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il vestito verde di babbo natale

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il vestito verde di babbo natale
IL VESTITO VERDE DI BABBO NATALE
SCHEDA DIDATTICA.
Introduzione
Il nostro spettacolo natalizio affronta principalmente il tema del consumismo e
propone una ironica riflessione sul carattere eminentemente commerciale di
questa festa, che, prima dell’avvento della società dei consumi, rispondeva ad
altro spirito e ad altri valori.
Allargando il campo di riflessione Il vestito verde di Babbo Natale è anche
una rappresentazione delle contraddizioni della modernità, la quale certamente
ha offerto maggiori agi e maggiori vantaggi, ma ha reso tutti molto più
stressati, competitivi e individualisti.
Due culture a confronto dunque: quella del preconsumismo, in cui ancora
dominavano valori come autoconsumo, spirito di sacrificio, etica del risparmio;
e quella attuale in cui assistiamo al primato dei consumi di massa, e della
sovrapproduzione.
Di queste due culture che ci appartengono è possibile trovare una sintesi
virtuosa?
Attraverso l’uso di diverse tecniche sceniche come il teatro d’attore, il teatro di
figura e soprattutto il teatro d’ombre, Il vestito verde di Babbo Natale
intende celebrare la festa più amata da grandi e bambini in modo originale e
didatticamente efficace: un invito a non limitarsi ad essere in questo
particolare periodo dell’anno solo dei distratti consumatori.
L’iconografia di Babbo Natale
Pare che la fisionomia di Babbo Natale, come tutti noi lo conosciamo, abbia
un’origine piuttosto recente.
La dobbiamo principalmente ad un disegnatore americano della seconda metà
dell'ottocento, Thomas Nast, che pubblicò nel 1890 il suo più famoso libro, una
raccolta di disegni dal titolo Christmas Drawings for the Human Race, e che
creò a poco a poco tutto l'immaginario che ruoterà per sempre intorno a Babbo
Natale: la fabbrica di giocattoli al Polo Nord, il rapporto specialissimo con i
bambini, la slitta, le renne, il camino.
Ma la consacrazione di questa iconografia la dobbiamo certamente all’opera di
un illustratore svedese Heddon Sundbloom, cui nel 1931 fu affidatala
campagna pubblicitaria della Coca Cola e che disegnò il primo dei suoi Santa
Claus pubblicitari, prendendo a modello l'aspetto che poi conosciamo.
Di seguito riportiamo un estratto del libro di Nicola Lagoia Babbo Natale.
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Da Babbo Natale di Nicola Lagoia
Il compito di lanciare una campagna pubblicitaria in
grado di rivolgersi ai bambini senza mai metterli al centro
della scena fu invece affidato dall’agenzia di Archie Lee a
Haddon Sundblom, un bizzarro disegnatore di origine
svedese che amava l’alcol e si faceva perdonare i suoi ritardi
clamorosi grazie alla forza e all’inconfondibilità del segno
grafico. L’espediente utilizzato fu quello di arruolare
un messaggero, un tramite, un intermediario tra infanzia e
mondo degli adulti che fosse in grado di catalizzare, con la
sua semplice presenza, l’immaginazione e i desideri dei
bambini. La scelta cadde appunto su Santa Claus.
Il successo della campagna pubblicitaria andò oltre le più
rosee previsioni. Haddon Sundblom continuò a disegnare
Babbi Natale per la Coca-Cola fino al 1964. Nessuno, tanto
meno il suo autore, poteva immaginare quale impatto avrebbe
avuto questa rivisitazione di Santa Claus sui consumatori,
quindi sui cittadini di tutti gli Stati Uniti che subito gli ricavarono
un posto tra i simboli dell’identità nazionale.
Sundblom ebbe come primo parametro il Santa Claus
disegnato da Thomas Nast per «Harper’s Weekly» nel 1862:
un portadoni con pancione e barba bianca che cominciava
a distanziarsi dalle versioni troppo esotiche con cui era stato
rappresentato fino a quel momento. Il colpo di genio di
Sundblom consistette nel portare alle estreme conseguenze
l’operazione grafica di Nast, facendo convivere l’aura di
soprannaturalità che circondava Babbo Natale con l’estetica
dell’uomo comune. Basta elfi, creature dei boschi, personaggi
provenienti da immaginari e culture lontane: il
nuovo Babbo Natale avrebbe dovuto essere partorito dal
cuore magico dell’America del XX secolo. Sundblom utilizzò
infatti come modello l’uomo della porta accanto, vale a dire
il suo vicino di casa Lou Patience, un com messo viaggiatore che l’American way of life aveva fornito di una corporatura
robusta, un volto allegro e rassicurante entro i limiti
del sospetto, una fiducia nel presente e un’ecolalica vitalità
che debordava da tutti i pori della sua persona. A Lou
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Patience Sundblom allungò la barba e arroventò le guance,
aumentò di qualche misura il girovita, sostituì gli abiti
borghesi con la celebre casacca rossa e bianca, e così i cartelloni
pubblicitari si riempirono di figure al limite dell’iperrealismo:
fragorosamente comuni eppure in qualche
modo provenienti da un altro pianeta.
