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I nomi che vennero attribuiti ai sette colli dell`antica Roma, al

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I nomi che vennero attribuiti ai sette colli dell`antica Roma, al
I nomi che vennero attribuiti ai sette colli dell’antica Roma, al momento della fondazione dell’Urbe,
rispecchiarono la topografia dell’Altopiano delle Rocche in Abruzzo, per essere stato questo
un’importante area sotto il controllo dell’antica civiltà egizia e dei popoli satelliti.
Collis Aventinus: il toponimo Aventinus era un riferimento alla forma di fallo dell’Altopiano, dato
che esso appare come un grande pene rivolto verso Celano e la Marsica, con le gonadi tra Rocca di
Mezzo, Terranera, Rocca di Cambio e Piani di Pezza.
Per questo motivo venne chiamato aventinus, diminutivo di Avis, che in italiano significa Uccello.
Aventino, cioè Uccellino, poteva però anche essere un riferimento topografico allo sperone
roccioso su cui sorgeva la Rocca di Mezzo di epoca romana, a forma di piccolo pene.
Collis Capitolinus: il toponimo Capitolinus si riferiva sia al caput del Fallo sia alla testa del
Capodoglio, Capitolium, che si profila nel tratto di territorio montagnoso che va da Acciano e
Secinaro fino a Rocca di Mezzo (spesso indicato nelle fonti anche come una balena).
Collis Palatinus: il toponimo Palatinus significava sia Palatus, cioè il palato del capodoglio (o
balena), sia Palatium, cioè il palazzo segreto, ossia un luogo nascosto e sacro, per essere la sede
dell’Enigma.
Collis Esquilinus: il toponimo Esquilinus significa est aquilinus e anche est Quirinus (per
rotacismo della lettera l nella lettera r) o, meglio, est aQuirino, cioè il primo quirino (alfa) o primo
romano.
Collis Quirinalis: il toponimo Quirinalis significa luogo di Quirinus e qui est rinalis (ureo, cioè
U – Leo, cioè una Sfinge).
Collis Viminalis: il toponimo Viminalis significa luogo di Robur, cioè della Vis (forza) nell’Avis
(uccello) e luogo del Quercus Robur, cioè dell’albero genealogico di Yoshua o del Leone di
Gerusalemme, così definito per la sua potenza ferina (vis, roboris).
Collis Caelius: il toponimo Caelius è una variante di coelum, nome in codice del Potere di Roma
o di Amor (K-Elius), ed altresì una crittazione di Caelanus, il nome della cittadina marsicana di
Celano, che può essere letto anche come la terza persona plurale del verbo celare, cioè come
nascondono.
Oppius: il toponimo si riferisce alla forma dell’Altopiano, simile a quella di un’aquila o,
comunque, di un volatile, definito Pio, con il verso cioè del Pulcino.
Cispius: il toponimo rimanda ad un luogo al di qua (cis) dell’aquila o pulcino, cioè dell’Altopiano.
Fagutal: è un toponimo che costituisce una crittazione di Fagus Italia, cioè faggio d’Italia o anche
fagiolo d’Italia.
Un ulteriore significato è fagottello
Suburra: il toponimo designava una zona suburbana di Roma (sub urbe) ma significava anche che
super, cioè sopra rispetto a Roma, sull’Altopiano, c’erano sono gli asini o somari, in latino burri.
Velia: è il luogo delle candele o delle vele, intese queste come vele triangolari, cioè, fuor di
metafora, come lati delle Piramidi egizie.
Anche il toponimo Roma rimanda alle Piramidi egizie, come fonte ed origine della Potenza
dell’Urbe.
Come noto, letto al contrario da Amor, ma se si prende il toponimo per come era all’origine, in
epoca etrusca, cioè Ruma, il suo palindromo dà Amur.
E’ plausibile interpretare Amur come a – muro, cioè dal Muro (murus, muris), espressione in cui
Il Muro rappresenta Il Muro del Pianto, cioè prima ancora che Il Muro di Gerusalemme, Il Muro
delle Piramidi Egizie.
