli uomini riposano su materassi per
terra, o sui letti un sull’altro, o
stanno in fila. Stanno in fila in
pigiama, questi uomini, hanno
il braccialetto al polso, una coda lunghissima e braccialetti ai
polsi, con i numeri, come i numeri di matricola: 155a; 153b;
173 e; 231 b eccetera.
Uomini in fila, con gli occhi
sgranati, ciabattine ai piedi,
certi sembrano ragazzini, alcuni si stringono la mano. Non
come un saluto. Piuttosto sembra l’impulso dinamico più
prossimo al sentimento della
paura. Le donne riposano nella
stessa ala. È l’andito che anticipa la prassi dell’identificazione. La fila di uomini in ciabattine e pigiama finirà proprio
nella camera del riconoscimen-
to. La luce è dura, fasulla.
Tutto appare molto ostile, nelle
cose soprattutto, benché agenti
e operatori sconfessino l’impressione ricavata. Il prefetto
Vardè è in cima al crocchio di
visitatori. Accediamo all’altra
sala, attraverso un corridoio
stretto e breve. Ci sono uomini
stesi su pagliericci.
DICONO DI ESSERE palestine-
si, palestinesi già rifugiati in Siria. Uno, molto giovane, riferisce al corrispondente di un tabloid americano, probabilmente intorno all’ultimo viaggio o alla situazione politica in
Libia, al caos, ai campi, ai raid
israeliani. Scopre la gambe: con
orrore in parecchi notano il
vuoto sulla carne, una specie di
minima amputazione sommaria, ricavata durante la permanenza in un campo.
Altri dormono, materassi a terra e letti su due piani. Sono solo
uomini. Giovanissimi, provengono quasi tutti dall’Africa
centrale, parlano dialetti tribali,
Migranti nel centro di primo soccorso di Pozzallo
269
NEL CENTRO
DI SOCCORSO
sono in pochi a parlare persino
l’arabo. Nel frattempo, una
donna, vestita di veli e di stoffe
delicatissime, viene trasportata
in barella, la condurranno in
ospedale. Un paio di uomini
all’entrata, seduti davanti la
porta del centro, uomini africani, hanno strani occhi sbarrati. Uno siede accanto alla lettiga e recita qualcosa sommessamente, una preghiera, qualcosa. Non è mai finita però.
Gli agenti aspettano altri sopravvissuti, non diranno più
immigrati o sbarcati, saranno
sempre sopravvissuti e nessuno
si aspetterà che calamità, come
se a sfondare le frontiere fosse
oramai anche la nostra capacità
di sopportare anzi di normalizzare il terrore.
MARE MOSTRUM
il Fatto Quotidiano
Fpermessi
irenze: 8 mila
di
soggiorno mai ritirati
SONO OLTRE OTTOMILA i permessi
di soggiorno - richiesti probabilmente
negli ultimi 2-3 mesi - fra rinnovi e nuove concessioni, non ritirati all’ufficio immigrazione di Firenze. Si tratta dei documenti richiesti negli ultimi due tre
mesi da immigrati regolari e mai consegnati al proprietario. Per avvisare i de-
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
3
immigrazione di via della Fortezza 17 a
Firenze.
È recente la scoperta di un fiorente mercato dei permessi di soggiorno a Prato:
cittadini italiani si fanno garanti della
pratica di emersione di stranieri dietro
compenso di migliaia di euro (fino a
8mila).
stinatari della concessione del permesso la questura invia solitamente anche
un sms che probabilmente, in alcuni casi, non è andato in porto. Secondo quanto rilevato dalla questura, infatti, fra i
numeri forniti ce ne sarebbero anche
numerosi errati. La questura sollecita
per questo a ritirare i permessi all’ufficio
Italia e Ue litigano sui fondi
mentre la barca affonda
IL GOVERNO HA CHIESTO DI SOSTITUIRE “MARE NOSTRUM” CON UN PROGRAMMA COMUNITARIO
BRUXELLES: “NO, MANCANO I MEZZI”. MA ALFANO INSISTE: CI DEVE PENSARE L’EUROPA
di Giampiero
P
salvare tante persone: 60 mila
la Marina, 22 mila noi, più o
meno altrettanti i mercantili.
Se quest’operazione non ci
fosse stata, sarebbe stata una
strage continua”.
I numeri dell’immigrazione
sono in crescita geometrica:
quest’anno è arrivato in Italia
il doppio dei migranti sbarcati
nel 2011 e tre volte quelli giunti lo scorso anno. “È un business talmente forte – conclude l’ammiraglio – che le barche sono sempre più fatiscenti:
sono fatte per navigare per po-
che miglia, potrebbero portare
al massimo una ventina di persone, ne portano persino 800.
Non hanno dotazioni di salvataggio, né individuali né collettive. Se non vengono soccorse nel giro di qualche ora
sono destinate a perdersi. E in
caso di rovesciamento, la maggior parte di questa gente non
sa nuotare. Lasciarli annegare?
Sono parole che non possiamo
ricevere, perché siamo uomini
di Stato e quindi rispettiamo le
leggi, e perché rispondiamo alla nostra legge morale”.
Gramaglia
iù i barconi (dei migranti) vanno a
fondo nel Mediterraneo, più salgono
di tono i battibecchi senza costrutto tra Italia e Ue. Il governo Renzi si rivolge alla
Commissione europea, che lo
rinvia alle decisioni del Consiglio dei ministri dell’Unione: i soldi non ci sono perché i
28 – Italia compresa – non ne
destinano abbastanza nel bilancio comunitario all’emergenza immigrazione. Sostituire “Mare Nostrum” con Frontex, l’operazione europea di
controllo delle frontiere, “non
è ipotizzabile perché non ci
sono né fondi né mezzi”, ripetono i portavoce dell’esecutivo dell’Ue. Richieste, o addirittura pretese in tal senso,
da parte delle autorità italiane
suonano pretestuose, perché
Roma è al corrente della situazione; e, comunque, non
hanno possibilità di essere accolte. Si può al massimo pensare al lancio di un’operazione
Frontex Plus, in appoggio a
Mare Nostrum, riducendo gli
oneri per l’Italia. La questione
sarà oggi discussa a Roma, in
un incontro fra esperti della
Commissione e di Frontex e
responsabili italiani. Le conclusioni dei tecnici faranno da
tela di fondo all’incontro, domani a Bruxelles, tra il ministro Alfano e la commissaria
Cecilia Malmström, “sconvolta” dalle ennesime tragedie
Il commento
Il ministro dell’Interno Alfano in visita a Lampdusa Ansa
CHI PAGA?
Roma ha ricevuto
478 milioni, una grossa
fetta dei fondi
per l’immigrazione
Gli Stati rifiutano però
ulteriori stanziamenti
nel Mediterraneo. Domenica,
in un tweet, Alfano aveva
scritto: “O la questione immigrazione viene presa in mano
dall’Europa o l’Italia dovrà
adottare le proprie decisioni”.
Ieri, Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei, ha
chiesto all’Unione “coerenza”
con le conclusioni del Vertice
di giugno nel condividere la
gestione dell’emergenza: “Il
Mediterraneo non può essere
un cimitero dell’indifferenza e
dell’egoismo”. Primo passo,
un aumento dei fondi e, quindi, delle capacità di Frontex.
Sulla stessa linea il ministro
della Difesa, Roberta Pinotti:
“Frontex non può sostituire
totalmente Mare Nostrum,
perché è nato come una missione di controllo dei confini
ma deve essere ampliata”.
Queste decisioni spettano però ai governi, non alla Commissione. Che ha appena pubblicato un dossier per confutare alcune affermazioni dei
politici italiani: titolo, ‘Allarme immigrazione: l’Ue lascia
l’Italia da sola. Sarà vero?’.
Chiara la risposta: “Se ci si riferisce alla Commissione è falso, perché la Commissione ha
offerto tutto il supporto finanziario e logistico previsto dalle
competenze che gli Stati le
hanno conferito. Se invece la
critica va a questi ultimi, si
può affermare che si può fare
di più in termini di solidarietà”. Nel 2007-2013 l’Italia ha
ricevuto dall’Ue 478 milioni
di euro, una grossa fetta
dell’insieme dei fondi per immigrazione e asilo. Per il
2014-2020 sono stanziati oltre
310 milioni dal Fondo asilo e
immigrazione (Italia secondo
beneficiario) e oltre 212 milioni dal Fondo per la sicurezza interna. E dopo la tragedia
di Lampedusa del 3 ottobre
2013 costata la vita a 366 persone, Bruxelles ha dato 30 milioni per incrementare la capacità delle strutture di accoglienza e di assistenza sanitaria e per sostenere Mare Nostrum. Frontex è stata rafforzata e resa più efficiente, ma
resta una piccola realtà. Però
c’è pure chi mostra insofferenza per le rimostranze italiane, come il ministro degli
Interni bavarese Joachim
Herrmann (Csu), che giudica
“sfacciato” l’atteggiamento di
Alfano, sostenendo che l’Italia
aggira le procedure dell’Ue
per ridurre il numero delle richieste di asilo da gestire. In
base al regolamento Dublino
II, il paese di primo ingresso
nell’Ue è quello cui spetta valutare domande di asilo o di
riconoscimento dello statuto
di rifugiato. Ma, nonostante i
massicci arrivi, l’Italia (meno
di 28mila nel 2013) è dietro
Germania (oltre 126 mila),
Francia, Gran Bretagna e persino Svezia nelle domande di
asilo.
Europa senza carità
La conta dei morti
nell’Olocausto Mediterraneo
di Antonello Caporale
più commiserazione? Facciamo invece il
conto delle operazioni militari internazioccadrà che ci domanderemo, alcuni lo nali che si susseguono, proviamo a indicarstanno già facendo, se valga la pena ne almeno un paio dove l'intervento armato
raccogliere i corpi dei migranti in mare. abbia contribuito a risolvere anziché acuire
Oramai sono morti, ha senso sprecare ener- i vari conflitti regionali. Proviamo poi a fare
gie e soldi per dare loro una sepoltura già la resa del conto, a mettere in ordine le spese
felicemente avvenuta? La crisi economica in vite e in finanze e – una a una – addiriduce ogni spazio per la comprensione e la zionarle. Armi e morti e poi armi e altri
solidarietà, e la faticosa conta delle zattere morti e poi ancora armi... L'unica risposta
della disperazione, la quotidiana misura di efficiente dell'Occidente è divenuta la chiaun'invasione di corpi che non riusciamo a mata alle armi, per via diretta o negoziata.
ospitare, restituisce alla nostra umanità un Scomparsa dall'agenda alcuna forma di mosenso di smarrimento, di
bilitazione pacifica internazionale, di quella che
afasia. Ma questi sono
motivi decenti per perdetrent'anni fa da noi fu
SENZA PACIFISMO
chiamata Cooperazione
re ogni seme di civiltà, sono ragioni sufficienti per
allo sviluppo (defunta per
L'unica risposta
il peso della nostra corrufarci incamminare verso
la barbarie? Dobbiamo
efficiente dell’Occidente zione che la depredò rendendo anche quella misdavvero augurarci che il
è divenuta la chiamata
mare, il mare nostrum,
sione uno strumento per
fare affari loschi lontani da
divenga vasca per morti,
alle armi: scomparsa
luogo di un genocidio incasa). Abbiamo bombardiscriminato, al quale
dato Gheddafi, esultato alogni forma di
guardiamo senza più stula primavera araba, sostemobilitazione pacifica
pore e senza nemmeno
nuto la rivolta tunisina e
A
poi, quando l'azione della nostra civiltà e
l'aiuto, l'attenzione dei nostri governi
avrebbero dovuto agevolare una benchè
minima tenuta democratica, siamo corsi
via, infischiandocene di ciò che sarebbe accaduto. La Libia è così divenuto un pontile
per affamati, una piattaforma di transito per
l'umanità dolente che cerca con la fuga una
prova della dignità della vita. Questo evento
logico nella sua disperazione è stato trasformato da noi in una prova insostenibile di
resistenza al proprio destino di morte. L'Italia ha messo in campo la Marina militare
che ha svolto, nei limiti della sua funzione,
un compito egregio, riuscendo a salvare
centinaia di migliaia di persone. Anche
questa minima ma essenziale azione di protezione civile pare divenuta esorbitante. Il
ministro dell'Interno Alfano chiede che la
nostra marina sia sostituita da altre. Venga
l'Europa a organizzare se non l'accoglienza
almeno la conta dei morti. Siamo a un passo
dall'azione di osservazione muta dell'olocausto in mare: lasciamo che i morti nutrano le acque e facciano da scudo al nostro
terrore, siano ammonimento ai prossimi in
arrivo: se salpi muori, ti conviene?
4
L’OFFERTA
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
Iill Tg1:
M5S contro
“Licenziate
il direttore Orfeo”
Laura Castelli
di Luca De Carolis
S
iamo pronti a votare assieme alla maggioranza
misure urgenti per
l’economia: dall’abolizione dell’Irap e di Equitalia al
reddito di cittadinanza, fino alla
detassazione per famiglie e Pmi.
Ma questa volta niente tavoli:
dobbiamo lavorare nelle commissioni e in aula”. Laura Castelli, deputata dei Cinque Stelle,
membro della commissione Bilancio, lancia un segnale a Renzi.
Ma precisa: “Non è un cambio di
linea: il nostro obiettivo è aiutare
il Paese con le nostre proposte. È
il nostro metodo”.
Sull’economia è possibile un’intesa?
Precisiamo. Il nostro obiettivo è
cambiare le priorità politiche
sbagliate di questo governo, che
va avanti a colpi di fiducia e vara
provvedimenti senza le coperture finanziarie.
E ORA IL M5S invoca licenziamenti
per i colpevoli di “disinformazione”. In
un’interrogazione alla presidente di
Viale Mazzini Tarantola, i rappresentanti del M5S in commissione di Vigilanza Rai chiedono la testa del direttore del Tg1, Mario Orfeo e “provvedimenti” per due giornalisti della
testata, Claudia Mazzola e Alberto
Matano. La loro colpa? Un servizio del
22 agosto, che a detta dei 5Stelle “distorce clamorosamente la realtà dei
fatti” sul post di Di Battista sull’Isis e
sulla linea dei 5Stelle. Sopra il testo, la
foto dei tre giornalisti con scritta: “Orfeo, Mazzola e Matano licenziati!”.
il Fatto Quotidiano
Nell’interrogazione, il primo imputato
è il conduttore Matano, accusato di
aver male riferito il pensiero di Di Battista. Poi tocca alla Mazzola (già offesa in un post sabato): “Di 11 minuti
del videomessaggio di Grillo, riprende
soltanto 15 secondi, riportando esclusivamente le parole rivolte a Matteo
La deputata Cinque Stelle
SCOPERTE
“Se Renzi taglia
l’Irap votiamo sì”
Facciamo un po’ di esempi.
Renzi ha farfugliato in questi
giorni di togliere gli 80 euro per
abolire l’Irap. Bene, noi una misura di questo tipo la voteremmo. Pare di capire che ci sia anche l’intenzione di abolire Equitalia, anche se in aula la maggioranza ha ucciso il nostro ddl sul
tema.
Andiamo avanti.
Se Renzi si convincesse che il
reddito di cittadinanza va fatto,
avrebbe il nostro appoggio.
Il premier non pare dell’idea.
Una presidente di Regione del
Pd (Debora Serracchiani, ndr)
sta provando a portare avanti il
reddito di cittadinanza, altri governatori lo descrivono come
necessario. E la gente sa che negli altri Paesi misure di questo
tipo funzionano.
Se ne potrà discutere in un tavolo, come per la legge elettorale?
No, si deve concertare tutto nelle sedi opportune, nelle commissioni e in aula. Il presidente
del Consiglio deve rapportarsi
al Parlamento, e non fare tavoli
come li ha fatti con noi del Movimento, cioè male.
Ossia?
Aspettavamo risposte che non
sono mai arrivate.
Ma il dialogo sulle misure economiche si può comunque aprire?
Bisogna votarle. Poi, certo, ci
sono i grandi problemi di questo governo, che pare commissariato dalla Ragioneria dello
Stato.
Cioè?
Per priorità sbagliate che intende?
Il problema è l’impostazione.
Vanno avanti con operazioni
come quella degli 80 euro, per
un immediato ritorno elettorale. Sostengono la necessità delle
grandi opere, quando tutti i dati
dimostrano che le piccole opere
hanno un effetto moltiplicatore
decisamente maggiore. Trovano 7 miliardi e mezzo di copertura per il decreto su Bankitalia,
ma dicono di non avere soldi
per la sanità o per le scuole.
Però sui singoli provvedimenti...
Eravamo e siamo pronti a votare le nostre proposte, anche se
riprese da altri. Non diremo mai
no a qualcosa che è scritto nei
nostri programmi.
Quel grosso grasso
difetto di Matteo
P
rovate voi a trovare un difetto a Matteo Renzi
sulla stampa nazionale. Il Corriere della Sera
domenica ci ha provato. È arrivato fino a Isola Rossa, in Sardegna, per andare a cercare Paolo Vivoli,
medico quarantenne impegnato nell’assistenza ai
malati di Sla. Il dottore conosce Renzi dai tempi
della scuola. È uno di quelli indicati dal premier per
la “doccia gelata”. Il titolo del quotidiano di via Solferino punta tutto su quello: “Il difetto di Matteo?”.
Il lettore si aspetta una risposta d’impatto. Tipo:
“Copiava i compiti di matematica”. Invece no. La
risposta è: “È un rullo compressore”. Come? Il medico spiega: “È una missione quella di Matteo e lui
ne è così convinto da metterla al di sopra di tutto. Si
diverte ad aiutare la gente, a fare qualcosa per tutti.
E vi assicuro, non è un complimento”. A scuola?
“Non si fermava mai, neppure lì. Capo classe, capo
istituto. E contestatore, se occorreva, anche dei
prof.”. E i difetti? “Uno solo, è un rullo compressore, molto volitivo nel volere e ottenere le cose”.
Ma sembrerebbe una virtù, obietta il cronista: “A
volte può essere un pregio, a volte un difetto”.
Il caso più eclatante si è verificato sui quota 96 (gli insegnanti
che non hanno potuto andare in
pensione per un errore nella
legge Fornero, ndr). Renzi e
Franceschini avevano promesso che la questione sarebbe stata
risolta con il decreto sulla Pubblica amministrazione. Ma poi
il governo ha cambiato idea,
perché la Ragioneria aveva dato
parere contrario a una copertura di 400 milioni. Peccato che
due giorni dopo l’esecutivo abbia usato la stessa copertura per
il decreto missioni.
È una pressione indebita?
In commissione, mentre si discuteva della questione, ho visto rappresentanti della Ragioneria che
rimproveravano i deputati del
Pd: ‘Non vi rendete conto della
APERTURA
ECONOMICA
Anche su reddito
di cittadinanza
e abolizione
di Equitalia voteremmo
con la maggioranza,
ma il lavoro va fatto
in commissione e aula
L’OFFERTA
Laura
Castelli in aula a Montecitorio sui banchi del gruppo Cinque Stelle Ansa
Renzi”. Seguono accuse varie. Quindi,
la mannaia: “Si chiede al presidente se
non ritenga opportuno sollevare
dall’incarico il direttore del Tg1, primo
responsabile di una palese disinformazione, in evidente contrasto con i
principi di imparzialità e oggettività
dell’informazione”.
stupidaggine che state facendo’.
Non si sono mai viste cose del genere. Ed è inquietante.
Il M5S insiste sui temi sociali,
ma i sondaggisti vi danno in forte calo. Vi risulta?
Ho la percezione che la gente sia
stanca rispetto alla politica, e
questo ci penalizza, perché favorisce chi vota per interesse. D’altronde sappiamo che un cambiamento radicale si può ottenere solo con anni di lavoro.
I post di Di Battista sul terrorismo hanno provocato molte polemiche. Che ne pensa?
Penso che la gente non la fai
mangiare parlando di terrorismo internazionale. Ho trovato
il post inopportuno nei toni e
nei tempi.
Il M5S ha presentato un’interro-
gazione alla Rai in cui invoca la
cacciata del direttore del Tg1 e
sanzioni per due giornalisti accusati di “disinformazione” proprio su Di Battista.
Io in due anni non ho mai avuto
problemi con giornali e televisioni.
Come ripartirete a settembre?
Casaleggio riprenderà gli incontri con voi a Roma?
Sì. Ma il mio auspicio è soprattutto che eletti e attivisti non
fraintendano mai il senso
dell’impegno di Beppe e Gianroberto. E che non si montino
la testa, ricordandosi che siamo
solo dei cittadini.
Qualcuno la testa se l’è montata?
Assolutamente sì.
Twitter @lucadecarolis
COMUNIONI
L’Oscar (Farinetti) al Meeting di Cl
di Silvia Truzzi
inviato a Rimini
a frittata l’hanno ribaltata così: meglio che i
L
grandi protagonisti della politica non siano
al Meeting. No Renzi, no party? Ma quando mai.
tura Mario Guidi, il presidente di Ferrero (altro
sponsor), Francesco Paolo Fulci e Oscar Farinetti.
Modera, con accento vagamente deutsche, il presidente della Compagnia delle Opere Bernhard
Scholz (Crozza potrebbe farne un capolavoro).
Parole d’ordine: il cibo è cultura (ma va?), cambio
di mentalità (ma anche di passo), tradizione e innovazione vanno insieme, bisogna guardare al
mondo (ma anche al proprio orticello). Chilometro zero e autostrade transoceaniche, globalizzazione e qualità, il cibo come “sfida educativa”,
narrazione delle eccellenze.
Anzi, si riparte dall’anima vera, il tessuto sociale.
Del resto il titolo di questa edizione “periferica” è
“Verso le periferie del mondo e dell’esistenza”. La
grande finanza naturalmente non se n’è andata siamo pur sempre al Meeting di Comunione e
Fatturazione – e quindi all’inizio di ogni evento
viene trasmesso in loop lo spot di Intesa San Paolo, uno dei grandi sponsor. Si era detto di una IN OMAGGIO alla rottamazione renziana, tra i reclamorosa esclusione di Maurizio Lupi: ma, colpo latori c’è anche l’ottantatreenne ambasciatore
da maestro, il ministro ciellino rientra dalla fi- Fulci, che dopo la pensione diplomatica è diventato il presidente della Ferrero:
nestra:oggi sarà qui per la firma
dal palco riminese lancia un apdi un accordo con Fs (altro
pello perché si apra una procesponsor) per portare l’Alta veVETRINE
dura d’infrazione contro l’etilocità negli aeroporti.
chettatura “semaforica” del ReIl secondo giorno della kermesMr. Eataly superstar
gno Unito su cibi e bevande, un
se di Cielle si apre con un dibatmodello di classificazione (boltito sulla “Cultura alimentare”.
e oggi il ministro
lino rosso per i grassi, verde per
La barella dei soccorritori all’inLupi firma a Rimini
gli alimenti magri) che stravolge
gresso della sala incute un certo
la realtà. Del resto le proprietà
timore, ma è una cautela necesl’accordo con Fs
dietetiche della Nutella sono nosaria: il rischio di svenimento
te a tutti. Martina si associa imper noia è altissimo. Partecipaper portare l’Alta
mediatamente e pure Farinetti
no il ministro Maurizio Martivelocità negli aeroporti (che, nella sua campagna di conna, il presidente di Confagricol-
quista, sta per aprire a Londra): “Potremmo mettere un semaforo rosso sulle grandi banche d’affari
britanniche e italiane”. Dietro di lui c’è sempre il
logo di Intesa, ma che sarà mai? Si parla anche di
Expo 2015: “Noi ci saremo”. Il guaio è che a guardare le desolate aree di Rho, forse Expo no. Ma mr.
