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Metodo Stamina: c`è da fidarsi?
la www.alboscuole.it/lavocedeglistudenti Febbraio 2014 degli distribuzione gratuita numero 65 Liceo Tosi” -- Busto Busto Arsizio Arsizio Liceo Scientifico Scientifico Statale Statale “Artuto “Arturo Tosi” EDITORIALE Metodo Stamina: c’è da fidarsi? Quando la scienza e il progresso oltrepassano il limite? Quando giungono al punto di non ritorno? Nella società scettica e relativista del Terzo Millennio, si tratta di domande che richiedono uno sforzo sempre maggiore a chi tenti di darvi una risposta. Un caso emblematico, in proposito, è la disputa che si sta consumando ormai da parecchi mesi circa il metodo “Stamina”, trattamento medico innovativo (a detta del suo inventore) che si propone di curare sensibilmente soprattutto le malattie neurodegenerative. Tale trattamento, secondo i pochi dettagli conosciuti, si baserebbe sul prelievo di cellule staminali dal midollo osseo del paziente, e sul loro reinserimento nel paziente stesso dopo due ore di incubazione in acido retinoico, operazione che dovrebbe mutare tali cellule in neuroni. La storia di “Stamina” inizia poco meno di una decina di anni fa, quando Davide Vannoni, docente di università telematiche e laureato in scienze della comunicazione, fa ritorno da un viaggio in Ucraina, raccontando di essere stato curato da una paralisi facciale grazie alle cellule staminali. Da questo momento, l’azione di Vannoni sarà rivolta a portare tale metodo anche in Italia, servendosi di due società, la Re-Gene S. r. l. e la Stamina Foundation. Di queste ultime, la Re-Gene viene chiusa nel 2009, in seguito a un’inchiesta sulle sperimentazioni staminali praticatevi. Tra gli indagati per truffa e associazione a delinquere, compare lo stesso Vannoni, che, secondo le indagini, proporrebbe trattamenti di cura su pagamento di cifre tra i 20mila e i 50mila euro. Tali trattamenti di cura, tuttavia, risultano oscuri e, in certi casi, pericolosi per la salute dei pazienti. Nonostante ciò, il metodo “Stamina” sopravvive grazie alla comparsa di nuovi finanziatori. Nel 2011, così, comincia ad essere praticato come cura compassionevole nell’Ospedale di Brescia, pratica che viene sospesa a inizio 2013 dopo un’ispezione dei NAS e dell’AIFA. all’interno: Giornata della Memoria: sul palco per non dimenticare / La cittadinanza virtuale, prigionia e libertà nelle maglie della rete / Dai spegnila / Donne che difendono le donne / Corsi di recupero / Orientamento in uscita, scopriamone di più / Serata Futurista e Gruppo fotografia / Michele Mari ospite al Tosi / Ok Glass, ovvero il futuro secondo Google / Griglia assassina / I nipoti del Concilio Vaticano II, dilaniano o rinnovano il patrimonio? / Progetto Extrema Ratio / Non siate svogliati, ragazzi! / AVIS: rilevazione questionario 2013-14 / Campioni provinciali nella campestre di Malnate / Campione regionale atletica maschile e femminile / Intervista a Carlo Colombo, autore di “Tre mesi in Portogallo nel 1822” / La vera faccia dell’interfaccia / Quando mi insegnarono a raccontare / Giochi / L’ultima: Giornata di Arturo 2013 Il 2013 è, però, anche l’anno in cui il metodo di Vannoni giunge sotto i riflettori. A maggio, il Parlamento Italiano decide l’avvio di una sperimentazione: viene istituita una commissione appositamente per tale fine. Il programma televisivo “Le Iene”, inoltre, contribuisce alla diffusione della questione, tramite un servizio circa le storie di bambini affetti da malattie neurodegenerative e i presunti miglioramenti provocati dal metodo “Stamina”. A ottobre il Parlamento, al termine delle sperimentazioni, decide di sospendere la somministrazione della cura sul territorio nazionale, a causa dell’inconsistenza scientifica del metodo e dei rischi che questo comporta. Immediatamente nascono numerose proteste popolari in favore della cura: migliaia di persone, spinte dalla disperazione, chiedono la riabilitazione del trattamento, se non altro come “ultima spiaggia” per i loro parenti malati, ma senza ottenerla. Solo il TAR del Lazio, cui Vannoni si rivolge in extremis, revoca la decisione parlamentare ed emette alcune ordinanze specifiche per pazienti da curare con il metodo “Stamina”. Come esplicitato, si tratta di una vicenda dal duplice aspetto: da una parte, l’insieme di ombre, dubbi, incertezze e casi giudiziari; dall’altra, un intenso movimento di proteste popolari di persone che, disperate, chiedono di non lasciar morire i loro cari. Ciò che, però, resta poco chiaro è cosa realmente si sappia di questo “innovativo trattamento”, nonché delle attività del suo inventore. In effetti, questa richiesta è difficilmente soddisfabile. Voce degli Studenti 2 La LICEO SCIENTIFICO STATALE “ARTURO TOSI” - BUSTO ARSIZIO Innanzitutto sono pochissimi i dettagli che Vannoni ha lasciato trasparire al pubblico, riguardo allo sviluppo e all’utilizzo di “Stamina”. Proprio questa scarsezza di informazioni ha sempre impedito all’imprenditore farmaceutico di ottenere un brevetto, specie quello richiesto all’Ufficio Brevetti degli USA nel 2012. A questo si legano altri lati oscuri, legati ad alcune attività sospette di Vannoni stesso. Le stesse pretese di tenere il segreto sulle sperimentazioni eseguite alla Stamina Foundation si basano sulle regole del brevetto, il quale però non è mai stato ottenuto in alcuno Stato né validato da alcuna organizzazione scientifica. Ancor più inquietante è l’analisi che l’autorevole rivista “Nature” ha compiuto sul rapporto presentato da Vannoni: due delle immagini allegate erano in realtà state già pubblicate nel 2003 e nel 2006 da un’equipe di medici ucraini che, pur conoscendolo, non avrebbero mai autorizzato il Voce degli Studenti La LICEO SCIENTIFICO STATALE “ARTURO TOSI” - BUSTO ARSIZIO Il Comitato di redazione è aperto a tutti coloro che desiderano partecipare alla redazione del giornale; per questo numero hanno collaborato: Calzone Giada, Colombo Giulia, Crespi Ilaria, Formenti Martina, Giorgetti Cristina, Gussoni David, Landro Nicola, Malgeri Alessandra, Pastorelli Luca, Primi Marianna, Rattazzi Ilaria, Riva Andrea, Rossini Marco (rapporti con l’Associazione genitori), Taldo Rebecca, Torresan Riccardo, Vignati Laura (rapporti con i docenti). Chi fosse interessato ad inserzioni pubblicitarie su questo giornale può indirizzare le proprie richieste a: [email protected] http://www.liceotosi.va.it/associazione-genitori/home.html EDIZIONE ON-LINE www.alboscuole.it/lavocedeglistudenti professore italiano ad utilizzare tali immagini. Di qui le pesanti critiche che “Nature” ha avanzato verso il metodo e il divulgatore. Infine, dato senza dubbio più importante e immediato, i riscontri fisici sui pazienti sottoposti al metodo “Stamina” sembrano non confermare quanto preannunciato da Vannoni. Molteplici sono i casi in cui non solo non si sono visti miglioramenti nella malattia, ma anzi si sono scatenati effetti collaterali imprevisti, dannosi per la salute già precaria dei pazienti. Ulteriori analisi effettuate da diversi team di ricercatori e medici hanno rivelato, molto recentemente, che non solo due ore di incubazione non sono sufficienti a trattare le cellule staminali, ma che le staminali utilizzate da Vannoni non avrebbero in assoluto la possibilità di evolvere in cellule cerebrali. In definitiva, il metodo “Stamina” sembra rivelare sempre più falle e dare sempre meno certezze, tanto alla comunità scientifica quanto ai pazienti stessi. Come non comprendere le migliaia di persone che si rifiutano di lasciar morire i proprio figli, genitori, coniugi con anche una sola via intentata? Sono proprio queste persone, con le loro vite messe a dura prova, che dovrebbero smuovere la coscienza in chi di dovere. Approfittare della speranza di chi si trova in difficoltà, approfittare della sua disperazione, è quanto di più riprovevole si possa immaginare, se non altro per la situazione di pericolo imminente in cui viene a trovarsi una persona la cui unica colpa è quella di