Si può andare ancora oltre nell’interpretazione di Amor: gli abitanti di Amor, cioè dell’antica
Roma egizia erano gli Amores (i loro popoli amici gli Amorites) e praticavano il Mos Maiorum
(da Amores Maiorum), cioè gli insegnamenti di Mosè o Moslem o Muslim.
L’espressione Mos Maiorum deve essere letta come riduzione di [A]mo[re]s Maiorum (antichi
Amori o antichi romani egizi) e Mosè o Musa1, più che un personaggio storico, deve essere
considerato una sigla che sta per Murus, contratto in Mus (Murus A  MusA  Amur  Ruma
 Roma).
Sulla base di quanto detto sembra potersi ipotizzare che l’area dell’Altopiano e le aree circostanti
fossero sotto l’influenza dei Faraoni Keopi(o), cioè dei Faraoni egizi delle Piramidi, dato che il
crittogramma Pio o Pius in latino fa riferimento alle Piramidi viste come artigli di un’aquila rapace
(vedi il toponimo della città di L’Aquila).
E’ in quest’area che dovrebbe trovarsi il sepolcro del “corpo vivente” di Yoshua o Gesù di
Nazareth, continuatore della tradizione nazista egizia in epoca romana.
Probabilmente anche lui era un Pius, un Santo Pio o un Santo della religio romana, intesa come
pratica della relegazione e del “ligare” (vedi marra, morra e la croce ansata).
Facendo un raffronto tra la topografia della Roma arcaica e l’Altopiano delle Rocche, se ne
dovrebbe dedurre che il Palazzo di Yoshua – chiamato palatium ironicamente – è nascosto sotto il
colle di Rovere, a forma di vagina.
Infatti, Rocca di Mezzo sarebbe il fallo, Capitolino o Aventino, che entra in vagina, Rovere o
Palatino, nel senso di palato, bocca della vagina.
1
Nella tradizione mitologica greca Mosè o Musa è conosciuto come Μοῦσα, ma a differenza della tradizione ebraica
ve ne è più di uno: sono chiamati Μοῦσαι, -ῶν (in latino: Mūsae, -ārum) e sono collegati alla storia della Sfinge delle
Piramidi.
Da murus prima e da mus poi, che in latino significa topo (mus, muris), è derivato l’aggettivo camuso.
Vedi la voce camuso su www.etimo.it
Il gioco di parole Murus (il Muro del Pianto), Mus (il Topo) e, come visto altrove, Gath o GADU (per i massoni)
allude alla persecuzione degli ebrei secondo la logica del gatto che insegue il topo.
Al Murus, metafora di Piramide, si ricollega una serie di termini che hanno a che fare con la persecuzione del popolo
ebreo, fra i quali spicca Mars, da cui martius e marsus, nel senso di mas, maris, cioè popolo di guerrieri M-Ares, dedito
al martirio degli ebrei (martyr, martyris deriva appunto da mars, da cui deriva pure marra, morra, amor, mors e tanti altri
crittogrammi riferibili alla storia dello shoa).
Ad onor del vero, il nome Mars, oltre che come popolo di M-Ares o dei Marsi o di Mar(s)ia, potrebbe essere
interpretato anche come “popolo M arso”, plausibile spiegazione del motivo che precedette la plurisecolare
persecuzione degli ebrei, cioè una vendetta per un’odiosa persecuzione subita in precedenza dall’innumerevole popolo
dei Marsi, qui da intendersi come popolo di Maria, diffusosi dal Medio Oriente in Europa, in Africa e ad Oriente.
L’aggettivo arso deriva dal verbo latino ardeo, ardis, arsi, arsum, ardere, che ha la stessa radice etimologica di hard, arx,
αρσις (arsis), καθαρσις (catarsi) e καθάρός (cataro).
E’ lì sotto che dovrebbe trovarsi celato (Caelius o Celius) l’Aquilino (Esquilino) o Leone di
Gerusalemme (Viminale) e sul quale si orina (Quirinale).
