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“SENZA MARE NOSTRUM MORIRANNO TUTTI”
Dopo anni di inutile attesa, la casa madre di Pittsburgh chiude l’Alcoa di Portovesme in Sardegna. Centinaia di lavoratori a spasso, mentre la politica racconta favole Martedì 26 agosto 2014 – Anno 6 – n° 234 e 1,30 – Arretrati: e 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 113 MILA SALVATI IN 10 MESI “SENZA MARE NOSTRUM MORIRANNO TUTTI” L’ammiraglio Pettorino, capo operazioni delle Capitanerie di Porto, spiega quali sarebbero le conseguenze della minaccia di Alfano: “Se ci fermassimo, i migranti sarebbero destinati ad annegare. Oppure a finire sterminati dalle milizie libiche” D’Onghia » pag. 2 - 3 GUERRA AL CALIFFATO I corpi speciali inglesi già in Iraq: caccia grossa al Dj Beatle tagliagole Soffici » pag. 12 SENZA SCRUPOLO Jihad, l’orrore diventa gioco: bimbo sgozza la bambola Foley Udi Antonello Caporale IL RICATTO CHE UCCIDE LA PIETÀ: SALPA E MUORI ccadrà che ci domandeA remo, anzi alcuni lo stanno già facendo, se valga la pena raccogliere i corpi dei migranti in mare. Oramai sono morti, ha senso sprecare energie e denaro? Rodano » pag. 13 » pag. 3 » COMUNIONE&ALIMENTAZIONE » Rimini » NUOVO DIALOGO » Dopo il flop degli 80 euro Fame da Lupi M5S: “Se Renzi taglia l’Irap, Ora Eataly si mangia Cl pronti a dire sì” Il nuovo store Eataly Ansa Mentre Farinetti fa il mattatore e discetta di riforme e priorità per il Paese, il ministro delle Infrastrutture oggi firmerà un accordo con Fs per portare i treni ad Alta velocità a Fiumicino, Malpensa e Venezia. Evvai con il conflitto di interessi Truzzi » pag. 4 IL REGISTA MADIA, DOCCIA AUTOGOL PER LA SLA IL FESTIVAL Marianna Madia, ministro della PA IL MATCH PER LA PACE Reality Vanzina “Meglio i cafoni che i loden” Il re dei cinepanettoni giudica l’estate tamarra: “Tutti vogliono il loro show, politici compresi. E io mi godo la mia rivincita” Pagani » pag. 6 y(7HC0D7*KSTKKQ( +[!"!:!?!. La deputata 5Stelle Laura Castelli: “Disponibili a votare anche il reddito di cittadinanza”. PA, scatta il dimezzamento dei permessi sindacali. Scuola, la ministra Giannini: “Basta con il sistema-supplenze” De Carolis e Di Foggia » pag. 4 - 5 » FOGGIA Maxitruffa dell’Asl: spesi 2,5 milioni invece di 8500 euro Daina » pag. 8 Leopardi contro Pasolini: derby a Venezia a suon di film Delbecchi » pag. 14 “Mai una partita con gli israeliani”: il Totti d’Egitto dice no al Papa Tundo » pag. 15 LA CATTIVERIA Anche Marchionne al meeting di Comunione e Liberazione. Quindi dal prossimo anno si terrà in Polonia » www.forum.spinoza.it La schiforma psichiatrica di Marco Travaglio uesta volta Calderoli ha esagerato per difetQ to. La schiforma costituzionale approvata l’8 agosto dal Senato non è una merdina, come graziosamente l’ha definita nelle sue vesti di relatore, cioè di esperto. È una merdaccia sesquipedale. E non solo per il contenuto (i senatori non più eletti dai cittadini, ma nominati dai consigli regionali, l’immunità, l’innalzamento delle firme per le leggi popolari da 50 a 150 mila e le altre boiate denunciate nell’appello del Fatto). Ma anche per la forma. Che, com’è noto, è anche sostanza: una prosa che pare uscita dalla penna di un malato di mente in avanzato stato di ubriachezza, in un dedalo di rimandi, rimpalli, commi, cavilli, circonlocuzioni, supercazzole burocratesi che deturpano anche l’estetica della Costituzione, nota finora per la cristallina chiarezza e la sintesi tacitiana. Prendiamo solo tre dei 47 articoli “riformati” da questi squilibrati: il 70, il 71 e il 72, che illustrano l’iter di formazione delle leggi. L’attuale articolo 70 conta 9 parole: quello nuovo 363. L’art. 71 quadruplica, da 44 a 171 parole. Il 72 le raddoppia: da 190 a 379. Roba da regolamento condominiale, non da Carta costituzionale. Si dirà: ma d’ora in poi finisce il bicameralismo perfetto. Sì, buonanotte: il palleggio Camera-Senato (e di nuovo Camera e di nuovo Senato, in caso di leggi emendate strada facendo) sopravvive “per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di tutela delle minoranze linguistiche, di referendum popolare, per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, secondo comma, lettera p), per la legge di cui all’articolo 122, primo comma, e negli altri casi previsti dalla Costituzione”. E le altre leggi? “Sono approvate dalla Camera dei deputati”. Quindi il Senato non le tocca più? Magari: “Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata”. Cioè la Camera, a maggioranza semplice, può infischiarsene delle modifiche proposte dal Senato. Ma non sempre: fanno eccezione “i disegni di legge che dispongono nelle materie di cui agli articoli 114, terzo comma, 117, commi secondo, lettera u), quarto, quinto e nono, 118, quarto comma, 119, terzo, quarto, limitatamente agli indicatori di riferimento, quinto e sesto comma, 120, secondo comma, e 132, secondo comma, nonché per la legge di cui all’articolo 81, sesto comma, e per la legge che stabilisce le forme e i termini per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”: in questi casi, per snobbare le indicazioni del Senato, la Camera deve votare a maggioranza assoluta. Senza dimenticare che “i disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. Per tali disegni di legge le disposizioni di cui al comma precedente si applicano nelle medesime materie e solo qualora il Senato della Repubblica abbia deliberato a maggioranza assoluta dei suoi componenti”. E non è mica finita, perché “il Senato della Repubblica può, con deliberazione adottata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un disegno di legge. In tal caso, la Camera dei deputati procede all’esame e si pronuncia entro il termine di sei mesi dalla data della deliberazione del Senato della Repubblica”. Tutto chiaro, no? Segue a pagina 8 2 MARE MOSTRUM MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 O rban: fate lavorare i rom al posto degli immigrati I PAESI EUROPEI dovrebbero insegnare ai 10 milioni di rom presenti entro i loro confini a fare i lavori più umili, a cui si dedicano soprattutto gli immigrati. Lo ha dichiarato il premier d’Ungheria, Viktor Orban, il quale ha aggiunto che è stato “irresponsabile” dare agli stranieri dei lavori che potrebbero esser fatti dai rom. Al contrario, ha prose- guito, l’Ue dovrebbe incrementare gli investimenti in settori come l’istruzione e l’insegnamento di mestieri nelle comunità rom. Invece di accogliere grandi quantità di migranti, l’Europa avrebbe bisogno di finanziare programmi di sviluppo nei loro Paesi di origine, in modo che trovino lavoro “dove il buon Dio ha deciso nascessero”. il Fatto Quotidiano 10 MILIONI IN EUROPA DOPPIO RAZZISMO L’idea del premier xenofobo ungherese: creare lavoro nei paesi d’origine “LA LEGGE DEL MARE È L’UNICA A SALVARE I MIGRANTI” I RESPONSABILI DI “MARE NOSTRUM”: SENZA IL NOSTRO AIUTO MORIREBBERO TUTTI di Silvia D’Onghia È un macabro conteggio che si aggiorna quasi di ora in ora, come se qualcuno in fondo al mare avesse in mano quelle macchinette con cui le hostess contano e ricontano le persone a bordo degli aerei. Solo che in questo caso l’overbooking è incluso nel prezzo del biglietto e la macchinetta conta invece i cadaveri che il Mediterraneo mangia e spesso non restituisce. Oltre 230 persone in 48 ore, a partire dal naufragio di sabato al largo delle coste libiche con 200 vittime; il secondo nella notte tra sabato e domenica, con 18 cadaveri; il terzo, la notte tra domenica e lunedì, quando la macchinetta del conteggio ha fatto sei clic. Almeno. Perché questi sono soltanto i morti accertati. “Il mare non è una strada, dove se il pulmino ha fatto salire troppe persone si accosta ai lati e le fa scendere. In mare se scendi sei morto”. L’ammiraglio Giovanni Pettorino è il capo del III Reparto – Piani e Operazioni del Comando generale delle Capitanerie di Porto. È un uomo che va dritto al sodo e le polemiche politiche le liquida in poche parole: “Se finisse Mare Nostrum sarebbe un’ecatombe”. Alfano o chi verrà dopo di lui, Frontex+ o Italia lasciata sola, cinismi alla Giampaolo Pansa (che domenica ha scritto, su Libero, che è ora di finirla con “buonismo” e “spirito di carità”), la sostanza non cambia: l’operazione che vede impegnata anche la Marina Militare ha portato a terra, sani e salvi, circa 113 mila migranti (il numero è stato dato ieri dal capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi), la maggior parte dei quali in fuga da guerre e persecuzioni. “Non potremmo fare altro che salvare le vite – spiega l’ammiraglio Pettorino – ce lo impone la legge e ce lo chiede la nostra morale”. PRESSO IL COMANDO gene- rale delle Capitanerie, a Roma, è presente la centrale nazionale cui arrivano le richieste di soccorso: “Ci chiamano appena partiti dalle coste libiche – racconta il comandante – perché hanno già il nostro numero. Parlano un inglese stentato e dicono quasi tutti le stesse cose, a prova del fatto che sono ben istruiti: ‘Abbiamo a bordo bambini e donne incinte, stiamo imbarcando acqua e rischiamo di affondare’. Grazie ai telefoni satellitari, che vengono dati loro da chi organizza i viaggi, riusciamo a rintracciarli. E a quel punto abbiamo il dovere di intervenire”. L’Italia ha firmato, con altri 140 paesi, la Convenzione di Amburgo, che obbliga ogni firmatario a dotarsi di una centrale nazionale per la ricerca e il soccorso in mare. In Italia, il comando delle Capitanerie esercita questa funzione per conto del ministero delle Infrastrutture. Una legge nazionale determina le acque di L’AMMIRAGLIO Giovanni Pettorino che comanda il reparto “piani e operazioni” delle capitanerie di porto. Sopra, gli scampati sulla San Giusto Ansa/LaPresse POZZALLO (RAGUSA) 113 mila PERSONE ASSISTITE 230 MORTI IN 48 ORE I MEZZI DELLA CAPITANERIA Due navi (di 50 e 90 metri), 150 uomini e 6 motovedette nostra giurisdizione, circa 500 mila chilometri quadrati sottoposti al controllo delle Guardie Costiere, circa il doppio della superficie del Paese. Ma quando si tratta di salvare vite umane, i centimetri di territorialità contano poco, perché la legge più importante, quella che ogni marinaio conosce bene, è quella del mare. “Se soccorriamo qualcuno a sole 40 miglia dalle coste libiche non possiamo certo riaccompagnarlo su quella terra – spiega Pettorino –. La normativa sta- bilisce che il centro nazionale di soccorso che riceve per primo una chiamata si deve comunque attivare, anche se le acque non sono di sua giurisdizione, fino a quando le autorità competenti non intervengono e portano a termine il soccorso. Ma i libici non intervengono e quindi ci troviamo a dover gestire da soli tutte le informazioni. Poi non dimentichiamoci che la Libia non rispetta la convenzione sui rifugiati”. E se pensiamo che dalla Libia parte il 94 per cento del flusso migratorio proveniente dall’Africa, capiamo perché l’idea del respingimento sarebbe contro le leggi internazionali. “Una volta arrivata la chiamata alla centrale operativa, individuiamo il mezzo più vicino – prosegue l’ammiraglio –: può essere uno dei nostri, una nave della Marina o anche un mercantile privato. Dall’inizio dell’anno ne sono stati coinvolti un centinaio. È grazie a questa imponente macchina operativa che siamo riusciti a Tra gli scampati dell’“altra Lampedusa” di Veronica Tomassini Pozzallo (Ragusa) giornalisti aspettano il preI fetto di Ragusa, Annunziato Vardè, alle quattro del pome- riggio. I furgoni della polizia, i blindati dell’esercito, sono fermi davanti al casermone dalle pareti chiare. Fuori, non si vedono africani, o lenzuola annodate ai piani o sventolare come il laconico guizzo di una resa. Siamo alle spalle del porto di Pozzallo, il centro di primo soccorso apre e chiude i cancelli moderatamente. Contiene 269 sopravvissuti, a fare i conti ci si perde. Ci sono i 73 del naufragio con i 18 morti, a sud di Lampedusa, e i 196 recuperati quasi contemporaneamente dai pattugliatori di Mare Nostrum. Ancora numeri: 4 mila uomini salvati in soli due giorni. E duecento o trecento uomini in fondo al mare nel medesimo intervallo. Comunque sono numeri in crescita, imprecisi per difetto. Vivi e morti intanto sono arrivati il pomeriggio precedente con la nave Sirio. C’erano le 18 salme. Adesso sono sistemate in una camera refrigerata messa a disposizione dalla Protezione Civile, i famigliari devono riconoscere i congiunti. Una prima ispezione cadaverica confermerebbe la morte per sommersione. Il gommone fa acqua da un lato, è facile immaginare, i corpi, la paura, le urla o il silenzio. POI CI SONO I 370 del gom- mone con i sei morti, che finiranno invece a Siracusa. Ed è la questione: i vivi sui morti; 100 mila dall’inizio dell’anno sui 20 mila sommersi. Dall’inizio dell’anno. Quando arriva il prefetto Vardè, a Pozzallo, le porte del centro si aprono anche alla stampa. Il prefetto dice, una volta dentro: “La Sicilia è il confine dell’Europa e l’intervento dell’Ue rientrerebbe nei compiti e nel ruolo del controllo dei confini dell’Europa”. Sul crinale della promessa di Alfano, Vardé annuncia “gli sforzi moltiplicati da ottobre scorso”. Mentre dentro le stanze del centro emana un forte odore di fiori, deodorante o solventi per disinfettare. E dentro gli uomini riposano su materassi per terra, o sui letti un sull’altro, o stanno in fila. Stanno in fila in pigiama, questi uomini, hanno il braccialetto al polso, una coda lunghissima e braccialetti ai polsi, con i numeri, come i numeri di matricola: 155a; 153b; 173 e; 231 b eccetera. Uomini in fila, con gli occhi sgranati, ciabattine ai piedi, certi sembrano ragazzini, alcuni si stringono la mano. Non come un saluto. Piuttosto sembra l’impulso dinamico più prossimo al sentimento della paura. Le donne riposano nella stessa ala. È l’andito che anticipa la prassi dell’identificazione. La fila di uomini in ciabattine e pigiama finirà proprio nella camera del riconoscimen- to. La luce è dura, fasulla. Tutto appare molto ostile, nelle cose soprattutto, benché agenti e operatori sconfessino l’impressione ricavata. Il prefetto Vardè è in cima al crocchio di visitatori. Accediamo all’altra sala, attraverso un corridoio stretto e breve. Ci sono uomini stesi su pagliericci. DICONO DI ESSERE palestine- si, palestinesi già rifugiati in Siria. Uno, molto giovane, riferisce al corrispondente di un tabloid americano, probabilmente intorno all’ultimo viaggio o alla situazione politica in Libia, al caos, ai campi, ai raid israeliani. Scopre la gambe: con orrore in parecchi notano il vuoto sulla carne, una specie di minima amputazione sommaria, ricavata durante la permanenza in un campo. Altri dormono, materassi a terra e letti su due piani. Sono solo uomini. Giovanissimi, provengono quasi tutti dall’Africa centrale, parlano dialetti tribali, Migranti nel centro di primo soccorso di Pozzallo 269 NEL CENTRO DI SOCCORSO sono in pochi a parlare persino l’arabo. Nel frattempo, una donna, vestita di veli e di stoffe delicatissime, viene trasportata in barella, la condurranno in ospedale. Un paio di uomini all’entrata, seduti davanti la porta del centro, uomini africani, hanno strani occhi sbarrati. Uno siede accanto alla lettiga e recita qualcosa sommessamente, una preghiera, qualcosa. Non è mai finita però. Gli agenti aspettano altri sopravvissuti, non diranno più immigrati o sbarcati, saranno sempre sopravvissuti e nessuno si aspetterà che calamità, come se a sfondare le frontiere fosse oramai anche la nostra capacità di sopportare anzi di normalizzare il terrore. MARE MOSTRUM il Fatto Quotidiano Fpermessi irenze: 8 mila di soggiorno mai ritirati SONO OLTRE OTTOMILA i permessi di soggiorno - richiesti probabilmente negli ultimi 2-3 mesi - fra rinnovi e nuove concessioni, non ritirati all’ufficio immigrazione di Firenze. Si tratta dei documenti richiesti negli ultimi due tre mesi da immigrati regolari e mai consegnati al proprietario. Per avvisare i de- MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 3 immigrazione di via della Fortezza 17 a Firenze. È recente la scoperta di un fiorente mercato dei permessi di soggiorno a Prato: cittadini italiani si fanno garanti della pratica di emersione di stranieri dietro compenso di migliaia di euro (fino a 8mila). stinatari della concessione del permesso la questura invia solitamente anche un sms che probabilmente, in alcuni casi, non è andato in porto. Secondo quanto rilevato dalla questura, infatti, fra i numeri forniti ce ne sarebbero anche numerosi errati. La questura sollecita per questo a ritirare i permessi all’ufficio Italia e Ue litigano sui fondi mentre la barca affonda IL GOVERNO HA CHIESTO DI SOSTITUIRE “MARE NOSTRUM” CON UN PROGRAMMA COMUNITARIO BRUXELLES: “NO, MANCANO I MEZZI”. MA ALFANO INSISTE: CI DEVE PENSARE L’EUROPA di Giampiero P salvare tante persone: 60 mila la Marina, 22 mila noi, più o meno altrettanti i mercantili. Se quest’operazione non ci fosse stata, sarebbe stata una strage continua”. I numeri dell’immigrazione sono in crescita geometrica: quest’anno è arrivato in Italia il doppio dei migranti sbarcati nel 2011 e tre volte quelli giunti lo scorso anno. “È un business talmente forte – conclude l’ammiraglio – che le barche sono sempre più fatiscenti: sono fatte per navigare per po- che miglia, potrebbero portare al massimo una ventina di persone, ne portano persino 800. Non hanno dotazioni di salvataggio, né individuali né collettive. Se non vengono soccorse nel giro di qualche ora sono destinate a perdersi. E in caso di rovesciamento, la maggior parte di questa gente non sa nuotare. Lasciarli annegare? Sono parole che non possiamo ricevere, perché siamo uomini di Stato e quindi rispettiamo le leggi, e perché rispondiamo alla nostra legge morale”. Gramaglia iù i barconi (dei migranti) vanno a fondo nel Mediterraneo, più salgono di tono i battibecchi senza costrutto tra Italia e Ue. Il governo Renzi si rivolge alla Commissione europea, che lo rinvia alle decisioni del Consiglio dei ministri dell’Unione: i soldi non ci sono perché i 28 – Italia compresa – non ne destinano abbastanza nel bilancio comunitario all’emergenza immigrazione. Sostituire “Mare Nostrum” con Frontex, l’operazione europea di controllo delle frontiere, “non è ipotizzabile perché non ci sono né fondi né mezzi”, ripetono i portavoce dell’esecutivo dell’Ue. Richieste, o addirittura pretese in tal senso, da parte delle autorità italiane suonano pretestuose, perché Roma è al corrente della situazione; e, comunque, non hanno possibilità di essere accolte. Si può al massimo pensare al lancio di un’operazione Frontex Plus, in appoggio a Mare Nostrum, riducendo gli oneri per l’Italia. La questione sarà oggi discussa a Roma, in un incontro fra esperti della Commissione e di Frontex e responsabili italiani. Le conclusioni dei tecnici faranno da tela di fondo all’incontro, domani a Bruxelles, tra il ministro Alfano e la commissaria Cecilia Malmström, “sconvolta” dalle ennesime tragedie Il commento Il ministro dell’Interno Alfano in visita a Lampdusa Ansa CHI PAGA? Roma ha ricevuto 478 milioni, una grossa fetta dei fondi per l’immigrazione Gli Stati rifiutano però ulteriori stanziamenti nel Mediterraneo. Domenica, in un tweet, Alfano aveva scritto: “O la questione immigrazione viene presa in mano dall’Europa o l’Italia dovrà adottare le proprie decisioni”. Ieri, Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei, ha chiesto all’Unione “coerenza” con le conclusioni del Vertice di giugno nel condividere la gestione dell’emergenza: “Il Mediterraneo non può essere un cimitero dell’indifferenza e dell’egoismo”. Primo passo, un aumento dei fondi e, quindi, delle capacità di Frontex. Sulla stessa linea il ministro della Difesa, Roberta Pinotti: “Frontex non può sostituire totalmente Mare Nostrum, perché è nato come una missione di controllo dei confini ma deve essere ampliata”. Queste decisioni spettano però ai governi, non alla Commissione. Che ha appena pubblicato un dossier per confutare alcune affermazioni dei politici italiani: titolo, ‘Allarme immigrazione: l’Ue lascia l’Italia da sola. Sarà vero?’. Chiara la risposta: “Se ci si riferisce alla Commissione è falso, perché la Commissione ha offerto tutto il supporto finanziario e logistico previsto dalle competenze che gli Stati le hanno conferito. Se invece la critica va a questi ultimi, si può affermare che si può fare di più in termini di solidarietà”. Nel 2007-2013 l’Italia ha ricevuto dall’Ue 478 milioni di euro, una grossa fetta dell’insieme dei fondi per immigrazione e asilo. Per il 2014-2020 sono stanziati oltre 310 milioni dal Fondo asilo e immigrazione (Italia secondo beneficiario) e oltre 212 milioni dal Fondo per la sicurezza interna. E dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 costata la vita a 366 persone, Bruxelles ha dato 30 milioni per incrementare la capacità delle strutture di accoglienza e di assistenza sanitaria e per sostenere Mare Nostrum. Frontex è stata rafforzata e resa più efficiente, ma resta una piccola realtà. Però c’è pure chi mostra insofferenza per le rimostranze italiane, come il ministro degli Interni bavarese Joachim Herrmann (Csu), che giudica “sfacciato” l’atteggiamento di Alfano, sostenendo che l’Italia aggira le procedure dell’Ue per ridurre il numero delle richieste di asilo da gestire. In base al regolamento Dublino II, il paese di primo ingresso nell’Ue è quello cui spetta valutare domande di asilo o di riconoscimento dello statuto di rifugiato. Ma, nonostante i massicci arrivi, l’Italia (meno di 28mila nel 2013) è dietro Germania (oltre 126 mila), Francia, Gran Bretagna e persino Svezia nelle domande di asilo. Europa senza carità La conta dei morti nell’Olocausto Mediterraneo di Antonello Caporale più commiserazione? Facciamo invece il conto delle operazioni militari internazioccadrà che ci domanderemo, alcuni lo nali che si susseguono, proviamo a indicarstanno già facendo, se valga la pena ne almeno un paio dove l'intervento armato raccogliere i corpi dei migranti in mare. abbia contribuito a risolvere anziché acuire Oramai sono morti, ha senso sprecare ener- i vari conflitti regionali. Proviamo poi a fare gie e soldi per dare loro una sepoltura già la resa del conto, a mettere in ordine le spese felicemente avvenuta? La crisi economica in vite e in finanze e – una a una – addiriduce ogni spazio per la comprensione e la zionarle. Armi e morti e poi armi e altri solidarietà, e la faticosa conta delle zattere morti e poi ancora armi... L'unica risposta della disperazione, la quotidiana misura di efficiente dell'Occidente è divenuta la chiaun'invasione di corpi che non riusciamo a mata alle armi, per via diretta o negoziata. ospitare, restituisce alla nostra umanità un Scomparsa dall'agenda alcuna forma di mosenso di smarrimento, di bilitazione pacifica internazionale, di quella che afasia. Ma questi sono motivi decenti per perdetrent'anni fa da noi fu SENZA PACIFISMO chiamata Cooperazione re ogni seme di civiltà, sono ragioni sufficienti per allo sviluppo (defunta per L'unica risposta il peso della nostra corrufarci incamminare verso la barbarie? Dobbiamo efficiente dell’Occidente zione che la depredò rendendo anche quella misdavvero augurarci che il è divenuta la chiamata mare, il mare nostrum, sione uno strumento per fare affari loschi lontani da divenga vasca per morti, alle armi: scomparsa luogo di un genocidio incasa). Abbiamo bombardiscriminato, al quale dato Gheddafi, esultato alogni forma di guardiamo senza più stula primavera araba, sostemobilitazione pacifica pore e senza nemmeno nuto la rivolta tunisina e A poi, quando l'azione della nostra civiltà e l'aiuto, l'attenzione dei nostri governi avrebbero dovuto agevolare una benchè minima tenuta democratica, siamo corsi via, infischiandocene di ciò che sarebbe accaduto. La Libia è così divenuto un pontile per affamati, una piattaforma di transito per l'umanità dolente che cerca con la fuga una prova della dignità della vita. Questo evento logico nella sua disperazione è stato trasformato da noi in una prova insostenibile di resistenza al proprio destino di morte. L'Italia ha messo in campo la Marina militare che ha svolto, nei limiti della sua funzione, un compito egregio, riuscendo a salvare centinaia di migliaia di persone. Anche questa minima ma essenziale azione di protezione civile pare divenuta esorbitante. Il ministro dell'Interno Alfano chiede che la nostra marina sia sostituita da altre. Venga l'Europa a organizzare se non l'accoglienza almeno la conta dei morti. Siamo a un passo dall'azione di osservazione muta dell'olocausto in mare: lasciamo che i morti nutrano le acque e facciano da scudo al nostro terrore, siano ammonimento ai prossimi in arrivo: se salpi muori, ti conviene? 