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Metodo Stamina: c`è da fidarsi?

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Metodo Stamina: c`è da fidarsi?
la
www.alboscuole.it/lavocedeglistudenti
Febbraio 2014
degli
distribuzione gratuita
numero
65
Liceo
Tosi” -- Busto
Busto Arsizio
Arsizio
Liceo Scientifico
Scientifico Statale
Statale “Artuto
“Arturo Tosi”
EDITORIALE
Metodo Stamina: c’è da fidarsi?
Quando la scienza e il progresso oltrepassano il limite? Quando giungono al punto di non ritorno? Nella
società scettica e relativista del Terzo Millennio, si tratta di domande
che richiedono uno sforzo sempre
maggiore a chi tenti di darvi una risposta.
Un caso emblematico, in proposito,
è la disputa che si sta consumando
ormai da parecchi mesi circa il metodo “Stamina”, trattamento medico
innovativo (a detta del suo inventore) che si propone di curare sensibilmente soprattutto le malattie neurodegenerative.
Tale trattamento, secondo i pochi
dettagli conosciuti, si baserebbe sul
prelievo di cellule staminali dal midollo osseo del paziente, e sul loro
reinserimento nel paziente stesso
dopo due ore di incubazione in acido
retinoico, operazione che dovrebbe
mutare tali cellule in neuroni.
La storia di “Stamina” inizia poco
meno di una decina di anni fa,
quando Davide Vannoni, docente
di università telematiche e laureato
in scienze della comunicazione, fa
ritorno da un viaggio in Ucraina,
raccontando di essere stato curato
da una paralisi facciale grazie alle
cellule staminali.
Da questo momento, l’azione di
Vannoni sarà rivolta a portare tale
metodo anche in Italia, servendosi
di due società, la Re-Gene S. r. l. e
la Stamina Foundation.
Di queste ultime, la Re-Gene viene
chiusa nel 2009, in seguito a un’inchiesta sulle sperimentazioni staminali praticatevi. Tra gli indagati per
truffa e associazione a delinquere,
compare lo stesso Vannoni, che, secondo le indagini, proporrebbe trattamenti di cura su pagamento di cifre tra i 20mila e i 50mila euro. Tali
trattamenti di cura, tuttavia, risultano oscuri e, in certi casi, pericolosi
per la salute dei pazienti.
Nonostante ciò, il metodo “Stamina” sopravvive grazie alla comparsa
di nuovi finanziatori. Nel 2011, così,
comincia ad essere praticato come
cura compassionevole nell’Ospedale
di Brescia, pratica che viene sospesa
a inizio 2013 dopo un’ispezione dei
NAS e dell’AIFA.
all’interno:
Giornata della Memoria: sul
palco per non dimenticare / La
cittadinanza virtuale, prigionia e
libertà nelle maglie della rete / Dai
spegnila / Donne che difendono
le donne / Corsi di recupero /
Orientamento in uscita, scopriamone
di più / Serata Futurista e Gruppo
fotografia / Michele Mari ospite
al Tosi / Ok Glass, ovvero il futuro
secondo Google / Griglia assassina
/ I nipoti del Concilio Vaticano II,
dilaniano o rinnovano il patrimonio?
/ Progetto Extrema Ratio / Non siate
svogliati, ragazzi! / AVIS: rilevazione
questionario 2013-14 / Campioni
provinciali nella campestre di
Malnate / Campione regionale
atletica maschile e femminile /
Intervista a Carlo Colombo, autore di
“Tre mesi in Portogallo nel 1822” / La
vera faccia dell’interfaccia / Quando
mi insegnarono a raccontare / Giochi
/ L’ultima: Giornata di Arturo 2013
Il 2013 è, però, anche l’anno in cui
il metodo di Vannoni giunge sotto
i riflettori. A maggio, il Parlamento
Italiano decide l’avvio di una sperimentazione: viene istituita una
commissione appositamente per tale
fine.
Il programma televisivo “Le Iene”,
inoltre, contribuisce alla diffusione
della questione, tramite un servizio
circa le storie di bambini affetti da
malattie neurodegenerative e i presunti miglioramenti provocati dal
metodo “Stamina”.
A ottobre il Parlamento, al termine delle sperimentazioni, decide
di sospendere la somministrazione
della cura sul territorio nazionale, a
causa dell’inconsistenza scientifica
del metodo e dei rischi che questo
comporta. Immediatamente nascono numerose proteste popolari in favore della cura: migliaia di persone,
spinte dalla disperazione, chiedono
la riabilitazione del trattamento, se
non altro come “ultima spiaggia”
per i loro parenti malati, ma senza
ottenerla.
Solo il TAR del Lazio, cui Vannoni
si rivolge in extremis, revoca la decisione parlamentare ed emette alcune
ordinanze specifiche per pazienti da
curare con il metodo “Stamina”.
Come esplicitato, si tratta di una
vicenda dal duplice aspetto: da una
parte, l’insieme di ombre, dubbi, incertezze e casi giudiziari; dall’altra,
un intenso movimento di proteste
popolari di persone che, disperate,
chiedono di non lasciar morire i loro
cari.
Ciò che, però, resta poco chiaro è
cosa realmente si sappia di questo
“innovativo trattamento”, nonché
delle attività del suo inventore.
In effetti, questa richiesta è difficilmente soddisfabile.
Voce degli Studenti
2
La
LICEO SCIENTIFICO STATALE “ARTURO TOSI” - BUSTO ARSIZIO
Innanzitutto sono pochissimi i dettagli che Vannoni ha lasciato trasparire al pubblico, riguardo allo
sviluppo e all’utilizzo di “Stamina”.
Proprio questa scarsezza di informazioni ha sempre impedito all’imprenditore farmaceutico di ottenere
un brevetto, specie quello richiesto
all’Ufficio Brevetti degli USA nel
2012.
A questo si legano altri lati oscuri,
legati ad alcune attività sospette di
Vannoni stesso.
Le stesse pretese di tenere il segreto
sulle sperimentazioni eseguite alla
Stamina Foundation si basano sulle
regole del brevetto, il quale però non
è mai stato ottenuto in alcuno Stato
né validato da alcuna organizzazione scientifica.
Ancor più inquietante è l’analisi
che l’autorevole rivista “Nature” ha
compiuto sul rapporto presentato da
Vannoni: due delle immagini allegate erano in realtà state già pubblicate
nel 2003 e nel 2006 da un’equipe di
medici ucraini che, pur conoscendolo, non avrebbero mai autorizzato il
Voce degli Studenti
La
LICEO SCIENTIFICO STATALE “ARTURO TOSI” - BUSTO ARSIZIO
Il Comitato di redazione è aperto a tutti
coloro che desiderano partecipare alla
redazione del giornale; per questo numero hanno collaborato:
Calzone Giada, Colombo Giulia, Crespi Ilaria, Formenti Martina, Giorgetti
Cristina, Gussoni David, Landro Nicola, Malgeri Alessandra, Pastorelli Luca,
Primi Marianna, Rattazzi Ilaria, Riva
Andrea, Rossini Marco (rapporti con
l’Associazione genitori), Taldo Rebecca, Torresan Riccardo, Vignati Laura
(rapporti con i docenti).
Chi fosse interessato ad inserzioni pubblicitarie
su questo giornale può indirizzare le proprie richieste a:
[email protected]
http://www.liceotosi.va.it/associazione-genitori/home.html
EDIZIONE ON-LINE
www.alboscuole.it/lavocedeglistudenti
professore italiano ad utilizzare tali
immagini. Di qui le pesanti critiche
che “Nature” ha avanzato verso il
metodo e il divulgatore.
Infine, dato senza dubbio più importante e immediato, i riscontri fisici
sui pazienti sottoposti al metodo
“Stamina” sembrano non confermare quanto preannunciato da Vannoni.
Molteplici sono i casi in cui non solo
non si sono visti miglioramenti nella
malattia, ma anzi si sono scatenati
effetti collaterali imprevisti, dannosi
per la salute già precaria dei pazienti.
Ulteriori analisi effettuate da diversi
team di ricercatori e medici hanno
rivelato, molto recentemente, che
non solo due ore di incubazione non
sono sufficienti a trattare le cellule
staminali, ma che le staminali utilizzate da Vannoni non avrebbero in
assoluto la possibilità di evolvere in
cellule cerebrali.
In definitiva, il metodo “Stamina”
sembra rivelare sempre più falle e
dare sempre meno certezze, tanto
alla comunità scientifica quanto ai
pazienti stessi.
Come non comprendere le migliaia
di persone che si rifiutano di lasciar
morire i proprio figli, genitori, coniugi con anche una sola via intentata?
Sono proprio queste persone, con le
loro vite messe a dura prova, che dovrebbero smuovere la coscienza in
chi di dovere.
