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Punti di forza e di debolezza del Trentino turistico Punti di forza e di
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Punti di forza e di debolezza del
Trentino turistico
Tourism Benchmark Day, Basilea 17 giugno 2005
What are the success factors of alpine destinations?
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del Trentino turistico
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LA DOMANDA
Il vantaggio competitivo del Trentino turistico è ancora
notevole grazie a:
ƒla notorietà, il marchio, l’immagine specie per i turisti italiani
ƒla posizione geografica
ƒl’elevata percezione che gli italiani hanno del Trentino
come destinazione montana
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LA DOMANDA
Ma di contro:
ƒ
l’internazionalizzazione è relativamente scarsa sia per
quanto riguarda la clientela (pur cresciuta a Est, specie in
inverno) che per quanto riguarda l’apertura internazionale
della propria imprenditoria. In una situazione economica,
nazionale ed internazionale che continua ad essere
problematica è importante una maggiore differenziazione dei
mercati, per differenziare i rischi
ƒ La quota di presenze straniere ammonta al 34% (20% se si
conteggiano alloggi privati e seconde case)
ƒ
Solo il 2% degli imprenditori alberghieri gestisce strutture fuori
del Trentino (contro un 6% di alberghi di proprietà esterna)
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LA DOMANDA
E tuttavia in positivo:
ƒ il Trentino Alto Adige (considerata come Regione) migliora
costantemente o propri saldi valutari negli ultimi anni. Nel
2004 presenta il miglior incremento di valore aggiunto
generato dai consumi turistici degli stranieri tra tutte le
regioni italiane, arrivando a rappresentare circa l’8% del
totale della spesa dei turisti internazionali in Italia (fonte
CISET su dati Ufficio Italiano Cambi)
ƒl’essere il Trentino “la montagna italiana” si accompagna
ad una posizione di rendita, ad un’alta fedeltà
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LA DOMANDA
E tuttavia in positivo:
ƒ E’ una clientela ancora prevalentemente “fai da te” e il
peso dell’intermediato si mantiene ancora basso, anche se ci
sono delle situazioni fortemente polarizzate.
ƒ La quota di intermediato è inferiore al 10% del totale della clientela
per il 68% degli albergatori intervistati durante la stagione estiva e per il
63% nella stagione invernale. Chi si affida soprattutto all’intermediato
(dove cioè la componente di clienti con queste caratteristiche è
superiore al 50% del totale della clientela) è una quota ancora molto
bassa: rappresenta soltanto il 10% delle strutture in inverno e l’8% in
estate
ƒ
La clientela risulta interessata ad una proposta di vacanza
attiva, ma di certo non rivolta ad una pratica intensa,
soprattutto in estate.
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LA DOMANDA
Ma di contro:
ƒ la fidelizzazione, quando è alta, rallenta le innovazioni, lo
studio
In sintesi sulla domanda
le strutture ricettive alberghiere del Trentino sono abituate a
lavorare con clienti fedeli, anche se meno fedeli rispetto al
recente passato; con clienti prevalentemente “fai da te”,
anche se si notano caute aperture al turismo intermediato
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ƒ una dotazione vastissima di risorse potenzialmente
turistiche; una varietà di risorse naturali e una loro ricchezza
anche in termini di (bio)diversità, con pochi paragoni
nell’arco alpino, all’interno dei singoli ambiti turistici
ƒl’esistenza di diversi prodotti turistici (“prodotti” intesi non
solo come risorse potenzialmente turistiche ma rese fruibili e
collocate sul mercato)
ƒ un’offerta diffusa su tutto il territorio provinciale che
presenta situazioni molto differenziate fra loro e capaci di
intercettare segmenti differenti di domanda
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OFFERTA E PRODOTTI
Ma:
ƒ il ciclo di vita dei prodotti è maturo
ƒ tra le risorse “potenziali” poche sono state valorizzate
effettivamente e queste in modo molto (in certi casi troppo)
intenso. Gli esempi di “ipervalorizzazione” e di conseguente
produzione di “esternalità” negative, talvolta anche rilevanti,
non mancano
ƒ molte località turistiche del Trentino hanno una
relativamente scarsa forza commerciale
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OFFERTA E PRODOTTI
Inoltre:
ƒ una insufficiente consapevolezza turistica nella
popolazione;
ƒ un livello qualitativo dei servizi offerti non omogeneo;
ƒ c’è il pericolo di voler far tutto, un pericolo più probabile
quando c’è una grande ricchezza di offerte
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L’OFFERTA RICETTIVA
ƒ
in Trentino c’è molta ricettivtà axtralberghiera (soprattutto
seconde case, cresciute anche nell’ultimo decennio) con uno
sbilanciamento evidente verso la ricettività non
imprenditoriale
ƒ e tuttavia
questa ricettività extralberghiera non raggiunge i
picchi delle aree prealpine lombarde e venete, e fra le
strutture imprenditoriali prevale nettamente la ricettività
alberghiera
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RICETTIVITA’ ALBERGHIERA
ƒ
miglioramento della qualità assoluta della ricettività
alberghiera (il rapporto tra categorie superiori a 3 - 4 stelle
ed inferiori a 1 - 2 stelle, è passato dal 1990 ad oggi da 1,08
a 3,53 e i posti letto in strutture a 3 e 4 stelle rappresentano
oggi il 77,9% del totale posti letto alberghiero).