essersi fidata. Naturalmente, la speranza è che il metodo proposto da Vannoni non abbia mai avuto tale intento, ma di sicuro sono troppe e troppo evidenti le ombre che si stagliano su un caso che, di scientifico o medico, sembra avere sempre meno. Riccardo Torresan 4G GIORNATA DELLA MEMORIA Sul palco per non dimenticare Lunedì 27 gennaio, in ricorrenza della Giornata della Memoria, è andato in scena “16 ottobre 1943, ore 5,15. Il sabato nero del ghetto di Roma”. La regia è stata affidata a Delia Cajelli, direttrice artistica del Teatro Sociale di Busto Arsizio, dove si è svolto lo spettacolo. Sul palco, gli attori del Teatro Sociale e gli allievi dei corsi “Attori in erba” e “Chi è di scena? Il pubblico”, fra cui alcuni ex-studenti del nostro liceo. La rappresentazione è stata dedicata ad Angioletto Castiglioni, scomparso nel maggio del 2011. Partigiano, sopravvissuto al campo di concentramento di Flossenbürg, da sempre era considerato il depositario dei valori della resistenza a Busto Arsizio. A settant’anni dal rastrellamento di Roma, che coinvolse non solo il ghetto, ma anche i quartieri Trastevere e Testaccio, sono andati in scena i giorni precedenti e quelli successivi al 16 ottobre. L’arresto del Duce, il governo Badoglio, l’armistizio, notizie accolte festosamente dalla comunità ebraica romana. Ma anche la taglia di cinquanta chilogrammi d’oro chiesta dal tenente colonnello Kappler e la sicurezza di essersi pagati la libertà. Ed infine l’arrivo dei militari tedeschi, la deportazione, la mostruosità del campo, la morte. Tutti episodi trattati perfettamente dalla regista ed interpretati con trasporto e sentimento dal cast, composto da attori di ogni fascia d’età: il tutto legato da una voce narrante, fondamentale per l’economia dello spettacolo, emozionante ed emozionata. In conclusione, un classico: “Auschwitz”, di Francesco Guccini, cantata o appena accennata sottovoce da tutto il pubblico. Ilaria Crespi 5C Vita da Arturo 3 INTERVENTO DELLO PSICOTERAPEUTA ANTONIO PIOTTI AUTORE DE “IL BANCO VUOTO” “La cittadinanza virtuale, prigionia e libertà nelle maglie della rete” BookCity al Liceo Tosi grazie agli studenti di 4C e 4H Noi siamo la generazione dei nativi digitali. Siamo nati nell’era della grande rete, fatta di innovazione alla velocità della luce. Personal Computer, telefono cellulare, I-Pod, I-Phone e I-Pad sono parole tipiche del nostro quotidiano. Ma nello stesso tempo risultano un po’ ostiche per i genitori più tradizionalisti, e soprattutto per i nostri nonni. Internet ha sicuramente cambiato ed agevolato le nostre vite, ma quando si può parlare di dipendenza? Le classi 4H e 4C del nostro liceo hanno voluto porre la loro attenzione sull’essere nativi digitali e le conseguenze che ne derivano partecipando alla seconda edizione del progetto BookCity Milano 2013. Hanno svolto delle attività di indagine e riflessione sul rapporto che si instaura con la rete ed i diversi utilizzi. Le indagini effettuate dalle classi, la prima di Scienze Applicate e la seconda di Liceo Tradizionale, hanno coinvolto compagni, docenti e genitori. Il progetto è stato ideato dal professor Piotti, psicoterapeuta e filosofo, e autore di “Il banco vuoto. Diario di un adolescente in estrema reclusione”. Il materiale prodotto dai ragazzi sotto la guida e l’organizzazione della Professoressa Giuseppina Casto, è stato presentato in un incontro aperto a tutti nella nostra scuola il 21 novembre scorso. Durante l’incontro è intervenuto il professor Piotti, analizzando i dati ottenuti e spiegando come il consueto uso della tecnologia possa divenire abuso. Questo è quanto accade infatti al protagonista del suo libro, un ragazzo che finirà per rinunciare alla propria vita reale rifugiandosi in quella virtuale. È estremamente sottile la linea che divide queste due condizioni, e lo studio di molti psicologi di tutto il mondo si concentra attorno a questa tematica sempre più attuale. Analizzando i dati raccolti è emersa una marcata differenza tra i nativi digitali e non. I professori soprattutto, guardano con diffidenza i Social Network, mentre per noi giovani e per molti genitori rappresentano una consuetudine, alla quale spesso diventa difficile rinunciare. Ma, come fa notare lo scrittore, “Facebook è di tutti, non solo dei giovani.” E con l’avvento della rete sui telefoni cellulari, il web e i social network sono davvero alla portata di tutti, nonché “lo strumento della socializzazione futura”. La rete è un grande strumento, ma non si può negare che al contempo faccia un po’ di paura. Quando di- venta una patologia? Il Prof Piotti risponde che, mentre dieci anni fa più di tre ore al giorno davanti al computer significava una dipendenza, adesso risulta molto difficile stabilirlo. Sicuramente sei ore al giorno davanti a un computer per un ragazzo è un eccesso. Però è soprattutto il cattivo uso della rete a costituire un reale pericolo. Essa offre la possibilità di essere chiunque si voglia dietro lo schermo. E quando non si è capaci di relazionarsi nella vita reale, rifugiarsi nel proprio Avatar (ovvero un’identità virtuale), e perdere se stessi è un attimo. Hikikomoro, così si chiama in giapponese un ragazzo con questa patologia. Lì, nella patria dei videogames costituisce una problematica che ha contagiato circa 80 mila ragazzi. Si rinchiudono in casa, vivono con e per il loro computer, senza più una vita sociale. “Anche in Italia – spiega Piotti – si sta sviluppando questa problematica. Ciò che rende simili ragazzi italiani e giapponesi è la particolare struttura della famiglia nella quale vi è un forte legame tra la madre ed il figlio maschio.” La rete, come strumento potentissimo, necessita di un’altrettanta potente educazione all’uso. E questo è il compito che spetta ai genitori, ai docenti e agli educatori. Non opporsi al progredire della tecnologia, ma svelarne pregi e pericoli, allertando i ragazzi e portandoli a riflettere proprio come hanno fatto i partecipanti al progetto. Alessandra Malgeri 5A 4 Vita da Arturo Dai, spegnila Incontri con esperti sul fumo I giorni 5, 6, e 7 febbraio si sono tenuti presso il nostro liceo degli incontri dal titolo “Dai, spegnila” indirizzati agli studenti di biennio volti all’informazione riguardo ai rischi del fumo. La presentazione ha avuto inizio con l’intervento del dottor Pietro Zanon, medico pneumologo, che ha esposto il lato più oggettivo e scientifico dei rischi e delle conseguenze del tabagismo (cioè la dipendenza dal fumo di tabacco): patologie dell’apparato respiratorio e dell’apparato cardio-vascolare, tumori, danni alla pelle, al sistema riproduttivo e ad altri organi. Poi è seguito l’intervento del dottor Graziano Facco, psicologo che collabora con la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), che si è occupato della sensibilizzazione riguardo alla dipendenza dal tabacco tra i ragazzi della nostra età. Il tabagismo, secondo le stime più recenti dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, attualmente provoca ben 6 milioni di morti all’anno nel mondo, un numero davvero elevato, «soprattutto se si considera che - dichiara il dott. Facco - una sola morte per questo motivo è troppo, dato che si sarebbe potuta facilmente evitare». Il fumo non causa solo la morte ma, nei casi meno gravi, porta a conseguenze che abbassano notevolmente la qualità della vita di coloro che ne sono dipendenti. Per esempio, possiamo distinguere due disturbi diversi della respirazione: il cosiddetto “sbuffatore rosa”, che riesce ad ossigenarsi ma, siccome i suoi polmoni sono poco elastici, per poter accumulare ossigeno deve appunto “sbuffare” per poter aumentare la pressione, e il “gonfio blu” cioè il bronchitico cronico. Ci sono però conseguenze anche molto più gravi che si fanno sentire in età più avanzata e portano a situazioni drammatiche in bilico tra la vita e la morte, che sono state mostrate, durante l’incontro, in un video davvero impressionante, che dovrebbe servire come monito per tutti i fumatori. Esistono