Tuttavia, il palatium di Yoshua potrebbe essere ubicato anche sotto Rocca di Mezzo, se lo schema
dei luoghi si interpreta nel senso che Uccellino, recluso da secoli sotto Rocca di Mezzo, proviene o
è stato “ritratto” dalla vagina di Rovere o, meglio, dalla vagina e dall’ano dei marsi – romani,
rimasti – mi si passi l’espressione – “inculati” (Celano è cello in ano, cerchio è metafora di ano,
pescina è metafora di vagina)2.
Uccellino è uno dei crittogrammi con cui si designa Yoshua di Nazareth o I.N.R.I..
Infatti, Uccellino sta per Cardellino, cioè Cartellino, ossia il cartello con incisa la scritta I.N.R.I.:
Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum.
Il colle di Rovere con la sua forma a coppa e l’abitato triangolare ha una sua importanza simbolica
all’interno della mappa che conduce al sepolcro di Yoshua.
Dovrebbe rappresentare la Coppa Mistica, cioè il luogo dove è tenuto “coperto” il sepolcro di
Yoshua e Yoshua stesso, evirato per vendetta dagli ebrei e quindi “femmina” dotata di “coppa”3,
cioè di vagina.
Al tempo stesso, la coppa è connessa con il simbolo del pesce acrostico.
Infatti, sovrapponendo la coppa con la sua immagine speculare si ottiene un pesce stilizzato.
Se, invece di sovrapporre le due coppe, si congiungono orizzontalmente si ottiene una sinusoide
che, chiusa da un lato, dà forma ad una balena stilizzata.
Essa nella mappa rappresenta la fascia collinare a forma di balena o capodoglio che, dalla Valle
Subequana, arriva fin su Rocca di Mezzo.
Ponendo verticalmente la sinusoide si ottiene una S, simbolo del Serpente Nazi.
La balena stilizzata può essere vista anche come uno spermatozoo, spermatozoo che si ritrova sotto
forma di collinetta, opera sicuramente dell’uomo, nel territorio tra Rocca di Mezzo e Rovere.
2
La sodomizzazione di uno dei loro leader simboleggia anche il Grande Progetto o Grande contro-Opera dell’ebraismo
internazionale contro il gigantesco Golia, cioè contro tutti i popoli nemici di Israele, dagli egizi prima ai romani poi ed
ai musulmani attualmente (vedi il significato allegorico nella cultura ebraica di Sodoma e Gomorra).
3
Sarebbe il contrappasso voluto dagli ebrei per essere stati gli stessi resi donne-rosa durante la loro persecuzione.
Vedi in tal senso Amor, la croce egizia e la marra, nonché i cognomi ebrei Rosa, Rosen etc.
Occorre immaginare che l’Uccellino rappresentato da Rocca di Mezzo, eccitato, diventa l’enorme
fallo che si distende fino a Ovindoli (sede degli ovociti), entrando nella vagina dei Marsi, Pescina,
(rappresentata sull’Altopiano da Rovere) ma anche nell’ano (cello in ano, Celano e Cerchio).
Lo spermatozoo è rivolto verso i tre paesi Tione degli Abruzzi, Santa Maria del Ponte e San
Lorenzo, unendo i quali si visualizza un triangolo, che richiama il triangolo dell’abitato di Rovere,
simbolo della Piramide egizia4.
Sulla sommità del paese di Rovere vi sono i resti di un piccolo castello, le cui mura perimetrali
formano un uovo
La stessa forma geometrica ellittica o ad uovo si nota nella parte centrale dell’abitato di Rocca di
Mezzo (di cui si parla nel paragrafo dedicato alla Sacra Sindone).
4
La Piramide egizia o nazi simboleggia per gli ebrei, tra le altre cose, la punta di una lama, utilizzata per le sevizie sui
prigionieri, e la punta della fiamma, utilizzata anch’essa per le sevizie, prima delle esecuzioni capitali.
Tutte le Piramidi egizie, nonché quelle costruite altrove, scoperte, come quelle in Bosnia, o ancora da scoprire,
rappresentavano la Corona di Spine destinata agli ebrei.
Osservando con un po’ di attenzione, si noterà che al suo interno si delinea la figura di un uomo
disteso con le braccia aperte (nella parte alta) e le gambe divaricate (in basso, vicino al palazzo ad
E).
