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IPOTESI SVILUPPO POCKETT
HANDBOOK EBP di P. Chiari e A. Santullo Presentazione Questo handbook vuole facilitare, chiunque si avvicina al testo di Hamer, nell'utilizzazione pratica di questa metodologia di ricerca delle migliori evidenze scientifiche disponibili nella letteratura. L'handbook aiuta ad individuare la forza di una raccomandazione sulla base di due aspetti: il primo è la tipologia di quesito clinico a cui si vuole rispondere, ad esempio se legato ad un trattamento o al comportamento di un fattore di rischio od alla reazione emotiva del paziente ad un evento, ecc,; il secondo è costituito dalla tipologia di studi epidemiologici che costituiscono la miglior prova per quel quesito, ad esempio uno studio randomizzato e controllato piuttosto che un a studio di coorte o uno studi qualitativo. Gli aiuti sono corredati anche di una breve introduzione all'analisi statistica inferenziale, con particolare riferimento a due aspetti: il significato del p e degli intervalli di confidenza come livelli di significatività statistica in relazione agli studi campionari. Altri due aspetti curati nell'handbook sono le griglie per la valutazione critica degli studi e gli esempi di ricerche su specifici quesiti clinici. Sia gli strumenti che gli esempi sono stati realizzati da "Ricercatori EBN" dell'Azienda Ospedaliera di Bologna Policlinico S.Orsola-Malpighi, dove dal 1999 è stato costituito un centro studi di Evidence Based Nursing per formare e supportare gli infermieri, le ostetriche ed i terapisti della riabilitazione ad utilizzare questa metodologia di miglioramento della qualità dell'assistenza. Il significato del termine "evidence" nella traduzione italiana letterale cambia profondamente e snatura il senso che questo possiede nella lingua inglese, pertanto nel nostro contesto è più opportuno utilizzare la traduzione "prove di efficacia" oppure completare il temine - evidenza - con il temine - scientifica -. ASSISTENZA INFERMIERISTICA BASATA SU PROVE DI EFFICACIA/EVIDENZE SCIENTIFICHE Implica l’uso e l’applicazione dei dati della ricerca come fondamenti delle decisioni relative all’assistenza infermieristica. Gli elementi di prova di efficacia sono prodotti da metodi di ricerca differenziati, riportati nella Tab.n.1. Le differenti forme di prove hanno una loro gerarchia, in base alla metodologia utilizzata per generarle. INSERIRE SCHEMA BATTISTA MIO LIBRO TAB N. 1 GERARCHIE DELLE FORME DI PROVA Studi randomizzati e controllati I studi randomizzati controllati ben progettati II-1a studi controllati ben progettati, con pseudo−randomizzazione II-1b studi controllati ben progettati senza randomizzazione Studi di Coorte II-2a studio su coorte ben progettato (prospettico) con controlli concorrenti II-2b studio su coorte ben progettato (prospettico) con controlli storici II-2c studio su coorte ben progettato (retrospettivo) con controlli concorrenti II-3 studio caso−controllo ben progettato (retrospettivo) Altri studi III ampie differenze derivanti da comparazioni fra tempi e/o luoghi, con o senza intervento (in alcune circostanze ciò può essere equivalente al livello I/II) IV opinioni autorevoli basate sull'esperienza clinica; studi descrittivi e rapporti provenienti da commissioni esperte FONTE: Università di York, Center for Reviews and Dissemination 1 CLASSIFICAZIONE DELLA “FORZA”DELLE RACCOMANDAZIONI A. Esistono buone evidenze scientifiche, che supportano la raccomandazione di utilizzare l’intervento/procedura nella pratica clinica. B. Esistono discrete evidenze scientifiche, che supportano la raccomandazione di utilizzare l’intervento/procedura nella pratica clinica. C. Esistono scarse evidenze scientifiche, per consigliare o meno l’uso dell’intervento/procedura nella pratica clinica, ma raccomandazioni possono essere ugualmente fatte sulla base di altre considerazioni. D. Esistono discrete evidenze scientifiche, che supportano la raccomandazione di non utilizzare l’intervento/procedura nella pratica clinica. E. Esistono buone evidenze scientifiche, che supportano la raccomandazione di non utilizzare l’intervento/procedura nella pratica clinica Adattata da Woolf SH, Sox., 1991 PRINCIPI DI STATISTICA1 La statistica, come insieme di metodi che permettono di trasformare i dati relativi a fenomeni osservati in informazioni utili al fine di interpretare i fenomeni stessi e prendere le relative decisioni, è uno strumento operativo fondamentale per il supporto alle decisioni, in ogni settore applicativo. La diffusione di strumenti informatici per i calcoli statistici e la loro crescente semplicità d'uso ha notevolmente ridotto, per la maggior parte delle applicazioni sia professionali che scientifiche, la necessità di una conoscenza tecnica dettagliata delle metodologie statistiche. D'altra parte, il grande numero di informazioni statistiche cosi prodotte ha reso ancora più importante la capacità di lettura critica delle statistiche, in modo da farne un corretto uso nella propria attività. La statistica può essere utilizzata, oltre che per scopi relativi a decisioni pratiche, anche per avvalorare conclusioni scientifiche dopo aver formulato ipotesi relative a un dato fenomeno. Una volta organizzati i dati e chiarita l'ipotesi fondamentale, quest'ultima viene sottoposta a un controllo di plausibilità rispetto ai dati elaborati statisticamente. Se non è possibile o è troppo costoso effettuare un'indagine sul totale della popolazione che interessa, la rilevazione statistica sarà parziale o campionaria: le caratteristiche o modalità del fenomeno sono accertate solo su una parte delle unità statistiche (campione). Nelle rilevazioni campionarie si usano le tecniche di inferenza statistica o statistica inferenziale con lo scopo di ridurre al massimo il margine di errore che si commette quando si estendono (si "inferiscono") i risultati tratti dall'analisi di un campione al totale della popolazione. Ovviamente, nello stabilire le conclusioni per tutta la popolazione avendone osservata solo una parte (campione), il ricercatore dovrà sempre tenere conto di un certo margine di errore, anche se avrà applicato correttamente le tecniche di inferenza statistica. Prima di giungere a una decisione statistica, si devono fare delle ipotesi statistiche, cioè assunti sulle distribuzioni di probabilità delle popolazioni oggetto di studio. 1 Con la collaborazione della Dott.ssa Sandra Sottili (Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S.Orsola-Malpighi) 2 A scopi operativi, un'ipotesi statistica viene formulata in modo da poter essere rifiutata. Tale ipotesi è spesso detta ipotesi nulla ed è indicata col simbolo H0. Ogni ipotesi diversa da una data ipotesi nulla (e non solo l'ipotesi opposta) è di solito chiamata ipotesi alternativa (H1). Tab n. Le ipotesi IPOTESI NULLA (H0) IPOTESI ALTERNATIVA(H1) Non esiste una reale differenza o associazione Le differenze o associazioni osservate sono grandi per essere dovute tra le variabili studiate: le differenze e le troppo associazioni osservate sono dovute al caso semplicemente al caso (errore random o variabilità campionaria) (errore random o variabilità campionaria) Quando i risultati delle osservazioni differiscono molto da quelli attesi per ipotesi, il ricercatore deve rigettare l'ipotesi stessa, dato che la differenza rilevata è significativa. Per capire se i risultati degli esperimenti sui campioni differiscono in modo significativo dai risultati attesi, e decidere quindi se accettare o rifiutare un'ipotesi, bisogna ricorrere ai test di significatività, detti anche test di ipotesi o regole di decisione. Tutti i test statistici hanno l’obiettivo di testare l’ipotesi nulla. Nel prendere delle decisioni è sempre possibile compiere un errore; nella teoria dell'inferenza statistica ne sono previsti di due tipi: se si rigetta un'ipotesi che invece dovrebbe essere accettata, si compie un errore di I tipo; se, viceversa, si accoglie un'ipotesi che dovrebbe essere rifiutata, si compie un errore di II tipo. Un test di ipotesi è buono se