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Fare memoria di Maurice Zundel
02_Prospettiva_pp_7_60:02_Prospettiva_pp_7_60 11-12-2009 10:44 Pagina 26 DOSSIER va esattamente ciò che diceva e scriveva, e diceva esattamente ciò che faceva: la sua teologia era tutt’uno con la sua spiritualità e con la sua vita quotidiana, e il tutto era centrato sull’amore e sul perdono di Dio testimoniato nella gioia di chi è povero in spirito. III. Nella primavera del 2009 ho avuto l’opportunità e la soddisfazione di incontrare a Parigi, in un pensionato dei padri gesuiti, il padre Bernard de Boissière, grande amico ed esecutore testamentario di Zundel, autore (insieme a France-Marie Chauvelot) dell’importante biografia che ho già citato. In quest’occasione ho potuto trovare una conferma delle idee e dei sentimenti che mi ero fatto sulla figura di quest’uomo scomparso oramai da 35 anni, di cui sopravvivono oggi ben pochi testimoni diretti. Padre de Bossière, oggi molto anziano, mi ha parlato del suo primo incontro con Zundel a quindi- ci anni, in seminario: un’esperienza indelebile. Soprattutto, ciò che comunicava Zundel era un’umiltà straordinaria, era il silenzio; egli univa la profondità dello spirito all’azione. Secondo il gesuita, la capacità più rara di Zundel era quella di saper ascoltare, di giungere ad una spoliazione o kenosis per restare in ascolto dell’altro. Questa capacità egli la trasmetteva; e tutti quelli che lo incontravano non potevano restare indifferenti, nonostante la sua discrezione e il suo estremo rispetto di ogni altra persona. Padre de Bossière si sta adoperando anche per la beatificazione di Zundel, della cui santità è assolutamente convinto. Non sappiamo se prima o poi padre Zundel salirà all’onore degli altari, né se egli sarà all’origine di quei miracoli che normalmente sono richiesti per la canonizzazione. Ma io penso che egli abbia già operato in tante persone che lo hanno incontrato il vero mi- racolo, il più grande: quello di ridare ad esse un animo gioioso, di trasmettere il perdono di cui parla il Cristo, di far rinascere la speranza in cuori rinsecchiti o divenuti di pietra, di alimentare la compassione e la fraternità, di far sentire ancora il richiamo della Bellezza, che a questo punto scriverei con la maiuscola11. Come dice in una indimenticabile canzone il padre Duval, citando e parafrasando il vangelo di Luca (7, 31-32), “Ho suonato il flauto sulla piazza del mercato e nessuno ha danzato con me” e poi “J’ai redonné un coeur de reine à Madeleine”, ho ridato a Maddalena un cuore nuovo, un cuore regale. Sono umilmente certo, e come me penso chiunque si sia accostato alla figura di Maurice Zundel, che la sua presenza sia stata un segno nascosto e luminoso del Padre che accoglie e perdona, che ama ciascuno come un figlio prediletto e lo invita alla gioia vera. Fare memoria di Maurice Zundel C. Lucques – Scrittrice, Parigi La prima scena si svolge a Losanna, in occasione del Congresso delle Società di filosofia di lingua francese, nell’agosto 1994. Incontro un professore, vedo dal suo cartellino che è di Neuchâtel e mi viene da dirgli: “Durante l’inverno ho passato una settimana meravigliosa nella Sua città, vicino a quel lago così dolce e dai colori vellutati, vicino alla Sua biblioteca: mi trovavo nella parte alta della città e ho trascorso ore di grande silenzio nella biblioteca personale di Maurice Zundel”. Il giovane professore mi guarda stupito e incuriosito. “Lei sa chi è Lo Curbusier?” – gli dico –, “Ovviamente!” mi