Eataly il motivatore rassicura: “Finirà come Torino 2006. Prima che iniziassero i Giochi, i soliti
gufi (sic) gridavano al disastro, poi è stato un successo”. Il dibattito si conclude, giornalisti e fan si
affollano attorno a Farinetti, trascurando il ministro. Gli chiedono previsioni sull’economia,
giudizi sui primi mesi di governo dell’amico Matteo. E lui non si fa pregare: snocciola pareri sulle
pensioni, sugli sgravi fiscali, gli stipendi dei politici, l’abolizione delle autonomie regionali. Il piglio è da statista: “servono mosse di buon esempio
e mosse sull'economia”. Un giovanotto gli chiede
consigli per l’avviamento della sua impresa agricola. E allora vai con i “packaging accattivanti” e le
strategie di marketing. “The answer is blowin’ in
the wind”: con uno spericolato uso agricolo di Bob
Dylan Farinetti spiega che la qualità dei nostri prodotti sta nei buoni venti che soffiano sull’Italia.
Al pomeriggio l’ospite d’onore è il ministro
dell’Istruzione Stefania Giannini (nel tragitto
Versilia-Riviera romagnola si è rivestita). Illustrando il pacchetto scuola con un articolato intervento, cita Don Milani e “Barbiano”, scivolando sul finale. Poi una citazione del premier: “La
Oscar Farinetti e Mario Guidi ieri a Rimini LaPresse
scuola è di tutti. Una scuola che non sta nei salotti
ma va in periferia”. Scuola pubblica, ma non troppo: “La libertà di scelta educativa non è stata garantita a nessuno. La legge del 2001 va ripensata e
applicata per rispondere a un sistema educativo
globale, non per rispondere a un mondo o a un
altro”.
COME SI DICE? La verità sta nella cura con cui la si
nega: e dunque la legge sulle scuole paritarie non
va applicata per fare un favore al mondo cattolico.
Sarà, intanto qui vanno tutti in brodo di giuggiole.
Sono in arrivo vere rivoluzioni: nuove regole per i
docenti di ruolo, valutati sulle funzioni e sul merito, con carriere e retribuzioni non più legate
all’anzianità. E poi stop al precariato: “Le supplenze fanno male a chi le fa e a chi le riceve: è un nodo
da risolvere, servono docenti che si sentano parte
di un grande progetto nazionale”. Il resto, con
trionfo di\ slide, lo sapremo venerdì in conferenza
stampa.
silviatruzzi1
TAGLI E RITAGLI
il Fatto Quotidiano
M
arianna, la doccia
gelata “triste”
demolita dal web
NON È PIACIUTA alla Rete la “Ice
Bucket Challenge” (la “doccia gelata” per sensibilizzare la raccolta
fondi per la ricerca sulla Sla) postata su Twitter dal ministro della
Pubblica amministrazione Marianna Madia. Sei secondi in cui l’esponente del Pd si rovescia in testa
una pentola d’acqua senza proferire verbo. Quindi senza spiegare le
motivazioni del gesto inconsulto e
senza “sfidare” altri alla tenzone
della doccia. La faccia seria, il ministro di arancio vestito, esegue
seriosa. La Rete è implacabile.
“Scusa Marianna, ma che proble-
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
5
ma hai?”. “Ma non c’era il ghiaccio,
non ha nominato nessuno, e non
ha neanche detto che il gesto era a
favore della ricerca sulla Sla. È
sconfortante che un ministro non
capisca un giochino così semplice.
Che coraggio”. Per dire di quelli riferibili.
SUPPLENZE ADDIO, PAROLA DI GIANNINI
IL MINISTRO DELLA SCUOLA ANNUNCIA LE “LINEE GUIDA”. LA MADIA INTANTO “DIMEZZA” I DISTACCHI SINDACALI NELLA PA
di Carlo
I
Di Foggia
n meno di 24 ore il governo assesta un micidiale uno-due a sindacati e mondo della
scuola. Ieri, mentre arrivava il
via libera definitivo al taglio
del 50 per cento di permessi e
distacchi sindacali nel pubblico impiego, il ministro
dell’Istruzione Stefania Giannini, annunciava dal meeting
di Comunione e Liberazione
di Rimini che il governo abolirà le supplenze nella scuola.
La misura è parte integrante
dell’imminente “grande riforma dell’istruzione” che il
governo annuncerà venerdì
prossimo. Nessun decreto o
disegno di legge, ma la consueta formula delle “linee
guida” e della consultazione
pubblica. Per i testi definitivi
si vedrà. Finora Giannini ha
promesso tutto quello che
c’era da promettere, dall’abo-
400
MILA
SUPPLENTI
3
.72
1
DISTACCHI
PER 115 MLN
lizione dei test di medicina
all’archiviazione dei concorsi
per docenti universitari. Risultato? Nessuno. L’ultimo
annuncio riguarderà 160 mila
precari delle graduatorie a
esaurimento, e 400 mila supplenti delle graduatorie d’istituto. I primi potrebbero beneficiare di un ingresso più
rapido, i secondi, invece, rischiano di sparire per sempre
dai radar. Colpa del nuovo
“organico funzionale”, che
nei progetti del governo assegnerà ai primi sia le lezioni
frontali che le supplenze, con
i rischio di tagliare fuori i secondi. Dietro, però, c’è un
esercito di precari che dovrebbe dire addio per sempre
al sogno di un impiego e per
questo pronto a dare battaglia
in autunno.
INTANTO, nello scontro sot-
terraneo con i sindacati il governo segna un altro punto a
suo favore. Il via libera al taglio, contenuto nel decreto
Pa, è arrivato con una circolare firmata dal ministro della
Funzione pubblica, Marianna
Madia. Dal primo settembre
si procederà con una stretta
del 50 per cento di tutte le prerogative di cui godono le sigle
confederali: permessi temporanei (retribuiti e non); aspettative, e distacchi, cioè il periodo in cui il dipendente
pubblico svolge attività sindacale nei direttivi delle associazioni per un periodo prolungato conservando, però, lo stipendio. Il premier l’aveva
promesso presentando le linee guida della “grande riforma della Pa” nell’ultimo giorno di aprile. Sul punto, guarda
caso, aveva anche incassato
un plebiscito nella consueta,
bizzarra, consultazione pubblica, da cui emergeva “un
rapporto di quasi 4 a 1 dei termini che definiscono positività e accordo (con le idee del
governo, ndr) rispetto a quelle
che manifestano disaccordo e
opposizione”. E ci mancherebbe. La novità è stata ormai
digerita, con pochi malumori,
dai sindacati. Per la Cgil non
limiterà l’azione sindacale,
per Cisl e Uil non produrrà
risparmi ma un aumento dei
costi, visto che a tutti gli statali
che rientreranno andrà garantito anche lo stipendio accessorio. Quanti sono? Difficile dirlo. Una radiografia
completa non è mai stata fatta. Ogni anno la Corte dei
conti dà una stima del costo
complessivo. L’ultima disponibile parla di 3.721 unità per
un costo complessivo di 115
milioni di euro (nel 2012 erano 3.655 per 113,3 milioni). A
questi vanno aggiunti i costi
dei disagi creati anche dai
permessi sindacali non retribuiti, difficili però, da quantificare. Dal 2010, quando
erano 4.569 (per un onere di
151 milioni di euro) il loro
numero è diminuito sensibilmente, e nella migliore delle
ipotesi, il rientro di poco più
di un migliaio di dipendenti
non produrrà risparmi significativi.
DI SICURO, però, da ieri Giuliano Amato ha di che vantarsi. L’ex premier e giudice
della Consulta è l’unico tra i
numerosi “tecnici” chiamati
da Mario Monti (Giavazzi,
Bondi etc.) a chiudere i rubinetti delle risorse pubbliche
e a portare a casa un risultato.
Nel suo dossier “Nota sul finanziamento diretto e indiretto del sindacato” Amato
aveva individuato tre vie attraverso cui lo Stato finanzia
suo malgrado le organizzazioni dei lavoratori: i distacchi, i
patronati e i Caf (centri di assistenza fiscale). A suo dire,
l’unica comprimibile era la
prima. Qui la spesa, per Amato, si poteva ridurre o costringendo i sindacati a pagare di
tasca propria i distacchi, o incentivandoli a “utilizzare i
propri iscritti in pensione per
gli incarichi direttivi”, oppure
tagliando ancora di più i distacchi, già limati di un 15 per
cento nel 2009. Il “dottor sottile” l’aveva chiesto nel 2012,
Matteo Renzi l’ha eseguito.
#SINTESI&SLOGAN
Basta sindacalese,
la Cgil è solo tweet
A
pprezzabile sforzo della Cgil di liberarsi
del polveroso gergo sindacalese: meglio un
tweet di 140 caratteri che comunicati sterminati
densi di parole con troppe sillabe. Sarà l’estate o
l’egemonia culturale renziana, ma l’account ufficiale del primo sindacato italiano comincia a
cedere alla logorrea e al giovanilismo. Esempio:
“Cgil per una #verasvolta sul lavoro. Finalmente
#ciaovacanze è arrivato ora serve #buonapolitica
per creare occupazione e tutelare il lavoro”. O
sintesi di difficile comprensione come “Cgil per
una #verasvolta sul lavoro. Poche forme contrattuali: tutele crescenti, determinato, somministrazione, lav aut effettivo, apprendistato”.
L’indice Klout – che misura il peso su Twitter –
di @cgilnazionale è buono, merito della frequenza ossessiva dei tweet, ma non strepitoso: 62.
Quello di Renzi è 79.
Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini Dlm
DOPO IL VERTICE UE
Effetto Mogherini: la promozione europea
innesca il rimpasto, il sogno è Andrea Guerra
di Stefano Feltri
atteo Renzi torna al lavoM
ro e convoca a Palazzo
Chigi per un’ora il ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan per preparare il Consiglio dei ministri di venerdì. Ma
nei corridoi dei ministeri si
DISOCCUPATO
A settembre Andrea Guerra lascerà Luxottica, Renzi lo ha sempre voluto in squadra LaPresse
guarda con più interesse alla
giornata di sabato, quando il
premier volerà a Bruxelles per
il Consiglio europeo da cui deve uscire con la conferma che
Federica Mogherini sarà il
prossimo Alto rappresentante
per la politica estera dell’Unione europea. O successo diplomatico o disfatta d’immagine.
Dovrebbe farcela, poi ci saranno due mesi per gestire il rimpasto che deriverà dal trasferimento della bionda ministra
dalla Farnesina alla Commissione europea guidata da Jean
Claude Juncker a novembre.
Ammesso che passi le audizio-
ni del severissimo europarlamento.
E al governo che succede?
Renzi non ha mai amato l’idea
di un rimpasto così presto.
Certo, non gli dispiacerebbe
ridimensionare Ncd (a cominciare da Maurizio Lupi) o Scelta
Civica, che si è rivelata inesi-
DOMINO DI POSTI
Alla Farnesina potrebbe
spostarsi dalla Difesa
Roberta Pinotti,
il manager
di Luxottica sarà libero,
ma dove metterlo?
stente nelle urne con il suo zero virgola, mentre il ministro
che esprime, Stefania Giannini
(Istruzione) sta su giornali, tv e
riviste di gossip quasi quanto il
premier. Ma almeno una nomina bisognerà farla.
Nei corridoi della Farnesina la
scommessa è che al posto della
Mogherini arriverà Roberta
Pinotti, oggi ministro della Difesa, per la verità piuttosto a
suo agio con F-35 e portaerei
militari (viene da Genova, è
cresciuta nel mondo Ansaldo-Finmeccanica). Anche se
Renzi più di una volta ha fatto
intravedere la poltrona al suo
antico mentore Lapo Pistelli,
oggi viceministro degli Esteri,
che ha gestito il molto televisivo arrivo della sudanese Me-
riam in Italia. Angelino Alfano
vorrebbe sganciarsi dal ministero dell’Interno, ma il premier non è orientato a spostarlo.
E al posto della Pinotti chi andrebbe? Chissà, un po’ dipende anche da quanto concrete
diventano le ambizioni di Luca
Lotti, l’amico più stretto di
Renzi, oggi con una striminzita delega all’Editoria ma
molto arrembante (gestisce
anche il Cipe, il comitato che
sblocca i fondi per le grandi
opere). Non prenderà il posto
di Graziano Delrio, come sottosegretario a Palazzo Chigi,
che ha fatto sapere di non essere coinvolto dal rimpasto.
Ma chissà, tutto è possibile.
Renzi sa di aver perso un po’ di
sintonia con i presunti poteri
forti, banche e industria.
Avrebbe l’occasione perfetta
per recuperare: da settembre
sarà disoccupato Andrea
Guerra, l’attuale amministratore delegato di Luxottica che
sta per l’asciare l’azienda degli
occhiali, pare per divergenze
con l’azionista di riferimento,
Leonardo Del Vecchio. Renzi
ha portato Guerra alla sua convention, la Leopolda, lo avrebbe gradito nell’esecutivo a febbraio o alla guida di qualche
azienda partecipata dallo Stato
nella tornata di nomine a maggio. Niente da fare, i tempi non
erano maturi. Ma ora le cose
sono cambiate, Guerra lascerà
Luxottica con i suoi 30 milioni
di euro di stock option, una
buonuscita ancora da concordare e sicuramente qualche
clausola di non-concorrenza
che gli complicherà la ricerca
di un nuovo posto di rilievo
nel privato. Niente di meglio
che farsi un giro da ministro.
Peccato che la casella perfetta
per lui sia occupata da Federica Guidi, ministro dello Sviluppo accolta con scetticismo
da tutti, Renzi incluso (che dal
mondo confindustriale voleva
Marcella Panucci, direttore generale dell’associazione degli
industriali, non la Guidi) e che
però non ha sfigurato finora.
Dicono sia teleguidata dal suo
consigliere Piero Gnudi, gran
commercialista dei potenti
bolognesi ed ex ministro di
Mario Monti. Ma disastri non
ne ha fatti e la Guidi pare tranquilla di restare al suo posto,
sta anche gestendo il complesso dossier degli incentivi alle
energie rinnovabili senza
drammi.
E se Guerra andasse alla Difesa
al posto della Pinotti? Dagli
occhiali ai missili la distanza
non è breve, ma nei due mesi
che ci separano dalle quasi certe dimissioni della Mogherini
si può immaginare di tutto.
Twitter @stefanofeltri
6
A
ddio sobrietà:
l’estate 2014
è “ultra cafonal”
Enrico Vanzina
di Malcom
BELPAESE
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
Pagani
N
MARIO MONTI ed Enrico Letta da
questo punto di vista ci avevano abituato bene: loden, vacanze in Engadina e toni felpati. Nell’estate del governo Renzi, invece, la politica è tornata
cafonal. E così abbiamo visto la Boschi
paparazzata in Versilia, il ministro
Giannini in topless, Moretti sbaciuc-
il Fatto Quotidiano
chiarsi in spiaggia con Giletti. E poi
Francesca Pascale in vacanza con amici gay e senza Berlusconi in Sardegna,
Roberto Calderoli col serpente morto,
le secchiate d’acqua della campagna
anti-Sla, ecc. Insomma, almeno dal
punto di vista estetico, ci tocca forse
rimpiangere il loden.
Lo sguardo sull’Italia pacchiana
Anche Renzi è da reality
ma meglio coatti che col loden
ei secchi d’acqua
gelida e nelle giacche zuppe ai tempi
del social network,
Enrico Vanzina scorge “un’avvisaglia di totale rincoglionimento”. Agosto è al tramonto:
“Ma se dobbiamo parafrasare il
commendator Covelli in vacanza a Cortina, quest’estate non se
la semo ancora levata dalle palle”, Lionel Richie in sottofondo
canta All night long e anche il
regista di quasi 100 commedie,
forse, è stanco di ballare: “Questo paese è diventato la landa
del cazzeggio continuo senza
mai un istante in cui ci si fermi
a riflettere. Ridono tutti, non si
capisce bene per che cosa. In
radio trionfano, senza un’unghia del suo talento, imitatori di
Fiorello a vario titolo. In giro si
sentono storiacce di guerra e
decapitazioni, ma noi perdiamo la testa solo per la battuta.
Fino all’autunno che immagino
un po’ meno allegro del presente ci attaccheremo a Flaiano
e considereremo la situazione
grave, ma non seria. Dopo, si
vedrà”. Tra famiglie in posa per
Alfonso Signorini e ministre sul
lettino (“Il politico in ferie, dal
trattore di Di Pietro in poi però,
l’abbiamo sempre visto”) Vanzinatraccia la mappa delle maleducazioni stagionali: “La mia
personale palma della cafoneria
va alla vecchia borghesia italiana in volontario esilio a
Saint-Tropez. Sono stato tre
giorni e ho visto cose che di
umano hanno davvero poco.
Bentley, Ferrari, ostentazione,
belle ragazze in vetrina e tutto
intorno una percepibile arietta
da ultima danza sul Titanic.
Gente che di per sé non lo sarebbe, diventa cafonissima. Diserta i porti sardi ormai in mano ai soli rubli russi e corre a
spendere in Francia. “Se è proprio l’ultima estate”- sembravano dire sul molo-“godemosela”.
C’è da ridere o da piangere?
Da raccontare ancora. Per anni
la commedia all’italiana è stata
bistrattata dai seriosi simposi
degli intellettuali che a tutto ciò
che esulava dal loro circolo, riservavano il disprezzo che si riserva alle macchiette e ai cialtroni. Ora, in forma diversa, anche se la situazione generale
mette i brividi, si gode la sua
rivincita.
Lei però sostiene che si possa
raccontare ancora.
Solo perché la commedia ha
sempre raccontato le tragedie
con il sorriso. Poi, ovvio, si esagera. Il cinema italiano produce
quasi solo film comici. Un abuso che a volte fa rimpiangere
Antonioni.
A proposito di avventure, in
estate, vestendo fogge improbabili, hanno imperversato i politici.
Si sono adattati
al nuovo linTRASH
guaggio seriale.
Enrico VanziTutti vogliono il
na. Col fratello
loro reality e i
Carlo per molti
politici non fananni è stato il re
no eccezione.
dei cinepanetVanno a farsi
toni Ansa
prendere in giro
a Striscia o a Le
Iene, diventano
attori comici a loro volta. Il problema è che la politica non può
essere soltanto avanspettacolo.
Poi c’è il tema dell’autoreferenzialità.
Affrontiamolo.
Prenda Renzi che, ci tengo a
dirlo, per me è un bravo ragazzo ed è tutt’altro che un cafone.
Renzi, preso.
Ecco, Renzi si è dovuto adattare
ai social network e ineluttabilmente, visto che l’unico imperativo contemporaneo sembra
essere rimandare in continuazione la propria immagine impegnata in una, dieci, cento esistenze, ha creato a sua volta la
propria serialità. Renzi allo stadio, Renzi Scout, Renzi in Iraq.
A volte va bene, a volte meno.
Non importa. L’unica cosa che
conti è esserci e riaffermare
un’identità. Sotto Renzi, poi, gli
italiani si comportano esattamente nello stesso modo. E in
una realtà parallela, che nulla
ha a che vedere con il reale,
nuotano felici senza alcuna
evoluzione.
Perché?
Perché
nell’autonarrazione
non c’è mai un passo in avanti
nello stile del racconto. Descriviamo noi stessi, ma lo facciamo sempre nello stesso modo.
Bisognerebbe uscire dall’ossessione, ma a dire il vero non so
come.
Siamo passati dal doppiopetto
di Silvio B. al giubbotto Fonzie
di Matteo R. ?
Una nuova stagione, con un altro protagonista vestito diversamente. Berlusconi è un laico
travestito da democristiano,
Renzi invece è proprio un democristiano impegnato a parlare con una sinistra più perbenista di lui. Entrambi sanno
comunicare, e bene, con la gente normale. In qualche modo si
somigliano e Berlusconi, per
uno costretto a far convivere
tante anime come Renzi, è insieme spettro e modello.
I cafoni del 2014 somigliano a
quelli di ieri?
Neanche un po’. Il cafone di ieri, osservato con orrore da chi
nel nuovo ricco vedeva l’usurpatore, era ignaro della propria
cafoneria. La sventolava sem-
SENZA
VERGOGNA
Il cafone
contemporaneo è
tronfio, compiaciuto,
consapevole
di esportare
un modello
di grande successo
plicemente, senza curarsi del
contesto.
Il cafone contemporaneo?
È compiaciuto, tronfio, perfettamente consapevole di esportare un piccolo modello di successo. Se lo tiene stretto, non
dubita mai. È terribile? Sì, lo è.
Ma ormai il Cafonal è stato sdoganato, difficile invertire la tendenza.
Colpe? Responsabilità?
Posso osare un paradosso?
Prego.
Credo che il punto di non ritorno si sia verificato con il declino di Berlusconi. Il paese si è
visto proporre i bocconiani e ha
detto no. Non conta che Mario
Monti sia stato bravo o pessimo
e io sicuramente non ce l’ho
con lui, ma quell’epoca è stata il
manifesto della noia.
E come ha reagito l’italiano al
manifesto della noia?
“Sapete che c’è?” si è detto un
vastissimo pezzo di Paese: “Meglio il cafonal della tristezza,
meglio morire coatti che vivere
nell’autoflagellazione, meglio
l’allegria. Non abbiamo più
niente e forse moriremo affogati nei debiti, ma almeno lo
faremo ridendo”.
SPORT & POLITICA
Matteo a cinque cerchi. Gareggio, dunque sono
NON MI FERMO MAI
di Gianluca Roselli
Matteo Renzi tennista, ciclista,
calciatore e body builder Ansa
P
er trovare un politico così sportivo bisogna
attraversare l’Atlantico. Solo il presidente
americano Barack Obama può competere con
Matteo Renzi su questo terreno. E forse è proprio
lui il modello del nostro premier. Almeno per
quanto riguarda la comunicazione. Perché le immagini che ritraggono Renzi mentre pratica ogni
genere di sport sono soprattutto questo: comunicazione. In questi giorni di vacanza a Forte dei
Marmi, per esempio, l’ex rottamatore si è fatto
immortalare mentre fa jogging, va in bici e gioca a
tennis. Andando a infarcire ancor di più il campionario “cafonal” dell’estate 2014. In passato lo
abbiamo visto giocare a calcio e a calcetto, allenarsi in palestra, partecipare a una maratona. Perfino palleggiare davanti alla nostra Nazionale di
calcio in partenza per il Brasile (il gesto non ha
portato molta fortuna) e brandire una sciabola ricevendo a Palazzo Chigi gli atleti di scherma nel
giorno in cui il Senato affrontava la riforma costituzionale. Le sue foto mentre si allena alle macchine nella sede della Technogym, poi, rientrano
a pieno titolo nel top della mitologia renziana.
