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Area Marina Protetta Capo Gallo Isola delle Femmine

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Area Marina Protetta Capo Gallo Isola delle Femmine
I Parchi marini
Area Marina Protetta
Capo Gallo
Isola delle Femmine
Balneazione
Navigazione
Ancoraggio
Pesca sportiva
Immersioni
Zona B
Consentita
A vela o remi
Regolato
Se autorizzata
Visite guidate
Zona C
Consentita
A vela o remi
Regolato
Se autorizzata
Visite guidate
Zona A
a motore condizionata
a motore condizionata
AMP Capo Gallo
Isola delle Femmine
Tel. 091.584802
ampcapogalloisolaalice.it
infoampcapogallo-isola.org
direzioneampcapogallo-isola.org
B
asta allontanarsi di poco dal centro di Palermo per arrivare alla
spiaggia di Mondello, una località
turistica col sapore di altri tempi, caratterizzata da ampie spiagge, acque cristalline, eleganti villini e storici stabilimenti
balneari in stile liberty.
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Marinai d’Italia Novembre 2013
In precedenza Mondello era un borgo di
pescatori, ed ospitava una delle numerose tonnare che punteggiano le coste siciliane, testimoni di un antico rapporto col
mare. Questo piccolo gioiello è incastonato tra due imponenti montagne: a levante
il Monte Pellegrino che domina Palermo,
a ponente lo sperone di Capo Gallo. Qui ha
inizio l’Area Marina Protetta, e il panorama cambia bruscamente: le spiagge sono
sostituite da coste a picco, alte falesie su
cui si rompono le onde del mare.
Il faro di Capo Gallo dà il benvenuto al visitatore che proviene da Mondello, e domina
questo panorama di confine tra il mondo
urbanizzato e la solitudine selvaggia.
Sembra che il nome Gallo derivi da un’espressione punica (Gal) che significa
collina.
Poco prima delle grandi pareti a picco sul
mare si incontrano i cosiddetti “marciapiedi a vermeti”, considerati ormai una rarità
nel Mediterraneo sempre più invaso dalla
cementificazione delle coste. Si tratta di
una fascia di scogli bassi sul mare, che
vengono alternativamente coperti e scoperti dalla marea e dalle onde, dove crescono colonie di alghe bruno-rossastre.
La denominazione di vermeti deriva dal fatto che su queste rocce prolificano dei minuscoli organismi che costruiscono tortuosi tubetti di calcare.
Col passare del tempo le concrezioni dei
nuovi individui si saldano su quelle precedenti, dando luogo a quello che sembra, in
Capitaneria di Porto di Palermo
Via Crispi 153 - 90133 Palermo
Tel. 091.6043111 / 091.584802
Sala operativa:
091.6043110 - 091.6043165
Comune di Palermo
Assessorato Ambiente ed Edilizia
Servizio Ambiente
e Tutela del Territorio
Gruppo Parchi e Riserve
Via dello Spirito Santo, 37
Tel. 091.6127511 - 091.333304
www.comune.palermo.it
palermoguardiacostiera.it
gcpalermoinfrastrutturetrasporti.it
www.palermo.guardiacostiera.it
Comune di Isola delle Femmine
Tel. 091.8677260 - 091.8617111
Ufficio Locale Marittimo
Isola delle Femmine
Tel. 091.8677775
Ufficio Locale Marittimo
Mondello (Palermo)
Tel. 091.455313
AIPIT (Palermo)
Tel. 091.6058111
INFORMAZIONI GENERALI
Il Ministero dell’Ambiente con decreto del 24.07.2002,
pubblicato nella G.U.R.I. n.285 del 05.12.2002, ha istituito l’area
marina protetta di capo Gallo-Isola delle Femmine, ricadente nei
Comuni di Palermo e Isola delle Femmine.
