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Yuri BIONDI - Università degli Studi di Brescia

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Yuri BIONDI - Università degli Studi di Brescia
ARTI GRAFICHE APOLLONIO
Università degli Studi
di Brescia
Dipartimento di
Economia Aziendale
Yuri BIONDI
ZAPPA, VEBLEN, COMMONS
Azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
Paper numero 39
Università degli Studi di Brescia
Dipartimento di Economia Aziendale
Contrada Santa Chiara, 50 - 25122 Brescia
tel. 030.2988.551-552-553-554 - fax 030.295814
e-mail: [email protected]
Dicembre 2004
ZAPPA, VEBLEN, COMMONS:
Azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
di
Yuri Biondi
Maître de conférences
Université de St. Étienne (France)
Comunicazione presentata al VIII Convegno nazionale AISPE
(Associazione Italiana per la Storia del Pensiero Economico)
" Gli economisti e le istituzioni. Contributi dalla storia del pensiero economico"
Palermo, 30 settembre - 2 ottobre 2004
Indice
INTRODUZIONE .............................................................................................. 1
1. La questione delle fonti........................................................................... 2
2. Gino Zappa: le opere degli anni Cinquanta e la “svolta
istituzionalista” ........................................................................................ 7
3. Zappa, Veblen, Commons ..................................................................... 12
3.1. Azienda e istituzioni nella formazione dell’Economia
Aziendale ........................................................................................ 12
3.2. Zappa e Veblen .............................................................................. 12
3.3. Zappa e Commons.......................................................................... 19
4. Qualche conclusione............................................................................... 29
Appendice I
Taluni riferimenti agli istituzionalisti nelle opere di Gino Zappa
pubblicate negli anni Cinquanta .......................................................... 33
Fonti testuali (con riepilogo delle abbreviazioni) .................................... 38
Bibliografia ................................................................................................. 41
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
INTRODUZIONE
Se l'interesse per le istituzioni può ritenersi co-essenziale alla teoria e
all'analisi economica, il temporaneo affermarsi nel panorama internazionale
di teoresi di sensibilità e d'ispirazione instituzionalista sembra in particolare
collocarsi durante le due Guerre mondiali. Tuttavia, anche senza far
riferimento alla lezione della Scuola storica tedesca, gli economisti italiani
sembrano coscienti di tale contributo istituzionalista già da inizio secolo,
come testimonia ad esempio l'attenzione che Ricci dedica anche a Commons
nella sua monografia sulla nozione di capitale (edita nel 1910).
Grazie ad una curiosità intellettuale inesausta, ad una profonda
erudizione economica, all'amicizia intellettuale con Marco Fanno, Gino
Zappa approfondisce la corrente istituzionalista durante la formazione ed il
consolidamento della sua teoresi (1903-1937), l'Economia aziendale,
facendone uno dei punti di riferimento della sua riflessione. Il presente
contributo indaga in chiave comparata l'influsso degli istituzionalisti
americani, in particolare di Veblen e di Commons, definendolo come uno
dei pilastri della teoria dinamica dell'azienda quale istituto economico
destinato a perdurare.
Rispetto a Veblen, Zappa si interessa in particolare all'analisi del capitale
economico-aziendale e dell'interazione fra aspetto produttivo e aspetto
finanziario, nonché alle folgoranti intuizioni in merito al ruolo della
proprietà nell'impresa. Rispetto a Commons, emerge nitidamente l'eco
profonda suscitata dalla lettura dell'americano in Zappa, che è da sempre
impegnato nello sviluppo di un approccio originale e sintetico a partire da
teoresi economiche e aziendali affatto differenti. Soprattutto
l'approfondimento delle grandi opere degli anni trenta (segnatamente
Institutional economics, 1934) conducono Zappa ad una “svolta
istituzionalista”, rinnovando la propria elaborazione anche grazie alla
lezione dell'americano.
L'analisi condotta è suffragata, fra l'altro, tramite un'analisi puntuale delle
citazioni inserite da Zappa nelle sue opere, constatando sia continuità
testualmente documentate sia richiami teoretici espliciti. Essa evidenzia
inoltre talune critiche costruttive sviluppate dall'aziendalista italiano ai due
grandi istituzionalisti americani, confermando l'originalità del suo
contributo economico-aziendale alla sviluppo teoretico e metodologico
dell'analisi economica delle istituzioni.
1
Yuri Biondi
1. La questione delle fonti
Manca ad oggi una disamina approfondita della ricezione degli
istituzionalisti americani in Italia, segnatamente durante il loro temporaneo
affermarsi nel panorama americano ed internazionale, nel periodo fra le due
guerre mondiali. Anche il loro impatto sull’opera di Gino Zappa (18791960) è talora evocato, ma non è mai stato approfondito in modo sistematico
ed esaustivo. È in particolare C. Masini (1966), uno degli allievi più
importanti, a insistere sull’Economia aziendale del Maestro come una
peculiare forma di economia di sensibilità e di ispirazione istituzionale o
istituzionalista.
Durante tutto il suo itinerario scientifico, Zappa si applica allo sviluppo
di un approccio eterodosso e sintetico a partire da teoresi economiche e
aziendali affatto differenti. Non dovrebbe perciò meravigliare che il suo
spirito critico e innovatore, la sua curiosità intellettuale onnivora, la sua
profonda erudizione economica, il suo interesse per la sociologia e per il
diritto, nonché un’intensa rete di profonde amicizie intellettuali, non ultimi
Marco Fanno, A. de Pietri Tonelli e Gino Luzzatto1, lo portino ad
approfondire anche la corrente istituzionalista americana già durante la
formazione ed il consolidamento della sua teoresi (1903-1937), facendone
uno dei punti di riferimento della sua riflessione.
Nel fatto, Zappa non cita esplicitamente tali autori2 che nelle opere
pubblicate negli anni Cinquanta, in particolare le Produzioni (1956/57) e le
Aziende di Consumo (1962, postumo). Sembra tuttavia alquanto improbabile
che il nostro li abbia conosciuti soltanto allora, quando era ormai
completamente cieco. Tanto la testimonianza di Bodrito (1961) che quelle
dei figli, riprese da Biondi (2002), concordano nel ricordare l’impegno del
nostro e della sua famiglia nella revisione e nel miglioramento di minute e
di materiali predisposti fin dal 1929. Zappa segue così il suo personale
programma di ricerca, che iniziava, come d’altronde per Pareto, dagli aspetti
economici e quantitativi, più legati allo sviluppo del suo sistema contabile
(Reddito), per giungere agli aspetti più qualitativi, socio-economici e
istituzionali, affrontati compiutamente negli anni Trenta. Non a caso,
dunque, la prima edizione del Reddito, in due puntate, occupa per intero gli
anni Venti (la prima puntata esce nel 1920, la seconda nel 1929), mentre la
seconda, rivista, esce nel 1937, seguendo la maturazione del percorso
1
Di tali amicizie danno testimonianza i ricordi dei figli, nonchè le nostre esplorazioni della
biblioteca personale del nostro e di altri materiali d’archivio, cf. Biondi (2002).
2
Segnatamente T. Veblen, J.R. Commons e H. W. Peck. Cita anche W.C. Mitchell, J.A.
Hobson, H.L. Moore (da G. Pirou 1939), P.W. Martin, E.M. Burns et H.J. Davenport.
2
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
prescelto dall’Autore. L’interesse per il diritto, infine, è senz’altro coessenziale a tale sviluppo, come testimoniano non soltanto le Valutazioni
(1910), ma anche l’impulso offerto dall’insegnamento di F. Besta, maestro
di Zappa3.
D’altronde, anche senza far riferimento alla lezione della Scuola storica
tedesca, gli economisti italiani sembrano coscienti del contributo
istituzionalista americano già da inizio secolo, come testimonia già
l'attenzione che Ricci dedica anche a Commons nella sua monografia sulla
nozione di capitale (edita nel 1910). Le opere maggiori di Veblen, ovvero la
teoria del consumo ostentatorio del 1899, la teoria dell’impresa del 1904 e la
teoria della proprietà assente (1923), sono senz’altro note all’epoca, tanto in
Italia che nel panorama internazionale4. Nel 1921, ad esempio, una
recensione sul Giornale degli Economisti richiama l'attenzione
sull'“originalità e l'acutezza” dei saggi raccolti dal Veblen in The Place of
Science in Modern Civilisation and Other Essays (Huebsch, NY 1919).
Anche il fondo Fanno, inoltre, conserva una copia personale di Veblen
(1904), debitamente annotata dall’economista, carissimo amico di Zappa fin
dalla comune stagione genovese (1906-1909).
Possiamo così ipotizzare che Zappa conosca e approfondisca i testi di T.
Veblen fin dalla loro pubblicazione. Per Commons, dobbiamo ricordare che
l’aziendalista sottolinea al margine la disamina svolta da Ricci (1910) nella
sua copia personale, convervata nel fondo Zappa (presso la Biblioteca
dell’Università L. Bocconi di Milano), e così, anche grazie al suo metodo di
studio sistematico, conosce l’istituzionalista americano probabilmente per la
prima volta. A nostro avviso, però, lo approfondirà soltanto in seguito, in
particolare negli anni Trenta, studiando gli articoli apparsi nell’American
Economic Review, nonché Institutional Economics (1934). È d’altronde
negli anni Venti, con gli ultimi scritti di Veblen ed il volume collettivo The
Trend of Economics (1924)5, poi negli anni Trenta, con i contributi di
Commons, di Peck, ma anche di Berle e di Means, di E.M. Burns, nonché
con i dibattiti apparsi nell’American Economic Review del 1931 e 1932, che
una più esplicita “scuola istituzionalista americana”, spesso al crocevia fra
economia e diritto, si afferma e rivendica il proprio contributo originale e
innovativo, di cui discettano, anche criticamente, fra gli altri Homan (1933),
3
Per il rapporto con il diritto, cf. Reddito : capitale d’impresa e diritto, §§29-30; variazioni
di conto e diritto, §33. Produzioni : azienda e diritto, I, §§33-34 ; impresa e diritto : I, §§7378.
4
Della ricezione di Veblen in Italia discute in questo convegno la comunicazione di T.
Foresti (Università di Pisa).
5
Il cosiddetto manifesto della scuola istituzionalista americana è del 1919, cf. Hamilton
(1919). Sul tema, vedasi anche ns. nota 24.
3
Yuri Biondi
Pirou (1939), Masci (1934). Quest’ultimo, riprendendo in sintesi i saggi
editi in omaggio a Wieser dai viennesi Mayer e Reisch e dall’americano
Fetter, menziona il contributo di Commons al terzo volume collettivo (sulla
teoria della distribuzione)6, Il diritto anglo-americano e la teoria
economica, e riprende la polemica fra Fetter e Veblen in merito ai
fondamenti edonistici della teoria dell’utilità marginale, associando anche
O.F. Boucke all’istituzionalista americano oggi più noto (Masci, 1934, p. 94
e p. 112 ss.).
Per rintracciare le radici della diuturna ricerca teoretica e metodologica di
Zappa, mossa da fervore metafisico, aperta da un anelito riformista, critica
delle teoresi dell’equilibrio e sintetica rispetto agli approcci contemporanei,
tale prima disamina non può senz’altro bastare. La generazione coeva di
Zappa, non soltanto in Italia, si nutre anche dell’effervescente polemica
socialista, anche non marxista, dell’infuriare del Methodenstreit, cardine del
vivo dibattito fra scuola storica tedesca e marginalismo emergente,
dell’altrettanto vivo dibattito sul superamento della scuola classica e neoclassico7 marshalliana, della dialettica fra Pareto e Pantaleoni,
sull’interpretazione dell’equilibrio economico generale e del passaggio
essenziale fra statica e dinamica.