minimizza gli errori di decisione che si possono compiere; il problema è che, se diminuiscono le probabilità di compiere un errore di I tipo, aumentano quelle di incorrere in un errore di II tipo. Bisogna valutare allora ogni volta qual è il tipo di errore più grave per quel caso specifico. Solo aumentando l'ampiezza del campione - operazione non sempre attuabile - si può ridurre l'incidenza di entrambi gli errori. Dopo aver formulato l'ipotesi e prima di estrarre il campione, il ricercatore indica con α la probabilità massima con cui egli accetta di incorrere nell'errore di I tipo. Tale probabilità è detta livello di significatività del test. Tra gli α più usati vi sono quelli dello 0,05 e 0,01, ossia del 5% e dell'1%. Se per esempio in un test di ipotesi si pone un livello di significatività pari all'1%, significa che si pensa di avere solo 1 probabilità su 100 di commettere un errore di I tipo, cioè di rigettare l'ipotesi quando dovrebbe essere accettata: in questo caso si dice che l'ipotesi è stata rifiutata al livello di significatività dell'1%. Il significato di p Capire il significato di p vuol dire comprendere la logica della verifica statistica di ipotesi. Per convenzione sono stati fissati dei livelli critici di probabilità(p) in base ai quali accettare o rifiutare l’ipotesi nulla. Tradizionalmente, se la probabilità di osservare il test statistico calcolato quando l'intervento non ha avuto effetto è inferiore al 5%, si rifiuta per convenzione l'ipotesi di inefficacia e si afferma che ad esempio il farmaco ha effetto. C'è naturalmente una possibilità di sbagliare: circa il 5%. Questo 5% è conosciuto come valore p o livello di significatività. Più precisamente: il valore “p” è la probabilità di ottenere un valore del test statistico uguale o maggiore di quello calcolato dai dati allorché, in realtà, non c'è differenza fra i diversi trattamenti o, in altre parole: il valore “p” è la probabilità di sbagliare affermando che esiste una differenza reale. Se vogliamo accettare una differenza quando p < 0,05, tacitamente accettiamo il fatto che, alla lunga, su 20 esperimenti nei quali non vi è differenza fra i trattamenti, in almeno uno si accetterà una falsa differenza. 3 Comunemente si crede che il valore p sia la probabilità di compiere un errore. Ci sono ovviamente due modi nei quali un ricercatore può giungere a una conclusione sbagliata basandosi sui dati: • dichiarare che il trattamento ha un effetto nel caso in cui non l'ha, • oppure affermare che non c'è nessun effetto nel caso di trattamenti efficaci. Il valore p quantifica solamente la probabilità del primo genere di errore (detto di I tipo o errore α), quello di concludere che un trattamento inefficace ha effetto. Esso non dà alcuna informazione sulla probabilità di compiere il secondo genere di errore (detto di Il tipo o errore β), quello di dichiarare che un trattamento efficace non ha effetto. LIVELLO DI PROBABILITA’: P= 0,05 P > 0,05 C’È UNA PROBABILITÀ SUPERIORE AL 5% CHE UNA DIFFERENZA O UN’ASSOCIAZIONE TRA LE VARIABILI LIVELLO DI PROBABILITA’: P= 0,01 STUDIATE SI VERIFICHI SOLAMENTE A CAUSA DELLA VARIABILITA’ CAMPIONARIA. P > 0,01 C’È UNA PROBABILITÀ SUPERIORE AL 1% CHE UNA DIFFERENZA O UN’ASSOCIAZIONE TRA LE VARIABILI STUDIATE SI VERIFICHI SOLAMENTE A CAUSA DELLA VARIABILITA’ CAMPIONARIA. 1. 3. P< NON SI PUO’ RIFIUTARE L’IPOTESI NULLA 0,05 C’E’ UNA PROBABILITA’ INFERIORE AL 5% CHE UNA FORTE DIFFERENZA O UNA FORTEASSOCIAZIONE TRA LE VARIABILI STUDIATE SI VERIFICHI SOLAMENTE A CAUSA DELLA VARIABILITA’ CAMPIONARIA. 2. SI PUO’ RIFIUTARE L’IPOTESI NULLA E ACCETTARE L’IPOTESI ALTERNATIVA P< NON SI PUO’ RIFIUTARE L’IPOTESI NULLA 0,01 C’E’ UNA PROBABILITA’ INFERIORE AL 1% CHE UNA DIFFERENZA O UN’ASSOCIAZIONE TRA LE VARIABILI STUDIATE SI VERIFICHI SOLAMENTE A CAUSA DELLA VARIABILITA’ CAMPIONARIA. SI PUO’ RIFIUTARE L’IPOTESI NULLA E ACCETTARE L’IPOTESI ALTERNATIVA Intervalli di Confidenza L'interesse dei ricercatori per il risultato del test di significatività nella valutazione dei risultati di una Sperimentazione Clinica (o di qualunque studio epidemiologico) si sta progressivamente riducendo. L’attenzione si sta sempre più concentrando sulla stima dell'efficacia del trattamento, e anche le riviste biomediche, per la pubblicazione dei lavori scientifici, quasi sempre richiedono stime quantitative di effetto (puntuali e intervallari). In effetti, il rifiuto dell'ipotesi nulla ha scarso interesse sul piano clinico: è molto più importante cercare di quantificare quale potrebbe essere il reale effetto del trattamento sul parametro di interesse che è stato studiato La valutazione dell'entità dei benefici associati con un trattamento presenta ovviamente tutti i problemi, sia metodologici che statistici, che si incontrano nel test di significatività. Assumendo che lo studio sia esente da difetti metodologici, la differenza tra le due braccia di trattamento osservata nello studio può essere considerata come la realizzazione casuale della reale differenza, che è ignota. Se, per esempio, la differenza osservata nello studio è del 20%, si può pensare che con tutta probabilità la differenza vera sia compresa tra il 15 e il 25%, se lo studio ha riguardato qualche centinaio di pazienti per braccio. Questo intervallo, detto intervallo di confidenza o fiduciale, specifica il range di valori della differenza reale tra i due trattamenti che avrebbero potuto produrre con relativa facilità la differenza osservata nello studio. Esiste la possibilità che lo studio, per motivi casuali, abbia prodotto dei risultati anomali, vale a dire una differenza molto diversa da quella reale. Questo succederà con una certa frequenza, che dipende dal criterio con cui noi abbiamo stabilito l'intervallo fiduciale. Normalmente, questo criterio viene stabilito utilizzando lo stesso tipo di ragionamento su cui si basa il test di significatività. Viene cioè stabilito il tasso di errore accettato, e si fissano i limiti dell'intervallo di confidenza, detti appunto limiti fiduciali, in maniera che la frequenza con cui esso non comprende il valore reale corrisponda appunto a questo tasso di errore. 4 I limiti fiduciali più usati sono quelli al 95%, che corrispondono al classico tasso di errore del 5%. Con il loro utilizzo sistematico, possiamo prevedere che ogni 100 casi in cui vengono calcolati, 95 volte il valore reale cadrà al loro interno e 5 volte non sarà invece compreso nell'intervallo di confidenza. Quanto maggiore, è il numero di pazienti in studio, tanto più improbabile è che la differenza osservata sia molto diversa da quella reale, e questo si rifletterà in un intervallo di confidenza più ristretto intorno al valore osservato. Da questo punto di vista, si può dire che quanto maggiori sono le dimensioni dello studio, tanto più precisa è la stima dell'effetto del trattamento sperimentale. L'intervallo fiduciale permette indirettamente di sottoporre ad un test di significatività, molto comodo anche se non sempre del tutto corretto sul piano formale, la differenza tra i due trattamenti nella variabile di risposta: se infatti nell'intervallo è compreso anche lo zero (=nessuna differenza), si può concludere che la differenza non raggiunge la significatività statistica, in caso contrario la differenza è statisticamente significativa. INTERVALLO DI CONFIDENZA AL 95% (95% IC) Intervalli dei valori in cui ho una probabilità del 95% di trovare il valore vero INTERVALLO DI CONFIDENZA AL 99% (99% IC) Intervalli dei valori in cui ho una probabilità del 99% di trovare il valore vero Misure discrete Rischio = probabilità che una persona (libera dalla malattia) sviluppi la malattia ad un certo punto durante un certo periodo Tasso = numero di persone che sviluppano la malattia per unità di tempo (incidenza) Effetti delle misure Analisi effettuata rispetto ai soggetti che sviluppano o non sviluppano la malattia X rispetto agli esposti o non esposti al fattore di rischio Y. MALATTIA ESPOSIZIONE si no si a b a+b no c d c+d a+c b+d Misure di associazione: rischio e probabilità Rischio degli esposti (Re) = a/(a+b) Probabilità = a/b Rischi nei non esposti (Ru) = c/(c+d) Probabilità = c/d Tasso di probabilità = a/b / c/d = ad/bc Misure di associazione: assolute e relative Rischio relativo = Re/Ru Rischio assoluto = Re-Ru Numero di pazienti da trattare Number needed to treat (NNT) = 1/ (Re-Ru) 5 Analisi effettuata rispetto ai soggetti che presentano o non presentano l'evento X rispetto agli esiti positivi o negativi del test Y. EVENTO ESITO TEST si no si a b a+b no c d c+d a+c b+d Misure di associazione: rischio e probabilità Sensibilità = a/(a+c) esprime i veri positivi al test Specificità = d/(b+d) esprime i veri negativi al test Valore predittivo positivo = a/(a+b) esprime i veri positivi all'evento Valore predittivo negativo = d/(c+d) esprime i veri negativi all'evento CLASSIFICAZIONE STUDI EPIDEMIOLOGICI La classificazione degli studi epidemiologici secondo l’impostazione di Lilienfeld, si distinguono in 1. Osservazionali; 2. Sperimentali. Negli studi osservazionali, il ricercatore non è in grado di controllare le condizioni sotto cui lo studio sarà condotto a differenza di quello sperimentale, dove le condizioni vengono definite da colui che conduce lo studio. Gli studi osservazionali, finalizzati a raccogliere le osservazioni sulle malattie e sui fattori di rischio attraverso un processo sistematico d’indagine. Questi si dividono in studi descrittivi e studi analitici. Gli studi descrittivi consistono nella descrizione di un fenomeno sanitario, descrivendone la sua distribuzione in rapporto a tre parametri : il tempo , lo spazio e le variabili individuali. In sostanza, questo tipo di studio identifica la popolazione in cui si manifesta il fenomeno, il momento in cui si manifesta, quindi rispetto alla variabile tempo, ed infine la collocazione del fenomeno nello spazio, per conoscere la maggiore o minore distribuzione del fenomeno in un’area rispetto ad un’altra. Esempi di studi descrittivi sono i trends di mortalità o gli studi di prevalenza2, non essendo però tale studi orientati a verificare relazioni causali, ma a descrivere i fatti, sono la base per gli studi analitici. Quindi, se gli studi descrittivi forniscono un quadro della situazione esistente, identificando l’andamento di fenomeni anomali (ad esempio un elevato tasso di mortalità per una patologia tumorale), gli studi analitici sono finalizzati a verificare le ipotesi eziologiche, a quantificare la possibile associazione causale tra una malattia e un fattore di rischio. Quando si parla di fattore di rischio s’intende una componente causale, che è collegata ad un evento patologico senza però costituirne la causa necessaria e sufficiente come l’agente eziologico. Per riconoscere come fattore di rischio di una patologia una variabile (ad esempio il fumo), si deve verificare l’esistenza di 2 Il tasso di prevalenza misura il “quantitativo” del fenomeno sanitario in un certo momento, o in un certo periodo, all’interno di una ben definita popolazione o campione. Esso è una fotografia istantanea della situazione in una collettività. Si differenzia dal tasso dell’incidenza, che indica il “quantitativo” di malattia che viene a manifestarsi exnovo nell’ambito della popolazione, corrisponde al numero dei nuovi casi che si verificano in una popolazione o campione costituito da coloro che erano precedentemente indenni dalla malattia e che sono a rischio di ammalare 6 un’associazione statistica, che quando diventa massima fa definire il fattore di rischio, il fattore eziologico. Gli studi analitici, si articolano in: ♦ Studi Trasversali ♦ Studi Caso-Controllo o Retrospettivo ♦ Studi di Coorte o Longitudinali. Gli studi trasversali, raccolgono, elaborano ed interpretano informazioni relative alla distribuzione delle patologie, considerate in un istante di tempo, trasversale rispetto al tempo. In linea generale, mirano ad individuare il tasso di prevalenza di una patologia, ed anche la prevalenza del fattore di rischio che si ritiene associato a quella malattia. Quindi se lo studio trasversale misura in una popolazione la presenza (prevalenza) di una patologia, formulando delle ipotesi eziologiche in base alla contemporanea presenza di patologie e di fattori di rischio, fornisce dati di base, mentre gli studi caso – controllo o retrospettivi confermano e validano la relazione causale. Gli studi caso – controllo, “ studia l’associazione tra un fattore eziologico sospetto e una malattia e quantizza il rischio di contrarre la malattia confrontando l’anamnesi di un gruppo di soggetti malati con quella di un gruppo di soggetti sani presi come controllo3”. Questo tipo di studio, descrive l’andamento nel tempo dell’evento, orientando l’indagine in senso retrospettivo (casi già verificatisi). Esso consiste nel confrontare alla data dell’indagine due subpopolazioni, quella dei soggetti con esposizione alla caratteristica o determinante, che rappresenta l’effetto studiato, ( ad esempio l’insorgenza di un’infezione o di una patologia), che si definiscono casi4, a cui vengono affiancati dei controlli, che rappresentano il numero dei soggetti, che pur essendo esposti allo stesso determinante ( ad esempio numero di persone che sono state sottoposte ad intervento nella stessa sala dove si sono verificati i casi di pazienti con infezioni della ferita chirurgica), non hanno sviluppato l’effetto studiato. La scelta adeguata del gruppo di controllo costituisce, uno dei punti critici degli studi retrospettivi, unitamente a bias5 di difficile controllo. Gli studi prospettici, longitudinali o di coorte, consentono di rilevare la comparsa di una malattia in gruppi che erano precedentemente indenni, e sono particolarmente adatti quando, già è stata definita un’ipotesi con gli studi caso-controllo. Questo tipo di studio permette di studiare una popolazione o un suo campione statistico, che viene osservata per un periodo di tempo (prospettico, in avanti ad esempio dal 1998 per il periodo di tempo prescelto), attraverso controlli periodici o follow-up, al fine di verificare la relazione tra un fattore di rischio e la malattia. La differenza dagli studi trasversali o caso-controllo, risiede nei soggetti che costituiscono la coorte, quest’ultima da intendersi come gruppo sottoposto al periodo di osservazione, che risultano indenni da malattia al momento dell’ingresso nello studio, seppure esposti o meno ad un fattore di rischio. Questo tipo di studio permette di calcolare i tassi d’incidenza, riconoscere quindi i nuovi casi di malattia, giungendo ad una precisa definizione dei fattori di rischio, e ad una riduzione dei bias. Tra le maggiori difficoltà di conduzione di questo tipo di studi si colloca nei lunghi tempi, che comportano un aumento dei costi e delle difficoltà tecniche che risiedono nel rischio di perdita dei soggetti sotto sorveglianza (drop – out). Gli Studi Epidemiologici Sperimentali, come si è già detto differiscono da quelli osservazionali, in quanto si misura la modifica di una situazione sanitaria a seguito di un’azione/intervento decisa ed attuata dall’operatore. I campi d’azione possono essere la sperimentazione di un farmaco, o di un programma terapeutico, la valutazione d’efficacia di un vaccino, un nuovo approccio chirurgico, 3 Di Stanislao et al., Elementi di Epidemiologia per Operatori Sanitari, Università degli Studi di Ancona, Ancona 1982. La definizione di caso in epidemiologia, può non coincidere con quella di diagnosi clinica, e viene definito in base a criteri adottati sempre più di frequente nell’ambito di “Consensus Conference”, dove gli esperti si accordano sui criteri per definire il caso. 5 Si designa con bias, o vizio o causa d’errore nascosta, qualsiasi effetto che può alterare la rappresentatività dei risultati, rendendo erronea la conclusione logica.Possono riferirsi alla valutazione iniziale del problema( ad esempio nella selezione della bibliografia), nella selezione dei soggetti ( ad esempio non idonea identificazione dell’inizio della malattia), nell’esecuzione dello studio ( ad esempio l’abbondono dello studio), nella misura , analisi , lettura ed interpretazione dei fenomeni osservati (ad esempio utilizzo di metodi di misura inadeguate, o ipotesi non analizzate in maniera esaustiva). 