Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione 2016 – 2018
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Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione 2016 – 2018
Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione 2016 – 2018 Piano triennale di prevenzione della corruzione Premessa .................................................................................................................................................. 4 1. SEZIONE I – Piano triennale per la prevenzione della corruzione ............................... 6 1.1 Ambito applicativo. ................................................................................................................ 6 1.2 Il contesto di riferimento. .................................................................................................... 6 1.2.1 Il contesto esterno. ................................................................................................................................. 6 1.2.2 Il contesto interno................................................................................................................................ 16 1.3 Soggetti e ruoli della strategia di prevenzione della corruzione............................. 26 1.4 Impatto dell’aggiornamento 2015 al PNA sul PTPC MEF .......................................... 31 1.5 Il processo di adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione .... 34 1.6 Collegamenti con il Piano della Performance e con gli altri strumenti di programmazione ............................................................................................................................ 38 1.7 Analisi e gestione del rischio corruttivo in ambito MEF ........................................... 40 1.7.1 Definizione del contesto e rilevazione dei processi .............................................................. 42 1.7.2 Identificazione e analisi degli eventi rischiosi ......................................................................... 43 1.7.3 Valutazione degli eventi rischiosi .................................................................................................. 44 1.7.4 Identificazione e progettazione delle misure di prevenzione ........................................... 46 1.8 Pianificazione degli interventi per la riduzione del rischio ..................................... 47 1.8.1 Monitoraggio sull’attuazione del P.T.P.C. .................................................................................... 48 1.8.2 Programma di monitoraggio sull’attuazione delle misure obbligatorie ..................... 50 1.8.3 Focus formazione ................................................................................................................................. 52 2. SEZIONE II – Programma Triennale per la trasparenza e l’integrita ........................ 54 2.1 Introduzione ......................................................................................................................... 55 2.2 L’organizzazione e le funzioni dell’amministrazione ................................................. 56 2.3 Le principali novità ............................................................................................................. 56 2.4 Il procedimento di elaborazione e adozione del programma .................................. 64 2.4.1 Premessa .................................................................................................................................................. 64 2.4.2 Gli obiettivi strategici in materia di trasparenza ................................................................... 65 2.4.3 Il Responsabile per la trasparenza ................................................................................................ 66 2 Piano triennale di prevenzione della corruzione 2.4.4 I collegamenti con il Piano della Performance ........................................................................ 66 2.4.5 Gli uffici e i dirigenti coinvolti per l’individuazione dei contenuti del PTTI .............. 66 2.4.6 Le modalità di coinvolgimento degli Stakeholder e risultati di tale coinvolgimento 68 2.5 Le iniziative di comunicazione della trasparenza ....................................................... 69 2.5.1 Le iniziative e gli strumenti di comunicazione per la diffusione dei contenuti del Programma e dei dati pubblicati ...................................................................................................................... 69 2.5.2 2.6 L’organizzazione e i risultati attesi delle Giornate della trasparenza ............................ 70 Il processo di attuazione del programma...................................................................... 71 2.6.1 I ruoli e le responsabilità in materia di trasmissione e pubblicazione dei dati ........ 71 2.6.2 L’individuazione dei referenti per la trasparenza e coordinamento con il Responsabile per la trasparenza. ..................................................................................................................... 72 2.6.3 Le misure organizzative volte ad assicurare la regolarità e la tempestività dei flussi informativi ................................................................................................................................................................. 