ƒ e tuttavia
questa ricettività extralberghiera non raggiunge i
picchi delle aree prealpine lombarde e venete, e fra le
strutture imprenditoriali prevale nettamente la ricettività
alberghiera
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RICETTIVITA’ ALBERGHIERA
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Ma…
ƒ una bassa occupazione dei posti letto
ƒ pochi ospiti stranieri
ƒ ancora relativamente pochi alberghi
ƒ alti picchi di affluenza
ƒ lunghi periodi di basso o nullo utilizzo…
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IMPRENDITORIA ALBERGHIERA
ƒ un’imprenditoria radicata nel territorio e qualificata
ƒ
Il 37% degli imprenditori possiede un titolo di studio di scuola
media superiore; il 30% una qualifica della formazione
professionale; il 26% la scuola dell’obbligo
ƒ in maggioranza “figli dell’albergo”
ƒ
il 67% vanta una tradizione di famiglia; in circa 9 casi su 10 da
ben più di una generazione
ƒ proprietaria dell’albergo nell’85,4% dei casi e residente in
provincia nel 94% dei casi
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ƒ sufficientemente attenta all’ICT
Anche se:
il 20% degli alberghi è privo di PC
la vendita dei posti letto è ancora una prerogativa di altri
canali
fax e telefono sono ritenuti doppiamente più importanti, e si
presume quindi anche più efficaci e più utilizzati, rispetto ad
internet
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ƒ due principali blocchi imprenditoriali, che si muovono con
due diverse velocità anche a livello di investimenti
ƒ Poco più della metà dell’imprenditoria alberghiera ha infatti
investito nell’ultimo decennio (51,9%) e quasi altrettanti non
hanno effettuato alcun investimento (48,1%).
ƒè un’imprenditoria alberghiera che si muove preferibilmente
da sola, non fa rete, fa fatica a fare sistema
ƒ
nell’ultimo biennio il 74% dell’imprenditoria alberghiera ha
intrapreso delle azioni per acquisire nuova clientela; ma lo hanno
quasi esclusivamente da soli, salvo la partecipazione a fiere e
workshop o la presenza su cataloghi
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ƒ Il 47% dichiara che la propria attività è orientata a
soddisfare specifici segmenti di clientela
ƒ
ma solo una quota minoritaria (12%) ha intrapreso anche delle
azioni mirate su specifici target e segmenti di clientela
(soprattutto su sportivi, famiglie, giovani e anziani)
ƒ
e ancora. Solo Il 9,9% degli alberghi contattati fa parte di un
club di prodotto
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pur nella difficoltà a fare rete, nella scarsa aggregazione
tra imprenditori con insufficienti comportamenti virtuosi a
livello aziendale e nella poca conoscenza dei mercati, sono
numerosi coloro che stanno provando a “fare sistema”
ƒ la grande maggioranza degli interlocutori del sondaggio
Monitur (circa 600 individui contattati periodicamente on line)
individua nell’integrazione tra aziende, anche di comparti diversi,
e tra soggetti pubblici e privati.il tema di portata strategica per
proporre e promuovere efficacemente il territorio trentino
ƒ
l’opportunità di un’istanza di coordinamento è ritenuta
indispensabile o almeno utile dai due terzi degli intervistati
ƒ
l’azione prioritaria dovrebbe essere per gli intervistati quella di
“migliorare l’integrazione tra il turismo e gli altri settori”
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La ricettività alberghiera (e imprenditoriale) soffre di alcune
problematiche
ƒ carenza di figure professionali come tecnici del turismo
(fascia intermedia) a fronte di una buona copertura di figure
professionali per livelli più bassi e laureati, che peraltro
faticano ad inserirsi per profili coerenti
ƒ
imprese familiari con membri della famiglia che coprono le
posizioni più disparate
ƒ elevato turn over del personale e basso impiego di
manodopera locale
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ƒ Per il 22% degli albergatori la principale difficoltà è ravvisata
nella mancanza o nel difficile reperimento di personale qualificato
ƒ
la divisione dei compiti è poco formalizzata e vede ancora i
familiari impegnati su più fronti in veste di factotum, chiamati a
garantire la funzionalità complessiva della struttura, dalla cucina
alla manutenzione ordinaria.