L’insieme degli elementi, l’Uomo disteso, l’Uovo e l’edificio ad E, sembrerebbe voler dire che il
personaggio E’ Yoshua o Joshua (Yo-sh-ova).
Se l’abitato di Rocca di Mezzo è un Uccellino che allungandosi entra nella vagina, ciò
significherebbe che Uccellino o Cardellino, cioè I.N.R.I., è nascosto in una caverna sotto Rovere,
cui si accede attraverso uno stretto pertugio, a meno che, sulla scorta di quanto detto prima, non si
voglia ipotizzare che Uccellino è stato ritratto da Rovere, ultimo paese della Marsica, cioè proviene
dalla Marsica romana.
Bisogna rammentare che Uccellino, per la sua forma, è anche un Infante o un Bambino in fasce ed
è quindi Gesù Bambino, cioè Yoshua (I.N.R.I.) così appellato ironicamente dagli ebrei (vedi il
ciclo di affreschi dell’Abbazia di Santa Lucia).
Osservando con un po’ di attenzione in più si noteranno appena abbozzate anche le grandi e piccole
labbra della vagina.
Tale circostanza ribadisce la tesi che Yoshua vivrebbe come uno zombie evirato, cioè reso donnarosa-ebrea per vendetta, resuscitando periodicamente in virtù di certi rituali segreti di tipo magico religioso, durante i quali parlerebbe ai suoi aguzzini (in realtà del fenomeno ritenuto “miracoloso”,
a causa dell’ignoranza e della creduloneria di coloro che si ostinano a credervi, fors’anche per
motivi di interesse personale, può essere data una spiegazione scientifica e di genere completamente
diverso).
Il toponimo Tione degli Abruzzi significa Dione, cioè il Grande Dio o Allah Akbar è negli
Abruzzi, Santa Maria del Ponte significa che egli vi è giunto durante il ponte navale susseguito
alla distruzione di Gerusalemme, San Lorenzo è un indizio circa la sua provenienza dall’Oriente,
precisamente dal Medio Oriente, dato che Laurentium va letto come L’Oriente, prendendo il
dittongo au come una o.
Il triangolo, formato dalla congiunzione dei tre paesi, indica in direzione di Barisciano, l’antico
Bariscianello5.
Il toponimo Barisciano significa “dalla bara usciamo”, cioè resuscitiamo, mentre Bariscianello
significa “dalla piccola bara usciamo”, probabilmente detto in senso sarcastico dell’enorme
sepolcro destinato ad ospitare il personaggio principale della storia, cioè il personaggio della Sacra
Sindone, alto circa due metri, a meno che non si voglia ritenere che insieme ad esso vi sia un altro
personaggio di piccola statura, collocato in una piccola bara, forse lo stesso Baphomet o Basso
Ometto.
5
Il triangolo in posizione retta è il simbolo della Piramide Nazi, mentre nella posizione capovolta simboleggia la
sconfitta del Nazismo.
Esso costituisce anche un riferimento alla “trasfigurazione” in Donna o in Sfinge di Yoshua, il Dio-Padrone degli
ebrei, essendo il triangolo simbolo della vagina.
Può esservi aggiunta una croce latina e, in tal caso, il significato rimane il medesimo in relazione a Yoshua di Nazaret,
detto il Nazareno.
L’orientamento del triangolo rispetto al triangolo dell’abitato di Rovere rappresenta un rinvio da
Rovere a Rocca di Mezzo.
Nelle immediate vicinanze dei tre paesi predetti si trovano altri quattro paesi, di cui tre disposti
ancora una volta a triangolo:
-
Succiano, il cui toponimo significa i criptoebrei “su ci hanno” Yoshua in croce;
-
Beffi, il cui toponimo significa sia Baphomet (da baffi o baffo), uno dei soprannomi di Yoshua,
sia bevi l’urina;
-
Roccapreturo, toponimo interpretabile come Rocca del Pretore, cioè di Ponzio Pilato;
-
Goriano Valli, toponimo che rivela l’appartenenza al popolo di Golia di Yoshua, definito
Goliano del Vallo.