L’area della riserva è suddivisa in zone A, B e C in riferimento
ai diversi livelli di protezione; in particolare le zona A di massima
protezione sono due e localizzate nel tratto di mare
comprendente il settore nord occidentale e nord orientale
dell’Isola delle Femmine e nel tratto di mare a ovest di Capo Gallo
tra la Puntazza ed il Faro di Capo Gallo. Mentre le zone B
di riserva generale sono tre due delle quali circostanti le due zone
A, mentre la terza è compresa tra Punta Catena e Punta Matese.
Infine la zona C di riserva parziale comprende la restante parte
di mare all’interno del perimetro dell’area marina protetta.
Le dimensioni di queste aree sono le seguenti:
Zona A – Superficie/ettari 77 – Linea di costa/metri 2.246
Zona B – Superficie/ettari 242 – Linea di costa/metri 4.487
Zona C – Superficie/ettari 1.854 – Linea di costa/metri 9.291
TOTALE – Superficie/ettari 2.173 – Linea di costa/metri 16.024
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I Parchi marini
apparenza, un intrico di vermi, ma che è
in realtà una solida concrezione di gusci
calcarei. Questo micro-ambiente costituisce il rifugio di numerosissime piccole
creature.
Basta proseguire di pochi metri verso il
mare che, sott’acqua, lo scenario cambia
bruscamente, con esplosioni di colori dovuti al coralligeno e a colonie di spugne.
Qui iniziano le grandi praterie di Posidonia Oceanica, che possono dare l’idea di
come si presentava il Golfo di Palermo
una cinquantina d’anni fa, prima che l’e-
OBIETTIVI
Gli obiettivi che la riserva marina
Capo Gallo-Isola delle Femmine persegue sono:
a. la protezione ambientale dell’area marina interessata;
b. la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche
della zona;
c. la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell’ecologia e della biologia degli ambienti marini e costieri dell’area marina protetta e delle peculiari caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona;
d. l’effettuazione di programmi di carattere educativo per il miglioramento
della cultura generale nel campo dell’ecologia e della biologia marina;
e. la realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica dell’area;
f. la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell’area, anche privilegiando attività
tradizionali locali già presenti. Nell’ambito dell’azione di promozione di
uno sviluppo compatibile con le predette finalità, la disciplina delle attività relative alla canalizzazione dei flussi turistici, alle visite guidate e ai
mezzi di trasporto collettivi, potrà prevedere che le predette attività vengano svolte prioritariamente o esclusivamente dai residenti e da imprese
avente sede nei Comuni ricadenti nell’area marina protetta.
inconsueto hanno sviluppato a volte caratteristiche diverse da quelle che vivono
altrove, come un tipo di spugna bianca,
vista l’assenza delle abituali microscopiche alghe simbionti che solitamente conferiscono una colorazione rossastra, o il
piccolo gambero vinaio, con un carapace
fittamente maculato in nero e giallo.
Le falesie di Capo Gallo ospitano un complesso sistema di cavità carsiche, formatesi per erosione nel calcare.
La Grotta dell’Olio è un tipico esempio di
questo ambiente.
