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Panorama giovani, n.08, 31 dicembre 2015

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Panorama giovani, n.08, 31 dicembre 2015
LET’S PARTy
DIVERTITEVI !
31 DICEMBRE 2015 │ANNO XI │N.8 │ Redattore esecutivo: Diana Pirjavec Rameša │Progetto grafico: Sanjin Mačar, Teo Superina│E-mail: [email protected]
Panorama giovani / 1
Panorama Giovani è finanziato nell’ambito del progetto “Panorama nelle SMSI” ai sensi della Convenzione MAE-UI n 2840 del 29 ottobre 2008 e della Convenzione MAE-UI no 2860 del 31 luglio 2009
o
AMICI
R
di Rafael Rameša
iccardo e Federico sono
due ragazzi italiani, da
pochi mesi approdati a
Fiume. Fanno parte di un
progetto del Servizio civile italiano o per la precisione dell’ARCI/Servizio Civile della
Regione Friuli Venezia Giulia che collabora con l’Unione Italiana di Fiume.
Alla segreteria dell’UI si dichiarano piuttosto soddisfatti di questa novità. Marin
Corva, segretario della Giunta Esecutiva
dell’UI a cui abbiamo chiesto una breve
dichiarazione, ha rilevato che: “Riccardo Celeghini e Federico Guidotto sono
indiscutibilmente un valore aggiunto
per l’Unione Italiana. Con il loro lavoro
stanno dando un contributo alla crescita e allo sviluppo dell’UI, in particolar
modo per quanto riguarda i progetti
europei. Se in un prossimo futuro ci verrà nuovamente offerta la possibilità di
ospitare al nostro interno dei collaboratori dello stampo di questi due ragazzi,
sicuramente lo faremo”.
Li abbiamo incontrati a Palazzo Modello di Fiume, dove si trova la sede dell’Unione e il loro attuale ufficio, per conoscerli e presentarli.
Riccardo Celeghini di Roma, ha 26
anni ed è laureato magistrale in Scienze politiche e relazioni internazionali,
specializzato in storia dei Balcani, si interessa in modo particolare della questione minoranze. “Ho fatto dei tirocini
in Albania e a Bruxelles e ho lavorato in
Kosovo con la minoranza serba. Dopo
quest’esperienza ha cercato di conoscere più da vicino la realtà minoritaria
ed in genere qualcosa sul tema delle
minoranze ed allora ho scelto di partecipare a questo progetto che mi ha
portato a Fiume”.
Federico Guidotto di Treviso, ha 28
anni e una laurea in Storia dell’arte e architettura. Ci spiega: “ Ho scelto questo
progetto perché si sviluppa nell’ambito
della cooperazione culturale giacché
ho avuto esperienze precedenti proprio presso varie istituzioni culturali”.
2 / Panorama giovani
Conoscere l
su NEW MEDIA
?? Federico Guidotto
?? Riccardo Celeghini
Riccardo aggiunge: ”Siamo arrivati a
Fiume tramite un progetto del Servizio civile italiano che offre ogni anno
l’opportunità a circa 20.000 giovani tra
i 18 e i 29 anni di età di fare un anno
di servizio civile in Italia e qualche volta
viene pure offerta l’opportunità di svolgerlo all’estero”.
Federico aggiunge: ”L’ARCI di Trieste
ha scritto questo progetto, avendo dei
contatti con l’Unione Italiana. Il progetto prevede la presenza di due volontari
nella sede di Fiume e due volontari in
quella di Capodistria per una durata
complessiva di 12 mesi”.
Di che cosa vi occupate concretamente?
Riccardo: “Mi occupo soprattutto di
comunicazione. Ho creato e gestisco
la Newsletter dell’Unione Italiana che
esce settimanalmente, do un contri-
buto per quanto riguarda i comunicati
stampa e in genere tutto ciò che si riferisce alla comunicazione verso l’esterno. Collaboro pure con il quotidiano
della CNI ‘La Voce del Popolo’.
Insieme con Federico sto lavorando ai
dei progetti europei, anche se siamo
soltanto agli inizi. L’Unione Italiana ha
già un ufficio progetti europei a Capodistria, ma vorrebbe portare anche
qualche iniziativa europea qui a Fiume.
Stiamo lavorando sui progetti del programma Italia – Croazia che è stato appena approvato”.