Approfittare della speranza di chi si
trova in difficoltà, approfittare della sua disperazione, è quanto di più
riprovevole si possa immaginare, se
non altro per la situazione di pericolo imminente in cui viene a trovarsi una persona la cui unica colpa è
quella di essersi fidata.
Naturalmente, la speranza è che il
metodo proposto da Vannoni non
abbia mai avuto tale intento, ma di
sicuro sono troppe e troppo evidenti
le ombre che si stagliano su un caso
che, di scientifico o medico, sembra
avere sempre meno.
Riccardo Torresan 4G
GIORNATA DELLA MEMORIA
Sul palco per non dimenticare
Lunedì 27 gennaio, in ricorrenza della Giornata della Memoria, è andato in
scena “16 ottobre 1943, ore 5,15. Il sabato nero del ghetto di Roma”. La regia
è stata affidata a Delia Cajelli, direttrice artistica del Teatro Sociale di Busto
Arsizio, dove si è svolto lo spettacolo. Sul palco, gli attori del Teatro Sociale
e gli allievi dei corsi “Attori in erba” e “Chi è di scena? Il pubblico”, fra cui
alcuni ex-studenti del nostro liceo.
La rappresentazione è stata dedicata ad Angioletto Castiglioni, scomparso
nel maggio del 2011. Partigiano, sopravvissuto al campo di concentramento
di Flossenbürg, da sempre era considerato il depositario dei valori della resistenza a Busto Arsizio.
A settant’anni dal rastrellamento di Roma, che coinvolse non solo il ghetto,
ma anche i quartieri Trastevere e Testaccio, sono andati in scena i giorni
precedenti e quelli successivi al 16 ottobre. L’arresto del Duce, il governo Badoglio, l’armistizio, notizie accolte festosamente dalla comunità ebraica romana. Ma anche la taglia di cinquanta chilogrammi d’oro chiesta dal tenente
colonnello Kappler e la sicurezza di essersi pagati la libertà. Ed infine l’arrivo
dei militari tedeschi, la deportazione, la mostruosità del campo, la morte.
Tutti episodi trattati perfettamente dalla regista ed interpretati con trasporto
e sentimento dal cast, composto da attori di ogni fascia d’età: il tutto legato
da una voce narrante, fondamentale per l’economia dello spettacolo, emozionante ed emozionata. In conclusione, un classico: “Auschwitz”, di Francesco
Guccini, cantata o appena accennata sottovoce da tutto il pubblico.
Ilaria Crespi 5C
Vita da Arturo
3
INTERVENTO DELLO PSICOTERAPEUTA ANTONIO PIOTTI AUTORE DE “IL BANCO VUOTO”
“La cittadinanza virtuale, prigionia e libertà nelle maglie della rete”
BookCity al Liceo Tosi grazie agli studenti di 4C e 4H
Noi siamo la generazione dei nativi digitali. Siamo nati nell’era della
grande rete, fatta di innovazione alla
velocità della luce. Personal Computer, telefono cellulare, I-Pod, I-Phone e I-Pad sono parole tipiche del
nostro quotidiano. Ma nello stesso
tempo risultano un po’ ostiche per i
genitori più tradizionalisti, e soprattutto per i nostri nonni. Internet ha
sicuramente cambiato ed agevolato
le nostre vite, ma quando si può parlare di dipendenza?
Le classi 4H e 4C del nostro liceo
hanno voluto porre la loro attenzione sull’essere nativi digitali e le
conseguenze che ne derivano partecipando alla seconda edizione del
progetto BookCity Milano 2013.
Hanno svolto delle attività di indagine e riflessione sul rapporto che
si instaura con la rete ed i diversi
utilizzi. Le indagini effettuate dalle
classi, la prima di Scienze Applicate
e la seconda di Liceo Tradizionale,
hanno coinvolto compagni, docenti
e genitori.
Il progetto è stato ideato dal professor Piotti, psicoterapeuta e filosofo, e
autore di “Il banco vuoto. Diario di
un adolescente in estrema reclusione”. Il materiale prodotto dai ragazzi sotto la guida e l’organizzazione
della Professoressa Giuseppina Casto, è stato presentato in un incontro
aperto a tutti nella nostra scuola il 21
novembre scorso.
Durante l’incontro è intervenuto il
professor Piotti, analizzando i dati
ottenuti e spiegando come il consueto uso della tecnologia possa divenire abuso. Questo è quanto accade
infatti al protagonista del suo libro,
un ragazzo che finirà per rinunciare
alla propria vita reale rifugiandosi
in quella virtuale. È estremamente
sottile la linea che divide queste due
condizioni, e lo studio di molti psicologi di tutto il mondo si concentra
attorno a questa tematica sempre più
attuale.
Analizzando i dati raccolti è emersa
una marcata differenza tra i nativi
digitali e non. I professori soprattutto, guardano con diffidenza i Social
Network, mentre per noi giovani e
per molti genitori rappresentano una
consuetudine, alla quale spesso diventa difficile rinunciare. Ma, come
fa notare lo scrittore, “Facebook è
di tutti, non solo dei giovani.” E con
l’avvento della rete sui telefoni cellulari, il web e i social network sono
davvero alla portata di tutti, nonché
“lo strumento della socializzazione
futura”.
La rete è un grande strumento, ma
non si può negare che al contempo
faccia un po’ di paura. Quando di-
venta una patologia? Il Prof Piotti
risponde che, mentre dieci anni fa
più di tre ore al giorno davanti al
computer significava una dipendenza, adesso risulta molto difficile stabilirlo. Sicuramente sei ore al giorno
davanti a un computer per un ragazzo è un eccesso. Però è soprattutto
il cattivo uso della rete a costituire
un reale pericolo. Essa offre la possibilità di essere chiunque si voglia
dietro lo schermo. E quando non si è
capaci di relazionarsi nella vita reale, rifugiarsi nel proprio Avatar (ovvero un’identità virtuale), e perdere
se stessi è un attimo.
Hikikomoro, così si chiama in giapponese un ragazzo con questa patologia. Lì, nella patria dei videogames costituisce una problematica
che ha contagiato circa 80 mila ragazzi. Si rinchiudono in casa, vivono con e per il loro computer, senza
più una vita sociale. “Anche in Italia
– spiega Piotti – si sta sviluppando
questa problematica. Ciò che rende
simili ragazzi italiani e giapponesi
è la particolare struttura della famiglia nella quale vi è un forte legame
tra la madre ed il figlio maschio.”
La rete, come strumento potentissimo, necessita di un’altrettanta potente educazione all’uso. E questo è
il compito che spetta ai genitori, ai
docenti e agli educatori. Non opporsi al progredire della tecnologia, ma
svelarne pregi e pericoli, allertando i
ragazzi e portandoli a riflettere proprio come hanno fatto i partecipanti
al progetto.
Alessandra Malgeri 5A
4
Vita da Arturo
Dai, spegnila
Incontri con esperti sul fumo
I giorni 5, 6, e 7 febbraio si sono
tenuti presso il nostro liceo degli
incontri dal titolo “Dai, spegnila”
indirizzati agli studenti di biennio
volti all’informazione riguardo ai rischi del fumo. La presentazione ha
avuto inizio con l’intervento del dottor Pietro Zanon, medico pneumologo, che ha esposto il lato più oggettivo e scientifico dei rischi e delle
conseguenze del tabagismo (cioè la
dipendenza dal fumo di tabacco):
patologie dell’apparato respiratorio
e dell’apparato cardio-vascolare,
tumori, danni alla pelle, al sistema
riproduttivo e ad altri organi. Poi è
seguito l’intervento del dottor Graziano Facco, psicologo che collabora con la LILT (Lega Italiana per
la Lotta contro i Tumori), che si è
occupato della sensibilizzazione riguardo alla dipendenza dal tabacco
tra i ragazzi della nostra età.
Il tabagismo, secondo le stime più recenti dell’Organizzazione Mondiale
per la Sanità, attualmente provoca
ben 6 milioni di morti all’anno nel
mondo, un numero davvero elevato, «soprattutto se si considera che
- dichiara il dott. Facco - una sola
morte per questo motivo è troppo,
dato che si sarebbe potuta facilmente evitare». Il fumo non causa solo
la morte ma, nei casi meno gravi,
porta a conseguenze che abbassano
notevolmente la qualità della vita di
coloro che ne sono dipendenti. Per
esempio, possiamo distinguere due
disturbi diversi della respirazione:
il cosiddetto “sbuffatore rosa”, che
riesce ad ossigenarsi ma, siccome i
suoi polmoni sono poco elastici, per
poter accumulare ossigeno deve appunto “sbuffare” per poter aumentare la pressione, e il “gonfio blu” cioè
il bronchitico cronico. Ci sono però
conseguenze anche molto più gravi
che si fanno sentire in età più avanzata e portano a situazioni drammatiche in bilico tra la vita e la morte,
che sono state mostrate, durante l’incontro, in un video davvero impressionante, che dovrebbe servire come
monito per tutti i fumatori.
