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Secondo Numero - Volontari COOPI

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Secondo Numero - Volontari COOPI
Il giornale del Gruppo COOPI di Brescia
Opuscoletto informativo che esce quando si può
Brescia, 1 Maggio 2014
“Nel mese de maio se magna formaio
se portan le rose a tutte le spose”
In questo numero:
pag. 2: pag. 2: pag. 3,4: Dove rotolano le perle del mese? Da 0 a 10 con amore Come ci si curava agli inizi del secolo scorso MIGLIORIAMO IL MONDO, INSIEME Pagina 1 Ed. 1 Maggio 2014
Il giornale del Gruppo COOPI di Brescia
Dove rotolano le perle del mese? Da 0 a 10 con AMORE
Mentre nell’aria ristagna un’attitudine costante a sentirsi poveri e a risparmiare sulla propria pelle e magari anche sull’altrui, nel Gruppo Locale di Coopi Brescia avanza l’Armata dell’Inversione di Tendenza, che afferma con decisione che lavorando per chi ha bisogno ci si arricchisce sempre di più e si vive una esistenza allegra e trasparente. Questa teoria affonda le proprie radici in profondità, ma anche nella esperienza quotidiana: se provate a vuotare l’armadio 4 stagioni e a regalare tutto ciò che in fondo al cuore sapete bene che non indosserete più (perché appartiene a un altro periodo della vostra vita), vi ritroverete tanto spazio che non credevate di avere; poi nel giro di 3 mesi lo stesso armadio si riempirà di abiti multicolori molto più adatti alle vostre attuali esigenze senza che il borsellino appoggiato sul cuore ne abbia risentito un granché! Fedele alla consegna del Gruppo, il Filo di Perle, come il Lampionaio del Piccolo Principe, esce il primo maggio per annunciare lo splendido calendario del mese: Quando è nata mia figlia avevo iniziato da
poco ad avvicinarmi all'arte del massaggio. Lei mi
ha offerto la possibilità di scoprire una nuova
espressione di massaggio, più spontanea e naturale.
Mercoledì 7 maggio all’ora di pranzo saremo presenti al CAMST con i nostri bellissimi progetti e le nostre piccole gioie fatte di semi colorati e di carta di giornale riciclata Sabato 10 e Domenica 11 maggio chi volesse partecipare a Chiarissima, Festival del Ben Essere e della Vitalità, dovrà indirizzarsi a Chiari; qui avrà il piacere di fare due chiacchiere con noi e di ammirare il nostro artigianato keniota e peruviano, oltre che trovare qualche altra sorpresa interessante; Sabato 17 e Domenica 18 maggio corso di massaggi per mamme e bambini guidato da Michela Bellati che ci spiega che cosa farà nell’articolo “Da 0 a 10 con Amore” (qui a fianco); Sabato 24 maggio parteciperemo all’iniziativa del Gas Gallo, un gruppo d’acquisto che ci ha invitato a proporre i nostri massaggi in cambio di un contributo a un progetto sulle energie rinnovabili; ... non vi viene voglia di farci visita? (Per informazioni e prenotazioni telefonate a Elena 347 8147613) Coopi Brescia MIGLIORIAMO IL MONDO, INSIEME La mia mano bastava molte volte, come
per incanto, a calmare un forte mal di pancia, ad
aiutare la bambina a digerire cibi sconosciuti e
situazioni nuove per lei. Anche lo spavento per una
piccola ferita da caduta o il dolore di una botta si
dissolvevano come neve al sole non appena
appoggiavo le mani nella zona interessata.
Il calore, pensavo, la pressione...?!? Magia?!
Ebbene sì, la magia della Pachamama, madre
natura che arriva imponente e ci fa sentire che le
nostre mani possono fare miracoli, specialmente le
mani della mamma per il suo piccolo. Questa unione
madre figlio che, rafforzata dalla comunicazione
sottile, non ha bisogno di essere appresa, ma a volte
solo scoperta.
Il massaggio infantile non è una tecnica ma un
modo fantastico per stare con il proprio bimbo, una
tradizione antica tramandata e presente in molte
culture. E' un canale di comunicazione speciale e
privilegiato che rafforza la relazione.
