Essere gentili è come aprire la porta della propria anima: ci
by user
Comments
Transcript
Essere gentili è come aprire la porta della propria anima: ci
Notiziario degli ex aspiranti - Agosto 2012 Essere gentili è come aprire la porta della propria anima: ci protendiamo verso l’altro in un abbraccio amorevole donando la nostra disponibilità ad accoglierne la sua natura, sia che appartenga al regno umano, animale, vegetale o minerale. Notiziario degli ex aspiranti - Agosto 2012 Essere gentili è come aprire la porta della propria anima: ci protendiamo verso l’altro in un abbraccio amorevole donando la nostra disponibilità ad accoglierne la sua natura, sia che appartenga al regno umano, animale, vegetale o minerale. La gentilezza è responsabilità Avremmo meno gente difficile e più gente di cuor Don Enrico Peretti Nell'estate del 1847, don Bosco trovò un ragazzino che piangeva vicino alla barbieria dove faceva il garzone di bottega. «Cosa ti è capitato?» «È morta mia mamma, e il padrone mi ha licenziato. Mio fratello più grande è soldato. E adesso dove vado?» «Vieni con me. Io sono un povero prete. Ma anche quando avrò soltanto più un pezzo di pane lo farò a metà con te». È la frase che tanti ragazzi si sentirono dire da don Bosco, e che conservarono nel cuore come un tesoro: don Bosco sarebbe sempre stato la loro sicurezza. «Talora accadeva questo fenomeno, che un giovane udita la parola di Don Bosco, non gli si staccava più dal fianco, assorto quasi in un’idea luminosa… Altri vegliavano di sera alla sua porta, picchiando leggermente ogni tanto, finché non venisse loro aperto, perché non volevano andare a dormire col peccato nell’anima». 2 Nello sguardo carico di consolazione dei tanti giovani che hanno sentito le parole di don Bosco: “Io sarò sempre tuo amico!” mi pare di leggere le parole degli apostoli “Dove andremo Signore? Tu solo hai parole di vita eterna!”. Spesso infatti pensiamo che la gentilezza sia un comportamento esteriore, un modo di essere, uno stile da assumere nei rapporti con gli altri. In realtà è un atteggiamento profondo, la comunicazione che la gioia dell’altro che incontri ti sta a cuore e che sai farti carico delle sue difficoltà. È rivolgere ai fratelli lo sguardo di Gesù quando incontra il giovane ricco: “Lo guardò e lo amò!” dice il vangelo, cioè si fece carico della sua domanda di felicità (“Cosa devo fare per avere al vita eterna?”) e lo avvolge con tutto il suo amore, rispondendogli… È lo sguardo del Buon Samaritano che non si limita ad uno sguardo rapido per poi tirare dritto, ma si china e si prende cura dell’uomo assalito dai briganti. In realtà siamo in un tempo in cui non si perde più tempo ad aver cura delle persone. Oh si, ci sono anche scuole di buone maniere, di “Bon ton” si dice, scuole che insegnano il marketing della seduzione commerciale, come “far sentire a proprio agio il cliente”, ma poche che insegnano ad aver cura dei fratelli perché sono fratelli e che, come noi, hanno bisogno di cura, di attenzione, di rispetto. Sostanzialmente di amore. Perché la gentilezza che cambia il mondo non è una maschera, un belletto da indossare per l’occasione! È il cuore che si avvicina al cuore e ne ascolta il battito per andare allo stesso ritmo. Quando eravamo ragazzi c’era quella bella canzone, “Viva la gente”, che diceva “se più gente guardasse alla gente con amor avremo meno gente difficile e più gente di cuor”. È quel “con amor” che ci rivela il senso di tutta la canzone: non basta un sorriso a tutti denti, ma ci vogliono il cuore e la responsabilità della vita. Se don Bosco avesse detto ai ragazzi che lo cercavano “Vi voglio bene” e poi li avesse invitati ad andare via, a nulla sarebbero servite quelle parole. Invece se ne è fatto carico, si è coinvolto con la loro vita, li ha accolti nella sua casa, li ha accompagnati a crescere. Siamo in un mondo strano che vorrebbe insegnare le buone maniere, ma che non educa ad amare senza condizioni. Forse dobbiamo impegnarci di più a “guardare alla gente con amore”, a far capire che sappiamo volere bene, diventare contagiosi di serenità, di parole buone e non cat- Lo stato naturale dei nostri cuori è caratterizzato da dolcezza e gentilezza, quindi quando ci rendiamo conto di essere aggressivi, severi, inclementi, insensibili e irritabili con gli altri, stiamo avendo paura e ascoltando la voce dell’io e non quella dell’Amore. tive, di discorsi sereni e non volgari, di sguardi pazienti e non insofferenti, di risposte garbate e non seccate. Provate a tradurre queste ultime righe in corsivo nei comportamenti di ogni giorno, in famiglia, al lavoro, con i colleghi e con gli amici e vedrete che cosa vogliono dire, quanto siano impegnative e quanto cambierebbero la nostra vita! Celentano ricordava con nostalgia il cortile in cui c’era sempre “un prete per chiacchierar”. Ecco: credo che questa sia un’immagine bella della gentilezza e della delicatezza educativa: esserci quando qualcuno ha bisogno di “chiacchierare”. Noi per primi che ne abbiamo fatto esperienza. Esserci per poter dire “… anche quando avrò soltanto più un pezzo di pane lo farò a metà con te!”. Una gentilezza e delicatezza responsabile. In fin dei conti Don Bosco a noi lo ha insegnato. E se facciamo un po’ di silenzio ed apriamo il cuore alla verità ci accorgiamo che anche Gesù più volte ce lo ha ripetuto, perché siamo noi quel giovane ricco che Lui guarda con amore. L’importante è rendercene conto e fidarci di Lui. Diversamente ce ne andremo tristi, proprio come quel giovane che dall’amore di Gesù si è sentito avvolto, ma non si è fidato. Ricorda Don Ricaldone: “Un eminente Rettore di un grande istituto portoghese era venuto a Torino per chiedere consiglio a Don Bosco. La felicità ti rende gentile. Le prove ti rendono forte. I dolori ti rendono umano. I fallimenti ti rendono umile. Ma solo la tua volontà ti fa andare avanti. La vita è una gioia, gustala. La vita è una croce, abbraciala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è vita, difendila. La vita è felicità, meritala. La vita è vita, difendila. Giunto alla sua presenza, espose al santo educatore i suoi quesiti circa il modo di educare gli alunni del suo Istituto. Don Bosco lo ascoltò con grande attenzione, senza interromperlo mai. Al termine del suo dire, il Padre Gesuita sintetizzò in una sola domanda ciò che desiderava sapere: «In che modo riuscirò a educare bene i giovani del mio collegio?» E tacque. Don Bosco, al Padre che si aspettava forse un lungo discorso, rispose quest’unica parola: «Amandoli!»”. Così sia anche per noi! Buone vacanze. Gentilezza Gentilezza, dolce brezza dell'anima una carezza spazza via l'amarezza con gesti di dolcezza Non è segno di debolezza solo spirito di fortezza che dona allegrezza con slancio di delicatezza Vien fuori da spirito di purezza che emana fragranza di freschezza ha sapore di franchezza e ti dona sicurezza Ornata da accuratezza e discretezza manifesta la sua grandezza e con petali di amorevolezza abbellisce tutto con gradevolezza. Ezia Spadavecchia 3 Unione “Ex Aspiranti del Sud” Luigi Leone 4 Cari “Ragazzi”, sono felice ed onorato dell’incarico che mi è stato che mi è stato affidato di Presidente pro-tempore della Unione Exallievi/e di Don Bosco - “EX ASPIRANTI DEL SUD” , impegno questo che considero come una missione che assolverò insieme a don Antonio Castellano, nostro punto di riferimento fisso. Il riconoscimento ufficiale da parte della Famiglia Salesiana significa che non siamo più solo una “appendice”, amici che si riuniscono annualmente per “ricordare i tempi andati” e poi finisce tutto lì. Il riconoscimento significa che i Salesiani ci considerano come parte integrante della loro famiglia, ciò comporta anche che ci strutturiamo come Associazione, con un presidente, che come già detto prima, questo incarico è stato affidato a me, le altre figure che sono state indviduate sono: Fazio Giuseppe VICE PRESIDENTE Spadavecchia Leonardo SEGRETARIO Garramone Michele TESORIERE Beso Nicola e Colombari Gian Contardo ADDETTI STAMPA Ferrara Nicola CONSIGLIERE Barbieri Roberto CONSIGLIERE D’Urso Nicola CONSIGLIERE Notarpietro Raffaello CONSIGLIERE Tricarico Mario CONSIGLIERE Questi incarichi dovranno essere poi confermati in un’assemblea. Ci vuole anche una sede e considerato che il nostro punto di riferimento è Santeramo abbiamo creduto opportuno scegliere Santeramo come nostra sede. Anche in questa felice occasione, vi riconfermo ancora quello che più volte è stato ribadito: “Non è cambiato niente. Rimaniamo quelli che siamo: amici che hanno vissuto insieme gli anni della loro formazione all’ombra di don Bosco e ora si ritrovano e che vogliono realizzare la propria salesianità con proprio bagaglio di esperienza di vita maturata grazie anche principi assimilati nelle case salesiane. L’importante è non perdere lo spirito di amicizia e di famiglia che si è creato nei nostri rapporti ed incontri. Sono chiamato, con l’aiuto del nostro Maestro, a mantenere salda la proposta che sta alla base della nascita della nostra Unione, proposta che sta a noi realizzare in modo credibile ed efficace là dove siamo cresciuti: essere semplicemente noi stessi, donando la nostra esperienza di amicizia e di famiglia. Riconfermo il nostro impegno, che dovrà concretizzarsi nei seguenti obiettivi: preoccuparsi di conservare e sviluppare i principi che furono alla base della nostra formazione, per tradurli in autentici impegni di vita; realizzare