diversi motivi per cui si inizia a fumare anche in giovane età (addirittura in seconda media): noia, necessità di sentirsi più grandi e di trasgredire le regole, curiosità, bisogno di sentirsi parte di un gruppo al quale altrimenti non si avrebbe accesso: quest’ultima motivazione non deve essere sottovalutata, infatti la maggior parte delle volte che si inizia a fumare in gruppo si prosegue poi anche da soli, perché fumare una sigaretta produce una sorta di “beneficio” momentaneo, al quale si finisce per abituarsi, e di conseguenza, per ritrovarlo, si tende ad aumentare il numero delle sigarette fumate: tale segnale dovrebbe indurre a interrompere quest’abitudine, ma spesso viene ignorato e ciò porta alla dipendenza (necessità di assumere periodicamente una sostanza per mantenere il proprio benessere fisico), che è molto più difficile da sradicare. «“È in questo modo - ricorda il dott. Facco - che molti fumatori sotto i 20 anni cercano di smettere di fumare ma non riescono né adesso né in età successiva». Però non sono questi gli unici motivi per cui si inizia a fumare: la pubblicità, anche in questo campo, ha un ruolo importante; l’Italia, per fortuna, per questo aspetto tutela i cittadini, vietando ogni tipo di sponsorizzazione del tabacco, sia di tipo diretto che indiretto. Però in passato accaddero fatti più o meno “legali” di cui non ci si deve dimenticare, perché potrebbero facilmente essere ripetuti: negli anni 70 le multinazionali del tabacco avevano l’abitudine di pagare gli scienziati anche influenti affinché affermassero che secondo i risultati delle loro ricerche erano riusciti a dimostrare infondata la nocività del tabacco (all’epoca non si conoscevano ancora i rischi del fumo, però attualmente la situazione è la stessa per quanto riguarda la questione delle onde magnetiche di cellulari e non solo). Inoltre è stato accertato che famosi attori e personaggi dello spettacolo venivano pagati dalle stesse aziende per fumare non solo sul set come personaggi ma anche nella realtà come persone, in modo da diffondere l’immagine del fumatore come “emancipato”: gran parte di essi sono morti per cause legate al fumo o hanno subito gravi conseguenze sulla salute (tra di essi Yul Brinner, Bette Davis, Walt Disney, Frank Sinatra, Steve McQueen, Vittorio Gassman, GianMaria Volontè, e molti altri) Saranno anche questi gli argomenti della Giornata Mondiale Senza Tabacco, che si tiene ogni anno il 31 maggio, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi e sulla diffusione sempre più massiccia del tabagismo. Marianna Primi 2B Vita da Arturo 5 INCONTRO AL TOSI CON LE PROFESSIONISTE DI “EVA ONLUS” Donne che difendono le donne Gli studenti coinvolti in un’iniziativa per la lotta alla violenza femminile Da sempre il nostro Liceo sostiene parecchie iniziative volte alla solidarietà e alla convivenza civile all’interno della società. Tra queste, la più recente si è svolta martedì 21 gennaio e si è articolata in un incontro di un’intera mattinata, incentrato sul tema della violenza sulle donne. A gestire l’incontro con gli studenti, in qualità di relatrici o di semplici testimonial, sono state alcune donne iscritte all’associazione “EVA Onlus”, tra cui l’avvocato Laura Bordonaro, una psicologa e psicoterapeuta, una specializzanda in psicoterapia, un altro avvocato e un’assistente sociale. Come si può ben intendere, “EVA Onlus” è un’organizzazione eterogenea, che comprende donne di qualsiasi professione. Queste ultime condividono però un solo obiettivo: combattere, insieme alle forze dell’ordine ufficiali e alla popolazione stessa, la violenza femminile che si è fin troppo diffusa. Grazie alla presenza di specialiste in più campi, l’incontro è stato suddiviso in due sezioni, ognuna curata da una coppia di relatrici. La prima parte ha visto la trattazione del problema dal punto di vista civico e legale, con l’intervento dell’avvocato e dell’assistente sociale; la seconda parte, invece, ha spostato l’attenzione sul punto di vista più prettamente psicologico, grazie alle spiegazioni delle due psicologhe. La dimensione legale di questo argomento è, in realtà, molto articolata, anche tenendo cono delle recenti modifiche apportate al Codice Penale. Il punto di partenza per le relatrici è stato l’articolo 572 di tale Codice, che stabilisce l’obbligo di persecuzione legale verso chi usa violenza – fisica, psicologica, sessuale o economica – contro una persona. Nonostante la legge preveda una pena tra due e sei anni di reclusione, è comunque d’obbligo un determinato iter burocratico che parte con una denuncia, ad eccezione dei mal- trattamenti in famiglia, con presenza di minori. Solo allora, il questore può prendere provvedimenti diretti e immediati, tra cui anche l’allontanamento del minore. Sono poi stati mostrati agli studenti due articoli fondamentali, il 609 e il 612 (con le rispettive declinazioni), che trattano rispettivamente i casi di violenza sessuale e quelli di stalking. Il reato più recente con cui noi avvocati abbiamo avuto a che fare in questi ultimi anni». Di immediata utilità sono stati gli ultimi consigli delle due relatrici, che hanno spiegato agli studenti cosa fare concretamente in caso di pericolo, per sé o per gli altri. «Prima di tutto, parlarne sempre con qualcuno di fiducia. Un parente, un amico particolarmente vicino, insomma qualcuno di cui ci si fida. Non tenetevi mai tutto dentro. Potete poi richiedere al questore un ammonimento, ossia la convocazione del sospetto maltrattante in questura, dove gli viene intimato di cessare ogni possibile violenza. L’ultimo passo è la denuncia, per la quale vi potete rivolgere a un avvocato o alle Forze dell’Ordine. È arrivato poi il momento di affrontare la questione più in profondità, analizzando i processi cognitivi nella mente della vittima con la coppia di psicologhe. A tal proposito, ha suscitato parecchio interesse la spiegazione del cosiddetto ciclo della violenza, una sorta di circolo vizioso composto da quattro fasi che si riscontrano, in misura diversa, in tutti i casi di violenza. La prima di questi stadi è conosciuta come Love Bombing. Si tratta di una fase ancora positiva, in cui l’uomo dimostra attenzioni eccessive verso le attività e la vita sociale della donna, la quale però vede tale comportamento come dimostrazione d’affetto e di importanza. Segue la fase della crescita di tensione, in cui le attenzioni dell’uomo cominciano a sfociare in attacchi d’ira o nervosismo. Immediatamente successiva è la fase della violenza agita: la relazione peggiora, si fa sempre più violenta e incontrollabile, fino a episodi che chiunque non stenterebbe a definire terribili. La peculiarità di questa fase sta nel fatto che, invece di sfogarsi nella rabbia, la donna si chiude sempre più in se stessa, addossandosi le colpe. Ultima fase è quella della luna di miele, forse la più falsa e bugiarda delle quattro. In questo momento l’uomo sembra pentirsi dei suoi comportamenti e tornare all’“amante perfetto” che si dimostra tra richieste di perdono e falsi pentimenti. A questo punto, la donna ritira anche un’eventuale denuncia sporta in precedenza e il ciclo può ricominciare, sempre più intenso, sempre più irrimediabile. Ci riserviamo di esprimere un giudizio ampiamente positivo su questa iniziativa, che coinvolge la nostra società e la nostra generazione molto più da vicino di quanto possa sembrare. Al termine delle cinque ore di incontro, non solo gli studenti sono stati informati e resi partecipi di una realtà che è doveroso affrontare, ma hanno anche ricevuto “in consegna” strumenti essenziali per far fronte, in qualsiasi momento e situazione, a casi come quelli che sono stati descritti dalle relatrici e che, ci si augura, possano un giorno trasformarsi in nulla di più di un brutto sogno. Giada Calzone 4G 6 Vita da Arturo Corsi di recupero Orientamento in uscita, scopriamone di più Come molti hanno potuto notare, all’ingresso del piano terra vicino alla bidelleria, è stato posto un tabellone, con le