4 7 una nuova modalità assistenziale, gli effetti epidemiologici della rimozione di un fattore di rischio comportamentale ecc. In tutti i casi, l’elemento comune è costituito dalla valutazione della misura con cui il fattore o intervento introdotto ha modificato la situazione in un gruppo trattato rispetto ad un gruppo di controllo6, che non viene sottoposto all’intervento oggetto della sperimentazione. I principali modelli di studio epidemiologico sperimentale sono: 1. Trial randomizzato controllato, o clinical trials 2. Trial di comunità o Studi pianificati. Il Trial Randomizzato Controllato, viene riconosciuto se condotto seguendo i principi della sperimentazione scientifica, l’unico metodo che può contribuire a valutare l’efficacia di nuovi trattamenti. La prima fase prevede la definizione della popolazione sperimentale a cui è diretto l’intervento, si definiscono i criteri d’inclusione nello studio, e si estrae dalla popolazione di riferimento un campione di n unità, quali potenziali partecipanti. A questo punto, si raccoglie l’adesione dei partecipanti, la valutazione dei problemi etici, rappresenta un punto focale di questo tipo di studio. Identificato il campione di partecipanti, si procede ad un’allocazione random7 del trattamento, nel gruppo dei trattati e nel gruppo dei controlli. L’efficacia del trattamento, si può valutare solo dopo una comparazione tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo. Per quanto concerne la valutazione dei risultati o endpoint ( evento di cui si studia il verificarsi o meno al termine dello studio), al fine di rimuovere delle sorgenti di errore, sono state identificate tre diverse tipologie di procedure per condurre le osservazioni , che metaforicamente richiamano la “cecità”. In particolare, si parla di “cieco semplice” , quando colui che riceve il trattamento, non è a conoscenza di appartenere al gruppo dei controlli o dei trattati; di “doppio cieco”, quando i soggetti non a conoscenza del trattamento sono sia la persona che riceve il trattamento, sia gli operatori che intervengono nel processo di erogazione del trattamento; di “triplo cieco” quando anche colui che elaborerà (statistico – medico) le risposte non è stato informato delle modalità sperimentali. Se da un punto di vista teorico, ben si può comprendere l’efficacia di una procedura quale il doppio o il triplo cieco, per ridurre eventuali errori attribuibili sia alla risposta del paziente, sia al comportamento del professionista, restano però aperti problemi di natura etica, che nella loro complessità devono essere considerati ancor prima dell’inizio dello studio. Per un quadro di sintesi di tale disegno vedi fig. n. 3 Il Trial di Comunità, o sperimentazione comunitaria, studia l’intero gruppo e non il singolo individuo. L’intero gruppo oggetto di studio, può essere rappresentato da una comunità animale o umana. Le sperimentazioni su comunità umane, vengono effettuate per sperimentare misure a carattere preventivo, per interventi su malattie, che si riconducono alle caratteristiche sociali e comportamentali, e che possono modificarsi con interventi di prevenzione ( ad esempio studi diretti a modificare le abitudini alimentari, a diminuire l’incidenza della carie dentale attraverso la fluorazione delle acque ecc.). Anche per questi studi, s’identificano le comunità trattate ed un numero di comunità di controllo, e le difficoltà risiedono in linea generale nella distribuzione random delle comunità tra i due gruppi, nonché la difficile attribuzione degli esiti all’esclusivo intervento, in quanto i fattori di tipo sociale e culturale che intervengono sulla comunità possono determinare una distorsione dei risultati. 6 Si deve attribuire a A.Bradford Hill, statistico, l’introduzione nel 1952 dell’esperimento controllato con sorteggio casuale dei soggetti e dei controlli. 7 Tecnica di formazione di campioni casuali, in cui la probabilità di selezione di ogni unità è determinata a priori ed è uguale per tutti i componenti della popolazione, quindi tutte le unità della popolazione hanno uguale probabilità di essere selezionate, ed essere attribuite ai diversi trattamenti. 8 DIAGRAMMI DI FLUSSO DELLE TIPOLOGIE DI STUDI TIPI DI STUDI EPIDEMIOLOGICI Studi sperimentali Trial di comunità Studi osservazionali Trial sul campo Trial randomizzato controllato Studi descrittivi Studi analitici Studi di prevalenza o trasversali Studi caso controllo o retrospettivi Studi di coorte o longitudinali 9 DISEGNO DI UNO STUDIO CASO-CONTROLLO TEMPO DIREZIONE DELL’INDAGINE SI INIZIA CON: ESPOSTI CASI NON ESPOSTI POPOLAZIONE ESPOSTI CONTROLLI NON ESPOSTI 10 DISEGNO DI UNO STUDIO DI COORTE TEMPO DIREZIONE DELL’INDAGINE MALATTIA ESPOSTI POPOLAZIONE SENZA MALATTIA PERSONE SENZA LA MALATTIA MALATTIA NON ESPOSTI SENZA MALATTIA 11 DISEGNO DI STUDIO SPERIMENTALE Popolazione di studio Selezione partecipanti su criteri definitivi Invito a partecipare Non partecipanti Partecipanti Tecnica randomizzazione Trattati Esiti Randomizzazi one =/= Controlli Esiti 12 CRITICAL APPRAISAL Caratteristiche - è un abilità rilevante da apprendere con tempo ed esercizio - fa risparmiare tempo - non è esclusivamente statistica - riduce la necessita di leggere - utilizza alcune semplici checklists come aiuto alla valutazione Premessa Gli studi devono usare un disegno appropriato alla domanda a cui intendono rispondere Domanda - intervento o trattamento - causa di un problema di salute - prognosi - diagnostica - sentimenti, percezione, fenomeni complessi - per tutti i tipi di domande Disegno - Trial randomizzato e controllato - Studio di Coorte o caso-controllo se l'evento è raro - Studio di Coorte - Comparazione con il miglio standard diagnostico - Studi qualitativi - Revisioni sistematiche di studi primari Esempi di generi di domande - quali interventi effettuare al paziente - come fornire assistenza, ad esempio ridurre la pressione usando quale tipo di materasso - quando effettuare gli interventi - come organizzare le modalità di presa in carico - quali informazioni dare al paziente - quando dobbiamo dare le informazioni - come dare le informazioni Domanda di terapia o intervento - domande se gli interventi sono benefici o dannosi domande di quando fare qualcosa domande di che cosa dovrebbe accadere se …. domande di come prevenire domande di quale paziente ne deve beneficiare Richiedono lo stesso approccio: RCT risultato Intervento sperimentale NON risultato Pazienti risultato Intervento controllo NON risultato Griglia adattata da: Inf. Paolo Baldazzi, Inf. Lucia Brigida, CS Olga Di Todaro (Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S.Orsola-Malpighi) 13 CARATTERISTICHE DI PRESENTAZIONE DELL’ARTICOLO Referenze della committenza, Autori e Istituzione Esplicitazione di eventuale conflitto di interessi Reperibilità di Autori, Istituzione e Rivista Identificazione parole chiave della pubblicazione Chiarezza obiettivo e corretta formulazione del quesito clinico Background / studi analoghi Coerenza fra popolazione scelta ed obiettivo di studio Definizione dei programmi di trattamento e di verifica anche in senso temporale Approvazione comitati etici Esplicitazione della bibliografia Dichiarazione sui tempi di effettuazione dello studio in generale QUALITA’ DELLA PRESENTAZIONE DATI Rilevanza del problema sottoposto allo studio Ampiezza della popolazione scelta Modalità di selezione della popolazione (randomizzazione) Menzione del ampiezza del gruppo di controllo Descrizione dei casi di ritiro dallo studio e motivazioni Uso del metodo del doppio cieco Qualità della presentazione dei dati statistici Menzione degli eventi imprevisti e/o indesiderati PERTINENZA DELLE CONCLUSIONI Estensibilità dello studio alla popolazione generale Esplicitazione dei criteri di valutazione dei risultati Corretta enunciazione delle conclusioni Coerenza tra le conclusioni e i dati statistici presentati Domande su causa o su danno Studio