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L`Archivio storico dei Cavalieri del lavoro

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L`Archivio storico dei Cavalieri del lavoro
L'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro
di
Michelangelo Salpietro 1
Il rischio estremo che corre la ricerca storica eÁ una riscrittura del passato
``senza prove''. La conservazione delle prove eÁ, quindi, di capitale importanza
per la trasmissione del sapere storico, che ha il suo fondamento epistemologico
nelle prove.
Lo storico d'origine ebrea Emanuel Ringelblum, come ricorda Witold Kula
nel suo saggio Riflessioni sulla storia, non scrisse la storia del ghetto di Varsavia
durante l'occupazione tedesca, ma organizzoÁ un archivio clandestino in cui
raccolse le ordinanze delle autoritaÁ naziste, le lettere, le tessere alimentari, le
fasce con le stelle di David, documenti e memorie. I materiali furono conservati in contenitori metallici per il latte e seppelliti nel ghetto per tramandare
alle generazioni future ``cioÁ che gli occhi osservavano e di fronte a cui il cuore
tremava di paura'' (furono ritrovati solo in parte dopo la guerra e pubblicati nel
1952 con il titolo Note dal ghetto di Varsavia).
Il luogo per eccellenza deputato alla conservazione delle prove eÁ l'archivio.
Nella ricerca contemporanea si eÁ affermato un nuovo modo di utilizzare il
patrimonio custodito negli archivi. Con un rapporto tra storiografia e fonti
archivistiche in dimensioni e in prospettive diverse rispetto al passato.
Il recupero e il riordino dell'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro si puoÁ
senz'altro inquadrare in questa generale riscoperta degli archivi in sede di studi
storici. Malgrado i limiti e le carenze, che dipendono non solo dalle scelte di
quello che Bloch nell'Apologia della storia chiama ``passaggio del ricordo'', ma
anche dal fine per il quale la documentazione eÁ prodotta, il suo ``corpus''
1
L'Autore cura il riordino dell'Archivio storico dei Cavalieri del Lavoro.
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documentario, puoÁ colmare lacune vistose, silenzi su imprenditori sui quali ci
sono veri e propri vuoti di memoria.
Si parla per la prima volta della ``conservazione'' dell'Archivio dell'Ordine
``al merito del lavoro'' nell'art. 5 del regio decreto 20 marzo 1921 n. 350 che, a
venti anni dalla fondazione, modifica la costituzione dell'Ordine.
PiuÁ precisamente la ``conservazione dell'archivio'' viene incardinata nelle
funzioni esercitate dal segretario dell'Ordine e del Consiglio, che in quel momento era il capo del segretariato generale del Ministero del lavoro e della
previdenza sociale. Una funzione speculare a quella che il segretario, ``d'ordine
del ministro'', svolgeva: ``fare l'istruttoria delle proposte da presentare al
Consiglio''.
Il compito di ``conservare l'archivio dell'Ordine'', strettamente legato
all'incarico ``di fare l'istruttoria delle proposte'' per le nomine, eÁ ancora una
volta attribuito al segretario dell'Ordine e del Consiglio ± in quel momento un
funzionario del Ministero dell'economia nazionale ± nell'art. 5 del regio decreto 30 dicembre 1923 n. 3.031, che modifica di nuovo la costituzione dell'Ordine.
Parimenti nel regio decreto 22 febbraio 1930 n. 136 (Modificazioni alle
norme vigenti sulla costituzione dell'Ordine cavalleresco al ``merito del lavoro''),
dove all'art. 2 le funzioni di ``conservazione'' e di ``istruttoria'' sono esercitate
da un funzionario del Ministero delle corporazioni, scelto dal ministro.
Del materiale di quest'archivio non c'eÁ traccia, almeno per il periodo
anteriore al 1952, se non nell'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro, che
svolge quindi funzioni di supplenza per quanto riguarda la documentazione
relativa al periodo 1901-1952, per la quale presso il Ministero delle attivitaÁ
produttive, al quale per effetto della recente riforma sono state demandate le
competenze del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato, non
c'eÁ altro di disponibile che l'Albo d'iscrizione dei brevetti di nomina.
L'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro eÁ stato fondato nel 1926. Conserva una cospicua documentazione. Ininterrottamente dall'anno di fondazione ai giorni nostri. Le ragioni della sua fondazione furono illustrate da
Giovanni Raineri, allora presidente della Federazione, durante l'assemblea
dei soci presso l'Associazione commerciale industriale agricola romana il 21
novembre 1926, in occasione delle manifestazioni per il giubileo dell'Ordine,
per il quale fu pubblicato anche un volume: I Cavalieri del lavoro 1901-1926.
La costituzione dell'Archivio storico fu sancita da un'aggiunta all'art. 3
dello Statuto. L'aggiunta, insieme con la proposta di dare alla Federazione una
sede, anche perche il materiale dell'archivio non andasse disperso con i mutamenti di sede, fu approvata con voto unanime dall'assemblea nel testo che
segue: ``di fondare, con sede propria, l'Archivio storico dei Cavalieri del Lavoro, avente lo scopo di illustrare le opere dei Cavalieri compiute in ogni
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campo di attivitaÁ e di raccogliere e conservare, per essere tramandate nel
tempo, tutte le notizie di carattere personale dei Cavalieri stessi''.
La formulazione eÁ stata ripresa, ad eccezione di qualche modifica, nell'art.