4 L’OFFERTA MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 Iill Tg1: M5S contro “Licenziate il direttore Orfeo” Laura Castelli di Luca De Carolis S iamo pronti a votare assieme alla maggioranza misure urgenti per l’economia: dall’abolizione dell’Irap e di Equitalia al reddito di cittadinanza, fino alla detassazione per famiglie e Pmi. Ma questa volta niente tavoli: dobbiamo lavorare nelle commissioni e in aula”. Laura Castelli, deputata dei Cinque Stelle, membro della commissione Bilancio, lancia un segnale a Renzi. Ma precisa: “Non è un cambio di linea: il nostro obiettivo è aiutare il Paese con le nostre proposte. È il nostro metodo”. Sull’economia è possibile un’intesa? Precisiamo. Il nostro obiettivo è cambiare le priorità politiche sbagliate di questo governo, che va avanti a colpi di fiducia e vara provvedimenti senza le coperture finanziarie. E ORA IL M5S invoca licenziamenti per i colpevoli di “disinformazione”. In un’interrogazione alla presidente di Viale Mazzini Tarantola, i rappresentanti del M5S in commissione di Vigilanza Rai chiedono la testa del direttore del Tg1, Mario Orfeo e “provvedimenti” per due giornalisti della testata, Claudia Mazzola e Alberto Matano. La loro colpa? Un servizio del 22 agosto, che a detta dei 5Stelle “distorce clamorosamente la realtà dei fatti” sul post di Di Battista sull’Isis e sulla linea dei 5Stelle. Sopra il testo, la foto dei tre giornalisti con scritta: “Orfeo, Mazzola e Matano licenziati!”. il Fatto Quotidiano Nell’interrogazione, il primo imputato è il conduttore Matano, accusato di aver male riferito il pensiero di Di Battista. Poi tocca alla Mazzola (già offesa in un post sabato): “Di 11 minuti del videomessaggio di Grillo, riprende soltanto 15 secondi, riportando esclusivamente le parole rivolte a Matteo La deputata Cinque Stelle SCOPERTE “Se Renzi taglia l’Irap votiamo sì” Facciamo un po’ di esempi. Renzi ha farfugliato in questi giorni di togliere gli 80 euro per abolire l’Irap. Bene, noi una misura di questo tipo la voteremmo. Pare di capire che ci sia anche l’intenzione di abolire Equitalia, anche se in aula la maggioranza ha ucciso il nostro ddl sul tema. Andiamo avanti. Se Renzi si convincesse che il reddito di cittadinanza va fatto, avrebbe il nostro appoggio. Il premier non pare dell’idea. Una presidente di Regione del Pd (Debora Serracchiani, ndr) sta provando a portare avanti il reddito di cittadinanza, altri governatori lo descrivono come necessario. E la gente sa che negli altri Paesi misure di questo tipo funzionano. Se ne potrà discutere in un tavolo, come per la legge elettorale? No, si deve concertare tutto nelle sedi opportune, nelle commissioni e in aula. Il presidente del Consiglio deve rapportarsi al Parlamento, e non fare tavoli come li ha fatti con noi del Movimento, cioè male. Ossia? Aspettavamo risposte che non sono mai arrivate. Ma il dialogo sulle misure economiche si può comunque aprire? Bisogna votarle. Poi, certo, ci sono i grandi problemi di questo governo, che pare commissariato dalla Ragioneria dello Stato. Cioè? Per priorità sbagliate che intende? Il problema è l’impostazione. Vanno avanti con operazioni come quella degli 80 euro, per un immediato ritorno elettorale. Sostengono la necessità delle grandi opere, quando tutti i dati dimostrano che le piccole opere hanno un effetto moltiplicatore decisamente maggiore. Trovano 7 miliardi e mezzo di copertura per il decreto su Bankitalia, ma dicono di non avere soldi per la sanità o per le scuole. Però sui singoli provvedimenti... Eravamo e siamo pronti a votare le nostre proposte, anche se riprese da altri. Non diremo mai no a qualcosa che è scritto nei nostri programmi. Quel grosso grasso difetto di Matteo P rovate voi a trovare un difetto a Matteo Renzi sulla stampa nazionale. Il Corriere della Sera domenica ci ha provato. È arrivato fino a Isola Rossa, in Sardegna, per andare a cercare Paolo Vivoli, medico quarantenne impegnato nell’assistenza ai malati di Sla. Il dottore conosce Renzi dai tempi della scuola. È uno di quelli indicati dal premier per la “doccia gelata”. Il titolo del quotidiano di via Solferino punta tutto su quello: “Il difetto di Matteo?”. Il lettore si aspetta una risposta d’impatto. Tipo: “Copiava i compiti di matematica”. Invece no. La risposta è: “È un rullo compressore”. Come? Il medico spiega: “È una missione quella di Matteo e lui ne è così convinto da metterla al di sopra di tutto. Si diverte ad aiutare la gente, a fare qualcosa per tutti. E vi assicuro, non è un complimento”. A scuola? “Non si fermava mai, neppure lì. Capo classe, capo istituto. E contestatore, se occorreva, anche dei prof.”. E i difetti? “Uno solo, è un rullo compressore, molto volitivo nel volere e ottenere le cose”. Ma sembrerebbe una virtù, obietta il cronista: “A volte può essere un pregio, a volte un difetto”. Il caso più eclatante si è verificato sui quota 96 (gli insegnanti che non hanno potuto andare in pensione per un errore nella legge Fornero, ndr). Renzi e Franceschini avevano promesso che la questione sarebbe stata risolta con il decreto sulla Pubblica amministrazione. Ma poi il governo ha cambiato idea, perché la Ragioneria aveva dato parere contrario a una copertura di 400 milioni. Peccato che due giorni dopo l’esecutivo abbia usato la stessa copertura per il decreto missioni. È una pressione indebita? In commissione, mentre si discuteva della questione, ho visto rappresentanti della Ragioneria che rimproveravano i deputati del Pd: ‘Non vi rendete conto della APERTURA ECONOMICA Anche su reddito di cittadinanza e abolizione di Equitalia voteremmo con la maggioranza, ma il lavoro va fatto in commissione e aula L’OFFERTA Laura Castelli in aula a Montecitorio sui banchi del gruppo Cinque Stelle Ansa Renzi”. Seguono accuse varie. Quindi, la mannaia: “Si chiede al presidente se non ritenga opportuno sollevare dall’incarico il direttore del Tg1, primo responsabile di una palese disinformazione, in evidente contrasto con i principi di imparzialità e oggettività dell’informazione”. stupidaggine che state facendo’. Non si sono mai viste cose del genere. Ed è inquietante. Il M5S insiste sui temi sociali, ma i sondaggisti vi danno in forte calo. Vi risulta? Ho la percezione che la gente sia stanca rispetto alla politica, e questo ci penalizza, perché favorisce chi vota per interesse. D’altronde sappiamo che un cambiamento radicale si può ottenere solo con anni di lavoro. I post di Di Battista sul terrorismo hanno provocato molte polemiche. Che ne pensa? Penso che la gente non la fai mangiare parlando di terrorismo internazionale. Ho trovato il post inopportuno nei toni e nei tempi. Il M5S ha presentato un’interro- gazione alla Rai in cui invoca la cacciata del direttore del Tg1 e sanzioni per due giornalisti accusati di “disinformazione” proprio su Di Battista. Io in due anni non ho mai avuto problemi con giornali e televisioni. Come ripartirete a settembre? Casaleggio riprenderà gli incontri con voi a Roma? Sì. Ma il mio auspicio è soprattutto che eletti e attivisti non fraintendano mai il senso dell’impegno di Beppe e Gianroberto. E che non si montino la testa, ricordandosi che siamo solo dei cittadini. Qualcuno la testa se l’è montata? Assolutamente sì. Twitter @lucadecarolis COMUNIONI L’Oscar (Farinetti) al Meeting di Cl di Silvia Truzzi inviato a Rimini a frittata l’hanno ribaltata così: meglio che i L grandi protagonisti della politica non siano al Meeting. No Renzi, no party? Ma quando mai. tura Mario Guidi, il presidente di Ferrero (altro sponsor), Francesco Paolo Fulci e Oscar Farinetti. Modera, con accento vagamente deutsche, il presidente della Compagnia delle Opere Bernhard Scholz (Crozza potrebbe farne un capolavoro). Parole d’ordine: il cibo è cultura (ma va?), cambio di mentalità (ma anche di passo), tradizione e innovazione vanno insieme, bisogna guardare al mondo (ma anche al proprio orticello). Chilometro zero e autostrade transoceaniche, globalizzazione e qualità, il cibo come “sfida educativa”, narrazione delle eccellenze. Anzi, si riparte dall’anima vera, il tessuto sociale. Del resto il titolo di questa edizione “periferica” è “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza”. La grande finanza naturalmente non se n’è andata siamo pur sempre al Meeting di Comunione e Fatturazione – e quindi all’inizio di ogni evento viene trasmesso in loop lo spot di Intesa San Paolo, uno dei grandi sponsor. Si era detto di una IN OMAGGIO alla rottamazione renziana, tra i reclamorosa esclusione di Maurizio Lupi: ma, colpo latori c’è anche l’ottantatreenne ambasciatore da maestro, il ministro ciellino rientra dalla fi- Fulci, che dopo la pensione diplomatica è diventato il presidente della Ferrero: nestra:oggi sarà qui per la firma dal palco riminese lancia un apdi un accordo con Fs (altro pello perché si apra una procesponsor) per portare l’Alta veVETRINE dura d’infrazione contro l’etilocità negli aeroporti. chettatura “semaforica” del ReIl secondo giorno della kermesMr. Eataly superstar gno Unito su cibi e bevande, un se di Cielle si apre con un dibatmodello di classificazione (boltito sulla “Cultura alimentare”. e oggi il ministro lino rosso per i grassi, verde per La barella dei soccorritori all’inLupi firma a Rimini gli alimenti magri) che stravolge gresso della sala incute un certo la realtà. Del resto le proprietà timore, ma è una cautela necesl’accordo con Fs dietetiche della Nutella sono nosaria: il rischio di svenimento te a tutti. Martina si associa imper noia è altissimo. Partecipaper portare l’Alta mediatamente e pure Farinetti no il ministro Maurizio Martivelocità negli aeroporti (che, nella sua campagna di conna, il presidente di Confagricol- quista, sta per aprire a Londra): “Potremmo mettere un semaforo rosso sulle grandi banche d’affari britanniche e italiane”. Dietro di lui c’è sempre il logo di Intesa, ma che sarà mai? Si parla anche di Expo 2015: “Noi ci saremo”. Il guaio è che a guardare le desolate aree di Rho, forse Expo no. Ma mr. Eataly il motivatore rassicura: “Finirà come Torino 2006. Prima che iniziassero i Giochi, i soliti gufi (sic) gridavano al disastro, poi è stato un successo”. Il dibattito si conclude, giornalisti e fan si affollano attorno a Farinetti, trascurando il ministro. Gli chiedono previsioni sull’economia, giudizi sui primi mesi di governo dell’amico Matteo. E lui non si fa pregare: snocciola pareri sulle pensioni, sugli sgravi fiscali, gli stipendi dei politici, l’abolizione delle autonomie regionali. Il piglio è da statista: “servono mosse di buon esempio e mosse sull'economia”. Un giovanotto gli chiede consigli per l’avviamento della sua impresa agricola. E allora vai con i “packaging accattivanti” e le strategie di marketing. “The answer is blowin’ in the wind”: con uno spericolato uso agricolo di Bob Dylan Farinetti spiega che la qualità dei nostri prodotti sta nei buoni venti che soffiano sull’Italia. Al pomeriggio l’ospite d’onore è il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini (nel tragitto Versilia-Riviera romagnola si è rivestita). Illustrando il pacchetto scuola con un articolato intervento, cita Don Milani e “Barbiano”, scivolando sul finale. Poi una citazione del premier: “La Oscar Farinetti e Mario Guidi ieri a Rimini LaPresse scuola è di tutti. Una scuola che non sta nei salotti ma va in periferia”. Scuola pubblica, ma non troppo: “La libertà di scelta educativa non è stata garantita a nessuno. La legge del 2001 va ripensata e applicata per rispondere a un sistema educativo globale, non per rispondere a un mondo o a un altro”. COME SI DICE? La verità sta nella cura con cui la si nega: e dunque la legge sulle scuole paritarie non va applicata per fare un favore al mondo cattolico. Sarà, intanto qui vanno tutti in brodo di giuggiole. Sono in arrivo vere rivoluzioni: nuove regole per i docenti di ruolo, valutati sulle funzioni e sul merito, con carriere e retribuzioni non più legate all’anzianità. E poi stop al precariato: “Le supplenze fanno male a chi le fa e a chi le riceve: è un nodo da risolvere, servono docenti che si sentano parte di un grande progetto nazionale”. Il resto, con trionfo di\ slide, lo sapremo venerdì in conferenza stampa. silviatruzzi1 TAGLI E RITAGLI il Fatto Quotidiano M arianna, la doccia gelata “triste” demolita dal web NON È PIACIUTA alla Rete la “Ice Bucket Challenge” (la “doccia gelata” per sensibilizzare la raccolta fondi per la ricerca sulla Sla) postata su Twitter dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia. Sei secondi in cui l’esponente del Pd si rovescia in testa una pentola d’acqua senza proferire verbo. Quindi senza spiegare le motivazioni del gesto inconsulto e senza “sfidare” altri alla tenzone della doccia. La faccia seria, il ministro di arancio vestito, esegue seriosa. La Rete è implacabile. “Scusa Marianna, ma che proble- MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 5 ma hai?”. “Ma non c’era il ghiaccio, non ha nominato nessuno, e non ha neanche detto che il gesto era a favore della ricerca sulla Sla. È sconfortante che un ministro non capisca un giochino così semplice. Che coraggio”. Per dire di quelli riferibili. SUPPLENZE ADDIO, PAROLA DI GIANNINI IL MINISTRO DELLA SCUOLA ANNUNCIA LE “LINEE GUIDA”. LA MADIA INTANTO “DIMEZZA” I DISTACCHI SINDACALI NELLA PA di Carlo I Di Foggia n meno di 24 ore il governo assesta un micidiale uno-due a sindacati e mondo della scuola. Ieri, mentre arrivava il via libera definitivo al taglio del 50 per cento di permessi e distacchi sindacali nel pubblico impiego, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, annunciava dal meeting di Comunione e Liberazione di Rimini che il governo abolirà le supplenze nella scuola. La misura è parte integrante dell’imminente “grande riforma dell’istruzione” che il governo annuncerà venerdì prossimo. Nessun decreto o disegno di legge, ma la consueta formula delle “linee guida” e della consultazione pubblica. Per i testi definitivi si vedrà. Finora Giannini ha promesso tutto quello che c’era da promettere, dall’abo- 400 MILA SUPPLENTI 3 .72 1 DISTACCHI PER 115 MLN lizione dei test di medicina all’archiviazione dei concorsi per docenti universitari. Risultato? Nessuno. L’ultimo annuncio riguarderà 160 mila precari delle graduatorie a esaurimento, e 400 mila supplenti delle graduatorie d’istituto. I primi potrebbero beneficiare di un ingresso più rapido, i secondi, invece, rischiano di sparire per sempre dai radar. Colpa del nuovo “organico funzionale”, che nei progetti del governo assegnerà ai primi sia le lezioni frontali che le supplenze, con i rischio di tagliare fuori i secondi. Dietro, però, c’è un esercito di precari che dovrebbe dire addio per sempre al sogno di un impiego e per questo pronto a dare battaglia in autunno. INTANTO, nello scontro sot- terraneo con i sindacati il governo segna un altro punto a suo favore. Il via libera al taglio, contenuto nel decreto Pa, è arrivato con una circolare firmata dal ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia. Dal primo settembre si procederà con una stretta del 50 per cento di tutte le prerogative di cui godono le sigle confederali: permessi temporanei (retribuiti e non); aspettative, e distacchi, cioè il periodo in cui il dipendente pubblico svolge attività sindacale nei direttivi delle associazioni per un periodo prolungato conservando, però, lo stipendio. Il premier l’aveva promesso presentando le linee guida della “grande riforma della Pa” nell’ultimo giorno di aprile. Sul punto, guarda caso, aveva anche incassato un plebiscito nella consueta, bizzarra, consultazione pubblica, da cui emergeva “un rapporto di quasi 4 a 1 dei termini che definiscono positività e accordo (con le idee del governo, ndr) rispetto a quelle che manifestano disaccordo e opposizione”. E ci mancherebbe. La novità è stata ormai digerita, con pochi malumori, dai sindacati. Per la Cgil non limiterà l’azione sindacale, per Cisl e Uil non produrrà risparmi ma un aumento dei costi, visto che a tutti gli statali che rientreranno andrà garantito anche lo stipendio accessorio. Quanti sono? Difficile dirlo. Una radiografia completa non è mai stata fatta. Ogni anno la Corte dei conti dà una stima del costo complessivo. L’ultima disponibile parla di 3.721 unità per un costo complessivo di 115 milioni di euro (nel 2012 erano 3.655 per 113,3 milioni). A questi vanno aggiunti i costi dei disagi creati anche dai permessi sindacali non retribuiti, difficili però, da quantificare. Dal 2010, quando erano 4.569 (per un onere di 151 milioni di euro) il loro numero è diminuito sensibilmente, e nella migliore delle ipotesi, il rientro di poco più di un migliaio di dipendenti non produrrà risparmi significativi. DI SICURO, però, da ieri Giuliano Amato ha di che vantarsi. L’ex premier e giudice della Consulta è l’unico tra i numerosi “tecnici” chiamati da Mario Monti (Giavazzi, Bondi etc.) a chiudere i rubinetti delle risorse pubbliche e a portare a casa un risultato. Nel suo dossier “Nota sul finanziamento diretto e indiretto del sindacato” Amato aveva individuato tre vie attraverso cui lo Stato finanzia suo malgrado le organizzazioni dei lavoratori: i distacchi, i patronati e i Caf (centri di assistenza fiscale). A suo dire, l’unica comprimibile era la prima. Qui la spesa, per Amato, si poteva ridurre o costringendo i sindacati a pagare di tasca propria i distacchi, o incentivandoli a “utilizzare i propri iscritti in pensione per gli incarichi direttivi”, oppure tagliando ancora di più i distacchi, già limati di un 15 per cento nel 2009. Il “dottor sottile” l’aveva chiesto nel 2012, Matteo Renzi l’ha eseguito. #SINTESI&SLOGAN Basta sindacalese, la Cgil è solo tweet A pprezzabile sforzo della Cgil di liberarsi del polveroso gergo sindacalese: meglio un tweet di 140 caratteri che comunicati sterminati densi di parole con troppe sillabe. Sarà l’estate o l’egemonia culturale renziana, ma l’account ufficiale del primo sindacato italiano comincia a cedere alla logorrea e al giovanilismo. Esempio: “Cgil per una #verasvolta sul lavoro. Finalmente #ciaovacanze è arrivato ora serve #buonapolitica per creare occupazione e tutelare il lavoro”. O sintesi di difficile comprensione come “Cgil per una #verasvolta sul lavoro. Poche forme contrattuali: tutele crescenti, determinato, somministrazione, lav aut effettivo, apprendistato”. L’indice Klout – che misura il peso su Twitter – di @cgilnazionale è buono, merito della frequenza ossessiva dei tweet, ma non strepitoso: 62. Quello di Renzi è 79. Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini Dlm DOPO IL VERTICE UE Effetto Mogherini: la promozione europea innesca il rimpasto, il sogno è Andrea Guerra di Stefano Feltri atteo Renzi torna al lavoM ro e convoca a Palazzo Chigi per un’ora il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per preparare il Consiglio dei ministri di venerdì. Ma nei corridoi dei ministeri si DISOCCUPATO A settembre Andrea Guerra lascerà Luxottica, Renzi lo ha sempre voluto in squadra LaPresse guarda con più interesse alla giornata di sabato, quando il premier volerà a Bruxelles per il Consiglio europeo da cui deve uscire con la conferma che Federica Mogherini sarà il prossimo Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. O successo diplomatico o disfatta d’immagine. Dovrebbe farcela, poi ci saranno due mesi per gestire il rimpasto che deriverà dal trasferimento della bionda ministra dalla Farnesina alla Commissione europea guidata da Jean Claude Juncker a novembre. Ammesso che passi le audizio- ni del severissimo europarlamento. E al governo che succede? Renzi non ha mai amato l’idea di un rimpasto così presto. Certo, non gli dispiacerebbe ridimensionare Ncd (a cominciare da Maurizio Lupi) o Scelta Civica, che si è rivelata inesi- DOMINO DI POSTI Alla Farnesina potrebbe spostarsi dalla Difesa Roberta Pinotti, il manager di Luxottica sarà libero, ma dove metterlo? stente nelle urne con il suo zero virgola, mentre il ministro che esprime, Stefania Giannini (Istruzione) sta su giornali, tv e riviste di gossip quasi quanto il premier. Ma almeno una nomina bisognerà farla. Nei corridoi della Farnesina la scommessa è che al posto della Mogherini arriverà Roberta Pinotti, oggi ministro della Difesa, per la verità piuttosto a suo agio con F-35 e portaerei militari (viene da Genova, è cresciuta nel mondo Ansaldo-Finmeccanica). Anche se Renzi più di una volta ha fatto intravedere la poltrona al suo antico mentore Lapo Pistelli, oggi viceministro degli Esteri, che ha gestito il molto televisivo arrivo della sudanese Me- riam in Italia. Angelino Alfano vorrebbe sganciarsi dal ministero dell’Interno, ma il premier non è orientato a spostarlo. E al posto della Pinotti chi andrebbe? Chissà, un po’ dipende anche da quanto concrete diventano le ambizioni di Luca Lotti, l’amico più stretto di Renzi, oggi con una striminzita delega all’Editoria ma molto arrembante (gestisce anche il Cipe, il comitato che sblocca i fondi per le grandi opere). Non prenderà il posto di Graziano Delrio, come sottosegretario a Palazzo Chigi, che ha fatto sapere di non essere coinvolto dal rimpasto. Ma chissà, tutto è possibile. Renzi sa di aver perso un po’ di sintonia con i presunti poteri forti, banche e industria. Avrebbe l’occasione perfetta per recuperare: da settembre sarà disoccupato Andrea Guerra, l’attuale amministratore delegato di Luxottica che sta per l’asciare l’azienda degli occhiali, pare per divergenze con l’azionista di riferimento, Leonardo Del Vecchio. Renzi ha portato Guerra alla sua convention, la Leopolda, lo avrebbe gradito nell’esecutivo a febbraio o alla guida di qualche azienda partecipata dallo Stato nella tornata di nomine a maggio. Niente da fare, i tempi non erano maturi. Ma ora le cose sono cambiate, Guerra lascerà Luxottica con i suoi 30 milioni di euro di stock option, una buonuscita ancora da concordare e sicuramente qualche clausola di non-concorrenza che gli complicherà la ricerca di un nuovo posto di rilievo nel privato. Niente di meglio che farsi un giro da ministro. Peccato che la casella perfetta per lui sia occupata da Federica Guidi, ministro dello Sviluppo accolta con scetticismo da tutti, Renzi incluso (che dal mondo confindustriale voleva Marcella Panucci, direttore generale dell’associazione degli industriali, non la Guidi) e che però non ha sfigurato finora. Dicono sia teleguidata dal suo consigliere Piero Gnudi, gran commercialista dei potenti bolognesi ed ex ministro di Mario Monti. Ma disastri non ne ha fatti e la Guidi pare tranquilla di restare al suo posto, sta anche gestendo il complesso dossier degli incentivi alle energie rinnovabili senza drammi. E se Guerra andasse alla Difesa al posto della Pinotti? Dagli occhiali ai missili la distanza non è breve, ma nei due mesi che ci separano dalle quasi certe dimissioni della Mogherini si può immaginare di tutto. Twitter @stefanofeltri 6 A ddio sobrietà: l’estate 2014 è “ultra cafonal” Enrico Vanzina di Malcom BELPAESE MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 Pagani N MARIO MONTI ed Enrico Letta da questo punto di vista ci avevano abituato bene: loden, vacanze in Engadina e toni felpati. Nell’estate del governo Renzi, invece, la politica è tornata cafonal. E così abbiamo visto la Boschi paparazzata in Versilia, il ministro Giannini in topless, Moretti sbaciuc- il Fatto Quotidiano chiarsi in spiaggia con Giletti. E poi Francesca Pascale in vacanza con amici gay e senza Berlusconi in Sardegna, Roberto Calderoli col serpente morto, le secchiate d’acqua della campagna anti-Sla, ecc. Insomma, almeno dal punto di vista estetico, ci tocca forse rimpiangere il loden. Lo sguardo sull’Italia pacchiana Anche Renzi è da reality ma meglio coatti che col loden ei secchi d’acqua gelida e nelle giacche zuppe ai tempi del social network, Enrico Vanzina scorge “un’avvisaglia di totale rincoglionimento”. Agosto è al tramonto: “Ma se dobbiamo parafrasare il commendator Covelli in vacanza a Cortina, quest’estate non se la semo ancora levata dalle palle”, Lionel Richie in sottofondo canta All night long e anche il regista di quasi 100 commedie, forse, è stanco di ballare: “Questo paese è diventato la landa del cazzeggio continuo senza mai un istante in cui ci si fermi a riflettere. Ridono tutti, non si capisce bene per che cosa. In radio trionfano, senza un’unghia del suo talento, imitatori di Fiorello a vario titolo. In giro si sentono storiacce di guerra e decapitazioni, ma noi perdiamo la testa solo per la battuta. Fino all’autunno che immagino un po’ meno allegro del presente ci attaccheremo a Flaiano e considereremo la situazione grave, ma non seria. Dopo, si vedrà”. Tra famiglie in posa per Alfonso Signorini e ministre sul lettino (“Il politico in ferie, dal trattore di Di Pietro in poi però, l’abbiamo sempre visto”) Vanzinatraccia la mappa delle maleducazioni stagionali: “La mia personale palma della cafoneria va alla vecchia borghesia italiana in volontario esilio a Saint-Tropez. Sono stato tre giorni e ho visto cose che di umano hanno davvero poco. Bentley, Ferrari, ostentazione, belle ragazze in vetrina e tutto intorno una percepibile arietta da ultima danza sul Titanic. Gente che di per sé non lo sarebbe, diventa cafonissima. Diserta i porti sardi ormai in mano ai soli rubli russi e corre a spendere in Francia. “Se è proprio l’ultima estate”- sembravano dire sul molo-“godemosela”. C’è da ridere o da piangere? Da raccontare ancora. Per anni la commedia all’italiana è stata bistrattata dai seriosi simposi degli intellettuali che a tutto ciò che esulava dal loro circolo, riservavano il disprezzo che si riserva alle macchiette e ai cialtroni. Ora, in forma diversa, anche se la situazione generale mette i brividi, si gode la sua rivincita. Lei però sostiene che si possa raccontare ancora. Solo perché la commedia ha sempre raccontato le tragedie con il sorriso. Poi, ovvio, si esagera. Il cinema italiano produce quasi solo film comici. Un abuso che a volte fa rimpiangere Antonioni. A proposito di avventure, in estate, vestendo fogge improbabili, hanno imperversato i politici. Si sono adattati al nuovo linTRASH guaggio seriale. Enrico VanziTutti vogliono il na. Col fratello loro reality e i Carlo per molti politici non fananni è stato il re no eccezione. dei cinepanetVanno a farsi toni Ansa prendere in giro a Striscia o a Le Iene, diventano attori comici a loro volta. Il problema è che la politica non può essere soltanto avanspettacolo. Poi c’è il tema dell’autoreferenzialità. Affrontiamolo. Prenda Renzi che, ci tengo a dirlo, per me è un bravo ragazzo ed è tutt’altro che un cafone. Renzi, preso. Ecco, Renzi si è dovuto adattare ai social network e ineluttabilmente, visto che l’unico imperativo contemporaneo sembra essere rimandare in continuazione la propria immagine impegnata in una, dieci, cento esistenze, ha creato a sua volta la propria serialità. Renzi allo stadio, Renzi Scout, Renzi in Iraq. A volte va bene, a volte meno. Non importa. L’unica cosa che conti è esserci e riaffermare un’identità. Sotto Renzi, poi, gli italiani si comportano esattamente nello stesso modo. E in una realtà parallela, che nulla ha a che vedere con il reale, nuotano felici senza alcuna evoluzione. Perché? Perché nell’autonarrazione non c’è mai un passo in avanti nello stile del racconto. Descriviamo noi stessi, ma lo facciamo sempre nello stesso modo. Bisognerebbe uscire dall’ossessione, ma a dire il vero non so come. Siamo passati dal doppiopetto di Silvio B. al giubbotto Fonzie di Matteo R. ? Una nuova stagione, con un altro protagonista vestito diversamente. Berlusconi è un laico travestito da democristiano, Renzi invece è proprio un democristiano impegnato a parlare con una sinistra più perbenista di lui. Entrambi sanno comunicare, e bene, con la gente normale. In qualche modo si somigliano e Berlusconi, per uno costretto a far convivere tante anime come Renzi, è insieme spettro e modello. I cafoni del 2014 somigliano a quelli di ieri? Neanche un po’. Il cafone di ieri, osservato con orrore da chi nel nuovo ricco vedeva l’usurpatore, era ignaro della propria cafoneria. La sventolava sem- SENZA VERGOGNA Il cafone contemporaneo è tronfio, compiaciuto, consapevole di esportare un modello di grande successo plicemente, senza curarsi del contesto. Il cafone contemporaneo? È compiaciuto, tronfio, perfettamente consapevole di esportare un piccolo modello di successo. Se lo tiene stretto, non dubita mai. È terribile? Sì, lo è. Ma ormai il Cafonal è stato sdoganato, difficile invertire la tendenza. Colpe? Responsabilità? Posso osare un paradosso? Prego. Credo che il punto di non ritorno si sia verificato con il declino di Berlusconi. Il paese si è visto proporre i bocconiani e ha detto no. Non conta che Mario Monti sia stato bravo o pessimo e io sicuramente non ce l’ho con lui, ma quell’epoca è stata il manifesto della noia. E come ha reagito l’italiano al manifesto della noia? “Sapete che c’è?” si è detto un vastissimo pezzo di Paese: “Meglio il cafonal della tristezza, meglio morire coatti che vivere nell’autoflagellazione, meglio l’allegria. Non abbiamo più niente e forse moriremo affogati nei debiti, ma almeno lo faremo ridendo”. SPORT & POLITICA Matteo a cinque cerchi. Gareggio, dunque sono NON MI FERMO MAI di Gianluca Roselli Matteo Renzi tennista, ciclista, calciatore e body builder Ansa P er trovare un politico così sportivo bisogna attraversare l’Atlantico. Solo il presidente americano Barack Obama può competere con Matteo Renzi su questo terreno. E forse è proprio lui il modello del nostro premier. Almeno per quanto riguarda la comunicazione. Perché le immagini che ritraggono Renzi mentre pratica ogni genere di sport sono soprattutto questo: comunicazione. In questi giorni di vacanza a Forte dei Marmi, per esempio, l’ex rottamatore si è fatto immortalare mentre fa jogging, va in bici e gioca a tennis. Andando a infarcire ancor di più il campionario “cafonal” dell’estate 2014. In passato lo abbiamo visto giocare a calcio e a calcetto, allenarsi in palestra, partecipare a una maratona. Perfino palleggiare davanti alla nostra Nazionale di calcio in partenza per il Brasile (il gesto non ha portato molta fortuna) e brandire una sciabola ricevendo a Palazzo Chigi gli atleti di scherma nel giorno in cui il Senato affrontava la riforma costituzionale. Le sue foto mentre si allena alle macchine nella sede della Technogym, poi, rientrano a pieno titolo nel top della mitologia renziana. L’unico a reggere il confronto col rottamatore, appunto, è Obama. Che in questi anni abbiamo visto cimentarsi con basket, calcio, golf, bici, tennis e pure a ping pong, insieme a David Cameron. Per trovare qualcosa di simile, almeno in Italia, bisogna andare molto indietro. A Benito Mussolini. Che aveva fatto dell’estetica sportiva uno dei pilastri dell’educazione fascista. E così il duce si faceva ritrarre nelle più svariate attività: nuoto, bicicletta, sci, equitazione, scherma, auto da corsa. Insomma, l’uomo fascista doveva primeggiare in tutti gli sport. E l’homo renzianus? Bah. Su Mat- teo i benefici non si vedono granché. Da qualche tempo, infatti, gli è cresciuta la pancia. Che lui ha pure cercato di nascondere pietosamente in uno streaming coi grillini infilandosi la giacca dopo imbeccata telefonica. Bacchettato pure da Giorgio Armani. “Renzi con la camicia bianca? Non mi piace chi vuole fare il giovane a tutti i costi. E poi ha pure la pancia”, ha dichiarato il re dei nostri stilisti. Così viene il sospetto che farsi ritrarre in tutte quelle discipline equivalga a non eccellere in nessuna. Romano Prodi, per esempio, faceva solo bicicletta. Da corsa. Ed era forte. Ne sanno qualcosa gli uomini della scorta costretti a seguirlo nelle sue pedalate mattutine anche di 30 chilometri. E D’Alema (200 addominali al giorni, niente pancia) in barca a vela non era così scarso. Berlusconi, invece, sportivo non è mai stato. A parte salire o scendere dall’elicottero a Milanello, di lui si ricorda solo la foto del 1995 alle Bermuda mentre guida la truppa di bianco vestita dei suoi collaboratori a un forzato jogging mattutino: Dell’Utri, Confalonieri, Gianni Letta, tutti con facce da funerale. Sugli altri, a parte qualche discreto tennista (Giuliano Amato), stendiamo un velo pietoso. Tornando al premier, viene il terribile sospetto che il Renzi sportivo assomigli e quello politico. Tanta carne al fuoco e pochi risultati. Molto fumo e zero arrosto. L’APPELLO il Fatto Quotidiano V acanze finite, arriva la stangata con tasse e scuola AUTUNNO nero per gli italiani, che potrebbero trovarsi di fronte una stangata che arriverà fino a 1.900 euro a famiglia. Al rientro dalle ferie, secondo Adusbef e Federconsumatori, i costi da sostenere in autunno saranno tanti tra bollette, tasse sulla casa e rientro a scuola dei figli. Si tratta, denunciano le associazioni, di una spesa “insostenibile per le famiglie, il cui potere di acquisto è ai minimi storici, MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 diminuito di oltre il -13,4% dal 2008 ad oggi“. Tra settembre e novembre, calcolano i consumatori, la spesa autunnale sarà di 1.912 euro. Per la scuola (libri e corredo) si spenderanno 779,25, per la Tasi il costo medio sarà di 231 euro, le bollette ammonteranno tra acqua, luce, gas e telefono a 460,77 euro, mentre la Tari costerà 156,35 euro. Il riscaldamento infine porterà ad una spesa di 285 7 euro. “Laddove le famiglie avessero figli che frequentano il tempo pieno, – proseguono Adusbef e Federconsumatori – a tali voci si aggiunge anche la mensa scolastica, per un totale di circa 205,50 euro. Per non parlare, inoltre, di chi ha un figlio che frequenta l’università, che dovrà sostenere anche la prima rata delle tasse, per un importo medio di 326 euro”. Sulcis, lotta contro il tempo Alcoa conferma la chiusura IL 31 DICEMBRE TUTTI A CASA. A DUE ANNI E MEZZO DAL PRIMO ANNUNCIO IL GOVERNO DEVE ANCORA SCIOGLIERE IL NODO DELLE TARIFFE ELETTRICHE, PER FAR SUBENTRARE LA GLENCORE di Giorgio Meletti P er me non c’è nulla di nuovo, Alcoa oggi prosegue a fare quanto iniziato due anni fa”. Il commento di Roberto Puddu, segretario della Camera del lavoro di Carbonia, illumina l’assurdità della crisi industriale del Sulcis, la provincia più povera d’Italia. LA MULTINAZIONALE ameri- cana ha confermato ieri che la fabbrica sarda di alluminio chiuderà i battenti il 31 dicembre. Lo avevano promesso a gennaio 2012, spiegando che in Italia non ci sono le condizioni per produrre: l’energia elettrica costa troppo, e siccome è una componente decisiva dei costi dell’alluminio, Alcoa ha detto basta. Ieri ha semplicemente comunicato agli azionisti che si prepara a mettere in conto i costi della chiusura, tra i 170 e i 180 milioni di euro, circa 130 milioni di euro: “Continueremo a rispettare gli impegni assunti per i nostri dipendenti e i nostri stakeholder, in buona fede, come abbiamo sempre fatto”. Tra gli stakeholder ci sono i 450 operai e i 300 delle ditte di manutenzione, tutti in cassa integrazione. Tra gli impegni, strappati dal popolo del Sulcis con le sue rumorose proteste, quello di cedere l’impianto (150 mila tonnellate di produzione su 3,6 milioni totali del gruppo Alcoa) a prezzo simbolico e di metterci i 50 milioni di euro necessari a farlo ripartire. Da quell’annuncio del gennaio 2012 si sono succeduti tre governi (Monti, Letta, Renzi) e tre ministri dello Sviluppo economico. Il primo, Corrado Passera, dopo alcuni mesi disse che REGIONE IN CAMPO In gioco mille posti di lavoro più l’indotto Il governatore Pigliaru al centro del tavolo sul costo dell’energia che serve per l’alluminio non vedeva vie d’uscita, e a fine 2012 anche per questo dovette fuggire da Carbonia in elicottero. Il secondo, Flavio Zanonato, non ha lasciato traccia significativa sulla vertenza Alcoa. La terza, Federica Guidi, potrebbe essere quella in grado di intestarsi la soluzione. Lasciando inevasa la questione: perché ci sono voluti più di due anni per arrivare a una possibile esito positivo? LA GLENCORE, multinazionale svizzera, ha manifestato interesse per rilevare l’impianto fin dall’inizio. È da sempre presente a Portovesme con un’azienda, la Portovesme srl, che lavora l’alluminio prodotto dalla ex Alumix pubblica. Chiede solo ciò che Alcoa si è stancata di chiedere: la fornitura di elettricità a un prezzo sostenibile e garantito per un numero congruo di anni. Il gruppo americano, che aveva rilevato l’impianto dall’Efim ai tempi della privatizzazione, si è visto sanzionare dall’Unione europea lo sconto sull’elettricità ottenuto come aiuto di Stato, e ha dovuto pagare una multa vicina ai 300 milioni di euro. Erano i tempi del governo Berlusconi, quando il problema si risolveva, cioè si rinviava, con le proroghe di pochi mesi. Da due anni e mezzo i tre governi si sono gingillati attorno a due questioni. La prima: ha senso tenere in vita un’industria pesante sovvenzionandola? La seconda: se sì, come sovvenzionarla senza incorrere nelle sanzioni di Bruxelles? A nessuna delle due domande è stata data risposta. Però è un fatto che, in un modo o nell’altro, in tutta Europa l’alluminio si produce pagando l’elettricità a prezzi agevolati. Non c’è dunque governo europeo che non abbia risposto sì a entrambe le domande. E adesso sembra che il governo italiano voglia imboccare la stessa strada. A cambiare lo scenario è stata l’elezione a governatore della Sardegna di Francesco Pigliaru, economista di osservanza renziana. Pigliaru, che in passato aveva insistito sull’insostenibilità dell’alluminio nel Sulcis, nella campagna elettorale di inizio 2014 ha rovesciato la sua posizione. Non solo. Appena eletto si è impegnato in prima persona Lo stabilimento Alcoa di Portovesme, in provincia di Carbonia Ansa per riportare la Glencore al tavolo della trattativa, di cui è diventato protagonista, a differenza del predecessore Ugo Cappellacci che amava far la parte dello spettatore. E la novità più significativa è che al tavolo adesso partecipa anche l’Enel, che sta discutendo la possibilità di fornire a Glencore elettricità a prezzo calmierato. per mancanza di domanda. La trattativa dovrebbe arrivare a una stretta nei primi giorni di settembre. A luglio, Renzi aveva promesso una visita nel Sulcis, e può darsi che voglia presentarsi in autunno con un pacco regalo, che sarebbe più che opportuno. La Sardegna rimane una polveriera. Secondo i calcoli del sindacato, grazie ai provvedimenti di Elsa Fornero, da qui a Capodanno saranno 21 mila i lavoratori in mobilità che, dopo aver perso il lavoro, perderanno ogni ammortizzatore sociale. E nessuno sa cosa dirgli. I MARGINI ci sono, soprattutto adesso che in Italia c’è eccesso di capacità produttiva di chilowattora e quindi le centrali della Sardegna (che è esportatrice di elettricità) sono spesso ferme Twitter@giorgiomeletti LA PETIZIONE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT Uniti per la Costituzione: raggiunta quota 235 mila Ecco il testo dell’appello del Fatto Quotidiano: “Le controriforme dell’Italicum e del Senato, concordate dal governo con il pregiudicato Berlusconi e il plurimputato Verdini, consentono a un pugno di capi-partito di continuare a nominarsi i deputati, aboliscono l'elezione dei senatori ed espropriano i cittadini della democrazia diretta: i referendum (non più 500mila, ma 800mila firme) e le leggi di iniziativa popolare (non più 50mila, ma 250mila firme). Chiediamo ai presidenti Napolitano, Grasso, Boldrini e Renzi di sostenere solo riforme che rispettino lo spirito dei Costituenti, per una vera democrazia partecipata”. Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez, la redazione del Fatto Quotidiano, Barbara Alberti, Mario Almerighi, Stefano Belisari, Alessandro Bergonzoni, Gianni Boncompagni, Sandra Bonsanti, Stefano Bonaga, Aldo Busi, Lorenza Carlassare, Gian Carlo Caselli, Luisella Costamagna, Roberto D’Agostino, Thomas De Gasperi, Alessandro Di Battista, Enrico di Nicola, Roberto Faenza, Fedez, Sabrina Ferilli, Gianni Ferrara,Elda Ferri, Dario Fo, Carlo Freccero, Bruno Gambarotta, Carlo Federico Grosso, Alessandro Gassman, Veronica Gentili, Luca Guadagnino, Roberto Herlitzka, Enzo Iacchetti, Antonio Ingroia, F. Sylos Labini, Valentina Lodovini, Carlo Lucarelli, Daniele Luttazzi, Maurizio Maggiani,Ivano Marescotti, Matteo Maffucci, Giovanna Maggiani Chelli, Fiorella Mannoia, Tomaso Montanari, Roberta De Monticelli, Antonio Morabito, Laura Morante, Milly Moratti, Piergiorgio Odifreddi, Ermanno Olmi, Moni Ovadia, Gaetano Pecorella, Nunzia Penelope, Andrea Piccioli, Ottavia Piccolo, Stefano Rodotà, Francesco Rosi, Claudio Sabelli Fioretti, Adriano Sansa, Salvatore Settis, Vera Slepoj, Rocco Tanica, Barbara Spinelli, Benedetta Tobagi, Gianni Vattimo, Dario Vergassola, Massimo Villone, Maurizio Viroli, Marco Vitale Giampaolo Zancan e Tana de Zulueta ROBERTO D’AGOSTINO Aderisco alla campagna, per cui avevo scritto anche cinque righe che mi parevano definitive sui guasti, anche cerebrali, della riformite renziana, sposando la dichiarazione di Roberto Calderoli che, dall’alto dello scranno di relatore al Senato della cosiddetta riforma, ha condensato perfettamente la mia opinione: “Per la riforma del Senato siamo passati da una bella merda a una merdina, ma sempre di merda si tratta”. Amen. ALESSANDRO DI BATTISTA Sono mesi che denunciamo la nascita di una pericolosa “dittatura governativo-partitocratica”in Italia e sono contento che sempre più la pubblica opinione se ne stia rendendo conto. Le riforme costituzionali made in Verdini-Renzi-Berlusconi sono pericolosissime perché privano il popolo italiano di una serie di diritti politici (strumenti per l'opposizione, scelta dei rappresentanti, elettività del Senato). La perdita di diritti politici coincide sempre con una perdita di diritti economici. Questo è il concetto che dobbiamo far passare. Più nominati in Parlamento significa più tasse. (deputato M5s) (blogger) Non toccate la Carta: Vi manca l’autorità morale Credo che la nostra Costituzione, votata grazie al sangue di molti italiani e da un’Assemblea Costituente durata più di un anno, non possa essere cambiata da questi personaggi che hanno come solo scopo il il potere e i soldi. Giuseppe Biondi Il vuoto pneumatico dei nuovi Costituzionalisti “Nihil e nihilo”, cioè il nulla viene dal nulla. Non aggiungo altro se non che aderiamo convintamente al vostro appello. Vincenzo Morelli GAETANO PECORELLA Il Bicameralismo, una garanzia contro gli errori dei parlamentari LA DOPPIA lettura di una legge ha sem- pre evitato errori insanabili, mentre se ci fosse una sola Camera a questi errori non si potrebbe rimediare più. Non sono assolutamente d’accordo con un nuovo Senato non elettivo, perché, peraltro, la scelta degli amministratori locali non ha niente a che vedere con le funzioni del Parlamento e la scelta ricadrebbe più sui buoni amministratori che sui buoni legislatori. Sarebbe stato sufficiente ridurre il numero di parlamentari in entrambe le Camere e dare maggiore spazio alle Commissioni per mi- gliorare l’efficienza del sistema. Il mio giudizio sulla riforma è estremamente negativo, anche perché non si può paragonare il nuovo Senato con quello tedesco, perché la Germania è una Repubblica Federale. Infine, non si può sistemare una zampa e lasciare tutto il resto immutato e non capisco che senso avrebbe, in questa nuova conformazione, l’immunità. Le riforme urgenti da fare ci sono, ma sono altre. (avvocato e docente universitario) 8 MALASANITÀ MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 Brevi il Fatto Quotidiano LIVORNO OFFESE RAZZISTE A MISS Cioma, 15 anni, alta un metro e 85, studentessa con aspirazioni da avvocato, è stata incoronata Miss Livorno. Segni particolari: la pelle nera. Ed è questo che non è piaciuto ad alcuni che hanno pubblicato sul web e sui social frasi dal sapore razzista. DONNA DECAPITATA DUBBI SULLA LEGITTIMA DIFESA Federico Leonelli, 38 anni, è stato ucciso dagli agenti dopo aver decapitato la domestica ucraina. Ma