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GAY GAMES 2010 KEITH HARING MOSCA
Pride Rivista mensile – Autorizzazione del tribunale di Milano n. 351 del 7/5/1999 – Direttore responsabile: Gianni Rossi Barilli. Distribuzione gratuita in tutti i locali (in edicola o libreria 2,5 euro). Trasporto esonerato da DDT ai sensi del DPR n. 472 del 14/8/1996 IL MENSILE GAY ITALIANO 135 • SETTEMBRE 2010 copia gratuita (2,5 € in edicola e libreria) www.prideonline.it GAY GAMES 2010 KEITH HARING MOSCA 2 settembre 2010 · PRIDE 08 .09 dalle 23.00 ***OPENING PARTY*** Madrina della serata dal Grande fratello 8 SILVIA BURGIO Resident Dj: THOMAS DILL + Max B Oral Abuse: MANUEL SHOCK 15.09 dalle 23.00 Guest Dj: FRANCESCO BELAIS + THOMAS DILL+ MAX Bi Oral Abuse: MANUEL SHOCK 22.09 dalle 23.00 Guest Dj: NACHA WORLD Resident Dj's: THOMAS DILL + MAX B Oral Abuse: MANUEL SHOCK 29.09 dalle 23.00 Guest Dj: BIANCA from LaMESSA prod. Milano + THOMAS DILL + MAX B Oral Abuse: MANUEL SHOCK *** every night special performers from LaMESSA show Milano! *** EXTRAVAGANZA @ Via Padana superiore, 171 - Ospitaletto (BS) c/o Parking Centro Comm.le Italmark info: 3387460610 - 3284828471 www.factorydisco.it PRIDE · settembre 2010 3 6 Diritto all’affetto Gianni Rossi Barilli 8 Gay Games 2010 Fabio Debbia 13 Cocktail contro l’Hiv Giulio Maria Corbelli 19 Medioevo pop Francesco Belais 22 Parla con lei Massimo Basili 24 Orsetto canterino Roberto Cangioli 26 Cronaca Italia 32 Cronaca estero 36 Chi li ha visti? Antonio Malvezzi 38 Invisibili di ritorno Stefano Bolognini 42 “A Mosca, a Mosca!” Roberto M. Polce 46 The Radiant Baby Marco Albertini 50 Zig zag Pigi Mazzoli 52 Cinema Vincenzo Patanè 54 Teatro Mario Cervio Gualersi 56 Libri Francesco Gnerre 58 Musica Roberto Cangioli 60 Vita notturna Francesco Belais 62 Mister Gay Italia 2010 64 Metropoli 72 Dove e cosa PRIDE 135 SETTEMBRE 2010 Foto in copertina: Robert Flower DIRETTORE RESPONSABILE Gianni Rossi Barilli E-mail: [email protected] AMMINISTRATORE UNICO Frank Semenzi ART DIRECTOR Paolo Colonna SEGRETERIA DI REDAZIONE Marco Albertini E-mail: [email protected] Edito da: Associazione Culturale GLBT Stampato da: EmmeK editore s.r.l. di Fino Mornasco (CO) REDAZIONE via Antonio da Recanate 2 20124 Milano Tel. (+39) 02 87384843 Fax (+39) 02 87384844 19 24 46 Apertura: 14:30–19:30 da lun. a ven. o su appuntamento PUBBLICITÀ PRIDE Frank Semenzi: (+39) 335 6133417 E-mail: [email protected] Abbonamento annuale: 50 € Abbonamento semestrale: 30 € (assegno intestato ad “Associazione GLBT” o bonifico bancario) 4 SETTEMBRE www.prideonline.it 58 La prenotazione di spazi pubblicitari deve avvenire entro il giorno 5 del mese precedente la pubblicazione (es. il 5 gennaio per il numero di febbraio). I comunicati stampa (anche per l’aggiornamento della guida ai locali gay d’Italia e per l’agenda) e i file grafici relativi alla pubblicità devono pervenire in redazione entro il giorno 10 del mese precedente la pubblicazione (es. il 10 gennaio per il numero di febbraio). Non si garantisce la pubblicazione di quanto prenotato o pervenuto oltre tali date. settembre 2010 · PRIDE ATTUALITÀ + CULTURA DIRITTO ALL’AFFETTO Per tutta l’estate il bacio omosessuale ha fatto scandalo e notizia sulle spiagge italiane. Segno che l’Apocalisse è vicina o che i gay sono ormai finalmente stufi di nascondersi e di ingoiare ingiurie senza battere ciglio? TESTO — GIANNI ROSSI BARILLI Ormai è proprio una guerra, combattuta con ogni mezzo. Perfino una melanzana, tirata da un fruttivendolo al mercato di Favara (Agrigento) contro una coppia di ignari turisti gay colpevole di essersi scambiata un bacio all’interno del suo campo visuale. C’è chi più classicamente mena duro, com’è successo a Pesaro, dove un’altra coppia gay, sempre colta in flagranza di bacio, è stata aggredita da tre persone (prognosi di 20 giorni per uno dei due). Poi c’è chi chiama i carabinieri, come è accaduto sulla spiaggia del Poetto a Cagliari (per giunta nel tratto gaio), con la giustificazione che due omosessuali che si baciano non sono uno spettacolo adeguato per i bambini. A volte però i caramba si attivano da soli: a Viareggio due ragazzi che lavorano nei locali gay di Torre del Lago sono stati invitati a smettere di abbracciarsi “in un luogo pubblico” (un bar), proprio da un carabiniere in divisa. Questa volta non c’erano nemmeno i bambini, visto che erano le cinque e mezzo del mattino. Infine può capitare anche che la polizia la chiamino i gay umiliati dall’omofobia altrui, come ha fatto una coppia di giovani romani espulsa dalla gayssima spiaggia del Settimo cielo a Ostia per intervento di un bagnino che ha accolto le proteste di alcuni bagnanti etero, i quali da parte loro hanno gentilmente invitato i due gay ad andare a “prenderlo nel culo da un’altra parte”. Ci stavamo solo baciando, ribattono i due oltraggiati. E uno aggiunge: “Può un paese che nega i baci definirsi civile? Credo di no. Mi sarei aspettato delle scuse, come è avvenuto a Torre del Lago, altra località frequentata e amata dai gay. Molti hanno visto e molti, come noi, sono intervenuti e si sono indignati di fronte a quella ingiustizia. Il mio ragazzo e io stiamo insieme in modo stabile da 2 anni e mezzo, non abbiamo bisogno della spiaggia per avere un momento di intimità. Ho 25 anni e i piedi ben saldi per terra: conosco le difficoltà che molti gay e molte lesbiche vivono, non voglio rinunciare alla speranza di un paese più aperto e più libero”. 6 Che Italia ci raccontano queste scene di lotta al bacio gay di cui l’estate appena trascorsa è stata prodiga? Ci sono (almeno) due ipotesi interpretative. Una pessimista e l’altra ottimista. La prima, parecchio buia, vede in fatti come questi un segno del neoperbenismo bigotto che si fa sempre più arrogante e che per il XXI secolo ha il progetto di restaurare valori antecedenti la rivoluzione del costume degli anni Sessanta e Settanta del XXo. Ne descrive bene l’orizzonte Marco Mancassola, in un recente articolo su il manifesto dedicato alla fine dell’era dance (simboleggiata dalla ventina di morti alla Love Parade di Duisburg): “La disco music, in origine musica dei locali gay, aveva conquistato il mondo perché tutti volevano essere gay, non nel senso di omosessuali ma di gai, liberi, disinibiti. La grande era dell’edonismo di massa: liberante, certo, eppure anche necessario, ambiguamente, nella transizione verso l’economia immateriale. Con l’affacciarsi del nuovo secolo, brusco cambiamento. L’edonismo non serve più. La promessa del piacere perde rilevanza. Il suo posto viene preso dalla paura, strumento di persuasione molto più utile e pratico nei rapporti tra potere e cittadini. La società si riscopre perbenista. Tutto è ancora formalmente concesso, ma solo nel chiuso delle proprie case, davanti allo schermo individuale di un computer. La socialità fisica dei giovani, persino quella ben poco sovversiva di questi anni, diventa materia di ordine pubblico e oggetto di continue ordinanze dei sindaci”. Figuriamoci, se il clima è questo, se la repressione dell’omosessualità manifesta non sta tra i primi punti del programma. Un’interpretazione meno cupa dei fatti può tuttavia mettere l’accento su un altro aspetto evidente: la moltiplicazione dei fenomeni di intolleranza è proporzionale all’aumento di visibilità dell’affettività omosessuale. Qualcosa a cui buona parte della società continua a essere impreparata perché i modelli educativi e familiari continuano a essere intrisi di omofobia. Nella visione tradizionale, di cui restano molti echi nella mentalità contemporanea, omosessuale era sinonimo di depravato e sporcaccione. I gay (chiamati con espressioni più colorite nelle inesauribili varianti regionali) erano quelli che frequentavano i cessi, i parchi e i cinema di periferia nell’ossessiva ricerca di fare delle “porcherie”. Fantasmi confinati nella loro ossessione che c‘entrano molto poco con le spontanee coppiette omosessuali che oggi si scambiano tenerezze in pubblico. Il problema è che per molti il cambio di scena non è mai avvenuto. C’è chi continua a pensare che il contatto sessuale tra due maschi o tra due femmine sia osceno e schifoso. E chi addirittura si vanta di aver pagato una multa per aver coperto i manifesti di una campagna contro l’omofobia, incentrata guardacaso sul tema del bacio, come ha fatto un esponente della destra udinese condannato a pagare 102 euro di multa per il misfatto (“Lo rifarei”, ha commentato). L’ antidoto contro il perbenismo neo e old è continuare a baciarsi con la massima naturalezza. Ci sono giovani “con i piedi ben saldi per terra” che vivono con dignità la propria vita affettiva, sapendo che non doverla nascondere in presenza di terzi è un diritto cui non sono disposti a rinunciare, perché da qui passa necessariamente un percorso di liberazione che deve essere compiuto. Continuiamo a baciarci dunque. Ma stiamo attenti alle melanzane. settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 7 ATTUALITÀ + CULTURA GAY GAMES 2010 Dal 31 luglio al 7 agosto si è svolta a Colonia l’ottava edizione dei giochi olimpici glbt con oltre diecimila atleti partecipanti. All’insegna come sempre della partecipazione, dell’inclusione e del fare del proprio meglio. Quando potremo ospitare un evento così in Italia? TESTO — FABIO DEBBIA · [email protected] 01 La prima considerazione che salta alla mente partecipando a un evento di questa portata non può che essere un confronto con il nostro paese: in Italia, ad oggi, una manifestazione così non potrebbe semplicemente svolgersi. Stiamo parlando dei Gay Games (www.games-cologne. de), i giochi olimpici per gay, lesbiche, bisessuali e transessuali che si svolgono regolarmente ogni quattro anni dal non poi tanto lontano 1982, quando l’atleta olimpico Tom Waddell ebbe l’idea di organizzare l’edizione inaugurale a San Francisco (Usa). Colonia (Germania) è stata la città che ha avuto l’onore di ospitarne l’ottava edizione, dal 31 luglio al 7 agosto scorsi, che si annunciava fin da subito come imponente: oltre 8 diecimila atleti provenienti da tutto il mondo (le maggiori rappresentanze da Stati Uniti, Germania, Australia, Inghilterra e Francia) per affrontarsi in quaranta diverse discipline olimpiche (atletica, nuoto, basket, tennis, volley, calcio, golf, nuoto sincronizzato – maschile e femminile – lotta, pallamano, pattinaggio, softball, vela, ciclismo, sollevamento pesi, arti marziali, tra le tante) e non (biliardo, bridge, scacchi, cheerleading, bowling, etc.). Il paragone si fa poi ancora più stridente quando si pensa che a inaugurare i giochi in forma ufficiale al RheinEnergieStadion è stato il vicecancelliere tedesco e capo del partito liberal-democratico Guido Westerwelle, recentemente uscito allo scoperto con la sua omosessualità, anche se non particolarmente apprezzato dalla comunità tedesca (i fischi al suo ingresso nello stadio sono stati assordanti). La cerimonia ha visto protagoniste le squadre di più di settanta paesi in una emozionante sfilata di presentazione salutata anche dall’australiano Matthew Mitcham, medaglia d’oro nei tuffi alle Olimpiadi di Pechino 2008, e uno dei pochissimi atleti olimpici apertamente omosessuale (fatto che gli ha anche causato qualche problema, dopo i giochi in Cina, per l’ingaggio di nuovi sponsor). L’International Federation of Gay Games (Fgg), che organizza i giochi, si pone l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza attraverso lo sport settembre 2010 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ e la cultura, lavorando in tutto il mondo con altre organizzazioni per difendere i diritti umani fondamentali e la libera partecipazione, laddove l’inclusione di gay e lesbiche nell’ambiente sportivo ancora rappresenti un tabù, o comunque sia diffusa l’idea che sport e omosessualità non siano compatibili (basti ricordare le dichiarazioni che gli allenatori delle nostre squadre di calcio continuano a rilasciare sull’inesistenza di calciatori gay). Sul come perseguire questi obiettivi però non c’è sempre stato pieno accordo, e infatti dal 2003, dopo una scissione dall’organismo principale, è attiva anche la Gay and Lesbian International Sport Association (Glisa), che organizza i World Out Games. Pomo della discordia la gestione economica e la trasparenza finanziaria dei giochi di Montreal del 2006. Da entrambe le parti però è già stata espressa la volontà di unire ancora una volta le forze per dare più visibilità alla comunità lgbt, volontà sfociata in una dichiarazione congiunta contenente l’intento di organizzare a partire dal 2018 un unico evento sportivo internazionale a cadenza quadriennale. Ma i Gay Games non sono solo sport. Durante tutta la prima settimana di agosto infatti Colonia è stata invasa da numerosi eventi collaterali che hanno contribuito ad arricchire il programma dei giochi. A cominciare dalla International Rainbow Memorial Run, la corsa che ha portato per le vie della città la bandiera multicolore simbolo del movimento in ricordo delle vittime dell’Hiv/Aids e del cancro al seno. E ancora eventi musicali (concerti e contest per cori lgbt), workshop, un festival per band presso l’Università della Musica di Colonia, mostre di arti visive, letture, rassegne cinematografiche, visite tematiche guidate della città e dei suoi monumenti (imperdibile quella sull’omosessualità animale presso lo zoo!), gite in barca sul Reno, corsi di pilates e yoga e perfino momenti spirituali, a cui gli organizzatori hanno PRIDE · settembre 2010 02 03 04 05 voluto dedicare particolare attenzione. Non potevano ovviamente mancare i party tematici, che hanno animato le calde (si fa per dire, siamo pur sempre nel nord della Germania) serate di Colonia, con proposte ad hoc per tutti i desideri e gusti: female party, gala ball, butch and bear, notti in barca sul Reno, black-party e le grandi feste di apertura e chiusura a cui hanno assistito migliaia di partecipanti scatenandosi al ritmo di house e dance music. L’atmosfera che si respirava a Colonia era di inclusione e apertura, partecipazione e curiosità (non a caso i principi ispiratori della Fgg 06 sono “Participation, inclusion, personal best”); i cittadini sembravano perfettamente a loro agio in mezzo alle migliaia di atleti lgbt che hanno letteralmente invaso la città, e gli esercizi commerciali hanno fatto a gara per esporre sulle proprie vetrine il logo ufficiale che recitava “We are part of it” (strizzando forse un occhio anche all’enorme indotto economico che una manifestazione di questo tipo comporta per l’area urbana che la ospita). In piena sintonia con lo spirito che caratterizza molte città tedesche, Colonia si è aperta ai Gay Games mostrando la sua storia recente e passata (dalla fondazione romana alla ricostruzione dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che avevano raso al suolo quasi il 90% degli edifici), i suoi imponenti monumenti come la celeberrima cattedrale, e gli angoli più nascosti dove godere di un attimo di pace e allontanarsi momentaneamente dalle caotiche Rudolfplatz e Neumarkt, le principali piazze cittadine, nonché sedi dei “Villages”, punti di incontro per gli atleti e gli amici durante il giorno, sedi di spettacoli, presentazioni e lauti banchetti a base di currywurst durante la notte. L’incontro per l’appunto è stato un altro dei leit motiv dei giochi, e con esso lo scambio: di opinioni, interessi, emozioni, passioni! La possibilità di incontrare uomini e donne provenienti da tutto il mondo con il proprio bagaglio di esperienze da condividere è forse uno degli aspetti più intriganti quando si partecipa ai Gay Olympics (come inizialmente avrebbe voluto chiamarli il suo fondatore, perdendone poi il diritto in tribunale contro l’International Olympic Commitee), e uno dei ricordi che più difficilmente svaniranno una volta rientrati. Ci si può incontrare per strada e fermarsi a chiacchierare per scoprire come è stata vinta una medaglia, temporeggiare dopo una competizione per scattare una foto con gli avversari e scoprire di non essere poi tanto diversi 9 ATTUALITÀ + CULTURA 07 GLI ITALIANI 10 08 da chi vive a migliaia di chilometri di distanza da te. Si può realizzare, bevendo una birra all’ExCorner (il punto di riferimento della zona gay per il pre-serata), di essere seduti al bancone tra un ragazzo che viene da un paese dove è possibile sposarsi e adottare bambini e una donna originaria di uno stato dove l’omosessualità è ancora punita con la pena di morte. In fondo è un po’ questo che rende così speciale l’esperienza di partecipare ai Gay Games: condividere sensazioni durante alcuni giorni, per poi tornare nel proprio paese e “Spread the word. Share the Games”, come veniva ripetuto in continuazione dai diversi palchi: “Diffondete la voce. Condividete i giochi”, fate sapere ai vostri amici, amanti, conoscenti e parenti l’importanza di quello che è avvenuto, e che avverrà ancora. L’obiettivo, per tutti, è quello di contribuire alla costruzione di un mondo più aperto e egualitario. Insomma, un’organizzazione mastodontica, da fare spuntare la pelle d’oca agli organizzatori dei Gay Pride (almeno quelli nostrani), tanto che verrebbe da chiedersi quale dei due, in sé diversissimi, eventi abbia più ricadute positive sull’immagine che la società si forma dell’omosessualità. Un’organizzazione, da sottolineare, che ha visto 10 09 la stragrande maggioranza dei collaboratori lavorare volontariamente (voci interne garantiscono che il numero di stipendiati per organizzare l’evento sia stato di tre!); oltre tremila volontari hanno assistito gli atleti e i loro amici durante il soggiorno a Colonia, li hanno seguiti nei trasporti, negli spostamenti, nelle registrazioni, hanno aiutato gli arbitri e gli ufficiali nei loro compiti e hanno in definitiva reso possibile l’evento sportivo più partecipato del 2010. A tutti loro è infatti andato il caloroso ringraziamento degli organizzatori e del vicesindaco di Colonia Elfi Sho-Antwerpes che, durante la cerimonia di chiusura tenutasi sabato 7 agosto nel grande Rheinpark sul Reno, ha dato l’addio ufficiale ai giochi e consegnato la bandiera della Fgg a Cleveland e Akron, Ohio (Usa), le città dove dal 9 al 16 Agosto 2014 si svolgerà la IX edizione dei Gay Games. Per chi non volesse aspettare quattro anni per tornare sui campi sportivi e vincere medaglie, gli atleti lgbt si riuniranno nuovamente a Rotterdam nel 2011 per disputare gli EuroGames (che avranno un’appendice l’anno successivo a Budapest per tentare di introdurre i temi cari alla manifestazione anche nell’Europa dell’est), e a Anversa nel 2013 per la terza edizione dei World Out Games. Gli azzurri a Colonia erano 140, impegnati in diverse discipline, dal tennis al basket, dalla pallavolo al calcio, e perlopiù vestiti dalle magliette del Gsi - Gay Sport Italia (www.gaysport.it), il coordinamento lgbt italiano che dal 2007 si propone di creare sinergie e collaborazioni tra le diverse realtà sportive disseminate sul territorio nazionale, e finora poco dedite alla pianificazione collettiva. Cosa piuttosto inedita per l’Italia, era presente anche una realtà che raggruppa diverse discipline al suo interno: si tratta della Polisportiva Boga di Bologna, in gara con la storica squadra di pallavolo (www.bogavolley.it) e con il neonato team di pallacanestro (http:// wordpress.bogabasket.com); progetti futuri inoltre prevedono un ulteriore ampliamento al calcetto maschile e femminile per il prossimo autunno. Dopo una settimana di competizioni gli atleti italiani sono riusciti a conquistare ben dieci medaglie, battendo gli avversari di nuoto, pallanuoto, atletica leggera, volley e tennis. La notizia però è passata sotto silenzio per la maggior parte dei media del bel paese, a differenza di due anni fa, quando i medagliati di ritorno dagli EuroGames di Barcellona e guidati dalla deputata Paola Concia furono addirittura ricevuti dalla presidenza della camera. Un riconoscimento istituzionale che è quindi venuto meno, mentre negli altri paesi continuano a stringersi le relazioni tra società sportive lgbt e organi di governo pubblico: basti citare il caso della Francia, dove il Ministère de la jeunesse et des sport ha finanziato con 15.000 euro l’acquisto delle uniformi ufficiali degli oltre 500 atleti francesi presenti a Colonia. L’auspicio per il futuro non può che essere che il coordinamento italiano assuma un’identità sempre meglio definita e operativa per presentarsi agli occhi del mondo al pari delle altre radicate realtà internazionali, e chi lo sa, un giorno forse, ospitare anche un’edizione dei Gay Games. 01–02, 04-06, 08 Foto di Chris Beghin (www.flickr.com/photos/xrispics) 03, 07, 10 Foto di Davide Barbieri 09 Foto di Xavier Marest (www.games-cologne.de) settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 11 313_pride_pgp_210x144_05_2010_V3.qxp:- 25-05-2010 14:29 Pagina 1 La Griglia La migliore carne di Milano il solo nei ristoranti del gruppo Ethos, cotta sulla griglia a legna, oltre a carni di Chianina Certificate, Nebraska, Aberdeen Angus, Bufala, Costate e Fiorentine di Scottona nazionali. Le Farine biologiche macinate a pietra Abbiamo scelto per voi farina di grano tenero, farina di grano tenero integrale, kamut, farro integrale e monococco. Il Pane Il nostro pane, viene prodotto artigianalmente e rispetta le seguenti peculiarità: 1) A lievitazione naturale con pasta madre. 2) Con farina da agricoltura biologica. 