l’esortazione fatta agli antichi allievi dallo stesso don Bosco: di “tenersi uniti e aiutarsi» preoccupandosi… del mutuo aiuto dei singoli nelle necessità e, soprattutto, di un contatto benefico con antichi compagni divenuti lontani”; sostenere la vita familiare dei singoli, il che suppone la conoscenza e la difesa dei diritti e doveri della famiglia nella società, e l’attenzione nel farci responsabili gli uni degli altri, cercare chi è più lontano, garantire la nostra simpatia, dare l’aiuto che possiamo a chi ne ha bisogno; gioire della nostra rinnovata amicizia, ma su di essa costruire futuro e responsabilità, “dare di più a chi ha avuto di meno” come con generosità si sta facendo con le adozioni a distanza; scambiare opinioni e confrontare le nostre scelte per riconoscere la fecondità che hanno prodotto; mantenere i contatti attraverso il giornalino e anche personalmente; cercare di far nascere altre Unioni Ex-Aspiranti in altre Regioni. Chiedo venia se sul piano formale non sarò all’altezza ma, sempre con l’aiuto della nostra Mamma, Maria Ausiliatrice, concretamente e con il cuore e lo spirito salesiano darò, anzi, daremo il meglio per la nostra Unione, unica e speciale in tutti i sensi, in segno di riconoscenza e di apporto alla Famiglia Salesiana. “È vero che non mancano tra di noi titubanze e timori, come pure dolori e ferite per il passato. Ma è nostra ferma e mite intenzione superarle, credendo – come ci ha detto il Rettor Maggiore – ‘che Dio ha un piano personale e meraviglioso su ciascuno di noi, e che nulla nella nostra vita è capitato invano, tutto è frutto del suo amore’, e che Don Bosco continua a vegliare su di noi affinché possiamo essere contenti in questa vita e per l’eternità. Perciò vogliamo guardare al presente e – ricchi della nostra esperienza di amicizia costruita in tutti questi anni – aprirci pian piano alla conoscenza e al rapporto con gli altri membri della famiglia di Don Bosco, incominciando dagli ex-allievi” (don Antonio Castellano). salda amicizia costituirà un valido trampolino di lancio per realizzare tutto quanto ci proponiamo di fare. Sono convinto che don Bosco è e sarà contento di noi, così come non smetterà di essere al nostro fianco, e sono fiducioso nella completa e permanente collaborazione di tutti al fine di tener vivi il carisma del nostro Santo Padre e Maestro e l’amicizia di Exallievità tipica degli ex-aspiranti per il cammino che abbiamo intrapreso. Confortato da tutto ciò, vi abbraccio tutti con salesiano affetto. Un fraterno saluto in don Bosco, che estendo a tutte le Unioni della Puglia. Sono certo che con il vostro apporto, mite ma fermo, umile ma convinto, che tutti i timori e tutte le ferite svaniranno, perché l’entusiasmo suscitato dalla nascita di questa Unione e la nostra Don Pino Ruppi è stato nominato Delegato della Famiglia Salesiana e prende il posto di don Tommaso De Mitri che ha terminato il suo mandato, un grazie a don Tommaso e auguri di buon lavoro a don Pino Carissimo Leonardo, a te e al presidente della neo Unione ex Aspiranti, Luigi Leone, il mio caloroso ringraziamento per il saluto e la gioia che mi consegnate in occasione della mia nomina a Delegato della Famiglia Salesiana della Puglia. Assicuro tutto il mio entusiasmo ed il desiderio di servire al meglio, per la maggior gloria di Dio e la promozione del carisma salesiano a beneficio della santa Chiesa, i gruppi della Famiglia Salesiana. Desidero inoltre assicurare la mia personale simpatia e totale condivisione del progetto della neo Unione Ex Aspiranti. Nell’attesa di poterci incontrare personlmente: un caro saluto don Pino Ruppi 5 Note di Finalmente anche questo numero estivo è terminato, certamente l’avvenimento più importante è il riconoscimento avuto dalla famiglia salesiana, diciamo che siamo stati “reintegrati”. Molti di noi sono stati più che ex-Aspiranti, sono stati salesiani, poi si è inceppato qualcosa. Il “dopo” è stato vissuto, a dir poco, con un certo disagio dalla maggior parte di noi, questa almeno è la sensazione che ho avuto quando ho partecipato al primo raduno e che traspariva anche dai vari articoli che giungevano a questo notiziario. Come sede della nostra Unione è stata fissata la casa salesiana di Santeramo, sembrava una scelta quasi obbligata perché Santeramo è stato un punto di riferimento, direi anche affettivo, per molti di noi, dove don Bosco ha forgiato la nostra educazione attraverso i suoi salesiani, quei ricordi non si cancellano facilmente. Oltre alla sede serve un nome per la nostra Unione, in attesa dei suggerimenti che verranno da tutti voi io faccio la VOGLIA 6 servizio mia proposta. Considerando che tutto il lavoro che ha fatto Dino in questi lunghi anni è iniziato dal sogno avuto di don Palmisano in cui gli ha dato il “compito” di rintracciare buona parte degli ex-apiranti, e se Dino è riuscito nell’impresa penso proprio che sia anche grazie a don Palmisano che lo guidava sotto lo sguardo compiaciuto di don Bosco. Credo doveroso, quindi, per la scelta del nome fare riferimento a don Palmisano. La mia ovviamente è una mia proposta, ora attendiamo le vostre proposte e suggerimenti. Per terminare è doveroso ringraziare don De Mitri e don Peretti che ci hanno seguiti e aiutati nel nostro cammino di ‘ritrovamento’, il loro incarico è terminato e dal prossimo anno saranno impegnati a svolgere la loro opera in altri ambiti. Un ‘benvenuto tra di noi’ a don Pino Ruppi che sarà il nostro punto di riferimento, gli auguriamo un buon lavoro. Buona lettura e buone vacanze, Nicola Beso DI VACANZE La gentilezza è una virtù che oggi sembra essere scomparsa Forse ciò è dovuto dal tipo di educazione ricevuta e/o dal carattere delle persone, forse da disillusione o forse ancora dal tipo di vita che stiamo conducendo (bisogna sempre correre, non c’è tempo per "ricordarsi" di essere gentili). Fatto sta che quando incontriamo una persona gentile, questa ci appare anche buona, bella, altruista e quant’altro ancora, tanto è raro incontrare la gentilezza. Ma proprio perché la gentilezza è sempre più rara, essa molto spesso viene vista con sospetto, ancor più quando è accompagnata da buona educazione: ci si sente definire sciocchi bonaccioni, oppure infidi, perché è molto più semplice mostrare aggressività e lagnanze che un viso sorridente, anche quando non è tutto roseo. Però, se la gentilezza non è un atteggiamento ma qualcosa che nasce dall'intimo, presto o tardi viene capita. Non per questo verrà accettata da tutti ma, ed è la cosa più importante, solo da coloro che sapranno apprezzarla. Eppure, questa virtù non ha un costo e donarla, ed anche viverla nella propria interiorità, renderebbe senz’altro più felici. Quando la riceviamo, ci fa star bene e offre immensi vantaggi per la nostra crescita personale, la nostra salute, le re- La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore. lazioni con gli altri, perfino per l'apprendimento scolastico, l'efficienza nel lavoro e il successo negli affari. Il vero beneficio della gentilezza e delle sue qualità, però, è intrinseco. La ricompensa della gentilezza è cioè la gentilezza stessa. Essa offre il vantaggio di poterci rendere la vita più facile e più felice. Ma possiamo coltivarla solo se siamo convinti che la desideriamo per davvero. La gentilezza non può avere origine da un malinteso senso del dovere o da una costrizione esterna. L'unica vera gentilezza sgorga spontanea dal cuore. Ritengo quindi che la gentilezza sia il modo più bello e spontaneo di rapportarsi con altre persone e, se fosse una pratica largamente diffusa, probabilmente la nostra società sarebbe migliore di com' è attualmente. Chi è gentile è amico di Dio. Essere gentili è quindi una grande responsabilità che noi abbiamo non solo nei confronti di noi stessi ma anche verso i nostri fratelli, al fine di costruire la pace e vestire ogni nostro atomo di luce in Cristo. Ricordiamoci che, quando dolcezza e gentilezza camminano mano nella mano, stiamo percorrendo una scorciatoia verso Dio o, per meglio dire, una strada più lineare verso il Signore. La gentilezza nell’Amare crea… … AMORE 7 Ezia Spadavecchia Come è possibile diventare un re dei cuori amato da tutti? Con la gentilezza. 