Comments
Transcript
Yuri BIONDI - Università degli Studi di Brescia
ARTI GRAFICHE APOLLONIO Università degli Studi di Brescia Dipartimento di Economia Aziendale Yuri BIONDI ZAPPA, VEBLEN, COMMONS Azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Paper numero 39 Università degli Studi di Brescia Dipartimento di Economia Aziendale Contrada Santa Chiara, 50 - 25122 Brescia tel. 030.2988.551-552-553-554 - fax 030.295814 e-mail: [email protected] Dicembre 2004 ZAPPA, VEBLEN, COMMONS: Azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale di Yuri Biondi Maître de conférences Université de St. Étienne (France) Comunicazione presentata al VIII Convegno nazionale AISPE (Associazione Italiana per la Storia del Pensiero Economico) " Gli economisti e le istituzioni. Contributi dalla storia del pensiero economico" Palermo, 30 settembre - 2 ottobre 2004 Indice INTRODUZIONE .............................................................................................. 1 1. La questione delle fonti........................................................................... 2 2. Gino Zappa: le opere degli anni Cinquanta e la “svolta istituzionalista” ........................................................................................ 7 3. Zappa, Veblen, Commons ..................................................................... 12 3.1. Azienda e istituzioni nella formazione dell’Economia Aziendale ........................................................................................ 12 3.2. Zappa e Veblen .............................................................................. 12 3.3. Zappa e Commons.......................................................................... 19 4. Qualche conclusione............................................................................... 29 Appendice I Taluni riferimenti agli istituzionalisti nelle opere di Gino Zappa pubblicate negli anni Cinquanta .......................................................... 33 Fonti testuali (con riepilogo delle abbreviazioni) .................................... 38 Bibliografia ................................................................................................. 41 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale INTRODUZIONE Se l'interesse per le istituzioni può ritenersi co-essenziale alla teoria e all'analisi economica, il temporaneo affermarsi nel panorama internazionale di teoresi di sensibilità e d'ispirazione instituzionalista sembra in particolare collocarsi durante le due Guerre mondiali. Tuttavia, anche senza far riferimento alla lezione della Scuola storica tedesca, gli economisti italiani sembrano coscienti di tale contributo istituzionalista già da inizio secolo, come testimonia ad esempio l'attenzione che Ricci dedica anche a Commons nella sua monografia sulla nozione di capitale (edita nel 1910). Grazie ad una curiosità intellettuale inesausta, ad una profonda erudizione economica, all'amicizia intellettuale con Marco Fanno, Gino Zappa approfondisce la corrente istituzionalista durante la formazione ed il consolidamento della sua teoresi (1903-1937), l'Economia aziendale, facendone uno dei punti di riferimento della sua riflessione. Il presente contributo indaga in chiave comparata l'influsso degli istituzionalisti americani, in particolare di Veblen e di Commons, definendolo come uno dei pilastri della teoria dinamica dell'azienda quale istituto economico destinato a perdurare. Rispetto a Veblen, Zappa si interessa in particolare all'analisi del capitale economico-aziendale e dell'interazione fra aspetto produttivo e aspetto finanziario, nonché alle folgoranti intuizioni in merito al ruolo della proprietà nell'impresa. Rispetto a Commons, emerge nitidamente l'eco profonda suscitata dalla lettura dell'americano in Zappa, che è da sempre impegnato nello sviluppo di un approccio originale e sintetico a partire da teoresi economiche e aziendali affatto differenti. Soprattutto l'approfondimento delle grandi opere degli anni trenta (segnatamente Institutional economics, 1934) conducono Zappa ad una “svolta istituzionalista”, rinnovando la propria elaborazione anche grazie alla lezione dell'americano. L'analisi condotta è suffragata, fra l'altro, tramite un'analisi puntuale delle citazioni inserite da Zappa nelle sue opere, constatando sia continuità testualmente documentate sia richiami teoretici espliciti. Essa evidenzia inoltre talune critiche costruttive sviluppate dall'aziendalista italiano ai due grandi istituzionalisti americani, confermando l'originalità del suo contributo economico-aziendale alla sviluppo teoretico e metodologico dell'analisi economica delle istituzioni. 1 Yuri Biondi 1. La questione delle fonti Manca ad oggi una disamina approfondita della ricezione degli istituzionalisti americani in Italia, segnatamente durante il loro temporaneo affermarsi nel panorama americano ed internazionale, nel periodo fra le due guerre mondiali. Anche il loro impatto sull’opera di Gino Zappa (18791960) è talora evocato, ma non è mai stato approfondito in modo sistematico ed esaustivo. È in particolare C. Masini (1966), uno degli allievi più importanti, a insistere sull’Economia aziendale del Maestro come una peculiare forma di economia di sensibilità e di ispirazione istituzionale o istituzionalista. Durante tutto il suo itinerario scientifico, Zappa si applica allo sviluppo di un approccio eterodosso e sintetico a partire da teoresi economiche e aziendali affatto differenti. Non dovrebbe perciò meravigliare che il suo spirito critico e innovatore, la sua curiosità intellettuale onnivora, la sua profonda erudizione economica, il suo interesse per la sociologia e per il diritto, nonché un’intensa rete di profonde amicizie intellettuali, non ultimi Marco Fanno, A. de Pietri Tonelli e Gino Luzzatto1, lo portino ad approfondire anche la corrente istituzionalista americana già durante la formazione ed il consolidamento della sua teoresi (1903-1937), facendone uno dei punti di riferimento della sua riflessione. Nel fatto, Zappa non cita esplicitamente tali autori2 che nelle opere pubblicate negli anni Cinquanta, in particolare le Produzioni (1956/57) e le Aziende di Consumo (1962, postumo). Sembra tuttavia alquanto improbabile che il nostro li abbia conosciuti soltanto allora, quando era ormai completamente cieco. Tanto la testimonianza di Bodrito (1961) che quelle dei figli, riprese da Biondi (2002), concordano nel ricordare l’impegno del nostro e della sua famiglia nella revisione e nel miglioramento di minute e di materiali predisposti fin dal 1929. Zappa segue così il suo personale programma di ricerca, che iniziava, come d’altronde per Pareto, dagli aspetti economici e quantitativi, più legati allo sviluppo del suo sistema contabile (Reddito), per giungere agli aspetti più qualitativi, socio-economici e istituzionali, affrontati compiutamente negli anni Trenta. Non a caso, dunque, la prima edizione del Reddito, in due puntate, occupa per intero gli anni Venti (la prima puntata esce nel 1920, la seconda nel 1929), mentre la seconda, rivista, esce nel 1937, seguendo la maturazione del percorso 1 Di tali amicizie danno testimonianza i ricordi dei figli, nonchè le nostre esplorazioni della biblioteca personale del nostro e di altri materiali d’archivio, cf. Biondi (2002). 2 Segnatamente T. Veblen, J.R. Commons e H. W. Peck. Cita anche W.C. Mitchell, J.A. Hobson, H.L. Moore (da G. Pirou 1939), P.W. Martin, E.M. Burns et H.J. Davenport. 2 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale prescelto dall’Autore. L’interesse per il diritto, infine, è senz’altro coessenziale a tale sviluppo, come testimoniano non soltanto le Valutazioni (1910), ma anche l’impulso offerto dall’insegnamento di F. Besta, maestro di Zappa3. D’altronde, anche senza far riferimento alla lezione della Scuola storica tedesca, gli economisti italiani sembrano coscienti del contributo istituzionalista americano già da inizio secolo, come testimonia già l'attenzione che Ricci dedica anche a Commons nella sua monografia sulla nozione di capitale (edita nel 1910). Le opere maggiori di Veblen, ovvero la teoria del consumo ostentatorio del 1899, la teoria dell’impresa del 1904 e la teoria della proprietà assente (1923), sono senz’altro note all’epoca, tanto in Italia che nel panorama internazionale4. Nel 1921, ad esempio, una recensione sul Giornale degli Economisti richiama l'attenzione sull'“originalità e l'acutezza” dei saggi raccolti dal Veblen in The Place of Science in Modern Civilisation and Other Essays (Huebsch, NY 1919). Anche il fondo Fanno, inoltre, conserva una copia personale di Veblen (1904), debitamente annotata dall’economista, carissimo amico di Zappa fin dalla comune stagione genovese (1906-1909). Possiamo così ipotizzare che Zappa conosca e approfondisca i testi di T. Veblen fin dalla loro pubblicazione. Per Commons, dobbiamo ricordare che l’aziendalista sottolinea al margine la disamina svolta da Ricci (1910) nella sua copia personale, convervata nel fondo Zappa (presso la Biblioteca dell’Università L. Bocconi di Milano), e così, anche grazie al suo metodo di studio sistematico, conosce l’istituzionalista americano probabilmente per la prima volta. A nostro avviso, però, lo approfondirà soltanto in seguito, in particolare negli anni Trenta, studiando gli articoli apparsi nell’American Economic Review, nonché Institutional Economics (1934). È d’altronde negli anni Venti, con gli ultimi scritti di Veblen ed il volume collettivo The Trend of Economics (1924)5, poi negli anni Trenta, con i contributi di Commons, di Peck, ma anche di Berle e di Means, di E.M. Burns, nonché con i dibattiti apparsi nell’American Economic Review del 1931 e 1932, che una più esplicita “scuola istituzionalista americana”, spesso al crocevia fra economia e diritto, si afferma e rivendica il proprio contributo originale e innovativo, di cui discettano, anche criticamente, fra gli altri Homan (1933), 3 Per il rapporto con il diritto, cf. Reddito : capitale d’impresa e diritto, §§29-30; variazioni di conto e diritto, §33. Produzioni : azienda e diritto, I, §§33-34 ; impresa e diritto : I, §§7378. 4 Della ricezione di Veblen in Italia discute in questo convegno la comunicazione di T. Foresti (Università di Pisa). 5 Il cosiddetto manifesto della scuola istituzionalista americana è del 1919, cf. Hamilton (1919). Sul tema, vedasi anche ns. nota 24. 3 Yuri Biondi Pirou (1939), Masci (1934). Quest’ultimo, riprendendo in sintesi i saggi editi in omaggio a Wieser dai viennesi Mayer e Reisch e dall’americano Fetter, menziona il contributo di Commons al terzo volume collettivo (sulla teoria della distribuzione)6, Il diritto anglo-americano e la teoria economica, e riprende la polemica fra Fetter e Veblen in merito ai fondamenti edonistici della teoria dell’utilità marginale, associando anche O.F. Boucke all’istituzionalista americano oggi più noto (Masci, 1934, p. 94 e p. 112 ss.). Per rintracciare le radici della diuturna ricerca teoretica e metodologica di Zappa, mossa da fervore metafisico, aperta da un anelito riformista, critica delle teoresi dell’equilibrio e sintetica rispetto agli approcci contemporanei, tale prima disamina non può senz’altro bastare. La generazione coeva di Zappa, non soltanto in Italia, si nutre anche dell’effervescente polemica socialista, anche non marxista, dell’infuriare del Methodenstreit, cardine del vivo dibattito fra scuola storica tedesca e marginalismo emergente, dell’altrettanto vivo dibattito sul superamento della scuola classica e neoclassico7 marshalliana, della dialettica fra Pareto e Pantaleoni, sull’interpretazione dell’equilibrio economico generale e del passaggio essenziale fra statica e dinamica. Che vi siano fattori di dinamismo sociale i quali alterino la struttura economica e non riconducano a un sistema economico di equilibrio è cosa avvertita più o meno distintamente da molti. Coloro, ad es., che si sentono portati a sommergere la Scienza economica in una sociologia, di cui si sta ancora cercando il contenuto, sono guidati, ci sembra, dal desiderio di rispondere alla fondata esigenza di giungere a seguire gli effetti di quel dinamismo che dicemmo di secondo genere sull’equilibrio economico, e lottano contro la sterilità del mezzo al quale ricorrono. Uguale spirito, sembra a noi, anima coloro che vanno in cerca di una veste biologica per l’Economia e, in sostanza, anche il concetto di relativismo storico, che da 40 anni a questa parte [dal 1869] è stato sfruttato in tutti i modi, fornendoci più crusca che farina, mirava e mira alla soluzione di problemi che il dinamismo economico presenta quando la 6 Questo saggio è più volte citato da Commons (1934), cf. ibidem, p. 57: “Das AngloAmerikanische Recht und die Wirtschaftstheorie”, in Die Wirtschaftstheorie der Gegenwart, III (1928), 293-317. cf. ancora p. 63, 101, 720. Sulla ricezione dell'istituzionalista americano in Germania, cf. gli altri riferimenti alla nota 93, in Commons (1934), p. 63. 