l’inchiesta dovrà stabilire il movente dell’omicidio e se il killer era in fuga, giustificando o meno la sparatoria degli agenti. LaPresse SONDRIO ORSO SBRANA 4 ASINI Degli allevatori, saliti in alpeggio a quota 2 mila metri, per mungere le vacche al pascolo nel territorio di Spriana hanno trovato sul prato i resti di quattro asini sbranati dall’orso MV25, come è chiamato il plantigrado che da qualche tempo vaga nei boschi tra Lombardia, Svizzera e Trentino. Disinfettante di lusso gli sprechi in sanità A FOGGIA SETTE INDAGATI PER UNA TRUFFA DA 2,5 MILIONI di Chiara Daina C orruzione e sprechi sono una metastasi che minaccia la sanità italiana. Ventitré miliardi di euro è il totale dei soldi pubblici scialacquati soltanto nel 2013 a danno della salute e delle tasche dei contribuenti. Quello che è successo in provincia di Foggia, negli ospedali di Manfredonia, San Severo e Lucera, non ha più dunque dell’incredibile. In tre anni, dal 2009 al 2011, sono stati spesi 2,5 milioni di euro per 1200 flaconi di disinfettante, cioè 2080 euro l’uno, una quantità spropositata (visto che le farmacie all’interno degli ospedali erano già provviste del prodotto) a prezzi gonfiati. L’Asl infatti avrebbe dovuto ordinare solo 90 flaconi di Trigene (così si chiama il disinfettante, che è usato in sala operatoria) da 95 euro l’uno, per un totale di 8.500 euro. NON SOLO. Sul rapporto della Guardia di Finanza si legge che le società fornitrici hanno corrotto i pubblici dipendenti con un giro di mazzette da almeno 14 mila euro. Di male in peggio: per portare a termine l’impresa illegale sono stati usati timbri contraffatti per falsificare le attestazione dell’avvenuto ritiro della merce. L’inchiesta, aperta dalla Procura di Foggia lo scorso febbraio, porterà sette indagati, tra funzionari statali e imprenditori, davanti al Tribunale. A denunciare la truffa è stato il responsabile dell’ospedale San Severo, il dottor Giuseppe D’Alessandro, non appena si è trovato PREZZI GONFIATI L’Asl avrebbe dovuto ordinare solo 90 confezioni di Trigene da 95 euro l’uno, per un totale di 8.500 euro tra le mani la fattura della primo carico di disinfettante. Un’altra truffa, fresca di cronaca, è quella sull’affaire Stamina. Due giorni fa, i carabinieri del Nas di Torino hanno sequestrato tutti i materiali del metodo Stamina agli Spedali civici di Brescia. Davide Vannoni, l’inventore della cura, risulta indagato insieme ad altre 12 persone, con l’accusa di associazione a delinquere e truffa. Per loro il prossimo 4 novembre si aprirà l’udienza preliminare a Torino. I numeri sul fenomeno lasciano a bocca aperta. Nel primo Libro bianco Ispe-Sanità (Istituto per la promozione dell’etica in sanità), presentato lo scorso 15 aprile a Roma, si legge che la corruzione in senso stretto ha pesato per 6,4 miliardi di euro sui 114 miliardi di spesa pubblica destinati al comparto sanitario. A questo male vanno aggiunti 3,2 miliardi di inefficienza e 14 miliardi di sprechi. I casi di illegalità si concentrano soprattutto al Sud (41 per cento), mentre al Centro sono il 30 IN CORSIA Medici e pazienti in barella all’interno di un reparto d’ospedale Ansa I NUMERI Nel 2013 in Italia la corruzione ha pesato nel settore 6,4 miliardi di euro, le inefficienze 3,2 e gli sprechi 14 per cento e al Nord il 23. E interessano cinque settori specifici (stando al report “Corruzione e sprechi in sanità” curato da Rissc e Transparency International Italia e ripreso dal Libro Bianco). Innanzitutto, le nomine: “ingerenza politica, conflitto di interessi, revolving doors, spoil system, insindacabilità, discrezionalità” e “carenza di competenze”. In secondo luogo, la far- Lotta alla Sla, donati 250 mila euro MENTRE NEGLI STATI UNITI IN UN MESE DI DOCCE GELATE PER LA RICERCA SONO STATI RACCOLTI 70 MILIONI DI DOLLARI di Chiara Ingrosso n fine settimana da oltre U 250 mila euro. È la cifra che in soli tre giorni è stata donata nel nostro Paese a favore della ricerca per combattere la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, grazie alla campagna, divenuta tormentone, dell’Ice Bucket Challenge. Venerdì scorso, quando anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ceduto alla doccia ghiacciata, la soglia delle donazioni si fermava a 33 mila euro. L’impennata di generosità si registra anche in Italia e fa sperare bene l’Aisla, l’associazione che si dedica alla ricerca contro questa malattia tutt’oggi senza cura, che intende raggiungere il milione di euro. Negli Stati Uniti le cifre sono ancor più da capogiro. In un mese di gavettoni ipotermici, a favore della ricerca americana sono stati raccolti oltre 70 milioni di dollari. Buone notizie arrivano anche dal gruppo di ricerca dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr di Roma. Uno studio, pubblicato sulla rivista specializzata Neurology, fa sapere che la malattia potrà essere diagnosticata precocemente con il 95 per cento di accuratezza, attraverso l’esame Pet, una tomografia a emissione di positroni. Una scoperta che permetterà ai medici di guadagnare tempo per intervenire sulle possibili familiarità nella patologia e sullo sviluppo di nuove terapie. Una speranza si intravede per i malati di Sla, costretti a una progressiva immobilità chiata, da chiedere al premier. Fatta un’unica eccezione: “Seguendo il modello americano, vorrei proporre a Renzi la defiscalizzazione delle donazioni, soprattutto LA SCOPERTA La malattia potrà essere diagnosticata precocemente con il 95% di accuratezza, tramite l’esame Pet la totale assenza di una figura che coordini a un livello superiore il lavoro dei singoli specialisti, mio padre è rimbalzato da un ospedale all’altro, sostituendo la cannula ben tre volte in una settimana”. Nessuna accusa di malasanità, precisa D’Andrea, “ma solo una serie di singoli eventi dovuti alla ristrettezza del personale e alla mancanza di comunicazione a diversi livelli, che fanno vivere al malato esperienze paradossali come questa”. Dopo aver visto le condizioni di ricovero dei malati di Sla in una struttura privata convenzionata della zona, Luciano ha por- tato via il papà, “sapendo che questo sarebbe costato molto sacrificio alla famiglia”. Infatti, una volta giunto nel reparto di ricovero a lungo termine che avrebbe ospitato Gabriele, il figlio è restato a bocca aperta davanti alle condizioni in cui versavano gli altri ospiti. “Malati abbandonati a se stessi, con lo sguardo perso nel vuoto. Uomini senza copertura e donne con i seni scoperti, senza che nessuno se ne curasse”. Nonostante ciò, “c’è sempre chi si dedica con l’anima per il bene degli altri, –conclude Luciano– ma, senza gli strumenti necessari, non può fare molto”. maceutica, provocando l’ “aumento artificioso dei prezzi, brevetti, comparaggio, falsa ricerca scientifica, prescrizioni fasulle, prescrizioni non necessarie” e “rimborsi fasulli”. Terzo: procurement, che significa appalti pilotati, cartelli, carenza di controlli e false attestazioni di forniture. Poi c’è la negligenza (come lo scorrimento liste d’attesa, dirottamento verso sanità privata, false dichiarazioni, omessi versamenti) e il bagaglio di illiceità nella sanità privata, tipo la mancata concorrenza, zero controllo dei requisiti, prestazioni inutili. In buona sostanza, la corruzione è sotto la luce del sole e tocca tutti da vicino. Tutti sanno ma ancora troppo pochi denunciano. Eppure la corruzione in sanità fa scattare una serie infinita di effetti collaterali che minano economia e sicurezza del Paese. Siccome “la spesa pubblica - si legge sul rapporto cresce per sprechi, inefficienza e aumento del costo di forniture e appalti” allora “il prelievo fiscale cresce per compensare l’aumento della spesa pubblica” ma “la compensazione della spesa con le nuove entrate del fisco non è immediata, il debito cresce per effetto dell’eccessivo e crescente indebitamento” e così via. Finché si fanno i tagli ai servizi pubblici, i consumi calano e la disoccupazione aumenta. Massimo Mauro LaPresse e ignorati anche dall’opinione pubblica. “La Sanità prevede un fondo di 278 milioni di euro all’anno destinato all’assistenza a favore dei malati di patologie rare come la Sla”, ricorda Massimo Mauro, Presidente Aisla. “Noi siamo impegnati da tanto tempo – prosegue – ma non bisogna spostare l’attenzione esclusivamente sull’assistenza e non sulla ricerca, perchè è solo con quest’ultima che si riesce a dare speranza a chi già ne soffre e a chi ne soffrirà”. Secondo il presidente Aisla, che ha già incontrato tre volte il ministro della salute Lorenzin e ha tavoli di discussione sul tema aperti in ogni regione, non c’è altro, oltre la sec- se si tratta di cifre ingenti”. MOLTO, invece, ci sarebbe da fare anche per chi soffre da tempo. “Ogni nuovo taglio alla sanità significa disordine nella burocrazia, mutamento dei ruoli e riduzione del personale, peggiorando la sopravvivenza, già fin troppo complicata, del malato”, spiega Luciano D’Andrea, figlio di Gabriele, 77 anni della provincia di Pescara, che da otto lotta insieme alla sua famiglia contro questa feroce malattia. Da dieci giorni, Gabriele sta vivendo una vera odissea sanitaria. “Mio padre respira grazie ad una cannula inserita nella trachea, sostituita una volta al mese – racconta Luciano–. In estate, tra le ferie e SEGUE DALLA PRIMA di Marco Travaglio uindi, ricapitolando. Il disegno di legge Q parte dalla Camera, che lo approva. Il Senato può metter becco su richiesta di al- meno 1/10 dei senatori entro 10 giorni. Poi può votarlo uguale o emendarlo entro 20 giorni. A quel punto la Camera lo riapprova come pare a lei (recependo o ignorando le modifiche del Senato) a maggioranza semplice. Ma non sempre: per una lunga serie di materie, se vuole fregarsene del Senato deve farlo a maggioranza assoluta. Per chi fosse sopravvissuto fin qui, c’è poi il caso delle leggi di bilancio e dei rendiconti annuali: il Senato ha solo 15 giorni per rimaneggiarli, e deve farlo a maggioranza assoluta; nel qual caso la Camera, per ignorare le modifiche senatoriali, vota a maggioranza assoluta, mentre per recepirle le basta quella semplice. Sempre più difficile: che succede ai ddl di conversione in legge dei decreti del governo? Il Senato deve cominciare a esaminarli entro 30 giorni da quando arrivano alla Camera, pure se questa non ha ancora finito di vagliarli: anche perché il governo può imporre alla Camera di votarli entro e non oltre 60 giorni, all inclusive. Tutto questo, si capisce, allo scopo di snellire, semplificare e accelerare secondo i dettami del pie’ veloce Matteo. Otto giorni fa il Sole 24 Ore ha tentato di illustrare graficamente il nuovo percorso delle leggi: ne è uscito una specie di gioco dell’oca per repartini psichiatrici che, se tutto va bene, moltiplicherà i tempi, paralizzerà le procedure, arroventerà le risse e aumenterà i contenziosi fra governo e Parlamento e fra Camera e Senato. L’Ucaf, Ufficio Complicazione Affari Semplici, ha colpito ancora. Chiamate l’ambulanza. FINE IMPERO il Fatto Quotidiano R affaele Lombardo ”chiedeva voti ai boss della mafia” Milano a ripreso l’attività dopo la pausa estiva, il cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola. Giovedì 28 agosto darà udienza, su prenotazione, ai preti della diocesi che lo vorranno incontrare. Venerdì 29 incontrerà invece le missionarie e i missionari originari di Milano. Così partirà il nuovo anno diocesano. Anno difficile, dopo le cattive notizie arrivate nelle settimane scorse da Venezia: la creatura di Scola in laguna, la Fondazione Marcianum, sarà progressivamente smantellata dal suo successore, il patriarca Francesco Moraglia. Sono finiti i soldi, dopo gli arresti per il Mose, e Moraglia ha chiuso ogni rapporto con il Consorzio Venezia Nuova – coinvolto nello scandalo – che di Marcianum era tra i promotori e finanziatori. SCOLA ATTRAVERSA un pe- riodo di malessere. Ha tenuto l’omelia seduto, a giugno, quando in Duomo ha ordinato scrive il Gup di Catania, Marina Rizza, nelle motivazioni della sentenza del 19 febbraio con la quale ha condannato l’ex presidente della Sicilia a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. Lombardo “determinato e rafforzato il proposito” dei boss “di acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”. Mose, Cl e Vaticano Il cupo declino del cardinale Scola L’ARCIVESCOVO DI MILANO NON SI È MAI RIPRESO DALLA MANCATA ELEZIONE A PAPA . E ORA IL SUO MONDO FRANA del caso, anche Massimo Camisasca nella sua storia di Comunione e liberazione. Proprio di quel periodo si racconta che Scola andò addirittura in analisi a Parigi da Jacques Lacan, grande padre della psicoanalisi reinventata attorno al tema del linguaggio e del “ritorno a Freud”. Tuttora, del resto, una parte della scuola lacaniana in Italia è contigua al movimento da cui Scola proviene, Comunione e liberazione. Certo per il cardinale arcive- DOPO LE DELUSIONI Il prelato ha attraversato spesso momenti di difficoltà, in passato sarebbe stato in analisi addirittura con Jacques Lacan tre vescovi ausiliari, tra cui, per la prima volta a Milano, un ciellino (monsignor Paolo Martinelli). Già nei primi anni Settanta, quando era il discepolo prediletto di don Giussani e il responsabile degli universitari del movimento, ebbe un periodo di malattia, quando fu allontanato dal gruppo dirigente in seguito a un duro contrasto con il fondatore di Cl: lo racconta, con le cautele scovo di Milano gli ultimi due anni non sono stati facili. Ha assistito con imbarazzo al disgregarsi del sistema politico-affaristico che ruotava attorno a Roberto Formigoni, suo vecchio compagno di movimento. Ha perso, a sorpresa, la corsa per il papato: entrato in conclave come favorito, ne è uscito sconfitto, dopo l’elezione di papa Francesco. Ha poi subito i contraccolpi dello scandalo Mose. Il Consorzio Venezia Nuova era tra i soci di Marcianum, la coop rossa Coveco era tra i suoi finanziatori. Nel consiglio d’amministrazione della fondazione sedevano due degli arrestati nell’inchiesta veneziana, Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio, e Giovanni Orsoni, ormai ex sindaco di Venezia. Scola ha fatto pubblicare sul sito della diocesi ambrosiana un comunicato durissimo in cui smentisce di aver mai “fatto pressioni” e chiesto fondi agli uomini del Mose. E poi mette avanti le mani: “È intenzione del cardinale Scola tutelarsi legalmente nei confronti di chi continuasse a dare informazioni imprecise, scorrette o false. Una tutela necessaria perché sia rispettata la verità e perché non sia disturbata la mis- sione pastorale del cardinale Scola nella Chiesa di Milano”. Fatto sta che la Fondazione Marcianum, creata tra il 2007 e il 2008 da Scola quando era patriarca di Venezia, è un piccolo impero della cultura, della formazione, dell’editoria. Controlla una scuola per l’infanzia, due scuole elementari, una scuola media, un liceo classico, l’università San Pio X di Diritto canonico, l’Istituto superiore di scienze religiose Lorenzo Giustiniani, l’Alta scuola società economia teologia (Asset), un master in etica e gestione d’azienda, la rivista Ephemerides, la casa editrice Marcianum press, una biblioteca, una libreria, la fondazio- BONELLI MANDA A RENZI IL PROGETTO DI RICONVERSIONE CHE PUÒ GENERARE 35 MILA POSTI DI LAVORO di Francesco Casula su benzina, gasolio e bollette, tagli fino al 50 per cento di Irap e Ires, contributo alle aziende per la costruzione di nuove strutture fino a un massimo fondi sequestrati dalla magistratura milanese di 500 mila euro. Non solo. Il co-portavoce dei ai Riva non vanno usati per il risanamento de- Verdi, infatti, chiede l’istituzione di un fondo per gli impianti, ma per la bonifica dei suoli inquinati il sostegno dell’agricoltura, duramente colpita a dall’Ilva”. Lo sostiene Angelo Bonelli, co-porta- seguito delle emissioni nocive dell’Ilva, ma sovoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale prattutto propone la “riqualificazione, la trasfordel capoluogo ionico durante una conferenza nel- mazione e rigenerazione urbana e ambientale, a la quale ha illustrato il suo progetto per la ricon- partire dai suoli contaminati, con un gruppo opeversione industriale della città secondo il modello rativo di urbanisti, architetti coordinati da Renzo già seguito in altri centri come Bilbao o Pittsbur- Piano”. Una serie di cantieri, quindi, che secondo gh. Un progetto, inviato al presidente del Con- Bonelli garantirebbe 35 mila nuovi posti di lavoro siglio Matteo Renzi, che prevede l’istituzione per per circa sette anni. 5 anni di un’area “No Tax” a favore di imprese e E i fondi? Secondo l’ambientalista sono cinque le attività produttive “non insalubri”. strade da seguire per le coperture: un contributo Bonelli e il movimento “Taranper 10 anni grazie a un prelievo to Respira” indicano come dedello 0,7 per cento sui redditi stinatari delle agevolazioni ficompresi tra 120 mila e 250 mila OLTRE L’ACCIAIO scali imprese che si occupino di e pari a 1 per cento per quelli suricerca nel settore della green periori a 250 mila euro; lo storno La città potrebbe economy, dell’innovazione, del prezzo di 12 aerei F-35 pari a dell’efficienza energetica, del oltre 1,5 miliardi di euro; l’imrinascere imitando terziario e anche dell’edilizia per posizione di 1 centesimo come Bilbao e Pittsburgh: il recupero del centro storico di accisa sui carburanti per 10 anTaranto che giorno dopo giorno ni; fondi statali per le bonifiche zona No Tax si sgretola tra incuria e degrado. da aggiungere a quelli già stanNel documento consegnato alla per attirare investimenti ziati e, infine, il recupero dei stampa si parla di riduzione delfondi regionali per la costruzioecosostenibili le accise e degli oneri di sistema ne di una piattaforma logica colTaranto ne Oasis, con l’omonima rivista internazionale, una newsletter quindicinale redatta in cinque lingue, un sito web e due collane di libri. “MI SONO RECATO personal- mente a Milano”, ha raccontato il patriarca Moraglia in un’intervista al giornale della sua diocesi, Gente veneta, “e ho chiesto al cardinale se lui, che è il ‘padre’ e il fondatore del Marcianum, di fronte al venir meno degli sponsor e alla luce dei recenti fatti veneziani intravedeva strade che io non riuscivo a scorgere. Soprattutto gli ho domandato se intendeva farsi carico della ‘sua’ antica creatura, spiegando a Sua Eminenza che la diocesi di Venezia non è assolutamente in grado di sostenere l’impegno finanziario necessario, sia per LA FONDAZIONE MARCIANUM Il suo successore a Venezia ha smontato il sistema di potere che aveva costruito usando le risorse che arrivavano per le dighe Taranto dopo l’Ilva, il piano dei Verdi I 9 RITO AMBROSIANO di Gianni Barbacetto H L’EX PRESIDENTE della Regione Sicilia Raffaele Lombardo ha “sollecitato i vertici di Cosa Nostra a reperire voti per lui e per il partito per cui militava (le Regionali in Sicilia del 2001 e nel 2008 e le provinciali a Enna nel 2003) ingenerando nei medesimi il convincimento sulla sua disponibilità ad assecondare la consorteria mafiosa nel controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”. Lo MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 legata al porto ionico. “Il capoluogo ionico – spiega Bonelli – non può continuare a essere la discarica dei veleni italiani. Guardando a importanti progetti come quelli di Bilbao e Pittsburgh, noi proponiamo un piano di riconversione, a partire da agevolazioni fiscali e burocratiche che saranno diretta- Angelo Bonelli dei mente proporzionali ai livelVerdi Ansa li di nuovi occupati”. Infine, il leader dei Verdi ha spiegato che l’esistenza dell’area a caldo dell’Ilva, quella composta dai sei reparti sequestrati dal gip Patrizia Todisco il 26 luglio 2012, è “incompatibile con la città e la salute della sua popolazione” e quindi è necessario prevederne “la chiusura”. Ma oltre all’Ilva, Bonelli ha definito incompatibile anche “Tempa Rossa”: il progetto dell’Eni avallato dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo lo scorso 17 luglio nonostante tre giorni prima il consiglio comunale avesse ufficializzato il suo no al potenziamento della raffineria. Un progetto che prevede l’assunzione di 53 operai per 24 mesi e che alla fine della costruzione dei due mega-serbatoi per lo stoccaggio del greggio proveniente dalla Basilicata produrrebbe, secondo la stessa Eni, l’aumento delle emissioni del 12 per cento l’anno. il numero dei dipendenti, sia per il fortissimo costo della struttura, dati questi a lui ben noti. Il cardinale l’ha però escluso ritenendo la strada non praticabile”. Dopo consultazioni con il Vaticano, la Congregazione per il clero, la Segreteria di Stato e lo stesso papa Francesco (“Ho informato il Santo Padre”), Moraglia ha deciso di tagliare: chiuderà progressivamente le strutture di Marcianum, cercando di garantire al massimo l’occupazione. A Scola è restata l’amarezza di veder affondare, dopo le sue aspettative di diventare papa, anche il castello delle sue opere veneziane. EFFETTO ETIHAD Le Fs puntano sugli aeroporti n altro pezzo del piano di U Etihad per conquistare Alitalia e rilanciarla senza ripetere gli errori del passato si incastra al suo posto: le Ferrovie dello Stato e il ministero dei Trasporti hanno raggiunto un’intesa per la progettazione di collegamenti della rete Alta velocità con gli aeroporti di Malpensa, Fiumicino e Venezia. L’accordo sarà firmato oggi a Rimini al Meeting di Cl dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e l’amministratore delegato di Fs, Michele Mario Elia. L’accordo prevede che il gruppo Fs Italiane, attraverso la società Rdi, quella che gestisce la rete, avvii entro il 2014 i primi studi per rafforzare le infrastrutture ferroviarie legate agli aeroporti. È un tema che interessa particolarmente Etihad: la nuova Alitalia non sarà più concorrente dei Frecciarossa, ma ne raccoglierà i passeggeri per portarli in giro per il mondo con remunerativi voli a lungo raggio. ECONOMIA il Fatto Quotidiano Ldiuxottica, ipotesi un triumvirato per il vertice LEORNARDO DEL VECCHIO non sembra particolarmente affranto per l’imminente uscita dell’amministratore delegato Andrea Guerra dalla sua Luxottica. “Stiamo cercando un nuovo capo azienda, non siamo stressati” ha detto ieri inaugurando degli uffici a Milano. E per dare un segnale di fiducia al mercato, con la sua holding Delfin, nei giorni scorsi ha comprato azioni Luxottica per 533 mila euro. Il consiglio di amministrazione che sancirà le dimissioni di Guerra dopo un decennio al vertice dell’azienda degli occhiali si terrà il primo set- MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 tembre. Ma già circolano ipotesi sulla nuova struttura di comando. Secondo le indiscrezioni rilanciate ieri dall’agenzia Ansa, dovrebbe insediarsi al vertice un triumvirato guidato da Enrico Cavatorta, attuale direttore finanziario, che sarà affiancato da un responsabile 11 mercato e da uno per i servizi. La Borsa, dopo aver