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N. 39 - Federazione Coldiretti Macerata
. 05 Novembre COLDIRETTI MACERATA: IL GOBBO DI TRODICA VA… SOTTOTERRA PER SALVARLO DAL RISCHIO ESTINZIONE Sono scattate in questi giorni le operazioni di interramento del Gobbo di Trodica, che permetterà la “maturazione” di uno degli ortaggi più tipici del territorio provinciale, salvato oggi dal rischio estinzione grazie all’impegno di pochi agricoltori. “In Italia nel secolo scorso esistevano 8.000 varietà di frutta e verdura, mentre oggi sono meno di 2.000, di cui 1.500 a rischio – sottolineano il presidente di Coldiretti Macerata, Francesco Fucili, e il direttore Assuero Zampini -. In tutto ciò è diventato fondamentale il lavoro degli agricoltori che continuano a tutelare la biodiversità, salvando molte specie dal rischio scomparsa grazie anche alla rete di vendita diretta messa in campo con il progetto filiera agricola italiana”. Il Gobbo di Trodica, noto anche come Cardo di Macerata, si chiama così poiché anticamente veniva piantato vicino al torrente Trodica. Appartiene alla famiglia del carciofo e viene consumato soprattutto nel periodo natalizio, cucinato seguendo ricette della tradizione. Dopo essere stato seminato nel mese di giugno è ora pronto per la seconda fase, una sorta di “stagionatura” grazie alla quale acquisisce le sue caratteristiche più tipiche. “Una volta legate assieme le foglie della pianta, questa viene piegata di lato e interrata in una buca, lasciandone fuori solo la sommità – spiega Ulderico Angelelli, produttore della Coldiretti -. Vi viene quindi lasciata dai quindici ai trenta giorni, durante i quali acquista il colore biancastro, perde l’amaro e assume una forma particolare, da cui il nome di gobbo”. Oggi non sono molti gli agricoltori che perpetuano questo tipo di coltivazione, tanto che si stima che la produzione non superi i 2-300 quintali. COLDIRETTI MACERATA: BENE SEQUESTRO CIBI CINESI, CROLLA CONSUMO PRODOTTI ETNICI (-24%) Il sequestro di due quintali di cibo scaduto a Civitanova Marche conferma il primato della Cina nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari e segue il crollo del consumo di prodotti etnici (-24 per cento nel 2012). E’ il commento della Coldiretti macerata all’operazione effettuata dalla Guardia di Finanza che ha portato alla scoperta di alimenti pronti per la vendita conservati in precarie situazioni igienico-sanitarie. L’ennesimo allarme riguardante prodotti cinesi, con il paese asiatico che anche nel 2011 si è aggiudicato il triste record del maggior numero di allarmi per irregolarità segnalate in Europa, con ben 569 casi (il 15 per cento del totale). Un trend che, secondo Coldiretti Macerata, ha sicuramente pesato nel calo dei consumi dei prodotti etnici, assieme alla scelta di privilegiare acquisti di prodotti nazionali per sostenere l’economia e l’occupazione in un difficile momento di crisi. Oggi i cibi stranieri vengono acquistati solo dal 25 per cento degli italiani contro il 33 per cento dell’anno precedente (fonte: indagine Swg-Coldiretti). “Gli ottimi risultati dell’attività di controllo nei confronti dell’illegalità devono essere ora accompagnati da una stretta nelle maglie larghe della legislazione che permette tuttora di spacciare come Made in Italy quasi la metà della spesa fatta dagli italiani – sottolineano il presidente di Coldiretti Macerata, Francesco Fucili, e il direttore Assuero Zampini - perché manca l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima in tutti i prodotti alimentari in vendita”. COLDIRETTI MARCHE, CON ARRIVO MALTEMPO A RISCHIO ORTAGGI E RACCOLTA OLIVE L’arrivo del maltempo ostacola la raccolta delle olive e rischia di danneggiare gli ortaggi in campo, con il brusco calo delle temperature. E’ quanto afferma la Coldiretti Marche con pioggia e vento che stanno battendo il territorio regionale e l’annuncio di possibili nevicate oltre i 900 metri. Se il maltempo e il forte vento stanno creando problemi alla campagna di raccolta delle olive, in pieno svolgimento, sul fronte degli ortaggi si teme che l’abbassamento della colonnina di mercurio