di Coorte o caso-controllo Esempi per studi di coorte: - Effetti di esercizi regolari di sostegno durante la gravidanza sulla crescita e sviluppo del bambino - Effetti della pressione sanguigna distolica e il peso verso il futuro rischio di ipertensione Studio di Coorte con gruppi di controllo risultato Esposti NON risultato Pazienti - Allocazione non randomizzata risultato Non esposti NON risultato 14 Griglia adattata da: DDSI Anna Bandini, Inf. Catia Biavati, CS Maddalena Matarasso, Ost. Dila Parma (Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S.Orsola-Malpighi) Elementi da valutare Titolo Obiettivo Soggetti Durata dello studio Metodi di valutazione Identificazione del campione Risultati Domande Il titolo indica chiaramente il contenuto? L’obiettivo dello studio è chiaramente esposto? E’ chiaro il disegno di ricerca? Sono identificati i gruppi di pazienti esposti e quelli non esposti e le loro relative caratteristiche? I soggetti vengono monitorati nel tempo per verificare gli esiti? Quale strumento è stato utilizzato per la raccolta dati? È dimostrata la comparabilità dei due campioni o sono stati utilizzati metodi statistici per correggere le differenze presenti? Sono stati formulati chiaramente i criteri di inclusione ed esclusione relativi alla coorte ? In quale modo è avvenuto il reclutamento della coorte? I controlli erano storici o prospettici ? I criteri diagnostici sono stati formulati chiaramente? I risultati possono essere generalizzati? Esempi di caso controllo - fumare provoca il cancro del polmone? - quali fattori dello stile di vita sono associati con l'iperattività del bambino in età scolare? - linee elettriche sopraelevate possono causare leucemia nell'infanzia? Studio caso-controllo esposti Casi con risultato Esposti NON esposti Pazienti esposti Casi senza risultato - controllo NON esposti Studi qualitativi Esempi di quesiti qualitativi: - come il paziente percepisce il mio ruolo di infermiere Griglia adattata da: DDSI Danila Accorsi, Ter. Riab. Coord. Vincenzo Manigrasso, CS Virginia Pelagalli, Inf. Barbara Ruffini, (Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S.Orsola-Malpighi). 15 OGGETTO DEFINIZIONE DEL FENOMENO DI INTERESSE • L’oggetto di studio è identificato chiaramente? • I “riferimenti valoriali” della ricerca sono descritti chiaramente? SCOPO • Lo scopo della ricerca è definito in modo esplicito? • Il ricercatore spiega la necessità di un progetto qualitativo per lo studio? • Il ricercatore spiega la significatività dello studio per la disciplina infermieristica? METODO • Il metodo qualitativo usato (intervista, studi dei casi, osservazione…) è esplicitamente menzionato e adeguato all’obiettivo dello studio? • I criteri per la selezione del campione sono descritti chiaramente? • Quale è il metodo di reclutamento dei partecipanti? CAMPIONAMENTO • Il campione è: randomizzato significativo teoricamente pertinente adeguato? • Sono descritte le caratteristiche del campione in termini di genere, gruppo etnico, classe sociale ecc…? RACCOLTA DATI • Il processo di lavoro e i mezzi di raccolta dei dati sono descritti adeguatamente? • Gli informatori (ricercatori) scelti sono adatti per la ricerca? • C’è stato un approccio sistematico alla raccolta di dati? ANALISI DEI DATI • Sono analizzati e interpretati i dati? Come? • I partecipanti riconoscono l’esperienza come propria? • I ricercatori misurano gli aspetti relativi alla vita dei partecipanti che gli stessi partecipanti considerano importanti? (credibilita’) • Il lettore può seguire il pensiero del ricercatore? (verificabilità) • I risultati sono significativi per individui non coinvolti nella ricerca (riproducibilità dello studio)? (idoneita’) RISULTATI • I risultati sono stati presentati all’interno di un contesto? • L’informazione ricavata dallo studio aiuta a migliorare la salute dei pazienti? • Il disegno dello studio ha cercato di avvicinarsi a quanto accade nella pratica clinica? CONCLUSIONI, IMPLICAZIONI, RACCOMANDAZIONI • Le conclusioni, le implicazioni e le raccomandazioni offrono al lettore un contesto in cui si riconosce? S/N PERCHE’ Studi osservazionali Griglia adattata da: Inf. Maria Cristina Robb, Ter. Riab. Vittoria Montanari, CS Viviana Cormons, CS Raffaella Raimondi (Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S.Orsola-Malpighi) DOMANDE Chi è stato studiato? Come è stato individuato il campione Qual è stato il tasso di risposta? Le finalità sono state dichiarate in modo chiaro? RISPOSTE 16 Il progetto è appropriato agli obiettivi stabiliti? L’ampiezza del campione è giustificata? Le misurazioni sono valide e affidabili? I metodi statistici sono stati descritti? Ci sono indizi di eccessiva rapidità nella conduzione dello studio? I dati di base sono stati adeguatamente descritti? L’ importanza della statistica è stata valutata? Vi sono state delle scoperte? Da che cosa potevano scaturire gli errori? Come sono stati interpretati i risultati? Emergono importanti conseguenze? I risultati possono essere generalizzati? Come sono stati confrontati i risultati con gli studi precedenti? Cosa significano le scoperte? Conclusioni Revisioni di studi primari Griglia adattata da: Inf. Simona Mengoli, Ost. Enrico Naldi, CS Gianna Rossi (Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S.Orsola-Malpighi) Caratteristiche È chiaro il problema clinico? voci 1 Background Objectives È possibile che studi importanti siano stati omessi? 2 I criteri di selezione degli articoli sono appropriati? 3 Le valutazioni degli studi sono riproducibili? 4 I risultati degli studi esaminati sono simili tra loro? 5 Quali sono e quanto sono precisi i risultati? 6 Sono state considerate tutte le conseguenze clinicamente importanti? 7 I risultati possono essere applicati alla popolazione locale? 8 Qual è il bilancio costo - beneficio? 9 Search strategy Selection criteria Reviewers' conclusions Main results 17 RICERCA: Siti di link (aiutano il recupero dei link per collegarsi con le diverse banche dati) 1) http://www.med.unibo.it/reparti_servizi/servinfer/homepage.html Speciale EBN - Evidence Based Nursing AIUTI E LINK Centro studi EBN - Direzione Servizio Infermieristico - Azienda Ospedaliera di Bologna Policlinico S.Orsola-Malpighi. 2) http://www.gimbe.org/Home.htm Gimbe - Gruppo italiano medicina basata sulle evidenze. Banche dati generali MEDLINE Accesso alla National Library of Medicine - Motore di ricerca utilizzato: Pub Med. COCHRANE (solo abbonati) Accesso alla Cochrane Library. Motore di ricerca che consente di vedere le sempre più numerose revisioni sistematiche realizzate dai gruppi di lavoro della Cochrane collaboration. Senza Password non è possibile accedere ai documenti. CDR DATABASE Fornisce l'accesso a tre banche dati DARE: abstracts of quality assessed systematic reviews NHSEED: economic evaluation of health interventions HTA: pubblications and projects by INAHTA and other HTA organisations CINAHL (solo abbonati) Accesso alla banca dati specifica per il nursing. BANDOLIER Accesso ad una rivista on line che gestisce siti specialistici http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi http://www.updatesoftware.com/clibhome/clib.htm http://nhscrd.york.ac.uk/welcome.html http://www.cinahl.com/ http://www.jr2.ox.ac.uk/bandolier/bformHJ.html realizzati da esperti sui diversi temi (Newsletter). Dispone di un motore di ricerca, ma anche di un elenco aggregato per specifici siti di interesse. 