Rapporto Finale - La domanda e l`offerta di formazione linguistica in
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Rapporto Finale - La domanda e l`offerta di formazione linguistica in
La domanda e lofferta di formazione linguistica in Italia PON IT 053 PO 007 SERVIZI PER LA REALIZZAZIONE DI UNA RICERCA-AZIONE SUI FABBISOGNI DI FORMAZIONE LINGUISTICA A FINI PROFESSIONALIZZANTI E SU QUELLI RICONDUCIBILI ALLA EDUCAZIONE E FORMAZIONE PERMANENTE, NONCHÉ SULLE CORRELATE INIZIATIVE ED ESPERIENZE CHE PROMUOVONO E SVILUPPANO LAPPRENDIMENTO DELLE LINGUE STRANIERE IN ITALIA. La riproduzione totale e/o parziale dei contenuti del presente volume è consentita esclusivamente con la citazione completa della fonte. Prima edizione italiana Novembre 2006 Stampato in Italia da OGL - Napoli INDICE Prefazione Pag. VII Parte I Rafforzare la formazione linguistica 1. Le motivazioni di fondo e gli obiettivi della ricerca 2. Linee di intervento a sostegno di misure di policy in campo linguistico 3. Manutenzione e valorizzazione dei risultati 3 7 13 Introduzione 19 1. Uno sguardo allEuropa 1.1. Politiche e azioni comunitarie per la diffusione delle lingue 1.1.1. Promuovere lapprendimento delle lingue e la diversità linguistica: il Piano d´Azione 2004-2006 1.2. Gli italiani e le lingue: il gap con lEuropa 2. La domanda di formazione linguistica 2.1. La domanda individuale 2.1.1. Le principali caratteristiche 2.1.2. Dalla conoscenza alle competenze 2.1.3. Quando e dove si usano le lingue straniere 2.1.4. La domanda degli immigrati 2.1.5. La domanda per segmenti 2.2. La domanda delle imprese 2.2.1. Le lingue straniere nellimmaginario aziendale: linglese tra luoghi comuni e fabbisogni residuali 2.2.2. Le imprese trainanti 3. Lofferta di formazione linguistica 3.1. I potenziali soggetti dofferta 3.2. La mappa della formazione linguistica in Italia 3.3. Tipologie formative 3.3.1. Le peculiarità dellofferta corsuale 3.3.2. I moduli didattici 23 23 29 32 39 42 42 48 50 53 59 67 68 81 89 93 95 98 98 104 Parte II I risultati delle indagini LETitFLY VI 4. Le tematiche emergenti 4.1. Gli aspetti interculturali 4.2. Metodologie didattiche innovative e impiego delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione 4.3. Bisogni e offerta linguistico-formativa e mobilità geografica e professionale degli individui 4.4. Il profilo del formatore di lingua 4.5. Una bassa propensione ad investire nella formazione linguistica Riferimenti bibliografici e sitografici INDICE Pag. 109 110 115 118 122 125 131 PREFAZIONE Questa indagine sui fabbisogni di formazione linguistica e sulle esperienze che promuovono e sviluppano lapprendimento delle lingue straniere in Italia rappresenta un contributo significativo alla ricostruzione del quadro reale dellofferta di formazione linguistica e dellanalisi della domanda di formazione in lingua in Italia. Ne emerge non soltanto lo stato dellapprendimento e dellinsegnamento delle lingue straniere in Italia, ma anche la visione che i cittadini e le imprese hanno dellimportanza della conoscenza delle lingue straniere e i motivi che hanno determinato questa visione. Esiste, infatti, una questione linguistica nellambito delle più generali riflessioni sulla formazione, professionale e continua in particolare, come emerge chiaramente anche dalla intensa attività in materia della Commissione europea. A tale proposito, sembra utile richiamare i principi comunitari riguardanti il multilinguismo, inteso come capacità del singolo di usare più lingue e come coesistenza di differenti comunità linguistiche in una determinata area geografica. LUnione europea sostiene la diversità linguistica e culturale dei suoi cittadini poiché la considera uno strumento per la maggiore comprensione reciproca ed un fattore di trasparenza, legittimazione ed efficienza della sua azione. Per questo è impegnata in unattiva politica di sostegno alla diversità linguistica, in grado di creare un contesto favorevole alla piena espressione di tutte le lingue e allo sviluppo dellinsegnamento e dellapprendimento linguistico. Secondo lindagine Eurobarometro Europeans and Languages del 2005, la metà dei cittadini comunitari dichiara di poter sostenere una conversazione in una lingua diversa dalla propria lingua madre; le Conclusioni del Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 hanno riconosciuto la necessità di unazione comunitaria e nazionale volta a migliorare lapprendimento delle lingue ed hanno individuato nellacquisizione di competenze linguistiche di base relativamente ad almeno due lingue, oltre alla lingua madre, una delle azioni necessarie per la costruzione di uneconomia competitiva basata sulla conoscenza: si tratta del cosiddetto obiettivo lingua madre + 2, confermato dalla Commissione europea nel documento Promuovere lapprendimento delle VIII PREFAZIONE lingue e la diversità linguistica. Piano dAzione 2004-2006 e nella successiva Comunicazione del 2005 Un nuovo quadro strategico per il multilinguismo. In particolare, nel Piano dAzione la Commissione sviluppa ed estende le iniziative già esistenti per promuovere lapprendimento delle lingue e la diversità linguistica, concentrando la sua attenzione sulla formazione linguistica lungo tutto larco della vita, sul miglioramento dellinsegnamento delle lingue e sulla creazione di un ambiente quotidiano più favorevole alle lingue. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha, pertanto, accolto gli inviti della Commissione europea, impegnandosi a promuovere la qualità dei percorsi formativi per lapprendimento delle lingue attraverso gli strumenti istituzionali che gli sono propri (il Programma Leonardo da Vinci, lIniziativa comunitaria Label europeo, i fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua) e, dal momento che la formazione linguistica incide in maniera determinante nel processo di miglioramento dellofferta formativa e della qualificazione professionale, ha ritenuto opportuno promuovere e finanziare questa ricerca che ha lobiettivo di definire la reale condizione della formazione linguistica in Italia. Il settore della formazione professionale in Italia è stato coinvolto profondamente nel processo di sviluppo della conoscenza linguistica, attraverso azioni volte a favorire lo sviluppo di percorsi innovativi e la creazione di maggiori opportunità, con riferimento al lifelong learning ed alla mobilità dei lavoratori. La ricerca ha consentito di rilevare e interpretare le dimensioni quantitative e qualitative della domanda e dellofferta di formazione linguistica, tramite lanalisi dei fabbisogni di conoscenze e competenze linguistiche, con particolare riferimento alle esigenze degli individui e delle imprese, anche sotto il profilo delle ricadute occupazionali e delle caratteristiche dellofferta (pubblica e privata) di formazione linguistica a carattere corsuale a fini professionalizzanti già disponibile e consolidata a livello nazionale. Una particolare attenzione è stata riservata ad alcuni elementi specifici che caratterizzano i processi di apprendimento e di insegnamento linguistico nel nostro Paese: la relazione tra le lingue e luso delle tecnologie, tra la padronanza di una o più lingue straniere e la mobilità dei lavoratori, tra la lingua e gli aspetti interculturali tipici delle realtà lavorative, il ruolo degli operatori PREFAZIONE IX della formazione linguistica e le esigenze di adeguamento delle loro competenze. I risultati evidenziano importanti ragioni di soddisfazione rappresentate: a) dallesistenza di unofferta ampia e diversificata dal punto di vista delle istituzioni coinvolte, dei soggetti erogatori e delle proposte formative; b) dallaumento del numero di alunni e studenti coinvolti in programmi di formazione linguistica; c) dalla disponibilità di significative risorse finanziarie; d) dallesistenza di diversi casi di eccellenza. Tra gli elementi di criticità, oltre al basso tasso di conoscenza delle lingue straniere dichiarato dai nostri concittadini, emerge soprattutto la mancanza di standard minimi per le strutture di erogazione e per i livelli di prestazione e la mancanza di una strategia unitaria delleducazione linguistica. Da questo punto di vista pensiamo che la ricerca rappresenti un importante strumento di supporto per quanti sono chiamati ai diversi livelli istituzionali a prendere decisioni di tipo strategico ed operativo in materia di formazione linguistica, e possa essere considerata come uno degli elementi attraverso i quali il Ministero del lavoro e della previdenza sociale esercita la sua funzione di promozione delle politiche della formazione e delle azioni per lintegrazione dei sistemi della formazione, della scuola e del lavoro contribuendo, per quanto di sua competenza, alla definizione di metodologie, modelli e strumenti diretti allutilizzo da parte dei decisori e degli operatori locali. Vera Marincioni Direttore Generale per le politiche per lorientamento e la formazione Ministero del lavoro e della previdenza sociale Parte I RAFFORZARE LA FORMAZIONE LINGUISTICA 1. LE MOTIVAZIONI DI FONDO E GLI OBIETTIVI DELLA RICERCA Le indagini del Progetto LET it FLY prendono le mosse dalla emergente strategicità che le competenze linguistiche rivestono per i cittadini, per le imprese e per le istituzioni. Sotto la spinta della globalizzazione del lavoro e dei mercati, la conoscenza linguistica diviene una delle condizioni per la mobilità geografica e professionale delle persone e per lesercizio del diritto di cittadinanza; è al servizio delle esigenze delleconomia e delle relazioni fra imprese e mercati, ma è anche strumento per poter assicurare lintegrazione sociale delle popolazioni migranti, per rafforzare lidentità europea e per far dialogare i popoli, tutelando le specificità culturali delle singole nazioni e nello stesso tempo prevenendo xenofobia e intolleranza. Questa consapevolezza è maturata in Europa soprattutto nellultimo decennio. Da tempo oramai le istituzioni comunitarie hanno assunto un ruolo di regia nella formulazione di azioni e programmi a sostegno del rafforzamento del multilinguismo1 della popolazione europea, a partire dal Libro Bianco della Commissione Insegnare e apprendere dalla metà degli anni 90, fino 1 La Commissione europea utilizza generalmente il termine multilinguismo (la seguente accezione è stata riaffermata nella Comunicazione n. 596 del 22.11.2005 A New Framework Strategy for Multilingualism) per indicare almeno due fenomeni distinti: a) la compresenza di più lingue su uno stesso territorio; b) la capacità di una persona, organizzazione o istituzione di parlare e capire più di due lingue. A partire dallinsediamento della Commissione Barroso, per multilinguismo si intende anche la politica volta a promuovere lapprendimento delle lingue e a tutelare la diversità linguistica nellUnione europea. Il Consiglio dEuropa (Direzione Politica delle lingue, cfr. http://www.coe.int/T/E/ Cultural_Co-operation/education/Languages/) preferisce designare con il termine multilinguismo la situazione a) e con il termine plurilinguismo la situazione b). Con ogni probabilità tale differenza deriva essenzialmente dalla prevalenza della lingua inglese presso la Commissione e della lingua francese presso il Consiglio dEuropa. Plurilinguisme è, infatti, un termine accettato del lessico francese (cfr. ad esempio il dizionario online Trésor de la langue française, http://atilf.atilf.fr/dendien/scripts/tlfiv5/ advanced.exe?8; s=1721349450), mentre la voce plurilingualism [o plurilinguism] non figura nei più autorevoli dizionari inglesi (cfr. ad esempio il metamotore di ricerca lessicale Onelook http://www.onelook.com/?w=plurilingualism&ls=a). Wikipedia riporta entrambi i termini, distinguendo il plurilinguismo (individuale) dal multilinguismo che può applicarsi a livello sociale, individuale o interazionale, vale a dire in situazioni di scambio linguistico o code-switching (http://en.wikipedia.org/wiki/Multilingualism http://en.wikipedia. org/wiki/Plurilingualism). 4 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA allultima iniziativa, il Piano dAzione per la promozione dellapprendimento delle lingue e della diversità linguistica 2004-2006, oramai nella sua fase conclusiva. Nel nostro paese si riscontrano luci e ombre. Si sconta, infatti, un ritardo dovuto: - alla sottovalutazione dei processi di internazionalizzazione e di globalizzazione; - ad unimpostazione scolastica dellinsegnamento della lingua straniera come disciplina umanistica più che come strumento di scambio; - ad una scarsa propensione alla mobilità troppo legata alla memoria di esodi coatti piuttosto che ad una scelta spontanea per seguire opportunità di lavoro e/o di studio; - allassenza di un utilizzo diffuso delle lingue nei contesti locali dove tutto viene tradotto, facendo venir meno il supporto che lesposizione ai suoni, alla cultura, ai segni non linguistici che una lingua sottende, porterebbe allo studio delle lingue; - alle politiche ancora incerte di integrazione dei flussi recenti delle popolazioni straniere immigrate, che rappresentano una risorsa potenziale per lo sviluppo di competenze interculturali. Nonostante ciò, lo scenario sembra essere in evoluzione. Non mancano alcuni elementi positivi: i processi riformatori in atto dei sistemi scolastici e formativi aventi al centro anche il multilinguismo, lutilizzo crescente di standard e di dispositivi di certificazione, i programmi di mobilità, lampliamento della domanda, la moltiplicazione dei soggetti che erogano formazione linguistica, la diversificazione di tipologie di attività offerte per lacquisizione e/o lo sviluppo di competenze linguistiche, lutilizzo di fonti finanziarie differenziate per sviluppare ed erogare formazione linguistica. Le sfide da affrontare richiedono però di passare da dati generici a dati puntuali centrati sulle tematiche linguistiche e di predisporre strumenti atti ad assicurare una conoscenza strutturata e approfondita dei fenomeni della domanda espressa da popolazione ed imprese e delle caratteristiche degli enti e delle strutture che erogano offerta. RAFFORZARE LA FORMAZIONE LINGUISTICA 5 È opportuno disporre di una consolidata base conoscitiva per decidere quali strategie mettere in campo, e con quali sinergie fra i livelli istituzionali, a partire dalla quale impostare azioni di sistema coerenti con le politiche europee per il multilinguismo e linterculturalità, monitorandone periodicamente limpatto. Per questa ragione sono stati indagati: - da un lato i fabbisogni di conoscenze e competenze linguistiche, con particolare riferimento alle esigenze degli individui e delle imprese, anche sotto il profilo delle ricadute occupazionali; - dallaltro le caratteristiche dellofferta (pubblica e privata) di formazione linguistica extrascolastica a carattere corsuale e/o modulare, con particolare riguardo a quella a fini professionalizzanti, già disponibile e consolidata, a livello nazionale. Il Progetto LETitFLY non ha analizzato solo gli elementi specifici e oggettivi dello stato dellapprendimento e dellinsegnamento delle lingue straniere in Italia (compreso litaliano come L2), ma ha indagato anche le opinioni e gli atteggiamenti che i cittadini e le imprese hanno rispetto allimportanza della conoscenza delle lingue straniere e le sottese motivazioni, al fine di far emergere i bisogni espliciti e impliciti dei diversi target di popolazione e dimpresa, e di ricavare elementi utili alla programmazione e alla progettazione di unofferta adeguata e in linea con le esigenze individuali, professionali, sociali, riscontrate a livello nazionale, locale e settoriale. Contestualmente il Progetto ha inteso comprendere il modo in cui il settore della formazione sta rispondendo alle nuove direttive comunitarie, gli esistenti fabbisogni linguistico-formativi, le modalità di organizzazione della rete di offerta. In parallelo alle indagini su domanda e offerta, sono stati condotti anche degli approfondimenti di analisi su alcuni aspetti trasversali, aventi un ruolo dirimente per levoluzione della formazione linguistica: linterculturalità, la mobilità geografica e lavorativa, lefficacia delle TIC e delle metodologie non tradizionali nellapprendimento delle lingue, le linee evolutive del profilo del formatore/tutor di lingua, le risorse finanziarie impegnate sia sul lato dellofferta che su quello della domanda. 6 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Tutto ciò allo scopo di fornire ai pubblici decisori alcune indicazioni funzionali alla pianificazione e allo sviluppo di interventi volti alla promozione e al progressivo miglioramento dellapprendimento e dellinsegnamento linguistico in Italia. A questo proposito di seguito si illustrano le prioritarie linee di intervento che, in base a quanto emerso nelle indagini LETitFLY, dovrebbero essere attivate per implementare qualità e diffusione dellapprendimento linguistico nel nostro paese. Inoltre, vengono sinteticamente indicate le azioni da realizzare per una messa in valore dei risultati raggiunti dalle indagini LETitFLY, nonché per una loro manutenzione funzionale ad un monitoraggio sistemico del fenomeno. 2. LINEE DI INTERVENTO A SOSTEGNO DI MISURE DI POLICY IN CAMPO LINGUISTICO Nonostante il Piano dAzione per la promozione dellapprendimento delle lingue e della diversità linguistica 2004-2006 sia ormai giunto alla sua conclusione temporale, i risultati delle indagini LETitFLY, illustrati nella Parte II del presente volume, hanno evidenziato come in Italia, a fronte di pur apprezzabili interventi volti alla promozione dellapprendimento delle lingue in unottica di lifelong learning (uno dei tre obiettivi strategici individuati dal suddetto Piano), siano necessarie ulteriori misure volte da un lato a migliorare la qualità dellinsegnamento delle lingue (2° obiettivo strategico) e dallaltro a creare un ambiente che stimoli e faciliti lapprendimento linguistico (3° obiettivo strategico). Al fine di garantire la congruenza tra specificità nazionali e priorità comunitarie, risulta dunque opportuno ricondurre la formulazione di possibili indirizzi di policy a sostegno dellapprendimento linguistico allinterno delle succitate aree di intervento. Lorizzonte di riferimento è quello dellapprendimento linguistico extrascolastico o di tipo professionale che si innesta sulle acquisizioni linguistiche conseguite durante il percorso di studi scolastici, cui è affidata la funzione di costruire e consolidare le competenze linguistiche di base nella popolazione. In merito alle aree di intervento individuate dal Piano dAzione, le indagini sui fabbisogni linguistici di popolazione e imprese hanno evidenziato lesigenza di introdurre, a livello nazionale, un correttivo in termini di priorità e propedeuticità delle azioni da espletare, ponendo particolare attenzione soprattutto sullobiettivo di creare un ambiente più favorevole alle lingue rispetto allo scenario attuale. Nello specifico, è necessario garantire non solo una maggiore familiarità e propensione al multilinguismo, soprattutto da parte dei più giovani, ma anche un ampliamento delle possibilità di esercizio funzionale delle stesse competenze linguistiche. Si tratta di fattori fondamentali per dare senso e significato allapprendimento delle lingue straniere. La loro interiorizzazione, da parte di chi apprende o perfeziona le personali conoscenze linguisti- 8 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA che, costituisce il sostrato su cui si produce la motivazione a partecipare alla formazione linguistica, sul versante degli individui come su quello delle imprese. La costruzione di un ambiente orientato al multilinguismo si realizza attraverso azioni distribuite in modo capillare sul territorio che si concretizzano nellaumento di strutture e opportunità dedicate allo scopo (dalle infrastrutture culturali a quelle scolastiche, dalla promozione di gruppi di conversazione autogestiti nella forma di circoli di studio ai cineforum in lingua originale e ai programmi TV sottotitolati, dai gemellaggi ai programmi di mobilità per studio e lavoro), avendo presente che contestualmente allincremento dellesposizione linguistica deve avere, altresì, luogo unazione di indirizzo e sostegno delle diverse iniziative. In altri termini, si potrebbe ipotizzare una sorta di piano di mainstreaming delle competenze linguistiche che individui luoghi e ambiti di intervento allinterno dei preesistenti circuiti della formazione formale, non formale e informale in sinergia con i sistemi di governance già in essere. Se lavvio di misure di tipo ambientale, in grado di sortire i loro effetti migliorativi nel medio lungo periodo, è unoperazione che si connota per la sua natura propedeutica, è giocoforza che la promozione dellapprendimento delle lingue per tutta la vita non esime da intervenire in modo combinato sul lato sia della domanda che dellofferta di formazione linguistica. Lampliamento delle opportunità di offerta, infatti, non è di per sé sufficiente a garantire un innalzamento dei generali livelli di partecipazione, e conseguentemente di competenza, se non esiste un interesse ad accedervi. La propensione allinvestimento formativo degli individui, in particolare in ambito linguistico, dipende da fattori sociodemografici (il genere, letà, il livello di istruzione, larea geografica come lampiezza del centro urbano di residenza) o di tipo socioeconomico (la dimensione dellimpresa presso cui lavorano, lappartenenza a determinate categorie professionali o il fatto che dispongano di un contratto di lavoro flessibile). Per quanto riguarda le imprese, oltre allorientamento o meno verso i mercati esteri, è la dimensione aziendale ad assumere maggiore peso, per cui al crescere della dimensione solitamente cresce la propensione allinvestimento formativo. RAFFORZARE LA FORMAZIONE LINGUISTICA 9 La presenza di questi fattori ostativi impone, pertanto, uno studio attento e articolato delle esigenze dellutenza per comprendere come le diverse tipologie di destinatari si pongano rispetto ad essa e come questa stessa si possa inserire allinterno dei rispettivi percorsi di vita e professionali. Le esplorazioni compiute con il Progetto LETitFLY rappresentano solo il primo passo di un approfondimento qualitativo che necessita di essere ulteriormente elaborato. La formazione linguistica, soprattutto per le categorie più prossime a condizioni di marginalità sociale e alfabetica, richiede ladozione di dispositivi più complessi della semplice erogazione di un corso, che siano affiancati da azioni di orientamento e rimotivazione e che abbiano obiettivi che vanno oltre la mera acquisizione culturale o professionale, con implicazioni sul lavoro e nelle relazioni sociali. Altrimenti, se è vero che formazione chiama formazione, il rischio è che in campo linguistico alle parti più deboli della domanda risulti ancora più difficoltoso che in altri ambiti formativi, a causa delle difficoltà intrinseche al tipo di apprendimento, trovare piena soddisfazione alle loro complesse esigenze. Diversamente, è improbabile che il valore dellapprendimento linguistico si trasformi da mera enunciazione in reale introiezione, da intenzione in azione. In questottica, il sostegno finanziario, in forma di voucher individuali come anche di sgravi fiscali, sebbene necessario, non costituisce di per sé un fattore sufficiente a sostenere e motivare la domanda. La socializzazione dei costi della formazione linguistica potrebbe costituire un beneficio solo per coloro che hanno già acquisito la motivazione ad apprendere. Con riferimento al versante imprenditoriale, la prevalenza nel sistema produttivo nazionale di micro e piccole imprese, per le quali risulta troppo oneroso e poco conveniente linvestimento formativo tout court suscettibile di produrre un beneficio differito a fronte di un costo certo ed immediato, costituisce un nodo strutturale di difficile soluzione nel breve periodo. Infatti, è a causa di ciò che si abbassa considerevolmente la propensione media alla formazione linguistica in azienda o la generale sensibilità verso la competenza linguistica allinterno della catena del valore. Le grandi e medie aziende, 10 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA tendenzialmente più orientate ai mercati esteri, manifestano maggiore attenzione e investono risorse al riguardo. Una volta poste in essere le iniziative in favore di un ambiente più favorevole alle lingue, a cui è stato fatto riferimento sopra, sicuramente anche il tessuto imprenditoriale, in quanto espressione del più ampio contesto socioeconomico, risentirà del diverso clima culturale, ricollocando le competenze linguistiche nella propria scala di priorità. In secondo luogo, sarebbe auspicabile assecondare il pragmatismo che guida le decisioni aziendali, facilitando laccesso alla formazione finanziata attraverso lottimizzazione di procedure e tempi di reazione alleventuale domanda espressa dalle stesse imprese. Da quanto sino ad ora detto, risulta evidente dunque che allobiettivo di incrementare la domanda di formazione linguistica deve corrispondere un sforzo simmetrico nella programmazione di unofferta in grado di garantire opportunità formative allinsieme della popolazione adulta, sia in funzione del mantenimento e dello sviluppo delle specializzazioni professionali sia a supporto delle diverse tappe di una vita adulta, sempre più inserita in un processo circolare e interattivo di formazione permanente. Un risultato di tale portata può essere raggiunto solo se viene adottato un approccio di sistema che sostituisca alla concorrenza lalleanza tra i molti soggetti pubblici o con finalità pubblica che operano nel settore della formazione degli adulti: dal sistema scolastico al sistema regionale della formazione professionale, al sistema dei servizi per limpiego, alle reti civiche per leducazione degli adulti, alle infrastrutture culturali, alle imprese, alle associazioni del terzo settore, alle università, con lobiettivo di evitare duplicazioni e sovrapposizioni nellofferta corsuale, integrare le risorse e valorizzare le strutture già operanti. In questa prospettiva, gli enti territoriali vengono a svolgere un importante ruolo di snodo. Ciò vale innanzitutto per le Regioni, in quanto soggetti aventi poteri di programmazione nel campo della formazione professionale e delleducazione degli adulti (a loro volta sottosistemi del più ampio sistema della formazione permanente) e in grado di integrare le eventuali misure di policy in ambito linguistico allinterno di più ampie politiche di animazione e sviluppo locali. RAFFORZARE LA FORMAZIONE LINGUISTICA 11 Oltre allintegrazione dellofferta di matrice pubblica è opportuno altresì valorizzare e, se necessario, qualificare ulteriormente tale tipo di offerta, che nellimmaginario collettivo sovente è percepita come di scarsa qualità a fronte di quella erogata dalle scuole private di lingua. Quello della qualità dellinsegnamento linguistico costituisce senza dubbio il nodo centrale delle misure di policy da avviare o implementare. Senza inoltrarsi in tecnicalità di tipo didattico e considerando come imperativo limpegno ad adattare obiettivi, contenuti e metodologie in funzione delle diverse categorie di utenza, quattro sembrano essere i punti su cui soffermare la riflessione: - la certificazione, secondo standard internazionali condivisi, delle competenze linguistiche in uscita. Ancora alta è la percentuale di corsi, soprattutto nellofferta pubblica, che non rilasciano alcun tipo di certificazione, limitandosi ad attestare la mera frequenza dei corsi. Lestensione di tale prassi, oltre a costituire un beneficio per i soggetti in formazione in termini di competenze acquisite e spendibili sul mercato del lavoro, innesca processi di innalzamento della qualità dellofferta erogata sul mercato a fronte di performance formative standardizzate; - ladozione di standard minimi in termini di dotazioni strutturali e requisiti del personale docente da parte delle strutture di offerta che erogano formazione linguistica finanziata con fondi pubblici. Un esempio per tutti: dalla rilevazione sulle strutture di offerta risultano essere una minoranza gli enti di formazione professionale che dispongono di laboratori linguistici; - un ricorso sempre più pervasivo al CLIL (Content Language Integrated Learning), ovvero a metodologie didattiche basate sullutilizzo di lingue straniere per linsegnamento di altre discipline, in quanto strumenti in grado sia di favorire lesercizio funzionale delle competenze linguistiche acquisite sia di permeare linguisticamente altri ambiti disciplinari, evitando un apprendimento autoreferenziale delle lingue straniere; - lintroduzione di forme di partecipazione finanziaria da parte degli utenti della formazione pubblica, al fine di responsabilizzare lutenza, prevenendo alti tassi di abbandono e dissipazione di risorse. 