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Ma quanto guadagna? - Laboratorio Farmacia
FOCUS L’esper to ci aiuta a capire Ma quanto guadagna? SI È FATTO UN GRAN CLAMORE SUL REDDITO DEL FARMACISTA, SECONDO CONTRIBUENTE DOPO IL NOTAIO CON 107.000 EURO NEL 2009. ANALIZZIAMO QUESTO DATO CON FRANCO FALORNI -CHE LO HA SUBITO DEFINITO “IMPROPRIO”E SOFFERMIAMOCI POI SU ALTRI FATTORI NEGATIVI CHE PENDONO SULLA FARMACIA COME UNA SPADA DI DAMOCLE 16 n. 3 - 2012 NELLA RECENTE “CACCIA ALL’UNTORE“, CHE HA VISTO IL FARMACISTA NELL’OCCHIO DEL CICLONE (POTENTE LOBBY, CATEGORIA GARANTITA E PRIVILEGIATA, RENDITE DI POSIZIONE, E COSÌ VIA), non poco spazio è stato dedicato dai mass media alla sua presunta ricchezza, partendo dal fatto che l’Agenzia delle Entrate, nella classifica dei redditi dichiarati per l’anno 2009 dai lavoratori autonomi, ha collocato la farmacia al secondo posto, subito dopo i notai, con un reddito medio dichiarato di 107.000 euro. Ma è proprio così? Ne parliamo con il dottor Franco Falorni, titolare dal 1986 dell’omonimo studio specializzato in consulenze fiscali, contabili, gestionali, societarie, e non solo, della farmacia. ! È corretto affermare che il farmacista guadagna 107.000 euro l’anno, senza fare le dovute distinzioni tra reddito personale e reddito aziendale? A parte il fatto che i valori del 2009 sono scesi, e non di poco, nel 2011, rimane il fatto che questo dato viene letto e amplificato nelle trasmissioni televisive in modo improprio, cioè come il reddito dei farmacisti e non dell’impresa farmacia, come invece dovrebbe essere. Le conseguenze per la categoria, soprattutto in questo momento, sono facilmente intuibili. La farmacia privata italiana, com’ è noto, è frequentemente gestita come impresa familiare o come società di persone e, pertanto, l’importo di tale dato statistico deve, mediamente, essere diviso per due per poter essere traslato e considerato come “reddito medio dei farmacisti”. In questo caso 54.000 euro lordi annui. Concludo con una considerazione positiva: le farmacie, seconde nella graduatoria dei redditi dichiarati, possono essere sicuramente considerate contribuenti virtuosi, qualità confermata dall’alta percentuale di congruità naturale nelle risultanze degli studi di settore. ! In realtà, su tale reddito, che cosa pesa? E allora in media a quanto si riduce? Se dal reddito medio lordo (54.000 euro) togliamo tasse, per 17.000 euro, ed Enpaf, per 4.250 euro, restano in tasca del farmacista titolare 32.750 euro, che dovrebbero re- la reale entità munerare il lavoro da lui svolto, il capitale che tiene investito e il reddito d’impresa. ! Avete provato a individuare quale sarà la caduta del fatturato, e dei ricarichi, conseguenti all’abbassamento del quorum previsto dal Decreto Monti? Quali sono le sue previsioni? È difficile dirlo, anche perché al momento non sappiamo esattamente quale sarà il numero di farmacie che saranno aperte: si parla, infatti, di 3.000 o 5.000 o addirittura 7.000. Ritengo che, indipendentemente dal numero delle farmacie, la contrazione dei fatturati sarà tale da impoverire l’eccellente servizio offerto fino a oggi alla comunità sociale. Comunque sia, visto che mi chiede dati, dico degli utili laboratori, oppure cercare di far crescere le sole vendite libere (in quanto le vendite del Ssn sono costantemente previste in calo) del 65%. Obiettivo che, nel breve tempo, è impossibile. 107.000 euro? L’importo va dimezzato: le farmacie sono imprese familiari che, qualora il numero delle farmacie dovesse aumentare di 5.000 unità, il fatturato medio per farmacia potrebbe diminuire del 30%, con una contrazione dell’utile lordo del 60%. Per neutralizzare questa frustata economica il farmacista-imprenditore dovrà necessariamente licenziare il 50% dei col- ! Ma non sta soltanto qui il vero rischio per la farmacia, il cui futuro si fa incerto per tutta una somma di più fattori negativi. Vogliamo analizzarli? È corretto, il sistema-farmacia è oggetto di una somma di più fattori negativi che si ripercuotono in modo sinergico sull’azienda, mettendo a ri- n. 3 - 2012 " 17 Se l’Italia piange, la Germania non ride schio il suo equilibrio economico e, quindi, la sua stessa sopravvivenza. Mi riferisco non solamente all’aumento del numero delle sedi, ma anche al triplicarsi degli interessi passivi, alla difficoltà di ottenere credito dal sistema bancario, alla contrazione del credito di fornitura da parte della distribuzione intermedia, alla diminuzione continua del valore della ricetta, alla previsione di un pil nazionale