risponde. “Legge Blaise Cendrars?” – replico – “Ma certo!” fa lui. “E Lei non conosce il 26 loro concittadino, Maurice Zundel! È solo un po’ più giovane di loro, essendo nato nel 1897. Nello stand della libreria del Congresso, se vuole, può cominciare a conoscere chi fu questa personalità di Neuchâtel…”. A quel punto il dialogo s’interrompe perché il professore viene accostato da una persona di sua conoscenza. Non mi resta quindi che cercare di dire a voi lettori chi fu Maurice Zundel, il quale lascia un’opera scritta considerevole la cui parte postuma continua a crescere in Francia, in Canada e in Svizzera. La vita di Zundel sarebbe stata quella di un errante, di un pellegrino: Roma, Parigi e la periferia, Londra, Beirut, Gersalemme, Il Cairo e infine Losanna (1946-1975), che diN. 69-70/09 venta semplicemente un “porto d’attracco” da cui continui inviti lo fanno muovere. A Losanna, comunque, la sua silhouette diventa familiare, leggendaria: il padre Zundel andava verso tutti quelli che chiedevano aiuto, e lo faceva con quell’andatura vagamente danzante che sfiorava appena la terra e con il suo grande mantello che ondeggiava al vento. Quando è lontano dalla sua città natale, ecco come ricorda: “Era una città intellettuale e universitaria, una città aristocratica che, pur avendo un numero modesto di abitanti, contava una quantità di persone distinte. La città è posta vicino ad un lago ricco di poesia, in un luogo mirabile”. La sua adolescenza studiosa e PROSPETTIVA •P E R S O N A• 02_Prospettiva_pp_7_60:02_Prospettiva_pp_7_60 11-12-2009 10:45 Pagina 27 DOSSIER gioiosa si svolge al Collegio latino, in un ambito eccezionale di compagni di studio, il più celebre dei quali sarà Jean Piaget. Ma tutti loro assunsero la responsabilità di aver beneficiato di una formazione intellettuale eccellente. Un fatto che consente l’uso di queste espressioni superlative è il seguente: questi giovani allievi furono scelti dal direttore del collegio e dal professore di latino per fare un’esperienza che non potè essere svolta in altre classi. Si trattava del metodo che consisteva nel dedurre la grammatica dai testi letti: in questo modo gli studenti si familiarizzarono direttamente con la storia romana e la mitologia; e si può immaginare quale attenzione ne venisse per captare la struttura della lingua latina. Ma, prima di lasciare Neuchâtel per Friburgo, Einsiedeln, poi ancora Friburgo e Ginevra, è nella sua città natale che la mente di Zundel si aprì ai valori del cuore. A quindici anni, era diventato amico di un coetaneo che stava facendo un tirocinio manuale per diventare meccanico; il padre gli aveva proposto di continuare gli studi oltre la scuola di base, ma lui aveva rifiutato. Protestante, conosceva bene la Bibbia e leggeva quotidianamente il vangelo. Aveva una bella voce e una buona capacità di dizione. Un giorno, questo ragazzo portò il vangelo delle Beatitudini al suo amico cattolico. Il modo stesso di leggere esprimeva il senso delle parole: “Fu quello lo slancio di fondo, dirà più tardi Maurice, che fece nascere e alimentare la mia vocazione… Aurora di una vita religiosa che assomigliava a un movimento dello spirito”. Questo ascolto era tale da approfondire in modo sconvolgente e durevole la morale: le Beatitudini sono ben più esigenti del Decalogo, esse appartengono ad un altro ordine! E, come se la comunicazione delle Beatitudini non fosse sufficiente a ricolmare tutto il suo essere, è ancora attraverso l’amico apprendista che il giovane Zundel