3. MANUTENZIONE E VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI Tramite la ricerca-azione sviluppata nellambito di LETitFLY, come già accennato, è stato possibile acquisire un notevole patrimonio informativo, che può costituire un punto di partenza per un monitoraggio sistematico dei fenomeni sottesi alle dinamiche della domanda e dellofferta di formazione linguistica, nonché per la creazione di una rete degli attori coinvolti a vario titolo nella promozione, nel finanziamento, nella progettazione, nellerogazione e fruizione di formazione linguistica, con particolare attenzione ai suoi aspetti professionalizzanti. Nello specifico, si individuano due possibili filoni di intervento, tra loro fortemente integrati, di cui il primo relativo ad ulteriori attività di diffusione dei risultati ottenuti1 e di contributo al dibattito sulle tematiche relative allapprendimento e allinsegnamento linguistico, il secondo focalizzato appunto sulla manutenzione di tale patrimonio informativo, in modo da accompagnare, sostenere e verificare con dati e aggiornamenti le eventuali misure di policy messe in atto a livello nazionale e locale. Tale piano di intervento si auspica possa essere condiviso a livello di decisori pubblici locali, in riferimento al ruolo primario che il settore pubblico è chiamato a giocare in materia di apprendimento linguistico. Per quanto riguarda la diffusione e la valorizzazione dei risultati, si propongono le seguenti attività: a) Seminari di sensibilizzazione e di diffusione Potranno essere organizzati, in accordo con le Regioni e le Province autonome, dando priorità a quelle non direttamente interessate dal Progetto2 , seminari e workshop con lobiettivo, oltre che di diffondere e discutere i risultati delle indagini LETitFLY, di condividere a livello territoriale, con gli stakeholder coinvolti, le azioni in essere sullo specifico territorio in materia di for1 Il Progetto LETitFLY ha già previsto la realizzazioni di 6 workshop territoriali e di un convegno finale. 2 I workshop previsti dal Progetto LETitFLY sono stati realizzati in Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Veneto e Lazio. 14 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA mazione linguistica professionalizzante, anche al fine di valutarne limpatto. Ulteriori attività seminariali potrebbero essere previste in occasione di ulteriori approfondimenti e/o aggiornamenti sulle tematiche proprie della formazione linguistica. Per la loro promozione sarà possibile avvalersi del portale LETitFLY (cfr. punto b) e di azioni di web marketing (cfr. punto d). b) Manutenzione del portale LETitFLY LETitFLY ha previsto, tra laltro, la realizzazione di un portale (www.letitfly.it) quale interfaccia di comunicazione tra gli operatori del progetto e lutenza esterna. Esso, oltre ad assolvere la primaria funzione di sistematizzazione e condivisione del patrimonio informativo accumulato, agevolandone la più ampia disseminazione, potrà accompagnare e sostenere tutte le azioni che si intenderanno implementare per la valorizzazione e diffusione dei risultati. Il portale, opportunamente pubblicizzato, potrà costituire un punto di riferimento privilegiato per la conoscenza delle azioni sulla formazione linguistica in essere e previste sul territorio nazionale. c) Diffusione dellinformazione sui risultati di LETitFLY presso eventi pianificati in altri contesti a livello sia nazionale che locale Per contribuire a mantenere alta lattenzione sui fabbisogni di formazione linguistica a fini professionalizzanti e su quelli riconducibili alleducazione e alla formazione permanente, è auspicabile la partecipazione ad eventi (convegni, seminari, manifestazioni fieristiche ecc.) in ambiti diversi da quello prettamente linguistico, ma afferenti allistruzione, alla formazione e al mercato del lavoro. d) Azioni di web marketing per diffondere la conoscenza del portale LETitFLY e favorire la partecipazione ad eventi La realizzazione della ricerca-azione ha coinvolto a diversi livelli e con obiettivi diversi un ampio numero di istituzioni pubbliche e private nonché esperti, testimoni privilegiati, individui appartenenti ai target di riferimento del progetto ecc. Lindirizzario che si è venuto a costituire nel corso della ricerca è ora composto da circa 5.000 enti e strutture di offerta e rappresenta unimportante banca RAFFORZARE LA FORMAZIONE LINGUISTICA 15 dati utile per le azioni di informazione e diffusione, sia attraverso il servizio postale che attraverso il web. Oltre ad azioni informative di carattere generale, potranno essere pianificate azioni mirate per tipologia di enti e strutture che si vorranno coinvolgere e/o per territorio. e) Creazione di una community di esperti e operatori Sfruttando le potenzialità del portale, e gli esperti e i testimoni già coinvolti nel progetto, si potrebbe creare una vera e propria web community, un network di referenti interessati a contribuire al dibattito e alla ricerca operativa sulle tematiche linguistiche. Tale network potrebbe costituire il trait dunion tra decision maker, operatori e comunità scientifica, al fine di operare il fine tuning tra misure di policy e teoria e prassi della formazione linguistica. Per ciò che concerne, invece, il secondo filone di attività, relativo alla manutenzione e allimplementazione della base informativa resa disponibile dalle indagini LETitFLY, è possibile individuare le seguenti attività: f) Manutenzione dei risultati attraverso approfondimenti di indagine In forte condivisione con i diversi attori, con gli esperti già coinvolti nel Progetto, sulla base degli esiti della attività territoriali di sensibilizzazione e diffusione, nonché sulla base degli stessi risultati della ricerca-azione LETitFLY, potranno essere individuati ulteriori ambiti conoscitivi suscettibili di specifiche attività di ricerca, con lobiettivo di rispondere a priorità conoscitive utili allimplementazione di azioni concrete su specifici territori e/o settori produttivi. g) Aggiornamento delle indagini LETitFLY Soprattutto in funzione delle messa in atto di misure a sostegno della diffusione e del miglioramento dellapprendimento e dellinsegnamento linguistico, appare opportuno prevedere un aggiornamento periodico delle indagini LETitFLY, utilizzando le metodologie e gli strumenti elaborati nellambito della realizzazione del progetto di ricerca. Tale aggiornamento permetterebbe infatti di predisporre delle serie storiche sulle dinamiche della domanda e dellofferta e, di conseguenza, di apprezzarne i mutamenti nonché di misu- 16 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA rare lefficacia complessiva di politiche e strategie attivate ai diversi livelli di governo. In considerazione del fenomeno oggetto di indagine, tale aggiornamento potrebbe essere realizzato, di norma, ogni tre-cinque anni ed integrato con specifiche e nuove attività di ricerca in occorrenza di specifiche esigenze conoscitive maturate nellambito della programmazione e della governance del sistema di offerta. Al riguardo, si ricorda che è lo stesso Piano dAzione 2004-2006 a prevedere una specifica linea di attività (cfr. sezione IV, Una struttura adeguata ai futuri sviluppi), con la quale si identificano le azioni di sistema a livello europeo e degli stati membri volte a rilevare costantemente landamento dei fenomeni e a controllare i dati sullattuazione e gli impatti delle politiche linguistiche. Parte II I RISULTATI DELLE INDAGINI LEitFLY INTRODUZIONE Il Progetto LETitFLY ha previsto la realizzazione di diverse attività di ricerca, riconducibili a tre linee di indagine, strettamente correlate tra loro e che integrano diverse metodologie di analisi quanti-qualitative, ricorrendo sia ad analisi on desk sia a rilevazioni sul campo. Come sintetizzato nella tavola 1, sono state realizzate: - unindagine sulla domanda, finalizzata a realizzare una mappatura, unanalisi e una verifica dei fabbisogni linguistici della popolazione e delle imprese con particolare riferimento alle esigenze di natura professionalizzante; - unindagine sullofferta, finalizzata a delineare lofferta di formazione linguistica (lingue straniere e lingua italiana per stranieri), in grado di evidenziare specificità e caratteristiche dei soggetti di offerta e contenuti e modalità dellofferta corsuale e modulare; - un approfondimento specifico di alcuni aspetti trasversali a domanda e offerta, individuati quali fattori nodali nel contesto della formazione linguistica, ovvero mobilità e interculturalità, metodologie didattiche innovative, risorse umane e finanziarie. Limpianto metodologico della ricerca ha contemplato, nello specifico, la realizzazione di unanalisi di scenario, preliminare alle diverse attività di indagine, basata sullanalisi on desk del quadro regolamentativo di riferimento, a livello europeo e nazionale, delle diverse iniziative finalizzate ad implementare la conoscenza e luso delle lingue straniere, delle eventuali informazioni quanti-qualitative in tema di domanda e offerta di formazione linguistica già disponibili nellambito di indagini comunitarie e nazionali. Tale base documentaria è poi stata integrata e analizzata alla luce delle indicazioni emerse in seguito alla realizzazione di interviste a testimoni privilegiati (20 interviste rispettivamente per domanda e offerta e 10 interviste per gli aspetti trasversali). Per quanto riguarda la ricerca sulla domanda, allanalisi di scenario ha fatto seguito unazione di scouting attraverso metodiche di indagine di tipo 20 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA qualitativo, il cui esito è stato la ricostruzione dei principali atteggiamenti e comportamenti delle diverse tipologie di domanda, come pure la preidentificazione di comparti produttivi per i quali un rafforzamento delle competenze linguistiche potrebbe rappresentare un ulteriore fattore di competitività. In particolare, sono stati realizzati 24 focus group su 12 diversi gruppi potenziali bersaglio di politiche specifiche miranti a rafforzare la propensione alla formazione linguistica (individuati in prevalenza tra le fasce deboli sul piano socio-lavorativo) e un minidelphi 1 con esperti e rappresentanti del mondo imprenditoriale. Contemporaneamente, sul versante della ricerca sullofferta, è stato avviato un lavoro di individuazione dei diversi soggetti dofferta, che ha portato alla costruzione di un indirizzario di circa 5.000 strutture, e alla predisposizione di un repertorio dei progetti innovativi avviati in Italia nel triennio 2003-2005. Tali attività, ricomposte e illustrate nella tavola 1, hanno costituito, tra laltro, il presupposto fondamentale per la costruzione degli strumenti di rilevazione propri delle indagini di campo. Queste ultime hanno riguardato: - unindagine campionaria sulla popolazione, che ha visto la realizzazione di circa 2.500 interviste CATI Computer Assisted Telephone Interviewing. Essa è stata completata con unindagine integrativa su 1.000 individui appartenenti ai 12 gruppi-bersaglio esplorati con in focus group che, in considerazione dei target di riferimento, ha fatto ricorso congiuntamente ai metodi CATI e CAPI (Computer Assisted Personal Interviewing) e PAPI (Paper and Pen interviewing); - unindagine campionaria su 1.616 imprese, con particolare accento sulle Pmi e sulle imprese interessate da processi di distrettualizzazione, integrata dalla realizzazione di 45 casi di studio su altrettante imprese, selezionate tra quelle che si ipotizzava avessero nella conoscenza linguistica uno dei fattori critici di successo (per il livello di internazionalizzazione, 1 Metodologia di indagine qualitativa, ispirata al metodo Delphi, che prevede la realizzazione di due giri di interviste, la prima tramite questionario aperto, la seconda tramite un questionario che rielabora i dati ottenuti nel primo round, trasformandoli in item di previsione e organizzandoli in aree tematiche. Gli intervistati sono chiamati ad esprimere il loro grado di accordo/disaccordo sui diversi item, con lobiettivo di giungere ad una convergenza delle diverse posizioni o di far emergere posizioni critiche. I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 21 Tav. 1 - Impianto metodologico della ricerca Linee di ricerca Indagine sullofferta Aspetti trasversali 20 interviste a testimoni privilegiati Indagini esplorative preliminari 24 focus group su 12 gruppi bersaglio; minidelphi con esperti del mondo imprenditoriale Repertorizzazione progetti e costruzione indirizzario enti e strutture di offerta Rilevazioni di campo Analisi normativa e bibliografica 20 interviste a testimoni privilegiati Indagine campionaria su popolazione. Indagine campionaria su imprese Indagine su un campione ragionato di enti e strutture di offerta Approfondimenti delle indagini di campo Macroattività Approfondimenti relativi allanalisi di scenario Analisi di scenario Indagine sulla domanda 45 casi di studio su altrettante imprese 10 interviste a testimoni privilegiati Elaborazioni di secondo livello dei dati delle indagini su domanda e offerta Minidelphi con gli esperti degli aspetti trasversali Rapporto finale 22 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA per lappartenenza a gruppi multinazionali e, in terza battuta, per operare in settore economici a forte esposizione linguistica); - unindagine su un campione ragionato di 1.231 enti e strutture afferenti ai circuiti della offerta formale (sistema di istruzione e sistema di formazione professionale, scuole di lingua private) e non formale (terzo settore, infrastrutture culturali). Per quanto riguarda lo studio degli aspetti trasversali, infine, a partire dai dati quantitativi estrapolati dalle suddette rilevazioni di campo e rielaborati ad hoc, sono stati realizzati degli ulteriori approfondimenti, coinvolgendo il panel di esperti e testimoni privilegiati di riferimento per questa linea di indagine, utilizzando anche in questo caso la metodologia del minidelphi. Nei capitoli seguenti sono illustrati i principali risultati delle attività testé descritte2, ovvero: - il capitolo 1 è finalizzato alla contestualizzazione delle indagini realizzate nello scenario europeo, di cui si tratteggiano i punti cardine delle politiche e degli interventi a livello comunitario, nonché il posizionamento degli italiani rispetto agli altri cittadini dei paesi membri in tema di conoscenza, utilizzo e atteggiamenti nei confronti delle lingue straniere; - il capitolo 2 analizza fabbisogni, opinioni e atteggiamenti di popolazione e imprese; - il capitolo 3 definisce composizione e natura della rete di offerta; - il capitolo 4, infine, presenta sinteticamente alcune riflessioni scaturite dallanalisi sulle tematiche nodali per la comprensione delle dinamiche di domanda e offerta e per un miglioramento dellefficacia e dellefficienza dellazione pubblica in questo campo. 2 Per approfondimenti specifici sulle diverse linee di ricerca si rimanda ai rapporti di ricerca elaborati nellambito del Progetto e disponibili in formato ebook sul portale www.letitfly.it. 1. UNO SGUARDO ALLEUROPA 1.1. Politiche e azioni comunitarie per la diffusione delle lingue Il processo di globalizzazione che la società moderna sta attraversando ha portato già da tempo al progressivo accorciamento delle distanze (spaziali e temporali, ma anche fisiche ed emotive) tra i popoli. Tale processo è stato ampiamente facilitato dallo sviluppo di potenti mezzi di comunicazione e, più in generale, dallinnovazione tecnologica. Un primo effetto è sicuramente ravvisabile nella mondializzazione delleconomia e dei mercati che ha evidenziato la necessità di perseguire una forte cooperazione tra Stati per una governabilità globale. Al contempo, è emerso un nuovo bisogno di comunicazione tra popoli, anche al fine di prevenire effetti indesiderati quali la xenofobia e l´intolleranza tra popoli e genti di diversa condizione culturale, economica e sociale. È in questa cornice che il multilinguismo1 da intendersi sia come coesistenza di lingue diverse in una stessa area geografica, sia come capacità di una persona di parlare più lingue diviene elemento focale per garantire la convivenza pacifica tra i popoli. Non stupisce, quindi, che la Comunità europea abbia promosso il multilinguismo sin dalle proprie origini. La conoscenza delle lingue straniere è, infatti, elemento indispensabile per facilitare la conoscenza reciproca fra i popoli e le culture europee. È sulla conoscenza reciproca che si fonda la possibilità di una più profonda comprensione tra i cittadini, presupposto indispensabile per consolidare la multiculturalità, la tolleranza e, quindi, il rispetto dei diritti di cittadinanza europea. La padronanza di lingue diverse dalla lingua madre é considerata, quindi, un enorme potenziale non solo espressivo (dunque comunicativo) ma anche culturale, sociale ed economico. NellEuropa dei 25 diventa ancora più importante mettere completamente a frutto questo potenziale. Anche in Italia il multilinguismo si sta lentamente affermando quale questione prioritaria su cui intervenire a livello di politiche e di pratiche educative per garantire, da un lato l´integrazione delle popolazioni immigrate, dallaltro la mobilità di cittadini e lavoratori italiani oltre i confini nazionali. Ciò anche in virtù della 1 Cfr. nota 1, cap. 1, Parte I. 24 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA crescente mobilità (di cittadini e imprese), dovuta allespansione dei mercati e al continuo spostamento delle frontiere. Le iniziative nazionali per il rafforzamento del multilinguismo risentono sensibilmente delle strategie adottate a livello comunitario. Per questa ragione una ricognizione in tal senso non può prescindere dalla definizione dello scenario europeo delineatosi nel corso degli anni in virtù delle misure di politica adottate a sostegno dellapprendimento delle lingue straniere, dinamiche sotto il profilo delle strategie e degli obiettivi ad esse sottesi, ma sempre rispettose della diversità linguistica e culturale su cui la stessa Unione europea si fonda. L´apprendimento di lingue diverse dalla lingua madre è stato ritenuto dalla Comunità europea, fin dalle sue origini, un fattore di coesione, in quanto rafforza la consapevolezza della diversità culturale che caratterizza l´Unione e contribuisce a sradicare la xenofobia, il razzismo e l´intolleranza. L´ampliamento delle opportunità di apprendimento di lingue straniere e il miglioramento della qualità di tale processo sono, quindi, da sempre tra gli obiettivi perseguiti a livello di politiche comunitarie. È dalla metà degli anni ´90, in particolare, con la pubblicazione del Libro Bianco della Commissione Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva 2 che si sancisce che la conoscenza di più lingue comunitarie è una condizione indispensabile per permettere ai cittadini dellUnione di beneficiare delle possibilità professionali e personali offerte dalla realizzazione del grande mercato interno senza frontiere. Tra le raccomandazioni espresse nel Libro Bianco vi è, pertanto, quella di promuovere, negli anni a venire, una effettiva conoscenza di tre lingue dellUnione, ovvero di due lingue europee oltre alla lingua madre. Era il 1995. Nello stesso anno, nella Risoluzione del Consiglio d´Europa del 31 marzo3, viene individuata, quale regola generale delle strategie nazionali quella di garantire la possibilità, per tutti gli studenti, di ap- 2 Commissione Europea, Libro Bianco. Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva, Lussemburgo 1995. 3 Risoluzione del Consiglio d´Europa in materia di miglioramento della qualità e diversificazione dell´apprendimento e dell´insegnamento delle lingue nellambito dei sistemi di istruzione dell´Unione, del 31 marzo 1995, pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. C 207 del 12.08.1995. I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 25 prendere almeno due lingue comunitarie oltre alla propria e viene confermato l´auspicio di promuovere l´insegnamento precoce delle lingue sin dalla scuola elementare. Tale affermazione risulta essere in linea con il riconoscimento e la valorizzazione della diversità e del pluralismo linguistico e culturale che caratterizzano l´Europa dei 15, ribaditi pubblicamente, a pochi mesi di distanza, nella Risoluzione del 23 ottobre 1995 sulla risposta dei sistemi scolastici ai problemi del razzismo e della xenofobia4. Sempre nel 1995, il programma europeo Lingua, avviato nel 1989, viene integrato e rafforzato nellambito delle azioni trasversali del programma Socrates, al fine di promuovere un miglioramento quantitativo e qualitativo della conoscenza delle lingue dell´Unione, in particolare di quelle meno diffuse e meno insegnate contribuendo così a rafforzare la comprensione e la solidarietà fra i popoli che formano l´Unione. Il miglioramento delle competenze linguistiche (e di quelle interculturali) viene così considerato un importante prerequisito per lo sviluppo della cittadinanza europea. Per mettere in rilievo l´importanza assunta dallapprendimento lungo tutto larco della vita per lo sviluppo delle competenze, anche linguistiche, atte a garantire da una parte lo sviluppo economico europeo e dallaltra i diritti di cittadinanza attiva, il 1996 viene eletto Anno europeo dellapprendimento permanente5. Nel 1997, il Consiglio d´Europa rende pubblica una apposita risoluzione sullinsegnamento precoce delle lingue dellUnione6. In considerazione della diversità culturale che caratterizza l´Unione, che si manifesta anche attraverso una diversità linguistica, il Consiglio riconosce che è indispensabile il rispetto di questultima, in quanto importante ricchezza per la costruzione europea. La promozione del pluralismo linguistico diventa, in tale senso, uno degli obiettivi dellistruzione. 