Federico: “Questa è l’occasione che ci
permette di ottenere una formazione
importante nel settore dei progetti europei. Stiamo cercando di capire come
funziona questo mondo molto interessante e particolare. Attualmente mi
trovo nell’Ufficio cultura dell’UI con Ma-
la CNI lavorando
A E progetti europei
Riccardo e Federico sono due ragazzi
italiani approdati a Fiume nell’ambito di un
progetto che coinvolge il Servizio civile
italiano, l’ARCI(FVG)e l’UI
rina Kancijanić e collaboro alla realizzazione di eventi culturali e do una mano
alla gestione degli stessi”.
Come vi siete ambientati a Fiume?
Riccardo: “Sono molto soddisfatto.
Chiaramente, venendo da Roma è una
realtà un po’ diversa, molto più piccola,
però mi sono trovato benissimo sia dal
punto della qualità della vita che dei
costi. Siamo stati accolti bene da tutti.
In città c’è abbastanza movimento e c’è
un grande giro di giovani”.
Federico: “Comunque, non abbiamo conosciuto ancora tanta gente. In ufficio
e alla Comunità degli Italiani la media,
per quanto riguarda l’età, è abbastanza
alta. Mi sembra come se la Comunità
italiana e la città di Fiume siano due
cose separate. Nonostante ciò devo
dire che la prima impressione è ottima.
Grazie al lavoro che svolgiamo abbia-
mo già visitato qualche Comunità e
avremo la possibilità di visitarne altre in
futuro e quindi contiamo di conoscere
quanta più gente possibile”.
Ecco, frequentando le Comunità del
territorio, quale idea vi siete fatti della
CNI, sia delle persone che delle strutture?
Riccardo: “Abbiamo notato subito l’età
media molto alta. Le strutture fisiche
sono ottime. In termini di attività svolte abbiamo osservato che le proposte
culturali, per chi viene dall’Italia, sembrano un po’ ‘vecchie’. Mi sembra che le
Comunità siano un po’ chiuse rispetto
alla maggioranza croata”.
Federico: ”Abbiamo visitato le Comunità in occasione di vari e importanti
eventi culturali. Ma, osservando chi ci
stava seduto accanto, ci siamo resi conto che le persone sedute vicino a noi
erano abbastanza avanti con gli anni.
Abbiamo trovato poche persone con
cui confrontarci proprio per questa evidente differenza d’ età”.
Riccardo, avendo studiato Scienze politiche e vantando sperienza nell’ambito
giornalistico, potresti dare una tua opinione sull’attuale situazione in Croazia?
“Collaboro con alcuni giornali online e
sto scrivendo molto sulle elezioni croate. La situazione è di stallo, ma rispetto
ad altre realtà nei Balcani la politica croata è a livello europeo. Ora c’è questa
tematica dei migranti che la Croazia
sta gestendo abbastanza bene rispetto ad altri paesi all’interno dell’Unione
Europea. La fase di stallo attuale credo
sia una cosa che potrebbe succedere
ovunque quindi non giudico la politica
locale in termini negativi. Conosco realtà ben più problematiche”.
Panorama giovani / 3
HI-TECH
i giochi musicali erano spariti
dal mercato. ma
alla fine del 2015
sono ricomparsi. tante sono le
novità. La prima
riguarda Rock
band 4
I
giochi musicali sono spariti per
qualche anno dalla scena videoludica ma il 2015 ha segnato il ritorno
in massa di tutti i brand più famosi.
Di Rock Band 4 ve ne abbiamo parlato già ampiamente nella nostra precedente recensione e il titolo, pur presentando buone idee, mancava di una vera
rivoluzione, rivoluzione portata in grembo invece dal nuovo Guitar Hero Live che
di sorprese, per fan e non, ne ha riservate
davvero parecchie.
Un nuovo inizio
Partiamo ovviamente parlando dell’elemento principale della produzione:
una chitarra rivista completamente rispetto al passato, che abbandona in via
definitiva i tastoni situati al centro della
4 / Panorama giovani
tastiera rimpiazzandoli con sei pulsanti
più piccoli disposti su due linee vicine al
capotasto.
Questo piccolo cambiamento rivoluziona in tutto e per tutto il modo di giocare
e che siate esperti del genere o strimpellatori novellini, per abituarvi al cambiamento dovrete spendere diverse ore di
pratica.