Che vi siano fattori di dinamismo sociale i quali alterino
la struttura economica e non riconducano a un sistema
economico di equilibrio è cosa avvertita più o meno
distintamente da molti. Coloro, ad es., che si sentono
portati a sommergere la Scienza economica in una
sociologia, di cui si sta ancora cercando il contenuto,
sono guidati, ci sembra, dal desiderio di rispondere alla
fondata esigenza di giungere a seguire gli effetti di quel
dinamismo che dicemmo di secondo genere
sull’equilibrio economico, e lottano contro la sterilità del
mezzo al quale ricorrono. Uguale spirito, sembra a noi,
anima coloro che vanno in cerca di una veste biologica
per l’Economia e, in sostanza, anche il concetto di
relativismo storico, che da 40 anni a questa parte [dal
1869] è stato sfruttato in tutti i modi, fornendoci più
crusca che farina, mirava e mira alla soluzione di
problemi che il dinamismo economico presenta quando la
6
Questo saggio è più volte citato da Commons (1934), cf. ibidem, p. 57: “Das AngloAmerikanische Recht und die Wirtschaftstheorie”, in Die Wirtschaftstheorie der
Gegenwart, III (1928), 293-317. cf. ancora p. 63, 101, 720. Sulla ricezione
dell'istituzionalista americano in Germania, cf. gli altri riferimenti alla nota 93, in
Commons (1934), p. 63.
7
L’espressione è d’altronde coniata proprio dal Veblen, a cavallo fra XIX e XX secolo.
4
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
struttura economica è quella che subisce modificazioni.
(Pantaleoni, 1909, p. 87).
In tale contesto, Zappa fa certo sue le originalità di C. Menger8,
approfondendo al contempo G. Schmoller, ma si apre filosoficamente e
metodologicamente alle rivoluzioni scientifiche di Mach e Poincaré,
predilige Bergson e Royce, studia con estremo interesse Celesia, e il
pragmatismo anche italiano (Vailati)9. Anche grazie all’amicizia con G.
Luzzatto, conosce W. Rathenau fin dalla pubblicazione tedesca (1919) e
dalla quasi immediata traduzione italiana (1922), né si dimentichi che
ancora Luzzatto pubblicherà in italiano The End of the Laissez-faire del
Keynes, nel 1936. D'altronde, è con una lunga citazione di Rathenau
sull'impresa come istituzione economica che si apre il capitolo conclusivo di
Berle e Means (1932), The New Concept of the Corporation.
L’ordinamento economico esistente non risolve il
problema [economico della produzione] e ancor meno lo
risolve l’ordinamento comunistico. L’ordinamento, a cui
noi perverremo, sarà un ordinamento di economia
privata, come l’attuale, ma non di un’economia privata
senza freni. Dovrà penetrarla una volontà collettiva, la
stessa volontà che penetra oggi ogni opera umana
solidale ad eccezione appunto della sola produzione
economica; dovrà penetrarla una moralità ed un senso
della responsabilità, che oggi nobilita ogni servizio reso
alla collettività… . [D]ell’economia viene accettato senza
discussione come cosa sicura che essa… non possa
sussistere altrimenti che senza freni, sul terreno della
libera concorrenza e della lotta civile. [Al contrario,] che
anch’essa sia suscettibile di un ordinamento razionale, di
un’organizzazione cosciente, di una penetrazione
scientifica e di una responsabilità solidale; che essa sotto
queste forze e queste leggi organizzatrici possa rendere
molte volte più di quello che oggi si ottiene con la lotta di
tutti contro tutti; che libera da contese e da conflitti
velenosi, senza più speculare sopra istinti sciocchi, e
senza premiare la discordia, impari a concentrarsi su ciò
che è importante e necessario; che essa possa offrire ai
ceti più bassi non la guerra eterna, ma la libera
collaborazione; tutto ciò sarà dimostrato dall’esame della
8
Cf. ancora Biondi (2002), capitolo XII. Su Zappa e Pantaleoni, si rimanda a Biondi
(2003).
9
cf. Canziani (1987).
5
Yuri Biondi
nuova opera di ricostruzione. (W. Ratenau, Economia
nuova, trad. it. Gino Luzzatto, Bari 1922, p. 30 ss., citato
da Zappa 1962, III, §31 p. 679).
Inoltre, Zappa approfondisce sistematicamente la dottrina contabile
americana, almeno da inizio secolo agli anni Venti, laddove uno degli
esponenti più influenti, A.C. Littleton, cita J.R. Commons già nel 193710, e
nelle pagine prestigiose dell’Accounting Review si recensiscono
positivamente Commons (1934), Peck (1935), Gruchy (1947)11.
Infine, si dovrebbe allargare il campo di inchiesta ai giuristi, dove le
riforme istituzionali anche corporative nutrono un’acceso dibattito filosofico
e teoretico, che potrebbe aver letto o ripreso la dottrina del Commons,
segnatamente in Italia, Germania, Francia12. In tale contesto, Zappa cerca
anche nella dottrina giuridica un complemento per la sua nozione di impresa
come istituzione, citando ad esempio G. Fanelli, e dell’azienda quale
complesso economico unitario e coordinato. I suoi autori di riferimento
sembrano qui A. De Gregorio e L. Mossa.
Il presente saggio intende svolgere una prima analisi comparata fra
l’Opera di Gino Zappa ed i due autori più influenti della scuola istituzionale
americana, T. Veblen e J.R. Commons, soffermandosi in particolare sul
tema dell’azienda e delle istituzioni. Tale analisi, che ripropone
metodologicamente e completa altri nostri studi sull’opera del fondatore
dell’Economia aziendale, è suffragata specialmente tramite una disamina
puntuale di rimandi e citazioni inserite da Zappa nelle opere degli anni
Cinquanta, constatando sia continuità testualmente documentate sia richiami
teoretici espliciti13.
10
Stauss (1944) avvicina la teoria dell’impresa come entity (entity theory) promossa dal
grande teorico contabile americano alla nozione di going concern, cardine dell’economia
istituzionale di Commons. Sull’entità impresa come going concern nella dottrina contabile
americana, cf. anche Raby (1959).
Commons (1934, p. 766 nota 109) elogia inoltre K. Buecher, che fu maestro di E.
Schmalenbach.
11
Cf. Kincaid (1935 ; 1936); Morgner (1948).
12
Due saggi di Commons sono ad esempio editi in francese, con testo a fronte, uno nella
raccolta in onore di F. Gény, cf. Commons (1932, 1934), l'altro nella raccolta in onore di E.
Lambert, cf. Commons (1938). Commons (1934) cita ripetutamente il primo, cf. ibidem, p.
55, p. 714-715.
13
La ns. appendice I offre un riepilogo commentato dei luoghi in questione per le
Produzioni e le Aziende di Consumo.
6
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
Dopo questa breve introduzione, dedicata alla questione delle fonti, il
primo capitolo, di carattere introduttivo, presenta brevemente le opere di
Zappa pubblicate negli anni Cinquanta, nella loro formazione e nel quadro
del percorso scientifico dell’Autore, per soffermarsi sulla “svolta
istituzionalista” compiuta dal nostro negli anni Trenta e Quaranta. Il
secondo capitolo affronta il tema centrale della trattazione, analizzando i
luoghi citati da Zappa ed il rapporto fra T. Veblen, J.R. Commons e la sua
prospettiva dinamica aziendale, anch’essa volutamente di inspirazione e di
sensibilità istituzionalista.
2. Gino Zappa: le opere degli anni Cinquanta e la “svolta
istituzionalista”
Chi ritrovi ovunque la mobilità (…) per
semplice buon senso giudicherà necessario, come
tutti, una certa permanenza di ciò che è. Dirà
appunto che le istituzioni devono fornire un quadro
relativamente stabile alla diversità e all’instabilità
dei disegni individuali. (H. Bergson)14.
Teoria, per Zappa, non poteva essere confinarsi a macchinazioni
analitiche irrealistiche, così da ricondurre l’economico ad un modo di
produzione riducibile ad ordini esatti, segnatamente matematici, ma
essenzialmente meccanici, deterministi, metodologicamente individualisti e
statici.
Seguendo fra l’altro l’impulso dinamico di Pantaleoni (1909), né i metodi
tratti dalla meccanica, né quelli tratti dalla biologia gli sembrano fecondi,
tanto più quando si fermino ad una astratta controversia metodologica,
euristicamente infeconda. “Il metodo più persuasivo di risolvere simili
contese non è già di disputar sui metodi ma di applicarli”, ricercando una
“riscontro immediato” degli elementi teorici “nel bagno dei fatti concreti,
siano commerciali, siano industriali, nei quali ci immergiamo
quotidianamente” (Pantaleoni, 1909, p. 77). Compito della Scienza sarebbe
14
“Qui trouve la mobilité partout (…) pour peu qu’il ait du bon sens, jugera nécessaire,
comme tout le monde, une certaine permanence de ce qui est. Il dira que les institutions
doivent fournir un cadre relativement invariable à la diversité et à l’instabilité des desseins
individuels”. (H. Bergson, La pensée et le mouvant. Essais et conférences, VI ed., Alcan,
Paris 1934). Tale opera faceva parte della biblioteca personale di Zappa. La testimonianza
del figlio Goffredo, che ha conservato buona parte della bilbioteca personale del padre,
conferma l’interesse del nostro per il filosofo francese, di cui possedeva e approfondiva
numerose opere, oggi in gran parte disperse.
7
Yuri Biondi
allora di fabbricare un modello che sia fecondo “istrumento euristico di fatti
e di nessi che altrimenti resterebbero inavvertiti” (ibidem, pp. 77-78).
Scienza diviene, per Zappa, “percepire relazioni”15, forgiare dei concetti
euristicamente fecondi e pragmaticamente utili, organizzarli secondo
principi ultimi espliciti, anch’essi da meditare, elaborare, esporre anche
didatticamente, in dottrine composte “per insegnare i modi di percepire e di
interpretare la nuova realtà”16. Teoresi è perciò alleanza di esperienza, di
analisi e di ricerca metafisica, al fine di interpretare l’economico, facendolo
così emergere dal bagno dei fatti e dei nessi in atto, come modo di vedere, di
interpretare, di organizzare l’attività umana tesa al soddisfacimento dei
bisogni.
In tale contesto, Egli fonda la propria metafisica sulla nozione di sistema,
essenzialmente dinamica ed olistica, in aperto contrasto con gli approcci
d'equilibrio17. Solo tale nozione sarebbe infatti capace di cogliere quel
peculiare processo economico e monetario che Zappa ritrova a fondamento
dell’attività economica d’impresa, e più in generale dell’attività produttiva
ed economica, ove ogni elemento si completa e si giustifica in interazione
con gli altri elementi e con il sistema stesso, inteso dunque come un’unità
dinamica, un intero organizzato ed evolutivo.