possa “bruciare” le produzioni in campo, dai cavolfiori al radicchio, fino alle insalate. Si conferma dunque l`anomalia di un 2012 segnato da eventi estremi con neve e ghiaccio che hanno devastato la regione a febbraio, mentre in estate ci hanno pensato caldo e siccità a causare gravi danni alle produzioni in campo, dal girasole al mais. Cambiamenti climatici dinanzi ai quali occorre, secondo Coldiretti, una nuova politica di prevenzione del danno, a partire dal meccanismo delle assicurazioni. A tale scopo, vanno rilanciati i Consorzi di difesa come strumenti di coordinamento tra le aziende e la pubblica amministrazione per creare massa critica e favorire gli strumenti di copertura assicurativa. COLDIRETTI: NEI CAMPI MARCHIGIANI E’ STRANIERO UN LAVORATORE SU QUATTRO Più di un lavoratore su quattro impiegato oggi nei campi marchigiani è straniero. Ad affermarlo è la Coldiretti, sulla base di un’analisi sul Dossier statistico immigrazione Caritas e Migrantes e su dati Inps, con il numero degli occupati immigrati che è di 5.300 unità. Dai numeri emerge anche che la lingua più parlata nelle nostre campagne, dopo l’italiano, è il rumeno. A questa nazionalità appartiene, infatti, quasi un lavoratore su quattro (1.916). Seguono, tra i Paesi più rappresentati, indiani (655), albanesi (544), marocchini (515), polacchi, tunisini e persino bulgari. I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura hanno una età media di 36 anni e per ben il 71 per cento sono di sesso maschile. Gli stranieri, sottolinea la Coldiretti Marche, contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va garantita la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio del bene comune. COLDIRETTI MARCHE, SUI CINGHIALI REGOLAMENTO TRUFFA PER NON PAGARE I DANNI ALLE AZIENDE Quello presentato dalla Giunta regionale Marche è un regolamento truffa che rende sempre più difficile il pagamento dei risarcimenti, peraltro ancora inadeguati rispetto al valore delle produzioni distrutte. E’ l’accusa lanciata da Coldiretti Marche dopo l‘audizione in III Commissione del Consiglio regionale per la presentazione del nuovo documento sul problema degli animali selvatici. Il nuovo regolamento dovrebbe semplificare il pagamento dei danni agli agricoltori ma l’attuale versione va in direzione opposta. Vedersi riconoscere il risarcimento viene reso, di fatto, sempre più difficile, mentre vengono addirittura esclusi gli allevamenti e altre tipologie di imprese. Alle stesse aziende vengono, inoltre, addebitati i costi della prevenzione, con il risultato di dover pagare due volte per il danno. Oltre a ciò, viene di fatto bloccata la possibilità di avvalersi di un perito di parte e potersi rivalere sulla pubblica amministrazione. Senza dimenticare il fatto che scompare qualsiasi ipotesi di razionalizzazione burocratica della gestione dei danni. “Vista la totale incapacità di risolvere il problema dei danni causati dagli animali selvatici la politica ha trovato la soluzione di farli scomparire semplicemente rendendo più difficile per gli agricoltori la possibilità di farseli riconoscere – denuncia Coldiretti -, come del resto aveva già fatto per gli incidenti stradali provocati dai cinghiali. Ci auguriamo che la Commissione abbia recepito le nostre osservazioni e intervenga presso i servizi competenti per riscrivere il provvedimento”. Tra incidenti stradali e danni nei campi, i selvatici costano oggi ai cittadini marchigiani ben 4,5 milioni di euro all’anno. Ai 2,4 milioni di euro di danni provocati nelle campagne si aggiungono quelli registrati nelle aree protette e nelle oasi, con il conto stimato che arriva a 3 milioni. Senza considerare la perdita di quote di mercato. CREDITO: COLDIRETTI, SE IMPRESE UNDER 30 DIMEZZA ACCESSO Le giovani imprese hanno la meta’ delle possibilita’ di accedere al credito rispetto a quelle adulte. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Swg sulle imprese agricole condotte da under 30 in occasione della presentazione degli strumenti Ismea per l'accesso al credito e per il sostegno all'innovazione e al ricambio generazionale da parte del Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania. Si sta verificando – sottolinea la Coldiretti - una storica inversione di tendenza con un aumento del 4,2 per la prima volta da almeno dieci anni dei giovani agricoltori titolari di imprese individuali iscritte alle Camere di Commercio nel secondo trimestre del 2012. Secondo un'analisi Coldiretti su dati Movimprese, sono oggi attive in agricoltura 62mila imprese condotte da giovani con meno di 30 anni che pero’ nel 17 per cento dei casi indicano proprio nella difficoltà di ottenere finanziamenti un ostacolo allo sviluppo. “Occorre investire in intelligenti attività di accompagnamento alla progettazione, adeguati meccanismi di assistenza allo start up, filiere corte di accesso al credito gestiti dai confidi come Creditagri Italia”, ha affermato il delegato nazionale dei giovani Coldiretti Vittorio Sangiorgio. Una necessità per non mortificare la voglia di fare impresa che sta crescendo in agricoltura: non è un caso che, secondo l’indagine Coldiretti/Swg, la metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23 per cento) o lavorare in una multinazionale (19 per cento). Un cambiamento che si riscontra anche a livello scolastico con gli Istituti Agrari che, sottolinea la Coldiretti, hanno aumentato dell’11 per cento il proprio peso percentuale sul totale di iscritti, mentre sono scesi quelli dei Licei, secondo i dati 2012 del Miur. Dall'indagine Coldiretti/Swg emerge che il 36,5 per cento dei giovani sotto i 30 anni ha una scolarità alta (specializzato, laureato, laureando), il 56 per cento media (scuole superiori) e il 6,5 per cento bassa (scuole medie). Una ripresa che non si era mai verificata prima e che è stata favorita non solo dalle caratteristiche anticicliche del settore in tempi di crisi, ma soprattutto dall’allargamento dei confini dell’attività agricola che, grazie alla Legge di Orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti, ha di fatto rivoluzionato l’attività d’impresa nelle campagne italiane aprendo nuove opportunità occupazionali. Gli imprenditori agricoli oggi si possono occupare di attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla loro vendita in azienda o nei mercati degli agricoltori, ma anche della fornitura di servizi alla pubblica amministrazione come i contratti realizzati da molti comuni per la cura del verde pubblico che spesso viene affidata agli agricoltori. IMMIGRATI: COLDIRETTI, PER LA PRIMA VOLTA IN CALO NEI CAMPI Sono 313.724 i lavoratori stranieri impegnati in agricoltura dove per la prima volta si sono però ridotti sia il numero di immigrati che le giornate lavorative da loro trascorse nei campi per effetto della crisi. E’ quanto afferma la Coldiretti, che ha collaborato alla realizzazione del Dossier statistico immigrazione Caritas e Migrantes dal quale si evidenzia che le giornate di prestazione nel 2011 sono state 26.190.884 contro le 27.027.935 del 2010). Nonostante la riduzione l’apporto del lavoro straniero resta determinante in agricoltura e - sottolinea la Coldiretti - rappresenta ben il 23,06 per cento del totale delle giornate di lavoro dichiarate dalle aziende. I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura – precisa la Coldiretti - hanno una età media di 36 anni e per ben il 71 per cento sono di sesso maschile. Sono ben 172 le diverse le nazionalità anche se a prevalere - continua la Coldiretti - sono nell’ordine Romania (113.543), India (24.823), Marocco (24.519), Albania (23.982), Polonia (22.601), Bulgaria (15.242), Tunisia (12.027), Slovacchia (11.551), Macedonia (10.254), Moldavia (5.422), Senegal (5.193) e Ucraina (4.756). Sono numerosi i distretti produttivi agroalimentari che vedono una forte presenza di lavoratori stranieri anche se oltre la metà (52,34 per cento) – rileva la Coldiretti - si trova in sole 15 provincie ed in particolare a Bolzano 6,56%, Foggia 6,42%, Verona 5,49%, Trento 4,32%, Ragusa 3,89%, Latina 3,79%, Cuneo 3,41%, Cosenza 3,23%, Salerno 2,57%, Ravenna 2,54%, Bari 2,08%, ForlìCesena 2,06%, Ferrara 2,02%, Brescia 1,98%, Reggio Calabria 1,97%. Nelle stalle dove si munge il latte per il parmigiano Reggiano quasi un lavoratore su tre – sostiene la Coldiretti - è indiano mentre in Abruzzo è elevata la presenza di pastori macedoni, ma i lavoratori stranieri sono diventati decisivi nella raccolta delle mele della Val di Non, nella produzione del prosciutto di Parma, della mozzarella di bufala o nella raccolta delle uve destinate al Brunello di Montalcino. I lavoratori stranieri - conclude la Coldiretti - contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va garantita la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio del bene comune. CRISI: COLDIRETTI, TORNANO STUFE E CAMINI.