7 L’espressione è d’altronde coniata proprio dal Veblen, a cavallo fra XIX e XX secolo. 4 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale struttura economica è quella che subisce modificazioni. (Pantaleoni, 1909, p. 87). In tale contesto, Zappa fa certo sue le originalità di C. Menger8, approfondendo al contempo G. Schmoller, ma si apre filosoficamente e metodologicamente alle rivoluzioni scientifiche di Mach e Poincaré, predilige Bergson e Royce, studia con estremo interesse Celesia, e il pragmatismo anche italiano (Vailati)9. Anche grazie all’amicizia con G. Luzzatto, conosce W. Rathenau fin dalla pubblicazione tedesca (1919) e dalla quasi immediata traduzione italiana (1922), né si dimentichi che ancora Luzzatto pubblicherà in italiano The End of the Laissez-faire del Keynes, nel 1936. D'altronde, è con una lunga citazione di Rathenau sull'impresa come istituzione economica che si apre il capitolo conclusivo di Berle e Means (1932), The New Concept of the Corporation. L’ordinamento economico esistente non risolve il problema [economico della produzione] e ancor meno lo risolve l’ordinamento comunistico. L’ordinamento, a cui noi perverremo, sarà un ordinamento di economia privata, come l’attuale, ma non di un’economia privata senza freni. Dovrà penetrarla una volontà collettiva, la stessa volontà che penetra oggi ogni opera umana solidale ad eccezione appunto della sola produzione economica; dovrà penetrarla una moralità ed un senso della responsabilità, che oggi nobilita ogni servizio reso alla collettività… . [D]ell’economia viene accettato senza discussione come cosa sicura che essa… non possa sussistere altrimenti che senza freni, sul terreno della libera concorrenza e della lotta civile. [Al contrario,] che anch’essa sia suscettibile di un ordinamento razionale, di un’organizzazione cosciente, di una penetrazione scientifica e di una responsabilità solidale; che essa sotto queste forze e queste leggi organizzatrici possa rendere molte volte più di quello che oggi si ottiene con la lotta di tutti contro tutti; che libera da contese e da conflitti velenosi, senza più speculare sopra istinti sciocchi, e senza premiare la discordia, impari a concentrarsi su ciò che è importante e necessario; che essa possa offrire ai ceti più bassi non la guerra eterna, ma la libera collaborazione; tutto ciò sarà dimostrato dall’esame della 8 Cf. ancora Biondi (2002), capitolo XII. Su Zappa e Pantaleoni, si rimanda a Biondi (2003). 9 cf. Canziani (1987). 5 Yuri Biondi nuova opera di ricostruzione. (W. Ratenau, Economia nuova, trad. it. Gino Luzzatto, Bari 1922, p. 30 ss., citato da Zappa 1962, III, §31 p. 679). Inoltre, Zappa approfondisce sistematicamente la dottrina contabile americana, almeno da inizio secolo agli anni Venti, laddove uno degli esponenti più influenti, A.C. Littleton, cita J.R. Commons già nel 193710, e nelle pagine prestigiose dell’Accounting Review si recensiscono positivamente Commons (1934), Peck (1935), Gruchy (1947)11. Infine, si dovrebbe allargare il campo di inchiesta ai giuristi, dove le riforme istituzionali anche corporative nutrono un’acceso dibattito filosofico e teoretico, che potrebbe aver letto o ripreso la dottrina del Commons, segnatamente in Italia, Germania, Francia12. In tale contesto, Zappa cerca anche nella dottrina giuridica un complemento per la sua nozione di impresa come istituzione, citando ad esempio G. Fanelli, e dell’azienda quale complesso economico unitario e coordinato. I suoi autori di riferimento sembrano qui A. De Gregorio e L. Mossa. Il presente saggio intende svolgere una prima analisi comparata fra l’Opera di Gino Zappa ed i due autori più influenti della scuola istituzionale americana, T. Veblen e J.R. Commons, soffermandosi in particolare sul tema dell’azienda e delle istituzioni. Tale analisi, che ripropone metodologicamente e completa altri nostri studi sull’opera del fondatore dell’Economia aziendale, è suffragata specialmente tramite una disamina puntuale di rimandi e citazioni inserite da Zappa nelle opere degli anni Cinquanta, constatando sia continuità testualmente documentate sia richiami teoretici espliciti13. 10 Stauss (1944) avvicina la teoria dell’impresa come entity (entity theory) promossa dal grande teorico contabile americano alla nozione di going concern, cardine dell’economia istituzionale di Commons. Sull’entità impresa come going concern nella dottrina contabile americana, cf. anche Raby (1959). Commons (1934, p. 766 nota 109) elogia inoltre K. Buecher, che fu maestro di E. Schmalenbach. 11 Cf. Kincaid (1935 ; 1936); Morgner (1948). 12 Due saggi di Commons sono ad esempio editi in francese, con testo a fronte, uno nella raccolta in onore di F. Gény, cf. Commons (1932, 1934), l'altro nella raccolta in onore di E. Lambert, cf. Commons (1938). Commons (1934) cita ripetutamente il primo, cf. ibidem, p. 55, p. 714-715. 13 La ns. appendice I offre un riepilogo commentato dei luoghi in questione per le Produzioni e le Aziende di Consumo. 6 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Dopo questa breve introduzione, dedicata alla questione delle fonti, il primo capitolo, di carattere introduttivo, presenta brevemente le opere di Zappa pubblicate negli anni Cinquanta, nella loro formazione e nel quadro del percorso scientifico dell’Autore, per soffermarsi sulla “svolta istituzionalista” compiuta dal nostro negli anni Trenta e Quaranta. Il secondo capitolo affronta il tema centrale della trattazione, analizzando i luoghi citati da Zappa ed il rapporto fra T. Veblen, J.R. Commons e la sua prospettiva dinamica aziendale, anch’essa volutamente di inspirazione e di sensibilità istituzionalista. 2. Gino Zappa: le opere degli anni Cinquanta e la “svolta istituzionalista” Chi ritrovi ovunque la mobilità (…) per semplice buon senso giudicherà necessario, come tutti, una certa permanenza di ciò che è. Dirà appunto che le istituzioni devono fornire un quadro relativamente stabile alla diversità e all’instabilità dei disegni individuali. (H. Bergson)14. Teoria, per Zappa, non poteva essere confinarsi a macchinazioni analitiche irrealistiche, così da ricondurre l’economico ad un modo di produzione riducibile ad ordini esatti, segnatamente matematici, ma essenzialmente meccanici, deterministi, metodologicamente individualisti e statici. Seguendo fra l’altro l’impulso dinamico di Pantaleoni (1909), né i metodi tratti dalla meccanica, né quelli tratti dalla biologia gli sembrano fecondi, tanto più quando si fermino ad una astratta controversia metodologica, euristicamente infeconda. “Il metodo più persuasivo di risolvere simili contese non è già di disputar sui metodi ma di applicarli”, ricercando una “riscontro immediato” degli elementi teorici “nel bagno dei fatti concreti, siano commerciali, siano industriali, nei quali ci immergiamo quotidianamente” (Pantaleoni, 1909, p. 77). Compito della Scienza sarebbe 14 “Qui trouve la mobilité partout (…) pour peu qu’il ait du bon sens, jugera nécessaire, comme tout le monde, une certaine permanence de ce qui est. Il dira que les institutions doivent fournir un cadre relativement invariable à la diversité et à l’instabilité des desseins individuels”. (H. Bergson, La pensée et le mouvant. Essais et conférences, VI ed., Alcan, Paris 1934). Tale opera faceva parte della biblioteca personale di Zappa. La testimonianza del figlio Goffredo, che ha conservato buona parte della bilbioteca personale del padre, conferma l’interesse del nostro per il filosofo francese, di cui possedeva e approfondiva numerose opere, oggi in gran parte disperse. 7 Yuri Biondi allora di fabbricare un modello che sia fecondo “istrumento euristico di fatti e di nessi che altrimenti resterebbero inavvertiti” (ibidem, pp. 77-78). Scienza diviene, per Zappa, “percepire relazioni”15, forgiare dei concetti euristicamente fecondi e pragmaticamente utili, organizzarli secondo principi ultimi espliciti, anch’essi da meditare, elaborare, esporre anche didatticamente, in dottrine composte “per insegnare i modi di percepire e di interpretare la nuova realtà”16. Teoresi è perciò alleanza di esperienza, di analisi e di ricerca metafisica, al fine di interpretare l’economico, facendolo così emergere dal bagno dei fatti e dei nessi in atto, come modo di vedere, di interpretare, di organizzare l’attività umana tesa al soddisfacimento dei bisogni. In tale contesto, Egli fonda la propria metafisica sulla nozione di sistema, essenzialmente dinamica ed olistica, in aperto contrasto con gli approcci d'equilibrio17. Solo tale nozione sarebbe infatti capace di cogliere quel peculiare processo economico e monetario che Zappa ritrova a fondamento dell’attività economica d’impresa, e più in generale dell’attività produttiva ed economica, ove ogni elemento si completa e si giustifica in interazione con gli altri elementi e con il sistema stesso, inteso dunque come un’unità dinamica, un intero organizzato ed evolutivo. Se crediamo a Gruchy (1947), la riflessione del nostro è allora pienamente istituzionale, al pari di Veblen, Commons, Mitchell, J.M. Clark, Tugwell, Means, quegli autori che Gruchy ricomprende appunto nella scuola economica “istituzionale” (institutional economics), o meglio “olistica” (holistic economics). Lo spirito che anima tale riflessione, sempre in interazione fra osservazione sistematica, elaborazione analitica e ricerca metafisica (teoretica e metodologica), rimane immutato, dagli anni Dieci e Venti, allorchè apre la sua prospettiva, redige il Reddito e legge ufficialmente le Tendenze Nuove, costruisce il sistema contabile del reddito, verso gli ulteriori orizzonti e le nuove pagine degli anni Trenta, poi ancora rielaborate nei difficili anni Quaranta, per essere riprese e pubblicate solo nel corso degli anni Cinquanta. 15 Cf. Aziende Consumo, I, §4 p. 127. Cf. Aziende Consumo, I, §2 p. 35. Cf anche Produzioni, I, §10 – Il significato e l’importanza dei principi, p. 17 ss. 17 cf. Reddito, §13 - Le ipotesi statiche e la teoria delle rilevazioni di conto sistematiche; Produzioni, §66; Aziende Consumo, §3 e §13. Cf. anche Perroux (1935, p. 24): “(…) tous ceux qui font en même temps et explicitement appel aux instruments logiques de l’école mathématique (équilibre) et de l’école historico-sociologique (système) tente une synthèse de ces deux écoles (…)”. L’approccio sintetico di Zappa sembra tuttavia portare la nozione di sistema nel cuore della teoresi economica, spodestando con essa la nozione di equilibrio ma senza per questo far ricorso ad un approccio storico-sociologico. 16 8 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Per queste ultime, tuttavia, qualcosa è comunque cambiato. Allorchè Zappa è divenuto completamente cieco (1948-1950), queste opere sono compilate con l'aiuto di familiari e di segretari, segnatamente a partire dagli appunti delle lezioni e da altre minute manoscritte, redatte almeno fin dal 1929. Se certe pagine riprendono e chiariscono nozioni già stabilite, mentre altre le ampliano verso la svolta istituzionalista espressa nella nuova definizione di azienda, in altre ancora si avverte un certo ripiegamento. Certe originalità sono nel fatto lasciate in disparte, seppur non ricusate, in particolare in merito al ruolo attivo dell'azienda nella dinamica interaziendale o sistemica, e alla interazione fra reale e monetario18. La stesura risente anche del clima generale del Paese e del suo impatto sulla scuola economica italiana. Al fervore metafisico si affianca e forse si sostituisce l'impegno civile particolarmente sentito dal nostro. Soprattutto nelle Produzioni, inoltre, l’esposizione è diluita dal riprendere ampi stralci da materiali essenzialmente didattici, spesso privi di riferimenti e rimandi teoretici. Le Aziende di Consumo testimoniano invece l’interesse del nostro per la sociologia (capitolo secondo), ed aprono l’esplorazione metodica e teoretica del consumo del reddito, compiuto precipuamente dalle aziende familiari. Nel fatto, Zappa non compie pienamente l’ulteriore sviluppo teoretico, prolungando l’acume critico e dialettico che caratterizzava il Reddito. Non articola cioè ulteriormente l’apparente dualismo fra fatti e teoriche, né quello fra dimensione sociale (aggregata) e dimensione individuale in economia, quelli che avevano dato origine alla “rivoluzione del reddito”. Riprende piuttosto e soprattutto dipana il già fatto, vuole acquisire un ruolo nel dibattito teorico, promuovere la sua scuola, infine influenzare il dibattito di politica economica per la ricostruzione del Paese sulle nuove fondamenta repubblicane. Dello spirito comune a tutta la sua Opera danno comunque testimonianza i numerosi rimandi fra Reddito e le opere degli anni Cinquanta, le Produzioni e le Aziende Consumo, segnatamente nelle rispettive parti teoretiche iniziali. Emergono così con maggiore chiarezza tanto la formazione del suo pensiero, quanto le sue connotazioni originali. 