Se crediamo a Gruchy (1947), la riflessione del nostro è allora
pienamente istituzionale, al pari di Veblen, Commons, Mitchell, J.M. Clark,
Tugwell, Means, quegli autori che Gruchy ricomprende appunto nella
scuola economica “istituzionale” (institutional economics), o meglio
“olistica” (holistic economics). Lo spirito che anima tale riflessione, sempre
in interazione fra osservazione sistematica, elaborazione analitica e ricerca
metafisica (teoretica e metodologica), rimane immutato, dagli anni Dieci e
Venti, allorchè apre la sua prospettiva, redige il Reddito e legge
ufficialmente le Tendenze Nuove, costruisce il sistema contabile del reddito,
verso gli ulteriori orizzonti e le nuove pagine degli anni Trenta, poi ancora
rielaborate nei difficili anni Quaranta, per essere riprese e pubblicate solo
nel corso degli anni Cinquanta.
15
Cf. Aziende Consumo, I, §4 p. 127.
Cf. Aziende Consumo, I, §2 p. 35. Cf anche Produzioni, I, §10 – Il significato e
l’importanza dei principi, p. 17 ss.
17
cf. Reddito, §13 - Le ipotesi statiche e la teoria delle rilevazioni di conto sistematiche;
Produzioni, §66; Aziende Consumo, §3 e §13. Cf. anche Perroux (1935, p. 24): “(…) tous
ceux qui font en même temps et explicitement appel aux instruments logiques de l’école
mathématique (équilibre) et de l’école historico-sociologique (système) tente une synthèse
de ces deux écoles (…)”. L’approccio sintetico di Zappa sembra tuttavia portare la nozione
di sistema nel cuore della teoresi economica, spodestando con essa la nozione di equilibrio
ma senza per questo far ricorso ad un approccio storico-sociologico.
16
8
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
Per queste ultime, tuttavia, qualcosa è comunque cambiato. Allorchè
Zappa è divenuto completamente cieco (1948-1950), queste opere sono
compilate con l'aiuto di familiari e di segretari, segnatamente a partire dagli
appunti delle lezioni e da altre minute manoscritte, redatte almeno fin dal
1929. Se certe pagine riprendono e chiariscono nozioni già stabilite, mentre
altre le ampliano verso la svolta istituzionalista espressa nella nuova
definizione di azienda, in altre ancora si avverte un certo ripiegamento.
Certe originalità sono nel fatto lasciate in disparte, seppur non ricusate, in
particolare in merito al ruolo attivo dell'azienda nella dinamica interaziendale o sistemica, e alla interazione fra reale e monetario18.
La stesura risente anche del clima generale del Paese e del suo impatto
sulla scuola economica italiana. Al fervore metafisico si affianca e forse si
sostituisce l'impegno civile particolarmente sentito dal nostro. Soprattutto
nelle Produzioni, inoltre, l’esposizione è diluita dal riprendere ampi stralci
da materiali essenzialmente didattici, spesso privi di riferimenti e rimandi
teoretici. Le Aziende di Consumo testimoniano invece l’interesse del nostro
per la sociologia (capitolo secondo), ed aprono l’esplorazione metodica e
teoretica del consumo del reddito, compiuto precipuamente dalle aziende
familiari.
Nel fatto, Zappa non compie pienamente l’ulteriore sviluppo teoretico,
prolungando l’acume critico e dialettico che caratterizzava il Reddito. Non
articola cioè ulteriormente l’apparente dualismo fra fatti e teoriche, né
quello fra dimensione sociale (aggregata) e dimensione individuale in
economia, quelli che avevano dato origine alla “rivoluzione del reddito”.
Riprende piuttosto e soprattutto dipana il già fatto, vuole acquisire un ruolo
nel dibattito teorico, promuovere la sua scuola, infine influenzare il dibattito
di politica economica per la ricostruzione del Paese sulle nuove fondamenta
repubblicane.
Dello spirito comune a tutta la sua Opera danno comunque testimonianza
i numerosi rimandi fra Reddito e le opere degli anni Cinquanta, le
Produzioni e le Aziende Consumo, segnatamente nelle rispettive parti
teoretiche iniziali. Emergono così con maggiore chiarezza tanto la
formazione del suo pensiero, quanto le sue connotazioni originali.
18
Come potrebbe altrimenti, una teoresi che rifiuti radicalmente le nozioni di capitale e di
accumulazione dello stesso, contentarsi della nozione di risparmio? cf. anche Zappa
(1956b) e ns. nota 22.
9
Yuri Biondi
Definizioni di azienda nel Reddito e nelle opere degli anni Cinquanta
Una coordinazione economica in atto
Istituto economico destinato a perdurare
nella quale ogni elemento - ossia ogni
che, per il soddisfacimento dei bisogni
fenomeno economico - ha la sua ragion
umani, ordina e svolge in continua
d’essere, in corrispondenza agli altri
coordinazione la produzione, o il
elementi ed allo stesso complesso. (Zappa, procacciamento ed il consumo della
Reddito 1920-1937, §4, p.13).
ricchezza. (Zappa, 1954, pp. 1257).
Se nella rivoluzione del Reddito, l’azienda era intesa come coordinazione
economica in atto, tale nozione si prolunga e si completa in quella di istituto
economico destinato a perdurare19, articolato fra la gestione
(amministrazione economica e suoi organismi aziendali), il patrimonio
(combinazione organizzata di attività e passività), ed il fluire degli eventi e
dei processi che conferiscono senso e vita all’azienda stessa quale
coordinazione economica:
Le coordinazioni di azienda nelle quali un tempo noi
ravvisammo (Zappa, Tendenze nuove) la caratteristica
massima dell’azienda possono riguardare così la struttura
e il funzionamento dell’organismo di azienda e la
struttura e il volgere del patrimonio, come e soprattutto il
complesso corso degli accadimenti nei quali l’economia
d’azienda ha la sua suprema espressione.
La nozione di azienda, però, non si esaurisce nella
considerazione dei suoi fattori e dei suoi accadimenti, ma
implica l’ardua investigazione e la conoscenza costante
delle relazioni che sempre nuove s’intrecciano tra i
fenomeni di azienda, tra i fenomeni di mercato e tra i
fenomeni di azienda e di mercato, e coinvolge inoltre la
percezione degli andamenti e delle tendenze future di
quei fenomeni e di quelle relazioni. Crediamo che la
nozione di istituto valga efficacemente anche a rivelare la
varietà grande dei vincoli di coordinazione che tanto
profondamente ricollegano tra di loro i fenomeni di
azienda.
(Zappa, 1956/57, I, §19, p. 41, corsivo
aggiunto).
Tale ambizioso progetto muove dalla visione già espressa nella rivoluzione
del Reddito e reitera lo stesso metodo per trascorrere dalla sfera economica
(l’azienda), verso la sfera sociale, organizzativa e istituzionale,
19
Sulla compatibilità delle due definizioni, cf. ad esempio Produzioni, I §19, pp. 41-42 e
57; §68. Aziende Consumo, I §1 p. 10.
10
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
rappresentata dall’impresa20. Benché l’opera resti nel fatto incompiuta, già
nell’articolazione fra azienda (di produzione) e impresa, ovvero fra aspetto
economico ed aspetti organizzativo e istituzionale, Zappa ha comunque
modo di approfondire: la relazione mezzi-fini, nesso primario fra tali
dimensioni (Produzioni, I §§52-53), quale “scopo di reddito nell’impresa”
(Produzioni, I §39); di discettare intorno alla duplice questione del rischio e
dell’imprenditore, altro nesso primario o generalmente ritenuto tale
(Produzioni, §41 e §65)21; nonché di ricusare la nozione di “fattore di
produzione” (Produzioni, I §§42-51), e di riformulare criticamente quella di
“produttività” (Produzioni, I §71 ; III, §128 p. 396 ss.). Queste ultime,
infatti, avrebbero altrimenti un substrato essenzialmente statico, e
finirebbero per offuscare lo sguardo euristico e sviare l’interpretazione
ermeneutica dall’effettiva dinamica del reddito, quella che, a suo avviso,
informa e condiziona l’attività economica aziendale. Tuttavia, già nella
definizione di azienda-istituto, Zappa rinuncia deliberatamente a sviluppare
la propria analisi seguendo compiutamente l'idea guida della dinamica del
sistema del reddito22, radicalmente critica delle nozioni di ricchezzapatrimonio e di capitale, ripiegando sovente su una generica nozione di
ricchezza da produrre o procacciare (secondo un'idea ricorrente al tempo, ad
esempio in Menger, tale nozione poteva ricomprendere quella di capitali
investiti nell'attività produttiva) e da consumare, comunque funzionale
all'estensione del sistema economico-aziendale alle aziende di consumo.
In tale contesto, Zappa propone la nozione di istituto o istituzione per
meglio comprendere le interazioni aziendali nei loro aspetti economici e non
economici, nonché le interazioni fra azienda e mercati, e fra azienda ed
ambiente sociale e istituzionale, interazioni che si manifestano nel tempo e
coinvolgono anche le tendenze future e le aspettative su di esse23. Egli
incontra così, e si confronta con la scuola istituzionalista americana, da un
lato con l’analisi del capitale e del capitalismo sviluppata dal Veblen, nel
20
Rispettivamente, il primo ed il secondo capitolo del Tomo Primo delle Produzioni.
Cf. anche Aziende Consumo, I §12, p. 274 (in nota), ove l’Autore spiega (criticando
Pantaleoni) come l’incapacità o l’impossibilità di negoziare esplicitamente il rischio come
tale, porta all’esigenza di un riadattamento dinamico da parte della gestione attuata
nell’azienda, nonché un’attenzione precipua alle condizioni sistemiche e di politica
economica.
22
cf. ad esempio Zappa (1956b), p. 2: “La nozione di reddito qui accolta, perché sufficiente
agli scopi di questa indagine preliminare, è una nozione nominale, in quanto… Anche nelle
aziende di erogazione solo l'indagine del costituirsi dinamico del sistema del reddito
potrebbe attribuire significato definito alle nozione ora esposte come proposizioni
assiomatiche.”.
23
Cf. Zappa (1956/57), I, §19, p. 56-57 ; poi ancora §§68-69.
21
11
Yuri Biondi
suo stile caustico e folgorante, dall’altro con il crocevia fra economia e
diritto proposto dal Commons.
3. Zappa, Veblen, Commons
3.1. Azienda e istituzioni nella formazione dell’ Economia aziendale
T. Veblen e J.R. Commons sono certo i maggiori esponenti della “scuola
istituzionale americana”, quale si sviluppa e si afferma nelle prime decadi
del XX secolo, ed in particolare fra le due guerre mondiali24.
Zappa non si dimostra però un ripetitore passivo della lezione americana,
né i suoi riferimenti sembrano di carattere meramente elogiativo, didattico o
didascalico. La nostra analisi evidenzia piuttosto una lettura approfondita,
semmai in interazione dinamica con le teoresi dei due istituzionalisti
americani. Questo studio attento e critico dà fra l’altro luogo a talune
integrazioni costruttive da parte dell’aziendalista italiano, e conferma
l'originalità del suo contributo economico-aziendale alla sviluppo teoretico e
metodologico dell'analisi economica delle istituzioni25.