3 dell'attuale Statuto della Federazione, alla quale viene attribuito il compito
di ``curare l'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro, avente lo scopo di illustrare le opere da essi compiute in ogni campo di attivitaÁ, e raccogliere e
conservare, perche siano tramandate nel tempo, tutte le notizie biografiche
dei Cavalieri medesimi'' (cfr. D.P.R. n. 725 del 17 maggio 1986).
La cura dell'Archivio viene, quindi, attribuita alla Federazione nazionale
dei Cavalieri del lavoro, costituita nel 1923 ed eretta nel 1925 in ente morale,
con duplice funzione: di documentazione (``raccogliere e conservare... tutte le
notizie biografiche'') e di tutela (``tenere alto... il prestigio'') dell'Ordine ``al
merito del lavoro''.
Raineri propose di costituire in una sede stabile un casellario destinato a
ciascun Cavaliere del lavoro, nel quale raccogliere le note biografiche e imprenditoriali, per completare le notizie degli atti ufficiali, scarne e per lo piuÁ
limitate alle opere a motivo delle quali era stata conferita l'onorificenza.
Prima di continuare il discorso sull'Archivio storico eÁ forse opportuno dare
qualche cenno sull'Ordine ``al merito del lavoro'', anche per comprendere
meglio l'oggetto storiografico corrispondente alla documentazione.
L'Ordine cavalleresco al merito agrario, industriale e commerciale, come allora si chiamava, fu istituito il 9 maggio 1901 da Vittorio Emanuele III, su
proposta di Giuseppe Zanardelli, in quel momento Presidente del Consiglio e
Ministro ``ad interim'' per l'Agricoltura, l'Industria e il Commercio. La denominazione ``al merito del lavoro'' fu introdotta nel 1921. Fu mantenuta da
Camera e Senato nel 1952, quando l'Ordine fu riordinato con legge della
Repubblica, per sottolineare che il lavoro dava merito ed elevava ad ordine
equestre.
Le motivazioni che portarono all'istituzione di un nuovo Ordine equestre
furono indicate da Zanardelli quando presentoÁ il decreto al re Vittorio Emanuele III: riconoscere le benemerenze di ``coloro che si sono segnalati per
lavoro benefico'' e sono ``singolarmente utili alla societaÁ nella quale vivono,
per l'incremento che danno all'agricoltura, all'industria e al commercio''.
Nella sostanza queste motivazioni rimangono immutate sia nel 1952,
quando l'onorificenza fu riconosciuta dopo il cambiamento costituzionale dello
Stato, sia nel 1986, quando le norme per il conferimento dell'onorificenza
furono di nuovo modificate.
Le benemerenze per il conferimento del titolo di Cavaliere del lavoro,
come indica la legge 15 maggio 1986 n. 194, sono specificamente comprese
in cinque gruppi: a) agricoltura, b) industria, c) commercio, turismo e servizi,
d) artigianato, e) attivitaÁ creditizia e assicurativa.
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La concessione spetta al Presidente della Repubblica. Il procedimento
prevede un'iniziativa del Ministro delle attivitaÁ produttive, che formula le
proposte di concerto con il Ministro delle politiche agricole per quanto di
competenza e con il Ministro degli affari esteri per i ``cittadini italiani residenti
fuori dal territorio nazionale''. Il Ministro delle attivitaÁ produttive puoÁ proporre per il conferimento anche cittadini stranieri che abbiano recato vantaggio all'economia nazionale.
Il Capo dello Stato firma il decreto di conferimento in occasione della festa
della Repubblica. Il numero degli insigniti eÁ molto ridotto. Per ciascun anno
non possono essere nominati piuÁ di venticinque Cavalieri del Lavoro. Dall'istituzione dell'Ordine al 2001 sono stati nominati 2.452 Cavalieri del Lavoro,
dei quali 523 viventi. Quasi tutti gli insigniti dell'Ordine, riuniti anche in
Gruppi regionali, aderiscono alla Federazione nazionale.
Per la Federazione la cura dell'Archivio storico si configura come cura
della documentazione e, quindi, delle fonti attraverso cui si puoÁ ricostruire
la storia dei Cavalieri del lavoro. Con una missione: affermare la legittimazione
dell'Archivio storico in riferimento non solo alle imprese, ma anche ai differenti attori sociali della storia delle imprese, che costituisce una parte non
minore della storia dell'economia.
Il materiale dell'Archivio storico per i suoi inevitabili nessi con la politica,
la cultura e la societaÁ, costituisce testimonianza non solo della vicenda dei
Cavalieri del lavoro, e quindi dell'eÂlite dell'imprenditoria, ma anche di alcuni
processi storici del paese.
L'esistenza dell'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro eÁ stata portata a
conoscenza del mondo degli studiosi con la comunicazione presentata al seminario nazionale su ``Fonti orali e storia d'impresa'', che si eÁ tenuto ad Arezzo
nell'ottobre 1993 (gli Atti sono stati pubblicati nel 2000 a cura di Renato
Covino, docente di Storia delle cittaÁ e del territorio presso l'UniversitaÁ degli
Studi di Perugia).
L'Archivio eÁ costituito da fascicoli empiricamente distribuiti in un titolario, secondo l'ordine alfabetico automaticamente determinato, dei nomi dei
Cavalieri del Lavoro. Sono inclusi anche i fascicoli intestati a quelli che sono
stati soggetti a provvedimento di revoca.