72 2.6.4 Le misure di monitoraggio e di vigilanza sull’attuazione degli obblighi di trasparenza a supporto dell’attività di controllo dell’adempimento da parte del Responsabile per la trasparenza. .................................................................................................................................................. 73 2.6.5 Gli strumenti e le tecniche di rilevazione dell’effettivo utilizzo dei dati da parte degli utenti della sezione “Amministrazione Trasparente”. ............................................................................ 73 2.6.6 2.7 Le misure per assicurare l’efficacia dell’istituto dell’accesso civico ............................. 74 Attività, iniziative e scadenze – Griglia di riepilogo .................................................... 74 ALLEGATI ............................................................................................................................................. 76 Allegato 1 – Mappatura processi e analisi dei rischi DAG - Direzione per la razionalizzazione degli immobili, degli acquisti, della logistica e gli affari generali ......... 77 Allegato 2 - Mappatura processi e analisi dei rischi DAG - Direzione del personale ......... 88 Allegato 3 – Catalogo dei processi MEF in corso di consolidamento .................................... 102 Allegato 4 – Registro provvisorio degli eventi rischiosi .......................................................... 103 3 Piano triennale di prevenzione della corruzione Premessa La prevenzione della corruzione e il contrasto di ogni forma d’illegalità costituiscono una priorità strategica del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). La corruzione e le altre forme d’illegalità sono considerate due tra i più importanti ostacoli all’efficienza e all’efficacia dell’agire amministrativo e, in ultima istanza, al corretto funzionamento delle istituzioni sociali e civili. La Legge n. 190 del 2012 recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione” e i provvedimenti normativi a essa collegati D.Lgs. n. 33 del 2013, D.Lgs. n. 39 del 2013 e d.P.R. n. 62 del 2013 - ha disegnato un quadro organico di strumenti e soggetti volto a rafforzare l'effettività delle azioni di prevenzione e contrasto al fenomeno corruttivo, anche tenuto conto degli orientamenti internazionali in materia. Con determinazione n. 12 del 28 ottobre 2015, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), ha approvato l’aggiornamento 2015 del Piano Nazionale Anticorruzione (PNA)1. Il documento fornisce indicazioni integrative, chiarimenti e indirizzi metodologici per l'attuazione della disciplina anticorruzione e per la stesura del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e dei relativi documenti di aggiornamento. In conformità a tali indirizzi metodologici - e successivi orientamenti espressi dall’Autorità Nazionale Anticorruzione - il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione: a) è lo strumento di definizione delle strategie e di programmazione delle misure di prevenzione della corruzione a livello organizzativo; b) deve essere interpretato come un’opportunità di cambiamento reale, d’innovazione dei processi organizzativi e di rafforzamento della capacità di prevenzione e contrasto della corruzione; non deve configurarsi come un mero adempimento burocratico; c) deve contenere un’analisi e valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione e, su tali basi, indicare le azioni volte a prevenire tale rischio; 1 Approvato con delibera (ex CIVIT) del 11 settembre 2013, n. 72 4 Piano triennale di prevenzione della corruzione d) deve basarsi su un’idonea metodologia di analisi e valutazione dei rischi e deve sviluppare una puntuale programmazione delle attività, indicando le aree di rischio generali, gli eventi rischiosi specifici, le misure da implementare, i responsabili per l’attuazione di ogni misura e i relativi tempi; e) deve prevedere obiettivi e azioni in grado di incidere significativamente sulla mitigazione del rischio di corruzione, favorendo dunque l’efficace attuazione della normativa anticorruzione e consentendo un costante monitoraggio dell’efficienza e dell’efficacia degli interventi attuati. Con l’adozione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione 2016-2018, d’ora in avanti PTPC, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre a dare attuazione alle predette indicazioni metodologiche, intende proseguire il percorso di prevenzione del rischio corruttivo già iniziato con il PTPC 2015 - 2017. 5 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1. SEZIONE I – PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 1.1 Ambito applicativo. Il PTPC riguarda e si rivolge a tutti quelli che lavorano per MEF, siano essi dipendenti pubblici o soggetti aventi un rapporto di lavoro con il Ministero, ai membri dei comitati e delle commissioni incardinate presso MEF, ai dipendenti degli uffici periferici, incluse le segreterie delle commissioni mediche, e a chi ha rapporti giuridico-economici con il Ministero. Non sono considerate nel presente PTPC né le agenzie fiscali (Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Agenzia del Demanio), né la Guardia di finanza. Non rientrano, inoltre, nel perimetro d’intervento le Società controllate e/o partecipate o comunque vigilate dal MEF, gli Enti, le Associazioni, le Fondazioni di diritto privato in controllo pubblico. 1.2 Il contesto di riferimento. 