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Fidarsi delle Istituzioni

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Fidarsi delle Istituzioni
Fidarsi delle Istituzioni
Scritto da Stefano Montanari
Venerdì 29 Giugno 2012 12:43
Per fidarsi delle Istituzioni bisognerebbe che le stesse fossero degne di fede. Purtroppo non
sempre è così
Non che l’erba del vicino verdeggi più di tanto, ma il nostro paese assomiglia ogni giorno di più
alle cosiddette “carrette del mare”. I nocchieri della nostra nave in gran tempesta mettono toppe
per turare le falle, ma, a formarsi, le falle sono più rapide di loro e, al di là di ogni patriottica
ipocrisia, non è poi così raro che i buchi che imbarcano più acqua li faccia proprio chi dovrebbe,
invece, ripararli.
Un atteggiamento che l’equipaggio pare condividere, poi, è quello di gridare a gran voce che
delle istituzioni, noi cittadini, cioè i passeggeri paganti, dobbiamo fidarci.
Un attimo: fidarsi delle istituzioni non è un dovere al quale ci si deve assoggettare ma un diritto,
e le due cose fanno una bella differenza. Ristabilito l’ovvio principio, sono le istituzioni che
hanno il dovere di essere degne di fede, altrimenti si cade nella truffa di stato.
Ma come facciamo a fidarci di uno stato che, per esempio, non paga i debiti contratti nei
confronti dei cittadini fornitori ma poi pretende che questi paghino le tasse, peraltro oltre il limite
della sostenibilità, come se quei quattrini li avessero incassati?
E - a mio parere ancora peggio - come facciamo a fidarci dell’ente che, primo fra i tanti che
manteniamo per fare in pratica la stesa cosa, dovrebbe controllare lo stato di salubrità (o il suo
opposto) dell’ambiente? Parlo dell’ARPA, un ente pletorico che si occupa più di “tranquillizzare”
la gente che non di proteggerne la salute. Esempi al proposito ce ne sono da riempire almeno
decine di pagine come questa.
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Scritto da Stefano Montanari
Venerdì 29 Giugno 2012 12:43
L’ARPAM, dove la M finale sta per Marche, ospita nella sua sede di Pesaro il microscopio
elettronico che fu sottratto al laboratorio che dirigo e che, nelle intenzioni marchigiane, doveva
studiare i manufatti contenenti amianto.
Occorre dire, poi, per chiarezza, che il microscopio è quasi fermo da un anno dopo che lo era
stato per un anno e mezzo all’Università di Urbino, prima destinataria della sottrazione. Questo
al di là della stravaganza insita nel pretendere di servirsi di un apparecchio (mai pagato) non
proprio adatto a quell’impiego e del fatto tecnico che, per lo scopo, sarebbe stato ben più
indicato uno strumento diverso e meno costoso. E questo oltre, naturalmente, alla discutibile
moralità di sottrarlo a ricerche incomparabilmente più importanti come quelle, ad esempio, sul
cancro e le malformazioni fetali da inquinamento.
Passando all’ARPA nella versione lombarda, questa, stando al tutt’altro che rivoluzionario
Corriere della Sera, tarocca sistematicamente i dati relativi all’inquinamento da polveri sottili
(articolo di Gianni Santucci del 1° marzo 2010). E l’ARPA veneta che mente fino all’ingenuità
pretendendo un’impossibile assenza di diossine conseguenti al rogo della fabbrica DeLonghi di
Treviso? O la sorella emiliana che non si accorgeva che a Bando di Argenta la centrale
cosiddetta a biomasse bruciava di tutto? O, per restare in regione, che dire dei funzionari ARPA
di Parma finiti nei guai giudiziari per controlli “benevoli” presso qualche azienda generosa? E i
numerosissimi silenzi come, ad esempio, quelli sui mancati interventi a Torino per
l’inquinamento da cromo esavalente denunciati a ripetizione dal compianto dott. Roberto
Topino?
Ma basterebbe essere un po’ esperti di ambiente per accorgersi delle enormità che non di rado
vengono partorite da questo ente che Vincenzo Pepe, già presidente del Consorzio dei rifiuti a
Caserta, in un’intervista su L’Espresso del 29 novembre 2007 definì “carrozzoni politici, senza
alcuna indipendenza scientifica”. E aggiunse che “pubblicare dati negativi turberebbe il
consenso politico, e il direttore di turno perderebbe la poltrona”. Sull’argomento mi fermo qui un
po’ per motivi di spazio e molto per carità di patria.
Anche la Magistratura, oltre all’ARPA, ci mette del suo ad aprire qualche falla. Sempre più
comitati di cittadini mandano esposti e denuncie relative a fenomeni d’inquinamento del tutto
trascurati dalle autorità e spesso ben oltre i confini delle leggi che, peraltro, sono di manica
molto larga verso chi inquina. Oggi, poi, c’è il boom delle centrali a biomasse, inceneritori a tutti
gli effetti che non solo devastano aria ed acqua ma incidono pure molto negativamente
sull’agricoltura. Nella soverchiante maggioranza dei casi, con eccezioni davvero rarissime, tutte
le proteste vengono disinvoltamente e distrattamente archiviate dai magistrati. Però le
archiviazioni esistono anche ad altri livelli. Chi ha voglia di rivolgere un po’ d’attenzione ad un
caso tipicamente italiano, potrebbe informarsi sul processo penale contro l’ENEL finito nel nulla
senza che nessuno ne sapesse niente. Nessuno, mia moglie e me compresi, consulenti del
pubblico ministero che, a dir poco a sorpresa, quell’archiviazione chiese.
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Scritto da Stefano Montanari
Venerdì 29 Giugno 2012 12:43
Molto in breve, noi, a richiesta di quello stesso magistrato, dimostrammo che l’inquinamento
prodotto dalla centrale elettrica ad oli pesanti di Polesine Camerini (Rovigo) era responsabile
dell’induzione di malattie nella popolazione. Naturalmente l’imputato ENEL avrebbe potuto
organizzarsi per dimostrare in sede di tribunale che noi sbagliavamo. Ma non ce ne fu bisogno.
A nostra totale insaputa, il pubblico ministero si prese due consulenti perfettamente estranei
all’argomento che noi trattiamo e questi misero insieme le giustificazioni cercate per archiviare il
procedimento. Leggendo le argomentazioni dei due “periti” - e le virgolette sono d’obbligo - c’è
di che restare esterrefatti. Tanto per non citare che un punto, le nostre analisi vengono
pesantemente criticate sulla base di passaggi di laboratorio che semplicemente non esistono.
Ma tutto il documento, di cui noi venimmo a sapere per puro caso moltissimo tempo dopo e
senza che ci si desse modo di mettere nell’angolo chi si esprimeva su argomenti che
evidentemente ignorava, è una collezione di assurdità. Nessuna accusa a nessuno ma due
domande sì: perché si è proceduto senza consultarci? Perché si sono scelti periti così
palesemente privi di qualunque competenza nel campo? Chi voglia saperne di più può leggersi
http://www.stefanomontanari.net/sito/images/pdf/archiviazione_rovigo_processo_enel.pdf
ed, eventualmente, meditare.
E meditino anche i nocchieri.
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Biolcalenda Luglio/Agosto 2012
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