+ 26% IMPORT LEGNA Con l’arrivo dell’inverno si accendono quest’anno 6 milioni di stufe e camini Con la crisi e l’aumento insostenibile del prezzo dei combustibili sono tornate le stufe e si riaccendono i camini, con un aumento record del 26 per cento delle importazioni di legna da ardere sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2012, rispetto a dieci anni fa. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti nell’evidenziare che quest’anno con l’arrivo dell’inverno ci sono oltre sei milioni di stufe e camini accesi sul territorio nazionale. Un record che ha reso necessaria l'importazione di ben 3 miliardi di chili di legna da ardere nel corso di tutto il 2012 che - stima la Coldiretti .- saranno bruciati per garantire il caldo nelle case degli italiani, mentre nell'arco di dieci anni si è praticamente dimezzato il consumo di gasolio da riscaldamento (-49 per cento nei primi nove mesi dell'anno). Una dimostrazione evidente del ritorno di forme di riscaldamento che sembravano dimenticate dovuto - precisa la Coldiretti - al crescente interesse verso questa forma di energia che è diventata competitiva dal punto di vista economico oltre ad essere piu’ sostenibile dal punto di vista ambientale. Una tendenza dovuta - sostiene la Coldiretti – in parte alla riapertura dei camini nelle vecchie case ed alla costruzione di nuovi ma anche ad una forte domanda di tecnologie piu’ innovative nel comparto delle stufe a legna, delle caldaie e pellets dove l’industria italiana soddisfa oltre il 90 per cento delle domanda sul mercato interno mentre destina quasi un terzo della produzione nazionale alle esportazioni. L’Italia - continua la Coldiretti - è diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere nonostante la presenza sul territorio nazionale di 10 milioni e 400 mila ettari di superficie forestale, in aumento del 20 per cento negli ultimi 20 anni. I 12 miliardi di alberi che coprono oltre un terzo della superficie nazionale (35 per cento) costituiscono - precisa la Coldiretti - il polmone verde dell' Italia con circa 200 alberi per ogni italiano. I boschi - precisa la Coldiretti - ricoprono un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che è il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell`adattamento ai cambiamenti climatici in corso ma potrebbero svolgere un ruolo ancora piu’ importante per compensare il fabbisogno energetico del Paese. Peraltro - sostiene la Coldiretti - con una più corretta gestione delle foreste può essere prelevata, quasi senza alterarne la sostenibilità, una quantità di 23,7 milioni di tonnellate/anno di combustibile che riduce i consumi attuali di petrolio di ulteriori 5,4 milioni di tonnellate. Appare quindi evidente l’importanza di rilanciare la gestione dei boschi che, oltre alle valenze territoriali, sociali e paesaggistiche, potrebbe contribuire in modo decisivo anche al raggiungimento degli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale al 2020 (secondo il quale le biomasse, tra le quali spicca il ruolo dei prodotti legnosi, dovranno coprire il 44 per cento dei consumi di fonti rinnovabili e il 58 per cento dei consumi di calore totale), fornendo biomassa ottenuta con metodi sostenibili (sia nella produzione che nel taglio) nell’ambito di una filiera sostenibile anche nelle modalità di trasformazione energetica con caldaie moderne ed efficienti. Nel discorso più generale dello sviluppo delle fonti rinnovabili, occorre porre attenzione al contributo dell’energia termica, anche