1.2.1 Il contesto esterno. Per analizzare il contesto esterno in cui opera il Ministero dell’Economia e delle Finanze, e i gruppi d’interesse con i quali si trova a interagire, è opportuno considerare alcuni aspetti. Lo spettro delle attività svolte dal MEF è di un’ampiezza paragonabile a quella di poche altre istituzioni presenti sul territorio italiano, essendo la sua attuale conformazione il risultato della fusione di tre precedenti Ministeri (Ministero del Tesoro, Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica e Ministero delle Finanze). Tali attività sono molto diverse tra loro sia dal punto di vista qualitativo, sia dal punto di vista dei soggetti pubblici e privati coinvolti. Occorre notare, inoltre, che il Ministero svolge soprattutto una funzione di governance, con compiti di portata assai generale e ampia, dunque senza presentare, nella maggior parte dei casi, sviluppi diretti su gruppi specifici d’individui. Si pensi ad esempio alle misure anticongiunturali di 6 Piano triennale di prevenzione della corruzione politica economica, che influiscono su un numero indistinto di persone e che peraltro non sono determinabili a priori: è chiaro che in questo caso non vi sono dei destinatari specifici e facilmente individuabili di provvedimenti, ma è destinataria dell’attività la comunità nel suo complesso, e spesso non solo quella nazionale ma anche quella internazionale. L’ampiezza, la varietà e l’ampia portata delle attività condotte all’interno del MEF fanno sì che questo sia difficilmente paragonabile all’amministrazione-tipo, ad esempio un piccolo comune, nella quale gli stakeholders, in questo caso i destinatari di atti e provvedimenti emessi, sono facilmente e direttamente individuabili. In conseguenza a ciò, anche l’analisi dei fattori che possono incidere in misura rilevante sul fenomeno corruttivo (come ad esempio, variabili culturali, criminologiche, sociali ed economiche del territorio) è particolarmente difficoltosa. In base all’ultimo rapporto sull’indice di percezione della corruzione (ventunesima edizione del CPI pubblicato da Transparency International in data 27 gennaio u.s.), l’Italia è penultima in Europa sul versante corruzione. Figura 1 In una scala da zero («molto corrotto») a cento («molto pulito»), con 44 punti l’Italia si trova nella parte in basso a destra della classifica per punteggio, in altre parole tra quei Paesi dove «la corruzione tra istituzioni pubbliche e dipendenti è ancora comune». 7 Piano triennale di prevenzione della corruzione In figura 2 si può riscontrare il miglioramento progressivo del punteggio di collocamento dell’Italia nel ranking, dall’anno 2012 all’anno 2015. Figura 2 Rank Country/territory 2015 Score 2014 Score 2013 Score 2012 Score 61 Italy 44 43 43 42 Il Rapporto pubblicato da Transparency International rileva, com’è noto, esclusivamente la corruzione percepita e pertanto fornisce un quadro parziale sul fenomeno corruttivo, sia sotto il profilo quantitativo sia qualitativo. Si tratta di un indice globale di percezione della corruzione, intesa in un’accezione ampia (deviazione da regole morali comunemente accettate) e misura la percezione del fenomeno anche nella sua dimensione latente. Le misure di questo tipo hanno il vantaggio2 di: • essere comparabili a livello internazionale; • rilevare degli aspetti importanti per le politiche di prevenzione e sviluppo dell’integrità (corruzione latente, fiducia dei cittadini, ecc.); • rilevare aspetti utili per determinare gli effetti della corruzione (investimenti esteri, impatti della corruzione sulla crescita, ecc.). Gli svantaggi di queste misure sono i seguenti: • le percezioni possono cambiare rapidamente senza alcun fondamento oggettivo per tale cambiamento. Ad esempio “I cambiamenti possono essere dovuti a scandali politici che possono condizionare la percezione, ma che non hanno un riflesso concreto sul livello reale di corruzione”.3 2 Cfr. LA CORRUZIONE Definizione, misurazione e impatti economici. (F. Monteduro, S. Brunelli, S. Buratti), Formez PA, 2013, Roma. 8 Piano triennale di prevenzione della corruzione • a livello locale le percezioni possono essere condizionate da differenti interpretazioni e schemi culturali di che cosa costituisca effettivamente corruzione e cosa no; • alcune persone possono non avere una valida base conoscitiva ed esperienziale per esprimere la propria percezione. Altri elementi rilevanti per analizzare in maniera oggettiva l’incidenza del fenomeno corruttivo nel contesto nazionale, si possono ricavare dai dati concernenti il numero di denunce e/o condanne per i reati di corruzione commessi da pubblici ufficiali così come identificati dall’ordinamento giuridico. Infatti, le misure giudiziarie nella loro duplice forma delle denunce e delle condanne sono frequentemente utilizzate per catturare l’evoluzione dei reati di corruzione nel tempo e a livello territoriale, nell’ipotesi che l’efficienza e l’integrità del sistema giudiziario e gli strumenti sanzionatori di cui dispone siano costanti nel tempo e all’interno delle diverse aree geografiche. A proposito dei delitti contro la Pubblica Amministrazione, dall’analisi dei dati della Cassazione penale, illustrata nelle tabelle e figure seguenti, emerge che i procedimenti definiti con provvedimento nelle sezioni, per grandi voci di reato, mostrano un trend stabile negli ultimi anni, con qualche picco di crescita: Tabella 1 Fonte:Formez PTPC 2016-2018 3 Lambsdorff J. G., How corruption in government affects public welfare – A review of theories, Center for Globalization and Europeanization of the Economy, Göttingen, 2001, p. 2. 