8 La gentilezza è un sentimento d’amore che ci mette in comunicazione con gli altri e trasmette al rapporto vivacità, delicatezza, poesia. Gli elementi presenti in questo sentimento sono: il calore umano, che ci riserva entusiasmo, vivacità e giovinezza; la fiducia che ci assicura l'intesa e il completamento reciproco; la disponibilità, che ci favorisce la sicurezza e la crescita umana. Noi viviamo insieme, ci guardiamo e parliamo, e tutti i nostri messaggi raggiungono gli altri e lasciano in loro un segno. Se non lo lasciano, l’amore ne è certamente penalizzato. Un saluto cordiale esprime la gioia dell'incontro, facendo sapere agli altri che siamo contenti di vederli, di ascoltarli di stare con loro. Il bacio, che spesso accompagna il saluto tra persone amiche, esprime l’unione, la vicinanza, la voglia che dà inizio al dialogo e all'intesa. Il grazie, pronunciato come riconoscimento per un piccolo o grande bene avuto, assicura la nostra gratitudine. Insomma la gentilezza si serve di piccoli segni per affermarsi e abbellire gli affetti. Certe nostre espressioni volgari, umiliano questo sentimento e ci allontanano sempre più dagli altri. Cerchiamo dunque di essere maggiormente delicati e sensibili nelle comunicazioni. Abbandoniamo certe abitudini che sanno di volgarità, di sciattezza e non permettiamo mai che la collera o lo spirito di vendetta inaspriscano la nostra voce. Come i fiori spargiamo i petali della gentilezza, perchè i segni d’amore aprono la porta del cuore. Co nsi gli di co mpo rta men to co n l ’ar rog ante Non ti sentire mai offeso, nessuno può entrare nel sacrario della tua coscienza. Non perdere tempo a rendere pan per focaccia: peggiori tu e spingi l'altro a perseverare. Non compatirlo, ma creargli attorno un contesto disarmante di amicizia. Spesso è maleducazione incosciente la sua: aiutalo a scoprire i sentimenti tenui della vita. Sappi che ogni uomo ha bisogno degli altri per essere felice, ma deve allargare il cuore per far loro spazio. Si è fatto lui centro del mondo: aiutalo a scoprire il vero centro che è Dio. Per valutarsi nella verità di se stesso, ha bisogno di lasciare il suo loculo, nel quale si sente papa, re e profeta. Se comincia a chiedere scusa, anche tra i denti, non lo scoraggiare: è su una buona strada. La buona educazione non è il politicamente corretto, ma il lasciarsi conquistare da un ideale. Conquisti più arroganti con una goccia di miele che con un barile di aceto. Riflessioni sulla gentilezza Renato Biancardi Sulla gentilezza Gian Contardo Colombari Non possiamo dire di essere gentili, uomini educati, creature credenti se in noi non c’è gentilezza. È la caratteristica che distingue chi, con amore, compie atti apprezzati perchè in qualche misura ci si pone all’altro per farlo sentire importante e rispettoso nei suoi riguardi. Non è certo solo la gentilezza che qualifica l’uomo o la donna, ma è certamente una qualità importante che risalta il nostro modo di presentarci alle persone dando più valore a quello che siamo. Il riconoscimento o il presentarci in un modo gentile, richiama la nostra natura umana in crescita, con uno sguardo di attenzione e delicatezza nel rapporto verso l’altro che deve permanere nel tempo, anche dopo un consolidamento di amicizia; oserei dire proprio perchè c’è amicizia, i modi devono essere corrispondenti alla nostra riconoscenza dell’altro. Generalmente, il saluto, la stretta di mano, domandare come sta la persona, il grazie per un buon gesto ricevuto, il chiedere la disponibilità, la sua scelta nelle cose servite, l’accompagnamento ad una partenza, l’andare incontro all’arrivo, il prego dopo un grazie ricevuto sono atteggiamenti primari di come accostarci alla persona per farla sentire accolta e benvoluta. Certo ci sono tantissimi altri gesti specifici del rapporto tra le persone, sia riconosciuti sia chiesti dall’altro, possano essi essere per noi stimolo ed opportunità per divenire gentile. La gentilezza può essere un abito, che risalta le forme di un’anima sincera e generosa. Direi un abito trasparente, che lascia vedere ciò che l’anima altruista è. Ma può anche essere una maschera, che copre il vero volto di chi sincero e generoso non è, di chi vuole con essa ottenere qualcosa o, peggio ancora, rubare qualcosa. Perché è così difficile distinguere nei modi gentili l’abito dalla maschera? Perché ogni persona ha bisogno di gentilezza, anche se può non ammetterlo, nemmeno a se stessa. Il lato triste è che spesso coloro che si vedono negare il conforto di un gesto o di una parola gentile, si rifiutano di darlo agli altri, al prossimo, che magari ne ha bisogno come loro o più di loro. È triste vedere come si può ridurre una persona a cui la vita ha negato qualcosa: invece di gioire per quelli che quel qualcosa ricevono, diventa invidiosa, gelosa, acida e cinica. Il problema è che, oltre a stare male di suo, si predispone a non fare del bene agli altri, a negare agli altri ciò che non riceve ma che è in grado di dare. La gentilezza, a ben vedere, è il dono più facile da fare: non costa niente in termini materiali e gratifica immediatamente sia chi la riceve sia chi la elargisce. Gentilezza è mettersi in ascolto per comprendere l’interlocutore e non per giudicarlo. Gentilezza è aiutare materialmente gli altri senza farlo pesare, senza darsi arie di superiorità, senza chiedere nulla in cambio. Gentilezza è una frase dolce, di conforto. Gentilezza è una carezza. Gentilezza è un sorriso. Proprio a proposito del sorriso, qualcuno ha osservato che quando si sorride i muscoli del corpo impegnati sono pochi e gli altri si rilassano, mentre quando il volto esprime ostilità o rabbia i muscoli in tensione sono tanti. Or bene, se per metafora si può parlare di muscoli dell’anima, quando si è gentili l’anima si distende e rilascia quella capacità di amare che è lo specchio dell’amore di Dio. 9 Un piccolo gesto Racconto 10 Un giorno, ero un ragazzino delle superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Kyle e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Dissi tra me e me: "Perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì? Deve essere un ragazzo strano". Io avevo il mio week end pianificato (feste e una partita di football con i miei amici), così ho scrollato le spalle e mi sono incamminato. Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro a Kyle. Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell'erba un paio di metri più in là. Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: «Quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere». Kyle mi guardò e disse: «Grazie!». C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine. Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima. Lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private. Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a football con i miei amici e lui disse di sì. Stemmo in giro tutto il week end e più lo conoscevo più Kyle mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arrivò il lunedì mattina ed ecco Kyle con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: «Ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno!». Egli rise e mi passo la metà dei libri. Nei successivi quattro anni io e Kyle diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a pensare al college, Kyle decise per Georgetown e io per Duke. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Kyle sarebbe diventato un dottore mentre io mi sarei occupato di scuole di football. Kyle era il primo della nostra classe e io l’ho sempre preso in giro per essere un secchione. Kyle doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Giorno dei diplomi, vidi Kyle, aveva un’ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole superiori. Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano. Ragazzi qualche volta ero un po’ geloso! Oggi era uno di quei giorni, potevo vedere che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: «Ehi ragazzo, te la caverai alla grande!». Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise mentre mi disse: «Grazie». Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce: «Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvene una». Guardai il mio amico Kyle incredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il week-end. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava portando a casa tutte le sue cose. Kyle mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. “Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto”. Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento. Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio. Dio fa incro- ciare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri. Gli amici sono angeli che ci sollevano in piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola. Gara di canoa Siamo nel pieno delle Olimpiadi, ecco un simpatico racconto ‘sportivo’ Una società italiana ed una società giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara canoa, con un equipaggio di otto uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di oltre un chilometro. Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. Il top management decise che si sarebbe dovuto vincere l’anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scoprì dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano. In questa situazione di crisi il management dette una chiara prova di capacità gestionale: ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana. Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c’erano troppe persone a comandare e troppe poche a remare. Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei supervisori e uno ai remi. Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: «Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità». L’anno dopo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri. La società italiana licenziò immediatamente, il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante ciò pagò un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato. La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove si dimostrò che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato. Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa. 11 ----Messaggio originale---Da: Presidente Unicorex Data: 23-lug-2012 Oggetto: Delegato Regionale Famiglia Salesiana Carissimi amici, come già preannunciato, vi allego la comunicazione pervenuta da don Pino Ruppi, relativa alla sua nomina ufficiale a Delegato della Famiglia Salesiana di Puglia. Nel manifestare la nostra gioia per il suo nuovo incarico, gli assicuriamo la continuità del nostro impegno nell’Associazione Exallievi/e di don Bosco e nella Famiglia Salesiana di Puglia, nel tenere “vivo” il carisma di Don Bosco, per il bene della gioventù. Gli assicuriamo, altresì, la nostra preghiera di sostegno per il suo nuovo incarico. Non possiamo dimenticare il nostro caro don Tommaso, a cui rinnoviamo il segno della nostra amicizia e riconoscenza, così come manifestato durante i lavori della Presidenza ispettoriale del 14 u.s. e gli diciamo ancora GRAZIE” per quanto ha operato in ciascuno di noi e nell’ambito dell’Associazione e della Famiglia Salesiana di Puglia. A tutti voi auguro un buon prosieguo di “riposo” e spero di incontrarvi al prossimo convegno ispettoriale di PG. In don Bosco, Antonio Cascione -------Messaggio originale------Da: Giuseppe Ruppi Data: 20-lug-2012 A: Presidente Unicorex Oggetto: Delegato Regionale Famiglia Salesiana Caro Antonio, desidero comunicarti che in data 18 luglio ho ricevuto la lettera di obbedienza da parte del Signor Ispettore che mi chiede il servizio di Delegato della Famiglia Salesiana per la regione Puglia. Sono felice di poter animare come Delegato sdb la bella realtà degli Ex Allievi/e nella nostra regione pugliese. Mi impegnerò fondamentalmente nel garantire la testimonianza e l’amore per l’identità e la comunione della Famiglia Salesiana, adoperandomi perché tutte le energie salesiane presenti nel nostro territorio si impegnino nella missione comune per il bene della Chiesa e per la maggior gloria di Dio. Ringrazio di cuore Don Tommaso Di Mitri per il suo impegno di accompagnamento della Famiglia Salesiana svolto, con passione e dedizione tutta salesiana, per un intero sessennio. La sua testimonianza diventa per me eredità preziosa. Sono convinto e confido nella tua preziosa collaborazione e in quella di tutta la Federazione. Una preghiera. don Pino Ruppi 12 -------Messaggio originale------Da: Edoardo Patacca Ciao Dino, ti rispondo dopo un pò di tempo a causa di un guasto al computer, spero che questo messaggio ti arrivi. Sono felicissimo dei risultati del tuo lavoro, penso che sia una grande soddisfazione vedere che il risultato del proprio lavoro è, e sarà, la strada di guida per tante altre associazioni. Complimenti un ottimo lavoro. Ho letto la lista delle mansioni che mi hai inviato e sono d’accordo su tutto. Sono sicuro che si farà un buon lavoro… Don Bosco ci vede e ci assiste. Ti saluto. Dimenticavo… d'ora in poi sarò io a chiamarti GIGANTE. Con affetto. Edo. -------Messaggio originale------Da:Tommaso De Mitri. Oggetto: R: Inoltra: Delegato Regionale Famiglia Salesiana Carissimi, l’avvicendamento in un impegno così totalizzante qual è il coordinamento dei gruppi della Famiglia Salesiana in Puglia va considerato un evento di grazia per tutti. Anzitutto per chi lascia: dopo un sessennio ricco di esaltanti esperienze di comunione, di appassionato discernimento nella docilità allo Spirito del Signore, di intense relazioni di amicizia, di qualificati stimoli a tenersi sempre motivato e rinnovato nelle intenzioni e nelle prestazioni di umili servizi per la crescita spirituale e apostolica personale, associativa e del Movimento Salesiano, sono consapevole di lasciare il testimone con un enorme debito di gratitudine verso tutti per quello che ho ricevuto, al Presidente della Federazione Pugliese degli Exallievi/e di D. Bosco, Antonio Cascione, ai membri della Presidenza e del Consiglio Regionali, a tutti i Delegati locali e a ciascuno dei tanti amici exallievi con i quali ho vissuto momenti esaltanti di salesianità. Per chi subentra nell’impegnativo ruolo di Delegato Regionale, per il carissimo Don Pino Ruppi, è il momento della traditio salesiana a trecentosessanta gradi delle bellissime qualità naturali e delle meravigliose abilità acquisite con lo studio e con l’esercizio dell’animazione comunitaria ed ecclesiale. Per la Famiglia Salesiana è un passaggio che predispone alla novità, alle sorprese di amore sempre creativo del Signore Risorto, alle mete inesplorate verso le quali Don Bosco sempre conduce, anche se questo comporta il dare lungo la strada l’arrivederci a chi fino a quel punto ha offerto il contributo della mediazione. Grazie a tutti e auguri di ottimo slancio verso il bicentenario, accompagnati dall’Ausiliatrice, madre, maestra e guida. Don Tommaso De Mitri. -------Messaggio originale------Da: Francesco D’Ambra È doveroso e gratificante raccogliere i frutti di tanto lavoro, lavoro fatto con tanta pazienza e tenacia. Pensavi che i frutti non sarebbero arrivati, prima o poi? Io non ho mai pensato questo, ma il contrario. Ci vorrebbe un coinvolgimento globale e non solo lo sforzo di una sola persona e proprio per questo ringrazio te per averci fatto da battistrada e per aver riacceso questa luce dell’insegnamento di Don Bosco nel ritrovarsi insieme nel cammino della vita, superare gli ostacoli e chiedere aiuto nel momento dovuto, se non si riuscisse a valicare o a raggiungere l’obiettivo. Dobbiamo creare una squadra con una forza unica, una squadra che vada nella stessa direzione, con intensità crescente. Abbiamo il Nostro Amico, Don Bosco, il quale ci aiuta, ci protegge e ci guida. Ci avrebbe voluto nella sua squadra? Certo che sì: egli ci vuole; ci vuole al suo fianco, a continuare quel cammino terreno di fraternità e di amore da lui compiuto con una vita esemplare. Ringrazio per il tuo generoso e costante sforzo, per il lavoro fatto, ma credo anche che il cammino da te tracciato sia da fare insieme a tutti. Questo è il risultato del lavoro costruito da una sola persona. Se fossimo stati in tanti a svolgerlo insieme, che cosa avremmo progettato? Anzi, ora che siamo di nuovo in tanti, che cosa potremmo progettare e, soprattutto, realizzare. Cordialmente, porgo un caro saluto in Don Bosco. Francesco D’Ambra. 13 -------Messaggio originale------Da: Ruggiero Piccolo DINO, dire che “sei grande!” è poco! La tua generosità fa irresistibile questa persistenza e la tua pazienza dissuade da qualunque altra scusa o ostacolo… Veramente non ho dimenticato l’impegno assunto con te e con tutti i fratelli ex-aspiranti: intendo preparare brevi racconti degli anni vissuti tra i ragazzi di strada ed i drogaditos in Brasile, cosi come le mie esperienze nella vita consacrata ed alcune riflessioni sulle adozioni e le famiglie adottive, che è il mio lavoro attuale. Mi ha fatto immenso piacere la notizia della nascita dell’Unione Ex-Aspiranti: è realmente un sogno realizzato, soprattutto perché consolida il nostro sentimento de appartenenza alla famiglia di Don Bosco e di fraternità tra di noi, nato dalla lunga e diuturna convivenza negli anni adolescenziali. Don Bosco ci ha sempre ed espressamente assicurato un luogo ben determinato nella sua Famiglia Salesiana e la nascita dell’Unione Ex-Aspiranti conferma il riconoscimento della nostra individualità da parte degli animatori, costituiti per gestire questa grande Famiglia. Stai tranquillo che non vi dimentico, soprattutto dopo aver percorso tanta strada per ritrovarci! Cari saluti. Un abbraccio affettuoso. Ruggiero Piccolo È facile sorridere alle persone che stanno fuori dalla propria casa. È così facile prendersi cura delle persone che non si conoscono bene. È difficile essere premurosi e gentili e sorridere ed essere pieni di amore in casa con i propri familiari giorno dopo giorno, specialmente quando siamo stanchi e di malumore. Tutti noi abbiamo momenti come questi, ed è proprio allora che Cristo viene a noi vestito di sofferenza. Madre Teresa di Calcutta La chiave di un uomo si trova negli altri: è il contatto con il prossimo che ci illumina su noi 14 stessi. (Paul Claudel) L’Alfabeto di Dio (Padre Gianni Fanzolato) A Anche se non sei corrisposto, ama lo stesso, mi somiglierai. B Benedici sempre, perché tu sei una benedizione di Dio. C Chiamami Padre, solo così potrai chiamare tutti gli altri fratelli. D Dona con gioia. I musi lunghi sono figli delle tenebre. E Esci dal guscio del tuo egoismo: troverai un mondo che ti aspetta. F Fa’ della tua vita una sinfonia di gioia; darai frutti saporiti. G Gira l’ago della tua bussola sempre dove ti porta il cuore: sempre e solo a Dio. H Hai un dono straordinario, per cui mi assomigli: l’amore; sfruttalo con gioia. I Intorno a te c’è tanta morte, odio e tenebre; ma tu sii sole che illumina e riscalda. L La terra non è la tua patria. Sei di terra, ma hai la mia vita: guarda allora in alto. M Metti la tua vita nel cuore di mio Figlio e di Maria: sarai dono d’amore. N Non permettere che il maligno deturpi la tua libertà. Aggrappati a me e sarai libero. O Odia il peccato, ma ama il peccatore: impara a perdonare e ama chi sbaglia, lo conquisterai. P Porta la pace di Dio col tuo sorriso: c’è bisogno di un raggio di sole e luce negli occhi. Q Quadro stupendo ti ho dipinto col sangue dell'Agnello; sei il mio capolavoro. R Resta un po’ con me, figlio, quando si fa sera: io ti guardo e tu mi guardi ed è pace. S Senza il tuo mattone, la costruzione è vuota. Sii strumento docile nelle mie mani. T Tutto ho messo nelle tue mani, sei il signore della natura: conservala senza macchia. U Unisci cuore e mente: con la mente progetti, ma è col cuore che salvi e realizzi. V Vuoi essere felice? Sgombra tutto ciò che ti impedisce di volare e sciogli le vele. Z Zaino di Eucaristia, preghiera e servizio sarà il tuo compagno di viaggio: farai miracoli. Se ti Tirano una pietra, Tu rispondi tirando un fiore, ma non dimenticarti il VASO! IO HO PROVATO A FARE LA SPESA CON L’OTTIMISMO E LA GENTILEZZA, MA ALLA CASSA CONTINUANO A CHIEDERMI I SOLDI… 15 Buone vacanze BUON COMPLEANNO Altieri Saverio ............. 