con l’obiettivo di rimuovere alcune criticità che sono emerse nel diverso ambito delle fonti di produzione dell’energia elettrica, dalla determinazione degli incentivi, alla localizzazione degli impianti, all’effettiva efficienza energetica degli interventi, al rispetto del paesaggio. Il fattore più rilevante dello sviluppo del termico risieda proprio nel fatto che - conclude la Coldiretti - si tratta di una energia a misura di territorio e quindi le filiere da sviluppare e premiare, quindi, non possono che essere corte e territoriali. EOLICO, ECCO I CRITERI DA RISPETTARE PER LIMITARE LA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI Nonostante i gravi danni al territorio causati dalla realizzazione “selvaggia” di impianti a fonti rinnovabili, la Corte Costituzionale ha bocciato la legge regionale della Sardegna, che ha previsto come aree idonee alla realizzazione di impianti eolici solo quelle industriali, retroindustriali e limitrofe o già compromesse dal punto di vista ambientale, escludendo di fatto tutte le altre, comprese quelle agricole. La Sardegna, dunque, aveva giustamente ritenuto adatte solo quelle zone dove la costruzione di impianti non avrebbe arrecato danni all’ambiente. Ad ogni modo, la Corte, più che contestare la scelta delle aree indicate come idonee e quelle escluse per la realizzazione degli impianti, ha ritenuto che i criteri adottati nel predisporre tali limiti fossero in contrasto con i principi previsti dalla legge nazionale in materia. La Corte afferma la necessità di indicare direttamente le aree e i siti non adatti per l’installazione di specifiche tipologie di impianti, mentre la disciplina regionale sarda ha capovolto tale criterio e lo ha sostituito con quello diametralmente opposto, indicando le aree e i siti idonei, con l'effetto di stabilire un’esclusione generale di intervento per la costruzione di nuovi impianti in tutte le aree ed i siti non espressamente indicati. Considerando che le Regioni possono prevedere aree e siti non idonei alla istallazione di specifiche tipologie di impianti e che, in particolare, la Sardegna gode di una competenza primaria in materia di tutela del paesaggio, la stessa avrebbe potuto direttamente individuare le aree non idonee all'inserimento di impianti eolici, senza ribaltare i criteri stabiliti dalla legge statale per quanto riguarda la localizzazione degli impianti. Pertanto, l’esclusione delle aree, tra cui quelle agricole, per la costruzione degli impianti a fonti rinnovabili prevista dalla legge regionale, poteva essere considerata legittima se tali zone venivano qualificate, esplicitamente, come non idonee e accompagnate dalle motivazioni che hanno comportato la dichiarazione di non idoneità. Ad ogni buon conto, a prescindere dai criteri d’individuazione delle zone non idonee, Coldiretti ritiene necessario limitare la realizzazione degli impianti eolici e, in generale, di quelli a fonti rinnovabili, posto che, come già denunciato, la speculazione che si è verificata nel settore ha dato luogo alla costruzione indiscriminata di tali impianti sul territorio a danno dell’ambiente. BIODIVERSITA’ IN AGRICOLTURA, PUBBLICATE LE LINEE GUIDA DEL MINISTERO La tutela della biodiversità ha assunto un'importanza strategica in campo internazionale e nazionale; l'Italia, consapevole del proprio ruolo, ha avviato nel corso degli ultimi anni una serie di azioni mirate all'approvazione di strategie agro-ambientali condivise tra Stato, Regioni e Province Autonome. Tra le varie iniziative, sono state pubblicate le "Linee guida per la conservazione e la caratterizzazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse per l'agricoltura". Il lavoro, realizzato con il contributo del Mipaaf nell'ambito del programma di attività per l'attuazione del Piano Nazionale per la Biodiversità di interesse agricolo, e con la supervisione del Comitato Permanente per le Risorse Genetiche in Agricoltura, contiene linee operative indirizzate alle esigenze di tutti gli operatori che si occupano di biodiversità, che si tratti di agricoltori, esperti del mondo accademico o funzionari delle