PROSPETTIVA •P E R S O N A• avrebbe ricevuto altri benefici. L’amico, che si dedicava alla lettura di opere letterarie, fece conoscere e amare Pascal a Maurice; poi, una sera, mentre era immerso nella lettura dei Miserabili di Victor Hugo, gli raccontò con la sua bella voce l’episodio del vescovo Myriel12. Il padre Zundel scriverà più tardi: “Le parole rivolte dal vescovo a Jean Valjean che esce dalla galera, ‘Questa è la casa di Gesù Cristo, voi siete a casa vostra e tutto è vostro’, mi sono rimaste impresse nella mente come una esigenza di spoliazione nella vita del prete, che non può tenere nulla per sé a meno di staccarsi dal Vangelo.” In questo modo la sua prima formazione, tanto intellettuale che spirituale, ricevuta sin dall’adolescenza, era la base dell’immensa cultura che avrebbe alimentato la sua visione mistica della condizione umana. È stupefacente che, sin da giovane, Zundel senta la necessità di affrontare il tema del diritto alla proprietà, dello sciopero, del voto femminile. E questo avviene nello stesso periodo in cui egli avrebbe comunicato tutte le bellezze naturali e artistiche incontrate e gustate sulle strade della sua vita. Se si vuole scegliere qui il omento di spiegare lo strano itinerario di questa vita di sacerdote, bisogna risalire agli anni che seguono la sua ordinazione, dal 1920 al 1925. Vicario nel quartiere delle Eaux-Vives di Ginevra, era per lui, che aveva tanto amato gli studi classici, una sofferenza vedere che delle giovani menti ne sarebbero state private a motivo della necessità di guadagnarsi ben presto da vivere: egli organizzò per questi giovani un corso settimanale dove essi furono iniziati sia a Virgilio che ai Padri della chiesa, a Corbeille e Racine così come a Verlaine, Claudel e Péguy. E anche i filosofi non furono dimenticati: da Platone fino a Maritain. Ci fu una delazione, e ne seguì un ordine: recarsi al più presto a Roma per farvi “degli studi seri”. In tal modo egli verrà privato per semN. 69-70/09 pre di qualunque ministero parrocchiale. Gli occorsero vent’anni di sofferenza per conoscere la vera causa di questo allontanamento, che egli venne a sapere per caso… Ma noi, seguendo l’itinerario geografico del padre Zundel durante questi anni in cui venne screditato, pensiamo che il suo allontanamento dal luogo iniziale sia stato in linea con la complessità della sua forma di vita. La prova fu commisurata alla grandezza di questa personalità senza pari, e noi faremmo fatica a immaginare Zundel senza la magnifica rete di relazioni di ogni tipo che ne sortì. Zundel è stato sempre un lettore infaticabile. Sapendo quante discussioni sono vane e fallaci, egli chiedeva alla lettura il confronto diretto con gli autori. Era un tete-àtete che diventava anche un “corpo a corpo”, come testimoniano i margini e le copertine dei suoi libri. Ognuno poteva intuire l’ampiezza e la profondità delle sue conoscenza ascoltando le sue conferenze, le sue prediche e i ritiri che predicava in tanti monasteri e abbazie, fin a quello dato in Vaticano nella quaresima del 1972. Il suo stile spesso sorprendeva l’uditorio. Prendiamo qui un esempio della sua sintassi che era comandata dallo spirito, in tutti i sensi del termine: “C’è così una specie di religione connaturale in qualche modo alla ricerca scientifica, che appare e si rivela ovunque si incontri veramente il genio, che si tratti del genio dell’artista o dello scienziato, ovunque si esprima questo sentimento di rispetto e meraviglia (émerveillement) di fronte ad una