3 Bianco Giuseppe ......... 3 Lubelli Paolo ............... 6 Patacca Edoardo ......... 8 Abruzzese Carmine ..... 10 Bisconti Oronzo .......... 10 Di Lauro Vincenzo ...... 10 Lardo Fedele ............... 11 De Stefano .................. 20 Lorusso Ciro ............... 25 Fazio Gaspare Gius..... 27 Paolicelli Michele ........ 27 Ferorelli Erasmo ......... 28 Maresca Mario ............ 29 BUON ONOMASTICO Pagliara Gaetano, Stano Gaetano, Traversi Gaetano, Vitulli Gaetano, Aversano Domenico, Leonetti Domenico, Cannelli Bernardo (Presidente Presidente Nazionale Exallievi Exallievi) La gentiLezza è responsabiLità Avremmo meno gente difficile e più gente di cuor Don Enrico Peretti Nell'estate del 1847, don Bosco trovò un ragazzino che piangeva vicino alla barbieria dove faceva il garzone di bottega. «Cosa ti è capitato?» «È morta mia mamma, e il padrone mi ha licenziato. Mio fratello più grande è soldato. E adesso dove vado?» «Vieni con me. Io sono un povero prete. Ma anche quando avrò soltanto più un pezzo di pane lo farò a metà con te». è la frase che tanti ragazzi si sentirono dire da don bosco, e che conservarono nel cuore come un tesoro: don bosco sarebbe sempre stato la loro sicurezza. «Talora accadeva questo fenomeno, che un giovane udita la parola di Don Bosco, non gli si staccava più dal fianco, assorto quasi in un’idea luminosa… Altri vegliavano di sera alla sua porta, picchiando leggermente ogni tanto, finché non venisse loro aperto, perché non volevano andare a dormire col peccato nell’anima». 2 Nello sguardo carico di consolazione dei tanti giovani che hanno sentito le parole di don Bosco: “Io sarò sempre tuo amico!” mi pare di leggere le parole degli apostoli “Dove andremo Signore? Tu solo hai parole di vita eterna!”. Spesso infatti pensiamo che la gentilezza sia un comportamento esteriore, un modo di essere, uno stile da assumere nei rapporti con gli altri. In realtà è un atteggiamento profondo, la comunicazione che la gioia dell’altro che incontri ti sta a cuore e che sai farti carico delle sue difficoltà. È rivolgere ai fratelli lo sguardo di Gesù quando incontra il giovane ricco: “Lo guardò e lo amò!” dice il vangelo, cioè si fece carico della sua domanda di felicità (“Cosa devo fare per avere al vita eterna?”) e lo avvolge con tutto il suo amore, rispondendogli… È lo sguardo del Buon Samaritano che non si limita ad uno sguardo rapido per poi tirare dritto, ma si china e si prende cura dell’uomo assalito dai briganti. In realtà siamo in un tempo in cui non si perde più tempo ad aver cura delle persone. Oh si, ci sono anche scuole di buone maniere, di “Bon ton” si dice, scuole che insegnano il marketing della seduzione commerciale, come “far sentire a proprio agio il cliente”, ma poche che insegnano ad aver cura dei fratelli perché sono fratelli e che, come noi, hanno bisogno di cura, di attenzione, di rispetto. Sostanzialmente di amore. Perché la gentilezza che cambia il mondo non è una maschera, un belletto da indossare per l’occasione! È il cuore che si avvicina al cuore e ne ascolta il battito per andare allo stesso ritmo. Quando eravamo ragazzi c’era quella bella canzone, “Viva la gente”, che diceva “se più gente guardasse alla gente con amor avremo meno gente difficile e più gente di cuor”. È quel “con amor” che ci rivela il senso di tutta la canzone: non basta un sorriso a tutti denti, ma ci vogliono il cuore e la responsabilità della vita. Se don Bosco avesse detto ai ragazzi che lo cercavano “Vi voglio bene” e poi li avesse invitati ad andare via, a nulla sarebbero servite quelle parole. Invece se ne è fatto carico, si è coinvolto con la loro vita, li ha accolti nella sua casa, li ha accompagnati a crescere. Siamo in un mondo strano che vorrebbe insegnare le buone maniere, ma che non educa ad amare senza condizioni. Forse dobbiamo impegnarci di più a “guardare alla gente con amore”, a far capire che sappiamo volere bene, diventare contagiosi di serenità, di parole buone e non cat- Lo stato naturale dei nostri cuori è caratterizzato da dolcezza e gentilezza, quindi quando ci rendiamo conto di essere aggressivi, severi, inclementi, insensibili e irritabili con gli altri, stiamo avendo paura e ascoltando la voce dell’io e non quella dell’Amore. tive, di discorsi sereni e non volgari, di sguardi pazienti e non insofferenti, di risposte garbate e non seccate. Provate a tradurre queste ultime righe in corsivo nei comportamenti di ogni giorno, in famiglia, al lavoro, con i colleghi e con gli amici e vedrete che cosa vogliono dire, quanto siano impegnative e quanto cambierebbero la nostra vita! Celentano ricordava con nostalgia il cortile in cui c’era sempre “un prete per chiacchierar”. Ecco: credo che questa sia un’immagine bella della gentilezza e della delicatezza educativa: esserci quando qualcuno ha bisogno di “chiacchierare”. Noi per primi che ne abbiamo fatto esperienza. Esserci per poter dire “… anche quando avrò soltanto più un pezzo di pane lo farò a metà con te!”. Una gentilezza e delicatezza responsabile. In fin dei conti Don Bosco a noi lo ha insegnato. E se facciamo un po’ di silenzio ed apriamo il cuore alla verità ci accorgiamo che anche Gesù più volte ce lo ha ripetuto, perché siamo noi quel giovane ricco che Lui guarda con amore. L’importante è rendercene conto e fidarci di Lui. Diversamente ce ne andremo tristi, proprio come quel giovane che dall’amore di Gesù si è sentito avvolto, ma non si è fidato. Ricorda Don Ricaldone: “Un eminente Rettore di un grande istituto portoghese era venuto a Torino per chiedere consiglio a Don Bosco. LA FELICITÀ TI RENDE GENTILE. LE PROVE TI RENDONO FORTE. I DOLORI TI RENDONO UMANO. I FALLIMENTI TI RENDONO UMILE. MA SOLO LA TUA VOLONTÀ TI FA ANDARE AVANTI. LA VITA È UNA GIOIA, GUSTALA. LA VITA È UNA CROCE, ABBRACIALA. LA VITA È UN’AVVENTURA, RISCHIALA. LA VITA È VITA, DIFENDILA. LA VITA È FELICITÀ, MERITALA. LA VITA È VITA, DIFENDILA. Giunto alla sua presenza, espose al santo educatore i suoi quesiti circa il modo di educare gli alunni del suo Istituto. Don Bosco lo ascoltò con grande attenzione, senza interromperlo mai. Al termine del suo dire, il Padre Gesuita sintetizzò in una sola domanda ciò che desiderava sapere: «In che modo riuscirò a educare bene i giovani del mio collegio?» E tacque. Don Bosco, al Padre che si aspettava forse un lungo discorso, rispose quest’unica parola: «Amandoli!»”. Così sia anche per noi! Buone vacanze. Gentilezza Gentilezza, dolce brezza dell'anima una carezza spazza via l'amarezza con gesti di dolcezza Non è segno di debolezza solo spirito di fortezza che dona allegrezza con slancio di delicatezza Vien fuori da spirito di purezza che emana fragranza di freschezza ha sapore di franchezza e ti dona sicurezza Ornata da accuratezza e discretezza manifesta la sua grandezza e con petali di amorevolezza abbellisce tutto con gradevolezza. Ezia Spadavecchia 3 Unione “Ex Aspiranti del Sud” Luigi Leone 4 Cari “Ragazzi”, sono felice ed onorato dell’incarico che mi è stato che mi è stato affidato di Presidente pro-tempore della Unione Exallievi/e di Don Bosco - “EX ASPIRANTI DEL SUD” , impegno questo che considero come una missione che assolverò insieme a don Antonio Castellano, nostro punto di riferimento fisso. Il riconoscimento ufficiale da parte della Famiglia Salesiana significa che non siamo più solo una “appendice”, amici che si riuniscono annualmente per “ricordare i tempi andati” e poi finisce tutto lì. Il riconoscimento significa che i Salesiani ci considerano come parte integrante della loro famiglia, ciò comporta anche che ci strutturiamo come Associazione, con un presidente, che come già detto prima, questo incarico è stato affidato a me, le altre figure che sono state indviduate sono: Fazio Giuseppe VICE PRESIDENTE Spadavecchia Leonardo SEGRETARIO Garramone Michele TESORIERE Beso Nicola e Colombari Gian Contardo ADDETTI STAMPA Ferrara Nicola CONSIGLIERE Barbieri Roberto CONSIGLIERE D’Urso Nicola CONSIGLIERE Notarpietro Raffaello CONSIGLIERE Tricarico Mario CONSIGLIERE Questi incarichi dovranno essere poi confermati in un’assemblea. Ci vuole anche una sede e considerato che il nostro punto di riferimento è Santeramo abbiamo creduto opportuno scegliere Santeramo come nostra sede. Anche in questa felice occasione, vi riconfermo ancora quello che più volte è stato ribadito: “Non è cambiato niente. Rimaniamo quelli che siamo: amici che hanno vissuto insieme gli anni della loro formazione all’ombra di don Bosco e ora si ritrovano e che vogliono realizzare la propria salesianità con proprio bagaglio di esperienza di vita maturata grazie anche principi assimilati nelle case salesiane. L’importante è non perdere lo spirito di amicizia e di famiglia che si è creato nei nostri rapporti ed incontri. Sono chiamato, con l’aiuto del nostro Maestro, a mantenere salda la proposta che sta alla base della nascita della nostra Unione, proposta che sta a noi realizzare in modo credibile ed efficace là dove siamo cresciuti: essere semplicemente noi stessi, donando la nostra esperienza di amicizia e di famiglia. Riconfermo il nostro impegno, che dovrà concretizzarsi nei seguenti obiettivi: preoccuparsi di conservare e sviluppare i principi che furono alla base della nostra formazione, per tradurli in autentici impegni di vita; realizzare l’esortazione fatta agli antichi allievi