A riguardo significativo eÁ il fascicolo intestato al Cavaliere del lavoro
Cesare Castelli per il provvedimento di revoca promosso da Mussolini in persona. Un caso evidentemente politico, anche se in proposito circolavano pure
altre voci. Castelli fu vittima di una macchinazione perpetrata a suo danno da
Buffarini Guidi. I motivi per cui venne chiamato per rispondere alla Commissione provinciale per l'ammonizione e per il confino presso la Prefettura di
ForlõÁ erano reati previsti non solo dalle leggi speciali allora vigenti (falso in atto
pubblico e usurpazione di titolo). La mancata denuncia all'autoritaÁ giudiziaria
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ordinaria evitoÁ il pubblico processo. Fu condannato a tre anni di confino. Il 25
ottobre 1941 la nomina fu revocata con sorprendente sollecitudine. Con un
richiamo generico ad un rapporto del Prefetto di ForlõÁ.
Sono raccolti nell'Archivio ``storico'' i Cavalieri del Lavoro morti, nell'Archivio ``corrente'' quelli viventi. La distinzione tra ``storico'' e ``corrente'' ha
un valore soprattutto pratico. In realtaÁ per l'Archivio storico dei Cavalieri del
lavoro eÁ forse piuÁ appropriata la distinzione adottata dall'archivistica tedesca
tra ``Registratur'' (i documenti relativi ad affari non ancora conclusi) e ``Archiv'' (i documenti destinati alla conservazione permanente e disponibili per
l'uso di studio, perche hanno perso interesse pratico per l'amministrazione che
li ha prodotti) (cfr. Adolf Brenneke, Archivistica. Contributo alla teoria e alla
storia archivistica europea). La documentazione destinata all'Archivio storico
presenta, infatti, sia la caratteristica della maturitaÁ archivistica, non essendo
piuÁ occorrente agli ordinari bisogni d'ufficio della Federazione (``Archivreife''), sia la connotazione di testimonianza storica meritevole di conservazione, perche in possesso di un duraturo valore ai fini amministrativi e scientifici (``ArchivwuÈrdigkeit'').
Del resto la distinzione tra archivio ``storico'' (da assegnare al Ministero
della pubblica istruzione) e archivio ``corrente'' (da assegnare al Ministero
dell'interno) fu respinta giaÁ dalla Commissione nominata il 15 marzo 1870,
presieduta dal senatore Luigi Cibrario. Nella relazione ``Sul riordinamento
degli archivi di stato'', redatta dalla Commissione il 13 aprile 1870, si afferma
senza mezzi termini che ``il documento che passa in archivio entra giaÁ nel
dominio della storia''.
I fascicoli dell'Archivio storico costituiscono dunque un repertorio di tutti
gli imprenditori insigniti dell'Ordine ``al merito del lavoro'', per i quali nella
stragrande maggioranza eÁ stato reperito almeno un minimo di notizie biografiche.
Per molti di questi imprenditori i fascicoli dell'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro costituiscono l'unica fonte. L'istituto del Registro delle ditte,
che oggi richiama subito alla mente la Camera di commercio, pur avendo radici
nelle antiche ``Matriculae'' delle SocietaÁ delle arti e delle universitaÁ mercantili,
fu istituito soltanto con la legge 20 marzo 1910 n. 121 (l'istituzione del Registro giustifica da sola la riforma della disciplina degli enti camerali). La prima
normativa unitaria degli enti camerali ± la legge 6 luglio 1862 n. 680 ± non
dispone nulla in proposito, quantunque le Camere fossero obbligate a tenere
elenchi di commercianti. Il primo progetto di legge fu presentato da Minghetti
nel 1869.
I fascicoli, soprattutto quelli fino al 1943, contengono informazioni non
solo sull'attivitaÁ d'impresa (dal numero degli addetti alla quantitaÁ e la qualitaÁ
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delle macchine, dalle foto ai premi ottenuti), ma anche sulle iniziative a favore
dei dipendenti (dagli alloggi alle casse di previdenza e di mutuo soccorso).
Si tratta di fascicoli che costituiscono una fonte prima, costruita o raccolta
con il ricorso ad altre fonti frammentarie. Con inevitabili conseguenze per
quanto riguarda le caratteristiche delle informazioni. Soprattutto le ``Notizie
desunte dagli atti del Ministero dell'economia nazionale'' ± da sottolineare il
fatto che gli atti in questione sono andati persi - sono state raccolte con criteri
di omogeneitaÁ, rispondenti a precise indicazioni politiche come tradisce l'evidenza data all'aggettivo ``nazionale''. CosõÁ le informazioni che si possono trarre
dalle autorappresentazioni degli stessi imprenditori non hanno spesso termini
di riscontro. Con evidenti elementi di aleatorietaÁ e di variabilitaÁ per singoli
aspetti, che peroÁ non inficiano sul piano generale il contenuto dei fascicoli.
Nonostante questi limiti, molti fascicoli costituiscono, da un lato, una
fonte largamente inesplorata per gli studi di storia dell'economia e dell'evoluzione sociale, dall'altro, il punto di partenza per nuovi studi sulle figure imprenditoriali, anche minori.
In particolare nei fascicoli relativi ai Cavalieri del lavoro nominati dal
1902 al 1914 si scoprono figure apparentemente ``marginali'', ma in realtaÁ
con ruoli e funzioni tutt'altro che trascurabili, per ricostruire ``dal basso''
uno spaccato storico e sociale dell'Italia.