indicazioni degli sportelli didattici divisi per discipline. Quest’anno sono latino, matematica, disegno, inglese e scienze (solo per le terze e le quarte). “Abbiamo cercato di fornire l’aiuto necessario a tutti con i fondi a nostra disposizione”, spiega la prof Franca Provasoli, responsabile della funzione strumentale. Alcuni mesi fa le classi hanno compilato alcuni questionari in cui si proponeva agli studenti diverse opportunità per il recupero, tra cui OASI, sportelli didattici, stasi didattica (periodo di riposo) e corsi in vista del saldo dei debiti. Inoltre, veniva richiesto il gradimento a ciascun studente. La maggioranza ha votato per sportelli in itinere e corsi di recupero estivo. Le risorse disponibili hanno permesso di organizzare corsi di 80 ore. Grazie ai docenti appartenenti alle funzioni strumentali e alla collaborazione dei vari dipartimenti disciplinari, il risultato è stato ottimo, infatti molti insegnanti sono disponibili. Gli sportelli sono in funzione dal 27 gennaio al 30 marzo per le classi I, II, III e IV. Occorre prenotarsi entro il mercoledì della settimana precedente al corso, compilando il modulo RDS e consegnando la richiesta in segreteria, completa dell’indicazione del descrittore (argomento) scelto. Il numero minimo di studenti per ogni sportello è di 5. Mentre gli orari sono stati anticipati alla quinta ora, oltre alla sesta per gli studenti del triennio. Arianna Signorelli, Elisabetta Mara 2D Il progetto di orientamento in uscita che interessa principalmente le classi quarte e quinte è variegato. «Parte con attività di informazione sulle scadenze degli esami di ammissione, insieme ad uscite orientative svolte nelle diverse sedi universitarie come “open day”, corsi e seminari », afferma la docente di fisica nonché funzione strumentale dell’orientamento in uscita Pierangela Gallazzi. «Inoltre, anche nel nostro istituto, vengono organizzate attività, come il test psico-attitudinale -Alpha Testin collaborazione con la LIUC che ha coinvolto le classi quarte. » Ma non è finita qui. Tante sono ancora le iniziative e i progetti che il nostro Liceo ha in serbo per gli studenti, ad esempio AlmaDiploma e ManagementGame/BusinessGame, «al fine di imparare a gestire un’azienda e ad orientarsi su un’eventuale scelta post-diploma », precisa la professoressa Gallazzi. Anche le classi terze sono coinvolte: per loro è in programma un corso di orientamento pomeridiano facoltativo con una psicologa al fine di condurre gli studenti a porsi domande sulle proprie attitudini. Sono inoltre in cantiere incontri po- Le iniziative a disposizione quest’anno “La corsa per arrivare a raggiungere un sogno, spesso è più bella ed emozionante del sogno stesso…” meridiani con esperti delle università, previo sondaggio tra gli studenti, per comprendere quali siano gli atenei su cui gli studenti rivolgono la loro attenzione. Non è tutto. Ciliegina sulla torta di questa iniziativa è la “Tavola Rotonda” «Si tratta di un’assemblea alla quale parteciperanno i docenti delle principali università quali l’Insubria di Varese, il Politecnico, la Statale, la Bocconi e la Cattolica di Milano; probabilmente verranno coinvolti anche ex studenti del nostro Liceo che potranno raccontare la loro esperienza post-diploma. », aggiunge la docente. Una cosa è certa! <Da questa esperienza - conclude - il vantaggio comune per i ragazzi sarà quello di riuscire ad ottenere un’idea più concreta di quelli che realmente sono i loro interessi, senza andare alla cieca e scegliere così la facoltà ad ognuno più adatta. » Insomma “La corsa per arrivare a raggiungere un sogno, spesso è più bella ed emozionante del sogno stesso…” Virginia Giorgetti, Martina Formenti 2E Vita da Arturo 7 PROGETTI Serata Futurista e Gruppo fotografia Anche in quest’anno 2014 saranno numerosi i progetti culturali che si svolgeranno nel nostro liceo. In ognuno di questi sarebbe gradita la partecipazione di ragazzi disposti a organizzare gli incontri; chiunque sia interessato si faccia avanti senza esitare. Il primo progetto è quello legato al movimento del Futurismo. Come accadeva agli inizi del 1900, questo incontro cercherà di rappresentare una serata tipica dei Futuristi. Il programma comprenderà brevi recite di testi teatrali, della durata di circa 5–10 minuti, letture di poesie e di manifesti. Tutto questo sarà animato dall’ascolto di musica dell’epoca, dall’esposizione di dipinti e dalla messa in mostra di abiti tipici di quel periodo. In preparazione a questo evento verrà organizzato un laboratorio teatrale, indirizzato a chiunque desideri partecipare recitando o leggendo. Quest’ultimo verrà gestito dall’attore e regista, nonché ex-allivo del nostro liceo, Claudio Tettamanti: gli incontri, già avviati, si svolgono il giovedì dalle 13.30 alle 15 in mansarda e comprendono la pratica di esercizi di rilassamento, di espressività, di movimento nella scena e molto altro ancora. Al momento il laboratorio è frequentato da una quindicina di ragazzi, ma è aperto a tutti quelli che vogliono aggiungersi. Se qualcuno invece desiderasse collaborare negli altri ambiti, può rivolgersi alla professoressa Rosa Gallazzi, che organizzerà solamente alcuni incontri in preparazione allo spettacolo. Il secondo progetto riguarda il gruppo fotografia. Come nell’anno scolastico passato, anche in quello corrente verranno organizzati dei concorsi, aperti a tutti, con succes- sive esposizioni. Uno di questi avrà come tema (molto probabilmente) l’alimentazione, in particolare quella legata al mare. Il tutto si svolgerà anche in preparazione al Festival Europeo della Fotografia, che si terrà nell’autunno 2014. Verranno inoltre organizzate delle interessanti lezioni, gestite da Andrea Pariani di 5G, per spiegare alcune tecniche di fotografia. Chiunque intendesse parteciparvi, può rivolgersi allo stesso Pariani o alla professoressa di disegno Catena Cicchello. Sarà richiesto impegno soprattutto a casa, esercitandosi fotografando diversi soggetti concordati; i lavori dei ragazzi verranno poi pubblicati sulla piattaforma dropbox. Luca Pastorelli 3H Michele Mari ospite al Tosi Il 5 marzo, ripetendo l’esperienza dello scorso anno legata al Blog Letterario gestito dagli studenti (http://www.atosi.it/blogletterario/), si terrà al Liceo Scientifico “Arturo Tosi” in collaborazione con la libreria Ubik, un incontro con lo scrittore Michele Mari, vincitore nel 2008 del premio Grinzane Cavour e di tanti altri premi. L’incontro sarà presentato dagli studenti del Liceo con l’aiuto dei professori che partecipano all’organizzazione dell’evento e riguarderà in particolare i romanzi “Verderame” e “Rosso Floyd” . Dopo l’intervento dello scrittore, il pubblico e gli studenti presenti potranno rivolgergli alcune domande. La serata si concluderà con un ricco aperitivo per ringraziare l’ospite ed il pubblico intervenuti. Giada Griso e Silvia Gjetja 4H 8 Scientifica...Mente UN PAIO DI OCCHIALI CHE FUNZIONANO COME UNO SMARTPHONE. E MOLTO PIÙ… “Ok Glass”, ovvero il futuro secondo Google Nell’anno appena trascorso, aziende tecnologiche del calibro di Apple, Microsoft e Google hanno avviato numerosi progetti di ricerca con lo scopo di ideare e realizzare il dispositivo del futuro. Ciascuna di esse si è concentrata su un’applicazione ben specifica e Google ha fatto la sua puntata su un dispositivo indossabile “a realtà aumentata” (viene così chiamato un sistema digitale che arricchisce l’esperienza quotidiana mediante informazioni elaborate elettronicamente che non sarebbero percepibili con i cinque sensi). Stiamo parlando dei Google Glass, un rivoluzionario paio di occhiali dotati di microfono, speakers a conduzione ossea (non ci sarà più bisogno degli auricolari!), fotocamera e un visore sulla lente che mostra le schermate in sovraimpressione a quello che stiamo guardando. In standby, il dispositivo lascia pieno campo visivo; con il comando vocale “Ok Glass” si attiva, subito pronto a ricevere i nostri comandi. Nelle funzioni, questi occhiali sono