I PERCORSI TERRESTRI
1. Sentiero Piano dello Stinco
Il sentiero inizia da un cancello forestale, posto a
mezza costa, raggiungibile anche in auto dalla strada che dalla Via Tolomea sale sul Monte, si procede
all'interno di un bosco di conifere e sulla sinistra oltre il vallone è possibile scorgere i resti della Torre
Amari, chiamata comunemente Dammusu. Arrivati al
Piano dello Stinco il sentiero prosegue per tutto il
pianoro tra piante di Lentisco, Pini, Cipressi, Carrubi,
oltre all’Ampelodesma, Asparago spinoso, Stracciabrache. Passato il pianoro prosegue in discesa e si
incrocia con il percorso che scende verso Bauso rosso (sentiero n° 2), girando a sinistra prosegue per
una vasca dove finisce ed inizia il percorso del sentiero Coda di Volpe.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 2 - min.= 00
DIFFICOLTÀ: Media
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 3.130
1a. Sentiero Semaforo
Inizia da una biforcazione del sentiero n°1 a quota
457 mt. circa, e conduce al Semaforo, costruzione
utilizzata un tempo come punto di avvistamento dai
militari e che potrebbe diventare in futuro un osservatorio ornitologico. Entrando all’interno della costruzione, il visitatore troverà un singolare e laborioso lavoro: quasi tutte le pareti dell’edificio sono ricoperte da mosaici realizzati da uno strano personaggio del luogo, chiamato l’eremita; già dal cancello e
lungo tutto il sentiero che conduce all’edificio si notano tracce di tale lavoro nei piccoli mosaici che fanno da cornice a figure di Santi.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 20
DIFFICOLTÀ: Media bassa
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 470
1b. Sentiero Punto Panoramico
Dopo il sentiero Semaforo (n° 1a), a circa 160 mi. si
incrocia un secondo percorso lungo il quale, talora,
sono visibili tracce di conigli e orme di cinghiali. Più
avanti è possibile scorgere un piccolo gorgo utilizzato come abbeveratoio da questi animali; dopo una
breve salita si arriva su un pianoro posto sulla sommità delle pareti verticali a picco sul mare, dove il visitatore (in buone condizioni di visibilità) può scorgere le Eolie, l’isola di Ustica e San Vito lo Capo con
la riserva naturale dello Zingaro.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 10
DIFFICOLTÀ: Bassa
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 230
splosione dell’urbanizzazione e dell’inquinamento, cancellassero questo ecosistema. L’Area Marina Protetta offre un’ampia serie d’itinerari subacquei guidati, sia
per apneisti principianti, che per esperti
“bombolari”, che presentano difficoltà
differenziate, ma sono sempre molto interessanti.
In particolare vi sono sette percorsi naturalistici sommersi, tre in Zona-B (riserva generale) e quattro in Zona-C (riserva
parziale), che sono stati descritti all’interno della guida “Percorsi Naturalistici”
dell’AMP, edita da BlueLife nell’estate
2004 per conto del Ministero dell’Ambiente e del Consorzio di gestione che
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Marinai d’Italia Novembre 2013
raggruppa la Capitaneria di Porto di Palermo, il Comune di Palermo ed il Comune di Isola delle Femmine.
L’AMP ospita anche un altro gioiello naturalistico che, trovandosi nella Zona-A di
massimo rispetto non può essere visitato,
ma che è stato ugualmente descritto dalla guida, per farlo comunque conoscere
al pubblico.
Si tratta della Grotta della Mazzara, una
profonda cavità la cui apertura si trova
completamente immersa, ma che al suo
interno ha un’ampia volta emersa ed una
piccola spiaggia.
Questa grotta ospita alcune specie singolari che, vivendo in quest’ambiente
2. Sentiero del Bauso Rosso
Il percorso inizia poco dopo il cancello del sentiero
n°1, si inoltra in una valle fra alberi di Pini, Cipressi,
qualche Eucalipto e più in alto qualche pianta di leccio, procedendo si giunge ad una radura. Interessante è la flora che ha colonizzato le rocce calcaree: Erba Perla, Ombelico di Venere, Vedovina Trapanese.