amministrazioni. La Conferenza Stato Regioni ha sancito l'intesa sulle Linee guida, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131. Il 24 luglio 2012 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 171 il decreto del Ministro delle Politiche Agricole concernente l'adozione delle Linee guida nazionali per la conservazione in-situ, on-farm ed ex-situ, della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario. Le Linee guida sono uno strumento necessario per la conservazione e la caratterizzazione delle specie,varietà e razze locali in grado di dare piena attuazione al Piano Nazionale per la Biodiversità di interesse agricolo. È il primo significativo lavoro nel quale si propongono oltre alle linee operative per la tutela della biodiversità animale e vegetale anche quelle microbiche di interesse alimentare e del suolo. Si tratta di una risposta concreta alle esigenze degli operatori che lavorano per la tutela dell'agrobiodiversità soprattutto nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale regionali (tutela delle risorse genetiche). Le varietà e le razze locali devono essere correttamente identificate, partendo innanzitutto da un’accurata ricerca storico-documentale volta a dimostrare il legame con il territorio di provenienza. Secondo le linee guida la conservazione delle varietà locali non è realizzabile, se non nel bioterritorio, con le tecniche agronomiche dettate dalla tradizione rurale locale, in un rapporto strettissimo e di dipendenza reciproca, tra chi effettua la conservazione ex situ (banche del germoplasma) e chi salvaguarda e favorisce la conservazione on farm (coltivatori/allevatori custodi). La possibilità reale di recupero e di reintroduzione nel bioterritorio di una varietà locale tradizionalmente riconosciuta, è strettamente legata alla valorizzazione delle produzioni da parte degli stessi coltivatori/allevatori custodi. Un sostegno finanziario da parte degli Enti locali all’impegno attuale e futuro di questi agricoltori potrà favorire la coltivazione e la conservazione delle varietà locali a rischio di estinzione, che normalmente non sono valorizzate all’interno dei circuiti commerciali correnti. Per quanto concerne il settore zootecnico, il rapporto, oltre che porre in rilievo il valore intrinseco delle razze autoctone italiane in quanto patrimonio nazionale insostituibile ed irripetibile, evidenzia la necessità di approfondire il lavoro sulla valutazione economica - attuale e futura - delle razze domestiche e dei servizi sociali, scientifici, culturali ed ambientali da esse forniti. Tali conoscenze sono un requisito fondamentale per fare progredire ed evolvere le strategie complessive e le singole attività di conservazione della biodiversità in agricoltura - e delle razze autoctone in particolare - messe in atto sino ad oggi. Strategie ed attività che, se in molti casi hanno permesso di scongiurare o rallentare l’estinzione delle razze autoctone, in altri si sono spesso rivelate inefficaci nell’arrestare un processo di erosione genetica iniziato con l’affermarsi di sistemi produttivi, di cui oggi si incominciano a riconoscere limiti e criticità. I risultati di queste strategie, descritte in un’analisi preliminare sulla situazione mondiale e italiana delle risorse genetiche animali e sulle cause della loro estinzione, dimostrano la necessità di attivare, in tempi brevi, nuove e diversificate iniziative di conservazione. Sulla base di queste considerazioni, nel rapporto viene proposto un approccio innovativo nella definizione delle strategie di conservazione sinora adottata in Italia. Tale approccio è basato non solo, come fatto sinora, sullo stato di rischio delle razze, ma anche, e soprattutto, sulla valutazione della loro importanza attuale e futura in vari settori ed ambiti (economico-produttivo, sociale, storico, culturale, ecologico, paesaggistico, etc.), nonché sulle loro specifiche caratteristiche. Queste sono valutate attraverso descrittori morfologici (da utilizzare, in particolare ma non in via esclusiva, con popolazioni non ancora iscritte a Libri Genealogici o a Registri Anagrafici) e