9 Piano triennale di prevenzione della corruzione La rappresentazione grafica in figura 3 dei dati in tabella (valori assoluti e % rispetto al totale dei reati) conferma il 2012 quale anno di particolare crescita dei delitti contro la PA sia in valore assoluto sia in percentuale, mentre il 2013, probabilmente per effetto della Legge 190/2012, ha fatto registrare una leggera flessione del dato. Figura 3 Fonte:Formez PTPC 2016-2018 Dall’analisi delle sentenze che si riferiscono ai reati contro la PA, estratte dalla banca dati della Corte dei Conti per gli anni 2011-2014, emerge che l’incidenza maggiore riguarda il reato di concussione (317 c.p.), seguito da istigazione alla corruzione (320 c.p.) e dalla corruzione per atti d’ufficio (318 c.p.). Tabella 2 Fonte:Formez PTPC 2016-2018 10 Piano triennale di prevenzione della corruzione Figura 3 Fonte:Formez PTPC 2016-2018 Fonte:Formez PTPC 2016-2018 11 Piano triennale di prevenzione della corruzione Figura 4 Fonte:Formez PTPC 2016-2018 Ciò premesso, per comprendere al meglio le principali influenze e pressioni cui una struttura è sottoposta, anche con riferimento alle indicazioni metodologiche contenute nell’aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione, si è stilato un primo elenco di attività, alle quali sono state affiancate le strutture del Ministero coinvolte e gli stakeholders che a essa fanno riferimento. Per fare ciò, sono state divise le attività in senso crescente di generalità, partendo da quelle con un più diretto legame con i destinatari effettivi o potenziali fino a giungere a quelle con il maggior grado di astrattezza e pervasività. Il primo gruppo di attività è costituito da quei servizi resi a individui ben determinati, in questo caso è possibile risalire direttamente all’identità dei singoli destinatari delle attività del MEF. Resta inteso che anche per queste attività la collettività in genere resta uno stakeholder, giacché essa è interessata al corretto uso delle risorse pubbliche e al corretto agire amministrativo. Tali attività sono riassunte nella sottostante Tabella 4. Tab. 4 Attività Struttura Stakeholder 12 Piano triennale di prevenzione della corruzione Gestione fondi RGS (IGRUE) Cittadini privati Imprese Istituzioni europee Pagamenti DAG (DST), RGS Soggetti con diritto Altri Ministeri Avvocatura dello pensioni e (RTS) a prestazioni DAG (DSII) Dipendenti Agenzia delle pubblici entrate DAG (DP) Dipendenti Corte dei Conti Altre istituzioni Appalti e logistica DAG (DRIALAG) Dipendenti Imprese Servizi trasversali DAG (DRIALAG), Dipendenti Soggetti privati (gestioni immobili, Tesoro, RGS proprietari servizi informatici (IGICS), Finanze d’immobili europei Corte dei Conti Avvocati Tribunali Creditori Tribunali CONSIP Avvocati SOGEI imprese private Stato indennizzi Pagamento stipendi INPS- ex INPDAP Avvocati dipendenti pubblici Gestione del personale ecc) Come si può notare dalla tabella sopra riportata, in questo caso gli stakeholder sono dei gruppi ben individuati di persone, tra cui figurano i dipendenti pubblici e talune categorie d’indennizzati (ad esempio, vittime del dovere o soggetti che hanno subito danni da trasfusioni obbligatorie). Il secondo gruppo è costituito da quelle attività che non sfociano in provvedimenti o azioni rivolti a singoli individui ma nella quali l’amministrazione si ritrova, nel perseguire l’oggetto proprio dell’attività stessa, ad avere contatti diretti con determinate persone o gruppi di persone. Tali attività sono inserite nella Tabella 5. Tab. 5 Attività Struttura Stakeholder Controlli su RGS (IGF), Servizi Enti controllati amministrazioni ispettivi Corte dei Conti Guardia di Finanza ed enti 13 Piano triennale di prevenzione della corruzione Attività di Ricorrenti in Agenzia delle supporto alla DF materie Entrate giurisdizione tributarie Avvocati tributaria (commissioni tributarie) Gestione DT, RGS, DF, DAG Tribunali Avvocati Ricorrenti Avvocatura dello contenzioso Stato Prevenzione DT (dir. V) Istituzioni reati finanziari Banca d'Italia UCAMP internazionali Soggetti di volta Guardia di in volta indagati Finanza In questo caso i soggetti con cui l’amministrazione interagisce includono, tra gli altri, chi propone ricorsi giurisdizionali in determinati ambiti (ad esempio, nelle commissioni tributarie), ma anche istituzioni internazionali e la Banca d’Italia. Il terzo gruppo, di portata leggermente più generale del secondo, è costituito da quelle attività in cui l’amministrazione non si trova mai a risolvere casi specifici ma che possono avere riflessi, diretti o indiretti, economici o sociali, su diversi gruppi d’interesse o individui specifici. Tra queste, si possono citare la gestione del debito e la politica del bilancio, le quali perseguono interessi che hanno tendenzialmente riflesso generalizzato sulla comunità ma che possono incidere in misura maggiore su determinate categorie di soggetti (ad esempio, sugli investitori istituzionali e sui gruppi d’interesse). Le attività di questo terzo gruppo sono ricomprese nella successiva Tabella 6. Tab. 6 Attività Struttura Stakeholder Gestione DT (dir. II) Investitori Investitori Istituzioni Società di Ufficio istituzionali privati, internazion rating Parlamentar italiani e ali del debito pubblico stranieri Gestione DT (dir. Società partecipate VII) partecipate Consob e di Bilancio imprese private 14 Piano triennale di prevenzione della corruzione Politica di RGS (IGB), Gruppi Associazion Ufficio Istituzioni bilancio Gabinetto, d’interesse i di Parlamentar internazion categoria e di ali Legislativo Bilancio Enti locali Politiche di RGS Dipendenti spesa (IGESPES, pubblici