Superata una prima biforcazione che porta al sentiero n°1, proseguendo, si incontra una seconda biforcazione dove i sentieri Piano dello stinco e Bauso rosso si uniscono in un unico percorso fino alla vasca.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 50
DIFFICOLTÀ : Media
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 1.227
3. Sentiero Coda di Volpe
Questo sentiero inizia in prossimità della vasca e
prosegue in discesa in una valle tra pini, cipressi, ampelodesma e l’ormai invasivo Penniseto allungato. Il
percorso si sviluppa su un tracciato molto tortuoso,
dalle ripide pendenze. Il sentiero arriva a ridosso delle case di Mondello in prossimità della Via Tolomea
sbarrata da un cancello privato.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 10
DIFFICOLTÀ: Media alta
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 2.050
4. Sentiero Pietra Tara
Inizia dal punto accoglienza, si sviluppa tra il litorale e le pendici di Monte Gallo. Il sentiero è caratterizzato da diversi nuclei di arbusti e cespugli, come
l’Euforbia arborescente, la Ruta d'Aleppo e gruppi di
alberi, Pini, Ulivi, Carrubi. Lungo il sentiero è possibile scorgere un’antica Calcara, una vasca chiamata
Urico, diventata rifugio di una celata fauna minore e
del Rospo Smeraldino. Giunti alla baia Puntazza, il
sentiero prosegue lungo un viottolo tra le rocce fino
a giungere alla Pietra Tara.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 55
DIFFICOLTÀ: Bassa
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 1.150
5. Sentiero Costa Sparavento
Inizia dal sentiero Pietra Tara e si sviluppa su una pista aperta negli anni sessanta, tra una vegetazione
costituita da Leccio, Olivastro, Alaterno, l’aspra e tenacissima Stracciabrache, l’Asparago spinoso e
grossi nuclei di Ampelodesma. A circa 1190 m il sentiero si biforca in due direzioni: uno arriva in prossimità della valle Sparavento al punto panoramico,
l'altro prosegue verso il basso e si congiunge in un
pianoro con il sentiero n° 5a.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 30
DIFFICOLTÀ: Media bassa
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 1.560
5a. Sentiero del Gabbiano
Il sentiero si sviluppa da una biforcazione del sentiero Pietra Tara a circa 130 metri dall'ingresso e si inoltra tra piante di Agave americane, Pini, Euforbia arborescente, costeggia una grossa cisterna d'acqua
in muratura ed arriva in un pianoro dove è possibile
sostare all’ombra di Pini.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 00 min.= 8
DIFFICOLTÀ: Bassa
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 240
6. Sentiero dei Cavaddari
Sentiero di notevole importanza storica, si sviluppa
tra il litorale con le sue bizzarre morfologie e il sentiero principale Pietra Tara da cui inizia, per finire all’area di sosta Puntazza. Lungo il breve percorso, su
alcuni tratti, sono presenti i resti del basolato che
costituiva il sentiero delimitato da muretti in pietra.
Oltre alle palme nane il sentiero è ricco di una variegata specie di piante erbacee da calpestio.
TEMPO DI PERCORRENZA: h=00 min.= 10
DIFFICOLTÀ: Bassa
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 320
7. Sentiero Marinella-Faro.
Si raggiunge da Mondello, superata la piazza principale e costeggiando l’abitato fino alla piccola traversa a destra. Il sentiero inizia su una strada privata, sbarrata da un cancello e prosegue fino al Faro di
Capo Gallo, attualmente in disuso, futura stazione
di Biologia Marina. Il versante è ricco di numerose
cavità e grotte di notevole interesse archeologico e
paleontologico.
TEMPO DI PERCORRENZA: h.= 1,00 min.= 5
DIFFICOLTÀ: Bassa
LUNGHEZZA PERCORSO: Mt. 2.050
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I Parchi marini
Può essere visitata solo nell’ambito di immersioni organizzate da centri autorizzati, trovandosi in Zona-B.
All’esterno della grotta c’è un imponente
arco di roccia sommerso, residuo della
volta di un’antica caverna.
Le pareti della scogliera circostanti all’ingresso sono colorate per la presenza di
coralligeno e di numerose attinie.
Non mancano le numerose tane di murena con le classiche fattezze minacciose
dovute alle fauci sempre aperte per la
particolare tipologia della respirazione.
All’interno della grotta, la cui volta a cupola ha un’altezza di circa 10 metri, il visitatore può scoprire lo strano effetto del
silenzio in cui si distingue in sottofondo,
tuttavia l’eco del mare amplificato dalla
I PERCORSI MARINI
1. Il gradino vivente ad est del faro
ZONA 1 - A terra crescono rigogliose le palme nane,
mentre in acqua si nota la sequenza dei toni del blu.
ZONA 2 - Canoe e kayak consentono con mare calmo l'osservazione delle zone di marciapiede a vermeti senza alcun rischio d'impatto.
