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infezioni gastrointestinali gastroenterite
INFEZIONI GASTROINTESTINALI GASTROENTERITE Infiammazione della mucosa dello stomaco e dell'intestino che si manifesta prevalentemente con sintomi del tratto GI superiore (anoressia, nausea e vomito), diarrea e disturbi addominali. La perdita di liquidi e di elettroliti associata alla gastroenterite può essere poco più di un semplice inconveniente per un adulto in buona salute, ma può essere molto grave per una persona che non è in grado di sopportarne lo stress (p. es., i soggetti anziani o molto giovani, i soggetti debilitati o quelli con certe malattie concomitanti). Eziologia ed epidemiologia La gastroenterite può avere un'eziologia aspecifica, incerta o sconosciuta o batterica, virale, parassitaria o tossica. Quando può essere identificata una causa specifica, si può utilizzare il nome specifico della sindrome, evitando il termine meno specifico di "gastroenterite." L'infezione da Campylobacter è la causa batterica più frequente della malattia diarroica negli USA. La trasmissione da persona a persona è particolarmente comune con le gastroenteriti causate da Shigella, Escherichia coli O157:H7, Giardia, virus di Norwalk e rotavirus. L'infezione da Salmonella può essere acquisita attraverso il contatto con i rettili (p. es., iguana, tartarughe). Le cause virali della gastroenterite includono il virus di Norwalk e i virus Norwalk-simili, i rotavirus, gli adenovirus, gli astrovirus e i calicivirus. Le epidemie di diarrea virale nei lattanti, nei bambini e negli adulti solitamente si diffondo attraverso l'acqua, i cibi contaminati o la via orofecale. Le infezioni da virus di Norwalk si verificano tutto l'anno e causano il 40% circa delle epidemie di gastroenterite nei bambini e negli adulti. Durante l'inverno, nelle regioni a clima temperato, i rotavirus rappresentano la causa 1 principale delle gravi affezioni diarroiche che provocano l'ospedalizzazione dei bambini al di sotto dei 2 anni di età. Gli adulti, che hanno delle infezioni di solito più lievi, probabilmente hanno una qualche immunità. Alcuni parassiti intestinali, in particolare la Giardia lamblia aderiscono o invadono la mucosa intestinale e causano nausea, vomito, diarrea e malessere generale. La giardiasi è endemica in molte regioni a clima freddo (p. es., gli stati delle montagne rocciose, il nord degli USA e l'Europa). La malattia può diventare cronica e causare una sindrome da malassorbimento). Di solito è acquisita con una trasmissione da persona a persona (p. es., nei day-hospital) o bevendo acqua contaminata (p. es., dei fiumi). Un altro parassita intestinale, il Cryptosporidium parvum, causa una diarrea acquosa che è a volte accompagnata da dolori addominali crampiformi, nausea e vomito. Nelle persone sane la malattia è, di solito, lieve e autolimitantesi, ma nei pazienti immunocompromessi l'infezione può essere grave, causando una sostanziale perdita di elettroliti e di liquidi. L'infezione da Cryptosporidium è probabilmente contratta più frequentemente bevendo dell'acqua contaminata. Sebbene le uova di Cryptosporidium siano più comunemente trovate nelle riserve municipali di acqua, non si sa quale percentuale di rifornimenti idrici contenga uova vitali e infettive. La gastroenterite virale o influenza e alcuni tipi di diarrea del viaggiatore possono essere causati da enterotossine batteriche o da infezioni virali. Fisiopatologia Alcune specie batteriche producono delle enterotossine che ostacolano l'assorbimento intestinale e possono causare la secrezione di acqua e di elettroliti. In certi casi, è stata caratterizzata una tossina chimicamente pura (p. es., l'enterotossina del Vibrio cholerae); la sola tossina è in grado di produrre la voluminosa secrezione acquosa da parte del tenue, osservata clinicamente, dimostrando, quindi, un adeguato meccanismo patogenetico per la diarrea. Le enterotossine rappresentano, probabilmente, il meccanismo responsabile di altre sindromi diarroiche (p. es., l'enterotossina dell'E. coli può causare 2 alcuni episodi di "diarrea pediatrica" e di diarrea del viaggiatore). Alcune specie di Shigella, Salmonella e di E. coli penetrano nella mucosa del piccolo intestino o del colon e producono ulcerazioni microscopiche, sanguinamento, essudazione di liquido ricco di proteine e secrezione di acqua e di elettroliti. Il processo invasivo e le sue conseguenze si possono verificare indipendentemente dal fatto che il microrganismo elabori o meno l'enterotossina. Una gastroenterite può far seguito all'ingestione di tossine chimiche contenute in alcune piante (p. es., funghi, patate e flora da giardino), in prodotti ittici (pesci, vongole e cozze) o in cibi contaminati. L'ingestione di metalli pesanti (arsenico, piombo, Hg e cadmio) può causare, acutamente, nausea, vomito e diarrea. Molti farmaci, compresi gli antibiotici a largo spettro, hanno notevoli effetti collaterali sull'apparato GI. Diversi meccanismi svolgono un ruolo, inclusa l'alterazione della normale flora intestinale. DI SEGUITO ALCUNE DELLE PRINCIPALI INFEZIONI GASTROINTESTINALI E INTOSSICAZIONI ALIMENTARI INFEZIONE DA ESCHERICHIA COLI O157:H7 Sindrome tipicamente caratterizzata da diarrea ematica acuta che può causare una sindrome emolitica-uremica. Eziologia e fisiopatologia L'E. coli O157:H7 e i ceppi simili di E. coli (detti E. coli enteroemorragici) producono degli elevati livelli di tossine che sono indistinguibili dalla potente citotossina prodotta dalla Shigella 3 dysenteriae tipo 1. Queste tossine di Shiga sono prodotte nel grosso intestino dopo l'ingestione dell'E. coli enteroemorragico. Sembrano causare un danno diretto alla mucosa, hanno un effetto tossico sulle cellule endoteliali della parete dei vasi intestinali e, se assorbite, esercitano degli effetti tossici sull'endotelio vascolare (p. es., del rene). Epidemiologia Anche se oltre 100 sierotipi di E. coli producono la tossina di Shiga, l'E. coli sierotipo O157:H7 è il più comune nel Nord America. In alcune parti degli USA e del Canada, l'infezione da E. coli O157:H7 può essere una causa di diarrea ematica più frequente della shigellosi o della salmonellosi. Si può verificare in persone di ogni età, anche se l'infezione grave è più frequente nei bambini e negli anziani. L'E. coli 0157:H7 ha un ospite di riserva bovino; le epidemie e i casi sporadici di colite emorragica possono verificarsi entrambi dopo l'ingestione di carne bovina mal cotta (specialmente carne di manzo) o di latte non pastorizzato. Possono trasmettere l'infezione anche i cibi o l'acqua contaminati con letame di mucca o la carne di manzo cruda tritata. L'organismo può anche essere trasmesso da una persona all'altra mediante la via orofecale (soprattutto tra i lattanti con i pannolini). Sintomi, segni e complicanze L'infezione da E. coli O157:H7 inizia tipicamente in modo acuto con gravi crampi addominali e diarrea acquosa che può diventare francamente ematica in 24 h. Alcuni pazienti riferiscono che la loro diarrea è "tutta sangue e niente feci," il che ha motivato il termine di colite emorragica. La febbre, di solito assente o lieve, può occasionalmente raggiungere i 39°C. Nelle infezioni non complicate, la diarrea può durare da 1 a 8 gg. La sigmoidoscopia può evidenziare la presenza di eritema e di edema e il clisma opaco può mostrare l'edema con le tipiche impronte digitali. Circa il 5% dei casi è complicato dalla sindrome emolitica-uremica (SEU), che è caratterizzata dall'anemia emolitica, dalla trombocitopenia e dall'insufficienza renale acuta. Questa sindrome è talvolta diagnosticata come porpora trombotica trombocitopenica 4 (PTT) quando si verifica negli adulti. La PTT postdiarroica è probabilmente la stessa sindrome della SEU. Tuttavia, a differenza della SEU, la maggior parte dei casi di PTT non ha un prodromo diarroico. Queste sindromi si sviluppano tipicamente nella seconda settimana di malattia, possono essere annunciate da un aumento della temperatura e dei GB e sono molto più frequenti nei bambini < 5 anni e negli adulti > 60 anni. La morte si può verificare, specialmente negli anziani, con o senza queste complicanze. Diagnosi L'infezione da E. coli O157:H7 deve essere distinta dalla dissenteria e dalle altre forme infettive di diarrea con feci ematiche, isolando l'organismo con l'esame colturale delle feci. Spesso, il medico deve chiedere specificatamente al laboratorio di ricercare l'organismo. Poiché la combinazione di una diarrea ematica e di un grave dolore addominale senza febbre indica diverse eziologie non infettive, l'infezione da E. coli O157:H7 deve essere presa in considerazione nei casi sospetti di colite ischemica, di invaginazione e di malattia infiammatoria dell'intestino. FEBBRE TIFOIDE Malattia sistemica provocata dalla Salmonella typhi e caratterizzata da febbre, prostrazione, dolore addominale ed eruzione cutanea rosata. Epidemiologia e anatomia patologica Negli USA vengono notificati annualmente circa 400-500 casi di febbre tifoide. I bacilli tifoidi vengono liberati nelle feci dei portatori asintomatici e in urine e feci dei soggetti con malattia attiva. L'igiene inadeguata dopo la defecazione può diffondere la S. typhi al cibo o all'acqua. Nelle aree endemiche, dove le misure sanitarie sono generalmente inadeguate, la S. typhi si trasmette più spesso 5 attraverso l'acqua che non attraverso il cibo. Nei paesi sviluppati invece la trasmissione avviene soprattutto attraverso il cibo contaminato da portatori sani durante la preparazione. Le mosche possono trasportare i germi dalle feci al cibo. In via occasionale è stata documentata anche la trasmissione per contatto diretto (via oro-anale), nei bambini durante il gioco e negli adulti durante i rapporti sessuali. Raramente anche il personale sanitario, che