L’unico a reggere il confronto col rottamatore,
appunto, è Obama. Che in questi anni abbiamo
visto cimentarsi con basket, calcio, golf, bici, tennis e pure a ping pong, insieme a David Cameron.
Per trovare qualcosa di simile, almeno in Italia,
bisogna andare molto indietro. A Benito Mussolini. Che aveva fatto dell’estetica sportiva uno dei
pilastri dell’educazione fascista. E così il duce si
faceva ritrarre nelle più svariate attività: nuoto,
bicicletta, sci, equitazione, scherma, auto da corsa. Insomma, l’uomo fascista doveva primeggiare
in tutti gli sport. E l’homo renzianus? Bah. Su Mat-
teo i benefici non si vedono granché. Da qualche
tempo, infatti, gli è cresciuta la pancia. Che lui ha
pure cercato di nascondere pietosamente in uno
streaming coi grillini infilandosi la giacca dopo
imbeccata telefonica. Bacchettato pure da Giorgio Armani. “Renzi con la camicia bianca? Non
mi piace chi vuole fare il giovane a tutti i costi. E
poi ha pure la pancia”, ha dichiarato il re dei nostri
stilisti.
Così viene il sospetto che farsi ritrarre in tutte
quelle discipline equivalga a non eccellere in nessuna. Romano Prodi, per esempio, faceva solo bicicletta. Da corsa. Ed era forte. Ne sanno qualcosa
gli uomini della scorta costretti a seguirlo nelle sue pedalate mattutine anche di 30
chilometri. E D’Alema (200
addominali al giorni, niente
pancia) in barca a vela non era così scarso. Berlusconi, invece, sportivo non è mai stato. A parte
salire o scendere dall’elicottero a Milanello, di lui
si ricorda solo la foto del 1995 alle Bermuda mentre guida la truppa di bianco vestita dei suoi collaboratori a un forzato jogging mattutino:
Dell’Utri, Confalonieri, Gianni Letta, tutti con
facce da funerale. Sugli altri, a parte qualche discreto tennista (Giuliano Amato), stendiamo un
velo pietoso. Tornando al premier, viene il terribile sospetto che il Renzi sportivo assomigli e
quello politico. Tanta carne al fuoco e pochi risultati. Molto fumo e zero arrosto.
L’APPELLO
il Fatto Quotidiano
V
acanze finite,
arriva la stangata
con tasse e scuola
AUTUNNO nero per gli italiani, che potrebbero
trovarsi di fronte una stangata che arriverà fino a
1.900 euro a famiglia. Al rientro dalle ferie, secondo
Adusbef e Federconsumatori, i costi da sostenere
in autunno saranno tanti tra bollette, tasse sulla
casa e rientro a scuola dei figli. Si tratta, denunciano
le associazioni, di una spesa “insostenibile per le
famiglie, il cui potere di acquisto è ai minimi storici,
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
diminuito di oltre il -13,4% dal 2008 ad oggi“.
Tra settembre e novembre, calcolano i consumatori, la spesa autunnale sarà di 1.912 euro. Per la
scuola (libri e corredo) si spenderanno 779,25, per
la Tasi il costo medio sarà di 231 euro, le bollette
ammonteranno tra acqua, luce, gas e telefono a
460,77 euro, mentre la Tari costerà 156,35 euro. Il
riscaldamento infine porterà ad una spesa di 285
7
euro. “Laddove le famiglie avessero figli che frequentano il tempo pieno, – proseguono Adusbef e
Federconsumatori – a tali voci si aggiunge anche la
mensa scolastica, per un totale di circa 205,50 euro. Per non parlare, inoltre, di chi ha un figlio che
frequenta l’università, che dovrà sostenere anche
la prima rata delle tasse, per un importo medio di
326 euro”.
Sulcis, lotta contro il tempo
Alcoa conferma la chiusura
IL 31 DICEMBRE TUTTI A CASA. A DUE ANNI E MEZZO DAL PRIMO ANNUNCIO IL GOVERNO DEVE
ANCORA SCIOGLIERE IL NODO DELLE TARIFFE ELETTRICHE, PER FAR SUBENTRARE LA GLENCORE
di Giorgio Meletti
P
er me non c’è nulla di
nuovo, Alcoa oggi
prosegue a fare
quanto iniziato due
anni fa”. Il commento di Roberto Puddu, segretario della Camera del lavoro di Carbonia, illumina l’assurdità della crisi industriale del Sulcis, la provincia
più povera d’Italia.
LA MULTINAZIONALE ameri-
cana ha confermato ieri che la
fabbrica sarda di alluminio
chiuderà i battenti il 31 dicembre. Lo avevano promesso a
gennaio 2012, spiegando che in
Italia non ci sono le condizioni
per produrre: l’energia elettrica
costa troppo, e siccome è una
componente decisiva dei costi
dell’alluminio, Alcoa ha detto
basta. Ieri ha semplicemente comunicato agli azionisti che si
prepara a mettere in conto i costi
della chiusura, tra i 170 e i 180
milioni di euro, circa 130 milioni di euro: “Continueremo a rispettare gli impegni assunti per i
nostri dipendenti e i nostri stakeholder, in buona fede, come
abbiamo sempre fatto”. Tra gli
stakeholder ci sono i 450 operai e
i 300 delle ditte di manutenzione, tutti in cassa integrazione.
Tra gli impegni, strappati dal
popolo del Sulcis con le sue rumorose proteste, quello di cedere l’impianto (150 mila tonnellate di produzione su 3,6 milioni
totali del gruppo Alcoa) a prezzo simbolico e di metterci i 50
milioni di euro necessari a farlo
ripartire.
Da quell’annuncio del gennaio
2012 si sono succeduti tre governi (Monti, Letta, Renzi) e tre
ministri dello Sviluppo economico. Il primo, Corrado Passera, dopo alcuni mesi disse che
REGIONE IN CAMPO
In gioco mille posti
di lavoro più l’indotto
Il governatore Pigliaru
al centro del tavolo
sul costo dell’energia
che serve per l’alluminio
non vedeva vie d’uscita, e a fine
2012 anche per questo dovette
fuggire da Carbonia in elicottero. Il secondo, Flavio Zanonato,
non ha lasciato traccia significativa sulla vertenza Alcoa. La terza, Federica Guidi, potrebbe essere quella in grado di intestarsi
la soluzione. Lasciando inevasa
la questione: perché ci sono voluti più di due anni per arrivare a
una possibile esito positivo?
LA GLENCORE, multinazionale
svizzera, ha manifestato interesse per rilevare l’impianto fin
dall’inizio. È da sempre presente
a Portovesme con un’azienda, la
Portovesme srl, che lavora l’alluminio prodotto dalla ex Alumix pubblica. Chiede solo ciò
che Alcoa si è stancata di chiedere: la fornitura di elettricità a
un prezzo sostenibile e garantito
per un numero congruo di anni.
Il gruppo americano, che aveva
rilevato l’impianto dall’Efim ai
tempi della privatizzazione, si è
visto sanzionare dall’Unione
europea lo sconto sull’elettricità
ottenuto come aiuto di Stato, e
ha dovuto pagare una multa vicina ai 300 milioni di euro.
Erano i tempi del governo Berlusconi, quando il problema si
risolveva, cioè si rinviava, con le
proroghe di pochi mesi. Da due
anni e mezzo i tre governi si sono gingillati attorno a due questioni. La prima: ha senso tenere
in vita un’industria pesante sovvenzionandola? La seconda: se
sì, come sovvenzionarla senza
incorrere nelle sanzioni di Bruxelles? A nessuna delle due domande è stata data risposta. Però è un fatto che, in un modo o
nell’altro, in tutta Europa l’alluminio si produce pagando l’elettricità a prezzi agevolati. Non c’è
dunque governo europeo che
non abbia risposto sì a entrambe
le domande. E adesso sembra
che il governo italiano voglia
imboccare la stessa strada.
A cambiare lo scenario è stata
l’elezione a governatore della
Sardegna di Francesco Pigliaru,
economista di osservanza renziana. Pigliaru, che in passato
aveva insistito sull’insostenibilità dell’alluminio nel Sulcis, nella
campagna elettorale di inizio
2014 ha rovesciato la sua posizione. Non solo. Appena eletto
si è impegnato in prima persona
Lo stabilimento Alcoa di Portovesme, in provincia di Carbonia Ansa
per riportare la Glencore al tavolo della trattativa, di cui è diventato protagonista, a differenza del predecessore Ugo
Cappellacci che amava far la
parte dello spettatore. E la novità più significativa è che al tavolo adesso partecipa anche
l’Enel, che sta discutendo la possibilità di fornire a Glencore
elettricità a prezzo calmierato.
per mancanza di domanda.
La trattativa dovrebbe arrivare a
una stretta nei primi giorni di
settembre. A luglio, Renzi aveva
promesso una visita nel Sulcis, e
può darsi che voglia presentarsi
in autunno con un pacco regalo,
che sarebbe più che opportuno.
La Sardegna rimane una polveriera. Secondo i calcoli del sindacato, grazie ai provvedimenti
di Elsa Fornero, da qui a Capodanno saranno 21 mila i lavoratori in mobilità che, dopo aver
perso il lavoro, perderanno ogni
ammortizzatore sociale. E nessuno sa cosa dirgli.
I MARGINI ci sono, soprattutto
adesso che in Italia c’è eccesso di
capacità produttiva di chilowattora e quindi le centrali della
Sardegna (che è esportatrice di
elettricità) sono spesso ferme
Twitter@giorgiomeletti
LA PETIZIONE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT
Uniti per la Costituzione: raggiunta quota 235 mila
Ecco il testo dell’appello
del Fatto Quotidiano:
“Le controriforme dell’Italicum e
del Senato, concordate dal
governo con il pregiudicato
Berlusconi e il plurimputato
Verdini, consentono a un pugno
di capi-partito di continuare a
nominarsi i deputati, aboliscono
l'elezione dei senatori ed
espropriano i cittadini della
democrazia diretta: i
referendum (non più 500mila,
ma 800mila firme) e le leggi di
iniziativa popolare (non più
50mila, ma 250mila firme).
Chiediamo ai presidenti
Napolitano, Grasso, Boldrini e
Renzi di sostenere solo riforme
che rispettino lo spirito dei
Costituenti, per una vera
democrazia partecipata”.
Antonio Padellaro, Marco
Travaglio, Peter Gomez,
la redazione del Fatto Quotidiano,
Barbara Alberti, Mario Almerighi,
Stefano Belisari, Alessandro
Bergonzoni, Gianni Boncompagni,
Sandra Bonsanti,
Stefano Bonaga,
Aldo Busi, Lorenza
Carlassare, Gian
Carlo Caselli,
Luisella
Costamagna,
Roberto
D’Agostino,
Thomas De
Gasperi,
Alessandro Di Battista, Enrico di
Nicola, Roberto Faenza, Fedez,
Sabrina Ferilli, Gianni Ferrara,Elda
Ferri, Dario Fo, Carlo Freccero,
Bruno Gambarotta, Carlo Federico
Grosso, Alessandro Gassman,
Veronica Gentili, Luca Guadagnino,
Roberto Herlitzka, Enzo Iacchetti,
Antonio Ingroia, F. Sylos Labini,
Valentina Lodovini, Carlo Lucarelli,
Daniele Luttazzi, Maurizio
Maggiani,Ivano Marescotti,
Matteo Maffucci, Giovanna
Maggiani Chelli, Fiorella Mannoia,
Tomaso Montanari, Roberta De
Monticelli, Antonio Morabito,
Laura Morante, Milly Moratti,
Piergiorgio Odifreddi, Ermanno
Olmi, Moni Ovadia, Gaetano
Pecorella, Nunzia Penelope, Andrea
Piccioli, Ottavia Piccolo, Stefano
Rodotà, Francesco Rosi, Claudio
Sabelli Fioretti, Adriano Sansa,
Salvatore Settis, Vera Slepoj, Rocco
Tanica, Barbara Spinelli, Benedetta
Tobagi, Gianni Vattimo, Dario
Vergassola, Massimo Villone,
Maurizio Viroli, Marco Vitale
Giampaolo Zancan
e Tana de Zulueta
ROBERTO
D’AGOSTINO
Aderisco alla campagna,
per cui avevo scritto anche
cinque righe che mi
parevano definitive sui
guasti, anche cerebrali,
della riformite renziana,
sposando la dichiarazione
di Roberto Calderoli che,
dall’alto dello scranno di
relatore al Senato della
cosiddetta riforma, ha
condensato perfettamente
la mia opinione: “Per la
riforma del Senato siamo
passati da una bella merda
a una merdina, ma sempre
di merda si tratta”. Amen.
ALESSANDRO
DI BATTISTA
Sono mesi che denunciamo la nascita
di una pericolosa “dittatura
governativo-partitocratica”in Italia e
sono contento che sempre più la
pubblica opinione se ne stia rendendo
conto. Le riforme costituzionali made
in Verdini-Renzi-Berlusconi sono
pericolosissime perché privano il
popolo italiano di una serie di diritti
politici (strumenti per l'opposizione,
scelta dei rappresentanti, elettività
del Senato). La perdita di diritti
politici coincide sempre con una
perdita di diritti economici. Questo è il
concetto che dobbiamo far passare.
Più nominati in Parlamento significa
più tasse.
(deputato M5s)
(blogger)
Non toccate la Carta:
Vi manca l’autorità morale
Credo che la nostra Costituzione, votata grazie al sangue
di molti italiani e da un’Assemblea Costituente durata
più di un anno, non possa essere cambiata da questi personaggi che hanno come solo
scopo il il potere e i soldi.
Giuseppe Biondi
Il vuoto pneumatico
dei nuovi Costituzionalisti
“Nihil e nihilo”, cioè il nulla
viene dal nulla. Non aggiungo
altro se non che aderiamo
convintamente al vostro appello.
Vincenzo Morelli
GAETANO PECORELLA
Il Bicameralismo, una garanzia
contro gli errori dei parlamentari
LA DOPPIA lettura di una legge ha sem-
pre evitato errori insanabili, mentre se
ci fosse una sola Camera a questi errori
non si potrebbe rimediare più. Non sono assolutamente d’accordo con un
nuovo Senato non elettivo, perché, peraltro, la scelta degli amministratori locali non ha niente a che vedere con le
funzioni del Parlamento e la scelta ricadrebbe più sui buoni amministratori che
sui buoni legislatori. Sarebbe stato sufficiente ridurre il numero di parlamentari in entrambe le Camere e dare maggiore spazio alle Commissioni per mi-
gliorare l’efficienza del
sistema. Il mio giudizio
sulla riforma è estremamente negativo, anche
perché non si può paragonare il nuovo Senato con quello tedesco, perché la Germania è una Repubblica Federale. Infine, non si può sistemare una zampa e lasciare tutto il resto
immutato e non capisco che senso
avrebbe, in questa nuova conformazione, l’immunità. Le riforme urgenti da fare ci sono, ma sono altre.
(avvocato e docente universitario)
8
MALASANITÀ
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
Brevi
il Fatto Quotidiano
LIVORNO OFFESE RAZZISTE A MISS
Cioma, 15 anni, alta un metro e 85, studentessa
con aspirazioni da avvocato, è stata incoronata
Miss Livorno. Segni particolari: la pelle nera. Ed
è questo che non è piaciuto ad alcuni che hanno pubblicato sul web e sui social frasi dal sapore razzista.
DONNA DECAPITATA DUBBI SULLA LEGITTIMA DIFESA
Federico Leonelli, 38 anni, è stato ucciso dagli agenti dopo aver
decapitato la domestica ucraina. Ma l’inchiesta dovrà stabilire il
movente dell’omicidio e se il killer era in fuga, giustificando o
meno la sparatoria degli agenti. LaPresse
SONDRIO ORSO SBRANA 4 ASINI
Degli allevatori, saliti in alpeggio a quota 2 mila
metri, per mungere le vacche al pascolo nel territorio di Spriana hanno trovato sul prato i resti di
quattro asini sbranati dall’orso MV25, come è
chiamato il plantigrado che da qualche tempo vaga nei boschi tra Lombardia, Svizzera e Trentino.
Disinfettante di lusso
gli sprechi in sanità
A FOGGIA SETTE INDAGATI PER UNA TRUFFA DA 2,5 MILIONI
di Chiara Daina
C
orruzione e sprechi
sono una metastasi
che minaccia la sanità
italiana. Ventitré miliardi di euro è il totale dei soldi
pubblici scialacquati soltanto
nel 2013 a danno della salute e
delle tasche dei contribuenti.
Quello che è successo in provincia di Foggia, negli ospedali di
Manfredonia, San Severo e Lucera, non ha più dunque dell’incredibile. In tre anni, dal 2009 al
2011, sono stati spesi 2,5 milioni
di euro per 1200 flaconi di disinfettante, cioè 2080 euro
l’uno, una quantità spropositata (visto che le farmacie all’interno degli ospedali erano già
provviste del prodotto) a prezzi
gonfiati. L’Asl infatti avrebbe
dovuto ordinare solo 90 flaconi
di Trigene (così si chiama il disinfettante, che è usato in sala
operatoria) da 95 euro l’uno,
per un totale di 8.500 euro.
NON SOLO. Sul rapporto della
Guardia di Finanza si legge che
le società fornitrici hanno corrotto i pubblici dipendenti con
un giro di mazzette da almeno
14 mila euro. Di male in peggio:
per portare a termine l’impresa
illegale sono stati usati timbri
contraffatti per falsificare le attestazione dell’avvenuto ritiro
della merce. L’inchiesta, aperta
dalla Procura di Foggia lo scorso
febbraio, porterà sette indagati,
tra funzionari statali e imprenditori, davanti al Tribunale. A
denunciare la truffa è stato il responsabile dell’ospedale San Severo, il dottor Giuseppe D’Alessandro, non appena si è trovato
PREZZI GONFIATI
L’Asl avrebbe dovuto
ordinare solo 90
confezioni di Trigene
da 95 euro l’uno,
per un totale
di 8.500 euro
tra le mani la fattura della primo
carico di disinfettante. Un’altra
truffa, fresca di cronaca, è quella
sull’affaire Stamina. Due giorni
fa, i carabinieri del Nas di Torino hanno sequestrato tutti i
materiali del metodo Stamina
agli Spedali civici di Brescia. Davide Vannoni, l’inventore della
cura, risulta indagato insieme
ad altre 12 persone, con l’accusa
di associazione a delinquere e
truffa. Per loro il prossimo 4 novembre si aprirà l’udienza preliminare a Torino.
I numeri sul fenomeno lasciano
a bocca aperta. Nel primo Libro
bianco Ispe-Sanità (Istituto per
la promozione dell’etica in sanità), presentato lo scorso 15 aprile a Roma, si legge che la corruzione in senso stretto ha pesato per 6,4 miliardi di euro sui
114 miliardi di spesa pubblica
destinati al comparto sanitario.
A questo male vanno aggiunti
3,2 miliardi di inefficienza e 14
miliardi di sprechi.
I casi di illegalità si concentrano
soprattutto al Sud (41 per cento), mentre al Centro sono il 30
IN
CORSIA
Medici
e pazienti
in barella
all’interno
di un reparto
d’ospedale Ansa
I NUMERI
Nel 2013 in Italia
la corruzione
ha pesato nel settore
6,4 miliardi di euro,
le inefficienze 3,2
e gli sprechi 14
per cento e al Nord il 23. E interessano cinque settori specifici (stando al report “Corruzione
e sprechi in sanità” curato da
Rissc e Transparency International
Italia e ripreso dal Libro Bianco). Innanzitutto, le nomine:
“ingerenza politica, conflitto di
interessi, revolving doors, spoil
system, insindacabilità, discrezionalità” e “carenza di competenze”. In secondo luogo, la far-
Lotta alla Sla, donati 250 mila euro
MENTRE NEGLI STATI UNITI IN UN MESE DI DOCCE GELATE PER LA RICERCA SONO STATI RACCOLTI 70 MILIONI DI DOLLARI
di Chiara
Ingrosso
n fine settimana da oltre
U
250 mila euro. È la cifra
che in soli tre giorni è stata
donata nel nostro Paese a favore della ricerca per combattere la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, grazie alla
campagna, divenuta tormentone, dell’Ice Bucket Challenge.
Venerdì scorso, quando anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ceduto
alla doccia ghiacciata, la soglia delle donazioni si fermava a 33 mila euro. L’impennata di generosità si registra
anche in Italia e fa sperare bene l’Aisla, l’associazione che
si dedica alla ricerca contro
questa malattia tutt’oggi senza cura, che intende raggiungere il milione di euro. Negli
Stati Uniti le cifre sono ancor
più da capogiro. In un mese
di gavettoni ipotermici, a favore della ricerca americana
sono stati raccolti oltre 70
milioni di dollari.
Buone notizie arrivano anche
dal gruppo di ricerca
dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del
Cnr di Roma. Uno studio,
pubblicato sulla rivista specializzata Neurology, fa sapere
che la malattia potrà essere
diagnosticata precocemente
con il 95 per cento di accuratezza, attraverso l’esame
Pet, una tomografia a emissione di positroni. Una scoperta che permetterà ai medici di guadagnare tempo per
intervenire sulle possibili familiarità nella patologia e
sullo sviluppo di nuove terapie. Una speranza si intravede per i malati di Sla, costretti
a una progressiva immobilità
chiata, da chiedere al premier. Fatta un’unica eccezione: “Seguendo il modello
americano, vorrei proporre a
Renzi la defiscalizzazione
delle donazioni, soprattutto
LA SCOPERTA
La malattia potrà
essere diagnosticata
precocemente
con il 95%
di accuratezza,
tramite l’esame Pet
la totale assenza di una figura
che coordini a un livello superiore il lavoro dei singoli
specialisti, mio padre è rimbalzato da un ospedale all’altro, sostituendo la cannula
ben tre volte in una settimana”. Nessuna accusa di malasanità, precisa D’Andrea,
“ma solo una serie di singoli
eventi dovuti alla ristrettezza
del personale e alla mancanza
di comunicazione a diversi livelli, che fanno vivere al malato esperienze paradossali
come questa”. Dopo aver visto le condizioni di ricovero
dei malati di Sla in una struttura privata convenzionata
della zona, Luciano ha por-
tato via il papà, “sapendo che
questo sarebbe costato molto
sacrificio alla famiglia”. Infatti, una volta giunto nel reparto di ricovero a lungo termine
che avrebbe ospitato Gabriele, il figlio è restato a bocca
aperta davanti alle condizioni
in cui versavano gli altri ospiti. “Malati abbandonati a se
stessi, con lo sguardo perso
nel vuoto. Uomini senza copertura e donne con i seni
scoperti, senza che nessuno se
ne curasse”. Nonostante ciò,
“c’è sempre chi si dedica con
l’anima per il bene degli altri,
–conclude Luciano– ma, senza gli strumenti necessari,
non può fare molto”.
maceutica, provocando l’ “aumento artificioso dei prezzi,
brevetti, comparaggio, falsa ricerca scientifica, prescrizioni fasulle, prescrizioni non necessarie” e “rimborsi fasulli”. Terzo:
procurement, che significa appalti pilotati, cartelli, carenza di
controlli e false attestazioni di
forniture. Poi c’è la negligenza
(come lo scorrimento liste d’attesa, dirottamento verso sanità
privata, false dichiarazioni,
omessi versamenti) e il bagaglio
di illiceità nella sanità privata, tipo la mancata concorrenza, zero
controllo dei requisiti, prestazioni inutili. In buona sostanza,
la corruzione è sotto la luce del
sole e tocca tutti da vicino. Tutti
sanno ma ancora troppo pochi
denunciano. Eppure la corruzione in sanità fa scattare una serie infinita di effetti collaterali
che minano economia e sicurezza del Paese. Siccome “la spesa
pubblica - si legge sul rapporto cresce per sprechi, inefficienza e
aumento del costo di forniture e
appalti” allora “il prelievo fiscale
cresce per compensare l’aumento della spesa pubblica” ma
“la compensazione della spesa
con le nuove entrate del fisco
non è immediata, il debito cresce per effetto dell’eccessivo e
crescente indebitamento” e così
via. Finché si fanno i tagli ai servizi pubblici, i consumi calano e
la disoccupazione aumenta.