Quello che Sundblom dovette capire, del tutto istintivamente,
fu che per fare sognare la gente nel modo più sereno
e rassicurante possibile bisognava pescare in una fondamentale
intersezione tra realtà e mondo immaginario,
vale a dire nell’ideale, perennemente in fieri, che una cultura
ha di se stessa. Di conseguenza, il suo Babbo Natale
non proviene direttamente dalla realtà americana ma ancora
una volta dal suo doppio onirico, il continente parallelo
in cui quest’ultima si rappresentava per affrontare con
successo le grandi sfide del tempo. Si può dire, quasi con
una pretesa di letteralità, che il Babbo Natale testimonial
della Coca-Cola è un prodotto del sogno americano ancor
prima che Sundblom ne abbozzi i primi tratti. A questo
punto, il filo che legava Santa Claus alle sue origini poteva
considerarsi quasi del tutto reciso.
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IMPARIAMO A FARE LE OMBRE
Il nostro spettacolo utilizza la tecnica delle ombre: una tecnica antichissima,
che è stata usata sin dai tempi più antichi nel teatro cinese, in quello greco, in
quello turco.
Tre sono gli elementi fondamentali del teatro d’ombre: la luce, la sagoma, lo
schermo.
In questa scheda didattica troverete:
Una rapido vademecum per poter realizzare le vostre sagome
Alcune indicazioni per la proiezione
I bozzetti delle nostre sagome realizzate dalla nostra disegnatrice
Silvia Gambaro.
Inoltre se possedete una connessione ad internet potete collegarvi all’indirizzo
dove troverete Babbo Natale impegnato a realizzare quanto esposto in questa
scheda.
La prima cosa da fare è disegnare su un comune foglio A4 la sagoma che
vogliamo proiettare.
Per facilitarvi il compito nelle pagine seguenti troverete i modelli realizzati per il
nostro spettacolo che potrete ritagliare direttamente o copiare, se avrete voglia
di apportare delle modifiche.
Niente vieta di creare delle sagome diverse e fantasiose da poter proiettare.
Ora la sagoma del cartamodello va ritagliata con cura. Ma, considerato che
conviene usare sagome di una certa grandezza, a questo punto vi consigliamo
di fare una fotocopia ingrandita della vostra sagoma e di ritagliare la fotocopia
ingrandita.
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Una volta ritagliata la sagoma del cartamodello, sistematela sopra un
cartoncino rigido nero, (le nostre sagome sono realizzate in un materiale
plastico che ha il vantaggio di essere molto resistente, ma che non può essere
tagliato da normali forbici da cancelleria), fissatela con dello scotch e
delineatene i contorni con una matita.
Quindi ritagliate il cartoncino nero. Otterrete così la vostra sagoma. Per avere
delle proiezioni più suggestive, molto importanti risulteranno le parti vuote:
occhi, bocca, finestre… dedicategli una cura particolare!
Fissate una bacchetta di legno sulla sagoma con della colla e dello scotch. La
vostra sagoma è adesso pronta per essere proiettata.
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Per proiettare la vostra sagoma dovete vi serviranno ancora due cose.
Primo: uno schermo bianco. E’ importante che sia fatto di un qualsiasi
materiale non fitto (opaco) potete usare un lenzuolo di cotone, della carta
oleata, del tulle, oppure della lycra che è un tessuto molto elastico.
Tenete presente che la scelta del supporto risulterà fondamentale per ottenere
diversi e suggestivi effetti.
Secondo: una luce, la meno diffusa e la più puntiforme possibile, ovvero con il
filamento piccolo. Sono ottime le lampade da proiettore, che però sono
alimentate a 24, a 12 o a 36 Volt, quindi, per non bruciarle, dovreste anche
utilizzare un trasformatore che riduca la normale corrente a 220.
Lo strumento è piuttosto complesso quindi vi consigliamo di utilizzare un led,
una quarzina, o anche una normale lampadina ma ben “inscatolata” in una
cassetta che non ne permetta la diffusione.
A questo punto siete pronti per proiettare e sperimentare le diverse possibilità.
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Divertitevi a sperimentare le diverse possibilità (e magari annotatevi le
considerazioni)
Cominciate a muovere la sagoma nel cono di luce che teniamo fermo.
Cosa succede se allontaniamo la sagoma dalla fonte luminosa?
Cosa succede se la avviciniamo?
E se, nel caso stiamo usando una luce a mano, spostiamo la luce, cosa
succede?
Spostandola a destra, a sinistra, in alto, in baso…
Cosa succede se muovete lo schermo, tenendo ferma luce e sagome?
E se muoviamo tutto insieme?
Provate ad usare due fonti luminose: dove e come vi dovrete sistemare per
non entrare nella proiezione?
Come vedrete potrete divertitevi in mille modi, ci sono mille possibilità!
Basta sbizzarrire un po’ di ingegno e soprattutto tanta fantasia!
Guarda il video:
http://dl.dropbox.com/u/6564339/babbo_natale_tutorial_ombre.mp4
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