18 Come potrebbe altrimenti, una teoresi che rifiuti radicalmente le nozioni di capitale e di accumulazione dello stesso, contentarsi della nozione di risparmio? cf. anche Zappa (1956b) e ns. nota 22. 9 Yuri Biondi Definizioni di azienda nel Reddito e nelle opere degli anni Cinquanta Una coordinazione economica in atto Istituto economico destinato a perdurare nella quale ogni elemento - ossia ogni che, per il soddisfacimento dei bisogni fenomeno economico - ha la sua ragion umani, ordina e svolge in continua d’essere, in corrispondenza agli altri coordinazione la produzione, o il elementi ed allo stesso complesso. (Zappa, procacciamento ed il consumo della Reddito 1920-1937, §4, p.13). ricchezza. (Zappa, 1954, pp. 1257). Se nella rivoluzione del Reddito, l’azienda era intesa come coordinazione economica in atto, tale nozione si prolunga e si completa in quella di istituto economico destinato a perdurare19, articolato fra la gestione (amministrazione economica e suoi organismi aziendali), il patrimonio (combinazione organizzata di attività e passività), ed il fluire degli eventi e dei processi che conferiscono senso e vita all’azienda stessa quale coordinazione economica: Le coordinazioni di azienda nelle quali un tempo noi ravvisammo (Zappa, Tendenze nuove) la caratteristica massima dell’azienda possono riguardare così la struttura e il funzionamento dell’organismo di azienda e la struttura e il volgere del patrimonio, come e soprattutto il complesso corso degli accadimenti nei quali l’economia d’azienda ha la sua suprema espressione. La nozione di azienda, però, non si esaurisce nella considerazione dei suoi fattori e dei suoi accadimenti, ma implica l’ardua investigazione e la conoscenza costante delle relazioni che sempre nuove s’intrecciano tra i fenomeni di azienda, tra i fenomeni di mercato e tra i fenomeni di azienda e di mercato, e coinvolge inoltre la percezione degli andamenti e delle tendenze future di quei fenomeni e di quelle relazioni. Crediamo che la nozione di istituto valga efficacemente anche a rivelare la varietà grande dei vincoli di coordinazione che tanto profondamente ricollegano tra di loro i fenomeni di azienda. (Zappa, 1956/57, I, §19, p. 41, corsivo aggiunto). Tale ambizioso progetto muove dalla visione già espressa nella rivoluzione del Reddito e reitera lo stesso metodo per trascorrere dalla sfera economica (l’azienda), verso la sfera sociale, organizzativa e istituzionale, 19 Sulla compatibilità delle due definizioni, cf. ad esempio Produzioni, I §19, pp. 41-42 e 57; §68. Aziende Consumo, I §1 p. 10. 10 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale rappresentata dall’impresa20. Benché l’opera resti nel fatto incompiuta, già nell’articolazione fra azienda (di produzione) e impresa, ovvero fra aspetto economico ed aspetti organizzativo e istituzionale, Zappa ha comunque modo di approfondire: la relazione mezzi-fini, nesso primario fra tali dimensioni (Produzioni, I §§52-53), quale “scopo di reddito nell’impresa” (Produzioni, I §39); di discettare intorno alla duplice questione del rischio e dell’imprenditore, altro nesso primario o generalmente ritenuto tale (Produzioni, §41 e §65)21; nonché di ricusare la nozione di “fattore di produzione” (Produzioni, I §§42-51), e di riformulare criticamente quella di “produttività” (Produzioni, I §71 ; III, §128 p. 396 ss.). Queste ultime, infatti, avrebbero altrimenti un substrato essenzialmente statico, e finirebbero per offuscare lo sguardo euristico e sviare l’interpretazione ermeneutica dall’effettiva dinamica del reddito, quella che, a suo avviso, informa e condiziona l’attività economica aziendale. Tuttavia, già nella definizione di azienda-istituto, Zappa rinuncia deliberatamente a sviluppare la propria analisi seguendo compiutamente l'idea guida della dinamica del sistema del reddito22, radicalmente critica delle nozioni di ricchezzapatrimonio e di capitale, ripiegando sovente su una generica nozione di ricchezza da produrre o procacciare (secondo un'idea ricorrente al tempo, ad esempio in Menger, tale nozione poteva ricomprendere quella di capitali investiti nell'attività produttiva) e da consumare, comunque funzionale all'estensione del sistema economico-aziendale alle aziende di consumo. In tale contesto, Zappa propone la nozione di istituto o istituzione per meglio comprendere le interazioni aziendali nei loro aspetti economici e non economici, nonché le interazioni fra azienda e mercati, e fra azienda ed ambiente sociale e istituzionale, interazioni che si manifestano nel tempo e coinvolgono anche le tendenze future e le aspettative su di esse23. Egli incontra così, e si confronta con la scuola istituzionalista americana, da un lato con l’analisi del capitale e del capitalismo sviluppata dal Veblen, nel 20 Rispettivamente, il primo ed il secondo capitolo del Tomo Primo delle Produzioni. Cf. anche Aziende Consumo, I §12, p. 274 (in nota), ove l’Autore spiega (criticando Pantaleoni) come l’incapacità o l’impossibilità di negoziare esplicitamente il rischio come tale, porta all’esigenza di un riadattamento dinamico da parte della gestione attuata nell’azienda, nonché un’attenzione precipua alle condizioni sistemiche e di politica economica. 22 cf. ad esempio Zappa (1956b), p. 2: “La nozione di reddito qui accolta, perché sufficiente agli scopi di questa indagine preliminare, è una nozione nominale, in quanto… Anche nelle aziende di erogazione solo l'indagine del costituirsi dinamico del sistema del reddito potrebbe attribuire significato definito alle nozione ora esposte come proposizioni assiomatiche.”. 23 Cf. Zappa (1956/57), I, §19, p. 56-57 ; poi ancora §§68-69. 21 11 Yuri Biondi suo stile caustico e folgorante, dall’altro con il crocevia fra economia e diritto proposto dal Commons. 3. Zappa, Veblen, Commons 3.1. Azienda e istituzioni nella formazione dell’ Economia aziendale T. Veblen e J.R. Commons sono certo i maggiori esponenti della “scuola istituzionale americana”, quale si sviluppa e si afferma nelle prime decadi del XX secolo, ed in particolare fra le due guerre mondiali24. Zappa non si dimostra però un ripetitore passivo della lezione americana, né i suoi riferimenti sembrano di carattere meramente elogiativo, didattico o didascalico. La nostra analisi evidenzia piuttosto una lettura approfondita, semmai in interazione dinamica con le teoresi dei due istituzionalisti americani. Questo studio attento e critico dà fra l’altro luogo a talune integrazioni costruttive da parte dell’aziendalista italiano, e conferma l'originalità del suo contributo economico-aziendale alla sviluppo teoretico e metodologico dell'analisi economica delle istituzioni25. 3.2. Zappa e Veblen Thorstein Veblen è senza dubbio l’istituzionalista più citato da Zappa, fors’anche per il suo ruolo e per la sua fama. Del pensiero dell’americano, il fondatore dell’economia aziendale discute in particolare l’analisi del capitale d’impresa26, fulcro del rapporto fra proprietà e gestione, nonchè tra economia e tecnologia. Tale analisi costituisce d'altronde il punto di riferimento della riflessione di Veblen sull’impresa (Rutherford 2003), suscitata in particolare dall’impatto delle nuove tecnologie industriali, che richiedono una coordinazione economica ed una competenza tecnica 24 Sulle premesse, l'emergere ed il diffondersi di un'economia istituzionale o istituzionalista, cf. gli studi di Asso-Fiorito e di Fiorito ed i riferimenti ivi citati, Raffaelli (1984), Rutherford (2000a e 2000b), Pagano (2002), Hodgson (2004). 25 Sulle nozioni di istituto e istituzione nell'opera del nostro, cf. Zappa (1962), p. 352 nota 5, p. 355 nota 8, e soprattutto p. 446-447 nota 1, p. 582 nota 28, p. 706-710 e note 5,6,7. Sulla connotazione istituzionalista di Zappa, cf. Zan (1994); più in generale anche di certe tradizioni contabili europee, cf. Zambon (1996). 26 Queste pagine delle Produzioni sembrano databili agli anni trenta, per taluni riferimenti alle condizioni economiche degli anni Trenta. 12 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale peculiari, e dallo sviluppo della nuova finanza d’impresa legata alle istituzioni finanziarie, la cui azione condiziona anche la proprietà ed il controllo di essa. L’evoluzione tecnologica della seconda rivoluzione industriale apre la via a modi di produzione più complessi, a volumi di produzioni più ampi, a immobilizzazioni di capitale più intense, a mercati più vasti, e fa emergere un peculiare bisogno di coordinazione fra il processo produttivo e la funzione interna di gestione tecnica affidata agli ingegneri. In questo contesto, mettendo in nuova luce questi fenomeni largamente accettati in letteratura, Veblen dubita della capacità delle sole transazioni di mercato fra le differenti imprese (price system) ad adempiere efficacemente tale coordinazione, ovvero, nella sua terminologia, dubita della compatibilità fra “industry” e “business”. the economic welfare of the community at large is best served by a facile and uninterrupted interplay of the various processes that make up the industrial system at large ; but the pecuniary interests of the business men in whose hands lies the discretion in the matter are not necessarily best served by an unbroken maintenance of industrial balance. (Veblen, 1904, p. 27). L’impresa del suo tempo sarebbe perciò sempre in tensione fra le esigenze tecnologiche e produttive, di cui testimoniano dall’interno gli ingegneri ed la gestione tecnica, e le ambizioni degli uomini d’affari che la controllano dall’esterno, sfruttando precipuamente la sua capacità a creare flussi finanziari presenti e futuri. Technically, in point of workmanlike efficiency, the several industrial concerns are engaged in teamwork ; as business units they are competitors engaged in a strategy of mutual defeat. Monopoly is an asset in business, the most valuable of intangible assets [as capitalised in the goodwill]. In the technical half of the economic world monopoly is mere waste. (Veblen 1925, p. 54). Per semplicità di comparazione, seppure in estrema sintesi, il contributo delle opere maggiori del Veblen si articola dunque intorno a tre idee guida: (a) la nozione e l'analisi socio-economica del “consumo ostentatorio”; 13 Yuri Biondi (b) il dualismo fra industry e business, che sembrò trasformarsi in dicotomìa27; (c) il ruolo correlativo in essa della “proprietà assente” (absentee ownership). Se Zappa (1956b) accetta la nozione di “consumo ostentatorio” (punto a) nella propria analisi delle aziende di consumo (precipuamente familiari), la sua reazione di fronte alla radicale presa di posizione sull'impresa (punti b e c) sembra ambivalente. Da un lato, la sua analisi gli consente di superare questa mera opposizione fra sfera industriale e sfera finanziaria (goodwill) difesa dal Veblen28, dall’altro, ama richiamare sovente, in modo provocatorio, le “minacce predatorie” che gravano sul reddito d’impresa29 da parte di uomini d’affari senza scrupoli, un’eco evidente degli attacchi dell’americano30. A nostro avviso, Zappa coglie così una delle intuizioni chiave di Veblen: grazie alla sopravvivenza di un diritto di proprietà vetusto31, la famosa sopravvivenza di “istituzioni imbecilli”, l’azionariato di controllo può “depredare” gli altri partecipanti e l’impresa nel suo insieme di almeno una parte del reddito d’impresa. La natura ed il controllo di quest’ultimo oltrepassano dunque la mera remunerazione di fattori elementari ancora difesa dagli approcci neo-classici. Ciò nondimeno, Zappa spende pressocchè un intero paragrafo delle Produzioni a confutare l’analisi della “proprietà assente” svolta dall’americano (cf. Produzioni, II, §92). L’aziendalista difende infatti l’importanza, per lo sviluppo tecnico, economico e sociale, della separazione fra capitale e controllo messa in atto con la grande impresa e con le grandi società anonime, criticando aspramente l’idea di un “sabotaggio legale” (Veblen 1923) perpetrato ai danni dei consumatori, in particolare se mediante una restrizione delle quantità prodotte e un deliberato aumento dei prezzi. Al contrario, è appunto per incoraggiare e proteggere il contributo essenziale dato dalla raccolta di cosiddetti “capitali assenti”, conferiti dai piccoli risparmiatori, che 27 quello che Commons chiama, nelle sue proprie accezioni, “a cynical dualism of materials and ownership” (Commons 1934, p. 677). 