3) Cotto con forno a Legna. Via Farini, angolo via Giuseppe Ferrari (Parcheggio pubblico del Monumentale 1 minuto a piedi) 20100 Milano - Tel. 02 36637422 RESTAURANT [email protected] - www.graniebraci.it PIZZERIA Si accettano tutte le carte di credito • Aria condizionata • STEAK HOUSE ORARI: 12.00 - 14.30 / 19.00 - 24.00 Le Pizze Le nostre pizze sono prodotte con 100% di farina di grano tenero tipo “0” biologica, acqua, olio, sale, lievito di birra. Cotte nel tradizionale forno a legna. Oltre all’impasto classico abbiamo anche l’impasto prodotto con 100% farina integrale di grano tenero biologica macinata a pietra ad alto contenuto di fibre. Ingresso animali consentito Sempre aperti Tutti i ristoranti del gruppo Ethos utilizzano energia ad impatto Zero LifeGate 12 Tutti i ristoranti del gruppo Ethos aderiscono al progetto strutture eco-sostenibili di Legambiente Turismo settembre 2010 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ COCKTAIL CONTRO L’HIV Prevenzione, diritti umani, terapia. Sono questi gli ingredienti da combinare per agire efficacemente contro la diffusione del virus. Se n’è parlato, con dovizia di prove scientifiche, alla Conferenza mondiale sull’Aids che si è svolta a Vienna a fine luglio. TESTO — GIULIO MARIA CORBELLI · [email protected] Alle conferenze mondiali sull’Aids c’è di bello che ti spiegano tutte le cose, magari anche quelle che sai già, ma dimostrandole scientificamente. Può sembrare inutile, ma c’è gente che se non gliela dimostri chiara e tonda una cosa, proprio non ne vuole sapere di capirla… A Vienna, durante l’ultima conferenza svoltasi dal 18 al 23 luglio, di come funzionano le cose abbiamo capito un bel po’ di più. Prendiamo il dilagare delle infezioni da Hiv tra i gay: mica nessuno dubita che ci siano, ma fa un certo effetto sapere che da rigorose analisi statistiche risulta che praticamente non esiste paese al mondo in cui la prevalenza (cioè il rapporto tra persone infettate in una popolazione e popolazione stessa) tra i gay non sia almeno 3-4 volte quella nella popolazione generale. A dimostrarlo c’ha pensato Chris Beyrer, che dirige un importante centro di ricerche epidemiologiche e cliniche sull’Aids a Baltimora. Tanto PRIDE · settembre 2010 per confermare il dato, possiamo prendere qualche paese a caso da varie parti del mondo: in Tailandia la percentuale di sieropositività diagnosticata tra i gay è del 30% contro l’1,4 della popolazione generale, nelle grandi città del Brasile è del 13% contro lo 0,6%, mentre negli Usa il tasso di nuove infezioni tra gli Msm (dall’inglese Men who Have Sex with Men) è 44 volte quello degli altri uomini. Anche in Uganda la prevalenza tra i gay è 3 volte quella tra gli etero. Vogliamo venire in Europa? Non c’è problema: Regno Unito, tra i gay il 3,8% è stato diagnosticato sieropositivo, cioè 10 volte la percentuale registrata tra gli etero. So cosa state pensando: e l’Italia? Chiedete troppo. Noi non sappiamo nemmeno esattamente quante persone vengano diagnosticate sieropositive ogni anno (il sistema di rilevamento è stato approvato ma non è ancora a regime), figurarsi se siamo in grado di avere dati sulla popolazione omosessuale. Però, facendo due calcoli sui dati forniti dalle stime, si ottiene – ma il risultato è da prendere con le pinze – una prevalenza tra gli omosessuali maschi 4 volte superiore a quella tra i maschi etero. Questo per mettere in chiaro che se leggete sui giornali che ora la maggior parte dei contagi sono tra eterosessuali non vuol dire che i gay siano meno colpiti degli etero: è che gli etero sono decisamente di più! Insomma i gay continuano ad essere più colpiti. E non perché siano una categoria di persone più infettiva, come certi addetti alla donazione di sangue millantano. È vero che nel rapporto anale – ovviamente se non è protetto – ci sono maggiori probabilità di trasmettere l’infezione, secondo i ricercatori dell’Imperial College di Londra 18 volte di più rispetto al rapporto vaginale (1,4% nel ruolo ricettivo o passivo contro lo 0,08%, il rischio diminuisce ma solo fino allo 13 ATTUALITÀ + CULTURA 0,62% per il ruolo insertivo o attivo). Ed è vero anche che epidemiologicamente i gay sono stati più colpiti nel corso degli anni. Ma gli omosessuali hanno le stesse possibilità degli etero di rimanere sieronegativi: basta usare sempre il profilattico. Il problema è che questa informazione oggi circola con meno forza, e la percentuale di gay che fanno sesso non protetto cresce continuamente (anche questo è dimostrato in vari studi sui comportamenti sessuali degli Msm in varie zone del mondo). Mancano le campagne di informazione dirette ai gay, cioè persino la prevenzione nel senso tradizionale del termine. Che è sicuramente il primo punto fondamentale per avere qualche successo nella lotta all’Hiv. Ma c’è dell’altro. Uno dei problemi principali, come rivela uno studio di Joseph Barker che lavora per il Global Aids Program, è che chi vive su di sé l’odio omofobico è molto più facilmente vittima di comportamenti sbagliati, tanto che secondo le statistiche ha 5 volte più probabilità di infettarsi con l’Hiv. Sarà che le persone che vivono con sofferenza l’idea di fare parte di una minoranza forse hanno difficoltà a prendersi cura di se stesse, ma certo se anche il governo non fa nulla per dar loro una mano le speranze si affievoliscono. È tutto affidato alla loro buona volontà, esattamente come in Italia (a proposito, lo sapete che l’unica presenza italiana visibile alla conferenza di Vienna era lo stand di Cassero Salute? Ministero e Istituto superiore di sanità sono gentilmente pregati di prendere nota). Il concetto è che la realizzazione di azioni preventive efficaci è un problema di diritti umani, perché se l’omofobia impedisce di raggiungere risultati sanitari, l’ostacolo da rimuovere sta nel mancato riconoscimento delle persone lgbt. Stesso discorso per gli altri gruppi maggiormente esposti al rischio di infezione, come i consumatori di droghe iniettive o i sex worker. Quindi, secondo punto importante: il rispetto dei diritti umani, un tema che è stato al centro della conferenza Aids 2010 che aveva proprio come slogan Rights here, right now! “Senza il rispetto dei diritti umani e quindi anche dei diritti delle minoranze sessuali non ci può essere alcun successo nella lotta all’Aids” è stato l’allarme lanciato, tra i tanti, da Julio Montaner, presidente della conferenza. Veniamo alla terza arma, la terapia, che in questo scenario non proprio roseo ci fornisce qualche notizia positiva. Nel senso che gli studi dimostrano che se una buona parte delle persone sieropositive segue correttamente il trattamento antiretrovirale, oltre al fatto 14 che si ammalano e muoiono meno di Aids, si può riuscire a limitare un po’ il progredire delle nuove infezioni. In questo caso si tratta di una analisi epidemiologica condotta tra gli Msm in Danimarca, dove si è registrato una diminuzione del tasso di incidenza di infezione da Hiv. Susan Cowan e i suoi colleghi danesi hanno provato a spiegare questo dato con i numeri e si son presi la briga di andare a vedere quante persone omosessuali si sottopongono al test (il 77% almeno una volta, il 50-59% nell’ultimo anno) e quante di quelle diagnosticate sieropositive fanno la terapia (l’80%) e di queste quante con successo (l’85% aveva carica virale non rilevabile). Cioè si è messa in pratica la strategia cosiddetta del test and treat, che prevede di diagnosticare il maggior numero possibile di persone sieropositive e di indirizzarle verso una corretta terapia. In questo modo, quindi, anche se le statistiche dicono che il numero di persone omosessuali sieropositive viventi cresce, evidentemente il virus totale circolante è stato ridotto dalla terapia perché non è certo grazie al sesso sicuro che si è abbassato il tasso di infezioni: le diagnosi di sifilide, clamidia e gonorrea, infatti, sono in aumento e anche dalle interviste effettuate si scopre che la percentuale delle persone sieropositive che hanno fatto sesso anale non protetto con qualcuno che avrebbe potuto essere (o era) sieronegativo era del 37% nel 2001 e del 64% nel 2009. Altro che sesso sicuro. Il fatto che la terapia possa – forse – abbassare i rischi di infezione non significa in nessun modo che si possa fare a meno dei sistemi preventivi tradizionali, cioè del profilattico. Anche perché, come dicono i danesi ma anche molti altri, le altre malattie a trasmissione sessuale hanno un vero boom tra i gay in questo periodo. Per non parlare poi della epatite C, con la quale ad esempio la maggioranza dei gay sieropositivi statunitensi sono co-infetti. Però per l’Hiv la terapia, secondo queste prime dimostrazioni scientifiche, potrebbe forse essere un’arma importante, sempre ammesso che si riuscisse a mettere in terapia la quasi totalità delle persone sieropositive. Abbiamo quindi individuato tre punti principali: prevenzione, diritti umani, terapia. Per azioni efficaci bisogna combinarli tutti e tre, esattamente come per avere una terapia efficace contro il virus è necessario usare tre farmaci diversi. Proprio seguendo questa analogia, è stata coniata da tempo l’espressione “prevenzione di combinazione” per indicare quei tipi di interventi che prevedono “una combinazione strategica e formata sull’evidenza di strategie biomediche, comportamentali e strutturali all’interno del quadro di rispetto dei diritti umani”, secondo l’espressione usata dal peruviano Carlos Cáceres nel suo intervento Combination prevention: moving from debate to action. “Focalizzarsi sugli individui per la prevenzione, con approccio biomedico e comportamentale, non è sufficiente – ha detto Cáceres – Investire in interventi strutturali non è solo un obbligo etico ma anche un investimento redditizio, necessario per una risposta sostenibile e a lungo termine”. A dargli ragione c’è proprio Beyrer, quello che abbiamo citato all’inizio: è lui che ha elaborato un modello matematico secondo il quale se si mettono in campo iniziative di prevenzione combinate come indicato nel modello di Cáceres e dirette alla popolazione dei gay e degli altri Msm, in particolari contesti epidemiologici, cioè in quei paesi in cui la diffusione dell’infezione è soprattutto dovuta a rapporti omosessuali non protetti, si può avere una riduzione del tasso di infezioni anche nella popolazione generale. Il fatto che si tratti di un modello matematico può farvi credere che tutto rimanga nell’ambito delle teorie, ma è scienza, non filosofia. E davanti alla scienza, come ha detto Stephen Lewis, ex inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Hiv/Aids in Africa, anche i politici più omofobi devono convincersi: perché se gli dimostri scientificamente che fare politiche efficaci verso la popolazione omosessuale serve a tutta la nazione, forse finalmente la smetteranno di considerarci cittadini di serie B. Proviamo a sentire che ne pensano i nostri governanti? settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 15 16 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 17 Servizio di intermediazione camere per esempio Berlino da 19,- € e per persona/nott www.ebab.com · Call +49-30-236 236 10 18 settembre 2010 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ MEDIOEVO POP Perché i cantanti italiani non fanno coming out? Ce lo spiega Rudy Zerbi ex presidente e amministratore delegato di Sony Music Italia, oggi popolare personaggio televisivo, giudice di Italia’s got talent e di Amici. E aggiunge: “Gay, grazie di esistere!” TESTO — FRANCESCO BELAIS · [email protected] Devo ammettere che ero un po’ prevenuto. Prima di incontrarlo mi immaginavo che, per quanto abbia lasciato da alcuni mesi il suo ruolo istituzionale di primo rilievo nella Sony, fosse spocchioso e un po’ antipatico, come spesso appaiono quelli dei piani alti. Mi aspettavo anche una certa reticenza a parlare di un tema tabù quale il coming out di cantanti omosessuali. Del resto, sappiamo benissimo come vanno le cose in Italia e come spesso le case discografiche quasi impongano ai loro artisti di tacere laddove ci sia odor di gay, temendo cali nelle vendite con il pubblico femminile. Come mi sbagliavo. Rudy Zerbi è una persona estremamente disponibile. E in merito a certi temi mi ha stupito, dimostrando di essere davvero una voce fuori dal coro. Rudy, come mai hai deciso di lasciare un ruolo così importante e prestigioso quale presidente e amministratore delegato di Sony Italia per il mondo della televisione e dello spettacolo? PRIDE · settembre 2010 È nel mondo dello spettacolo che è iniziata la mia vita lavorativa. Ho iniziato come dj nei locali, poi speaker in radio. Nella discografia ci sono finito in modo assolutamente accidentale. Allora facevo i miei programmi in radio e la cosa che mi piaceva di più era fare le interviste, in modo ironico, così come sono io. Un bel giorno, poiché parlavo perfettamente l’inglese, mi iniziarono a chiamare le case discografiche per fare le interviste agli artisti stranieri. Questi furono i primi contatti, poi la Sony mi chiese di provare a passare “dall’altra parte”. Io sono uno che ama molto cambiare, quindi accettai. In Sony, per una sorta di rimbalzi strani della vita, ho ricoperto un po’ tutti i ruoli che c’è da ricoprire in una casa discografica, dalla promozione, all’artistico (cosa che preferivo), fino ad arrivare ad amministratore delegato. A questo punto però la cosa non mi piaceva più, non avevo più contatti con la musica e lo spettacolo, praticamente parlavo solo di numeri. La questione che più vorrei approfondire con te, in virtù della tua esperienza di discografico e di persona inserita direttamente nel mondo dello spettacolo: come mai in Italia i cantanti e gli artisti in genere sono così restii a fare coming out? Purtroppo, anche se a noi non piace dirlo, la realtà dei fatti è che viviamo in un paese tra i più provinciali del mondo. In sostanza credo che gli artisti non abbiano ancora capito una cosa fondamentale e che nessuno mai dice: il pubblico è molto più sensibile, intelligente e pronto a certe cose rispetto agli artisti stessi e anche agli addetti ai lavori. Prendiamo per esempio Ricky Martin, uno che tardivamente ha capito che da idolo delle donne a dichiararsi omosessuale il passo non sarebbe stato traumatico, come probabilmente immaginava chi lo gestiva, lo consigliava o lavorava per lui. In Italia, purtroppo, io che per tanti anni ho operato nel settore, so che molti miei colleghi 19 ATTUALITÀ + CULTURA discografici o manager, che lavorano con artisti gay che non si sono mai dichiarati, sconsigliano di dichiararsi. Soprattutto a quelli più cari al pubblico femminile. È una cosa di una tristezza terrificante. Penso che la gente di sicuro non avrebbe motivo di disaffezione o rifiuto verso un artista che ha sempre amato, solo perché scopre che è omosessuale, quando magari pensava che fosse uno sciupafemmine o un mito con il quale poter avere potenzialmente una storia. Il problema reale è che questa cosa è vissuta sia da parte degli addetti ai lavori sia dagli artisti stessi. Sappiamo tutti benissimo, viviamo in un mondo piccolo, chi sono gli artisti in Italia che hanno costruito molto della loro fortuna sul pubblico femminile, sul successo con le donne e invece sono omosessuali e sono terrorizzati dal fatto di perdere il loro successo. È una roba da medioevo. Quindi tu quando eri ancora in Sony hai mai sconsigliato ad artisti gay di dichiararsi? No, ma io sono un caso a parte. La mia storia e la mia estrazione vanno esattamente nel senso opposto. Non solo. Ho avuto e ho continuamente un forte legame, anche di passione e confronto con il mondo gay. Per rispetto delle scelte di chi non ha mai parlato di queste cose non posso fare nomi e cognomi, ma due padrini dei miei tre figli sono omosessuali famosi e molto conosciuti, così come i miei migliori amici. Ho parlato di cultura omosessuale in molte mie interviste. Privatamente, ad alcuni miei artisti con i quali mi sono confrontato, ho consigliato invece di dichiararsi e di liberarsi da questo spettro. Non ce l’ho ancora fatta, ma penso che continuerei a farlo e continuerò, semmai mi accadesse di doverne riparlare. Francamente la trovo una grandissima limitazione, anche artistica, che ti costringe a vivere in una gabbia ridicola. Il pubblico magari apprezza anche di più la sincerità di un artista, che non magari doverlo scoprire dopo, no? Certo, quando accade così si sente sicuramente preso in giro. Da una parte mi auguro che i tempi e le sollecitazioni possano in qualche modo favorire questa apertura, da un’altra sono un po’ disilluso perché parlare di questa cosa ancora oggi nel 2010 lo trovo assurdo. Ho speranze, ma 20 spesso penso anche che forse non riusciremo mai a emanciparci, sono molto combattuto. Il fatto che il coming out o il sapere che un artista è gay faccia vendere meno dischi è smentito da illustri esempi all’estero: Elton John, George Michael ecc. Non credo che le fans di Boy George negli anni ‘80 avessero qualche dubbio sulla sua sessualità. Io ho quarantuno anni e i miei idoli, così come quelli delle mie amiche, da Adam Ant a Boy George, da Steve Strange dei Visage a Marc Almond, sono tutti gay che piacevano tantissimo alle donne e di conseguenza non capisco questa cosa. Ma stiamo parlando dell’Inghilterra, degli Stati Uniti, non di una nazione come l’Italia dove ancora oggi i pochi che abbiano parlato di questo tema facendo coming out, sono degli esempi assolutamente rari. Combinazione, peraltro – non mi piace dire questa cosa, ma la dico lo stesso, tiriamo un sasso nello stagno – il coming out è quasi sempre fatto nei momenti di difficoltà e questa cosa viene utilizzata per un rilancio di carriera. Vorrei vedere se un giorno qualcuno, all’apice del successo, avrà il coraggio di dirlo. In questo “errore” riconosco anche Ricky Martin, ad esempio. L’ha fatto in un momento, mi dispiace dirlo, non di massimo splendore. È cronaca recente il contro coming out di Renato Zero, con cui tu hai lungamente collaborato. È vero, ho letto anche su vari blog che molti gay si sono arrabbiati di queste dichiarazioni, e lo capisco, anch’io da eterosessuale mi risento. Figuriamoci un omosessuale che ha ancora di più il desiderio che qualcuno aiuti a fare sì certe cose cambino e si trova di fronte a una persona che poteva essere il simbolo di tutto questo, e nei fatti e nei modi lo è stato, e poi cade su una cosa così. La cosa strana per noi che lavoriamo per i media gay è che quando dobbiamo intervistare qualcuno di cui si “sospetta”, il più delle volte ci scontriamo con dei rifiuti, c’è come una sorta di terrore. Quando invece ci sarebbe tanto bisogno di far cambiare le cose, gli attacchi di omofobia in Italia nel corso dell’ultimo anno sono stati una pagina molto brutta della nostra storia. Ho visto, non ricordo se a Milano o a Bologna, una cosa che mi ha fatto una tristezza micidiale, dei manifesti sui muri, non ricordo di quale partito, che dicevano “Mentre la città spende i soldi per il gay pride noi ci occupiamo della famiglia” o una roba del genere. Questa cosa che dici tu dell’omofobia è veramente un fenomeno molto preoccupante. Il fatto che l’Italia non sia una nazione per niente pronta non dico a risolvere, ma neanche migliorare, questo è triste. Riconoscimento giuridico delle coppie e le altre battaglie della comunità gay, qual è il tuo punto di vista? Onestamente credo di non essere abbastanza informato nei dettagli per poter esprimere un giudizio che non sia superficiale. In linea generale penso che qualsiasi battaglia per il progresso dei diritti di qualsiasi essere umano sia da supportare, da approfondire e da cercare di vincere. Quindi in linea generale sono un sostenitore. Assolutamente favorevole alle unioni e al fatto di aumentare i diritti di avere un riconoscimento che ancora oggi non c’è. Programmi per la prossima stagione? In televisione Italia’s got talent e Amici. Sto scrivendo un libro e a fine settembre inizierò un programma radiofonico quotidiano su un grosso network, che ancora non posso dire. Un tuo messaggio, per concludere. Per un incrocio particolare della vita, tutta la mia esistenza è stata in costante contatto con il mondo gay. Tutti i miei idoli della musica, dell’arte e della letteratura, probabilmente per una questione di sensibilità e di empatia, sono gay. Non posso quindi fare altro che dire, parafrasando Renato Zero che abbiamo prima citato: grazie di esistere! Io non so cosa sono, se uno che ha fatto tanto o poco, la realtà dei fatti è che di sicuro, al 100%, non sarei quello che sono e non avrei fatto quello che ho fatto, se non fossi impregnato dalla testa ai piedi da contatti costanti con la cultura gay (con la C maiuscola). Sono fierissimo di dire questo, mi sono diplomato con un lungo esame su Oscar Wilde e su Bassani e ho sempre parlato di questi temi, e sono felice di averlo fatto, in modo molto aperto e senza mai avere un problema ad affrontarli. Ribadisco, se sono quello che sono, poco o tanto che sia, è grazie a questo. settembre 2010 · PRIDE “È lui, è mio” Rispar m io del 5 0 % Trova la persona davvero giusta per te! gay-PARSHIP, l’agenzia leader in Europa per la ricerca del partner, ha già consentito a migliaia di gay e lesbiche di incontrare l’anima gemella grazie al test di personalità basato su criteri scientifici. Vorresti anche tu trovare la felicità in una relazione e, al tempo stesso, usufruire dell’esclusiva offerta per i lettori di PRIDE? Non esitare, abbonati subito con lo sconto del 50%! 