La nuova chitarra è particolarmente
leggera e si impugna con la consueta facilità anche se la dimensione non
ci ha soddisfatto appieno. Facendo un
confronto con lo strumento del diretto
concorrente, quello di Guitar Hero live risulta di qualche centimetro più corta, ma
soprattutto con tasti che richiedono una
precisione estrema per essere premuti
correttamente.
Nelle prime sessioni di gioco non sarà infatti inusuale andare a premere per sbaglio due tasti posti sulla stessa colonna,
problema che si risolve semplicemente
impugnando la chitarra in maniera appropriata.
I nuovi movimenti delle dita, con la
mano che ora non deve più spostarsi su
e giù per la tastiera riescono secondo noi
a simulare in maniera eccelsa note e accordi, in maniera molto più realistica di
quanto non accadeva in passato.
É possibile ora dunque fare barrè premendo due tasti contemporaneamente
e il livello generale di difficoltà, viste tutte queste nuove introduzioni, si è alzato
notevolmente, così come le soddisfazioni di riuscire a completare una canzone
con il 100% delle note eseguite.
Nelle note negative citiamo ancora, nel
2015, la presenza delle noiosissime pile
(a quando un bel battery pack ricaricabile?) e ovviamente la mancata retro compatibilità degli strumenti, prendete questo titolo come un vero e proprio nuovo
punto di inizio per la serie.
Un playlist particolarmente varia ma…
Imbracciata la nostra chitarra e dopo
aver completato l’indispensabile sincronizzazione e l’esaustivo tutorial ci siamo
trovati alle prese con una modalità per
giocatore singolo rivista sotto molteplici
aspetti.
Ora il giocatore non avrà più una band
da far crescere da zero ma verrà gettato
all’interno di gruppi già formati, di diffe-
rente popolarità e interessati a suonare
generi molto diversi tra loro. Abbiamo il
gruppo rock, quello PoP/Punk, musicisti
che suonano pezzi elettronici e addirittura gruppi completamente femminili
che hanno nella scaletta Avril Lavigne,
Katy Perry e Rihanna. L’immedesimazione così risulta essere piuttosto buona
anche se questo genere di concerti si
trascinano dietro un problema ormai
vecchio come il mondo, ovvero quello
della voce dei cantanti che ci accompagnano sul palco che cambiano tonalità
ad ogni nuovo brano, essendo quelle
che suoniamo canzoni ovviamente originali. Non sarebbe male, diritti permettendo, avere in futuro reali cover band
in modo da potersi immergere completamente nella parte. Un difetto ovviamente secondario e minimale, ma che
volevamo comunque portare alla vostra
attenzione.
Probabilmente lo stacco più grosso lo si
nota nel gruppo Dance/Rock che passa
da rappare Eminem a suonare Skrillex
per poi tornare nuovamente sui Kasabian e i Linkin Park.
Canzoni peraltro davvero poco legate
alla chitarra, un elemento discutibile che
analizzeremo più avanti nella nostra recensione.
Tornando a parlare di contenuti, Guitar
Hero Live offre una scaletta di circa cinquanta canzoni, da sbloccare appunto
completando i quindici concerti presenti, e giocabili liberamente nei quattro livelli di difficoltà proposti. La “Campagna”
si conclude qui, con contenuti che vi terranno occupati per una manciata di ore
prima di essere spolpati a dovere, con
classifiche online ma nessun elemento
di gestione delle band o di personalizzazione del chitarrista.
Il motivo è da ricercarsi nelle riprese effettuate con gruppi reali una nuova introduzione di questo capitolo che regala
ai giocatori un punto di vista completamente nuovo, e riuscito dei concerti.
Panorama giovani / 5
Ri tattoo Expo:
creatività
per tutte le età
Pratica ANTICA
che piace ai giovani
È
nel 1769 che il Capitano inglese
James Cook, approdando a Tahiti, osservando e annotando le
usanze della popolazione locale
trascrive per la prima volta la parola Tattow (poi Tattoo), derivata dal termine “tau-tau”, onomatopea che ricordava il
rumore prodotto dal picchiettare del legno
sull’ago per bucare la pelle.
Ma il tatuaggio è una pratica dalle origini
antichissime...origini di oltre 5000 anni.