non abbia osservato strette precauzioni di tipo enterico, ha contratto la malattia nel cambiare la biancheria sporca di pazienti infetti. Il microrganismo penetra nel corpo attraverso il tratto GI e si apre la via verso il circolo sanguigno attraverso i vasi linfatici. Nell'ileo e nel colon si ha un'infiammazione monocitaria nella lamina propria e nelle placche di Peyer dove è comune la necrosi tissutale. Nei casi gravi si possono avere ulcerazioni, emorragie e perforazioni intestinali. Portatori: circa il 3% dei pazienti non trattati libera i microrganismi nelle feci per > 1 anno e costituisce la categoria dei portatori enterici cronici. Alcuni portatori non hanno anamnesi positiva di malattia clinica e hanno evidentemente avuto un'infezione asintomatica. In certi pazienti con febbre tifoide l'uropatia ostruttiva secondaria a schistosomiasi può predisporre allo sviluppo di una condizione di portatore urinario di salmonelle. La maggior parte dei 2000 portatori presumibilmente presenti negli USA è di sesso femminile e di età avanzata con malattia biliare cronica. I dati epidemiologici indicano che i portatori di S. typhi sviluppano cancro del tratto epatobiliare con maggiore probabilità della popolazione generale. Sintomi e segni Il periodo di incubazione (di solito di 8-14 giorni) è di durata inversamente proporzionale al numero di germi ingeriti. L'esordio è graduale, con febbre, cefalea, artralgie, faringite, costipazione, anoressia e dolore addominale sia spontaneo che alla palpazione. I sintomi più rari comprendono disuria, tosse non produttiva ed epistassi. In assenza di terapia la temperatura sale gradualmente per un periodo di 2-3 giorni, resta quindi elevata (solitamente 39,4-40°C) 6 per altri 10-14 giorni e alla fine decresce dalla fine della 3a sett. per raggiungere i livelli normali solo in 4a sett. La febbre prolungata è spesso accompagnata da bradicardia relativa e, nei casi gravi, da prostrazione e sintomi a carico del SNC, come delirio, stato stuporoso e coma. Nel 10% circa dei pazienti compaiono sulla cute macchie isolate e arrotondate di colorito rosato che sbiancano alla pressione (macchie rosacee) specie su addome e torace, con comparsa nel corso della 2a sett. e risoluzione dopo 2-5 giorni. Nell'1-2% dei pazienti si verifica una perforazione intestinale che interessa di solito l'ileo distale. Un addome acuto con leucocitosi nel corso della terza sett. può essere indicativo di perforazione in atto. Di riscontro frequente sono splenomegalia, leucopenia, anemia, anomalie degli esami di funzionalità epatica, proteinuria e una lieve coagulopatia da consumo. Possono verificarsi anche una colecistite acuta e un'epatite. Nella fase tardiva della malattia, quando sono preponderanti le lesioni intestinali, si può manifestare una diarrea florida e le feci possono contenere sangue (20% occulto, 10% palese). Nel 2% circa dei casi si verifica un sanguinamento grave nel corso della 3a sett., con una mortalità del 25% circa. Una polmonite si può instaurare tra la 2a e la 3a sett. ed è abitualmente provocata da un'infezione pneumococcica, sebbene la S. typhi possa anch'essa provocare infiltrati. La diagnosi può essere ritardata in caso di presentazioni atipiche, come polmonite, sintomi riconducibili a IVU o febbre isolata. Il periodo di convalescenza può durare diversi mesi. In aggiunta la batteriemia porta talvolta a infezioni focali come osteomielite, endocardite, meningite, ascessi dei tessuti molli, glomerulite e interessamento del tratto GU. Nell'8-10% dei pazienti non trattati si possono verificare delle recidive con la comparsa, circa 2 sett. dopo la defervescenza, di sintomi e segni simili a quelli iniziali della sindrome clinica. Per ragioni non ancora del tutto chiare la terapia antibiotica nelle fasi iniziali della malattia aumenta l'incidenza delle recidive febbrili del 15-20%. Se al momento della recidiva viene ripresa la terapia antibiotica la febbre scompare rapidamente, a differenza di quanto si osservava nella malattia primaria, in cui la defervescenza era lenta. Talvolta può verificarsi anche una seconda recidiva. Diagnosi La diagnosi si basa principalmente sull'isolamento dei bacilli tifoidi 7 nelle colture ma quadro clinico e anomalie ematologiche possono essere già indicativi di febbre tifoide. I bacilli tifoidi vengono isolati abitualmente dalle colture di sangue o di midollo osseo soltanto durante le prime 2 sett. di malattia, mentre le colture fecali divengono positive solitamente tra la 3a e la 5a sett. Le urinocolture sono spesso positive. Le colture di biopsie epatiche o delle macchie rosacee possono anch'esse produrre talvolta la crescita del microrganismo. I bacilli tifoidei contengono Ag (O e H) che stimolano l'ospite a produrre i corrispondenti Ac. Un aumento di 4 volte del titolo di Ac anti-O e anti-H in campioni prelevati nel paziente a 2 sett. di distanza l'uno dall'altro suggerisce un'infezione da S. typhi. Tuttavia, questo test (la reazione di agglutinazione di Widal) è solo moderatamente sensibile (il 30% dei casi con colture positive presenta una reazione negativa) e ha una scarsa specificità (molti ceppi non tifoidi di Salmonella hanno Ag O e H cross-reagenti; la cirrosi si associa a una produzione aspecifica di Ac che danno false positività nella reazione di Widal). Sono in fase di studio test, quali quelli immunoenzimatici, per l'identificazione degli Ag della S. typhi nel siero o nelle urine nelle fasi precoci della malattia. La diagnosi differenziale comprende altre infezioni da Salmonella che provochino febbri enteriche, malattie da rickettsie, leptospirosi, TBC disseminata, malaria, brucellosi, tularemia, epatite infettiva, infezioni da Yersinia enterocolitica e linfomi. La febbre tifoide può assomigliare nelle sue fasi precoci a una IRS o a una IVU. Prognosi Senza antibiotici la mortalità dei pazienti affetti da febbre tifoide è del 12%; con una pronta terapia antibiotica il tasso di mortalità è < 1%. I decessi si verificano soprattutto tra bambini, soggetti malnutriti e anziani. Stato stuporoso, coma e shock sono indizi di patologia grave e di prognosi infausta. Le complicanze si riscontrano soprattutto nei pazienti che non sono trattati o che sono trattati in ritardo. Profilassi 8 Per la prevenzione l'acqua da bere deve essere depurata, le fognature devono essere disposte in maniera adeguata, il latte deve essere pastorizzato, i portatori cronici devono evitare di maneggiare il cibo e devono essere messe in atto misure idonee di isolamento dei pazienti. È importante avere un'attenzione particolare alle precauzioni enteriche. Chi si trova in viaggio nelle aree endemiche deve evitare di mangiare vegetali a foglia crudi, altri cibi che vengono conservati o serviti a temperatura ambiente e acqua non imbottigliata. L'acqua, a meno che non si sappia per certo che è pura, andrà bollita o clorata prima di essere consumata. È disponibile un vaccino tifoide per via orale, vivo, attenuato (ceppo Ty21) che possiede un'efficacia di circa il 70%. Deve essere somministrato quotidianamente per un totale di 4 dosi. Poiché il vaccino contiene organismi vivi di S. typhi, è controindicato nei pazienti immunocompromessi. Negli USA il vaccino Ty21a non è approvato per i bambini < 6 anni. Un'alternativa è il vaccino per via parenterale, a dose singola, del polisaccaride Vi, che ha un'efficacia del 64-72% ed è ben tollerato. Questo vaccino viene somministrato come singola iniezione IM. Terapia Gli antibiotici riducono notevolmente la gravità e la durata della malattia nonché l'incidenza delle complicanze e la mortalità. I farmaci di prima scelta sono il ceftriaxone e il cefoperazone. Il cloramfenicolo viene ancora diffusamente utilizzato in tutto il mondo, ma la resistenza è in incremento. I chinolonici possono essere utili. I chinolonici vengono sconsigliati nei bambini in fase prepuberale. I glucocorticoidi possono essere utilizzati in aggiunta agli antibiotici per trattare un grave stato tossico. Con questa terapia si ottengono di solito il miglioramento clinico. Come misura di supporto il paziente va alimentato con pasti frequenti. Nel periodo febbrile i pazienti vengono di solito tenuti a riposo a letto. Andranno evitati i salicilati (che possono provocare ipotermia e ipotensione) nonché i lassativi e i clisteri. La diarrea si può controllare con una dieta liquida in bianco e, se necessario, con un'alimentazione parenterale. Possono rendersi necessarie una 9 terapia di reintegrazione idro-elettrolitica e trasfusioni di sangue. La perforazione intestinale e la relativa peritonite richiedono una copertura antibiotica a più ampio spettro, anche nei confronti di germi gram - e anaerobi. Per il trattamento della perforazione, sebbene la sola terapia medica abbia avuto alcuni successi, è raccomandabile assieme agli antibiotici la terapia chirurgica. Le recidive si curano allo stesso modo della malattia iniziale, anche se la terapia antibiotica difficilmente deve essere protratta > 5 giorni. I portatori vanno notificati alle autorità sanitarie locali e bisognerà proibire loro di manipolare il cibo. Bacilli tifoidi possono essere isolati dalle feci fino a 3-6 mesi dopo la malattia acuta nei soggetti che non diventano portatori; successivamente, per escludere l'instaurarsi di uno stato di portatore, bisogna attendere che 3 esami consecutivi delle feci eseguiti a 1 sett. l'uno dall'altro risultino negativi. Nei portatori con vie biliari normali, la percentuale di guarigione è del 60%, con antibiotici quali l'ampicillina (1,5 g qid PO o EV per 6 sett.) o l'amoxicillina (2 g tid PO per 4 sett.). Il probenecid 0,5 g qid PO può essere somministrato con ampicillina. In alcuni portatori con patologia della colecisti è stata raggiunta l'eradicazione con trimetoprim/sulfametoxazolo e rifampicina. In altri