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Candida Morvillo, 36 anni, è approdata alla direzione di Novella nel 2008, strappata a Vanity Fair da Rizzoli dopo il passaggio a Il Mattino, Oggi e Visto. Nel suo curriculum può vantare la partecipazione al programma di Italia Uno Cronache 22 Marziane a fianco di Fabio Canino e il coming out di Alessandro Cecchi Paone nel 2004, realizzato attraverso un’intervista su Vanity. Non si ritiene un’esperta di questioni omosessuali, ma solo “un’attenta osservatrice del costume” che s’è imbattuta, ogni tanto, in personaggi gay che hanno deciso di non nascondersi più. Non dirmi che anche sul tuo giornale ancora confondete il termine coming out, cioè l’ammissione della propria omosessualità, col suo cugino outing, che in realtà indica la rivelazione dell’omosessualità altrui... Per quanto posso, cerco di usarli correttamente. Però è vero, ormai è invalso quasi ovunque l’uso improprio di outing, forse perché in italiano è più semplice rispetto al termine composto da due parole. Sembra strano, ma c’è stato un momento, qualche anno fa, nel quale noi giornalisti ci sforzavamo di essere più precisi, scrivendo di argomenti per noi abbastanza nuovi. Credo sia coinciso proprio con l’uscita allo scoperto di Cecchi Paone, perché con la sua rivelazione ha fatto parlare di omosessualità tutti i media. Come hai fatto a strappargli questa “confidenza”? È venuta fuori abbastanza spontaneamente, senza che l’avessi pianificata, anche se in cuor mio speravo succedesse. Eravamo in campagna elettorale per le europee e Alessandro si era candidato. Dopo alcune sue dichiarazioni nelle quali diceva che, se fosse stato eletto, si sarebbe occupato anche dei diritti degli omosessuali, a Vanity eravamo convinti che ormai fosse pronto per il grande passo. Non era un segreto, negli ambienti milanesi del giornalismo e dell’editoria, che Cecchi Paone si fosse visto in giro con dei ragazzi, ma fu importante che lui lo ammettesse pubblicamente, perché era un personaggio, diciamo così, in giacca e cravatta, un divulgatore scientifico lontano dagli stereotipi che vogliono il gay ballerino, cantante o attore. Come mai è ancora così difficile dichiararsi, nel nostro paese? Direi delle banalità se dessi tutta la colpa alla chiesa. Siamo un paese bigotto e perbenista, del “si fa ma non si dice”. Ci sono anche alcune categorie dove l’omosessualità è assolutamente tabù, penso al calcio e alle forze armate, e penso che abbia a che fare in entrambi i casi con l’eccesso di machismo. In altri paesi decisamente cattolici come Spagna e Argentina sono riusciti a estendere il matrimonio alle coppie gay. Da noi invece le cose peggiorano, c’è una sessuofobia imperante che non riguarda solo le questioni gay. In Italia il sesso si pratica ma non si esibisce. Negli anni Settanta le riviste di gossip erano piene di tradimenti e infedeltà, c’erano molte più leggerezza e allegria. Ora c’è piuttosto tanto falso pudore: si chiacchiera tranquillamente di scandali sessuali a sfondo politico, però il semplice nudo ancora ci turba. Quando mi propongono foto “nature” di qualche vip, non le compro nemmeno più: ti pare che oggi mi perdonerebbero un uomo nudo in copertina? Proprio in questi giorni sto scartando tante di quelle foto… È la casa editrice, che ti sconsiglia di pubblicare certe foto? Fabrizio Corona nudo l’ho pubblicato, anche se “pixellato”. Ma se lo metto in copertina perdo lettori. Portare a casa una rivista con un nudo in copertina è disdicevole. Tutti lo guardano, ma si fingono scandalizzati. Se il nudo lo metto sul sito di Novella, ho il boom di accessi, ma se lo pubblico in edicola, perdo lettori. Evidentemente, la Rete è considerata ancora una specie di refugium peccatorum. I coming out dei personaggi famosi sono utili o controproducenti? Dopo aver seguito da vicino il caso di Alessandro Cecchi Paone sono convinta che dichiarazioni di questo tipo hanno un enorme riflesso sociale. Ti dico solo che dopo quell’intervista abbiamo ricevuto a Vanity moltissime lettere di omosessuali che raccontavano quanto fosse stato importante questo esempio per trovare il coraggio di uscire allo scoperto, coi genitori, gli amici, i colleghi di lavoro. L’outing che non pubblicheresti mai? Me ne propongono molti di politici che vanno con le prostitute trans, ma per fortuna viviamo in un paese dove la privacy viene prima di tutto e quindi non li pubblico. Inoltre, ogni outing che mi propongono è poco serio perché mancano delle prove credibili: io ho il dovere di verificare con scrupolo ogni cosa che mando in stampa. settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 23 ATTUALITÀ + CULTURA ORSETTO CANTERINO Claudio Suriano è un’aspirante icona bear che nel panorama del nostro velato paese costituisce una delle non molte eccezioni alla regola. Come dimostra il suo primo album My Communication, raccolta di brani dance appena uscita. TESTO — ROBERTO CANGIOLI · [email protected] | FOTOGRAFIE — MASSIMILIANO MARSILI All’incirca una quindicina di anni fa i Pet Shop Boys pubblicarono How I Learned to Hate Rock ‘n’ Roll (Come ho imparato a odiare il rock ‘n’ roll) come retro di Se a Vida é, uno tra i brani pop più allegri e disimpegnati prodotti dal duo inglese. L’intento era quello di smentire che il rock fosse l’unico genere musicale diretto ai giovani impegnato e/o colto, smascherando chi l’avesse sempre utilizzato per tornaconto personale, sia predicando bontà gratuite e ovvietà sia, invece, le brutte maniere e le ostentate trasgressioni. Claudio Suriano (myspace.com/claudiokato) era un adolescente quando uscì questa canzone, ma evidentemente aveva già chiaro come stavano le cose e come la storia continua a ripetersi ancora oggi. La sua Everybody Do Pop Music, entrata a far parte della compilation 24 Hit Mania Dance vol. 13, è a suo dire “una requisitoria contro chi si vergogna di fare pop e si traveste da rock facendo di tutto per finire in classifica. Tutti fanno pop ma nessuno lo ammette”. Il brano fa parte del primo album di Suriano, My Communication, che esce in questi giorni per la siciliana Fkj. Il disco è il frutto del lavoro degli ultimi tre anni e raccoglie tutti i singoli pubblicati finora da Claudio, che pur facendo musica pop e collaborando con dj, preferisce definirsi un cantautore bear poiché al Bear Monday di Roma e in genere nei locali bear si esibisce generalmente dal vivo come cantante, interpretando i propri brani e improvvisando sulla musica che viene suonata in sala… “Mi farebbe piacere che si parlasse di me come una possibile icona bear della musica italiana e di un ambiente di cui mi sento rappresentativo, senza rischiare di cadere nello stereotipo; la musica viene sempre prima del personaggio”. In questo disco il cantante lucano ha riversato parecchi riferimenti all’universo gay, sia ispirandosi a icone della musica pop anni ’80, sia con la voglia di trasmettere gioia e orgoglio attraverso la dance, che da sempre è la “gay music” per eccellenza. Emblematiche sono a tal proposito Gays Invent the Discotheque e The Boys the Girls (on the Kitchen on the Floor). La prima è un divertissement sulla cultura pop gay (“Andy Warhol and Capote, night clubbing with Grace Jones… Do you think I’m sexy boy? Well, I’ll be your horny toy!”), mentre la seconda è un’enumerazione allo sfinimento di icone pop. A queste si aggiunge la provocatoria spensieratezza di I Wanna Be your Lover, ispirata al migliore Sylvester e remixata dai R.I.O. (famosa la loro Shine On). Se poi vogliamo a tutti i costi parlare di impegno, Set them Free è un invito a liberarsi delle gabbie che costruiamo attorno a noi stessi, un vero inno d’orgoglio con un sound molto soft clubbing (la versione remixata da Max Carrà invece è più accattivante) e che bene si accompagna con My Direction (You’ll Never Change), viaggio malinconicamente onirico ispirato al french touch dei Daft Punk… “contro tutti quelli che ogni giorno tentano di farci cambiare strada, non ci riuscirete!”. In My Communication c’è spazio anche per canzoni introspettive come Blue People, dedicata a un’amica scomparsa o alle stravaganze di Listen Up, folle monologo visionario di un ragazzo che sta tentando di mollare il suo fidanzato durante una serata in discoteca, mentre quest’ultimo continua imperterrito a ballare senza dargli ascolto. Sopra tutto primeggia la voglia di trasmettere i propri stati d’animo facendo ricorso a quei suoni che hanno definito il nostro carattere e che per certi versi hanno costituito la colonna sonora della nostra adolescenza, tanto da meritarsi un tributo, che in questo caso è la cover di Nick Kamen Each Time you Break my Heart: “Se non ci fosse la musica avrei dovuto soccombere da molto tempo, lei mi salva, mi cura, mi è fedele, per certi versi è la storia più monogama che abbia mai avuto”. Il disco non è l’unico progetto recente di Claudio: questo orsetto canterino sta tentando di organizzare a Roma un ciclo di serate con cantanti gay o quanto meno gay friendly per dare più visibilità alla comunità glbtq. Qualche ipotesi è già stata fatta, ma per scaramanzia non diciamo nulla, non sia mai che qualche “etero dentro” si senta offeso e ritiri la propria adesione: “Nonostante l’impegno sarà veramente dura combattere contro chi ci rema contro”. Non solo, aggiungeremmo noi: caro giovine non sai quanto sia ancora più duro combattere contro l’ostracismo delle maestranze frocie! settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 25 CRONACA ITALIA >> LIVORNO Lavorava per un’azienda informatica da dodici anni ed era considerato un dipendente modello. Qualche mese fa però qualcosa era cambiato: aveva iniziato e prendere ormoni femminili perché aveva deciso di diventare donna a tutti gli effetti. Così inspiegabilmente è capitata una “riorganizzazione aziendale” in cui il suo posto di lavoro è saltato. Ma G. P. a questo punto si è rivolta al sindacato e ha assunto un avvocato per provare che il motivo non dichiarato del licenziamento è proprio l’imbarazzo creato dalla sua transizione, argomento di cui non si era comunque mai parlato in azienda. “Chiederemo l’indennità massima prevista per il licenziamento illegittimo, nonché un risarcimento per discriminazione”, ha annunciato il suo avvocato. >> Roma Si è riunito per la prima volta lo scorso 6 agosto il nuovo Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori della polizia di stato, istituito dal capo della polizia Antonio Manganelli su sollecitazione di alcune associazioni glbt. “Siamo molto soddisfatti”, hanno Fattore Nichi Quando superi su Facebook le preferenze di Silvio B. è segno che ci puoi provare davvero? Ai posteri (o alle cartomanti) l’ardua sentenza, ma Nichi Vendola (foto sotto), dalla nativa Puglia che governa ormai da cinque anni contro tutti i pronostici, ha lanciato sul serio l’Opa sulla sinistra e in prospettiva sul paese. E a ben vedere qualche carta da giocare ce l’ha, a cominciare dal metodo ispirato all’illustre esempio di Barack Obama della mobilitazione “dal basso” di un apparato in grado di creare consenso. Se Obama in questo modo è arrivato a essere il primo nero alla Casa Bianca perché Vendola non potrebbe aspirare a diventare il primo gay (dichiarato) a Palazzo Chigi? Le fabbriche di Nichi, cellule per l’ipotetica conquista del potere, sono molto trendy tra i giovani – secondo i giornali – e dal loro lavorio emerge l’immagine confusa di un progetto di cambiamento, il che non è poco nello stato di coma stabile di tutto il resto della sinistra italiana. Vedremo meglio nei prossimi mesi cosa stanno producendo, ma possiamo già sbilanciarci nel dire che il ruolo protagonista di una figura come quella di Nichi Vendola avrebbe ovvie ricadute positive sul tema glbt (un po’ come se Abramo Lincoln fosse stato nero). E non sembra che abbia intenzione di rimangiarsi il coming out come ha fatto di recente qualcun altro. “Dichiararsi”, ha affermato in un’intervista al settimanale A, “ può essere dolore, anche emarginazione, anche violenza, ma io non ho mai avuto paura di essere quello che sono. Io non ho mai mentito sulla mia vita privata. Altri sì. Hanno fatto dell’ipocrisia la cifra del loro racconto: magari di giorno partecipavano al family day e di notte cercavano trans e cocaina”. Con queste premesse potrebbe perfino diventare il nostro Zapatero. informato in una nota i presidenti di GayLib, Arcigay e Rete Lenford, Enrico Oliari, Paolo Patanè e Antonio Rotelli. “Il prossimo passaggio sarà quello di organizzare un incontro con i vertici delle forze dell’ordine e le principali associazioni omo e transessuali, poiché a nostro avviso è necessario interagire in modo da far percepire alla comunità omosessuale e transessuale la polizia come un’istituzione ‘amica’”. >> Milano Arrivano dal 15 settembre su Sky i nuovi episodi di Glee, il serial giovanile più gay friendly della storia. Siamo alla seconda stagione e gli spunti camp come sempre abbondano, visto che ogni puntata è praticamente un mini-musical. Molti i personaggi celebri ospiti o citati in musica e si parla anche di una prossima entrata nel cast dell’attore gay John Barrowman, già noto per i suoi ruoli in Doctor Who, Torchwood e nelle ultime due stagioni di Desperate Housewives. Un veterano insomma. 26 C’è vita sulla destra Tra le conseguenze meno scabrose dello strappo estivo all’interno della destra di governo, c’è stata una temporanea resurrezione del dibattito sui diritti delle coppie di fatto “anche gay”. Nel momento più caldo del divorzio politico tra il Pdl di Silvio Berlusconi e il nuovo gruppo di Futuro e libertà che fa capo al presidente della camera Gianfranco Fini, mentre si trattava di marcare il territorio, è risaltata fuori l’ipotesi di riportare all’attenzione del parlamento una regolamentazione delle coppie di fatto. La proposta è stata fatta da Benedetto della Vedova (a fianco), ex radicale oggi vicepresidente dei deputati finiani, che ha allargato il discorso anche alla questione dell’eutanasia e della procreazione assistita. Lui e altri esponenti della nuova formazione politica sostengono esplicitamente che esiste una destra italiana moderna che si ispira agli esempi delle destre liberaldemocratiche europee e ha una visione laica della società, con tutto quello che ne consegue. Però prima che da qui si possa passare ai fatti come al solito ce ne corre. I diritti delle coppie di fatto,e tutti i temi etici in generale, sono impossibili da affrontare in questo clima di scontro già pre-elettorale, per cui caso mai se ne potrà parlare quantomeno dopo nuove elezioni. E la scommessa dei finiani, se posta su queste basi, si preannuncia addirittura avvincente, vista la tradizione ultraminoritaria fino a oggi dei laici liberali nella destra italiana. Che si tratti poi di promesse non molto attendibili è anche legato al fatto che invece la parte maggioritaria della destra rimane sulle posizioni del Vaticano, sulle quali si attesta anche il centro cattolico di Casini e Rutelli, naturale interlocutore strategico del nuovo partito fondato da Fini. Dunque, se questa è l’acqua in cui deve navigare il gruppo fuoriuscito dal Pdl, non c’è molto da illudersi. Naturalmente, in un quadro politico diverso, con un restaurato ruolo del parlamento che renda plausibili alleanze trasversali sui temi su cui ci si divide tra laici e cattolici, le aperture che arrivano da Futuro e libertà avrebbero ben altro valore. Nel frattempo limitiamoci a constatare che anche la destra nel suo piccolo è in marcia. settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 27 CRONACA ITALIA Preti beccati La diocesi di Roma ha espresso doveroso sconcerto e orrore per la pubblicazione di un’inchiesta del settimanale Panorama che con pezze d’appoggio inoppugnabili (foto e filmati realizzati con una telecamera nascosta) ha scoperto gli altarini gay di tre insospettabili monsignori che lavorano in Vaticano, dicono messa nelle parrocchie ma di notte si trasformano e ne combinano di ogni sullo sfondo della movida gay romana (reale e virtuale). Uno shock senza dubbio per le autorità ecclesiastiche, che hanno invitato i sacerdoti colti sul fatto, di cui Panorama non aveva rivelato l’identità, a dichiararsi colpevoli e abbandonare la tonaca per manifesta incompatibilità. Nessuno però si è fatto avanti, anche se i bene informati dicono che i tre reprobi sono stati individuati in via riservata. Man mano che il clamore dello scandalo si sgonfiava non si è avuta comunque notizia di alcun provvedimento disciplinare legato al caso. Se la situazione rimanesse invariata ci troveremmo di fronte alla conferma del fatto che nella chiesa il vero problema non è l’omosessualità ma l’ipocrisia. Ne sa qualcosa ad esempio il teologo conservatore tedesco David Berger, 42 anni, che nel corso dell’estate è stato licenziato dalla Pontificia Accademia San Tommaso d’Aquino per aver dichiarato la propria omosessualità. Il rettore dell’università, monsignor Lluis Clavell ha espresso “profondo dolore e orrore” per il coming out di Berger, giustificando così il licenziamento per una posizione di totale dissenso su un punto fondamentale della dottrina della chiesa. Il giovane teologo però ha deciso di non arrendersi e di aprire un dibattito sulla compatibilità dell’orientamento omosessuale, accompagnato beninteso da una vita casta, con il sacerdozio. Catechismo alla mano, la chiesa dice che gli omosessuali vanno accolti e trattati con rispetto e sensibilità, almeno fino a che non cominciano a peccare. Detto fatto, ha cominciato a circolare la voce che Berger abbia anche lui qualche scheletro nell’armadio, dalle parti dei locali gay. Così, mentre il dibattito si fa più teorico, il licenziamento è confermato. Meglio pedofili che gay Per chi si fosse perso l’improvvida uscita del cardinale Tarcisio Bertone, inciampato in un nesso causale tra omosessualità e pedofilia, a fare addirittura di meglio ha pensato il vescovo emerito di Grosseto Giacomo Babini, ormai acclamata star del web grazie alle sue sparate anti-gay. Non è da escludere che presto lo vedremo su Mtv perché le vie del signore sono infinite, ma intanto ci accontentiamo di Pontifex, il sito tradizionalista da cui il vescovo Babini (classe 1929) getta il cuore oltre l’ostacolo della pensione per intraprendere nel dicembre della vita l’inedita carriera di caratterista comico, specializzato in monologhi contro gli omosessuali. In un’intervista rilasciata il mese scorso al sito suddetto ma poi ampiamente ripresa da altri media, ha picchiato pesante prendendo spunto dallo scandalo dei preti gay pizzicati da Panorama: “Questi ex preti che devono essere ridotti allo stato laicale e cacciati meritano, salva la misericordia di Dio, di finire la loro vita all’inferno che li aspetta. L’omosessualità in un prete, se tradotta in pratica depravata, è addirittura più grave della pedofilia, si tratta di uomini viziosi e perversi che si sono abbandonati a oscene pratiche contro natura. In altre epoche finirebbero in una gattabuia a meditare sulle loro perversioni”. Non contento, aggiunge il prelato, “io come vescovo sarei maggiormente comprensivo con un prete pedofilo che si penta e soffra della sua condizione che con questi viziosi. Le dico di più, se mi fosse capitato un pedofilo non lo avrei denunciato ma cercato di redimere. Un padre, come è il vescovo per il sacerdote, non denuncia i figli che sbagliano e si pentono. Ma con i viziosi bisogna essere intransigenti”. Appena spenti gli echi di queste sulfuree dichiarazioni, a ridosso di ferragosto l’infaticabile monsignore ha abbracciato un’altra crociata per impedire che un concerto di Elton John in programma a Trani per la fine di questo mese si potesse svolgere sulla piazza della cattedrale in aperta sfida a santa madre chiesa. “I cattolici”, ha spiegato Babini sempre su Pontifex, “farebbero bene a occupare la piazza della cattedrale per protesta contro Elton John. Tutti conoscono le sue disordinate tendenze e la sua vita depravata, dunque svolgere una sua esibizione davanti alla casa di Dio è offensivo. Non se ne può più degli omosessuali”. Detto fatto, il concerto è stato spostato in un’altra piazza (vicino a un monastero). 28 settembre 2010 · PRIDE CRONACA ITALIA Linea del Piave Non passa lo straniero, diceva la canzone. Ma nemmeno il gay, aggiunge il sindaco di Spresiano (Treviso) Riccardo Missiato (a fianco), partito lancia in resta contro un luogo di ritrovo per omosessuali che rinnovava i suoi fasti nelle notti estive sulle sponde del fiume Piave. Nell’ambito dell’operazione “Estate sicura”, il primo cittadino ha perciò inserito quella che lui stesso ha definito una pattuglia anti-gay, annunciando divieti di parcheggio notturno e controlli capillari sul luogo dei misfatti. Perché i gay, si era spinto a dire nella conferenza stampa che illustrava l’iniziativa, “sono malati, si devono far curare”. Apriti cielo, ovviamente, e annuncio battagliero di un kiss in fluviale di festa e protesta organizzato dalle associazioni glbt venete. Insorgono anche gay e lesbiche del Pd, partito che sostiene a livello locale la coalizione di cui è a capo il sindaco Missiato, e al primo cittadino non rimane che ingranare la marcia indietro e chiedere perdono dietro la minaccia di una verifica di giunta “sui valori”: “Mi scuso”, dice alla fine, “ho sbagliato, se ho offeso qualcuno me ne pento”. I controlli comunque restano. Invece che specificamente contro i gay sono rivolti a tutta la popolazione di qualunque orientamento sessuale che fosse tentata di andare a compiere atti osceni sulle rive del Piave nel cuore della notte, così non ci sono discriminazioni… Morale della favola? Il bilancio dell’operazione Estate sicura si può considerare un successo eccezionale o un totale sperpero del denaro dei contribuenti. In settimane di controlli, infatti, non è stata fatta nemmeno una multa. I detrattori del sindaco sostengono che abbia preso fischi per fiaschi e impieghi la polizia locale in compiti inesistenti, ma lui risponde che l’assenza di sanzioni è il segno di un successo senza precedenti: “Non ci sono più (i gay, ndr) perché sanno che controlliamo”. Si saranno spostati magari di qualche chilometro, nel folto di qualche boschetto più buio. Gli omosessuali rappresentano del resto una delle più consistenti forme di vita residue che popolano oggi le sponde dei fiumi padani. Segnalazioni di esemplari in branco avvengono di frequente nei mesi estivi lungo tutto il bacino del sacro Po. È accaduto per esempio anche sul fiume Oglio nei pressi di Soncino, nel cremonese, dove pescatori e famiglie sono insorti contro l’occupazione di un tratto di spiaggia da parte di nudisti e gay sorpresi talvolta in “atteggiamenti inequivocabili”. A lanciare l’allarme, come ha scritto La Provincia di Cremona erano stati anche alcuni agricoltori “preoccupati per l’affermarsi del fenomeno”. Infatti si sta parlando, prosegue il quotidiano, di “aree fluviali appetite da anni dagli omosessuali non solo nel periodo estivo. Il tutto a pochi metri dall’osservatorio naturale del Parco Oglio Nord dove arriveranno dal prossimo anno scolastico numerose scolaresche”. Portiamoci avanti, dunque, e cacciamo nudisti e gay per tempo. Per un pugno di case Gli alloggi da assegnare in autunno sono solo una decina, che per una città come Padova non è un granché. Ma sono bastati per scatenare una polemica interna alla giunta comunale di centrosinistra. A innescarla è stata una maldestra dichiarazione dell’assessore alle politiche abitative Giovanni Di Masi, che parlando del bando di concorso per l’assegnazione di queste case a giovani coppie ha detto che gli omosessuali probabilmente non sarebbero stati in grado di partecipare perché l’intenzione era quella di privilegiare “unioni più solide e più stabili”. A queste parole riportate dalla stampa è insorto l’assessore all’ambiente Alessandro Zan (sopra), storico militante di Arcigay e “padre” del locale registro delle unioni di fatto aperto anche alle coppie omosessuali. Così Di Masi, di gran carriera, si è affrettato a definire “false e destituite di ogni fondamento” le notizie date dai giornali. “L’interesse dell’amministrazione comunale e dell’assessorato che dirigo”, ha precisato poi, “è favorire tutte le coppie di fatto, a prescindere dal sesso, ed evitare che si creino situazioni nelle quali possano inserirsi tentativi di eludere lo spirito dell’iniziativa, come nel caso di coppie di conoscenti non legate da vincoli affettivi. Il sottoscritto era presente alla consegna del primo certificato di famiglia anagrafica rilasciato dal comune di Padova a una coppia omosessuale: credo che questo la dica lunga sul mio personale impegno per il rispetto dei diritti di tutti i cittadini padovani”. PRIDE · settembre 2010 29 30 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 31 CRONACA ESTERO >> Berlino Guido Westerwelle, ministro degli esteri nonché vicecancelliere tedesco, getta la spugna. Ha annunciato infatti che non si farà più accompagnare dal proprio partner Michael Mronz nelle visiste ufficiali in paesi in cui l’omosessualità è considerata un reato. “Vogliamo promuovere la tolleranza nel mondo”, ha dichiarato Westerwelle, “ma non vogliamo ottenere l’effetto opposto agendo in modo sconsiderato”. >> Reykjavik Il sindaco della capitale islandese, l’ex attore comico Jon Gnarr eletto nel giugno scorso a capo di una coalizione di protesta nei confronti della politica tradizionale, si è presentato all’annuale celebrazione del pride glbt in tenuta da drag queen. Con vestito a fiorellini e parrucca bionda ha spiegato di essere la sostituta del sindaco che non poteva partecipare perché era troppo occupato. Gnarr del resto adora il camp: durante la campagna elettorale, per esporre il suo programma, ha messo su YouTube una versione rivisitata di una canzone di Tina Turner. >> Londra Chiamato in causa circa la sua eventuale omosessualità, il diciannovenne Joe McElderry, vincitore dell’edizione britannica del talent show X Factor, ha negato tutto. Ma poi, dopo due settimane, si è deciso e ha proclamato la verità al mondo. “Sono gay”. In Italia, nella stessa epoca, il vincitore di X Factor Marco Mengoni ha minacciato di querelare il collega Fabri Fibra, per poi ritrattare subito dopo. Aggiungendo che siamo in un paese libero, che quindi anche lui è libero di fare quello che gli pare e che quello che fa o non fa a letto sono solo fatti suoi. Signora mia, com’è più sintetico l’inglese… >> Parigi Arriva dal 9 ottobre sugli schermi di Pink Tv il primo reality solo gay. Si intitola Zoom e ha per protagonisti nove ragazzi che abiteranno sotto lo stesso tetto per otto settimane e si sfideranno in prove fisiche e culturali. Al termine del gioco però arriverà il meglio, perché la rete ha già annunciato che dal 27 novembre sarà rimesso in onda tutto quanto “senza censure”. Il trailer del programma è già disponibile su internet. 