ZONA 3 - Le pareti inclinate e poco illuminate sono
ricoperte da una fitta comunità algale, costituita da
Corallina officinalis mista a morbidi ciuffi di Jania
rubens, entro cui trovano rifugio invertebrati e piccoli pesci.
ZONA 4 - Lo sciarrano (Serranus scriba) lascia facilmente osservare le sue inconfondibili decorazioni
simili a geroglifici.
2. Una foresta in fondo al mare
RICORDA...
• Il filtro della sigaretta impiega
anni per biodegradarsi e viene
spesso ingerito dai pesci: non
buttare la cicca in mare!
• Evita di usare buste di plastica
che prima o poi finiranno in
mare, molte tartarughe marine
muoiono dopo averle ingerite.
• Non danneggiare le rocce in
prossimità del litorale né prelevare gli organismi che vi dimorano.
• Ogni piccolo scoglio può rappresentare un ecosistema marino: presta attenzione ad alghe, spugne, molluschi e altri
organismi che lo ricoprono.
ZONA 1 - Il polpo (Octopus vulgaris) preferisce mimetizzarsi in piccole cavità.
ZONA 2 - I fondali sabbiosi del paesaggio sommerso delle coste del Mediterraneo sono spesso ricoperti da estese praterie di Posidonia oceanica. La
prateria di Posidonia oceanica, oggi sostanzialmente scomparsa nelle aree maggiormente influenzate
dagli impatti legati alle attività umane, conserva
ancora a Capo Gallo elevati livelli di naturalità. Posidonia oceanica è una pianta marina costituita da
foglie di un verde brillante sorrette da un fusto di
colore marrone, detto rizoma.
ZONA 3 - Da notare la straordinaria somiglianza tra
il pesce trombetta (Syngnathus typhle) e le foglie
nastriformi di posidonia (nella foto).
3. La grotta dell’oglio
• Lascia a casa fiocina e retino e
utilizza maschera e boccaglio.
• Quando vai a pescare evita di
eccedere nei prelievi prendendo solo ciò di cui hai bisogno e
rilasciando ogni esemplare
sotto peso.
• Non rilasciare in mare specie
allevati in acquario che non
siano native del luogo.
• Ricorda che non tutto ciò che è
naturale è facilmente biodegradabile; non buttare in mare
ossi della frutta e altri scarti
alimentari.
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Marinai d’Italia Novembre 2013
volta rocciosa. Sul cielo della grotta una
fenditura permette l’entrata della luce,
dando luogo ad un vero e proprio spot luminoso, che valorizza l’intenso color turchese dell’acqua ed il candore del fondale di sabbia bianca.
Poco lontano dalla Grotta dell’Olio vi è un
altro anfratto sommerso ad una profondità di 13 m, un vero e proprio tunnel sottomarino, testimone di antichi crolli.
Il percorso subacqueo consente di osservare numerose colonie di invertebrati,
talvolta molto colorati, che testimoniano
la buona qualità di queste acque non toccate dall’inquinamento. Si consiglia di non
penetrare all’interno del tunnel, per evitare che le bolle emesse dal respiratore possano danneggiare le creature che vivono
sulla volta. L’uso dell’autorespiratore ad
ossigeno (ARO) è peraltro poco consigliabile, dato che la profondità è al limite di sicurezza per questo tipo di apparati.
Agli ingressi del tunnel è possibile osservare aragoste e cicale di mare ed i minuscoli
ZONA 1 - A circa 12 metri di profondità, si erge maestoso un arco di roccia calcarea, probabilmente i resti del collasso di quella che fu un tempo lontano una
caverna. La parete della grotta si presenta inizialmente quasi completamente coperta di organismi
tra i quali dominano, in relazione alla attenuazione
dell’intensità luminosa, l’alga calcarea di colore rosa (Corallina elongata) dal portamento eretto e colonie di attinie urticanti (Anemonia sulcata e Aiptasia mutabilis) in prossimità della superficie, mentre
inoltrandosi all’interno la componente vegetale
scompare. Spettacolari giochi di luce contrastano
d’azzurro il profilo sommerso della Grotta dell’Olio.