sotto zero, che fa pensare a una ridotta propensione al consumo da parte del cliente. In questo momento sarebbe opportuno proporre un patto a tempo sia con il sistema bancario, sia con quello della distribuzione intermedia, chiedendo al primo di ritornare a svolgere la funzione di banca (ovvero fornire credito) e al secondo di non restringere eccessivamente il tempo di dilazione dei propri crediti. Magari, in questo caso, la farmacia potrebbe impegnarsi a favorire risparmi sui costi della logistica, per esempio riducendo il numero dei rifornimenti giornalieri. ! Quali, allora, i consigli da offrire al farmacista per affrontare questi pericoli? Se il titolare di farmacia ha ben chiari la visione e lo scopo della propria farmacia, allora può impostare un programma basato su: - capitalizzare la farmacia tanto da avere almeno un patrimonio netto positivo pari al 20% del capitale investito; - fare un controllo di gestione semplice per individuare e neutralizzare possibili inefficienze (sui costi generali, sui costi del personale, sul mix degli acquisti, sulle marginalità delle singole aree e via dicendo); - individuare aree su cui specializzarsi, come, per esempio, i servizi: in tal caso è necessario cercare di ampliare il bacino di utenza, impegnandosi con forti programmi di Il “Laboratorio Farmacia” ha ospitato a metà febbraio a Pisa un incontro con Wolfgang Kempf, titolare di due farmacie e di un dispensario, presidente del Comitato consultivo di Vivesco e membro dell’International european pharmacists forum, che ha illustrato i tratti salienti del sistema tedesco. Interessanti i numeri da lui offerti, per un confronto con la realtà italiana: • fatturato farmacia tedesca media: 1,25 milioni euro • margine lordo 24% circa • remunerazione mista (8,10 euro a confezione dispensata, più margine del 3% su prezzo grossista) • stipendio medio lordo collaboratore laureato media esperienza: circa 2.800 euro/mese • mercato dei generici al 30% • quorum autodeterminatosi a 3.800 abitanti per farmacia (1.000 in città - 9.000 aree rurali) • e-commerce (dal 2004): 10% mercato farmaci etici. Problema: Iva al 19%, ma farmacie olandesi vendono on line in Germania con Iva al 6% • tendenza delle farmacie alla cooperazione (network) • assicurazione statale obbligatoria e privata complementare • prevista nel 2012 la chiusura di 500 farmacie (aumento costi, bassa redditività). Inoltre, a fronte dell’esplosione dei costi della Sanità, il Governo tedesco ha cercato diversi rimedi, quali: prezzi fissi per legge; contratti di sconto per alcuni farmaci; sconti costrittivi per legge da parte dei produttori; accordo farmacistimedici (il medico fa la diagnosi e il farmacista sceglie preparati da un catalogo pre-concordato di generici e principi attivi anziché preparati specifici). È possibile richiedere il materiale del Convegno (gratuito) all’indirizzo e-mail: [email protected]. comunicazione di sistema; - partecipare a network culturali tra farmacie che abbiano lo stesso scopo (i network devono essere trasversali sia per dimensione, sia per territorio, devono trattare, tra l’altro, temi basati sull’innovazione tesa all’integrazione con la comunità dì appartenenza e il Ssn), è bene, anche, che si promuova e si sviluppi l’istituto della rete tra farmacie non “d’élite”, ma rappresentative di tutte le categorie; - infine, è il momento di verificare con attenzione e cautela se l’istituto delle società di capitale (Spa, Srl, Sapa) possa essere d’aiuto all’azienda farmacia. ! Si usa dire che ogni crisi nasconda anche delle opportunità. Quali -se ce ne sono- per il farmacista? Se il 2011 il mercato-farmacia (dato Ims Health) ha chiuso con un -1,8% (rispetto all’anno precedente) e senza che vi siano stati licenziamenti, vuol dire che il sistema è sano e, fino a oggi, appetibile; questo soprattutto se lo raffrontiamo con altri segmenti dell’economia italiana, europea o internazionale. Sappiamo che il mega trend della salute è sempre stato in crescita e lo sarà anche in futuro; considerato che, se uno dei “mezzi” ideali ed efficienti da cui passa la salute è la farmacia, allora diventa facile ipotizzare una sua crescita: ma solamente se il farmacista saprà cogliere con coraggio-professionalitàumiltà-lungimiranza-orgoglio e creatività le nuove opportunità che questa crisi produrrà. Albert Einstein, a riguardo della crisi del ’29, tra l’altro scriveva: «…La vera crisi è nell’incompetenza… Lavoriamo duro, finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lotta# re per superarla». n. 3 - 2012 19