Esistono diversi motivi per cui si
inizia a fumare anche in giovane età
(addirittura in seconda media): noia,
necessità di sentirsi più grandi e di
trasgredire le regole, curiosità, bisogno di sentirsi parte di un gruppo al quale altrimenti non si avrebbe
accesso: quest’ultima motivazione
non deve essere sottovalutata, infatti la maggior parte delle volte che si
inizia a fumare in gruppo si prosegue poi anche da soli, perché fumare una sigaretta produce una sorta di
“beneficio” momentaneo, al quale si
finisce per abituarsi, e di conseguenza, per ritrovarlo, si tende ad aumentare il numero delle sigarette fumate: tale segnale dovrebbe indurre a
interrompere quest’abitudine, ma
spesso viene ignorato e ciò porta
alla dipendenza (necessità di assumere periodicamente una sostanza
per mantenere il proprio benessere
fisico), che è molto più difficile da
sradicare. «“È in questo modo - ricorda il dott. Facco - che molti fumatori sotto i 20 anni cercano di
smettere di fumare ma non riescono
né adesso né in età successiva».
Però non sono questi gli unici motivi per cui si inizia a fumare: la
pubblicità, anche in questo campo,
ha un ruolo importante; l’Italia, per
fortuna, per questo aspetto tutela i
cittadini, vietando ogni tipo di sponsorizzazione del tabacco, sia di tipo
diretto che indiretto. Però in passato
accaddero fatti più o meno “legali”
di cui non ci si deve dimenticare,
perché potrebbero facilmente essere
ripetuti: negli anni 70 le multinazionali del tabacco avevano l’abitudine di pagare gli scienziati anche
influenti affinché affermassero che
secondo i risultati delle loro ricerche
erano riusciti a dimostrare infondata
la nocività del tabacco (all’epoca non
si conoscevano ancora i rischi del
fumo, però attualmente la situazione è la stessa per quanto riguarda la
questione delle onde magnetiche di
cellulari e non solo). Inoltre è stato
accertato che famosi attori e personaggi dello spettacolo venivano pagati dalle stesse aziende per fumare
non solo sul set come personaggi ma
anche nella realtà come persone, in
modo da diffondere l’immagine del
fumatore come “emancipato”: gran
parte di essi sono morti per cause
legate al fumo o hanno subito gravi conseguenze sulla salute (tra di
essi Yul Brinner, Bette Davis, Walt
Disney, Frank Sinatra, Steve McQueen, Vittorio Gassman, GianMaria Volontè, e molti altri)
Saranno anche questi gli argomenti
della Giornata Mondiale Senza Tabacco, che si tiene ogni anno il 31
maggio, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi e
sulla diffusione sempre più massiccia del tabagismo.
Marianna Primi 2B
Vita da Arturo
5
INCONTRO AL TOSI CON LE PROFESSIONISTE DI “EVA ONLUS”
Donne che difendono le donne
Gli studenti coinvolti in un’iniziativa per la lotta alla violenza femminile
Da sempre il nostro Liceo sostiene
parecchie iniziative volte alla solidarietà e alla convivenza civile
all’interno della società.
Tra queste, la più recente si è svolta
martedì 21 gennaio e si è articolata
in un incontro di un’intera mattinata, incentrato sul tema della violenza
sulle donne.
A gestire l’incontro con gli studenti,
in qualità di relatrici o di semplici
testimonial, sono state alcune donne
iscritte all’associazione “EVA Onlus”, tra cui l’avvocato Laura Bordonaro, una psicologa e psicoterapeuta,
una specializzanda in psicoterapia,
un altro avvocato e un’assistente sociale.
Come si può ben intendere, “EVA
Onlus” è un’organizzazione eterogenea, che comprende donne di
qualsiasi professione. Queste ultime
condividono però un solo obiettivo: combattere, insieme alle forze
dell’ordine ufficiali e alla popolazione stessa, la violenza femminile che
si è fin troppo diffusa.
Grazie alla presenza di specialiste
in più campi, l’incontro è stato suddiviso in due sezioni, ognuna curata
da una coppia di relatrici. La prima
parte ha visto la trattazione del problema dal punto di vista civico e legale, con l’intervento dell’avvocato
e dell’assistente sociale; la seconda
parte, invece, ha spostato l’attenzione sul punto di vista più prettamente
psicologico, grazie alle spiegazioni
delle due psicologhe.
La dimensione legale di questo argomento è, in realtà, molto articolata, anche tenendo cono delle recenti
modifiche apportate al Codice Penale.
Il punto di partenza per le relatrici
è stato l’articolo 572 di tale Codice,
che stabilisce l’obbligo di persecuzione legale verso chi usa violenza
– fisica, psicologica, sessuale o economica – contro una persona.
Nonostante la legge preveda una
pena tra due e sei anni di reclusione,
è comunque d’obbligo un determinato iter burocratico che parte con
una denuncia, ad eccezione dei mal-
trattamenti in famiglia, con presenza di minori. Solo allora, il questore
può prendere provvedimenti diretti
e immediati, tra cui anche l’allontanamento del minore.
Sono poi stati mostrati agli studenti
due articoli fondamentali, il 609 e
il 612 (con le rispettive declinazioni), che trattano rispettivamente i
casi di violenza sessuale e quelli di
stalking. Il reato più recente con cui
noi avvocati abbiamo avuto a che
fare in questi ultimi anni».
Di immediata utilità sono stati gli
ultimi consigli delle due relatrici,
che hanno spiegato agli studenti
cosa fare concretamente in caso di
pericolo, per sé o per gli altri.
«Prima di tutto, parlarne sempre
con qualcuno di fiducia. Un parente, un amico particolarmente vicino, insomma qualcuno di cui ci si
fida. Non tenetevi mai tutto dentro.
Potete poi richiedere al questore
un ammonimento, ossia la convocazione del sospetto maltrattante
in questura, dove gli viene intimato
di cessare ogni possibile violenza.
L’ultimo passo è la denuncia, per la
quale vi potete rivolgere a un avvocato o alle Forze dell’Ordine.
È arrivato poi il momento di affrontare la questione più in profondità,
analizzando i processi cognitivi nella mente della vittima con la coppia
di psicologhe.
A tal proposito, ha suscitato parecchio interesse la spiegazione del
cosiddetto ciclo della violenza, una
sorta di circolo vizioso composto
da quattro fasi che si riscontrano,
in misura diversa, in tutti i casi di
violenza.
La prima di questi stadi è conosciuta
come Love Bombing. Si tratta di una
fase ancora positiva, in cui l’uomo
dimostra attenzioni eccessive verso
le attività e la vita sociale della donna, la quale però vede tale comportamento come dimostrazione d’affetto e di importanza.
Segue la fase della crescita di tensione, in cui le attenzioni dell’uomo cominciano a sfociare in attacchi d’ira
o nervosismo.
Immediatamente successiva è la
fase della violenza agita: la relazione
peggiora, si fa sempre più violenta e
incontrollabile, fino a episodi che
chiunque non stenterebbe a definire terribili. La peculiarità di questa
fase sta nel fatto che, invece di sfogarsi nella rabbia, la donna si chiude
sempre più in se stessa, addossandosi le colpe.
Ultima fase è quella della luna di
miele, forse la più falsa e bugiarda
delle quattro. In questo momento
l’uomo sembra pentirsi dei suoi comportamenti e tornare all’“amante
perfetto” che si dimostra tra richieste di perdono e falsi pentimenti. A
questo punto, la donna ritira anche
un’eventuale denuncia sporta in precedenza e il ciclo può ricominciare,
sempre più intenso, sempre più irrimediabile.
Ci riserviamo di esprimere un giudizio ampiamente positivo su questa iniziativa, che coinvolge la nostra società e la nostra generazione
molto più da vicino di quanto possa
sembrare.
Al termine delle cinque ore di incontro, non solo gli studenti sono
stati informati e resi partecipi di una
realtà che è doveroso affrontare, ma
hanno anche ricevuto “in consegna”
strumenti essenziali per far fronte,
in qualsiasi momento e situazione, a
casi come quelli che sono stati descritti dalle relatrici e che, ci si augura, possano un giorno trasformarsi in nulla di più di un brutto sogno.
Giada Calzone 4G
6
Vita da Arturo
Corsi di recupero
Orientamento in uscita, scopriamone di più
Come molti hanno potuto notare,
all’ingresso del piano terra vicino
alla bidelleria, è stato posto un tabellone, con le indicazioni degli
sportelli didattici divisi per discipline. Quest’anno sono latino, matematica, disegno, inglese e scienze (solo
per le terze e le quarte).