spinto giù il titolo sulle notizie dell’addio di Guerra, ora punta sul rialzo. Ieri le azioni del gruppo sono salite dell’1,21 per cento ormai ampiamente sopra la soglia psicologica dei 39 euro (sono a 39,28). ECOSOSTENIBILI L’economia molto positiva di lady Moratti L’EX SINDACO ORA LOTTA CONTRO IL PIL ASSIEME A SAN PATRIGNANO di Carlo Di Foggia TROPPA OFFERTA ELETTRICITÀ di Daniele S Martini Per rinnovabili e crisi non c’è mai stata tanta offerta di energia LaPresse L’inutile cavo col Montenegro da 1 miliardo tanno costruendo un cavo elettrico dal Montenegro all’Italia che passa sotto l'Adriatico, costa un miliardo di euro e di fatto ci costringe a comprare l'elettricità dai Balcani a un prezzo più che doppio di quello di mercato. Nonostante l'Italia, soprattutto nel Sud, stia producendo molta più energia di quella necessaria e non sapendo che farsene debba venderla all'estero, per esempio alla Grecia. Una grande e costosissima opera, pensata e decisa in un'altra epoca, prima che la crisi facesse precipitare i consumi di elettricità. Un'infrastruttura che produrrà all'Italia più svantaggi che vantaggi, almeno nell'immediato e nel breve periodo, regalandoci bollette più care fino al 3 per cento secondo le valutazioni dell'Autorità dell'energia, nel caso teorico il cavo fosse pagato subito e in una sola soluzione. NONOSTANTE QUESTE controindicazioni, i lavori per il gigantesco elettrodotto di mille Megawatt di potenza sono in pieno svolgimento per collegare Villanova in provincia di Pescara con l’area montenegrina di Tivat-Kotor. Il cavo è lungo 415 chilometri, 390 passano sotto il mare, 15 nella terraferma italiana e 10 in Montenegro. Sul versante montenegrino i lavori sono in fase preparatoria, in Italia invece procedono spediti. Come se quel collegamento fosse ancora una priorità e un investimento vantaggioso e non indifferibile per gli italiani. In realtà c'è chi ci guadagna con l'elettrodotto italo-balcanico: il gruppo Seci-Maccaferri di Bologna che con sorprendente tempismo è andato a costruire una decina di centrali idroelettriche proprio nei Balcani, in Serbia, a Claudio Scajola nel 2009 e Paolo Romani nel 2011. Dopo aver riposato nel cassetto di qualche ufficio, forse anche a causa dei numerosi cambi di governo, quei trattati vengono ripescati proprio nel momento in cui partono i lavori del cavo sottomarino e ora si trovano in Senato per la ratifica. La discussione riprende a settembre. Una volta approvate, quelle intese diventano operative e vincolanti. E il grande affare dell'elettricità balcanica inarrestabile. ridosso del Montenegro. L'intervento di Maccaferri è gigantesco: 800 milioni di euro per tre centrali idroelettriche lungo la Drina e altri LA STORIA DEL CAVO Montenegro-Italia era 300 milioni per altre piccole centrali sull’Ibar. cominciata in un'altra stagione politica: 2007, Il costo è per il 51 per cento a carico del secondo governo Prodi, ministro dello Svigruppo bolognese e per il 49 per cento dalla luppo Pier Luigi Bersani che nel dicembre di quell'anno volò in Montenegro a firmare un società Eps (Elektroprivreda Srbije). Quando anni fa apparvero sui giornali le no- accordo per l'elettrodotto. Di cui allora forse tizie che davano conto dell'operazione Mac- c'era davvero bisogno. A Terna, la società caferri, il significato di quell'investimento non pubblica per la trasmissione dell'elettricità fu capito. Il gruppo bolognese, invece, sapeva che materialmente sta realizzando l'opera, ciò che stava facendo, avendo probabilmente spiegano che il cavo serve per “magliare” il avuto fin da allora l'assicurazione da chi po- Centro e soprattutto il Sud. Per evitare cioè teva darla che l'Italia avrebbe sicuramente che quelle zone d'Italia restino svantaggiate, comprato quell'elettricità prodotta così lon- meno sicure e rifornite di elettricità rispetto al resto del Paese. L'ok alla cotano dai confini nazionali. Il struzione del cavo è stato dato calcolo si è rivelato esatto. In dal ministero dello Sviluppo forza di accordi internazionaAUTORITÀ SCETTICA per tre anni di fila (2009, 2010 li con la Serbia, il cavo trae 2011). sporterà in Italia l'elettricità Senato pronto al voto Anche l'Autorità per l'energia serba di Maccaferri a 155 euha detto sì, anche se ora sono ro al Megawatt, più del dopsugli accordi per diventati assai titubanti. Fino pio rispetto ai 63 euro del coimportare energia: al punto di chiedere al Consto medio rilevato alla Borsa siglio di Stato perché mai l'Ielettrica italiana nel 2013. ma al doppio del prezzo talia si debba svenare paganQuelle intese portano le firme do perfino la parte di cavo che di due ministri di governi di italiano, il costo dei lavori si trova in territorio montecentrodestra, entrambi assai pagato dalle bollette negrino. vicini a Silvio Berlusconi: ismessi da tempo i panni del sindaco (di D Milano), e prima ancora di ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti ha un nuovo pallino: rendere l’economia più sociale e positiva. Domenica scorsa, lady Moratti, ha scritto al Corsera un’allarmata lettera sui “rischi di conteggiare l’economia illegale nel Pil”. Da settembre, infatti, traffico di droga, prostituzione e contrabbando (di sigarette e alcol) entreranno nel principale indicatore della ricchezza nazionale: “Oggi questo, domani magari tratta delle donne, contrabbando di organi e sfruttamento minorile”, si indigna l’ex ministro. Che oltre al metodo contesta anche il principio: “È ormai assodato che né il Pil né la sua crescita valutano il benessere”. Per questo è entrata nel movimento per l’economia positiva fondato dall’economista francese Jacques Attali, portando con sé la comunità “di famiglia”: San Patrignano, fondata da Vincenzo Muccioli per curare i tossicodipendenti, e finanziata per oltre trent’anni dal marito petroliere di Letizia, Gianmarco. Proprio San Patrignano, nel giugno scorso, ha ospitato il primo forum del movimento. Presenti, oltre all’amica Diana Bracco - numero uno di Expo 2015 e vicepresidente di Confindustria - diversi imprenditori e uomini d’affari, da Andrea Illy, ad del colosso italiano del caffè, ed Enzo Manes, generoso finanziatore del premier Matteo Renzi e presidente di Intek Group, azienda quotata in Borsa che di fatto controlla attraverso la Quattroduedue, una holding con sede in Olanda e propaggini alle Isole Bermuda. Per permettere all’“economia positiva” di contribuire al Pil, il movimento propone di archiviarlo, e sostituirlo con “l’indice di economia positiva”, composto da 29 voci differenti, dall’ambiente alle imprese sociali. L’Italia dove si piazzerebbe? Al trentaduesimo posto, davanti solo a Grecia e Turchia nell’area Ocse. Per entrare in quest’ottica, il Forum ha ipotizzato dieci azioni da attuare subito, a partire dal potenziamento dei social bond. Di cui San Patrignano è stata una delle prime beneficiarie (15 milioni di importo, con un’aliquota dello 0,6 per cento, per una cedola totale di 90mila euro). 12 GUERRE E PACE MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 Pianeta terra il Fatto Quotidiano USA SOLDATESSA TENTA IL SUICIDIO Allarme ieri per colpi d’arma da fuoco nella base militare di Fort Lee, in Virginia. In realtà si è trattato di una soldatessa che intendeva suicidarsi. La donna si è sparata un colpo di pistola ed è stata portata al Virginia Commonwealth University Medical Center. LaPresse LIBERIA EBOLA: “PER SCONFIGGERLA ALTRI SEI MESI” Il coordinatore Onu contro il virus Ebola, David Nabarro, ha affermato che la “guerra” non è ancora vinta: per sconfiggere la malattia ci vorranno almeno sei mesi. Intanto ha perso la vita il medico liberiano Abraham Borbor, curato con il siero americano Zmapp. Ansa LONDRA CONTRO JOHN TRA ‘MINORITY REPORT’ E TRUPPE SPECIALI NELLA CACCIA AL DJ-BOIA DELL’ISIS, LONDRA PENSA DI CAMBIARE LA LEGGE INTRODUCENDO LA “PRESUNZIONE DI COLPEVOLEZZA” MENTRE LE SQUADRE SAS SONO GIÀ A CACCIA TRA IRAQ E SIRIA di Caterina Soffici L Londra ondra scopre la “presunzione di colpevolezza”. Il sindaco di Londra l’ha proposta ieri, scrivendo nella sua rubrica settimanale sul Daily Telegraph che contro la minaccia jihadista è necessario prevedere l’arresto automatico di chi si reca in Iraq o in Siria. Il sindaco Boris Johnson, che è anche il responsabile della Metropolitan Police (i bobby per intenderci) della capitale britannica, punta al colpo grosso, appoggiando le crescenti richieste di chi vuole anche revocare la cittadinanza a quanti vanno a combattere all’estero o predicano violenza o divulgano idee radicali. “Dimostrare di non essere colpevole” è una novità assoluta per la legislazione inglese e per tutte le democrazie che si basano sull’Habeas Corpus. Ed è sintomatico che la proposta venga proprio dalla Gran Bretagna, da quasi un millennio patria dei diritti civili e dove fu emessa la Magna Charta Libertatum: uno dei suoi principi fondamentali era proprio il divieto di privare qualcuno della propria libertà senza un processo. ORA JOHNSON lancia l’idea della presunzione di colpevolezza per tutti i britannici che viaggiano da e per la Siria e l’Iraq: chiunque visiti questi Paesi dovrebbe essere considerato un potenziale terrorista, a meno che non dia una buona ragione per il viaggio e avvisi la polizia. È una chiara provocazione, ma il fatto stesso che il sindaco della Capitale (in corsa l’anno prossimo per un seggio come parlamentare dei conservatori) possa farla la dice lunga sul malcontento verso il governo Cameron. Il primo ministro ha annunciato di aver spedito le squadre speciali della Sas in Siria, attrezzate con equipaggiamenti di alta tecnologia per individuare e catturare “John il jihadista”, il boia del giornalista Foley che appare nel video. I servizi segreti e le autorità avrebbero già individuato l’identità del cittadino britannico che si cela sotto il cappuccio nero dell’Isis. Anche se ufficialmente il nome non è stato fatto, la cerchia si restringe a tre persone: un medico tornato dalla Siria l’anno scorso, un pusher ricercato per spaccio a Londra che ha fatto perdere le proprie tracce e un rapper, che si fa chiamare L Jinny. Sarebbe lui il principale indiziato: si chiama Abdel Ma- jed Abdel Bary, 23 anni, figlio di Adel Abdul Bary, stretto collaboratore di Osama bin Laden. Anche lui ha postato su Twitter foto che inneggiano all’Isis: in una tiene in mano una testa mozzata. Ieri il Guardian ha mandato in Rete un video che spiega molte cose. Protagonista è Reyaad Khan, di Cardiff, in due versioni. La prima è del 2010: a 16 anni vuole diventare primo ministro inglese per cambiare la condizione dei giovani DIECI ANNI Enzo Baldoni ucciso il 26 agosto 2004 in Iraq migranti delle periferie. La seconda è di oggi: è un jihadista che dalla Siria fa propaganda di arruolamento. Il governo Cameron è di fronte a un’impasse: un anno fa il Parlamento non aveva ratificato la decisione del gabinetto di mandare truppe in Siria. Una bocciatura comprensibile, perché un intervento in Iraq era molto impopolare: l’inizio della fine per Blair. Nessuno vuole mandare soldati sul campo, ma tutti sono convinti che qualcosa va fatta d’urgenza, perché il via-vai da e per la Siria e l’Iraq di cittadini con passaporto britannico è una minaccia per la sicurezza. Gli esperti di radicalismo islamico, i servizi e le forze dell’ordine sanno chi sono gli elementi pericolosi, quali sono i centri islamici dove si indottrinano i giovani, i predicatori radicali, ma non possono intervenire. Per questo le sparate di Johnson sono po- A MUSO DURO Il sindaco di Londra Johnson propone l’arresto automatico di chi si reca nel Califfato: dovrà dimostrare di non essere un miliziano polari e mettono nell’angolo il ministro degli Interni Theresa May, la quale – per il momento – ha proposto “solo” di inasprire gli avvisi di pericolosità sociale a chi predica odio e sta vagliando l’ipotesi di ripristinare i “control orders” introdotti da Blair e poi aboliti perché giudicati troppo “illiberali”: prevedevano il cambio coatto di residenza di un sospetto e il bando di ogni comunicazione via cellulare o web. L’esecuzione del giornalista Foley: gli inglesi ritengono di aver identificato il boia dall’accento britannico Ansa Stefano Citati Dalle primavere alla nostalgia per il dittatore A desso che anche Assad torna utile si può ammirare la (voluta?) lungimiranza dell’Amministrazione Obama che in tre anni di conflitto (200 mila morti, 8 milioni di sfollati/profughi) non ha fatto quasi nulla per sloggiare l’oculista siriano Assad. Mentre attorno a lui il vento (divenuto maleodorante già da tempo) delle primavere arabe spazza raìs di lunghissimo corso (come Mubarak, Ben Alì), infondendo speranze nelle giovani popolazioni mediorientali, riscuotendo plausi incondizionati nell’opinione pubblica occidentale, il figlio di Hafez al Assad da mite condottiero riformista si trasformava in sanguinario tritacarne del proprio popolo, favorendo così l’infiltrazione dei nuovi mujaheddin della Guerra Santa 2.0 (riedizione di quella anti-sovietica in Afghanistan). Le milizie islamiche si sono propagate in diversi paesi dell’area ma in nessuno - per ora - come in Siria si sono trasformate in un potere così potente e assoluto da reclamare e conquistare uno Stato: il califfato dell’Isis. Altrove - vedi Egitto, dove l’inconcludenza occidentale ha permesso la rimozione del leader dei Fratelli musulmani eletto con il generale al Sisi, emulo di Mubarak ‘sterminatore’ di estremisti islamici negli anni ‘90 - si è tornati alla feroce sicurezza di una guida ferrea che reprime le forme più estreme dell’islamismo. Adesso gli Usa sono disposti ad accordarsi in qualche modo con Damasco per colpire l’Isis in Siria, e cerca, con difficoltà, un ‘altro’ Gheddafi che metta la sordina ai miliziani del nascente emirato libico. Francia, crisi di governo in salsa italiana IL PRESIDENTE HOLLANDE ACCETTA LE DIMISSIONI DEL PREMIER VALLS E GLI ASSEGNA SUBITO L’INCARICO PER IL RIMPASTO di Luana De Micco Parigi otto la pioggia battente dell’isola S di Sein, in Bretagna, per ricordare i primi atti della Liberazione di Parigi programmi di una giornata piena di celebrazioni, Hollande non ha fatto neanche cenno alla crisi di governo che, appena alcune ore prima, lo aveva costretto ad accettare le dimissioni del premier Manuel Valls e a incaricarlo di costituire un nuovo governo in 24 ore. Un governo “in coerenza con gli orientamenti già definiti per il nostro paese”. Perché il presidente, dal giogo nazista, 70 anni fa esatti, l’immagine di François Hollande con gli abiti zuppi e gli occhiali appannati, reminiscenza del giorno della sua elezione, sembra la metafora stessa della tempesta politica che ha investito l’esecutivo francese nelle ultime ore. Per molti è l’ennesimo errore di comunicazione dell’Eliseo che ha ordinato alle guardie del corpo del presidente di non aprire l’ombrello nonostante il maltempo. Dall’isola bretone, dove è andato in traManuel Valls Ansa sferta senza cambiare i come ribadito alcuni giorni fa, non intende “cambiare rotta”. A scatenare la crisi sono state le dichiarazioni contro la politica di austerity del governo mosse dal responsabile dell’Economia, Arnaud Montebourg. UNA VALANGA negli ultimi giorni in un momento di crescita zero e disoccupazione che esplode. Prima sulle pagine di Le Monde, poi nel suo feudo elettorale di Frangy-en-Bresse, in Borgogna, quinMALEDETTA CRISI di dal ministero di Bercy, ieri, in tv. L’enfant terrible della Il ministro dell’Economia diretta sinistra francese, il paladino del made in France, per molti già in Montebourg tuona marcia verso le presidenziali del contro l’austerity, 2017, chiede un nuovo orientamento della politica economica spacca la maggioranza del governo e dell’Ue, e non risparmia critiche alla Germania, e si mette a capo mettendo in discussione “l’ossesdi una fronda sione” tedesca per il rigore di bi- lancio. Montebourg “ha passato il limite”, aveva tuonato furioso, domenica sera, il premier francese col sangue catalano. Ieri mattina, Valls, che Hollande sta trascinando con sé nel vortice dell’impopolarità, si è presentato all’Eliseo a rassegnare le dimissioni, e secondo alcuni suoi collaboratori, avrebbe messo il presidente con le spalle al muro: “O Montebourg, o me”. La composizione del nuovo governo sarà resa nota domani. Montebourg, pronto ormai a prendere la testa di una fronda che sta spaccando una maggioranza sempre più fragile, si porta via anche il ministro dell’Educazione, Benoît Hamon, suo principale alleato, la ministra della Cultura, Aurélie Filippetti, che preferisce essere “leale ai suoi ideali” piuttosto che restare al governo, e probabilmente anche la Guardasigilli, Christiane Taubira, che ha manifestato a sua volta la sua solidarietà a Montebourg. il Fatto Quotidiano GUERRE E PACE BRASILE DECAPITATI DUE DETENUTI Da oltre 24 ore è in corso una rivolta provocata dai prigionieri nel penitenziario Estadual de Cascavel del Paraná, uno Stato nel sud del Brasile, dove ci sono circa 1200 detenuti: quattro sono stati uccisi (tra loro due decapitati) e due guardie sono state prese in ostaggio. Ansa USA TERREMOTO, STATO DI EMERGENZA Rimane in vigore nella Napa Valley, in California lo stato di emergenza dichiarato dal governatore Jerry Brown dopo il terremoto. I danni ammontano a un miliardo di dollari. La scossa, di magnitudo 6.0, verificatasi domenica prima dell’alba, ha provocato il ferimento di oltre 100 persone. Ansa MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 13 Emulazione e video-splatter la Guerra santa spopola sul web SI MOLTIPLICANO LE IMMAGINI POSTATE DA VERI O PRESUNTI JIHADISTI, SEMPRE PIÙ SIMILI A VIDEOGIOCHI di Tommaso Rodano L’ IL MESSAGGIO È TUTTO Su Twitter un bambino ha ricreato la decapitazione di Foley, tagliando la testa a una bambola in tuta arancione. In basso, miliziani e gattini, immagine diffusa con l’hashtag #catsforjihad GIORNO DI LUTTO A FERGUSON Ai funerali di Brown il dolore batte la rabbia di Angela Vitaliano New York na bara nera e dorata con sopra il capU pellino della squadra dei St. Louis Cardinal, lo stesso che Michael indossava il giorno della sua uccisione e migliaia di persone a cantare gospel e brani che raccontano la storia per la lotta dei diritti civili degli afro americani come “We shall overcome”. Quei diritti che il 9 agosto, il giorno in cui Darren Wilson ha sparato al 18enne disarmato, sembrano essersi smarriti di nuovo. E lo ricordano, come un pugno nello stomaco, in quella chiesa di Ferguson, di fianco alla mamma di Michael, altri due genitori “dolenti”: Sybrina e Tracy Martin, padre e madre di Trayvon, il 17enne ucciso in Florida mentre tornava a casa che, da giorni sono al fianco dei signori Brown. Ieri Michael Brown, è stato onorato da migliaia di persone, nel corso di un funerale intriso di commozione: nessuno spazio alla violenza. Durante la cerimonia, alla quale hanno partecipato, fa gli altri, anche Martin Luther King III, il reverendo Jesse Jackson, Spike Lee, Diddy, Snoop Lion e rappresentanti della Casa Bianca, il reverendo Al Sharpton ha preso la parola per sottolineare l'impatto “nazionale” che ha avuto la morte di Brown. I funerali si sono svolti dopo un fine settimana in cui le proteste, di minore portata ma ancora vive in città, hanno mostrato più il segno del dolore che quello della rabbia. In particolare, nella giornata di domenica, il padre di Michael, era intervenuto a una manifestazione pacifica chiedendo: “Ci sia pace mentre mio figlio viene seppellito”. In città sono state anche riaperte le scuole il cui inizio, previsto per il 14 agosto, era stato posticipato per via dei disordini che avevano richiesto anche l'intervento della Guardia Nazionale. ultima cartolina dalla Guerra santa digitale mostra un bambino incappucciato che tiene per i capelli un bambolotto biondo in tuta arancione, come quella dei prigionieri di Guantanamo. Nell’altra mano ha un coltello, sullo sfondo c’è la bandiera nera dello Stato Islamico. Nell’immagine successiva il bambolotto è decapitato e ha un rivolo rosso attorno al collo, in una replica dell’assassinio del giornalista americano James Foley. Il rituale è stato messo in circolo prima dalla tv satellitare al Arabiya e poi in Rete sull’account twitter di un sedicente militante dell’Is che si fa chiamare “Tempi del Califfato” e si firma @Zklafa. Il suo profilo è pieno di armi da guerra, giovani miliziani in mimetica, sangue e cadaveri, a cominciare dalle teste “dei nemici” messe in fila sulle punte di un cancello di al-Raqqa, la “capitale” siriana dello Stato Islamico. NEL RAPPORTO tra i jihadisti e la co- municazione sul web non c’è nulla di istintivo o naif. La professionalità della propaganda in rete dell’Is ha poco da invidiare a quella occidentale: “C’è un incremento della qualità e della quantità delle loro comunicazioni – conferma al Fatto Marco Lombardi, docente della Cattolica di Milano e direttore del centro di ricerca Itstime, che studia da anni le attività del terrorismo mediorientale –. Sono assassini brutali, ma non significa certo che siano dei ‘barbari’ primitivi. Al contrario, hanno anticipato alcune idee, come quella della combat camera: sono stati i primi a far lavorare insieme un unità di fuoco e un cameraman che riprendesse le operazioni militari”. Mezzo mondo è stato traumatizzato dalle immagini quasi “cinematografiche” dell’esecuzione di Foley. “Quello che è successo – spiega Lombardi – è che hanno affinato le proprie capacità tecniche. Vent’anni fa usavano materiali rudimentali e immagini grezze. Ma le competenze sono cresciute rapidamente. Ora i video che mettono in circolazione hanno un montaggio e una post-produzione eccellenti. E sono passati alla SALTO DI QUALITÀ Montaggi professionali e comunicazione efficace Già nel 2004 i miliziani avevano l’inno rap in inglese “Sporco infedele”. Ora il messaggio è: unitevi a noi comunicazione 2.0 con estrema naturalezza. L’immagine del jihadista sul cammello appartiene a uno stereotipo del passato”. È STATA sostituita rapidamente da un’iconografia molto più vicina a quella del nemico. Le fotografie dei ragazzi dell’Isis su Facebook paiono rubate all’immaginario dei rapper americani, ma al posto dei gioielli e delle donne ci sono fucili, passamontagna e bandiere nere. Alcuni dei video più violenti che fanno circolare sui social network sembrano ispirate a un’estetica splatter stile Grand theft auto, uno dei videogiochi (dai contenuti “espliciti”) più venduti di tutti i tempi negli Stati Uniti. Lombardi riconosce il salto di qualità, che però è stato tutt’altro che improvviso: “Già nel 2004 il jihad aveva un suo inno rap: Dirty Kuffar, ‘Sporco infede- le’. Era cantato in inglese e distribuito in dvd. La comunicazione cambiava, ma noi ce ne siamo accorti tardi”. Chi sono i destinatari, a chi parlano i jihadisti? “Sia al nemico, per spaventarlo, che al ‘mercato interno’, per accrescere l’emulazione. I foreign fighters, i miliziani che arrivano