Il triangolo formato da Beffi, Roccapreturo e Goriano Valli indica verso Poggio Picenze, mentre
attraverso una serie di collegamenti topografici a ritroso porta fino a Pescina nella Marsica.
Tale circostanza sta a significare che l’Aquila Marsorum, cioè Yoshua, lo zombie vivente, si
trova da tempo immemorabile nascosto in una cavità sotterranea sul Poggio del Pulcino, vale a dire
sull’Altopiano delle Rocche, che, visto dall’alto, sembra essere una grande aquila o, sotto altra
angolatura, un enorme pulcino.
La sagoma del volatile è disegnata anche all’interno dell’abitato dell’antica città di L’Aquila, con il
becco orientato in direzione della Marsica, precisamente verso Trasacco6.
6
Bisogna prendere come punto di origine della linea il quadrivio chiamato I Quattro Cantoni: vedi
http://it.wikipedia.org/wiki/Corso_Vittorio_Emanuele_II_(L'Aquila)
Il toponimo Trasacco significa intra saccum, cioè dentro lo stomaco, ed è un rimando a Rocca di
Mezzo, la cui sagoma urbanistica può sembrare, tra le altre cose, anche uno stomaco o sacco, dentro
il quale dovrebbe trovarsi l’arca nascosta dell’Aquila Marsorum.
In realtà, se l’Altopiano delle rocche è un fallo (visto dal L’Aquila), lo stomaco sarebbe situato,
grosso modo, all’altezza della città di L’Aquila, tuttavia il rinvio da Trasacco è all’Altopiano,
volendosi esprimere il concetto che l’Aquila Marsorum, dopo essere stata sbranata e digerita, dallo
stomaco passa all’apparato escretore, per essere espulsa sui Marsi (Pescina).
Il perimetro esterno dell’antica pianta urbanistica della città di L’Aquila descrive la figura di una
testa di una mucca, ma guardando attentamente (vedi foto Google Earth) si scorgerà anche la testa
di una capra, con i due cornetti e la barbetta, oltre che – come detto - la figura di un’aquila, con la
testa ed il becco rivolti verso Pianola, Piani di Pezza e Conca del Fucino (Marsica).
La pianta urbanistica di L’Aquila ricalca la pianta urbanistica dell’antica città di Gerusalemme7,
con i suoi 4 quadranti cristiano, musulmano, giudeo ed armeno, rettificando i quali si ottiene la
figura geometrica di un quadrato o, volendo, di un rombo (il rumbo) o la base di una piramide.
La città di L’Aquila, a sua volta, rispecchia la struttura geologica dell’Altopiano delle Rocche, che,
osservata dall’alto, appare come un’aquila o altro volatile (un grande pulcino, una colomba).
7
La città di Gerusalemme è orientata dal lato nordest verso Yerevan o Jerevan, in Armenia e dal lato sudovest verso il
Nilo.
Si tratta di una struttura geologica a cinque bracci, somigliante anche ad un uomo con le braccia e le
gambe divaricate, un fiore a cinque petali, una stella a cinque punte (Pentalfa o Pentacolo) oppure,
cambiando angolo visuale, come un fallo, un coniglio.
Anche il quadrivio (cardo e decumano) della città di L’Aquila, noto come i Quattro Cantoni, è da
mettere in relazione con la struttura dell’Altopiano, prescindendo da uno dei cinque bracci
considerando solamente la struttura ad

e
, alla stregua di un segnaposto.
Il punto di intersezione delle due diagonali segna la sede dell’antica città di San Savino o San
Sabino, tra Rovere e Rocca di Mezzo, di cui rimangono i resti affioranti di alcune mura.
Era la città posta al centro del Fiore, nel quale ed attorno al quale erano ubicate numerose are
pagane.
La più importante di tutte era l’Ara Italia, situata a ridosso dell’attuale paese di Ovindoli, della
quale si parla altrove.
Probabilmente tale città, di epoca romana, veniva chiamata dagli ebrei deportati in Italia
Castelnuovo, come si può arguire dai toponimi di due paesi ai piedi del Fiore: Castelnuovo di
Avezzano e Castelnuovo di San Pio delle Camere.