32 Sposi e soldati Estate molto calda negli Stati Uniti sul tema dei diritti glbt. Ai primi d’agosto si è concluso a San Francisco il processo “Perry contro Schwarzenegger”, intentato da una coppia di lesbiche contro la Proposition 8, ovvero il bando ai matrimoni tra persone dello stesso sesso approvato dai californiani due anni fa con una maggioranza del 52%. Dopo sette mesi di udienze, il giudice del tribunale distrettuale Vaughn R. Walker (nella foto) ha stabilito che in effetti la Proposition 8 è incostituzionale in quanto viola il principio di uguaglianza garantito dalla carta fondamentale. La sentenza non avrà alcun effetto pratico al momento perché i sostenitori del bando alle nozze gay hanno chiesto e ottenuto dalla corte federale d’appello della California di sospendere la celebrazioni di nuovi matrimoni gay almeno fino a dicembre, quando la stessa corte esaminerà il ricorso presentato contro il verdetto del giudice Walker. Poi prevedibilmente ci sarà il passaggio finale alla corte suprema degli Stati Uniti, che attualmente è dominata da una maggioranza di giudici conservatori nominati da presidenti repubblicani. Ma la sensazione diffusa è che i giochi siano già fatti proprio grazie al processo di San Francisco, in cui un giudice americano (peraltro pure lui di tendenza sulla carta conservatrice) ha puntigliosamente sottoposto al vaglio della ragionevolezza di fronte all’opinione pubblica gli argomenti contrapposti delle coppie gay e lesbiche che vogliono solo sposarsi e della destra religiosa che vuole impedirglielo a ogni costo. La sceneggiatura del prossimo film di Hollywood che celebrerà l’ennesima epica e vittoriosa battaglia democratica è stata scritta qui, con tocchi di finezza in cui la realtà ha gareggiato con i professionisti del cinema, come il fatto che i due avvocati che sostenevano il ricorso contro la Proposition 8, uno democratico e l’altro repubblicano, combattevano uniti per questa buona causa dopo essere stati acerrimi nemici nella causa in cui Al Gore e George Bush junior si erano giocati la presidenza nel 2000. La strada ancora da percorrere tuttavia non è breve e nel frattempo i matrimoni gay rimangono congelati, un po’ come l’America liberal, ancora traumatizzata da otto anni di presidenza Bush, che non smette di rimproverare a Obama la mancanza di risultati qui e ora. Tra quelli apparentemente più a portata di mano spicca, insieme alle nozze gay, l’abolizione del “Don’t ask don’t tell”, ovvero il divieto di dichiararsi omosessuali nell’esercito. Su questo argomento nell’ultima parte dell’estate si è svolta una campagna in grande stile, con l’esplicito intento, come ha sottolineato una commentatrice televisiva, di verificare se Obama avrà il fegato per chiudere almeno questa partita. Alcuni militari gay e lesbiche, con le loro storie esemplari di soldati modello ingiustamente perseguitati, hanno attirato l’attenzione dei media. Come Katherine Miller, brillante allieva dell’accademia militare di West Point che si è dimessa al terzo anno perché, ha spiegato in una lettera alle autorità accademiche, era stufa di “inventarsi costantemente una falsa vita eterosessuale”. E anche per fare del suo caso “un esempio delle conseguenze delle ingiuste politiche in vigore”. Sul suo blog si confessava sotto l’eloquente pseudonimo di “cittadina di seconda classe” e raccontava delle tecniche di dissimulazione per tenere nascosta la propria omosessualità. Cadrà comunque in piedi perché, se l’esercito non ci ripensa, ha già vinto una borsa di studio a Yale per studenti glbt capaci e meritevoli. Altro caso da prima pagina quello del tenente colonnello Victor Fehrenbach, asso dell’aviazione militare che ha collezionato ben nove decorazioni in diciannove anni di carriera ma è stato azzoppato due anni fa, dopo aver ammesso di essere gay in seguito all’accusa, poi risultata infondata, di avere stuprato un altro uomo. Venne fuori che il rapporto c’era stato ma era stato consensuale, il che provava comunque per i vertici militari la colpevolezza di Fehrenbach. Per due anni l’hanno spedito in un ufficio, poi quando stavano per cacciarlo il tenente colonnello si è rivolto a un’associazione che difende i diritti dei militari gay e lesbiche, e ha presentato un ricorso preventivo al tribunale e un appello pubblico al presidente Obama per fermare subito l’ingiustizia. “Sto aspettando da più di due anni”, ha dichiarato Fehrenbach, “che l’aviazione faccia la cosa giusta lasciandomi continuare a servire orgogliosamente il mio paese. Dire che sono contrariato per come stanno le cose sarebbe un monumentale understatement. Sono pronto, deciso e abile a partire domani, ma mi impediscono di tornare in servizio a causa di questa ingiusta legge discriminatoria”. Anche qui il filmone ci sta tutto. settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 33 CRONACA ESTERO Revolución latina Anche l’America latina si sta mettendo a correre sui diritti glbt, come testimoniano due importanti notizie dell’ultimo mese. Dopo l’Argentina, dove le nozze gay sono appena state legalizzate e dove hanno cominciato a essere celebrati i primi matrimoni (la guerriglia religiosa si è spostata sul terreno dell’obiezione di coscienza per i pubblici funzionari chiamati a officiare le cerimonie), tocca al Messico. Qui è intervenuta la corte suprema con due distinte e fondamentali sentenze del 5 e 16 agosto che hanno dichiarato la costituzionalità del diritto di sposarsi e di adottare bambini per le coppie dello stesso sesso. È stato così doppiamente respinto il ricorso presentato dal governo federale, a guida conservatrice, contro la legge sul matrimonio gay (adozioni incluse) approvata nel dicembre scorso dall’amministrazione progressista del distretto federale di Città del Messico. Per quanto riguarda il diritto al matrimonio, la corte ha sancito che la procreazione non è in se stessa condizione indispensabile, mentre ciò che va garantito è l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Quanto alle adozioni, i giudici hanno affermato con nove voti contro due che negare questo diritto sarebbe “un modo di costituzionalizzare la discriminazione”. Le regole che valgono per ora solo a Città del Messico devono dunque essere adottate da tutti gli stati che compongono la federazione messicana. Anche se è più facile dirlo, vista l’accanita opposizione del governo e della chiesa cattolica. Eroi gay Uscire di scena con classe è più difficile che entrarci, ma bisogna senz’alto dire che Steve Slater ce l’ha fatta. Quando ha deciso che ne aveva le tasche piene del suo lavoro di steward, ha pensato a qualcosa di originale. Al culmine di una lite con una passeggera sul volo PittsburghNew York riguardo alla sistemazione del bagaglio a mano, Steve ha afferrato l’interfono e come messaggio d’addio ha mandato letteralmente tutti “affanculo”. Poi ha azionato lo scivolo gonfiabile d’emergenza ed è sceso come una star d’altri tempi dalla sua vita precedente, con due birre in mano prelevate dal frigo di bordo per completare il tableau vivant. Qualcuno ha detto che tutta questa attenzione per i dettagli ha qualcosa a che vedere con il fatto che Slater è gay, ma sicuramente questo non gli ha impedito di finire nei guai con la giustizia per il suo comportamento fuori ordinanza. Rischia sette anni di galera, ma in compenso è diventato un eroe dei lavoratori maltrattati con un’anima d’artista. Il suo fan club su Facebook ha superato le 150.000 adesioni e già si sta avviando il merchandising sull’epopea dello steward ribelle. Per pagare le spese legali servono quattrini. Certo non tanti quanti ne servirebbero per cavarsi d’impaccio a Bradley Manning, giovane analista dei servizi d’intelligence Usa di stanza in Iraq arrestato quest’estate con l’accusa di aver reso pubbliche via internet informazioni top secret, la più esplosiva delle quali è stata la prova filmata della responsabilità americana nella morte di due reporter dell’agenzia Reuters a Baghdad. Rischia fino a 52 anni di carcere, ma anche lui è diventato un eroe, almeno per i pacifisti. E anche nel suo caso qualcuno ha detto che il fatto che sia gay c’entra con quello che ha fatto. Ma sul cliché dell’omosessuale psicolabile e dunque inaffidabile e pericoloso, che sarebbe stato d’obbligo fino a poco tempo fa, ha preso il sopravvento l’immagine del militante che si vendica delle discriminazioni subite dai gay nelle forze armate. I tempi cambiano. Completiamo la carrellata degli eroi gay estivi con la doverosa menzione del porno divo François Sagat (in alto), approdato ai fasti intellettuali dell’ultimo festival di Locarno come prorompente protagonista di due film che non hanno mancato di creare scandalo. Uno è L.A. Zombie di Bruce LaBruce, un porno-horror, in cui Sagat interpreta il ruolo di un vampiro gay in grado di resuscitare i morti con un orgasmo, che vuole anche essere una metafora del conformismo della cultura gay contemporanea: come ha detto il regista, anche i gay, come gli zombie, “ripetono gli stessi gesti e mangiano molta carne”. L’altro è Homme au bain di Cristophe Honoré, cronaca del disamore omosessuale tra la banlieue parigina e New York. Entrambi i titoli non sono stati esaltati dalla critica, ma Sagat è stato il vero evento del festival di Locarno. 34 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 35 ATTUALITÀ + CULTURA CHI LI HA VISTI? Ecco i sei caratteri televisivi gay che auspicheremmo di vedere, prima o poi, anche in Italia. Ce n’è per tutti i gusti: eroi romantici, malavitosi interspaziali, adolescenti alla scoperta della propria sessualità. E qualcuno ha già fatto capolino sui nostri canali… TESTO — ANTONIO MALVEZZI Sam Adama (Sasha Roiz) in Caprica È uno dei pochi personaggi glbt inseriti in trame fantascientifiche. Nata come spin off della serie statunitense Battlestar Galactica di cui è anche il prequel (è ambientata una sessantina di anni prima), Caprica è anche il nome di un pianeta dall’atmosfera respirabile la cui civiltà è in definitiva molto simile a quella terrestre e di primo acchito non è immediato per lo spettatore comprendere che si tratta proprio di science fiction. Il serial racconta la creazione da parte degli umani della stirpe distruttrice dei Cyloni. Sam Adama è il fratello gay del protagonista avvocato Joseph ed è un immigrato tauroniano, ovvero è nato sul pianeta Tauron. È un influente membro della malavita interspaziale, in realtà piuttosto indistinguibile da una specie di futuristica mafia italoamericana. Christian Mann (Thore Schölermann) e Oliver Sabel (Jo Weil) in Forbidden Love Il primo pugile gay della tv è uno dei personaggi di questa saga famigliare tedesca che va avanti da quindici anni (più di 3600 episodi inediti in Italia!) raccontando l’antagonismo fra la famiglia aristocratica dei Von Lahnstein e quella medio-borghese dei Brandner. È il remake di una soap australiana degli anni ‘80, Sons and Daughters (Figli e figlie). Fece scalpore nel 2008 una scena alla Rocky in chiave queer in cui Christian dichiarò pubblicamente il suo amore per il protagonista Olly dopo aver vinto un match importante. Ormai i due fanno coppia fissa da due anni. Oliver è entrato in scena circa dieci anni fa, è un avvenente moro ufficialmente bisessuale soprannominato Olly dagli amici. Inizialmente aveva lo spazio di un personaggio piuttosto marginale. Da quando si fidanzò con Christian nel 2008, l’attenzione degli spettatori si è focalizzata su di lui e il suo carattere ha assunto un certo spessore. Ha fatto i lavori più diversi, da barista a steward, e ha anche studiato psicologia. 36 Marshall Gregson (Keir Gilchrist) in United States Of Tara È il malinconico figlio adolescente gay dai gusti un po’ retrò in una curiosa serial comedy su un’artista madre di famiglia, Tara (Toni Collette), affetta da un disturbo dissociativo di personalità multipla che le causa inconsapevoli transizioni anche gender in altri personaggi, quali una teenager sballata, un motociclista omofobo reduce dal Vietnam e una casalinga (f)rigida ancorata alla tradizione. Marshall è soprannominato Moosh dalla sorella maggiore Kate a cui è molto legato. Si prende varie sbandate per alcuni coetanei, tra cui il platinato Lionel e il compagno di scuola Jason che una delle personalità della madre tenta persino di sedurre. Le prime due stagioni di United States of Tara sono arrivate su Mya ma mai in chiaro. La sceneggiatura è firmata da Diablo Cody, l’ex spogliarellista premio Oscar per Juno. Marco Del Rossi (Adamo Ruggiero) in Degrassi: The Next Generation Studente vagamente effeminato della Degrassi High School dove è ambientata questa serie canadese ormai decennale, l’italoamericano Marco Del Rossi ha inizialmente avuto una storia con una ragazza, Ellie, per poi rendersi conto di essere attratto dai maschi. Per due stagioni si è fidanzato anche se non stabilmente con un compagno di scuola, il biondo Dylan. Marco fa quindi coming out con la madre e solo più tardi col papà omofobico che non vuole sapere altro delle tendenze gay del figlio. Gli episodi dalla quarta alla sesta serie sono passati, piuttosto sotto silenzio, su Italia Uno ma nell’infelice orario della prima mattinata, verso le sei. Riusciremo a vedere i successivi magari non in fascia antelucana? John Cooper (Micheal Sudlitz) in Southland Affascinante agente di polizia sulla quarantina, è divorziato e omosessuale (lo si scopre nel terzo episodio). Ha l’hobby del giardinaggio e frequenta un bar gay a West Hollywood. Non parla volentieri della sua famiglia di origine poiché il padre è stato in carcere per stupro e omicidio durante l’adolescenza di John e c’è il sospetto che abbia abusato anche di sua madre. Southland è una serie televisiva poliziesca prodotta da John Wells, lo stesso di E.R., ma non ha avuto il medesimo successo, fermandosi alla seconda stagione sulla Nbc. In Italia ha debuttato sul canale Axn a febbraio. settembre 2010 · PRIDE SETTEMBRE 2010 SABATO 4 SETTEMBRE SOS H 2 O GRAZIANO DJ & MR MADS DJ BINO VOICE VENERDÌ 3 SETTEMBRE LIFE IS... OTTANTA VOGLIA DI TE! VENERDÌ 10 SETTEMBRE BUON COMPLEANNO ROMEO’S MARCO VIVENZI DJ FROM VIVA RADIO FM MICHELINO VOICE & GIUSEPPE SALSETTA FROM “AMICI” SABATO 11 SETTEMRBE BEAROMEO’S SPECIAL GUEST LES BEARLES GIORGINO DJ LOLA VOICE TANTE SORPRESE TI ASPETTANO VENERDÌ 17 SETTEMBRE MAN! I WANT U! SERATA IN COMPAGNIA DEI NOSTRI SPLENDIDI MASCHIONI VENERDÌ 24 SETTEMBRE GOOD BYE SUMMER PER CONOSCERE IL PROGRAMMA COMPLETO DI TUTTI I VENERDÌ VISITA IL NOSTRO SITO WWW.ROMEOSCLUB.IT AVVISO RISERVATO AI SOCI ARCI SABATO 18 WWW.ROMEOSCLUB.IT ROMEO’S CLUB Via Giolfino 12 Verona info +39 045 8403215 - Nicola +39 340 9660487 [email protected] SETTEMBRE 2010 MASK PARTY SABATO 25 NAKED PARTY TUTTI I MERCOLEDÌ UNDERWEAR PARTY DALLE 22 ALLE 2 TUTTI I GIOVEDÌ NAKED PARTY DALLE 22 ALLE 2 DOMENICA 3 E DOMENICA 17 OTTOBRE ARENA SEX DALLE 16 ALLE 22 PRIDE · settembre 2010 DOMENICA / GIOVEDÌ 14.00 - 1.00 VENERDÌ / SABATO 14.00 - 2.00 UNDER 25 INGRESSO 5 EURO TUTTI I GIORNI 37 ATTUALITÀ + CULTURA INVISIBILI DI RITORNO Google non perdona. Digitare il proprio nome sul motore di ricerca può riservare sorprese come quella di ritrovarsi accostati al fior fiore dei media gay on line. Naturalmente c’è chi protesta e chiede di essere cancellato dall’archivio dei vari siti. Una mini-inchiesta. TESTO — STEFANO BOLOGNINI · [email protected] Un breve commento irritato a un articolo omofobo, la firma a una petizione on line a favore del matrimonio gay e persino la partecipazione a un torneo di sport gay sono quel tanto che basta per lasciare in internet qualche indizio sul nostro orientamento. Gli indizi poi possono diventare davvero consistenti se confrontati con Facebook, sito che rende pubbliche le nostre frequentazioni, o con gli archivi on line di giornali e riviste rendendoci completamente visibili. Per questo si stanno moltiplicando la richieste più o meno gentili (sino a minacciose lettere di avvocati) alle redazioni di media gay e non di cancellare dal nome e cognome fino a intere pagine web in vicende che tra il diritto alla privacy e il diritto all’oblio, insieme alla censura della rete, stanno creando un ampio dibattito. Ma vediamo chi e perché chiede la cancellazione. “Il caso più recente”, spiega Daniele Nardini, responsabile contenuti di Gay. it “è quello di un politico gay che qualche anno fa si candidò in Alleanza nazionale e chiese insistentemente un’intervista, salvo poi, dopo qualche anno, chiederne la rimozione immediata perché aveva cambiato lavoro e la situazione nel centrodestra è mutata. Anche un attore gay che aveva fatto un lungometraggio indipendente insistette molto per essere intervistato, ma poi per motivi familiari ci ha chiesto di levare il nome dal pezzo. Molti si pentono della visibilità pubblica a distanza di anni e riceviamo numerose richieste di cancellazione”. Stesso clima a Gay.tv dove il direttore Giuliano Federico rileva: “Accade che ci chiedano di essere cancellati soprattutto per commenti lasciati con nome e cognome e che poi ritrovano su Google. Peccato che alle volte il web crei cortocircuiti curiosi o surreali. Un tizio etero, qualche tempo fa, ci chiamò perché sul motore di ricerca il suo nome e cognome era accostato a un nostro articolo di cinema. Casualmente, il cognome di un attore citato più il titolo dell’articolo, richiamava esattamente il suo nominativo. Era molto scocciato ma gli spiegammo che non si poteva fare 38 nulla, esattamente come nei numerosi casi di eterosessuali omonimi di omosessuali che ci scrivono infastiditi che al loro nome sia accostato un sito a contenuto gay”. Anche Daniel Casagrande, della redazione di Gaynews.it, si è visto recapitare una richiesta da “una regista lesbica che aveva partecipato a Gender bender con un video anticlericale. Ci ha chiesto di cancellare dal sito il programma di sala perché ora non era più lesbica e lavorava per dei cattolici. Oppure il direttore gay di un canale di Sky che avevamo ospitato a una rassegna cinema che voleva essere tolto da un articolo che lo inseriva tra gli invitati alla rassegna pubblicato da Cinemagay.it. Peccato che io non curi quel sito…”. La politica delle redazioni è quelle di dare seguito alle richieste. A Gay.it si cerca “di usare la sensibilità: per problemi reali, e articoli molto vecchi, noi cancelliamo, ma non sempre. Non abbiamo cancellato, ad esempio, un articolo su un caso di prostituzione maschile nel quale era coinvolto un alto prelato che ci aveva fatto inviare dal proprio avvocato minacce di querela. La fonte era stata Corriere.it e nello specifico prevaleva il diritto di cronaca”, spiega Nardini. Anche Gay.tv valuta “caso per caso anche se alcuni ci fanno arrabbiare soprattutto per il tono che usano nel richiedere la cancellazione. Un tizio firmò un commento nome e cognome e poi ci fece mandare una lettera di un avvocato. Potevamo dimostrare che l’autore fosse lui e non mollai. Alla fine desistette. Nel tempo però i lettori hanno imparato a usare pseudonimi sul web. È una buona norma per chi vuol essere invisibile”. La cancellazione del proprio nome dai commenti sul web, “è legittima e giusta e tutti questi casi sono tutelati, a mio parere, dal codice per la protezione dei dati personali che protegge l’identità personale, ossia l’immagine sociale e per questo molti siti hanno informativa sulla privacy. Ogni individuo, se la notizia che lo riguarda non è di pubblico interesse, ha il diritto di ottenere la cancellazione o la rettifica di contenuti che considera lesivi alla sua immagine attuale e fanno bene i siti a cancellare quei contenuti”, spiega l’avvocato Francesco Bilotta. Le richieste di cancellazione però assumono spesso la forma di vere e proprie forma di censura. Il Garante per la privacy, nel 2009, ha giudicato la richiesta di “blocco e la cancellazione dei dati personali” da un articolo pubblicato dal sito Corriere.it di una persona che era incorsa in qualche guaio con la giustizia nel 2001. Nel caso specifico le notizie riferite erano “relative a fatti veri e di interesse pubblico” e il Garante ha ritenuto inammissibile la richiesta. Se per i commenti quindi è doverosa la cancellazione resta il grosso problema delle notizie di interesse pubblico e i media si stanno muovendo per una proposta di legge di protezione degli archivi on line per evitare scenari da 1984 di Orwell di censura sulle informazioni e riscrittura della storia. Quanto ai gay cancellati attestano, ancora una volta, tutta l’arretratezza di un paese in cui molti rinunciano al coraggio delle proprie idee e alla trasparenza della propria esistenza per paura della visibilità, altri sono bizzarramente infastiditi per omonimie che li avvicinano all’omosessualità, mentre alcuni si pentono esattamente dei propri commenti gay, firmati nome e cognome, che probabilmente non hanno tutto quel valore che gli è attribuito. settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 39 40 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 41 ATTUALITÀ + CULTURA “A MOSCA, A MOSCA!” Malgrado le apparenze ostili, anche la capitale della Federazione Russa, in preda a un frenetico processo di trasformazione, comincia ad avere una “scena” gaia di un certo interesse. Siamo andati a visitarla per voi. TESTO + FOTOGRAFIE — ROBERTO M. POLCE · [email protected] 01 La peculiarità della vita omosessuale moscovita, e forse russa in genere, la trovo perfettamente sintetizzata dal nome di uno dei locali gay storici della capitale: Tri Obez’jany (Le tre scimmie), che rimanda al celebre bassorilievo del santuario di Tôshôgû a Nikkô, in Giappone, in cui sono raffigurate tre scimmiette ognuna delle quali con le mani si copre rispettivamente gli occhi, le orecchie e la bocca, nel gesto di non voler vedere, sentire, né parlare. Proprio questo sembra essere l’atteggiamento tenuto dai gay russi da sempre, per quieto vivere o semplicemente per sopravvivere, in particolare nei lunghi decenni del regime sovietico, quando l’omosessualità era una