Massimo Mauro LaPresse
e ignorati anche dall’opinione pubblica.
“La Sanità prevede un fondo
di 278 milioni di euro all’anno destinato all’assistenza a
favore dei malati di patologie
rare come la Sla”, ricorda
Massimo Mauro, Presidente
Aisla. “Noi siamo impegnati
da tanto tempo – prosegue –
ma non bisogna spostare l’attenzione
esclusivamente
sull’assistenza e non sulla ricerca, perchè è solo con quest’ultima che si riesce a dare
speranza a chi già ne soffre e a
chi ne soffrirà”.
Secondo il presidente Aisla,
che ha già incontrato tre volte
il ministro della salute Lorenzin e ha tavoli di discussione
sul tema aperti in ogni regione, non c’è altro, oltre la sec-
se si tratta di cifre ingenti”.
MOLTO, invece, ci sarebbe da
fare anche per chi soffre da
tempo. “Ogni nuovo taglio alla sanità significa disordine
nella burocrazia, mutamento
dei ruoli e riduzione del personale, peggiorando la sopravvivenza, già fin troppo
complicata, del malato”, spiega Luciano D’Andrea, figlio
di Gabriele, 77 anni della provincia di Pescara, che da otto
lotta insieme alla sua famiglia
contro questa feroce malattia.
Da dieci giorni, Gabriele sta
vivendo una vera odissea sanitaria. “Mio padre respira
grazie ad una cannula inserita
nella trachea, sostituita una
volta al mese – racconta Luciano–. In estate, tra le ferie e
SEGUE DALLA PRIMA
di Marco
Travaglio
uindi, ricapitolando. Il disegno di legge
Q
parte dalla Camera, che lo approva. Il
Senato può metter becco su richiesta di al-
meno 1/10 dei senatori entro 10 giorni. Poi
può votarlo uguale o emendarlo entro 20
giorni. A quel punto la Camera lo riapprova
come pare a lei (recependo o ignorando le
modifiche del Senato) a maggioranza semplice. Ma non sempre: per una lunga serie di
materie, se vuole fregarsene del Senato deve
farlo a maggioranza assoluta. Per chi fosse
sopravvissuto fin qui, c’è poi il caso delle leggi
di bilancio e dei rendiconti annuali: il Senato
ha solo 15 giorni per rimaneggiarli, e deve
farlo a maggioranza assoluta; nel qual caso la
Camera, per ignorare le modifiche senatoriali, vota a maggioranza assoluta, mentre per
recepirle le basta quella semplice. Sempre più
difficile: che succede ai ddl di conversione in
legge dei decreti del governo? Il Senato deve
cominciare a esaminarli entro 30 giorni da
quando arrivano alla Camera, pure se questa
non ha ancora finito di vagliarli: anche perché il governo può imporre alla Camera di
votarli entro e non oltre 60 giorni, all inclusive.
Tutto questo, si capisce, allo scopo di snellire,
semplificare e accelerare secondo i dettami
del pie’ veloce Matteo. Otto giorni fa il Sole 24
Ore ha tentato di illustrare graficamente il
nuovo percorso delle leggi: ne è uscito una
specie di gioco dell’oca per repartini psichiatrici che, se tutto va bene, moltiplicherà i
tempi, paralizzerà le procedure, arroventerà
le risse e aumenterà i contenziosi fra governo
e Parlamento e fra Camera e Senato. L’Ucaf,
Ufficio Complicazione Affari Semplici, ha
colpito ancora. Chiamate l’ambulanza.
FINE IMPERO
il Fatto Quotidiano
R
affaele Lombardo
”chiedeva voti
ai boss della mafia”
Milano
a ripreso l’attività
dopo la pausa
estiva, il cardinale arcivescovo di
Milano Angelo Scola. Giovedì
28 agosto darà udienza, su
prenotazione, ai preti della
diocesi che lo vorranno incontrare. Venerdì 29 incontrerà
invece le missionarie e i missionari originari di Milano.
Così partirà il nuovo anno
diocesano. Anno difficile, dopo le cattive notizie arrivate
nelle settimane scorse da Venezia: la creatura di Scola in
laguna, la Fondazione Marcianum, sarà progressivamente
smantellata dal suo successore, il patriarca Francesco Moraglia. Sono finiti i soldi, dopo
gli arresti per il Mose, e Moraglia ha chiuso ogni rapporto
con il Consorzio Venezia
Nuova – coinvolto nello scandalo – che di Marcianum era
tra i promotori e finanziatori.
SCOLA ATTRAVERSA un pe-
riodo di malessere. Ha tenuto
l’omelia seduto, a giugno,
quando in Duomo ha ordinato
scrive il Gup di Catania, Marina Rizza, nelle motivazioni della sentenza del 19 febbraio con la quale ha
condannato l’ex presidente della Sicilia a 6 anni e 8
mesi per concorso esterno in associazione mafiosa.
Lombardo “determinato e rafforzato il proposito”
dei boss “di acquisire in modo diretto o indiretto la
gestione o il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”.
Mose, Cl e Vaticano
Il cupo declino
del cardinale Scola
L’ARCIVESCOVO DI MILANO NON SI È MAI RIPRESO DALLA
MANCATA ELEZIONE A PAPA . E ORA IL SUO MONDO FRANA
del caso, anche Massimo Camisasca nella sua storia di Comunione e liberazione. Proprio di quel periodo si racconta
che Scola andò addirittura in
analisi a Parigi da Jacques Lacan, grande padre della psicoanalisi reinventata attorno al tema del linguaggio e del “ritorno a Freud”. Tuttora, del resto,
una parte della scuola lacaniana in Italia è contigua al movimento da cui Scola proviene,
Comunione e liberazione.
Certo per il cardinale arcive-
DOPO LE DELUSIONI
Il prelato ha attraversato spesso momenti
di difficoltà, in passato sarebbe stato
in analisi addirittura con Jacques Lacan
tre vescovi ausiliari, tra cui, per
la prima volta a Milano, un
ciellino (monsignor Paolo
Martinelli). Già nei primi anni
Settanta, quando era il discepolo prediletto di don Giussani e il responsabile degli universitari del movimento, ebbe
un periodo di malattia, quando fu allontanato dal gruppo
dirigente in seguito a un duro
contrasto con il fondatore di
Cl: lo racconta, con le cautele
scovo di Milano gli ultimi due
anni non sono stati facili. Ha
assistito con imbarazzo al disgregarsi del sistema politico-affaristico che ruotava attorno a Roberto Formigoni,
suo vecchio compagno di movimento. Ha perso, a sorpresa,
la corsa per il papato: entrato
in conclave come favorito, ne è
uscito sconfitto, dopo l’elezione di papa Francesco. Ha poi
subito i contraccolpi dello
scandalo Mose. Il Consorzio
Venezia Nuova era tra i soci di
Marcianum, la coop rossa Coveco era tra i suoi finanziatori.
Nel consiglio d’amministrazione della fondazione sedevano due degli arrestati nell’inchiesta veneziana, Giovanni
Mazzacurati, presidente del
Consorzio, e Giovanni Orsoni,
ormai ex sindaco di Venezia.
Scola ha fatto pubblicare sul sito della diocesi ambrosiana un
comunicato durissimo in cui
smentisce di aver mai “fatto
pressioni” e chiesto fondi agli
uomini del Mose. E poi mette
avanti le mani: “È intenzione
del cardinale Scola tutelarsi legalmente nei confronti di chi
continuasse a dare informazioni imprecise, scorrette o false. Una tutela necessaria perché sia rispettata la verità e perché non sia disturbata la mis-
sione pastorale del cardinale
Scola nella Chiesa di Milano”.
Fatto sta che la Fondazione
Marcianum, creata tra il 2007 e
il 2008 da Scola quando era patriarca di Venezia, è un piccolo
impero della cultura, della formazione, dell’editoria. Controlla una scuola per l’infanzia,
due scuole elementari, una
scuola media, un liceo classico,
l’università San Pio X di Diritto canonico, l’Istituto superiore di scienze religiose Lorenzo Giustiniani, l’Alta scuola società economia teologia
(Asset), un master in etica e gestione d’azienda, la rivista
Ephemerides, la casa editrice
Marcianum press, una biblioteca, una libreria, la fondazio-
BONELLI MANDA A RENZI IL PROGETTO DI RICONVERSIONE CHE PUÒ GENERARE 35 MILA POSTI DI LAVORO
di Francesco Casula
su benzina, gasolio e bollette, tagli fino al 50 per
cento di Irap e Ires, contributo alle aziende per la
costruzione di nuove strutture fino a un massimo
fondi sequestrati dalla magistratura milanese di 500 mila euro. Non solo. Il co-portavoce dei
ai Riva non vanno usati per il risanamento de- Verdi, infatti, chiede l’istituzione di un fondo per
gli impianti, ma per la bonifica dei suoli inquinati il sostegno dell’agricoltura, duramente colpita a
dall’Ilva”. Lo sostiene Angelo Bonelli, co-porta- seguito delle emissioni nocive dell’Ilva, ma sovoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale prattutto propone la “riqualificazione, la trasfordel capoluogo ionico durante una conferenza nel- mazione e rigenerazione urbana e ambientale, a
la quale ha illustrato il suo progetto per la ricon- partire dai suoli contaminati, con un gruppo opeversione industriale della città secondo il modello rativo di urbanisti, architetti coordinati da Renzo
già seguito in altri centri come Bilbao o Pittsbur- Piano”. Una serie di cantieri, quindi, che secondo
gh. Un progetto, inviato al presidente del Con- Bonelli garantirebbe 35 mila nuovi posti di lavoro
siglio Matteo Renzi, che prevede l’istituzione per per circa sette anni.
5 anni di un’area “No Tax” a favore di imprese e E i fondi? Secondo l’ambientalista sono cinque le
attività produttive “non insalubri”.
strade da seguire per le coperture: un contributo
Bonelli e il movimento “Taranper 10 anni grazie a un prelievo
to Respira” indicano come dedello 0,7 per cento sui redditi
stinatari delle agevolazioni ficompresi tra 120 mila e 250 mila
OLTRE L’ACCIAIO
scali imprese che si occupino di
e pari a 1 per cento per quelli suricerca nel settore della green
periori a 250 mila euro; lo storno
La città potrebbe
economy,
dell’innovazione,
del prezzo di 12 aerei F-35 pari a
dell’efficienza energetica, del
oltre 1,5 miliardi di euro; l’imrinascere imitando
terziario e anche dell’edilizia per
posizione di 1 centesimo come
Bilbao e Pittsburgh:
il recupero del centro storico di
accisa sui carburanti per 10 anTaranto che giorno dopo giorno
ni; fondi statali per le bonifiche
zona No Tax
si sgretola tra incuria e degrado.
da aggiungere a quelli già stanNel documento consegnato alla
per attirare investimenti ziati e, infine, il recupero dei
stampa si parla di riduzione delfondi regionali per la costruzioecosostenibili
le accise e degli oneri di sistema
ne di una piattaforma logica colTaranto
ne Oasis, con l’omonima rivista internazionale, una newsletter quindicinale redatta
in cinque lingue, un sito web e
due collane di libri.
“MI SONO RECATO personal-
mente a Milano”, ha raccontato il patriarca Moraglia in
un’intervista al giornale della
sua diocesi, Gente veneta, “e ho
chiesto al cardinale se lui, che è
il ‘padre’ e il fondatore del
Marcianum, di fronte al venir
meno degli sponsor e alla luce
dei recenti fatti veneziani intravedeva strade che io non
riuscivo a scorgere. Soprattutto gli ho domandato se intendeva farsi carico della ‘sua’ antica creatura, spiegando a Sua
Eminenza che la diocesi di Venezia non è assolutamente in
grado di sostenere l’impegno
finanziario necessario, sia per
LA FONDAZIONE MARCIANUM
Il suo successore a Venezia ha smontato
il sistema di potere che aveva costruito
usando le risorse che arrivavano per le dighe
Taranto dopo l’Ilva, il piano dei Verdi
I
9
RITO AMBROSIANO
di Gianni Barbacetto
H
L’EX PRESIDENTE della Regione Sicilia Raffaele
Lombardo ha “sollecitato i vertici di Cosa Nostra a
reperire voti per lui e per il partito per cui militava (le
Regionali in Sicilia del 2001 e nel 2008 e le provinciali a Enna nel 2003) ingenerando nei medesimi
il convincimento sulla sua disponibilità ad assecondare la consorteria mafiosa nel controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”. Lo
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
legata al porto ionico. “Il capoluogo ionico – spiega Bonelli – non può continuare a
essere la discarica dei veleni
italiani. Guardando a importanti progetti come quelli di Bilbao e Pittsburgh, noi
proponiamo un piano di riconversione, a partire da
agevolazioni fiscali e burocratiche che saranno diretta- Angelo Bonelli dei
mente proporzionali ai livelVerdi Ansa
li di nuovi occupati”. Infine,
il leader dei Verdi ha spiegato che l’esistenza
dell’area a caldo dell’Ilva, quella composta dai sei
reparti sequestrati dal gip Patrizia Todisco il 26
luglio 2012, è “incompatibile con la città e la salute
della sua popolazione” e quindi è necessario prevederne “la chiusura”. Ma oltre all’Ilva, Bonelli ha
definito incompatibile anche “Tempa Rossa”: il
progetto dell’Eni avallato dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo lo scorso 17 luglio nonostante tre giorni prima il consiglio comunale avesse ufficializzato il suo no al potenziamento della
raffineria. Un progetto che prevede l’assunzione
di 53 operai per 24 mesi e che alla fine della costruzione dei due mega-serbatoi per lo stoccaggio
del greggio proveniente dalla Basilicata produrrebbe, secondo la stessa Eni, l’aumento delle
emissioni del 12 per cento l’anno.
il numero dei dipendenti, sia
per il fortissimo costo della
struttura, dati questi a lui ben
noti. Il cardinale l’ha però
escluso ritenendo la strada non
praticabile”.
Dopo consultazioni con il Vaticano, la Congregazione per il
clero, la Segreteria di Stato e lo
stesso papa Francesco (“Ho informato il Santo Padre”), Moraglia ha deciso di tagliare:
chiuderà progressivamente le
strutture di Marcianum, cercando di garantire al massimo
l’occupazione.
A Scola è restata l’amarezza di
veder affondare, dopo le sue
aspettative di diventare papa,
anche il castello delle sue opere
veneziane.
EFFETTO ETIHAD
Le Fs puntano
sugli aeroporti
n altro pezzo del piano di
U
Etihad per conquistare Alitalia
e rilanciarla senza ripetere gli errori
del passato si incastra al suo posto: le
Ferrovie dello Stato e il ministero dei
Trasporti hanno raggiunto un’intesa per la progettazione di collegamenti della rete Alta velocità con gli
aeroporti di Malpensa, Fiumicino e
Venezia. L’accordo sarà firmato oggi a Rimini al Meeting di Cl dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi,
e l’amministratore delegato di Fs,
Michele Mario Elia. L’accordo prevede che il gruppo Fs Italiane, attraverso la società Rdi, quella che gestisce la rete, avvii entro il 2014 i primi studi per rafforzare le infrastrutture ferroviarie legate agli aeroporti.
È un tema che interessa particolarmente Etihad: la nuova Alitalia non
sarà più concorrente dei Frecciarossa, ma ne raccoglierà i passeggeri per
portarli in giro per il mondo con remunerativi voli a lungo raggio.
ECONOMIA
il Fatto Quotidiano
Ldiuxottica,
ipotesi
un triumvirato
per il vertice
LEORNARDO DEL VECCHIO non
sembra particolarmente affranto
per l’imminente uscita dell’amministratore delegato Andrea Guerra
dalla sua Luxottica. “Stiamo cercando un nuovo capo azienda, non
siamo stressati” ha detto ieri inaugurando degli uffici a Milano. E per
dare un segnale di fiducia al mercato, con la sua holding Delfin, nei
giorni scorsi ha comprato azioni
Luxottica per 533 mila euro. Il consiglio di amministrazione che sancirà le dimissioni di Guerra dopo
un decennio al vertice dell’azienda
degli occhiali si terrà il primo set-
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
tembre. Ma già circolano ipotesi
sulla nuova struttura di comando.
Secondo le indiscrezioni rilanciate
ieri dall’agenzia Ansa, dovrebbe
insediarsi al vertice un triumvirato
guidato da Enrico Cavatorta, attuale direttore finanziario, che sarà
affiancato da un responsabile
11
mercato e da uno per i servizi. La
Borsa, dopo aver spinto giù il titolo
sulle notizie dell’addio di Guerra,
ora punta sul rialzo. Ieri le azioni
del gruppo sono salite dell’1,21 per
cento ormai ampiamente sopra la
soglia psicologica dei 39 euro (sono a 39,28).
ECOSOSTENIBILI
L’economia
molto positiva
di lady Moratti
L’EX SINDACO ORA LOTTA CONTRO
IL PIL ASSIEME A SAN PATRIGNANO
di Carlo Di Foggia
TROPPA
OFFERTA
ELETTRICITÀ
di Daniele
S
Martini
Per rinnovabili e crisi non c’è
mai stata tanta offerta
di energia LaPresse
L’inutile cavo
col Montenegro
da 1 miliardo
tanno costruendo
un cavo elettrico dal
Montenegro all’Italia che passa sotto
l'Adriatico, costa un miliardo
di euro e di fatto ci costringe a
comprare l'elettricità dai Balcani a un prezzo più che doppio di quello di mercato. Nonostante l'Italia, soprattutto
nel Sud, stia producendo
molta più energia di quella
necessaria e non sapendo che
farsene debba venderla all'estero, per esempio alla Grecia. Una grande e
costosissima opera, pensata e decisa in un'altra epoca, prima che la crisi facesse precipitare i consumi di elettricità. Un'infrastruttura che produrrà all'Italia più svantaggi che
vantaggi, almeno nell'immediato e nel breve
periodo, regalandoci bollette più care fino al 3
per cento secondo le valutazioni dell'Autorità
dell'energia, nel caso teorico il cavo fosse pagato subito e in una sola soluzione.
NONOSTANTE QUESTE controindicazioni, i
lavori per il gigantesco elettrodotto di mille
Megawatt di potenza sono in pieno svolgimento per collegare Villanova in provincia di
Pescara con l’area montenegrina di Tivat-Kotor. Il cavo è lungo 415 chilometri, 390 passano sotto il mare, 15 nella terraferma italiana
e 10 in Montenegro. Sul versante montenegrino i lavori sono in fase preparatoria, in
Italia invece procedono spediti. Come se quel
collegamento fosse ancora una priorità e un
investimento vantaggioso e non indifferibile
per gli italiani.
In realtà c'è chi ci guadagna con l'elettrodotto
italo-balcanico: il gruppo Seci-Maccaferri di
Bologna che con sorprendente tempismo è
andato a costruire una decina di centrali
idroelettriche proprio nei Balcani, in Serbia, a
Claudio Scajola nel 2009 e
Paolo Romani nel 2011.
Dopo aver riposato nel
cassetto di qualche ufficio,
forse anche a causa dei numerosi cambi di governo,
quei trattati vengono ripescati proprio nel momento in cui partono i lavori
del cavo sottomarino e ora
si trovano in Senato per la
ratifica. La discussione riprende a settembre. Una
volta approvate, quelle intese diventano operative e
vincolanti. E il grande affare dell'elettricità balcanica inarrestabile.
ridosso del Montenegro. L'intervento di Maccaferri è gigantesco: 800 milioni di euro per
tre centrali idroelettriche lungo la Drina e altri LA STORIA DEL CAVO Montenegro-Italia era
300 milioni per altre piccole centrali sull’Ibar. cominciata in un'altra stagione politica: 2007,
Il costo è per il 51 per cento a carico del secondo governo Prodi, ministro dello Svigruppo bolognese e per il 49 per cento dalla luppo Pier Luigi Bersani che nel dicembre di
quell'anno volò in Montenegro a firmare un
società Eps (Elektroprivreda Srbije).
Quando anni fa apparvero sui giornali le no- accordo per l'elettrodotto. Di cui allora forse
tizie che davano conto dell'operazione Mac- c'era davvero bisogno. A Terna, la società
caferri, il significato di quell'investimento non pubblica per la trasmissione dell'elettricità
fu capito. Il gruppo bolognese, invece, sapeva che materialmente sta realizzando l'opera,
ciò che stava facendo, avendo probabilmente spiegano che il cavo serve per “magliare” il
avuto fin da allora l'assicurazione da chi po- Centro e soprattutto il Sud. Per evitare cioè
teva darla che l'Italia avrebbe sicuramente che quelle zone d'Italia restino svantaggiate,
comprato quell'elettricità prodotta così lon- meno sicure e rifornite di elettricità rispetto al
resto del Paese. L'ok alla cotano dai confini nazionali. Il
struzione del cavo è stato dato
calcolo si è rivelato esatto. In
dal ministero dello Sviluppo
forza di accordi internazionaAUTORITÀ SCETTICA per tre anni di fila (2009, 2010
li con la Serbia, il cavo trae 2011).
sporterà in Italia l'elettricità
Senato pronto al voto
Anche l'Autorità per l'energia
serba di Maccaferri a 155 euha detto sì, anche se ora sono
ro al Megawatt, più del dopsugli accordi per
diventati assai titubanti. Fino
pio rispetto ai 63 euro del coimportare energia:
al punto di chiedere al Consto medio rilevato alla Borsa
siglio di Stato perché mai l'Ielettrica italiana nel 2013.
ma al doppio del prezzo
talia si debba svenare paganQuelle intese portano le firme
do
perfino la parte di cavo che
di due ministri di governi di
italiano, il costo dei lavori
si trova in territorio montecentrodestra, entrambi assai
pagato dalle bollette
negrino.
vicini a Silvio Berlusconi:
ismessi da tempo i panni del sindaco (di
D
Milano), e prima ancora di ministro
dell’Istruzione, Letizia Moratti ha un nuovo
pallino: rendere l’economia più sociale e positiva. Domenica scorsa, lady Moratti, ha
scritto al Corsera un’allarmata lettera sui “rischi di conteggiare l’economia illegale nel Pil”.