18 Banche dati specialistiche NCG - National Guideline Clearinghouse Importante banca di linee guida americana con motore di ricerca ed elenco di argomenti. Fornisce un estratto delle linee guida e le compara fra di loro. Permette il collegamento con la società che le ha prodotte per il recupero del full text. http://www.guideline.gov/index.asp SIGN - Scottish Intercollegiate Guidelines Network Banca dati di linee guida scozzese. Fornisce l’elenco raggruppato per argomenti e consente lo scarico dei testi in formato PDF. http://www.sign.ac.uk/guidelines/published/index.html New Zealand Guidelines Group Banca dati di linee guida neozelandesi. Fornisce l'elenco aggregato per discipline con indicato se "evidence based". http://www.nzgg.org.nz/library.cfm AHRQ Agency for Healthcare Research and Quality già AHCPR Fornisce importanti linee guida di interesse infermieristico. http://www.ahcpr.gov/ RCN Istituto del Royal College of Nursing inglese che pubblica interessanti linee guida. I documenti sono scaricabili in formato PDF. http://www.rcn.org.uk/proffessional/proffessional_clinical_guidlines.html CTFPHC Canadian Task Force on Preventive Health Care Sito interessante per linee guida che affrontano i temi della prevenzione. http://www.ctfphc.org/ CMA Canadian medical association Dispone di motore di ricerca. Documenti scaricabili in formato PDF. http://www.cma.ca/cpgs/index.asp eGuidelines Linee guida on line. http://www.eguidelines.co.uk/ Joanna Briggs Institute Sito australiano per l’EBN. Fornisce le informazioni per la miglior pratica. Documenti scaricabili in formato PDF. http://www.joannabriggs.edu.au/bpmenu.html Centro per EBN dell’Università di York http://www.york.ac.uk/healthsciences/ CDC di Atlanta negli USA Importante centro per il controllo e prevenzione delle malattie infettive. http://www.cdc.gov/ NHMRC Sito nazionale australiano per la salute e la ricerca medica. Si rivolge ai professionisti della salute ed agli utenti. Possiede un motore di ricerca ma anche di un elenco aggregato per argomenti. http://www.health.gov.au/hfs/nhmrc/index.htm Centres for health evidence Sito canadese per la diffusione della EBM rivolto ai professionisti ed agli utenti. 19 http://www.cche.net/ ANAES Sito francese per la diffusione della EBM. E’ disponibile l’elenco degli argomenti trattati che sono disponibili anche in formato PDF in lingua francese. http://www.anaes.fr HTA Sito inglese focalizzato sulla valutazione delle tecnologie mediche. E’ fornito di motore di ricerca. http://www.hta.nhsweb.nhs.uk/main.htm CEBM Centre for Evidence-Based medicine http://www.jr2.ox.ac.uk/cebm/index.html Netting the Evidence http://www.shef.ac.uk/~scharr/ir/netting/ NICE The National Institute for Clinical Excellence http://www.nice.org.uk/nice-web/ OBGYN.net (Fondamentale per le Ostetriche) Sito americano dedicato ai problemi ginecologici ed ostetrici. Da esso si può accedere a Cochrane. http://www.obgyn.net/medical.asp MATWEB (Fondamentale per le Ostetriche) Sito della Maternità di Ginevra in lingua inglese e francese. Vasto elenco di linee guida suddivise per tema nella parte indicata come Links - Obstetrics and gynecology: Guidelines. http://matweb.hcuge.ch/matweb/ PEDro (Fondamentale per i Terapisti della Riabilitazione) The Physiotherapy Evidence Database Sito per la riabilitazione con motore di ricerca specifico per la tecnologia riablitativa. http://ptwww.cchs.usyd.edu.au/pedro/ SITI favorenti l’accesso ad una molteplicità di banche dati relative all’efficacia e ad interesse professionale www.shef.ac.uk/~scharr/ir/netting.html www.shef.ac.uk/~scharr/ir/trawling.html Traduttore ON LINE http://world.altavista.com/ 20 ESEMPLIFICAZIONE DI UNA RICERCA SU MEDLINE Click! Tasto sinistro del mouse Click! Tasto sinistro del mouse "MESH Browser" 21 1) Click! Tasto sinistro del mouse e poi scrivi " Decubito" 2) Click! Tasto sinistro del mouse 1) Click! Tasto sinistro del mouse 2) Click! Tasto sinistro del mouse 22 Click! Tasto sinistro del mouse Click! Tasto sinistro del mouse 23 Click! Tasto sinistro del mouse 1) Click! Tasto sinistro del mouse e scrivi "1996" 2) Click! Tasto sinistro del mouse e scegli "Practice Guideline" 3) Click! Tasto sinistro del mouse 24 Click! Tasto sinistro del mouse Click! Tasto sinistro del mouse 25 ESEMPI DI RICERCHE Schema di definizione dell'ambito di ricerca: 1. GRUPPI DI PAZIENTI/POPOLAZIONE (pazienti diabetici o allettati, ecc. selezionando età o acutezza o altri parametri) 2. PROBLEMA/PATOLOGIA (diabete, lesioni da decubito, ecc.) 3. INTERVENTO (oggetto di riferimento: terapeutico come le medicazioni con garze, preventivo come la vaccinazione, diagnostico come la misurazione della pressione sanguigna, manageriale come l'implementazione di un modello di case management) 4. COUNTER – INTERVENTO (la ricerca di tutte le alternative per porre a confronto con l'intervento di cui al punto precedente) 5. OUTCOME (Esiti come la mortalità, le infezioni, la qualità della vita, ecc.) 6. TIPO DI INFORMAZIONI (Banche dati primarie o secondarie) ESEMPI Come ridurre la colonizzazione batterica sulla superficie di una lesione da decubito Infermiera Case Manager Mosci Daniela Direzione Servizio Infermieristico - Azienda Ospedaliera di Bologna La superficie delle lesioni da decubito è notoriamente sede di numerosi batteri. La carica microbica deve essere controllata al fine di evitare l’insorgenza di infezioni. Nella pratica assistenziale, le manovre finalizzate alla riduzione della colonizzazione microbica vengono compiute con modalità differenti, quali l’uso di antisettici, di antibiotici per via locale, detersione meccanica con pinze e batufoli ecc.. La ricerca condotta ha avuto come obiettivo l’individuazione del metodo più appropriato per condurre questa procedura. La ricerca è stata selettivamente rivolta alle linee guida, accedendo alla banca dati del National Guideline Clearinghouse. L’immissione della parola chiave “bed sore”, tramite la funzione search, ha permesso il collegamento a diverse linee guida, inerenti al trattamento ed alla prevenzione delle lesioni da decubito. L’analisi dei documenti individuati ha prodotto, nell’ambito del nostro specifico quesito, un risultato univoco. La conclusione della nostra ricerca è individuata mediante una evidenza di tipo A che descrive, quale metodo più appropriato per la riduzione della carica microbica delle ulcere da pressione una accurata detersione unitamente alla rimozione del tessuto necrotico. Bibliografia Treatment of pressure ulcers. Rockville (MD): U.S. Department of Health and Human Services, Public Health Service, AHCPR; 1994. Treatment of pressure ulcers. Iowa City (IA): University of Iowa; 1997. Prevention of pressure ulcers. Iowa City (IA): University of Iowa; 1997. Pressure ulcers. Columbia (MD): The American Medical Directors Association (AMDA); 1996. Pressure ulcers in adults: prediction and prevention. Rockville (MD): U.S. Department of Health and Human Services, Public Health Service, AHCPR; 1992 La tricotomia incide sulle infezioni delle ferite chirurgiche in intervento per via laparotomica in elezione? Infermiera Maria Cristina Robb Divisione di Chirurgia Generale - Azienda Ospedaliera di Bologna PROBLEMA: La preparazione dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per via laparotomica in elezione. 26 INTERVENTO: Ai pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per via laparotomica, come preparazione preoperatoria, viene eseguita abitualmente la tricotomia. EVENTUALE ALTERNATIVA: Si cercano evidenze sulla possibilità di non effettuare tale pratica e/o apportare modifiche alle attuali tecniche di esecuzione. RISULTATO: Riduzione delle infezioni delle ferite chirurgiche TIPO DI STUDI: Linea guida COMMENTO: La ricerca si è orientata primariamente verso il reperimento di eventuali linee guida. Ci si è collegati alla banca dati National Clearinghouse Guideline dove, per mezzo della funzione search e utilizzando come chiave di ricerca “preoperative preparation”, sono state trovate alcune linee guida tra cui una molto specifica per la prevenzione delle infezioni della ferita chirurgica, pubblicata nel 1999. In questa linea guida venivano indicate raccomandazioni, di tipo 1 A, a proposito della tricotomia e in particolare: 1) evitarla se possibile 2) se indispensabile, non usare rasoi a lama ma rasoi elettrici, tipo regola-capelli, o agenti depilanti 3) se necessaria, eseguirla subito prima dell’intervento chirurgico BIBLIOGRAFIA: Alicia J. Mangram, Teresa C. Horan, Michele L. Pearson, Leah Christine Silver, William R. Jarvis, The Hospital Infection Control Practices Advisory Commitee “Guideline for Prevention of Surgical Site Infection, 1999” Gennaio 1999 La