Molti di questi imprenditori con le loro iniziative hanno inciso non solo
sugli assetti produttivi, ma anche sui costumi e sulle abitudini di vita. A titolo
di esempio: la Scuola industriale di Terni sorta, ad opera di Amilcare Spadoni,
da un patto di pacificazione cittadina dopo il memorabile sciopero all'Acciaieria del 1907; le opere di mutualitaÁ, largamente sussidiate dalla SocietaÁ metallurgica italiana, realizzate da Luigi Orlando; il Tubercolosario aperto ad Alessandria da Teresio Borsalino, intitolato al nome del padre Giuseppe.
Alcuni dei fascicoli riguardano capitani d'azienda, ma altri riguardano
artigiani, commercianti e, sia pure in numero ridottissimo, operai. Fino al
1923 l'onorificenza ``al merito del lavoro'' fu concessa anche ad operai, che
avessero ``mediante la loro collaborazione, efficacemente contribuito'' allo
sviluppo e alle produzioni di un'azienda (nel 1923 per gli operai fu istituita
la ``Stella al merito del lavoro''). Ad es., Anselmo Oldrini che, diventato capo
reparto della sezione modelli in legno nell'Officina meccanica Franco Tosi di
Legnano da operaio intagliatore dei modelli in legno per la fusione dei pezzi, fu
nominato Cavaliere del lavoro il 6 marzo 1902, tra i primi sei, per il suo
contributo allo sviluppo dell'industria meccanica.
In questo senso i fascicoli costituiscono per gli studiosi un complesso
organico di documenti che consente non soltanto un'analisi episodica, cioeÁ
per singole figure imprenditoriali, ma anche sistematica delle forze produttive
e di tutte le altre componenti del lavoro.
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Quando saraÁ terminato il controllo critico delle fonti e saranno completati
i riscontri che la documentazione rende possibile, l'Archivio dei Cavalieri del
lavoro costituiraÁ un supporto imprescindibile per la storia delle imprese e, piuÁ
in generale, dell'economia. L'importanza e l'utilitaÁ per gli studiosi dei fascicoli
custoditi in esso consiste proprio in questo: i fascicoli sono strumento di lavoro
e punto di partenza per ulteriori indagini mirate caso per caso.
Tuttavia non sempre eÁ possibile reperire riscontri. Ad es., nel caso di un
fascicolo, completamente vuoto, intestato ad Emanuele Cerini, eÁ stata ritrovata nelle carte dell'Archivio riservato del gabinetto del Ministro degli affari
esteri la copia della minuta di un telegramma '', a firma Grandi, in partenza per
la rappresentanza diplomatica di Buenos Ayres, classificato ``riservatissimo
dove si parla di ``pratiche per conferimento ... ultimate'' (peraltro datato 30
marzo 1928, mentre la nomina eÁ del 28 marzo) (cfr. Cerimoniale GM 58 Busta
7). Nonostante le ricerche a tappeto effettuate in un fondo inesplorato del
Cerimoniale, custodito senza alcuna classificazione, non eÁ stato rinvenuto
nemmeno il telegramma cui si fa riferimento con numero di protocollo. EÁ stato
possibile reperire informazioni un po' piuÁ dettagliate grazie alla Camera di
Commercio Italiana nella Repubblica Argentina, che ha inviato l'elenco dei
soci e la lista del VI Prestito italiano di guerra.
Il recupero e il riordino dei fascicoli, che presentano una molteplicitaÁ di
documentazione disparata, finora eÁ stato condotto soltanto per saggi. In particolare per il periodo 1902- `14. Comunque con un margine scontato di imprecisioni. Sono state individuate, spesso per intuizioni, altre fonti con cui eÁ stata
verificato e/o arricchito il materiale contenuto nei fascicoli. Sulla base di ipotesi d'indagine, man mano che si trovavano nuovi indizi e nuove prove, sono
stati completati e/o integrati fascicoli scarni o privi di documentazione.
Dal 1926 la documentazione dell'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro
eÁ stata costituita in parte con dati su schede anagrafiche riassuntive, in parte
con notizie desunte dagli atti del Ministero dell'economia nazionale allora
accessibili (questi atti - evidentemente legati all'attivitaÁ istruttoria - costituivano il ``corpus'' documentario di quell'archivio storico di cui parlano dal 1921
le disposizioni di legge). Dal 1952 la documentazione eÁ principalmente costituita dagli atti dell'istruttoria per le nomine.
Ogni fascicolo contiene in genere una ``scheda personale''. In molti casi
doppia. Le due tipologie di scheda sono indizio di due diversi tentativi di
riordino e di sistematizzazione della documentazione custodita nell'Archivio
storico dei Cavalieri del lavoro. La prima scheda eÁ stata redatta negli anni
immediatamente successivi al 1926. La seconda eÁ stata compilata con molta
probabilitaÁ dopo il 1952.
La piuÁ antica riporta: cognome e nome, paternitaÁ origine, luogo di nascita,
data di nascita, data e luogo di morte, residenza, data del decreto di nomina, n.
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di ruolo, ramo di attivitaÁ nel quale il Cavaliere del lavoro si eÁ particolarmente
segnalato, attivitaÁ svolta, altri titoli di merito (per alcune di queste informazioni quali si fa puntualmente riferimento agli allegati contenuti nel fascicolo
purtroppo non tutti conservati).