Nella vita intrauterina tutte le cellule hanno
esperienza profonda di contatto. Per tutto il tempo
di gestazione siamo avvolti da un caldo, dondolante
e avvolgente massaggio (... ve lo ricordate? ...)
Le mamme indiane per esempio massaggiano i
propri figli ogni giorno per i primi due anni di vita.
Con e per Coopi mi rende felice annunciare che per
tutte le mamme ( ma sia chiaro che papà, nonni, zii e
cugini non sono esclusi) a Maggio si potrà fare
questa esperienza di massaggio dei bimbi, che non
avrà la pretesa di un pesante corso, ma piuttosto di
uno stimolante gioco per bimbi da zero a dieci anni
... e genitori senza limite di età ...
La
stimolazione tattile del bimbo sviluppa
l'immagine di sé, favorisce lo sviluppo neurologico,
fornisce sollievo a piccole tensioni e disturbi -come
le coliche neonatali-, può rivelarsi un sostegno per i
disturbi del ritmo sonno/veglia; nutre e sostiene
nell'arte di essere genitori.
Pagina 2 Ed. 1 Maggio 2014
Il giornale del Gruppo COOPI di Brescia
Insomma un mix di coccole, nutrimento, carezze,
contatto, scambio d'amore !!!
Come dice Leboyer :
"IL MASSAGGIO DEI BAMBINI È UN'ARTE
ANTICA E PROFONDA, SEMPLICE MA
DIFFICILE, DIFFICILE PERCHÈ SEMPLICE ....
COME TUTTO CIO’ CHE E’ PROFONDO.”
Ci riuniremo sabato 17 maggio
nel pomeriggio, con le mamme o
chi altri, per un'introduzione alle
varie modalità di approccio a
massaggio infantile, olietti ecc.
Domenica mattina
18 maggio invece, visto
che i bimbi in genere si svegliano presto ... si potrà
entrare nel vivo dell'incontro! Preparerò un olio
speciale e accoglierò le mamme che dovrebbero
indossare solo indumenti comodi e portare un telo e
una copertina.
L’iniziativa si terrà a Brescia in città e la sede verrà
scelta in base al numero delle adesioni raccolte.
La buona musica è assicurata come anche
interessanti suggerimenti di letture volte ad
approfondire l’argomento del corso.
Mi sento di aggiungere che pronunceremo un
entusiastico evviva in coro per tutti i bambini del
mondo e anche un caloroso augurio per tutti i
futuri lavoratori, visto che spero con tutte le mie
forze che la società la smetta di arretrare come un
gambero e torni ad evolversi come un leone in
amore nel mese di maggio !
Michela Bellati
Le Perle del Ricordo: COME CI SI CURAVA AGLI INIZI DEL SECOLO SCORSO diGinoBambara (ma non prendetemi troppo sul serio)
La medicina popolare del passato, un secolo fa!, oggi non sarebbe immaginabile. In ogni modo le cure erano efficaci anche per malattie di una certa importanza, che si individuavano a un'occhiata o al dolore in una parte del corpo e si potevano, a volte, guarire con rimedi casalinghi. MIGLIORIAMO IL MONDO, INSIEME Oggi, quando un bambino sente prurito al naso o ha un po' di male all'orecchio si ricorre al medico, mentre allora lo si chiamava solo se la febbre raggiungeva i 38°C . Per la varicella o il morbillo la cura era olio di ricino e stare al riparo e ben coperti, mentre per la scarlattina si chiamava il dottore, perché le mamme non sapevano come fare, anche se erano capaci di riconoscerne i sintomi dalle squame sulla fronte e dal mal di gola. A onor del vero, bisogna ammettere che anche i medici non ne sapevano granché su questo male. Si racconta che una volta un ragazzino di sei‐sette anni si prese la scarlattina in forma grave, tanto che l'Ufficio d'Igiene fece disinfettare la casa e impose alla madre di non uscire dalla camera del malato che aveva la febbre alta. Il piccolo non se la cavò e raccontano che il suo cadavere fu disinfettato con la calce prima di essere sotterrato. Gli orecchioni si riconoscevano facilmente e la cura consisteva nell'ungere con cura la parte con buon olio di oliva tiepido e poi mettere intorno alle orecchie batuffoli di lana, trattenuti con un tovagliolo legato con un nodo in cima al capo. Per evitare il rischio di