descrittori molecolari. In tal modo, è possibile individuare, per ogni singola razza, obiettivi di conservazione specifici e differenziati, per il cui conseguimento vanno utilizzate le tecniche di conservazione di volta in volta più idonee (in situ, ex situ o una combinazione di esse). Solo con questo cambio di impostazione sembra possibile, da una parte, scongiurarne la scomparsa. Nel rapporto viene dato ampio risalto alla dimensione regionale e locale degli interventi proposti, che devono rientrare nell’ambito di una strategia nazionale di conservazione delle risorse genetiche animali. Al fine di realizzare gli obiettivi di tutela, gli enti regionali e locali si trovano, infatti, nella posizione migliore per sostenere le comunità locali nella conservazione delle razze autoctone, mediate l’applicazione – in molti casi già in atto – di una governance, che assicuri un giusto equilibrio tra le politiche di sviluppo del settore zootecnico e gli obiettivi in tema di conservazione della biodiversità. PUBBLICITA’ INGANNEVOLI SUGLI ALIMENTI, L’AUTHORITY BACCHETTA L’INDUSTRIA L’industria deve essere più trasparente e corretta nella promozione degli alimenti. E’ quanto emerso dal convegno sulla comunicazione commerciale dei prodotti alimentari organizzato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e dall'Istituto di autodisciplina pubblicitaria con la partecipazione di Coldiretti e del Ministero della Salute. Per quanto sia considerevole il lavoro svolto dall’Autorità nel contrastare le pratiche commerciali scorrette delle grandi realtà dell’agroalimentare, i tempi delle istruttorie sono troppo lunghi e le sanzioni applicate non hanno un carattere dissuasivo poiché non sono proporzionate agli ingenti guadagni ricavati grazie alle campagne pubblicitarie ingannevoli. Oltre a multe più severe, bisognerebbe imporre all’industria dichiarata colpevole di diffondere i contenuti del provvedimento sanzionatorio con gli stessi mezzi (tv, stampa) che per mesi hanno bombardato e raggirato i consumatori. In questo modo il pericolo di discredito costituirebbe un ottimo deterrente rispetto al compimento di ulteriori campagne promozionali scorrette. Tra i messaggi ingannevoli più comuni sui prodotti alimentari vi sono quelli relativi all’origine delle materie prime. Molto spesso, infatti, si caratterizza il prodotto - in etichetta e nella comunicazione commerciale – con un’indicazione geografica che non corrisponde alla sua origine effettiva e che è idonea ad indurre nei consumatori un giudizio di superiorità qualitativa, creando confusione con altri alimenti specificamente protetti quali Dop, Igp, Doc. Spesso le comunicazioni commerciali sono scorrette poiché vantano proprietà salutistiche o nutrizionali del prodotto alimentare che lo stesso non possiede. Difatti, si accerta poi che tali dichiarazioni vengono rese in assenza di un’idonea documentazione scientifica che provi gli effetti e i benefici vantati. Inoltre, sempre più frequenti sono le campagne pubblicitarie che contengono affermazioni dirette ad enfatizzare la compatibilità ambientale del prodotto per caratterizzarlo e distinguerlo rispetto ai concorrenti, sebbene non vi siano precisi e idonei riscontri scientifici che giustifichino le performance vantate. All'incontro è stato auspicato un tavolo di confronto tra l'Istituto di autodisciplina pubblicitaria, l'Autorità e il Ministero della Salute per agire di concerto contro la pubblicità ingannevole dei prodotti alimentari ed elaborare delle tesi uniche di riferimento rispetto alla valutazione di quelli che devono essere considerati i messaggi non consentiti. Un proposito valutato positivamente da Coldiretti in quanto permette di creare una casistica comune nell’accertamento delle campagne pubblicitarie sugli alimenti ed evitare contrapposte interpretazioni. Tuttavia, l’esigenza primaria deve essere, soprattutto, quella di adottare provvedimenti sanzionatori più incisivi affinché le industrie siano più attente e corrette nella promozione dei prodotti alimentari. Sul punto, infatti, l’enorme numero di pubblicità ingannevoli nel settore fanno