28 Anche Commons, come vedremo, ricerca questo superamento. 29 Secondo l’epressione coniata da Schumpeter (1954), "depredation theory of entrepreneurial gain". 30 Cf. ad esempio Produzioni : I, §42 p. 240 ; I, §65 p.425 ; II, §95 p. 712. 31 Nel caso specifico, l’idea di proprietà della tradizione romana del diritto comune, cf. Zappa, 1956/57, II §92, p. 607. 14 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale si impongono nuove strutture economiche e nuovi ordinamenti giuridici atti ad assicurare, malgrado l’immanente incertezza economica, insieme alla 32 protezione del lavoro (supra §88) , la tutela del risparmio investito nell’impresa, ossia del disperso 33 capitale di impresa. (Zappa, 1956/57, II, §92 p. 605) . Secondo Zappa, non si tratta quindi di invocare, neppure provocatoriamente, un “Soviet degli ingegneri” (Veblen 1921). Innanzitutto, l’aziendalista non crede ad una supremazia né logica né organizzativa della tecnica sull’economico. Purtroppo il “perfetto sistema” tecnologico della produzione industriale è rivolto alla soddisfazione di bisogni mutevoli e di variabile intensità anche in riferimento al volgere dei redditi dei consumatori. […] (Zappa 1956/57, I, §43 p. 248-249). Lo scopo di reddito non appartiene tanto all’azienda, quale coordinazione economica in atto, bensì agli uomini che la governano, quindi attiene al “soggetto economico” e all’istituto impresa. Non bisogna dunque rinunciare alle potenzialità aziendali di una produzione coordinata e organizzata soltanto a causa di possibili “soluzioni arbitrarie […] imposte da coloro che in dati tempi e in date condizioni hanno modo di esercitare un potere economico e politico preponderante” sull’entità impresa nel suo insieme e dunque sul suo reddito, altrimenti organico34. Nell’analisi di Zappa, la generica minaccia degli “uomini d’affari” del Veblen si sostanza dunque nella nozione di “capitale di comando” 35. 32 Cf. Produzioni, II, §88 – Le armonie, i dissensi e i contrasti tra i fattori della produzione e tra i suoi organi nelle imprese. I nuovi ordinamenti del lavoro tenacemente perseguiti, p. 402 ss. Sullo “scopo di reddito nell'impresa” e sulla “regolazione” spontanea o legislativa della sua distribuzione, si veda più in generale Produzioni, I §39 – Lo scopo di reddito nell’impresa, segnatamente p. 223. 33 Sul tema di una indispensabile riforma istituzionale delle società anonime, Cfr anche Zappa (1952), diventato poi Zappa (1956/57), I §21; Zappa (1956), diventato poi Zappa (1956/57), II §88. 34 Cf. Zappa, 1956/57, I §39, p. 222-223. Sul medesimo tema, nella dottrina contabile americana, si veda anche Nerlove (1930), che fa riferimento teorico soprattutto a Berle. 35 Zappa fa così allusione a quegli azionisti che, anche con una proprietà minoritaria delle azioni, controllano di fatto l’impresa e possono perciò profittarne a loro vantaggio esclusivo. Si tratta di una situazione italiana corrente allora, ma anche di una messa in discussione potenziale della consueta opposizione fra managers e azionisti, poiché i 15 Yuri Biondi L’investimento della proprietà dispersa, che ha consentito la rapida espansione nella produzione delle società per azioni, ha aperto al capitale di comando le vie per le quali esso ha avuto modo di impadronirsi, a proprio vantaggio, del pieno controllo sulle gestioni a scopo di profitto. (Zappa 1956/57, II, §92 p. 608). Nelle imprese soprattutto si scorge la necessità di una viva solidarietà tra tutti i fattori operanti per la produzione e si manifesta ad ognuno, per una maggior produzione, per un più diffuso consumo e per una congrua distribuzione dei redditi fra tutti i fattori produttivi, l’alta esigenza di un nuovo ordinamento che contenga efficacemente l’eccessiva brama di lucro dalla quale sono talora mossi coloro che pro tempore esercitano il supremo controllo sulla produzione di impresa. (Zappa, 1956, p. 60). Tale nozione diventa fra l’altro la chiave di volta dell’analisi zappiana del “capitalismo” (Aziende Consumo, II, §25, p. 540 ss.). Un capitalismo di essenza sociale e culturale36, piuttosto che economica, radicato nella tensione in atto fra le solidarietà economiche e dinamiche che caratterizzano l’azienda (ovvero la sfera economica), e la struttura organizzativa e istituzionale dell’impresa ancora governata dal solo “capitale di comando”. A noi basti affermare che la struttura del capitale di molte fra le nostre maggiori imprese e di non poche tra le minori, distinto nel fatto fra capitale di comando e capitale sommesso a tale comando, spesso conseguito senza un corrispondente conferimento monetario o di beni in natura, è ormai molto lontana da una realtà economica accettabile per il solido ordinamento delle produzioni e per evitare in parte i dannosi dissidi tra capitale e lavoro. (Zappa 1962, II, §25 p. 540). managers potrebbero in ogni caso render conto soltanto agli azionisti più influenti, anche in un’impresa la cui proprietà fosse teoricamente dispersa: “(…) il controllo delle imprese sempre sfugge alla massa dei minori azionisti, dispersi e inetti a ogni forma di utile concorso all’amministrazione produttiva”; “coloro che, forse con un assai limitato impiego di capitale, detengono il controllo dell’impresa azionaria e lo esercitano per il proprio quasi esclusivo vantaggio, senza considerazione degli interessi dei collaboratori che all’impresa prestano il loro capace e solerte lavoro e dei risparmiatori che all’impresa offrono fiduciosi i loro capitali”. (Zappa, 1956, p. 66). 36 Come d'altronde per Veblen (1898), p. 75 ss. 16 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale L’ordinamento organizzativo e istituzionale dell’impresa dovrebbe piuttosto rendere volute e coscienti le solidarietà economiche che l’azienda mette in luce ed in atto. “Oggi, possiamo dire con H.W. Peck [1935], “l’impresa è nostra piuttosto che mia”.” (Produzioni, I §38 p. 214). In tal senso, tanto l’etica che auspicabili riforme istituzionali possono giocare un ruolo attivo ed una funzione precisa, allorchè le solidarietà aziendali, da sempre sottolineate dal nostro, acquistano anche una connotazione morale e sociale decisiva37. La solidarietà è una condizione sia della vita cosmica, sia della vita degli individui, sia della vita sociale. La solidarietà sarebbe dunque una condizione dell’universo creato. La solidarietà nel mondo sociale implica, tra l’altro, il diritto di ciascuno di avere una congrua parte nella somma del benessere, delle ricchezze e dei redditi sociali. (Zappa, 1962, I, §1 p. 16). In conclusione, il dualismo vebleniano non sembra ricusato, bensì ricompreso in una sintesi più alta38. La rilettura di Veblen da parte di Zappa è perciò, vorremmo dire, “commonsiana”: nelle potenti intuizioni e provocazioni dell’americano, l’aziendalista tende cioè a riprendere tanto gli aspetti originali, che le connotazioni sociali e morali dell’agire umano. Si deve riconoscere il valore preponderante degli elementi morali anche in molti problemi economici. La morale dà regole di azione non subordinate al tornaconto. L’uomo è un essere morale e spesso la stessa ricerca del benessere soggiace a sentimenti di altruismo; anche il VEBLEN, nella sua Theorie [sic] of business enterprise (1935, p. 43) afferma che la ricerca del tornaconto trova nell’uomo di affari restrizioni convenzionali nell’etica degli affari. Queste limitazioni si manifesterebbero, secondo il nostro A., primamente nei rapporti con gli altri uomini e in modo meno preponderante inculcando temperanza e circospezione rispetto agli interessi della comunità in senso vasto, ossia rispetto al bene comune, 37 Cf. Produzioni, I §23, p. 88 e 90, sul rapporto fra “soggetto economico che detiene il controllo di impresa” e azienda. D’altronde, anche il paragrafo dedicato al capitalismo si conclude con un forte richiamo all’etica, cf. Zappa, 1962, II, §25 p. 545-546. 38 Non a caso, ad esempio, il sistema cognitivo aziendale (rilevazione), articolato nel sistema del reddito, ammette la necessità di misure quantitative non monetarie, di carattere statistico, per comprendere la natura produttiva dell'attività d'impresa. 17 Yuri Biondi come da noi usa dire. I servizi resi dall’uomo d’affari alla comunità sono, secondo il Veblen, grandi e numerosi. 39 (Zappa, 1956/57, I, §19 p. 54). A differenza del Veblen, Zappa difende l’importanza della coordinazione economica governata dalla gestione in quanto azione umana organizzata e istituzionalizzata, anche per ciò che concerne le funzioni finanziarie, legate al processo economico e monetario aziendale40. Forse gli squilibri frequenti fra produzioni e consumi, l’urgenza di investimenti produttivi notevoli anche in tempi di insufficienti risparmi, le necessarie mobilitazioni finanziarie dei capitali durevolmente assorbiti dalle produzioni private e pubbliche, forse lo stesso flusso alla circolazione di imponenti masse di moneta di banca hanno contribuito a dare risalto al credito come a essenziale fattore della struttura economica delle odierne produzioni di impresa (Zappa, 1956/57, II §99, p. 737, corsivo aggiunto). Fin dal Reddito, l’aziendalista italiano è cosciente del distinguersi del sistema monetario (e finanziario) in seno all'attività aziendale, certo a rischio di fraintenderla e, in breve, di condurre l'impresa a generare meri profitti senza adempiere al contempo al soddisfacimento dei bisogni41. 39 Il passo, e tutto il brano da cui proviene, è ripreso identico nelle Aziende di consumo, I §6, p. 141 ss. 40 Citiamo qui le importanti considerazioni di Schumpeter a proposito della relazione fra credito e capitale in Veblen: “Come merito di Mc Leod deve però essere riconosciuto quello di aver compreso il fatto della creazione di potere d’acquisto come un elemento essenziale della nostra organizzazione della vita sociale (…). Oggi [nel 1912] questo fatto trova, in generale, sempre più considerazione. Lo si incontra, in rapporto con il concetto di capitale, fra l’altro in Davenport (Value and Distribution) e in Veblen (Theory of Business Enterprise). Qui esso lotta per essere riconosciuto. Qui esso esiste e si trova entro l’orizzonte del teorico. Solo che non vi trova la sua comprensione analitica” (Schumpeter, 1912, 1977, capitolo III, Credito e Capitale, seconda parte: Il capitale, Appendice, p. 148, sottolineato aggiunto). 41 Non a caso, ad esempio, la conoscenza analitica del processo economico e monetario, attuata mediante il sistema contabile, si articola fra valori monetari e non monetari. L’approccio dinamico aziendale, infatti, rifiuta l'idea di “equivalenza” fra reale e monetario: né la soddisfazione dei bisogni né la dimensione tecnica della produzione possono perciò venire ridotte alla loro espressione monetaria. Anche Veblen (1900) insiste a lungo su questa “theoretical distinction between industrial and pecuniary employments” (p. 304). 18 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale E poi è frequente, ed evidentissima spesso, non pur la discrepanza, ma anche l’antinomia tra gli interessi dell’impresa e quelli della società: l’attività d’impresa è un’attività redditizia, o acquisitrice, o procacciatrice, o lucrativa, come comunemente si dice; non è di necessità produttrice nel rispetto sociale. (Zappa, 1937, §39, p. 127). Ciò nondimeno, come mutatis mutandis per Commons, la distinzione e l’interdipendenza fra sfera industriale e sfera finanziaria devono piuttosto armonizzarsi nella sfera economica, rivolta appunto a tale soddisfacimento. L’elemento cardine di quest’ultima sfera è l’azienda-impresa, intesa sia come istituto economico destinato a perdurare (oppure coordinazione economica in atto) che come going concern42. Questa interdipendenza fra produzione e finanza dovrebbe altresì indirizzare concretamente il sistema istituzionale verso un sistema bancario e finanziario d’interesse pubblico43, nonché verso l’integrazione della funzione sociale e della responsabilità solidale da associarsi alla proprietà privata (Zappa 1956/57, §29)44. 3.3. Zappa e Commons Riletto in questa chiave di lettura, l’approccio Zappiano si apre naturalmente al pensiero dell’altro grande istituzionalista americano, al crocevia fra economia e diritto. L’importanza dei fatti economici, dei loro complessi e del loro divenire non sempre venne riconosciuta dal diritto. […] Soltanto per finzione, spesso per finzione giuridica, può negarsi la realtà feconda degli istituti economici di azienda; ma le necessità pratiche e forse anche recenti investigazioni dottrinali, in Italia e all’estero, ne palesano la molteplice e varia vita anche in notevoli aspetti giuridici. J.R. Commons (Institutional economics, 1934, p. 71) diceva che la correlazione tra economia, diritto ed 42 Si tratta, nell’ordine, delle due definizioni di Zappa e di quella offerta da Commons, su cui ritorneremo nel prossimo paragrafo. 