“Abbiamo cercato di fornire l’aiuto
necessario a tutti con i fondi a nostra
disposizione”, spiega la prof Franca
Provasoli, responsabile della funzione strumentale.
Alcuni mesi fa le classi hanno compilato alcuni questionari in cui si
proponeva agli studenti diverse opportunità per il recupero, tra cui
OASI, sportelli didattici, stasi didattica (periodo di riposo) e corsi
in vista del saldo dei debiti. Inoltre,
veniva richiesto il gradimento a ciascun studente.
La maggioranza ha votato per sportelli in itinere e corsi di recupero
estivo. Le risorse disponibili hanno
permesso di organizzare corsi di 80
ore.
Grazie ai docenti appartenenti alle
funzioni strumentali e alla collaborazione dei vari dipartimenti disciplinari, il risultato è stato ottimo,
infatti molti insegnanti sono disponibili.
Gli sportelli sono in funzione dal 27
gennaio al 30 marzo per le classi I,
II, III e IV.
Occorre prenotarsi entro il mercoledì della settimana precedente al
corso, compilando il modulo RDS
e consegnando la richiesta in segreteria, completa dell’indicazione del
descrittore (argomento) scelto.
Il numero minimo di studenti per
ogni sportello è di 5. Mentre gli orari sono stati anticipati alla quinta
ora, oltre alla sesta per gli studenti
del triennio.
Arianna Signorelli,
Elisabetta Mara 2D
Il progetto di orientamento in uscita
che interessa principalmente le classi quarte e quinte è variegato. «Parte con attività di informazione sulle
scadenze degli esami di ammissione, insieme ad uscite orientative
svolte nelle diverse sedi universitarie
come “open day”, corsi e seminari »,
afferma la docente di fisica nonché
funzione strumentale dell’orientamento in uscita Pierangela Gallazzi.
«Inoltre, anche nel nostro istituto,
vengono organizzate attività, come
il test psico-attitudinale -Alpha Testin collaborazione con la LIUC che
ha coinvolto le classi quarte. »
Ma non è finita qui. Tante sono ancora le iniziative e i progetti che il
nostro Liceo ha in serbo per gli studenti, ad esempio AlmaDiploma e
ManagementGame/BusinessGame,
«al fine di imparare a gestire un’azienda e ad orientarsi su un’eventuale scelta post-diploma », precisa la
professoressa Gallazzi.
Anche le classi terze sono coinvolte:
per loro è in programma un corso di
orientamento pomeridiano facoltativo con una psicologa al fine di condurre gli studenti a porsi domande
sulle proprie attitudini.
Sono inoltre in cantiere incontri po-
Le iniziative a disposizione
quest’anno
“La corsa per arrivare a raggiungere un sogno, spesso è più bella ed
emozionante del sogno stesso…”
meridiani con esperti delle università, previo sondaggio tra gli studenti, per comprendere quali siano gli
atenei su cui gli studenti rivolgono
la loro attenzione.
Non è tutto. Ciliegina sulla torta di
questa iniziativa è la “Tavola Rotonda” «Si tratta di un’assemblea alla
quale parteciperanno i docenti delle
principali università quali l’Insubria
di Varese, il Politecnico, la Statale,
la Bocconi e la Cattolica di Milano;
probabilmente verranno coinvolti
anche ex studenti del nostro Liceo
che potranno raccontare la loro
esperienza post-diploma. », aggiunge la docente.
Una cosa è certa! <Da questa esperienza - conclude - il vantaggio comune per i ragazzi sarà quello di
riuscire ad ottenere un’idea più concreta di quelli che realmente sono
i loro interessi, senza andare alla
cieca e scegliere così la facoltà ad
ognuno più adatta. »
Insomma “La corsa per arrivare a
raggiungere un sogno, spesso è più
bella ed emozionante del sogno stesso…”
Virginia Giorgetti,
Martina Formenti 2E
Vita da Arturo
7
PROGETTI
Serata Futurista e
Gruppo fotografia
Anche in quest’anno 2014 saranno
numerosi i progetti culturali che
si svolgeranno nel nostro liceo. In
ognuno di questi sarebbe gradita la
partecipazione di ragazzi disposti a
organizzare gli incontri; chiunque
sia interessato si faccia avanti senza
esitare.
Il primo progetto è quello legato al
movimento del Futurismo. Come
accadeva agli inizi del 1900, questo
incontro cercherà di rappresentare
una serata tipica dei Futuristi. Il programma comprenderà brevi recite
di testi teatrali, della durata di circa
5–10 minuti, letture di poesie e di
manifesti. Tutto questo sarà animato dall’ascolto di musica dell’epoca,
dall’esposizione di dipinti e dalla
messa in mostra di abiti tipici di quel
periodo. In preparazione a questo
evento verrà organizzato un laboratorio teatrale, indirizzato a chiunque desideri partecipare recitando o
leggendo. Quest’ultimo verrà gestito
dall’attore e regista, nonché ex-allivo
del nostro liceo, Claudio Tettamanti:
gli incontri, già avviati, si svolgono
il giovedì dalle 13.30 alle 15 in mansarda e comprendono la pratica di
esercizi di rilassamento, di espressività, di movimento nella scena
e molto altro ancora. Al momento
il laboratorio è frequentato da una
quindicina di ragazzi, ma è aperto a
tutti quelli che vogliono aggiungersi. Se qualcuno invece desiderasse
collaborare negli altri ambiti, può
rivolgersi alla professoressa Rosa
Gallazzi, che organizzerà solamente
alcuni incontri in preparazione allo
spettacolo.
Il secondo progetto riguarda il
gruppo fotografia. Come nell’anno
scolastico passato, anche in quello
corrente verranno organizzati dei
concorsi, aperti a tutti, con succes-
sive esposizioni. Uno di questi avrà
come tema (molto probabilmente)
l’alimentazione, in particolare quella legata al mare. Il tutto si svolgerà
anche in preparazione al Festival
Europeo della Fotografia, che si
terrà nell’autunno 2014. Verranno
inoltre organizzate delle interessanti
lezioni, gestite da Andrea Pariani di
5G, per spiegare alcune tecniche di
fotografia. Chiunque intendesse parteciparvi, può rivolgersi allo stesso
Pariani o alla professoressa di disegno Catena Cicchello. Sarà richiesto
impegno soprattutto a casa, esercitandosi fotografando diversi soggetti
concordati; i lavori dei ragazzi verranno poi pubblicati sulla piattaforma dropbox.
Luca Pastorelli 3H
Michele Mari ospite al Tosi
Il 5 marzo, ripetendo l’esperienza dello scorso anno legata al Blog
Letterario gestito dagli studenti (http://www.atosi.it/blogletterario/),
si terrà al Liceo Scientifico “Arturo Tosi” in collaborazione con
la libreria Ubik, un incontro con
lo scrittore Michele Mari, vincitore nel 2008 del premio Grinzane Cavour e di tanti altri premi.
L’incontro sarà presentato dagli
studenti del Liceo con l’aiuto dei
professori che partecipano all’organizzazione dell’evento e riguarderà in particolare i romanzi
“Verderame” e “Rosso Floyd” .
Dopo l’intervento dello scrittore,
il pubblico e gli studenti presenti
potranno rivolgergli alcune domande. La serata si concluderà
con un ricco aperitivo per ringraziare l’ospite ed il pubblico
intervenuti.
Giada Griso e Silvia Gjetja 4H
8
Scientifica...Mente
UN PAIO DI OCCHIALI CHE FUNZIONANO COME UNO SMARTPHONE. E MOLTO PIÙ…
“Ok Glass”, ovvero il futuro secondo Google
Nell’anno appena trascorso, aziende
tecnologiche del calibro di Apple,
Microsoft e Google hanno avviato
numerosi progetti di ricerca con lo
scopo di ideare e realizzare il dispositivo del futuro. Ciascuna di esse si
è concentrata su un’applicazione ben
specifica e Google ha fatto la sua puntata su un dispositivo indossabile “a
realtà aumentata” (viene così chiamato un sistema digitale che arricchisce
l’esperienza quotidiana mediante informazioni elaborate elettronicamente che non sarebbero percepibili con i
cinque sensi).