La piuÁ recente eÁ strutturata in due parti. La prima, indicata come ``Scheda
personale'' riporta: cognome, nome e paternitaÁ, luogo e data di nascita, luogo e
data di morte, titoli onorifici ed accademici, ramo di attivitaÁ preminente, data
della nomina, nonche le voci ``residenza'' e ``recapiti''. La seconda, sotto l'indicazione ``Notizie biografiche'', riporta: attivitaÁ principale, altre attivitaÁ,
forma giuridica dell'azienda e posizione ricoperta, invenzioni, scoperte, ecc.,
benemerenze sociali, civili e culturali, cariche pubbliche ricoperte, altre notizie, contributi volontari per le opere sociali della Federazione.
In quasi tutti i fascicoli, costruiti ± si suppone ± sulla falsariga di quelli
ministeriali, si ritrova in genere un curriculum vitae con notizie non solo sulle
motivazioni per la concessione dell'onorificenza, ma anche su altre attivitaÁ.
L'ideale sarebbe, d'accordo con i Cavalieri viventi o con i famigliari dei
Cavalieri deceduti, poter aumentare la documentazione dell'Archivio della
Federazione con le carte conservate negli archivi delle loro imprese cessate o
esistenti o delle loro famiglie. Soprattutto in caso di mancanza di possibilitaÁ o
di volontaÁ di conservare le proprie carte. Con l'ambizione di creare nell'Archivio un luogo di raccolta, sia pure soltanto in copia, della documentazione.
Anche con l'aiuto dei Gruppi regionali, che in questo modo vedrebbero esaltata con una nuova funzione il loro ruolo di collegamento con la Federazione.
Naturalmente nel portare avanti un tale progetto si va incontro a due ostacoli.
Il primo: la diffidenza nei confronti di chi voglia consultare documenti privati,
per timore di divulgare particolari vicende della propria storia che si vorrebbero mantenere segrete. Il secondo: i costi di tale operazione.
La documentazione eÁ conservata nell'Archivio con una mentalitaÁ che non
si esaurisce, come giaÁ si eÁ detto all'inizio, negli obblighi amministrativi previsti
dal Codice Civile. Il recupero e il riordino eÁ pensato nel rispetto delle disposizioni inerenti l'organizzazione degli archivi contenute nel D.P.R. 30 settembre 1963 n. 1.409. Con l'ambizione di vedere riconosciuta giuridicamente la
funzione dell'Archivio storico nel contesto piuÁ ampio dei beni culturali. Anche
per godere della tutela che lo Stato esercita a salvaguardia dei beni culturali.
L'Archivio dei Cavalieri del lavoro per i dati contenuti nei fascicoli risulta
di interesse per il suo valore giuridico e storico. Anche se non eÁ censito, come
numerosi altri (sono oltre 1.000 gli archivi familiari e personali conservati negli
Archivi di Stato, e altrettanto elevato eÁ il numero degli archivi vigilati: circa
1.244, di cui 670 dichiarati di notevole interesse storico).
Alla fine degli anni '80 eÁ stata avviata anche l'informatizzazione essenziale
dei dati. Le notizie contenute in ogni fascicolo sono state compresse in una
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scheda anagrafica per campi di informazioni. Con un'impostazione metodologica unitaria: cognome e nome, data di nascita e di morte, regione, data e
numero del brevetto di nomina, settore di attivitaÁ. Con eventuali sottoinsiemi.
Quest'organizzazione informatica, ancora limitata all'indicizzazione dei fascicoli e mancante della digitalizzazione dei materiali, sfruttando tutte le potenzialitaÁ delle risorse tecnologiche, costituisce giaÁ un primo data base per campi
di informazione facilmente comprensibili e discriminanti. I suddetti campi
sono stati pensati come elementi di informazione uniforme, ricorrente, suscettibile di analisi sistematica. A questa prima raccolta di informazioni, strutturata e organizzata per facilitare il ritrovamento selettivo e l'elaborazione dei
dati, saraÁ aggiunto il profilo essenziale di ciascun Cavaliere del lavoro.
Il progetto eÁ di applicare le tecnologie dell'informazione all'amministrazione e alla tenuta dell'archivio in riferimento ai principi e ai metodi dell'archivistica.
Quando l'informatizzazione saraÁ perfezionata e completata, e soprattutto
quando saraÁ messa a punto in modo definitivo la classificazione dei campi
d'informazione, lo studioso con le discriminanti costituite dai campi potraÁ
avere immediatamente sottocchio informazioni per aggregazioni statistiche,
potraÁ ricostruire l'evoluzione di un settore, oppure allineare in successione
cronologica gli imprenditori di un settore, o ricavare le tipologie produttive,
nonche la loro localizzazione. In poche parole, saraÁ in grado di disporre di
documenti complessi per estrazione o incorporazione.
La Federazione considera suo compito specifico non solo completare l'operazione ``recupero e riordino'', ma anche mettere a disposizione del pubblico
- soprattutto degli studiosi di storia dell'economia - la documentazione.
L'operazione di recupero e di riordino, come per gli archivi industriali, di
istituzioni di assistenza e di beneficenza e gli archivi sanitari, comportano
numerose questioni e difficoltaÁ, di carattere generale e specifico, che richiedono di essere affrontati in termini diversi dall'archivistica tradizionale. Trattandosi di imprenditori bisogna, infatti, esaminare e repertare i fascicoli, facendo i conti con esperienze a prima vista estranee alla formazione di materiale
archivistico. Spesso gli elementi a completamento della documentazione sono
da rintracciare soprattutto in documenti amministrativi e aziendali, che non
sempre sono stati conservati (anche in Inghilterra, nonostante l'esistenza fin
dal 1934 del Business Archives Council).