43 è d’altronde noto l’elogio di Keynes a Commons a questo proposito. 44 Come d'altronde sembrò disporre anche l'articolo 42 della Costituzione della neo-nata Repubblica italiana. 19 Yuri Biondi etica è il presupposto della “economia istituzionale”. (Zappa, 1962, III, §31 p. 695 e 697-699, note soppresse). Già una sommaria lettura di certe pagine degli anni Cinquanta45 mostra l’eco potenziale fra Commons e Zappa, sia essa influsso diretto oppure condivisa volontà di ricerca, oppure ancora comunione di interessi e di aspirazioni intellettuali, quali ad esempio: • • • • • l’interesse per le istituzioni, tanto per il sistema giuridico che per il ruolo svolto dal sistema creditizio e finanziario; la volontà teorica di superare la separazione fra reale e monetario, e fra reale e nominale; la ricerca di una teoria non essenzialista del valore, critica tanto del valore lavoro che dell’utilità; la volontà analitica di articolare una sintesi più alta fra la sfera tecnica e la sfera economico-monetaria, espressa nei valori, cosicché quest’ultima acquisti la propria specificità senza che la prima possa esservi ridotta, o viceversa; non ultimo, la volontà ermeneutica di interpretare l’attività economica nel tempo e nel crogiolo di passato, presente e futuro insieme. Dopo aver aperto la sua prospettiva (1900-1920), affrontando dapprima la sfera economica e la sua espressione quantitativa, monetaria e contabile, Zappa si confronta con gli aspetti sociali e istituzionali, mentre assiste al diffondersi e all’affermarsi, nel panorama internazionale, della scuola istituzionale americana (Fiorito 1998 e 1999). Molti aspetti possono attirarlo verso tale prospettiva, non ultimi: l’interesse per il divenire economico, sociale e istituzionale; la critica al meccanicismo ed al riduzionismo degli approcci neoclassici; la ricerca di una metodologia e di una teorica di diversa impronta filosofica e analitica rispetto alle macchinazioni matematiche e ottimizzanti, essenzialmente statiche. In questo spirito del tempo, come nello spirito della sua Opera, Zappa si confronta con l’approccio di J.R. Commons. Anche quest’ultimo ricerca una più profonda conoscenza dell’interazione fra sfera individuale e sfera sociale (aggregata) nell’economico, passando ciò nondimeno per un quadro di riferimento squisitamente giuridico46. L’aziendalista compie allora la propria “svolta istituzionalista”, decidendo di riprendere e completare la sua teoresi in questa chiave, ma difendendo l’originalità economico aziendale 45 46 Per tutte, Produzioni, I §19 e §22. Sul punto, si veda soprattutto Aziende Consumo, III, §32 p. 706-708, nota 6. 20 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale del percorso già compiuto. Zappa rifiuta infatti di ricercare un fondamento giuridico ad ogni attività economica, e tanto meno al suo impianto euristico ed ermeneutico. Nel ricercare, nell’analizzare i fenomeni economici e il loro continuo trasmutare e nell’investigarne la natura non giova riporre fidanza eccessiva nei caratteri considerati dal diritto positivo e forse anche dalla dottrina giuridica. […] Malgrado il modificarsi delle unità economiche nelle loro strutture e nelle loro dinamiche gestioni e malgrado il succedersi tumultuoso o ordinato, tardo o celere degli eventi economici e sociali, il sistema del diritto positivo permane, non di rado, immutato e perde quasi ogni efficacia nel disciplinare le azioni umane e nel reggere la vita collettiva. Pare quasi che la dottrina giuridica e la giurisprudenza abbiano di proposito ignorato la capacità informativa e formativa dell’osservazione dei fatti economici (Zappa, 1962, III §31, p. 695). Si preoccupa così per certi contrasti, teoretici e metodologici, con Commons, ma fa comunque riferimento alla nozione di istituzione della scuola istituzionale americana, ed anche in G. Schmoller ed in C. Menger, sviluppando così la seconda definizione di azienda, che abbiamo già avuto modo di affrontare: Istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione, o il procacciamento ed il consumo della ricchezza. (Zappa, 1954, pp. 1257). Questa idea di istituto economico destinato a perdurare sembra dunque alludere proprio a quel « going concern » posto da Commons al centro del proprio sistema. D’altronde, tale nozione esisteva nel diritto americano, ed è utilizzata da taluni teorici contabili americani, fra cui A.C. Littleton, per connotare l’entità impresa nel suo funzionamento47. J.R. Commons (Institutional economics, 1934) illustrò poi ad evidenza un suo concetto secondo il quale l’istituzione manifesta soprattutto e anzi si converte per mezzo dell’azione collettiva nel controllo delle azioni individuali. 47 Vedi ancora ns. nota 10. 21 Yuri Biondi La nostra concezione istituzionale dell’azienda, sulla quale noi insistiamo, senza denegare i fattori personali e patrimoniali che pur non palesandone i momenti capitali hanno così grande efficacia nel divenire delle aziende, trova opposizione aspra specialmente nella dottrina tradizionale. Tale dottrina percepisce nel fenomeno economico di azienda soprattutto elementi o atomi, quasi viventi di vita propria, e, più che ricongiunti in operante unità, disposti per semplice giustapposizione in aggregati diversi per la loro natura e per la loro estensione. (Zappa 1962, III, §32, p. 707-708, nota 6, corsivo aggiunto). L’approccio dell’istituzionalista americano coniuga le nozioni chiave di “transazione” e “going concern” per interpretare l’attività economica d’impresa. Esso classifica appunto diverse transazioni economiche48, che implicano al contempo tanto il conflitto che la mutua interdipendenza degli interessi individuali, mettendo così in evidenza il ruolo svolto dalla negoziazione, dalla persuasione e dalla coercizione nello svolgimento effettivo delle attività economiche, nonché dalle regole operanti (working rules) intese come azione collettiva nel controllo delle azioni individuali. When we analyze transactions, which are the transfers of ownership, we find that they resolve themselves into three types, which may be distinguished as Bargaining, Managerial, and Rationing transactions. These are functionally interdependent and together constitute the whole which we name a Going Concern. A going concern is a joint expectation of beneficial bargaining, managerial, and rationing transactions, kept together by “working rules” and by control of the changeable strategic or “limiting” factors which are expected to control the others. When the expectations cease then the concern quits going and production stops. (Commons 1934, p. 58). Le transazioni in questione emergono nel contesto, esplicitamente istituzionale, dell’impresa quale “going concern”. Commons non la considera come un agente che possa essere personificato, ma piuttosto una coalizione, ovvero un’attività collettiva, governata da interessi mutuamente dipendenti e da aspettative condivise risultanti dall’interazione fra i partecipanti, in diverso grado e modalità. 48 Bargaining, Managerial e Rationing transactions, cf. Commons (1934), p. 52 ss. 22 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale The false analogies may be condensed into three analogies of mechanism, organism, and personification, since they consist in transferring to economics the ideas properly employed in physics, physiology, or individual psychology. These, we conceive, may be avoided by substituting the two ideas of transactions and going 49 concerns […]. (Commons, 1934, p. 96) . In questo contesto, Commons abbandona la teoria “predatoria” del Veblen per l’idea di valori ragionevoli, a carattere giuridico-economico, volti a consentire e mantenere la coordinazione organizzativa e istituzionale50. In essa, la partecipazione volontaria individuale all’impegno condiviso gioca comunque un ruolo chiave, al pari dell’emergenza (spontanea o negoziata) nel tempo di nuove tradizioni (habits), di nuove regole operanti e di nuove interazioni51. L’approccio proposto da Zappa nelle opere degli anni Cinquanta mostra numerose affinità con la lezione di Commons. Connotata per le sue funzioni come per le sue tradizioni52, l’istituto economico consente di identificare la risultante collettiva delle finalità d’impresa, e funge da base all’analisi dell’attività economica coordinata che essa mette in atto nel tempo. In particolare, queste caratteristiche dinamiche di autonomia e di permanenza, proprie dell'istituto, oltrepassano la frammentarietà ed il cambiamento continuo a cui sarebbe altrimenti sottoposto lo svolgimento effettivo dell’attività. L’istituto impresa permette inoltre di moderare gli interessi individuali in vista delle finalità comuni, e di analizzare i vincoli che la dominano, siano essi di natura patrimoniale o derivanti dalle tradizioni organizzative. In tale contesto, la pretesa ricerca di un profitto massimo o di una redditività ottimale non sarebbe che una mera astrazione irreale, d’altronde essenzialmente statica, mentre la finalità di un risultato ragionevole, dinamico e d’insieme, espresso dal sistema contabile, diviene al contempo più ragionevole e più operativa, capace di contemperare l’efficacia produttiva e l’equità nella distribuzione. 49 Il luogo, limitatamente alla fallacia delle analogie biologiche (physiology), è citato da Zappa (1962), II, §17 p. 356. Si noti come il punto sia assai specifico, e richieda senz’altro una lettura approfondita da parte del citante. 50 Sulla lettura commonsiana di Veblen, cf. Commons (1934), chapter X – Reasonable Value; (I) – Veblen, p. 649 ss. 51 Sulla “selezione artificiale” di nuove istituzioni in Commons, cf. anche Asso-Fiorito (2002), p. 27-28. 52 Questa coppia di nozioni può tra l’altro ricomprendere anche le regole operanti (working rules) che caratterizzano l’approccio di Commons. 23 Yuri Biondi Nella stessa azienda di produzione l’uomo non è sempre asservito alla ricerca del massimo profitto. Si dice correttamente che spesso l’azienda di produzione tende alla ricerca del profitto solo in limiti ragionevoli. La soluzione di molti problemi dal punto di vista puramente 53 economico evita, ma non risolve, numerose difficoltà . (Zappa, 1956/57, §19, p. 52-53). La propensione al massimo profitto, alla cosiddetta “massimizzazione” del reddito, è un’ipotesi astratta, è un presupposto non comprovato dall’osservazione dei fatti che in casi di eccezione e per tempi non prolungati. Esclusi questi casi le imprese, nel loro stesso bene inteso interesse, tendono nel lungo andare al conseguimento di un reddito ragionevole, equivalente non di rado all’interesse corrente di mercato sugli impieghi a non 54 breve scadenza . (Zappa, 1956/57, §39 - Lo scopo di reddito nell’impresa, p. 218-219). Dal punto di vista economico aziendale, tuttavia, l’accento posto da Commons sulla transazione sembra fallace, e fors’anche troppo influenzato dal referente giuridico del contratto, benché essa sia comunque ricompresa negli istituti intesi come “going concern”. Per Zappa, il fondamento ultimo, euristico e metodologico, è senza dubbio la sola azienda, donde l’impresa, quale “istituto economico destinato a perdurare”. Essa emerge dalle interazioni dinamiche fra le diverse componenti aziendali, che non possono in alcun modo essere ricondotte a “scambi”, benché rielaborati nell’ottica giuridica delle “transazioni” o di “trasferimenti di podestà” (transfers of ownership)55. Zappa critica aspramente la nozione di “transazione”, nonché la pretesa di un fondamento giuridico ad ogni fenomeno di azienda, senza però citare esplicitamente Commons56. 53 E prosegue : “Anche la vita delle aziende di produzione non può tutta essere ordinata a uno scopo economico secondo un programma definito nel quale tutto si giustifichi, come logica economica vorrebbe, purché tutto si svolgesse per il migliore risultato” (ibidem). 54 E prosegue : “Il reddito conseguito dal capitale proprio nel lungo andare non è di solito superiore alla rimunerazione del capitale di prestito che in ragione del maggior rischio gravante sulla produzione di impresa” (ibidem). 55 la ns. espressione “podestà” cerca di rendere in italiano l'articolazione fra property e ownership, almeno nell'accezione commonsiana. 