dallo stesso don Bosco: di “tenersi uniti e aiutarsi» preoccupandosi… del mutuo aiuto dei singoli nelle necessità e, soprattutto, di un contatto benefico con antichi compagni divenuti lontani”; sostenere la vita familiare dei singoli, il che suppone la conoscenza e la difesa dei diritti e doveri della famiglia nella società, e l’attenzione nel farci responsabili gli uni degli altri, cercare chi è più lontano, garantire la nostra simpatia, dare l’aiuto che possiamo a chi ne ha bisogno; gioire della nostra rinnovata amicizia, ma su di essa costruire futuro e responsabilità, “dare di più a chi ha avuto di meno” come con generosità si sta facendo con le adozioni a distanza; scambiare opinioni e confrontare le nostre scelte per riconoscere la fecondità che hanno prodotto; mantenere i contatti attraverso il giornalino e anche personalmente; cercare di far nascere altre Unioni Ex-Aspiranti in altre Regioni. Chiedo venia se sul piano formale non sarò all’altezza ma, sempre con l’aiuto della nostra Mamma, Maria Ausiliatrice, concretamente e con il cuore e lo spirito salesiano darò, anzi, daremo il meglio per la nostra Unione, unica e speciale in tutti i sensi, in segno di riconoscenza e di apporto alla Famiglia Salesiana. “È vero che non mancano tra di noi titubanze e timori, come pure dolori e ferite per il passato. Ma è nostra ferma e mite intenzione superarle, credendo – come ci ha detto il Rettor Maggiore – ‘che Dio ha un piano personale e meraviglioso su ciascuno di noi, e che nulla nella nostra vita è capitato invano, tutto è frutto del suo amore’, e che Don Bosco continua a vegliare su di noi affinché possiamo essere contenti in questa vita e per l’eternità. Perciò vogliamo guardare al presente e – ricchi della nostra esperienza di amicizia costruita in tutti questi anni – aprirci pian piano alla conoscenza e al rapporto con gli altri membri della famiglia di Don Bosco, incominciando dagli ex-allievi” (don Antonio Castellano). salda amicizia costituirà un valido trampolino di lancio per realizzare tutto quanto ci proponiamo di fare. Sono convinto che don Bosco è e sarà contento di noi, così come non smetterà di essere al nostro fianco, e sono fiducioso nella completa e permanente collaborazione di tutti al fine di tener vivi il carisma del nostro Santo Padre e Maestro e l’amicizia di Exallievità tipica degli ex-aspiranti per il cammino che abbiamo intrapreso. Confortato da tutto ciò, vi abbraccio tutti con salesiano affetto. Un fraterno saluto in don Bosco, che estendo a tutte le Unioni della Puglia. Sono certo che con il vostro apporto, mite ma fermo, umile ma convinto, che tutti i timori e tutte le ferite svaniranno, perché l’entusiasmo suscitato dalla nascita di questa Unione e la nostra Don Pino Ruppi è stato nominato Delegato della Famiglia Salesiana e prende il posto di don Tommaso De Mitri che ha terminato il suo mandato, un grazie a don Tommaso e auguri di buon lavoro a don Pino Carissimo Leonardo, a te e al presidente della neo Unione ex Aspiranti, Luigi Leone, il mio caloroso ringraziamento per il saluto e la gioia che mi consegnate in occasione della mia nomina a Delegato della Famiglia Salesiana della Puglia. Assicuro tutto il mio entusiasmo ed il desiderio di servire al meglio, per la maggior gloria di Dio e la promozione del carisma salesiano a beneficio della santa Chiesa, i gruppi della Famiglia Salesiana. Desidero inoltre assicurare la mia personale simpatia e totale condivisione del progetto della neo Unione Ex Aspiranti. Nell’attesa di poterci incontrare personlmente: un caro saluto don Pino Ruppi 5 Note di Finalmente anche questo numero estivo è terminato, certamente l’avvenimento più importante è il riconoscimento avuto dalla famiglia salesiana, diciamo che siamo stati “reintegrati”. Molti di noi sono stati più che ex-Aspiranti, sono stati salesiani, poi si è inceppato qualcosa. Il “dopo” è stato vissuto, a dir poco, con un certo disagio dalla maggior parte di noi, questa almeno è la sensazione che ho avuto quando ho partecipato al primo raduno e che traspariva anche dai vari articoli che giungevano a questo notiziario. Come sede della nostra Unione è stata fissata la casa salesiana di Santeramo, sembrava una scelta quasi obbligata perché Santeramo è stato un punto di riferimento, direi anche affettivo, per molti di noi, dove don Bosco ha forgiato la nostra educazione attraverso i suoi salesiani, quei ricordi non si cancellano facilmente. Oltre alla sede serve un nome per la nostra Unione, in attesa dei suggerimenti che verranno da tutti voi io faccio la VOGLIA 6 servizio mia proposta. Considerando che tutto il lavoro che ha fatto Dino in questi lunghi anni è iniziato dal sogno avuto di don Palmisano in cui gli ha dato il “compito” di rintracciare buona parte degli ex-apiranti, e se Dino è riuscito nell’impresa penso proprio che sia anche grazie a don Palmisano che lo guidava sotto lo sguardo compiaciuto di don Bosco. Credo doveroso, quindi, per la scelta del nome fare riferimento a don Palmisano. La mia ovviamente è una mia proposta, ora attendiamo le vostre proposte e suggerimenti. Per terminare è doveroso ringraziare don De Mitri e don Peretti che ci hanno seguiti e aiutati nel nostro cammino di ‘ritrovamento’, il loro incarico è terminato e dal prossimo anno saranno impegnati a svolgere la loro opera in altri ambiti. Un ‘benvenuto tra di noi’ a don Pino Ruppi che sarà il nostro punto di riferimento, gli auguriamo un buon lavoro. Buona lettura e buone vacanze, Nicola Beso DI VACANZE La gentilezza è una virtù che oggi sembra essere scomparsa Forse ciò è dovuto dal tipo di educazione ricevuta e/o dal carattere delle persone, forse da disillusione o forse ancora dal tipo di vita che stiamo conducendo (bisogna sempre correre, non c’è tempo per "ricordarsi" di essere gentili). Fatto sta che quando incontriamo una persona gentile, questa ci appare anche buona, bella, altruista e quant’altro ancora, tanto è raro incontrare la gentilezza. Ma proprio perché la gentilezza è sempre più rara, essa molto spesso viene vista con sospetto, ancor più quando è accompagnata da buona educazione: ci si sente definire sciocchi bonaccioni, oppure infidi, perché è molto più semplice mostrare aggressività e lagnanze che un viso sorridente, anche quando non è tutto roseo. Però, se la gentilezza non è un atteggiamento ma qualcosa che nasce dall'intimo, presto o tardi viene capita. Non per questo verrà accettata da tutti ma, ed è la cosa più importante, solo da coloro che sapranno apprezzarla. Eppure, questa virtù non ha un costo e donarla, ed anche viverla nella propria interiorità, renderebbe senz’altro più felici. Quando la riceviamo, ci fa star bene e offre immensi vantaggi per la nostra crescita personale, la nostra salute, le re- La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore. lazioni con gli altri, perfino per l'apprendimento scolastico, l'efficienza nel lavoro e il successo negli affari. Il vero beneficio della gentilezza e delle sue qualità, però, è intrinseco. La ricompensa della gentilezza è cioè la gentilezza stessa. Essa offre il vantaggio di poterci rendere la vita più facile e più felice. Ma possiamo coltivarla solo se siamo convinti che la desideriamo per davvero. La gentilezza non può avere origine da un malinteso senso del dovere o da una costrizione esterna. L'unica vera gentilezza sgorga spontanea dal cuore. Ritengo quindi che la gentilezza sia il modo più bello e spontaneo di rapportarsi con altre persone e, se fosse una pratica largamente diffusa, probabilmente la nostra società sarebbe migliore di com' è attualmente. Chi è gentile è amico di Dio. Essere gentili è quindi una grande responsabilità che noi abbiamo non solo nei confronti di noi stessi ma anche verso i nostri fratelli, al fine di costruire la pace e vestire ogni nostro atomo di luce in Cristo. Ricordiamoci che, quando dolcezza e gentilezza camminano mano nella mano, stiamo percorrendo una scorciatoia verso Dio o, per meglio dire, una strada più lineare verso il Signore. La gentilezza nell’Amare crea… … AMORE 7 Ezia Spadavecchia Come è possibile diventare un re dei cuori amato da tutti? Con la gentilezza. 