La documentazione custodita nell'Archivio ha trovato il suo sbocco naturale nel I e, soprattutto, nel II volume della pubblicazione, edita dalla Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro per il centenario dell'Ordine, caduto
il 9 maggio di quest'anno.
In primo luogo, nel I volume ``I Cavalieri del Lavoro. Cent'anni di imprenditoria'', a cura del prof. Valerio Castronovo, che costituisce l'orizzonte storico
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entro cui leggere e interpretare le singole storie di vita dei Cavalieri del lavoro.
In particolare nell'ultima parte eÁ stato focalizzato un campione significativo dei
Cavalieri del Lavoro, pari ad un terzo del totale dal 1902 al 1990, nell'ambito
di uno schema generale del meccanismo sociale e produttivo.
In secondo luogo, piuÁ esclusivamente nel II volume, intitolato ``I Cavalieri
del Lavoro (1901-2001). Storia dell'Ordine e della Federazione'', che contiene una
storia dell'Ordine e della Federazione e un breve profilo biografico di tutti i
Cavalieri del Lavoro, nominati dal 1901 al 2001.
I materiali dell'Archivio sono utilizzati nel II volume come in nessun'altra
pubblicazione. Nelle varianti minime e massime. Da figure singole alle eÂlites
imprenditoriali. Ad es., da Giuseppe Savettiere (1877-1920) a Giorgio Enrico
Falck (1866-1947). Da un esponente di una classe borghese che con il capitale
accumulato nelle attivitaÁ commerciali assunse nuove funzioni, colmando l'assenza di vocazioni imprenditoriali in Sicilia, al pioniere dell'industria siderurgica italiana, che costituõÁ la SocietaÁ anonima delle acciaierie e ferriere lombarde
e costruõÁ lo stabilimento di Sesto S. Giovanni.
Non esisteva, fino ad oggi, un'opera d'insieme che contenesse i profili
biografici di tutti i Cavalieri del lavoro. Per trovare qualcosa d'analogo bisogna
andare ai 400 profili contenuti in ordine sparso nel Dizionario industriale
italiano, con rassegna fotografica, pubblicato il 1923 a Roma da Giacchetti
per promuovere nel paese lo sviluppo della cultura industriale e la conoscenza
delle industrie italiane anche all'estero. Una specie di trattazione generale delle
industrie italiane con una miscellanea sui Cavalieri del lavoro, che riproduceva
l'edizione commemorativa del libro V, prima parte, dell'Istoria degli Ordini
cavallereschi in Italia: Dell'Ordine al Merito del Lavoro dalla sua fondazione,
pubblicata a Milano nel 1915 e ristampata sulla rivista ``Il Lavoro nazionale''
nel 1916.
Un primo tentativo in questa direzione eÁ rappresentato dai quattro piccoli
volumi, ristampati in 2a edizione tra il 1903 e il 1904 dal prof. Guglielmo
Collotti, direttore della Regia Scuola Tecnica ``Sammartino-Pardo'' di Catania
per i tipi della casa editrice Giannotta. L'opera, intitolata I Cavalieri del Lavoro, pubblicava a gruppi ordinati alfabeticamente per cognome, 82 profili dei
decorati ``al merito del lavoro'' su 199 fino ad allora nominati. Altri profili
sono contenuti nell'opera Artefici del lavoro italiana, stampata a Roma nel 1956
a cura dell'Istituto di arti e mestieri per gli orfani dei lavoratori italiani caduti
in guerra ``F: D. Roosevelt'', che raccoglie le biografie di uomini che hanno
dedicato la loro esistenza ad attivitaÁ industriali, commerciali e agricole (con
una presentazione di Enrico Pozzani, allora presidente della Federazione).
Altri ancora nella pubblicazione Creatori di lavoro, a cura della Confederazione
generale dell'industria italiana, pubblicato in seconda edizione a Roma nel
1968 (la prima era del 1949), che raccoglie 300 biografie di imprenditori.
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Il II volume cerca di colmare questa lacuna senza la presunzione di realizzare un'opera critico-filologica: eÁ un compendio storico-informativo essenziale fondato sulla progressione cronologica del numero dei brevetti, la cui
caratteristica precipua, ma anche il limite, eÁ costituita dalla fonte, cioeÁ il
materiale custodito nell'Archivio storico dei Cavalieri del lavoro.
Il I volume della pubblicazione trova dunque il suo naturale complemento
nel II volume. Quest'ultimo con i profili essenziali di tutti i Cavalieri del
Lavoro daÁ conto sufficientemente di una storia dell'economia spesso considerata nel suo insieme e per molti aspetti storia d'anonimi. Con le biografie perde
l'anonimato e acquista consistenza individuale, nonostante la molteplicitaÁ degli
attori e la reiterazione dei comportamenti. La storia dell'economia non puoÁ
essere, infatti, lasciata in dominio esclusivo dell'analisi economica e dei suoi
strumenti d'indagine, che sono certamente importanti sotto il profilo macroeconomico, ma insufficienti in termini di una storia che nel ``passaggio del
ricordo'' si innalzi dalla ``melodia quotidiana'' a ``simbolo universale''.
L'archivio resiste alle manipolazioni e conserva nelle sue fonti la memoria.
Come si puoÁ costatare per le notizie desunte dagli atti del Ministero dell'economia nazionale che, pur evidentemente riscritte, evitano comunque violazioni
o vuoti di memoria.