paragonabili ad uno smartphone: con comandi vocali semplici e intuitivi o qualche strisciata del dito sull’astina sensibile (come un touchpad) è possibile scattare foto senza usare le mani, girare video in HD, condividere contenuti sui Social Networks, leggere e rispondere a mail e SMS, ricevere indicazioni stradali… Inoltre, grazie alle enormi potenzialità che può offrire un dispositivo indossabile, questi occhiali futuristici dispongono di alcune funzioni che potremmo definire quasi fantascientifiche. Alcune caratteristiche già presenti negli smartphone trovano una praticità di utilizzo eccezionale: cosa ne pensate della comodità di avere una notifica direttamente nel vostro campo visivo 10 minuti prima di un appuntamento importante? Oppure, potreste decidere di preparare qualcosa per pranzo e avere sempre sott’occhio la lista della spesa, le dosi degli ingredienti e la ricetta, il tutto magari accompagnato dagli sconti che il vostro supermercato vi offre e dai consigli sulla preparazione scritti dai vostri amici di Facebook… Nondimeno sono presenti alcune tecnologie del tutto nuove, come la funzione di traduzione istantanea (così potrete stupire i proprietari del vostro ristorante messicano preferito parlando nella loro lingua natia, oppure evitare spiacevoli esperienze realizzando che quel cartello scritto in russo di fronte a voi dice “Rischio valanghe”…) e il riconoscimento automatico di ciò che state guardando; in questo modo, avrete tutte le informazioni sul vostro volo non appena entrate in aeroporto e, guardando il cielo, avrete in sovraimpressione le previsioni meteo per i prossimi giorni. Ancora, mentre giocate una partita di golf avrete sempre a disposizione i vostri punteggi e alcuni dati come la distanza dalla buca, mentre facendo ciclismo potrete tenere sotto controllo le vostre pulsazioni, la velocità istantanea e quella media, tutto senza staccare le mani dal manubrio. Attualmente, è disponibile una beta del prodotto, aperta solo a poche persone selezionate, chiamate “Glass Explorers”, e agli sviluppatori delle applicazioni. Secondo alcuni rumors, la versione per il pubblico dei Google Glass dovrebbe uscire in aprile, anche se proprio in questi giorni si sta facendo avanti l’idea che il dispositivo non sarà pronto prima di Natale; c’è invece la confusione più totale in Rete per quanto riguarda il prezzo di vendita, che potrebbe variare da un minimo di 300 $ fino a ben 1.500 $, mentre il costo supplementare delle lenti graduate (per chi ha problemi di vista) dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 $. L’unica cosa certa è che Google afferma di voler fissare un prezzo tale da poter raggiungere almeno 8 persone su 10 con il suo nuovo prodotto. Le funzioni che offre questo device sono senza alcun dubbio molto interessanti; tuttavia, ancor prima che sia uscito sul mercato, è iniziato un lungo dibattito sulle possibili conseguenze di usi impropri o illegali dei Glass. Già gli Occhiali non possono essere usati alla guida in alcuni Paesi, tra i quali il Regno Unito e alcuni Stati degli USA, oltre a essere proibiti all’interno di casinò e altre strutture. Non mancano inoltre preoccupazioni sulla privacy: sono molti quelli che lamentano l’eccessiva facilità di scattare una foto senza lasciar intendere alle persone circostanti le proprie intenzioni e, con il progresso che hanno raggiunto gli algoritmi di riconoscimento facciale, sarebbe potenzialmente realizzabile un’applicazione che consenta a un malintenzionato di scoprire il nome di una persona semplicemente guardandola in faccia o evidenziarla nella folla e seguirla. Big G ha prontamente risposto a queste critiche affermando che per compiere queste operazioni è necessario usare comandi vocali o interagire fisicamente con il dispositivo, manovre che permetterebbero alle persone che stanno intorno di rendersi conto di quanto sta accadendo. La questione non è da sottovalutare ed è fondamentale che gli organi normativi fissino delle limitazioni e delle condizioni d’uso “ad hoc” per un dispositivo tanto innovativo: le leggi e i regolamenti presenti attualmente rischierebbero di lasciar passare utilizzi inopportuni o, per contro, di impedire lo sfruttamento di nuove funzionalità, con vincoli eccessivamente restrittivi. Deve comunque far pensare quanto questo device stia facendo parlare di sé ancora prima di essere stato messo in commercio: blog e siti di informazione pubblicano in continuazione nuovi articoli sui Glass e persino i governi hanno prestato attenzione all’evoluzione del progetto, emanando leggi al riguardo. Tutto ciò rivela un elevato interesse da parte della popolazione, che può lasciar ben sperare Google sul successo del suo rivoluzionario prodotto. Andrea Riva, 2 D Per approfondimenti e video dimostrativi si consiglia di visitare il sito ufficiale del progetto: http://www. google.com /glass/ start/ 9 fuori tunnel dal Griglia assassina «Non si può morire a 17 anni. Non a scuola» recita uno striscione affisso dagli studenti all’esterno dell’edificio del liceo scientifico “De Giorgi” di Lecce. E hanno ragione. È la mattina dell’8 gennaio 2014, secondo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie per gli studenti italiani, e nel liceo scientifico “De Giorgi” di Lecce una classe sta concludendo la consueta lezione di educazione fisica. Uno dei ragazzi decide di fare uno scherzo ad un compagno, lanciandogli il giubbotto all’interno di un’area recintata in cui si trova un pozzo-luce ricoperto da sottili griglie. La vittima dello scherzo, Andrea De Gabriele, sale su una sedia, scavalca l’inferriata e nel tentativo di recuperare l’indumento muove qualche passo sulla griglia che cede sotto i suoi piedi. Un volo nel vuoto, una caduta di quasi quindici metri che ha lasciato il diciassettenne in fin di vita. Immediatamente trasportato in ospedale con l’autoambulanza, a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione. Subito le forze dell’ordine hanno ascoltato le testimonianze di docenti e studenti per comprendere la dinamica dell’incidente ed eventuali colpe. Il professore di educazione fisica, che al momento della caduta di Andrea stava ritirando i palloni utilizzati durante l’ora, è stato colto da un malore. Sembra che ai margini del pozzoluce non ci siano cartelli che indichino pericolo e, dalla ricostruzione dei fatti, gli investigatori pensano che la manovra messa in atto dal ragazzo per recuperare il giubbotto fosse una consuetudine acquisita dagli studenti. Un sospetto dettato dal fatto che la sedia utilizzata per scavalcare l’inferriata si trovasse sempre in quel luogo e che la vittima sia precipitata solo dopo qualche passo, segno che poneva grande attenzione a come muoversi. Un altro elemento emerso dai sopralluoghi è lo stato in cui verte la parte della scuola che ha ceduto: la superficie è protetta da un sottile telaio metallico tutto arrugginito e fissato con puntine. Certo, la tragedia di Andrea è avvenuta per una “drammatica fatalità”, ma apre un capitolo molto più ampio e delicato nel nostro paese: la sicurezza nelle scuole. Ogni giorno cade un pezzo di intonaco, si rompe un rubinetto, una caldaia o una porzione di muro e non è detto che vengano riparati. Quello di Lecce è solo l’ultimo di una trafila di incidenti avvenuti in ambito scolastico, che hanno per protagonisti da una parte l’incoscienza dei ragazzi, ma dall’altra le pessime condizioni di sicurezza delle scuole italiane. Ogni giorno gli studenti rischiano a causa di quello che spesso viene denominato come un vero e proprio “scuolicidio”, ovvero una distruzione lenta e costante dei nostri istituti. Secondo l’ultimo rapporto di CittadinanzAttiva in una scuola su sette ci sono lesioni strutturali evidenti, il 20% delle aule presenta distacchi di intonaco e sono state rilevate in- filtrazioni in un terzo dei bagni e in un’aula su quattro. Più della metà delle scuole non possiede il certificato di agibilità statica e solo un quarto di esse è in regola con tutte le certificazioni. Statistiche