Stiamo parlando dei Google Glass, un
rivoluzionario paio di occhiali dotati
di microfono, speakers a conduzione
ossea (non ci sarà più bisogno degli
auricolari!), fotocamera e un visore
sulla lente che mostra le schermate in
sovraimpressione a quello che stiamo
guardando. In standby, il dispositivo
lascia pieno campo visivo; con il comando vocale “Ok Glass” si attiva,
subito pronto a ricevere i nostri comandi. Nelle funzioni, questi occhiali
sono paragonabili ad uno smartphone: con comandi vocali semplici e
intuitivi o qualche strisciata del dito
sull’astina sensibile (come un touchpad) è possibile scattare foto senza
usare le mani, girare video in HD,
condividere contenuti sui Social Networks, leggere e rispondere a mail e
SMS, ricevere indicazioni stradali…
Inoltre, grazie alle enormi potenzialità che può offrire un dispositivo indossabile, questi occhiali futuristici
dispongono di alcune funzioni che
potremmo definire quasi fantascientifiche. Alcune caratteristiche già presenti negli smartphone trovano una
praticità di utilizzo eccezionale: cosa
ne pensate della comodità di avere
una notifica direttamente nel vostro
campo visivo 10 minuti prima di un
appuntamento importante? Oppure,
potreste decidere di preparare qualcosa per pranzo e avere sempre sott’occhio la lista della spesa, le dosi degli
ingredienti e la ricetta, il tutto magari
accompagnato dagli sconti che il vostro supermercato vi offre e dai consigli sulla preparazione scritti dai vostri
amici di Facebook…
Nondimeno sono presenti alcune
tecnologie del tutto nuove, come la
funzione di traduzione istantanea
(così potrete stupire i proprietari del
vostro ristorante messicano preferito parlando nella loro lingua natia,
oppure evitare spiacevoli esperienze
realizzando che quel cartello scritto
in russo di fronte a voi dice “Rischio
valanghe”…) e il riconoscimento automatico di ciò che state guardando;
in questo modo, avrete tutte le informazioni sul vostro volo non appena
entrate in aeroporto e, guardando il
cielo, avrete in sovraimpressione le
previsioni meteo per i prossimi giorni. Ancora, mentre giocate una partita
di golf avrete sempre a disposizione i
vostri punteggi e alcuni dati come la
distanza dalla buca, mentre facendo
ciclismo potrete tenere sotto controllo
le vostre pulsazioni, la velocità istantanea e quella media, tutto senza staccare le mani dal manubrio.
Attualmente, è disponibile una beta
del prodotto, aperta solo a poche persone selezionate, chiamate “Glass
Explorers”, e agli sviluppatori delle
applicazioni. Secondo alcuni rumors,
la versione per il pubblico dei Google
Glass dovrebbe uscire in aprile, anche
se proprio in questi giorni si sta facendo avanti l’idea che il dispositivo non
sarà pronto prima di Natale; c’è invece la confusione più totale in Rete per
quanto riguarda il prezzo di vendita,
che potrebbe variare da un minimo di
300 $ fino a ben 1.500 $, mentre il costo supplementare delle lenti graduate
(per chi ha problemi di vista) dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 $. L’unica
cosa certa è che Google afferma di
voler fissare un prezzo tale da poter
raggiungere almeno 8 persone su 10
con il suo nuovo prodotto.
Le funzioni che offre questo device
sono senza alcun dubbio molto interessanti; tuttavia, ancor prima che
sia uscito sul mercato, è iniziato un
lungo dibattito sulle possibili conseguenze di usi impropri o illegali dei
Glass. Già gli Occhiali non possono
essere usati alla guida in alcuni Paesi, tra i quali il Regno Unito e alcuni
Stati degli USA, oltre a essere proibiti
all’interno di casinò e altre strutture.
Non mancano inoltre preoccupazioni
sulla privacy: sono molti quelli che
lamentano l’eccessiva facilità di scattare una foto senza lasciar intendere
alle persone circostanti le proprie intenzioni e, con il progresso che hanno
raggiunto gli algoritmi di riconoscimento facciale, sarebbe potenzialmente realizzabile un’applicazione
che consenta a un malintenzionato
di scoprire il nome di una persona
semplicemente guardandola in faccia
o evidenziarla nella folla e seguirla.
Big G ha prontamente risposto a queste critiche affermando che per compiere queste operazioni è necessario
usare comandi vocali o interagire
fisicamente con il dispositivo, manovre che permetterebbero alle persone
che stanno intorno di rendersi conto
di quanto sta accadendo. La questione
non è da sottovalutare ed è fondamentale che gli organi normativi fissino
delle limitazioni e delle condizioni
d’uso “ad hoc” per un dispositivo tanto innovativo: le leggi e i regolamenti
presenti attualmente rischierebbero
di lasciar passare utilizzi inopportuni
o, per contro, di impedire lo sfruttamento di nuove funzionalità, con vincoli eccessivamente restrittivi.
Deve comunque far pensare quanto
questo device stia facendo parlare di
sé ancora prima di essere stato messo
in commercio: blog e siti di informazione pubblicano in continuazione
nuovi articoli sui Glass e persino i
governi hanno prestato attenzione
all’evoluzione del progetto, emanando leggi al riguardo. Tutto ciò rivela
un elevato interesse da parte della popolazione, che può lasciar ben sperare
Google sul successo del suo rivoluzionario prodotto.
Andrea Riva, 2 D
Per approfondimenti
e video dimostrativi
si consiglia di visitare il sito ufficiale del
progetto: http://www.
google.com /glass/
start/
9
fuori tunnel
dal
Griglia assassina
«Non si può morire a 17 anni.
Non a scuola» recita uno striscione affisso dagli studenti all’esterno dell’edificio del liceo scientifico “De Giorgi” di Lecce. E hanno
ragione.
È la mattina dell’8 gennaio 2014,
secondo giorno di scuola dopo le
vacanze natalizie per gli studenti
italiani, e nel liceo scientifico “De
Giorgi” di Lecce una classe sta
concludendo la consueta lezione di
educazione fisica. Uno dei ragazzi
decide di fare uno scherzo ad un
compagno, lanciandogli il giubbotto all’interno di un’area recintata in
cui si trova un pozzo-luce ricoperto
da sottili griglie. La vittima dello
scherzo, Andrea De Gabriele, sale su
una sedia, scavalca l’inferriata e nel
tentativo di recuperare l’indumento
muove qualche passo sulla griglia
che cede sotto i suoi piedi. Un volo
nel vuoto, una caduta di quasi quindici metri che ha lasciato il diciassettenne in fin di vita. Immediatamente trasportato in ospedale con
l’autoambulanza, a nulla sono valsi
i tentativi di rianimazione.
Subito le forze dell’ordine hanno
ascoltato le testimonianze di docenti e studenti per comprendere la
dinamica dell’incidente ed eventuali
colpe. Il professore di educazione
fisica, che al momento della caduta
di Andrea stava ritirando i palloni
utilizzati durante l’ora, è stato colto
da un malore.
Sembra che ai margini del pozzoluce non ci siano cartelli che indichino pericolo e, dalla ricostruzione
dei fatti, gli investigatori pensano
che la manovra messa in atto dal
ragazzo per recuperare il giubbotto
fosse una consuetudine acquisita dagli studenti. Un sospetto dettato dal
fatto che la sedia utilizzata per scavalcare l’inferriata si trovasse sempre in quel luogo e che la vittima sia
precipitata solo dopo qualche passo,
segno che poneva grande attenzione
a come muoversi. Un altro elemento
emerso dai sopralluoghi è lo stato in
cui verte la parte della scuola che ha
ceduto: la superficie è protetta da un
sottile telaio metallico tutto arrugginito e fissato con puntine. Certo,
la tragedia di Andrea è avvenuta per
una “drammatica fatalità”, ma apre
un capitolo molto più ampio e delicato nel nostro paese: la sicurezza
nelle scuole.
Ogni giorno cade un pezzo di intonaco, si rompe un rubinetto, una caldaia o una porzione di muro e non è
detto che vengano riparati. Quello di
Lecce è solo l’ultimo di una trafila di
incidenti avvenuti in ambito scolastico, che hanno per protagonisti da
una parte l’incoscienza dei ragazzi,
ma dall’altra le pessime condizioni
di sicurezza delle scuole italiane.
Ogni giorno gli studenti rischiano
a causa di quello che spesso viene
denominato come un vero e proprio
“scuolicidio”, ovvero una distruzione lenta e costante dei nostri istituti.
Secondo l’ultimo rapporto di CittadinanzAttiva in una scuola su sette
ci sono lesioni strutturali evidenti,
il 20% delle aule presenta distacchi
di intonaco e sono state rilevate in-
filtrazioni in un terzo dei bagni e in
un’aula su quattro. Più della metà
delle scuole non possiede il certificato di agibilità statica e solo un
quarto di esse è in regola con tutte le
certificazioni. Statistiche da far venire la pelle d’oca, se non fosse per
un proposito di miglioramento annunciato dal governo Letta. A fine
dicembre, infatti, sono stati recuperati oltre 6 miliardi di fondi europei
non spesi che correvano il rischio di
disperdersi: Renzi ha chiesto che 5
miliardi vadano interamente alla ristrutturazione delle scuole. Un barlume di speranza per gli istituti italiani, che sperano in provvedimenti
radicali che aiutino ad evitare tragedie come quella avvenuta a Lecce.