La memoria eÁ stata sempre un'importante posta in gioco nelle societaÁ
organizzate. Anche nella lotta per il potere. Il sovrano assiro Sargon II (722705 a. C.), dopo la campagna contro gli Urartei (714) fece comporre un'iscrizione ± la piuÁ lunga che sia mai stata scritta in Assiria su una sola spedizione
militare ± che, pur pretendendo di essere un semplice rendiconto dei fatti al
dio Assur, eÁ un documento di propaganda. Nella parte finale delle 430 righe,
per la maggior parte conservate, si parla delle perdite con scarsa veridicitaÁ
(sono sicuramente piuÁ veritiere le scene di guerra fatte scolpire sulle pareti
del suo palazzo nella nuova capitale Dur-Sharrukin costruita da Sargon II a
nord di Ninive).
Nella sua organizzazione in termini ``occasionali'' l'Archivio storico dei
Cavalieri del lavoro, soprattutto per i fascicoli intestati ai Cavalieri del lavoro
viventi, si distingue da tutti gli altri per il contenuto peculiare della sua documentazione, che si puoÁ considerare ``aperta'' (``work in progress'').
Dopo il lavoro di studio e di ricerca per la pubblicazione la consapevolezza
del valore intrinseco della documentazione conservata nell'Archivio eÁ diventata piuÁ fondata. Anche perche non sono piuÁ consultabili i fascicoli del Ministero delle attivitaÁ produttive per il periodo antecedente il 1952. Per vari
motivi. In parte, perche confinati in luoghi non accessibili, in parte percheÂ
danneggiati dall'acqua subito dopo la guerra, in parte perche dispersi. Non eÁ in
ogni caso verosimile l'ipotesi che tutta la documentazione sia andata persa,
perche portata a SaloÁ. Non si puoÁ escludere che potrebbe essere accaduto per il
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Ministero delle corporazioni quello che accadde per il Ministero degli affari
esteri, quando il 14 settembre 1943 il maggiore Kappler con un ``drappello di
militari in pieno assetto di guerra'' si presentoÁ nell'Ufficio del segretario generale Rosso, come si legge nell'appunto steso in proposito dallo stesso Rosso il
15 settembre 1943, chiedendo per ordine del FuÈhrer la consegna di ``tutti quei
documenti che potessero essere utili ed interessanti per gli anglo-americani
qualora cadessero nelle loro mani''. Il materiale, per fortuna solo in parte, fu
portato via dai tedeschi e inviato a Berlino negli uffici della Wilhelmstrasse,
dove fu studiato e dove risultava ancora depositato alla data 21 marzo 1944.
Dopo se ne perdono le tracce. Non fu rinvenuto tra il materiale documentario
catturato in Germania dagli anglo-americani. Forse eÁ andato distrutto in occasione di un bombardamento aereo della capitale tedesca.
La stessa requisizione potrebbe essere stata eseguita al Ministero delle
corporazioni, dato l'interesse strategico per la produzione bellica. Anche perche il Ministero delle corporazioni aveva un suo rappresentante presso l'Ufficio
della Guerra Economica, istituito nel dicembre 1939 presso il Ministero degli
affari esteri per volere di Mussolini e diretto dal Ministro Pietromarchi, il cui
archivio era stato prelevato dai tedeschi.
Non eÁ nemmeno da scartare l'ipotesi che una parte della documentazione
portata a SaloÁ sia stata sottratta dai partigiani, quando il 27 aprile 1945 catturarono Mussolini nei pressi del lago di Como, e sia andata poi dispersa dopo
essere stata utilizzata per quei processi sommari che spesso sfociarono in esecuzioni sommarie, come nel caso di Antonio e Ettore Rizzi, rispettivamente
figlio e nipote del Cavaliere del lavoro Ettore Rizzi, titolare a Modena dell'Officina meccanica e fonderia fondata dal padre nel 1857, caduti il 2 giugno
1945 sotto il piombo dei partigiani nei giorni seguenti la liberazione.
In ogni caso per strumenti e metodi di indagine i fascicoli sono stati
compilati, sia prima sia dopo il 1952, con metodi solo parzialmente riconducibili a quelli della storia economica o della storia d'impresa. La caratteristica
precipua di questi fascicoli eÁ, infatti, costituita dal fatto che sono compilati per
finalitaÁ intrinseche all'attivitaÁ della Federazione e, soprattutto quelli successivi
al 1952, contengono documenti prodotti per finalitaÁ in genere completamente
diverse da quelle propriamente archivistiche e percioÁ devono essere letti con
tecniche a volte non abituali nell'indagine storica.
Il materiale dei fascicoli getta nuova luce su quell'anonima storia delle
cose, che esce dagli schemi classici per avventurarsi lungo le frontiere delle
culture minori, o sinora cosõÁ considerate in una storia attenta principalmente al
``marmo dei monumenti'': cioeÁ le piccole storie di quegli uomini e di quelle
imprese che non hanno ancora trovato sufficiente spazio nella storia del decollo
industriale del paese, perche ricostruita ancora in un linguaggio che non riesce
ad esprimersi in modo diverso dal ``marmo dei monumenti''.
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In generale le notizie raccolte nei fascicoli restituiscono in qualche modo
un significato a cioÁ che non sembra rivestire alcun interesse per una ricostruzione storica. Lo stesso protocollo di comunicazione fra un fascicolo e l'altro,
cioeÁ la scheda, per la sua impostazione rischia di sconfinare nell'archeologia
industriale.