4 Risoluzione del Consiglio dell´Unione europea e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del 23 ottobre 1995, sulla risposta dei sistemi scolastici ai problemi del razzismo e della xenofobia, pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. C 312 del 23.11.1995. 5 Decisione n. 2493/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 1995, che proclama il 1996 «Anno europeo dellistruzione e della formazione lungo tutto larco della vita», pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. L 256 del 26.10.1995. 6 Risoluzione del Consiglio europeo del 16 dicembre 1997 riguardante l´insegnamento precoce delle lingue dell´Unione europea, pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. C 1/2 del 3.01.1998. 26 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Ma un decisivo passo in avanti sul tema dellapprendimento delle lingue si ha solo a partire dal 2000. Con il Consiglio europeo di Lisbona, il rafforzamento delle competenze linguistiche dei cittadini europei viene inserito tra gli obiettivi comuni da perseguire entro il 2010, individuati al fine di innalzare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri7. Nello stesso anno, con decisione del Parlamento europeo e del Consiglio d´Europa, si istituisce l´Anno europeo delle lingue 20018. Il rispetto della diversità culturale, religiosa e linguistica europea è, inoltre, affermato nellarticolo 22 della Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea, sottoscritta il 7 dicembre 20009. Esso viene ripreso nella Decisione del Consiglio europeo relativa agli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell´occupazione per il 200110 quale obiettivo orizzontale dell´istruzione e formazione permanente. Sempre nel 2001, l´obiettivo di migliorare l´apprendimento delle lingue straniere viene esplicitato nella Relazione del Consiglio Istruzione sugli obiettivi futuri e concreti dei sistemi di istruzione e formazione (febbraio 2001), presentata al Consiglio europeo di Stoccolma. L´insegnamento e apprendimento delle lingue straniere sono, inoltre, elemento centrale delle Raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio, relative alla mobilità nella Comunità di studenti, di persone in fase di formazione, di coloro che svolgono attività di volontariato, degli insegnanti e dei formatori, del luglio 200111. Ad un anno di distanza gli obiettivi di Lisbona vengono confermati con forza nel Consiglio di Barcellona del marzo 200212. Le lingue straniere sono espressamente richiamate nelle conclusioni del Consiglio tra le competenze di base, la cui padronanza si ritiene tra gli obiettivi da perseguire per il 2010. Di conseguenza, la conoscenza delle lingue straniere è a pieno titolo riconosciu7 Cfr. Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000. 8 Decisione n. 1934/2000/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 luglio 2000 che istituisce l´Anno europeo delle lingue 2001, pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. L 232/1 del 14.09.2000. 9 Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea, pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. C 364/1 del 18.12.2000. 10 Pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. L 22 del 24.01.2001. 11 Pubblicate sulla G.U. delle Comunità europee n. L 215 del 9.08.2001. 12 Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Barcellona, 15 e 16 marzo 2002. I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 27 ta tra le competenze chiave che dovranno essere promosse nel più ampio quadro di sviluppo dell´apprendimento permanente. Nello stesso anno viene resa pubblica una Risoluzione del Consiglio, del 14 febbraio 2002, relativa alla promozione della diversità linguistica e dell´apprendimento delle lingue nel quadro dell´attuazione degli obiettivi dell´Anno europeo delle lingue 200113. Nella risoluzione si sottolinea che la conoscenza delle lingue è una competenza di base necessaria ad ogni cittadino per poter partecipare effettivamente alla società europea della conoscenza e che favorisce, pertanto, sia l´integrazione nella società, sia la coesione sociale, oltre che la mobilità, sia nel contesto educativo, sia a fini professionali. Gli Stati membri vengono invitati a promuovere opportunità di apprendimento di almeno due lingue diverse dalla lingua madre per gli studenti e l´apprendimento delle lingue straniere in genere da parte dei non studenti, in un ottica di apprendimento permanente. Ciò richiama, altresì, l´attenzione sulla formazione degli insegnanti di lingua, i quali devono essere incoraggiati, avvalendosi dei programmi europei a ciò deputati (quali, ad esempio, Erasmus/Socrates), a compiere parte dei propri studi in un paese in cui la lingua ufficiale corrisponda alla lingua che andranno ad insegnare in futuro. Un terzo punto, su cui il Consiglio si esprime, riguarda la convalida delle competenze linguistiche a partire dal Quadro comune di riferimento europeo per le lingue elaborato dal Consiglio d´Europa. Viene, infine, ribadita la necessità di stimolare la cooperazione europea in tema di trasparenza delle qualifiche e di garanzia di qualità dellinsegnamento delle lingue. A tale proposito, nel dicembre del 2004, la Commissione europea ha adottato una Decisione relativa all´istituzione di un Quadro unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze14, denominato Europass, che prevede una sezione dedicata specificatamente alle lingue straniere (Europass Passaporto delle lingue, che costituisce parte integrante del Portafoglio europeo delle lingue). Nello stesso anno, facendo seguito alla Risoluzione del 14 febbraio 2002, la Commissione europea mette a punto un Piano d´Azione 2004-2006 per promuovere l´apprendimento delle lingue e la diversità linguistica nel quale, tra laltro, si afferma che lapprendimento di altre lingue contribuisce ad assicurare lobiet13 14 Pubblicata sulla G.U. delle Comunità europee n. C 50/1 del 23.02.2002. Decisione n. 2241/2004 del 15.12.2004. 28 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA tivo di fare dellUnione europea leconomia della conoscenza più competitiva del mondo entro il 2010, migliorando le competenze cognitive di chi impara e rafforzando la sua padronanza della lingua materna . Successivamente alla Dichiarazione sulleducazione interculturale nel nuovo contesto europeo, sottoscritta dai Ministri europei delleducazione nel novembre 200315, il Consiglio d´Europa dichiara il 2005 Anno europeo della cittadinanza attraverso l´apprendimento. Tale iniziativa, avviata ufficialmente con una conferenza di lancio tenutasi a Sofia (Bulgaria) il 13 e 14 dicembre 2004, persegue lobiettivo di promuovere in tutta Europa una campagna, elaborata in seno al Consiglio dEuropa, di diffusione e applicazione delle politiche e dei programmi di educazione alla cittadinanza democratica con lobiettivo di fornire ai cittadini conoscenze, competenze e attitudini per svolgere un ruolo attivo allinterno della società, a livello nazionale o internazionale. Alla fine dello scorso anno la Commissione, in una Comunicazione16 a Consiglio, Parlamento Europeo, Comitato Economico e Sociale e Comitato delle Regioni, ha inteso dare avvio ad un nuovo quadro strategico per il multilinguismo, al fine di riaffermare il suo impegno in questa area e stabilire una sua propria strategia per promuovere: - una società multilingue, sostenendo lapprendimento e linsegnamento delle lingue attraverso azioni di cooperazione nel campo dellistruzione e della formazione, nellambito del nuovo Programma di Azione Integrato nel settore dellApprendimento Permanente, rafforzando la ricerca tecnologica con particolare attenzione alle tecniche per la traduzione automatica e alimentando, di concerto con gli Stati membri, il pubblico dibattito in materia; - uneconomia multilingue, sostenendo lindustria linguistica (traduzione, 15 Declaration on Intercultural Education in the New European Context, Standing Conference of European Ministers of Education Intercultural Education: Managing Diversity, Strengthening Democracy, 21st session, Athens, Greece, 10-12 November 2003 MED 21-7. 16 Comunicazione della Commissione al Consiglio al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni n. 596 del 22.11.2005, A New Framework Strategy for Multilingualism, elaborata in seguito allinsediamento della Commissione presieduta da José Manuel Barroso ed alla nuova ripartizione dei portafogli tra i Commissari (resa pubblica in data 12/08/2004). I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 29 interpretariato, editoria, formazione linguistica, insegnamento delle lingue, certificazione, ricerca e tecnologia in campo linguistico) e supportando attività di studio sugli effetti economici prodotti dalla scarsità di abilità linguistiche; - il multilinguismo nei rapporti della Commissione con i cittadini, intervenendo direttamente sui contenuti della comunicazione istituzionale o, indirettamente, tramite lazione di gruppi specifici quali giornalisti, industria linguistica, scuole e università, al fine di garantire trasparenza democratica tra cittadini e istituzioni comunitarie. Consapevole dei margini di miglioramento tuttora da conseguire al riguardo, la Commissione ritiene che gli Stati membri debbano adottare ulteriori misure, affinché il multilinguismo sia diffuso a livello individuale, mentre a livello collettivo vengano rispettate le identità linguistiche di tutti i cittadini. 1.1.1. Promuovere l'apprendimento delle lingue e la diversità linguistica: il Piano d'Azione 2004-2006 A partire dalle esperienze e dalle valutazioni dellAnno europeo delle lingue (2001), la Commissione europea ha condotto un ampio processo di consultazione volto alla messa a punto di un Piano d´Azione per promuovere l´apprendimento delle lingue e la diversità linguistica, da adottarsi negli anni 2004-2006. Il processo di consultazione si è basato sul documento Promuovere l´apprendimento delle lingue e la diversità linguistica - Consultazione17, con il quale si incoraggiavano gli organismi internazionali e nazionali, le organizzazioni operanti nel campo dell´insegnamento e dellapprendimento delle lingue e i cittadini in genere ad esprimere il proprio parere su alcune questioni ritenute centrali per tradurre in termini operativi le raccomandazioni espresse nella Risoluzione del Consiglio del 14 febbraio 2002. 17 Documento di lavoro dei servizi della Commissione, Promuovere l´apprendimento delle lingue e la diversità linguistica - Consultazione, Bruxelles, 13.11.2002, SEC(2002) 1234. 30 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Nel corso del processo di consultazione è stato chiesto il parere del Comitato economico e sociale europeo, espresso nella seduta del 23 gennaio 200318. In esso si dichiara che spetta al Comitato rendere possibile e promuovere la mobilità dei lavoratori e far sì che la comprensione reciproca e la solidarietà non vengano più ostacolate da barriere linguistiche, preservando tuttavia la molteplicità linguistica e culturale europea. Tutte le lingue europee hanno lo stesso valore culturale. Ciò premesso, il Comitato economico e sociale, nelle sue conclusioni: - sottolinea l´importanza della propria lingua madre prima di apprendere una lingua straniera; - esorta a potenziare la diversità linguistica tramite azioni mirate in tutti i programmi comunitari (es. moltiplicare le sottotitolature dei film nel quadro del programma Media, potenziare le traduzione di opere letterarie in altre lingue nel quadro del programma Cultura 2000 ecc.). Ciò nonostante riconosce che l´apprendimento delle lingue vada sostenuto soprattutto dai programmi Socrates e Leonardo Da Vinci, dove andrebbero previsti specifici progetti volti a: a) migliorare la qualità dell´insegnamento delle lingue, b) promuovere la produzione di nuovo materiale didattico, c) facilitare l´accesso di tutti i cittadini alle offerte in campo linguistico, d) facilitare l´apprendimento delle lingue a livello intergenerazionale, e) promuovere l´apprendimento delle lingue regionali e minoritarie; - esorta a non imporre la scelta di una lingua determinata oltre a quella materna; - riconosce che l´inglese è una lingua franca, ma ricorda i limiti di ogni lingua franca (es. non consente di capire veramente le altre culture); - reputa necessaria la promozione delle professioni linguistiche (interpretariato, traduzione ecc.). A conclusione del processo di consultazione, la Commissione europea ha adottato il Piano d´Azione per la promozione dellapprendimento delle lin18 Parere del Comitato economico e sociale europeo sul Documento di lavoro dei servizi della Commissione Promuovere l´apprendimento delle lingue e la diversità linguistica - Consultazione, pubblicato sulla G.U. delle Comunità europee n. C 85/126 dell´8.04.2003. I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 31 gue e della diversità linguistica, reso pubblico attraverso una apposita comunicazione il 27 luglio 200319. Il Piano dAzione individua tre settori di intervento: 1) promuovere lapprendimento delle lingue per tutta la vita e per tutti i cittadini fin dalla più tenera età; 2) migliorare la qualità dellinsegnamento delle lingue; 3) creare un ambiente più favorevole alle lingue nellUnione europea. Per il perseguimento dei suddetti obiettivi, nel Piano d´Azione vengono presentate 45 proposte operative da adottarsi a livello europeo nel periodo 20042006 per sostenere le azioni intraprese dalle autorità locali, regionali e nazionali. Ogni Stato membro è invitato a predisporre un proprio programma d´azione, tenuto conto dei seguenti fattori: - la diffusione delle competenze linguistiche nella popolazione; - la quantità e la qualità delle strutture fisiche e virtuali disponibili per lapprendimento delle lingue negli ambienti formali e informali; - il numero e le qualifiche degli insegnanti di lingue specializzati nellinsegnamento primario, secondario, professionale e superiore, nonché nel campo delleducazione degli adulti; - il grado dautonomia degli istituti dinsegnamento; - la flessibilità dei programmi didattici; - la regolamentazione dellimpiego degli insegnanti provenienti dallestero; - linvestimento annuo pro capite per promuovere linsegnamento e lapprendimento delle lingue straniere e la diversità linguistica, nonché per formare i professori di lingue straniere; - le strutture disponibili per la formazione standard e il sostegno (mentoring) agli insegnanti di lingua straniera. 19 Comunicazione della Commissione europea al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni, Promuovere lapprendimento delle lingue e la diversità linguistica: Piano dAzione 2004-2006, COM(2003) 449 def. 32 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Il Piano, inoltre, pone in evidenza che per la realizzazione delle misure è prevista lutilizzazione delle risorse disponibili nel quadro dei programmi e delle attività comunitarie attuali; nessuna di esse richiede stanziamenti supplementari da parte della Commissione. Il Piano, inoltre, invita gli Stati membri a presentare, nel 2007, una relazione sulle azioni intraprese. Ciò premesso, il Piano presenta nel dettaglio le proposte dazione a livello europeo finalizzate alla realizzazione degli obiettivi strategici sottesi alle tre aree di intervento sopra indicate. 1.2. Gli italiani e le lingue: il C=F con lEuropa Il tema dellanalisi dei fabbisogni in merito allapprendimento di lingue straniere è stato raramente oggetto di specifiche attività di rilevazione e studio finalizzate ad indagare atteggiamenti, opinioni, bisogni espliciti ed impliciti della popolazione nel suo complesso, o di specifici segmenti di essa. La dimensione europea e i confronti tra gli Stati membri sono stati, però, oggetto di interesse da parte della Commissione europea. In particolare, in occasione dellAnno europeo delle lingue, nel 2001, è stata realizzata unindagine speciale Eurobarometro, proprio sul rapporto tra Gli europei e le Lingue20. Nel 2005, unanaloga indagine ha interessato anche i nuovi Stati membri21. Tra queste due indagini, nel 2003, Eurobarometro ha inoltre realizzato una rilevazione sul tema della formazione permanente che, tra laltro, ha indagato sullimportanza dellapprendimento e sulla conoscenza delle lingue straniere tra i cittadini europei22. Nel complesso, i dati relativi al 2005 mostrano che la metà dei cittadini dellUnione europea si dichiara capace di parlare almeno una lingua diversa 20 Indagine speciale Eurobarometro EB 54.1b; sono state intervistate circa 16.000 persone dai 15 anni in su. 21 Indagine Eurobarometro EB 63.4, con 29.328 interviste. I dati non sono perfettamente confrontabili con la precedente rilevazione, in quanto è stata modificata la struttura del questionario. 22 Indagine Eurobarometro EB 59.0 realizzata su un campione di 18.000 europei, per la DG Istruzione e Cultura, con lassistenza del Cedefop-Centro Europeo per lo sviluppo della Formazione Professionale. 2. LA DOMANDA DI FORMAZIONE LINGUISTICA La forte attenzione che cè in Italia verso le lingue straniere è attestata dal fatto che il 97,7% della popolazione ed il 96% delle imprese giudicano la conoscenza delle lingue straniere molto o abbastanza utile. Una consapevolezza così diffusa equivale ad una domanda potenziale molto forte e, secondo le opinioni dei testimoni privilegiati ascoltati nella fase preliminare allindagine, in costante crescita. Ma è appunto una domanda potenziale, una domanda che rimane sospesa sulla soglia delle intenzioni e non trova la spinta necessaria per mutarsi da intenzione in azione. Laccresciuto dibattito sul multilinguismo, laumentata mobilità degli italiani fuori dai confini nazionali, la globalizzazione dei mercati e la presenza di cittadini stranieri, impongono il confronto con lingue e culture differenti. Pochi audaci, però, sembrano in grado di raccogliere la sfida ed avventurarsi su percorsi formativi che sviluppino le proprie competenze linguistiche. La maggior parte rifugge al contatto della formazione e si ritrova ormeggiata nel più rassicurante ambito nazionale che non chiede e non stimola competenze linguistiche avanzate. Si spiega così il 78,1% della popolazione che non ha alcuna intenzione di apprendere una lingua straniera e il 95,4% di imprese che non organizzano formazione in ambito linguistico. I dati considerati non sarebbero di per sé sintomatici di un clima di scarso multilinguismo, se i livelli di competenza da cui si parte fossero elevati. Purtroppo, il 66,2% della popolazione che afferma di possedere una qualche conoscenza linguistica valuta le proprie abilità scarse nel 50,1%, ed appena sufficienti nel 19% dei casi, facendo emergere competenze funzionali ancora molto lacunose e inadatte ad una società (in verità ancora di là da venire) multilingue. Il perché popolazione ed imprese, pur riconoscendo così grande rilevanza alle competenze linguistiche, non facciano seguire altrettanti impegni formativi può essere spiegato con la difficoltà implicita nello studio delle lingue che comporta un impiego di tempo e risorse che si protrae nel medio-lungo periodo, non sempre facilmente coniugabile con i vincoli di una vita adulta. 40 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Ma sembra emergere anche una consapevolezza, che aumenta con lavanzare delletà, per la quale delle lingue straniere si può fare a meno: non servono alle relazioni sociali e non sembrano servire sul luogo di lavoro. Se lambiente circostante non induce o sollecita lindividuo adulto allapprendimento linguistico, è giocoforza che questi preferisca investire in altri ambiti di sapere ritenuti prioritari o dove è più facile perseguire performance migliori. Infatti, la maggiore o minore inclinazione di un popolo al multilinguismo non è determinata solo da fattori soggettivi, ma è in qualche modo eterodiretta dallambiente socioeconomico in cui un individuo vive, lavora e si relaziona. Ne consegue che risiedere in ambiti territoriali o di lavoro dove le sollecitazioni alluso sono scarse e lesposizione alle lingue è bassa produce inerzia e disimpegno sul fronte del multilinguismo. In Italia, dunque, oltre alla scarsa considerazione in cui sono tenute le abilità linguistiche dalle aziende, si rileva anche il bisogno di accrescere il generale livello di esposizione alle lingue attraverso strutture e risorse (dalla tv, alle biblioteche, ai giornali, ai sottotitoli di film proiettati in lingua originale, anziché doppiati ecc.) che sostengano in modo continuato lapplicazione e lapprofondimento linguistico, necessari allesercizio funzionale di competenze facilmente erodibili. Se limportanza attribuita alle competenze linguistiche è il risultato di un processo di elaborazione culturale, la crescente attenzione al multilinguismo, che da diversi anni investe anche il nostro paese, nel tempo sortirà come effetto un loro incremento dal basso nella popolazione e, conseguentemente, anche una loro maggiore diffusione nei contesti aziendali. Secondo lopinione degli esperti coinvolti nelle indagini, latteggiamento del mondo imprenditoriale verso lacquisizione o il potenziamento delle competenze linguistiche riflette la scarsa inclinazione che le aziende hanno, in generale, verso la formazione e linnovazione. A ciò si aggiungono i vincoli strutturali di un tessuto produttivo prevalentemente costituito da PMI, spesso prive di rapporti più o meno consolidati con i mercati esteri. Pertanto, un innalzamento dal basso dei livelli di conoscenza e del valore delle lingue straniere tra la popolazione potrebbe indurre un loro riposizionamento nei criteri di selezione del personale ed una loro maggiore distribuzione allinterno della catena del valore sottesa ad ogni organizzazione I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 41 aziendale, a prescindere dalleffettivo utilizzo che delle competenze linguistiche potrà essere fatto allinterno delle aziende. A questo condizionamento ambientale se ne devono poi aggiungere altri intrinseci al tipo di competenze. La conoscenza di una lingua in età adulta si sovrappone alle strutture linguistiche e retoriche della lingua madre, condizionando sempre di più lassimilazione di nuovi idiomi con lavanzare degli anni. Ciò spiega la proiezione da parte dei più anziani sulle leve più giovani dellonere di studiare e praticare le lingue straniere. Lo studio delle lingue sia pure finalizzato ad obiettivi professionalizzanti è unattività che, secondo i più, deve essere compiuta in età giovanile, nel periodo dello studio e della formazione al lavoro. Per questa ragione, altrettanto ricorrenti sono le recriminazioni contro la scuola pubblica ritenuta, dal 55,9% degli intervistati, responsabile della propria scarsa o gravemente insufficiente preparazione. Sono soprattutto le generazioni più adulte ad incolpare le istituzioni scolastiche del loro analfabetismo linguistico, difficilmente recuperabile a prescindere dal personale livello di scolarizzazione. Volgendo lattenzione alle motivazioni sottese a quel quinto di popolazione propenso a studiare una lingua straniera nel prossimo futuro, si comprende allora rebus sic stantibus per quale motivo esse siano principalmente di ordine personale e culturale e solo in misura minoritaria legate a percorsi o obiettivi di lavoro. In altri termini, prevale la sfera della soggettività e della relazionalità piuttosto che quella della professionalità. Questo fenomeno spiega come mai la gratuità di un corso sia una condizione necessaria ma non sufficiente a determinare la partecipazione ad iniziative di formazione linguistica, nonostante sia preponderante il fronte di coloro che reputano opportuna, attraverso misure di politica pubblica, una socializzazione dei relativi costi. 42 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA 2.1. La domanda individuale 2.1.1. Le principali caratteristiche Il 66,2%1 degli italiani dichiara di conoscere almeno una lingua straniera2. Tale conoscenza è sostanzialmente concentrata su inglese (45,4%) e francese (35,5%), ovvero sulle due principali lingue comunitarie, seguite, a una distanza apprezzabile nella graduatoria, dal tedesco (7,0%) e dallo spagnolo (5,6%). Come quinta lingua straniera, conosciuta dall1,5% degli intervistati, si posiziona lo stesso italiano, parlato da cittadini stranieri oramai stanziali nel nostro paese o da persone appartenenti a minoranze linguistiche (fig. 6). Il 63,7% di coloro che affermano di sapere unaltra lingua oltre a quella nativa, ne conosce una sola, il 28,6% due e un marginale 6,4% tre (fig. 7). Dalla lettura in sequenza dei dati, emerge con chiarezza il divario che separa il nostro paese dal raggiungimento dellobiettivo, fissato dal Consiglio Europeo di Barcellona del 2002 e successivamente ribadito dalla Commissione Europea nel 20053, della padronanza da parte dellintera popolazione di almeno 2 lingue straniere oltre alla lingua madre. Volendo tracciare una mappa della distribuzione delle conoscenze linguistiche presenti nella popolazione, è possibile affermare che esse risiedono prevalentemente nel Centro Nord, tra gli individui con elevata scolarizzazione, di sesso maschile e di più giovane età. Infatti, dallanalisi disaggregata dei dati emerge che il Sud e le Isole costituiscono lunica ripartizione del paese in cui la quota di popolazione che non conosce alcuna lingua straniera è superiore al valore medio nazionale (37% a fronte del 33,8%, tab. 1), diversamente dalle altre e in particolare da quelle settentrionali dove la presenza di zone transfrontaliere favorisce lo sviluppo di processi di scambio interlinguistico. 