Ilaria Rattazzi 3E
“I nipoti del Concilio Vaticano II, dilaniano
o rinnovano il patrimonio?”
Interessante incontro al centro Stoà con monsignor Luigi Bettazzi
Il 17 gennaio, monsignor Luigi Bettazzi, ospite al centro giovanile culturale
“Stoà” di Busto Arsizio, ha fornito una testimonianza di grande rilievo a tutti
i partecipanti. Il prelato ha preso parte nientemeno che ai lavori del concilio
che si è tenuto dal 1962 al ‘65 con i pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI.
Ha ricordato l’operato del Concilio Vaticano II e l’estrema novità che ha portato un concilio pastorale. “Non è sicuramente un punto di arrivo, ma lancia
la sfida a tutti i giovani per attuare ciò che non è stato ancora realizzato –
sottolinea - per rinnovare ancora la fede e stabilire ciò che serve di nuovo”.
Monsignor Bettazzi ha chiarito il Mistero della Trinità con un immagine
molto illuminante: “Come fa uno ad essere 3? Se si sommano 1+1+1=3, ma
Dio Gesù e lo Spirito Santo sono talmente l’uno per l’altro che 1x1x1=1”
Ha proseguito l’incontro con un conforto rivolto a tutti quelli che stanno diventando atei. Questi ultimi affermano che data l’immagine e la somiglianza
con Dio non è concepibile la negatività in cui versano lo stato e l’economia.
“Non è Dio a nostra immagine e somiglianza – ha precisato - ma siamo noi
fatti a immagine e somiglianza di Dio”.
10
Ha riportato con i piedi per terra
dicendo che quello che conta è l’amore; se una persona è diversa lo è
perché ha qualcosa che uno non possiede; ha richiamato all’accoglienza
e all’arricchimento.
Con il suo linguaggio brioso che ha
contraddistinto tutto l’incontro, ha
concluso esortando a migliorare noi
stessi, gli altri e tutto il mondo clericale.
Monsignor Luigi Bettazzi
Monsignor Bettazzi nasce a Treviso
nel 1923, è ordinato prete nel 1945 e
consacrato vescovo nel 1963. Come
vescovo ausiliario del Cardinal Lercaro a Bologna, ha partecipato alle
ultime tre sessioni del Concilio Vaticano II. Nel ‘67 viene nominato
vescovo di Ivrea. Dal 68 è presidente nazionale di Pax Christi e dal 78
fino all’85 presidente internazionale
dello stesso movimento. Come vescovo emerito, appassionato costruttore di pace e testimone della vitalità
e fecondità del Concilio, continua il
suo prezioso magistero itinerante.
Il Centro Stoà organizza ulteriori
incontri aperti alla cittadinanza, in
particolare i giovani. Il prossimo incontro, il 27 Febbraio dal titolo “! DA
DOVE VIENE LA ZIZZANIA?-Il
mistero del male: dove vado?”
Saranno organizzati molti altri seminari, mostre ed eventi culturali.
Per maggiori informazioni consultare il sito http://www.stoabusto.it/
Nicola Landro 5C
fuori dal tunnel
Progetto Extrema Ratio
Il progetto “Extrema Ratio”, tenutosi nel mese di novembre presso
Palazzo Cicogna a Busto Arsizio,
ha rappresentato un’importante iniziativa volta alla diffusione di informazioni riguardanti il problema
del sovraffollamento delle carceri
italiane, un argomento molto attuale
la cui discussione non può essere rimandata ancora a lungo. L’esperienza, proposta agli studenti e alla cittadinanza, consisteva in due fasi: il
dibattito con un’operatrice del carcere di Bollate (anche con l’intervento
di un ex-detenuto) e la permanenza
per alcuni minuti in una “cella” realizzata sul modello delle carceri del
nostro paese.
Il visitatore era condotto all’interno
della struttura attraverso un cancello e subiva lo stesso trattamento a
cui sono soggetti realmente tutti i
carcerati prima di essere trasferiti
in cella. Gli operatori della prigione (interpretati dagli studenti del
Liceo Crespi) registravano i dati di
ciascun detenuto e facevano abbandonare tutti gli oggetti personali che
potevano causare problemi durante la permanenza nel penitenziario
(oggetti di valore o pericolosi). Un
aspetto particolarmente rilevante è
il fatto che, durante questo procedimento, non si potesse guardare
in faccia alla guardia mentre dava
le istruzioni o mentre le si rispondeva: ciò causava una sensazione
di spersonalizzazione, che, come
si può intuire, deve essere piuttosto frustrante per coloro che hanno
davanti a sé un periodo più o meno
lungo di permanenza nella struttura
detentiva, dato che il rapporto che
si instaura tra carcerato e secondino non è di semplice rispetto, ma di
sottomissione (a volte tale situazione sfocia in vere e proprie violenze
fisiche o verbali). Ad aumentare il
disagio c’è anche il problema dello
spazio: 8m2 per 3 persone (inclusi i
mobili); ciò significa che lo spazio
per stare in piedi – non per muoversi
– è sufficiente per una sola persona
alla volta, e quindi si impone la turnazione della permanenza in piedi
in ogni singola cella. Non si tratta di
condizioni umane, ed ogni visitatore
ha avuto l’opportunità di verificarlo
personalmente.
Durante il dibattito sono poi emerse
alcune considerazioni importanti: il
carcere è una punizione e non una
“vacanza”, ma questo giustifica le
condizioni assolutamente non vivibili in cui versano attualmente le
carceri italiane? Qualcuno potrebbe
sostenere di sì, però non dimentichiamoci del fatto che l’esperienza del carcere deve avere anche e
soprattutto un fine rieducativo: il
periodo di detenzione deve offrire occasione a chi ha sbagliato di
riflettere sulle azioni compiute, di
redimersi e di prepararsi a rientrare
nella società, deciso a fare del proprio meglio per non ricadere nuovamente in un reato. Tutto ciò non
è affatto agevolato dalle pessime
condizioni attuali: per essere chiari
l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a
causa delle condizioni carcerarie e,
di nuovo, per essere chiari, rimanere
5 minuti nella cella ricostruita non
è stato difficile, ma neanche piacevole o divertente, immaginare di
rimanerci anche solo per alcune ore
è stato impossibile. Inoltre, come ha
sottolineato lo stesso ex-detenuto
che è intervenuto nel progetto, le
pessime condizioni non funzionano
affatto come deterrente, anzi contribuiscono solamente a scoraggiare il
detenuto e a fargli perdere del tutto
la fiducia in se stesso e la speranza
di poter migliorare.
Forse riflettere senza confronto con
altre realtà straniere non potrà portare il nostro paese alla soluzione di
questo grave problema. I carcerati
non devono essere considerati una
zavorra della società, ma devono essere messi nelle migliori condizioni
possibili per fare in modo che il loro
riscatto personale diventi anche un
positivo volano per la società che,
riaccogliendoli, può essa stessa ricavare un contributo positivo da queste persone.
Marianna Primi 2B
11
non solo Sport
Non siate svogliati, ragazzi!
Intervista a Matteo Morandi, testimonial Avis
Il 18 Novembre dello ormai scorso anno, la nostra scuola ha ospitato un volto ben
noto nel mondo dello sport in generale e della ginnastica artistica in particolare.
Matteo Morandi, bronzo olimpico nella specialità anelli, ha dato la sua disponibilità per una mattinata di informazione per gli alunni delle classi quarte. L’atleta
è testimonial Avis e ha voluto prestare il suo volto e la sua voce per raccontare a
noi studenti la sua esperienza, sensibilizzandoci e avvicinandoci a quella forma
di volontariato quale è la donazione di sangue.
Partiamo dalla “fine”. Puoi descrivere il momento del bronzo olimpico?
«Salire sul podio è sempre una grande emozione, specialmente quando si tratta
di una medaglia importantissima a livello mondiale. L’Olimpiade di Londra era
la terza a cui partecipavo, ma la prima in cui sono riuscito a raggiungere il traguardo massimo. È stato un momento di realizzazione personale che non dimenticherò facilmente. Considerata la mia età, l’Olimpiade di Rio 2016 sarà l’ultima
per me, perciò ci metterò tutto l’impegno per ottenere l’oro. Come si dice, “o la
va o la spacca”»
za fisica e abilità estremo. Quanta
fatica c’è dietro?
«Riguardandomi in tv sembra impossibile anche a me. Eppure sono davvero io quello che sta svolgendo l’esercizio. È solo questione di allenamento.
Soprattutto all’inizio è difficilissimo
e richiede tanta forza, sia fisica che
di volontà. Bisogna essere testardi e
determinati, perché è uno sport che
“piega”. La forza mentale necessaria è
enorme. Poi però iniziano ad arrivare
i primi risultati e se sei abbastanza determinato, arrivi all’Olimpiade senza
neanche rendertene conto. La ginnastica artistica è dedizione e impegno»
Cosa ti ha portato all’incarico di
testimonial dell’Avis?