3.2. Zappa e Veblen
Thorstein Veblen è senza dubbio l’istituzionalista più citato da Zappa,
fors’anche per il suo ruolo e per la sua fama. Del pensiero dell’americano, il
fondatore dell’economia aziendale discute in particolare l’analisi del
capitale d’impresa26, fulcro del rapporto fra proprietà e gestione, nonchè tra
economia e tecnologia. Tale analisi costituisce d'altronde il punto di
riferimento della riflessione di Veblen sull’impresa (Rutherford 2003),
suscitata in particolare dall’impatto delle nuove tecnologie industriali, che
richiedono una coordinazione economica ed una competenza tecnica
24
Sulle premesse, l'emergere ed il diffondersi di un'economia istituzionale o
istituzionalista, cf. gli studi di Asso-Fiorito e di Fiorito ed i riferimenti ivi citati, Raffaelli
(1984), Rutherford (2000a e 2000b), Pagano (2002), Hodgson (2004).
25
Sulle nozioni di istituto e istituzione nell'opera del nostro, cf. Zappa (1962), p. 352 nota
5, p. 355 nota 8, e soprattutto p. 446-447 nota 1, p. 582 nota 28, p. 706-710 e note 5,6,7.
Sulla connotazione istituzionalista di Zappa, cf. Zan (1994); più in generale anche di certe
tradizioni contabili europee, cf. Zambon (1996).
26
Queste pagine delle Produzioni sembrano databili agli anni trenta, per taluni riferimenti
alle condizioni economiche degli anni Trenta.
12
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
peculiari, e dallo sviluppo della nuova finanza d’impresa legata alle
istituzioni finanziarie, la cui azione condiziona anche la proprietà ed il
controllo di essa.
L’evoluzione tecnologica della seconda rivoluzione industriale apre la
via a modi di produzione più complessi, a volumi di produzioni più ampi, a
immobilizzazioni di capitale più intense, a mercati più vasti, e fa emergere
un peculiare bisogno di coordinazione fra il processo produttivo e la
funzione interna di gestione tecnica affidata agli ingegneri. In questo
contesto, mettendo in nuova luce questi fenomeni largamente accettati in
letteratura, Veblen dubita della capacità delle sole transazioni di mercato fra
le differenti imprese (price system) ad adempiere efficacemente tale
coordinazione, ovvero, nella sua terminologia, dubita della compatibilità fra
“industry” e “business”.
the economic welfare of the community at large is best
served by a facile and uninterrupted interplay of the
various processes that make up the industrial system at
large ; but the pecuniary interests of the business men in
whose hands lies the discretion in the matter are not
necessarily best served by an unbroken maintenance of
industrial balance. (Veblen, 1904, p. 27).
L’impresa del suo tempo sarebbe perciò sempre in tensione fra le
esigenze tecnologiche e produttive, di cui testimoniano dall’interno gli
ingegneri ed la gestione tecnica, e le ambizioni degli uomini d’affari che la
controllano dall’esterno, sfruttando precipuamente la sua capacità a creare
flussi finanziari presenti e futuri.
Technically, in point of workmanlike efficiency, the
several industrial concerns are engaged in teamwork ; as
business units they are competitors engaged in a strategy
of mutual defeat. Monopoly is an asset in business, the
most valuable of intangible assets [as capitalised in the
goodwill]. In the technical half of the economic world
monopoly is mere waste. (Veblen 1925, p. 54).
Per semplicità di comparazione, seppure in estrema sintesi, il contributo
delle opere maggiori del Veblen si articola dunque intorno a tre idee guida:
(a) la nozione e l'analisi socio-economica del “consumo ostentatorio”;
13
Yuri Biondi
(b) il dualismo fra industry e business, che sembrò trasformarsi in
dicotomìa27;
(c) il ruolo correlativo in essa della “proprietà assente” (absentee
ownership).
Se Zappa (1956b) accetta la nozione di “consumo ostentatorio” (punto a)
nella propria analisi delle aziende di consumo (precipuamente familiari), la
sua reazione di fronte alla radicale presa di posizione sull'impresa (punti b e
c) sembra ambivalente. Da un lato, la sua analisi gli consente di superare
questa mera opposizione fra sfera industriale e sfera finanziaria (goodwill)
difesa dal Veblen28, dall’altro, ama richiamare sovente, in modo
provocatorio, le “minacce predatorie” che gravano sul reddito d’impresa29
da parte di uomini d’affari senza scrupoli, un’eco evidente degli attacchi
dell’americano30.
A nostro avviso, Zappa coglie così una delle intuizioni chiave di Veblen:
grazie alla sopravvivenza di un diritto di proprietà vetusto31, la famosa
sopravvivenza di “istituzioni imbecilli”, l’azionariato di controllo può
“depredare” gli altri partecipanti e l’impresa nel suo insieme di almeno una
parte del reddito d’impresa. La natura ed il controllo di quest’ultimo
oltrepassano dunque la mera remunerazione di fattori elementari ancora
difesa dagli approcci neo-classici.
Ciò nondimeno, Zappa spende pressocchè un intero paragrafo delle
Produzioni a confutare l’analisi della “proprietà assente” svolta
dall’americano (cf. Produzioni, II, §92). L’aziendalista difende infatti
l’importanza, per lo sviluppo tecnico, economico e sociale, della
separazione fra capitale e controllo messa in atto con la grande impresa e
con le grandi società anonime, criticando aspramente l’idea di un
“sabotaggio legale” (Veblen 1923) perpetrato ai danni dei consumatori, in
particolare se mediante una restrizione delle quantità prodotte e un
deliberato aumento dei prezzi. Al contrario, è appunto per incoraggiare e
proteggere il contributo essenziale dato dalla raccolta di cosiddetti “capitali
assenti”, conferiti dai piccoli risparmiatori, che
27
quello che Commons chiama, nelle sue proprie accezioni, “a cynical dualism of materials
and ownership” (Commons 1934, p. 677).
28
Anche Commons, come vedremo, ricerca questo superamento.
29
Secondo l’epressione coniata da Schumpeter (1954), "depredation theory of
entrepreneurial gain".
30
Cf. ad esempio Produzioni : I, §42 p. 240 ; I, §65 p.425 ; II, §95 p. 712.
31
Nel caso specifico, l’idea di proprietà della tradizione romana del diritto comune, cf.
Zappa, 1956/57, II §92, p. 607.
14
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
si impongono nuove strutture economiche e nuovi
ordinamenti giuridici atti ad assicurare, malgrado
l’immanente incertezza economica, insieme alla
32
protezione del lavoro (supra §88) , la tutela del
risparmio investito nell’impresa, ossia del disperso
33
capitale di impresa. (Zappa, 1956/57, II, §92 p. 605) .
Secondo Zappa, non si tratta quindi di invocare, neppure
provocatoriamente, un “Soviet degli ingegneri” (Veblen 1921). Innanzitutto,
l’aziendalista non crede ad una supremazia né logica né organizzativa della
tecnica sull’economico.
Purtroppo il “perfetto sistema” tecnologico della
produzione industriale è rivolto alla soddisfazione di
bisogni mutevoli e di variabile intensità anche in
riferimento al volgere dei redditi dei consumatori. […]
(Zappa 1956/57, I, §43 p. 248-249).
Lo scopo di reddito non appartiene tanto all’azienda, quale coordinazione
economica in atto, bensì agli uomini che la governano, quindi attiene al
“soggetto economico” e all’istituto impresa. Non bisogna dunque rinunciare
alle potenzialità aziendali di una produzione coordinata e organizzata
soltanto a causa di possibili “soluzioni arbitrarie […] imposte da coloro che
in dati tempi e in date condizioni hanno modo di esercitare un potere
economico e politico preponderante” sull’entità impresa nel suo insieme e
dunque sul suo reddito, altrimenti organico34. Nell’analisi di Zappa, la
generica minaccia degli “uomini d’affari” del Veblen si sostanza dunque
nella nozione di “capitale di comando” 35.
32
Cf. Produzioni, II, §88 – Le armonie, i dissensi e i contrasti tra i fattori della produzione
e tra i suoi organi nelle imprese. I nuovi ordinamenti del lavoro tenacemente perseguiti, p.
402 ss.
Sullo “scopo di reddito nell'impresa” e sulla “regolazione” spontanea o legislativa della sua
distribuzione, si veda più in generale Produzioni, I §39 – Lo scopo di reddito nell’impresa,
segnatamente p. 223.
33
Sul tema di una indispensabile riforma istituzionale delle società anonime, Cfr anche
Zappa (1952), diventato poi Zappa (1956/57), I §21; Zappa (1956), diventato poi Zappa
(1956/57), II §88.
34
Cf. Zappa, 1956/57, I §39, p. 222-223. Sul medesimo tema, nella dottrina contabile
americana, si veda anche Nerlove (1930), che fa riferimento teorico soprattutto a Berle.
35
Zappa fa così allusione a quegli azionisti che, anche con una proprietà minoritaria delle
azioni, controllano di fatto l’impresa e possono perciò profittarne a loro vantaggio
esclusivo. Si tratta di una situazione italiana corrente allora, ma anche di una messa in
discussione potenziale della consueta opposizione fra managers e azionisti, poiché i
15
Yuri Biondi
L’investimento della proprietà dispersa, che ha consentito
la rapida espansione nella produzione delle società per
azioni, ha aperto al capitale di comando le vie per le quali
esso ha avuto modo di impadronirsi, a proprio vantaggio,
del pieno controllo sulle gestioni a scopo di profitto.
(Zappa 1956/57, II, §92 p. 608).
Nelle imprese soprattutto si scorge la necessità di una
viva solidarietà tra tutti i fattori operanti per la
produzione e si manifesta ad ognuno, per una maggior
produzione, per un più diffuso consumo e per una
congrua distribuzione dei redditi fra tutti i fattori
produttivi, l’alta esigenza di un nuovo ordinamento che
contenga efficacemente l’eccessiva brama di lucro dalla
quale sono talora mossi coloro che pro tempore
esercitano il supremo controllo sulla produzione di
impresa. (Zappa, 1956, p. 60).
Tale nozione diventa fra l’altro la chiave di volta dell’analisi zappiana del
“capitalismo” (Aziende Consumo, II, §25, p. 540 ss.). Un capitalismo di
essenza sociale e culturale36, piuttosto che economica, radicato nella
tensione in atto fra le solidarietà economiche e dinamiche che caratterizzano
l’azienda (ovvero la sfera economica), e la struttura organizzativa e
istituzionale dell’impresa ancora governata dal solo “capitale di comando”.
A noi basti affermare che la struttura del capitale di molte
fra le nostre maggiori imprese e di non poche tra le
minori, distinto nel fatto fra capitale di comando e
capitale sommesso a tale comando, spesso conseguito
senza un corrispondente conferimento monetario o di
beni in natura, è ormai molto lontana da una realtà
economica accettabile per il solido ordinamento delle
produzioni e per evitare in parte i dannosi dissidi tra
capitale e lavoro. (Zappa 1962, II, §25 p. 540).
managers potrebbero in ogni caso render conto soltanto agli azionisti più influenti, anche in
un’impresa la cui proprietà fosse teoricamente dispersa: “(…) il controllo delle imprese
sempre sfugge alla massa dei minori azionisti, dispersi e inetti a ogni forma di utile
concorso all’amministrazione produttiva”; “coloro che, forse con un assai limitato impiego
di capitale, detengono il controllo dell’impresa azionaria e lo esercitano per il proprio quasi
esclusivo vantaggio, senza considerazione degli interessi dei collaboratori che all’impresa
prestano il loro capace e solerte lavoro e dei risparmiatori che all’impresa offrono fiduciosi
i loro capitali”. (Zappa, 1956, p. 66).