da far venire la pelle d’oca, se non fosse per un proposito di miglioramento annunciato dal governo Letta. A fine dicembre, infatti, sono stati recuperati oltre 6 miliardi di fondi europei non spesi che correvano il rischio di disperdersi: Renzi ha chiesto che 5 miliardi vadano interamente alla ristrutturazione delle scuole. Un barlume di speranza per gli istituti italiani, che sperano in provvedimenti radicali che aiutino ad evitare tragedie come quella avvenuta a Lecce. Ilaria Rattazzi 3E “I nipoti del Concilio Vaticano II, dilaniano o rinnovano il patrimonio?” Interessante incontro al centro Stoà con monsignor Luigi Bettazzi Il 17 gennaio, monsignor Luigi Bettazzi, ospite al centro giovanile culturale “Stoà” di Busto Arsizio, ha fornito una testimonianza di grande rilievo a tutti i partecipanti. Il prelato ha preso parte nientemeno che ai lavori del concilio che si è tenuto dal 1962 al ‘65 con i pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI. Ha ricordato l’operato del Concilio Vaticano II e l’estrema novità che ha portato un concilio pastorale. “Non è sicuramente un punto di arrivo, ma lancia la sfida a tutti i giovani per attuare ciò che non è stato ancora realizzato – sottolinea - per rinnovare ancora la fede e stabilire ciò che serve di nuovo”. Monsignor Bettazzi ha chiarito il Mistero della Trinità con un immagine molto illuminante: “Come fa uno ad essere 3? Se si sommano 1+1+1=3, ma Dio Gesù e lo Spirito Santo sono talmente l’uno per l’altro che 1x1x1=1” Ha proseguito l’incontro con un conforto rivolto a tutti quelli che stanno diventando atei. Questi ultimi affermano che data l’immagine e la somiglianza con Dio non è concepibile la negatività in cui versano lo stato e l’economia. “Non è Dio a nostra immagine e somiglianza – ha precisato - ma siamo noi fatti a immagine e somiglianza di Dio”. 10 Ha riportato con i piedi per terra dicendo che quello che conta è l’amore; se una persona è diversa lo è perché ha qualcosa che uno non possiede; ha richiamato all’accoglienza e all’arricchimento. Con il suo linguaggio brioso che ha contraddistinto tutto l’incontro, ha concluso esortando a migliorare noi stessi, gli altri e tutto il mondo clericale. Monsignor Luigi Bettazzi Monsignor Bettazzi nasce a Treviso nel 1923, è ordinato prete nel 1945 e consacrato vescovo nel 1963. Come vescovo ausiliario del Cardinal Lercaro a Bologna, ha partecipato alle ultime tre sessioni del Concilio Vaticano II. Nel ‘67 viene nominato vescovo di Ivrea. Dal 68 è presidente nazionale di Pax Christi e dal 78 fino all’85 presidente internazionale dello stesso movimento. Come vescovo emerito, appassionato costruttore di pace e testimone della vitalità e fecondità del Concilio, continua il suo prezioso magistero itinerante. Il Centro Stoà organizza ulteriori incontri aperti alla cittadinanza, in particolare i giovani. Il prossimo incontro, il 27 Febbraio dal titolo “! DA DOVE VIENE LA ZIZZANIA?-Il mistero del male: dove vado?” Saranno organizzati molti altri seminari, mostre ed eventi culturali. Per maggiori informazioni consultare il sito http://www.stoabusto.it/ Nicola Landro 5C fuori dal tunnel Progetto Extrema Ratio Il progetto “Extrema Ratio”, tenutosi nel mese di novembre presso Palazzo Cicogna a Busto Arsizio, ha rappresentato un’importante iniziativa volta alla diffusione di informazioni riguardanti il problema del sovraffollamento delle carceri italiane, un argomento molto attuale la cui discussione non può essere rimandata ancora a lungo. L’esperienza, proposta agli studenti e alla cittadinanza, consisteva in due fasi: il dibattito con un’operatrice del carcere di Bollate (anche con l’intervento di un ex-detenuto) e la permanenza per alcuni minuti in una “cella” realizzata sul modello delle carceri del nostro paese. Il visitatore era condotto all’interno della struttura attraverso un cancello e subiva lo stesso trattamento a cui sono soggetti realmente tutti i carcerati prima di essere trasferiti in cella. Gli operatori della prigione (interpretati dagli studenti del Liceo Crespi) registravano i dati di ciascun detenuto e facevano abbandonare tutti gli oggetti personali che potevano causare problemi durante la permanenza nel penitenziario (oggetti di valore o pericolosi). Un aspetto particolarmente rilevante è il fatto che, durante questo procedimento, non si potesse guardare in faccia alla guardia mentre dava le istruzioni o mentre le si rispondeva: ciò causava una sensazione di spersonalizzazione, che, come si può intuire, deve essere piuttosto frustrante per coloro che hanno davanti a sé un periodo più o meno lungo di permanenza nella struttura detentiva, dato che il rapporto che si instaura tra carcerato e secondino non è di semplice rispetto, ma di sottomissione (a volte tale situazione sfocia in vere e proprie violenze fisiche o verbali). Ad aumentare il disagio c’è anche il problema dello spazio: 8m2 per 3 persone (inclusi i mobili); ciò significa che lo spazio per stare in piedi – non per muoversi – è sufficiente per una sola persona alla volta, e quindi si impone la turnazione della permanenza in piedi in ogni singola cella. Non si tratta di condizioni umane, ed ogni visitatore ha avuto l’opportunità di verificarlo personalmente. Durante il dibattito sono poi emerse alcune considerazioni importanti: il carcere è una punizione e non una “vacanza”, ma questo giustifica le condizioni assolutamente non vivibili in cui versano attualmente le carceri italiane? Qualcuno potrebbe sostenere di sì, però non dimentichiamoci del fatto che l’esperienza del carcere deve avere anche e soprattutto un fine rieducativo: il periodo di detenzione deve offrire occasione a chi ha sbagliato di riflettere sulle azioni compiute, di redimersi e di prepararsi a rientrare nella società, deciso a fare del proprio meglio per non ricadere nuovamente in un reato. Tutto ciò non è affatto agevolato dalle pessime condizioni attuali: per essere chiari l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a causa delle condizioni carcerarie e, di nuovo, per essere chiari, rimanere 5 minuti nella cella ricostruita non è stato difficile, ma neanche piacevole o divertente, immaginare di rimanerci anche solo per alcune ore è stato impossibile. Inoltre, come ha sottolineato lo stesso ex-detenuto che è intervenuto nel progetto, le pessime condizioni non funzionano affatto come deterrente, anzi contribuiscono solamente a scoraggiare il detenuto e a fargli perdere del tutto la fiducia in se stesso e la speranza di poter migliorare. Forse riflettere senza confronto con altre realtà straniere non potrà portare il nostro paese alla soluzione di questo grave problema. I carcerati non devono essere considerati una zavorra della società, ma devono essere messi nelle migliori condizioni possibili per fare in modo che il loro riscatto personale diventi anche un positivo volano per la società che, riaccogliendoli, può essa stessa ricavare un contributo positivo da queste persone. Marianna Primi 2B 11 non solo Sport Non siate svogliati, ragazzi! Intervista a Matteo Morandi, testimonial Avis Il 18 Novembre dello ormai scorso anno, la nostra scuola ha ospitato un volto ben noto nel mondo dello sport in generale e della ginnastica artistica in particolare. Matteo Morandi, bronzo olimpico nella specialità anelli, ha dato la sua disponibilità per una mattinata di informazione per gli alunni delle classi quarte. L’atleta è testimonial Avis e ha voluto prestare il suo volto e la sua voce per raccontare a noi studenti la sua esperienza, sensibilizzandoci e avvicinandoci a quella forma di volontariato quale è la donazione di sangue. Partiamo dalla “fine”. Puoi descrivere il momento del bronzo olimpico? «Salire sul podio è sempre una grande emozione, specialmente quando si tratta di una medaglia importantissima a livello mondiale. L’Olimpiade di Londra era la terza a cui partecipavo, ma la prima in cui sono riuscito a raggiungere il traguardo massimo. È stato un momento di realizzazione personale