Da dove nasce la passione per gli anelli? Qual è stato il tuo cammino in
questo sport?
«A cinque anni ho iniziato a seguire l’esempio dei miei fratelli più grandi che
andavano sempre alla palestra vicino casa. Mi allenavo in tutte le specialità con
determinazione, poi mi sono avvicinato maggiormente agli anelli, perché fisicamente vi sono più adatto, avendo io leve corte»
Cosa ne pensi della sempre maggiore popolarità della ginnastica artistica,
anche grazie alle trasmissioni televisive?
«In questi anni la disciplina della ginnastica artistica sta ottenendo moltissimi
risultati, sia per la categoria maschile sia per quella femminile. Abbiamo tanti
campioni straordinari, che vincono tante medaglie. Di conseguenza il pubblico
è aumentato a dismisura e questo mi fa solo piacere. La tv, poi, fa la sua parte»
Quando guardiamo in tv le vostre competizioni, ci “arriva” un livello di for-
AVIS: rilevazione
questionario 2013-2014
Progetto: IL SANGUE E' UN BENE PREZIOSO 2013-14
Ritieni che questa organizzazione sia utile alla società e quindi anche a te?
Classi
SI
Indifferente
No
Presenti
A
22
0
0
22
26
0
0
26
B
24
0
0
24
C
D
24
0
0
24
21
0
0
21
E
0
0
0
0
F
G
21
0
0
21
21
0
0
21
H
0
0
0
0
I
L
23
0
0
23
19
0
0
19
M
201
0
0
201
Totale
Ritieni utile la visita AVIS nella scuola sul tema della donazione del sangue
Classi
SI
Indifferente
No
Presenti
A
20
2
0
22
26
0
0
26
B
24
0
0
24
C
D
24
0
0
24
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0
0
21
E
F
0
0
0
0
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0
0
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G
21
0
0
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H
I
0
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0
0
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0
0
23
L
19
0
0
19
M
199
2
0
201
Totale
Classi
A
B
C
D
E
F
G
H
I
L
M
Totale
Saresti ora disposto a donare il sangue?
SI
Indifferente
No
5
0
17
23
0
3
13
0
11
10
0
14
21
0
0
0
0
0
12
0
9
9
0
12
0
0
0
14
0
9
16
0
3
123
0
78
Presenti
22
26
24
24
21
0
21
21
0
23
19
201
TEST EFFETTUATO IL 2 DICEMBRE 2013 GLI ASSENTI NON SONO STATI CONTEGGIATI NEL SONDAGGIO
Foglio1
Foglio2
Foglio3
62%
12
«Mi allenavo con Igor Cassina, che
era già testimonial Avis da diverso
tempo. Ho iniziato ad incuriosirmi
e a porre domande, così è stato lui a
convincermi a donare. Ho provato,
ho constatato da me che non era nulla
di terribile e così ho iniziato. Sapere
di fare del bene in qualche modo, mi
rende fiero di me»
Testimonial dell’Avis, modello
sportivo per tanti e ambasciatore
del suo sport. Dove ti riconosci di
più?
«Dove mi riconosco? In Matteo Morandi - sorride - sergente dell’aeronautica italiana, che si allena per fare
ciò che gli piace: la ginnastica artistica. Mi sento un cittadino normale
che non si dimentica degli altri. Sono
davvero fortunato»
Quale messaggio vuoi lasciare ai
ragazzi che ti hanno ascoltato oggi?
«C’è solo una cosa che voglio dire:
non siate svogliati, ragazzi. Non pensate il solito “c’è già qualcun altro
che lo fa al posto mio”. Fattori come
l’età e varie malattie del sangue come
il diabete portano ogni anno a una
diminuzione drastica dei donatori
idonei. C’è bisogno dei giovani. Un
giorno potreste essere voi ad averne
bisogno. Dobbiamo essere i primi a
donare, è per il nostro bene. Forse
si dovrebbe fare un giro in qualche
ospedale, per rendersi conto di quanto effettivamente sia grande il bisogno di sangue»
Alessia Castiglioni 4G
non solo Sport
TOSISPORT: IL PRESTIGIO E L’ORGOGLIO
Campioni provinciali nella campestre di Malnate
Il Tosi ancora sul podio. Di recente
ha agguantato un ambito primo posto ai campionati provinciali di corsa
campestre il 4 febbraio nel circuito di
Malnate. Nonostante le pessime condizioni atmosferiche, gli studenti del
Tosi hanno resistito al freddo, al gelo
e al fango che hanno reso quasi impossibile l’agibilità del percorso e lo
svolgimento della gara. E sono riusciti a tenere testa a ben 200 concorrenti.
Comunque l’attività sportiva nel nostro liceo è sempre una componente
attiva e prestigiosa: continua a pieno
ritmo nonostante gli importanti tagli
effettuati dal Ministero relativamente
alle risorse economiche. <L’attività
sportiva e quindi l’azione educativa
sui ragazzi non può certo fermarsi
semplicemente per un discorso economico – precisa Maurizio Moscheni
– Questo mi sembra un compito imprescindibile di qualsiasi docente che
ha a cuore la formazione dei propri
alunni>.
Nelle ore curriculari si continuerà con
l’iniziativa della piscina per le classi
quarte e dell’autodifesa per le quinte.
Oltre ai tornei di pallavolo e basket
già conclusi, hanno preso il via gli
allenamenti di ginnastica artistica: a
questo proposito si invitano gli studenti a partecipare ogni lunedì dopo
le ore scolastiche. Lo scopo è prendere parte alla gara nazionale “Gym
Festival” del 6 aprile a Senigallia che
ci vede già grandi protagonisti da ben
sei anni con vittorie schiaccianti nella
categoria maschile e grandi prestazioni in quella femminile, ma senza
trascurare la formazione di nuovi
team che ci vedono sempre come tra
le scuole più numerose e apprezzate
in questa manifestazione nazionale.
Ancora si continuano gli allenamenti
di atletica delle squadre di campestre
per la preparazione alle fasi regionali
che si svolgeranno il 27 febbraio all’Idroscalo a Milano e anche qui il tentativo è quello di raggiungere le fasi
nazionali, che quest’anno speriamo si
potranno realizzare.
La commissione sportiva e i docenti
stanno già organizzando le “Arturiadi”, l’appuntamento classico che
forgia la squadra che parteciperà alle
provinciali e si spera anche alle regionali (come ormai è abitudine).
Il lavoro del nostro liceo è molto apprezzato tanto che sabato 18 gennaio
il Tosi è stato premiato nientemeno
che dal presidente della FIDAL (federazione italiana atletica leggera) come
miglior scuola di tutta la Lombardia
per l’atletica: per la prima volta una
scuola ha vinto il campionato regionale contemporaneamente nella categoria maschile e femminile e per ben
tre anni ha conseguito vittorie consecutive nella categoria femminile.
Tutto questo è stato possibile grazie anche ai nuovi spazi offerti dalla
nuova palestra e già il professor Moscheni si sta muovendo per incontrare
il Sindaco Farioli con l’obiettivo di
organizzare gli spazi esterni alla palestra.
Nicola Landro 5C
Campione regionale atletica maschile e femminile
Crowne Plaza Hotel di San Donato
Milanese è diventato il cuore dell’atletica lombarda. una vasta platea di
atleti, tecnici e dirigenti di società
e anche ad alcune personalità importanti delle istituzioni politiche e
sportive: tra queste la massima autorità atletica italiana, il presidente
della FIDAL Alfio Giomi.
Il nostro liceo è stato premiato quale
campione regionale sia per la categoria maschile che per quella femminile. Risultato mai raggiunto da
altri istituti Lombardi prima d’ora a
memoria degli esperti nel settore.
Consigliati
per
Te
13
Intervista a Carlo Colombo, autore di “Tre mesi in Portogallo nel 1822”
Ancora un nostro ex studente dà alle stampe un testo
Tre mesi in Portogallo nel 1822 del
giornalista e scrittore Carlo Colombo è una raccolta di lettere scritte dal
conte milanese Giuseppe Pecchio,
un liberale che pagò con l’esilio le
proprie idee politiche e la ricerca
della libertà e di una costituzione
per il proprio Paese. Nelle sue 18
lettere indirizzate a Lady Giannina
Oxford, Pecchio illustra la propria
esperienza in Portogallo e sottolinea gli aspetti che rendevano, nella
sua epoca, questo Paese democraticamente più avanzato di molti altri
in Europa tra cui l’Italia, non ancora
unita, dalla quale egli era stato esiliato per motivi politici.