36
Come d'altronde per Veblen (1898), p. 75 ss.
16
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
L’ordinamento organizzativo e istituzionale dell’impresa dovrebbe
piuttosto rendere volute e coscienti le solidarietà economiche che l’azienda
mette in luce ed in atto. “Oggi, possiamo dire con H.W. Peck [1935],
“l’impresa è nostra piuttosto che mia”.” (Produzioni, I §38 p. 214). In tal
senso, tanto l’etica che auspicabili riforme istituzionali possono giocare un
ruolo attivo ed una funzione precisa, allorchè le solidarietà aziendali, da
sempre sottolineate dal nostro, acquistano anche una connotazione morale e
sociale decisiva37.
La solidarietà è una condizione sia della vita cosmica, sia
della vita degli individui, sia della vita sociale. La
solidarietà sarebbe dunque una condizione dell’universo
creato. La solidarietà nel mondo sociale implica, tra
l’altro, il diritto di ciascuno di avere una congrua parte
nella somma del benessere, delle ricchezze e dei redditi
sociali. (Zappa, 1962, I, §1 p. 16).
In conclusione, il dualismo vebleniano non sembra ricusato, bensì
ricompreso in una sintesi più alta38. La rilettura di Veblen da parte di Zappa
è perciò, vorremmo dire, “commonsiana”: nelle potenti intuizioni e
provocazioni dell’americano, l’aziendalista tende cioè a riprendere tanto gli
aspetti originali, che le connotazioni sociali e morali dell’agire umano.
Si deve riconoscere il valore preponderante degli
elementi morali anche in molti problemi economici. La
morale dà regole di azione non subordinate al tornaconto.
L’uomo è un essere morale e spesso la stessa ricerca del
benessere soggiace a sentimenti di altruismo; anche il
VEBLEN, nella sua Theorie [sic] of business enterprise
(1935, p. 43) afferma che la ricerca del tornaconto trova
nell’uomo di affari restrizioni convenzionali nell’etica
degli affari. Queste limitazioni si manifesterebbero,
secondo il nostro A., primamente nei rapporti con gli altri
uomini e in modo meno preponderante inculcando
temperanza e circospezione rispetto agli interessi della
comunità in senso vasto, ossia rispetto al bene comune,
37
Cf. Produzioni, I §23, p. 88 e 90, sul rapporto fra “soggetto economico che detiene il
controllo di impresa” e azienda. D’altronde, anche il paragrafo dedicato al capitalismo si
conclude con un forte richiamo all’etica, cf. Zappa, 1962, II, §25 p. 545-546.
38
Non a caso, ad esempio, il sistema cognitivo aziendale (rilevazione), articolato nel
sistema del reddito, ammette la necessità di misure quantitative non monetarie, di carattere
statistico, per comprendere la natura produttiva dell'attività d'impresa.
17
Yuri Biondi
come da noi usa dire. I servizi resi dall’uomo d’affari alla
comunità sono, secondo il Veblen, grandi e numerosi.
39
(Zappa, 1956/57, I, §19 p. 54).
A differenza del Veblen, Zappa difende l’importanza della coordinazione
economica governata dalla gestione in quanto azione umana organizzata e
istituzionalizzata, anche per ciò che concerne le funzioni finanziarie, legate
al processo economico e monetario aziendale40.
Forse gli squilibri frequenti fra produzioni e consumi,
l’urgenza di investimenti produttivi notevoli anche in
tempi di insufficienti risparmi, le necessarie mobilitazioni
finanziarie dei capitali durevolmente assorbiti dalle
produzioni private e pubbliche, forse lo stesso flusso alla
circolazione di imponenti masse di moneta di banca
hanno contribuito a dare risalto al credito come a
essenziale fattore della struttura economica delle odierne
produzioni di impresa (Zappa, 1956/57, II §99, p. 737,
corsivo aggiunto).
Fin dal Reddito, l’aziendalista italiano è cosciente del distinguersi del
sistema monetario (e finanziario) in seno all'attività aziendale, certo a
rischio di fraintenderla e, in breve, di condurre l'impresa a generare meri
profitti senza adempiere al contempo al soddisfacimento dei bisogni41.
39
Il passo, e tutto il brano da cui proviene, è ripreso identico nelle Aziende di consumo, I
§6, p. 141 ss.
40
Citiamo qui le importanti considerazioni di Schumpeter a proposito della relazione fra
credito e capitale in Veblen: “Come merito di Mc Leod deve però essere riconosciuto
quello di aver compreso il fatto della creazione di potere d’acquisto come un elemento
essenziale della nostra organizzazione della vita sociale (…). Oggi [nel 1912] questo fatto
trova, in generale, sempre più considerazione. Lo si incontra, in rapporto con il concetto di
capitale, fra l’altro in Davenport (Value and Distribution) e in Veblen (Theory of Business
Enterprise). Qui esso lotta per essere riconosciuto. Qui esso esiste e si trova entro
l’orizzonte del teorico. Solo che non vi trova la sua comprensione analitica” (Schumpeter,
1912, 1977, capitolo III, Credito e Capitale, seconda parte: Il capitale, Appendice, p. 148,
sottolineato aggiunto).
41
Non a caso, ad esempio, la conoscenza analitica del processo economico e monetario,
attuata mediante il sistema contabile, si articola fra valori monetari e non monetari.
L’approccio dinamico aziendale, infatti, rifiuta l'idea di “equivalenza” fra reale e
monetario: né la soddisfazione dei bisogni né la dimensione tecnica della produzione
possono perciò venire ridotte alla loro espressione monetaria. Anche Veblen (1900) insiste
a lungo su questa “theoretical distinction between industrial and pecuniary employments”
(p. 304).
18
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
E poi è frequente, ed evidentissima spesso, non pur la
discrepanza, ma anche l’antinomia tra gli interessi
dell’impresa e quelli della società: l’attività d’impresa è
un’attività redditizia, o acquisitrice, o procacciatrice, o
lucrativa, come comunemente si dice; non è di necessità
produttrice nel rispetto sociale. (Zappa, 1937, §39, p.
127).
Ciò nondimeno, come mutatis mutandis per Commons, la distinzione e
l’interdipendenza fra sfera industriale e sfera finanziaria devono piuttosto
armonizzarsi nella sfera economica, rivolta appunto a tale soddisfacimento.
L’elemento cardine di quest’ultima sfera è l’azienda-impresa, intesa sia
come istituto economico destinato a perdurare (oppure coordinazione
economica in atto) che come going concern42.
Questa interdipendenza fra produzione e finanza dovrebbe altresì
indirizzare concretamente il sistema istituzionale verso un sistema bancario
e finanziario d’interesse pubblico43, nonché verso l’integrazione della
funzione sociale e della responsabilità solidale da associarsi alla proprietà
privata (Zappa 1956/57, §29)44.
3.3. Zappa e Commons
Riletto in questa chiave di lettura, l’approccio Zappiano si apre
naturalmente al pensiero dell’altro grande istituzionalista americano, al
crocevia fra economia e diritto.
L’importanza dei fatti economici, dei loro complessi e del
loro divenire non sempre venne riconosciuta dal diritto.
[…] Soltanto per finzione, spesso per finzione giuridica,
può negarsi la realtà feconda degli istituti economici di
azienda; ma le necessità pratiche e forse anche recenti
investigazioni dottrinali, in Italia e all’estero, ne palesano
la molteplice e varia vita anche in notevoli aspetti
giuridici. J.R. Commons (Institutional economics, 1934,
p. 71) diceva che la correlazione tra economia, diritto ed
42
Si tratta, nell’ordine, delle due definizioni di Zappa e di quella offerta da Commons, su
cui ritorneremo nel prossimo paragrafo.
43
è d’altronde noto l’elogio di Keynes a Commons a questo proposito.
44
Come d'altronde sembrò disporre anche l'articolo 42 della Costituzione della neo-nata
Repubblica italiana.
19
Yuri Biondi
etica è il presupposto della “economia istituzionale”.
(Zappa, 1962, III, §31 p. 695 e 697-699, note soppresse).
Già una sommaria lettura di certe pagine degli anni Cinquanta45 mostra
l’eco potenziale fra Commons e Zappa, sia essa influsso diretto oppure
condivisa volontà di ricerca, oppure ancora comunione di interessi e di
aspirazioni intellettuali, quali ad esempio:
•
•
•
•
•
l’interesse per le istituzioni, tanto per il sistema giuridico che per il ruolo
svolto dal sistema creditizio e finanziario;
la volontà teorica di superare la separazione fra reale e monetario, e fra
reale e nominale;
la ricerca di una teoria non essenzialista del valore, critica tanto del
valore lavoro che dell’utilità;
la volontà analitica di articolare una sintesi più alta fra la sfera tecnica e
la sfera economico-monetaria, espressa nei valori, cosicché quest’ultima
acquisti la propria specificità senza che la prima possa esservi ridotta, o
viceversa;
non ultimo, la volontà ermeneutica di interpretare l’attività economica
nel tempo e nel crogiolo di passato, presente e futuro insieme.
Dopo aver aperto la sua prospettiva (1900-1920), affrontando dapprima
la sfera economica e la sua espressione quantitativa, monetaria e contabile,
Zappa si confronta con gli aspetti sociali e istituzionali, mentre assiste al
diffondersi e all’affermarsi, nel panorama internazionale, della scuola
istituzionale americana (Fiorito 1998 e 1999). Molti aspetti possono attirarlo
verso tale prospettiva, non ultimi: l’interesse per il divenire economico,
sociale e istituzionale; la critica al meccanicismo ed al riduzionismo degli
approcci neoclassici; la ricerca di una metodologia e di una teorica di
diversa impronta filosofica e analitica rispetto alle macchinazioni
matematiche e ottimizzanti, essenzialmente statiche.
In questo spirito del tempo, come nello spirito della sua Opera, Zappa si
confronta con l’approccio di J.R. Commons. Anche quest’ultimo ricerca una
più profonda conoscenza dell’interazione fra sfera individuale e sfera
sociale (aggregata) nell’economico, passando ciò nondimeno per un quadro
di riferimento squisitamente giuridico46. L’aziendalista compie allora la
propria “svolta istituzionalista”, decidendo di riprendere e completare la sua
teoresi in questa chiave, ma difendendo l’originalità economico aziendale
45
46
Per tutte, Produzioni, I §19 e §22.
Sul punto, si veda soprattutto Aziende Consumo, III, §32 p. 706-708, nota 6.
20
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
del percorso già compiuto. Zappa rifiuta infatti di ricercare un fondamento
giuridico ad ogni attività economica, e tanto meno al suo impianto euristico
ed ermeneutico.
Nel ricercare, nell’analizzare i fenomeni economici e il
loro continuo trasmutare e nell’investigarne la natura non
giova riporre fidanza eccessiva nei caratteri considerati
dal diritto positivo e forse anche dalla dottrina giuridica.
[…] Malgrado il modificarsi delle unità economiche nelle
loro strutture e nelle loro dinamiche gestioni e malgrado
il succedersi tumultuoso o ordinato, tardo o celere degli
eventi economici e sociali, il sistema del diritto positivo
permane, non di rado, immutato e perde quasi ogni
efficacia nel disciplinare le azioni umane e nel reggere la
vita collettiva. Pare quasi che la dottrina giuridica e la
giurisprudenza abbiano di proposito ignorato la capacità
informativa e formativa dell’osservazione dei fatti
economici (Zappa, 1962, III §31, p. 695).