dall’estero, sono trattati come eroi: hanno le loro pagine facebook personali, che alternano emoticon e omicidi”. Poi ci sono campagne assurde ed estranianti, come quella lanciata su Twitter sotto l’hashtag #catsofjihad (I gatti del jihad). Gli stessi “gattini” che spopolano sui social network occidentali, sono fotografati in pose buffe o tenere accanto alle armi dei miliziani: “È una forma di ‘contro narrativa’ – conclude Lombardi – mostra un aspetto ‘rassicurante’ dei combattenti, il ‘lato umano’ dell’Is, a beneficio dei sostenitori”. IRAN Il mistero del drone I Pasdaran: “È israeliano” domenica mattina È quando i Guardiani della rivoluzione, meglio noti come Pasdaran, rilasciano una dichiarazione ufficiale: un drone è stato abbattuto nei pressi di Natanz, nella regione di Esfahan, Iran centrale. La città ospita una delle più importanti installazioni nucleari del Paese, e sarebbe il principale centro di arricchimento dell’uranio iraniano. I primi dettagli riportati dai Pasdaran sono scarni. Sul sito internet Sepah News, organo di stampa dei Guardiani della Rivoluzione, si legge: “Un aereo spia senza pilota del Regime Sionista (Israele, ndr) è stato abbattuto da un missile terra-aria”. Sempre secondo i Pasdaran, si tratterebbe di un velivolo di tipo stealth – invisibile ai radar – e sarebbe stato intercettato nei pressi di Natanz prima di penetrare il perimetro dell’aerea nucleare. Ieri nuovo e più preciso comunicato; benché le analisi dell’esercito siano ancora in corso, il drone avrebbe un nome: si tratterebbe di un ‘Hermes’ – prodotto, stando a Bbc Farsi, dalla Elbit Systems: compagnia impegnata nella ricerca militare, con base ad Haifa –, con un’autonomia di circa 1600 km. Vi sono anche foto che ritrarrebbero i rottami del velivolo. Eppure, secondo il generale Amir Ali Hajjizadeh, qualcosa non torna: “Il drone israeliano è partito da uno dei Paesi della Regione”. Israele è decisamente fuori dagli 800 km del raggio d’azione del velivolo ‘Hermes’ e la Repubblica Islamica, si sa, ha parecchi motivi per dubitare della buona fede dei Paesi limitrofi, in particolar modo di quelli del Golfo. “Dato che questo tipo di dinamiche continuano a ripetersi, i nostri aggressori si troveranno a far i conti con una risposta devastante”, ha concluso Hajjizadeh. Michele Marelli UCRAINA IN FIAMME Kiev-Mosca, battaglia di frontiera di Roberta Zunini i è aperto un nuovo fronte di guerra in UcraiS na, a sud-est, nei pressi del cruciale polo siderurgico di Mariupol. E questa volta gli autori bilaterale, nell'ambito di un vertice dell'Unione doganale eurasiatica alla presenza dei rappresentanti dell'Unione europea e, per l'appunto dell'Ucraina. Che, nei piani di Putin sarebbe dovuta essere il tassello più importante. sarebbero i soldati russi, entrati dalla vicina frontiera con un convoglio di mezzi militari. Un fatto IL PROGETTO, per ora, è sfumato con la firma delgrave, se non dirimente, avvenuto, e forse la tem- l'accordo di associazione all'Europa siglato da Popistica non è un caso, proprio a poche ore dal pri- roshenko il 27 giugno. Nel Donbass intanto si conmo faccia a faccia tra il presidente russo Putin e tinua a combattere: il portavoce del Consiglio naquello ucraino Poroshenko in zionale di sicurezza ucraino, Soldato ucraino al confine Ansa Bielorussia. Ma Mosca ha negaAndriy Lysenko, ha annunciato to il suo coinvolgimento diretto, che intorno alla città di Olenive i separatisti filo russi hanno suka, vicino a Donetsk, sono stati bito fatto sapere dal loro portauccisi almeno 250 miliziani. Ieri, voce che gli uomini e i mezzi soil loro leader Alexander Zakharno i loro. Kiev, confortata dalle chenko aveva dichiarato che due testimonianze di giornalisti interzi della città erano stati strapternazionali, ha confermato anpati al controllo ucraino. Nella che se ha precisato che i mezzi zona di Luhansk, i filo russi hansono stati bloccati. Per quanto no bombardato una fabbrica di ancora ? Dovrebbero discuterne materiali esplosivi. L'incendio oggi a Minsk i due presidenti, divampato potrebbe fare ulteforse addirittura in un incontro riori vittime a causa delle esala- zioni tossiche: inoltre mancano elettricità e acqua. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, a due giorni dal ritorno in territorio russo del controverso convoglio umanitario entrato nel Donbass senza l'autorizzazione di Kiev, ha detto che ne verrà mandato un secondo. La maggior parte degli ucraini teme che i separatisti conquistino il fronte sud orientale. Secondo molti analisti, il vero progetto dello “zar” Putin ora è la destabilizzazione di tutta la fascia orientale e meridionale del Paese (già conquistate agli ottomani da Caterina la Grande ) dove c'è l'importante porto russofono di Odessa, fino alla Transnistria, l'enclave separatista russa in Moldavia. Questa operazione, già iniziata con l'annessione della Crimea, di fatto creerebbe la cosiddetta “Novorossiya” (Nuova Russia), rendendo ingovernabile il Paese. La Novorossia è stata invocata nella controparata di domenica dei separatisti a Donetsk, con sfoggio di soldati ucraini ammanettati. Iniziativa configurabile come crimine di guerra perché viola il diritto internazionale. E la guerra fredda tra Occidente e Russia si è definitivamente conclamata: la Nato non ha invitato Mosca al vertice del 4 settembre in Galles. 14 il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 NAZIONALE, L’EX AZZURRO ORIALI NUOVO TEAM MANAGER Gabriele Oriali sarà il Team Manager della Nazionale. L’accordo, raggiunto di concerto con il ct Antonio Conte, è stato ufficializzato dal presidente federale Carlo Tavecchio LA PROCURA ARCHIVIA TAVECCHIO PER LA FRASE SUI MANGIA-BANANE BALOTELLI FIRMA PER IL LIVERPOOL “TORNARE IN ITALIA, UN ERRORE” Il procuratore federale della Figc, Stefano Palazzi, ha archiviato l’indagine sulla frase razzista del presidente neo eletto. Motivo: non sono stati rilevati “fatti di rilievo disciplinare” SECONDO L’ex attaccante del Milan è ufficialmente un giocatore dei Reds. Nelle prime dichiarazioni, ha rinnegato gli anni in Serie A: “Il calcio inglese è migliore, sono felice di essere tornato” TEMPO SPETTACOLI.SPORT.IDEE Il Lord che “inventò” Gandhi ADDIO AL 91ENNE RICHARD ATTENBOROUGH, ATTORE E REGISTA. FIRMÒ LA PELLICOLA CHE VINSE OTTO PREMI OSCAR di Federico S Pontiggia e n’è andato anche Richard Attenborough. Dopo Philip Seymour Hoffman, Robin Williams e Lauren Bacall, il 2014 si conferma annus horribilis per il cinema, portando via uno dei più grandi attori inglesi, nonché regista del film pluripremiato agli Oscar Gandhi (1983). Lord Attenborough è morto domenica, pochi giorni prima di compiere 91 anni il 29 agosto: a darne la notizia il figlio Michael. Dal 2013 era ricoverato con la moglie in una casa di cura londinese, in seguito all’ictus che l’aveva lasciato su una sedia a rotelle cinque anni prima. Un colpo da cui non si era più completamente ripreso, ma che non indebolisce una figura tra le più carismatiche del cinema mondiale, capace di dettare legge sia davanti che dietro la macchina da presa: se da attore “Dickie” – il nomignolo che non amava – ha messo in carnet perle quali Brighton Rock (1947) e La grande fuga (1963), Gandhi ha incassato otto statuette, un record per il Regno Unito, tra cui quella per la miglior regia. A interpretare il Mahatma fu Sir Ben Kingsley, che ora commosso ripercorre la genesi del progetto: “Si fidò di me per porRichard tare alla luce un sogno che accaAttenborough rezzava da 20 anni. Mi diede la paravrebbe compiuto te di Gandhi con grazia e gioia: ri91 anni il 29 cambiai quella che riponeva in me, agosto. Dal 2013 e la mia fiducia crebbe a tal punto era ricoverato con da volergli bene”. la moglie in una Kingsley non è l’unico a ricordarlo casa di cura con stima e affetto, sui social netlondinese, in work i messaggi di cordoglio più o seguito a un ictus meno illustri non si contano: “La LaPresse sua recitazione in Brighton Rock fu folgorante, la sua regia di GanTITOLI DI CODA dhi splendida: Richard Attenborough è stato Celebri le sue un grande del cinema”, ha twittato il primo interpretazioni ministro David Camein “Brighton Rock” ron. Partecipazione speciale quella di Stee “La grande fuga” ven Spielberg, che nel 1993 gli affidò una parMa fu anche il creatore te importante in Jurasdel Dottor Dolittle sic Park: “Ha fatto un dono al mondo con l’epica emozionante di Gandhi e fu la scelta perfetta per riportare in vita i dinosauri nei panni di John Hammond. Era un caro amico e ora mi ritrovo nella serie infinita di chi lo adorava”. NELLA LUNGA teoria trova spazio, via Twitter, anche Mia Farrow, con cui Attenborough divise il set di Cannoni a Batasi 50 anni fa: “È stato l’uomo più gentile con cui abbia mai avuto il privilegio di lavorare. Un Principe. RIP “Pa”, e grazie”. Nato nel 1923 a Cambridge, 17 anni più tardi vinse una borsa di studio alla Royal Academy of Dramatic Arts (RADA), mentre risale al 1942 la sua prima prova. Ma è con l’adattamento del romanzo di Graham Greene Brighton Rock, per cui riprese il ruolo di Pinkie Brown già interpretato a teatro a Londra, che Attenborough spicca il volo: gli anni ’50 sono in ascesa, e la sua fama travalica l’Oceano. Hollywood chiama, e nel 1963 è protagonista con Steve McQueen e James Garner de La grande fuga di John Sturges, indimenticabile dramma su un manipolo di prigionieri di guerra “speciali” in mano ai nazisti, mentre i premi – due Golden Globes da at- IL DERBY DI VENEZIA Leopardi-Renzi contro Pasolini-Grillo di Nanni Delbecchi ice Mario Martone che tra GiaD como Leopardi e Pier Paolo Pasolini ci sono “vicinanze inequivo- cabili”, dunque e non c’è da stupirsi della loro presenza in contemporanea alla Mostra del cinema di Venezia con i due biopic in lizza per il Leone d’oro: Il giovane favoloso, sulla vita di Leopardi, di Martone stesso, e Pasolini diretto da Abel Ferrara. Ora, va bene che siamo in tempi di larghe intese, ma quella tra Leopardi e Pasolini proprio no. Non ci sono due poeti, e due uomini, più agli antipodi. Piuttosto, quello tra Leopardi e Pasolini è un derby perfetto, all’ultimo sangue. L’Ottocento contro il Novecento. L’idillio contro la nevrosi. Il pessimismo della ragione contro l’impegno della volontà. Il solitario contro l’incantatore. Il metafisico contro il politico. Certo, essendo due grandi, entrambi autorizzano alle interpretazioni più diverse, e non da oggi. Fin dal liceo abbiamo imparato a conoscere due Leopardi, quello nichilista del Dialogo di Tristano e di un amico e quello quasi progressista della Ginestra. Quanto a Pasolini, è proverbiale il suo essere terra di conquista; padre nobile della sinistra (per le sinistre); anzi no, della destra (per le destre). Quasi come Mastella; sempre a sua insaputa, però. Forse allora più utile è chiedersi quale Leopardi e quale Pasolini ci aspettano; perché quanto a libere interpretazioni tutto è possibile, nel Paese in cui Silvio Berlusconi è riuscito a farsi passare come l’erede di De Gasperi. Per il film su Leopardi, oltre a qualche frammento caramellato, da fiction in cofanetto regalo, ci aiutano le dichiarazioni di Martone al Venerdì di Repubblica. Quel che lo ha folgo- rato è “il pensatore ribelle, ironico, socialmente spregiudicato”. Un modernista che anticipa addirittura Kurt Cobain: “Giovane soprattutto”. Sembra quasi il ritratto di un rottamatore nato, uno che non si è spento a 39 anni stremato dalla malattia e dall’infelicità, ma che poteva diventare presidente del Consiglio (o almeno il suo spin doctor), se solo ci fosse stata l’Italia. IL PASOLINI isolato da Ferrara è in- vece l’ultimo, ma forse sarebbe meglio dire l’estremo. Quello degli Scritti corsari sul Corriere, dell’intervista a Furio Colombo “Siamo tutti in pericolo”, di Petrolio, dell’abiura dalla trilogia della vita. L’intellettuale ormai certo che dalla metà degli anni Cinquanta all’inizio dei Settanta il suo Paese ha visto recise in modo irreversibile le radici e l’identità. Una voce radicale che vede nel fascismo il vero volto dell’italianità e nella crescita del capitalismo avanzato la fine di ogni umanesimo. Un negatore del mondo moderno a cinque stelle, verrebbe da dire. Se le cose stanno così, è evidente che nel derby di LA SFIVenezia il Leopardi ren- DA Willem ziano dovrebbe straccia- Dafoe contro re il Pasolini grillino. Ve- Elio Germano dremo. I film passano, la LaPresse poesia resta. Ma se dovessimo augurarci qualcosa da comuni mortali, ci accontenteremmo di vedere in Renzi un po’ della profondità leopardiana, in Grillo un po’ della lucidità pasoliniana. Entrambi ne avrebbero bisogno; molto più di quanto Leopardi e Pasolini non abbiano bisogno di loro. tore non protagonista – arrivano nel 1967 con Quelli della San Pablo e l’anno seguente con Il favoloso Dottor Dolittle. Tra gli altri ruoli memorabili, appunto, quello del miliardario creatore del parco fanta-preistorico John Hammond in Jurassic Park – e nel sequel del 1997 Il mondo perduto – che lo riportò sul grande schermo dopo una pausa di 15 anni, mentre sul versante registico il primo passo, del 1969, è antibellico: Oh che bella guerra!, tratto dalla satira di Joan Littlewood sul primo conflitto mondiale. SE GANDHI rimane indubbiamente il suo capolavoro, tra le sue prove dietro la camera da ricordare anche Quell’ultimo ponte (1977), Chorus Line (1985), il dramma anti-apartheid Grido di libertà con Denzel Washington del 1987 e, soprattutto, il biografico Charlot (Chaplin) del 1992, con protagonista Robert Downy Jr. Eppure, Attenborough faceva professione di assoluta modestia: “Ovviamente mi fa piacere che si scrivano bella cose sul mio conto, ma non sono un autore, non sono un grande regista. Solo un buon regista, abile a far analizzare dalla gente certe circostanze”. Grande tifoso, nonché presidente onorario del Chelsea, nominato Cavaliere nel 1976 e Lord nel 1993, Attenborough era sposato dal 1945 a Sheila Sim, un’attrice conosciuta alla Rada, da cui aveva avuto un figlio e due figlie: la più grande, Jane Holland, insieme alla figlia e alla suocera, era morta nel disastroso tsunami del 26 dicembre 2004. Oggi Richard ha raggiunto figlia e nipote, e a noi rimane la memoria di un “uomo così meraviglioso e talentuoso”: l’ha detto l’ex James Bond Roger Moore, lo potremmo dire tutti. SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 15 OGNI MALEDETTA DOMENICA di Oliviero Beha M entre in Spagna il tecnico dell’Atletico di Madrid, campione nazionale e secondo in Europa, Diego Simeone, si becca otto turni di squalifica per aver dato un buffetto al quarto uomo (è un arbitro, non una parafrasi di Orson Welles...), nell’ultimo match con il Real, in Italia il superprocuratore Palazzi, deus ex macchinetta della giustizia sportiva, archivia la questione delle banane. Avrà attinenza con il differente status del calcio iberico e di quello nostrano questo opposto atteggiamento da parte di chi deve giudicare i comportamenti dei tesserati rotondocratici? Temo di sì. Non sono notoriamente tra quelli che hanno più sbertucciato Tavecchio per le sue macroscopiche gaffe, al punto che una trasmissione tv mi ha disdetto l’invito in extremis temendo che fossi troppo tenero con il bananiere. Come al solito, come nel caso del Calcioscommesse, non si vuol capire: se uno condanna l’intiero sistema e per esempio sostiene che questa “mappa” (trattasi di espressione cinofila) tra organi giudiziari e potere politico esecutivo è da sempre una cancrena, invece che gridare al Moggi o al Tavecchio, ne diventa un difensore d’ufficio. Follia. Non mi piacciono i capri espiatori nell’ipocrisia dilagante, non mi convince scambiare il singolo per il sistema. Con Albertini e con chiunque altro permanendo il sistema guasto sarebbe stato lo stesso, e non credo quindi per questo che Tavecchio sia peggiore dei suoi omologhi. HA SCELTO CONTE Ct della Nazionale (almeno un Commissario ci voleva, nell’ambiente) per tacitare i rumors post-banane e per scaricare Si cercano botti ma non c’è un euro A BREVE RIPARTE IL CAMPIONATO, MA PRIMA È CACCIA AGLI ULTIMI COLPI DI MERCATO. ROMA FAVORITA, LA JUVE HA PERSO CONTE LAZIO E MILAN MIGLIORI, SUL NAPOLI PESA L’INCOGNITA CHAMPIONS Angel Di Maria, in predicato di passare al Manchester United LaPresse DUE MISURE In Spagna, Simeone si è beccato otto giornate per un buffetto In Italia è tutto lecito, anche gli sketch su africani e banane una pesante responsabilità su spalle mediaticamente robuste. Come si dice, l’intendenza seguirà. Ma eravamo partiti dalla Spagna. Facciamolo anche per il calciomercato, che in Italia è avvolto nella nebbia degli ultimi giorni, alla vigilia del campionato, anzi di un campionato che come sempre in quelli seguiti a un Mondiale sarà più strambo, bizzarro e aperto di quelli precedenti, parola di statistico. Dunque, il Real Madrid cede per un’ottantina di milioni al Manchester United da ricostruire un eccellente giocatore come Di Maria, argentino vicecampione del mondo, di partenza esterno, d’arrivo tatticamente un factotum ricco di corsa e tecnica. Ma non un fuoriclasse, alla lettera. E va tutto di conseguenza. Giocatori medi assumono valori assai sproporzionati, e se c’è chi vende volentieri è perché c’è chi compra a queste cifre. In Italia i due finora ceduti con grande soddisfazione, sia pure in contesti ambientali affatto diversi, sono stati prima Immobile da Cairo e poi Balotelli da Berlusconi/Galliani, almeno a oggi. Per Benatia e Cuadrado si attendono le ultimissime. L’insieme fa sì che mai come in questa stagione il mercato sia chiuso e aperto insieme: non è una contraddizione in termini, nel livellamento medio generale. È che i soldi veri non ce li ha nessuno, da noi, e si aspetta di vendere per comprare. Potrebbe rimanere dunque più o meno tutto com’è, oppure svilupparsi un ambaradam destinato a cambiare volto a parecchie squadre negli ultimi giorni di commercio. Il Totti d’Egitto dice no al Papa ABOUTREIKA, IDOLO DEL CAIRO, NON GIOCHERÀ LA PARTITA DELLA PACE CON I CALCIATORI ISRAELIANI di Andrea Tundo allo stuolo di campioni D del calcio in campo per la “Partita della pace” voluta da Papa Francesco e Javier Zanetti si stacca l’egiziano Mohamed Aboutreika. La motivazione è chiara, politica. Il calciatore l’ha espressa via Twitter lo scorso 17 agosto: “Ho rifiutato l’invito per la partecipazione dei sionisti. Stiamo dando un messaggio alle nuove generazioni”. Tradotto: l’ex centrocampista della Nazionale egiziana e dell’Al-Ahly non vuole condividere il campo con gli israeliani Yossi Benayoun, Dudu Aouate e Tomer Hemed che lunedì prossimo saranno tra i protagonisti del match-evento dell’Olimpico. UN’ENTRATA in tackle sullo spirito dell’iniziativa, organizzata per promuovere il dialogo tra le religioni e lanciare un messaggio di pace. Quella che manca tra Israele e Palestina, motivo scatenante della reazione di Aboutreika, il cui curriculum parla chiaro. La stella del calcio egiziano, laureato in Filosofia, non ha mai nascosto la propria posizione filo-palestinese. Anzi, ne ha fatto una bandiera nel corso della carriera, chiusa a inizio anno dopo 22 trofei conquistati con l’Al-Ahly – la più prestigiosa società del Cairo – e tre titoli continentali con la Nazionale tra il 2006 e 2008. Proprio con la maglia dell’Egitto, il centrocampista prese la sua posizione più forte nel corso del secondo trionfo in Coppa d’Africa. Dopo un gol al Sudan, Aboutreika alzò la divisa mostrando una t-shirt con la scritta “Sympathize with Gaza”, per protestare contro l’isolamento della Striscia voluto da Israele. Il gesto costò un richiamo ufficiale della Caf, la federazione africana, ma non ha fatto arretrare di un passo il calciatore egiziano. “Ogni atleta ha un ruolo umanitario nella società – disse qualche tempo fa – Non vive solamente per se stesso, ma anche per gli altri”. E negli anni lo ha dimostrato con i fatti. Nel 2006 è stato testimonial per il World Food Programme delle Nazioni Unite e ha prestato la propria immagine alla campagna del governo egizia- Scosso dalla vicenda meditò anche il ritiro, per poi fare marcia indietro e accettare il trasferimento al Baniyas, squadra degli Emirati Arabi. Lì indossò la maglia numero 72 per non spegnere l’eco della tragedia di Port Said. no per incrementare le donazioni di sangue. Poi nel 2012 è tornato a far discutere per un’altra scelta di campo dopo la strage di Port Said, nella quale si contarono 72 tifosi dell’Al-Ahly morti e oltre mille feriti in seguito agli scontri con i ‘rivali’ dell’Al Masry. Rimasto intrappolato all’interno dell’impianto, dove soccorse e vide morire tra le sue braccia un uomo, Aboutreika sposò la tesi dei Fratelli musulmani che bollarono gli scontri come una rappresaglia dei fedeli di Hosni Mubarak per l’attivismo in piazza Tahrir della frangia più estrema della tifoseria dell’Al-Ahly. ALLA MAGLIA della Partita per la pace, sul terreno dell’Olimpico, ha invece detto no. Non calcerà accanto a Baggio, Messi e Shevchenko per la presenza di Benayoun, Aouate e Hemed. E potrebbe seguirlo anche il connazionale Wael Gomaa, il cui invito è rimasto ancora senza risposta. Una scelta dall’alto valore simbolico, più pesante di qualsiasi gol. Mohamed Aboutreika LaPresse PALLONE E POLITICA Laureato in Filosofia, in passato si schierò con i Fratelli musulmani e con il popolo di Gaza Ora non vuole scendere in campo “con i sionisti” Per valutare le condizioni delle rose attuali parto dunque da un punto di vista differente: quello del rapporto tra campionato e impegni europei, punto di vista che ovviamente riguarda in primis il Napoli. Se esce subito a Bilbao nei preliminari di Champions, potrebbe restare com’è, cioè quello dello scorso anno con un buon portiere in meno e un paio di discreti giocatori in panchina in più. PER LE ALTRE, non avere Coppe – vedi la Roma dell’anno passato – potrebbe rivelarsi il miglior acquisto: penso a Lazio e Milan, malgrado tutte le contraddizioni societarie di quest’ultimo. Si sono comunque rafforzati e il Milan ha il denaro per completare il primissimo organico. La Lazio è Lotito-dipendente, e nonostante le canzonature il neolatinista ha dimostrato di sapersi muovere nella savana federale meglio di chiunque altro. Vuol dire anche per il campo. La Juve, chiunque compri in Zona Cesarini, è in ogni caso affidata al cambio di allenatore: un mare tra i due, il vecchio e il nuovo. Vediamo come navigheranno. A occhio, farà meglio in Europa. La Roma sia pure in sordina è favorita per lo scudetto, se l’incantesimo di società-staff tecnico-squadra continuerà anche in questa stagione. L’Inter è davvero un’incognita, può fare di tutto. La Fiorentina non ha gestito bene il potenziale tesoretto rappresentato da Cuadrado. O lo vendi, o lo tieni, il tiramolla non serve a nessuno. Dalla sua il fatto che la sfiga dell’anno scorso in dosi industriali pare inarrivabile, quindi può solo migliorare. Certo, qui si parrà la nobilitate del premier, cioè si vedrà se Renzi porta bene o male. Almeno in questo, faccio tutti gli scongiuri del mondo... www.olivierobeha.it F1 Mercedes, nemici in casa proprio come Senna e Prost Lotta serrata tra Nico Rosberg e Lewis Hamilton LaPresse di Alessio Schiesari ico Rosberg e Lewis Hamilton come Alain Prost e AyrN ton Senna, fratelli coltelli? Questa la cronaca degli ultimi Gp: a Monaco il tedesco si pianta (volontariamente?) al Mirabeau, i commissari sventolano bandiere gialle, Lewis perde il giro veloce. La pole rimane a Rosberg che domenica vince agevolmente. Due mesi dopo, all’Hungaroing, arriva il bis: dal muretto arriva l’ordine per Hamilton di lasciare strada a Rosberg, che se ne frega e resta davanti. Finirà con l’inglese terzo e il tedesco quarto e furioso. Domenica accade l’incredibile: ricordate il film Giorni di tuono, quello degli incredibili sorpassi all’esterno? Ieri Rosberg ha provato a emularlo ai danni di Hamilton,ma la manovra non riesce. Quindi il tedesco cambia strategia: buca con l’ala la ruota di Hamilton, consentendo a Ricciardo di andare a vincere. Difficile che la Red Bull dell’australiano arrivi a giocarsi il titolo con le Frecce d’argento, ma un duello serrato tra i piloti Mercedes potrebbe riservare scorrettezze epiche, come quelle della più grande rivalità della storia del Circus: Senna contro Prost. SUZUKA, 22 ottobre 1989. I due piloti McLaren partono dalla prima fila, Senna deve vincere per riaprire la lotta mondiale, mentre a Prost basta che il rivale non finisca la corsa. Il francese scatta avanti, ma il passo gara di Ayrton è migliore. A dieci giri dal termine il brasiliano tenta il sorpasso al Casio Triangle, Prost gli chiude la strada e cerca il contatto. Lo trova, ma Senna (con l’aiuto dei commissari e di una discesa) riesce a ripartire. Passa dai box, sorpassa Nannini e vince una gara commovente, oltre a riaprire il mondiale. Il presidente della Fisa, Jean-Marie Balestre (ça va sans dire francese) squalifica Senna. Risultato: terzo mondiale a Prost. Dodici mesi dopo, ancora in Giappone, Senna gli renderà pan per focaccia. C’è un altro precedente recente di sfida fratricida, con esiti masochistici, e uno dei due protagonisti è ancora Hamilton. L’altro, Alonso. È il 2007, l’asturiano è campione del mondo in carica, Hamilton un esordiente che scalpita. Il fattaccio succede in Ungheria: Alonso ritarda l’uscita dai box per impedire il giro veloce all’inglese. Seguirà un finale di stagione da separati in casa. Alla fina la spunterà la Ferrari di Kimi Räikkönen, pur con una monoposto chiaramente inferiore. 