malattia o un crimine da pagare con terapie coatte o finanche con la reclusione e l’esilio in Siberia per cinque anni (più due aggiuntivi se c’era il sospetto di attività antisovietica). Decenni che hanno lasciato un segno profondo e la cui ombra cupa continua ad ammorbare il presente. Eppure durante il comunismo, una fitta rete di relazioni omosessuali non solo esisteva, ma addirittura fioriva rigogliosa, seppur sempre 42 celata fra le pieghe della normalità, come ricorda Gian Piero Piretto, docente di lingua e letteratura russa e autore di numerose pubblicazioni sull’Unione Sovietica. A partire soprattutto dal cosiddetto “disgelo” seguito alla morte di Stalin, in generale il regime lasciava tranquilli gli omosessuali, purché restassero relegati nel loro “sottobosco” senza dare nell’occhio, e rispolverava la norma liberticida solo in caso di necessità, per punire elementi scomodi politicamente, come fu per il regista Sergej Paradžanov (Tbilisi 1924-Erevan 1990) negli anni ’70. Un “sottobosco” che, ricorda Piretto, era assolutamente trasversale e si connetteva ed espandeva con il passaparola e i contatti personali: “Se si conosceva la persona giusta, si poteva anche essere invitati a una festicciola nella dacia del funzionario di partito di turno”. Naturalmente le cose andavano meglio nelle metropoli dell’impero come Mosca, Leningrado, Kiev, dove occasioni d’incontro si avevano anche all’aperto (parchi e giardini) o in toilette e bagni pubblici (le celebri “bani”). Ricordo io stesso, nei primi anni ’80, a Mosca, i cessi sotto le mura del Cremlino, all’angolo fra Piazza del Maneggio e Piazza Rossa, in cui succedeva di tutto. Non meno leggendaria era una “banja” a pochi passi dalla Lubjanka, la sede del Kgb, ma praticamente quasi ogni banja offriva, nella penombra dei bagni di vapore, possibilità di approcci con finalità di sesso da consumare in loco oppure, soprattutto in estate, ospitati in una komunal’naja (abitazione in condivisione), approfittando dell’assenza di moglie e figli, e spesso anche dei vicini di appartamento, che trascorrevano in genere le vacanze nelle dacie fuori Mosca. Come le tre scimmie sagge, sembrerebbe che ancora oggi i gay russi – per una sorta di riflesso condizionato “introiettato” nei decenni difficili del regime comunista – continuino a non voler vedere, sentire o parlare di se stessi. E le disastrose prove di gay pride di Mosca tentate da coraggiosi ma sparuti drappelli di militanti, braccati dalla milizia, dai talebani dell’ortodossia religiosa e dai naziskin, confermerebbero questa triste visione. A guardare attentamente il diavolo però non è così brutto come lo si dipinge. Innanzitutto, si sta consolidando, seppure con un po’ di fatica, una “gay scene” notevole, anche se certo non ancora all’altezza di una megalopoli di 11 milioni di abitanti (più, si dice, almeno un altro milione di “gastarbeiter” e clandestini provenienti dalle altre repubbliche della Federazione Russa e dell’ex Urss). In secondo luogo, qualcosa sta cambiando anche nella percezione generale, anche se certo ci vorranno anni prima che la situazione possa avvicinarsi a quella europea. In terzo luogo, un movimento gay in Russia esiste ed è più consistente di quanto la scarsa presenza di gay locali alle parate dell’orgoglio omosessuale non lasci immaginare. Nonostante la sensibilità e la coscienza politica facciano fatica a crescere, o quantomeno a manifestarsi apertamente, la scena gay in compenso si consolida e si espande incessantemente, in linea con la generale tendenza che da qualche anno sta trasformando la grigia e tetra ex capitale dell’Impero del Male in una metropoli decadente e raffinata. Jurij Lužkov, il sindaco omofobico che qualche anno fa ha equiparato l’omosessualità al satanismo impedendo con la forza i gay pride, d’altro canto ha contribuito a trasformare Mosca in una città inedita, che pian piano prende il posto della malandata città settembre 2010 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ socialista, ancora visibile nei cortili fatiscenti, nei marciapiedi sconnessi, nei bazar improvvisati nei pressi delle stazioni e nei lunghi sottopassaggi pieni di chioschi che vendono di tutto un po’ e che ricordano l’Asia più che l’Europa. Durante il suo governo è stata rifatta – pur tra le polemiche – la piazza del Maneggio, tramutata nel vero cuore della città, con panchine, fontane, sculture ispirate alle fiabe russe, e i suoi tre piani sotterranei di negozi e boutique di lusso. Durante il suo mandato è avvenuta anche la ricostruzione della chiesa del Salvatore (khram Spasitelja) distrutta ai tempi di Stalin, così come di centinaia di altre chiese, ormai in gran parte (circa 700) riedificate. Non solo chiese e centri commerciali spuntano come funghi in questa Mosca frenetica che ha una fretta dannata di recuperare il tempo perduto, ma anche riconversioni di spazi industriali in luoghi espositivi, di studio e di intrattenimento. Valga per tutti il Vinzavod (4-y Syromjatnicheskij pereulok 1, metro Kurskaja), ex stabilimento per la produzione di vino oggi divenuto un polo culturale molto cool con gallerie di fotografia e arte contemporanea, negozi con creazioni di giovani artisti, cineclub, libreria e un piacevole caffè, il Curcum (pronuncia: tsurtsum) dove mangiare e bere qualcosa in un’atmosfera gay friendly. Stessa atmosfera rilassata e tollerante che ritrovate allo Strelka (“freccia”) annesso all’Istituto di Media, Architettura e Design: affacciato sulla Moscova dirimpetto alla chiesa del Salvatore, questo spazio moderno e funzionale aperto un paio di mesi fa è subito divenuto un must fra la giovane intelligencija moscovita: deliziosa la terrazza riparata da una selva di ombrelloni (Bersenevskaja nab. 14, metro Kropotkinskaja). In Russia non è ufficialmente in uso l’espressione “gay friendly”, nel senso che nessuno lo metterebbe per iscritto, dato il momento, diciamo così, poco favorevole ai gay. Va però detto che nella sostanza esiste e in pratica sono numerosi i locali in cui una coppia di uomini o di donne si può sentire a proprio agio. Attenti, però: meglio evitare esibizionismi, abbigliamenti e manifestazioni troppo spinte, se non si vuole incorrere nella sgradevole reazione di qualche becero di passaggio. Oltre al Curcum e allo Strelka, segnaliamo anche il City Space, al 34 piano dello Swissôtel Krasnye Holmy (Kosmodamianskaja nab. 52, metro Paveleckaja), con piatti internazionali, cocktail fra i migliori di Mosca e un panorama mozzafiato della città. Nell’intero Swissôtel del resto l’orientamento sessuale degli ospiti non sembra avere la minima importanza: non essendoci ancora a Mosca hotel apertamente gay, questo hotel 5 stelle può essere un’ideale soluzione di pernottamento: in una zona tranquilla al di là del fiume, abbastanza vicino al Cremlino e ai musei più importanti. Altra avvertenza: in Russia (e Mosca non fa eccezione), la parola “vicino” ha una valenza diversa rispetto alla nostra, come si conviene del resto a un paese che vanta la superficie più vasta del mondo. Quindi, quando vi si dice che un locale è vicino a una certa stazione del metro, mettete in conto che potrebbe esserci da scarpinare anche per uno o due chilometri! Perciò, lasciate a casa i tacchi a spillo e indossate solo scarpe supercomode da trekking, a meno che non decidiate di noleggiare un’auto o farvi scarrozzare da un taxi. A Mosca scordatevi anche la movida. I pochi locali gay sono sparsi ai quattro angoli della città, a distanze tali che, pur servendovi della fitta, frequente e velocissima rete della metropolitana, in una sera non riuscirete a vederne più di uno o due, tanto più che in genere aprono dalle 22 o 23 e cominciano a funzionare a pieno ritmo non prima dell’una, proprio quando il metro termina le corse. Dopo di che, se non siete con amici locali automuniti, non resta altro che il taxi. State attenti anche ai taxi: costano (come ogni cosa a Mosca, che si contende con Hong Kong la palma di città più cara del mondo), ma ancora più salati possono essere quelli illegali che spesso stazionano fuori dai locali. In questo caso, oltre a spendere cifre da capogiro si può 03 PRIDE · settembre 2010 anche rischiare di essere picchiati e derubati (di rado, ma pare succeda). Perciò la soluzione migliore è chiamare col cellulare (comprate una sim card russa, quella base vi costerà non più di 5 euro) il concierge del vostro hotel e farvi mandare un taxi da loro. Altrimenti, arrivate nel locale prescelto entro l’una, passatevi la notte (quasi tutti chiudono fra le 5 e le 6 del mattino) e tornate con il primo metro del mattino, che riprende il servizio alle 5:30. Alla luce di quanto detto, non c’è quindi da stupirsi se talvolta i ritrovi gay sono difficili da trovare, privi di insegna o con sulla porta una targhetta minuscola e invisibilie da lontano. Armatevi quindi di buona pazienza e non mollate, anche se al numero indicato sembra non esserci nulla: spesso il locale è nascosto nel cortile, dietro l’edificio o in un edificio secondario. Per ragioni analoghe, la gay scene moscovita è estremamente mobile. I locali cambiano spesso indirizzo, probabilmente quando il terreno comincia per qualche motivo a scottare sotto i piedi. Perciò, prima di mettervi in moto, ricontrollate sempre le informazioni su www.gay.ru, un ottimo sito in russo e in inglese. Scomparse ahimè le “bani”, ossia i bagni di vapore d’epoca socialista, al loro posto sono sorte un paio di saune gay che non sfigurerebbero in alcuna città dell’Europa occidentale. La Majakovka Spa è la più glamour e confortevole, oltre a essere centralissima, a pochi passi (in questo caso, davvero) dalla stazione del metro Majakovskaja e dalla via dello shopping moscovita per antonomasia, la Tverskaja. Celata in un cortile interno dell’Oružejnyj pereulok 13, str. 2, dietro la porta, segnalata solo da una bandierina arcobaleno, vi attende la prima sauna in stile occidentale di Mosca, con hammam, jacuzzi, saletta video, bar e ampio spazio dark con accoglienti e linde cabine dove ruzzare in santa pace. La sauna gay più antica di Mosca è però la Voda (“acqua”), un po’ fuori mano ma anche più ruspante e labirintica della Majakovka, e perciò per i miei gusti più interessante (Bolšoj Savvinskij pereulok). Nel bar, oltre a birra e le solite bibite internazionali, trovate anche un ottimo kvas alla spina, la tradizionale bevanda dissetante a base di acqua, pane nero fermentato, miele e spezie. Per chi ai bagni e al kvas preferisse i cocktail e l’adrenalina delle piste da ballo, le opzioni più vicine agli standard internazionali, nel bene e nel male, sono due locali storici. Il Duša i Telo (Anima 02 04 43 ATTUALITÀ + CULTURA 06 05 e Corpo) si vanta di essere il più antico locale gay di Mosca: due piste da ballo, quattro bar, immancabili darkroom e perfino una sala biliardo (Kuusinena ulica 19A, metrò Poležaevskaja, zona ovest della città). Dalla parte opposta, a est del centro, si è trasferito di recente il suo maggior concorrente, il Tri Obez’jany cui si accennava all’inizio (Nastavniceskij pereulok 11, str. 1; metrò Chkalovskaja). Stessa proprietà del Voda, Le Tre Scimmie pare invece essere il club gay più grande di Mosca: tre piani, tre bar, ristorante, aperto dalle 22 alle 7 (mentre al Duša i Telo si folleggia “solo” dalle 23 alle 6). Le fanciulle possono dal canto loro scatenarsi all’Udar (Olimpijskij prospekt 16, metro Krasnye Vorota o Komsomolskaja), il più grande club lesbo della Russia, di cui si dicono meraviglie. Un caso a parte è il Propaganda, uno dei locali-leggenda di Mosca, nel centrale e antico quartiere di Kitaj Gorod. Misto durante tutta la settimana, ma ufficialmente glbt la domenica dalle 22 all’alba, vi si viene solo per ballare seriamente: niente commercial, ma solo techno e deep house di qualità, e pubblico molto giovane. Scenografia industriale (mattoni e ponteggi) e un solo bar, ma efficiente. Gli amici del posto sostengono che la musica e i cocktail non sono più quelli di una volta, ma in mancanza di alternative più valide resta un punto fermo delle notti moscovite (7 Bolšoj Zlatoustinskij pereulok, metro Kitaj-Gorod o Lubjanka). Ambienti forse un po’ provinciali, ma anche più autentici, sono offerti dal 911 (o Cifry) e dall’El’f Cafe, due piccoli disco-bar, dove ci si può ancora immergere in simpatiche atmosfere d’antan. In posizione piuttosto centrale (Glinišcevskij pereulok 3, metro Puškinskaja), anche il 911 Cafè è annidato nel cortile, ma subito a destra: un paio di salette nel seminterrato, tranquillo, ottimo per bere e mangiare qualcosa prima della sauna o della discoteca, anche se potreste passarci anche tutta la notte: il 911 infatti è aperto dalle 16 alle 6 del mattino, e nei weekend si balla anche. L’El’f Cafe si trova “vicino” al metro Belorusskaja, dirimpetto all’hotel Soveckij. Se è la sera giusta, è frequentato da una simpatica e varia umanità (dai trans alle donne biologiche, dagli orsi alle secche gazzelle manierate) con tanta voglia di stare insieme ed esibirsi in un’atmosfera familiare, quasi da bar di quartiere. Di giorno è un normale caffè-tavola calda per gli impiegati dei dintorni, dopo le 20 diventa gay bar ma si anima davvero, come tutti i locali di Mosca, non prima di mezzanotte e resta aperto fino alle sei. Come si vede, non si tratta certo di una scena gay degna di una metropoli di tali dimensioni. Tuttavia, l’impressione che si ha è che a Mosca anche il mondo glbt sia in una fase di fermento 44 e di crescita. Quest’anno la manifestazione del gay pride – pur contando come al solito forse più fotografi e giornalisti che attivisti – comunque si è tenuta e i manifestanti sono riusciti anche a srotolare una lunga bandiera arcobaleno e a sfilare con cartelli e scandendo slogan (YouTube: http://tiny.cc/74zv2 e http://tiny.cc/dul5x) per qualche decina di minuti. L’impresa stavolta è riuscita non perché sia mutato l’atteggiamento delle autorità, ma solo perché il movimento ha adottato una tecnica da guerriglia, diffondendo false informazioni sull’ora e il luogo del raduno e poi manifestando altrove e in un altro momento. Nonostante le immagini che da cinque anni fanno il giro del mondo trasmettendo l’impressione che il movimento glbt in Russia conti solo quattro gatti battaglieri ma braccati e senza seguito, va detto che non è così. Il movimento è più esteso di quanto i gay pride lascino immaginare, soltanto è molto frammentato e diviso circa le strategie da adottare, e la maggior parte dei militanti di questa nebulosa ancora semiclandestina è convinta che la situazione non sia matura per intervenire all’esterno. In questo momento, sostengono, i gay pride capeggiati da Nikolaj Alekseev rischiano di fare solo danni, suscitando più avversione che simpatia, sia fra le fila più aperte e progressiste dell’opinione pubblica, sia fra gli stessi gay. Molti credono che si debba prima consolidare le proprie fila, fare lobby e preparare il terreno perché le nuove generazioni – quelle nate dopo la caduta del regime sovietico che il famoso paragrafo antiomosessuale abolito nel 1993 lo conoscono solo per sentito dire – possano entrare nella vita adulta con la testa ormai così sgombra da pregiudizi da non avere più paura di uscire allo scoperto. Basta andare al Propaganda la domenica sera per vederli, questi ragazzi, e rendersi conto che appartengono davvero a un altro mondo. In ogni caso tutti sembrano concordi nel dire che non passeranno decenni, ma solo qualche anno prima che questa rivoluzione avvenga. Igor Petrov, capo della Rete glbt russa, assicura che nonostante le apparenze e le difficoltà, la situazione dei gay e delle lesbiche in Russia sta migliorando molto rapidamente. Del resto, è sufficiente andare nei locali, nelle discoteche, nelle saune o nei luoghi di battuage all’aperto o nelle spiagge sulla Moscova, nei negozi più o meno ufficialmente rivolti a una clientela gay (fino a qualche anno fa impensabile in Russia) per rendersi conto che appena sotto la superficie ferve una vita omosessuale affollata e tranquilla, per niente intimidita e spaventata, che aspetta solo il momento giusto. “Qualche anno fa non eravamo affatto sicuri che in Russia esistesse un movimento lgbt,” dice Marija Sabunaeva dell’organizzazione Gender-L, “oggi siamo sicuri che esiste, e per noi questo non è affatto poco”. Insomma, l’ex capitale dell’Impero del Male, grigia e cupa, negli ultimi 5 anni è cambiata più profondamente che nei precedenti 50, e sta diventando una delle metropoli maggiormente votate al consumo e al divertimento, una città che vive di giorno e di notte, senza posa. Non solo locali, club, saune, discoteche, ma anche negozi di ogni genere (finanche di calzature) aperti 24 ore su 24. Perfino la mafia violenta che aveva fatto pessima pubblicità a Mosca negli anni ’90, ormai sembra essersi incivilita, forse capendo che il business si fa meglio senza terrorizzare locali e turisti con bombe e sventagliate di kalashnikov, ma organizzando con professionalità e discrezione prostituzione, spaccio di droga, pornografia e affari simili. Guai perciò a lasciarsi spaventare da informazioni e immagini amplificate dai mass media e dalla lontananza. Mosca, anche per i gay, vale assolutamente una visita. Oggi. Senza aspettare gli effetti “benefici” delle parole, tutto sommato sorprendenti, di un cultore del machismo come Putin, che un po’ di tempo fa, riferendosi pare proprio ai gay, avrebbe dichiarato di rispettare la libertà in tutte le sue forme. O senza aspettare che Jurij Lužkov si incivilisca o non venga rieletto alle prossime elezioni. È solo questione di tempo, perché quelli che contano davvero in Russia (oligarchi, imprenditori, mafia) prendano coscienza che il mondo gay rappresenta anche un succulento business e comincino a proteggerlo e blandirlo come si conviene. Perché in Russia, caduto il comunismo, ormai si crede solo al dio denaro. E se fra qualche anno la città omofobica di Jurij Lužkov si tramuterà come per magia in una delle capitali gay mondiali, la cosa non ci stupirebbe, conoscendo la natura appassionata e la capacità di bruciare le tappe dei russi. E allora, chi vuole fare colpo sugli amici che continuano ad andare nelle solite Barcellona, Berlino, Rio o New York, cominci a partire in avanscoperta al grido cekhoviano di: “A Mosca, a Mosca!” 01 02 03 04 05 06 Il monumento a Minin e Požarskij sullo sfondo di San Basilio La stazione del metro Majakovskaja I grandi magazzini GUM nella Piazza Rossa La Moscova e il Cremlino dal Patriaršij Most Nikolaj Alekseev fermato dalla milizia al gay pride del 2006 L’ingresso della sauna Mayakovka Spa settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 45 ATTUALITÀ + CULTURA THE RADIANT BABY Keith Haring, uno dei pittori più importanti della seconda metà del ‘900, moriva 20 anni fa di Aids poco dopo aver realizzato in Italia il suo ultimo capolavoro pubblico. Ritratto di un genio sfaccettato e troppo spesso censurato. TESTO — MARCO ALBERTINI · [email protected] Keith Haring fu al contempo un artista di fama mondiale, un attivista gay socialmente impegnato e un uomo d’affari. Una combinazione simile, probabilmente, si poteva creare in un unico decennio, gli anni ’80 del secolo scorso, in un unico paese, gli Stati Uniti d’America, e in un’unica metropoli, New York City. Difatti, in questa medesima combinazione geografica e temporale si assiste alla nascita di Madonna, grande amica di Haring, che presenta a proprio modo medesime caratteristiche: pop star, icona gay planetaria, businesswoman di perdurante successo. La filosofia di Haring è racchiusa in una frase all’apparenza semplice che scrisse nei suoi diari nel 1978, all’età di 20 anni, quando ancora era lontano dal pensare che sarebbe potuto diventare un artista affermato: art is for everyone, l’arte è per tutti. Alla fine del 1989, pochi mesi prima di morire, Haring era un divo di prima grandezza. Idolatrato in Giappone come un mito, ammirato e stimato in Europa, 46 sostanzialmente snobbato e detestato negli Stati Uniti. ”Mi chiedo se il mondo dei musei mi accoglierà mai così, o se scomparirò con la mia generazione” annota, perché non gli si perdonava di aver infranto e capovolto le regole del gioco, essendo diventato conosciuto e amato dal pubblico partendo dal basso ed evitando la selezione dell’elitario mondo dell’arte. Haring sviluppò un amore per il disegno in giovane età grazie a suo padre che gli insegnò i primi rudimenti del fumetto, e influenzato dalla cultura per l’infanzia dell’epoca come i libri di Dr. Seuss, Walt Disney e altri eroi delle animazioni televisive. In famiglia si notò presto la sua propensione artistica e l’arte fu un interesse centrale durante la sua adolescenza ribelle e sperimentale, con consumo di droga e alcol e viaggi in autostop in giro per il paese. A San Francisco, con la frequentazione della Castro Street, inizia a manifestare il proprio orientamento omosessuale. Nel 1978 lascia Kutztown, la piccola città di provincia della Pennsylvania dove abitava, per trasferirsi a New York dove si iscrive alla School of Visual Arts. È il secondo tentativo di intraprendere un percorso di formazione “regolare” nel campo dell’arte, ma come il primo subito dopo il liceo, la Ivy School of Professional Art a Pittsburgh, sarà abbandonato per continuare uno strenuo apprendistato personale a base di libri, visite a mostre e riflessioni su tutti gli stimoli che ne riceve. Se Haring a scuola sperimenta la performance, i video e fa installazioni, è alla pratica del disegno però che resta fortemente legato, iniziando a perfezionare quel tratto distintivo che lo renderà riconoscibile a prima vista. Nel 1980 si accorge dei fogli neri opachi che coprono le pubblicità a cui è scaduta la tassa di affissione nei corridoi delle stazioni della metropolitana. Sono una specie di lavagna che gli permette di comunicare con un pubblico ampio, popolare nel senso che quasi di sicuro non mette mai piede né in una galleria d’arte né in un museo, né regolarmente né probabilmente mai. Per cinque anni produce centinaia di questi subway drawings, facendosi multare ripetutamente e persino arrestare per atti di vandalismo. La gente però inizia ad accorgersi di lui, e la sua arte semplice e simbolica diventa una compagnia familiare per i pendolari che vanno in ufficio, tanto che qualcuno inizia a strappare i disegni per portarseli a casa. Altra svolta epocale della sua carriera è l’incontro personale con Andy Warhol, a cui fu legato da amicizia sincera e profonda e che considerava il suo maestro. “La vita e il lavoro di Andy hanno reso possibile il mio lavoro. Andy aveva stabilito il precedente che rende possibile l’esistenza della mia arte. È stato il primo vero artista pubblico in senso globale”. Eppure, sotto certi aspetti, l’allievo supererà il maestro in molti sensi. A differenza di Warhol, sarà un omosessuale pubblicamente dichiarato e nel momento in cui si scoprirà sieropositivo diventerà un attivista che