Si preoccupa così per certi contrasti, teoretici e metodologici, con
Commons, ma fa comunque riferimento alla nozione di istituzione della
scuola istituzionale americana, ed anche in G. Schmoller ed in C. Menger,
sviluppando così la seconda definizione di azienda, che abbiamo già avuto
modo di affrontare:
Istituto economico destinato a perdurare che, per il
soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in
continua
coordinazione
la
produzione,
o
il
procacciamento ed il consumo della ricchezza. (Zappa,
1954, pp. 1257).
Questa idea di istituto economico destinato a perdurare sembra dunque
alludere proprio a quel « going concern » posto da Commons al centro del
proprio sistema. D’altronde, tale nozione esisteva nel diritto americano, ed è
utilizzata da taluni teorici contabili americani, fra cui A.C. Littleton, per
connotare l’entità impresa nel suo funzionamento47.
J.R. Commons (Institutional economics, 1934) illustrò
poi ad evidenza un suo concetto secondo il quale
l’istituzione manifesta soprattutto e anzi si converte per
mezzo dell’azione collettiva nel controllo delle azioni
individuali.
47
Vedi ancora ns. nota 10.
21
Yuri Biondi
La nostra concezione istituzionale dell’azienda, sulla
quale noi insistiamo, senza denegare i fattori personali e
patrimoniali che pur non palesandone i momenti capitali
hanno così grande efficacia nel divenire delle aziende,
trova opposizione aspra specialmente nella dottrina
tradizionale. Tale dottrina percepisce nel fenomeno
economico di azienda soprattutto elementi o atomi, quasi
viventi di vita propria, e, più che ricongiunti in operante
unità, disposti per semplice giustapposizione in aggregati
diversi per la loro natura e per la loro estensione. (Zappa
1962, III, §32, p. 707-708, nota 6, corsivo aggiunto).
L’approccio dell’istituzionalista americano coniuga le nozioni chiave di
“transazione” e “going concern” per interpretare l’attività economica
d’impresa. Esso classifica appunto diverse transazioni economiche48, che
implicano al contempo tanto il conflitto che la mutua interdipendenza degli
interessi individuali, mettendo così in evidenza il ruolo svolto dalla
negoziazione, dalla persuasione e dalla coercizione nello svolgimento
effettivo delle attività economiche, nonché dalle regole operanti (working
rules) intese come azione collettiva nel controllo delle azioni individuali.
When we analyze transactions, which are the transfers of
ownership, we find that they resolve themselves into
three types, which may be distinguished as Bargaining,
Managerial, and Rationing transactions. These are
functionally interdependent and together constitute the
whole which we name a Going Concern. A going
concern is a joint expectation of beneficial bargaining,
managerial, and rationing transactions, kept together by
“working rules” and by control of the changeable
strategic or “limiting” factors which are expected to
control the others. When the expectations cease then the
concern quits going and production stops. (Commons
1934, p. 58).
Le transazioni in questione emergono nel contesto, esplicitamente
istituzionale, dell’impresa quale “going concern”. Commons non la
considera come un agente che possa essere personificato, ma piuttosto una
coalizione, ovvero un’attività collettiva, governata da interessi mutuamente
dipendenti e da aspettative condivise risultanti dall’interazione fra i
partecipanti, in diverso grado e modalità.
48
Bargaining, Managerial e Rationing transactions, cf. Commons (1934), p. 52 ss.
22
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
The false analogies may be condensed into three
analogies of mechanism, organism, and personification,
since they consist in transferring to economics the ideas
properly employed in physics, physiology, or individual
psychology. These, we conceive, may be avoided by
substituting the two ideas of transactions and going
49
concerns […]. (Commons, 1934, p. 96) .
In questo contesto, Commons abbandona la teoria “predatoria” del
Veblen per l’idea di valori ragionevoli, a carattere giuridico-economico,
volti a consentire e mantenere la coordinazione organizzativa e
istituzionale50. In essa, la partecipazione volontaria individuale all’impegno
condiviso gioca comunque un ruolo chiave, al pari dell’emergenza
(spontanea o negoziata) nel tempo di nuove tradizioni (habits), di nuove
regole operanti e di nuove interazioni51.
L’approccio proposto da Zappa nelle opere degli anni Cinquanta mostra
numerose affinità con la lezione di Commons. Connotata per le sue funzioni
come per le sue tradizioni52, l’istituto economico consente di identificare la
risultante collettiva delle finalità d’impresa, e funge da base all’analisi
dell’attività economica coordinata che essa mette in atto nel tempo. In
particolare, queste caratteristiche dinamiche di autonomia e di permanenza,
proprie dell'istituto, oltrepassano la frammentarietà ed il cambiamento
continuo a cui sarebbe altrimenti sottoposto lo svolgimento effettivo
dell’attività.
L’istituto impresa permette inoltre di moderare gli interessi individuali in
vista delle finalità comuni, e di analizzare i vincoli che la dominano, siano
essi di natura patrimoniale o derivanti dalle tradizioni organizzative. In tale
contesto, la pretesa ricerca di un profitto massimo o di una redditività
ottimale non sarebbe che una mera astrazione irreale, d’altronde
essenzialmente statica, mentre la finalità di un risultato ragionevole,
dinamico e d’insieme, espresso dal sistema contabile, diviene al contempo
più ragionevole e più operativa, capace di contemperare l’efficacia
produttiva e l’equità nella distribuzione.
49
Il luogo, limitatamente alla fallacia delle analogie biologiche (physiology), è citato da
Zappa (1962), II, §17 p. 356. Si noti come il punto sia assai specifico, e richieda senz’altro
una lettura approfondita da parte del citante.
50
Sulla lettura commonsiana di Veblen, cf. Commons (1934), chapter X – Reasonable
Value; (I) – Veblen, p. 649 ss.
51
Sulla “selezione artificiale” di nuove istituzioni in Commons, cf. anche Asso-Fiorito
(2002), p. 27-28.
52
Questa coppia di nozioni può tra l’altro ricomprendere anche le regole operanti (working
rules) che caratterizzano l’approccio di Commons.
23
Yuri Biondi
Nella stessa azienda di produzione l’uomo non è sempre
asservito alla ricerca del massimo profitto. Si dice
correttamente che spesso l’azienda di produzione tende
alla ricerca del profitto solo in limiti ragionevoli. La
soluzione di molti problemi dal punto di vista puramente
53
economico evita, ma non risolve, numerose difficoltà .
(Zappa, 1956/57, §19, p. 52-53).
La propensione al massimo profitto, alla cosiddetta
“massimizzazione” del reddito, è un’ipotesi astratta, è un
presupposto non comprovato dall’osservazione dei fatti
che in casi di eccezione e per tempi non prolungati.
Esclusi questi casi le imprese, nel loro stesso bene inteso
interesse, tendono nel lungo andare al conseguimento di
un reddito ragionevole, equivalente non di rado
all’interesse corrente di mercato sugli impieghi a non
54
breve scadenza . (Zappa, 1956/57, §39 - Lo scopo di
reddito nell’impresa, p. 218-219).
Dal punto di vista economico aziendale, tuttavia, l’accento posto da
Commons sulla transazione sembra fallace, e fors’anche troppo influenzato
dal referente giuridico del contratto, benché essa sia comunque ricompresa
negli istituti intesi come “going concern”. Per Zappa, il fondamento ultimo,
euristico e metodologico, è senza dubbio la sola azienda, donde l’impresa,
quale “istituto economico destinato a perdurare”. Essa emerge dalle
interazioni dinamiche fra le diverse componenti aziendali, che non possono
in alcun modo essere ricondotte a “scambi”, benché rielaborati nell’ottica
giuridica delle “transazioni” o di “trasferimenti di podestà” (transfers of
ownership)55. Zappa critica aspramente la nozione di “transazione”, nonché
la pretesa di un fondamento giuridico ad ogni fenomeno di azienda, senza
però citare esplicitamente Commons56.
53
E prosegue : “Anche la vita delle aziende di produzione non può tutta essere ordinata a
uno scopo economico secondo un programma definito nel quale tutto si giustifichi, come
logica economica vorrebbe, purché tutto si svolgesse per il migliore risultato” (ibidem).
54
E prosegue : “Il reddito conseguito dal capitale proprio nel lungo andare non è di solito
superiore alla rimunerazione del capitale di prestito che in ragione del maggior rischio
gravante sulla produzione di impresa” (ibidem).
55
la ns. espressione “podestà” cerca di rendere in italiano l'articolazione fra property e
ownership, almeno nell'accezione commonsiana.
56
Sul passaggio da scambio a transazioni in Commons, cf Commons (1934), chapter II (II)
§2 – From Exchange to Transactions, p. 55 ss.
24
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
Le operazioni di scambio, in molti scritti che nel diritto
vogliono ritrovare fondamento necessario a ogni
fenomeno di azienda, sono designate contratti bilaterali o,
peggio, come “transazioni”. Quest’ultima denominazione
aggiunge un errore di espressione all’errore di concetto.
(Zappa, 1956/57, I, §30 p. 137-138).
Al pari delle analogie evidenziate, anche lo scarto fra i due autori risulta
quindi consistente, precipuamente secondo il ruolo ed il peso che si
vogliano conferire al diritto ed alle “transazioni” nell'approccio
dell’istituzionalista americano. Le differenze con l’americano trovano
quindi espressione massima in ambito metodologico. Per Commons57,
l'attività ed i processi economici possono essere compresi sia come unità
integranti parti distinte e coordinate (going concern), sia come risultanti
dell'interazione fra le parti (transactions) all'interno di unità più vaste.
L'impresa, in particolare, è perciò tanto un'aggregazione variamente regolata
di agenti portatori di podestà specifiche (dominata dai portatori di capitale
proprio), che un'unica entità integrale, tanto dal punto di vista funzionale
che istituzionale. Per Zappa, il passaggio teoretico e metodologico all'entità
dinamica aziendale è più radicale:
il sistematico ordinamento economico dell'istituto di
azienda trascende i propositi e le energie di coloro che
nell'azienda operano e in un certo senso li supera, ne
regge la collaborazione, ne modera la continua unità, […]
pur consentendo a ciascun uomo operante nell'azienda
l'opportuno conseguimento degli intenti particolari che
ognuno può o deve proporsi. (Produzioni, I, §22 p. 80 e
79 interpolate).
Per Commons, l'analisi si diparte dalle tre transazioni. Il nesso fra di esse
è costituito dalle regole operanti, che istituiscono il mutuo controllo fra le
parti interagenti58 e formano così l'ambiente istituzionale, di carattere
giuridico-economico, che si espleta nella durevole stabilità regolata del
going concern (cf. Figura I infra).
Sappiamo inoltre che Commons riprende la nozione di transazione anche dalla filosofia di
Dewey, che Zappa doveva senz’altro conoscere, cf. Canziani (1987).
57
cf. Ramstad (1986); Samuels-Biddle (1995, p. xviii), nuova introduzione a Commons
(1924).
58
Sul controllo sembra insistere la nozione di istituzione di Commons, controllo degli
agenti fra loro e dell'azione collettiva sulle azioni individuali attraverso le regole operanti.