16 SECONDO TEMPO MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 il Fatto Quotidiano IL DOVERE DI TACERE La figlia di Robin Williams, Zelda, ha deciso di lasciare il social network, disgustata dall’impietosa aggressione alla memoria del padre LaPresse PIANETA SOCIAL Cinguettare senza abusare DOPO IL SUICIDIO DI ROBIN WILLIAMS E LA TESTA DECAPITATA TWITTER METTE UN FRENO AI MESSAGGI INOPPORTUNI di Umberto Rapetto o stop alla diffusione online del riL pugnante video sull’esecuzione capitale di James Foley è arrivato dopo una serie infinita di episodi sgradevoli, che hanno tramutato i social network nella fiera degli orrori. Doveva morire Robin Williams e poi era necessario assistere a una pioggia di “cinguettii” impietosi per far capire a Twitter l’indifferibile necessità di fissare nuove regole in materia di abuso dello strumento di comunicazione e di salvaguardia degli utenti. La decisione di Zelda Williams di lasciare il social network, disgustata dall’impietosa aggressione alla memoria del padre, non è passata inosservata ai media e ha sollecitato il gestore del crocevia dei micro-messaggi ad adottare provvedimenti per ripristinare un minimo di rispetto in presenza di circostanze dolorose. Il Vice President of Trust and Safety, ovvero il numero uno di Twitter in tema di sicurezza, Del Harvey, ha dichiarato che la sua azienda sta predisponendo una serie di vin- coli al servizio erogato. Harvey ha sottolineato che episodi irrispettosi – come quelli che hanno avuto luogo a ridosso della scomparsa del grande attore e premio Oscar – non saranno più tollerati. NON SARÀ FACILE per Twitter man- tenere il difficile equilibrio tra la più assoluta libertà di espressione e la ferrea repressione degli abusi, ma pare che il primo passo verso il contenimento di manifestazioni inopportune si andrà a concretizzare in una nuova regolamentazione cogente riguardante le informazioni di carattere più privato e correlate all’incolumità personale e in una serie di azioni volte a dare supporto ai familiari di utenti deceduti tragicamente. L’impegno a disciplinare un contesto così magmatico era già stato manifestato a seguito di un’altra dolorosa persecuzione telematica nei confronti dell’attivista Caroline Criado-Perez, vicenda che ha indotto Twitter a prevedere e inserire un pulsante di emergenza per la segnalazione di abusi e a fare affidamento anche sulla colla- Facebook aiuta i meno ironici borazione degli stessi utenti. STOP AGLI INSULTI In troppe occasioni è stato superato ogni limite e anche L’azienda predisporrà i più distratti hanno avuto modo di percepire quanti una serie di vincoli danni possa generare uno al servizio. Il responsabile strumento pervasivo come Twitter. La capillare propadella sicurezza: gazione di immagini violente e le ramificate discussioni “Non saranno più tollerati folli su suicidio e autolesioepisodi irrispettosi” nismo hanno debordato i margini della libertà di pensiero e di parola. Il clima digitale si fa sempre più torrido, le ten- guati a qualsivoglia contesto reale o cisioni si diffondono con estrema cele- bernetico. La rapidità di redazione e inrità, l’istigazione a condotte illecite è vio dei 140 caratteri e l’efficace raggiuncostantemente dietro l’angolo, la pro- gimento di una platea sterminata hanpaganda diseducativa non manca di no avuto in questi anni un terribile ro“banda larga”: è evidente che occorra vescio della medaglia, costituito dall’inoltro e dalla diffusione di mesun freno. Le diatribe deliranti – condensate nel saggi inquietanti anche da parte di perminuscolo spazio a disposizione – sono sonaggi politici e campioni sportivi che all’ordine del giorno e purtroppo la di- sono riusciti a dare il peggio di sé e ansordinata comunità virtuale ha comin- che qualcosa in più. ciato a sopportare dinamiche e com- Inseguendo forse il sogno di dichiarare portamenti che il semplice buon senso un novello immortale veni, vidi, vici, pernon faticherebbe a considerare inade- sonaggi su cui gravano le responsabilità IN MOLTI hanno provato disgusto per quella foto su Facebook che ritraeva un uomo che posava sadicamente insieme a un “animale” morto. E in molti avrebbero evitato la figuraccia, se avessero osservato che si trattava di Steven Spielberg sul set di Jurassic Park, con un finto triceratopo alle sue spalle. Perciò Facebook ha deciso di correre in soccorso degli utenti più del Paese sfogano velleità populistiche lanciando telegrafici programmi di azione che poi manifestano lo stesso peso ed effetto dell’inconsistenza del messaggio. Probabilmente bisognerà suggerire a Twitter di metter al bando anche certi proclami dalle inevitabili conseguenze sociali. Oppure c’è da auspicare un bizzarro intervento dell’Authority per la concorrenza e il libero mercato che inaspettatamente intravede in certi tweet la peggiore delle pubblicità ingannevoli. “ingenui” e di inserire l’etichetta “satira” accanto ai post dei siti che fanno informazione-parodia. Negli Usa la categorizzazione si sperimenta sulla pagina di The Onion, tg sa- Twitter @Umberto_Rapetto tirico di grandissimo successo e altrettanti equivoci. In Italia, l’etichetta potrebbe essere presto applicata ai post del satirico Lercio.it o del Corrieredelcorsaro.altervista.org. I libri interattivi salvano la Scuola e i portafogli di Chiara Daina lla vigilia del nuovo anno scolastico le faA miglie italiane si trovano alle prese con il caro-libri. Uno dei peggiori di sempre. In soc- corso dei portafogli c’è il Book in progress, un progetto che mette a disposizione per 150 istituti libri scolastici scritti da una rete nazionale di oltre 800 docenti che garantisce una spesa fino a sette volte inferiore. “Un manuale costa circa sei euro - dichiara Salvatore Giuliano, preside dell’Itis Ettore Majorana di Brindisi (capofila del progetto) -. Alla fine la somma totale da versare per circa 12 volumi, si aggira intorno ai 50/60 euro, anzichè 350/400 euro”. INTERNET COSA c’entra? Sul sito Bookinprogress.org gli insegnanti nominati per la stesura dei testi si confrontano sul lavoro in corso e scambiano idee. Inoltre, il portale dà la pos- sibilità agli studenti di scaricare la versione digitale del manuale. “Si tratta di un formato interattivo - spiega il preside -, con video, fotografie, audio, videolezioni, schede per verificare l’apprendimento”. Per usufruire anche della versione digitale, completamente gratuita, l’alunno deve dotarsi di un tablet, che però a carico della famiglia. “Noi stringiamo convenzioni con alcuni fornitori - continua Giuliano -. I genitori possono decidere di usare il nostro servizio, con la possibilità di rateizzare la spesa (un euro al giorno per 320). Oppure di gestirsi autonomamente”. L’idea del book in progress è venuta a lui nel 2005, dopo un corso di aggiornamento a Boston sulla tecnologia applicata alla didattica. Nel corso degli anni la rete ha coinvolto un numero sempre maggiore di insegnanti, materie e gradi di scuole. Nella fase iniziale sono stati scritti contenuti per quattro discipline soltanto: diritto ed economia, ma- MACUMBE 2.0 Lo sai chi è morto in casa tua? egli Stati Uniti c’è un macabro sito che sta Nfacendo molto parlare di sé: si chiama . Traduzione letterale: “Morto in casa”. nhouse.com diedi- Il servizio offerto si intuisce dal nome: prima di sborsare una fortuna per comprare un’abitazione, meglio essere informati su tutto. E in particolare, meglio sapere se qualcuno ha perso la vita tra quelle quattro mura. Non bisogna scavare a fondo nella letteratura e nel cinema statunitense – in effetti – per rendersi conto dell’ossessione per le case “infestate”. Di qui l’idea del fondatore del sito, Roy Condrey, che sta avendo un successo straordinario: gli utenti registrati sono quasi 120 milioni. Condrey non batte ciglio: “A volte le storie di fantasmi sono esagerate, ma mi pare naturale che tutti abbiano il diritto di sapere se c’è stato un omicidio o un suicidio dove hanno deciso di abitare”. Il progetto “Book in progress” mette a disposizione per pochi euro libri scolastici scritti da 800 docenti Ansa/LaPresse tematica, chimica, e italiano. E partecipavano solo le prime due classi di istituti superiori e licei. A partire da quest’anno, invece, aderiscono al progetto anche una ventina di scuole tra elementari e medie e sono disponibili testi di chimica, matematica, filosofia e italiano anche per gli ultimi tre anni delle scuole superiori. A livello nazionale si creano delle commissioni redazionali formate da 15/20 professori che hanno il compito di mettere a punto i manuali. Ogni istituto può nominare al massimo due insegnanti. Oltre al risparmio economico, book in progress introduce un’altra rivoluzione, che riguarda la didattica. “I manuali sono riscritti con un linguaggio più comprensibile, quello che utilizzerebbero gli insegnanti a lezione. Anche i concetti sono illustrati in modo più semplice e schematico, così gli studenti sono facilitati nello studio”. Il successo, per adesso, è assicurato. “Alle prove Invalsi gli studenti di Brindisi, per esempio – aggiunge il preside – si sono distinti ottenendo dieci punti in più rispetto alla media nazionale”. TWITTER DIXIT Meeting CL, minislot al posto dei tabernacoli A Rimini il Meeting di Comunione e Liberazione 2014. Tra l’assenza di Renzi e i guai giudiziari di alcuni membri, si scatena l’ironia in Rete. #MEETING14, messaggio del Presidente Repubblica, ministri in passerella e diretta Rai per messa d'apertura. E menomale che #CL era in crisi! @StefaniaVentra MEETING CL, #PapaFrancesco e #Renzi declinano l'invito. Almeno a Rimini una liberazione c'è stata. #Meeting14 @elmorisco È LUNEDÌ, piove e devo andare a lavoro. Ma se penso che c'è chi si è alzato per andare al #meeting14, va tutto bene. #CL @CentOttantadue CI SONO 3 tipi di persone in CL: l'affarista. Il teocratico. Lo sfigato #meeting14 @gfrison SCUSA MA gli altarini di CL hanno minislot al posto dei tabernacoli? #Meeting14 @GCDileo INIZIA il #meeting14 di #CL. Insegnano ai giovani come perdere gli scontrini. @PaoloCornetti #MEETING14 di CL: Comunione e Liberazione di tutti gli indagati? @LaCranchi L'UNICO CL che conosco è quello sulla tavola periodica. E in chimica sono una chiavica #ComunioneeLiberazione #meeting14 @davelanister AL #MEETING14 continuano a battere cassa per la scuola cattolica. Ma non dicono una parola su #doninzoli e la corruzione diffusa in #CL @Brunomgiordano SE FOSSIMO veloci con la testa, come lo siamo con i pollici sullo smartphone, saremmo tutti dei geni @Francesco Facchinetti PER LA STRADA la gente mi chiede sempre di fare una foto con il telefono. Dico quasi sempre di si ma... poi se vedo quelle fatte anni fa mi pento... e sai perché? Perché noto come si invecchia nel tempo. E mi dispiace... molto @Massimo Boldi UNO SPECCHIO a cui non chiedere perdono/per quella strana voglia di essere migliore/di come sono! #logicoalbum @Cesare Cremonini SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 17 ALESSANDRO CATTELAN Ex VJ di Mtv, conduce su Sky “E poi c’è Cattelan” LaPresse FOX IL PEGGIO DELLA DIRETTA Crisis: l’ultima serie Usa un po’ spy, un po’ soap di Patrizia Simonetti figli so piezz’e core: mettine inI sieme un bel po’, per sicurezza infilaci pure quello del presidente degli Stati Uniti, minaccia di farli fuori e stai certo che dai loro genitori otterrai ciò che vuoi. Ma non è così semplice, almeno non in Crisis, da lunedì su Fox, nuova serie americana un po’ action un po’ soap dove nulla è ciò che sembra e nessuno è in realtà chi tutti credono che sia e che, nonostante la penna di Rand Ravich (Life) e la regia di Phillip Noyce (Il collezionista di ossa), in patria non è stata proprio un successone. TUTTO INIZIA con la gita scolastica del liceo più prestigioso di Washington dove vanno gli eredi della gente che conta, come Kyle, rampollo della Casa Bianca cui i compagni cantano “beato chi i suoi bisogni fa sull’Air Force One” e Amber, la bella della classe che ovviamente se la tira, figlia (ma ne siamo certi?) di Meg Fitch (Gillian Anderson), capo di una multinazionale informatica che tra i suoi clienti annovera governi e forze armate. C’è pure Beth Ann, figlia non proprio amorevole, e ci sarà un motivo, di Francis Gibson (Dermot Mulroney), ex analista frustrato della Cia che per un attimo si crede Rambo ma fa la fine di Fantozzi e gli tagliano un dito (davvero va così?). Ma andiamo con ordine. Il pullman carico degli adolescenti e dei loro ormoni in subbuglio è bloccato da finti poliziotti, poi uomini armati e mascherati (terroristi, mercenari?) portano i ragazzi in un lussuoso edificio dove scoprono pure di essere stati microchippati dai genitori come si fa con i cani, ma tanto quelli i gps sottopelle e nei denti glieli hanno già levati. Il capo scorta di Kyle, una leggenda dei servizi segreti di nome Albert, sembra d’accordo coi rapitori (abbiamo detto sembra) e infatti spara al sottoposto Marcus al suo primo giorno di lavoro operativo, pensa che sfiga. Quello però si rialza e salva il cicciottello Anton che lo incoraggia con frasi tipo “sei un novellino, moriremo vero?”, ma intanto suo padre è il primo a cedere al ricatto e ad abbattere un drone premendo enter sul computer. A cercare di risolvere la faccenda è l’agente dell’Fbi Susie che, guarda un po’, è la sorella di Meg e quindi la zia di Amber (oppure no?). Poi in un flashback di Francis spunta una misteriosa “operazione Lenox” che ha fatto strage di donne e bambini: “Tu hai dato l’ordine” gli dice il suo migliore amico e “tieni d’occhio Beth Ann – aggiunge – un cecchino la tiene sotto tiro” (avevamo detto amico?). E poi c’è ancora Cattelan (e quasi quasi ci piace) di Fulvio Abbate lessandro Cattelan è una faccina A di successo della televisione, peccato che quando ne vedo scritto il no- me o sento l’annuncio, il promo, la sirena del suo imminente arrivo sullo schermo per ragazzi in procinto d’apericena, d’istinto, penso a quell’altro, sì, all’artista Maurizio, esatto, lo stesso che ha piazzato un dito medio di marmo davanti al palazzo degli Affari di Milano. Poco male, non mi sembra che l’omonimia abbia nociuto all’avanzata, alla carriera, al carisma del Cattelan dischettaro, all’ex vj di MTV, anzi. E tuttavia, giusto per non farsi mancare nulla e confondere ulteriormente le acque, nel 2013, Cattelan bis è stato pure protagonista di una dedicata all’arte contemporanea insieme al critico d’arte internazionale Francesco Bonami, dal titolo esemplare “Potevo farlo anch’io” su Sky Arte HD, questo per dire che al dischettaro piace fare slalom tra i generi, sebbene il mondo dell’arte ormai assomigli sempre più a una vetrina, a uno show room Prada o, perché no, DKNY, altro che eversione. E ancora, già che c’era, Cattelan il dischettaro si è messo a scrivere libri che sembrano tallonare l’ex collega Fabio Volo, insomma siamo sempre lì, dalle parti del marketing giovanile elaborato in funzione hipster. Buon per lui. Alessandro Cattelan, se non l’ho detto, ha un curriculum da ragazzo della televisione destinata ad altrettanti ragazzi, poco importa se zappe o aspiranti nudisti presso le strade di Barceloneta, resta il fatto che ‘sto Cattelan piace. DEVO CONFESSARE che, proprio lui, sempre in clima da conduttore in odore di post-festival bar cui affidare a un certo punto perfino la telecronaca, metti, dall’Ucraina in fiamme o dal Palio di Siena o magari dal Consiglio dei ministri con Renzi in shorts, devo proprio confessare che ‘sto Cattelan un suo talento lo deve senza dubbio avere, meglio, possiede una prontezza rara. Perfino a dispetto della subcultura dischettata di Mtv e mutazioni genetico-spettacolari successive che l’hanno Gli ascolti di domenica IL RESTAURATORE Spettatori 2,6 mln Share 14,8% CHIEDIMI SE SONO FELICE Spettatori 1,9 mln Share 10,8% visto venire alla ribalta come reginetto. E adesso procediamo con ordine verso le conclusioni. A Cattelan Alessandro non avevo mai fatto caso, salvo stupirmi ogni volta che mi giungeva il claim di Sky “E poi c’è Cattelan”, nel senso dell’equivoco con l’altro, finché l’altro giorno, per puro caso, sarà pure stata una replica, l’ho beccato mentre intervistava la spigliata Vanessa Incontrada. Non so dire di cosa parlassero, quali le solite stronzate tipiche della televisione d’intrattenimento della già menzionata dischetteria o giù di lì, tuttavia, nonostante si trattasse di una roba banalissima, ugualmente il ragazzo è riuscito a contraddire il format, a ciancicarlo con la sua ironia, o forse si tratta, come si è già detto, di un dono della sua prontezza, e perfino quell’incedere veloce, sebbene risponda a una strategia tipica della dittatura degli spot, ci è apparsa combustibile ulteriore della sua propensione al sarcasmo, al salvare la faccia rispetto all’estetica giovanile dominante. O magari no, questo è solo un mio trip. @fulvioabbate GP DI F1 DEL BELGIO Spettatori 1,9 mln Share 10,5% SANCTUM Spettatori 1,2 mln Share 6,8% 18 SECONDO TEMPO MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 il Fatto Quotidiano NOI E LORO SOTTO IL SOLLEONE Gelide secchiate di nulla sottovuoto di Daniela Ranieri sce le nostre notti, ma manco tanto. Meglio ammortizzare gli ultimi giorni di vacanza, rubando qualcosa dai buffet all-inclusive. A vremmo dovuto capirlo subito quando, all’inizio dell’estate, abbiamo riesumato Pantani, morto 10 anni fa. C’entra davvero la coca? E non è strano che il concierge non abbia chiamato la polizia? Il “nonèstranismo” dei non-misteri d’Italia ci ha evitato per un po’ di pensare a quello che stava succedendo al Senato. La dietrologia cazzara surclassa il principio di realtà, nostro nemico da sempre, finché possiamo comprare, pure a rate, l’iPhone 5. La pioggia ha costretto le redazioni a riporre i servizi sul bere molta acqua e non uscire nelle ore più calde. Lieve flessione del gelato che può sostituire un pasto. Il delitto d’estate s’è fatto attendere, poi dopo ferragosto, quando ormai non serviva più, s’è materializzata una manciata di assassini i cui gesti si elidono a vicenda e di cui non sapremmo dire se siano uxoricidi o femminicidi, squilibrati o depressi, disoccupati o esodati. Liquidiamo la sociologia telefonando a un criminologo. Diamo un’occhiata in casa Bossetti, Ignoto 1. Escono corna. Non c’è qualcosa di più croccante? Il PC, le ricerche su Google. La parola “tredicenni” ci allarga le pupille. Si ritirano fuori le baby squillo. ALL’APICE della disperazione, commentiamo la gita della Madia a Medjugorje. Sempre d’effetto rappresentare il M5S come la Family di Charles Manson. Un post di Di Battista ce ne dà l’agio. Forzando un po’, si può dire che sta coi terroristi islamici. Ma sì. Riduzione della complessità al fine della massima caciara. Troppa fatica spiegare che l’IS non è una formazione resistenziale e dialogica ma un movimento pre-coloniale, pan-islamista e totalitario. Chi, con la sua iconografia da sala d’attesa, rimpolpa un immaginario estenuato: le carni delle ministre al mare offrono una buona superficie di rimbalzo al puro vuoto ideologico e politico di cui sono portatrici. I capisaldi della riforma del Senato riposano al buio delle commissioni nel palazzo evacuato per ferie, come bombe nel caveau; tanto vale andare sulle tracce dei nuovi vip: ripudiato il moralismo di sinistra, politici cafonal galleggiano felici sull’increspatura dell’onda; il jet set sbianca davanti all’irrilevanza sostanziale, ma pericolosa in sede decisionale, dei nuovi padri della Patria. Immagini rapide, brucia-palpebre: Renzi che gioca a tennis, Renzi che dà il 5 ai bambini iracheni, Renzi che ride, Renzi che si doccia per la SLA. Calderoli firma la sua legge con la “merda” (ipse dixit). B., taciturno come un Duca di Kent, si contraddistingue per sobrietà. Disoccupati, cassintegrati, reclusi nei CIE, poveri senza pane né denti nonostante gli 80 euro (vera manna per i palinsesti invernali) sono respinti in una inerzia rassegnata dal nulla spa- QUELLO CHE accade di serio nel Riaperto il caso Pantani Ansa MEGLIO TACERE La dietrologia cazzara di agosto ha surclassato il principio di realtà: così la riforma del Senato è stata superata dalla morte di Pantani rato sui media, e di fatto niente accade nelle loro vite. Ma è un nulla che produce un ronzio, una radiazione di fondo: come staremmo bene, se fossimo la Norvegia! Il Papa paventa la terza guerra mondiale. Parte la sigla di Paperissima Sprint. Il sollievo di essere scuolaesenti surclassa il panico da rientro: la Tasi, la Tares. Roma affoga nella monnezza, e c’è tutta una retorica nuova da inventare: i maiali, i sorci, i Fori pieni di buste. Il fantasma della manovra atterri- mondo avviene al di là delle nostre frontiere pure psichiche. Si afferma una dialettica annichilente tra eventi tragici e sanguinosi da una parte, e provincia miserrima, politica due camere e cucina, economia da numeretto eliminacoda all’alimentari sotto casa dall’altra. Più che glocal (pensiero globale per realtà locali), la nostra è una sindrome lobal, una logica di quartiere applicata ai grandi temi. L’Europa ci sopporta. Siamo l’Es del Contintente: sbarazzini, amorali, specialisti del trattare tutto col tono con cui commentiamo il tanga di Belen, una lezione di Schettino, un tweet di Alfano. Economisti seri ci presentano ogni tanto conti incontrovertibili che non si prestano a nessuna propaganda; schiere di esseri umani malati, perseguitati, affamati dalle nostre irresponsabili brame bussano alla nostra coscienza, ma piano; volano teste, e le immagini sono talmente insostenibili che le sosteniamo benissimo. Qui è tutto un guardare il nulla, uno scattare selfie, un tirarsi secchiate d’acqua in testa, un armeggiare con la democrazia per costringerla a fare il suo contrario. Siamo depressi e deflazionati, stagniamo e decresciamo infelicemente, ma la nostra pesante fatuità ci tiene al riparo come un sipario da ciò che non vogliamo vedere. Il momento di Valli, viaggiatore nella Storia di Maurizio Chierici IL TITOLO del Meridiano Mondadori, La verità del momento, in libreria domani, fa capire in quale modo Bernando Valli racconta la realtà che da mezzo secolo continua ad attraversare. Chi accompagna guerre, rivoluzioni, restaurazioni fissa l’attimo fuggente. Domani può cambiare, oggi è così. Testimonianze provvisorie che gli storici elaborano per spiegare fortune e disastri nell’equilibrio della lontananza. Ma l’antologia dei reportage di Valli insinua il dubbio: qualcuno aveva subito capito dove andavamo a finire. Valeva la pena aspettare mezzo secolo? 