1 Indagine telefonica su un campione di 2.503 persone di età superiore ai 15 anni residenti in Italia, in merito a conoscenza, utilizzo e domanda potenziale di formazione linguistica. 2 Si precisa al riguardo che il valore del presente dato afferisce alla sola autopercezione della conoscenza di una lingua, a prescindere dalle concrete abilità linguistiche possedute 3 Commission Staff Working Paper, Progress towards the Lisbon objectives in Education and Training, Brussels, 22.03.2005 SEC (2005) 419. 45,2 40,9 6,7 6,6 1,5 1,3 1,0 32,5 Nord Ovest 46,6 34,2 13,9 5,3 2,9 1,7 0,4 30,7 Nord Est 49,0 33,3 4,1 7,0 2,1 1,6 1,0 33,1 Centro Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Inglese Francese Tedesco Spagnolo Italiano (L2) Altra lingua non Ue Altra lingua Ue Non conosco alcuna lingua Lingue Area geografica 42,8 33,2 4,9 4,1 0,3 0,3 0,3 37,0 Sud e isole 5,7 7,1 3,4 1,9 0,6 0,4 0,6 83,2 Analfabeta/ Licenza elementare Tab. 1 - Lingue conosciute, per ripartizione geografica e livello di istruzione (val. %) 38,6 37,0 5,8 4,1 1,2 0,6 0,5 33,4 Licenza media 69,2 47,0 8,2 7,2 1,4 1,1 0,2 11,6 Diploma s.s.s. Livello di istruzione 77,4 52,7 15,0 13,7 4,9 4,9 3,1 2,7 Laurea 45,4 35,5 7,0 5,6 1,5 1,1 0,7 33,8 Totale 44 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 45 In secondo luogo, l83,2% di chi si dichiara analfabeta o possiede la sola licenza elementare non conosce alcuna lingua straniera, mentre tra coloro che hanno conseguito un diploma di laurea la corrispondente percentuale scende al 2,7%. Inoltre, tra gli individui che possiedono un titolo di studio universitario è più diversificata la gamma delle conoscenze: accanto al 77,4% ed al 52,7% di intervistati che conoscono rispettivamente la lingua inglese e quella francese, si registrano quote significative di soggetti che dichiarano di conoscere tedesco (15%) e spagnolo (13,7%). In terzo luogo, la quota di donne prive di conoscenze linguistiche è superiore di 10 punti percentuali alla quota dei maschi che dichiarano di non conoscere alcuna lingua straniera (38,6% contro 28,7%, tab. 2), ciò a testimonianza di come pregressi modelli culturali possano esercitare i loro effetti anche in campo linguistico. Tab. 2 - Lingue conosciute, per sesso e classe di età (val. %) Sesso intervistato Lingue Inglese Francese Tedesco Spagnolo Italiano (L2) Altra lingua non Ue Altra lingua Ue Non conosco alcuna lingua Maschio Femmina 51,3 34,6 6,9 6,0 1,3 1,4 0,9 28,7 39,9 36,3 7,0 5,2 1,6 0,8 0,5 38,6 Classe detà dellintervistato 15-24 25-44 45-64 Oltre Totale anni anni anni 64 anni 87,7 39,5 11,1 8,3 1,5 0,3 8,6 59,5 35,7 6,9 5,4 2,4 0,3 0,3 22,8 32,4 40,1 5,4 5,0 1,5 1,5 0,1 39,2 15,0 26,5 6,6 4,9 0,9 1,6 2,2 59,5 45,4 35,5 7,0 5,6 1,5 1,1 0,7 33,8 Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Infine, al pari dei livelli di scolarizzazione, anche letà anagrafica influisce sul grado di alfabetizzazione linguistica della popolazione, che è massima tra i più giovani (solo l8,6% dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni non 46 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA conosce alcuna lingua) e minima tra i più anziani (il 59,5% di persone con oltre 64 anni di età non conosce alcuna lingua). Oltre l80% degli intervistati che conoscono una o più lingue4 individua nella scuola lambito formativo in cui ha appreso sia la prima (85,7%) sia la seconda (81,1%) lingua straniera. Ciò è particolarmente vero per la lingua inglese e la lingua francese che oscillano rispettivamente tra l89,5% e il 93,3% nel caso in cui esse rappresentino la prima lingua meglio conosciuta (tab. 3). La situazione varia sensibilmente per il tedesco e soprattutto per lo spagnolo, per lapprendimento dei quali un ruolo importante viene svolto dal sistema di relazioni personali proprio di ciascun individuo. Lesposizione linguistica derivante da rapporti familiari, amicali, o dallaver vissuto periodi della propria vita allestero, costituisce una modalità o condizione di apprendimento agita dal 76,7% e dal 55,2% di coloro che hanno, in primo luogo, conoscenze ispanofone e germanofone. Riguardo ai corsi frequentati per iniziativa personale e al di fuori del contesto lavorativo, si constata che essi rappresentano unesperienza formativa condivisa solo da poco più del 10% di coloro che conoscono una lingua (10,6%) e dal 7,6% di coloro che ne conoscono anche una seconda. Nella gran parte dei casi i corsi frequentati sono stati erogati a livello nazionale, solo in minima parte allestero (più per la prima e meno per la seconda lingua) e organizzati secondo la formula delle lezioni di gruppo tenute da un insegnante. La formazione sul lavoro o formazione continua, da parte sua, non sembra aver svolto un ruolo di primo piano nellalfabetizzazione linguistica della popolazione, avendo interessato un marginale 3% (3,3% per la prima lingua e 3,5% per la seconda lingua conosciuta), a prescindere dalla lingua oggetto di studio, di intervistati che dichiarano di aver frequentato corsi sul posto di lavoro. Lapprendimento informale, fondato sulle interazioni personali con familiari ed amici o sul contesto linguistico (a seguito di soggiorni allestero), è stato 4 In particolare, ci si è concentrati solo sulle prime due lingue straniere dichiarate, in quanto il peso di coloro che conoscono tre lingue o più risulta assolutamente marginale. 0,7 3,3 14,6 93,3 5,1 5,1 15,7 89,5 27,9 76,7 4,7 14,0 43,3 55,2 9,0 4,5 3,0 29,4 76,5 20,6 5,9 17,6 Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte - - - - 20,0 83,3 100,0 - 16,7 - Base rispondenti: 1.656 persone che conoscono almeno 1 lingua straniera 1,5 17,3 81,1 13,8 5,5 3,5 7,6 86,1 6,7 5,5 3,8 11,3 89,9 10,9 2,5 2,1 2,5 38,9 40,7 16,7 5,6 14,8 73,3 21,7 6,7 5,0 6,7 - 66,7 33,3 - - 33,3 66,7 - 33,3 - 50,0 33,3 - - 16,7 Altra Altra lingua Totale Inglese Francese Spagnolo Tedesco Italiano lingua non Ue/ Ue Altro Altra Altra lingua Totale Inglese Francese Spagnolo Tedesco Italiano lingua non Ue/ Ue Altro Corsi/lezioni a cui ho partecipato di mia iniziativa, escludendo quelli sul posto di lavoro 10,6 Corsi/lezioni sul posto di lavoro 3,3 Da solo, da autodidatta 4,8 Altri modi (famiglia, amici, vivendo all'estero, ) 20,2 Durante la formazione scolastica 85,7 2ª lingua meglio conosciuta 1ª lingua meglio conosciuta Tab. 3 - Modalità di apprendimento delle lingue straniere (1ª e 2ª lingua conosciuta) (val. %) I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 47 48 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA indicato come modalità di acquisizione di conoscenze/competenze dal 20,2% degli intervistati, mentre lautoformazione acquisisce un certo rilievo, come esperienza di apprendimento linguistico, solo nel caso dellitaliano come lingua seconda, in quanto sperimentata dal 20,6% degli intervistati (contro il 4,8% complessivo). 2.1.2. Dalla conoscenza alle competenze La mera conoscenza linguistica non è sinonimo di possesso di competenze ed abilità da cui scaturisce una reale capacità di utilizzo delle lingue straniere. Dalla richiesta di valutare il proprio livello di competenze linguistiche (tab. 4), è emerso che il 50,1% (per la prima lingua conosciuta), e ben il 59,6% (per chi dichiara di conoscerne una seconda), definisce scarso il proprio livello di competenza, mentre un altro 19% (il 18,6% per la seconda lingua) lo ritiene appena sufficiente. Tab. 4 - Autovalutazione del livello di conoscenza linguistica (val. %) Livello di abilità Molto buono Buono Sufficiente Scarso Totale 1ª lingua 2ª lingua 7,1 23,8 19,0 50,1 3,3 18,4 18,6 59,6 100,0 100,0 Base: 1.656 persone che conoscono almeno 1 lingua straniera Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Questo, inevitabilmente, porta a rileggere in maniera critica il dato presentato allinizio5, che vede ben il 66,2% degli italiani dichiarare di conoscere almeno una lingua straniera. 5 Cfr. tabella 1. I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 49 Se quel dato viene incrociato con questo e con la frequenza con la quale si dichiara di utilizzare la propria conoscenza linguistica, non si può fare a meno di ridimensionare il fenomeno e riportarlo entro confini più ristretti, ma probabilmente più veritieri. Entrando nel merito delle quattro abilità definite nel Quadro di Riferimento Europeo delle Lingue (elaborato dal Consiglio Europeo per valutare la competenza linguistica posseduta), risulta che le migliori competenze si hanno nella capacità di lettura (tab. 5): il 9,2% di chi conosce almeno una lingua straniera dichiara di comprendere molto bene un testo scritto nella lingua conosciuta, seguito dal 31,6% che definisce buona la propria comprensione quando legge. A questo fa seguito la capacità di ascolto, cioè la capacità di comprendere un discorso o una fonte audio come, ad esempio, quella radiofonica o televisiva (il 7,7% la definisce molto buona e il 24,2% buona). Tab. 5 - Autovalutazione delle abilità possedute nella prima lingua straniera conosciuta (val. %) Livello di abilità Molto buono Buono Sufficiente Scarso Totale Comprensione quando legge Comprensione quando ascolta Capacità di tenere una conversazione Capacità di scrittura 9,2 31,6 16,1 43,1 7,7 24,2 23,0 45,1 5,8 21,0 21,1 52,1 6,6 23,9 18,3 51,2 100,0 100,0 100,0 100,0 Base: 1.656 persone che conoscono almeno 1 lingua straniera Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Al terzo posto, un po a sorpresa, e con percentuali molto vicine alle capacità di ascolto, si posiziona la capacità di scrittura, riconosciuta dallo stesso Quadro di Riferimento Europeo delle Lingue come una delle competenze più complesse da acquisire in una lingua diversa dalla quella madre. Il 23,9% degli italiani che conoscono una lingua straniera si sente in grado di 50 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA scrivere bene nella lingua conosciuta, mentre il 6,6% valuta di poterlo fare molto bene. Per ultima si posiziona la capacità di sostenere una conversazione: il 21% ritiene di avere buone capacità, mentre solo il 5,8% si sente in grado di esprimersi con scioltezza, utilizzando anche espressioni idiomatiche tipiche della lingua conosciuta. Rispetto alle modalità di perfezionamento, ben il 51% di chi, oltre a conoscere una lingua intende anche migliorarla, pensa di farlo ricorrendo ad un corso di formazione presso una scuola pubblica o privata. Questa scelta è privilegiata dagli occupati (il 53,1% dei dipendenti e il 43,9% degli autonomi), dai disoccupati (62,7%) e dagli studenti (57,6%). 2.1.3. Quando e dove si usano le lingue straniere Il 59,6% degli intervistati indica i viaggi per vacanza (fig. 8) come la circostanza più ricorrente di utilizzo di una lingua straniera, seguita, ma a più di venti punti percentuali di distanza, dalle comunicazioni private, affettive, che si hanno con familiari, amici e conoscenti (38,9%). Al terzo posto viene segnalato, dal 31,1% di chi conosce una lingua straniera, lutilizzo in ambito lavorativo, la stessa percentuale (30,9%) di chi utilizza la lingua per leggere libri, quotidiani o riviste. Subito dopo si attesta chi dichiara di usare la lingua straniera per navigare su internet (29,3%) oppure per seguire un film, la televisione o per ascoltare canali radiofonici che trasmettono in lingua originale (28,6%). Lapprofondimento di analisi sullimpiego delle lingue straniere nel contesto lavorativo, che si ottiene passando dalla totalità degli intervistati al sottoraggruppamento di coloro che lavorano e che conoscono almeno una lingua, pone in evidenza che più del 60% di costoro dichiara di non utilizzare mai (e di non aver mai utilizzato) le proprie competenze linguistiche sul lavoro (tab. 6). Solo il 35,5% le utilizza, in vario modo, a fini professionali, con una lieve predominanza dei lavoratori autonomi (39,8%) sui lavoratori dipendenti (34,4%). Ai fini della presente ricerca è interessante sapere non solo se si fa uso di questo tipo di competenze, ma anche capire in che modo vengono I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 53 2.1.4. La domanda degli immigrati I risultati della rilevazione sugli immigrati hanno confermato limportanza fondamentale della conoscenza dellitaliano come veicolo di integrazione per i soggetti adulti, come per i propri figli, scaturita già durante i focus group. In quelloccasione, infatti, gli intervenuti concordavano allunanimità che è attraverso la padronanza della lingua italiana che si realizza il loro linserimento nella comunità nazionale e viene agevolato il loro collocamento sul mercato del lavoro. Attraverso litaliano limmigrato, infatti, può costruirsi un proprio sistema di relazioni con il contesto in cui vive e lavora, esercitare i propri diritti civili, accedere ai servizi sociali. I soggetti intervistati nella rilevazione, da parte loro, rispondendo ad una batteria di domande finalizzate ad indagare un po su tutti gli aspetti che contribuiscono a definire larea dellintegrazione sociale di un individuo (dai figli, alla scuola, alle amicizie, ai rapporti con i servizi pubblici) si sono posti sulla stessa lunghezza donda (fig. 10). La stragrande maggioranza degli immigrati (92,1%) ritiene, infatti, che sia importante conoscere litaliano per fare amicizia con gli italiani (il 49,3% è molto daccordo mentre il 42,8% è abbastanza daccordo); anzi questo sembrerebbe essere un elemento determinante visto che non risulta che sia particolarmente difficile fare amicizia con gli italiani (il 36,3% pensa che sia molto o abbastanza difficile). Molto alta è anche la quota di immigrati che pensa che la lingua sia un veicolo di accesso fondamentale ai servizi pubblici (il 78,6% è molto o abbastanza daccordo con il fatto che sia difficile servirsi dei servizi pubblici senza avere una buona padronanza dellitaliano). Ma la lingua, da sola, non è sufficiente a garantire una piena integrazione nel nostro paese: l85,6% degli immigrati pensa che per vivere in Italia è importante anche capire quali sono i nostri usi e le nostre abitudini, che spesso divergono da quelle dei loro paesi di origine. Un discorso a parte merita linsegnamento rivolto ai bambini stranieri nelle scuole dellobbligo. La crescente presenza di alunni stranieri ha messo gli insegnanti di fronte al problema dellaccoglienza e dellintegrazione scolastica di questi allievi, e della figura del mediatore linguistico. Questa figura non è però diffusa in tutte le scuole, né esiste una normativa specifica riguardo I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 55 alle rispettive competenze e caratteristiche: ebbene, il 95% degli intervistati è molto (55,2%) o abbastanza (39,8%) daccordo sul fatto che nelle scuole ci sarebbe bisogno di insegnanti che facilitino linserimento dei bambini stranieri. Piuttosto diffusa è anche lopinione che sarebbe importante che gli alunni stranieri a scuola avessero la possibilità di continuare a praticare, oltre allitaliano, anche la lingua del proprio paese dorigine (il 30,3% è molto daccordo e il 33,8% lo è abbastanza). Infine, gli stranieri pongono il dito su una delle piaghe del nostro paese, ovvero la scarsa conoscenza di lingue straniere da parte della popolazione autoctona, e sono convinti che lintegrazione tra individui provenienti da paesi diversi sarebbe facilitata se gli italiani avessero una maggiore dimestichezza con altre lingue (il 36,3% è molto daccordo e il 51,7% lo è abbastanza). Restringendo lo spettro di analisi allambito propriamente linguistico, la gran parte degli intervistati ritiene, comunque, di essere in possesso di una padronanza della lingua, acquisita principalmente nella vita di tutti i giorni, attraverso i contatti quotidiani con parenti, amici, colleghi di lavoro, che consente loro di avere una vita soddisfacente nel nostro paese. La gran parte degli intervistati (83,5%), infatti, ritiene di capire molto (32,8%) o abbastanza bene (50,7%) litaliano, e unanaloga percentuale (82,1%) dichiara di saper tenere una conversazione in italiano (tab. 7). Sembrerebbe dunque piuttosto circoscritta, e comunque inferiore al 20% del totale, la quota di immigrati che non sono in grado di orientarsi e di costruirsi un seppur minimo sistema di relazioni nel nostro paese. Inferiori, ma comunque in numero consistente, risultano quelli che hanno una padronanza tale della nostra lingua da essere in grado di comprendere un testo scritto (62,2%, di cui 18,4% molto bene e 43,8% abbastanza bene), mentre decisamente in minoranza sono quelli che dichiarano di saper scrivere in italiano (43,3%, di cui 10,0% molto bene e 33,3% abbastanza bene). Volendo distinguere tra modalità di formazione spontanee(chi ha imparato litaliano con amici, con la famiglia, sul posto di lavoro, da autodidatta) e modalità strutturate(a scuola o in corsi di formazione), le prime vincono di gran lunga sulle seconde. Al primo posto, con il 46,3% delle risposte, gli intervistati dichiarano di avere 56 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Tab. 7 - Livello di conoscenza della lingua italiana (val. %) Ritiene di: Saper parlare/tenere una conversazione in italiano Capire litaliano quando ascolta Capire litaliano quando legge Saper scrivere in italiano Molto bene Abbastanza bene Poco Per nulla Totale 26,4 55,7 16,9 1,0 100,0 32,8 18,4 10,0 50,7 43,8 33,3 14,9 28,9 41,3 1,5 9,0 15,4 100,0 100,0 100,0 Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 appreso/migliorato litaliano con amici e conoscenti; seguono un 39,8% che dice di aver studiato da autodidatta, un 36,8% che ha imparato litaliano sul posto di lavoro e un 32,8% che ha appreso la lingua in famiglia (tab. 8). Assai distaccati risultano essere quelli che hanno frequentato la scuola superiore o luniversità in Italia (12,4%), o che hanno seguito corsi/lezioni nel nostro Tab. 8 - Modalità utilizzate per migliorare/imparare la lingua italiana, per classe di età (val. %) Modalità Scuola superiore/università in Italia Corsi/lezioni in Italia Corsi/lezioni nel paese di origine Corsi di formazione a distanza/su internet Sul posto di lavoro Da solo, studiando da autodidatta In famiglia (coniuge, convivente, altri parenti) Con amici, conoscenti, famiglia presso cui lavora Da 18 a 29 anni Da 30 a 40 anni Oltre 40 anni Totale 25,0 9,7 4,2 4,6 9,2 4,6 6,3 17,2 10,9 12,4 11,9 6,5 1,4 29,2 37,5 44,6 43,1 37,5 39,1 0,5 36,8 39,8 26,4 32,3 40,6 32,8 44,4 47,7 46,9 46,3 Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 57 paese (11,9%) o nel paese di origine (6,5%). Conoscere le modalità attraverso le quali gli immigrati hanno appreso o migliorato la lingua italiana è fondamentale per capire quali potrebbero essere gli atteggiamenti e i comportamenti nei confronti di unulteriore proposta di formazione linguistica. A tal proposito si osserva, altresì, che i più, una volta arrivati nel nostro paese, utilizzano un mix di strumenti di formazione spontanea, a riprova che le conoscenze linguistiche che si acquisiscono nella pratica della vita di tutti giorni, in famiglia o sul posto di lavoro, sono sufficienti per avere una vita relazionale adeguata nel nostro paese. Rispetto al futuro, non escludono di impegnarsi per migliorare il proprio italiano soprattutto in vista di un miglioramento della condizione lavorativa. La stragrande maggioranza degli intervistati (il 71,1%: di questi il 36,3% ha risposto sicuramente sì e il 34,8% probabilmente sì) ha intenzione in futuro di migliorare la conoscenza dellitaliano. Tra quanti esprimono questa intenzione, la quota è maggiore tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, mentre tende a diminuire con linnalzarsi delletà posseduta (tab. 9). Le modalità più segnalate per accrescere le competenze linguistiche restano quelle legate al normale svolgimento della vita nel nostro paese; anche se è da segnalare che oltre un terzo degli intervistati sarebbe propenso a seguire un corso strutturato. Al primo posto, infatti, gli immigrati segnalano la vita di tutti i giorni (60,2%), segue il corso di gruppo con insegnante che raccoglie il 42,3% delle risposte, al terzo posto gli immigrati indicano la possibilità di Tab. 9 - Immigrati che in futuro hanno intenzione di migliorare la conoscenza dellitaliano, per classe di età (val. %) Da 18 a 29 anni Sicuramente sì Probabilmente sì Probabilmente no Sicuramente no Totale Da 30 a 40 anni Oltre 40 anni Totale 45,8 31,9 9,7 12,5 38,5 36,9 15,4 9,2 23,4 35,9 18,8 21,9 36,3 34,8 14,4 14,4 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 58 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA migliorare la lingua con amici/conoscenti (24,9%) e con parenti (17,4%). Le lezioni private con un insegnante sono segnalate dal 12,9% del campione. Merita di essere evidenziato il fatto che le donne risultano essere più interessate rispetto agli uomini a forme di insegnamento tradizionale, quali i corsi di gruppo con un insegnante (48% delle risposte) e le lezioni private (16%) (tab. 10). Tab. 10 - Modi ritenuti più efficaci dagli immigrati per imparare litaliano, per sesso (val. %) Modi Maschio Corso di gruppo con insegnante Sul posto di lavoro Da autodidatta Con parenti/familiari Con amici/conoscenti Nella vita di tutti i giorni Lezioni private con insegnante Corsi su internet Femmina 36,6 31,9 11,9 20,8 28,7 55,4 9,9 - 48,0 14,0 15,0 14,0 21,0 65,0 16,0 1,0 Totale 42,3 22,9 13,4 17,4 24,9 60,2 12,9 0,5 Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Di fronte allipotesi di poter usufruire di un percorso formativo a titolo gratuito, oltre il 20% si dichiara non disponibile a frequentare un corso di italiano a nessuna delle condizioni proposte. Coloro che si dichiarano disponibili segnalano come condizioni necessarie: lubicazione del corso vicino allabitazione o al luogo di lavoro (57,7%), il fatto che sia centrato principalmente sulla conversazione (54,7%) ed erogato in orario serale (41,2%, tab. 11). Piuttosto numerosi sono anche quelli che chiedono classi composte da studenti che abbiano uno stesso livello di conoscenza iniziale della lingua (38,3%), un corso centrato soprattutto sulla grammatica (35,3%), e con lezioni che si svolgano non più di una o due volte alla settimana (29,4%). I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 59 Tab. 11 - Condizioni a cui gli intervistati frequenterebbero un corso gratuito (val. %) Condizioni Vicino al luogo di lavoro/casa Basato soprattutto sulla conversazione Organizzato con lezioni di sera Con classi composte da studenti con lo stesso livello di conoscenza dellitaliano Basato soprattutto sulla grammatica Con lezioni 1 o 2 volte a settimana, al massimo Con classi composte al massimo da 10 studenti Organizzato con lezioni nel weekend Senza compiti a casa Nessuna di queste % 57,7 54,7 41,2 38,3 35,3 29,4 22,4 21,4 20,4 21,9 Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 2.1.5. La domanda per segmenti La domanda della popolazione, al netto dei fabbisogni e degli atteggiamenti espressi dagli immigrati, può essere segmentata rispetto ad alcune categorie per le quali le competenze linguistiche possono essere un fattore di miglioramento della loro condizione sociale e/o professionale. Tali categorie sono corrispondenti ai gruppi bersaglio6 rispetto ai quali sono stati condotti i focus group durante le indagini esplorative, preliminari alla rilevazione estensiva sulla popolazione. Questo approccio permette di arricchire con considerazioni di tipo qualitativo analogie e specificità emerse dallanalisi quantitativa. 6 1) Persone con basso livello di scolarizzazione o coloro che non terminano il percorso scolastico obbligatorio. 2) Persone in cerca di prima occupazione. 3) Persone disoccupate che intendono riqualificarsi. 4) Lavoratori che desiderano sperimentare nuovi settori o migliorare la loro attuale posizione lavorativa. 5) Persone fuoriuscite dal mercato e in fase di ricollocazione. 6) Disabili. 7) Soggetti in mobilità professionale temporanea o a lungo termine. 8) Soggetti esclusi o a rischio esclusione dal mercato del lavoro. 9) Soggetti in esclusione di genere: donne fuoriuscite o a rischio di fuoriuscita dal mercato del lavoro. 10) Anziani. 11) Imprenditori e responsabili di risorse umane delle imprese. 