8 La gentilezza è un sentimento d’amore che ci mette in comunicazione con gli altri e trasmette al rapporto vivacità, delicatezza, poesia. Gli elementi presenti in questo sentimento sono: il calore umano, che ci riserva entusiasmo, vivacità e giovinezza; la fiducia che ci assicura l'intesa e il completamento reciproco; la disponibilità, che ci favorisce la sicurezza e la crescita umana. Noi viviamo insieme, ci guardiamo e parliamo, e tutti i nostri messaggi raggiungono gli altri e lasciano in loro un segno. Se non lo lasciano, l’amore ne è certamente penalizzato. Un saluto cordiale esprime la gioia dell'incontro, facendo sapere agli altri che siamo contenti di vederli, di ascoltarli di stare con loro. Il bacio, che spesso accompagna il saluto tra persone amiche, esprime l’unione, la vicinanza, la voglia che dà inizio al dialogo e all'intesa. Il grazie, pronunciato come riconoscimento per un piccolo o grande bene avuto, assicura la nostra gratitudine. Insomma la gentilezza si serve di piccoli segni per affermarsi e abbellire gli affetti. Certe nostre espressioni volgari, umiliano questo sentimento e ci allontanano sempre più dagli altri. Cerchiamo dunque di essere maggiormente delicati e sensibili nelle comunicazioni. Abbandoniamo certe abitudini che sanno di volgarità, di sciattezza e non permettiamo mai che la collera o lo spirito di vendetta inaspriscano la nostra voce. Come i fiori spargiamo i petali della gentilezza, perchè i segni d’amore aprono la porta del cuore. Co nsi gli di co mpo rta men to co n l ’ar rog ante Non ti sentire mai offeso, nessuno può entrare nel sacrario della tua coscienza. Non perdere tempo a rendere pan per focaccia: peggiori tu e spingi l'altro a perseverare. Non compatirlo, ma creargli attorno un contesto disarmante di amicizia. Spesso è maleducazione incosciente la sua: aiutalo a scoprire i sentimenti tenui della vita. Sappi che ogni uomo ha bisogno degli altri per essere felice, ma deve allargare il cuore per far loro spazio. Si è fatto lui centro del mondo: aiutalo a scoprire il vero centro che è Dio. Per valutarsi nella verità di se stesso, ha bisogno di lasciare il suo loculo, nel quale si sente papa, re e profeta. Se comincia a chiedere scusa, anche tra i denti, non lo scoraggiare: è su una buona strada. La buona educazione non è il politicamente corretto, ma il lasciarsi conquistare da un ideale. Conquisti più arroganti con una goccia di miele che con un barile di aceto. Riflessioni sulla gentilezza Renato Biancardi Sulla gentilezza Gian Contardo Colombari Non possiamo dire di essere gentili, uomini educati, creature credenti se in noi non c’è gentilezza. È la caratteristica che distingue chi, con amore, compie atti apprezzati perchè in qualche misura ci si pone all’altro per farlo sentire importante e rispettoso nei suoi riguardi. Non è certo solo la gentilezza che qualifica l’uomo o la donna, ma è certamente una qualità importante che risalta il nostro modo di presentarci alle persone dando più valore a quello che siamo. Il riconoscimento o il presentarci in un modo gentile, richiama la nostra natura umana in crescita, con uno sguardo di attenzione e delicatezza nel rapporto verso l’altro che deve permanere nel tempo, anche dopo un consolidamento di amicizia; oserei dire proprio perchè c’è amicizia, i modi devono essere corrispondenti alla nostra riconoscenza dell’altro. Generalmente, il saluto, la stretta di mano, domandare come sta la persona, il grazie per un buon gesto ricevuto, il chiedere la disponibilità, la sua scelta nelle cose servite, l’accompagnamento ad una partenza, l’andare incontro all’arrivo, il prego dopo un grazie ricevuto sono atteggiamenti primari di come accostarci alla persona per farla sentire accolta e benvoluta. Certo ci sono tantissimi altri gesti specifici del rapporto tra le persone, sia riconosciuti sia chiesti dall’altro, possano essi essere per noi stimolo ed opportunità per divenire gentile. La gentilezza può essere un abito, che risalta le forme di un’anima sincera e generosa. Direi un abito trasparente, che lascia vedere ciò che l’anima altruista è. Ma può anche essere una maschera, che copre il vero volto di chi sincero e generoso non è, di chi vuole con essa ottenere qualcosa o, peggio ancora, rubare qualcosa. Perché è così difficile distinguere nei modi gentili l’abito dalla maschera? Perché ogni persona ha bisogno di gentilezza, anche se può non ammetterlo, nemmeno a se stessa. Il lato triste è che spesso coloro che si vedono negare il conforto di un gesto o di una parola gentile, si rifiutano di darlo agli altri, al prossimo, che magari ne ha bisogno come loro o più di loro. È triste vedere come si può ridurre una persona a cui la vita ha negato qualcosa: invece di gioire per quelli che quel qualcosa ricevono, diventa invidiosa, gelosa, acida e cinica. Il problema è che, oltre a stare male di suo, si predispone a non fare del bene agli altri, a negare agli altri ciò che non riceve ma che è in grado di dare. La gentilezza, a ben vedere, è il dono più facile da fare: non costa niente in termini materiali e gratifica immediatamente sia chi la riceve sia chi la elargisce. Gentilezza è mettersi in ascolto per comprendere l’interlocutore e non per giudicarlo. Gentilezza è aiutare materialmente gli altri senza farlo pesare, senza darsi arie di superiorità, senza chiedere nulla in cambio. Gentilezza è una frase dolce, di conforto. Gentilezza è una carezza. Gentilezza è un sorriso. Proprio a proposito del sorriso, qualcuno ha osservato che quando si sorride i muscoli del corpo impegnati sono pochi e gli altri si rilassano, mentre quando il volto esprime ostilità o rabbia i muscoli in tensione sono tanti. Or bene, se per metafora si può parlare di muscoli dell’anima, quando si è gentili l’anima si distende e rilascia quella capacità di amare che è lo specchio dell’amore di Dio. 9 Un piccolo gesto Racconto 10 Un giorno, ero un ragazzino delle superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Kyle e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Dissi tra me e me: "Perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì? Deve essere un ragazzo strano". Io avevo il mio week end pianificato (feste e una partita di football con i miei amici), così ho scrollato le spalle e mi sono incamminato. Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro a Kyle. Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell'erba un paio di metri più in là. Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: «Quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere». Kyle mi guardò e disse: «Grazie!». C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine. Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima. Lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private. Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a football con i miei amici e lui disse di sì. Stemmo in giro tutto il week end e più lo conoscevo più Kyle mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arrivò il lunedì mattina ed ecco Kyle con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: «Ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno!». Egli rise e mi passo la metà dei libri. Nei successivi quattro anni io e Kyle diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a pensare al college, Kyle decise per Georgetown e io per Duke. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Kyle sarebbe diventato un dottore mentre io mi sarei occupato di scuole di football. Kyle era il primo della nostra classe e io l’ho sempre preso in giro per essere un secchione. Kyle doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Giorno dei diplomi, vidi Kyle, aveva un’ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole superiori. Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano. Ragazzi qualche volta ero un po’ geloso! Oggi era uno di quei giorni, potevo vedere che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: «Ehi ragazzo, te la caverai alla grande!». Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise mentre mi disse: «Grazie». Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce: «Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvene una». Guardai il mio amico Kyle incredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il week-end. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava portando a casa tutte le sue cose. Kyle mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. “Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto”. Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento. Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio. Dio fa incro- ciare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri. Gli amici sono angeli che ci sollevano in piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola. Gara di canoa Siamo nel pieno delle Olimpiadi, ecco un simpatico racconto ‘sportivo’ Una società italiana ed una società giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara canoa, con un equipaggio di otto uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di oltre un chilometro. Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. Il top management decise che si sarebbe dovuto vincere l’anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scoprì dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano. In questa situazione di crisi il management dette una chiara prova di capacità gestionale: ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana. Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c’erano troppe persone a comandare e troppe poche a remare. Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei supervisori e uno ai remi. Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: «Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità». L’anno dopo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri. La società italiana licenziò immediatamente, il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante ciò pagò un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato. La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove si dimostrò che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato. Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa. 11 ----Messaggio originale---Da: Presidente Unicorex Data: 23-lug-2012 oggetto: Delegato Regionale Famiglia Salesiana Carissimi amici, come già preannunciato, vi allego la comunicazione pervenuta da don Pino Ruppi, relativa alla sua nomina ufficiale a Delegato della Famiglia Salesiana di Puglia. Nel manifestare la nostra gioia per il suo nuovo incarico, gli assicuriamo la continuità del nostro impegno nell’Associazione Exallievi/e di don Bosco e nella Famiglia Salesiana di Puglia, nel tenere “vivo” il carisma di Don Bosco, per il bene della gioventù. Gli assicuriamo, altresì, la nostra preghiera di sostegno per il suo nuovo incarico. Non possiamo dimenticare il nostro caro don Tommaso, a cui rinnoviamo il segno della nostra amicizia e riconoscenza, così come manifestato durante i lavori della Presidenza ispettoriale del 14 u.s. e gli diciamo ancora GRAZIE” per quanto ha operato in ciascuno di noi e nell’ambito dell’Associazione e della Famiglia Salesiana di Puglia. A tutti voi auguro un buon prosieguo di “riposo” e spero di incontrarvi al prossimo convegno ispettoriale di PG. In don Bosco, Antonio Cascione -------Messaggio originale------Da: Giuseppe Ruppi Data: 20-lug-2012 A: Presidente Unicorex oggetto: Delegato Regionale Famiglia Salesiana Caro Antonio, desidero comunicarti che in data 18 luglio ho ricevuto la lettera di obbedienza da parte del Signor Ispettore che mi chiede il servizio di Delegato della Famiglia Salesiana per la regione Puglia. Sono felice di poter animare come Delegato sdb la bella realtà degli Ex Allievi/e nella nostra regione pugliese. Mi impegnerò fondamentalmente nel garantire la testimonianza e l’amore per l’identità e la comunione della Famiglia Salesiana, adoperandomi perché tutte le energie salesiane presenti nel nostro territorio si impegnino nella missione comune per il bene della Chiesa e per la maggior gloria di Dio. Ringrazio di cuore Don Tommaso Di Mitri per il suo impegno di accompagnamento della Famiglia Salesiana svolto, con passione e dedizione tutta salesiana, per un intero sessennio. La sua testimonianza diventa per me eredità preziosa. Sono convinto e confido nella tua preziosa collaborazione e in quella di tutta la Federazione. Una preghiera. don Pino Ruppi 12 -------Messaggio originale------Da: Edoardo Patacca Ciao Dino, ti rispondo dopo un pò di tempo a causa di un guasto al computer, spero che questo messaggio ti arrivi. Sono felicissimo dei risultati del tuo lavoro, penso che sia una grande soddisfazione vedere che il risultato del proprio lavoro è, e sarà, la strada di guida per tante altre associazioni. Complimenti un ottimo lavoro. Ho letto la lista delle mansioni che mi hai inviato e sono d’accordo su tutto. Sono sicuro che si farà un buon lavoro… Don Bosco ci vede e ci assiste. Ti saluto. Dimenticavo… d'ora in poi sarò io a chiamarti GIGANTE. Con affetto. Edo. -------Messaggio originale------Da:Tommaso De Mitri. Oggetto: R: Inoltra: Delegato Regionale Famiglia Salesiana Carissimi, l’avvicendamento in un impegno così totalizzante qual è il coordinamento dei gruppi della Famiglia Salesiana in Puglia va considerato un evento di grazia per tutti. Anzitutto per chi lascia: dopo un sessennio ricco di esaltanti esperienze di comunione, di appassionato discernimento nella docilità allo Spirito del Signore, di intense relazioni di amicizia, di qualificati stimoli a tenersi sempre motivato e rinnovato nelle intenzioni e nelle prestazioni di umili servizi per la crescita spirituale e apostolica personale, associativa e del Movimento Salesiano, sono consapevole di lasciare il testimone con un enorme debito di gratitudine verso tutti per quello che ho ricevuto, al Presidente della Federazione Pugliese degli Exallievi/e di D. Bosco, Antonio Cascione, ai membri della Presidenza e del Consiglio Regionali, a tutti i Delegati locali e a ciascuno dei tanti amici exallievi con i quali ho vissuto momenti esaltanti di salesianità. Per chi subentra nell’impegnativo ruolo di Delegato Regionale, per il carissimo Don Pino Ruppi, è il momento della traditio salesiana a trecentosessanta gradi delle bellissime qualità naturali e delle meravigliose abilità acquisite con lo studio e con l’esercizio dell’animazione comunitaria ed ecclesiale. Per la Famiglia Salesiana è un passaggio che predispone alla novità, alle sorprese di amore sempre creativo del Signore Risorto, alle mete inesplorate verso le quali Don Bosco sempre conduce, anche se questo comporta il dare lungo la strada l’arrivederci a chi fino a quel punto ha offerto il contributo della mediazione. Grazie a tutti e auguri di ottimo slancio verso il bicentenario, accompagnati dall’Ausiliatrice, madre, maestra e guida. Don Tommaso De Mitri. -------Messaggio originale------Da: Francesco D’Ambra È doveroso e gratificante raccogliere i frutti di tanto lavoro, lavoro fatto con tanta pazienza e tenacia. Pensavi che i frutti non sarebbero arrivati, prima o poi? Io non ho mai pensato questo, ma il contrario. Ci vorrebbe un coinvolgimento globale e non solo lo sforzo di una sola persona e proprio per questo ringrazio te per averci fatto da battistrada e per aver riacceso questa luce dell’insegnamento di Don Bosco nel ritrovarsi insieme nel cammino della vita, superare gli ostacoli e chiedere aiuto nel momento dovuto, se non si riuscisse a valicare o a raggiungere l’obiettivo. Dobbiamo creare una squadra con una forza unica, una squadra che vada nella stessa direzione, con intensità crescente. Abbiamo il Nostro Amico, Don Bosco, il quale ci aiuta, ci protegge e ci guida. Ci avrebbe voluto nella sua squadra? Certo che sì: egli ci vuole; ci vuole al suo fianco, a continuare quel cammino terreno di fraternità e di amore da lui compiuto con una vita esemplare. Ringrazio per il tuo generoso e costante sforzo, per il lavoro fatto, ma credo anche che il cammino da te tracciato sia da fare insieme a tutti. Questo è il risultato del lavoro costruito da una sola persona. Se fossimo stati in tanti a svolgerlo insieme, che cosa avremmo progettato? Anzi, ora che siamo di nuovo in tanti, che cosa potremmo progettare e, soprattutto, realizzare. Cordialmente, porgo un caro saluto in Don Bosco. Francesco D’Ambra. 13 -------Messaggio originale------Da: Ruggiero Piccolo DINO, dire che “sei grande!” è poco! La tua generosità fa irresistibile questa persistenza e la tua pazienza dissuade da qualunque altra scusa o ostacolo… Veramente non ho dimenticato l’impegno assunto con te e con tutti i fratelli ex-aspiranti: intendo preparare brevi racconti degli anni vissuti tra i ragazzi di strada ed i drogaditos in Brasile, cosi come le mie esperienze nella vita consacrata ed alcune riflessioni sulle adozioni e le famiglie adottive, che è il mio lavoro attuale. Mi ha fatto immenso piacere la notizia della nascita dell’Unione Ex-Aspiranti: è realmente un sogno realizzato, soprattutto perché consolida il nostro sentimento de appartenenza alla famiglia di Don Bosco e di fraternità tra di noi, nato dalla lunga e diuturna convivenza negli anni adolescenziali. Don Bosco ci ha sempre ed espressamente assicurato un luogo ben determinato nella sua Famiglia Salesiana e la nascita dell’Unione Ex-Aspiranti conferma il riconoscimento della nostra individualità da parte degli animatori, costituiti per gestire questa grande Famiglia. Stai tranquillo che non vi dimentico, soprattutto dopo aver percorso tanta strada per ritrovarci! Cari saluti. Un abbraccio affettuoso. Ruggiero Piccolo È facile sorridere alle persone che stanno fuori dalla propria casa. È così facile prendersi cura delle persone che non si conoscono bene. È difficile essere premurosi e gentili e sorridere ed essere pieni di amore in casa con i propri familiari giorno dopo giorno, specialmente quando siamo stanchi e di malumore. Tutti noi abbiamo momenti come questi, ed è proprio allora che Cristo viene a noi vestito di sofferenza. Madre Teresa di Calcutta La chiave di un uomo si trova negli altri: è il contatto con il prossimo che ci illumina su noi 14 stessi. (Paul Claudel) L’Alfabeto di Dio (Padre Gianni Fanzolato) A Anche se non sei corrisposto, ama lo stesso, mi somiglierai. B Benedici sempre, perché tu sei una benedizione di Dio. C Chiamami Padre, solo così potrai chiamare tutti gli altri fratelli. D Dona con gioia. I musi lunghi sono figli delle tenebre. E Esci dal guscio del tuo egoismo: troverai un mondo che ti aspetta. F Fa’ della tua vita una sinfonia di gioia; darai frutti saporiti. G Gira l’ago della tua bussola sempre dove ti porta il cuore: sempre e solo a Dio. H Hai un dono straordinario, per cui mi assomigli: l’amore; sfruttalo con gioia. I Intorno a te c’è tanta morte, odio e tenebre; ma tu sii sole che illumina e riscalda. L La terra non è la tua patria. Sei di terra, ma hai la mia vita: guarda allora in alto. M Metti la tua vita nel cuore di mio Figlio e di Maria: sarai dono d’amore. N Non permettere che il maligno deturpi la tua libertà. Aggrappati a me e sarai libero. O Odia il peccato, ma ama il peccatore: impara a perdonare e ama chi sbaglia, lo conquisterai. P Porta la pace di Dio col tuo sorriso: c’è bisogno di un raggio di sole e luce negli occhi. Q Quadro stupendo ti ho dipinto col sangue dell'Agnello; sei il mio capolavoro. R Resta un po’ con me, figlio, quando si fa sera: io ti guardo e tu mi guardi ed è pace. S Senza il tuo mattone, la costruzione è vuota. Sii strumento docile nelle mie mani. T Tutto ho messo nelle tue mani, sei il signore della natura: conservala senza macchia. U Unisci cuore e mente: con la mente progetti, ma è col cuore che salvi e realizzi. V Vuoi essere felice? Sgombra tutto ciò che ti impedisce di volare e sciogli le vele. Z Zaino di Eucaristia, preghiera e servizio sarà il tuo compagno di viaggio: farai miracoli. Se ti Tirano una pietra, Tu rispondi tirando un fiore, ma non dimenticarti il VASO! IO HO PROVATO A FARE LA SPESA CON L’OTTIMISMO E LA GENTILEZZA, MA ALLA CASSA CONTINUANO A CHIEDERMI I SOLDI… 15