una ricaduta, l'ammalato doveva rimanere al riparo da correnti d'aria per diversi giorni, anche dopo che gli era stata rimossa la medicazione. Per far passare il mal di denti bastava porre sulla parte un chiodo di garofano e se di notte il dolore era forte tanto da impedire il sonno, bastava infilare tra il cuscino ed il viso un sacchetto di cenere calda, stando attenti che nella cenere non fosse rimasto qualche minuscolo resto di brace. Per curare la congiuntivite, la sera prima di coricarsi si lavavano gli occhi con un infuso tiepido e un po' zuccherato di camomilla, poi si passava sulle ciglia una penna di gallina intrisa di olio di oliva. Se la malattia procurava bruciore e lacrimazione e al risveglio del mattino gli occhi erano chiusi e caramellati, occorreva ripetere la lavanda con infuso zuccherato di camomilla. Questa cura funzionava sempre. I graffi si disinfettavano con la saliva, come fanno i cani e i gatti. Per curare il mal di testa, gli impacchi di acqua, sale e aceto davano buoni risultati. Se avevi il naso infiammato, tiravi su dalle narici un infuso di foglie di malva. Quando le gengive sanguinavano bastava spennellarle con tintura di iodio. La tintura passata sul petto era utile nel caso di raffreddore. Per curare il mal de gola doveva aiutarti qualcuno perché non potevi fare da solo. Questa persona avvolgeva il dito indice della mano destra con un pezzo di tela bianca e pulita intinta in un miscuglio di miele e aceto, poi faceva aprire la bocca, ti teneva ferma la lingua con un cucchiaio e ti diceva: "Apri bene che vedo", poi con forza ti ficcava il dito in gola e te la soffregava un pochino. Avevi l'impressione di soffocare, sputavi, poi facevi qualche gargarismo con acqua e aceto durante la giornata. Il giorno dopo tutto era sparito. Pagina 3 Ed. 1 Maggio 2014
Il giornale del Gruppo COOPI di Brescia
Poteva darsi che i bambini giocando si beccassero una sassata alla testa oppure sbattessero su un angolo della porta, così da riportare un taglio magari lungo e profondo. In questo caso, occorreva dapprima tagliare i capelli vicino alla ferita, quindi disinfettarla con alcool. Subito dopo si intingeva un pezzo di tela bianca e pulita in olio di oliva, la si poneva in un cucchiaio e si dava fuoco: una volta spento, la tela annerita doveva essere raccolta prima che andasse in cenere, quindi imbevuta di altro olio e da ultimo stesa sulla ferita. Dopo un giorno, tutto era passato. A ogni cambio di stagione era necessario purgarsi con olio di ricino, quello schifoso, difficile da mandar giù. Per ottenere più effetto dalla purga, meglio era accompagnarla con brodo caldo da bere lentamente. Il migliore ricostituente per i bambini era l'olio di fegato di merluzzo. Il mal d'orecchio, che sarebbe l'otite, si curava con l'olio di oliva. Sotto un cucchiaio pieno d'olio si poneva un fiammifero acceso, poi si immergeva nell'olio caldo un batuffolo di cotone, si facevano cadere nell'orecchio due o tre gocce, da ultimo si tappava l'orecchio con cotone asciutto. Il giorno dopo, servendosi di una penna di gallina un po' intinta nell'olio, si estraeva tutto quello che spurgava dall'orecchio e si ripeteva il trattamento per qualche giorno. La guarigione era assicurata. Per curare la tosse si beveva a digiuno un bicchiere di decotto di bucce di mandorle, susine secche, orzo e miele, il tutto cucinato per ore: si gettavano le scorze, si passava il resto per ottenere un liquido denso. Si beveva per qualche giorno e si era sicuri che la tosse passava. Quando imperversò l'epidemia di spagnola, la cura che si seguiva era molto semplice: si intrideva un lenzuolo con aceto caldo, lo si strizzava bene, si avvolgeva l'ammalato dalla testa ai piedi. Questo rimaneva avvolto come una mummia per ventiquattro ore, dopodiché la febbre talvolta cadeva. Una cura difficile