rilevazione dei parametri vitali in area intensiva può influenzare la sopravvivenza dei pazienti? Infermiere Paolo Baldazzi Divisione di Medicina d'Urgenza - Azienda Ospedaliera di Bologna PROBLEMA: Esiste un modello ideale qualitativo e quantitativo per la rilevazione dei parametri vitali in area intensiva che influenzi in maniera certa la sopravvivenza dei pazienti, o meglio il mantenimento di capacità neurologiche idonee per mantenere alla dimissione un sufficiente livello di qualità della vita? TIPO DI STUDI - Ricerca tramite internet sulla banche dati mondiali non a pagamento. Linee guida, RCT, Studi sociali sul personale di Terapia Intensiva. INTERVENTO: Introduzione di un modello di rilevazione dei dati basato su tre livelli di attenzione, sulla diagnosi del paziente e sull’andamento dei parametri. In caso di miglioramento o peggioramento, ossia di stabilità o instabilità dei parametri, è possibile in maniera “automatica” passare da un protocollo all’altro. PROTOCOLLO A PROTOCOLLO B PROTOCOLLO C PA Ogni ½ h. Ogni ora Ogni 2 ore Sat O2 Ogni ½ h Ogni ora Ogni 2 ore FC Ogni ½ h Ogni ora Ogni 2 ore FR Ogni ½ h Ogni ora Ogni 2 ore TEMP Ogni ora Ogni 6 ore Ogni 6 ore DIURESI Ogni ora Ogni 6 h. Ogni 6 ore SENSORIO Ogni ora Ogni ora Ogni 2 ore ALTERNATIVA: Mantenere standard rigidi per i controlli (per esempio tutti i parametri ogni ora) oppure abolire ogni modello lasciando alla facoltà del singolo professionista la valutazione della singola situazione clinica. RISULTATO – Il modello esemplificato sopra, unito ad una divisione in settori di assistenza dell’area sub-intensiva, ha portato ad una migliore e precoce identificazione delle variazioni critiche dei parametri vitali. La relazione di questo dato con la migliore sopravvivenza dei pazienti stessi dovrebbe essere oggetto di ulteriori studi. COMMENTO – La ricerca non ha permesso di giungere a forme robuste di evidenza scientifica. Per ora, a parte certe prove sulla quantità e caratteristiche del personale, si rimane a livello di consenso tra esperti. BIBLIOGRAFIA Resuscitation in acute care hospitals - Respir Care 1993 Dec;38(12):1179-88 Pulse oximetry - Respir Care 1993 Dec;38(12):1179-88 27 Tarnow-Mordi WO, Hau C, Warden A, Shearer AJ- Hospital mortality in relation to staff workload: a 4 year study in an adult intensive care unit – Lancet 2000 VITAL SIGNS - The Joanna Briggs Institute- For Evidence Based Nursing & Midwifery L’utilizzo dei connettori per Catetere Venoso Centrale (CVC) è sicuro al fine della riduzione delle infezioni? Caposala Cristiana Forni Divisione di chemioterapia - Istituti Ortopedici Rizzoli Quesito: L’utilizzo dei tappini/connettori per Catetere Venoso Centrale (CVC) “needleless” (senza utilizzo dell’ago) è effettivamente più sicuro al fine della riduzione delle infezioni del CVC rispetto all’utilizzo dei dispositivi standard? 1. Problema: Pazienti portatori di Catetere venoso centrale 2. Intervento: utilizzo dei “Needleless device” per la chiusura dei CVC 3. Eventuale alternativa: Utilizzo dei tappini perforabili di uso comune 4. Risultato: riduzione delle infezioni del CVC 5. Tipo di studi: studi clinici controllati (RCTs), studi di coorte 6. Commento: Dalla ricerca effettuata su Meline si sono reperiti solo 5 lavori attinenti e tutti provenienti dallo stesso team (CDC). Mancano RCTs e ci sono solo 3 studi retrospettivi di coorte peraltro ben fatti con campioni rappresentativi. La strategia di ricerca è stata: -“Catheterzation, Central Venous”[MESH] AND infections [MESH] AND “needleless device[Tw] senza limiti -“Catheterzation, Central Venous”[MESH] AND infections [MESH] limiti: RCTs, inglese, umano altre combinazioni non hanno portato al reperimento di altri lavori. Le popolazioni nei 3 studi in esame erano variegate :il primo studio era su una popolazione pediatrica, il secondo in ambito chirurgico e il terzo in ambito domiciliare. Dall’analisi dei 3 studi condotti i risultati dimostrano una tendenza all’aumento dell’incidenza di sepsi da catetere nei gruppi utilizzanti i tappini needleless. Il sorprendente risultato viene attribuito a un non corretto utilizzo dei sistemi rispetto alle raccomandazioni delle ditte produttrici e tale ipotesi viene supportata, in uno dei 3 studi, da un questionario somministrato alle infermiere deputate all’utilizzo che dimostrava come solo il 60-70% lo utilizzasse secondo le indicazioni corrette. La mancanza di studi clinici randomizzati suggerisce cautela nell’utilizzo dei risultati anche se i dati evidenziano un allarmante trend da considerare nella monitorizzazione dei cateteri laddove si sia deciso di utilizzare tale sistema e il bisogno di formare adeguatamente il personale affinché vengano rispettate le indicazioni delle ditte produttrici. Sarebbe auspicabile implementare uno studio clinico randomizzato per verificare la reale efficacia di un presidio sicuramente più funzionale ma anche consistentemente più costoso. Bibliografia McDonald LC, Banerjee SN, Jarvis WR. Line-associated bloodstream infections in pediatric intensive-care-unit patients associated with a needleless device and intermittent intravenous therapy. Infect Control Hosp Epidemiol. 1998 Oct;19(10):772-7. Cookson ST, Ihrig M, O'Mara EM, Denny M, Volk H, Banerjee SN, Hartstein AI, Jarvis WR. Increased bloodstream infection rates in surgical patients associated with variation from recommended use and care following implementation of a needleless device. Infect Control Hosp Epidemiol. 1998 Jan;19(1):23-7. Kellerman S, Shay DK, Howard J, Goes C, Feusner J, Rosenberg J, Vugia DJ, Jarvis WR. 28 Bloodstream infections in home infusion patients: the influence of race and needleless intravascular access devices. J Pediatr. 1996 Nov;129(5):711-7. La prevenzione e il trattamento delle mucositi del cavo orale nei pazienti oncologici Infermiera Barbara Ruffini Ematologia Terapia Semintensiva - Azienda Ospedaliera di Bologna PROBLEMA: come prevenire il trattamento delle mucositi del cavo orale nei pazienti oncologici? INTERVENTO: Ai pazienti sottoposti a chemioterapia e/o radioterapia (distretto testa – collo) vengono somministrati preparati farmacologici per prevenire e /o curare le mucositi del cavo orale. EVENTUALE ALTERNATIVA: Lo scopo della ricerca è verificare l’esistenza di evidenze sulla reale efficacia di tali trattamenti e/o eventualmente modificare il protocollo operativo con approccio innovativo. RISULTATO: Riduzione delle mucositi del cavo orale o in caso di loro comparsa, riduzione del grado di severità (classificazione del WHO). TIPO DI STUDI: Analisi della linea guida ‘The Joanna Briggs Insitute’ - Best practice for prevention and treatment of oral mucositis in cancer patients. COMMENTO: La metodologia utilizzata per rispondere al quesito iniziale si è così sviluppata: - ricerca nelle diverse banche dati disponibili (es. Medline) del materiale bibliografico, utilizzando come chiave di ricerca “oral mucositis” AND “cancer patients”; - selezione del materiale in base alla presenza dei criteri necessari per considerare tale materiale scientificamente accettabile (vista la quantità di bibliografia ritrovata sono stati scartati a priori tutti gli elaborati opinion based); - quindi è stata presa in esame la linea guida edita da The Joanna Briggs Institute (frutto di una revisione sistematica a cura del medesimo istituto) dalla quale sono emersi numerosi e diversificati trattamenti (alcuni dei quali non supportati da valutazioni scientificate); - in sintesi la linea guida suggeriva: - una adeguata cura del cavo orale (compresa eventuale cure di carie) prima del ricovero ospedaliero (raccomandazione di tipo IV); - una accurata educazione sanitaria al paziente in merito all’igiene del cavo orale quotidiana (raccomandazione di tipo IV); - per pazienti sottoposti a radioterapia distretto testa-collo associare benzidamina e collutorio medicato contenente anestetici locali (raccomandazione di tipo II); - per pazienti sottoposti a chemioterapia (con o senza radioterapia) con 5-fluorouracile associare allopurinolo + crioterapia + anestetici