lotta in prima linea insieme ad Act Up, rilasciando al riguardo un’intervista choc per l’epoca alla rivista Rolling Stone nel 1989. Nel 1982 alla Tony Shafrazi Gallery a SoHo tenne settembre 2010 · PRIDE CULTURA + ATTUALITÀ la sua prima mostra personale e niente fu più uguale a prima. Come dice Madonna nella biografia ufficiale di Haring: “ll lavoro di Keith iniziò nelle strade e attirò l’attenzione delle stesse persone che si interessavano a me: soprattutto neri e ispanici, persone con un basso reddito e un background umile. (…) Keith è riuscito a portare nella cultura popolare alcuni elementi di quella che io chiamo Street Art, arte che faceva parte di una controcultura underground. Io feci lo stesso, portando al consumo di massa uno stile nato nelle strade”. Haring inoltre affronterà e rappresenterà i temi di attualità della sua epoca: dalla minaccia dell’annientamento nucleare all’oscenità dell’apartheid in Sud Africa fino all’orrore dell’Aids simbolizzato come un serpente. Anche la sua sessualità, inquieta e senza sosta, lascerà tracce inequivocabili nel suo linguaggio visuale ma, purtroppo, è rarissimo vederle nelle grandi mostre retrospettive che gli si dedicano. La sua produzione omoerotica, che rasenta la pornografia elevata ad arte, è quella che indubbiamente rappresenta la più grande e biecamente censurata pietra dello scandalo nel percorso artistico di Haring. Una rarissima testimonianza al riguardo sono i murales, tuttora visitabili, che dipinse nei bagni del Gay Lesbian Community Service Center nel Greenwich Village, a poca distanza da dove si trova un suo innocente murale dipinto sulla parete di una piscina pubblica all’aperto. Il terzo fondamentale capitolo della sua storia personale si può definire l’apertura del Pop Shop nel 1986, esperimento che esportò successivamente a Tokyo. È un negozio che permetteva a chiunque di sentirsi parte del suo mondo per pochi dollari, comprando magliette, poster, spille, magneti per frigorifero, giocattoli per bambini o, magari, uno dei quattro modelli di orologio a tiratura limitata che Haring disegnò per la Swatch. Pur non essendo tra gli esemplari PRIDE · settembre 2010 più quotati tra i collezionisti, il Modèle avec personnages con i suoi omini che ballano la breakdance al posto dei numeri delle ore è sicuramente paradigmatico di un intero decennio: plastica, colori vivi, moda e design per chiunque. Con piena benedizione del maestro, la lezione di Andy Warhol è stata superata e la pop art ha raggiunto la gente. In parallelo Haring è invitato a esporre e proporre la sua arte in tutto il mondo e su qualsiasi possibile mezzo: dalle vetrate della National Gallery of Victoria di Melbourne in Australia (distrutte per protesta, perché i suoi disegni appaiono come un insulto alla pittura aborigena) al muro di Berlino; dai tessuti per una collezione dello stilista Stephen Sprouse all’etichetta d’artista per gli snobbissimi vini Château Mouton Rothschild (inserendosi in una lista che comprende nomi del calibro di Picasso, Dalì, Cocteau, Mirò, Chagall, Kandinsky…); da un muro nell’ospedale per bambini del principato di Monaco (che gli varrà un’onorificenza ufficiale raramente concessa a chi non è monegasco da parte della principessa Carolina) a una Bmw della serie Art, la cui quotazione ha ora superato i 4 milioni di dollari. Nella lista è incluso un dirigibile che vola sopra Parigi, un casinò in Belgio accanto alle decorazioni originali di Réné Magritte, una giostra per un parco di divertimenti a tema in Germania, un invito a forma di disco inciso a 45 giri per una festa di compleanno della principessa Gloria von Thurn und Taxis, tanto per restare nel camp, e tanto altro ancora. Per quanto riguarda il nostro paese, è soprattutto il rapporto tra Haring e Milano che fu profondo, e non solo perché all’aeroporto, durante le soste tra una tappa e l’altra dei suoi giri intorno al mondo, vi incrociava la sua amica Grace Jones o magari Roy Lichtenstein. Fu alla galleria Salvatore Ala che nel giugno 1984 tenne la prima personale italiana, per cui disegnò apposta uno dei suoi più bei manifesti. Considerava il Plastic il migliore “club” europeo e sua fu la trasformazione radicale del negozio Fiorucci in Corso Vittorio Emanuele, di cui nel 1985 riempì di graffiti i muri, i mobili, i soffitti con colori fosforescenti. In un’intervista al mensile Stilearte del 2005, Elio Fiorucci racconta così quella esperienza: “Invitai Haring a Milano, stregato dalla sua capacità di elevare l’estemporaneità ai gradini più alti dell’arte. Egli diede corpo ad un happening no stop, lavorando per un giorno e una notte. I suoi segni ‘invasero’ ogni cosa, le pareti ma anche i mobili del negozio, che avevamo svuotato quasi completamente. Fu un evento indimenticabile. Io feci portare un tavolone, fiaschi di vino, bicchieri. La gente entrava a vedere Keith dipingere, si fermava a bere e a chiacchierare. Ventiquattr’ore di flusso continuo; e poi i giornali, le televisioni...” Keith Haring credeva che l’arte fosse capace di trasformare il mondo, poiché le attribuiva un’influenza positiva sugli uomini. Forse non è a caso che il suo ultimo capolavoro pubblico lo intitolò Tuttomondo ed è un coloratissimo murale di centottanta metri quadri sulla parete esterna del convento di Sant’Antonio a Pisa, in cui riproduce tutti i simboli che lo hanno reso celebre. Se Haring fosse vissuto più a lungo avrebbe sicuramente superato lo stile che lo rese famoso, e questa direzione è lampante nelle sue ultime opere su tela, ma a soli 31 anni si spense. Sicuramente da lassù, con il suo disarmante sguardo da bambino curioso, ci guarda e sorride. Haring con Madonna Haring con Grace Jones Foto di F. Boschi e G. Cardella 47 48 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 49 RUBRICHE Zig zag di Pigi Mazzoli [email protected] VOCI POSITIVE 01 01 Foto di Maurizio Cecconi 02 Campagna di Arcigay Bologna 50 02 Alcuni mi hanno chiesto maggiori informazioni su HIVoices, il laboratorio residenziale per uomini gay HIV+ di cui abbiamo parlato il mese scorso. Non è un gruppo di auto aiuto ma un incontro guidato da due formatori, una novità assoluta per l’Italia e si svolgerà dal 24 al 26 settembre. Rivolgo le domande direttamente a Sandro Mattioli, responsabile del Settore Salute del Cassero di Bologna che ha ideato l’evento. Inizio subito con una mia curiosità, visto che mi riguarda personalmente. Si parla anche di coppie sierodiscordanti, questo significa che sono ammessi eventualmente anche i propri compagni sieronegativi? Hai centrato in pieno uno dei punti sul quale abbiamo discusso a lungo con i formatori. Per il momento abbiamo convenuto che per questo primo step, primo progetto pilota, fosse meglio avere un target composto da sole persone sieropositive, che vivono quindi personalmente il problema. Tuttavia non è mia intenzione lasciare cadere il tema delle coppie sierodiscordanti che sarà sicuramente uno dei temi trattati nei prossimi laboratori, sempre che questo progetto abbia il successo auspicato. Secondo te, in Italia, in quanti siamo a dichiarare pubblicamente di essere gay sieropositivi? Come interpreti questo dato? È una domanda da un milione di dollari. Le persone fanno coming out quando si sentono pronte, quando raggiungono un buon livello di accettazione di se stesse, quando sentono che la società in cui vivono, l’ambiente che frequentano è pronto per una simile dichiarazione. Tutto questo ben raramente si verifica in Italia. Da noi una persona che vive con Hiv è ancora pesantemente soggetta a discriminazione sociale, spesso è isolata. Non è per caso che i sieropositivi si cerchino l’un l’altro, per esempio in chat dedicate, perché è fortissimo il bisogno di instaurare una relazione, sentimentale o amicale che sia, che non preveda la “confessione” del proprio stato sierologico che, ancora oggi a oltre 25 anni dall’inizio dell’epidemia, è vissuto in modo traumatico. Pertanto sono pochissime le persone sieropositive visibili. Per quanto riguarda i gay sieropositivi quello che ho detto sopra è doppiamente vero, in senso letterale. Un omosessuale in Italia è già soggetto ad una serie infinita di possibilità, tutt’altro che remote come sappiamo, di discriminazioni: può avere problemi in famiglia, con gli amici, subire discriminazioni sul lavoro, essere additato, deriso, isolato, o peggio picchiato o addirittura ucciso. Abbiamo leggi o diritti che valgono solo se sei eterosessuale e così via, cose che sappiamo. Una situazione non certo piacevole che, nel caso di gay Hiv+, va moltiplicata per due, perché lo stesso film si ripropone anche per quanto riguarda lo stato sierologico e, questa volta, spesso anche all’interno della comunità omosessuale. Io sono dieci anni che ho trovato in Franco, il mio fidanzato, tutto il mio mondo. Tu che per il tuo ruolo sei più in contatto con persone che frequentano luoghi di incontro casuali, mi sai dire se lo stigma è ancora elevato come allora o se adesso, davanti a un sieropositivo che lo dichiara, la gente ha smesso di scappare? Esiste ancora nei locali quel servizio di intelligence chiamato “radio serva” che cerca di sputtanare sieropositivi e presunti tali? Se sì, come ci si può difendere secondo te? Negli “incontri” occasionali, ammesso che si parli di qualcosa, il tema centrale non è certo l’Hiv. Ovviamente non si può generalizzare, ma spesso la paura del contagio, l’ignoranza sui temi del contagio e della prevenzione e anche certa pubblicità sottesa a porre dubbi (infondati!) sulla reale sicurezza del sesso protetto, fanno si che molte persone vengano prese dall’ansia, che solitamente non aiuta l’erezione, e lasciano perdere. Non stupisce che buona parte delle persone sieropositive non rivelino il proprio stato in queste occasioni da una botta e via. È auspicabile che pratichino sempre sesso sicuro, che, in caso di problemi, dicano di essere Hiv+ e si offrano di accompagnare il partner sessuale in un centro clinico per la Pep, ma non è pensabile che rivelino lo stato sierologico a prescindere. Sanno bene che tornerebbero a casa ancora più depressi. Quanto al servizio di intelligence “radio serva”, in parte è ancora presente. È uno dei motivi che spesso mi costringono a parlare con le persone neodiagnosticate ovunque tranne che al Cassero. Qualcuno lo dice apertamente: “Se mi vedono, non scopo più”. L’idea del laboratorio e le altre iniziative in programma, vogliono cercare di incidere concretamente nel modificare questa mentalità. Noi stiamo lavorando per far sì che l’Hiv venga sempre più considerata un’infezione come le altre. Piano piano le cose stanno cambiando e sono fiducioso per il futuro. Grazie ancora a Sandro Mattioli e all’Arcigay per questa e per le tante altre iniziative mirate per i gay sieropositivi. La pagina informativa si trova su www.casserosalute.it, le iscrizioni si chiudono il 10 settembre. settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 51 ...SE NON SEI MAI VENUTO...FALLO... TUTTO PER LA COPPIA MODERNA... COMODO PARCHEGGIO MASSIMA PRIVACY, BANCOMAT E CARTE DI CREDITO ANONIMI (cioè non compare la scritta SEXY SHOP) SECRET PARADISE Via XX Settembre, 43 37014 CAVALCASELLE - SS11 Tel. 045 - 64.02.471 A 5 MIN. DA TUTTI I PARCHI DI DIVERTIMENTO DEL GARDA A 2 MIN. DALL’USCITA DELL’AUTOSTRADA DI PESCHIERA DEL GARDA ORARIO CONTINUATO DALLE 10:00 ALLE 20:00 DAL LUNEDI AL SABATO COMPRESI E TUTTE LE DOMENICHE POMERIGGIO PRIMA O POI Corso Milano, 51 37138 VERONA Tel. 045 - 81.87.000 C’EST LA VIE Viale Marconi, 130 25015 DESENZANO DEL GARDA (BS) A 5 MIN. 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ABITI IN ZONA ??... SCEGLI IL RUBRICHE Cinema di Vincenzo Patanè [email protected] DONNE-MOI LA MAIN L’inizio di Donne-moi la main (dvd Atlantide, con trailer e un’intervista al regista) è insolito: dei cartoni animati in stile manga, in cui vediamo un ragazzo, che lavora in una panetteria, che fugge via dal negozio insieme a un altro ragazzo, a lui molto somigliante, che lo è venuto a chiamare. Poi si passa al film. È una trovata del regista francese Pascal-Alex Vincent per dare una connotazione precisa al suo film, che vorrebbe ispirarsi ai manga, e per ricordarci come per anni ha lavorato nella distribuzione in Francia del cinema giapponese, la sua grande passione. Ne è nato un road-movie suggestivo, anche se ancora acerbo. Antoine (Alexandre Carril) e Quentin (Victor Carril) sono due gemelli, all’incirca di 18 anni, che decidono, all’insaputa del padre, di andare in Spagna al funerale della madre, che non hanno mai conosciuto. Per questo si incamminano, pur senza denaro, decisi a raggiungere la meta a ogni costo e con ogni mezzo di locomozione: a piedi, in autostop o in passaggi clandestini su treni merci. Il viaggio è contrassegnato da riflessioni, da dubbi, dalla fatica ma anche da litigi, che portano spesso i due a scontri fisici, anche cruenti. Molti i luoghi visti e tante le persone incontrate, come uno strano automobilista che dà loro un passaggio in cambio di chissà che cosa... Ma ci sono anche dei piacevoli incontri sessuali, con due ragazze oppure con Clémentine (Anaïs Demoustier), una giovane che li segue nella foresta, o con Hakim (Samir Harrag), che fa sesso con Quentin. Proprio quest’episodio porta alla separazione dei due fratelli. Alla fine però Antoine ritrova il fratello nel cimitero, in Spagna. Ma anche quest’emozione forte non muta il loro rapporto lacerato e rabbioso. Vincent è arrivato a questa sua opera prima dopo alcuni corti che gli hanno dato una certa notorietà e qualche premio, tutti incentrati sull’adolescenza, sull’identità sessuale e sui rapporti con i genitori. Proprio per uno di essi, Bébé Requin, si imbatté nel 2005 nei gemelli Carril, estremamente differenti fra di loro, nella vita privata legati visceralmente ma anche portati naturalmente allo scontro fisico. Da qui l’idea di una storia tutta per loro, strutturata su un viaggio, una cosa che di per sé scatena delle dinamiche tutte particolari; non a caso Vincent ha lasciato che sul set i due fratelli improvvisassero anche, mettendoci tanto di loro. Anche qui ritroviamo alcuni dei temi cari a Vincent – la gemellarità, l’identità e la differenza sessuale – a cui si aggiunge il viaggio, che vuole dare l’idea di un processo di iniziazione. Quentin e Antoine sono molto differenti: uno è abbastanza loquace, l’altro preferisce sfogarsi col disegno. Amano giocare e farsi scherzi e dispetti, ma poi spesso la cosa degenera in furiosi corpo a corpo. Non si capisce cosa ci sia dietro: tutto è poco chiaro, c’è troppo non detto e ciò fa sì che non si capiscano bene i comportamenti e gli umori dei due, c’è un rancore di base che sfugge allo spettatore. Lo stesso scopo del loro viaggio lo si sa di sfuggita, solo grazie a una domanda di Clémentine. Tutto ciò dà un taglio ben preciso: la trama non si sviluppa attorno alle psicologie dei due (che rimangono identiche dall’inizio alla fine) ma attorno al viaggio in sé. Ne risulta un film molto visivo, in cui ciò che conta è la bella inquadratura: la natura (filmata sempre con luce naturale), i paesaggi, i dettagli, come uno stelo d’erba o una lumaca. Questa ricerca di visualità include anche l’attrazione per il corpo maschile. Il film si perde infatti nella bellezza magnetica dei due fratelli e dei loro corpi, spesso intrecciati con la natura. C’è dunque una maniera di filmare di per sé omoerotica, a cui si aggiunge l’intrigante rapporto fra Quentin e Hakim, l’unica scintilla che dà una vera sterzata al racconto. Con una coda imprevista, che vede Antoine vendere il fratello per 100 euro a un tizio nella stazione (ma tanto poi Quentin non ci sta). Non è detto che Donne-moi la main (letteralmente “dammi la mano”) piaccia a tutti. A molti possono dare fastidio i silenzi e l’assenza di un vero racconto, nonché una certa banalità di fondo. Altri invece possono rimanere conquistati dalla bellezza delle immagini e dalla fisicità dei fratelli. Il titolo deriva dal refrain di un splendida canzone del 1963, Melocotón, di Colette Magny, una cantante adorata in Francia, anche per le sue posizioni politiche di sinistra. La canzone, dal testo un po’ misterioso, racconta di un fratello e una sorella perduti nella natura. Nel film fa una comparsa Fernando Ramallo, uno dei due ragazzini di Krámpack. DA NON PERDERE Tra i sette episodi di Vedo nudo (01 Distribution), diretto da Dino Risi nel 1969, tutti con Nino Manfredi, c’è una pietra miliare del cinema italiano a tematica gay: Ornella. È la storia di un impiegato romano alle poste (Manfredi), timido e schivo sul lavoro, che a casa ama vivere in abiti femminili. Da tempo corrisponde, con lo pseudonimo di Ornella, con un flemmatico ragioniere torinese (Enrico Maria Salerno), che un giorno viene a trovarlo a Roma. Dopo equivoci vari, la verità viene a galla ma sembra non scandalizzare più di tanto il ragioniere, che anzi sembra proprio a suo agio. Tipico prodotto del cinema a episodi, in voga negli anni Sessanta, Ornella è un piccolo capolavoro di grazia e intensità psicologica. Mai si era visto fino ad allora nel nostro cinema una figura di omosessuale così lontana da stereotipi e da pietismo: il protagonista non si lamenta, vive in un suo dignitoso equilibrio, accontentandosi di essere se stesso solo a casa, accanto alla sua gatta. Eccezionali i due protagonisti; Manfredi in particolare crea un ritratto pieno di umanità, con un’interpretazione dagli sguardi e vezzi tipicamente femminili. 52 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 53 RUBRICHE Teatro di Mario Cervio Gualersi [email protected] NAPOLI ALLA RISCOSSA 01 Emma Dante 02 Andrea De Rosa e Antonio Latella Non bastavano i tagli, adesso arriva pure la censura! A Milano l’assessore provinciale alla cultura, Umberto Maerna, ha fatto pressioni nel tentativo di cassare dalla selezione di “Invito a Teatro” (un’intelligente forma di abbonamento mirato sulle scelte dello spettatore) Orgia di Pasolini, in programma all’OutOff, e due spettacoli diretti da Renato Sarti del Teatro della Cooperativa, secondo lui poco consoni all’iniziativa per i contenuti immorali e scostumati. Tutto è poi rientrato, grazie 01 alla presa di posizione di registi e operatori milanesi, una volta tanto uniti, ma certo non è un bel segnale. Noi però guardiamo avanti e continuiamo a esplorare i cartelloni della prossima stagione alla ricerca di proposte di alto profilo e legate alle tematiche che ci stanno più a cuore. Dopo esserci occupati dei teatri del nord, questa volta ci soffermiamo su Napoli, la città che più di ogni altra ha saputo rinnovare il panorama teatrale dando credito a artisti giovani e ideando il Napoli Teatro Festival, evento che in poche edizioni è diventato una delle più importanti rassegne estive. Cominciamo dallo Stabile, diretto per il secondo anno dal regista Andrea De Rosa che per 02 lo spazio del San Ferdinando punta sulle nuove produzioni all’insegna della creatività e sperimentazione. Atteso il debutto di Emma Dante con La trilogia degli occhiali, composta da Acquasanta, Ballarini e Il castello della Zisa, che trattano rispettivamente di povertà, vecchiaia e malattia (dal 26/1 al 6/2/2011). Ritorna anche Mimmo Borrelli, dopo il premiato ‘Nzularchia, intreccio di malavita e sessualità, con La madre, di cui è autore, regista e interprete con Milvia Marigliano, originale versione del mito di Medea sotto il Vesuvio. La ricordiamo nei panni di Mary Stuart e Elettra: Frédérique Loliée darà voce alla poetessa Leslie Kaplan con Luisa è pazza (5-10/4). Quella di Antonio Latella che rivisita Molière da par suo in Don Giovanni, a cenar teco (1-6/3) è ben più di una semplice ospitalità. Il regista è stato nominato direttore artistico del Nuovo Teatro Nuovo di Napoli e, in una città divisa su tutto, lui e De Rosa hanno invece posto le basi di una collaborazione che, oltre a una pièce che ognuno mette in scena “a casa” dell’altro, porterà a una regia a quattro mani nell’ottobre 2011. Il progetto del nuovo sodalizio artistico riguarda Farsalia-La guerra civile, quella tra Pompeo e Cesare raccontata dal visionario poeta Marco Anneo Lucano. La sala del Mercadante è invece designata ad accogliere lavori per un pubblico più trasversale e spesso con interpreti assai popolari. È il caso di Enzo Moscato che presenta il suo spettacolo-concerto Toledo suite (1-27/2) e Peppe Barra che si cimenta con un classico di Raffaele Viviani, La musica dei ciechi (dal 26/12 al 9/1). Per la sua prima stagione alla guida del Nuovo Teatro Nuovo Latella ha scelto come filo conduttore il tema del fondamentalismo e infatti De Rosa curerà la regia di Tutto ciò che è grande è nella tempesta, scrittura di Federico Bellini, sui protagonisti della stagione del nazionalsocialismo tedesco a partire dal filosofo Martin Heidegger (1520/2 e 12-17/4). Il progetto della stagione è composto da 18 spettacoli, 6 registi e una compagnia stabile di 6 attori. Ogni regista presenterà due spettacoli, un allestimento più impegnativo e un essenziale monologo. Uniti sotto il titolo Auguri e figli maschi! ci sono i sei monologhi diretti da Latella: i primi tre dalla valenza più politica, gli altri con un taglio più individuale e umanistico (4-10/10 e 2-8/5). L’ultimo, Caro George, interpretato da Giovanni Franzoni, riguarda un frammento della vita di Francis Bacon, il cui trionfo artistico e fallimento esistenziale si sovrappongono quando, alla vigilia della mostra che lo consacrerà nel mondo dell’arte, George, il suo amante e modello, si toglie la vita. Tra le altre produzioni ci sono Madame, ispirato a Madame De Sade di Mishima (5-6/11 e 12-13/3) e Guardami, riscrittura della vicenda di Salomè, a cura del regista Pierpaolo Sepe (21-23/1 e 5-10/4) che firma anche Atto senza parole e altri testi di Samuel Beckett (8-10/4). Di Latella è in tournée il Don Chisciotte, molto trasgressivo e nudo, con Massimo Bellini e Stefano Laguni, ospitato al teatro della Tosse di Genova (dall’1 all’11/12) che, sotto la direzione artistica di Emanuele Conte, annuncia la ripresa di Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche, di e con Filippo Timi (12-14/11). Mark Ravenhill è autore di Spara, trova il tesoro, ripeti, 12 brevi pièces dirette da Fabrizio Arcuri per Accademia degli Artefatti (16-19/12) e regista di A Life in 3 Acts, interpretato da Bette Bourne che porta in scena la sua vera vita di drag queen, costellata di pregiudizi razziali e sessuali, lacrime e sorrisi (14-15/12). IN CARTELLONE Benevento Città Spettacolo 2010. Dal 3 al 12 settembre un’intera città diventa palcoscenico e accoglie prosa, musica e danza selezionate dal nuovo direttore artistico Giulio Baffi. Luciano Melchionna è autore, regista e interprete di Dignità autonome di prostituzione, in cui 37 attori e attrici ricreano un bordello vecchio stile con le storie di chi ci lavora e dei clienti dai gusti variegati. Marina Confalone è la star e cura la regia di La Cenerentola maritata di