settoriali IGOP, e di IGEPA) Bilancio Attività RGS prelegislati (IGAE), va Gabinetto, Imprese Parlamento Particolari Ufficio Banca Istituzioni Altri enti Parlamentar d'Italia internazion Ministeri del ali Parlamento Presidenza Consiglio Soggetti Gruppi Associazion Presidenza Altri d’imposta d’interesse i di del Ministeri categoria Consiglio Legislativo Valorizzazio DT (dir. Agenzia del Corte dei Investitori ne attivo e VIII) Demanio Conti privati Amministra Enti zioni zioni locali previdenzia depositi e li prestiti centrali patrimonio Invimit Amministra Cassa pubblico L’ultimo gruppo è costituito da quelle attività che sono talmente generali, astratte e di ampia portata da avere come destinatario diretto la collettività complessivamente considerata. Tuttavia, esse possono essere d’interesse specifico di alcuni gruppi di persone o alcune istituzioni o organizzazioni, ma solo indirettamente. Si veda a tale proposito la successiva Tabella 7. Tab. 7 Attività Struttura Stakeholder Analisi e Tesoro (dir. I, Collettività previsioni dir. III), DF (dir. Parlamentare internazionali, macroeconomi I, dir. III), RGS di Bilancio specie la che e fiscali (IGECOFIP, Commissione SESD) Europea Banca d'Italia Altri previsori Gabinetto, Particolari Ufficio economica, Legislativo, DT categorie di Parlamentare internazionali, fiscale e (dir. I, dir III, dir soggetti di Bilancio specie la finanziaria IV), DF (dir. I, (lavoratori, Commissione dir II) pensionati ecc) Europea DT (dir. III), DF internazionale (dir. III) Collettività Istituzioni Banche internazionali multilaterali di (FMI, OCSE, CE) sviluppo (BM, Banca d'Italia Istituzioni Politica Attività Collettività Ufficio ISTAT EUROSTAT Istituzioni Multinazionali BEI, BERS ecc) 15 Piano triennale di prevenzione della corruzione Studi e DT (dir. I), DF ricerche (dir. I), RGS Collettività Altre istituzioni Istituzioni italiane internazionali ISTAT EUROSTAT (SESD) La precedente lista di stakeholders associati alle attività è da intendersi come primo elenco da revisionare e integrare dalla prossima edizione del PTPC. A tale proposito, durante l’anno sarà avviato un processo di approfondimento sul contesto esterno, per comprendere meglio, in relazione a ciascuna attività individuata nelle tabelle di cui sopra, le possibili relazioni esistenti tra le varie categorie di stakeholder e l’Amministrazione del MEF. 1.2.2 Il contesto interno. Le funzioni del MEF Il Ministero dell’Economia e delle Finanze svolge le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di politica economico-finanziaria, di bilancio e di politica tributaria. Svolge, inoltre, tutte le attività dirette al coordinamento della spesa pubblica e verifica dei suoi andamenti, di programmazione degli investimenti pubblici, di controllo e vigilanza sulle gestioni finanziarie pubbliche, di gestione del debito pubblico e delle partecipazioni azionarie dello Stato. Nella gestione attiva della politica economica e finanziaria il Ministero formula le linee di programmazione economica-finanziaria e coordina gli interventi di finanza pubblica, considerati i vincoli di convergenza e di stabilità definiti dall’UE, elabora le previsioni economiche e finanziarie, controlla gli andamenti generali delle spese e delle entrate; predispone i conti finanziari ed economici delle amministrazioni pubbliche, gestisce le fasi del bilancio dello Stato e valuta gli effetti delle politiche e delle normative in materia economico-fiscale; redige i documenti di finanza pubblica e gestisce le partecipazioni azionarie dello Stato; si occupa della regolamentazione e vigilanza del sistema creditizio e finanziario e definisce le politiche di razionalizzazione e valorizzazione dell’attivo e del patrimonio pubblico. 16 Piano triennale di prevenzione della corruzione L’organizzazione Il Ministero dell’Economia e delle Finanze è articolato in quattro dipartimenti: · Il Dipartimento del Tesoro; · Il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato; · Il Dipartimento delle Finanze; · Il Dipartimento dell’Amministrazione Generale, del personale e dei servizi. Organigramma del MEF Il Dipartimento del tesoro (DT) è articolato in otto direzioni generali e sette uffici di Staff che riferiscono direttamente al Direttore generale del tesoro. A questi si aggiunge il Consiglio tecnicoscientifico degli esperti, che opera presso il Dipartimento con compiti di elaborazione, analisi e studio nelle materie di competenza dello stesso Dipartimento. Questo Dipartimento svolge attività di supporto tecnico alle scelte di politica economica e finanziaria del Governo, elabora le strategie macroeconomiche e le linee di programmazione economica e finanziaria, in funzione anche dei vincoli di convergenza e di stabilità derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea. Effettua l’analisi dei problemi economici, monetari e finanziari nazionali e internazionali e si occupa di affari economici e finanziari europei e internazionali partecipando alle Istituzioni e Organismi in sede Unione Europea ed extraeuropea; 17 Piano triennale di prevenzione della corruzione ha il compito di provvedere alla copertura del fabbisogno finanziario dello Stato e di emettere e gestire il debito pubblico interno ed estero. Il DT si occupa, inoltre, della gestione finanziaria delle partecipazioni azionarie dello Stato e della cessione e collocamento delle stesse sul mercato finanziario; della regolamentazione e vigilanza del sistema creditizio e finanziario e della valorizzazione del patrimonio