Da settembre, infatti, traffico di droga, prostituzione e contrabbando (di sigarette e alcol)
entreranno nel principale indicatore della ricchezza nazionale: “Oggi questo, domani magari tratta delle donne, contrabbando di organi e sfruttamento minorile”, si indigna l’ex
ministro. Che oltre al metodo contesta anche
il principio: “È ormai assodato che né il Pil né
la sua crescita valutano il benessere”.
Per questo è entrata nel movimento per l’economia positiva fondato dall’economista francese Jacques Attali, portando con sé la comunità “di famiglia”: San Patrignano, fondata da
Vincenzo Muccioli per curare i tossicodipendenti, e finanziata per oltre trent’anni dal marito petroliere di Letizia, Gianmarco. Proprio
San Patrignano, nel giugno
scorso, ha ospitato il primo
forum del movimento. Presenti, oltre all’amica Diana
Bracco - numero uno di
Expo 2015 e vicepresidente
di Confindustria - diversi
imprenditori e uomini d’affari, da Andrea Illy, ad del
colosso italiano del caffè, ed
Enzo Manes, generoso finanziatore del premier Matteo Renzi e presidente di Intek Group, azienda quotata
in Borsa che di fatto controlla attraverso la Quattroduedue, una holding
con sede in Olanda e propaggini alle Isole Bermuda. Per permettere all’“economia positiva”
di contribuire al Pil, il movimento propone di
archiviarlo, e sostituirlo con “l’indice di economia positiva”, composto da 29 voci differenti, dall’ambiente alle imprese sociali. L’Italia dove si piazzerebbe? Al trentaduesimo posto, davanti solo a Grecia e Turchia nell’area
Ocse. Per entrare in quest’ottica, il Forum ha
ipotizzato dieci azioni da attuare subito, a partire dal potenziamento dei social bond. Di cui
San Patrignano è stata una delle prime beneficiarie (15 milioni di importo, con un’aliquota dello 0,6 per cento, per una cedola totale di
90mila euro).
12
GUERRE E PACE
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
Pianeta terra
il Fatto Quotidiano
USA SOLDATESSA TENTA IL SUICIDIO
Allarme ieri per colpi d’arma da fuoco nella base militare di Fort Lee, in Virginia. In realtà si è
trattato di una soldatessa che intendeva suicidarsi. La donna si è sparata un colpo di pistola
ed è stata portata al Virginia Commonwealth
University Medical Center. LaPresse
LIBERIA EBOLA: “PER SCONFIGGERLA ALTRI SEI MESI”
Il coordinatore Onu contro il virus Ebola, David Nabarro, ha affermato che la “guerra” non è ancora vinta: per sconfiggere la malattia
ci vorranno almeno sei mesi. Intanto ha perso la vita il medico liberiano Abraham Borbor, curato con il siero americano Zmapp. Ansa
LONDRA CONTRO JOHN
TRA ‘MINORITY REPORT’
E TRUPPE SPECIALI
NELLA CACCIA AL DJ-BOIA DELL’ISIS, LONDRA PENSA DI CAMBIARE
LA LEGGE INTRODUCENDO LA “PRESUNZIONE DI COLPEVOLEZZA”
MENTRE LE SQUADRE SAS SONO GIÀ A CACCIA TRA IRAQ E SIRIA
di Caterina Soffici
L
Londra
ondra scopre la “presunzione di colpevolezza”. Il sindaco di
Londra l’ha proposta
ieri, scrivendo nella sua rubrica
settimanale sul Daily Telegraph
che contro la minaccia jihadista
è necessario prevedere l’arresto
automatico di chi si reca in Iraq
o in Siria. Il sindaco Boris Johnson, che è anche il responsabile
della Metropolitan Police (i bobby
per intenderci) della capitale
britannica, punta al colpo grosso, appoggiando le crescenti richieste di chi vuole anche revocare la cittadinanza a quanti
vanno a combattere all’estero o
predicano violenza o divulgano
idee radicali. “Dimostrare di
non essere colpevole” è una novità assoluta per la legislazione
inglese e per tutte le democrazie
che si basano sull’Habeas Corpus.
Ed è sintomatico che la proposta venga proprio dalla Gran
Bretagna, da quasi un millennio
patria dei diritti civili e dove fu
emessa la Magna Charta Libertatum: uno dei suoi principi fondamentali era proprio il divieto
di privare qualcuno della propria libertà senza un processo.
ORA JOHNSON lancia l’idea
della presunzione di colpevolezza per tutti i britannici che viaggiano da e per la Siria e l’Iraq:
chiunque visiti questi Paesi dovrebbe essere considerato un
potenziale terrorista, a meno
che non dia una buona ragione
per il viaggio e avvisi la polizia. È
una chiara provocazione, ma il
fatto stesso che il sindaco della
Capitale (in corsa l’anno prossimo per un seggio come parlamentare dei conservatori) possa
farla la dice lunga sul malcontento verso il governo Cameron.
Il primo ministro ha annunciato
di aver spedito le squadre speciali della Sas in Siria, attrezzate
con equipaggiamenti di alta tecnologia per individuare e catturare “John il jihadista”, il boia
del giornalista Foley che appare
nel video.
I servizi segreti e le autorità
avrebbero già individuato
l’identità del cittadino britannico che si cela sotto il cappuccio
nero dell’Isis. Anche se ufficialmente il nome non è stato fatto,
la cerchia si restringe a tre persone: un medico tornato dalla
Siria l’anno scorso, un pusher ricercato per spaccio a Londra che
ha fatto perdere le proprie tracce
e un rapper, che si fa chiamare L
Jinny. Sarebbe lui il principale
indiziato: si chiama Abdel Ma-
jed Abdel Bary, 23 anni, figlio di
Adel Abdul Bary, stretto collaboratore di Osama bin Laden.
Anche lui ha postato su Twitter
foto che inneggiano all’Isis: in
una tiene in mano una testa
mozzata. Ieri il Guardian ha
mandato in Rete un video che
spiega molte cose. Protagonista
è Reyaad Khan, di Cardiff, in
due versioni. La prima è del
2010: a 16 anni vuole diventare
primo ministro inglese per cambiare la condizione dei giovani
DIECI ANNI
Enzo Baldoni
ucciso il 26 agosto 2004 in Iraq
migranti delle periferie. La seconda è di oggi: è un jihadista
che dalla Siria fa propaganda di
arruolamento. Il governo Cameron è di fronte a un’impasse:
un anno fa il Parlamento non
aveva ratificato la decisione del
gabinetto di mandare truppe in
Siria. Una bocciatura comprensibile, perché un intervento in
Iraq era molto impopolare: l’inizio della fine per Blair.
Nessuno vuole mandare soldati
sul campo, ma tutti sono convinti che qualcosa va fatta d’urgenza, perché il via-vai da e per
la Siria e l’Iraq di cittadini con
passaporto britannico è una minaccia per la sicurezza. Gli
esperti di radicalismo islamico, i
servizi e le forze dell’ordine sanno chi sono gli elementi pericolosi, quali sono i centri islamici
dove si indottrinano i giovani, i
predicatori radicali, ma non
possono intervenire. Per questo
le sparate di Johnson sono po-
A MUSO DURO
Il sindaco di Londra
Johnson propone
l’arresto automatico
di chi si reca nel Califfato:
dovrà dimostrare
di non essere un miliziano
polari e mettono nell’angolo il
ministro degli Interni Theresa
May, la quale – per il momento –
ha proposto “solo” di inasprire
gli avvisi di pericolosità sociale a
chi predica odio e sta vagliando
l’ipotesi di ripristinare i “control
orders” introdotti da Blair e poi
aboliti perché giudicati troppo
“illiberali”: prevedevano il cambio coatto di residenza di un sospetto e il bando di ogni comunicazione via cellulare o web.
L’esecuzione del giornalista Foley: gli inglesi ritengono di aver identificato il boia dall’accento britannico Ansa
Stefano Citati
Dalle primavere alla
nostalgia per il dittatore
A
desso che anche Assad torna utile si può
ammirare la (voluta?) lungimiranza
dell’Amministrazione Obama che in tre anni di
conflitto (200 mila morti, 8 milioni di sfollati/profughi) non ha fatto quasi nulla per sloggiare l’oculista siriano Assad. Mentre attorno
a lui il vento (divenuto maleodorante già da
tempo) delle primavere arabe spazza raìs di
lunghissimo corso (come Mubarak, Ben Alì),
infondendo speranze nelle giovani popolazioni
mediorientali, riscuotendo plausi incondizionati nell’opinione pubblica occidentale, il figlio
di Hafez al Assad da mite condottiero riformista si trasformava in sanguinario tritacarne
del proprio popolo, favorendo così l’infiltrazione dei nuovi mujaheddin della Guerra Santa
2.0 (riedizione di quella anti-sovietica in Afghanistan). Le milizie
islamiche si sono propagate in diversi paesi dell’area ma in nessuno - per ora - come in Siria si sono
trasformate in un potere così potente e assoluto da reclamare e conquistare uno Stato: il
califfato dell’Isis. Altrove - vedi Egitto, dove
l’inconcludenza occidentale ha permesso la rimozione del leader dei Fratelli musulmani
eletto con il generale al Sisi, emulo di Mubarak ‘sterminatore’ di estremisti islamici negli
anni ‘90 - si è tornati alla feroce sicurezza di
una guida ferrea che reprime le forme più
estreme dell’islamismo. Adesso gli Usa sono
disposti ad accordarsi in qualche modo con
Damasco per colpire l’Isis in Siria, e cerca, con
difficoltà, un ‘altro’ Gheddafi che metta la
sordina ai miliziani del nascente emirato libico.
Francia, crisi di governo in salsa italiana
IL PRESIDENTE HOLLANDE ACCETTA LE DIMISSIONI DEL PREMIER VALLS E GLI ASSEGNA SUBITO L’INCARICO PER IL RIMPASTO
di Luana
De Micco
Parigi
otto la pioggia battente dell’isola
S
di Sein, in Bretagna, per ricordare
i primi atti della Liberazione di Parigi
programmi di una giornata piena di
celebrazioni, Hollande non ha fatto
neanche cenno alla crisi di governo
che, appena alcune ore prima, lo aveva costretto ad accettare le dimissioni
del premier Manuel Valls e a incaricarlo di costituire un nuovo governo in 24 ore. Un governo “in coerenza
con gli orientamenti già definiti per il
nostro paese”. Perché il presidente,
dal giogo nazista, 70 anni fa esatti,
l’immagine di François Hollande con
gli abiti zuppi e gli occhiali appannati,
reminiscenza del giorno della sua elezione, sembra la metafora
stessa della tempesta politica che ha investito
l’esecutivo francese nelle
ultime ore. Per molti è
l’ennesimo errore di comunicazione dell’Eliseo
che ha ordinato alle guardie del corpo del presidente di non aprire l’ombrello nonostante il maltempo. Dall’isola bretone, dove è andato in traManuel Valls Ansa
sferta senza cambiare i
come ribadito alcuni giorni fa, non
intende “cambiare rotta”. A scatenare
la crisi sono state le dichiarazioni contro la politica di austerity del governo
mosse dal responsabile dell’Economia, Arnaud Montebourg.
UNA VALANGA negli ultimi giorni in
un momento di crescita zero e disoccupazione che esplode. Prima sulle
pagine di Le Monde, poi nel suo
feudo elettorale di Frangy-en-Bresse, in Borgogna, quinMALEDETTA CRISI
di dal ministero di Bercy, ieri, in
tv. L’enfant terrible della
Il ministro dell’Economia diretta
sinistra francese, il paladino del
made in France, per molti già in
Montebourg tuona
marcia verso le presidenziali del
contro l’austerity,
2017, chiede un nuovo orientamento della politica economica
spacca la maggioranza
del governo e dell’Ue, e non risparmia critiche alla Germania,
e si mette a capo
mettendo in discussione “l’ossesdi una fronda
sione” tedesca per il rigore di bi-
lancio. Montebourg “ha passato il limite”, aveva tuonato furioso, domenica sera, il premier francese col sangue catalano. Ieri mattina, Valls, che
Hollande sta trascinando con sé nel
vortice dell’impopolarità, si è presentato all’Eliseo a rassegnare le dimissioni, e secondo alcuni suoi collaboratori, avrebbe messo il presidente
con le spalle al muro: “O Montebourg,
o me”. La composizione del nuovo governo sarà resa nota domani. Montebourg, pronto ormai a prendere la
testa di una fronda che sta spaccando
una maggioranza sempre più fragile,
si porta via anche il ministro dell’Educazione, Benoît Hamon, suo principale alleato, la ministra della Cultura,
Aurélie Filippetti, che preferisce essere “leale ai suoi ideali” piuttosto che
restare al governo, e probabilmente
anche la Guardasigilli, Christiane
Taubira, che ha manifestato a sua volta la sua solidarietà a Montebourg.
il Fatto Quotidiano
GUERRE E PACE
BRASILE DECAPITATI DUE DETENUTI
Da oltre 24 ore è in corso una rivolta provocata
dai prigionieri nel penitenziario Estadual de Cascavel del Paraná, uno Stato nel sud del Brasile,
dove ci sono circa 1200 detenuti: quattro sono
stati uccisi (tra loro due decapitati) e due guardie sono state prese in ostaggio. Ansa
USA TERREMOTO, STATO DI EMERGENZA
Rimane in vigore nella Napa Valley, in California lo
stato di emergenza dichiarato dal governatore Jerry Brown dopo il terremoto. I danni ammontano a
un miliardo di dollari. La scossa, di magnitudo 6.0,
verificatasi domenica prima dell’alba, ha provocato il ferimento di oltre 100 persone. Ansa
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
13
Emulazione e video-splatter
la Guerra santa spopola sul web
SI MOLTIPLICANO LE IMMAGINI POSTATE DA VERI O PRESUNTI JIHADISTI, SEMPRE PIÙ SIMILI A VIDEOGIOCHI
di Tommaso Rodano
L’
IL MESSAGGIO È TUTTO
Su Twitter un bambino
ha ricreato la decapitazione di Foley, tagliando la testa a
una bambola in tuta arancione. In basso, miliziani e gattini, immagine diffusa con l’hashtag #catsforjihad
GIORNO DI LUTTO A FERGUSON
Ai funerali
di Brown il dolore
batte la rabbia
di Angela Vitaliano
New York
na bara nera e dorata con sopra il capU
pellino della squadra dei St. Louis Cardinal, lo stesso che Michael indossava il giorno
della sua uccisione e migliaia di persone a cantare gospel e brani che raccontano la storia per
la lotta dei diritti civili degli afro americani come “We shall overcome”. Quei diritti che il 9 agosto, il giorno in cui Darren Wilson ha sparato al
18enne disarmato, sembrano essersi smarriti di
nuovo. E lo ricordano, come un pugno nello
stomaco, in quella chiesa di Ferguson, di fianco
alla mamma di Michael, altri due genitori “dolenti”: Sybrina e Tracy Martin, padre e madre di
Trayvon, il 17enne ucciso in Florida mentre
tornava a casa che, da giorni sono al fianco dei
signori Brown. Ieri Michael Brown, è stato
onorato da migliaia di persone, nel corso di un
funerale intriso di commozione: nessuno spazio alla violenza. Durante la cerimonia, alla
quale hanno partecipato, fa gli altri, anche Martin Luther King III, il reverendo Jesse Jackson,
Spike Lee, Diddy, Snoop Lion e rappresentanti
della Casa Bianca, il reverendo Al Sharpton ha
preso la parola per sottolineare l'impatto “nazionale” che ha avuto la morte di Brown. I funerali si sono svolti dopo un fine settimana in
cui le proteste, di minore portata ma ancora
vive in città, hanno mostrato più il segno del
dolore che quello della rabbia. In particolare,
nella giornata di domenica, il padre di Michael,
era intervenuto a una manifestazione pacifica
chiedendo: “Ci sia pace mentre mio figlio viene
seppellito”. In città sono state anche riaperte le
scuole il cui inizio, previsto per il 14 agosto, era
stato posticipato per via dei disordini che avevano richiesto anche l'intervento della Guardia
Nazionale.
ultima cartolina dalla
Guerra santa digitale
mostra un bambino incappucciato che tiene
per i capelli un bambolotto biondo
in tuta arancione, come quella dei
prigionieri di Guantanamo. Nell’altra mano ha un coltello, sullo sfondo
c’è la bandiera nera dello Stato Islamico. Nell’immagine successiva il
bambolotto è decapitato e ha un rivolo rosso attorno al collo, in una replica dell’assassinio del giornalista
americano James Foley. Il rituale è
stato messo in circolo prima dalla tv
satellitare al Arabiya e poi in Rete
sull’account twitter di un sedicente
militante dell’Is che si fa chiamare
“Tempi del Califfato” e si firma
@Zklafa. Il suo profilo è pieno di armi da guerra, giovani miliziani in
mimetica, sangue e cadaveri, a cominciare dalle teste “dei nemici”
messe in fila sulle punte di un cancello di al-Raqqa, la “capitale” siriana dello Stato Islamico.
NEL RAPPORTO tra i jihadisti e la co-
municazione sul web non c’è nulla di
istintivo o naif. La professionalità
della propaganda in rete dell’Is ha
poco da invidiare a quella occidentale: “C’è un incremento della qualità
e della quantità delle loro comunicazioni – conferma al Fatto Marco
Lombardi, docente della Cattolica di
Milano e direttore del centro di ricerca Itstime, che studia da anni le attività del terrorismo mediorientale –.
Sono assassini brutali, ma non significa certo che siano dei ‘barbari’ primitivi. Al contrario, hanno anticipato alcune idee, come quella della combat camera: sono stati i primi a far lavorare insieme un unità di fuoco e un
cameraman che riprendesse le operazioni militari”.
Mezzo mondo è stato traumatizzato
dalle immagini quasi “cinematografiche” dell’esecuzione di Foley.
“Quello che è successo – spiega Lombardi – è che hanno affinato le proprie capacità tecniche. Vent’anni fa
usavano materiali rudimentali e immagini grezze. Ma le competenze sono cresciute rapidamente. Ora i video che mettono in circolazione
hanno un montaggio e una post-produzione eccellenti. E sono passati alla
SALTO DI QUALITÀ
Montaggi professionali
e comunicazione efficace
Già nel 2004 i miliziani
avevano l’inno rap in inglese
“Sporco infedele”. Ora
il messaggio è: unitevi a noi
comunicazione 2.0 con estrema naturalezza. L’immagine del jihadista
sul cammello appartiene a uno stereotipo del passato”.
È STATA sostituita rapidamente da
un’iconografia molto più vicina a
quella del nemico. Le fotografie dei
ragazzi dell’Isis su Facebook paiono
rubate all’immaginario dei rapper
americani, ma al posto dei gioielli e
delle donne ci sono fucili, passamontagna e bandiere nere. Alcuni dei video più violenti che fanno circolare
sui social network sembrano ispirate
a un’estetica splatter stile Grand theft
auto, uno dei videogiochi (dai contenuti “espliciti”) più venduti di tutti
i tempi negli Stati Uniti. Lombardi
riconosce il salto di qualità, che però
è stato tutt’altro che improvviso:
“Già nel 2004 il jihad aveva un suo
inno rap: Dirty Kuffar, ‘Sporco infede-
le’. Era cantato in inglese e distribuito
in dvd. La comunicazione cambiava,
ma noi ce ne siamo accorti tardi”.
Chi sono i destinatari, a chi parlano i
jihadisti? “Sia al nemico, per spaventarlo, che al ‘mercato interno’, per accrescere l’emulazione. I foreign fighters, i miliziani che arrivano
dall’estero, sono trattati come eroi:
hanno le loro pagine facebook personali, che alternano emoticon e omicidi”. Poi ci sono campagne assurde
ed estranianti, come quella lanciata
su Twitter sotto l’hashtag #catsofjihad (I gatti del jihad). Gli stessi “gattini” che spopolano sui social network occidentali, sono fotografati in
pose buffe o tenere accanto alle armi
dei miliziani: “È una forma di ‘contro
narrativa’ – conclude Lombardi –
mostra un aspetto ‘rassicurante’ dei
combattenti, il ‘lato umano’ dell’Is, a
beneficio dei sostenitori”.
IRAN Il mistero del drone
I Pasdaran: “È israeliano”
domenica mattina
È
quando i Guardiani
della rivoluzione, meglio noti
come Pasdaran, rilasciano
una dichiarazione ufficiale:
un drone è stato abbattuto nei
pressi di Natanz, nella regione
di Esfahan, Iran centrale. La
città ospita una delle più importanti installazioni nucleari
del Paese, e sarebbe il principale centro di arricchimento
dell’uranio iraniano. I primi dettagli riportati dai
Pasdaran sono scarni. Sul sito internet Sepah News,
organo di stampa dei Guardiani della Rivoluzione,
si legge: “Un aereo spia senza pilota del Regime
Sionista (Israele, ndr) è stato abbattuto da un missile terra-aria”. Sempre secondo i Pasdaran, si tratterebbe di un velivolo di tipo stealth – invisibile ai
radar – e sarebbe stato intercettato nei
pressi di Natanz prima di penetrare il perimetro dell’aerea nucleare. Ieri nuovo e
più preciso comunicato; benché le analisi
dell’esercito siano ancora in corso, il drone avrebbe un nome: si tratterebbe di un
‘Hermes’ – prodotto, stando a Bbc Farsi,
dalla Elbit Systems: compagnia impegnata nella ricerca militare, con base ad Haifa
–, con un’autonomia di circa 1600 km. Vi
sono anche foto che ritrarrebbero i rottami del velivolo. Eppure, secondo il generale Amir Ali Hajjizadeh, qualcosa non
torna: “Il drone israeliano è partito da
uno dei Paesi della Regione”. Israele è decisamente fuori dagli 800 km del raggio
d’azione del velivolo ‘Hermes’ e la Repubblica Islamica, si sa, ha parecchi motivi per dubitare della buona fede dei Paesi limitrofi, in particolar modo di quelli del Golfo. “Dato che questo
tipo di dinamiche continuano a ripetersi, i nostri
aggressori si troveranno a far i conti con una risposta devastante”, ha concluso Hajjizadeh.