casi la colecistectomia, associata a terapia antibiotica (ampicillina 6 g/die EV in 4 dosi frazionate, da 1-2 giorni prima dell'intervento a 2-3 sett. dopo di esso), abitualmente risolve la condizione di portatore. INFEZIONI CAUSATE DA BACILLI GRAM NEGATIVI: INFEZIONI DA SALMONELLA NON TIFOIDEE L'epidemiologia delle altre salmonellosi è simile a quella della febbre tifoide, ma più complessa, perché la malattia si può manifestare nell'uomo anche per contatto diretto o indiretto con numerose specie di animali infetti, con prodotti alimentari da essi derivati o con loro escrementi. Fonti comuni di Salmonella sono 10 animali da carne infetti, pollame, latte fresco, uova e prodotti fatti con le uova. Altre fonti descritte sono le tartarughe domestiche, il colorante rosso carminio e la marijuana contaminata. Condizioni predisponenti per le infezioni da Salmonella sono: gastrectomia subtotale, acloridria (o l'assunzione di antiacidi), anemia perniciosa, splenectomia, febbre ricorrente da pidocchi, malaria, bartonellosi, cirrosi, leucemia, linfoma e infezione da HIV. Esclusa la febbre tifoide, le infezioni da Salmonella enteritidis rimangono un importante problema di salute pubblica negli USA. A molti sierotipi di S. enteritidis è stato dato un nome e vengono ufficiosamente considerati come specie separate, anche se non lo sono. Negli USA i più comuni sierotipi di Salmonella comprendono: S. typhimurium, S. heidelberg, S. newport, S. infantis, S. agona, S. montevideo e S. saint-paul. Sintomi e segni Le infezioni da Salmonella si possono manifestare clinicamente sotto forma di gastroenterite, di febbre enterica, di sindrome batteriemica o di malattia focale. Ogni sierotipo di Salmonella può produrre una o tutte le sindromi cliniche descritte qui di seguito, ma un singolo sierotipo si associa spesso a una sindrome specifica. Può esserci anche uno stato di portatore asintomatico. La gastroenterite compare abitualmente da 12 a 48 h dopo l'ingestione dei microrganismi, con nausea e dolori addominali crampiformi seguiti da diarrea, febbre e talvolta vomito. Le feci solitamente sono acquose, ma possono essere pastose semisolide. Di rado possono notarsi anche muco o sangue. La malattia è di regola benigna e dura da 1 a 4 giorni. Talvolta si può manifestare in forma più grave e protratta. Nei campioni di feci colorati con blu di metilene si riscontrano spesso GB, che sono indice di colite infiammatoria. La diagnosi viene confermata dall'isolamento di Salmonella da campioni di feci o da tamponi rettali. La febbre enterica è una sindrome sistemica caratterizzata da febbre, prostrazione e setticemia. Il prototipo di questa sindrome, la febbre tifoide, è stato descritto più sopra. Una sindrome analoga, ma spesso meno grave, è causata da S. paratyphi A, B e C. 11 Le manifestazioni focali delle infezioni da Salmonella possono verificarsi con o senza una batteriemia rilevante. Nei pazienti con batteriemia si può avere un'nfezione localizzata che interessa il tratto GI (fegato, colecisti e appendice), le superfici endoteliali (placche aterosclerotiche, aneurismi ileo-femorali o aortici, valvole cardiache), pericardio, meningi, polmoni, articolazioni, ossa, tratto GU o tessuti molli. Possono talvolta essere infettati dei tumori solidi preesistenti, con formazione di ascessi che rappresentano a loro volta una fonte di batteriemia da Salmonella. S. choleraesuis e S. typhimurium sono le cause più comuni delle infezioni focali. Nei pazienti con gastroenterite la batteriemia è relativamente poco comune. Tuttavia, la S. choleraesuis, la S. typhimurium e la S. heidelberg, tra le altre, possono provocare una sindrome batteriemica rilevante, che dura 1 sett. Sebbene le emocolture siano positive, le coprocolture sono in genere negative. I pazienti con AIDS o con infezione da HIV possono avere episodi ricorrenti di batteriemia o di altre infezioni invasive (p. es., artrite settica) dovute alla Salmonella. Infezioni multiple da Salmonella in un paziente senza altri fattori di rischio impongono il test del HIV. Non sembra che i portatori giochino un ruolo importante nelle grandi epidemie di gastroenterite non tifoidee. La continua liberazione di microrganismi nelle feci per 1 anno si verifica soltanto nello 0,2-0,6% dei pazienti con infezioni da Salmonella non tifoidi. La diagnosi viene effettuata sulla base dell'isolamento del microrganismo dalle feci o da altri siti infetti. La prognosi è generalmente buona, a meno che non sia presente una grave patologia sottostante. Profilassi e terapia Di primaria importanza è prevenire la contaminazione dei cibi da parte di animali e uomini infetti. Il pollame, la carne, le uova e gli altri cibi devono essere cotti, maneggiati, conservati e refrigerati in maniera adeguata. Gli animali infetti (p. es., rettili domestici) e le sostanze potenzialmente contaminate (p. es., il colorante rosso carminio) devono essere identificati e posti sotto controllo. Le misure di prevenzione per chi viaggia sono trattate sopra, in Febbre 12 tifoide e si possono applicare per analogia alla maggior parte delle altre infezioni enteriche. La notifica dei casi è fondamentale. La gastroenterite viene sottoposta a terapia sintomatica con liquidi e dieta blanda. Gli antibiotici prolungano l'emissione dei germi e non sono consigliati nei casi non complicati. A causa della maggiore mortalità, i pazienti anziani assistiti a casa, i bambini e i pazienti con infezione da HIV o con AIDS devono essere trattati con antibiotici. L'insorgenza di antibiotico-resistenza è ancora più comune con la Salmonella non tifoide che con la S. typhi. Un regime terapeutico accettabile è costituito da: TMP-SMX 5 mg/kg del composto TMP PO ogni 12 h nei bambini mentre negli adulti ciprofloxacina 500 mg PO q 12. I pazienti non immunocompromessi devono essere trattati per 3-5 giorni, mentre quelli affetti da AIDS possono richiedere una soppressione prolungata per prevenire le recidive. La malattia sistemica o focale deve essere curata con le dosi di antibiotici riportate più sopra per la febbre tifoide. Una batteriemia prolungata viene trattata in genere per 4-6 sett. Gli ascessi richiedono terapia chirurgica, seguita da terapia antibiotica per almeno 4 sett. dopo l'intervento. Aneurismi infetti, valvole cardiache e infezioni ossee o articolari richiedono un intervento chirurgico e trattamenti antibiotici più prolungati. Lo stato di portatore asintomatico è abitualmente autolimitato e di rado si rende necessario il trattamento antibiotico. Gli antibiotici possono prolungare l'eliminazione dei microrganismi nelle feci dopo che si sia interrotta la somministrazione del farmaco. Nei casi meno frequenti (p. es., negli operatori alimentari o nel personale sanitario), si può tentare l'eliminazione dei germi, ma andranno effettuate ulteriori coprocolture nelle settimane successive alla fine del trattamento, in modo da documentare l'eliminazione della Salmonella. DIARREA INDOTTA DAL CLOSTRIDIUM DIFFICILE Il C. difficile, causa recente della colite da antibiotici è sempre più frequentemente riconosciuto quale causa di diarrea nosocomiale. La diarrea da C. difficile si presenta sia isolata sia in piccole epidemie limitate ed è trasmessa per contagio interpersonale. Si verifica in oltre l'8% dei pazienti ospedalizzati ed è responsabile del 20-30% 13 delle diarree nosocomiali. I fattori di rischio sono rappresentati dall'età avanzata, da gravi patologie sottostanti, da degenze ospedaliere prolungate e da residenza in case di cura. L'infezione produce una citotossina e un'enterotossina. Le alterazioni della flora GI provocate dagli antibiotici sono il più importante fattore predisponente. La storia naturale va da uno stato di portatore asintomatico, frequente soprattutto nei bambini e negli anziani, fino a forme gravi di enterite necrotizzante. Raramente si verifica una disseminazione tissutale limitata, come anche sepsi e addome acuto. Sono elementi tipici feci semiformate (non liquide), leucocitosi fecale e precedente trattamento con cefalosporine. I pazienti asintomatici colonizzati nelle feci con il C. difficile superano il numero dei pazienti sintomatici di 3:1. Dopo diarrea indotta da C. difficile è stata descritta un'artrite reattiva. La diagnosi viene generalmente effettuata ricercando nelle feci la tossina del C. difficile. Generalmente è sufficiente un unico campione, ma quando il sospetto è forte, e il primo prelievo risulta negativo, devono essere raccolti campioni ripetuti. Per ridurre la diffusione del C. difficile dal personale sanitario sano ai pazienti e tra i pazienti stessi sono indispensabili misure di controllo dell'infezione. Nella determinazione della diffusione clonale possono aiutare gli studi di epidemiologia molecolare dei tipi di pattern di DNA. La riduzione dell'uso della clindamicina in tutti gli ospedali ne ha fatto diminuire l'incidenza. Nel 15-20% dei pazienti possono verificarsi recidive. Il metronidazolo rappresenta il farmaco di scelta. Per i pazienti che falliscono con tutti i tipi di trattamento, per l'eradicazione della colite da C. difficile alcuni casi anedottici suggeriscono di effettuare un clisma di feci (clisma effettuato con feci di un donatore sano per rimpiazzare la normale flora intestinale). Alcuni pazienti, per ottenere la guarigione, hanno richiesto una colectomia totale. ENTERITE NECROTIZZANTE Infiammazione del piccolo e del grosso intestino determinate dal C. perfringens. 