pubblico. Effettua interventi finanziari nei diversi settori dell’economia, delle infrastrutture e di sostegno sociale, nonché a favore di organi, società ed enti pubblici; ha competenza in materia di garanzie pubbliche, monetazione e carte valori. Il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato è ordinato, a livello centrale, in 10 direzioni generali (9 Ispettorati generali e il Servizio studi dipartimentale) e 13 Uffici centrali del bilancio (UCB) presso le amministrazioni dei Ministeri (con portafoglio) e a livello territoriale con le Ragionerie territoriali dello stato (RTS). La Ragioneria Generale dello Stato svolge funzioni di coordinamento delle politiche di bilancio e di verifica degli andamenti di finanza pubblica. Il suo principale obiettivo istituzionale è garantire la corretta gestione e la rigorosa programmazione delle risorse pubbliche, dare certezza ai conti dello Stato, attraverso la verifica e l'analisi degli andamenti della spesa pubblica. La RGS esercita, inoltre, funzioni di controllo sulla gestione finanziaria degli enti pubblici. La RGS ha competenza nella programmazione economico-finanziaria del settore pubblico, nel monitoraggio e vigilanza degli andamenti di finanza pubblica, nell’elaborazione e analisi dei conti finanziari ed economici delle amministrazioni pubbliche. Inoltre redige e gestisce il bilancio dello Stato, e la Tesoreria dello Stato, controlla e vigila in materia di gestioni finanziarie pubbliche, analizza, monitora e valuta la spesa sociale e gestisce i rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione Europea. Il Dipartimento delle finanze è composto, a livello centrale, da sei direzioni generali e, a livello territoriale, dalle Commissioni tributarie provinciali e regionali. 18 Piano triennale di prevenzione della corruzione Il DF Svolge la funzione di regia complessiva del sistema fiscale, di progettazione del suo sviluppo, di strategia di politica fiscale, di indirizzo e controllo delle Agenzie fiscali, delle società ed enti economici che compongono l'Amministrazione finanziaria. In particolare cura la produzione delle norme, emana direttive interpretative della legislazione tributaria e coordina l’attività delle Agenzie, che assicurano l’applicazione del sistema tributario nei confronti dei contribuenti, monitora l’andamento delle entrate fiscali e analizza i dati statistici per la definizione e valutazione delle politiche tributarie, verifica che siano rispettate le esigenze di semplificazione degli adempimenti fiscali e dei relativi modelli di dichiarazione; garantisce, sulla base degli indirizzi del Ministro, l’unità di indirizzo dell’Amministrazione finanziaria attraverso la programmazione degli obiettivi delle Agenzie, il coordinamento generale del sistema e la verifica dei risultati, cura la predisposizione delle convezioni annuali; vigila sulle modalità complessive dell'esercizio delle funzioni fiscali da parte delle Agenzie e degli altri soggetti operanti nel settore della fiscalità di competenza dello Stato, sotto il profilo della trasparenza, imparzialità e correttezza nell'applicazione delle norme; assicura la partecipazione dell’Italia allo sviluppo dei processi di integrazione europea e di cooperazione internazionale in campo tributario e fiscale; gestisce i rapporti con il sistema delle autonomie regionali e locali per lo sviluppo del federalismo fiscale e di ogni forma di decentramento dell’imposizione e del prelievo tributario; promuove la conoscenza del sistema fiscale e delle norme tributarie, realizzando attività di comunicazione e anche coordinando l’attività di informazione e assistenza ai contribuenti svolta dalle Agenzie; coordina il sistema informativo della fiscalità per favorire anche lo sviluppo e l'innovazione delle tecnologie d’informazione e comunicazione, definisce criteri e regole per l'utilizzazione dei dati raccolti ed elaborati dal sistema informativo della fiscalità; esercita funzioni di controllo analogo su Sogei S.p.A., esercita i diritti dell'azionista e le funzioni di controllo analogo sulla Società Soluzioni per il sistema economico SOSE S.p.A., istituita per l'elaborazione degli studi di settore e dei costi e fabbisogni standard nonché di ogni altra attività di studio e ricerca in materia tributaria; gestisce i servizi relativi al funzionamento della giustizia tributaria, effettua il monitoraggio delle norme in materia di contenzioso tributario nonché rilevazioni statistiche sull'andamento del processo tributario. Il Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi (DAG) è composto da 5 direzioni generali, nel suo ambito operano altresì il Comitato unico di garanzia, il Comitato di 19 Piano triennale di prevenzione della corruzione verifica per le cause di servizio, la Commissione medica superiore e le Commissioni mediche di verifica. Il DAG si occupa della gestione delle risorse umane del Ministero dell’Economia e delle Finanze e della realizzazione e gestione del sistema informativo, oltre che della comunicazione istituzionale del Ministero. Il DAG ha il compito di erogare servizi alle altre Amministrazioni in materia di acquisti, gestione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici e razionalizzazione degli immobili. Il DAG ha dunque competenze specifiche nella gestione degli approvvigionamenti delle pubbliche amministrazioni, nel pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici e nella gestione delle attività e dei sistemi informativi legati all’amministrazione del personale. A livello