Il toponimo possedeva un duplice significato, quello negativo di Nuova Piramide (definita
castello) di Keopi(o), riferito a Roma ed alle zone contermini, destinate a zone di concentramento e
quello positivo di Nuova Gerusalemme, riferito all’auspicio di un ritorno in Israele dove sarebbe
stato ricostruito l’antico Castello, vale a dire il Tempio di Gerusalemme con la sua Torre8.
8
Siffatto auspicio è leggibile, per esempio, anche nella Torre di Londra e nella sua storia. Il Tempio di Salomone e la
Torre Antonia o Torrione ricordavano i Castelli egizi, cioè le Piramidi, a base quadrangolare. A L’Aquila un quartiere
della città è stata chiamato Torrione, proprio in riferimento ai Torrioni, cioè le Piramidi egizie, ideogrammate dagli
ebrei anche come aquile, essendo le stesse simili ad artigli di rapaci.
Ci sono molti altri paesi in Italia che hanno il toponimo Castelnuovo, fra questi uno si trova nei
pressi di Castellato e Bellante (TE) ed è precisamente chiamato Castelnuovo Vomano, con
specifico riferimento al bellator trasformato in woman, cioè in donna.
I due paesi di Castelnuovo, quello nell’aquilano e quello nella marsica, hanno la forma di uno
spermatozoo: il primo è posto su di un colle orientato verso L’Aquila, mentre il secondo è orientato
verso Navelli ed entrambi sono collegabili immaginariamente descrivendo un cerchio intorno al
Fiore.
Inoltre, congiungendo direttamente i due paesi, la linea di congiunzione passa sulla collinetta
artificiale, a forma di spermatozoo, situata sull’Altopiano tra Rovere e Rocca di Mezzo.
Il significato di tale costruzione è che l’Aquila Marsorum è nascosta sull’Altopiano (Fiore) in
avello (Navello), dove riceverà per l’eternità escrementi e liquidi organici (fiore bianco, narciso).
Collegando la città di L’Aquila a Fontavignone e disegnando quindi un triangolo formato da Rocca
di Cambio, Terranera e Santa Iona si visualizza la testa stilizzata dell’Aquila con il suo becco in
picchiata sulla Marsica.
L’Aquila o la Santa di Sion(a), come detto più volte, è il personaggio enigmatico di cui si è alla
ricerca.
Se la linea che congiunge Santa Iona a Fontavignone viene prolungata a nord essa giunge a Petogna
di Barisciano.
Petogna è un toponimo dispregiativo, derivante da peto, latino petum, ed è riferito alla Santa
Massima, cioè al Santo dei Santi9 di Sion evirato per vendetta.
Oltre che al personaggio o, forse, agli odiati personaggi “nazisti”, il termine petogna potrebbe
riferirsi al luogo di detenzione dello o degli zombie, dato che esso è un luogo sotterraneo, dove
probabilmente percolano gli escrementi e, in tal senso, essere il cesso dove si trova Gesù (cessù)
ingessato (incessato), che esce dalla bara, cioè dal sepolcro (Barisciano).
Tirando una linea da Petogna di Barisciano passante per Santa Iona si passa per Palermo, quindi
nelle vicinanze di Corleone, per arrivare infine a Tripoli.
Esiste anche un’altra Petogna, frazione di Luco dei Marsi.
Tale circostanza potrebbe significare che la Petogna era un λευκός (leucos) o lucumone dei Marsi.
In ogni caso Petogna è anche un acronimo formato da PE-T-OGNA, dove PE sta per PES, la T
rappresenta la croce e OGNA significa unghia, in dialetto ogna, spagnolo uña, nonché AGNUS
(DEI) se viene letto al contrario AGNO.
Come noto, con la sigla PES ci si riferisce al pesce acrostico cristiano
, la T è la
croce latina cristiana e OGNA dovrebbe essere un indizio che Yoshua, cioè l’Agnello, è vivo ed ha
lunghe unghie.