14 Oltre alle intossicazioni alimentari da C. perfringens, i clostridi possono talvolta provocare malattie infiammatorie acute, a volte necrotizzanti, dell'intestino tenue o del crasso. Queste enterotossiemie da clostridi possono manifestarsi come casi isolati e come piccole epidemie e alcuni sembrano dovuti, almeno in parte, a carni contaminate. Un processo simile può verificarsi in pazienti in trattamento per leucemia. Il "pigbel" (o ventre da maiale), che si presenta in Nuova Guinea, deriva probabilmente dal consumo di carne di maiale contaminata dal C. perfringens di tipo C; va da una forma con lieve diarrea fino a una con tossiemia fulminante e disidratazione, cui segue stato di shock e talvolta morte. Neonati e bambini piccoli sono soggetti a rischio, rispetto agli adulti. Nei bambini più grandi l'intenzione è stata associata all'anoressia nervosa. È stato sviluppato un vaccino sperimentale con anatossina, ma non è ancora disponibile in commercio. L'enterite necrotizzante si verifica in popolazioni con deprivazione proteica, scarsa igiene alimentare, episodica alimentazione carnea e dieta a base di inibitori della tripsina, come in Nuova Guinea, in alcune regioni dell'Africa, dell'America Centrale e del Sud e dell'Asia. L'enterocolite neonatale necrotizzante (ENN), che si verifica nei reparti di terapia intensiva neonatale, può essere causata da C. perfringens, C. butyricum e C. difficile. ENTEROCOLITE NECROTIZZANTE DEL NEONATO E DEL LATTANTE Patologia acquisita che interessa specialmente il neonato prematuro o il neonato patologico, caratterizzata da una necrosi della mucosa o anche degli strati più profondi della parete intestinale, più comunemente è interessato l'ileo terminale, meno frequentemente il colon e il piccolo intestino prossimale. Alcuni neonati sono particolarmente a rischio di NEC: il 75% dei casi di NEC si ha nei prematuri, soprattutto se c'è stata una rottura prolungata delle membrane, con amnionite o asfissia alla nascita. L'incidenza nei bambini alimentati con formule ipertoniche o che hanno subito un'exsanguinotrasfusione può anche essere più alta. Si pensa che ritardare l'alimentazione orale di parecchi giorni o 15 settimane, nei bambini prematuri di basso peso o malati, sostituendo nel frattempo con una nutrizione parenterale totale, e in seguito un lento reinserimento di un'alimentazione enterale per qualche settimana, possa diminuire il rischio di sviluppo della enterocolite necrotizzante (NEC). Tuttavia, altri studi non hanno evidenziato questo effetto benefico. La NEC nelle unità di terapia intensiva neonatale si può verificare in forma epidemica o sporadica; gli studi epidemiologici hanno evidenziato alcuni casi sporadici, associati a specifici germi (p. es., Klebsiella, Escherichia coli, stafilococchi coagulasi-negativi), ma spesso non è possibile identificare alcun patogeno specifico. Eziologia e patogenesi Nei bambini che sviluppano una NEC, tre fattori sono solitamente presenti nell'intestino: un insulto ischemico; la colonizzazione batterica dell'intestino e un substrato intraluminare (come gli alimenti per via enterale). La causa della NEC non è nota. Si ipotizza che una situazione ischemica interessi l'intestino per cui la mucosa non produce il normale muco protettivo, lasciando l'intestino esposto alle invasioni batteriche. Una volta che si inizia l'alimentazione orale si fornisce un ampio substrato per la proliferazione intraluminale dei batteri che può penetrare la parete intestinale; ivi si determina la produzione di gas idrogeno la cui presenza conferisce la caratteristica immagine rx di pneumatosi intestinale. Il gas può penetrare anche nella vena porta e i gas intraportali possono essere evidenziati sul fegato da una rx diretta dell'addome o da un'ecografia epatica. La progressione può comportare necrosi di tutta la parete intestinale, perforazione, peritonite, sepsi e morte. La lesione ischemica si può avere per vasospasmo delle arteriole mesenteriche, prodotto da un insulto anossico che è la situazione scatenante per un riflesso primitivo di centralizzazione del circolo che diminuisce il flusso ematico a livello intestinale. La lesione ischemica può essere conseguente a stati di basso flussosi durante un'exsanguinotrasfusione, nel corso di una sepsi o per l'uso di formule iperosmolari. Allo stesso modo, una cardiopatia congenita che determina una ridotta perfusione sistemica o una desaturazione 16 arteriosa di O2 può indurre una ipossia/ischemia intestinale e quindi predisporre alla NEC. L'ipotesi che il latte materno offra protezione non è provata. La necrosi inizia nella mucosa e può progredire fino a coinvolgere l'intero spessore della parete intestinale, determinando una perforazione. In 1/ 3 di bambini si verifica una sepsi. Sintomi, segni e diagnosi I bambini possono presentarsi con ileo evidenziato dalla distensione addominale, ristagno gastrico biliare (dopo i pasti) che può arrivare fino all'emesi biliare o con sangue microscopico o macroscopico nelle feci. La sepsi si può manifestare con letargia, instabilità termica e/o aumentate crisi di apnea e acidosi metabolica. I test sulle feci per la ricerca di sangue occulto o di sostanze riducenti nei bambini prematuri (che sono alimentati) possono aiutare a diagnosticare precocemente la NEC. Soltanto una rx precoce può rivelare l'ileo. D'altra parte la presenza di un'ansa intestinale fissa, dilatata, che non si modifica nelle successive rx, è indice di NEC. Segni rx diagnostici di NEC sono la pneumatosi intestinale e la presenza di aria nella vena porta. L'evidenza di pneumoperitoneo indica perforazione intestinale e richiede un intervento chirurgico urgente. Prognosi e terapia Circa 2/3 dei bambini che hanno presentato la NEC sopravvivono; la prognosi è migliorata grazie a un'aggressiva terapia di supporto e a un tempestivo intervento chirurgico, quando indicato. Un supporto non chirurgico è necessario nel 70% circa dei casi. L'alimentazione deve essere immediatamente sospesa se si sospetta una NEC e si può decomprimere l'intestino con una sonda naso-gastrica a due vie, collegata a un aspiratore. Si devono somministrare per via parenterale soluzioni di colloidi o cristalloidi per sostenere il circolo, poiché un processo infiammatorio e una peritonite possono determinare una perdita considerevole di liquidi dal terzo spazio. L'alimentazione parenterale totale si impone per 17 14- 21 giorni, mentre migliorano le condizioni intestinali. Bisogna iniziare subito una terapia antibiotica per via sistemica con un antibiotico b-lattamico (ampicillina, ticarcillina) e un aminoglicoside. Può anche essere presa in considerazione una copertura addizionale per gli anaerobi (p. es., clindamicina, metronidazolo) e il trattamento deve essere continuato per 10 giorni. La cosa più importante è che il bambino richiede frequenti rivalutazioni (p. es., almeno q 6 h) e deve eseguire rx dirette dell'addome sequenziali, EECC, conta delle piastrine ed emogasanalisi. È necessario l'intervento chirurgico in un 1/3 dei neonati. Indicazioni assolute sono la perforazione intestinale (pneumoperitoneo), i segni di peritonite (assenza della peristalsi, difesa addominale e dolorabilità o eritema ed edema della parete addominale) o l'aspirazione di materiale purulento dal cavo peritoneale. L'intervento chirurgico deve essere preso in considerazione nel caso di un lattante con NEC, che mostra un peggioramento delle condizioni cliniche e dei dati di laboratorio nonostante la terapia medica (v. sopra). All'atto dell'intervento, si deve resecare il tratto intestinale gangrenoso ed esteriorizzare i 2 tratti terminali. (Una rianastomosi primaria pùo essere eseguita se il resto dell'intestino non mostra segni di ischemia). Con la guarigione della sepsi e della peritonite si può ristabilire la continuità intestinale diverse settimane o mesi più tardi. Raramente, i bambini trattati non chirurgicamente sviluppano una stenosi intestinale nelle successive settimane o mesi, solitamente in corrispondenza della flessura splenica del colon. Per risolvere l'ostruzione intestinale, è allora richiesta la resezione della stenosi. Se si verificano in poco tempo diversi casi di NEC, poichè possono esistere focolai contagiosi, si raccomanda di prendere in considerazione l'isolamento dei bambini e l'identificazione di una coorte di bambini che possono essere stati esposti. GASTROENTERITE DA FARMACI Molti farmaci producono, come effetti collaterali, la nausea, il vomito e la diarrea. Deve essere raccolta un'accurata anamnesi sui farmaci assunti. Nei casi lievi, l'interruzione seguita da una nuova assunzione del farmaco può stabilire una relazione causale. 18 Comunemente i farmaci responsabili includono gli antiacidi che contengono il magnesio quale ingrediente principale, gli antibiotici, gli antielmintici, i citotossici (usati nella terapia del cancro), la colchicina, la digitale, i metalli pesanti, i lassativi e la terapia radiante. L'uso degli antibiotici può causare la diarrea da C. difficile. L'avvelenamento iatrogeno, accidentale o intenzionale, con metalli pesanti, frequentemente, produce nausea, vomito, dolore addominale e diarrea. L'abuso di lassativi, talvolta negato dai pazienti, può portare a debolezza, vomito, diarrea, deplezione elettrolitica e disturbi metabolici. La sindrome del ristorante cinese è un fenomeno farmacologico, non allergico. Il glutammato monosodico, spesso usato nei cibi cinesi, produce una sindrome legata alla dose assorbita, che si manifesta con una sensazione di bruciore per tutto il corpo, senso di pressione facciale, ansia e dolore toracico. La dose soglia varia considerevolmente da un individuo all'altro. GASTROENTERITE VIRALE Sindrome causata dall'infezione con uno tra diversi virus, di solito caratterizzata da vomito, diarrea acquosa e dolori addominali crampiformi. Eziologia e fisiopatologia La gastroenterite virale è la causa più frequente di diarrea infettiva negli USA. Quattro categorie di virus sono ritenute responsabili della gastroenterite: i rotavirus, i calicivirus (incluso il virus di Norwalk), l'adenovirus enterico (sierotipi 40 e 41) e gli astrovirus. I virus causano la malattia infettando gli enterociti dell'epitelio villoso del piccolo intestino. La distruzione delle cellule di questo strato causa una trasudazione di liquidi e sali nel lume intestinale. Anche il malassorbimento dei carboidrati, che causa la diarrea osmotica, può avere un ruolo. 