56 Sul passaggio da scambio a transazioni in Commons, cf Commons (1934), chapter II (II) §2 – From Exchange to Transactions, p. 55 ss. 24 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Le operazioni di scambio, in molti scritti che nel diritto vogliono ritrovare fondamento necessario a ogni fenomeno di azienda, sono designate contratti bilaterali o, peggio, come “transazioni”. Quest’ultima denominazione aggiunge un errore di espressione all’errore di concetto. (Zappa, 1956/57, I, §30 p. 137-138). Al pari delle analogie evidenziate, anche lo scarto fra i due autori risulta quindi consistente, precipuamente secondo il ruolo ed il peso che si vogliano conferire al diritto ed alle “transazioni” nell'approccio dell’istituzionalista americano. Le differenze con l’americano trovano quindi espressione massima in ambito metodologico. Per Commons57, l'attività ed i processi economici possono essere compresi sia come unità integranti parti distinte e coordinate (going concern), sia come risultanti dell'interazione fra le parti (transactions) all'interno di unità più vaste. L'impresa, in particolare, è perciò tanto un'aggregazione variamente regolata di agenti portatori di podestà specifiche (dominata dai portatori di capitale proprio), che un'unica entità integrale, tanto dal punto di vista funzionale che istituzionale. Per Zappa, il passaggio teoretico e metodologico all'entità dinamica aziendale è più radicale: il sistematico ordinamento economico dell'istituto di azienda trascende i propositi e le energie di coloro che nell'azienda operano e in un certo senso li supera, ne regge la collaborazione, ne modera la continua unità, […] pur consentendo a ciascun uomo operante nell'azienda l'opportuno conseguimento degli intenti particolari che ognuno può o deve proporsi. (Produzioni, I, §22 p. 80 e 79 interpolate). Per Commons, l'analisi si diparte dalle tre transazioni. Il nesso fra di esse è costituito dalle regole operanti, che istituiscono il mutuo controllo fra le parti interagenti58 e formano così l'ambiente istituzionale, di carattere giuridico-economico, che si espleta nella durevole stabilità regolata del going concern (cf. Figura I infra). Sappiamo inoltre che Commons riprende la nozione di transazione anche dalla filosofia di Dewey, che Zappa doveva senz’altro conoscere, cf. Canziani (1987). 57 cf. Ramstad (1986); Samuels-Biddle (1995, p. xviii), nuova introduzione a Commons (1924). 58 Sul controllo sembra insistere la nozione di istituzione di Commons, controllo degli agenti fra loro e dell'azione collettiva sulle azioni individuali attraverso le regole operanti. 25 Yuri Biondi Figura I - Transazioni e “going concern” in Commons. working rules Managerial Transaction Bargaining Transaction Going concern come ambiente istituzionale (legal-economic nexus) Rationing Transaction Figura II - L'azienda quale “istituto economico” in Zappa. Azienda-istituto economico Dinamica degli eventi e dei processi Rilevazione Tendenze nuove Gestione (Amministrazione economica) Produzioni Organizzazione Patrimonio 26 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Per Zappa (cf. Figura II supra), l'analisi si dipana dall'unità trascendente, l'azienda, che manifesta caratteri propri, neppure conoscibili al livello delle parti interagenti. Il nesso fra le differenti funzioni aziendali (gestione, organizzazione, sistema contabile) si situa dunque a tale livello superiore, è di natura economico-teleologica, e si attua nella dinamica del reddito d'impresa. Non a caso, infatti, l'articolazione funzionale dell'azienda quale coordinazione economica in atto (gestione, organizzazione, sistema contabile), espressa nelle Tendenze nuove, è sussunta nella funzione cardine dell'Amministrazione economica, nell'azienda-istituto delle Produzioni. Quest'ultima si inserisce in una triade ulteriore59, ove tale amministrazione economica (energie umane, forze spirituali) orienta e opera sul patrimonio (forze materiali organizzate) nel volgere sempre nuovo degli accadimenti (dinamica). In tale contesto istituzionale e teleologico, la gestione diviene l'autorità direttiva e organizzativa (elemento direttivo), operante nel tempo per mezzo dell'organizzazione (elemento organico) e della rilevazione, segnatamente contabile e statistica (elemento cognitivo)60. Quest'ultima triade definisce la natura economica dell'istituto-impresa come coordinazione economica in atto, mentre l'altra la sua attività socioeconomica. Le differenze fra i due autori possono essere esplorate mediante una comparazione ulteriore. Riprendiamo per questo un passo di Zappa che presenta talune caratteristiche della propria nozione di impresa quale istituzione: Gli uomini, entro limiti, agiscono vincolati di necessità nei quadri di diversi istituti che ne suscitano, ne indirizzano e ne potenziano le capacità economiche, e così insieme obbligati gli uomini, mentre perseguono fini particolari o generali propri di solito del presente o del prossimo avvenire, non li possono conseguire utilmente che operando anche per l'interesse della collettività, che spesso si estende ai bisogni delle future generazioni. (Zappa, 1956/57, §19, p. 47, corsivo aggiunto). Ad evidenza, mentre la seconda parte del brano sembra rimandare all’idea di futurity61, la prima parte è un’eco certo voluta della lezione dell’istituzionalista americano62: 59 cf. Produzioni, I, §§22-23. La gestione, quale nesso finalistico aziendale, si esprime perciò nei fatti e negli accadimenti ordinati e combinati nel processo economico e monetario. Il suo divenire si manifesta nel reddito d'impresa. cf. Produzioni, I, §24. 61 Cf. Commons (1934), Chapter IX – Futurity, p. 390 ss. 60 27 Yuri Biondi An institution is defined as collective action in control, liberation and expansion of individual action. Its forms are unorganized custom and organized going concerns. […] collective action is more than control of individual action - it is, by the very act of control, […] a liberation of individual action from coercion, duress, discrimination, or unfair competition by other individuals. And collective action is more than control and liberation of individual action - it is expansion of the will of the individual far beyond what he can do by his own puny acts. (Commons, 1931, p. 648, 651). Contrariamente al suo stile abituale, Zappa non cita esplicitamente Commons in merito a questo passaggio63. D’altronde, come si è già avuto modo di sottolineare, egli aggiunge l’aggettivo economico per connotare la propria definizione istituzionale dell’azienda, mettendo così l’accento sul proprio apporto originale, tanto analitico che teoretico e metodologico. Anche la maniera di connotare l’istituzione sembra diversa, come mostra il confronto fra le due citazioni precedenti: I caratteri essenziali di un’istituzione: un confronto fra Commons e Zappa to liberate to control to expand COMMONS*: (liberare) (controllare) (allargare) suscitare indirizzare potenziare ZAPPA: (to prompt) (to frame) (to enhance) Per entrambi, le istituzioni debbono potenziare e allargare le possibilità dell’azione umana. Zappa, tuttavia, preferisce sottolineare altri aspetti peculiari. In particolare, anziché liberare gli individui gli uni dagli altri, l’istituzione suscita in loro comportamenti e moventi differenti, quali l’altruismo64. Più che controllarli, essa indirizza ed ordina le loro azioni, offrendo un contesto di riferimento e delle finalità collettive istituzionalizzate, quali la ricerca di un profitto ragionevole (o il mantenimento del capitale investito). Quest’ultimo diviene così più una 62 cf. anche Commons (1934), p. 69 s. E questo benchè il passaggio in questione sia ripreso altrove, cf. Produzioni, I §19, p. 54, in nota. * Rendiamo le parole di Commons con i verbi inglesi corrispondenti, per coerenza di comparazione. Tali parole erano : "liberation" "control", "expansion". 64 Donde il riferimento agli studi di psicologia sociale, già in Tendenze nuove (Zappa 1927, XII, p. 28), poi ancora nelle opere degli anni Cinquanta (Zappa 1956/57, §21, p. 64). 63 28 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale finalità convenzionale dell’entità impresa nel suo insieme che il fulcro preconcetto di ogni azione individuale. Forse, fra i due autori, si tratta in fondo di una differenza fondamentale rispetto alla visione dell’uomo e dell’azione umana, su cui potrebbe certo gettare luce un ulteriore approfondimento comparato intorno all’articolazione fra etica e libertà65. Si tratta fors’anche della diffidenza dell’aziendalista verso il quadro di riferimento giuridico e transazionale dell’americano, che Zappa temeva legalistico e contrattualistico. In ogni caso, l'economista italiano difende così i fondamenti del suo metodo radicalmente olistico, fondato sulle nozioni complementari di sistema dinamico e di azienda, benché riprese e completate in chiave istituzionale. Egli ricerca dunque l’integrazione degli individui, e delle loro esigenze, nei sistemi suscitati e orientati dalle aziende. Tale prospettiva ci sembra in fondo analoga al going concern di Commons, la cui esistenza, riteniamo, si basa su questa stessa integrazione, al di là dell’opposizione semplicistica, d’altronde preconcetta, fra il preteso olismo delle entità organizzative e istituzionali ed il preteso individualismo delle azioni individuali66. 4. Qualche conclusione Fu l’Economia aziendale di Gino Zappa una forma peculiare di economia istituzionale ? Alludendo a Pantaleoni67, Zappa concluse le Tendenze nuove, manifesto del suo approccio innovativo, appunto sulla questione delle scuole: Alle eloquenti risposte dell'indagine scientifica non opponete mai, neghittosamente, le facili conclusioni della 65 D’altronde, anche il legame teoretico fra libertà e proprietà (property), stabilito da Commons anche citando Locke, sembra provocare un cortocircuito discutibile fra diritti naturali a fondamento della libertà dell’individuo, la cui tradizione risale almeno a Bodin, Grozio, Erasmo, e diritti reali, fra cui la proprietà. 66 Si ricordi che, in Zappa almeno, si tratta di olismo metodologico, che non ha alcun legame diretto con una visione olista dell’economia o della società. Tale olismo, d'altronde, non risiede nel prediligere il tutto o le parti come elementi chiave dell'analisi (conf. P. Diesing, cit. da Ramstad 1986), bensì nel carattere assunto dalle interazioni fra le parti e dalle loro risultanti. Nel caso di una visione olista, quest'ultima dinamica sistemica (e le sue risultanti) appartiene ad un ordine logico superiore rispetto alle parti, la cui emergenza non sarebbe meramente spontanea, ma organizzata e orientata rispetto a quest'ordine ulteriore. 67 Il luogo riprodotto apre provocatoriamente le Divergenze, nel primo volume degli Erotemi (Pantaleoni, 1925, p. 158). 29 Yuri Biondi pratica inconscia. E, soprattutto, nel ricercare, nell'interpretare, nel salire all'astrazione sintetica e nel ridiscendere alla vita, non attenuate la vostra volontà sagace, non menomate le vostre attitudini alla ricerca scientifica con esclusività di metodo, con pregiudizi di cenacolo accademico, con egoismi di scuola. Anche in ragioneria non vi sono che due scuole, la scuola di coloro che sanno e la scuola di coloro che non sanno. (Zappa, 1927, p. 38, corsivo aggiunto). Eppure, proprio di fronte agli egoismi di scuola, ai pregiudizi di cenacolo accademico, fors’anche alle ostilità che la sua teoresi dovette oltrepassare per affermarsi, Zappa stesso non rifiutò di classificarsi, per semplicità didattica, per approssimazioni successive, alle correnti istituzionaliste che prendevano campo, in America come in Europa, nel periodo fra le due guerre mondiali. Segnatamente a partire dalle potenti intuizioni dell’ultimo Pantaleoni intorno ad impresa, contabilità e dinamica economica (Biondi 2003), Zappa sviluppa un approccio che integra teoria economica e contabilità. Attraverso la costruzione di un sistema contabile dinamico originale (sistema del reddito), l’aziendalista crea e giustifica un’immagine peculiare del processo economico e monetario d’impresa, radicalmente diversa dagli approcci classici, neo-classici, marginalisti. Mentre questi ultimi menomano l’impresa costringendola nel quadro offerto dalle sole relazioni di scambio mercantile, organizzate intorno all’equilibrio ed al calcolo marginale, Zappa esplora l’azienda come coordinazione economica in atto, situata nello spazio e nel suo ambiente specifico, finalistica, essenzialmente dinamica e temporale. Essa, quale istituto economico destinato a perdurare, acquista inoltre finalità autonome e proprie funzioni economiche con riguardo agli uomini che la animano e all’interesse pubblico collettivo. Al quadro teorico ed analitico d’equilibrio, metodologicamente individualista ed essenzialmente statico, Zappa oppone la rappresentazione offerta dal sistema dinamico dell’entità impresa, di natura metodologicamente olistica68. È appunto il sistema contabile ad offrire una prima rappresentazione quantitativa a tale sistema dinamico d’impresa. Esso si sostituisce allo stato stazionario o istantaneo preconcetto dalle teoresi neoclassiche, e costituisce una delle funzioni economiche chiave dell’impresa, che si espleta segnatamente nella determinazione periodica del 68 L’epressione entità fa eco alla entity theory proposta dal teorico contabile americano A.C. Littleton. In termini di sistemi socio-economici pensano d'altronde anche Veblen e Commons. 