1956, aerei a pistone, primo volo di Bernardo nel Venezuela del colpo di Stato. Scappa il generale Perez Jimenez. A Caracas ospitava Peron in esilio e Peron lo segue a Santo Domingo accolti da Trujillo presidente a vita. Tre dittatori che rispondono a un ragazzo con ambizioni letterarie nascoste nella semplicità delle cronache. Comincia così la seconda vita dopo l’avventura nella Legione Straniera. Andate e ritorni rapidissimi, giornalismo senza teleselezione, fax, telefonini, stampelle internet. Guardare, cercare e scrivere. In viaggio con Nehru e la figlia Indira Ghandi, elezioni indiane; cronache della decolonizzazione africana. Poi le battaglie di Algeri, comincia il Vietnam, finisce in Cambogia, abita a Singapore in un quartiere su palafitte. Va e viene dalle guerre di Israele: Sei giorni, Beirut, Kippur. Corre nella Berlino del Muro che cresce e crolla, a Cuba da Castro, nel Cile di Pinochet, Cina del vecchio Mao. Addio allo Scià, arn riva Khomeini. Ecco gli ultimi mesi: Kiev, Gerusalemme, Iraq. Insomma, quasi il film del Secondo Novecento. Algeria e Vietnam hanno lasciato una nostalgia profonda: guerra vissuta non solo fra combriccole di giornalisti o cocktail d’ambasciate. ASSIEME alla gente senza nome. Viaggiando con Valli si impara ad ascoltare ogni voce, non importa da che parte racconta. Stabilisce rapporti che non si rompono mai. E non resiste all’ironia. Nella Beirut 1982 arrivano le truppe di pace: marines, legione francese, bersaglieri. Sbarcano correndo, piume al vento. Il colonnello della Legione vuol sapere “se si tratta di un nuovo corpo n IN LIBRERIA Esce il Meridiano dedicato al giornalista che da mezzo secolo attraversa guerre e rivoluzioni, fissando l’attimo fuggente LaPresse IDEE PER LA GIUSTIZIA Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando Cari politici, la vera spending review è togliere i soldi ai criminali di Luca Tescaroli* ur essendo l’Italia la terza P economia d’Europa e la seconda industria dopo la Ger- mania, nessuno appare disponibile a investire e ad assumere nelle Regioni del Sud e in particolare in Sicilia. La perdurante crisi economica è un terreno fertile per il proliferare delle strutture mafiose, e di Cosa Nostra in particolare. La disponibilità di risorse economiche a “costo zero” derivanti dai traffici e dalle attività illecite, e la conseguente capacità di “scalare” aziende in difficoltà, la capacità intimidatoria di assoggettamento anche nei confron- DOVE INTERVENIRE Rafforzare le misure di prevenzione, premiare gli imprenditori “pentiti”, bloccare la prescrizione a fine indagini ti degli imprenditori, l’attitudine a offrire protezione e opportunità di crescita agli esponenti più spregiudicati del mondo imprenditoriale, la possibilità di offrire una “giustizia sostitutiva” rispetto a quella statuale, la forza di condizionamento della cosa pubblica attraverso la corruzione associata all’intimidazione, l’omertà diffusa costituiscono per i mafiosi, in questo contesto storico, i fattori idonei a coltivare il fertile terreno per implementare l’infiltrazione nell’economia legale, nell’assegnazione e nella gestione degli appalti. IL CONTESTO impone una ri- flessione per verificare quali antidoti impiegare, a livello giudiziario e legislativo, per impedire o comunque ostacolare sul piano repressivo l’avanzata silente dell’azione mafiosa, solo in parte individuata dal contrasto giudiziario. L’esigenza è, sul piano della giustizia, quella di poter disporre di riti penale, penitenziario e civile celeri ed efficienti, capaci di garantire che i colpevoli paghino fino in fondo per le proprie responsabilità e per i propri errori, perché l’assenza di una pronuncia sulla responsabilità, della certezza dell’espiazione della pena, della possibilità di conoscere chi ha torto o ragione nelle controversie spalancano alla criminalità organizzata ampi spazi di intervento. È poi necessario rimodulare la strategia di aggressione da parte della magistratura e delle forze dell’ordine per impoverire sempre più il mafioso, potenziando le misure di prevenzione patrimoniali per confiscare i beni, parallelamente al procedimento penale. Un massiccio, efficace e sistematico impiego di questo strumento potrebbe far fronte alle risorse finanziarie necessarie al funzionamento della giustizia, drenando potentemente gli “evasori totali”, quali sono i mafiosi. Occorre poi, con opportuni interventi normativi, accelerare la tempistica del procedimento di prevenzione, limitando i casi in cui è possibile l’appello (ad esempio, solo dinanzi a nuove acquisizioni decisive e successive al primo grado) e introducendo strumenti celeri di destinazione dei beni agli uffici giu- italiano“, “Nuovissimo“ risponde Bernardo. “Ha combattuto con voi a Sebastopoli nel 1854 “. Il colonnello gira i tacchi e se ne va. Il Meridiano raccoglie reportage che raccontano il ‘900 fuori dalle biblioteche, sulla linea di ogni fronte, con lo scrupolo di una narrazione non indifferente alla sofferenza delle comparse senza speranza. “L’equilibrio non può essere freddo“, nota Scalfari nella prefazione. Ma l’equilibrio non impedisce a Valli di guardare lucidamente ciò che avviene. Lontano dal salgarismo dei reportage di chi vive la guerra con l’ambizione del protagonismo; lontano dagli abbandoni dei viaggiatori che lo avevano preceduto nella convinzione di appartenere a una casta privilegiata: distribuivano meraviglie per incantare i lettori. Montanelli intervista Arafat nel deserto, tenda nera da beduino. Arafat risponde mentre smembra l’agnello con le mani e lo distribuisce agli ospiti accucciati sui tappeti. Peccato che in quegli anni l’ingegnere Arafat costruiva scuole nel Kuwait. Piccolo ufficio, ordine maniacale. Vittorio Sereni è il poeta che ha inventato i Meridiani: primo omaggio a Giuseppe Ungaretti. Galleria per immortali da Shakespeare a Calvino. La dirige Renata Colorni che un po’ rompe la tradizione. Non solo i giornalisti del ’900. Per Scalfari, direttore, scrittore, inventore di giornali, privilegio di un volume che i viaggiatori Terzani e Kapuscinsky conquistano dopo la morte. Adesso Valli racconta col “suo“ libro sottobraccio. A ogni viaggio allunga la storia. [email protected] Dlm diziari. Il conseguente affievolimento delle garanzie può essere bilanciato dalla specializzazione dei magistrati destinati a occuparsi della materia, tenuto conto che non si incide direttamente sulla libertà personale. Una seconda direttrice di interventi dovrebbe riguardare le figure degli imprenditori, creando incentivi concreti che rendano conveniente la collaborazione con la giustizia, sia per chi è colluso, sia per chi è vittima del sistema mafioso, disegnando uno status per il “collaboratore imprenditore”. Penso a diritti di prelazione nell’aggiudicazione degli appalti pubblici e a forme di finanziamento agevolato, correlati all’entità del contributo offerto. Una terza linea d’azione dovrebbe offrire strumenti ade- guati per reprimere la corruzione, limitando la prescrizione alla fase dell’indagine, in modo che, una volta esercitata l’azione penale, si debba giungere alla pronuncia sulla responsabilità, consentendo la punibilità di questo reato ogniqualvolta il funzionario o il politico ricevano denaro, a prescindere dalla correlazione con un atto d’ufficio: così identificando il delitto con il sentire comune che correla la corruttela alla dazione di denaro al pubblico ufficiale. Inoltre è auspicabile reintrodurre il falso in bilancio e assicurare la punibilità dell’autoriciclaggio. Spero che le iniziative appena citate siano oggetto di riflessione e fungano da stimolo per la nuova classe politica dominante. Lo stato di cose che oggi viviamo ha compromesso l’autorevolezza delle precedenti classi politiche italiane, incapaci di risolvere, dall’Unità d’Italia a oggi, i problemi fondamentali creati dalla presenza del crimine mafioso che ha, senza possibilità di smentita, impedito lo sviluppo nelle Regioni del Sud. *sostituto procuratore Dda Roma SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano 19 MARTEDÌ 26 AGOSTO 2014 A DOMANDA RISPONDO Furio Colombo Non solo Frecce: più soldi ai treni regionali L’inefficienza delle Ferrovie dello Stato era conseguenza di una politica aziendale ancorata ai criteri del carrozzone pubblico monopolista. Oggi le cose sono cambiate. Trenitalia è un’azienda costretta a confrontarsi con la concorrenza privata e, anche per questo, gestita secondo criteri manageriali. Sull'Alta velocità e sui collegamenti medio-lunghi, in particolare, ha fatto notevoli passi avanti, migliorando servizi e velocità, fino a diventare su alcuni percorsi (Milano-Roma) più conveniente dell'aereo. Però dovrebbe anche migliorare di più la qualità dei trasporti locali, non sempre ottima, perché in questi casi si tratta di servizi meno redditizi dell'Alta velocità e con meno concorrenza. suna cartaccia o manifesti pubblicitari e politici a imbrattare muri. Qui in Italia non c'è piu speranza per un giovane, dove chi esce dall'università viene reinserito in famiglia, dove almeno ha un pranzo e un letto dove dormire. Perché, se per fame rubi due carciofi, vieni arrestato, mentre se sei un dipendente pubblico e ti appropri del denaro di tutti ne esci indenne? Ci sono però persone diverse da me. Che non lavorano onestamente, che girano in auto non loro, che hanno prezzi ai ristoranti agevolati, che si possono permettere le ferie negli yacht che paghiamo noi contribuenti. E noi, al massimo, una domenica al mare vicino casa, un pranzo al sacco, litigando col vicino d’om- nei giorni in cui il ministro del Lavoro dichiarava che, per superare la crisi economica che attanaglia il Paese da anni, bisogna diminuire stipendi e salari. A volte le coincidenze non capitano a caso, questa volta ci hanno fatto capire che ad un allenatore di calcio si possono dare otto milioni di euro l’anno, senza scandalizzare nessuno e che prendere la bellezza di 1.200 euro al mese per lavorare in fabbrica o in miniera è la causa della mancata ripresa della nostra economia. Il chi è chi della guerra in Iraq e dintorni ALL’IMPROVVISO, tra le notizie sulla guerra in Iraq di domenica (24 agosto, ndr) compare la vicenda nuova e sconosciuta: la città di Amerlin (comunità di sciiti) di cui non avevamo mai sentito parlare prima, è assediata da settimane dall’esercito sunnita di Al Baghdadi, priva di ogni soccorso, circondata da un mare di petrolio in fiamme. Ma quanti sono i protagonisti e i luoghi di questa guerra? Salvatore NEL NOSTRO PAESE gli esperti sul Medio Oriente sono pochi, e vengono accuratamente tenuti a distanza, per ragioni mai spiegate ma certo sbagliate. Quando ero parlamentare – e come presidente del Comitato per i diritti umani – venivo raggiunto da richieste di aiuto per il primo episodio esemplare di questa guerra (il campo profughi iraniani di Ashraf, dove migliaia di famiglie di credo islamico sciita venivano perseguitati e tormentati, e anche uccisi da continue incursioni della polizia e dell'esercito iracheno di credo sunnita) e potevo parlarne con Emma Bonino. Era il ministro degli Esteri che, insieme ai colleghi radicali della commissione Esteri, sapeva e agiva con tutto l'impegno possibile, fino a ottenere la garanzia di vigilanza dell'Ambasciatore italiano a protezione di quel piccolo nucleo di profughi perseguitati. Oggi si capisce che Camp Ashraf è stato il preannuncio della spaventosa guerra, apparentemente di religione, in corso. Adesso la politica estera italiana resta una barca legata a riva, con un comandante che sta altrove, non ha idee, non ha equipaggio, ogni tanto recita alcuni luoghi comuni e aspetta di esordire in un altro lavoro, forse in Europa. A Renzi devono avere detto che occuparsi Mauro Chiostri Democrazia partecipata, diritto inalienabile C’è ancora un presidente della Repubblica garante della Costituzione in vi- la vignetta Mario Pulimanti Andare oltreoceano per capire la beffa Dal 1999 ho deciso di seguire le orme di mio padre e affiancarlo nella gestione della nostra piccola attività familiare. Nel dicembre del 2012, sono stato costretto a chiudere la saracinesca del mio negozio e a non aprirla più. Nessun debito, nessun fallimento, nessun conto lasciato in sospeso. Solo l'Iva da pagare. Migliaia di euro dati allo Stato, che tuttora a due anni dalla chiusura mi chiede ancora. Non mi sono perso d'animo e sono partito sei mesi oltreoceano, con visto studente, perché a 36 anni non potevo fare altrimenti. Ho avuto modo di fare paragoni con il nostro Belpaese. Laggiù, se non hai un livello di inglese medio-alto, non puoi far domanda per un visto lavoro. Qualora avessi il requisito della lingua, il tuo datore di lavoro deve dimostrare al governo che non ha trovato nessun cittadino residente con le tue stesse qualità. Non esiste eludere i controlli nei mezzi pubblici. Nes- canze del governo presieduto proprio da Renzi. Giampiero Buccianti Messico: se rubi e lo ammetti sei eletto del mondo, persino se è in fiamme, non porta voti. Si occupa di secchi di acqua gelata che non portano soldi, passa mesi a lottare ostinatamente contro il proprio Senato per chiuderlo, e mostra di avere una particolare predilezione per chi è competente di nulla. Così nessuno gli fa ombra. Ciò che colpisce è la sua determinazione di non volere rapporti, neppure di consultazione, con gente che sa e capisce. Per lui il “nuovo” (salvo qualche tassello mal sopportato in economia) o è tabula rasa o non è “nuovo”. Ma Renzi, al momento, è pur sempre il capo del governo italiano e il presidente pro tempore del Consiglio d'Europa. Due preghiere: incontrare quei Radicali che sono stati tante volte nei Paesi e tra le minoranze adesso travolte da questa catena di conflitti – che forse sono un solo conflitto – (a cominciare da Emma Bonino che ha vissuto al Cairo e parla arabo). Ed esaminare attentamente il documento dello studioso israeliano Sergio Della Pergola (pubblicato da “Pagine Ebraiche” il 22 agosto). Spiega che le guerre islamiche in corso sono almeno quattro diverse guerre, con feroci divisioni e un nemico comune. Ma dimostra anche che “il nemico comune” di queste guerre non è, come si dice e si pensa, uno solo, Israele. La lista è più lunga e fa luce. Nemici che devono essere distrutti sono gli ebrei, sono i cristiani di tutte le denominazioni, sono i curdi, sono gli yazidi. Sono le altre minoranze che, tutte, hanno abitato queste terre per secoli prima dell'islamismo. Vorrà Renzi, mentre è simbolo di tutta l'Unione europea, cercare di sapere e di far sapere di più? Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] Sulle pagine di un noto settimanale è stata pubblicata una notizia curiosa alquanto sorprendente. Il sindaco di uno sperduto comune del Messico è stato rieletto a furor di popolo, malgrado avesse ammesso pubblicamente, senza vergogna, di aver rubato “solo un po’, ma sempre a favore dei poveri”. Con questa originale auto-assoluzione alla Robin Hood, questo personaggio è stato riconfermato sindaco acclamato dalla sua gente festante. Non che sia proprio un concetto da porre come esempio di legalità, ma certamente più apprezzabile di quello che succede abitualmente qui in Italia. Da noi chi ruba lo fa esclusivamente a proprio favore, naturalmente negando il male fatto. Nonostante ciò, si può tranquillamente essere rieletti, magari passando come vittime di una ingiustizia. Nulla di strano, siamo il Bel Paese della fantasia, culla di artisti e poeti, la creatività sta nel nostro Dna. Ma un dubbio sta tormentando il nostro falso perbenismo: aleggia la vaga sensazione che da un po’ di tempo (forse troppo), siamo diventati il Belpaese dei fessi. Silvano Lorenzon DIRITTO DI REPLICA brellone per contenderci un metro di spiaggia. Tutti insieme non potremo far capire che è la classe “operaia”, siamo noi che mandiamo avanti l'Italia? Fabrizio Liggi Il compenso di Conte, metafora di un Paese L’enorme (e indecente) stipendio che percepirà Conte, in qualità di Ct della Nazionale di calcio, gli è stato accordato dal “munifico” (di soldi non suoi) Tavecchio, proprio gore? È questo l’angosciante interrogativo posto da Gustavo Zagrebelsky, che attende una risposta rassicurante anche per quella moltitudine di cittadini di cui mi onoro di far parte. L’ex presidente della Corte costituzionale, tutt’altro che un estremista, con toni pacati ma preoccupati e preoccupanti, pone una serie di argomenti di estrema importanza per l’equilibrio democratico dell’Italia che vanno ribaditi e sottolineati. L’inquietante coincidenza tra l’ingerenza di una banca finanziaria, la JP Morgan, con numerosi parti del progetto di riforme di Renzi; il pericolo di estinzione dei punti fondanti della Costituzione che pongono in primo piano l’uomo, il lavoro e il rispetto della loro dignità, per dare il via alla “finanziarizzazione” dell’economia; l’inarrestabile prevalenza di quest’ultima sulla politica; la crescente convinzione che non debbano esserci ostacoli al potere “auto- il Fatto Quotidiano Direttore responsabile Antonio Padellaro Condirettore Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Caporedattore centrale Ettore Boffano Caporedattore Edoardo Novella Caporedattore (Inchieste) Marco Lillo Art director Paolo Residori Redazione 00193 Roma , Via Valadier n° 42 tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 mail: [email protected] - sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente:Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Peter Gomez, Marco Tarò, Marco Travaglio, Lorenzo Fazio cratico”; il comportamento dei partiti che “considerano la legge elettorale come fosse cosa loro e gli elettori materia inerte nelle loro mani; l’assenza della voce del garante della Costituzione, il presidente della Repubblica, e la sua “fretta” di andarsene, già modificando di fatto egli stesso la norma sulla durata dell’ incarico. Incredibile, ma vero, Calderoli, orbo in terra di ciechi, conferma la gravità della situazione quando riferisce: “Per il Senato non c’è mai stato un interlocutore all’altezza. Boschi zero.” Siamo in queste mani, ma anche solo all’inizio di una lunga battaglia che impedirà, io spero e farò tutto quanto è nelle mie possibilità, la cancellazione della democrazia partecipata, diritto inalienabile di ciascuno di noi, anche per gli inconsapevoli che si fanno affascinare dalla politica delle “secchiate”, là dove viene furbescamente chiamata la beneficenza a sostituirsi alle man- In merito all'articolo “La grande bellezza è sempre di moda”, pubblicato lunedì 25 agosto a firma di Elisabetta Ambrosi, segnaliamo che l'azienda Raffaele Caruso Spa ha realizzato capi a marchio Sergere, solamente nella stagione A/I 2012 e da allora non è più legata al marchio Sergere. Simona Orsini Negri Firman & Communication Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] Abbonamenti FORME DI ABBONAMENTO COME ABBONARSI • Abbonamento postale annuale (Italia) Prezzo 290,00 e Prezzo 220,00 e Prezzo 200,00 e • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Abbonamento postale semestrale (Italia) Prezzo 170,00 e Prezzo 135,00 e Prezzo 120,00 e • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Modalità Coupon annuale * (Italia) Prezzo 370,00 e Prezzo 320,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Modalità Coupon semestrale * (Italia) Prezzo 190,00 e Prezzo 180,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola annuale (Italia) Prezzo 305,00 e Prezzo 290,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola semestrale (Italia) Prezzo 185,00 e Prezzo 170,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento digitale settimanale Prezzo 4,00 e • 7 giorni • Abbonamento digitale mensile Prezzo 12,00 e • 7 giorni • Abbonamento digitale semestrale Prezzo 70,00 e • Abbonamento digitale annuale Prezzo 130,00 e Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo mail: [email protected] • Servizio clienti [email protected] MODALITÀ DI PAGAMENTO • 7 giorni • 7 giorni * attenzione accertarsi prima che la zona sia raggiunta dalla distribuzione de Il Fatto Quotidiano Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. 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Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 7617 del 18/12/2013 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599 • Bonifico bancario intestato a: Editoriale Il Fatto S.p.A., BCC Banca di Credito Cooperativo Ag. 105, 00187 Roma, Via Sardegna n° 129 Iban IT 94J0832703239000000001739 • Versamento su c. c. postale: 97092209 intestato a Editoriale Il Fatto S.p.A. 00193 Roma , Via Valadier n° 42, Dopo aver fatto il versamento inviare un fax al numero +39 06 92912167, con ricevuta di pagamento, nome, cognome, indirizzo, telefono e tipo di abbonamento scelto • Pagamento direttamente online con carta di credito e PayPal.