L’autore
Carlo Colombo, nato a Busto Arsizio nel 1982, è uno scrittore e giornalista che collabora con il quotidiano locale La Prealpina. Ebbe
le prime esperienze nel campo del
giornalismo da molto giovane: durante le scuole medie, nelle vacanze
in Versilia, si dilettava a scrivere articoli per un giornalino locale tenuto
da giovani e giovanissimi: come afferma egli stesso, questa può essere
considerata la sua prima esperienza
formativa; le successive furono la
collaborazione con il giornale di
Monza e la stesura di alcuni articoli
sportivi di calcio. La sua aspirazione
sarebbe stata quella di proseguire la
carriera universitaria o comunque di
insegnare anche in un liceo (opzione che non si preclude per il futuro), ma può comunque considerarsi
soddisfatto del proprio lavoro di
giornalista, che - proprio attraverso
la scrittura - lo mette a contatto con
molte persone e anche con se stesso. Per quanto riguarda la carriera
di scrittore, oltre al libro presentato
in questa intervista, ricordiamo L’inestinguibile fiamma (dedicato al
60° anniversario dei Vigili del Fuoco della provincia di Varese) e un
progetto riguardante la storia delle
mura del nostro liceo, non ancora
pubblicato.
Il libro
Come nasce l’ispirazione per questo libro?
«Dalle ricerche riguardo al tema dei
viaggiatori italiani in Portogallo,
Paese verso il quale nutro un certo
interesse».
Secondo te gli ideali di libertà
presentati da Pecchio sono anche
attuali?
«Pecchio viveva in una Milano oppressa dall’occupazione francese
ed è proprio per questo che sviluppo’ideali democratici e liberali, però
perse la sua battaglia e pagò con l’esilio. Gli aspetti di Pecchio che possono essere considerati attuali sono
soprattutto il suo entusiasmo, il suo
spirito e la sua coerenza, dai quali
dovremmo prendere esempio per difendere le libertà democratiche finora conquistate».
Perché la costituzione venne introdotta prima in Portogallo che
in Italia?
«Il motivo principale è che il Portogallo era già indipendente e unito da
tempo e vantava anche diversi possedimenti coloniali, mentre l’Italia
era un Paese diviso e comandato da
altri, in cui le tendenze assolutistiche sovrastarono per secoli gli ideali
democratici e liberali. L’obiettivo di
Pecchio era di portare in Italia una
costituzione sul modello di quella
Spagnola, attraverso una rivoluzione
che però in Italia non si verificò mai
(in Portogallo si ebbe invece la Rivoluzione di Oporto del 1820)».
Nelle lettere sono presenti molti
riferimenti ai costumi delle popolazioni con cui Pecchio entra
in contatto: quali sono i motivi di
questa scelta?
«Era uso dei nobili viaggiatori milanesi di quell’epoca intraprendere
lunghi viaggi per l’Europa, durante
i quali aggiornavano costantemen-
te dei diari di viaggio che, al ritorno, venivano sviluppati in prodotti
letterari molto letti e apprezzati,
soprattutto perché, a differenza di
oggi, la comunicazione all’epoca era
meno agevole, di conseguenza erano
questi gli unici contatti con le altre
culture europee, altrimenti lontane e
irraggiungibili».
Secondo te perché Pecchio non è
un autore molto trattato nella letteratura italiana?
«Innanzitutto perché si tratta di un
personaggio minore della letteratura italiana (apparteneva al filone
semiserio), ma anche perché - si
sa - la storia è scritta dai vincitori,
e lui fu uno sconfitto; i suoi scritti
furono trascurati per molto tempo e
rivalutati negli anni 80, però fu un
autore poco considerato anche per la
biografia di Ugo Foscolo che scrisse
e che venne fraintesa e mal interpretata».
Il saggio verrà presentato dallo
stesso autore in un incontro presso il nostro liceo il 21 febbraio alle
ore 21. In questa occasione avremo
l’opportunità di un confronto diretto con Carlo Colombo, che potrà
ulteriormente approfondire i molti
aspetti trattati nelle lettere.
Marianna Primi 2B
14
Consigliati
per
Te
La vera faccia dell’interfaccia
DISCONNECT (regia di Henry Alex Rubin)
Tre storie, tre famiglie, tre diverse realtà, tutte collegate l’una con
l’altra. Forse non ci toccheranno in
prima persona, ma è bene sapere
che fatti come questi sono avvenuti e (purtroppo) avverranno ancora.
Protagonisti, due ragazzi che prendono di mira un loro coetaneo, Ben
Boyd, attirandolo su un social network con lo pseudonimo di Jessica.
I due (o meglio dire i tre) chattano
per ore e Ben finisce per innamorarsi della falsa Jessica, mandandole
una foto scandalosa, la quale fa in
breve il giro della scuola. Non resistendo alle continue prese in giro, si
impicca nella sua camera, finendo in
coma. Il padre di Ben è l’avvocato
della giornalista Nina.
Poi ci sono Cindy e Derek, una coppia sposata che ha perso il figlio ancora neonato e viene derubata via
internet tramite uno scambio di dati
in una chatroom di sostegno morale.
Dopo essersi rivolti alla polizia e ad
un investigatore privato, decidono di
pensare loro stessi all’indagine, pedinando il presunto ladro.
Inoltre c’è Kyle, un ragazzo che lavora in chatroom private in un sito
per soli adulti e viene contattato da
Nina, una giornalista, per un’intervista sul suo mondo. La donna riesce
ad ottenere ciò che vuole, instaurando anche un legame di amicizia, ma
interviene l’FBI…
Insomma nel film compaiono vittime di ciber bullismo, falsari che
copiano carte di credito e rubano
informazioni dalla rete, ragazzi che
vengono sfruttati… Internet è come
una città, non esistono solo quartieri
eleganti e raffinati, ma anche periferie dove circola gente senza scrupoli. Non dobbiamo usarlo con troppa
disinvoltura, bisogna ricordare che
anch’esso ha le sue falle e i suoi buchi neri. Un film tragico, pessimista,
ma che racconta fatti reali, persone
che hanno vissuto tutto questo sulla
propria pelle e certe esperienze che
non hanno avuto il proprio “lieto
fine”.
Ecco alcune brevi recensioni:
Costruito intorno a una quantità di
personaggi dando a ciascuno il suo
senza perdere il controllo dell’insieme. La capacità di tenere l’attenzione. Merita. (Nepoti, La Repubblica)
Il disegno è limpido, la regia fluida
e gli interpreti assai efficaci. Disconnect si limita a prendere atto
delle insidie del mondo in cui viviamo. (Levantesi, La Stampa)
Il nostro modo di vivere digitale alla
fine non è mai davvero connesso con
il mondo reale. È un film che parla
di tutti noi. (Satta, Il Messaggero)
Volevo che tutto fosse naturale, realistico. Ho intervistato tante persone che si erano trovate in situazioni
simili. E ho incoraggiato gli attori
ad improvvisare i dialoghi, per parlare in maniera più spontanea (regista, Henry Alex Rubin)
Rebecca Taldo, 2D
|Quando mi insegnarono
a raccontare
Adoro
questo mondo che vive
che scalda le mani
nel marasma
di un silenzio.
Adoro l’aria
che canta nelle vene
_e lì perisce di crepacuore
un amore di lucciole lampeggianti.
Capisco l’acciaio e le pareti
ma le disprezzo
perché non riparano la notte:
loro mestiere
è malinconia.
Detesto il modo in cui t’offende
presuntuosa
la luna,
ma, Madre, tu mi insegnasti
pane e pazienza.
Ammiro
tutti gli archi di grado
le tinte dell’oro
i sogni delle strade
e vedo le cose
nel tempo.
Forse
anche questa è
una promessa;
questo amore
di rassegnazione
per tutte le cose.
Giulia Colombo
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GIOCHI
a cura di David Gussoni III D
CRUCIPUZZLE
Trovare nello schema tutte le parole dell’elenco. Le
parole possono essere in orizzontale, in verticale e
in diagonale ma sempre in linea rette. Le parole potranno essere da sinistra verso destra e viceversa e
dall’alto verso il basso e viceversa.
AULA
BANCO
CAMPANELLA
CANCELLINO
CHIMICA
COLLA
COMPAGNO
COMPITO
DIZIONARIO
ESAME
FIRMA
FOGLI
GEOGRAFIA
GESSETTO
GITA
GIUDIZIO
GOMMA
GRECO
INGLESE
ISTITUTO
LABORATORIO
LATINO
LEZIONE
LIBRO
LICEO
MATITA
SUDOKU
ENGLISH CROSSWORD
MUSICA
NOTA
PENNA
REGISTRO
RICREAZIONE
SEDIA
SOSPENSIONE
SUSSIDIARIO
TAGLIERINO
TEMA
TESINA
VOTO
ZAINO
16
l’ultima
Giornata di Arturo 2013
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