25
Yuri Biondi
Figura I - Transazioni e “going concern” in Commons.
working rules
Managerial Transaction
Bargaining
Transaction
Going concern come
ambiente istituzionale
(legal-economic nexus)
Rationing
Transaction
Figura II - L'azienda quale “istituto economico” in Zappa.
Azienda-istituto economico
Dinamica degli
eventi e dei
processi
Rilevazione
Tendenze nuove
Gestione
(Amministrazione
economica)
Produzioni
Organizzazione
Patrimonio
26
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
Per Zappa (cf. Figura II supra), l'analisi si dipana dall'unità trascendente,
l'azienda, che manifesta caratteri propri, neppure conoscibili al livello delle
parti interagenti. Il nesso fra le differenti funzioni aziendali (gestione,
organizzazione, sistema contabile) si situa dunque a tale livello superiore, è
di natura economico-teleologica, e si attua nella dinamica del reddito
d'impresa. Non a caso, infatti, l'articolazione funzionale dell'azienda quale
coordinazione economica in atto (gestione, organizzazione, sistema
contabile), espressa nelle Tendenze nuove, è sussunta nella funzione cardine
dell'Amministrazione economica, nell'azienda-istituto delle Produzioni.
Quest'ultima si inserisce in una triade ulteriore59, ove tale amministrazione
economica (energie umane, forze spirituali) orienta e opera sul patrimonio
(forze materiali organizzate) nel volgere sempre nuovo degli accadimenti
(dinamica). In tale contesto istituzionale e teleologico, la gestione diviene
l'autorità direttiva e organizzativa (elemento direttivo), operante nel tempo
per mezzo dell'organizzazione (elemento organico) e della rilevazione,
segnatamente contabile e statistica (elemento cognitivo)60. Quest'ultima
triade definisce la natura economica dell'istituto-impresa come
coordinazione economica in atto, mentre l'altra la sua attività socioeconomica.
Le differenze fra i due autori possono essere esplorate mediante una
comparazione ulteriore. Riprendiamo per questo un passo di Zappa che
presenta talune caratteristiche della propria nozione di impresa quale
istituzione:
Gli uomini, entro limiti, agiscono vincolati di necessità
nei quadri di diversi istituti che ne suscitano, ne
indirizzano e ne potenziano le capacità economiche, e
così insieme obbligati gli uomini, mentre perseguono fini
particolari o generali propri di solito del presente o del
prossimo avvenire, non li possono conseguire utilmente
che operando anche per l'interesse della collettività, che
spesso si estende ai bisogni delle future generazioni.
(Zappa, 1956/57, §19, p. 47, corsivo aggiunto).
Ad evidenza, mentre la seconda parte del brano sembra rimandare
all’idea di futurity61, la prima parte è un’eco certo voluta della lezione
dell’istituzionalista americano62:
59
cf. Produzioni, I, §§22-23.
La gestione, quale nesso finalistico aziendale, si esprime perciò nei fatti e negli
accadimenti ordinati e combinati nel processo economico e monetario. Il suo divenire si
manifesta nel reddito d'impresa. cf. Produzioni, I, §24.
61
Cf. Commons (1934), Chapter IX – Futurity, p. 390 ss.
60
27
Yuri Biondi
An institution is defined as collective action in control,
liberation and expansion of individual action. Its forms
are unorganized custom and organized going concerns.
[…] collective action is more than control of individual
action - it is, by the very act of control, […] a liberation
of individual action from coercion, duress,
discrimination, or unfair competition by other
individuals.
And collective action is more than control and liberation
of individual action - it is expansion of the will of the
individual far beyond what he can do by his own puny
acts. (Commons, 1931, p. 648, 651).
Contrariamente al suo stile abituale, Zappa non cita esplicitamente
Commons in merito a questo passaggio63. D’altronde, come si è già avuto
modo di sottolineare, egli aggiunge l’aggettivo economico per connotare la
propria definizione istituzionale dell’azienda, mettendo così l’accento sul
proprio apporto originale, tanto analitico che teoretico e metodologico.
Anche la maniera di connotare l’istituzione sembra diversa, come mostra
il confronto fra le due citazioni precedenti:
I caratteri essenziali di un’istituzione: un confronto fra Commons e Zappa
to liberate
to control
to expand
COMMONS*:
(liberare)
(controllare)
(allargare)
suscitare
indirizzare
potenziare
ZAPPA:
(to prompt)
(to frame)
(to enhance)
Per entrambi, le istituzioni debbono potenziare e allargare le possibilità
dell’azione umana. Zappa, tuttavia, preferisce sottolineare altri aspetti
peculiari. In particolare, anziché liberare gli individui gli uni dagli altri,
l’istituzione suscita in loro comportamenti e moventi differenti, quali
l’altruismo64. Più che controllarli, essa indirizza ed ordina le loro azioni,
offrendo un contesto di riferimento e delle finalità collettive
istituzionalizzate, quali la ricerca di un profitto ragionevole (o il
mantenimento del capitale investito). Quest’ultimo diviene così più una
62
cf. anche Commons (1934), p. 69 s.
E questo benchè il passaggio in questione sia ripreso altrove, cf. Produzioni, I §19, p. 54,
in nota.
*
Rendiamo le parole di Commons con i verbi inglesi corrispondenti, per coerenza di
comparazione. Tali parole erano : "liberation" "control", "expansion".
64
Donde il riferimento agli studi di psicologia sociale, già in Tendenze nuove (Zappa 1927,
XII, p. 28), poi ancora nelle opere degli anni Cinquanta (Zappa 1956/57, §21, p. 64).
63
28
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
finalità convenzionale dell’entità impresa nel suo insieme che il fulcro
preconcetto di ogni azione individuale.
Forse, fra i due autori, si tratta in fondo di una differenza fondamentale
rispetto alla visione dell’uomo e dell’azione umana, su cui potrebbe certo
gettare luce un ulteriore approfondimento comparato intorno
all’articolazione fra etica e libertà65. Si tratta fors’anche della diffidenza
dell’aziendalista verso il quadro di riferimento giuridico e transazionale
dell’americano, che Zappa temeva legalistico e contrattualistico.
In ogni caso, l'economista italiano difende così i fondamenti del suo
metodo radicalmente olistico, fondato sulle nozioni complementari di
sistema dinamico e di azienda, benché riprese e completate in chiave
istituzionale. Egli ricerca dunque l’integrazione degli individui, e delle loro
esigenze, nei sistemi suscitati e orientati dalle aziende. Tale prospettiva ci
sembra in fondo analoga al going concern di Commons, la cui esistenza,
riteniamo, si basa su questa stessa integrazione, al di là dell’opposizione
semplicistica, d’altronde preconcetta, fra il preteso olismo delle entità
organizzative e istituzionali ed il preteso individualismo delle azioni
individuali66.
4. Qualche conclusione
Fu l’Economia aziendale di Gino Zappa una forma peculiare di economia
istituzionale ?
Alludendo a Pantaleoni67, Zappa concluse le Tendenze nuove, manifesto
del suo approccio innovativo, appunto sulla questione delle scuole:
Alle eloquenti risposte dell'indagine scientifica non
opponete mai, neghittosamente, le facili conclusioni della
65
D’altronde, anche il legame teoretico fra libertà e proprietà (property), stabilito da
Commons anche citando Locke, sembra provocare un cortocircuito discutibile fra diritti
naturali a fondamento della libertà dell’individuo, la cui tradizione risale almeno a Bodin,
Grozio, Erasmo, e diritti reali, fra cui la proprietà.
66
Si ricordi che, in Zappa almeno, si tratta di olismo metodologico, che non ha alcun
legame diretto con una visione olista dell’economia o della società. Tale olismo, d'altronde,
non risiede nel prediligere il tutto o le parti come elementi chiave dell'analisi (conf. P.
Diesing, cit. da Ramstad 1986), bensì nel carattere assunto dalle interazioni fra le parti e
dalle loro risultanti. Nel caso di una visione olista, quest'ultima dinamica sistemica (e le sue
risultanti) appartiene ad un ordine logico superiore rispetto alle parti, la cui emergenza non
sarebbe meramente spontanea, ma organizzata e orientata rispetto a quest'ordine ulteriore.
67
Il luogo riprodotto apre provocatoriamente le Divergenze, nel primo volume degli
Erotemi (Pantaleoni, 1925, p. 158).
29
Yuri Biondi
pratica inconscia. E, soprattutto, nel ricercare,
nell'interpretare, nel salire all'astrazione sintetica e nel
ridiscendere alla vita, non attenuate la vostra volontà
sagace, non menomate le vostre attitudini alla ricerca
scientifica con esclusività di metodo, con pregiudizi di
cenacolo accademico, con egoismi di scuola. Anche in
ragioneria non vi sono che due scuole, la scuola di
coloro che sanno e la scuola di coloro che non sanno.
(Zappa, 1927, p. 38, corsivo aggiunto).
Eppure, proprio di fronte agli egoismi di scuola, ai pregiudizi di cenacolo
accademico, fors’anche alle ostilità che la sua teoresi dovette oltrepassare
per affermarsi, Zappa stesso non rifiutò di classificarsi, per semplicità
didattica, per approssimazioni successive, alle correnti istituzionaliste che
prendevano campo, in America come in Europa, nel periodo fra le due
guerre mondiali.
Segnatamente a partire dalle potenti intuizioni dell’ultimo Pantaleoni
intorno ad impresa, contabilità e dinamica economica (Biondi 2003), Zappa
sviluppa un approccio che integra teoria economica e contabilità. Attraverso
la costruzione di un sistema contabile dinamico originale (sistema del
reddito), l’aziendalista crea e giustifica un’immagine peculiare del processo
economico e monetario d’impresa, radicalmente diversa dagli approcci
classici, neo-classici, marginalisti. Mentre questi ultimi menomano
l’impresa costringendola nel quadro offerto dalle sole relazioni di scambio
mercantile, organizzate intorno all’equilibrio ed al calcolo marginale, Zappa
esplora l’azienda come coordinazione economica in atto, situata nello
spazio e nel suo ambiente specifico, finalistica, essenzialmente dinamica e
temporale. Essa, quale istituto economico destinato a perdurare, acquista
inoltre finalità autonome e proprie funzioni economiche con riguardo agli
uomini che la animano e all’interesse pubblico collettivo.
Al quadro teorico ed analitico d’equilibrio, metodologicamente
individualista ed essenzialmente statico, Zappa oppone la rappresentazione
offerta dal sistema dinamico dell’entità impresa, di natura
metodologicamente olistica68. È appunto il sistema contabile ad offrire una
prima rappresentazione quantitativa a tale sistema dinamico d’impresa. Esso
si sostituisce allo stato stazionario o istantaneo preconcetto dalle teoresi
neoclassiche, e costituisce una delle funzioni economiche chiave
dell’impresa, che si espleta segnatamente nella determinazione periodica del
68
L’epressione entità fa eco alla entity theory proposta dal teorico contabile americano
A.C. Littleton. In termini di sistemi socio-economici pensano d'altronde anche Veblen e
Commons.
30
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
suo risultato. Tale rappresentazione contabile definisce così la nozione e
permette l'analisi economica del reddito d'impresa e del capitale correlativo.