periferico il Ministero si articola in 87 Ragionerie territoriali dello Stato e in 124 Uffici di segreteria delle commissioni tributarie che operano a livello provinciale e regionale. Le Ragionerie territoriali dello Stato (RTS) dipendono organicamente e funzionalmente dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e provvedono, a livello regionale, interregionale e interprovinciale, alle attività in materia di monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica con riferimento alle realtà istituzionali presenti nel territorio, anche dal punto di vista dei processi di federalismo amministrativo. Inoltre esercitano nei confronti degli organi decentrati e degli uffici periferici delle amministrazioni dello Stato il controllo di regolarità amministrativo-contabile su tutti gli atti dai quali derivino effetti finanziari per il bilancio dello Stato, e la vigilanza su enti, uffici e gestioni a carattere locale. Con la soppressione delle Direzioni Territoriali (DTEF) e la riallocazione delle relative competenze presso le Ragionerie territoriali dello Stato, queste adesso affiancano alle tradizionali attività di controllo quelle di amministrazione attiva in precedenza gestite dall’ex DTEF. Le Ragionerie territoriali dello Stato sono ora in fase di riorganizzazione, ai sensi del Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze in data 3 settembre 2015, registrato alla Corte dei Conti il 19/11/2015, pubblicato nella G.U. n. 20 del 26 gennaio 2016. Gli Uffici di Segreteria delle Commissioni tributarie coadiuvano e supportano i collegi giudicanti nell'attività di preparazione dell'udienza. Sono presenti a livello provinciale in ogni capoluogo di 20 Piano triennale di prevenzione della corruzione provincia (Commissioni tributarie provinciali) e a livello regionale in ogni capoluogo di regione (Commissioni tributarie regionali). Alcune commissioni tributarie regionali hanno sedi distaccate. 1.3 Il personale in servizio presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze Le unità di personale in servizio presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze ammontano a oltre diecimila unità (10.094 nel dato aggiornato a gennaio 2016). La complessa articolazione territoriale dell’Amministrazione si riflette sulla distribuzione del personale tra le diverse sedi centrali e periferiche. Come si evince dal Grafico 1, oltre la metà del personale del Ministero è dislocato nelle sedi periferiche del Ministero, ossia presso le ragionerie territoriali e presso le commissioni tributarie. Solo il 43% è invece in servizio nelle strutture dipartimentali centrali. Grafico 1 Il Grafico 2 mostra la distribuzione del personale in servizio per fascia di età e per qualifica. L’età del personale è mediamente superiore ai cinquanta anni, e, come emerge dal Grafico, le fasce di età più popolate sono quelle che si riferiscono agli intervalli 50-54 e 55-59. La distribuzione 21 Piano triennale di prevenzione della corruzione mostra come sia comparativamente ridotta la quota di personale inquadrabile nelle fasce d’età 25-29 e 30-34. Grafico 2 Il Grafico 3 mostra la distribuzione del personale per titolo di studio. Com’è facilmente intuibile, tale distribuzione è strettamente legata alla qualifica ricoperta. Infatti, solo una quota limitata del personale, ha appena la licenza media inferiore mentre la maggioranza del personale in servizio ha almeno un diploma di maturità. Elevata, è anche la quota di personale non dirigenziale in possesso di una laurea (vecchio ordinamento, breve o specialistica). Interessante, infine, è l’elevato numero di personale di Area III in possesso di un titolo di studio post-universitario, ossia un master o un dottorato. 22 Piano triennale di prevenzione della corruzione Grafico 3 Il grafico 4 mostra invece la distribuzione di personale tra le diverse qualifiche professionali. Sul totale delle unità in servizio, il 5% è inquadrato in Area prima, il 51% in area II e il 39% in Area III, mentre il 5% è costituito da personale con qualifica dirigenziale. Grafico 4 23 Piano triennale di prevenzione della corruzione Il dato di cui al grafico precedente, è disarticolato nei Grafici 5 e 6 sulle diverse sedi centrali e periferiche del MEF. Grafico 5 Grafico 6 Rispetto al dato complessivo, nelle sedi centrali è leggermente maggiore la quota di personale dirigenziale (10%) ed è leggermente inferiore il personale di Area II (47%). Nelle sedi 24 Piano triennale di prevenzione della corruzione periferiche, al contrario, è superiore la percentuale di personale inquadrato in Area II ed è invece inferiore la quota di personale dirigenziale (2%). 25 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1.3 Soggetti e ruoli della strategia di prevenzione della corruzione Coerentemente a quanto previsto dalla normativa e dal Piano Nazionale Anticorruzione, il sistema di prevenzione della corruzione del MEF si basa sull’azione sinergica di una pluralità di attori, con ruoli, responsabilità e competenze differenti: - L’organo d’indirizzo politico, che ha il compito di: designare il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione, adottare il PTPC, adottare tutti gli atti d’indirizzo di carattere generale che siano direttamente o indirettamente finalizzati alla prevenzione della corruzione. - Il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione (RPC), svolge i compiti indicati dalla legge n. 190 del 2012. In particolare: a) elabora la proposta di piano della prevenzione, che deve essere adottato