presenza nella quale ci si cancella per cercare di esprimerla nel miglior modo possibile. E sicuramente molti che concettualmente si dicono atei, vivendo questa religione intensamente, e molti nostri contemporanei che sono indifferenti alla dogmatica cristiana – che d’altronde non hanno mai avuto modo di comprendere né assimilare – arrivano fino a qui: essi sono pronti ad ammettere questa emozione cosmica, 27 02_Prospettiva_pp_7_60:02_Prospettiva_pp_7_60 11-12-2009 10:45 Pagina 28 DOSSIER essi ammetterebbero che nessuno è un uomo se ha perso la facoltà di stupirsi o di essere colpito da questo senso di rispetto. Sarebbe molto sbagliato misconoscere la portata, la grandezza e la verità di questa religione cosmica che è semplicemente la percezione nell’universo di una Presenza che lo rende abitabile allo spirito. Si può essere colpiti, d’altra parte, dal fatto che talora vi siano professionisti della teologia così poco sensibili allo splendore del mondo e del vero; stupisce vederli esporre talvolta Dio come un teorema, come una serie di affermazioni logicamente concatenate ma che non hanno presa sulla vita…” Se le sue pagine di meditazioni sono sovente difficili e richiedono al lettore un’attenzione notevole, il modo con cui egli vive il mistero di Dio è estraneo alle prove oggettive e oggettivanti: “Egli è l’amore infinito, eternamente svuotato di sé nell’atto di procedere delle tre Persone, e la creazione ha il proprio segreto in questo radicale povertà di Dio: è un Dio fragile, affidato al nostro amore.” E per quanto riguarda lui stesso, è l’amore per la creazione che anima la sua forza di osservazione; in tal modo egli è portato sia a potenti sintesi di etica economica che talvolta alla poesia: Dans le métro Un reflet sur la vitre Une main tient un livre Une bague è cette main Ouvre au rêve un chemin. [Nel metrò / Un riflesso sul vetro / Una mano tiene un libro / Un anello sulla mano / Apre la strada al sogno.] Main blanche, pierre azur: Bleu regard aux ailes D’ambre: joint si frêle De deux règnes, et si sûr: L’humain et le minéral: Etreinte des Mondes Recoupement génial Enlacement de rondes. [Mano bianca, pietra azzurra:/ Sguardo blu dalle ali / D’ambra: unione così fragile / e così certa di 28 due regni: / L’umano e il minerale: / Abbraccio dei Mondi / Incontro geniale / Intreccio di strade.] L’amour qui joint les hommes Les joint à l’univers Synthèse du divers Admirable somme. [L’amore che unisce gli uomini / Li lega all’universo / Sintesi del diverso / Mirabile somma.] Le Métal et la Pierre Ennoblis par l’amour Symboles de lumière A la source de nos jours. [Il Metallo e la Pietra / Nobilitati dall’amore / Simboli di luce / Alla sorgente dei nostri giorni.] Langue des éléments Rite des sacrements L’univers n’est qu’un cri Le corps mène à l’esprit. [Lingua degli elementi / Rito dei Sacramenti / L’universo è solo un grido / Il corpo conduce allo spirito.] Quanto al Poème de la Sainte Liturgie, è l’opera grazie alla quale Zundel iniziò ad essere conosciuto, quanto meno in Francia. Concediamoci la gioia di leggerne qui una pagina, ispirata al rito liturgico dell’aspersione: quale mirabile valorizzazione dell’acqua, quale tenerezza, quanto rispetto e quanta carità! “Il poeta aveva già cantato le sorgenti, i fiumi e i mari. E di questa acqua che è la nutrice feconda di tutto ciò che vive sotto il cielo il poeta aveva già indicato il ciclo meraviglioso, tutta l’immensa avventura che essa continua a correre – nella fraternità degli astri e del vento, e al di sotto del corso del sole e del silenzio magnetico della luna – per essere di volta in volta il torrente che irrompe o il ruscello che mormora, il lago sognante o l’oceano scatenato, il fiume possente o la fontana pacifica, la pioggia pesante e dura o la rugiata diafana che ha il nido nel cuore della rosa.” Eccolo dunque tutto insieme: prete, poeta, filosofo, teologo, mistico… E nello stesso tempo conferenziere, scrittore, autore di epistoN. 