In conclusione, il fondatore dell’Economia aziendale italiana ha certo
percorso un itinerario scientifico sintetico ed originale, sulla scorta della
rivoluzione dinamica della teoresi contabile tedesca, ma anche americana,
nonchè dell’emergenza e del temporaneo affermarsi della scuola
istituzionalista americana in economia. Nel fatto, il suo contributo non
sembra tuttavia affatto isolato nel dibattito europeo, se questa nozione
organica e istituzionale di reddito d’impresa ritrova già potenti analogie
nell’analisi coeva di F. Perroux69. Forse, si delineano così le tracce
immaginarie di un istituzionalismo europeo, a cui gli accidenti della storia e
l’errare degli uomini hanno impedito di emergere e di definirsi come tale. È
questa una pista, o piuttosto una provocazione di ricerca, al contempo
sintetica ed ambiziosa, certo dubitabile come ogni punto di vista
retrospettivo, che questa prima ricognizione lascerà senz’altro senza
sviluppo ulteriore.
69
Cf. ancora, per l’ultima volta, Biondi (2002 ; 2003).
31
Yuri Biondi
32
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
Appendice I
Taluni riferimenti agli istituzionalisti nelle opere di Gino Zappa
pubblicate negli anni Cinquanta
Queste le opere riprodotte nei riferimenti bibliografici seguenti, con le relative
abbreviazioni:
•
Produzioni, [tomo] I o II o III – G. Zappa (1956/57), Le produzioni
nell’economia delle imprese, tre tomi, A. Giuffré editore, Milano, I: 1956, II e
III:1957.
•
Aziende Consumo, [capitolo] I o II o III – G. Zappa (1962), L’economia delle
aziende di consumo, A. Giuffré editore, Milano 1962, postumo.
Diamo di seguito un elenco dei riferimenti e dei rispettivi luoghi, con l'aggiunta
del tema relativo e, all'occorrenza, di qualche breve commento.
PRODUZIONI
LUOGO
(PRODUZIONI)
I, §19 p. 53 ss.
TEMA
RIFERIMENTO
Economisti americani
della “scuola
istituzionale” (Veblen,
Commons, Peck, ecc.).
COMMENTI
Definizioni di istituzione.
Comportamento umano e
abitudini. Etica e uomo
d’affari.
Stralcio ripreso in
Aziende
Consumo, I, §6,
p. 141 ss.
Aspra critica alla nozione
di “transazione”
riferimento
implicito a
Commons
Veblen, Theorie [sic]
of business enterprise
(1935, p. 43).
J. Commons,
Economic essays in
honour of Gustav
Cassel, London 1933.
H.W. Peck, Economic
Thought…, 1935, p.
288 ss.
A.C. Gruchy, Modern
economic Thought,
1947, p. 68 ss.
I, §30 p. 137 s.
I, §31 p. 164
O.F. Boucke, A
critique of economics
[McMillan, NY 1922]
La maggioranza segue, la
minoranza conduce,
precede
33
Yuri Biondi
LUOGO
(PRODUZIONI)
I, §38 p. 214
H.W. Peck, ibidem
I, §43 p. 248 ss.
Veblen, [?]
II, §82, p. 121
II, §82, p. 140
Gustav Schmoller,
Lineamenti di
Economia nazionale;
ibidem, I, p. 559
II, §85, p. 215 e
312
Business cycles and
unemployment, Report
and
Recommandations…,
including an
investigation made
under the auspices of
the NBER, NY 1923
S. e B. Webb, La
adulterazione del lavoro
democrazia industriale
II, §86, p. 352
II, §86, p. 379
II, §86, p. 383
II, §92 p. 602
RIFERIMENTO
J.R. Commons, Trade
unionism and labor
problems, [1905]
J.A. Hobson, Industrial
system, p. 80; p. 132
TEMA
COMMENTI
“impresa nostra piuttosto
che mia”
Critica al dominio dei
tecnici
implicazioni istituzionali,
di carattere morale e
psicologico, della divisione
del lavoro
Brano riprodotto
in italiano
Zappa riprende
l'idea di divisione
del lavoro
intendendola
specialmente
come
organizzazione
d'impresa,
articolata fra
funzioni volitive,
direttive ed
esecutive (cf.
§81)
Questioni puntuali intorno Attenzione
alla disoccupazione, alla
specifica portata
sua assicurazione e alla sua al lavoro del
misura
NBER, sotto il
noto
coordinamento di
Mitchell.
avversione americana per i
salari a premio
strutture di partecipazione
agli utili, compreso
l'aumento salariale
Veblen
Absentee
p. 66 s.
[1923], Critica alla nozione di
Ownership, “sabotaggio legale”,
specialmente come
riduzione produzione e
rialzo prezzi
II, §92 p. 607, Veblen, ibidem
Critica alla teoria della
610, 612
“proprietà dispersa”
34
Il riferimento è
qui strumentale al
dibattito
correlativo sulle
forme dei salari
(v. p. 358).
Spesso citata
l'edizione 1921.
Fonte secondaria?
Citazione ripresa
da U. Gobbi,
Trattato di Econ.,
II, p. 315 ss.
(citato da p. 382a
p. 385).
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
LUOGO
(PRODUZIONI)
II, §92 p. 650 s.
II, §101 p. 781
II, §102 p. 797
RIFERIMENTO
Veblen, ibidem, p. 259,
261
J.M.
Clark,
Costi
comuni
Mitchell, [?]
III, §124, p. 226 J.M.
Clark,
costanti
TEMA
Critica al dominio dei
tecnici
Critica
COMMENTI
cf. Biondi (2003),
p. 14 s.
Ogni processo produttivo o
economico come
complesso di variabili
Costi Critica alla nozione di
costo costante
AZIENDE DI CONSUMO
LUOGO
(AZIENDE
CONSUMO)
I, §2 p. 27
I, §2 p. 34
I, §2 p. 51
I, §3 pp. 59-60
TEMA
RIFERIMENTO
W.C. Mitchell (Nuova
collana
degli
Economisti, vol. VI, p.
58 n.)
“istituzionalisti
americani”
P.T. Homan, Essai sur
la pensée économique
contemporaine
des
anglo-américains,
Parigi 1933, p. 28, 71;
p. 38 s.
Rapporto epistemologico
fra Teorie e fatti, teoria e
pratica
Lunga citazione
dall’edizione
italiana
Divenire continuo delle
istituzioni
Statica e dinamica in
economia, pericoli delle
assunzioni statiche
Riferimento a
Reddito (1937),
§106
H.L. Moore citato
da Pirou come
oppositore delle
teoremi
dell’equilibrio
economico, comp.
Produzioni, II,
§85, p. 229-230 e
240.
H.W. Peck, Economic
Thought
and
its
institutional
[background],
Londra 1935, p. 155
G. Pirou, Les nouveaux
courants de la théorie
économique aux Etats
Unis, Parigi 1939, p.
300 ss.
I, §5 p. 124
Veblen, Commons,
Peck. Poi Davenport
COMMENTI
Istituti economici e loro
incessante evoluzione,
riferimento teorico agli
istituzionalisti americani
35
Riproduce,
traducendole in
italiano, le
definizioni di
istituzione di
Peck e Davenport
offerte da Peck,
ibidem, p. 289
Yuri Biondi
LUOGO
TEMA
RIFERIMENTO
(AZIENDE
CONSUMO)
I, §6 p. 141 nota Veblen, Theory of Etica degli affari come
10
business
enterprise, restrizione convenzionale
[1904] 1935, p. 43
allla ricerca del tornaconto
da parte dell’uomo d’affari.
Suoi servizi alla comunità.
I, §8 p. 182
Rivista di politica Mc Dougall, Veblen. J.
economica, 3 (1958), Dewey e Mitchell.
p. 235 ss.
Commons, J.M. Clark,
Mitchell e Veblen.
Influsso fattori sociali su
dinamismo delle unità
economiche, donde il
contributo teoretico della
nozione di azienda-istituto.
I, §9 p. 213
A.B.
Burns,
The Circostanze del decadere
decline of competition, della concorrenza e del
NY 1936, capitoli I, V, variare dei prezzi
VI, VII, VIII, passim
I, §11 p. 255
J.M. Clark, Economia Critica della nozione e
dei
costi
comuni della mancanza di strutture
(divenuti
nella sistematiche di rilevazione,
traduzione
italiana dunque contabili
costi costanti)
I, §11 p. 257 Homan, ibidem, p. 141 Leggi naturali in economia
nota 11
s.
II, §17 p. 356
Commons,
Fallacia analogie
Institutional economics biologiche in economia
1934, p. 96 passim
II, §17 p. 357
J.A. Hobson
Difficoltà metafore
organiche alla vita della
società
II, §20 p. 385
H.W. Peck, ibidem, p. Nazione come unità
57
economica
II, §23 p. 472
P.W. Martin, The flaw
in the price system,
Londra 1924, p. 39 ss.,
p. 60 ss., p. 81 ss.
Divenire economico
36
COMMENTI
Riprende le
Produzioni, §19
p. 53 ss.
Si tratta di “Il
problema del
benessere sociale
nella letteratura
anglo-americana”
di Jenny Griziotti
Kretschmann, pp.
231-239.
Fonte secondaria:
Homan, ibidem
riferimento
indiretto a O.
Spann (citato da
Peck)
I luoghi
corrispondono ai
capitoli IV, VII,
IX
Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
LUOGO
(AZIENDE
CONSUMO)
II, §23 p. 500
II, §23 p. 500
II, §24 p. 517
II, §23 p. 543
III, §27, p. 558
TEMA
RIFERIMENTO
Pirou, ibidem, vol. I,
cap. II, sez. II, p. 100
ss.
W. Rathenau,
Economia nuova, Bari
1922, p. 2
W. Rathenau, ibidem,
p. 9 s.
Tecnocrazia che
mieterebbe larghi profitti a
scapito delle altre classi
sociali
Impatto politico-sociale ed Lunga citazione
economico della grande
Guerra.
Annientamento classi
medie e emergenza di una
classe di nuovi ricchi.
Evoluzione del capitalismo
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Pirou, Sombart e al.,
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Homan, ibidem, p. 282
III, §31 p. 679
Rathenau, Economia
nuova, p. 30 ss.
III, §31 p. 698
Commons,
Institutional
economics, p. 71
COMMENTI
Armonizzazione dei
bisogni individuali con il
benessere sociale
Nuovo ordinamento
economico solidale e
d’interesse pubblico
Masci (1934, p.
113) associa
Veblen a Boucke
sulla critica alla
psicologia del
marginalismo
Aggiunge: “nella
limpida
traduzione di
Gino Luzzatto
(Bari, 1922)”.
Correlazione fra economia,
diritto ed etica come
presupposto della
“economia istituzionale”
III, §32 p. 707 Commons, ibidem
Nozione di istituzione
Parallelo con la
nota 6
come azione collettiva
definizione di
azienda di Zappa
III, §32 p. 709 “Scuola istituzionalista Nozione di istituzione
Lunga citazione
nota 7
americana”
in inglese di Peck,
capitolo su
H.W. Peck, ibidem, p.
“institutional
289 ss.
Economics”
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Yuri Biondi
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di Brescia
Dipartimento di
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Yuri BIONDI
ZAPPA, VEBLEN, COMMONS
Azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale
Paper numero 39
Università degli Studi di Brescia
Dipartimento di Economia Aziendale
Contrada Santa Chiara, 50 - 25122 Brescia
tel. 030.2988.551-552-553-554 - fax 030.295814
e-mail: [email protected]
Dicembre 2004
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