60 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Dovendo fare sintesi dei risultati allo scopo di tratteggiare un profilo distintivo e caratterizzante dei diversi gruppi si è ritenuto opportuno: - da un lato ridurre a 6 i 12 gruppi tipologici originari, aggregando nei casi in cui poteva verificarsi multiappartenenza ad uno o più gruppi o quando il diverso atteggiamento verso il mercato del lavoro assume un ruolo dirimente; - dallaltro individuare delle categorie di analisi comuni, quali la propensione alla formazione linguistica, gli obiettivi, gli ostacoli e le caratteristiche della formazione, con lobiettivo di giungere ad una comparabilità dei risultati. Prima di passare alla lettura dei rispettivi profili di domanda può essere utile compiere unanalisi trasversale dei principali risultati derivanti dalla segmentazione della domanda (fig. 11). In primo luogo, nella popolazione Fig. 11 - Motivazioni e ostacoli alla formazione linguistica per i gruppi bersaglio Oggettivi Anziani Ostacoli Soggetti a bassa scolarizzazione Motivazioni Cultura/ interessi personali Lavoro Soggetti in posizione critica rispetto al mercato del lavoro Soggetti in posizione di sfida rispetto al mercato del lavoro Imprenditori Soggettivi Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Disabili I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 61 adulta, a prescindere dal gruppo di appartenenza, è maggiore la propensione ad investire tempo e risorse per rafforzare il livello di fluency nelle lingue già conosciute che quelle a intraprendere lo studio di nuovi idiomi, sforzo questultimo percepito come insostenibile e difficile da adempiere. La bassa scolarizzazione insieme con letà costituiscono i principali impedimenti oggettivi al proseguimento o completamento dello studio delle lingue straniere, a causa delle lacune culturali, da una parte, e delle limitazioni intellettive e biologiche, dallaltra, come rispettivamente denunciato dai soggetti a bassa scolarizzazione e dagli anziani. Al di là di questi elementi, sono di solito la scarsa motivazione e la mancanza di tempo i principali ostacoli indicati come causa delle indisponibilità a impegnarsi in campo linguistico; si tratta di due fattori afferenti alla sfera della soggettività e tra di loro strettamente interrelati, in quanto il non aver tempo per le lingue può dipendere dalla posizione in cui esse si trovano nella scala di priorità di un individuo. Lordine di tale scala, a sua volta, è la risultante di fattori endogeni alla vita del singolo come pure di fattori esogeni, ovvero legati al contesto in cui questi si trova a vivere e a lavorare, contesto che spesso risulta incapace di sollecitare il bisogno di possesso e uso delle competenze linguistiche. Quasi allunanimità i gruppi analizzati attribuiscono allo studio delle lingue finalità di ordine personale e culturale. Lunica eccezione sono i soggetti che si pongono in posizione di sfida con il mercato del lavoro, in quanto alla ricerca di una prima occupazione o decisi a migliorare la propria condizione lavorativa, i quali associano questo tipo di impegno ad un percorso lavorativo. Diversamente, anche per coloro che hanno una condizione professionale critica (poiché disoccupati, in mobilità o a rischio di esclusione dal mercato di lavoro), lapprendimento linguistico mantiene una valenza soggettiva e generalista, mai professionalizzante. Trascorso il periodo della formazione di base o della formazione al lavoro, il tempo e le energie disponibili per migliorare la propria condizione professionale vengono spesi in altri ambiti di sapere. Del resto non potrebbe essere altrimenti in un contesto socioeconomico a scarsa sensibilità linguistica, quale quello nazionale, come testimoniano i dati sulla domanda da parte delle imprese. Unanime, infine, a prescindere dallappartenenza o dalla condizione sociale, è laccordo sullopportunità di socializzare i costi della formazione linguistica 62 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA attraverso politiche di finanziamento alla domanda da parte dello Stato. Ciononostante, la gratuità non è di per sé un fattore sufficiente a garantire la partecipazione alla formazione linguistica, percepita nella forma di un corso strutturato pubblico o privato, con tempi e contenuti modulati sulle esigenze dellutenza. Soggetti a bassa scolarizzazione: la propensione allo studio di una lingua vuoi per migliorare la lingua già conosciuta, vuoi per impararne una nuova appare più bassa rispetto al resto della popolazione visto che chi dichiara che sicuramente non farà nulla per migliorare la lingua o impararne una nuova (33,8%) rappresenta la componente prevalente, diversamente dalla popolazione, nel qual caso il 27,8% degli intervistati ha manifestato una probabile volontà positiva. Le ragioni che ostacolano il presente gruppo nello sviluppare un interesse positivo nei confronti delle lingue sono la scarsa motivazione e il considerarsi troppo anziano per uniniziativa del genere. Il profilo potenziale di uneventuale offerta rivolta a questo gruppo rimane nellalveo dellerogazione tradizionale: si preferisce, infatti, la frequenza presso una scuola o un istituto, prevalentemente nelle ore serali e a un costo accessibile, anche se si riconosce maggiore efficacia allapprendimento delle lingue realizzato attraverso una permanenza adeguata allestero. Fondamentale appare, infine, in relazione agli aspetti economici, lattesa che sia lo Stato a sostenere le spese per la formazione; anche in questo caso il gruppo bersaglio esprime un grado di convincimento maggiore rispetto alla media nazionale (73% del gruppo bersaglio e 70% del campione generale). Soggetti in posizione critica rispetto al mercato del lavoro: in questo gruppo rientrano disoccupati che intendono riqualificarsi, soggetti fuoriusciti dal mercato del lavoro, soggetti in mobilità, soggetti esclusi o a rischio di esclusione dal mercato del lavoro, soggetti in esclusione di genere. Tutte le tipologie rientranti in questo gruppo esprimono una forte propensione a migliorare il rispettivo grado di conoscenza della/e lingua/e conosciute, dovendo colmare in ogni caso lacune conoscitive piuttosto ampie. Ammontano a circa il 60% coloro che sono intenzionati sicuramente o probabilmente ad investire tempo ed energie nellapprendimento linguistico. Tenuto conto delle criticità occupazionali che accomunano i sottogruppi in questione si po- I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 63 trebbe pensare che chi si trova in una difficile situazione professionale guardi alla formazione e al miglioramento delle proprie competenze linguistiche come ad una delle leve possibili per tentare di modificare la propria condizione. Ma, leggendo le motivazioni che spingono a perfezionare o apprendere una lingua straniera, emerge che il fattore stimolante prevalente è sempre legato a motivi culturali e ad interessi personali piuttosto che allambito lavorativo. I principali ostacoli che si frappongono tra le intenzioni e lo studio reale di una lingua straniera sono legati soprattutto, con pesi differenziati a seconda dei sottogruppi, allo scarso tempo a disposizione e alle carenti motivazioni. Gli intervistati propendono, nel 60% dei casi circa, per un percorso formale che prevede la frequenza di un corso presso una scuola pubblica o privata, sia per apprendere una nuova lingua che per migliorarne una già conosciuta. La fascia pomeridiana o il dopocena vengono considerati i momenti migliori per dedicarsi alla formazione linguistica e, tra le condizioni che ne favorirebbero la partecipazione, il costo accessibile e la comodità, cioè la possibilità che il corso sia gestibile secondo i bisogni di chi partecipa, sono indicati da quote di rispondenti che oscillano tra il 50 e il 60%. Sebbene lopinione secondo cui i costi della formazione debbano essere sostenuti dallAmministrazione Pubblica centrale sia condivisa da oltre il 70%, leventualità di partecipare ad un corso gratuito, da sola, non riesce a convincere gli indecisi. Soggetti in posizione di sfida rispetto al mercato del lavoro: in questo gruppo rientrano sia coloro che sono in cerca di prima occupazione sia coloro che desiderano sperimentare nuovi settori o migliorare la loro posizione lavorativa. La propensione allapprendimento di una lingua e/o al miglioramento di quella già acquisita risulta particolarmente elevata per chi è in cerca di prima occupazione, che quasi nel 90% dei casi si dichiara sicuramente o probabilmente intenzionato a migliorare la conoscenza della lingua. Tale propensione è comunque abbastanza netta anche tra gli altri soggetti considerati, che nel 37,5% dei casi dichiarano che probabilmente avvieranno iniziative per migliorare la conoscenza della lingua. Inoltre, queste ultime solo nel 31,3% dei casi (corrispondente quota di popolazione: 52,9%) sono contrari allipotesi di avviare lo studio di una nuova lingua. La chiara propensione allo studio delle 64 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA lingue delle persone in cerca di prima occupazione trova naturalmente una forte motivazione nel lavoro e nei viaggi allestero, ma anche negli interessi personali e culturali; in questultimo caso la ragione indicata risulta condivisa dal 69,8% degli individui intervistati. Parimenti è la molla della cultura e degli interessi personali a guidare liniziativa di chi si dichiara intenzionato a mutare la propria condizione occupazionale. In proposito il rilievo significativo che assume la dimensione culturale può essere spiegato alla luce del livello di conoscenza delle lingue straniere, che nelluno e nellaltro caso è superiore ai corrispondenti valori della popolazione nel complesso. Dato questo che potrebbe significare il possesso di requisiti linguistici spendibili sul mercato del lavoro, collocando la motivazione ad arricchire questo tipo di competenze nella sfera personale. In entrambi i gruppi i principali ostacoli alla formazione linguistica restano il tempo disponibile e la volontà di apprendere. Le condizioni e le caratteristiche della formazione linguistica richieste dal gruppo si mantengono nellalveo dellerogazione presso scuole o istituti, nelle ore pomeridiane o serali, a un costo accessibile e, soprattutto per coloro che vogliono cambiare lavoro, secondo modalità fortemente personalizzate. Tra i giovani in cerca di prima occupazione è molto diffusa la convinzione che la maniera più efficace per apprendere una lingua resti il viaggio e la permanenza allestero e, semmai, in secondo ordine, la possibilità di avere contatti con persone madrelingua o anche tramite scambi culturali. Emerge, infine, la richiesta di un finanziamento pubblico della formazione linguistica e tale richiesta continua inevitabilmente a identificare il pubblico con lo Stato e lAmministrazione Pubblica centrale. Disabili: la propensione allapprendimento linguistico in età adulta varia a seconda che sia orientata al miglioramento di lingue precedentemente studiate o allo studio di nuove. Nel primo caso, prevale la probabilità che una decisione in tal senso venga presa (32,1%), diversamente, nel secondo caso, emerge chiaramente, dalla frequenza di coloro che hanno risposto sicuramente no (39,8%), lintenzione di non ampliare le proprie conoscenze linguistiche. Analizzando gli ostacoli alla formazione linguistica, prevale la mancanza di motivazione (51,9%) e la percezione di essere oramai troppo avanti con letà per studiare (33,3%). La mancanza di motivazione, che caratterizza I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 65 il gruppo, è da ritenersi con ogni probabilità causata dalle barriere materiali e culturali che ostacolano scelte ed azioni di individui diversamente abili e che limitano la possibilità di impiego delle competenze possedute (non solo linguistiche). Per coloro che intendono proseguire nella formazione linguistica, gli obiettivi da conseguire, sia per il miglioramento di lingue già conosciute che per lacquisizione di altre, non sono di tipo professionalizzante ma di tipo culturale (rispettivamente 68,3% e 82,3%). Costoro intendono perlopiù apprendere allinterno di percorsi formali. Il pomeriggio viene considerato la parte della giornata più idonea per la frequenza di un corso modulabile in funzione delle personali esigenze (61,6%) e avente possibilmente un costo di partecipazione accessibile (50,9%). Alquanto condivisa risulta essere lopinione secondo cui deve esserci un sostegno pubblico alla formazione linguistica, che per il 59,7% dei casi deve essere in capo allAmministrazione Pubblica centrale. La gratuità di un corso di lingue non è, infine, fattore sufficiente per determinare la volontà a parteciparvi di oltre l80% dei disabili. Anziani: il 55,4% e l81,4% degli intervistati dichiarano di non avere sicuramente intenzione né di migliorare, né di imparare una lingua. Nellaffermare ciò, il gruppo si discosta in modo marcato dal generale atteggiamento della popolazione. Gli ostacoli alla formazione linguistica sono esclusivamente di natura soggettiva, afferibili alle condizioni esistenziali di questo gruppo tipologico. L81,6% ritiene, infatti, di essere troppo anziano per studiare, alludendo, quindi, allesistenza di problemi di mobilità e soprattutto di natura cognitiva, suscettibili di ostacolare apprendimento, comprensione dei testi in lingua, memorizzazione di termini e nozioni ecc. Per la minoranza che, invece, è pronta a raccogliere la sfida, gli obiettivi della formazione linguistica, sia per il potenziamento di lingue già conosciute che per lacquisizione di altre, non sono di tipo professionalizzante ma afferiscono alla sfera culturale e degli interessi personali, come del resto nella maggioranza della popolazione in generale. In prevalenza, gli intervistati intendono realizzare il proprio apprendimento linguistico nellambito di percorsi formali, frequentando un corso presso una scuola pubblica o privata. La fascia pomeridiana, come per il resto della popolazione, viene considerata il momento della giornata in cui lerogazione del corso può risultare più confacente ai propri stili di vita, 66 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA meglio se ad un costo accessibile (38,5%) e sufficientemente rispondente ai personali bisogni (30,3%). Alquanto condivisa risulta essere lopinione secondo cui i costi della formazione linguistica devono essere socializzati, ovvero per il 70,3% dei casi dovrebbe farsene carico lAmministrazione Pubblica centrale. Nonostante ciò, la gratuità di un corso di lingue non è di per sé condizione sufficiente per decidere di parteciparvi. Il 68,8% degli anziani risponde, infatti, di non avere lintenzione di partecipare ad un corso gratuito. Imprenditori: rispetto alla prospettiva di investire tempo e risorse nello studio delle lingue, si osserva una divaricazione di atteggiamento che risulta avere valenza positiva nel caso di rafforzamento di competenze su lingue già conosciute (probabilmente sì 32,2%) o negativa nel caso di apprendimento di nuove lingue mai studiate prima (sicuramente no 44,6%). Un simile dualismo deve essere incrociato con il principale ostacolo alla formazione linguistica denunciato dal 77,8% del gruppo: la mancanza di tempo. Il fattore temporale, pertanto, costituisce un vincolo oggettivo che impedisce ai rappresentanti di questo gruppo di intraprendere percorsi di formazione strutturati, finalizzati ad ampliare le loro competenze in questo ambito. In mancanza di un reale bisogno (tenuto conto dei più elevati livelli di conoscenze linguistiche di partenza del gruppo), limpegno e gli sforzi personali vengono orientati così verso altre priorità, o eventualmente verso attività meno impegnative di consolidamento di lingue già acquisite. Anche le finalità sostanzialmente culturali (70% e 57,1%), perseguite da coloro che avrebbero lintenzione di migliorare o di ampliare le proprie conoscenze linguistiche, sono coerenti con il quadro di analisi sopra tracciato, collocando la motivazione nella sfera degli interessi personali esterni ai tempi e al luogo di lavoro. Lapprendimento linguistico viene collocato soprattutto allinterno di percorsi formali, come un corso erogato presso una scuola pubblica o privata o, in seconda battuta, in percorsi di autoapprendimento con lausilio di supporti didattici multimediali. Il dopocena, a conclusione della giornata lavorativa, viene considerato la parte della giornata nella quale ritagliare il tempo per la frequenza di un corso, rispondente ai bisogni personali di chi si iscrive (55%) e possibilmente ad un costo accessibile (42,9%). Condivisa da più del 60% degli intervistati è lopinione secondo cui deve esserci un sostegno pubblico alla forma- I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 67 zione linguistica, attraverso interventi dellAmministrazione Pubblica centrale. La gratuità di un corso di lingue non è, infine, uno sprone sufficiente a partecipare per oltre il 70% dei componenti il gruppo. 2.2. La domanda delle imprese Lindagine sulla domanda di formazione linguistica da parte delle imprese si è basata su un campione di 1.616 unità produttive7, rappresentativo della realtà imprenditoriale nazionale. La rilevazione evidenzia una scarsa propensione delle imprese italiane verso i mercati esteri: il 77% non ha mai, infatti, partecipato ad iniziative che comportino esposizione verso paesi stranieri, quali importazioni, esportazioni8, così come iniziative di delocalizzazione, partecipazione a fiere oppure ad accordi di joint venture (tab. 12). Questo dato tende a ridursi al crescere della dimensione di impresa e riguarda solo il 40% delle grandi imprese. In generale, lindagine evidenzia un atteggiamento contraddittorio delle aziende rispetto alla possibilità di utilizzare le lingue: il 76% degli intervistati dichiara di essere daccordo sulla necessità per qualsiasi azienda, a prescindere se sia impegnata in attività di scambio con lestero, di avere al proprio interno personale con competenze linguistiche; nello stesso tempo il 51% 7 Sono state realizzate 1.616 interviste telefoniche CATI ad imprese con almeno 2 addetti. Il piano di campionamento è stato predisposto in modo da rispondere agli obiettivi previsti in fase progettuale, e cioè: valutare la diffusione dei bisogni linguistici delle imprese di piccole e medie dimensioni e, al contempo, offrire uno spaccato delle esigenze di formazione linguistica e di riqualificazione del personale delle imprese di grandi dimensioni, al fine di determinare i comparti produttivi più fortemente interessati dallo sviluppo della conoscenza delle lingue, in quanto elemento di crescita del potenziale competitivo. Il mondo delle imprese private italiane ha unelevatissima concentrazione nel segmento delle micro-aziende e delle Pmi, ossia ha il suo tratto connotante proprio nellessere composto da unità di piccole dimensioni. In Italia quasi il 60% delle imprese ha un solo addetto. Inoltre, il ricorso alla formazione cresce allaumentare della dimensione di impresa, con una prevalenza di interventi informali e non strutturati nelle micro o piccole dimensioni aziendali. Per questi motivi sono state escluse dallindagine le imprese con un solo addetto e si è adottato un campione disproporzionale. Per ulteriori dettagli si rimanda alla nota metodologica nel rapporto La domanda di formazione linguistica delle imprese italiane disponibile in formato ebook sul portale del Progetto www.letitfly.it. 8 Per chi importa o esporta merci e servizi le aree di riferimento sono essenzialmente i paesi dellEuropa occidentale (71,6%), seguiti dai paesi dellEuropa orientale e dallAmerica settentrionale. 68 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Tab. 12 - Attività con lestero effettuate abitualmente dalle aziende, per classe di addetti (val. %) Attività Importazioni Esportazioni Delocalizzazione produttiva Accordi/joint venture con aziende straniere Partecipazione a fiere internazionali Nessuna di queste Macroclassi di addetti Microimprese Pmi Grandi imprese (fino a 9 (da 10 a 99 (100 addetti addetti) addetti) e oltre) Totale imprese 9,9 8,7 0,1 28,0 33,7 2,4 38,1 32,6 14,3 12,3 11,8 0,5 3,6 12,6 21,5 4,8 4,1 80,7 17,6 52,4 30,8 40,0 5,9 77,0 Il totale non è uguale a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 condivide laffermazione relativa al fatto che se non si utilizzano le lingue è inutile organizzare corsi di formazione linguistica (tab. 13). Da un lato, poi, si riconosce che oggi risulta fondamentale avere personale che conosca le lingue dei paesi delle economie emergenti (55,4%), ma, dallaltro, si riscontra un esteso grado daccordo (65,9%) rispetto allaffermazione che nel lavoro è sufficiente avere competenze linguistiche minime per poter leggere manuali o navigare in internet. Tali indicazioni denotano un certo scetticismo nei confronti delle lingue, e un atteggiamento asimmetrico tra utilità percepita e reale utilizzo. 2.2.1. Le lingue straniere nell'immaginario aziendale: l'inglese tra luoghi comuni e fabbisogni residuali Nellimmaginario aziendale, linglese è senza tema di smentita la lingua veicolare per definizione. Gli intervistati, imprenditori o dirigenti aziendali, classificandolo quasi allunanimità (99,4%) come la lingua straniera più utile (fig. 12), si sono pienamente uniformati allopinione prevalente che considera I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 69 Tab. 13 - Opinioni delle imprese sulla conoscenza e lutilizzo delle lingue in azienda (val. %) Molto daccordo Abbastanza Poco Per niente Non sa/non risponde Totale 31,0 45,0 19,1 4,6 0,3 100,0 Molto daccordo Abbastanza È inutile organizzare corsi di lingua nelle aziende Poco dove le lingue non vengono utilizzate Per niente Non sa/non risponde Totale 22,4 28,7 33,5 14,7 0,7 100,0 Molto daccordo Abbastanza Poco Per niente Non sa/non risponde 16,6 35,5 34,3 9,8 3,8 100,0 Molto daccordo Abbastanza Poco Per niente Non sa/non risponde Totale 17,6 37,5 30,9 13,4 0,6 100,0 Molto daccordo Abbastanza Per sviluppare buoni rapporti commerciali, non basta conoscere la lingua di un paese, ma bisogna Poco Per niente conoscere anche la sua cultura Non sa/non risponde Totale 42,8 43,2 9,9 3,9 0,2 100,0 Molto daccordo Abbastanza Poco Per niente Non sa/non risponde 25,2 40,7 26,1 7,8 0,2 100,0 Al giorno doggi, disporre di personale che conosce le lingue è necessario per qualsiasi azienda, indipendentemente dalle effettive attività con lestero Nella mia regione/provincia è facile trovare personale che parla bene le lingue straniere Totale È fondamentale avere personale che conosca le lingue dei paesi delle economie emergenti (cinese, arabo ecc.) Nel lavoro è sufficiente avere competenze linguistiche minime, per poter leggere manuali o navigare in internet Totale Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 70 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Fig. 12 - Le lingue ritenute più utili dalle imprese (val. %) 99,4 100 90 80 70 60 50 40 28,3 30 27,7 19,7 20 7,3 10 1,9 1,2 0,8 0,3 0 Inglese Tedesco Francese Spagnolo Cinese Russo Arabo Giapponese Altro Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 linglese lidioma proprio del mondo del business. Seguono, ma a distanza nella graduatoria ideale tracciata dal campione, il tedesco (28,3%), il francese (27,7%) e lo spagnolo (19,7%): lingue presumibilmente di supporto alle relazioni commerciali con il mercato interno allUnione Europea e, nel caso delle ultime due, anche ai rapporti con aree extraeuropee (come ad esempio i paesi del Magreb e i paesi ispanoamericani). Il cinese, in quinta posizione, testimonia la consapevolezza tra gli intervistati dellimpatto sui mercati internazionali della potenza cinese dopo il suo ingresso nel Wto. Passando dalla dimensione ideale a quella reale, ovvero dalla percezione di utilità al concreto utilizzo delle lingue straniere, si riscontra unapprezzabile riduzione dei relativi valori percentuali, in conseguenza del fatto che circa un quarto del campione degli intervistati (24,6%, fig. 13) dichiara che allinterno 76 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA rie, anche il coinvolgimento degli operai (o figure assimilabili) nelle attività di formazione linguistica: lo ha fatto il 17,9% delle Pmi e il 17,3% delle grandi imprese. Tutte le imprese che hanno erogato formazione linguistica negli ultimi due anni hanno privilegiato, tra le lingue da apprendere, la lingua inglese (tab. 14). Solo le grandi imprese riescono a diversificare maggiormente la propria offerta formativa, dedicandosi anche al francese (20,6%), al tedesco (14,4%) e allo spagnolo (10,5%). Tra i corsi erogati, pochi sono di livello avanzato (il 21,4%): continua a prevalere una alfabetizzazione linguistica di base. La metà delle aziende che hanno organizzato corsi di lingua negli ultimi due anni, ha proposto al proprio personale percorsi per principianti. Ma cresce, ed è il dato che si afferma, il numero di imprese che propone corsi di livello intermedio (53%). È alle scuole di lingua private che si sono rivolte maggiormente le imprese per organizzare i propri corsi (50,9%), seguite dal ricorso ad insegnanti privati (22,9%, prevalentemente Pmi), o dal ricorso allofferta formativa finanziata dai fondi pubblici (22,6%, soprattutto micro imprese). Tab. 14 - Lingue studiate nei corsi/iniziative di formazione degli ultimi due anni, per classe di addetti (val. %) Microimprese (fino a 9 addetti) Francese Inglese Russo Spagnolo Tedesco 100,0 3,3 3,5 Classe di addetti Pmi Grandi imprese (da 10 a 99 addetti) (100 addetti e oltre) 9,4 100,0 2,7 4,9 Base: Aziende che hanno erogato formazione linguistica Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 20,6 96,6 1,0 10,5 14,4 Totale 3,1 99,7 0,1 3,8 4,6 I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 77 La quota di chi si rivolge allofferta pubblica scende sempre al crescere della dimensione aziendale fino a toccare il 4,9% nelle grandi imprese, mentre il ricorso alla formazione finanziata è preferito dalle micro imprese che, per ovvie economie di scala, guardano allofferta pubblica presente e cercano, semmai, di forzare quelle che sono le proprie esigenze su quanto viene proposto in quel momento dalle strutture pubbliche, adeguando la domanda allofferta. Una strategia che non soddisfa la grande impresa, più incline a soddisfare pragmaticamente i propri bisogni formativi ricorrendo alle scuole private che spesso, lo si vedrà, svolgono i loro corsi proprio allinterno delle aziende e in orario di lavoro. In ogni caso le imprese sembrano soddisfatte della formazione ricevuta. Si tratta di un dato importante proprio in quanto proviene da chi, di quelle iniziative, dovrebbe essere beneficiario: è una valutazione ex-post particolarmente significativa, perché avviene a distanza di tempo e dimostra la capacità di pianificare una formazione effettivamente utile con riscontri immediati in ambito professionale. Si è chiesto, infatti, ai responsabili della formazione (o in assenza ai responsabili del personale o direttamente ai titolari) quanto fossero stati utili i corsi erogati nelle loro aziende: circa la metà dei rispondenti (ovvero il 47,9%) si dichiara abbastanza soddisfatto degli esiti formativi; a questa quota si aggiunge un ulteriore 39,8% che si dichiara molto soddisfatto. Sommando le due voci, l87,7% delle imprese che negli ultimi due anni hanno organizzato formazione linguistica per il proprio personale si dichiara soddisfatto. Corsi poco innovativi svolti prevalentemente fuori dalle imprese I corsi organizzati dalle imprese nellultimo biennio sono stati prevalentemente dei corsi a carattere generale, incentrati sulla grammatica e sulla conversazione (57%) anche se significativa è la quota di corsi specialistici, organizzati sulle esigenze del comparto a cui lazienda appartiene (16,4%). Riguardo ai supporti didattici utilizzati si riscontra uno scarso ricorso allinnovazione: sono soprattutto libri, dispense e, comunque, materiale cartaceo ad essere maggiormente usati come supporto per lapprendimento linguistico (86% dei casi). 