69-70/09 lari, ospite sempre invitato e che sempre risponde. Il suo posto è in seno a quella pleiade della nostra generazione che va da Pierre Teilhard de Chardin a Louis Massignon fino a Emmanuel Lévinas passando da Henri Gouhier, Jean Guitton, Emmanuel Mounier, Gaston Bachelard, Paul Couturier e Jules Monchanin. Siamo così in grado di concludere questa breve presentazione della figura del padre Maurice Zundel, dopo aver cercato di rispondere alla domanda su chi fosse e perché valga davvero la pena di farne memoria. BIBLIOGRAFIA Bibliografia dalla Voce ‘ZUNDEL’ preparata da A. Danese e C. Lucques per Enciclopedia della persona, ESI 2009, pp.1155-1156. Influence du Nominalisme sur la pensée chrétienne, Angelicum, Roma, 1927, tesi di dottorato in filosofia, inedito; Le poème de la Sainte Liturgie, St Augustin, St Maurice, (1934) 1954, 1991, trad. it. Il poema della santa liturgia, Studium, Roma 1947; Notre-Dame de la Sagesse, Cerf-Juvisy, Paris 1935, Cerf, Paris (1979) 1994, trad. it. Madre della sapienza, Casa dei servi, Milano 1954; L’évangile intérieur, St Augustin/DDB, (1936-1977) St Maurice, 1991, trad. it. Il vangelo interiore, EMP, Padova 1991; Recherche de la Personne, St Augustin, St Maurice (1938, nuova edizione, Desclée, Paris, 1990); Allusions, Éd. du Lien, Il Cairo 1941, riedizione 1999; Itinéraire, La Colombe, Vieux Colombier 1947; L’homme passe l’homme, La Colombe, Vieux Colombier 1948; Recherche du Dieu inconnu, 3è édition, Desclée, Paris 1986; Rencontre du Christ, Éd. Ouvrières, Paris 1951; La Pierre Vivante, Éd. Ouvrières, Paris 1954, riedizione Cerf, Paris 1993; Croyez-vous en l’homme, AMZ, Paris (1956), riedizione Cerf, Paris 1987; La liberté de la foi, 2è éd., AMZ, Paris (1960) 1986; Morale et Mystique, Anne Sigier, Québec (1962) 1986; Dialogue avec la Vérité, AMZ, Paris (1964-1986), Desclée, Paris 1991; L’hymne à la joie, AMZ, Paris (1965) 1987; Avec Dieu dans le quotidien: retraite a des religieuses, presentation de Marc Donze, St Augustin, St Maurice 1988, trad. it. Il Volto di Dio nel quotidiano, EMP, Padova 1989; L’homme existe-t-il?, Éd. Ouvrières, PROSPETTIVA •P E R S O N A• 02_Prospettiva_pp_7_60:02_Prospettiva_pp_7_60 11-12-2009 10:45 Pagina 29 DOSSIER Paris 1989; Je est un Autre, Sigier, Québec (1971) 1986; Quel homme et quel Dieu?, St Augustin, St Maurice (1976) 1986, trad. it. Quale uomo e quale Dio. Esercizi spirituali predicati a Paolo VI e alla Curia Romana, EMP, Padova 1994; Ouverture sur le vrai, inedito del 1940, Desclée, Paris 1989, Stupore e povertà, EMP, Padova 1991; Le problème que nous sommes: la Trinité dans notre vie, in Textes inédits choisis et présentés par Paul Debains, Le Sarment – Fayard, Paris 2000. Su Zundel: BOUR P., Braises, Paris, Levain, 1986; DONZÉ M., L’humble présence, Inédits Zundel, Tricorne, Genève 1985; DONZÉ M., Témoin d’une présence, Inédits Zundel, Tricorne, Genève 1987; DU GUERAND F., A l’écoute du silence, Téqui, Paris 1977; VINCENT G., La liberté d’un chrétien, Cerf, Paris 1979; DONZÉ M., La pensée théologique de M. Zundel, Cerf, Paris 