Michele Marelli
UCRAINA IN FIAMME
Kiev-Mosca, battaglia di frontiera
di Roberta Zunini
i è aperto un nuovo fronte di guerra in UcraiS
na, a sud-est, nei pressi del cruciale polo siderurgico di Mariupol. E questa volta gli autori
bilaterale, nell'ambito di un vertice dell'Unione
doganale eurasiatica alla presenza dei rappresentanti dell'Unione europea e, per l'appunto dell'Ucraina. Che, nei piani di Putin sarebbe dovuta essere il tassello più importante.
sarebbero i soldati russi, entrati dalla vicina frontiera con un convoglio di mezzi militari. Un fatto IL PROGETTO, per ora, è sfumato con la firma delgrave, se non dirimente, avvenuto, e forse la tem- l'accordo di associazione all'Europa siglato da Popistica non è un caso, proprio a poche ore dal pri- roshenko il 27 giugno. Nel Donbass intanto si conmo faccia a faccia tra il presidente russo Putin e tinua a combattere: il portavoce del Consiglio naquello ucraino Poroshenko in
zionale di sicurezza ucraino,
Soldato ucraino al confine Ansa
Bielorussia. Ma Mosca ha negaAndriy Lysenko, ha annunciato
to il suo coinvolgimento diretto,
che intorno alla città di Olenive i separatisti filo russi hanno suka, vicino a Donetsk, sono stati
bito fatto sapere dal loro portauccisi almeno 250 miliziani. Ieri,
voce che gli uomini e i mezzi soil loro leader Alexander Zakharno i loro. Kiev, confortata dalle
chenko aveva dichiarato che due
testimonianze di giornalisti interzi della città erano stati strapternazionali, ha confermato anpati al controllo ucraino. Nella
che se ha precisato che i mezzi
zona di Luhansk, i filo russi hansono stati bloccati. Per quanto
no bombardato una fabbrica di
ancora ? Dovrebbero discuterne
materiali esplosivi. L'incendio
oggi a Minsk i due presidenti,
divampato potrebbe fare ulteforse addirittura in un incontro
riori vittime a causa delle esala-
zioni tossiche: inoltre mancano elettricità e acqua.
Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, a
due giorni dal ritorno in territorio russo del controverso convoglio umanitario entrato nel Donbass senza l'autorizzazione di Kiev, ha detto che ne
verrà mandato un secondo. La maggior parte degli
ucraini teme che i separatisti conquistino il fronte
sud orientale. Secondo molti analisti, il vero progetto dello “zar” Putin ora è la destabilizzazione di
tutta la fascia orientale e meridionale del Paese (già
conquistate agli ottomani da Caterina la Grande )
dove c'è l'importante porto russofono di Odessa,
fino alla Transnistria, l'enclave separatista russa in
Moldavia. Questa operazione, già iniziata con
l'annessione della Crimea, di fatto creerebbe la cosiddetta “Novorossiya” (Nuova Russia), rendendo ingovernabile il Paese. La Novorossia è stata
invocata nella controparata di domenica dei separatisti a Donetsk, con sfoggio di soldati ucraini
ammanettati. Iniziativa configurabile come crimine di guerra perché viola il diritto internazionale. E la guerra fredda tra Occidente e Russia si è
definitivamente conclamata: la Nato non ha invitato Mosca al vertice del 4 settembre in Galles.
14
il Fatto Quotidiano
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
NAZIONALE, L’EX AZZURRO ORIALI
NUOVO TEAM MANAGER
Gabriele Oriali sarà il Team Manager della
Nazionale. L’accordo, raggiunto di concerto
con il ct Antonio Conte, è stato ufficializzato
dal presidente federale Carlo Tavecchio
LA PROCURA ARCHIVIA TAVECCHIO
PER LA FRASE SUI MANGIA-BANANE
BALOTELLI FIRMA PER IL LIVERPOOL
“TORNARE IN ITALIA, UN ERRORE”
Il procuratore federale della Figc, Stefano
Palazzi, ha archiviato l’indagine sulla frase
razzista del presidente neo eletto. Motivo: non
sono stati rilevati “fatti di rilievo disciplinare”
SECONDO
L’ex attaccante del Milan è ufficialmente un
giocatore dei Reds. Nelle prime dichiarazioni,
ha rinnegato gli anni in Serie A: “Il calcio
inglese è migliore, sono felice di essere tornato”
TEMPO
SPETTACOLI.SPORT.IDEE
Il Lord che “inventò” Gandhi
ADDIO AL 91ENNE RICHARD ATTENBOROUGH, ATTORE E REGISTA. FIRMÒ LA PELLICOLA CHE VINSE OTTO PREMI OSCAR
di Federico
S
Pontiggia
e n’è andato anche Richard Attenborough. Dopo Philip Seymour
Hoffman, Robin Williams e Lauren
Bacall, il 2014 si conferma annus
horribilis per il cinema, portando via
uno dei più grandi attori inglesi,
nonché regista del film pluripremiato agli Oscar Gandhi (1983).
Lord Attenborough è morto domenica, pochi giorni prima di compiere 91 anni il 29 agosto: a darne la
notizia il figlio Michael. Dal 2013
era ricoverato con la moglie in una
casa di cura londinese, in seguito
all’ictus che l’aveva lasciato su una
sedia a rotelle cinque anni prima.
Un colpo da cui non si era più completamente ripreso, ma che non indebolisce una figura tra le più carismatiche del cinema mondiale,
capace di dettare legge sia davanti
che dietro la macchina da presa: se
da attore “Dickie” – il nomignolo
che non amava – ha messo in carnet
perle quali Brighton Rock (1947) e La
grande fuga (1963), Gandhi ha incassato otto statuette, un record per il
Regno Unito, tra cui quella per la
miglior regia. A interpretare il
Mahatma fu Sir Ben Kingsley, che
ora commosso ripercorre la genesi
del progetto: “Si fidò di me per porRichard
tare alla luce un sogno che accaAttenborough
rezzava da 20 anni. Mi diede la paravrebbe compiuto
te di Gandhi con grazia e gioia: ri91 anni il 29
cambiai quella che riponeva in me,
agosto. Dal 2013
e la mia fiducia crebbe a tal punto
era ricoverato con
da volergli bene”.
la moglie in una
Kingsley non è l’unico a ricordarlo
casa di cura
con stima e affetto, sui social netlondinese, in
work i messaggi di cordoglio più o
seguito a un ictus
meno illustri non si contano: “La
LaPresse
sua recitazione in Brighton Rock fu folgorante, la sua regia di GanTITOLI DI CODA
dhi splendida: Richard
Attenborough è stato
Celebri le sue
un grande del cinema”,
ha twittato il primo
interpretazioni
ministro David Camein “Brighton Rock”
ron.
Partecipazione
speciale quella di Stee “La grande fuga”
ven Spielberg, che nel
1993 gli affidò una parMa fu anche il creatore
te importante in Jurasdel Dottor Dolittle
sic Park: “Ha fatto un
dono al mondo con
l’epica emozionante di
Gandhi e fu la scelta perfetta per riportare in vita i dinosauri nei panni
di John Hammond. Era un caro
amico e ora mi ritrovo nella serie
infinita di chi lo adorava”.
NELLA LUNGA teoria trova spazio,
via Twitter, anche Mia Farrow, con
cui Attenborough divise il set di
Cannoni a Batasi 50 anni fa: “È stato
l’uomo più gentile con cui abbia
mai avuto il privilegio di lavorare.
Un Principe. RIP “Pa”, e grazie”.
Nato nel 1923 a Cambridge, 17 anni
più tardi vinse una borsa di studio
alla Royal Academy of Dramatic
Arts (RADA), mentre risale al 1942
la sua prima prova. Ma è con l’adattamento del romanzo di Graham
Greene Brighton Rock, per cui riprese
il ruolo di Pinkie Brown già interpretato a teatro a Londra, che Attenborough spicca il volo: gli anni
’50 sono in ascesa, e la sua fama
travalica l’Oceano. Hollywood
chiama, e nel 1963 è protagonista
con Steve McQueen e James Garner
de La grande fuga di John Sturges,
indimenticabile dramma su un manipolo di prigionieri di guerra “speciali” in mano ai nazisti, mentre i
premi – due Golden Globes da at-
IL DERBY DI VENEZIA
Leopardi-Renzi contro Pasolini-Grillo
di Nanni Delbecchi
ice Mario Martone che tra GiaD
como Leopardi e Pier Paolo Pasolini ci sono “vicinanze inequivo-
cabili”, dunque e non c’è da stupirsi
della loro presenza in contemporanea alla Mostra del cinema di Venezia con i due biopic in lizza per il
Leone d’oro: Il giovane favoloso, sulla
vita di Leopardi, di Martone stesso, e
Pasolini diretto da Abel Ferrara.
Ora, va bene che siamo in tempi di
larghe intese, ma quella tra Leopardi
e Pasolini proprio no. Non ci sono
due poeti, e due uomini, più agli antipodi. Piuttosto, quello tra Leopardi
e Pasolini è un derby perfetto, all’ultimo sangue. L’Ottocento contro il
Novecento. L’idillio contro la nevrosi. Il pessimismo della ragione contro l’impegno della volontà. Il solitario contro l’incantatore. Il metafisico contro il politico.
Certo, essendo due grandi, entrambi
autorizzano alle interpretazioni più
diverse, e non da oggi. Fin dal liceo
abbiamo imparato a conoscere due
Leopardi, quello nichilista del Dialogo di Tristano e di un amico e quello
quasi progressista della Ginestra.
Quanto a Pasolini, è proverbiale il
suo essere terra di conquista; padre
nobile della sinistra (per le sinistre);
anzi no, della destra (per le destre).
Quasi come Mastella; sempre a sua
insaputa, però. Forse allora più utile
è chiedersi quale Leopardi e quale
Pasolini ci aspettano; perché quanto
a libere interpretazioni tutto è possibile, nel Paese in cui Silvio Berlusconi è riuscito a farsi passare come
l’erede di De Gasperi.
Per il film su Leopardi, oltre a qualche frammento caramellato, da fiction in cofanetto regalo, ci aiutano le
dichiarazioni di Martone al Venerdì
di Repubblica. Quel che lo ha folgo-
rato è “il pensatore ribelle, ironico,
socialmente spregiudicato”. Un modernista che anticipa addirittura
Kurt Cobain: “Giovane soprattutto”.
Sembra quasi il ritratto di un rottamatore nato, uno che non si è spento
a 39 anni stremato dalla malattia e
dall’infelicità, ma che poteva diventare presidente del Consiglio (o almeno il suo spin doctor), se solo ci
fosse stata l’Italia.
IL PASOLINI isolato da Ferrara è in-
vece l’ultimo, ma forse sarebbe meglio dire l’estremo. Quello degli Scritti
corsari sul Corriere, dell’intervista a
Furio Colombo “Siamo tutti in pericolo”, di Petrolio, dell’abiura dalla
trilogia della vita. L’intellettuale ormai certo che dalla metà degli anni
Cinquanta all’inizio dei Settanta il
suo Paese ha visto recise in modo irreversibile le radici e l’identità. Una
voce radicale che vede nel fascismo il
vero volto dell’italianità e nella crescita del capitalismo avanzato la fine
di ogni umanesimo. Un negatore del
mondo moderno a cinque stelle, verrebbe da dire.
Se le cose stanno così, è
evidente che nel derby di LA SFIVenezia il Leopardi ren- DA Willem
ziano dovrebbe straccia- Dafoe contro
re il Pasolini grillino. Ve- Elio Germano
dremo. I film passano, la LaPresse
poesia resta. Ma se dovessimo augurarci qualcosa da comuni mortali,
ci accontenteremmo di
vedere in Renzi un po’
della profondità leopardiana, in Grillo un po’
della lucidità pasoliniana. Entrambi ne avrebbero bisogno; molto più
di quanto Leopardi e Pasolini non abbiano bisogno di loro.
tore non protagonista – arrivano
nel 1967 con Quelli della San Pablo e
l’anno seguente con Il favoloso Dottor
Dolittle. Tra gli altri ruoli memorabili, appunto, quello del miliardario
creatore del parco fanta-preistorico
John Hammond in Jurassic Park – e
nel sequel del 1997 Il mondo perduto
– che lo riportò sul grande schermo
dopo una pausa di 15 anni, mentre
sul versante registico il primo passo,
del 1969, è antibellico: Oh che bella
guerra!, tratto dalla satira di Joan
Littlewood sul primo conflitto
mondiale.
SE GANDHI rimane indubbiamente
il suo capolavoro, tra le sue prove
dietro la camera da ricordare anche
Quell’ultimo ponte (1977), Chorus Line
(1985), il dramma anti-apartheid
Grido di libertà con Denzel Washington del 1987 e, soprattutto, il biografico Charlot (Chaplin) del 1992,
con protagonista Robert Downy Jr.
Eppure, Attenborough faceva professione di assoluta modestia: “Ovviamente mi fa piacere che si scrivano bella cose sul mio conto, ma
non sono un autore, non sono un
grande regista. Solo un buon regista, abile a far analizzare dalla gente
certe circostanze”. Grande tifoso,
nonché presidente onorario del
Chelsea, nominato Cavaliere nel
1976 e Lord nel 1993, Attenborough era sposato dal 1945 a Sheila Sim,
un’attrice conosciuta alla Rada, da
cui aveva avuto un figlio e due figlie:
la più grande, Jane Holland, insieme alla figlia e alla suocera, era morta nel disastroso tsunami del 26 dicembre 2004. Oggi Richard ha raggiunto figlia e nipote, e a noi rimane
la memoria di un “uomo così meraviglioso e talentuoso”: l’ha detto
l’ex James Bond Roger Moore, lo potremmo dire tutti.
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
15
OGNI MALEDETTA DOMENICA
di Oliviero
Beha
M
entre in Spagna il
tecnico dell’Atletico di Madrid,
campione nazionale e secondo in Europa,
Diego Simeone, si becca otto
turni di squalifica per aver dato un buffetto al quarto uomo
(è un arbitro, non una parafrasi di Orson Welles...),
nell’ultimo match con il Real,
in Italia il superprocuratore
Palazzi, deus ex macchinetta
della giustizia sportiva, archivia la questione delle banane.
Avrà attinenza con il differente status del calcio iberico e di
quello nostrano questo opposto atteggiamento da parte di
chi deve giudicare i comportamenti dei tesserati rotondocratici? Temo di sì.
Non sono notoriamente tra
quelli che hanno più sbertucciato Tavecchio per le sue macroscopiche gaffe, al punto
che una trasmissione tv mi ha
disdetto l’invito in extremis
temendo che fossi troppo tenero con il bananiere. Come
al solito, come nel caso del
Calcioscommesse, non si vuol
capire: se uno condanna l’intiero sistema e per esempio
sostiene che questa “mappa”
(trattasi di espressione cinofila) tra organi giudiziari e potere politico esecutivo è da
sempre una cancrena, invece
che gridare al Moggi o al Tavecchio, ne diventa un difensore d’ufficio. Follia. Non mi
piacciono i capri espiatori
nell’ipocrisia dilagante, non
mi convince scambiare il singolo per il sistema. Con Albertini e con chiunque altro
permanendo il sistema guasto
sarebbe stato lo stesso, e non
credo quindi per questo che
Tavecchio sia peggiore dei
suoi omologhi.
HA SCELTO CONTE Ct della
Nazionale (almeno un Commissario ci voleva, nell’ambiente) per tacitare i rumors
post-banane e per scaricare
Si cercano botti
ma non c’è un euro
A BREVE RIPARTE IL CAMPIONATO, MA PRIMA È CACCIA
AGLI ULTIMI COLPI DI MERCATO. ROMA FAVORITA, LA JUVE HA PERSO CONTE
LAZIO E MILAN MIGLIORI, SUL NAPOLI PESA L’INCOGNITA CHAMPIONS
Angel Di Maria, in predicato di passare al Manchester United LaPresse
DUE MISURE
In Spagna, Simeone
si è beccato otto
giornate per un buffetto
In Italia è tutto lecito,
anche gli sketch
su africani e banane
una pesante responsabilità su
spalle mediaticamente robuste. Come si dice, l’intendenza
seguirà. Ma eravamo partiti
dalla Spagna.
Facciamolo anche per il calciomercato, che in Italia è avvolto nella nebbia degli ultimi
giorni, alla vigilia del campionato, anzi di un campionato
che come sempre in quelli seguiti a un Mondiale sarà più
strambo, bizzarro e aperto di
quelli precedenti, parola di
statistico.
Dunque, il Real Madrid cede
per un’ottantina di milioni al
Manchester United da ricostruire un eccellente giocatore
come Di Maria, argentino vicecampione del mondo, di
partenza esterno, d’arrivo tatticamente un factotum ricco
di corsa e tecnica. Ma non un
fuoriclasse, alla lettera. E va
tutto di conseguenza.
Giocatori medi assumono valori assai sproporzionati, e se
c’è chi vende volentieri è perché c’è chi compra a queste
cifre. In Italia i due finora ceduti con grande soddisfazione, sia pure in contesti ambientali affatto diversi, sono
stati prima Immobile da Cairo
e poi Balotelli da Berlusconi/Galliani, almeno a oggi. Per
Benatia e Cuadrado si attendono le ultimissime.
L’insieme fa sì che mai come
in questa stagione il mercato
sia chiuso e aperto insieme:
non è una contraddizione in
termini, nel livellamento medio generale. È che i soldi veri
non ce li ha nessuno, da noi, e
si aspetta di vendere per comprare. Potrebbe rimanere
dunque più o meno tutto
com’è, oppure svilupparsi un
ambaradam destinato a cambiare volto a parecchie squadre negli ultimi giorni di commercio.
Il Totti d’Egitto dice no al Papa
ABOUTREIKA, IDOLO DEL CAIRO, NON GIOCHERÀ LA PARTITA DELLA PACE CON I CALCIATORI ISRAELIANI
di Andrea
Tundo
allo stuolo di campioni
D
del calcio in campo per
la “Partita della pace” voluta
da Papa Francesco e Javier
Zanetti si stacca l’egiziano
Mohamed Aboutreika. La
motivazione è chiara, politica. Il calciatore l’ha espressa
via Twitter lo scorso 17 agosto: “Ho rifiutato l’invito per
la partecipazione dei sionisti.
Stiamo dando un messaggio
alle nuove generazioni”. Tradotto: l’ex centrocampista
della Nazionale egiziana e
dell’Al-Ahly non vuole condividere il campo con gli
israeliani Yossi Benayoun,
Dudu Aouate e Tomer Hemed che lunedì prossimo saranno tra i protagonisti del
match-evento dell’Olimpico.
UN’ENTRATA in tackle sullo
spirito dell’iniziativa, organizzata per promuovere il
dialogo tra le religioni e lanciare un messaggio di pace.
Quella che manca tra Israele e
Palestina, motivo scatenante
della reazione di Aboutreika,
il cui curriculum parla chiaro.
La stella del calcio egiziano,
laureato in Filosofia, non ha
mai nascosto la propria posizione filo-palestinese. Anzi,
ne ha fatto una bandiera nel
corso della carriera, chiusa a
inizio anno dopo 22 trofei
conquistati con l’Al-Ahly – la
più prestigiosa società del
Cairo – e tre titoli continentali con la Nazionale tra il
2006 e 2008. Proprio con la
maglia dell’Egitto, il centrocampista prese la sua posizione più forte nel corso del secondo trionfo in Coppa
d’Africa. Dopo un gol al Sudan, Aboutreika alzò la divisa
mostrando una t-shirt con la
scritta “Sympathize with Gaza”,
per protestare contro l’isolamento della Striscia voluto da
Israele. Il gesto costò un richiamo ufficiale della Caf, la
federazione africana, ma non
ha fatto arretrare di un passo
il calciatore egiziano.
“Ogni atleta ha un ruolo umanitario nella società – disse
qualche tempo fa – Non vive
solamente per se stesso, ma
anche per gli altri”. E negli anni lo ha dimostrato con i fatti.
Nel 2006 è stato testimonial
per il World Food Programme
delle Nazioni Unite e ha prestato la propria immagine alla
campagna del governo egizia-
Scosso dalla vicenda meditò
anche il ritiro, per poi fare
marcia indietro e accettare il
trasferimento al Baniyas,
squadra degli Emirati Arabi.
Lì indossò la maglia numero
72 per non spegnere l’eco della tragedia di Port Said.
no per incrementare le donazioni di sangue. Poi nel 2012 è
tornato a far discutere per
un’altra scelta di campo dopo
la strage di Port Said, nella
quale si contarono 72 tifosi
dell’Al-Ahly morti e oltre
mille feriti in seguito agli
scontri con i ‘rivali’ dell’Al
Masry.
Rimasto intrappolato all’interno dell’impianto, dove
soccorse e vide morire tra le
sue braccia un uomo, Aboutreika sposò la tesi dei Fratelli
musulmani che bollarono gli
scontri come una rappresaglia dei fedeli di Hosni Mubarak per l’attivismo in piazza
Tahrir della frangia più estrema
della
tifoseria
dell’Al-Ahly.
ALLA MAGLIA della Partita
per la pace, sul terreno
dell’Olimpico, ha invece detto
no. Non calcerà accanto a
Baggio, Messi e Shevchenko
per la presenza di Benayoun,
Aouate e Hemed. E potrebbe
seguirlo anche il connazionale Wael Gomaa, il cui invito è
rimasto ancora senza risposta. Una scelta dall’alto valore
simbolico, più pesante di
qualsiasi gol.
Mohamed Aboutreika LaPresse
PALLONE E POLITICA
Laureato in Filosofia,
in passato si schierò
con i Fratelli musulmani
e con il popolo di Gaza
Ora non vuole scendere
in campo “con i sionisti”
Per valutare le condizioni delle rose attuali parto dunque da
un punto di vista differente:
quello del rapporto tra campionato e impegni europei,
punto di vista che ovviamente
riguarda in primis il Napoli.
Se esce subito a Bilbao nei preliminari di Champions, potrebbe restare com’è, cioè
quello dello scorso anno con
un buon portiere in meno e un
paio di discreti giocatori in
panchina in più.
PER LE ALTRE, non avere
Coppe – vedi la Roma dell’anno passato – potrebbe rivelarsi
il miglior acquisto: penso a Lazio e Milan, malgrado tutte le
contraddizioni societarie di
quest’ultimo. Si sono comunque rafforzati e il Milan ha il
denaro per completare il primissimo organico. La Lazio è
Lotito-dipendente, e nonostante le canzonature il neolatinista ha dimostrato di sapersi muovere nella savana federale meglio di chiunque altro. Vuol dire anche per il
campo. La Juve, chiunque
compri in Zona Cesarini, è in
ogni caso affidata al cambio di
allenatore: un mare tra i due, il
vecchio e il nuovo. Vediamo
come navigheranno. A occhio, farà meglio in Europa.
La Roma sia pure in sordina è
favorita per lo scudetto, se
l’incantesimo di società-staff
tecnico-squadra continuerà
anche in questa stagione. L’Inter è davvero un’incognita,
può fare di tutto. La Fiorentina non ha gestito bene il potenziale tesoretto rappresentato da Cuadrado. O lo vendi,
o lo tieni, il tiramolla non serve a nessuno. Dalla sua il fatto
che la sfiga dell’anno scorso in
dosi industriali pare inarrivabile, quindi può solo migliorare. Certo, qui si parrà la nobilitate del premier, cioè si vedrà se Renzi porta bene o male. Almeno in questo, faccio
tutti gli scongiuri del mondo...
www.olivierobeha.it
F1 Mercedes, nemici in casa
proprio come Senna e Prost
Lotta serrata tra Nico Rosberg e Lewis Hamilton LaPresse
di Alessio Schiesari
ico Rosberg e Lewis Hamilton come Alain Prost e AyrN
ton Senna, fratelli coltelli? Questa la cronaca degli ultimi Gp: a Monaco il tedesco si pianta (volontariamente?) al
Mirabeau, i commissari sventolano bandiere gialle, Lewis
perde il giro veloce. La pole rimane a Rosberg che domenica
vince agevolmente. Due mesi dopo, all’Hungaroing, arriva il
bis: dal muretto arriva l’ordine per Hamilton di lasciare strada a Rosberg, che se ne frega e resta davanti. Finirà con l’inglese terzo e il tedesco quarto e furioso. Domenica accade
l’incredibile: ricordate il film Giorni di tuono, quello degli incredibili sorpassi all’esterno? Ieri Rosberg ha provato a emularlo ai danni di Hamilton,ma la manovra non riesce. Quindi
il tedesco cambia strategia: buca con l’ala la ruota di Hamilton, consentendo a Ricciardo di andare a vincere. Difficile
che la Red Bull dell’australiano arrivi a giocarsi il titolo con le
Frecce d’argento, ma un duello serrato tra i piloti Mercedes
potrebbe riservare scorrettezze epiche, come quelle della più
grande rivalità della storia del Circus: Senna contro Prost.