comprendere molti, in vista di considerevoli guadagni, preferiscono correre il rischio di incorrere in una sanzione dell’Autorità piuttosto che promuovere in modo trasparente e corretto i propri prodotti, in danno non solo dei consumatori ma anche di quelle imprese del settore alimentare che si comportano in modo virtuoso. VIA LIBERA DEL SENATO ALLA LEGGE SALVA-OLIO ITALIANO "Il via libera all’unanimità alla legge “salva olio” da parte del Senato è un passo avanti fondamentale nella battaglia a difesa del vero Made in Italy dalle frodi e dagli inganni, che deve proseguire con la stessa decisione nel passaggio alla Camera che ci auguriamo avvenga al più presto". E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nell’esprimere un forte apprezzamento per il lavoro della Commissione agricoltura del Senato che ha approvato in sede deliberante il disegno di legge Mongiello-Scarpa che contiene norme determinanti per la difesa dell’olio di oliva italiano. Il disegno di legge "norme sulla qualita' e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini" completa l’intervento già anticipato dal Parlamento con una norma precedente sul valore probatorio del panel test e sui limiti degli alchil esteri. La disciplina approvata oggi risulta di fondamentale interesse per quanto riguarda, in particolare, il contrasto a pubblicità ingannevoli e alla illiceità dei marchi introducendo, altresì, a favore del consumatore, l’obbligo di inserire il termine minimo di conservazione, soprattutto, prescrivendo le modalità di presentazione degli oli nei pubblici esercizi. Con le nuove norme sul contrasto delle frodi si stabiliscono le responsabilità delle persone giuridiche per i reati commessi in materia alimentare, introducendo nuovi istituti processuali investigativi e, soprattutto, sanzioni accessorie alla condanna con la pubblicazione della sentenza. L’obiettivo è difendere un patrimonio con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro. Durante la manifestazione Cibi d’Italia organizzata al Circo Massimo di Roma da Fondazione Campagna Amica e da Coldiretti, è stata lanciata l’operazione Pasta della Bontà, un’iniziativa di raccolta fondi a sostegno delle attività della Lega del Filo d’Oro, l’Associazione che da quasi 50 anni assiste in tutta Italia i sordociechi e i pluriminorati psicosensoriali. Per l’occasione non poteva mancare il sostegno di Renzo Arbore, da oltre 25 anni testimonial della Lega del Filo d’Oro, che ha definito questa iniziativa «un evento che coniuga il gusto e la solidarietà al quale non potevo sottrarmi e attraverso il quale le persone sordocieche avranno un operatore in più, una stanza in più, un sorriso in più». L’operazione Pasta della Bontà è operativa anche nella nostra provincia . Per tutto il mese di novembre e dicembre la prima e terza domenica del mese nel mercato di Campagna Amica di Civitanova marche in piazza XX settembre e presso la sede della Coldiretti a Macerata in via dei velini 14 sarà possibile trovare il kit composto da tre pacchi da 500 grammi di pasta, di grano duro 100% italiano, in un pratico shopper. I Punti Vendita aderenti ospiteranno un gazebo della Lega del Filo d'Oro in cui verrà distribuita la pasta, a fronte di una donazione. Insieme al kit, composto da 3 tipologie di pasta (fusilli, penne e tortiglioni), sarà distribuito un mini-ricettario con le ricette di Renzo Arbore, Marisa Laurito e Teresa Mannino. La donazione minima è di 7 € che andranno interamente alla Lega del Filo D’ oro Con un kit di Pasta della Bontà potrai davvero assaporare tutto il gusto della solidarietà. Per trovare il punto vendita più vicino, conoscerne i giorni e gli orari, visita il sito www.pastadellabonta.it o chiama il Numero 0733/244229 - 244241. IL PUNTO COLDIRETTI Il giornale on line per le imprese del sistema agroalimentare Per essere costantemente aggiornati su economia e settori produttivi, fisco, ambiente, lavoro, credito, energia, previdenza, formazione, qualità, innovazione e ricerca, scadenze, prezzi e previsioni meteo. Scaricalo da www.ilpuntocoldiretti.it SCADENZE altre news su: http://www.macerata.coldiretti.it/