che non dimenticherò facilmente. Considerata la mia età, l’Olimpiade di Rio 2016 sarà l’ultima per me, perciò ci metterò tutto l’impegno per ottenere l’oro. Come si dice, “o la va o la spacca”» za fisica e abilità estremo. Quanta fatica c’è dietro? «Riguardandomi in tv sembra impossibile anche a me. Eppure sono davvero io quello che sta svolgendo l’esercizio. È solo questione di allenamento. Soprattutto all’inizio è difficilissimo e richiede tanta forza, sia fisica che di volontà. Bisogna essere testardi e determinati, perché è uno sport che “piega”. La forza mentale necessaria è enorme. Poi però iniziano ad arrivare i primi risultati e se sei abbastanza determinato, arrivi all’Olimpiade senza neanche rendertene conto. La ginnastica artistica è dedizione e impegno» Cosa ti ha portato all’incarico di testimonial dell’Avis? Da dove nasce la passione per gli anelli? Qual è stato il tuo cammino in questo sport? «A cinque anni ho iniziato a seguire l’esempio dei miei fratelli più grandi che andavano sempre alla palestra vicino casa. Mi allenavo in tutte le specialità con determinazione, poi mi sono avvicinato maggiormente agli anelli, perché fisicamente vi sono più adatto, avendo io leve corte» Cosa ne pensi della sempre maggiore popolarità della ginnastica artistica, anche grazie alle trasmissioni televisive? «In questi anni la disciplina della ginnastica artistica sta ottenendo moltissimi risultati, sia per la categoria maschile sia per quella femminile. Abbiamo tanti campioni straordinari, che vincono tante medaglie. Di conseguenza il pubblico è aumentato a dismisura e questo mi fa solo piacere. La tv, poi, fa la sua parte» Quando guardiamo in tv le vostre competizioni, ci “arriva” un livello di for- AVIS: rilevazione questionario 2013-2014 Progetto: IL SANGUE E' UN BENE PREZIOSO 2013-14 Ritieni che questa organizzazione sia utile alla società e quindi anche a te? Classi SI Indifferente No Presenti A 22 0 0 22 26 0 0 26 B 24 0 0 24 C D 24 0 0 24 21 0 0 21 E 0 0 0 0 F G 21 0 0 21 21 0 0 21 H 0 0 0 0 I L 23 0 0 23 19 0 0 19 M 201 0 0 201 Totale Ritieni utile la visita AVIS nella scuola sul tema della donazione del sangue Classi SI Indifferente No Presenti A 20 2 0 22 26 0 0 26 B 24 0 0 24 C D 24 0 0 24 21 0 0 21 E F 0 0 0 0 21 0 0 21 G 21 0 0 21 H I 0 0 0 0 23 0 0 23 L 19 0 0 19 M 199 2 0 201 Totale Classi A B C D E F G H I L M Totale Saresti ora disposto a donare il sangue? SI Indifferente No 5 0 17 23 0 3 13 0 11 10 0 14 21 0 0 0 0 0 12 0 9 9 0 12 0 0 0 14 0 9 16 0 3 123 0 78 Presenti 22 26 24 24 21 0 21 21 0 23 19 201 TEST EFFETTUATO IL 2 DICEMBRE 2013 GLI ASSENTI NON SONO STATI CONTEGGIATI NEL SONDAGGIO Foglio1 Foglio2 Foglio3 62% 12 «Mi allenavo con Igor Cassina, che era già testimonial Avis da diverso tempo. Ho iniziato ad incuriosirmi e a porre domande, così è stato lui a convincermi a donare. Ho provato, ho constatato da me che non era nulla di terribile e così ho iniziato. Sapere di fare del bene in qualche modo, mi rende fiero di me» Testimonial dell’Avis, modello sportivo per tanti e ambasciatore del suo sport. Dove ti riconosci di più? «Dove mi riconosco? In Matteo Morandi - sorride - sergente dell’aeronautica italiana, che si allena per fare ciò che gli piace: la ginnastica artistica. Mi sento un cittadino normale che non si dimentica degli altri. Sono davvero fortunato» Quale messaggio vuoi lasciare ai ragazzi che ti hanno ascoltato oggi? «C’è solo una cosa che voglio dire: non siate svogliati, ragazzi. Non pensate il solito “c’è già qualcun altro che lo fa al posto mio”. Fattori come l’età e varie malattie del sangue come il diabete portano ogni anno a una diminuzione drastica dei donatori idonei. C’è bisogno dei giovani. Un giorno potreste essere voi ad averne bisogno. Dobbiamo essere i primi a donare, è per il nostro bene. Forse si dovrebbe fare un giro in qualche ospedale, per rendersi conto di quanto effettivamente sia grande il bisogno di sangue» Alessia Castiglioni 4G non solo Sport TOSISPORT: IL PRESTIGIO E L’ORGOGLIO Campioni provinciali nella campestre di Malnate Il Tosi ancora sul podio. Di recente ha agguantato un ambito primo posto ai campionati provinciali di corsa campestre il 4 febbraio nel circuito di Malnate. Nonostante le pessime condizioni atmosferiche, gli studenti del Tosi hanno resistito al freddo, al gelo e al fango che hanno reso quasi impossibile l’agibilità del percorso e lo svolgimento della gara. E sono riusciti a tenere testa a ben 200 concorrenti. Comunque l’attività sportiva nel nostro liceo è sempre una componente attiva e prestigiosa: continua a pieno ritmo nonostante gli importanti tagli effettuati dal Ministero relativamente alle risorse economiche. <L’attività sportiva e quindi l’azione educativa sui ragazzi non può certo fermarsi semplicemente per un discorso economico – precisa Maurizio Moscheni – Questo mi sembra un compito imprescindibile di qualsiasi docente che ha a cuore la formazione dei propri alunni>. Nelle ore curriculari si continuerà con l’iniziativa della piscina per le classi quarte e dell’autodifesa per le quinte. Oltre ai tornei di pallavolo e basket già conclusi, hanno preso il via gli allenamenti di ginnastica artistica: a questo proposito si invitano gli studenti a partecipare ogni lunedì dopo le ore scolastiche. Lo scopo è prendere parte alla gara nazionale “Gym Festival” del 6 aprile a Senigallia che ci vede già grandi protagonisti da ben sei anni con vittorie schiaccianti nella categoria maschile e grandi prestazioni in quella femminile, ma senza trascurare la formazione di nuovi team che ci vedono sempre come tra le scuole più numerose e apprezzate in questa manifestazione nazionale. Ancora si continuano gli allenamenti di atletica delle squadre di campestre per la preparazione alle fasi regionali che si svolgeranno il 27 febbraio all’Idroscalo a Milano e anche qui il tentativo è quello di raggiungere le fasi nazionali, che quest’anno speriamo si potranno realizzare. La commissione sportiva e i docenti stanno già organizzando le “Arturiadi”, l’appuntamento classico che forgia la squadra che parteciperà alle provinciali e si spera anche alle regionali (come ormai è abitudine). Il lavoro del nostro liceo è molto apprezzato tanto che sabato 18 gennaio il Tosi è stato premiato nientemeno che dal presidente della FIDAL (federazione italiana atletica leggera) come miglior scuola di tutta la Lombardia per l’atletica: per la prima volta una scuola ha vinto il campionato regionale contemporaneamente nella categoria maschile e femminile e per ben tre anni ha conseguito vittorie consecutive nella categoria femminile. Tutto questo è stato possibile grazie anche ai nuovi spazi offerti dalla nuova palestra e già il professor Moscheni si sta muovendo per incontrare il Sindaco Farioli con l’obiettivo di organizzare gli spazi esterni alla palestra. Nicola Landro 5C Campione regionale atletica maschile e femminile Crowne Plaza Hotel di San Donato Milanese è diventato il cuore dell’atletica lombarda. una vasta platea di atleti, tecnici e dirigenti di società e anche ad alcune personalità importanti delle istituzioni politiche e sportive: tra queste la massima autorità atletica italiana, il presidente della FIDAL Alfio Giomi. Il nostro liceo è stato premiato quale campione regionale sia per la categoria maschile che per quella femminile. Risultato mai raggiunto da altri istituti Lombardi prima d’ora a memoria degli esperti nel settore. Consigliati per Te 13 Intervista a Carlo Colombo, autore di “Tre mesi in Portogallo nel 1822” Ancora un nostro ex studente dà alle stampe un testo Tre mesi in Portogallo nel 1822 del giornalista e scrittore Carlo Colombo è una raccolta di lettere scritte dal conte milanese Giuseppe Pecchio, un liberale che pagò con l’esilio le proprie idee politiche e la ricerca della libertà e di una costituzione per il proprio Paese. Nelle sue 18 lettere indirizzate a Lady Giannina Oxford, Pecchio illustra la propria esperienza in Portogallo e sottolinea gli aspetti che