19 Epidemiologia I rotavirus sono la causa più frequente della grave diarrea disidratante nei bambini piccoli (picco d'incidenza, 3-15 mesi). Sono altamente contagiosi e la maggior parte delle infezioni avviene attraverso una via di trasmissione orofecale. Gli adulti si possono infettare dopo uno stretto contatto con un lattante infetto, ma la malattia negli adulti è generalmente lieve. Nei climi temperati, la maggior parte delle infezioni si verifica durante i mesi invernali. Ogni anno negli USA, un'ondata di infezioni da rotavirus inizia a SudEst in novembre e finisce a NordEst in marzo. L'incubazione dura da 1 a 3 giorni. Il virus di Norwalk, il prototipo dei calicivirus, infetta più frequentemente i bambini più grandi e gli adulti e l'infezione si verifica durante tutto l'anno. Il virus di Norwalk è la principale causa della gastroenterite epidemica virale; le epidemie trasmesse attraverso l'acqua o il cibo sono ben documentate. La trasmissione da persona a persona si verifica anche perché il virus è altamente contagioso. L'incubazione dura da 1 a 3 giorni. I sierotipi 40 e 41 dell'adenovirus sono la seconda causa più comune della gastroenterite virale dell'adolescenza. L'infezione si verifica durante tutto l'anno, con un lieve aumento in estate. I bambini < 2 anni sono maggiormente colpiti e la trasmissione si verifica da persona a persona attraverso la via di trasmissione orofecale. L'incubazione dura da 8 a 10 giorni. Si conosce meno a proposito dell'epidemiologia dei calicivirus non Norwalk e degli astrovirus. Entrambi possono infettare persone di tutte le età, ma di solito infettano i lattanti e i bambini piccoli. Le infezioni da calicivirus si verificano durante tutto l'anno, mentre le gastroenteriti causate dagli astrovirus sono più frequenti durante l'inverno. La trasmissione avviene attraverso la via orofecale. L'incubazione dura da 1 a 3 giorni per entrambi i virus. Sintomi e segni La maggioranza delle infezioni causata da enteropatogeni virali è asintomatica. Nelle infezioni sintomatiche, la diarrea acquosa è il 20 sintomo più frequente; le feci raramente contengono del muco o del sangue. I reperti obiettivi (p. es., le membrane mucose secche, la tachicardia) sono aspecifici e correlati al grado di disidratazione. I lattanti e i bambini piccoli affetti da una gastroenterite da rotavirus possono avere una grave diarrea acquosa che dura da 5 a 7 giorni e causa una disidratazione isotonica. Il vomito si verifica nel 90% dei pazienti e la febbre > 39°C si verifica in circa il 30% dei casi. Il virus di Norwalk causa tipicamente un vomito a inizio acuto, dei dolori addominali crampiformi e la diarrea, con sintomi che durano solo 1-2 giorni. Nei bambini, il vomito è più importante della diarrea, mentre negli adulti, la diarrea è, di solito, più grave. I pazienti possono avere anche febbre, cefalea e mialgie. Il segno di riconoscimento della gastroenterite da adenovirus è una diarrea che dura 1-2 sett. I lattanti e i bambini affetti possono presentare un vomito di lieve entità che inizia 1-2 giorni dopo l'inizio della diarrea. Una febbre moderata si verifica in circa il 50% dei pazienti. Le infezioni da calicivirus non Norwalk nei lattanti e nei bambini sono di solito indistinguibili dalle infezioni da rotavirus. Tuttavia, gli adulti possono sviluppare dei reperti clinici più tipici dell'infezione da virus di Norwalk. L'astrovirus causa una sindrome simile a una lieve infezione da rotavirus. Diagnosi, prevenzione e terapia La gastroenterite virale viene spesso diagnosticata clinicamente. L'esame colturale delle feci per i batteri e la ricerca delle uova e dei parassiti saranno negativi, ma questi esami, spesso, non sono necessari nei pazienti che presentano i sintomi tipici della gastroenterite virale. Le infezioni da rotavirus e da adenovirus enterico possono essere rapidamente diagnosticate usando dei test disponibili in commercio che identificano l'antigene virale nelle feci. I test per identificare gli altri enteropatogeni virali sono disponibili solo nei laboratori di ricerca. La prevenzione dell'infezione è complicata dalla frequenza dell'infezione asintomatica e dalla facilità con cui questi virus sono trasmessi da persona a persona, specialmente tra i bambini con i pannolini. È probabile che l'allattamento al seno permetta una certa protezione dall'infezione. Il personale sanitario si deve lavare le mani a fondo con sapone e acqua dopo aver cambiato i pannolini e la zona dove si cambiano i pannolini deve essere disinfettata con 21 candeggina diluita o con alcol al 70%. Durante le epidemie di rotavirus nei reparti pediatrici, tutti i bambini devono essere studiati per l'escrezione dell'organismo. I bambini infetti e quelli non infetti possono quindi essere trasferiti per essere curati in aree diverse e da personale sanitario differente. Diversi promettenti vaccini contro i rotavirus sono in fase di sviluppo. Il punto cardine della terapia è l'appropriata infusione di liquidi. Anche se vomita, la maggior parte dei pazienti può essere efficacemente reidratata con soluzioni reidratanti orali, diverse delle quali sono disponibili come prodotti da banco. Le bevande per sportivi e le bevande gassate non sono delle appropriate soluzioni reidratanti per i bambini con < 5 anni di età. La reidratazione EV è necessaria solo per i pazienti con una grave disidratazione. DIARREA DEL VIAGGIATORE La gastroenterite dei viaggiatori è solitamente causata da batteri endemici nell'acqua locale. Eziologia, epidemiologia e fisiopatologia La diarrea del viaggiatore può essere causata da diversi batteri, virus o parassiti. Tuttavia, l'E. coli enterotossigenico è la causa più frequente. Gli organismi dell'E. coli sono frequentemente presenti nelle provviste d'acqua di aree che mancano di una sua adeguata purificazione. L'infezione è frequente nelle persone che viaggiano attraverso alcune aree del Messico e dell'America latina, del medioriente, dell'Asia e dell'Africa. I viaggiatori spesso evitano di bere l'acqua locale, ma si infettano lavandosi i denti con uno spazzolino sciacquato impropriamente, bevendo dei liquidi raffreddati con del ghiaccio fatto con acqua locale o mangiando cibi preparati con acqua locale. Sintomi, segni e diagnosi 22 La nausea, il vomito, i borborigmi, i dolori addominali crampiformi e la diarrea iniziano da 12 a 72 h dopo l'ingestione dei cibi o dell'acqua contaminati. La gravità è variabile. Alcune persone presentano febbre e mialgie. La maggior parte dei casi è lieve e autolimitantesi, anche se si può verificare una disidratazione, specialmente nei climi temperati. Profilassi e terapia I viaggiatori devono servirsi di ristoranti noti per l'igiene ed evitare l'assunzione di cibi provenienti da venditori ambulanti. Devono mangiare soltanto cibi cotti che sono ancora caldi, frutta che può essere sbucciata e bevande gassate in bottiglia senza ghiaccio; devono essere evitate le verdure non cotte. Le sospensioni di bismuto salicilato sono protettive se assunte in dosi abbondanti (60 ml qid). Il ruolo profilattico degli antibiotici è controverso. Questi devono probabilmente essere riservati ai pazienti particolarmente suscettibili alle conseguenze della diarrea del viaggiatore (p. es., pazienti immunocompromessi). Il punto chiave del trattamento è la reidratazione con l'infusione dei liquidi. Il trattamento sintomatico con il bismuto subsalicilato o con un agente antiperistaltico può essere utile. Questi farmaci devono essere sospesi se i sintomi persistono per > 4 giorni. Gli agenti antiperistaltici sono controindicati nei pazienti con febbre o con feci ematiche e nei bambini < 2 anni di età. La iodocloridrossichina, che può essere trovata in alcuni paesi in via di sviluppo, non deve essere usata perché può causare dei danni neurologici. Gli antibiotici sono, generalmente, controindicati per la diarrea lieve nei pazienti senza febbre o sangue nelle feci; questi farmaci possono alterare sfavorevolmente la flora intestinale e possono essere responsabili dello sviluppo di germi resistenti. Gli antibiotici possono essere indicati nei casi di diarrea più grave (tre o più scariche di diarrea nelle 8 h), specialmente se sono presenti il vomito, i crampi addominali, la febbre o le feci ematiche. 