ZONA 2 - Colonia del genere Sycon, porifero di forma ovoidale con superficie setolosa e soffice.
ZONA 3 - Sul fondale sabbioso troneggiano grossi
macigni, franati dalle pareti e dalla volta, sui quali
è possibile osservare la spugna Petrosia ficiformis.
Contrariamente a ciò che si osserva in presenza di
molta luce dentro la grotta la spugna Petrosia dura
assume una colorazione biancastra per la mancanza di zooxantelle simbionti.
ZONA 4 - È il momento di risalire in superficie e lo
spettacolo che si presenta all’osservatore è ricco di
suggestioni. Uscendo dall’acqua e guardando in direzione dell’apertura, si gode dello spettacolo offerto dalla diffusione della luce all’interno della cavità. Il turchese è il colore che domina, reso ancora
più intenso dalla trasparenza dell’acqua.
4. Il tunnel sommerso
trovano le alghe verdi e rosse, sia calcaree che a corpo molle; tra gli animali, invece, i più comuni sono gli
antozoi (madrepore e gorgonie), i briozoi, gli anellidi, i molluschi ed i poriferi come le spugne. Insieme
contribuiscono alla edificazione di un ecosistema caratterizzato da una straordinaria biodiversità (assimilabile a quella delle barriere coralline nei mari tropicali) e, nel contempo, da una elevata vulnerabilità.
Grazie alla struttura calcarea delle sue fronde l’alga
rossa Pseudolithophyllum expansum concorre alla
formazione del coralligeno.
ZONA 4 - I pesci che abitano questi fondali sono numerosi e ben diversificati, malgrado le attività di pesca artigianale costiera e la frequentazione dei pescatori subacquei è stata fino a poco tempo fa costante ed intensa. Molto comuni e diffusi sono gli
argentei saraghi (Diplodus sargus e Diplodus vulgaris) che a branchi si muovono a caccia di prede,
mantenendosi comunque sempre a debita distanza
dai subacquei, memori forse della caccia spietata
cui sono stati sottoposti nel recente passato.
6. Il coralligeno di isola delle femmine
ZONA 1 - La luce filtra attraverso le fenditure di un esteso lastrone roccioso che precede l’ingresso del tunnel.
ZONA 2 - Piccoli tentacoli retrattili annunciano la
presenza di Lima lima.
ZONA 3 - Un piccolo blennide e la straordinaria simmetria raggiata del corallo Caryophyllia inornata.
ZONA 4 - I Popolamenti che si osservano attaccati
alle pareti o alla volta del tunnel mostrano una forte contrazione della componente vegetale fino alla
completa dominanza di quella animale dove la ridotta intensità luminosa limita la fotosintesi clorofilliana. L’anellide Serpula vermicularis vive all’interno di un tubo-dimora calcareo da cui fuoriescono i cirri branchiali.
5. Antiche linee di costa o paleorive
ZONA 1 - In prossimità della piattaforma rocciosa il
quadro si fa più articolato: animali coloniali simili a
ventagli arborescenti screziano di bianco il fondale,
distribuendosi in modo regolare. Si tratta della gorgonia bianca Eunicella singularis che si insedia in
profondità a partire dai 15 metri su fondali rocciosi
o detritici, in presenza di intense correnti di fondo.
La gorgonia Eunicella singularis mostra colori variabili tra il bianco e il verdognolo a causa della presenza di alghe simbionti. Costruisce colonie ramificate e può raggiungere i 70 cm di altezza.
ZONA 2 - L’antozoo Cerianthus membranaceus, dalla tipica struttura membranacea di forma tubolare,
uno degli animali più affascinanti del Mediterraneo.