ƒIl rapporto tra interni (personale familiare) ed esterni (personale
dipendente), considerato l’intero periodo di apertura nell’anno, è 1
a 3. Si tratta di micro imprese a carattere familiare che
assommano mediamente a 9,4 addetti complessivi (7,1
dipendenti in media e 2,3 familiari).
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ƒ L’attività è condotta con due modalità pressoché equivalenti:
solo o prevalentemente con personale familiare (45,8%) o
prevalentemente con personale extrafamiliare (44,2%)
ƒ
elevato turn over del personale e basso impiego di manodopera
locale
ƒ
Il personale familiare garantisce la continuità della conduzione,
con tassi di permanenza tra un anno e l’altro pari al 93%. Il
personale dipendente, quasi tre volte più numeroso dei familiari,
ruota annualmente in misura pari al 40% (un virtuale ricambio
completo del personale in meno di tre anni, anche se uno zoccolo
duro di “fedeli” permane). Soltanto il 41% del personale impiegato è
di provenienza trentina a fronte del 36% di provenienza
extraprovinciale e del 22% dall’estero
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ƒ difficoltà nel passaggio generazionale
ƒ 85 imprenditori (circa il 7% del totale) individuano la
loro principale difficoltà nel passaggio generazionale.
ƒ Circa un 10% di intervistati è intenzionato a breve
(prossimi 3-5 anni) a non gestire più personalmente
o in famiglia la propria struttura ricettiva (vendita,
gestione a terzi, cessazione attività)
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ƒsopravvive una mentalità orientata al prodotto con
scarsa attenzione alla domanda
ƒLa ricerca di nuova clientela e la fidelizzazione della
vecchia clientela sono perseguite prevalentemente con
azioni di riduzione di prezzo
ƒquantità versus qualità; è un ragionamento in corso tra
gli operatori, alla ricerca di soluzioni che riguardano: la
clientela che si vorrebbe,i margini di redditività e i
pericoli di vendite sottocosto trattando o meno con
l’intermediato; dove indirizzare la promozione
(prevalentemente nella vecchia Europa o anche nel
Paesi dell’Est o addirittura del Far East?)
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ORGANIZZAZIONE
ƒl’autonomia speciale e il livello di risorse disponibili; la
qualità di vita riconosciuta e la qualità di un territorio; i
servizi esistenti a disposizione del residente ma anche
del turista (dalla sanità, ai trasporti, all’offerta
culturale...); gli standard di sicurezza garantiti anche ai
turisti (dagli interventi di soccorso, alla protezione
civile...) e più in generale il “valore” della sicurezza che il
territorio e la società trentini sono in grado di offrire
ƒuna costante attenzione agli indirizzi programmatici
ƒun’esperienza promozionale maturata per integrare
identità, immagine, percezione della destinazione
(immagine consistente e coerente con la sua identità)
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ORGANIZZAZIONE
Ma:
ƒqualche insuccesso proprio in fase di programmazione
(ad es. sull’urbanistica, con il mancato freno
all’edificazine delle seconde case o su traffico e mobilità
in alcuni periodi di punta delle stagioni estiva e invernale
ƒottima produzione di materiale promozionale cui non
sempre ha fatto seguito la messa a punto di prodotti
turistici coerenti (dando una risposta convincente alle
due domande: “quali sono i prodotti distintivi della
destinazione e per quali segmenti?”; “quali attori
coinvolgere,quali interazioni si creano tra questi attori,
per quali strategie di gestione?”)
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ORGANIZZAZIONE
ƒcreazione di una nuova organizzazione turistica
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provinciale di diritto privato (Trentino Spa) per disporre
di una struttura agile e flessibile
ƒ15 nuove APT d’ambito privatizzate per affiancare alle
attività di promozione ed informazione turistica, fino ad
oggi esercitate, anche l’intermediazione del prodotto
turistico, inteso come messa a punto di prodotto area
Ma:
ƒle nuove APT faticano a “cambiare pelle”, le attività
sono rimaste per lo più invariate, non sono ancora
orientate ad operare sul prodotto, e si concentrano
ancora maggiormente su promozione e informazione
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ORGANIZZAZIONE
ƒ un orientamento al marketing territoriale. Accanto alla
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nuova struttura organizzativa, la crescente integrazione
tra territorio e prodotti, il voler passare da un marketing
turistico ad un marketing territoriale. Il territorio non è
più considerato solo come contesto (= paesaggio) ma
diventa il nuovo soggetto di promozione. Ma:
ƒ i singoli produttori hanno spesso un’idea del prodotto
turistico limitato alla loro prestazione
ƒ
il concetto di prodotto è ancorato a risorse e offerta
localizzata, mentre il turista compra una vacanza non
trasporto, alloggio,servizi (seat, site, service): è la
“fallacia di composizione”, tipica anche di chi
amministra
e gestisce il territorio
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