SUZUKA, 22 ottobre 1989. I due piloti McLaren partono dalla
prima fila, Senna deve vincere per riaprire la lotta mondiale,
mentre a Prost basta che il rivale non finisca la corsa. Il francese scatta avanti, ma il passo gara di Ayrton è migliore. A
dieci giri dal termine il brasiliano tenta il sorpasso al Casio
Triangle, Prost gli chiude la strada e cerca il contatto. Lo trova,
ma Senna (con l’aiuto dei commissari e di una discesa) riesce
a ripartire. Passa dai box, sorpassa Nannini e vince una gara
commovente, oltre a riaprire il mondiale. Il presidente della
Fisa, Jean-Marie Balestre (ça va sans dire francese) squalifica
Senna. Risultato: terzo mondiale a Prost. Dodici mesi dopo,
ancora in Giappone, Senna gli renderà pan per focaccia. C’è
un altro precedente recente di sfida fratricida, con esiti masochistici, e uno dei due protagonisti è ancora Hamilton. L’altro, Alonso. È il 2007, l’asturiano è campione del mondo in
carica, Hamilton un esordiente che scalpita. Il fattaccio succede in Ungheria: Alonso ritarda l’uscita dai box per impedire
il giro veloce all’inglese. Seguirà un finale di stagione da separati in casa. Alla fina la spunterà la Ferrari di Kimi Räikkönen, pur con una monoposto chiaramente inferiore.
16
SECONDO TEMPO
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
il Fatto Quotidiano
IL DOVERE DI TACERE La figlia di Robin
Williams, Zelda, ha deciso di lasciare il social network,
disgustata dall’impietosa aggressione alla memoria
del padre LaPresse
PIANETA SOCIAL
Cinguettare senza abusare
DOPO IL SUICIDIO DI ROBIN WILLIAMS E LA TESTA DECAPITATA
TWITTER METTE UN FRENO AI MESSAGGI INOPPORTUNI
di Umberto Rapetto
o stop alla diffusione online del riL
pugnante video sull’esecuzione
capitale di James Foley è arrivato dopo
una serie infinita di episodi sgradevoli,
che hanno tramutato i social network
nella fiera degli orrori. Doveva morire
Robin Williams e poi era necessario assistere a una pioggia di “cinguettii” impietosi per far capire a Twitter l’indifferibile necessità di fissare nuove regole in materia di abuso dello strumento
di comunicazione e di salvaguardia degli utenti.
La decisione di Zelda Williams di lasciare il social network, disgustata
dall’impietosa aggressione alla memoria del padre, non è passata inosservata
ai media e ha sollecitato il gestore del
crocevia dei micro-messaggi ad adottare provvedimenti per ripristinare un
minimo di rispetto in presenza di circostanze dolorose. Il Vice President of
Trust and Safety, ovvero il numero uno
di Twitter in tema di sicurezza, Del
Harvey, ha dichiarato che la sua azienda sta predisponendo una serie di vin-
coli al servizio erogato. Harvey ha sottolineato che episodi irrispettosi – come quelli che hanno avuto luogo a ridosso della scomparsa del grande attore e premio Oscar – non saranno più
tollerati.
NON SARÀ FACILE per Twitter man-
tenere il difficile equilibrio tra la più assoluta libertà di espressione e la ferrea
repressione degli abusi, ma pare che il
primo passo verso il contenimento di
manifestazioni inopportune si andrà a
concretizzare in una nuova regolamentazione cogente riguardante le informazioni di carattere più privato e correlate all’incolumità personale e in una
serie di azioni volte a dare supporto ai
familiari di utenti deceduti tragicamente. L’impegno a disciplinare un
contesto così magmatico era già stato
manifestato a seguito di un’altra dolorosa persecuzione telematica nei confronti dell’attivista Caroline Criado-Perez, vicenda che ha indotto Twitter a prevedere e inserire un pulsante di
emergenza per la segnalazione di abusi
e a fare affidamento anche sulla colla-
Facebook aiuta
i meno ironici
borazione degli stessi utenti.
STOP AGLI INSULTI
In troppe occasioni è stato
superato ogni limite e anche
L’azienda predisporrà
i più distratti hanno avuto
modo di percepire quanti
una serie di vincoli
danni possa generare uno
al servizio. Il responsabile
strumento pervasivo come
Twitter. La capillare propadella sicurezza:
gazione di immagini violente e le ramificate discussioni
“Non saranno più tollerati
folli su suicidio e autolesioepisodi irrispettosi”
nismo hanno debordato i
margini della libertà di pensiero e di parola. Il clima digitale si fa sempre più torrido, le ten- guati a qualsivoglia contesto reale o cisioni si diffondono con estrema cele- bernetico. La rapidità di redazione e inrità, l’istigazione a condotte illecite è vio dei 140 caratteri e l’efficace raggiuncostantemente dietro l’angolo, la pro- gimento di una platea sterminata hanpaganda diseducativa non manca di no avuto in questi anni un terribile ro“banda larga”: è evidente che occorra vescio della medaglia, costituito
dall’inoltro e dalla diffusione di mesun freno.
Le diatribe deliranti – condensate nel saggi inquietanti anche da parte di perminuscolo spazio a disposizione – sono sonaggi politici e campioni sportivi che
all’ordine del giorno e purtroppo la di- sono riusciti a dare il peggio di sé e ansordinata comunità virtuale ha comin- che qualcosa in più.
ciato a sopportare dinamiche e com- Inseguendo forse il sogno di dichiarare
portamenti che il semplice buon senso un novello immortale veni, vidi, vici, pernon faticherebbe a considerare inade- sonaggi su cui gravano le responsabilità
IN MOLTI hanno provato disgusto per quella foto su Facebook che ritraeva un uomo che
posava sadicamente insieme a
un “animale” morto. E in molti
avrebbero evitato la figuraccia,
se avessero osservato che si
trattava di Steven Spielberg sul
set di Jurassic Park, con un finto
triceratopo alle sue spalle. Perciò Facebook ha deciso di correre in soccorso degli utenti più
del Paese sfogano velleità populistiche
lanciando telegrafici programmi di
azione che poi manifestano lo stesso
peso ed effetto dell’inconsistenza del
messaggio. Probabilmente bisognerà
suggerire a Twitter di metter al bando
anche certi proclami dalle inevitabili
conseguenze sociali. Oppure c’è da auspicare un bizzarro intervento dell’Authority per la concorrenza e il libero
mercato che inaspettatamente intravede in certi tweet la peggiore delle pubblicità ingannevoli.
“ingenui” e di inserire l’etichetta “satira” accanto ai post dei
siti che fanno informazione-parodia. Negli Usa la categorizzazione si sperimenta
sulla pagina di The Onion, tg sa-
Twitter @Umberto_Rapetto
tirico di grandissimo successo
e altrettanti equivoci. In Italia,
l’etichetta potrebbe essere
presto applicata ai post del satirico Lercio.it o del Corrieredelcorsaro.altervista.org.
I libri interattivi salvano
la Scuola e i portafogli
di Chiara
Daina
lla vigilia del nuovo anno scolastico le faA
miglie italiane si trovano alle prese con il
caro-libri. Uno dei peggiori di sempre. In soc-
corso dei portafogli c’è il Book in progress, un
progetto che mette a disposizione per 150 istituti libri scolastici scritti da una rete nazionale
di oltre 800 docenti che garantisce una spesa
fino a sette volte inferiore. “Un manuale costa
circa sei euro - dichiara Salvatore Giuliano,
preside dell’Itis Ettore Majorana di Brindisi
(capofila del progetto) -. Alla fine la somma
totale da versare per circa 12 volumi, si aggira
intorno ai 50/60 euro, anzichè 350/400 euro”.
INTERNET COSA c’entra? Sul sito Bookinprogress.org gli insegnanti nominati per la stesura
dei testi si confrontano sul lavoro in corso e
scambiano idee. Inoltre, il portale dà la pos-
sibilità agli studenti di scaricare la versione digitale del manuale. “Si tratta di un formato interattivo - spiega il preside -, con video, fotografie, audio, videolezioni, schede per verificare l’apprendimento”. Per usufruire anche
della versione digitale, completamente gratuita,
l’alunno deve dotarsi di un tablet, che però a
carico della famiglia. “Noi stringiamo convenzioni con alcuni fornitori - continua Giuliano -.
I genitori possono decidere di usare il nostro
servizio, con la possibilità di rateizzare la spesa
(un euro al giorno per 320). Oppure di gestirsi
autonomamente”. L’idea del book in progress è
venuta a lui nel 2005, dopo un corso di aggiornamento a Boston sulla tecnologia applicata alla didattica. Nel corso degli anni la rete ha
coinvolto un numero sempre maggiore di insegnanti, materie e gradi di scuole. Nella fase
iniziale sono stati scritti contenuti per quattro
discipline soltanto: diritto ed economia, ma-
MACUMBE 2.0 Lo sai chi
è morto in casa tua?
egli Stati Uniti c’è un macabro sito che sta
Nfacendo
molto parlare di sé: si chiama
. Traduzione letterale: “Morto in casa”.
nhouse.com
diedi-
Il servizio offerto si intuisce dal nome: prima di
sborsare una fortuna per comprare un’abitazione,
meglio essere informati su tutto. E in particolare,
meglio sapere se qualcuno ha perso la vita tra quelle
quattro mura. Non bisogna scavare a fondo nella
letteratura e nel cinema statunitense – in effetti –
per rendersi conto dell’ossessione per le case “infestate”. Di qui l’idea del fondatore del sito, Roy
Condrey, che sta avendo un successo straordinario: gli utenti registrati sono quasi 120 milioni.
Condrey non batte ciglio: “A volte le storie di fantasmi sono esagerate, ma mi pare naturale che tutti
abbiano il diritto di sapere se c’è stato un omicidio
o un suicidio dove hanno deciso di abitare”.
Il progetto “Book in progress” mette a disposizione per pochi euro libri scolastici scritti da 800 docenti Ansa/LaPresse
tematica, chimica, e italiano. E partecipavano
solo le prime due classi di istituti superiori e
licei. A partire da quest’anno, invece, aderiscono al progetto anche una ventina di scuole tra
elementari e medie e sono disponibili testi di
chimica, matematica, filosofia e italiano anche
per gli ultimi tre anni delle scuole superiori.
A livello nazionale si creano delle commissioni
redazionali formate da 15/20 professori che
hanno il compito di mettere a punto i manuali.
Ogni istituto può nominare al massimo due
insegnanti.
Oltre al risparmio economico, book in progress
introduce un’altra rivoluzione, che riguarda la
didattica. “I manuali sono riscritti con un linguaggio più comprensibile, quello che utilizzerebbero gli insegnanti a lezione. Anche i concetti sono illustrati in modo più semplice e schematico, così gli studenti sono facilitati nello studio”. Il successo, per adesso, è assicurato. “Alle
prove Invalsi gli studenti di Brindisi, per esempio – aggiunge il preside – si sono distinti ottenendo dieci punti in più rispetto alla media
nazionale”.
TWITTER DIXIT
Meeting CL, minislot al posto dei tabernacoli
A Rimini il Meeting di Comunione e Liberazione 2014.
Tra l’assenza di Renzi e i guai
giudiziari di alcuni membri,
si scatena l’ironia in Rete.
#MEETING14, messaggio del Presidente Repubblica, ministri in passerella
e diretta Rai per messa
d'apertura. E menomale
che #CL era in crisi!
@StefaniaVentra
MEETING CL, #PapaFrancesco e #Renzi declinano
l'invito. Almeno a Rimini
una liberazione c'è stata.
#Meeting14
@elmorisco
È LUNEDÌ, piove e devo
andare a lavoro. Ma se
penso che c'è chi si è alzato per andare al #meeting14, va tutto bene. #CL
@CentOttantadue
CI SONO 3 tipi di persone
in CL: l'affarista. Il teocratico. Lo sfigato #meeting14
@gfrison
SCUSA MA gli altarini di
CL hanno minislot al posto dei tabernacoli?
#Meeting14
@GCDileo
INIZIA il #meeting14 di
#CL. Insegnano ai giovani
come perdere gli scontrini.
@PaoloCornetti
#MEETING14 di CL: Comunione e Liberazione di
tutti gli indagati?
@LaCranchi
L'UNICO CL che conosco
è quello sulla tavola periodica. E in chimica sono
una chiavica #ComunioneeLiberazione #meeting14
@davelanister
AL #MEETING14 continuano a battere cassa per
la scuola cattolica. Ma
non dicono una parola su
#doninzoli e la corruzione
diffusa in #CL
@Brunomgiordano
SE FOSSIMO veloci con la testa, come lo siamo
con i pollici sullo smartphone, saremmo tutti dei
geni
@Francesco Facchinetti
PER LA STRADA la gente mi chiede sempre di fare una foto con il telefono. Dico quasi sempre di si
ma... poi se vedo quelle fatte anni fa mi pento... e
sai perché? Perché noto come si invecchia nel tempo. E mi dispiace... molto
@Massimo Boldi
UNO SPECCHIO a cui non chiedere perdono/per
quella strana voglia di essere migliore/di come sono! #logicoalbum
@Cesare Cremonini
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
17
ALESSANDRO CATTELAN
Ex VJ
di Mtv, conduce su Sky “E poi c’è Cattelan” LaPresse
FOX
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
Crisis: l’ultima serie Usa
un po’ spy, un po’ soap
di Patrizia Simonetti
figli so piezz’e core: mettine inI
sieme un bel po’, per sicurezza
infilaci pure quello del presidente
degli Stati Uniti, minaccia di farli
fuori e stai certo che dai loro genitori otterrai ciò che vuoi. Ma non
è così semplice, almeno non in Crisis, da lunedì su Fox, nuova serie
americana un po’ action un po’
soap dove nulla è ciò che sembra e
nessuno è in realtà chi tutti credono che sia e che, nonostante la penna di Rand Ravich (Life) e la regia di
Phillip Noyce (Il collezionista di ossa), in patria non è stata proprio un
successone.
TUTTO INIZIA con la gita scolastica
del liceo più prestigioso di Washington dove vanno gli eredi della gente che conta, come Kyle, rampollo
della Casa Bianca cui i compagni
cantano “beato chi i suoi bisogni fa
sull’Air Force One” e Amber, la bella della classe che ovviamente se la
tira, figlia (ma ne siamo certi?) di
Meg Fitch (Gillian Anderson), capo di una multinazionale informatica che tra i suoi clienti annovera
governi e forze armate. C’è pure Beth Ann, figlia non proprio amorevole, e ci sarà un motivo, di Francis
Gibson (Dermot Mulroney), ex
analista frustrato della Cia che per
un attimo si crede Rambo ma fa la
fine di Fantozzi e gli tagliano un dito (davvero va così?). Ma andiamo
con ordine. Il pullman carico degli
adolescenti e dei loro ormoni in
subbuglio è bloccato da finti poliziotti, poi uomini armati e mascherati (terroristi, mercenari?) portano i ragazzi in un lussuoso edificio
dove scoprono pure di essere stati
microchippati dai genitori come si
fa con i cani, ma tanto quelli i gps
sottopelle e nei denti glieli hanno
già levati. Il capo scorta di Kyle, una
leggenda dei servizi segreti di nome
Albert, sembra d’accordo coi rapitori (abbiamo detto sembra) e infatti spara al sottoposto Marcus al
suo primo giorno di lavoro operativo, pensa che sfiga. Quello però si
rialza e salva il cicciottello Anton
che lo incoraggia con frasi tipo “sei
un novellino, moriremo vero?”, ma
intanto suo padre è il primo a cedere al ricatto e ad abbattere un
drone premendo enter sul computer. A cercare di risolvere la faccenda è l’agente dell’Fbi Susie che,
guarda un po’, è la sorella di Meg e
quindi la zia di Amber (oppure
no?). Poi in un flashback di Francis
spunta una misteriosa “operazione
Lenox” che ha fatto strage di donne
e bambini: “Tu hai dato l’ordine”
gli dice il suo migliore amico e “tieni d’occhio Beth Ann – aggiunge –
un cecchino la tiene sotto tiro”
(avevamo detto amico?).
E poi c’è ancora Cattelan
(e quasi quasi ci piace)
di Fulvio
Abbate
lessandro Cattelan è una faccina
A
di successo della televisione, peccato che quando ne vedo scritto il no-
me o sento l’annuncio, il promo, la
sirena del suo imminente arrivo sullo
schermo per ragazzi in procinto d’apericena, d’istinto, penso a quell’altro, sì,
all’artista Maurizio, esatto, lo stesso
che ha piazzato un dito medio di marmo davanti al palazzo degli Affari di
Milano.
Poco male, non mi sembra che l’omonimia abbia nociuto all’avanzata, alla
carriera, al carisma del Cattelan dischettaro, all’ex vj di MTV, anzi. E tuttavia, giusto per non farsi mancare
nulla e confondere ulteriormente le
acque, nel 2013, Cattelan bis è stato
pure protagonista di una dedicata
all’arte contemporanea insieme al critico d’arte internazionale Francesco
Bonami, dal titolo esemplare “Potevo
farlo anch’io” su Sky Arte HD, questo
per dire che al dischettaro piace fare
slalom tra i generi, sebbene il mondo
dell’arte ormai assomigli sempre più a
una vetrina, a uno show room Prada o,
perché no, DKNY, altro che eversione.
E ancora, già che c’era, Cattelan il dischettaro si è messo a scrivere libri che
sembrano tallonare l’ex collega Fabio
Volo, insomma siamo sempre lì, dalle
parti del marketing giovanile elaborato in funzione hipster. Buon per lui.
Alessandro Cattelan, se non l’ho detto,
ha un curriculum da ragazzo della televisione destinata ad altrettanti ragazzi, poco importa se zappe o aspiranti nudisti presso le strade di Barceloneta, resta il fatto che ‘sto Cattelan
piace.
DEVO CONFESSARE che, proprio lui,
sempre in clima da conduttore in odore di post-festival bar cui affidare a un
certo punto perfino la telecronaca,
metti, dall’Ucraina in fiamme o dal Palio di Siena o magari dal Consiglio dei
ministri con Renzi in shorts, devo proprio confessare che ‘sto Cattelan un
suo talento lo deve senza dubbio avere,
meglio, possiede una prontezza rara.
Perfino a dispetto della subcultura dischettata di Mtv e mutazioni genetico-spettacolari successive che l’hanno
Gli ascolti
di domenica
IL RESTAURATORE
Spettatori 2,6 mln Share 14,8%
CHIEDIMI SE SONO FELICE
Spettatori 1,9 mln Share 10,8%
visto venire alla ribalta come reginetto.
E adesso procediamo con ordine verso
le conclusioni. A Cattelan Alessandro
non avevo mai fatto caso, salvo stupirmi ogni volta che mi giungeva il
claim di Sky “E poi c’è Cattelan”, nel
senso dell’equivoco con l’altro, finché
l’altro giorno, per puro caso, sarà pure
stata una replica, l’ho beccato mentre
intervistava la spigliata Vanessa Incontrada. Non so dire di cosa parlassero,
quali le solite stronzate tipiche della
televisione d’intrattenimento della già
menzionata dischetteria o giù di lì, tuttavia, nonostante si trattasse di una roba banalissima, ugualmente il ragazzo
è riuscito a contraddire il format, a
ciancicarlo con la sua ironia, o forse si
tratta, come si è già detto, di un dono
della sua prontezza, e perfino quell’incedere veloce, sebbene risponda a una
strategia tipica della dittatura degli
spot, ci è apparsa combustibile ulteriore della sua propensione al sarcasmo, al salvare la faccia rispetto
all’estetica giovanile dominante. O
magari no, questo è solo un mio trip.
@fulvioabbate
GP DI F1 DEL BELGIO
Spettatori 1,9 mln Share 10,5%
SANCTUM
Spettatori 1,2 mln Share 6,8%
18
SECONDO TEMPO
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
il Fatto Quotidiano
NOI E LORO
SOTTO IL SOLLEONE
Gelide secchiate
di nulla sottovuoto
di Daniela Ranieri
sce le nostre notti, ma manco
tanto. Meglio ammortizzare gli
ultimi giorni di vacanza, rubando qualcosa dai buffet all-inclusive.
A
vremmo dovuto capirlo subito quando,
all’inizio dell’estate,
abbiamo riesumato
Pantani, morto 10 anni fa. C’entra davvero la coca? E non è
strano che il concierge non abbia chiamato la polizia? Il “nonèstranismo” dei non-misteri
d’Italia ci ha evitato per un po’
di pensare a quello che stava
succedendo al Senato. La dietrologia cazzara surclassa il
principio di realtà, nostro nemico da sempre, finché possiamo comprare, pure a rate,
l’iPhone 5. La pioggia ha costretto le redazioni a riporre i
servizi sul bere molta acqua e
non uscire nelle ore più calde.
Lieve flessione del gelato che
può sostituire un pasto. Il delitto d’estate s’è fatto attendere,
poi dopo ferragosto, quando
ormai non serviva più, s’è materializzata una manciata di assassini i cui gesti si elidono a vicenda e di cui non sapremmo
dire se siano uxoricidi o femminicidi, squilibrati o depressi, disoccupati o esodati. Liquidiamo
la sociologia telefonando a un
criminologo. Diamo un’occhiata in casa Bossetti, Ignoto 1.
Escono corna. Non c’è qualcosa
di più croccante? Il PC, le ricerche su Google. La parola “tredicenni” ci allarga le pupille. Si
ritirano fuori le baby squillo.
ALL’APICE della disperazione,
commentiamo la gita della Madia a Medjugorje. Sempre d’effetto rappresentare il M5S come
la Family di Charles Manson.
Un post di Di Battista ce ne dà
l’agio. Forzando un po’, si può
dire che sta coi terroristi islamici. Ma sì. Riduzione della complessità al fine della massima caciara. Troppa fatica spiegare che
l’IS non è una formazione resistenziale e dialogica ma un movimento
pre-coloniale,
pan-islamista e totalitario. Chi,
con la sua iconografia da sala
d’attesa, rimpolpa un immaginario estenuato: le carni delle
ministre al mare offrono una
buona superficie di rimbalzo al
puro vuoto ideologico e politico
di cui sono portatrici.