Manlio Santanelli, Veronica Mazza debutta con The Bugs Benni show, su testi di Stefano Benni. Nuvole barocche è un noir per soli uomini proposto dalla compagnia Carrozzeria Orfeo. Al teatro Romano il Ballet National de Marseille e l’Orchestra e Coro del San Carlo di Napoli. Per il ciclo Letture Stregate intervengono Ottavia Piccolo, Elio Germano, Michele Placido, Toni Servillo e Rolando Ravello. (www. cittaspettacolo.it) 54 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 55 RUBRICHE Libri di Francesco Gnerre [email protected] PUPA PIPPIA COMING OUT Coming out. Venticinque storie per uscire dall’armadio Nutrimenti, Roma 2010 pp. 110, 12,00 € Il coming out è una pratica tanto poco diffusa in Italia che spesso si confonde con l’outing (dichiarare l’omosessualità di qualcuno che preferirebbe mantenerla segreta). Nel linguaggio giornalistico, nonostante i numerosi tentativi da parte della stampa gay, i due termini sono diventati sinonimi. L’errore linguistico non è casuale: da noi, come è noto, si è preferito, e spesso si preferisce ancora, rimanere nell’ambiguità, secondo il trito ritornello: “perché dirlo? Io sono essenzialmente una persona e il mio orientamento sessuale non deve interessare gli altri”. Ovviamente non è così, perché le leggi e la cultura in tutte le sue manifestazioni presuppongono che tutti siano eterosessuali. L’orientamento omosessuale non è previsto, a meno che non sia esplicitato o non ci si vesta come una drag queen. Non fare il coming out significa quindi fingere di essere eterosessuali e fingersi eterosessuale per un omosessuale è a dir poco stressante. Lo sanno bene i personaggi di questi venticinque racconti, che hanno deciso di essere se stessi, di smetterla di chiedersi con imbarazzo, o peggio, con angoscia: “Lo sanno?”, “Se ne saranno accorti?” o di continuare a recitare l’improbabile ruolo del macho, se sono gay, o di cercare disperatamente, se sono lesbiche, di correggere quella strana camminata alla John Wayne. Certo, dirlo non è facile. Il personaggio di uno di questi racconti, dopo averlo finalmente detto, si sente “come se avesse scalato l’Everest a mani nude”, un altro, quando crede che gli altri abbiano capito, vorrebbe “sprofondare negli anfratti più reconditi della terra”. E nemmeno basta dirlo una volta per tutte, perché il coming out è un processo che non si esaurisce con la dichiarazione in famiglia. Ogni volta che ci si trova di fronte a discorsi che hanno a che fare con la sessualità e l’affettività (succede in tutte le situazioni in cui si interagisce con gli altri, anche sul posto di lavoro) bisogna rinegoziare forme e modi di esplicitazione del proprio orientamento. Molti dei personaggi di questi racconti sono adolescenti, maschi e femmine, che lo dicono in famiglia, ma non mancano storie di adulti, come quella delle due donne che cercano di trovare il modo per parlarne ai rispettivi mariti o quella del cinquantenne che finalmente trova la forza di dirlo alla moglie e alla figlia per assaporare finalmente il piacere di vivere “senza più maschere”. Né l’esito è sempre scontato: alle storie che finiscono con una risata liberatoria, come quella dei due ragazzi che fanno coming out al matrimonio della cugina di uno dei due o quella della ragazza che cerca disperatamente di far capire alla cognata di essere lesbica (mentre l’altra pensa a chissà quali apocalittici disastri), ne succedono altre drammatiche come quella della ragazza che di fronte alla prospettiva di essere “curata” da uno psichiatra preferisce andarsene e lasciare la madre per chiedersi, molti anni dopo, se sia stato giusto “barattare una madre con la libertà di poter vivere la propria natura”: “Io non ho trovato ancora la risposta. E credo neanche lei”. Se insomma non sempre le cose vanno nella direzione che vorremmo e il coming out comporta traumi e rotture, sembrano suggerirci questi racconti, è un prezzo che bisogna pagare. Quasi tutti i racconti indagano la questione dal punto di vista dell’interessato, gay o lesbica, ma ce n’è anche uno in cui il punto di vista è quello di una madre che scopre casualmente che la figlia è lesbica. Anche in questo caso la narratrice sa trovare le parole per rappresentare lo smarrimento di fronte alla rivelazione, ma anche la sua forza liberatoria. Quelle di Pupa Pippia, al suo esordio nella scrittura, sono piccole storie, spesso risolte con leggerezza e ironia. Senza essere “militanti” sono come una ventata di freschezza liberatoria e rappresentano bene il passaggio dalla vergogna all’autostima per chi fa il coming out, ma anche la crescente consapevolezza degli altri, perché (e questo i gay e le lesbiche non dovrebbero mai dimenticarlo) fare coming out significa anche aiutare gli altri a capire, contribuendo così a mutare il contesto culturale. SEGNALAZIONI SEGNALAZIONI Paul Bailey, Le confessioni di Peter Smart. Autobiografia di un attore fallito, Playground, Roma 2010, pp.206, euro14,00 Un’originale autobiografia, fatta di tentativi di suicidio e di frustrazioni, dove il protagonista parla poco di sé e molto degli altri: una madre di una crudeltà inimmaginabile, un folle scrittore autore del più noioso libro mai scritto, un amico gay, compagno di scena e attore fallito, e altri bizzarri personaggi, cinici, grotteschi, stravaganti, divertenti, sempre carichi di una straordinaria vitalità. Matteo Bonini Baraldi, La famiglia de-genere. Matrimonio, omosessualità e Costituzione, Mimesis, Milano-Udine 2010, pp. 170, euro 15,00 L’esclusione dal matrimonio di persone gay e lesbiche può essere giustificata da un interesse pubblico preminente? La risposta che emerge dall’analisi puntuale del quadro giuridico italiano e straniero è negativa: il riconoscimento giuridico delle famiglie formate da persone dello stesso sesso non solo non pone in discussione i principi democratici sui quali si fonda la collettività, ma ne costituisce la piena attuazione. Il saggio del giurista Bonini Baraldi dimostra con chiarezza che il tema in questione non riguarda una minoranza, come molti si ostinano a credere, ma è un problema di democrazia che riguarda tutti. 56 settembre 2010 · PRIDE www.gothicsauna.ch VICOLO VECCHIO 3 CH - 6900 MASSAGNO LUGANO T +41 91 967 50 51 RUBRICHE Musica di Roberto Cangioli [email protected] REGGAE CONTRO L’OMOFOBIA Era ora. Non era mai successo, almeno in Italia, che un gruppo etero prendesse a cuore la lotta all’omofobia tanto da farne un manifesto da esportare all’estero. La band in questione è Africa Unite, una delle più longeve e famose formazioni di roots reggae italiane, che già in passato si era distinta nell’affrontare temi sociali quali la pena di morte e appoggiando associazioni umanitarie come Amnesty International. Tuttavia è con l’ultimo lavoro Rootz, uscito quest’anno, che il gruppo è tornato in maniera prorompente alle origini del political reggae, con temi di aperta denuncia, che si sviluppano lungo le tracce del disco: “È stata la peculiarità di Africa Unite fin dall’inizio. Molti temi trattati da Bob Marley non ci appartengono, abbiamo sempre preso le distanze in maniera netta da ogni risvolto mistico della sua poetica, la società dipinta nei suoi brani è lontanissima dalla nostra, a livello culturale e filosofico, ma è l’interesse nel descrivere e denunciare ciò che ti accade intorno che ci accomuna, questa la lezione che abbiamo imparato ed applicato al nostro tempo e al paese di provenienza”. Tra gli episodi che rispecchiano questa volontà spicca Così sia, canzone che prende una posizione forte nei confronti dell’omofobia e di alcune star del reggae che proprio in Italia trovano un grosso bacino d’utenza. Il testo affronta pregiudizi e tabù (“pensi sia malato affetto da un virus mortale, il moralismo genera violenza cieca non certo forza o virilità”), condannando le regole insensate e di parte (“omofobo perdente, il pregiudizio è falso e inutile, rispetta il tuo simile”), per costruire un futuro “che sia diverso dai frustranti cliché imposti ogni giorno, perché diversità non sia considerata colpa mai...”. Il gruppo esprime così un desiderio: “Vorremmo che il pubblico reggae capisse la necessità di schierarsi su queste tematiche proprio nel nome di quel rispetto tra popoli, razze, individui che spesso tutti citano superficialmente per poi ricadere nei più beceri tabù e luoghi comuni”. Gli Africa Unite si oppongono a quella (buona) parte di artisti giamaicani che invece hanno sempre mostrato un atteggiamento aggressivo verso gli omosessuali, tanto da farne una questione di intolleranza religiosa. È soprattutto a loro che il gruppo si rivolge quando in Così sia afferma: “Smettetela di combattere contro loro (i diversi), perché questa non è la vera Babilonia contro cui vi siete sempre scagliati, bruciate le vostre paure e i vostri fottuti idoli, liberate la vostra mente”. L’ignoranza e la paura del “diverso” che la fanno da padrone: “Da sempre si tenta di distruggere ciò che non si comprende, ma non c’è bisogno di andare in Giamaica per trovarsi di fronte a questa assurdità. La santa chiesa cattolica ha fatto e sta facendo ben di peggio”. I concetti sono amplificati dal video in cui viene rappresentato un mondo “al contrario”, popolato da coppie gay/ lesbo, in cui l’etero è il diverso che viene allontanato da tutti: “È una visione un po’ forzata, ma speriamo efficiente e diretta. La peculiarità dell’individuo risiede nella diversità e unicità della persona, che deve essere apprezzata e rispettata, qualunque essa sia”. Capito, Fabri? NOTE IN PILLOLE NOTE IN PILLOLE Christina Aguilera – Bionic Oltre a una indiscussa dote vocale Christina Aguilera ha dalla sua una buona dose di ironia: lo ha dimostrato parodiando, con un gusto che tracima trash, le sue colleghe ben più famose, Madonna, Gwen Stefani e Lady Gaga nel divertente video Not Myself Tonight. A sua detta i gay adoreranno questo album e non c’è da meravigliarsi che sia proprio così: Bionic miscela il meglio di Christina degli album precedenti con interventi d’autore quali Linda Perry, M.I.A., Ladytronic e Sia, che gli hanno conferito un tocco di magia. Janelle Monáe – The Archandroid Vogue l’ha definita “un tipo diverso di diva” e Attitude l’ha già traghettata nelle alte sfere del pop. Certamente il talento non le manca; soprattutto Janelle Monáe ha saputo aggiungere un tocco originale allla musica funk, conferendole un’aura orchestrale tale da evocare i grandi musical e le colonne sonore degli anni ’60. The Archandroid si annuncia come una delle realizzazioni più innovative e immaginative di quest’anno. Sicuramente farà breccia nelle nuove generazioni, e non solo. Ascoltare per credere. 58 settembre 2010 · PRIDE MALAFEDE IL LATO OSCURO DELLA CHIESA Numero SPECIALE da SETTEMBRE in Edicola SCANDALO PRETI PEDOFILI Le accuse delle vittime La risposta di Ratzinger Pub_pride.indd 1 PRIDE · settembre 2010 L’ambiguità dei Vescovi La crisi politica del Vaticano 23/08/10 10.48 59 RUBRICHE Vita notturna di Francesco Belais [email protected] Com’è che diceva quel proverbio? Fatta la legge trovato l’inganno… Già il popolo della notte in risposta alle norme antialcol si era adoperato con bottiglie di superalcolici, magari comperate nei supermercati e lasciate in macchina, per l’occasione trasformatasi in cambusa. Dal momento che si deve uscire per fumare, si esce anche per farsi un cicchetto e alzarsi lo spirito, in tutti i sensi. Adesso, la grande novità sono le bevande anti-sbornia di cui ultimamente è aumentata moltissimo l’offerta nei locali della movida notturna. Tali bibite, che rientrano nella categoria degli integratori a base di erbe e vitamine, promettono di abbassare il livello di alcol nel sangue, di mantenere svegli dopo un eccessivo consumo di alcol e di prevenire i postumi della sbornia. Ma i dubbi sul loro effettivo funzionamento in realtà sono tanti e la loro efficacia è tutta da dimostrare. Molti esperti stanno studiando la cosa e c’è il timore che sia tutta una rischiosa operazione di marketing. Insomma, se avete bevuto come delle pazze o vi siete fatte di tutto e di più, non affidatevi a questi rimedi, evitate di guidare, prendete i mezzi, il taxi, e ritornatevene a casa. Meglio un gran mal di testa il giorno dopo che non lasciarci la pelle. Uffa, sono già finite le vacanze e siamo tutti tornati in città. E va be’ ragazzi, dai, si ricomincia. GENTE DELLA NOTTE GIUSY CONSOLI Nata a Catania sotto il segno dei Gemelli, ma cresciuta a Milano, si trasferisce a Modena non appena maggiorenne per cominciare a vivere liberamente la sua vita di persona transessuale. Presto diventa una delle dj più famose del nostro paese. Fondatrice e dj resident del party Folies de Pigalle, indiscutibile madrina del mondo gay e musa di Enjoy Television, nell’estate 2010 ha creato il nuovo G Party e pubblicato la sua nuova traccia Get Higher Com’è che hai deciso di diventare una dj? Il vinile mi ha sempre attratto, lo adoro da sempre, compro dischi da quando ero piccina. Così ho cominciato a suonare in giro nei migliori locali d´Italia, con qualche incursione all’estero. Come hai imparato? Durante le mie feste, avevo assunto un bravo dj e lui mi ha insegnato. Ti senti più un animale notturno o diurno? Indubbiamente sono un animale notturno! Qual è la cosa più imbarazzante che ti è accaduta in una serata? Una volta sono andata a suonare in un locale, per fortuna vicino a casa. Quando sono arrivata nel parcheggio del club mi sono accorta di non avere caricato i dischi in macchina... Che figura! Qual è il tuo uomo ideale? Il mio fidanzato è perfetto. Cosa guardi in un uomo? La prima cosa che guardo sono le mani, poi... il resto è meglio non dirlo! Il posto più strano dove l’hai fatto? Ero a Capri con un’amica, volevamo vedere le famose grotte, così affittammo una barca e due fratelli si offrirono come marinai, ci accompagnarono e... Dove possiamo trovarti di notte? Spesso resto rinchiusa in studio lavorando a una nuova traccia, oppure mi rilasso guardando un buon film, altre volte sono su Facebook fino a notte fonda. Mi piace anche uscire, fare relazioni pubbliche nei vari locali. Fai serate da un sacco di tempo e con successo, non ti senti mai stanca, pensi mai di smettere? No, al contrario, più vado avanti più mi piace! Il mio lavoro e la musica sono la mia vita. Spero di andare avanti ancora per molto tempo. La crisi economica si fa sentire nel mondo della notte e dei locali? Certo che si nota, anche se penso che siano ancora più deleteri gli eccessivi controlli sulle strade. La gente ha paura a muoversi, molti locali stanno avendo problemi. Cosa pensi della scena gay italiana? Penso che da lì escano sempre i migliori creativi, in tutti i settori, dalla moda al marketing. Cosa pensi dei recenti attacchi di omofobia in Italia? Trovo assurdo e ingiusto qualsiasi atto violento. Tu sei mai stata discriminata nella società o hai subito attacchi di vario tipo? Più che discriminazione ho dovuto lottare contro l’invidia. Sono cosciente di attirare l’attenzione degli uomini e non solo. Mi sono abituata ad avere sempre gli “occhi addosso”. Un tuo messaggio alla comunità gay? Proteggetevi! Un preservativo in tasca non pesa ed al momento giusto ci salva la vita! A tutti!! PIATTI CALDI Giusy Consoli feat. Luca G – Get Higher (Serial Killer Vynil) Nuovo singolo della lady dj più famosa d’Italia, questo mese ospite della nostra rubrica: Giusy Consoli. Atmosfere anni ‘90, che riportano l’orecchio alle sonorità degli Snap e alla euro-house di inizio decade, con tanto di rap interpretato da Luca G. Fedele alla sua linea molto club e trendy, la versione magistralmente diretta e creata da Giusy (Giusy & Hozzy Andrew Remix) fa letteralmente saltare in aria. Bentornata Giusy! Benny Benassi, Kelis, Apl.De.Ap and Jean-Baptiste – Spaceship (D:Vision – Universal) Benassi è accreditato a livello mondiale tra i produttori di maggior profilo. Il dj italiano già vincitore di un Grammy è accompagnato in questo nuovo promettente progetto da un trio di fuoriclasse della scena pop, prima fra tutti la newyorkese Kelis, regina delle charts mondiali. Con loro il rapper Apl.De.Ap dal team dei Black Eyed Peas e il produttore Jean-Baptiste. 60 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 61 ATTUALITÀ + CULTURA MISTER GAY ITALIA 2010 Dopo numerose selezioni in tutta Italia, che hanno visto partecipare 250 aspiranti al titolo, sette finalisti si sono ritrovati il 20 agosto a Torre del Lago per conquistare la fascia e la possibilità di rappresentare il mondo glbt per un anno. Vincitore è Giuseppe Spatola, palermitano di 26 anni neolaureato in cinematografia, che ha dedicato la vittoria alla coppia gay cacciata da un bar di Viareggio nella notte tra il 19 e il 20 agosto da un carabiniere in divisa che ha visto i due ragazzi abbracciarsi. Giuseppe ha poi chiamato sul palco il fidanzato, presente nel pubblico, e si è lasciato andare a un lungo bacio simbolico. Altre tre fasce sono state assegnate dalla giuria: “Mister gay giovani” è stata assegnata al più piccolo dei concorrenti, il napoletano Emanuele Maringola di 18 anni e già volto di una campagna contro l’omofobia e del Gay Pride Nazionale 2010; “Mister gay convinto” è Daniele Montebelli, 27 anni di Rimini; il titolo di “Fidanzato ideale” è andato a Giuseppe Amato, 27 anni di Palermo. La kermesse è stata presentata da Fabio Canino e Paola Perego ed è stata organizzata dal portale Gay.it e Me2. Su Gay.it è stato votato on line il concorrente preferito che è risultato essere proprio il vincitore Giuseppe Amato! 62 settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 63 METROPOLI Metropoli www.prideonline.it ITALIA GAYDAR 23 Gaydar, il sito di incontri gay, lancia ora Gaydar23, un servizio che offre agli utenti tra i 18 e i 24 anni di accedere a tutte le funzioni in maniera completamente gratuita. Gli utenti che avranno i criteri richiesti usufruiranno di messaggi e visualizzazioni profili senza limite giornaliero, accesso alle foto e ai video. Questo servizio sarà presentato sabato 25 in occasione di “Europarty”, il party ufficiale di presentazione dell’europride 2011 presso il teatro Tendastrisce, www.europrideroma.com, che accoglierà la superguest dj Ana Paula e dove non mancheranno i due nuovi modelli della nostra campagna 2010/11. Per maggiori informazioni visitate il sito. www.gaydar23.com GAY-PARSHIP Se non ne puoi più di incontri occasionali, di non trovare nessuno o nessuna che ti faccia battere forte il cuore, gay-PARSHIP è il servizio giusto per te. Con circa 1 milione di iscritti è la prima e più importante agenzia europea on line rivolta a single omosessuali in cerca di una storia d’amore importante. Look accattivante, funzionalità sempre aggiornate, apertura internazionale si uniscono a sicurezza e privacy garantite. Per chi lo desidera c’è il coaching gratuito e l’Assistenza Clienti. Ma non basta: ti fa trovare davvero l’amore perché ti mette in contatto solo con persone con cui sei affine, con cui ci sono le basi per una vita insieme. Questo è possibile grazie al Metodo Parship: più di trent’anni di ricerche e un approccio scientifico per determinare chi è veramente giusto per una relazione di coppia armoniosa. Dati alla mano: oltre il 38% di chi si abbona trova realmente l’amore. La registrazione è semplice, gratuita e include il test di personalità: i risultati sono immediatamente disponibili, insieme a suggerimenti mirati per le proprie relazioni. prideonline.parship.it FESTIVAL DEI NUOVI TURISMI In Puglia dal 30 settembre al 3 ottobre anche il turismo glbt sarà protagonista del Festival dei Nuovi Turismi, che presenta novità, curiosità ed esperienze del nuovo turismo italiano: dal percettivo allo scambio casa, dall’econaturale al naturista ecc. Quattro giorni di armonia e impegno, nella magnifica location del Nova Yardinia di Castellaneta Marina. Ospiti Vladimir Luxuria, Alessio Virgili, Alessio De Giorgi, Paola Concia e, forse, Nichi Vendola. Animazione con La Wanda Gastrica, la taranta, il burlesque, tanto benessere, massaggi anche naturisti, parties per festeggiare il nuovo rappresentante di IGLTA in Italia. www.festivaldeinuoviturismi.org 64 PIEMONTE TORINO 011 SAUNA CLUB In pieno centro storico, il circolo privato 011 Sauna club offre 800 metri quadri di locale pulito e discreto con sauna finlandese, bagno turco, 400 metri quadri di labirinto malizioso, dark cabins, glory holes, sling rooms, cruising zone, maxi sala cinema, impianto tv a circuito chiuso per la sicurezza degli spogliatoi. Un’illuminazione soffusa e candele profumate creano un’atmosfera calda e protettiva in un tenue sottofondo musicale curato da un esperto dj. Una maxi vasca idromassaggio cromoterapeutica aromatizzata offre ulteriore benessere ai soci. Aperto tutti i giorni, il club è cruising bar di sabato e organizza naked party fino all’alba di domenica. I proprietari e il personale offrono cordialità e sicurezza, e con simpatia incoraggiano la conoscenza reciproca e l’amicizia. Con inusitata energia, inoltre, combattono l’eventuale mercificazione dell’incontro. Info: 011 284263 www.011saunaclub.it GARAGE CLUB Ampliato su due livelli con lounge bar, ristorazione, area fumatori, sala video, sauna finlandese con cromoterapia, vasca idromassaggio Jacuzzi, ambienti relax, bagno turco e climatizzazione. Novità giovani: ingresso gratuito per i ragazzi dai 18 ai 20 anni. Riduzioni per gli under 25, militari, forze dell’ordine, soci circolo Maurice, associazione GayLib e per gli orsi del sito www.superbear.eu con secondo e terzo ingresso gratuito per tutti. Sabato è “Bears day”, ingresso ridotto con consumazione per tutti i bear. Lunedì, mercoledì e venerdì dalle 22 il molto frequentato “Naked party”. Sabato sera “Predisco” con sorteggio ingressi omaggio e consumazione per Les Folies Scandal. Tutti i giorni, dalle 19 aperitivo offerto ai soci. Aperto tutti i giorni dalle 14 alle 2 (orario prolungato nelle serate naked). Info: 346 3006612 www.garageclub.it LOMBARDIA MILANO COCKETTE San Francisco, 31 dicembre 1969: con la messa in scena della loro prima performance, il gruppo di perfomers The Cockettes è ufficialmente nato. A cavallo tra la ribellione hippie anni ‘60 e l’attivismo gay di Harvey Milk, le “psychedelic drag queen” fanno della libertà la loro bandiera. Autoironia, stravaganza, glitter, barbe, stivali col tacco e muscoli: non ci sono regole nell’estetica e nelle performance delle Cockettes, che al grido di “Genderfuck!” hanno fatto la storia. A 40 anni dalla loro nascita, dalle ceneri di Moquette nasce Cockette Party, non una semplice serata in discoteca bensì un concetto in cui credere! La prima serata bear&friendly a offrire una varietà di pubblico e una selezione musicale alternativa alle solite proposte. Niente dresscode, no door selection, no tessere. Le nostre parole chiave sono electronic, techno, bear, queer, acid house, hetero-friendly, fag, punk, muscle, chubby, hairy, party! Apertura stagione invernale sabato 2 ottobre con