La testimonianza più antica giunge dal
confine italo-austriaco dove nel 1991, sulle
alpi Otzalet, viene rinvenuto il corpo congelato e ottimamente conservato di un
uomo che gli scienziati ritengono sia vissuto circa 5300 anni fa.
Otzi, così è stato soprannominato, presenta
in varie parti del corpo dei veri e propri tatuaggi, ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali della cute.
6 / Panorama giovani
I raggi x hanno rivelato degenerazioni
ossee in corrispondenza di questi tagli,
si pensa quindi che, all’epoca, gli abitanti
della zona praticassero questa forma di
tatuaggio a scopo terapeutico, per lenire i
dolori.
Con il passare del tempo il tatuaggio assume però altre valenze.
Le pitture funerarie dell’antico Egitto mostrano tatuaggi sui corpi delle danzatrici,
tatuaggi rinvenuti anche su alcune mummie femminili (2000 a.C.).
I Celti adoravano divinità animali quali il
toro, il cinghiale, il gatto, gli uccelli e i pesci
e in segno di devozione se ne tracciavano i
simboli sulla pelle.
Presso gli antichi romani, che credevano
fermamente nella purezza del corpo umano, il tatuaggio era vietato ed adoperato
esclusivamente come strumento per marchiare criminali e condannati; solo succes-
sivamente, in seguito alle battaglie con i
britannici che portavano tatuaggi come segni distintivi d’onore, alcuni soldati romani
cominciarono ad ammirare la ferocia e la
forza dei nemici tanto quanto i segni che
portavano sul corpo...e cominciarono essi
stessi a tatuarsi sulla pelle i propri marchi
distintivi. Fra i primi cristiani era invece diffusa l’usanza di osteggiare la propria fede
tatuandosi la croce di Cristo sulla fronte.
Nel 787 d.C. Papa Adriano proibiva l’uso del
tatuaggio.
Nell’undicesimo e dodicesimo secolo i crociati portavano sul corpo il marchio della
Croce di Gerusalemme, questo permetteva, in caso di morte sul campo di battaglia,
di fare in modo che il soldato ricevesse l’appropriata sepoltura secondo i riti cristiani.
Dopo le Crociate, il tatuaggio sembra
scomparire dall’europa, ma continua a fiorire in altri continenti.
CONVENTION
C
he abbia valenza puramente estetica, o
che sia impresso a ricordo di un momento importante della propria vita, o ancora
esprima la volontà di un ritorno alle origini,
a valori antichi e profondi che la società moderna sembra avere dimenticato, il tatuaggio vive oggi
un momento di grande rinascita, liberandosi finalmente
della coltre di pregiudizi che da decenni lo intrappolava.
Fiume ha ospitato dall’11 al 13 dicembre un’edizione di
Tattoo expo che ha attirato l’attenzione di numerosi gio-
Nei primi anni del
1700, i marinai europei vengono a
contatto con le popolazioni indigene delle
isole del Centro e Sud Pacifico, dove il tatuaggio aveva un’importante valenza culturale.
Quando le ragazze tahitiane raggiungevano la maturità sessuale le loro natiche venivano tatuate di nero. Quando sofferenti,
gli Hawaiani si tatuavano tre punti sulla
vani che hanno seguto con grande interesse sia l’evento centrale, ovvero la convention, che quelli collaterali,
ovvero party, concerti dal vivo, Burlesque performance,
Pool dance, e soprattutto gare di tattoo. Sono stati 40 gli
artisti provenienti da 8 Paesi europei tra cui Danimarca,
Serbia, Repubblica Ceca, Svezia oltre che Croazia, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina che hanno dato prova “dal
vivo” della loro bravura e della loro creatività artistica.
L’ingresso alla manifestazione costava 30 kune, un prezzo abbordabile per tutte le tasche e fasce d’età.
lingua.
In Borneo gli indigeni si
tatuavano un occhio sul palmo delle mani come guida
spirituale che li avrebbe aiutati
nel passaggio all’aldilà.
A Samoa era diffuso il “pe’a”, tatuaggio su
tutto il corpo che richiedeva 5 giorni di sopportazione al dolore ma era prova di coraggio e forza interiore.
Chi riusciva nell’impresa veniva onorato
con una grande festa.