78 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Di maggiore interesse lanalisi su luoghi e tempi di erogazione della formazione linguistica (tab. 15), un dato che non può essere letto solo nei valori complessivi, ma che necessita di un filtro dimensionale: si nota così la propensione delle grandi imprese a svolgere le attività presso i locali dellazienda (per il 94% di esse), mentre il 32,7% delle micro imprese predilige altri luoghi come, ad esempio, le sedi delle scuole a cui si rivolgono (e che spesso, si è visto, sono centri di formazione dellofferta pubblica). La stessa diversificazione si riscontra per i tempi della formazione linguistica: se le grandi imprese preferiscono svolgere le attività durante lorario di lavoro (lo fa il 68,7%), le micro imprese limitano al massimo questa eventualità, preferendo utilizzare le pause lavorative o spingendo il proprio personale a frequentare i corsi fuori dallorario lavorativo. Tab. 15 - Luoghi e tempi dei corsi/iniziative di formazione linguistica, per classe di addetti (val. %) Modalità di erogazione Imprese in generale Classe di addetti Grandi Microimprese Pmi imprese (fino a 9 (da 10 a 99 (100 addetti addetti) addetti) e oltre) Totale In una sede/locale dellazienda/ente 32,7 53,6 94,0 41,0 In altri luoghi (sede della scuola ecc.) 73,6 46,4 27,2 65,7 In parte in aula, in parte tramite formazione a distanza (telefono, internet) - - 1,0 0,1 In orario lavorativo 35,6 46,7 68,7 40,0 Durante le pause/fuori orario lavorativo 73,5 59,3 47,5 69,2 Base: Aziende che hanno erogato formazione linguistica Il totale è superiore a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 81 imprese solo l11,2% occupa personale straniero, percentuale che sale al 38,6% per le Pmi e al 61,1% tra le grandi imprese. Lincidenza per area geografica mostra una presenza più rilevante nel NordEst (18,3%) ed un minor utilizzo di lavoratori stranieri fatto registrare dalle imprese che operano al Sud e nelle Isole (6%). Sono pochissime le imprese (solo il 6%) che hanno previsto iniziative di supporto allapprendimento dellitaliano al momento dellinserimento di lavoratori stranieri in azienda: i cittadini stranieri presenti nelle nostre imprese hanno dovuto, ancor prima di ottenere un impiego, risolvere autonomamente il problema linguistico. Ancora meno (il 3,6%) risultano le imprese che hanno organizzato corsi o lezioni di lingua italiana, negli ultimi due anni, per gli addetti stranieri impiegati. 2.2.2. Le imprese trainanti La constatazione empirica della scarsa attenzione alla formazione linguistica restituita dalla rilevazione sulle imprese, ha indotto il gruppo di ricerca ad integrare il criterio della rappresentatività della compagine produttiva con quello della significatività delle esperienze, allo scopo di far emergere pratiche aziendali che avessero unintrinseca valenza esemplificativa. Si è così proceduto ad un approfondimento tematico tramite casi studio applicati alle aziende che avessero organizzato ed effettuato formazione in ambito linguistico e/o che si ipotizzava avessero nella conoscenza linguistica uno dei fattori critici di successo. I requisiti individuati sono stati quello dellinternazionalizzazione, dellappartenenza a gruppi multinazionali e, da ultimo, lessere parte di un settore economico a maggiore esposizione linguistica. Le 45 imprese selezionate9 si sono rivelate così piuttosto anomale rispetto al 9 Si riporta lelenco delle imprese con, tra parentesi, il settore di riferimento. Per maggiori dettagli si rimanda al rapporto La domanda di formazione linguistica delle imprese italiane disponibile in formato ebook sul portale del Progetto www.letitfly.it. Eni (energia); Cermet (servizi alle imprese); Serono (farmaceutica); Grimaldi (trasporti); Pfizer (farmaceutico); Festival (ristorazione); CP Ships (trasporti); Omso (Stampe e arti grafiche); Walvoil (fabbricazione macchine utensili); Maersk (trasporti); Merck Sharp & 82 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA panorama nazionale: sono infatti prevalentemente imprese internazionalizzate o multinazionali. Le poche imprese che si muovono solo nel mercato nazionale svolgono attività nei servizi (dal turismo, alla ristorazione, alle banche) in cui la componente linguistica assume un valore niente affatto marginale. Cè, allo stesso tempo, una asimmetria dimensionale che vede favorire la presenza di imprese di grandi dimensioni (circa l80%), generalmente più sensibili alla formazione continua, in cui linvestimento sul capitale umano è vissuto come leva strategica e competitiva. Di seguito sono sintetizzati i tratti significativi delle esperienze aziendali analizzate (tavv. 2 e 3). Tav. 2 - Competenze linguistiche nelle imprese trainanti Dislocazione Top management Middle management Settore Commerciale Marketing Valutazione iniziale Test Colloquio in lingua Formazione ricorrente Monitoraggio annuale delle competenze Valutazione delle performance Avanzamento di carriera Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Dome (farmaceutico); Plasmon (alimentare); Saatchi & Saatchi (pubblicità); Semikron (elettronica); Algat (metallurgia); Crespi (tessile); Gesturist (turismo); Hydro (costruzioni); Lindt (alimentare); Damiani (gioielleria); Rhiag (distribuzione); Holcim (costruzioni); Gasm (industria conciaria); Tab (sanitari); Caviro (alimentare); Draeger Medical (farmaceutico); Gibertini (Antenne satellitari); Italsempione (spedizioni internazionali); Centrobanca (bancario); Cemental (costruzioni); Marelli (materie plastiche); Ferrarsi (tessile); Unilever (alimentare e cosmetico); Euroform Industries (componentistica auto); Soc. Italiana Sterilizzazioni (servizi); Colacem (costruzioni); Plati (elettronica); Valdichienti (poltrone e divani); Italcementi (costruzioni); Salf (farmaceutico); Citroën (automobilistico); Jouan (farmaceutico); Vinelli & Scotto (traslochi); Ima (fabbricazione macchine); Blueprint (tessile). I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 83 Tav. 3 - Formazione linguistica nelle imprese trainanti Lingua Inglese Spagnolo, Tedesco, Francese Russo, Cinese Offerta formativa Scuole private di lingua Docenti di lingua Livello dei corsi Intermedio Avanzato Modalità di erogazione Lezioni frontali di gruppo Lezioni individuali Obiettivi Mantenimento delle competenze Innalzamento delle competenze Abilità Comunicazione orale Comunicazione scritta Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Le lingue servono al manager Allinterno della compagine organizzativa le lingue sono appannaggio del management. È ai manager infatti che viene richiesto il possesso di competenze linguistiche avanzate, perché sono loro a relazionarsi con i clienti e i potenziali partner stranieri; è a loro che viene demandato di presidiare i mercati di riferimento che, vista la prevalente propensione allinternazionalizzazione delle aziende selezionate, è una funzione strategica imprescindibile da una competenza linguistica di livello medio alto. Le imprese maggiormente strutturate vedono poi declinare questa competenza anche al livello del middle management e dei quadri, soprattutto per quanti presidiano alcune funzioni aziendali maggiormente esposte alle lingue: larea commerciale e le relazioni esterne. Quasi mai la competenza linguistica viene richiesta al personale direttamente coinvolto in produzione; fanno eccezione alcune multinazionali, come la 84 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Lindt in cui la conoscenza linguistica si estende con diversi gradi di competenza a tutto il personale occupato, o lEni dove ai laureati in ingresso, a prescindere dal ruolo che andranno a ricoprire, viene richiesta e verificata una conoscenza linguistica di medio livello per la lingua inglese e, come seconda scelta, per la lingua francese. Per verificare la competenza linguistica del personale occupato (quando svolge mansioni in cui questa sia richiesta) le imprese considerate, pur con modalità differenti, provvedono tutte a verificare, almeno una volta lanno, le aree di miglioramento attraverso analisi dei fabbisogni individualizzate e un monitoraggio sulle abilità linguistiche. Cè chi procede ad una valutazione delle performance, chi ad una valutazione del potenziale o della professionalità e chi, in fase di avanzamento di carriera, valuta anche la conoscenza linguistica, ma cè anche chi demanda ad unautodiagnosi la rilevazione di aree di miglioramento in ambito linguistico. Alla fine il risultato è comune: queste rilevazioni interne, congiuntamente ai piani di sviluppo dellimpresa in particolari aree o paesi, permettono di pianificare gli interventi formativi per lanno successivo e di intervenire tempestivamente in casi di particolare urgenza, non solo tramite la formazione ma, ad esempio, con full immersion allestero. Inglese lingua franca La lingua di riferimento, quella di cui si incentiva maggiormente lo studio, è la lingua inglese. Pragmaticamente tutte le imprese che investono in formazione linguistica tendono a privilegiare la conoscenza dellinglese (magari migliorando un livello già accettabile), piuttosto che avventurarsi nellapprendimento di nuove lingue. Si può leggere dietro questa scelta la consapevolezza che con una buona padronanza della lingua inglese si possano instaurare valide relazioni in ogni parte del mondo, molto più che con una conoscenza, magari mediocre, della lingua parlata in determinati paesi. Soprattutto le imprese multinazionali hanno la tendenza a privilegiare una fluency in inglese: oltre ad essere la lingua più parlata nel mondo del business è infatti anche la lingua franca del gruppo di riferimento, nella quale si svolge la comunicazione interaziendale. I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 85 In seconda battuta e più o meno con la stessa frequenza, le imprese prendono in considerazione anche le maggiori lingue europee: tedesco, francese e spagnolo. Lo si fa, ovviamente, tenendo conto della destinazione delle relazioni aziendali, perché questi paesi sono spesso i maggiori mercati di sbocco e dunque, per queste imprese, la conoscenza della relativa lingua diventa un fattore strategico che migliora ulteriormente le relazioni con clienti e partner, e permette di ampliare le opportunità di penetrazione commerciale. Lo stesso discorso vale per le lingue che si stanno affacciando allattenzione delle imprese perché veicolano grandi paesi con altrettanto grandi mercati come il russo e il cinese. Lattenzione verso queste lingue viene sempre segnalata dalle aziende che hanno rapporti commerciali in quei paesi ma, in questi casi, lo studio e la competenza delle rispettive lingue è vissuto anche come grimaldello per entrate in contatto con culture e mentalità molto differenti, dove comunicare attraverso una lingua comune (linglese) che non è madre per nessuno degli interlocutori, non garantisce automaticamente che si sia compresa, fino in fondo, la complessità delle posizioni sottostanti. Gli obiettivi delle iniziative formative in campo linguistico sono quasi sempre volti al mantenimento o al miglioramento delle competenze possedute mentre quasi mai, neanche per le lingue nuove, si intraprende la strada dellalfabetizzazione, perché ritenuta una strategia di troppo lungo corso e che non garantisce i risultati attesi. Questa predisposizione si riverbera sul livello dei corsi erogati: si tratta, sempre di corsi di livello intermedio o avanzato, mai di corsi base. Le abilità più utili alle imprese, e che sono maggiormente sollecitate anche nei corsi di lingua proposti, sono quelle comunicative: è prioritario saper interagire oralmente, dal vivo o al telefono, oppure essere in grado di scrivere semplici testi, che vadano dalle email alle lettere commerciali. Salendo nella scala gerarchica si perfezionano soprattutto le abilità in scrittura mentre quasi mai è richiesta una specifica abilità nelle traduzioni tranne che in alcuni settori particolari, come quelli legali e assicurativi (quando internalizzati allimpresa). Nei settori più legati alla ricerca, è il caso delle aziende farmaceutiche o dellEni, la conoscenza linguistica, per quanto riguarda linglese, raggiunge i livelli di un (quasi) madrelingua, rapportabile almeno al livello C1 del 86 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Quadro Europeo di Riferimento per le lingue. In questi casi, però, le conoscenze in ingresso sono già molto avanzate e, vista la particolare esposizione alla lingua inglese, cè raramente bisogno di ricorrere alla formazione continua. La formazione viene erogata dalle scuole di lingua private Ci si rivolge quasi esclusivamente alle scuole di lingua perché ritenute più capaci di dare una risposta, soprattutto veloce, in termini di progettazione ed erogazione dei corsi, ma non mancano, si vedrà, criticità anche sul versante dellofferta. In ogni caso si tende a fidelizzare il rapporto, rivolgendosi allo stesso fornitore con il quale si sono instaurate relazioni di reciproco beneficio, per la capacità dimostrata di saper interpretare meglio i fabbisogni aziendali. Con questi fornitori lazienda instaura una sorta di contratto formativo in cui si declinano contenuti ed obiettivi dei corsi, suscettibili di variare in funzione delle specificità proprie dei progetti operativi in cui la formazione linguistica si inserisce. I docenti, però, più delle scuole sono il fattore dirimente e alcune aziende tendono ad organizzare in proprio la formazione linguistica stipulando accordi direttamente con i docenti. Questo permette allazienda di selezionare docenti altamente specializzati rispetto ai contenuti linguistici che devono essere appresi ma, soprattutto, garantisce la continuità didattica che le scuole, per effetto della turnazione dei docenti, non sempre possono garantire. I corsi che vengono erogati sono prevalentemente corsi tradizionali, con lezioni frontali di gruppo, che vedono riuniti in una stessa classe professionalità con esigenze formative omogenee. Non manca la formazione, sempre in presenza, ma individuale: questa viene attivata quando urge un apprendimento intensivo oppure è destinata, in prevalenza, ai livelli più alti dellorganizzazione. Le modalità formative più innovative sembrano essere snobbate dalle imprese: pochi i corsi veicolati attraverso la formazione a distanza, che non è reputata particolarmente affidabile. I pochi corsi attivati in modalità FaD sono, per lo più, destinati al management. Questa scelta ha ragioni pratiche: il manager mal tollera i vincoli di orario imposti dalla formazione in presenza e, al I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 87 contempo, ha la possibilità di isolarsi nella propria stanza per seguire le lezioni. Criticità riscontrate Il ricorso alle scuole di lingua private sembra più un rimedio che non una scelta del tutto soddisfacente: se potessero, le aziende si rivolgerebbero volentieri alla formazione finanziata, soprattutto per abbattere i costi, ma ammettono di non riuscire a fruire di questa possibilità, principalmente per i tempi di attesa. Lazienda infatti pianifica a breve (allinsorgere del fabbisogno) lattività di formazione e spesso ha bisogno di risultati altrettanto veloci, o comunque di una fruizione immediata dei corsi. Nella formazione finanziata questo non è possibile: mediamente trascorre più di un anno dalladesione ad una iniziativa formativa fino al suo compimento e per di più il tutto è soggetto a vincoli di natura burocratica che, a sentire le imprese, sembrano fatti apposta per disincentivare la partecipazione. Altra criticità è data dalla necessità che hanno queste imprese di personalizzare, su esigenze specifiche, la formazione linguistica: nella formazione finanziata i moduli sono predisposti con largo anticipo e difficilmente adattabili. Un ulteriore vincolo è dovuto agli orari e alla frequenza dei corsi: gli orari sono rigidi e poco compatibili con le mutevoli emergenze che possono intervenire in azienda, soprattutto per le figure apicali, così come le due ore settimanali (che sembrano essere la frequenza media dei corsi a finanziamento pubblico proposti) mal si coniugano con lapprendimento linguistico che necessita di un periodo di contatto più serrato. 3. LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA La formazione linguistica impartita a scuola ha costituito e costituisce ancora oggi per molti lunica occasione di apprendere almeno i rudimenti di una lingua straniera. Come emerso dalle indagini sulla domanda espressa dalla popolazione realizzate nellambito del presente progetto1, più dell80% di coloro che dichiarano di conoscere una lingua straniera ha ricevuto una formazione esclusivamente scolastica/universitaria, mentre i corsi di lingua frequentati a titolo individuale o sul posto di lavoro rappresentano una quota marginale, superati da modalità di apprendimento informali, quali ad esempio i viaggi allestero e la frequentazione di conoscenti, amici, parenti di altra madrelingua. Nellultimo decennio, però, a fronte dellemergere di una domanda sempre più ampia e articolata, per quanto ancora vaga e non ben definita, il panorama dellofferta di formazione linguistica nel nostro paese si è sensibilmente arricchito e diversificato, attraverso una moltiplicazione dei soggetti e delle strutture pubbliche e private impegnate attivamente in questambito. Anche in virtù di politiche pubbliche finalizzate ad implementare un sistema educativo che accompagni il cittadino lungo tutto larco della vita, si è andata progressivamente allentando la rigidità quasi dicotomica che ha visto: - da un lato il corpaccione dellofferta scolastica curricolare, spesso posto in stretta relazione con prestazioni valutate come non qualitativamente soddisfacenti, tanto da evocare con livello scolastico una competenza linguistica elementare; - dallaltro il mondo a parte delle scuole di lingua private, cui ci si rivolge per apprendere o perfezionare una lingua straniera e le cui certificazioni, facendo, nella quasi totalità dei casi, riferimento a standard internazionali, sono effettivamente ritenute un indicatore affidabile del livello di padronanza di una lingua e, quindi, maggiormente spendibili sul mercato del lavoro rispetto ad una formazione esclusivamente scolastica. 1 Cfr. cap. 2, Parte II. 90 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Nel contempo, numerosi sono stati gli interventi sia sperimentali, sia di tipo più strutturale finalizzati ad innovare lofferta di tipo curricolare, in direzione non solo di una maggiore diffusione, ma anche di un innalzamento della qualità dellinsegnamento linguistico scolastico-universitario, riconosciuta, formalmente, attraverso un sistema di certificazioni e, socialmente, dai cittadini e dal mondo del lavoro. A questo proposito, è possibile fare riferimento alla progressiva diffusione dello studio di una lingua straniera fin dalle scuole elementari, allintroduzione di una seconda lingua a partire dalla scuola secondaria di primo grado, cui si aggiungono gli indirizzi linguistici, sperimentali ma ormai consolidati, attivati nellambito dellistruzione liceale. Dal punto di vista metodologico, una particolare valenza innovativa è attribuita alla sperimentazione e diffusione del CLIL - Content Language Integrated Learning, vale a dire allutilizzo di una lingua seconda per lo studio di altre materie curricolari. Anche sul versante universitario è possibile registrare una serie di importanti innovazioni quali, tra le altre, la creazione e/o il potenziamento dei Centri linguistici di Ateneo, la generalizzazione di moduli linguistici nel curriculum, la sia pur ancora timida diffusione di corsi erogati, totalmente o parzialmente, in lingua straniera2. Al di fuori dei percorsi scolastico-universitari e formativi rivolti ai giovani, fermo restando il ruolo chiave svolto dalle scuole di lingua, lofferta formale3 2 Oltre allerogazione di corsi in lingua, occorre ricordare la promozione ed il sostegno, anche economico, ai soggiorni allestero (corsi, scambi universitari, master attivati in partenariato con università straniere, stage) spesso attivati con il contributo comunitario. Questa crescente apertura allapprofondimento delle lingue straniere che oggi gli Atenei italiani sperimentano rappresenta una chiave di volta importante per la sprovincializzazione del segmento di istruzione superiore e per valorizzare maggiormente, a livello internazionale, la sua lunga e riconosciuta tradizione culturale, scientifica ed umanistica. 3 Nel dibattito europeo e nazionale sul lifelong learning e sul riconoscimento delle competenze comunque acquisite, le modalità di apprendimento e di conseguenza le opportunità formative sono state classificate in base allintenzionalità del processo educativo. In particolare, ci si riferisce allapprendimento formale/offerta formale in relazione ai percorsi e ai soggetti dofferta istituzionali, con finalità esplicitamente ed esclusivamente formative (scuola, università, formazione professionale); si definisce come offerta non formale quella erogata da soggetti diversi dai precedenti, ma che perseguono comunque esplicitamente finalità educative e che propongono unofferta con un certo grado di strutturazione, anche I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 91 di formazione linguistica rivolta ad un pubblico adulto o comunque fuoriuscito dal circuito della formazione iniziale, si sta sviluppando lungo due direttrici, quella del circuito della educazione degli adulti, che poggia le sue fondamenta nei Centri Territoriali Permanenti (CTP) istituiti presso istituti scolastici e quella della formazione professionale continua e permanente di competenza regionale. A questi soggetti, si aggiunge tutta una serie di organismi, afferenti in particolare al terzo settore ma in cui sono rilevanti anche alcune infrastrutture culturali e altri servizi pubblici, che concorrono a delineare il panorama dellofferta non formale. È proprio sulla formazione linguistica per così dire extracurricolare, non inserita nei percorsi scolastici ed universitari, che si è focalizzata la presente analisi, al fine di delinearne le peculiarità quali-quantitative e le principali direttrici di sviluppo. Si tratta infatti di un segmento dofferta, formale e non formale, dai confini ancora non ben definiti, non sistematica e fortemente legata alle dinamiche della domanda espressa dal territorio in cui le singole strutture operano. Accanto a segmenti e soggetti maggiormente visibili, o perché istituzionalizzati nella loro missione, come i CTP o le scuole di lingua private, o perché erogatori di unofferta ormai consolidata, come le università popolari e della terza età, operano altri attori rispetto ai quali le informazioni mancano del tutto, come nel caso del settore del volontariato sociale e del non profit, o sono carenti, come nel caso della formazione linguistica erogata dagli enti di formazione professionale anche nellambito di percorsi più ampi (moduli linguistici). È, inoltre, composto da soggetti che, ognuno mantenendo le proprie specificità, possono condividere percorsi comuni, integrati e che utilizzano un mix di risorse pubbliche e private. È il caso ad esempio delle politiche implementate tramite la misura formazione permanente del Fondo Sociale Europeo 2000-2006, cui sono chiamati a concorrere tutti i diversi soggetti attivi nel se non propriamente corsi. Infine, con apprendimento informale si intende lacquisizione di competenze in occasioni non esplicitamente formative, dalle attività più latamente culturali fino alle mere relazioni sociali. 