Dopo il 1952 le notizie raccolte sono legate principalmente all'istruttoria
per la nomina, anche per la funzione preminente che i Cavalieri del lavoro e,
quindi, la Federazione si trovano ad esercitare nel consiglio dell'Ordine. Con
aggiornamenti costituiti da ritagli di giornali altrimenti non reperibili.
Queste informazioni, sia quelle raccolte per l'attivitaÁ istruttoria sia quelle
raccolte per l'aggiornamento dei fascicoli, diventano evidentemente materiale
storico. L'attivitaÁ istituzionale costituisce la condizione ``naturale'' per la funzione culturale dell'Archivio. Il problema del rapporto tra produzione per
esigenze pratiche e uso per esigenze culturali nel caso dell'Archivio dei Cavalieri del lavoro non si puoÁ semplicisticamente risolvere con la distinzione tra
documentazione ``corrente'' e documentazione ``storica''. Non solo per motivi
teorici. I due momenti non possono essere separati, come ha reso ancora piuÁ
evidente anche l'impiego delle tecnologie informatiche, che richiedono ``a
priori'' l'organizzazione delle nozioni per costruire il programma del sistema
informativo nel porre in essere la documentazione archivistica.
Nella ricerca moderna i materiali archivistici hanno, di fatto, ampliato lo
stesso orizzonte degli studi storici. La documentazione dell'Archivio storico
dei Cavalieri del lavoro eÁ rimasta sino ad ora pressoche sottratta all'uso storiografico ed esclusa dalla circolazione e produzione culturale, con significative
eccezioni che confermano la regola (a titolo di esempio alcune voci del Dizionario biografico degli italiani, edito dall'Istituto dell'enciclopedia italiana).
Sebbene i fascicoli presentino carenze, sia nel contenuto sia nel metodo di
raccolta, possono avere nuove e inusitate potenzialitaÁ d'impiego. Il loro futuro
``di frontiera'' dipenderaÁ in maniera decisiva dall'impostazione scientifica del
recupero e del riordino di una documentazione, la cui importanza storica nasce
in modo indubbiamente ``sui generis''.
Nei fascicoli custoditi presso l'Archivio storico si puoÁ trovare una documentazione per una storia delle persone attenta alla quotidianitaÁ e allo spessore
concreto degli individui, che non si puoÁ esaurire nello ``scheletro oggettivo'' dei
fascicoli, senza correre il rischio di perdere di vista la maggiore complessitaÁ e la
piuÁ lunga durata dei fenomeni sociali ed economici.
In molti casi la dimensione ``privata'' e la dimensione ``pubblica'' si intersecano. Con una coincidenza tra biografia individuale e momento storico. I
contenuti biografici della documentazione esprimono un momento di ``mediazione'' tra i comportamenti imprenditoriali individuali e le istanze tendenziali
della societaÁ. Le notizie contenute nei fascicoli possono allora rompere gli
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assetti lineari e cronologici tradizionali, ma non scompigliano la coerenza del
racconto. La stessa storia dell'economia, proprio per le conseguenze umane e
sociali del processo di industrializzazione, diventa materia ``incarnata'' dagli
specifici elementi biografici di ciascun Cavaliere del lavoro. In questo senso i
fascicoli nella loro serie cronologicamente continua, anzi proprio per la loro
serialitaÁ, possono attestare con sufficiente attendibilitaÁ fenomeni economici e
sociali di lunga durata e consentire quindi una lettura ben piuÁ complessa delle
tematiche inerenti la storia dell'economia e i rapporti tra le classi sociali.
Se uno si limita a spulciare uno per uno i fascicoli, arriva soltanto ad una
visione parziale. Per arrivare ai sistemi di relazione, occorre connettere le parti
nel tutto. EÁ come in un bosco. Se uno si ferma ad osservare uno per uno gli
alberi, non percepisce l'insieme della foresta.
La storia delle attivitaÁ umane si costruisce attorno ad una visione del
mondo che non puoÁ dimenticare l'anonima storia delle cose, cioeÁ le culture
materiali e le tacite conoscenze del fare, di cui si dimenticano spesso i sistemi e
i linguaggi che le hanno prodotte.
Oggi gli orientamenti storiografici sono mutati. Sono state superate le
impostazioni di ricerca sia del positivismo con la sua incondizionata fiducia
nel valore del documento, sia dell'idealismo con il suo svilimento del ruolo
degli archivi. Si eÁ affermata una nuova chiave di lettura delle carte conservate
negli archivi. A dispetto delle tentazioni di una filosofia del mondo industriale
che tende a collocare questo patrimonio nelle cosiddette culture materiali.
Luigi Amabile, illustre medico-chirurgo fondatore all'universitaÁ di Napoli
della cattedra di anatomia patologica, appassionato di studi storici per caso, a
chi lo accusava di pedanteria per i suoi 5 volumi su Campanella pubblicati tra il
1882 e il 1887, frutto di ricerche in archivi e biblioteche in Italia e all'estero,
replicava che ``il senso della storia non deve essere insufflato, non deve emergere dall'oracolo pomposo del narratore, ma deve emergere dalla ricca esposizione dei fatti sulle cose e sulle persone, attenendosi strettamente ai documenti
e servendosi delle parole medesime di essi''.
Il bisogno di materiale documentario che illustri e descriva la vita degli
imprenditori, e quindi delle imprese, eÁ in questo senso ineludibile. Senza questi
dati e queste informazioni ogni storia dell'economia rimane morta e opinabile
nelle sue conclusioni, e ogni archivio si riduce ad un antiquariato per amatori e
collezionisti.
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