Zona 3- Le condizioni ambientali (profondità, idrodinamismo e luce attenuata) fanno si che prevalga una
biocenosi tipica dei fondali rocciosi e profondi del
Mediterraneo, chiamata dagli studiosi “coralligeno”,
costruita ad opera di organismi che sono in grado di
produrre ed accumulare carbonato di calcio. Gli organismi costruttori di questa formazione sono sia vegetali che animali. Tra il primo gruppo di costruttori si
ZONA 1 - Non sono molte le falesie sommerse intorno
alle coste palermitane e per trovarne di equivalenti bisogna raggiungere i vicini promontori di Capo Zafferano e di Capo Rama. A nord di Isola delle Femmine i primi metri sotto la superficie sono luminosissimi e nelle
giornate in cui spira la corrente favorevole si possono
superare 35 metri di visibilità in orizzontale. Durante la
discesa verso il fondo non è raro venire avvolti da grandi assembramenti di castagnole (Chromis chromis).
ZONA 2 - Forse l’elemento faunistico più frequente di
questi fondali sono le nuvole di castagnole rosa
(Anthias anthias) che nuotano incessantemente dentro e fuori gli anfratti che frammentano la scarpata.
Si tratta di eleganti pesciolini di colore rosa dallo
spiccato istinto gregario capaci di radunarsi in branchi di centinaia di esemplari. Abbastanza comuni nel
Mediterraneo, questi pesci, appartenenti alla famiglia serranidae come perchie e cernie, vivono solitamente in branchi guidati da un maschio dominante.
ZONA 3 - Una cernia bruna, dall'indole schiva e solitaria (Epinephelus marginatus) è uno dei più grossi predatori del Mediterraneo.
ZONA 4 - Avanzando verso nord si possono osservare
gli organismi che ne rivestono la superficie, come spugne e stelle marine, ma sono i grandi ventagli delle
gorgonie rosse (Paramuricaea clavata) i veri protagonisti. È al limite delle quote di immersione che i fondali dell’Isolotto nascondono forse il più prezioso dei tesori: si tratta della gorgonia rossa (Paramuricaea clavata), che qui per esuberanza e dimensioni non ha nulla da invidiare ai più colorati scenari tropicali. L’animale mostra esteriormente un’architettura complessa
che assume la parvenza di un unico organismo. Quando è illuminato da una sorgente artificiale si scopre invece che da esso si protendono i tentacoli di innumerevoli piccoli polipi. La disponibilità di grandi quantità
di materiale in sospensione, trasportato dalle correnti di profondità, favorisce l’insediamento di questi organismi che non a caso allargano i propri ventagli in
modo da offrire la massima superficie di impatto alla
direzione della corrente dominante.
Marinai d’Italia Novembre 2013
11
I Parchi marini
ad accogliere i marinai, ma da un termine arabo fim, che significa fenditura.
La parte occidentale dell’Isola delle Femmine si trova nella Zona-A di massima tutela, mentre il resto è in Zona-B.
La bassa costa dell’isolotto precipita verticalmente verso il fondale.
Dopo i primi 20 m, ricoperti da una fitta vegetazione di alghe, si incontranogli spettacolari ventagli ramificati della gorgonia
rossa. Il risultato, almeno esteticamente,
non ha nulla da invidiare alle più “nobili”
colonie di corallo che crescono in acque
profonde.
È abbastanza frequente trovare abbarbicate a questi rami le uova dei piccoli
squali gattucci.
pesci dall’intenso colore rosso, noti come
“re di triglie”.
Il successivo percorso subacqueo porta
alle cosiddette Paleo-rive, ovvero a due
bruschi gradini, situati a circa 300 m dalla
costa, ad una profondità di 25 m e di 35 m.
Questi gradini alti un paio di metri, sono la
testimonianza della linea di costa durante
l’ultima glaciazioni tra i 10 mila ed il 20 mila anni fa.
L’immersione, nel blu dell’acqua limpida,
porta ad esplorare queste piccole pareti
verticali sul fondale sabbioso coperto da
alghe.
I piccoli anfratti sulle pareti, causati dall’antica erosione del moto ondoso, offrono
riparo a numerose creature.