locali (raccomandazione di tipo II); - per pazienti sottoposti a regimi polichemioterapici e/o sovramassimali per trapianto di midollo osseo associare crioterapia + collutorio medicato contenente anestetici locali (raccomandazione di tipo II). Riferimenti bibliografici Best Practice Vol 2 Issue 3 1998 The Prevention and Treatment of Oral Mucositis in Cancer Patients http://www.joannabriggs.edu.au/bpmenu.html#anchor6023164 Il trattamento con applicazioni fredde, riduce la sintomatologia dell’ingorgo mammario durante l’allattamento? Ostetrico Naldi Enrico Medicina dell’Età Prenatale - Azienda Ospedaliera di Bologna 29 Il particolare assetto ormonale della gravidanza provoca un progressivo aumento di volume delle mammelle dovuto principalmente all’iperplasia dei lobuli ghiandolari ed in minor misura, al maggior afflusso di sangue. Alla fine della gravidanza, talvolta già qualche settimana prima del parto, la ghiandola mammaria inizia la produzione di colostro, una sostanza giallastra, densa, ricca di proteine, sali, e vitamine, con la quale il neonato si nutrirà nelle ore successive alla nascita. La secrezione di prolattina determina, nelle 48 – 72 ore seguenti il parto, un aumento di volume della mammella, spesso accompagnato da dolore e iperpiressia denominato ingorgo mammario, che si risolve semplicemente svuotando le mammelle. Talvolta però la ghiandola è così turgida ed il dolore così intenso, da non rendere possibile l’allattamento. Nella pratica clinica sono dunque state sperimentate diverse tecniche per la riduzione della sintomatologia dolorosa, tra le quali l’applicazione di impacchi freddi. Esecuzione della ricerca La ricerca è stata svolta su The Cochrane Library utilizzando come parola chiave breastfeeding ed ha dato come risultato la review Treatments for breast engorgement during lactation. Risultati e commenti Lo studio che ha impiegato l'uso di impacchi freddi (Robson 1990) non ha evidenziato differenze significative tra il gruppo trattato e quelli di controllo. In questa revisione sono stati analizzati otto trials che hanno visto coinvolte 424 donne. Tutti i lavori erano orientati al trattamento e non alla prevenzione dell’ingorgo mammario. Bibliografia (studi inclusi nella revisione) Ingelman 1953 (published data only) Ingelman-Sundberg A. Early puerperal breast engorgement. Acta Paediatr Scand 1953;32:399-402. Kee 1989 (published data only) Kee WH, Tan SL, Lee V, Salmon YM. The treatment of breast engorgement with Serrapeptase (Danzen): a randomised double-blind controlled trial. Singapore Med J 1989;30(1):48-54. McLachlan 1991 (published data only) McLachlan Z, Milne EJ, Lumley J, Walker BL. Ultrasound treatment for breast engorgement: a randomised double blind trial. Aust J Physiotherapy 1991;37:23-9. Murata 1965 (published data only) * Murata T, Hunzow M, Nomura Y. The clinical effects of 'protease complex' on postpartum breast engorgement. J Jap Obstet Gynaecol Soc 1965;12(3):139-47. Roberts 1995a (published data only) Roberts KL, Reiter M, Schuster D. A comparison of chilled and room temperature cabbage leaves in treating breast engorgement. J Hum Lact 1995;11:191-4. Roberts 1995b (published data only) Roberts, KL. A comparison of chilled cabbage leaves and chilled gelpaks in reducing breast engorgement. J Hum Lact 1995:17-20. Roberts 1998 (published data only) Roberts KL, Reiter M, Schuster D. Effects of cabbage leaf extract on breast engorgement. J Hum Lact 1998;14(3):231-6. Robson 1990 (unpublished data only) Robson BA. Breast Engorgement in Breastfeeding Mothers [PhD thesis]. Case Western Reserve University: 1990. * indicates the major publication for the study 30 L’eliminazione del cambio routinario dei circuiti dei ventilatori aumenta il rischio di esposizione alle infezioni delle basse vie respiratorie del paziente sottoposto a ventilazione meccanica? Caposala Virginia Pelagalli Fisiopatologia Respiratoria - Azienda Ospedaliera di Bologna I pazienti intubati e sottoposti a ventilazione meccanica presentano un rischio maggiore, dalle 6 alle 21 volte, di acquisire infezioni ospedaliere alle basse vie respiratorie rispetto ai pazienti senza supporto ventilatorio. Il rischio aumenta del 1% per ogni giorno di ventilazione. Gli interventi assistenziali indirizzati alla prevenzione delle infezioni sono molteplici: dalla gestione delle cure igieniche al paziente, con particolare riguardo al mantenimento integro delle mucose delle alte vie respiratorie, al mantenimento della pervietà delle vie aeree, alla gestione dei dispositivi necessari al supporto ventilatorio. I filtri, i circuiti ventilatori, i sistemi di umidificazione riscaldata, gli scambiatori di calore e umidità sono gli elementi che costituiscono in sequenza il sistema lungo il quale viene scambiata l’aria negli atti della ventilazione. La potenziale contaminazione dei circuiti ventilatori, in presenza di un sistema di umidificazione riscaldata che utilizza acqua sterile, deriva dalla condensa che si forma sulla linea inspiratoria a causa della differenza di temperatura tra i gas inspirati e l’aria ambiente. La condensa aumenta se il tubo non è riscaldato. Il tubo e la condensa possono essere rapidamente contaminati solitamente da microrganismi presenti nell’orofaringe del paziente. Tutte le manipolazioni dei circuiti possono favorire il reflusso della condensa verso il paziente, e quindi esporlo al rischio di contrarre un’infezione delle basse vie respiratorie. INTERVENTO Il cambio dei circuiti ventilatori consiste nella collocazione di un circuito pulito su di un ventilatore impiegato nel trattamento di un paziente. Il circuito può essere monouso o riusabile, può contenere o non contenere un sistema di riscaldamento. La procedura di cambio del circuito ha come obiettivo: - Limitare il rischio di infezioni conseguenti all’intubazione e al supporto ventilatorio - Assicurare l’integrità e il funzionamento del ventilatore - Provvedere al mantenimento del circuito visibilmente pulito - Minimizzare il rischio di danno al paziente e agli operatori durante il cambio La decisione di cambiare il circuito deve tenere conto: - da quanto tempo e’ in uso; - di quale tipo di dispositivo di umidificazione utilizza; - dell'integrità del circuito stesso; - di come appare lo stato di pulizia del circuito; - di eventuali segnalazioni di malfunzionamento del ventilatore. TIPO DI STUDI La ricerca è stata svolta in Medline e nella Cochrane Library. 1 Per le indicazioni di tipo epidemiologico e di controllo delle infezioni si è trovato: "Guideline for Prevention of Nosocomial Pneumonia" CDC Atlanta, 1997. 2 Per le indicazioni operative si è trovato: “Clinical Practice Guideline: Ventilator Circuit Changes” AARC Dallas 1994. Non sono pubblicate Revisioni in merito. RISULTATI E COMMENTO 31 Nella letteratura consultata non vi sono raccomandazioni cosi’ forti da rispondere in modo univoco e specifico al quesito. Sono comunque a disposizione per il professionista indicazioni fornite da esperti che possono guidarne la decisione rispetto all’intervento preso in esame. La frequenza del cambio del circuito non deve essere stabilita come routine. Intervalli inferiori alle 48 ore, o in alcuni studi, alla settimana non hanno dimostrato una diminuzione dell’esposizione a contrarre infezioni alle basse vie respiratorie. Non vi sono raccomandazioni che indichino il tempo massimo di utilizzo del circuito in situazione di sicurezza rispetto al contenimento del rischio. In caso di circuito riutilizzabile dopo l’uso questo deve essere sottoposto ad un processo di alta disinfezione tra un paziente e l’altro. E’ raccomandato svuotare i raccogli condensa periodicamente, manipolando il circuito in modo da non far rifluire la condensa al paziente. Dopo questa manovra è sempre raccomandato il lavaggio delle mani dell’operatore. BIBLIOGRAFIA “Clinical Practice Guideline: Ventilator Circuit Changes” AARC Dallas 1994 http://www.rcjournal.com/ “Guideline for Prevention of Nosocomial Pneumonia" CDC Atlanta, 1997 http://aepo-xdv-www.epo.cdc.gov/ www.evidencebasednursing.it 32