rendevano, nella sua epoca, questo Paese democraticamente più avanzato di molti altri in Europa tra cui l’Italia, non ancora unita, dalla quale egli era stato esiliato per motivi politici. L’autore Carlo Colombo, nato a Busto Arsizio nel 1982, è uno scrittore e giornalista che collabora con il quotidiano locale La Prealpina. Ebbe le prime esperienze nel campo del giornalismo da molto giovane: durante le scuole medie, nelle vacanze in Versilia, si dilettava a scrivere articoli per un giornalino locale tenuto da giovani e giovanissimi: come afferma egli stesso, questa può essere considerata la sua prima esperienza formativa; le successive furono la collaborazione con il giornale di Monza e la stesura di alcuni articoli sportivi di calcio. La sua aspirazione sarebbe stata quella di proseguire la carriera universitaria o comunque di insegnare anche in un liceo (opzione che non si preclude per il futuro), ma può comunque considerarsi soddisfatto del proprio lavoro di giornalista, che - proprio attraverso la scrittura - lo mette a contatto con molte persone e anche con se stesso. Per quanto riguarda la carriera di scrittore, oltre al libro presentato in questa intervista, ricordiamo L’inestinguibile fiamma (dedicato al 60° anniversario dei Vigili del Fuoco della provincia di Varese) e un progetto riguardante la storia delle mura del nostro liceo, non ancora pubblicato. Il libro Come nasce l’ispirazione per questo libro? «Dalle ricerche riguardo al tema dei viaggiatori italiani in Portogallo, Paese verso il quale nutro un certo interesse». Secondo te gli ideali di libertà presentati da Pecchio sono anche attuali? «Pecchio viveva in una Milano oppressa dall’occupazione francese ed è proprio per questo che sviluppo’ideali democratici e liberali, però perse la sua battaglia e pagò con l’esilio. Gli aspetti di Pecchio che possono essere considerati attuali sono soprattutto il suo entusiasmo, il suo spirito e la sua coerenza, dai quali dovremmo prendere esempio per difendere le libertà democratiche finora conquistate». Perché la costituzione venne introdotta prima in Portogallo che in Italia? «Il motivo principale è che il Portogallo era già indipendente e unito da tempo e vantava anche diversi possedimenti coloniali, mentre l’Italia era un Paese diviso e comandato da altri, in cui le tendenze assolutistiche sovrastarono per secoli gli ideali democratici e liberali. L’obiettivo di Pecchio era di portare in Italia una costituzione sul modello di quella Spagnola, attraverso una rivoluzione che però in Italia non si verificò mai (in Portogallo si ebbe invece la Rivoluzione di Oporto del 1820)». Nelle lettere sono presenti molti riferimenti ai costumi delle popolazioni con cui Pecchio entra in contatto: quali sono i motivi di questa scelta? «Era uso dei nobili viaggiatori milanesi di quell’epoca intraprendere lunghi viaggi per l’Europa, durante i quali aggiornavano costantemen- te dei diari di viaggio che, al ritorno, venivano sviluppati in prodotti letterari molto letti e apprezzati, soprattutto perché, a differenza di oggi, la comunicazione all’epoca era meno agevole, di conseguenza erano questi gli unici contatti con le altre culture europee, altrimenti lontane e irraggiungibili». Secondo te perché Pecchio non è un autore molto trattato nella letteratura italiana? «Innanzitutto perché si tratta di un personaggio minore della letteratura italiana (apparteneva al filone semiserio), ma anche perché - si sa - la storia è scritta dai vincitori, e lui fu uno sconfitto; i suoi scritti furono trascurati per molto tempo e rivalutati negli anni 80, però fu un autore poco considerato anche per la biografia di Ugo Foscolo che scrisse e che venne fraintesa e mal interpretata». Il saggio verrà presentato dallo stesso autore in un incontro presso il nostro liceo il 21 febbraio alle ore 21. In questa occasione avremo l’opportunità di un confronto diretto con Carlo Colombo, che potrà ulteriormente approfondire i molti aspetti trattati nelle lettere. Marianna Primi 2B 14 Consigliati per Te La vera faccia dell’interfaccia DISCONNECT (regia di Henry Alex Rubin) Tre storie, tre famiglie, tre diverse realtà, tutte collegate l’una con l’altra. Forse non ci toccheranno in prima persona, ma è bene sapere che fatti come questi sono avvenuti e (purtroppo) avverranno ancora. Protagonisti, due ragazzi che prendono di mira un loro coetaneo, Ben Boyd, attirandolo su un social network con lo pseudonimo di Jessica. I due (o meglio dire i tre) chattano per ore e Ben finisce per innamorarsi della falsa Jessica, mandandole una foto scandalosa, la quale fa in breve il giro della scuola. Non resistendo alle continue prese in giro, si impicca nella sua camera, finendo in coma. Il padre di Ben è l’avvocato della giornalista Nina. Poi ci sono Cindy e Derek, una coppia sposata che ha perso il figlio ancora neonato e viene derubata via internet tramite uno scambio di dati in una chatroom di sostegno morale. Dopo essersi rivolti alla polizia e ad un investigatore privato, decidono di pensare loro stessi all’indagine, pedinando il presunto ladro. Inoltre c’è Kyle, un ragazzo che lavora in chatroom private in un sito per soli adulti e viene contattato da Nina, una giornalista, per un’intervista sul suo mondo. La donna riesce ad ottenere ciò che vuole, instaurando anche un legame di amicizia, ma interviene l’FBI… Insomma nel film compaiono vittime di ciber bullismo, falsari che copiano carte di credito e rubano informazioni dalla rete, ragazzi che vengono sfruttati… Internet è come una città, non esistono solo quartieri eleganti e raffinati, ma anche periferie dove circola gente senza scrupoli. Non dobbiamo usarlo con troppa disinvoltura, bisogna ricordare che anch’esso ha le sue falle e i suoi buchi neri. Un film tragico, pessimista, ma che racconta fatti reali, persone che hanno vissuto tutto questo sulla propria pelle e certe esperienze che non hanno avuto il proprio “lieto fine”. Ecco alcune brevi recensioni: Costruito intorno a una quantità di personaggi dando a ciascuno il suo senza perdere il controllo dell’insieme. La capacità di tenere l’attenzione. Merita. (Nepoti, La Repubblica) Il disegno è limpido, la regia fluida e gli interpreti assai efficaci. Disconnect si limita a prendere atto delle insidie del mondo in cui viviamo. (Levantesi, La Stampa) Il nostro modo di vivere digitale alla fine non è mai davvero connesso con il mondo reale. È un film che parla di tutti noi. (Satta, Il Messaggero) Volevo che tutto fosse naturale, realistico. Ho intervistato tante persone che si erano trovate in situazioni simili. E ho incoraggiato gli attori ad improvvisare i dialoghi, per parlare in maniera più spontanea (regista, Henry Alex Rubin) Rebecca Taldo, 2D |Quando mi insegnarono a raccontare Adoro questo mondo che vive che scalda le mani nel marasma di un silenzio. Adoro l’aria che canta nelle vene _e lì perisce di crepacuore un amore di lucciole lampeggianti. Capisco l’acciaio e le pareti ma le disprezzo perché non riparano la notte: loro mestiere è malinconia. Detesto il modo in cui t’offende presuntuosa la luna, ma, Madre, tu mi insegnasti pane e pazienza. Ammiro tutti gli archi di grado le tinte dell’oro i sogni delle strade e vedo le cose nel tempo. Forse anche questa è una promessa; questo amore di rassegnazione per tutte le cose. Giulia Colombo 15 GIOCHI a cura di David Gussoni III D CRUCIPUZZLE Trovare nello schema tutte le parole dell’elenco. Le parole possono essere in orizzontale, in verticale e in diagonale ma sempre in linea rette. Le parole potranno essere da sinistra verso destra e viceversa e dall’alto verso il basso e viceversa. AULA BANCO CAMPANELLA CANCELLINO CHIMICA COLLA COMPAGNO COMPITO DIZIONARIO ESAME FIRMA FOGLI GEOGRAFIA GESSETTO GITA GIUDIZIO GOMMA GRECO INGLESE ISTITUTO LABORATORIO LATINO LEZIONE LIBRO LICEO MATITA SUDOKU ENGLISH CROSSWORD MUSICA NOTA PENNA REGISTRO RICREAZIONE SEDIA SOSPENSIONE SUSSIDIARIO TAGLIERINO TEMA TESINA VOTO ZAINO 16 l’ultima Giornata di Arturo 2013