Non mancano di conseguenza anche i
predatori di scoglio, come le cernie, anche alcuni esemplari piuttosto grandi, gli
scorfani, ed i branchi di saraghi.
L’Isola delle Femmine è l’unica delle coste settentrionali della Sicilia.
Secondo alcuni il nome non deriva dalla
(poetica?) presenza di fanciulle pronte
12
Marinai d’Italia Novembre 2013
ISRAELE
Pubblicato venerdì 20 agosto 2010 su livesicilia.it
Israele. Si fa
chiamare così
l’eremita di Capo
Gallo, l’uomo che
da tredici anni vive
nell’osservatorio
militare all’interno
della riserva
naturale alle porte di Palermo.
Cinquantacinque anni circa, sorriso
sdentato, capelli lunghi e barba bianca
incolta. Un cappello bianco e un paio di
vecchi occhiali azzurri, riparati alla meno
peggio con un filo di ferro.
È un evento raro incontrare Israele, che
fugge a nascondersi ogni volta che
dall’alto del suo rifugio vede arrivare dei
visitatori. Visitatori che non sono molti,
ma che aumentano di anno in anno
con il diffondersi di racconti sull’uomo
che ha trasformato il vecchio
osservatorio del XIX secolo in un
santuario personale. L’edificio, chiamato
anche Semaforo, si trovava in uno stato
di totale abbandono prima che l’eremita
ne facesse la propria dimora. Da solo lo
ha restaurato e decorato l’interno con
fitti mosaici che mescolano simboli
cristiani, ebraici e islamici. Le decorazioni
non si limitano all’edificio, ma si estendono
all’ambiente circostante e al percorso che
dall’ingresso della riserva che dà su via
Tolomea porta fino al santuario. Israele ha,
infatti, disseminato quella che lui stesso ha
ribattezzato “via Santa” di simboli, per
guidare i viandanti lungo il tragitto.
…omissis…
Senza luce elettrica né acqua, solo con
un piccolo fornello a gas e una radio
a batterie, sintonizzata costantemente
su Radio Maria. L’eremita vive con poco.
Il cibo gli viene portato da alcuni visitatori,
ma spesso è lui stesso ad abbandonare
il rifugio per andare a fare provviste
e per comprare colla, cemento e colori
necessari alle sue opere.
La presenza di grandi branchi di piccoli
pesci costituisce un inevitabile richiamo per i più grossi predatori stanziali,
come la cernia bruna, o per quelli pelagici, tonni, ricciole, palamite, e talvolta
pesci luna, dalla grande ed inconsueta
pinna dorsale triangolare, che in alcune
occasioni crea ingiustificati allarmi tra i
bagnanti.
Al largo della punta di Sferracavallo su di
un fondale di quasi 50 m, s’incontra il relitto di un velivolo da trasporto tedesco
(uno Ju-52) abbattuto durante la 2a guerra mondiale.
L’aereo giace sul dorso, con il timone di
coda e la cabina invisibili perchè immersi nella sabbia.
Come tutti i relitti è sicuramente una meta emozionante, ma accessibile solo a subacquei esperti e ben equipaggiati.
La fusoliera è divenuta la casa di numerosi gronghi, polpi e murene, che hanno
colonizzato ogni anfratto, compreso i
motori.
Se i fondali dell’AMP offrono grandi attrattive sono stati intelligentemente preservati e valorizzati, lo stesso non si può
dire di alcuni tratti della costa vicina.
All’estremità occidentale della riserva ci
si imbatte in un’accozzaglia di orribili villini squadrati costruiti abusivamente sulle spiagge, e gli stabilimenti balneari sorgono all’ombra di ciminiere e capannoni
industriali.
Un progetto di espansione dell’area protetta potrebbe portare invece all’allargamento verso Est collegandosi alla Riserva
marina di Capo Zafferano, auspicabilmente comprendendovi anche zone di sicuro pregio ambientale quali la Secca di
Chianca e lo Scoglio Formica.
nnn
Marinai d’Italia Novembre 2013
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