special guest da Madrid dj Rude Taylor (Hot Bears, The Angel), Max_M (Cockette) e visual by Maivideo. Info: 345 4670794, 345 6054350 www.cocketteparty.com DEPOT Se volete divertirvi e provare qualche cosa di eccitante e provocatorio non potete perdervi i party “No id”, nudo integrale e viso completamente coperto dal passamontagna, uno degli eventi più riusciti e frequentati del nostro calendario, che si svolge tutti i martedì sera e il primo sabato di ogni mese. Altro appuntamento “strong” è quello del “Piss party” l’ultimo sabato del mese. Tanta gente, tre zone specificamente destinate al pissing e uno dei club più hard e caldi del panorama italiano. Vi segnaliamo anche il “Full fetish” party sabato 11 con rigorosa selezione all’ingresso in base ad abbigliamento e calzature. Non mancano i classici appuntamenti naked che trovate sul calendario e la riuscita “Bsex night” in cui proprio tutti possono provare una serata Depot! www.depotmilano.com ILLUMINED Tre piani di divertimento che vi aspettano in pieno centro di Milano, questo è Illumined! Al piano superiore ogni sera dalle 22 apre la “sala Fire” la naked area del locale. Il bar è aperto 24 ore su 24 e nel piano seminterrato la zona relax è sempre pronta, pulita e attrezzata con numerose e accoglienti cabine. Appuntamenti nella sala Fire dalle 22 a settembre sono venerdì 3 il classico appuntamento “Fist”, venerdì 10 “Masked” party, venerdì 17 “Dildos party”, venerdì 24 “Total naked” in tutto il locale. Ogni sabato nella sala Fire è serata “Naked”. Domenica sempre “Naked” dalle 20 tranne domenica 26 con lo speciale appuntamento “Fist” a partire dalle 15. L’ingresso è riservato esclusivamente ai soci Arcigay muniti di tessera e di proprio documento di identità. Cruising Illumined è in via Napo Torriani 12 (vicino alla Stazione Centrale). Info: 02 66985060 LA MESSA Sabato 11 il gruppo di promoter La Messa production festeggerà l’undicesimo anno di attività con un grande party. La location dell’evento è l’Amnesy disco di Lainate e il tema del party è “L’indiscreto fascino del peccato”. Special guest da New York Frankie Knucles accompagnato dalla fantastica voce della cantante Lisa Millet. Resident djs Roberto Intrallazzi, Paolo Berdelli, Biance e Gianni Palombo. Sabato 18 apertura di “Strong”, privé strictly gay in cui sarà presente anche una dark room per rendere l’atmosfera ancora più rovente. Ospiti della serata i dj Claudio Di Rocco, Nacha World, Nunzio Da Vinci. Sabato 25 in consolle i dj Walter S, Steve Mantovani e Supernova. Info: 347 4130373 www.lamessa.it METRÒ CENTRALE SAUNA Chi è rimasto a Milano durante l’estate ha potuto godere di tutti gli agi della Sauna Metrò Centrale. Non sono mancate le immersioni settembre 2010 · PRIDE zsallywood_def.indd 1 PRIDE · settembre 2010 29/07/10 18:47 65 METROPOLI nell’idromassaggio, l’abbronzatura con la nostra doccia solare, i massaggi rilassanti anche su appuntamento Se l’estate non è stata male ora si ricomincia: venite a trovarci per rilassarvi e trovare divertimento. Aperta tutti i giorni dalle 12 sino a tarda notte, a soli 500 metri dalla stazione. Domenica 5 e 19 offerto nella zona bar un ottimo buffet. Riduzioni under 26 e possibilità di abbonamento. www.prideonline.it Info: 02 66719089 www.metroclub.it Metropoli ONEWAY Rientrati dalle ferie? Il Oneway è pronto per partire con grandi novità. Sabato 4 “Happy birthday Giorgino dj”, ingresso speciale in lista 10 euro. Sabato 11 in console dj Max Morelli e la sua musica commerciale-house. Sabato 19 Giorgino dj con la sua adrenalina per una notte indimenticabile. Da venerdì 24 “Together Friday”, il Oneway apre tutti i venerdì dalle 23 con musica house by dj Dave TMB, ingresso unico 10 euro con 1 consumazione. Sabato 25 ritorna dj Max Morelli. Sabato ingresso 15 euro o in lista 12 euro. Info e liste: 02 2421341, 348 7424824, 345 7091435 (Angelo) www.onewaymilano.com STUDIO KNOW HOW Proprio accanto alla stazione Centrale lo Studio Know How è il più grande sex shop gay only in Italia che soddisfa ogni esigenza grazie al suo assortimento di dvd per ogni gusto, accessori fetish, leather, bdsm dei migliori produttori mondiali, gadget per un regalo divertente o per sentirsi più orgogliosi. In fase finale di costruzione il nuovo sito di e-commerce che vi permetterà di scegliere e acquistare da casa in tutta comodità e con la cortesia, la discrezione e il supporto di sempre. Info: 02 67391224 www.skhonlinemi.com BRESCIA FACTORY Aprirà a settembre a Ospitaletto un nuovissimo locale che farà molto parlare di sé. Significativa new entry nel panorama del nightlife lombardo e fortemente ispirato nello spirito e nel mood alla Factory di Andy Warhol, si propone come crocevia delle influenze musicali e del divertimento notturno. La programmazione è strutturata su quattro appuntamenti settimanali (lunedì, mercoledì, venerdì e sabato), ognuno caratterizzato diversamente per musica, ambiente e clientela. Cavallo di battaglia del Factory sarà il mercoledì con l’Extravaganza, party rivolto a un pubblico gay-trans-lesbo-etero, per un ambiente open, friendly, e di assoluta tendenza. Per l’inaugurazione di mercoledì 8 settembre ospite e madrina della serata Silvia Bugio dal GF8, accompagnata dal dj Thomas Dill from La Troya Asesina di Ibiza, che sarà affiancato da dj MaxB, dal vocalist Manuel Shock from Bolgia e dall’animazione from LaMessa Production. Altri ospiti alla consolle del mese di settembre, mercoledì 15 il Francesco Belais dj dai migliori gay parties di Milano e mercoledì 29 la mitica dj Bianca from LaMessa production. Info: 338 7460610, 328 4828471 www.factorydisco.it 66 NEW TRAP GENERATION Sabato 4 si riparte con “Black celebration”, music by Mr. Mads dj; sabato 11 “New York, New York nite” superfesta metropolitana con Luca Carrara dj; sabato 18 appuntamento fisso e imperdibile con gli Extralarge che presentano “Celebrity” con Fake dj e Mr. Mads dj; sabato 25 “Uomini addosso” con Luca Carrara dj. Sabato 2 ottobre inizierà la saga “Icon party” dedicato questo mese alla grandissima Raffaella Carrà. Info: 340 6857585 www.trapmad.it VARESE ZSA ZSA Lo Zsa Zsa diventa Zsallywood, un set cinematografico dove i più esibizionisti potranno partecipare ai cortometraggi video che saranno girati durante le serate. Situato nel cuore della città di Varese, il locale è curato, intimo ma non piccolo e sempre affollato di bella gente, perché siamo un punto d’incontro tra Svizzera, Piemonte e Lombardia. Da venerdì 10 ingresso libero entro le 23:30. Sabato disco night. Info: 3491734234 www.zsazsa.it VENETO VENEZIA OASI GAY Giovedì 30 alle 18 presso il Centro Culturale Candiani di Mestre, Vincenzo Patanè presenterà il suo ultimo libro: “Oasi gay – Miti & titani della cultura omosessuale e lesbica”. Assieme all’autore sarà presente Roberto Ellero, responsabile dell’Ufficio Cinema del Comune di Venezia. METRÒ VENEZIA SAUNA Rientri dalle vacanze e lo stress della città e l’inizio al lavoro già ti urtano? Vieni al Metrò Venezia per un bel massaggio rilassante. Il giardino estivo rimane aperto per continuare a stare fuori a bere qualcosa in compagnia di amici o di persone appena conosciute. Numerosi turisti, infatti, non perdono l’occasione di venire in sauna grazie alla vicinanza a Venezia e alla stazione di Mestre. Info 041 5384299 www.metroclub.it PADOVA DISCO RANDY Randy e TheBlock assieme presso new Love Disco! Randy è una nuova e ricca situazione commerciale sapientemente guidata dai dj Roby Ronkini, Jack e Killer con animazione, ospiti e coreografie spettacolari. Il tutto in una nuova spaziosa sala! In simbiosi continua la grande house del Block Group accompagnata dalle sonorità dei dj Arghentini, Andy J, Fabio Moretto. A rotazione ospiti e dj internazionali. Apertura ogni sabato dalle 23 alle 4. Ingresso gratuito fino a mezzanotte. Randy è a Padova, via Bernina 18. Info 339 060434 www.block.it FLEXO CLUB Ripartenza alla grande con Beardoc Disco Bear Night. Sabato 4 “Underbear” party, in regalo sino a esaurimento scorte l’intimo targato Beardoc e per chi lo indossa subito un drink in omaggio! Special guest dj “XKY” from Saragoza. Sabato 11 e 18 “Flexo disco night” con dj Rikk Hard e special strip tease shows. Sabato 25 “Leather night” in collaborazione col nuovo club “Leather Friends Italia”; dress code: leather, uniform, jeans, worker, rubber, skin, naked, no fashion. Mercoledì appuntamento con il “Salotto della Linda”, la nostra amata show girl che ci tiene compagnia anche tutte le domeniche con la serata “Dancing Queen” con karaoke, drag queen show, superbingo. www.flexoclub.it HOT DOG Tutte le serate di quest’estate sono state super affollate e hanno confermato che nel club si crea un ambiente intrigante e accattivante, sempre con voi come veri protagonisti. Confermati tutti gli appuntamenti con nuovi ambienti rivoluzionati e più attraenti. Nuovo ingresso, nuovo spogliatoio, nuovo bar, nuovi glory hole “open & close”, nuove dark e sala video XXX. Da settembre orario invernale con apertura alle 20 dalle 14 la domenica. www.hot-dog-club.com OFFICINA Per tutto il mese di settembre officina vi aspetta dal giovedì al sabato notte con eccitanti appuntamenti. Ogni giovedì e sabato solo nudi, mentre il venerdì continua l’appuntamento “orgia” con ingresso naked o underwear. Appuntamenti speciali del mese in collaborazione con Porsei veneti domenica 14 pomeriggio e sabato 25 sera: l’ingresso è solo con prenotazione su www.gayromeo.com/porsei_veneti. Speciale “orgia fist” con Luca_Mi animatore hard venerdì 17. Se vuoi essere informato su ogni iniziativa iscriviti al club virtuale www. gayromeo.com/officina, e potrai anche conoscere tutti i membri! Ingresso riservato ai soci Circuito Uno. Info: 349 0941909 www.clubofficina.com VERONA ROMEO’S A settembre, come sempre, ancora calde novità che arricchiscono il divertente programma della discoteca Romeo’s: venerdì 3 serata dance anni ‘80, venerdì 10 l’immancabile compleanno del Romeo’s con tante sorprese, venerdì 17 una serata calda con tanti maschioni sui cubi e venerdì 24 la festa di addio all’estate. Sabato 4 la notte “H2O” by Silver Group con il dj Marco Vivenzi da Viva Fm Radio. Sabato 11 ritorna la “grossa” serata BeaRomeos per orsi e simpatizzanti con music by dj Giorgino e animazione al microfono di Lola Voice. Le serate hard di settembre, oltre ai classici mercoledì “Underwear” e giovedì “Naked”, sono sabato 18 serata “Mask party” (con il viso mascherato da un passamontagna fornito dal club) e sabato 25 con il mitico “Naked party”. Gli appuntamenti della domenica pomeriggio, organizzati dal gruppo “Arenasex” sono ancora in ferie e torneranno domenica 3 e domenica 17 ottobre. www.romeosclub.it settembre 2010 · PRIDE PRIDE · settembre 2010 67 GIORNO & NOTTE Get Up Metropoli www.prideonline.it Il circolo privato Get Up vi aspetta ogni sabato notte per proporvi Shake, la serata di Bergamo fatta da gay per i gay che fa tendenza ed è ormai sinonimo di successo e innovazione! La nuova stagione invernale prevede ancora molti ospiti e sorprese, appuntamenti sempre diversi e dinamici: uomini nudi sotto le docce, lap dance maschile, soft-erotic show… E per non farvi mancare nulla, anche drag party con gli artisti più amati e acclamati. La location è stata completamente rivoluzionata, archiviando la solita immagine di circolo riservato, chiuso e a tratti cupo e proponendo all’opposto un ambiente fashion e più luminoso. L’ultima scommessa Get Up firmata Shake, già da aprile 2010, è la scelta di un vocalist maschile come “conduttore” delle serate, anticipando tutti i tempi, come già al suo esordio nel 2008 quando Shake propose la figura della resident drag queen come padrona di casa. Inoltre ogni notte vi aspetta tutta l’animazione Shake, a partire da Moira dj e Andrew Sweet dj, dagli Shake Angels alle Fatine Sfrante, al gruppo di ballo M.S.A., tutti capitanati dalla voce magnetica di Frozen Voice! La serata Shake si distingue per familiarità, educazione e cordialità che fanno del Get Up un circolo festoso, spensierato e sorprendente. Un vero stile di vita dove pregiudizio, discriminazione e mediocrità sono boicottati per dare spazio alla tua personalità: Shake yourself! www.shakebergamo.it 68 settembre 2010 · PRIDE STUDIO KNOW HOW ENTERTAINMENT DVD n. 12432 DVD n. 12436 DVD n. 12473 DVD n. 12474 DVD n. 12496 DVD n. 12531 DVD n. 12541 DVD n. 12545 DVD n. 12555 DVD n. 12574 DVD n. 12576 DVD n. 12577 DVD n. 12594 DVD n. 12605 DVD n. 12617 DVD n. 12637 DVD n. 12638 DVD n. 12645 DVD n. 12651 DVD n. 12666 Per informazioni e ordini tel. 02 67391224 MILANO Via Antonio da Recanate 7 (MM Centrale) 20124 tel. 02-67391224 fax 02-67847756 Aperto dal lunedì al sabato (orario continuato) h. 9,30 - 19,30 ROMA Via S.Gallicano 13 (Trastevere) tel. 06-58335692 fax 06-58390427 Chiuso il lunedì, aperto dal martedì al sabato h. 10,00 - 20,00 www.skhonlinemi.com [email protected] PRIDE · settembre 2010 69 METROPOLI TOSCANA FIRENZE Metropoli FABRIK Ogni giovedì “Blackout Party”, illuminazione a intensità ridotta, contatti ad alto voltaggio. Domenica 12www.prideonline.it e domenica 26 “HardSexParty h. 16-21”, dress code obbligatorio: leather, rubber, sospensorio o total naked (ammissione riservata in lista sul nostro sito) dalle 16 alle 21. La serata prosegue regolarmente fino alle 3. In collaborazione con bearwww.com sabato 18 “Bears Troops”, l’evento della comunità ursina toscana. Weblist esclusivamente sul nostro sito. Sabato 25: “Meat” disco. Sabato 2 ottobre: “Stars on 45”, musica anni ‘70-’80-’90 solo da 45 giri! Info: 349 8906645 www.fabrikfirenze.it TORRE DEL LAGO MAMAMIA A settembre continua il divertimento for gay, lesbo and friends sulla marina di Torre del Lago. Giovedì 2 “Mama Mamme”, in collaborazione con Agedo Toscana. Per una sera il Mamamia è dedicato alle mamme e ai papà dei nostri clienti. Sabato 4 “Party RMX”, preview del nuovo locale toscano che aprirà il 2 ottobre c/o Dress:code (Pisa). Sabato 25 “La notte degli oscar”, un closing party ricco di sorprese. Per 70 cenare in modo davvero speciale Mamamia consiglia Buddy, dove potrai mangiare con gli amici e ogni venerdì e sabato “Bigodini drag queen restaurant” con la Cesira e il suo staff! Prenota sempre il tuo tavolo: www.bigodiniristorante.it Programma del Mamamia day by day sul sito. www.mamamia.tv EMILIA ROMAGNA BOLOGNA QUEEN SISTERS SHOW Simona Sventura e il suo cast vi invitano a uno spettacolo di comicità e trasformismo con nuovi appuntamenti da settembre il venerdì presso “Cobà” Music Dinner a Forlimpopoli (FC) e presso “Casanova” RistoPub a Bologna, e due sabati al mese presso “Prime” Disco Dinner a S. Giovanni in P. (BO). Show di Drag Cabaret dal 2 Ottobre presso “Blitz” Disco Dinner a Bazzano (BO). Per i dettagli visitate il nostro sito web. Info e prenotazioni: Giuseppe 338 1459580 www.queensistersshow.com PIACENZA CHIKOS Sabato 4 “Chikos new fragrance 2010” vi farà ballare in compagnia di Madame Yoyo, Ciquitina e Amanda; sabato 11 è “Fluo”, il party più colorato per continuare a ballare in un’estate di festa e divertimento; sabato 18 sarà invece “Closing party waiting for…” una festa di chiusura della stagione che lascerà quel pizzico di curiosità per quello che potrà accadere subito dopo! www.chikos.it CAMPANIA NAPOLI DEPOT Il programma di settembre prevede un divertente happy hour tutti i martedì sera. Per chi invece cerca situazioni più decise, i naked party del mercoledì e quello speciale di domenica 26 sono l’appuntamento ideale. Giovedì si può entrare in due e pagare soltanto un ingresso e giovedì 23 è la serata dedicata a tutti i bear e ai loro amanti. Tutti i sabati il locale spegne le luci per l’eccitante party “Black out”. Gli underwear party del mese sono domenica 5,12 e 19. Vi aspettiamo. www.depotnapoli.com SAUNA APOCALIXE Prossimamente in zona Piazza Garibaldi la nuova sauna Apocalixe su due piani, con sauna finlandese, bagno turco, grotta idro, sale video tv e xxx, sala fumatori, dark room, sex room. Info: Enzo 333 9467202 www.apocalixe.com settembre 2010 · PRIDE cruising bar 24 ore su 24 7 giorni su 7 VIA NAPO TORRIANI 12 (STAZIONE CENTRALE) MIILANO - TEL.0266985060 www.club-illumined.com avviso riservato ai soci in g re s s o e s c lu s iva m e nte c o n u n o - c a r d e d o c u m e nto di i d e nti t à PROGRAMMA SALA FIRE SETTEMBRE FIST PARTY VEN 03/09 DALLE 22.00 DOM 26/09 DALLE 15.00 MASKED PARTY VEN 10/09 DALLE 22.00 DILDOS PARTY VEN 17/09 DALLE 22.00 TOTAL NAKED PARTY VEN 24/09 DALLE 22.00 NAKED PARTY TUTTI I SABATI DALLE 22.00 VIA NAPO TORRIANI 12 (STAZIONE CENTRALE) MIILANO - TEL.0266985060 www.club-illumined.com PRIDE · settembre 2010 71 DOVE & COSA Shop Center Fantasy sex shop via Manzù 3/d, Curno (BG) tel. 035 614111 www.centerfantasy.it Dove & Cosa www.prideonline.it ANCONA Pensiero Stupendo Via Montignano 3, Castel Colonna (AN) ven.–sab. e prefestivi 23:00–04:00 tel. 347 0779266, 347 4758758 www.pensierostupendo.net 21:00–4:00, chiuso lunedì tel. 080 5580028 www.nordwinddiscopub.eu.com Gilda Club viale Einaudi 60 one night domenica tel 340 8244204 www.francescopetit.fan-club.it Saune Saune Velluto S.S. Adriatica Sud 184, Marzocca (AN) dom. lun e gio. 15:00–24:00, ven. 15:00–01:00, sab. 15:00–02:00 chiuso martedì e mercoledì www.saunavelluto.it Millennium Bath via Adriatico 13 tel 080 5342530 www.millenniumbath.com Locali e discoteche ASTI Locali e discoteche Boschetto Bar viale Partigiani 34 tel. 0141 352471, 347 5811687 BARI Associazioni Kabum Pride Village Associazione Promozione Pari Opportunità tel. 348 6104584 www.lefateignoranti.fan-club.it Locali e discoteche Boulevard Disco Pub corso Vittorio Emanuele 40a/42 tel. 393 9904951 El Merendero Disco SS 100 uscita Adelfia, Rutigliano (BA) www.elmerenderodisco.it Makumba Gay Pride c/o Heineken Disco Pub via G. Pastore km 1.100, Gioia del Colle (BA) one night gay ogni primo e terzo sabato tel. 347 3670135 www.gaybari.it North Wind Disco Pub via Giannone 18 (zona campus) Altro Comotti Gomme via Giovanni XXIII 1, Azzano S. Paolo (BG) sconti per i lettori di Pride tel. 035 532110 [email protected] Jammin’ Bar c/o Orio Centre via Portico 59/61, Orio al Serio (BG) tel. 035 318210 BOLOGNA Associazioni BERGAMO Arcigay nazionale via Don Minzoni 18 tel. 051 6493055 www.arcigay.it Comitato provinciale Arcigay Il Cassero via Don Minzoni 18 tel. 051 6494416 www.cassero.it Locali e discoteche Gruppi sportivi Divina Fashion Bar borgo Santa Caterina 1 19.00–2.00, chiuso domenica e lunedì www.bardivina.it Get Up Club via Bianzana 46 tel 349 5525092 www.discogetup.com La Chiave risto-piano bar via S. Francesco d’Assisi chiuso lunedì tel. 335 5242390 www.lachiavepianobar.it Mamo’s Bar via Baschenis 13/a dalle 17:00, chiuso lunedì tel. 035 270014 www.mamos.it Ristoranti Trattoria Anita via al Luio 60, Alzano Lombardo (BG) chiuso lunedì e martedì a pranzo tel. 035 521830 Saune The City Sauna via della Clementina 8 tel. 035 240418 www.thecitysauna.com Bogavolley c/o palestra CUSB via del Carpentiere 19 allenamenti mar./gio. 22:00–24:00 tel. 338 1083693 www.bogavolley.it [email protected] Gruppo Pesce c/o piscina Vandelli via di Corticella 180/4 allenamenti lun. e gio. 19:30–20:30 tel. 329 4547793 Hotel I Portici Hotel, 4 stelle via Indipendenza 69 tel. 051 42185 www.iporticihotel.com Locali e discoteche Bart via Polese 47/a tel. 051 243998 www.bartclub.net Easy Staff (stagione estiva) c/o Chalet dei Giardini Margherita viale Meliconi one night venerdì 22:00–04:00 www.gaybologna.com Blitz Disco Dinner one night sabato con cena, drag show e disco via Circonvallazione Nord 147, Bazzano (BO) dalle 21:00 tel. 338 1459580 Ganesh via Polese 47/c 19:00–03:00 tel. 051 5877771 Movida Club via S. Felice 6/b lun.–dom. 22:00–04:00 tel. 051/232507 www.cruisingmovida.com PRIME Disco Dinner one night glbt il 2° sabato di ogni mese S. Giovanni in Persiceto (BO) dalle 21:00 cena+disco tel. 338 1459580 Red Club via del Tipografo 2 dalle 23:00 venerdì e sabato tel. 051 6011241 www.discoredclub.com Ristoranti Trattoria Papa Re piazza Unità 6 chiuso domenica tel. 051 356120 Saune Black Sauna via del Tipografo 2 14:00–02:00, ven.–sab. 14:00–03:00 chiuso martedì tel. 051 6011241 www.blacksauna.com Cosmos Sauna via Boldrini 22 Steam via Ferrarese 22/i dalle 14:00 tel. 051 363953 www.steamsauna.it Shop Igor Libreria via S. Petronio Vecchio 3 tel. 051 229466 www.facebook.com/igor.libreria La Boutique dell’Eros via Polese 32 tel. 051 4070551 www.laboutiquedelleros.it BOLZANO Hotel Alpin Garden Wellness Resort, 4 stelle via J. Skasa 68, Ortisei (BZ) tel. 0471 796021, fax 0471 796601 www.alpingarden.com Locali e discoteche Bossanova Pub via Cappuccini 8/a tel. 347 4575846 The First disco c/o Seicomesei via Buozzi 3 (vicino fiera) one night sabato tel. 333 6071630 www.thefirstdisco.it Living Room Bar via E. Ferri 31 tel. 030 2310939 da mar. a ven. 7:30–24:00, sab.– dom. 17:00–01:00 Art Club www.artclubdisco.com Antico Borgo (dalla Giò) via Borgo Trento 38 Circolo Le Visionnaire concerti live, proiezioni, esposizioni contrada Carmine 10/c 18:00–01:00 da lunedì a sabato www.levisionnaire.info Big Mama’s via Mapella 7, Lonato (BS) tel. 347 2563585, 347 1509452 www.bigmamas.it DayBar viale Europa 45/m, Montichiari (BS) www.daybar.it Factory Disco c/o Parking Centro Commerciale Italmark via Padana superiore 171, Ospitaletto (BS) tel. 338 7460610, 328 4828471 www.factorydisco.it Out Limits via U. 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Michele Salentino tel. 0831 966294 www.lunesaracene.it Locali e discoteche 72 settembre 2010 · PRIDE DOVE & COSA Pietrefitte B&B contrada Pascarosa SP14 Ostuni/ Martina Franca tel. 0831 330778, 348 0446507 www.pietrefitte.com CAGLIARI Hotel B&B La Terrazza sul porto Attico in centro con terrazza panoramica largo Carlo Felice 36 tel. 070 658997, 339 8760155 www.laterrazzasulporto.com Locali e discoteche Go Fish via G.B. 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Vito (TA) tel. 099 4002795, 348 5416059 www.cocomerosclub.com TORINO Associazioni Circolo culturale glbt Maurice via Stampatori 10-12 tel. 011 5211116 tel. Linea amica ConTatto 011 5211132 lun.–ven. 19:00–21:00 sab. 15:00–17:00 www.mauriceglbt.org Fondazione Sandro Penna via Santa Chiara 1 tel. 011 5212033 www.fondazionesandropenna.it Locali e discoteche Caffè Leri corso Vittorio Emanuele II 64 chiuso lunedì tel. 011 543075 www.caffeleri.it Extreme via San Massimo 31 tel. 392 7132209 www.myspace.com/extremecafe Il Male Pub via Lombardore 10 21:00–03:00 chiuso dom. e lun. tel. 349 6379853 www.ilmalepub.blogspot.com Les Folies Scandal c/o Chalet, viale Virgilio 25 one night sabato dalle 23:30 tel. 347 5811687 www.lesfoliescandal.it Metropolis via Principessa Clotilde 82 one night al sabato tel. 011 484116 Queever stagione estiva c/o discoteca Patio, corso Moncalieri 346/14 one night domenica dalle 20:00 www.queever.it Shortbus, libreria-cocktail café culturale v. 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