OGNA è anche diminutivo del termine dialettale ASSOGNA, il grasso del maiale utilizzato come
cibo.
Il termine fu coniato dagli ebrei per riferirsi ai maiali della SUNNA, mentre in latino la axungia, ae, da axis più il verbo ungere, era una parola usata per indicare un asse o trave ingrassato,
utilizzato per le impalature.
L’Altopiano delle Rocche a forma di aquila è effigiato nello stesso stemma della città di L’Aquila.
Essa campeggia con le ali e le zampe aperte e la lingua all’infuori, cioè è stecchita, come lascia
intendere anche il colore nero del rapace.
Vi si legge la scritta PHS IMMOTA MANET.
9
C’è un proverbio originatosi con ogni verosimiglianza nella cultura popolare ebraica che dice: <<Scherza con i fanti
e lascia stare i Santi>>.
I Santi sarebbero coloro che nel corso della storia hanno perseguitato gli ebrei, a partire dagli Faraoni egizi.
Il Sancta Sanctorum sarebbe il Santo più odiato di tutti ed è quello evirato per vendetta, il Santo Massimo (vedi
Cattedrale di San Massimo in L’Aquila).
Il suo significato è che l’Aquila Marsorum giace immobile nel sepolcro, nascosta in una caverna
ipogea sull’Altopiano delle Rocche.
L’Aquila viene chiamata PHS, da leggersi come PES, prendendo la H come una lettera eta
maiuscola oppure come RES, che in latino significa cosa, oggetto.
In realtà, la scritta è suscettibile di altre interpretazioni.
Una potrebbe essere l’Aquila In Mota Manet, cioè è immobile nella mota (vedi la voce mota su
www.etimo.it ).
Un’altra potrebbe essere l’Aquila Immo10 Ta Pes Manet, cioè (e)sta in profondità sotto il Pesce,
cioè sotto Rocca di Mezzo, che visto dall’alto è un piccolo fallo, un piccolo “pesce” o sotto Rovere,
se il Pesce acrostico lo si considera una simbolizzazione del colle di Rovere
Una variante di quest’ultima sarebbe Immo Te Pes Mane T, cioè tu pesce o tu dracula (Tepes)
rimani sprofondato in croce.
L’Aquila stecchita dello stemma della città di L’Aquila è stata tratta dall’antico gonfalone
bernardiniano risalente al 150011, nel quale il rapace compare ai lati del gonfalone, all’interno di
due ovali.
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Dal latino imus, -a, -um.
L’antica città viene rappresentata con la forma della testa di un ratto, al di sopra del quale è
collocata, la testa di un “agnello” con le orecchie sollevate, gli occhi aperti ed un naso un po’
particolare.
La testa dell’agnello, in realtà, sarebbe una nuvola bianca, con due angioletti che sorreggono una
coppa, mentre il naso sarebbe una specie di stretto tunnel.
Dovrebbe essere il tunnel attraverso cui si accede all’ambiente sotterraneo allegorizzato dallo spazio
vuoto posto tra la testa del ratto ed il suolo su cui sono inginocchiati i quattro religiosi.
11
<<Lo Stendardo, dipinto su seta, è opera di Giovan Paolo Cardone (notizie dal 1569 al 1586), il più significativo
allievo del pittore aquilano Pompeo Cesura. Secondo antichi memorialisti, sarebbe una copia di un altro stendardo
dipinto dal belga Aert Mytens, detto Rinaldo il Fiammingo (notizie circa 1541-1602), offerto in dono dalle
confraternite aquilane alla basilica di San Pietro in Roma in occasione del giubileo del 1575.
Rappresenta sulla parte anteriore il Salvatore, secondo la tipologia del Cristo risorto di Michelangelo in Santa Maria
sopra Minerva in Roma, fra la Vergine e un angelo inginocchiati.