da sopportare era quella usata per la polmonite. Si immergeva una pezza di lana nel petrolio (a quel tempo del petrolio ci si poteva fidare!), la si strizzava per bene poi la si stendeva sulla schiena e si fasciava il torace con una fascia di quelle che un tempo si usavano per avvolgere i bambini. Si teneva la medicazione per quattro ore. Il giorno dopo la schiena era rossa come un gambero lessato e piena di bolle grosse come noci, allora si ungeva la parte per qualche giorno con olio di oliva e il risultato era la guarigione dalla polmonite. Si sa bene che il medico si infuriava quando si accorgeva che era stato adottato questo rimedio, ma non ci si faceva caso e si continuava a pensare che la cura fosse efficace. Si ricorreva alla medicina popolare anche per malattie più gravi. Si racconta di un tizio si rivolse a un medico famoso che gli diagnosticò un principio di tisi. Tornato a casa, si curò bevendo a digiuno un bicchierino di assenzio per otto MIGLIORIAMO IL MONDO, INSIEME giorni. Alla fine della cura, tornò dal medico che ne riscontrò la guarigione. Sarà vero? Tra le medicine che i medici prescrivevano tra gli anni Venti e Trenta c'erano specialità prodotte da industrie farmaceutiche italiane, oltre ai galenici che i farmacisti preparavano dietro presentazione di ricetta medica, scritta in latino secondo gli usi austro‐ungarici. Medicine comuni erano il salamaro e l'olio di ricino come purganti, l'olio di fegato di merluzzo come ricostituente ("per rinforzarsi", si diceva), l'erba sena e la "Magnesia San Pellegrino” come lassativo, il the pettorale addolcito con zucchero o miele per curare tosse e bronchiti, l'infuso di lichen d'Islanda come coadiuvante delle cure per malattie respiratorie, il chinino in caso di febbre, la tintura di iodio e l'acido borico come disinfettanti, l'acqua ossigenata per fare gargarismi, la pomata d'ittiolo con cui si ungevano piaghe e ulcerazioni, utile anche per fare uscire le spine dei ricci di mare e i punti neri della pelle, il permanganato di potassio come disinfettante della pelle e curativo dei funghi cutanei, l'acqua di Burow (la chiamavano acqua di burro) per curare lussazioni e distorsioni, le ostie per contenere le polverine, l'aspirina Bayer per curare febbre, mal di denti, dolori reumatici, il Formitrol per il mal di gola, il Cerotto Bertelli, un revulsivo composto da capsico e arnica per i dolori reumatici, Hemostil, a base di sangue di cavallo, era un ricostituente che resuscitava anche i morti. Nel tempo di cui si parla la gente era abituata a guardare in faccia le malattie e a combatterle con le proprie forze nei limiti di quanto si sapeva; per tutto quello che oltrepassava la conoscenza personale riponeva fiducia nel medico e così viveva tranquilla e sicura, il che era molto importante. Quel mondo è finito, oggi siamo tutti deboli di fronte alle malattie e al dolore fisico, viviamo nell'insicurezza, e questo è un danno, forse il più grosso. C'è un'invasione di medicine, a volte propagandate come miracolose e poi in alcuni casi ritirate come pericolose. In conclusione, oggi può tornare utile qualche cura di quei vecchi tempi, specialmente se uno si ammala di sabato, quando i medici sono a fare il week‐end e gli addetti al pronto soccorso si muovono soltanto se hai la febbre oltre i 40° , oppure quando i medici fanno sciopero. Insomma, qualche cosa di quel passato lontano potrebbe andare bene anche per i tempi nostri. “Morale della favola”: Di questi tempi, in materia di salute “chi fa da sé sbaglia per tre”: meglio dunque affidarsi a terapeuti capaci di agire con l’alchimia della medicina integrata che opera in nome della sinergia fra medicina naturale e medicina scientifica moderna.
Gruppo Anonimi italo‐africani
Pagina 4 Ed. 1 Maggio 2014
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