23 INFEZIONI CAUSATE DA BACILLI GRAM NEGATIVI: COLERA Infezione acuta provocata dal Vibrio cholerae che interessa l'intero intestino tenue, caratterizzata da diarrea acquosa profusa, vomito, crampi muscolari, disidratazione, oliguria e collasso. Eziologia, epidemiologia e fisiopatologia Il germe responsabile è il Vibrio cholerae, sierogruppi 01 e 0139, un bacillo aerobio corto, incurvato e mobile. Sia i biotipi classici di V. cholerae che i biotipi El Tor possono provocare malattia grave; tuttavia con i biotipi El Tor sono assai più frequenti forme di infezione lieve o asintomatica. Il colera si diffonde per ingestione di acqua, pesci, crostacei e altri tipi di cibi contaminati dalle feci di soggetti con infezione sintomatica o asintomatica. Il colera è endemico in alcune regioni dell'Asia, nel Medio Oriente, in Africa, nell'America Centrale e Meridionale e nella costa prospiciente il golfo del Messico negli USA. I casi trasferitisi in Europa, Giappone e Australia hanno provocato talora epidemie localizzate. Nelle aree endemiche le epidemie si hanno solitamente durante i mesi caldi con un'incidenza che è massima per i bambini; nelle zone in cui invece la malattia non è endemica le epidemie possono verificarsi in qualsiasi stagione e risultano ugualmente soggetti all'infezione gli individui di tutte le età. Una forma di gastroenterite più lieve, provocata da vibrioni non colerici, viene trattata in questo stesso capitolo in Infezioni da Campylobacter e da Vibrioni non colerici. La suscettibilità all'infezione è variabile ed è maggiore nei soggetti di gruppo sanguigno O. Poiché il vibrione è sensibile all'acidità gastrica, una condizione di acloridria o di ipocloridria possono costituire fattori predisponenti. Gli individui che vivono nelle aree endemiche acquisiscono gradualmente un'immunità naturale contro il vibrione. I V. Cholerae 01 e 0139 producono un'enterotossina proteica che induce l'ipersecrezione di una soluzione elettrolitica isotonica da parte della mucosa dell'intestino tenue intatta. La mucinasi può essere importante nella riduzione di un effetto protettivo della mucina intestinale, mentre la neuraminidasi può 24 alterare la struttura dei gangliosidi delle membrane delle cellule mucose aumentando il contenuto del ganglioside specifico (GM1) che lega l'enterotossina. Il processo di colonizzazione delle mucose può essere favorito da un'emoagglutinina associata alle cellule, ma il flagello sembra avere una maggiore importanza. Sintomi e segni Il periodo di incubazione va da 1 a 3 giorni. Il colera si può presentare come forma subclinica; come un episodio diarroico lieve e non complicato oppure come una malattia fulminante e rapidamente letale. Di regola i reperti iniziali sono una diarrea improvvisa, non dolorosa e acquosa e il vomito: negli adulti le feci possono ammontare a oltre 1 l/h, ma solitamente sono assai meno. La grave perdita di acqua e di elettroliti che ne consegue porta a sete intensa, oliguria, crampi muscolari, debolezza e marcata perdita della consistenza dei tessuti con occhi affossati e grinze nella cute delle dita. La manifestazioni del colera sono dovute all'eliminazione di feci acquose isotoniche ricche di sodio, cloro, bicarbonato e potassio. Si hanno anche ipovolemia, emoconcentrazione, oliguria e anuria e acidosi metabolica grave con perdita di potassio (ma con normale concentrazione di Na nel siero); inoltre, in mancanza di terapia, si ha esito in collasso circolatorio, cianosi e stato stuporoso. un'ipovolemia prolungata può provocare necrosi tubulare renale. Il colera non complicato ha un decorso limitato: si ha guarigione in 3-6 giorni. Il tasso di mortalità nei casi gravi non trattati può essere > 50% a causa della disidratazione ma è < 1% con una terapia liquida ed elettrolitica tempestiva e adeguata. Nella maggior parte dei pazienti il V. cholerae scompare nell'arco di 2 sett., ma alcuni soggetti divengono portatori cronici del tratto biliare. Diagnosi La diagnosi è confermata dall'isolamento di V. cholerae nelle colture da tamponi rettali diretti o da feci fresche e dalla successiva identificazione come sierogruppo 01 o 0139 mediante agglutinazione con antisiero specifico. Il colera deve essere distinto 25 dalla malattia clinicamente simile provocata dai ceppi di Escherichia coli producenti enterotossina e dai microrganismi Salmonella e Shigella. Profilassi Per il controllo del colera gli escrementi umani devono essere eliminati in maniera adeguata e i rifornimenti d'acqua devono essere depurati. L'acqua da bere deve essere bollita o clorata e le verdure e il pesce devono essere completamente cotti. Un vaccino orale ucciso dell'intera subunità cellulare B fornisce una protezione dell'85% nei confronti del sierogruppo 01 per 4-6 mesi. Negli adulti la protezione dura almeno 3 anni ma nei bambini scompare rapidamente ed è maggiore per il biotipo classico piuttosto che per quello El Tor. Non esiste una protezione crociata tra i sierogruppi 01 e 0139, pertanto un vaccino sicuramente efficace contro entrambi i sierogruppi è un obiettivo da perseguire. Il vaccino parenterale contro il colera fornisce soltanto una protezione parziale e di breve durata e non viene raccomandato. Una tempestiva profilassi con tetracicline può far diminuire i casi secondari nei familiari dei pazienti colpiti da colera, ma la profilassi di massa è inappropriata e alcuni ceppi non sono comunque sensibili. Terapia È importante la rapida correzione dell'ipovolemia e dell'acidosi metabolica nonché la prevenzione dell'ipopotassiemia. Per i pazienti gravemente disidratati, specialmente per quelli incapaci di bere, bisogna iniziare al più presto, se possibile, le infusioni EV. Ciò è importante soprattutto per i bambini che tollerano poco le perdite di potassio. I quantitativi necessari in caso di perdita continua devono essere equivalenti al volume misurato delle feci. L'adeguatezza dell'idratazione è confermata da una valutazione clinica frequente (ritmo e validità del polso, turgore della pelle e diuresi). Il plasma, i plasma "expander" e i farmaci vasopressori non devono essere impiegati al posto dell'acqua e degli elettroliti. 26 La somministrazione orale di una soluzione mista di glucoso ed elettroliti è efficace nel rimpiazzare le perdite di feci e può essere utilizzata dopo una prima idratazione per EV. Essa è anche utile talora, come unico strumento di reidratazione, nelle aree epidemiche dove la disponibilità di fluidi per via parenterale è limitata. I pazienti con disidratazione lieve o moderata che siano in grado di bere possono essere reidratati esclusivamente con soluzioni orali (circa 75 ml/kg in 4 h). Quelli con disidratazione più grave necessitano di quantità maggiori di liquidi e possono aver bisogno di ricevere i fluidi attraverso un sondino nasogastrico. I cibi solidi vanno assunti dopo la scomparsa del vomito e il ritorno dell'appetito. Una terapia precoce con un antibiotico orale efficace eradica i vibrioni, riduce il volume fecale del 50% e fa scomparire la diarrea nell'arco di 48 h. La scelta dell'antibatterico deve essere basata sulla sensibilità del V. cholerae isolato nella comunità. I farmaci efficaci per i ceppi sensibili comprendono tetraciclina; doxiciclina; eritromicina o norfloxacina. INFEZIONI CAUSATE DA BACILLI GRAM NEGATIVI: INFEZIONI DA VIBRIONI NON COLERICI Questi vibrioni sono diversi dal Vibrio cholerae da un punto di vista biochimico o sierologico e, a seconda della specie interessata, provocano infezioni di ferite, sepsi enteriche o diarree. Eziologia ed epidemiologia I vibrioni diversi dal colera sono:l V. parahemolyticus, V. mimicus, V. alginolyticus, V. vulnificus e i così detti vibrioni non agglutinabili. Il V. parahemolyticus è un germe alofilo incriminato nelle epidemie di diarrea da cibi (nei cibi di mare non ben cotti, di solito gamberi) in Giappone e nelle zone costiere degli USA. Il microrganismo non 27 produce enterotossina né invade il flusso circolatorio, ma danneggia la mucosa intestinale. Infezioni gravi con vibrioni non agglutinabili sono state generalmente riportate in pazienti con patologia epatica e altre immunodeficienze, anche se possono sviluppare infezioni gravi anche soggetti altrimenti sani. Né il V. alginolyticus né il V. vulnificus provocano enterite, ma possono entrambi provocare infezioni di ferite procurate in ambiente marino. Sintomi, segni e diagnosi La malattia, dopo un periodo di incubazione di 15-24 h, ha un esordio acuto con dolore addominale crampiforme, diarrea acquosa (le feci possono essere sanguinolente e contenere leucociti polimorfonucleati), tenesmo, debolezza e talvolta febbre di modica entità. I sintomi si riducono spontaneamente in 24-48 h. I vibrioni non agglutinabili possono provocare una malattia simil-colerica e sono stati isolati da ferite e dal sangue. Le ferite contaminate con acqua di mare calda possono divenire cellulitiche e progredire rapidamente, risultando in alcuni casi in una fascite necrotizzante, con le tipiche lesioni bollose emorragiche. Il V. vulnificus quando viene ingerito da un soggetto defedato (spesso un individuo con epatopatia cronica o immunodeficienza) attraversa la mucosa intestinale senza causare enterite e provoca setticemia con alta mortalità. Le infezioni delle ferite e del flusso circolatorio sono facilmente diagnosticate tramite gli esami colturali di routine. Quando si sospetta un'infezione enterica si può procedere alla coltura dalle feci di microrganismi del tipo Vibrio su terreno al tiosolfato citrato, sali biliari e saccaroso; anche i cibi marini contaminati danno colture positive. Prevenzione e terapia I pazienti ad alto rischio con ferite cutanee devono evitare di maneggiare cibo marino non cotto e di esporsi all'acqua marina. Le infezioni da vibrione non colerico possono essere trattate con una dose singola di ciprofloxacina o con doxiciclina. Nei casi di diarrea provocata da questi microrganismi bisogna prestare grande 28 attenzione al ripristino dei volumi di liquidi e di elettroliti perduti con le feci. Per i pazienti con fascite necrotizzante in aggiunta agli antibiotici è necessaria la toaletta chirurgica. INFEZIONI CAUSATE DA BACILLI GRAM NEGATIVI: INFEZIONI DA CAMPYLOBACTER I Campylobacter sono bacilli mobili, ricurvi, microaerofili e gram -, che possono essere causa di tromboflebite settica, batteriemia, endocardite, osteomielite, artrite settica protesica e diarrea. Epidemiologia Si ritiene che le specie patogene per l'uomo siano tre. Il C. fetus sottospecie fetus negli adulti è causa tipicamente di batteriemia, spesso in presenza di condizioni predisponenti di base come diabete, cirrosi o tumori maligni. Questi microrganismi possono anche causare infezioni recidivanti, difficili da trattare nei pazienti con deficit delle immunoglobuline. Il C. jejuni nei bambini può provocare meningiti, mentre il C. jejuni e li C. coli possono provocare diarrea in ogni fascia d'età. I Campylobacter sp sono patogeni batterici isolati comunemente, tra questi il C. jejuni rappresenta oltre il 90% degli isolati da pazienti infetti con diarrea. Con l'insorgere