30 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale suo risultato. Tale rappresentazione contabile definisce così la nozione e permette l'analisi economica del reddito d'impresa e del capitale correlativo. In conclusione, il fondatore dell’Economia aziendale italiana ha certo percorso un itinerario scientifico sintetico ed originale, sulla scorta della rivoluzione dinamica della teoresi contabile tedesca, ma anche americana, nonchè dell’emergenza e del temporaneo affermarsi della scuola istituzionalista americana in economia. Nel fatto, il suo contributo non sembra tuttavia affatto isolato nel dibattito europeo, se questa nozione organica e istituzionale di reddito d’impresa ritrova già potenti analogie nell’analisi coeva di F. Perroux69. Forse, si delineano così le tracce immaginarie di un istituzionalismo europeo, a cui gli accidenti della storia e l’errare degli uomini hanno impedito di emergere e di definirsi come tale. È questa una pista, o piuttosto una provocazione di ricerca, al contempo sintetica ed ambiziosa, certo dubitabile come ogni punto di vista retrospettivo, che questa prima ricognizione lascerà senz’altro senza sviluppo ulteriore. 69 Cf. ancora, per l’ultima volta, Biondi (2002 ; 2003). 31 Yuri Biondi 32 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Appendice I Taluni riferimenti agli istituzionalisti nelle opere di Gino Zappa pubblicate negli anni Cinquanta Queste le opere riprodotte nei riferimenti bibliografici seguenti, con le relative abbreviazioni: • Produzioni, [tomo] I o II o III – G. Zappa (1956/57), Le produzioni nell’economia delle imprese, tre tomi, A. Giuffré editore, Milano, I: 1956, II e III:1957. • Aziende Consumo, [capitolo] I o II o III – G. Zappa (1962), L’economia delle aziende di consumo, A. Giuffré editore, Milano 1962, postumo. Diamo di seguito un elenco dei riferimenti e dei rispettivi luoghi, con l'aggiunta del tema relativo e, all'occorrenza, di qualche breve commento. PRODUZIONI LUOGO (PRODUZIONI) I, §19 p. 53 ss. TEMA RIFERIMENTO Economisti americani della “scuola istituzionale” (Veblen, Commons, Peck, ecc.). COMMENTI Definizioni di istituzione. Comportamento umano e abitudini. Etica e uomo d’affari. Stralcio ripreso in Aziende Consumo, I, §6, p. 141 ss. Aspra critica alla nozione di “transazione” riferimento implicito a Commons Veblen, Theorie [sic] of business enterprise (1935, p. 43). J. Commons, Economic essays in honour of Gustav Cassel, London 1933. H.W. Peck, Economic Thought…, 1935, p. 288 ss. A.C. Gruchy, Modern economic Thought, 1947, p. 68 ss. I, §30 p. 137 s. I, §31 p. 164 O.F. Boucke, A critique of economics [McMillan, NY 1922] La maggioranza segue, la minoranza conduce, precede 33 Yuri Biondi LUOGO (PRODUZIONI) I, §38 p. 214 H.W. Peck, ibidem I, §43 p. 248 ss. Veblen, [?] II, §82, p. 121 II, §82, p. 140 Gustav Schmoller, Lineamenti di Economia nazionale; ibidem, I, p. 559 II, §85, p. 215 e 312 Business cycles and unemployment, Report and Recommandations…, including an investigation made under the auspices of the NBER, NY 1923 S. e B. Webb, La adulterazione del lavoro democrazia industriale II, §86, p. 352 II, §86, p. 379 II, §86, p. 383 II, §92 p. 602 RIFERIMENTO J.R. Commons, Trade unionism and labor problems, [1905] J.A. Hobson, Industrial system, p. 80; p. 132 TEMA COMMENTI “impresa nostra piuttosto che mia” Critica al dominio dei tecnici implicazioni istituzionali, di carattere morale e psicologico, della divisione del lavoro Brano riprodotto in italiano Zappa riprende l'idea di divisione del lavoro intendendola specialmente come organizzazione d'impresa, articolata fra funzioni volitive, direttive ed esecutive (cf. §81) Questioni puntuali intorno Attenzione alla disoccupazione, alla specifica portata sua assicurazione e alla sua al lavoro del misura NBER, sotto il noto coordinamento di Mitchell. avversione americana per i salari a premio strutture di partecipazione agli utili, compreso l'aumento salariale Veblen Absentee p. 66 s. [1923], Critica alla nozione di Ownership, “sabotaggio legale”, specialmente come riduzione produzione e rialzo prezzi II, §92 p. 607, Veblen, ibidem Critica alla teoria della 610, 612 “proprietà dispersa” 34 Il riferimento è qui strumentale al dibattito correlativo sulle forme dei salari (v. p. 358). Spesso citata l'edizione 1921. Fonte secondaria? Citazione ripresa da U. Gobbi, Trattato di Econ., II, p. 315 ss. (citato da p. 382a p. 385). Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale LUOGO (PRODUZIONI) II, §92 p. 650 s. II, §101 p. 781 II, §102 p. 797 RIFERIMENTO Veblen, ibidem, p. 259, 261 J.M. Clark, Costi comuni Mitchell, [?] III, §124, p. 226 J.M. Clark, costanti TEMA Critica al dominio dei tecnici Critica COMMENTI cf. Biondi (2003), p. 14 s. Ogni processo produttivo o economico come complesso di variabili Costi Critica alla nozione di costo costante AZIENDE DI CONSUMO LUOGO (AZIENDE CONSUMO) I, §2 p. 27 I, §2 p. 34 I, §2 p. 51 I, §3 pp. 59-60 TEMA RIFERIMENTO W.C. Mitchell (Nuova collana degli Economisti, vol. VI, p. 58 n.) “istituzionalisti americani” P.T. Homan, Essai sur la pensée économique contemporaine des anglo-américains, Parigi 1933, p. 28, 71; p. 38 s. Rapporto epistemologico fra Teorie e fatti, teoria e pratica Lunga citazione dall’edizione italiana Divenire continuo delle istituzioni Statica e dinamica in economia, pericoli delle assunzioni statiche Riferimento a Reddito (1937), §106 H.L. Moore citato da Pirou come oppositore delle teoremi dell’equilibrio economico, comp. Produzioni, II, §85, p. 229-230 e 240. H.W. Peck, Economic Thought and its institutional [background], Londra 1935, p. 155 G. Pirou, Les nouveaux courants de la théorie économique aux Etats Unis, Parigi 1939, p. 300 ss. I, §5 p. 124 Veblen, Commons, Peck. Poi Davenport COMMENTI Istituti economici e loro incessante evoluzione, riferimento teorico agli istituzionalisti americani 35 Riproduce, traducendole in italiano, le definizioni di istituzione di Peck e Davenport offerte da Peck, ibidem, p. 289 Yuri Biondi LUOGO TEMA RIFERIMENTO (AZIENDE CONSUMO) I, §6 p. 141 nota Veblen, Theory of Etica degli affari come 10 business enterprise, restrizione convenzionale [1904] 1935, p. 43 allla ricerca del tornaconto da parte dell’uomo d’affari. Suoi servizi alla comunità. I, §8 p. 182 Rivista di politica Mc Dougall, Veblen. J. economica, 3 (1958), Dewey e Mitchell. p. 235 ss. Commons, J.M. Clark, Mitchell e Veblen. Influsso fattori sociali su dinamismo delle unità economiche, donde il contributo teoretico della nozione di azienda-istituto. I, §9 p. 213 A.B. Burns, The Circostanze del decadere decline of competition, della concorrenza e del NY 1936, capitoli I, V, variare dei prezzi VI, VII, VIII, passim I, §11 p. 255 J.M. Clark, Economia Critica della nozione e dei costi comuni della mancanza di strutture (divenuti nella sistematiche di rilevazione, traduzione italiana dunque contabili costi costanti) I, §11 p. 257 Homan, ibidem, p. 141 Leggi naturali in economia nota 11 s. II, §17 p. 356 Commons, Fallacia analogie Institutional economics biologiche in economia 1934, p. 96 passim II, §17 p. 357 J.A. Hobson Difficoltà metafore organiche alla vita della società II, §20 p. 385 H.W. Peck, ibidem, p. Nazione come unità 57 economica II, §23 p. 472 P.W. Martin, The flaw in the price system, Londra 1924, p. 39 ss., p. 60 ss., p. 81 ss. Divenire economico 36 COMMENTI Riprende le Produzioni, §19 p. 53 ss. Si tratta di “Il problema del benessere sociale nella letteratura anglo-americana” di Jenny Griziotti Kretschmann, pp. 231-239. Fonte secondaria: Homan, ibidem riferimento indiretto a O. Spann (citato da Peck) I luoghi corrispondono ai capitoli IV, VII, IX Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale LUOGO (AZIENDE CONSUMO) II, §23 p. 500 II, §23 p. 500 II, §24 p. 517 II, §23 p. 543 III, §27, p. 558 TEMA RIFERIMENTO Pirou, ibidem, vol. I, cap. II, sez. II, p. 100 ss. W. Rathenau, Economia nuova, Bari 1922, p. 2 W. Rathenau, ibidem, p. 9 s. Tecnocrazia che mieterebbe larghi profitti a scapito delle altre classi sociali Impatto politico-sociale ed Lunga citazione economico della grande Guerra. Annientamento classi medie e emergenza di una classe di nuovi ricchi. Evoluzione del capitalismo e sue perturbazioni. Pirou, Sombart e al., La crisi del capitalismo, Firenze 1933. J.A. Hobson, The evolution of modern capitalism, Londra NY 1926 O.F. Boucke, A Bisogni altruistici benché critique of economics, apparentemente egoistici [McMillan, NY 1922], p. 73 III, §27 p. 577 J.A. Hobson, cit. in P. Homan, ibidem, p. 282 III, §31 p. 679 Rathenau, Economia nuova, p. 30 ss. III, §31 p. 698 Commons, Institutional economics, p. 71 COMMENTI Armonizzazione dei bisogni individuali con il benessere sociale Nuovo ordinamento economico solidale e d’interesse pubblico Masci (1934, p. 113) associa Veblen a Boucke sulla critica alla psicologia del marginalismo Aggiunge: “nella limpida traduzione di Gino Luzzatto (Bari, 1922)”. Correlazione fra economia, diritto ed etica come presupposto della “economia istituzionale” III, §32 p. 707 Commons, ibidem Nozione di istituzione Parallelo con la nota 6 come azione collettiva definizione di azienda di Zappa III, §32 p. 709 “Scuola istituzionalista Nozione di istituzione Lunga citazione nota 7 americana” in inglese di Peck, capitolo su H.W. Peck, ibidem, p. “institutional 289 ss. Economics” 37 Yuri Biondi Fonti testuali (con riepilogo delle abbreviazioni) Commons, Institutional Economics AA.VV. (1931), Economic theory – Institutionalism: What it is and What it hopes to become, American Economic Review, 21 (1), Papers and Proceedings, march 1931, p. 134-141. AA.VV. (1932), Institutional Economics, American Economic Review, 22 (1), Papers and Proceedings, march 1932, p. 105-116. BERLE A., MEANS G. (1932), The modern corporation and private property, NY: Harcourt, Brace and World, 1932. COMMONS R. John (1905) ed., Trade unionism and labor problems, USA: Ginn & Company 1921. COMMONS R. John (1924), Legal Foundations of Capitalism, McMillan, NY 1924. with a new introduction by W.J. Samuels and J.E. Biddle, Transactions Pub., NJ 1995. COMMONS R. John (1931), Institutional Economics, American Economic Review, vol. 21, 1931, AEA, Usa, pp. 648-657. in M. Rutherford, W.J. Samuels (1996), John R. Commons: Selected Essays, Volume Two, n. 31, Routledge, London-NY, pp. 4443452. COMMONS R. John (1932), The problem of correlating law, economics and ethics, Comments on F. Gény, Méthode d’interprétation et Sources en Droit Privé Positif (1899, 1919), in M. Rutherford, W.J. Samuels (1996), John R. Commons: Selected Essays, Volume Two, n. 35, Routledge, London-NY, pp. 453-473. ed. francese: [testo inglese e traduzione francese], Recueil d’études sur les sources du droit en l’honneur de François Gény (Tome III: Les sources des diverses branches du droit), Sirey, France 1934. COMMONS R. John (1934), Institutional Economics. Its place in Political Economy, USA: Macmillan Company. USA: Transaction Pub. 1990 COMMONS R. John (1936), Institutional Economics, American Economic Review, Papers & Proceedings, n. 26, march 1936, AEA, Usa, pp. 237-249, in M. Rutherford, W.J. Samuels (1996), John R. Commons: Selected Essays, Volume Two, n. 37, Routledge, London-NY, pp. 487-500. COMMONS R. John (1938), La valeur raisonnable dans l'économie politique américaine, §162, p. 383-398, in Introduction à l'étude du droit comparé - Recueil d'études en l'honneur d'Edouard Lambert (V° partie : Le droit comparé comme science sociale), Sirey - LGDY 1938. GRUCHY G. Allen (1947), Modern Economic Thought, NY: PrenticeHall Inc. 1947. HAMILTON H. Walton (1919), The Institutional Approach to Economic Theory, American Economic Review, 9, March 1919, p. 309-318. 