Dagli appunti di Cook (1769), sappiamo
che uno dei metodi principalmente utilizzati dai tahitiani per tatuare era quello di
servirsi di una conchiglia affilata attaccata
ad un bastoncino. In Nuova zelanda i Maori firmavano i loro trattati disegnando fedeli repliche dei loro
“moko”, tatuaggi facciali personalizzati.
In Giappone il tatuaggio era praticato fin
dal quinto secolo avanti Cristo...a scopo
estetico...ma anche a scopo magico e per
marchiare criminali.
Curioso sapere che la nascita dei bellissimi
tatuaggi orientali che tutti oggi conosciamo sia dovuta all’imposizione nell’antico
Giappone di dure leggi repressive che vietavano alla popolazione di basso rango di
portare kimoni decorati.
In segno di ribellione queste stesse persone cominciarono a portare, nascosti sotto i
vestiti, enormi tatuaggi che coprivano tutto il corpo partendo dal collo per arrivare ai
gomiti e alle ginocchia.
Il Governo locale nel 1870 dichiarò illegale questa pratica ritenuta sovversiva, ma il
tatuaggio continuò a fiorire e a prosperare
nell’ombra.
Panorama giovani / 7
LIBRI
“I MARI DI TRIESTE”
un volume curato da
Federica Manzon
Gli scogli di Barcola,
il Pedocin, l’Ausonia...
S
embra di sentirlo l’odore del
mare, di vederne le sfumature, quasi di percepirne l’anima
mentre osserva incantato la
città che ha di fronte, Trieste,
che lo chiama familiarmente
“bagno”: sta nell’atmosfera reale e tuttavia
impalpabile il fascino prorompente del libro “I mari di Trieste” (Bompiani editore,
pp.122, Euro 17), che Federica Manzon ha
curato radunando per l’occasione le migliori
penne della città giuliana. Trieste è uno scrigno di “bagni”, elitari o popolari, cittadini o
appena fuori dal centro: ognuno trova quello più adatto alla propria indole. A dimostrarlo egregiamente, accanto alle fotografie
di Diego Artioli al centro del volume, sono
gli scrittori coinvolti: Gillo Dorfles e Claudio
Grisancich preferiscono la Diga; Claudio Magris, Boris Pahor e Mauro Covacich scelgono
invece gli scogli di Barcola; per Mary Barbara
Tolusso il bagno è la Costa dei Barbari; mentre per Pino Roveredo è il Pedocìn; e ancora,
se il Bagno Militare è il prediletto per Pietro
Spirito, il bagno Sticco è quello di Veit Heinichen mentre per Alessandro Mezzena
Lona la scelta ricade sul bagno Ausonia. In
8 / Panorama giovani
una lettura piacevolmente oziosa e ricchissima di sfumature, le parole scorrono a volte
rapide altre lente, mentre si scoprono riti e
consuetudini, ricordi familiari e d’infanzia,
sogni divenuti illusioni e gioie il cui sapore
resta vivido nella memoria. Anche la lingua,
mentre ritrova intatti significati e bellezza,
e qualche reminiscenza dialettale, attraverso gli autori che la esprimono incarna
pienamente lo spirito sfuggente degli abi-
tanti di Trieste. La suggestione più grande
ed evidente resta nelle descrizioni, alcune
più razionali, altre più emotive, dei luoghi e
delle sensazioni: pagine diverse e non accomunabili se non in quel modo che chi scrive
ha di “sentire” così intimamente Trieste tanto
da rendere quella città un luogo sacro, un
porto sicuro dove la memoria può riposare.
Nella diversità degli stili ogni autore esprime
la sua Trieste dell’anima e del corpo, e la sensazione è strana perché quasi sembra a ogni
racconto una città diversa, come se potesse
avere mille volti. Ma poi a guardar bene c’è
sempre il mare a muovere ogni parola, ogni
pagina del libro: un mare che è conquista e
divertimento, gioventù e vecchiaia, che è il
passato ma anche la promessa di un futuro.
Ecco che allora arrivano chiare al lettore le
contraddizioni, fisiche e culturali, che hanno
reso Trieste quella che è: la città dell’allegria
spensierata e del tempo immobile (nonostante la bora forte), intellettuale e altera ma
popolare al tempo stesso. Un luogo in cui la
malinconia è regina e che, pur mescolando
tante culture, ne conserva carattere e identità, mentre attende, dal mare, un domani
che sempre tarda ad arrivare.
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