di epidemie sono stati messi in relazione il contatto con animali infetti, domestici o selvatici e l'ingestione di cibi (specialmente pollame non ben cucinato) o di acque contaminati; anche se nei casi sporadici la sorgente del microrganismo infettante è frequentemente oscura. Esiste un'associazione tra epidemie estive di C. jejuni 29 MALATTIA PEPTICA ULCEROSA: HELICOBACTER PYLORI Escoriazione di un tratto della mucosa GI, generalmente nello stomaco (ulcera gastrica) o nei primi centimetri del duodeno (ulcera duodenale), che penetra attraverso la muscularis mucosae. L'ulcera può avere un diametro variabile da diversi millimetri a diversi centimetri. Le ulcere sono distinte dalle erosioni sulla base della profondità della penetrazione; le erosioni sono, infatti, più superficiali e non coinvolgono la muscularis mucosae. Poiché è sempre più evidente il ruolo centrale dell'H. pylori nella patogenesi della malattia acido-peptica, la diagnosi e la terapia dell'ulcera peptica sono profondamente cambiate. Eziologia e patogenesi Sebbene le teorie tradizionali sulla patogenesi delle ulcere peptiche si basino sull'ipersecrezione acida, questo reperto non è sempre presente e attualmente si sa che l'ipersecrezione non è il principale meccanismo con cui si forma la maggior parte delle ulcerazioni. Sembra che alcuni fattori, in particolare l'H. pylori e i FANS, distruggano le normali difesa e capacità riparativa della mucosa, rendendola più sensibile all'attacco dell'acido. I meccanismi attraverso cui l'H. pylori causa le lesioni mucose non sono completamente chiari, ma sono state proposte molteplici teorie. L'ureasi prodotta dagli organismi trasforma l'urea in ammonio. L'ammonio, mentre consente all'organismo di sopravvivere nell'ambiente acido dello stomaco, può corrodere la barriera mucosa, causando un danno epiteliale. Anche le citotossine prodotte dall'H. pylori sono state implicate nel danno epiteliale dell'ospite. Gli enzimi mucolitici (p. es., le proteasi batteriche, le lipasi) sembrano parimenti coinvolti nella degradazione dello strato mucoso, rendendo l'epitelio più sensibile alla lesione dell'acido. In ultimo, le citochine prodotte in risposta all'infiammazione possono giocare un ruolo nel danno mucoso e nella conseguente ulcerogenesi. I FANS probabilmente promuovono l'infiammazione mucosa e la 30 formazione dell'ulcera attraverso effetti sia topici che sistemici. Poiché i FANS sono degli acidi deboli e non ionizzati al pH gastrico, si diffondono liberamente attraverso la barriera mucosa nelle cellule gastriche epiteliali, dove vengono liberati gli ioni H+, che causano il danno cellulare. Gli effetti sistemici sembrano essere mediati dalla loro capacità di inibire l'attività della ciclo-ossigenasi e, quindi, la produzione di prostaglandine. Attraverso l'inibizione della produzione di prostaglandine, i FANS inducono diversi cambiamenti nel microambiente gastrico (p. es., una riduzione del flusso ematico, una ridotta secrezione di muco e di HCO3, una riduzione delle riparazioni cellulari e della loro replicazione), portando a un'interruzione dei meccanismi di difesa. Sintomi e segni I sintomi dipendono dalla localizzazione dell'ulcera e dall'età del paziente; molti pazienti, particolarmente quelli anziani, hanno una sintomatologia scarsa o nulla. Il dolore è il sintomo più frequente; spesso è localizzato all'epigastrio e viene alleviato dal cibo o dagli antiacidi. Il dolore viene descritto come un bruciore, un dolore lacerante o una sensazione di fame. L'andamento è di solito cronico e ricorrente. Solo la metà circa dei pazienti presenta il caratteristico corteo dei sintomi. I sintomi dell'ulcera gastrica, spesso, non seguono lo schema classico (p. es., l'assunzione del cibo, a volte, esacerba il dolore piuttosto che alleviarlo). Ciò è vero in particolare per le ulcere piloriche che sono spesso associate a sintomi ostruttivi (p. es., distensione epigastrica, nausea, vomito) causati dall'edema e dalla cicatrizzazione. Nei pazienti con ulcera duodenale, il dolore tende a seguire uno schema costante. È assente quando il paziente si risveglia al mattino, ma compare a metà mattinata; alleviato dall'assunzione di cibo, recidiva 2 o 3 h dopo il pasto. Il dolore che risveglia il paziente di notte è frequente e altamente suggestivo di ulcera duodenale. 31 INTOSSICAZIONE ALIMENTARE DA STAFILOCOCCO Sindrome acuta con vomito e diarrea provocata dall'ingestione di cibo contaminato con l'enterotossina stafilococcica. Eziologia e fisiopatologia I sintomi dell'intossicazione alimentare da stafilococco sono causati dall'enterotossina stafilococcica e non dallo stafilococco in sé. È una causa comune di avvelenamento da cibo e il potenziale per delle epidemie è elevato quando le persone che preparano il cibo avendo un'infezione cutanea, contaminano il cibo stesso, lasciandolo, poi, a temperatura ambiente. Le crostate, la pasticceria ripiena di crema in genere, il latte, la carne lavorata e i pesci rappresentano un ottimo terreno di coltura dove gli stafilococchi coagulasi-positivi crescono e producono le enterotossine. Sintomi e segni L'inizio è, solitamente, improvviso. I sintomi, caratteristicamente rappresentati da una grave nausea e dal vomito, iniziano 2-8 h dopo l'ingestione del cibo contenente la tossina. Gli altri sintomi possono includere i dolori addominali crampiformi, la diarrea e, occasionalmente, la cefalea e la febbre. La diarrea, di solito, non è ematica perché la tossina non causa delle ulcerazioni mucose. Nei casi gravi si possono avere uno squilibrio acido-base, uno stato di prostrazione e uno shock. L'attacco è breve, durando spesso < 12 h e il recupero è, di solito, completo. I rari decessi si verificano a causa dello squilibrio idrico e metabolico, specialmente tra i pazienti molto giovani, anziani o cronicamente ammalati. Diagnosi, profilassi e terapia 32 La diagnosi si basa sul riconoscimento della sindrome clinica. Solitamente, diverse persone ne sono affette contemporaneamente, costituendo il nucleo di origine di un'epidemia. La conferma diagnostica, sebbene raramente necessaria, richiede l'isolamento degli stafilococchi coagulasi-positivi dal cibo sospetto. La colorazione di Gram dei campioni del vomito può mostrare gli stafilococchi. L'attenta preparazione dei cibi è indispensabile per la prevenzione. Le persone con la foruncolosi o l'impetigine non devono preparare i cibi per altre persone fino a che le loro lesioni non sono guarite. La terapia è trattata prima, nei Principi generali di terapia. La rapida reintegrazione EV della perdite idroelettrolitiche porta, spesso, a un drastico miglioramento. BOTULISMO Avvelenamento botulinum. neuromuscolare da tossine di Clostridium Il botulismo si presenta sotto 3 forme: trasmesso dal cibo, delle ferite e dei lattanti. Eziologia e fisiopatologia Il bacillo anaerobio gram +, sporulante, C. botulinum produce 7 tipi di neurotossine antigenicamente distinte, quattro delle quali colpiscono gli uomini: i tipi A, B, E o, raramente, il tipo F. Le tossine di tipo A e B sono proteine altamente velenose resistenti alla digestione da parte degli enzimi dell'apparato GI. Circa il 50% delle epidemie da intossicazione alimentare negli USA è causata dalla tossina di tipo A, seguita dai tipi B ed E. La tossina di tipo A è presente principalmente a ovest del fiume Mississippi, il tipo B negli stati orientali e il tipo E in Alaska e nell'area dei Grandi Laghi. Nel botulismo trasmesso dai cibi, viene ingerita la tossina prodotta all'interno dei cibi contaminati; nel botulismo delle ferite e dei lattanti la neurotossina viene elaborata in vivo dal C. botulinum, rispettivamente nei tessuti infetti e nel grosso intestino. Dopo l'assorbimento, le tossine interferiscono con il rilascio di acetilcolina 33 a livello delle terminazioni nervose periferiche. Le spore del C. botulinum sono molto resistenti al calore e possono sopravvivere alla bollitura a 100°C per diverse ore; tuttavia, l'esposizione al calore umido a 120°C per 30 min le uccide. Le tossine, peraltro, sono prontamente distrutte dal calore e la semplice cottura del cibo a 80°C per 30 min mette al sicuro dal botulismo. La produzione di tossine (specialmente del tipo E) si può verificare a basse temperature, anche a 3°C, cioè nel frigorifero e non richiede la presenza di condizioni di stretta anaerobiosi. I cibi in scatola di produzione casalinga rappresentano la provenienza più comune, ma anche i cibi preparati commercialmente sono stati identificati come responsabili di circa il 10% delle epidemie. I più comuni veicoli sono le verdure, i pesci, la frutta e i condimenti, ma sono stati coinvolti anche la carne, i latticini, il maiale, il pollame e altri tipi di cibi. Nelle intossicazioni provocate dai frutti di mare, la tossina di tipo E è responsabile di circa il 50% dei casi; i tipi A e B sono responsabili dei restanti casi. Negli ultimi anni, i cibi non inscatolati (p. es., patate cotte avvolte nell'alluminio, aglio tritato in olio, tramezzini con carne e formaggio) hanno causato le epidemie associate ai pasti consumati nei ristoranti. Sintomi e segni Nel botulismo trasmesso dal cibo, l'inizio è brusco, solitamente 18-36 h dopo l'ingestione della tossina, anche se il periodo di incubazione può variare da 4 h a 8 gg. La nausea, il vomito, i dolori addominali crampiformi e la diarrea precedono frequentemente i sintomi neurologici. Questi ultimi sono caratteristicamente bilaterali e simmetrici, iniziando dai nervi cranici e proseguendo con una debolezza o una paralisi discendente. I comuni sintomi e segni iniziali includono la secchezza delle fauci, la diplopia, la blefaroptosi, la perdita dell'accomodazione e la riduzione o la perdita totale del riflesso pupillare alla luce. Si sviluppano i sintomi di una paresi bulbare (p. es., disartria, disfagia, disfonia, espressione facciale flaccida). La disfagia può causare una polmonite da inalazione. I muscoli degli 34 arti e del tronco e i muscoli della respirazione diventano progressivamente più deboli in senso cranio-caudale. Non si manifestano disturbi sensitivi e il sensorio solitamente rimane integro. La febbre è assente e il polso rimane normale o diventa bradicardico, a meno che non si sviluppi un'infezione intercorrente. Gli esami ematochimici di routine, gli esami delle urine e quelli del LCR sono normali. La costipazione è frequente dopo la comparsa dei danni neurologici. Le principali complicanze includono l'insufficienza respiratoria, dovuta alla paralisi del diaframma e le infezioni polmonari. Il botulismo delle ferite si manifesta con sintomi neurologici come nel botulismo alimentare, ma non presenta i sintomi a carico dell'apparato GI o le evidenze epidemiologiche che implicano il cibo come causa dell'intossicazione. L'anamnesi di una lesione traumatica o di una puntura profonda, avvenute nelle 2 sett. precedenti, può far supporre la diagnosi. Devono essere attentamente ricercate le lesioni cutanee o gli ascessi cutanei dovuti all'autoiniezione di farmaci illegali. Il botulismo del lattante si verifica più frequentemente nei lattanti con meno di 6 mesi di vita. Il più giovane paziente riportato in letteratura aveva 2 sett. e il più vecchio, 12 mesi. È causato dall'ingestione delle spore del C. botulinum, dalla loro colonizzazione dell'intestino e dalla produzione della tossina in vivo; contrariamente a quello alimentare, il botulismo del lattante non è provocato dall'ingestione di una tossina preformata. Inizialmente è presente una costipazione nel 90% dei casi, seguita da una paralisi neuromuscolare che inizia dai nervi cranici e procede verso la muscolatura periferica e respiratoria. I deficit dei nervi cranici includono tipicamente la ptosi, la paralisi dei muscoli extraoculari, un pianto debole, una poppata scarsa, un diminuito riflesso del vomito, la perdita delle secrezioni orali e una faccia inespressiva. La gravità varia da una letargia lieve, con una rallentata alimentazione, a una grave ipotonia e insufficienza respiratoria. La maggior parte dei casi è idiopatica, anche se alcuni sono stati imputati all'assunzione di miele. Le spore di C. botulinum sono frequenti nell'ambiente e molti casi possono essere causati dall'ingestione di polvere microscopica. 35 Diagnosi Il botulismo può essere confuso con la sindrome di Guillain-Barré, con la poliomielite, con un ictus cerebrale, con la miastenia gravis, con una paralisi del nervo faciale e con un avvelenamento da curaro o da alcaloidi della belladonna. L'elettromiografia è utile per la diagnosi perché produce una caratteristica risposta aumentata alla stimolazione rapida e ripetitiva nella maggior parte dei casi. Nel botulismo trasmesso dal cibo, il quadro dei disturbi neuromuscolari e l'ingestione di cibo probabilmente infetto sono degli importanti indizi diagnostici. Il simultaneo verificarsi in almeno due pazienti che hanno mangiato lo stesso cibo, semplifica la diagnosi, che è confermata dimostrando la tossina del C. botulinum nel siero o nelle feci o con l'isolamento del microrganismo dalle feci. La presenza della tossina del C. botulinum nel cibo sospetto identifica l'origine dell'infezione. Gli animali domestici possono sviluppare il botulismo mangiando lo stesso cibo contaminato. Nel botulismo delle ferite, la presenza della tossina nel siero o l'isolamento del C. botulinum nella coltura anaerobia del materiale prelevato dalla ferita, conferma la diagnosi. Il botulismo dell'infanzia, può essere confuso con la sepsi, la distrofia muscolare congenita, l'atrofia muscolare spinale, l'ipotiroidismo e l'ipotonia benigna congenita. L'identificazione della tossina del C. botulinum o del microrganismo nelle feci permette la diagnosi. Precauzioni speciali Poiché anche una minima quantità di tossina del C. botulinum assunta attraverso l'ingestione, l'inalazione o l'assorbimento attraverso l'occhio o una soluzione di continuo della cute, può provocare una grave malattia, tutti i materiali sospettati di contenere la tossina richiedono una manipolazione particolarmente attenta. Solo il personale esperto, preferibilmente vaccinato con l'anatossina del C. botulinum, deve eseguire gli esami di laboratorio. I campioni devono essere posti in contenitori infrangibili, sterili e sigillati; refrigerati (non ghiacciati) ed esaminati appena possibile. Ulteriori dettagli riguardanti la raccolta dei 36 campioni e la loro manipolazione possono essere ottenuti dai centri di epidemiologia del Ministero della Sanità o dai Centers for Disease Control and Prevention (in Italia, dall'Istituto Superiore di Sanità, Roma, n.d.t.). Profilassi e terapia Sono essenziali un appropriato inscatolamento commerciale e un adeguato riscaldamento del cibo inscatolato in casa, prima di consumarlo. Il cibo in scatola che presenta una qualsiasi evidenza di inquinamento, come le scatole rigonfie o con delle perdite, va gettato via. I lattanti con un'età < 12 mesi non devono essere alimentati con il miele che può contenere delle spore di C. botulinum. Chiunque sappia o pensi di essere stato in contatto con del cibo contaminato deve essere posto sotto un'attenta sorveglianza. Il lavaggio gastrico con la somministrazione di carbone attivo può essere utile. I pazienti affetti dal botulismo possono avere un'alterazione dei riflessi delle vie aeree e quindi il carbone deve essere somministrato attraverso il sondino nasogastrico e la via aerea deve essere protetta con un tubo endotracheale cuffiato. L'anatossina è disponibile per vaccinare le persone che lavorano con il C. botulinum o con le sue tossine. Il maggior pericolo per la vita deriva dal danno respiratorio e dalle sue complicanze. Tutti i pazienti devono essere ospedalizzati e attentamente osservati con misurazioni periodiche della capacità vitale. La paralisi progressiva impedisce ai pazienti di manifestare i segni del distress respiratorio mentre la loro capacità vitale si riduce. Il danno respiratorio richiede il trattamento in un'UTI dove sono prontamente praticabili l'intubazione e la ventilazione meccanica. Il miglioramento di tali misure di supporto ha ridotto la mortalità a < 10%. Può essere necessaria un'alimentazione EV, che però non è raccomandata nei lattanti. Invece, l'intubazione nasogastrica è il metodo preferito per l'alimentazione perché semplifica la somministrazione delle calorie e dei liquidi; stimola la peristalsi intestinale, che aiuta a eliminare il C. botulinum dall'intestino e 37 permette la somministrazione del latte materno. Inoltre, evita la possibilità delle complicanze infettive o vascolari legate all'alimentazione EV. Dai Centers for Disease Control and Prevention e attraverso i dipartimenti di igiene statali, è disponibile un'antitossina trivalente (A, B, E). L'antitossina non inattiva la tossina che è già legata alla giunzione neuromuscolare; perciò, le preesistenti alterazioni neurologiche non si risolvono rapidamente (la guarigione finale dipende dalla rigenerazione delle terminazioni nervose, che può impiegare settimane o mesi). Tuttavia, l'antitossina può rallentare o arrestare l'ulteriore progressione. L'antitossina deve essere somministrata il prima possibile dopo che è stata fatta la diagnosi clinica di botulismo. La sua somministrazione non deve essere ritardata aspettando i risultati dell'esame colturale. È poco probabile che l'antitossina sia di un qualche beneficio se somministrata > 72 h dopo l'inizio dei sintomi. Poiché l'antitossina è derivata dal siero di cavallo, esiste il rischio dell'anafilassi o della malattia da siero. L'antitossina ricavata dal siero di cavallo non è raccomandata nei lattanti. Un trial clinico è in corso per stabilire l'utilità delle immunoglobuline umane antibotuliniche (derivate dal plasma delle persone immunizzate con il tossoide del C. botulinum) nel trattamento del botulismo del lattante. INTOSSICAZIONE ALIMENTARE DA CLOSTRIDIUM PERFRINGENS Gastroenterite acuta dovuta all'ingestione di cibo contaminato dal C. perfringens. Eziologia Il C. perfringens è diffusamente presente nelle feci, nella polvere, nell'aria e nell'acqua. La carne contaminata ha causato diverse epidemie. Quando la carne contaminata con il C. perfringens viene lasciata a temperatura ambiente, l'organismo si moltiplica. Una volta all'interno del tratto GI, il C. perfringens produce 38 un'enterotossina che agisce sul piccolo intestino. Solo il C. perfringens di tipo A è stato definitivamente collegato alla sindrome da avvelenamento da cibo. L'enterotossina prodotta è sensibile al calore (75°C). Sintomi, segni e diagnosi È più frequente una gastroenterite lieve, con l'inizio dei sintomi da 6 a 24 h dopo l'ingestione del cibo contaminato. I più frequenti sintomi sono la diarrea acquosa e i crampi addominali. Il vomito è inusuale. I sintomi si risolvono tipicamente in 24 h; raramente si possono verificare dei casi gravi o fatali. La diagnosi si basa sull'evidenza epidemiologica e sull'isolamento del microrganismo in grosse quantità dal cibo contaminato o dalle feci delle persone affette. Prevenzione e terapia Per prevenire la malattia, la carne cotta avanzata deve essere subito refrigerata e poi riscaldata completamente (temperatura interna, 75°C) prima di servirla. NOTA BENE : TESTO MODIFICATO DAL SITO DI PROPRIETÀ E GESTITO DALLA MERCK SHARP & DOHME ITALIA S.P.A. COPYRIGHT 2006 MERCK SHARP & DOHME ITALIA S.P.A., VIA FABBRONI 6, 00191, ROMA, ITALIA. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. CON LA PRESENTE, NON SI AUTORIZZA A COPIARE IL MATERIALE PUBBLICATO NÈ PER MOTIVI PERSONALI E TANTO MENO COMMERCIALI. RIMANGONO VALIDI I TUTTI I DIRITTI DI COPYRIGHT E DI PROPRIETÀ INTELLETTUALE. 39