I capisaldi della riforma del Senato riposano al buio delle commissioni nel palazzo evacuato
per ferie, come bombe nel caveau; tanto vale andare sulle tracce
dei nuovi vip: ripudiato il moralismo di sinistra, politici cafonal galleggiano felici sull’increspatura dell’onda; il jet set
sbianca davanti all’irrilevanza
sostanziale, ma pericolosa in sede decisionale, dei nuovi padri
della Patria. Immagini rapide,
brucia-palpebre: Renzi che gioca a tennis, Renzi che dà il 5 ai
bambini iracheni, Renzi che ride, Renzi che si doccia per la
SLA. Calderoli firma la sua legge
con la “merda” (ipse dixit). B., taciturno come un Duca di Kent,
si contraddistingue per sobrietà.
Disoccupati, cassintegrati, reclusi nei CIE, poveri senza pane
né denti nonostante gli 80 euro
(vera manna per i palinsesti invernali) sono respinti in una
inerzia rassegnata dal nulla spa-
QUELLO CHE accade di serio nel
Riaperto il caso Pantani Ansa
MEGLIO TACERE
La dietrologia cazzara
di agosto ha surclassato
il principio di realtà:
così la riforma del
Senato è stata superata
dalla morte di Pantani
rato sui media, e di fatto niente
accade nelle loro vite. Ma è un
nulla che produce un ronzio,
una radiazione di fondo: come
staremmo bene, se fossimo la
Norvegia! Il Papa paventa la terza guerra mondiale. Parte la sigla di Paperissima Sprint.
Il sollievo di essere scuolaesenti
surclassa il panico da rientro: la
Tasi, la Tares. Roma affoga nella
monnezza, e c’è tutta una retorica nuova da inventare: i maiali,
i sorci, i Fori pieni di buste. Il
fantasma della manovra atterri-
mondo avviene al di là delle nostre frontiere pure psichiche. Si
afferma una dialettica annichilente tra eventi tragici e sanguinosi da una parte, e provincia
miserrima, politica due camere
e cucina, economia da numeretto eliminacoda all’alimentari
sotto casa dall’altra. Più che glocal (pensiero globale per realtà
locali), la nostra è una sindrome
lobal, una logica di quartiere applicata ai grandi temi. L’Europa
ci sopporta. Siamo l’Es del Contintente: sbarazzini, amorali,
specialisti del trattare tutto col
tono con cui commentiamo il
tanga di Belen, una lezione di
Schettino, un tweet di Alfano.
Economisti seri ci presentano
ogni tanto conti incontrovertibili che non si prestano a nessuna propaganda; schiere di esseri umani malati, perseguitati,
affamati dalle nostre irresponsabili brame bussano alla nostra
coscienza, ma piano; volano teste, e le immagini sono talmente
insostenibili che le sosteniamo
benissimo. Qui è tutto un guardare il nulla, uno scattare selfie,
un tirarsi secchiate d’acqua in
testa, un armeggiare con la democrazia per costringerla a fare
il suo contrario. Siamo depressi
e deflazionati, stagniamo e decresciamo infelicemente, ma la
nostra pesante fatuità ci tiene al
riparo come un sipario da ciò
che non vogliamo vedere.
Il momento di Valli,
viaggiatore nella Storia
di Maurizio Chierici
IL TITOLO del Meridiano
Mondadori, La verità del momento, in libreria domani, fa
capire in quale modo Bernando Valli racconta la realtà che
da mezzo secolo continua ad
attraversare. Chi accompagna
guerre, rivoluzioni, restaurazioni fissa l’attimo fuggente.
Domani può cambiare, oggi è
così. Testimonianze provvisorie che gli storici elaborano per
spiegare fortune e disastri
nell’equilibrio della lontananza. Ma l’antologia dei reportage di Valli insinua il dubbio:
qualcuno aveva subito capito
dove andavamo a finire. Valeva la pena aspettare mezzo secolo? 1956, aerei a pistone,
primo volo di Bernardo nel Venezuela del colpo di Stato.
Scappa il generale Perez Jimenez. A Caracas ospitava Peron
in esilio e Peron lo segue a Santo Domingo accolti da Trujillo
presidente a vita. Tre dittatori
che rispondono a un ragazzo
con ambizioni letterarie nascoste nella semplicità delle
cronache. Comincia così la seconda vita dopo l’avventura
nella Legione Straniera. Andate e ritorni rapidissimi, giornalismo senza teleselezione, fax,
telefonini, stampelle internet.
Guardare, cercare e scrivere.
In viaggio con Nehru e la figlia
Indira Ghandi, elezioni indiane; cronache della decolonizzazione africana. Poi le battaglie di Algeri, comincia il Vietnam, finisce in Cambogia, abita a Singapore in un quartiere
su palafitte. Va e viene dalle
guerre di Israele: Sei giorni,
Beirut, Kippur. Corre nella Berlino del Muro che cresce e
crolla, a Cuba da Castro, nel
Cile di Pinochet, Cina del vecchio Mao. Addio allo Scià, arn
riva Khomeini. Ecco gli ultimi
mesi: Kiev, Gerusalemme,
Iraq. Insomma, quasi il film del
Secondo Novecento. Algeria e
Vietnam hanno lasciato una
nostalgia profonda: guerra
vissuta non solo fra combriccole di giornalisti o cocktail
d’ambasciate.
ASSIEME alla gente senza
nome. Viaggiando con Valli si
impara ad ascoltare ogni voce,
non importa da che parte racconta. Stabilisce rapporti che
non si rompono mai. E non resiste all’ironia. Nella Beirut
1982 arrivano le truppe di pace: marines, legione francese,
bersaglieri. Sbarcano correndo, piume al vento. Il colonnello della Legione vuol sapere
“se si tratta di un nuovo corpo
n
IN LIBRERIA
Esce il Meridiano
dedicato al giornalista
che da mezzo secolo
attraversa guerre
e rivoluzioni, fissando
l’attimo fuggente
LaPresse
IDEE PER LA GIUSTIZIA
Il ministro
della Giustizia,
Andrea Orlando
Cari politici, la vera spending
review è togliere i soldi ai criminali
di Luca Tescaroli*
ur essendo l’Italia la terza
P
economia d’Europa e la seconda industria dopo la Ger-
mania, nessuno appare disponibile a investire e ad assumere
nelle Regioni del Sud e in particolare in Sicilia. La perdurante crisi economica è un terreno
fertile per il proliferare delle
strutture mafiose, e di Cosa
Nostra in particolare. La disponibilità di risorse economiche a
“costo zero” derivanti dai traffici e dalle attività illecite, e la
conseguente capacità di “scalare” aziende in difficoltà, la capacità intimidatoria di assoggettamento anche nei confron-
DOVE INTERVENIRE
Rafforzare le misure
di prevenzione,
premiare gli imprenditori
“pentiti”,
bloccare la prescrizione
a fine indagini
ti degli imprenditori, l’attitudine a offrire protezione e opportunità di crescita agli esponenti
più spregiudicati del mondo
imprenditoriale, la possibilità
di offrire una “giustizia sostitutiva” rispetto a quella statuale,
la forza di condizionamento
della cosa pubblica attraverso
la corruzione associata all’intimidazione, l’omertà diffusa costituiscono per i mafiosi, in
questo contesto storico, i fattori idonei a coltivare il fertile terreno per implementare l’infiltrazione nell’economia legale,
nell’assegnazione e nella gestione degli appalti.
IL CONTESTO impone una ri-
flessione per verificare quali antidoti impiegare, a livello giudiziario e legislativo, per impedire
o comunque ostacolare sul piano repressivo l’avanzata silente
dell’azione mafiosa, solo in parte individuata dal contrasto
giudiziario. L’esigenza è, sul
piano della giustizia, quella di
poter disporre di riti penale, penitenziario e civile celeri ed efficienti, capaci di garantire che i
colpevoli paghino fino in fondo
per le proprie responsabilità e
per i propri errori, perché l’assenza di una pronuncia sulla responsabilità, della certezza
dell’espiazione della pena, della
possibilità di conoscere chi ha
torto o ragione nelle controversie spalancano alla criminalità
organizzata ampi spazi di intervento. È poi necessario rimodulare la strategia di aggressione
da parte della magistratura e
delle forze dell’ordine per impoverire sempre più il mafioso,
potenziando le misure di prevenzione patrimoniali per confiscare i beni, parallelamente al
procedimento penale. Un massiccio, efficace e sistematico impiego di questo strumento potrebbe far fronte alle risorse finanziarie necessarie al funzionamento della giustizia, drenando potentemente gli “evasori totali”, quali sono i mafiosi.
Occorre poi, con opportuni interventi normativi, accelerare la
tempistica del procedimento di
prevenzione, limitando i casi in
cui è possibile l’appello (ad
esempio, solo dinanzi a nuove
acquisizioni decisive e successive al primo grado) e introducendo strumenti celeri di destinazione dei beni agli uffici giu-
italiano“, “Nuovissimo“ risponde Bernardo. “Ha combattuto con voi a Sebastopoli
nel 1854 “. Il colonnello gira i
tacchi e se ne va.
Il Meridiano raccoglie reportage che raccontano il ‘900
fuori dalle biblioteche, sulla linea di ogni fronte, con lo scrupolo di una narrazione non indifferente alla sofferenza delle
comparse senza speranza.
“L’equilibrio non può essere
freddo“, nota Scalfari nella
prefazione. Ma l’equilibrio non
impedisce a Valli di guardare
lucidamente ciò che avviene.
Lontano dal salgarismo dei reportage di chi vive la guerra
con l’ambizione del protagonismo; lontano dagli abbandoni
dei viaggiatori che lo avevano
preceduto nella convinzione di
appartenere a una casta privilegiata: distribuivano meraviglie per incantare i lettori.
Montanelli intervista Arafat
nel deserto, tenda nera da beduino. Arafat risponde mentre
smembra l’agnello con le mani
e lo distribuisce agli ospiti accucciati sui tappeti. Peccato
che in quegli anni l’ingegnere
Arafat costruiva scuole nel
Kuwait. Piccolo ufficio, ordine
maniacale. Vittorio Sereni è il
poeta che ha inventato i Meridiani: primo omaggio a Giuseppe Ungaretti. Galleria per
immortali da Shakespeare a
Calvino. La dirige Renata Colorni che un po’ rompe la tradizione. Non solo i giornalisti
del ’900. Per Scalfari, direttore, scrittore, inventore di giornali, privilegio di un volume
che i viaggiatori Terzani e Kapuscinsky conquistano dopo
la morte. Adesso Valli racconta col “suo“ libro sottobraccio.
A ogni viaggio allunga la storia.
[email protected]
Dlm
diziari. Il conseguente affievolimento delle garanzie può essere bilanciato dalla specializzazione dei magistrati destinati
a occuparsi della materia, tenuto conto che non si incide direttamente sulla libertà personale.
Una seconda direttrice di interventi dovrebbe riguardare le figure degli imprenditori, creando incentivi concreti che rendano conveniente la collaborazione con la giustizia, sia per chi è
colluso, sia per chi è vittima del
sistema mafioso, disegnando
uno status per il “collaboratore
imprenditore”. Penso a diritti
di prelazione nell’aggiudicazione degli appalti pubblici e a forme di finanziamento agevolato,
correlati all’entità del contributo offerto.
Una terza linea d’azione dovrebbe offrire strumenti ade-
guati per reprimere la corruzione, limitando la prescrizione alla fase dell’indagine, in modo
che, una volta esercitata l’azione penale, si debba giungere alla
pronuncia sulla responsabilità,
consentendo la punibilità di
questo reato ogniqualvolta il
funzionario o il politico ricevano denaro, a prescindere dalla
correlazione con un atto d’ufficio: così identificando il delitto con il sentire comune che
correla la corruttela alla dazione di denaro al pubblico ufficiale. Inoltre è auspicabile reintrodurre il falso in bilancio e assicurare la punibilità dell’autoriciclaggio. Spero che le iniziative
appena citate siano oggetto di
riflessione e fungano da stimolo
per la nuova classe politica dominante. Lo stato di cose che
oggi viviamo ha compromesso
l’autorevolezza delle precedenti
classi politiche italiane, incapaci di risolvere, dall’Unità d’Italia a oggi, i problemi fondamentali creati dalla presenza del crimine mafioso che ha, senza
possibilità di smentita, impedito lo sviluppo nelle Regioni del
Sud.
*sostituto procuratore Dda Roma
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
19
MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014
A DOMANDA RISPONDO
Furio Colombo
Non solo Frecce: più
soldi ai treni regionali
L’inefficienza delle Ferrovie dello Stato era conseguenza di una politica
aziendale ancorata ai criteri del carrozzone pubblico monopolista. Oggi
le cose sono cambiate.
Trenitalia è un’azienda
costretta a confrontarsi
con la concorrenza privata e, anche per questo, gestita secondo criteri manageriali. Sull'Alta velocità e sui collegamenti medio-lunghi, in particolare, ha fatto notevoli passi
avanti, migliorando servizi e velocità, fino a diventare su alcuni percorsi
(Milano-Roma) più conveniente dell'aereo. Però
dovrebbe anche migliorare di più la qualità dei
trasporti locali, non sempre ottima, perché in questi casi si tratta di servizi
meno redditizi dell'Alta
velocità e con meno concorrenza.
suna cartaccia o manifesti
pubblicitari e politici a
imbrattare muri. Qui in
Italia non c'è piu speranza
per un giovane, dove chi
esce dall'università viene
reinserito in famiglia, dove almeno ha un pranzo e
un letto dove dormire.
Perché, se per fame rubi
due carciofi, vieni arrestato, mentre se sei un dipendente pubblico e ti appropri del denaro di tutti ne
esci indenne? Ci sono però persone diverse da me.
Che non lavorano onestamente, che girano in auto
non loro, che hanno prezzi ai ristoranti agevolati,
che si possono permettere
le ferie negli yacht che paghiamo noi contribuenti.
E noi, al massimo, una domenica al mare vicino casa, un pranzo al sacco, litigando col vicino d’om-
nei giorni in cui il ministro del Lavoro dichiarava che, per superare la crisi economica che attanaglia il Paese da anni, bisogna diminuire stipendi e
salari. A volte le coincidenze non capitano a caso, questa volta ci hanno
fatto capire che ad un allenatore di calcio si possono dare otto milioni di
euro l’anno, senza scandalizzare nessuno e che
prendere la bellezza di
1.200 euro al mese per lavorare in fabbrica o in miniera è la causa della mancata ripresa della nostra
economia.
Il chi è chi
della guerra
in Iraq e dintorni
ALL’IMPROVVISO, tra le notizie sulla
guerra in Iraq di domenica (24 agosto,
ndr) compare la vicenda nuova e sconosciuta: la città di Amerlin (comunità di
sciiti) di cui non avevamo mai sentito
parlare prima, è assediata da settimane
dall’esercito sunnita di Al Baghdadi, priva
di ogni soccorso, circondata da un mare
di petrolio in fiamme. Ma quanti sono i
protagonisti e i luoghi di questa guerra?
Salvatore
NEL NOSTRO PAESE gli esperti sul Medio Oriente sono pochi, e vengono accuratamente tenuti a distanza, per ragioni mai
spiegate ma certo sbagliate. Quando ero
parlamentare – e come presidente del Comitato per i diritti umani – venivo raggiunto da richieste di aiuto per il primo episodio
esemplare di questa guerra (il campo profughi iraniani di Ashraf, dove migliaia di famiglie di credo islamico sciita venivano
perseguitati e tormentati, e anche uccisi da
continue incursioni della polizia e dell'esercito iracheno di credo sunnita) e potevo
parlarne con Emma Bonino. Era il ministro degli Esteri che, insieme ai colleghi radicali della commissione Esteri, sapeva e
agiva con tutto l'impegno possibile, fino a
ottenere la garanzia di vigilanza dell'Ambasciatore italiano a protezione di quel piccolo nucleo di profughi perseguitati. Oggi si
capisce che Camp Ashraf è stato il preannuncio della spaventosa guerra, apparentemente di religione, in corso. Adesso la politica estera italiana resta una barca legata
a riva, con un comandante che sta altrove,
non ha idee, non ha equipaggio, ogni tanto
recita alcuni luoghi comuni e aspetta di
esordire in un altro lavoro, forse in Europa.
A Renzi devono avere detto che occuparsi
Mauro Chiostri
Democrazia partecipata,
diritto inalienabile
C’è ancora un presidente
della Repubblica garante
della Costituzione in vi-
la vignetta
Mario Pulimanti
Andare oltreoceano
per capire la beffa
Dal 1999 ho deciso di seguire le orme di mio padre
e affiancarlo nella gestione della nostra piccola attività familiare. Nel dicembre del 2012, sono
stato costretto a chiudere
la saracinesca del mio negozio e a non aprirla più.
Nessun debito, nessun
fallimento, nessun conto
lasciato in sospeso. Solo
l'Iva da pagare. Migliaia di
euro dati allo Stato, che
tuttora a due anni dalla
chiusura mi chiede ancora. Non mi sono perso d'animo e sono partito sei
mesi oltreoceano, con visto studente, perché a 36
anni non potevo fare altrimenti. Ho avuto modo
di fare paragoni con il nostro Belpaese. Laggiù, se
non hai un livello di inglese medio-alto, non puoi
far domanda per un visto
lavoro. Qualora avessi il
requisito della lingua, il
tuo datore di lavoro deve
dimostrare al governo
che non ha trovato nessun
cittadino residente con le
tue stesse qualità. Non
esiste eludere i controlli
nei mezzi pubblici. Nes-
canze del governo presieduto proprio da Renzi.
Giampiero Buccianti
Messico: se rubi
e lo ammetti sei eletto
del mondo, persino se è in fiamme, non porta voti. Si occupa di secchi di acqua gelata
che non portano soldi, passa mesi a lottare
ostinatamente contro il proprio Senato per
chiuderlo, e mostra di avere una particolare predilezione per chi è competente di nulla. Così nessuno gli fa ombra. Ciò che colpisce è la sua determinazione di non volere
rapporti, neppure di consultazione, con
gente che sa e capisce. Per lui il “nuovo”
(salvo qualche tassello mal sopportato in
economia) o è tabula rasa o non è “nuovo”.
Ma Renzi, al momento, è pur sempre il capo
del governo italiano e il presidente pro tempore del Consiglio d'Europa. Due preghiere:
incontrare quei Radicali che sono stati tante volte nei Paesi e tra le minoranze adesso
travolte da questa catena di conflitti – che
forse sono un solo conflitto – (a cominciare
da Emma Bonino che ha vissuto al Cairo e
parla arabo). Ed esaminare attentamente il
documento dello studioso israeliano Sergio
Della Pergola (pubblicato da “Pagine
Ebraiche” il 22 agosto). Spiega che le guerre
islamiche in corso sono almeno quattro diverse guerre, con feroci divisioni e un nemico comune. Ma dimostra anche che “il nemico comune” di queste guerre non è, come
si dice e si pensa, uno solo, Israele. La lista è
più lunga e fa luce. Nemici che devono essere distrutti sono gli ebrei, sono i cristiani di
tutte le denominazioni, sono i curdi, sono
gli yazidi. Sono le altre minoranze che, tutte, hanno abitato queste terre per secoli prima dell'islamismo. Vorrà Renzi, mentre è
simbolo di tutta l'Unione europea, cercare
di sapere e di far sapere di più?
Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n. 42
[email protected]
Sulle pagine di un noto
settimanale è stata pubblicata una notizia curiosa alquanto sorprendente. Il sindaco di uno sperduto comune del Messico
è stato rieletto a furor di
popolo, malgrado avesse
ammesso pubblicamente,
senza vergogna, di aver
rubato “solo un po’, ma
sempre a favore dei poveri”. Con questa originale
auto-assoluzione alla Robin Hood, questo personaggio è stato riconfermato sindaco acclamato
dalla sua gente festante.
Non che sia proprio un
concetto da porre come
esempio di legalità, ma
certamente più apprezzabile di quello che succede
abitualmente qui in Italia.
Da noi chi ruba lo fa esclusivamente a proprio favore, naturalmente negando il male fatto. Nonostante ciò, si può tranquillamente essere rieletti,
magari passando come
vittime di una ingiustizia.
Nulla di strano, siamo il
Bel Paese della fantasia,
culla di artisti e poeti, la
creatività sta nel nostro
Dna. Ma un dubbio sta
tormentando il nostro
falso perbenismo: aleggia
la vaga sensazione che da
un po’ di tempo (forse
troppo), siamo diventati
il Belpaese dei fessi.
Silvano Lorenzon
DIRITTO DI REPLICA
brellone per contenderci
un metro di spiaggia. Tutti insieme non potremo
far capire che è la classe
“operaia”, siamo noi che
mandiamo avanti l'Italia?
Fabrizio Liggi
Il compenso di Conte,
metafora di un Paese
L’enorme (e indecente)
stipendio che percepirà
Conte, in qualità di Ct
della Nazionale di calcio,
gli è stato accordato dal
“munifico” (di soldi non
suoi) Tavecchio, proprio
gore? È questo l’angosciante interrogativo posto da Gustavo Zagrebelsky, che attende una risposta rassicurante anche
per quella moltitudine di
cittadini di cui mi onoro
di far parte. L’ex presidente della Corte costituzionale, tutt’altro che un
estremista, con toni pacati ma preoccupati e preoccupanti, pone una serie di
argomenti di estrema importanza per l’equilibrio
democratico dell’Italia
che vanno ribaditi e sottolineati.
L’inquietante
coincidenza tra l’ingerenza di una banca finanziaria, la JP Morgan, con numerosi parti del progetto
di riforme di Renzi; il pericolo di estinzione dei
punti fondanti della Costituzione che pongono
in primo piano l’uomo, il
lavoro e il rispetto della
loro dignità, per dare il via
alla “finanziarizzazione”
dell’economia; l’inarrestabile prevalenza di quest’ultima sulla politica; la
crescente convinzione
che non debbano esserci
ostacoli al potere “auto-
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Luca D’Aprile, Peter Gomez,
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cratico”; il comportamento dei partiti che
“considerano la legge
elettorale come fosse cosa
loro e gli elettori materia
inerte nelle loro mani;
l’assenza della voce del
garante della Costituzione, il presidente della Repubblica, e la sua “fretta”
di andarsene, già modificando di fatto egli stesso la
norma sulla durata dell’
incarico. Incredibile, ma
vero, Calderoli, orbo in
terra di ciechi, conferma
la gravità della situazione
quando riferisce: “Per il
Senato non c’è mai stato
un interlocutore all’altezza. Boschi zero.” Siamo in
queste mani, ma anche
solo all’inizio di una lunga
battaglia che impedirà, io
spero e farò tutto quanto è
nelle mie possibilità, la
cancellazione della democrazia partecipata, diritto inalienabile di ciascuno di noi, anche per gli
inconsapevoli che si fanno affascinare dalla politica delle “secchiate”, là
dove viene furbescamente chiamata la beneficenza a sostituirsi alle man-
In merito all'articolo “La
grande bellezza è sempre
di moda”, pubblicato lunedì 25 agosto a firma di
Elisabetta Ambrosi, segnaliamo che l'azienda
Raffaele Caruso Spa ha
realizzato capi a marchio
Sergere, solamente nella
stagione A/I 2012 e da allora non è più legata al
marchio Sergere.
Simona Orsini
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