38 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale HOMAN T. Paul (1933), Essai sur la pensée économique contemporaine des anglo-américains, Paris 1933. KINCAID E.A. (1935), recensione a Commons (1934), cit., The Accounting Review, 10 (4), December 1935, p. 421-423. KINCAID E.A. (1936), recensione a Peck (1935), cit., The Accounting Review, 11 (4), December 1936, p. 401-402. LITTLETON A. Charles (1937), Concepts of income underlying accounting, The Accounting Review, XII, march 1937, pp. 1322. MARTIN P. W. (1924), The flaw in the price system, London: P.S. King & Son Ltd 1924. MASCI Guglielmo (1934), Saggi critici di teoria e metodologia economica, Catania 1934. MASINI Carlo (1966), Gino Zappa: la sua dottrina e la professione del dottore commercialista, Commemorazione tenuta all’Ordine dei dottori commercialisti di Milano, Giuffrè, Milano 1966. MORGNER A. (1948), recensione a Gruchy (1947), cit., The Accounting Review, 23 (1), january 1948, p. 112. NERLOVE S.H. (1930), Insiders and corporate income streams, The Accounting Review, 5 (2), june 1930, p. 153-156. PANTALEONI Maffeo (1909), Di alcuni fenomeni di dinamica economica, "Giornale degli Economisti", s. 2, a. 20, vol. 39, 1909, II, settembre, pp. 211-254. Ristampato in Scritti vari, III, 1910, pp. 45-111; poi in Erotemi, II, 1925, pp. 75-127. Traduzione inglese: "International Economic Papers", London, MacMillan, vol. 5, 1956. PANTALEONI Maffeo (1925), Erotemi di economia, due voll., Laterza, Bari 1925. PECK W. Harvey (1935), Economic Thought and its institutional Background, London: G. Allen & Unwin Ltd 1935. PIROU Gaetan (1939), Les nouveaux courants de la théorie économique aux États Unis, Paris 1939. RABY L. Wm. (1959), The Two Faces of Accounting, The Accounting Review, 34 (3), july 1959, pp. 452-461. RICCI Umberto (1910), Il capitale. Saggio di economia teoretica, Torino : F. Bocca Editori, 1910. SCHUMPETER Joseph A. (1912), Théorie de l'évolution économique. Recherches sur le profit, le crédit, l'intérêt et le cycle de la conjoncture, Librairie Dalloz, Paris 1935. ed. or.: Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung, Duncker & Humblot, Leipzig 1912. traduzione italiana: Teoria dello sviluppo economico (introduzione di Paolo Sylos Labini), Sansoni Editore, Firenze 1977. nuova edizione francese: Dalloz, 1999 STAUSS H. James (1944), The Entrepreneur : The firm, Journal of Political Economy, 52 (2), june 1944, pp. 112-127. TUGWELL G. Rexford, COPELAND A. Morris (1924) eds., The Trend of Economics, A. A. Knopf, NY: 1924. VEBLEN Thornstein (1898), Why is Economics not an Evolutionary Science?, Quarterly Journal of Economics, 12 (4), p. 373-397. 39 Yuri Biondi VEBLEN Thornstein (1899), The theory of the Leisure Class, NY: Modern Library 1924. NY: Mentor 1953. VEBLEN Thornstein (1900), Industrial and Pecuniary Employments, Publications of the American Economic Association (AEA), series 3, vol. II. in: Veblen T. (1919), The Place of Science in Modern Civilisation and other Essays, Huebsch, NY. Capricorn, NY 1969. VEBLEN Thornstein (1904), La teoria dell’impresa, F. Angeli, Milano 1970. ed. or.: The theory of business enterprise, Scribner’s, NY, 1904. ristampa: Transaction Books, NJ (Usa) 1978. VEBLEN Thornstein (1921), The Engineers and the Price System, NY: 1921. (introduction by Daniel Bell), Harbinger Ed., Usa 1963. VEBLEN Thornstein (1923), Absentee Ownership, B.W. Huebsch, NY: 1954. VEBLEN Thorstein (1925), Economic theory in the calculable future, American Economic Review, 15 (1), Papers & Proceedings, march 1925, pp. 48-55. Zappa, Zappa Gino (1910), Le valutazioni di bilancio, con particolare Valutazioni riguardo ai bilanci delle società per azioni, IES, Milano 1910, pp. XXII-228. SEL, Milano 1910. Litotipo, Padova 1923, pp. XXXII-375. IES, Milano 1927, pp. XXVI-267. Zappa, Tendenze Zappa Gino (1927), Tendenze nuove negli studi di ragioneria, Discorso nuove inaugurale dell'a.a. 1926-1927 nel R. Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia, IES, Milano 1927, pp. 38. Zappa, Reddito Zappa Gino (1937), Il reddito d'impresa, Giuffrè, Milano 1937, pp. XXVII-765. prima edizione completa: ALI, Roma 1929. Zappa Gino (1952), La continua unità e l’autonomia economica dell’azienda, Rivista dei dottori commercialisti, Anno III, n°9, novembre-dicembre 1952, pp. 995-1009. vedasi: Produzioni, 1956/57, I §21. Zappa Gino (1954), La nozione di azienda nell’economia moderna, Il Risparmio, Anno II, n°8, agosto 1954, pp. 1255-1278. pubbl. anche da Giuffré, Milano 1954. Zappa Gino (1956), Le armonie, i dissensi e i contrasti tra i fattori della produzione e tra i suoi organi nelle imprese. I nuovi ordinamenti del lavoro tenacemente perseguiti, Rivista dei dottori commercialisti, Anno VII, n°2, marzo-aprile 1956, pp. 189-233. vedi: Produzioni, 1956/57, II §88. Zappa Gino (1956b), I risparmi, gli investimenti e le produzioni d'impresa, Il Risparmio, anno IV, numero I, gennaio 1956, p. 1164. Giuffré, Milano 1956. vedi: Produzioni, §129. Zappa, Produzioni Zappa Gino (1956/57), Le produzioni nell'economia delle imprese, Giuffré, Milano, 3 voll., pp. XXXI-2139; vol I, pp. XVI-548; vol. II, pp. VIII-938; vol. III, pp. VIII-749. Zappa, Aziende Zappa Gino (1962), L’economia delle aziende di consumo, Giuffré, (di) Consumo Milano 1962, postumo, pp. XII-807, presentazione di G. Dell’Amore e C. Masini. 40 Zappa, Veblen, Commons: azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Bibliografia ASSO Pier Francesco, FIORITO Luca (2001), Waging war against mechanical man. Frank H. Knight's critique of behavioristic psychology, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, n. 340, Università degli Studi di Siena, Siena, dicembre 2001. ASSO Pier Francesco, FIORITO Luca (2002), Human nature and economic institutions. Instinct, Psychology, Behaviorism, and the development of American Institutionalism, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, n. 373, Università degli Studi di Siena, Siena, dicembre 2002. BIONDI Yuri (2002), Gino Zappa e la rivoluzione del reddito. Azienda, moneta e contabilità nella nascente economia aziendale, CEDAM, Padova 2002. BIONDI Yuri (2003), L’impresa nella dinamica economica: Gino Zappa lettore degli Erotemi di Maffeo Pantaleoni, comunicazione al VII Convegno nazionale AISPE – “L’impresa che cambia. Contributi dalla storia del pensiero economico”, Brescia, 20-22 febbraio 2003, in pubbl. nei Quaderni del Dipartimento di Economia aziendale dell’Università degli Studi di Brescia, papers n. 34 e 35. CANZIANI Arnaldo (1987), Sulle premesse metodologiche della rivoluzione zappiana, in AA.VV., Saggi di economia aziendale per Lino Azzini, Giuffrè, Milano, pp. 183-248. FIORITO Luca (1998), L'emergere di una eterodossia. Preludio e ascesa dell'istituzionalismo americano, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, Università degli Studi di Siena, Siena, agosto 1998. FIORITO Luca (1999), Il declino istituzionalista. Nodi storiografici e prospettive di ricerca, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, Università degli Studi di Siena, Siena, novembre 1999. HODGSON Geoffrey (2004), The Evolution of Institutional Economics, London: Routledge, 2004. PAGANO Ugo (2002), The economics of institutions and the institutions of economics, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, n. 359, Università degli Studi di Siena, Siena, luglio 2002. RAFFAELLI Tiziano (1984), Premesse dell'alternativa istituzionalista all'individualismo metodologico, in La scienza impropria: metodi e usi della teoria economica, Franco Angeli, Milano 1984, p. 102-126. RAMSTAD Yngve (1986), A pragmatist's quest for holistic knowledge: the scientific methodology of J.R. Commons, Journal of Economic Issues, 20, december 1986, p. 1067-1105. RUTHERFORD Malcolm (2000a), Understanding institutional economics: 1918-1929, Journal of the History of Economic Thought, 22, p. 277-308. RUTHERFORD Malcolm (2000b), Institutionalism between the wars, Journal of Economic Issues, 34, p. 291-303. RUTHERFORD Malcolm (2003), The firm in american institutional economics, paper prepared for the 7th AISPE Conference, Brescia, 20-22 febbraio 2003. SCHUMPETER Joseph A. (1954), History of Economic Analysis, George Allen&Unwin, London 1954. edizione italiana ridotta: Napoleoni C. (cur), Storia dell’analisi economica, Boringhieri, Torino 1972. ZAMBON Stefano (1996), Accounting and business economics traditions: a missing European connection?, editor of the Research Forum: Accounting and Business Economics Traditions, European Accounting Review, 5 (3), 1996, pp. 401-411. ZAN Luca (1994), Toward a history of accounting histories. Perspectives from the Italian tradition, European Accounting Review, 1994, 3 (2), pp. 255-307. 41 DIPARTIMENTO DI ECONOMIA AZIENDALE PAPERS PUBBLICATI∗: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. Arnaldo CANZIANI, La ricerca nelle scienze sociali: note metodologiche e premetodologiche, novembre 1998. Daniela M. SALVIONI, Controllo di gestione e comunicazione nell’azienda pubblica, aprile 1999. Arnaldo CANZIANI, Giovanni Demaria nei ricordi di un allievo, luglio 1999. Rino FERRATA, Tecnologia e mercato: i criteri di scelta dei metodi di valutazione, luglio 1999. Giuseppe BERTOLI, Salvatore VICARI, L'impresa diversificata come organizzazione che apprende, dicembre 1999. Virna FREDDI, Attività economica e impresa nella concezione economicista, febbraio 2000. Virna FREDDI, L'approccio Resource-based alla teoria dell'impresa: fattori interni e competitività aziendale, febbraio 2000. Maria MARTELLINI, Sviluppo, imprese e società, maggio 2000. Arnaldo CANZIANI, Per la critica della teoresi zappiana, e delle sue forme di conoscenza, dicembre 2000. Giuseppe BERTOLI, Gabriele TROILO, L'evoluzione degli studi di marketing in Italia. Dalle origini agli anni settanta, dicembre 2000. Giuseppe BERTOLI, Profili di efficienza delle procedure concorsuali. Il concordato preventivo nell’esperienza del tribunale di Brescia, dicembre 2000. Daniele RONER, Domanda e offerta di beni economici. Rassegna critica dall’irrealismo neoclassico alla differenziazione dei prodotti, marzo 2001. Elisabetta CORVI, Le valenze comunicative del bilancio annuale. I risultati di un'indagine empirica, luglio 2001. Ignazio BASILE, Nicola DONINELLI, Roberto SAVONA, Management Styles of Italian Equity Mutual Funds, agosto 2001. Arnaldo CANZIANI, I processi competitivi fra economia e diritto, settembre 2001. André Carlo PICHLER, L'Economic Value Added quale metodo di valutazione del capitale economico e strumento di gestione aziendale, dicembre 2001. Monica VENEZIANI, Economicità aziendale e capacità informativa del bilancio nelle aziende cooperative agricole, dicembre 2001. Pierpaolo FERRARI, La gestione del capitale nelle principali banche internazionali, febbraio 2002. Giuseppe BERTOLI, Bruno BUSACCA, Il valore della marca. Modello evolutivo e metodi di misurazione, marzo 2002. Paolo Francesco BERTUZZI, La gestione del rischio di credito nei rapporti commerciali, aprile 2002. Vincenzo CIOFFO, La riforma dei servizi a rete e l'impresa multiutility, maggio 2002. Giuseppe MARZO, La relazione tra rischio e rendimento: proposte teoriche e ricerche empiriche, giugno 2002. Sergio ALBERTINI, Francesca VISINTIN, Corporate Governance e performance innovativa nel settore delle macchine utensili italiano, luglio 2002. Francesco AVALLONE, Monica VENEZIANI, Models of financial disclosure on the Internet: a survey of italian companies, gennaio 2003. ∗ Serie depositata a norma di legge 25. Anna CODINI, Strutture organizzative e assetti di governance del non profit, ottobre 2003. 26. Annalisa BALDISSERA, L’origine del capitale nella dottrina marxiana, ottobre 2003. 27. Annalisa BALDISSERA, Valore e plusvalore nella speculazione marxiana, ottobre 2003. 28. Sergio ALBERTINI, Enrico MARELLI, Esportazione di posti di lavoro ed importazione di lavoratori:implicazioni per il mercato locale del lavoro e ricadute sul cambiamento organizzativo e sulla gestione delle risorse umane, dicembre 2003. 29. Federico MANFRIN, Sulla natura del controllo legale dei conti e la responsabilità dei revisori esterni, dicembre 2003. 30. Rino FERRATA, Le variabili critiche nella misurazione del valore di una tecnologia, aprile 2004. 31. Giuseppe BERTOLI, Bruno BUSACCA, Co-branding e valore della marca, aprile 2004. 32. Arnaldo CANZIANI, La natura economica dell’impresa, giugno 2004. 33. Angelo MINAFRA, Verso un nuovo paradigma per le Banche Centrali agli inizi del XXI secolo?, luglio 2004. 34. Yuri BIONDI, Equilibrio e dinamica economica nell’impresa di Maffeo Pantaleoni, agosto 2004. 35. Yuri BIONDI, Gino Zappa lettore degli Erotemi di Maffeo Pantaleoni, agosto 2004. 36. Mario MAZZOLENI, Co-operatives in the Digital Era, settembre 2004. 37. Claudio TEODORI, La comunicazione via WEB delle imprese italiane quotate: un quadro d’insieme, dicembre 2004. 38. Elisabetta CORVI, Michelle BONERA, Il ruolo di internet nelle relazioni con gli stakeholder: il settore dell’energia elettrica, dicembre 2004. ARTI GRAFICHE APOLLONIO Università degli Studi di Brescia Dipartimento di Economia Aziendale Yuri BIONDI ZAPPA, VEBLEN, COMMONS Azienda e istituzioni nel formarsi dell’Economia Aziendale Paper numero 39 Università degli Studi di Brescia Dipartimento di Economia Aziendale Contrada Santa Chiara, 50 - 25122 Brescia tel. 030.2988.551-552-553-554 - fax 030.295814 e-mail: [email protected] Dicembre 2004