Al centro è la rappresentazione della città dell'Aquila, come distesa sopra un manto sorretto dai quattro protettori
della città (S. Massimo, Celestino V, S. Bernardino da Siena e S. Eutizio). Sulle «code» in basso sono effigiati due
santi vescovi, S. Francesco e i due santi francescani più popolari a L'Aquila, S. Bernardino e S. Giovanni della
Marca. Sul retro, che funge anche da fodera, lo stemma francescano e cherubini. Sui due ovali delle fasce laterali
compare l'aquila imperiale, che allude anche al nome della città, mentre sulle fasce superiore e inferiore è effigiato il
cosiddetto stemma di S. Bernardino>>. (Brano tratto da www.museonazionaleabruzzo.beniculturali.it ).
Sopra l’agnello c’è Gesù, cioè lo stesso agnus dei, che guarda in direzione dell’aquila di sinistra e
con la mano destra indica la croce.
Egli vuol dire che l’aquila marrone è lui stesso in croce (la croce marrone).
La stessa cosa dice la Madonna sopra l’aquila di sinistra, aggiungendo, mettendo la mano sul seno,
che Gesù è Uomo-Donna-Rosa.
Il concetto è ribadito dalla coppa sorretta dai due angioletti, perché essendo a forma di fallo è
destinata ad entrare sotto il bacino di Gesù, davanti e dietro (in dialetto si dice ‘nanz’ i arret’,
espressione simile a nazaret).
Sulla destra del gonfalone c’è una colonna che tiene in mano un tipo diverso di coppa, mentre una
terza coppa, propriamente una tiara papale, si trova sul suolo.
Anche in questo casa la forma ogivale della tiara dovrebbe significare “in culo al Papa”, cioè “in
culo a Pietro” (da parte degli ebrei).
Il gonfalone ripropone il solito dilemma, se la caverna si trova sotto Rovere o sotto Rocca di
Mezzo.
Il ratto di per sé sarebbe un’allegoria di Rovere, che ha la forma di un grande topo o, sotto altro
aspetto, di una vagina.
Tuttavia, Gesù guarda in direzione di Rocca di Mezzo e sembrerebbe voler dire che l’Aquila dei
Marsi, a destra del gonfalone, cioè lui stesso in croce, è andata a finire ostaggio degli ebrei di Rocca
di Mezzo, l’aquila a sinistra del gonfalone.
Le due aquile e la croce centrale formano un triangolo, cioè la punta di una freccia, che va ruotata a
sinistra, verso Rocca di Mezzo, seguendo lo sguardo di Gesù (l’insieme è anche un fallo,
considerando le due uova con le aquile come gonadi e la croce come fallo, vedi quanto detto circa
Katz).
Nella stessa direzione guarda l’agnello e nella stessa direzione è inclinato il braccio trasversale della
croce.
Il rinvio a Rocca di Mezzo è suffragato dal fatto che oltre Rocca di Mezzo, nella stessa direzione, si
trova Terranera, cioè terra marrone o semplicemente terra, lo stesso colore delle aquile e della
croce.
Marrone, in tale contesto, significa anche terra abitata dai marrani (marranos) o cripto ebrei,
falsamente convertiti al cristianesimo per motivi di opportunità e l’agnello rappresenta il gregge di
Israele condotto dal Buon Pastore12 (ovini ed Ovindoli).
La colonna è lo stesso Gesù che dominava le pecore ebree.
Però significa anche colonia di Israele e la nuvoletta significa “copertura”, cioè che gli abitanti
dell’Altopiano sono criptoebrei.
12
Vedi la spiegazione del concetto di Pastore di Israele e gregge del Signore su http://it.wikipedia.org/wiki/Pastore_(religione)
L’abaco e l’echino del capitello vogliono significare che l’abbacchio, l’agnello e cioè Israele era
chino, cioè sottomesso al suo Pastore, metaforizzato dalle tre gocce di sangue disposte a triangolo

Le gocce sono, al tempo stesso, il sangue versato dagli ebrei sin dal tempo della schiavitù in Egitto.
La nuvoletta di lana significa, per altro verso, che Gesù, cioè la stessa Colonna o anche la stessa
Corona di Spine per gli ebrei (le Piramidi), era stato catturato e da loro messo in croce; che è tuttora
vivo sotto gli ebrei (la nuvoletta di lana), evirato (senza colonnina) e continua a sanguinare dalla
ferita, cioè dalla vagina.
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