1980; HABACHI R., Trois itinéraires, un carrefour: G. Marcel, M. Zundel et Teilhard de Chardin, Laval, Québec 1983, LUCQUES C., M. Zundel Esquisse d’un portrait, Médias Paul, Paris 1986; M. ZUNDEL, Un réalisme mystique, Beauchesne, Paris 1987; POULIOT E., Expérience et théologie chez Maurice Zundel, Ottawa 1988; LUCQUES C., Maurice Zundel dans la nostalgie de l’éternelle beauté, Anne Sigier, Québec 1991, MARTINEZ DE PISON R., La liberté humaine et l’expérience de Dieu, chez M. Zundel, Bellarmin/Desclée, Montréal 1990; HABACHI R., Quatre aspects de M. Zundel, Cariscript, Paris 1992; CHAIGNE L., Le visage et les étapes d’un pionnier: M. Zundel, in «Ecclesia», n. 250 (1970), 37-40; JEAN-NESMY CL., Une Théologie de la pauvreté: Maurice Zundel, in «Christus», 6 (1978), 372-374; HABACHI R., L’exceptionnel est parmi nous: Maurice Zundel, in «Repères» (revue normandes), n. 12 (1985), 19-25; DONZÉ M., Un théologien et un mystique pour notre temps, M. Zundel, témoin pour notre temps, in «Documents épiscopat», n. 12 (1989), 1-12; Zundel, un mystique de la condition humaine, in «Écrits du Canada français», n. 71, Montréal 1991; B. DE BOISSIERE, F.M. CHAUVELOT, Maurice Zundel, Petite Reinaissance, Paris 2007; C. DALLA COSTA, Maurice Zundel. Un mistico contemporaneo, Effatà, Cantalupa (Torino) 2008. stico contemporaneo, Effatà, Cantalupa (Torino) 2008. 2 Ed.Saint-Augustin, Saint-Maurice 1934; nuova ediz. Desclée, Paris 1998. 3 Per una singolare coincidenza, ho avuto modo recentemente di sfogliare una vecchia copia dell’edizione italiana, oramai introvabile, nello studio del padre Bernard de Boissière a Parigi. 4 Paolo VI, Lettera enciclica Populorum progressio, Roma, 1967, n.42. 5 V. Le Poème de la Sainte Liturgie, cit., ediz. 1998, presentazione in 4a di copertina. 6 5e Conférence-retraite, Lycée Claude-Fauriel, 1957. Cit. in B.de Bossière, F.M.Chauvelot, Maurice Zundel, Petite Renaissance, Paris 2007, p.136. 7 Sulla figura straordinaria e altrettanto dimenticata di Du Bos rinvio al mio recente studio: Charles Du Bos, ‘interprete spirituale’, Sacra doctrina, 52, 4, ott.-dic.2007. 8 Utilizzo qui un linguaggio che da anni impiego in sociologia, con riferimento ad un’analisi della vita quotidiana centrata sui fenomeni interstiziali e sulle intersezioni tra prospettive discipli- nari differenti: cfr. tra l’altro G. Gasparini, Interstizi e universi paralleli, Apogeo, Milano 2007; ID., La vita quotidiana – Interstizi e piccole cose, Cittadella, Assisi 2009. 19 Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sulle Chiesa nel mondo contemporaneo, Roma, 1965, n.1. 10 Cénacle de Genève, 29 gen.1961. Cit. in B.de Bossière, F.-M.Chauvelot, op.cit., p.138. 11 “Dio, è quando si prova meraviglia. Dio, è quando si scopre ad un tratto il volto della bellezza. Dio, è quando si percepisce un valore infinito”. M. Zundel, Vie, mort, résurrection, Ed. Anne Sigier, Québec 1995, p. 113. 12 Si tratta del celebre episodio in cui il vescovo di Digne, Myriel, che aveva accolto in casa il vecchio forzato Jean Valjean, viene da questi derubato di due candelabri d’argento: quando Valjean, che era fuggito, verrà ripreso dei gendarmi, il vescovo anziché denunciarlo testimonierà in suo favore e questo atteggiamento sarà all’origine del suo cambiamento di vita. (N.d.T.) NOTE 1 Per un buon approccio si veda C. DALLA COSTA, Maurice Zundel - Un mi- MILANO – TRANQUILLO CREMONA, L’edera, 1878, Torino, Galleria Arte Moderna e Contemporanea. PROSPETTIVA •P E R S O N A• N. 69-70/09 29