92 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA campo delleducazione degli adulti, e nellambito della quale ampio spazio hanno trovato gli interventi rivolti a diffondere e a rafforzare le competenze linguistiche della popolazione. La ricostruzione delluniverso di riferimento dellindagine ha incontrato notevoli difficoltà sia perché, a parte le scuole di lingua private, si è in presenza di organismi non specializzati nella formazione linguistica, sia perché solo di recente si è iniziato a monitorare le iniziative formative rivolte ad un pubblico adulto; tali difficoltà sono state superate tramite il ricorso a banche dati preesistenti e alla costruzione preliminare di un campione ragionato di alcune tipologie di soggetti dofferta. Si tratta, infatti, di unofferta non ricorrente, ma fortemente legata alle fluttuazioni della domanda e alle modalità di utilizzo di fonti di finanziamento pubbliche. In questo contesto, i potenziali soggetti dofferta sono in numero anche notevolmente superiore a quello di coloro che effettivamente decidono di attivare percorsi formativi linguistici. Lattività di mappatura ragionata del panorama dellofferta ha permesso di costruire un indirizzario di quasi 5.000 enti ed organismi attivi, o potenzialmente attivi, nel campo dellistruzione e formazione degli adulti, in genere, e nella formazione linguistica in particolare. I suddetti enti/organismi hanno costituito il riferimento per la realizzazione di una indagine di campo, effettuata tramite la somministrazione di un questionario strutturato, che ha permesso di raccogliere informazioni relative a 1.231 strutture, di cui 1.033 hanno erogato formazione linguistica nel periodo considerato dallindagine, ovvero il triennio 2003-2005. I risultati emersi, come più ampiamente descritto nei paragrafi seguenti, mostrano una realtà sicuramente in divenire, diversificata dal punto di vista degli attori in gioco, ma ancora fortemente ancorata a unofferta corsuale raramente innovativa, incentrata sullinsegnamento della lingua inglese e, dal punto di vista organizzativo, sulla costituzione di gruppi-classe. Un elemento significativo è rappresentato dalla consistenza che, nel complesso dellofferta corsuale, ha ormai assunto linsegnamento dellitaliano come lingua seconda (L2). Daltro canto, tale offerta sembra corrispondere bene alle richieste espresse I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 93 dalla popolazione4 che si concentrano appunto sullinglese, come passpartout per lavoro, viaggi e comunicazione interpersonale, e sui corsi collettivi, ritenuti rassicuranti rispetto ad un confronto individuale con il docente. I corsi collettivi, oltretutto, costituiscono per molti unoccasione per poter verificare le proprie competenze linguistiche a fronte di una quasi totale assenza, nel nostro paese, di momenti di esposizione alle lingue straniere. 3.1. I potenziali soggetti dofferta Attraverso una ricognizione delle fonti e delle banche dati esistenti è stato possibile, come già accennato, delimitare luniverso di indagine identificando un gruppo di strutture di riferimento (4.931 strutture) e costruire un conseguente gruppo di strutture rispondenti (1.231 strutture)5 in grado di restituire il panorama dellofferta nelle sue diverse accezioni ed adeguatamente bilanciato in termini di diffusione sul territorio (tab. 16). Nello specifico, si è fatto riferimento ad una pluralità di soggetti, raggruppati nelle seguenti macro aree: - sistema di formazione professionale (enti di formazione professionale, Camere di Commercio e loro aziende speciali, scuole aziendali e singole imprese, servizi per limpiego); - sistema di istruzione (CTP, istituti scolastici superiori, università e centri linguistici universitari, altri organismi educativi); - scuole di lingua private; - terzo settore (università popolari, della terza età e delletà libera, associazioni di volontariato sociale, associazioni ricreativo-culturali, cooperative, O.N.G., associazioni di categoria ecc.); 4 Cfr. cap. 2, Parte II. Il dettato progettuale prevedeva di raggiungere 1.000 strutture di offerta. La complessità della rilevazione ha suggerito di lasciare alle singole organizzazioni la scelta di rispondere nel modo più confacente al loro profilo e alla loro organizzazione. Gli invii dello strumento di rilevazione sono stati fatti per posta, per fax e per email. Le modalità possibili di risposta erano: per posta, per email, CAWI. È stato attivato un help desk telefonico che ha anche permesso di realizzare parte delle interviste in modalità CATI. 5 94 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Tab. 16 - Distribuzione degli enti e strutture dofferta per tipologia e area geografica (v.a. e val. %) Indirizzario % Rispondenti % Tipologia Formazione professionale Sistema di istruzione Scuole di lingua private Terzo settore e altre strutture pubbliche Totale 1.659 744 1.437 1.091 4.931 33,6 15,1 29,1 22,1 100,0 557 227 262 185 1.231 45,2 18,4 21,3 15,0 100,0 Area geografica Nord Ovest Nord Est Centro Sud e isole Totale 1.364 1.017 1.131 1.419 4.931 27,7 20,6 22,9 28,8 100,0 374 285 266 306 1.231 30,4 23,2 21,6 24,9 100,0 Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 - altre strutture pubbliche (biblioteche ed infrastrutture culturali, altre strutture a livello locale). Il terzo settore e le altre strutture pubbliche sono stati analizzati unitamente, sia a causa del minor peso complessivo rispetto agli altri segmenti, sia in quanto afferenti entrambi al cosiddetto sistema dofferta non formale. Nella selezione delle strutture da contattare, nellambito del circuito non formale, si è tenuto conto dei risultati di analisi precedenti che individuano le strutture attive nel campo della formazione permanente6 e che forniscono alcuni dati, seppur parziali, anche sullofferta di formazione linguistica da esse erogata. 6 Cfr. Isfol, Lofferta di formazione permanente in Italia. Primo rapporto nazionale, 2003; Isfol, Lofferta regionale di formazione permanente. Rilevazione delle attività cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo, 2006. Entrambe le pubblicazioni sono state realizzate con la collaborazione del Censis. 98 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA È importante evidenziare che la maggior parte delle strutture (45,6%) eroga formazione linguistica da almeno un decennio e che tale anzianità non è esclusivo appannaggio delle scuole di lingua (il 55,6% delle quali opera da più di 10 anni), ma è molto diffusa anche nellambito del sistema non formale (50% delle strutture) e rimane consistente anche nellambito della formazione professionale (41,5%) e del sistema distruzione (36,5%); tale fenomeno può essere considerato un indicatore della vivacità sommersa dei diversi segmenti dofferta che hanno cercato di fornire una risposta, flessibile ancorché sporadica e non sistemica7, ad una domanda ancora indefinita ma in evidente crescita, prima ancora che questa ultima entrasse concretamente nellorizzonte delle politiche pubbliche (fig. 22). 3.3. Tipologie formative La metà delle strutture intervistate opera nellambito della formazione linguistica tramite lattivazione di veri e propri corsi di lingua, sia di tipo collettivo che individuale. Il 22%, invece, eroga formazione linguistica esclusivamente nella fattispecie di moduli linguistici inseriti in altri percorsi formativi. Si registra infine un 28% di strutture che, nel periodo considerato, sono risultate attive su entrambe le macrotipologie di offerta (fig. 23). Quasi tutte (94%) le strutture che realizzano corsi, si concentrano sulle lingue straniere, ma il 43% del totale attiva anche corsi di italiano L2. 3.3.1. Le peculiarità dell'offerta corsuale Nel complesso, le strutture intervistate propongono corsi di tipo tradizionale, strutturando lutenza per gruppi-classe e ricorrendo raramente alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie per erogare corsi con modalità formative a distanza o blended. Inoltre, gran parte delle iniziative si focalizza su corsi di alfabetizzazione linguistica e pone un particolare accento sulla lingua inglese. 7 Si consideri anche che il 23% delle strutture che erogano corsi di formazione linguistica ha dichiarato che essi costituiscono per la struttura unattività occasionale, in quanto erogati solo su richiesta o finanziamento specifico. I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 99 Fig. 23 - Lofferta di formazione linguistica erogata dalle strutture intervistate (v.a. e val. %) Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 102 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Tab. 17 - Modalità organizzative e target dei corsi erogati dalle strutture intervistate, per tipo di struttura. Anni 2003-2005 (val. % sul totale delle strutture e var. %) Tipologia Formazione Sistema Scuole di professionale distruzione lingua Corsi individuali rivolti a singoli Corsi di gruppo rivolti a singoli Corsi aziendali o per la P.A. Terzo settore Totale e altre strutture pubbliche Var. % 2003-2005 14,7 14,8 76,4 23,0 35,4 +6,7 92,6 95,2 88,8 94,3 92,2 +5,8 31,6 10,1 62,2 9,2 34,0 +5,8 Base: 807 strutture che hanno proposto corsi di formazione linguistica Il totale non è uguale a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 26). Poco più del 40% di tale utenza frequenta le attività formative con finalità professionalizzanti. In genere, la maggior parte degli utenti frequenta corsi di gruppo (66,4%), mentre appena il 15,7% è inserito in percorsi individuali ed il restante 17,9% in corsi attivati per esigenze aziendali o delle amministrazioni pubbliche. Per quanto riguarda i livelli di apprendimento, gli utenti si distribuiscono tra un 44,9% che frequenta corsi di livello base/elementare, un 35,9% che frequenta corsi di livello intermedio e un 19,2% che frequenta corsi di livello avanzato. Gli allievi che hanno intenti professionalizzanti e frequentano specifici corsi si concentrano in misura maggiore sui corsi individuali ed ovviamente su quelli organizzati per conto di aziende e P.A.; inoltre, si osserva una maggiore incidenza di coloro che frequentano corsi di livello avanzato (26,2%). Il 56,3% degli utenti è iscritto a corsi di lingua inglese ed il 18,2% a corsi di italiano L2; tutte le restanti lingue insegnate aggregano appena il 25,5% dellutenza (fig. 27). 106 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Per quanto riguarda questultimo aspetto, nello specifico, il 31,9% delle strutture che hanno attivato moduli linguistici non prevede il rilascio di alcuna certificazione attestante il raggiungimento di determinati livelli di competenza o almeno la frequenza del modulo (tab. 18). Per il resto, la modalità di certificazione più usuale e, ad un tempo, più semplice, consiste nel rilascio di un attestato di frequenza/partecipazione (47,5%), mentre la certificazione delle competenze acquisite è effettuata dal 34% degli enti. La certificazione delle competenze effettuata in conformità a standard internazionali ovvero strumenti che ne garantiscano la trasparenza e la comparabilità su scala internazionale è adottata solo dal 7,5% dei rispondenti. Parimenti appena l1,9% dichiara di aver adottato il Portafoglio europeo delle lingue. Tab. 18 - Natura degli attestati rilasciati al termine del modulo di formazione linguistica (val. %) % Attestato di frequenza/partecipazione Certificazione delle competenze acquisite Certificazione delle competenze acquisite in base a standard internazionali Portfolio delle lingue (Europass) Il modulo linguistico è certificato dallattestato di qualifica professionale Nessun attestato Il totale non è uguale a 100 poiché erano possibili più risposte Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 47,5 34,0 7,5 1,9 4,6 31,9 I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 107 Le attività innovative Sul totale delle 807 strutture che, nel triennio in esame, hanno proposto corsi di formazione linguistica, il 79,1% si limita allerogazione di unofferta standard, ormai consolidata. Il restante 20,9%, invece, ha dichiarato di aver attivato almeno un corso, se non un progetto di più ampio respiro, innovativo rispetto allattività ordinaria. La più elevata propensione allinnovazione si riscontra nelle scuole di lingua private (27,8%), la più bassa nellambito del sistema di formazione professionale (13,9%). Le caratteristiche che specificano linnovatività della proposta corsuale, in base a quanto descritto dalle strutture rispondenti, sono le più diverse ma legate soprattutto allorganizzazione delle attività da un lato, e agli aspetti metodologici dallaltro. Per quanto riguarda le lingue oggetto dei corsi innovativi, invece, si nota unaccentuazione della presenza della lingua inglese, che interessa ben il 66,9% delle iniziative censite, una significativa presenza di attività collegate allinsegnamento dellitaliano L2 (16,6%) e laffiorare di quote sia pur minime di attività innovative focalizzate su lingue emergenti come larabo (1,8%) e il cinese (3,6%). Le modalità formative basate sulla presenza in aula/sede degli allievi costituiscono, anche nel caso di iniziative ritenute innovative, la modalità prevalente, ma la quota di strutture che realizzano corsi a distanza o misti risulta, rispetto allofferta standard, sicuramente più significativa, essendo pari al 23,1%. La maggior parte delle iniziative corsuali analizzate si pone lobiettivo della alfabetizzazione linguistica degli allievi (32,5%) o dellacquisizione di competenze linguistiche professionalizzanti (29,6%), ponendo un particolare accento sulla lingua parlata (91,1%). A fronte di questi obiettivi formativi, la metodologia didattica più diffusa è la conversazione in lingua tra allievi e docente (87,6%), anche se un forte peso rivestono le tradizionali lezioni frontali (cui fa ricorso il 55% dei progetti/corsi innovativi). Più della metà dei progetti (51,5%) inoltre propone la simulazione di situazioni di vita reale. I materiali didattici più utilizzati sono in primo luogo film, musica, giornali e libri in lingua originale, cioè il cosiddetto materiale autentico, utilizzato in parte o in maniera esclusiva nell83,4% dei casi. Il 69,3% delle iniziative prevede anche la produzione in proprio di materiale didattico audiovisivo. 4. LE TEMATICHE EMERGENTI Il disegno del profilo della domanda di formazione linguistica proveniente dalla popolazione e dalle imprese e la ricostruzione della mappa dellofferta di formazione linguistica che oggi è presente in Italia, hanno più volte creato la necessità di approfondire alcuni aspetti strettamente legati alla domanda e allofferta. Questi aspetti rappresentano altrettanti ambiti di intervento che, se affrontati in maniera adeguata, possono facilitare il raggiungimento degli obiettivi di promozione e di sviluppo dellapprendimento delle lingue straniere in Italia, obiettivi che, del resto, sono anchessi alla base del Progetto LETitFLY. In particolare, attraverso una lettura incrociata dei dati e delle informazioni raccolte lungo tutto larco delle analisi, si sono potuti meglio definire i contenuti e le caratteristiche dei seguenti ambiti tematici: 1. limportanza di un approccio interculturale nella logica dellapprendimento linguistico; 2. le opportunità reali e potenziali nelluso delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione, o comunque di metodologie didattiche innovative, al fine di migliorare lincontro fra domanda e offerta di formazione linguistica; 3. i contenuti del processo formativo dedicato alle lingue di fronte alle esperienze di mobilità geografica e professionale degli individui; 4. il ruolo dellinsegnante di lingua e il profilo che ne sta oggi scaturendo sotto la spinta dellinnovazione metodologica e tecnologica; 5. lindividuazione del volume di investimento oggi destinato alla formazione linguistica in Italia, attraverso lanalisi delle fonti di finanziamento esistenti e, nello stesso tempo, lindividuazione del peso finanziario che gli individui e le imprese sono propensi a sostenere per migliorare la propria conoscenza delle lingue. In linea generale, ognuno di questi aspetti, oltre ad essere correlato con la domanda e lofferta formativa, presenta ulteriori piani di analisi che consentono una rappresentazione più aderente alla realtà italiana, la quale, come si 110 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA è visto nei capitoli precedenti, ad un primo sguardo può apparire tuttaltro che soddisfacente per ciò che riguarda la diffusione della conoscenza delle lingue. Ma ciò non fa altro che confermare la complessità e la rilevanza della materia affrontata in questo intervento: attraverso lanalisi della domanda, dellofferta di formazione linguistica e delle tematiche trasversali si è infatti creata una prospettiva di osservazione sul nostro Paese, sul suo modello di sviluppo e sulle trasformazioni economiche e sociali che lo stanno attraversando. Da questa prospettiva molte cose sul processo di integrazione economica con lEuropa, sullimmigrazione e sulla diffusione delle nuove tecnologie appaiono più chiare. 4.1. Gli aspetti interculturali La relazione tra efficacia dellapprendimento delle lingue e approccio interculturale costituisce uno spazio di intervento molto importante su cui lofferta di formazione linguistica si sta oggi orientando. Apprendere una seconda lingua cioè un insieme linguistico diverso da quello materno è un compito complesso, che implica linteriorizzazione di più competenze e lacquisizione di un nuovo codice linguistico, caratterizzato da vari livelli: fonetico-fonologico, morfosintattico, semantico-lessicale, testuale, pragmatico-comunicativo e infine sociale-funzionale. Comunicare in una lingua seconda implica padroneggiare una relazione ed essere capaci di penetrazione e comprensione profonda della cultura di cui quella lingua è tramite. Con linterculturalità nellapprendimento si intende proprio favorire un approccio che sviluppi la capacità del discente di mobilitare le risorse cognitive, personali e relazionali necessarie a stabilire una mutua relazione di scambio e comprensione con un soggetto appartenente ad una diversa cultura. La tendenza globale ad una maggiore condivisione dei destini economici, politici e sociali genera nuove prossimità relazionali e obbliga a scelte di indirizzo nella loro gestione che rendono evidente la necessità di non fermarsi ad un livello di puro scambio mediato da una lingua franca. La solidità I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 111 delle identità linguistiche e la ricchezza della literacy nella lingua madre delle persone rappresentano infatti un presupposto chiave per avanzare verso orizzonti di scambio interculturale. A partire da questi presupposti, volendo disegnare una mappa degli aspetti che vedono al centro la relazione fra interculturalità e apprendimento delle lingue, si possono in particolare isolare tre ambiti di analisi (fig. 30): - il primo riguarda la costruzione delle competenze di comunicazione interculturale e a questo aspetto si ricollegano lapplicazione dei principi della pedagogia interculturale che utilizza approcci come lintercomprensione, lapprendimento integrato di lingua e contenuti, il padroneggiamento graduale e con progressiva approssimazione di abilità; - il secondo riguarda la necessità di creare ambienti adatti allinsegnamento e allapprendimento interculturale; - il terzo è invece legato alla centralità della formazione degli insegnanti che sono chiamati a sviluppare le competenze interculturali e a muoversi in ambienti che hanno al centro linteresse verso linterculturalità. Nello stesso tempo non si possono non considerare tutte quelle spinte esterne, di contesto, che stanno rendendo necessaria la costruzione di un ambiente che favorisca linterculturalità. In particolare si possono isolare (fig. 31): - da un lato le spinte della globalizzazione che, potendo contare su una forza di lavoro plurilingue e multiculturale e su processi di negoziazione e scambio nei mercati globali, impongono linternazionalizzazione delle imprese e delle organizzazioni; - dallaltro lato i flussi migratori nord-sud ed est-ovest che producono le necessità di gestire il dialogo e lintegrazione di popolazioni e culture diverse, con ricadute immediate nellorganizzazione sociale, nelle istituzioni e nella scuola. A queste spinte si aggiunge il processo di integrazione europea che per poter funzionare sul piano istituzionale e per poter realizzare uno spazio comune, non solo economico, ma anche sociale e politico, deve poter contare su una società plurilingue e multiculturale, sulleffettiva circolazione delle persone, Fig. 30 - Apprendimento delle lingue e dimensione interculturale. La mappa dei concetti 112 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Fig. 31 Apprendimento delle lingue e dimensione interculturale. La mappa delle spinte presenti nel contesto I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 113 114 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA su sistemi consolidati di dialogo trasparente fra le diverse nazionalità e culture. In Italia vi è una consapevolezza ancora scarsa dellesigenza di acquisire e agire competenze interculturali. Essa viene fatta propria da quote marginali di popolazione; appare altresì modesta la consapevolezza di come apprendimento delle lingue e capacità di relazione interculturale rappresentino due facce della stessa medaglia. Lapprendimento delle lingue viene percepito ancora sovente come fatto tecnico, di assorbimento di forme grammaticali e fonemi, avulso dalla necessaria capacità di immersione e comunicazione in L2; esso cresce di importanza, ma si mantiene spesso decontestualizzato, sia in ragione dellancora scarsa mobilità delle persone, sia in riferimento ai modelli scolastici tradizionali che presidiano i processi di apprendimento. Solo guardando alcune punte di innovazione delle offerte formative è dato rintracciare metodi e strumenti che si rifanno alla centralità della dinamica interculturale, e la pongono al centro dellinsegnamento. Ma generalmente si assiste alla simulazione di forme di immersione, mentre vi è scarsa attenzione alla valorizzazione della crescente caratterizzazione multietnica della società italiana come risorsa per lapprendimento. Lindagine poi mette in luce come la gran parte delle piccole imprese, che costituiscono lossatura del sistema economico nazionale e non vivono direttamente il contatto con mondi lontani per lingua e cultura, manifestino una sostanziale disattenzione nei confronti dellinvestimento nelle competenze di comunicazione interculturale dei loro dipendenti, ritenendo sufficiente che nellorganico quando necessario ci sia chi dimostra una padronanza minimale e tecnica della lingua franca inglese. In questo panorama, alle prese con lingresso massiccio delle seconde generazioni migratorie e stimolato dalle iniziative comunitarie, il sistema dellistruzione sembra una volta tanto potenzialmente più avanti del mondo economico nellinterpretare la centralità delle dinamiche interculturali nel futuro prossimo della nostra società. Ma tali processi appaiono lasciati alla buona volontà dei singoli, più che alla programmazione. Così si va avanti per buone pratiche nella costruzione di piste di insegnamento innovativo delle lingue, nellintroduzione di sperimentazioni (come nel caso del CLIL), nella definizione di reti di scambio con altri istituti I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 115 scolastici europei e nella formazione dei docenti per la gestione della dinamica interculturale. 4.2. Metodologie didattiche innovative e impiego delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione La dimensione dellinnovazione, nellapprendimento delle lingue, appare centrata su due aspetti prevalenti (fig. 32): - la diffusione pervasiva delle tecnologie della comunicazione e dellinformazione, il cui uso cambia notevolmente il rapporto fra docente e discente nella formazione in generale e in quella linguistica in particolare; - la sperimentazione e lapplicazione di metodologie nuove, che cambiano i luoghi e gli spazi dellapprendimento e consentono modalità formative in grado di superare i limiti e le rigidità delle forme tradizionali di insegnamento e apprendimento. Sul primo versante la presenza delle nuove tecnologie in aula, le forme miste di apprendimento in presenza e a distanza, lo sviluppo di processi di autoformazione e di elearning stanno consentendo una maggiore flessibilità nellaccesso alla formazione e aumentando, di conseguenza, le occasioni formative e le opportunità che da esse provengono. Sul secondo versante invece si stanno adottando metodi e strumenti che risultano coerenti con una maggiore consapevolezza che lambiente dellapprendimento e la possibilità di immersione che la frequenza di quellambiente permette, costituiscono il migliore supporto alla formazione di competenze linguistiche. Su questi aspetti, dalle analisi effettuate è possibile ricavare alcuni indicazioni interessanti. Dal lato dellofferta di formazione linguistica non si nota una particolare attenzione verso forme di erogazione innovative: solo il 4,2% degli enti propone corsi in modalità online; ad essi si aggiunge un 6,2% che propone modalità miste, intervallando le lezioni a distanza con momenti daula (tab. 19). Chi eroga formazione linguistica pone però laccento non tanto sulla scarsa propensione allinnovazione del comparto, quanto piuttosto sulla difficoltà intrinseca nellapprendimento linguistico che è fatto prin- Fig. 32 - Innovazione e apprendimento delle lingue 116 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 117 cipalmente di relazione e socializzazione, di comunicazione e interazione allievo/docente che mal si presta ad essere traslata nelle forme dellapprendimento a distanza. Gli stessi discenti, dal canto loro, individuano nelle lezioni frontali di gruppo lambito ottimale per apprendere, ma anche per socializzare le conoscenze acquisite, per confrontarsi e vincere eventuali percezioni di inadeguatezza allo studio delle lingue straniere. Il ricorso a modalità innovative, pur in un panorama in cui la maggioranza dellofferta sembra schiacciata sulla domanda, è comunque in crescita e alla ricerca di soluzioni efficaci e creative: nel triennio 2002-2005 il 20,9% delle strutture, mettendo insieme corsi e progetti, ha attivato forme innovative di apprendimento linguistico, in cui spicca il ricorso a materiali in lingua originale quali film, libri, giornali e canzoni, oppure strumenti didattici audiovisivi appositamente prodotti per essere fruiti nei corsi. Proprio il ricorso a questi materiali può assecondare e incentivare la domanda di formazione che, si è visto, è presen- Tab. 19 - Modalità di erogazione dei corsi di lingua straniera e attivazione di corsi innovativi nel triennio 2002-2005 (val. %) % Modalità di erogazione dei corsi di lingua straniera Online Blended Tradizionale 4,2 6,2 89,6 Corsi innovativi attivati dalle strutture che erogano formazione linguistica Sì, attivato un corso Sì, attivato un progetto Sì, attivato sia corsi sia progetti No, non attivati 12,4 4,2 4,3 79,1 Corsi innovativi: materiali e strumenti didattici utilizzati Materiale autentico (film in lingua originale, musica, giornali, libri ecc.) Materiale didattico audiovisivo (filmati, audio ecc.) appositamente prodotti per il corso Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 47,3 39,1 118 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA te in maniera consistente. La società italiana sembra, infatti, nelle condizioni di poter fruire di molteplici modalità che vanno dal formale allinformale, per confrontarsi con il multilinguismo. Nelle famiglie italiane sono usuali strumenti tecnologici quali il videoregistratore, il personal computer, il lettore Cdrom ed il lettore Dvd, che potrebbero essere concretamente utilizzati per modalità di infotainment, quando non proprio di formazione linguistica vera e propria. Più di nicchia, anche se potenzialmente ancor più efficace, è la diffusione della televisione satellitare che manifesta un trend in continua crescita. 4.3. Bisogni e offerta linguistico-formativa e mobilità geografica e professionale degli individui Apprendimento delle lingue e mobilità sono fenomeni strettamente collegati e il fattore mobilità come elemento facilitatore dello sviluppo delle competenze linguistiche individuali può essere analizzato sotto due ambiti di approfondimento diversi. Nello specifico la mobilità intesa come esperienza di trasferimento in altri paesi per motivi di lavoro o di studio, con periodi più o meno lunghi di permanenza acquista rilevanza diversa se: - viene presa in esame come strumento di apprendimento; - viene considerata come prodotto dellapprendimento. La mappa concettuale riportata nella figura 33 mette in evidenza la struttura delle relazioni che caratterizzano le due dimensioni sopra richiamate. Da un lato infatti si rintracciano tutti quegli strumenti che consentono un utilizzo sul posto, o comunque lontano dal proprio vissuto, della lingua straniera. I viaggi per motivi di turismo e i soggiorni brevi allestero, consentono comunque un contatto con un contesto diverso e possono attivare processi di apprendimento formale e informale delle lingue. Nello stesso tempo e sempre nella logica dellapprendimento formale e informale, le esperienze lavorative fino alla migrazione obbligano inevitabilmente lindividuo ad intraprendere tutta una serie di iniziative che permettano unefficace integrazione e capacità di movimento nellambiente di accoglienza. Fig. 33 - Apprendimento delle lingue e mobilità. La mappa dei concetti I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 119 120 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Secondo un approccio più strutturato si collocano invece quegli strumenti che fanno parte del progetto formativo dedicato alle lingue e che prevedono nello stage allestero lesperienza conclusiva e fondamentale per lacquisizione di competenze linguistiche per motivi di studio e per motivi di lavoro. Ma la mobilità può essere anche vista come un prodotto dellapprendimento, nel senso che grazie allacquisizione di competenze linguistiche un individuo dispone di una maggiore possibilità di muoversi in contesti diversi dal proprio e di intraprendere iniziative professionali e imprenditoriali in paesi che consentono nuove e migliori opportunità di crescita. È questo uno degli elementi centrali che orientano limpegno dellUnione Europea nella diffusione di programmi finanziati dedicati alle lingue: la libera circolazione di persone, di competenze, di professionalità costituisce infatti un importante presupposto ai processi di integrazione e una risorsa importante per aumentare il potenziale di crescita economica e sociale dellUnione. Collegato a questo aspetto risulta poi la necessità di disporre di un quadro di certezza nei confronti delle competenze linguistiche. La certificazione di questo tipo di competenze ha avviato un processo di confronto che ha in Europass e nel Portafoglio Europeo delle Lingue due strumenti chiave per rendere trasparente e condiviso il livello acquisito dai singoli nella conoscenza e nelluso delle lingue. Importanti indicazioni sulla propensione alla mobilità provengono del resto dalle indagini sulla domanda e sullofferta di formazione linguistica, da cui emerge chiaramente come lapprendimento delle lingue attraverso lo strumento mobilità sia, in Italia, un fenomeno marginale. Chi dichiara di conoscere una lingua straniera ammette di averla appresa (nell85,7% per la prima lingua conosciuta e nell81,1% per la seconda) allinterno del precorso di istruzione: ma solo l11,3% ha partecipato (tab. 20) a progetti di mobilità internazionale. Se ci si rivolge a modalità informali di apprendimento, al di fuori dei circuiti scolastici e del lavoro, la correlazione tra mobilità ed apprendimento linguistico si fa più significativa: ben l84,5% di chi afferma di avere appreso una lingua straniera in maniera informale ha evidenziato come questo sia accaduto durante periodi trascorsi allestero; inoltre, a periodi di maggiore esposizione (più di tre mesi) corrisponde la percentuale maggiore di chi I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 121 Tab. 20 - Esperienze di mobilità nellapprendimento della lingua straniera conosciuta e opinioni sul modo migliore per apprendere una lingua straniera (val. %) % Partecipazione a progetti di mobilità internazionale di chi ha appreso la lingua straniera nel percorso di istruzione Sì, organizzati dalla scuola/università (ad es. Leonardo, Erasmus) Sì, organizzati dalla scuola (ad. es. tramite associazioni, personalmente) No, mai partecipato 7,7 3,6 89,0 Apprendimento informale della lingua straniera conosciuta, al di fuori dei circuiti scolastici e di lavoro Mentre studiavo altre materie allestero In vacanza allestero (Periodo < 3 mesi) Soggiorno allestero (Periodo > 3 mesi) Stage allestero presenti nei progetti innovativi 5,7 37,3 41,5 24,3 Modalità più efficace per imparare una lingua straniera Recandosi allestero (per viaggi, studio, lavoro) 72,4 Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 ha appreso una lingua straniera in questo modo. Che la relazione tra apprendimento linguistico (e più latamente interculturale), e mobilità sia stretta ed efficace, lo testimonia anche il ricorso agli stage allestero presenti in circa un quarto dei progetti innovativi segnalati dalle agenzie formative, una cifra rilevante visti i costi insiti in tale impegno. Ma non cè dubbio che, almeno nellimmaginario collettivo degli italiani, quella della mobilità, anche se poco prescelta, sia la modalità di gran lunga più efficace (segnalata dal 72,4% del campione) per apprendere una lingua straniera. In conclusione, dai dati resi disponibili dalla rilevazione, si può sostenere che lesposizione diretta ad una lingua seconda rimane uno strumento marginale utilizzato dagli italiani per apprendere una lingua straniera, e questo proprio in virtù di una propensione alla mobilità che rimane modesta, inferiore alla media europea, che a sua volta evidenzia un ritardo nettissimo nei confronti di altre aree del mondo. Qualcosa sta tuttavia cambiando. La diffusione delle 122 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA iniziative a sostegno della mobilità nel contesto scolastico è stata negli ultimi anni significativa. Sta uscendo dalle scuole una generazione che ha conosciuto, assai più frequentemente delle precedenti, opportunità di scambio e di immersione in contesti linguistici differenti da quelli in cui è cresciuta. Ciò ha fatto aumentare linteresse giovanile nei confronti della mobilità come strumento funzionale allapprendimento delle lingue. Sono semmai le imprese, nonostante i processi di globalizzazione, a muoversi in modo ancora incerto su questo campo. Per loro la flessibilità è oggi un comportamento essenziale, ma la mobilità dei dipendenti viene vissuta più come fastidio che come risorsa per laccrescimento di competenze individuali e collettive. Unica eccezione sono la minoranza di grandi imprese internazionalizzate e di imprese multinazionali che incentivano scambi con dipendenti di sedi estere e che perfezionano, con tali strumenti, una competenza linguistica già soddisfacente in partenza. 4.4. Il profilo del formatore di lingua Al centro dei processi di cambiamento che riguardano la formazione linguistica, si pone la progressiva trasformazione della funzione dellinsegnante di lingua. In prospettiva, dal ruolo tradizionale consolidatosi nel corso degli anni, si stanno evidenziando in questi anni proprio sotto la spinta della crescente rilevanza delle competenze linguistiche almeno due importanti aspetti (fig. 34). In primo luogo sta prendendo consistenza la necessità che linsegnante sia in grado di formare alla mobilità; in secondo luogo diventa sempre più importante il ruolo di formatore per laccoglienza, soprattutto per ciò che riguarda linsegnamento dellitaliano agli stranieri che scelgono il nostro Paese come meta del loro progetto migratorio. Il primo aspetto comporta la necessità di dare contenuti e significato diverso alla formazione linguistica nel caso essa sia destinata ai giovani oppure agli adulti. Per i giovani linsegnamento non può non comprendere luso di strumenti innovativi e di supporti divenuti ormai parte integrante della loro vita. Per gli adulti linsegnamento non può non assecondare le esigenze di tempo e di accesso alla formazione che questo segmento della popolazione esprime. Fig. 34 - Formazione degli insegnanti e conoscenza delle lingue I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 123 124 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA Nel caso dellaccoglienza, invece, cambia in maniera netta il quadro di riferimento: al centro dellattenzione si pone linsegnamento dellitaliano agli stranieri e limportanza che questa lingua assume per lintegrazione sociale e professionale degli stranieri in generale e degli immigrati in particolare. Anche in questo caso la funzione dellinsegnante deve necessariamente diversificarsi in formazione dedicata ai giovani, per la quale lintegrazione nelle scuole italiane rappresenta un elemento di criticità importante, e formazione dedicata agli adulti, nel qual caso la disponibilità di competenze interculturali da parte dellinsegnante facilita notevolmente lacquisizione di competenze di lingua italiana. La formazione linguistica in Italia è veicolata, in prevalenza e per una precisa richiesta degli stessi utenti, da lezioni frontali gestite dalla figura del docente che diviene, dunque, il vero snodo e la variabile più critica nelle esperienze di formazione linguistica. Ma un efficace insegnamento delle lingue richiede da parte di docenti e formatori competenze e risorse personali considerevoli. Gli insegnanti dovrebbero quindi avere la possibilità di essere aggiornati regolarmente, in particolare per quanto riguarda le grandi potenzialità offerte dallapplicazione delle nuove tecnologie alla didattica delle lingue, visto che lavvento delle nuove tecnologie dellinformazione e delle comunicazioni ha creato nuovi metodi di insegnamento e apprendimento mettendo in discussione il ruolo tradizionale del docente e del formatore. Nellambito dellinsegnamento linguistico si possono incontrare sia docenti di lingua attivi nel contesto scolastico e quindi abilitati allinsegnamento delle lingue sia formatori che si rivolgono ad un pubblico adulto, tra i quali ritroviamo gli insegnanti che diversificano la loro attività e docenti che non hanno una formazione specifica nel ruolo. Nellambito specifico dellinsegnamento di italiano L2 luniverso è costellato da situazioni ancora più diversificate, che hanno radici nel volontariato e che solo negli ultimi tempi hanno trovato inquadramento in percorsi formativi specifici. Nella formazione continua e professionale operano docenti provenienti da due macrotipologie di formazione: quella formale i cui percorsi sono da ricondurre a certificazioni e/o titoli ottenuti presso istituzioni di tipo privato ma che, per presenza, organizzazione e per certi aspetti istituzionalizzazione, sono riconosciuti con piena validità e sufficienti per entrare nel mercato dei formatori (si pensi I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 125 ai titoli rilasciati da organismi come il British Council o il Goethe Institut); quella informale nella quale rientra uneterogeneità di matrici formative, che si riflettono anche in una multiformità di modalità di erogazione. Si configura uno scenario in cui coesistono insegnanti madrelingua, quindi con sicura padronanza dellidioma ma con diverse e difformi competenze didattiche, e formatori che hanno acquisito competenze in ambito lavorativo o tramite precedenti corsi linguistici. Tutte queste figure sono chiamate, o dovrebbero esserlo, a confrontarsi con un quadro caratterizzato dallaffermazione dei modelli di certificazione e apprendimento delle lingue, ispirate agli standard del Consiglio dEuropa, standard che spingono verso una nuova strutturazione dei curricula e dei sillabi per definire una qualche regolamentazione, con barriere daccesso certe, che approdi ad una forma di certificazione abilitante allinsegnamento delle lingue per gli adulti. 4.5. Una bassa propensione ad investire nella formazione linguistica La propensione ad investire nella formazione linguistica da parte della popolazione italiana sembra essere solo in minima parte imputabile a ragioni economiche, cioè di costo. Partendo dal fatto che dalle dichiarazioni raccolte presso il campione della popolazione italiana solo il 21,9% ha intenzione di imparare una lingua straniera in futuro, si riscontra, infatti, una quota superiore al 68% che afferma che non darebbe seguito allo studio delle lingue anche nel caso in cui il corso fosse completamente gratuito (tav. 4). In parte questo atteggiamento è spiegabile con letà, poiché ben il 47,6% degli intervistati dichiara di essere troppo anziano per studiare. Sembrano in ogni caso intervenire fattori di contesto molto importanti, se è vero che il 60,7% delle persone occupate, prese in esame dallindagine sul campo, ha dichiarato di non aver mai utilizzato in ambito lavorativo la lingua straniera conosciuta. Questultimo elemento risulta del resto coerente con la propensione alluso delle lingue da parte delle imprese. Dai dati raccolti emerge che solo 5 aziende su 100 hanno investito nella formazione linguistica nel biennio precedente il 70,1% degli immigrati intervistati ha intenzione, in futuro, di migliorare la conoscenza dellitaliano; il 56,3% degli immigrati intervistati si dichiara molto daccordo con laffermazione che nel lavoro che svolge attualmente è indispensabile la conoscenza della lingua italiana; nel 56,4% delle imprese intervistate non cè nessun addetto che conosca una o più lingue straniere; solo 5 aziende su 100 hanno realizzato corsi di formazione linguistica negli ultimi due anni; fra le grandi imprese questo valore sale a 43; il 66,6% delle imprese dichiara che sicuramente non utilizzerà corsi di formazione linguistica nei prossimi due anni; per le grandi imprese questo dato scende al 18,5%. - - - sul totale della popolazione solo il 21,9% ha intenzione di imparare una lingua straniera in futuro; il 68,4% della popolazione ha dichiarato che non avrebbe partecipato ad un corso di lingua, benché gratuito; il 47,6% degli intervistati dichiara di essere troppo anziano per studiare; il 27,6% non ha preso iniziative per lo studio delle lingue perché non motivato; il 24,7% dichiara di non aver tempo per studiare una lingua straniera; il 60,7% delle persone occupate non ha mai utilizzato, in ambito lavorativo, la lingua straniera conosciuta; - Indicatori - - - Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Imprese Immigrati - Popolazione - Soggetti Bassa Medio-alta Bassa Valutazione della propensione ad investire nella formazione linguistica Tav. 4 - La propensione allinvestimento in formazione linguistica: la popolazione, gli immigrati, le imprese 126 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 127 allindagine e che due terzi delle imprese non hanno affatto intenzione di accedere a corsi di lingua per i propri addetti nei prossimi due anni. Se si scorpora dal dato generale quello relativo alle grandi imprese (con almeno 250 addetti), il numero di quelle che hanno realizzato corsi di lingue nei due anni passati sale a 43, a conferma della differenza di comportamento, nel sistema economico italiano, tra il mondo prevalente della piccola e media impresa e quello delle (poche) organizzazioni più estese. Come dato di contesto si può aggiungere che la maggioranza del campione (56,4%) non dispone di personale che conosce le lingue. Diverso è, invece, il caso degli immigrati. In questo contesto la propensione risulta chiaramente più alta, anche in prospettiva: il 70,3% del campione di immigrati intervistati nellindagine sulla popolazione ha dichiarato di aver intenzione, in futuro, di migliorare la propria conoscenza dellitaliano, ed è motivato sostanzialmente dalla consapevolezza che la conoscenza della lingua italiana è indispensabile per il lavoro che viene svolto (affermazione questa che vede daccordo il 56,3% del campione di immigrati). Dai dati delle ricerche svolte emerge, quindi, una limitata propensione da parte dei privati (individui e imprese) ad investire nella formazione linguistica che viene compensata dallattore pubblico, in particolare le Regioni, anche se dagli approfondimenti diretti effettuati presso alcuni enti regionali si riscontra una forte eterogeneità delle modalità di realizzazione dellofferta. Se si considera il numero di corsi come un indicatore dellimpegno formativo in questo ambito, va segnalato lattivismo della Provincia di Bolzano, la quale vede crescere lammontare complessivo dai 1407 corsi del 2001 ai 1838 del 2005 (tav. 5). In Piemonte il numero dei corsi si è invece attestato a fine 2004 intorno ai 700, mentre nel 2002 il valore era pari a 206. In Emilia Romagna si è assistito ad una riduzione oggettiva fra il 2000 e il 2005: dai 44 corsi organizzati nel primo anno di riferimento si è passati ai 36 del 2005. In Toscana, invece, si è registrato un picco nel 2002 con 148 corsi, diventati poi 108 nel 2004. Sul piano dei costi si osserva, in Emilia Romagna, un importo orario, per il 2005, pari a 239 euro per ciò che riguarda i corsi di lingua in ambito di formazione professionalizzante, mentre nel caso della formazione permanen- Il numero dei corsi era pari a 44 nel 2000 e a 36 nel 2005; il costo orario della formazione linguistica nel 2005 varia dai 239 euro dei corsi professionalizzanti ai 150 euro della formazione permanente. Il numero dei corsi era pari a 70 nel 2000; diventa pari a 108 nel 2004, nel 2002 aveva raggiunto i 148. Il costo orario della formazione linguistica nel 2005 è pari a 106 euro nei corsi professionalizzanti, 113 euro nella formazione permanente e 235 euro nei corsi per stranieri; nel 2004 il finanziamento previsto per la formazione linguistica è pari all1,08% sul totale della formazione finanziata. Il numero dei corsi di formazione linguistica passa dai 1.407 del 2001 ai 1.838 del 2005; i partecipanti passano da 10.566 a 13.855. Il costo orario della formazione linguistica nel 2005 è di 46 euro per i corsi professionalizzanti, di 25 euro per la formazione permanente e di 28 euro per i corsi per stranieri. Il numero medio di ore è pari a 209 per la formazione professionalizzante, 212 per la formazione permanente, 150 per i corsi dedicati agli stranieri; il costo del corso va dai 14mila euro (stranieri) ai 30mila euro (professionalizzante). Emilia Romagna (anni 2000-2005) Toscana (anni 2000-2004) Provincia Autonoma Bolzano (anni 2001-2005) Abruzzo (anni 2000-2003) Fonte: rilevazione MLPS-RTI LETitFLY, 2006 Nel periodo 2002-2004 il numero dei corsi di lingua passa da 206 a 702. I corsi professionalizzanti nel 2004 hanno una durata media di 63 ore e un numero medio di iscritti pari a 6; la formazione permanente raggiunge, in media, le 79 ore e i 12 partecipanti. È pari a 15 invece la partecipazione media nei corsi per stranieri. Piemonte (anni 2002-2004) Indicatori della formazione linguistica Tav. 5 - Lofferta e la domanda di formazione linguistica in alcune regioni italiane 128 LA DOMANDA E LOFFERTA DI FORMAZIONE LINGUISTICA IN ITALIA I RISULTATI DELLE INDAGINI LETitFLY 129 te limporto è pari a 150 euro. In Toscana, sempre nel 2005, si osserva un costo orario tutto sommato simile per i corsi di formazione permanente (113 euro) e per i corsi professionalizzanti (106 euro), mentre per i corsi dedicati agli stranieri limporto risulta pari a 235 euro. A Bolzano gli importi orari del 2005 sono più modesti rispetto a tutte e tre le tipologie di formazione: 46 euro per i corsi professionalizzanti, 25 euro per la formazione permanente e 28 euro per i corsi dedicati agli stranieri. Nel complesso, dallanalisi dei dati emerge che lobiettivo di estendere a tutti i cittadini la formazione linguistica per tutta la vita, indicato come prioritario dal Piano dAzione 2004-2006 per promuovere lapprendimento delle lingue, elaborato dalla Commissione Europea1, viene perseguito in maniera differenziata. Sebbene in tutte le Regioni si possa riscontrare una tendenza ad offrire una formazione linguistica anche agli adulti e secondo un modello di formazione permanente, lo sforzo delle Regioni dovrebbe essere maggiore. Limpiego di più ampie risorse, lallargamento dellofferta formativa e in molti contesti anche della durata dei corsi sono gli interventi prioritari necessari. 1 Commissione Europea, Promuovere lapprendimento delle lingue e la diversità linguistica: Piano dAzione 2004-2006. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E SITOGRAFICI Scenario Europeo Politiche comunitarie in materia di istruzione e formazione - Processo di Lisbona - Commissione Europea, Libro Bianco. 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