dall'organo d’indirizzo politico di ciascun’amministrazione; b) definisce procedure per selezionare e formare i dipendenti operanti in settori particolarmente esposti alla corruzione; c) verifica l'attuazione del piano; d) propone modifiche al piano in caso di significative violazioni o di mutamenti nel contesto di riferimento; e) verifica l’effettiva attuazione delle misure di prevenzione e della misura della rotazione degli incarichi; f) individua il personale da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell'etica e della legalità. Il RPC inoltre vigila sul rispetto delle norme in materia d’inconferibilità e incompatibilità degli incarichi dirigenziali ed elabora la relazione annuale sull’attività svolta, assicurandone, altresì, la pubblicazione. Dal 27 giugno 2014, l’incarico di Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze è ricoperto dal Dott. Luigi Ferrara, Capo del Dipartimento dell’amministrazione generale del personale e dei servizi (D.M. 27/6/2014 reg. l’ 8/7/2014) per lo svolgimento degli stessi compiti elencati nel PTPC 2014 – 20164. La designazione è stata comunicata all’ANAC e alle strutture interne del MEF, con nota prot. 83170 del 6 agosto 2014, e pubblicata sul sito internet del Ministero – sezione “Amministrazione trasparente”. In un’organizzazione particolarmente complessa, per la varietà e l’ampiezza dei compiti e delle responsabilità connesse, per la presenza di una rete di Uffici periferici (93 Ragionerie territoriali 4 Cfr. pag. 6 del PTPC 2014-2016, Sez. 1.3 26 Piano triennale di prevenzione della corruzione dello Stato e 124 Uffici di segreteria delle Commissioni tributarie che operano a livello provinciale e regionale), “i referenti per la prevenzione”, possono rivelarsi particolarmente utili per lo svolgimento dell’attività informativa nei confronti del responsabile, affinché questi abbia elementi e riscontri per la formazione e il monitoraggio del PTPC e sull’attuazione delle misure. Infatti, ferma restando la responsabilità in capo al Responsabile della prevenzione della corruzione (RPC), l’attività di quest’ultimo deve essere strettamente collegata e coordinata con quella di tutti i soggetti presenti nell’organizzazione dell’amministrazione. Poiché nell’ambito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza è stato individuato in una figura apicale con funzioni di Capo dipartimento, la designazione dei referenti, compiuta con Decreto del Ministro in data 27 maggio 2015, ha tenuto conto: · dell’ampiezza e della complessità della dimensione organizzativa dell’amministrazione; · delle caratteristiche delle misure di prevenzione che sono state adottate e che s’intenderanno adottare per il futuro; · del livello informativo ottimale (in termini organizzativi e gestionali) presso il quale collocare la funzione di monitoraggio e controllo sull’applicazione delle misure la cui responsabilità di attuazione ricade, per norma, su tutti i dirigenti. In data 27 maggio 2015, su proposta del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, è stato adottato dal Sig. Ministro dell’Economia e delle Finanze un decreto con il quale si è provveduto: a) all’individuazione dei referenti per la prevenzione della corruzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, riguardo a ciascuna struttura dirigenziale generale di prima fascia presso gli uffici centrali (compresi gli Uffici di diretta collaborazione con il Ministro e gli Uffici centrali di bilancio presso ciascun Ministero). Con riferimento all’articolazione periferica del MEF, in ragione della prevista attività di coordinamento di cui al DM 17 luglio 2014, sono stati individuati referenti per le Ragionerie territoriali dello Stato e per gli Uffici di segreteria delle Commissioni tributarie provinciali, regionali e per la Commissione tributaria centrale, rispettivamente l’Ispettore generale di Finanza del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e il Direttore della Direzione della Giustizia tributaria del Dipartimento delle finanze. 27 Piano triennale di prevenzione della corruzione b) a richiamare e specificare in dettaglio, i compiti che i referenti sono chiamati a svolgere in collaborazione con il Responsabile della prevenzione della corruzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. c) a fornire a ciascun referente la possibilità di costituire all’interno della propria struttura gruppi di lavoro dedicati, utilizzando personale assegnato ai propri uffici e, dunque, senza aggravio di costi per la finanza pubblica, al fine di rendere maggiormente funzionale la rete dei referenti. d) a dotare il Responsabile per la prevenzione della corruzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze del necessario supporto per lo svolgimento dell’attività normativamente prevista, autorizzandolo a costituire - con proprio provvedimento e senza aggravio di costi per la finanza pubblica - una task force multifunzionale composta di personale (dirigente e non) appartenente ai ruoli del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che opera alle sue dirette dipendenze e che coadiuva il Responsabile e i referenti nella loro attività. In coerenza con la previsione di cui all’art. 4 del DM 27 maggio 2015 citato, in data 16 giugno 2015 (nota prot. 71793) il RPC ha invitato i vari dipartimenti a designare un proprio rappresentante in seno al gruppo di lavoro multidisciplinare per il supporto all’attività del RPC e dei referenti. Il Direttore generale del tesoro ha indicato la Dott.ssa Ivana Guerrera, dirigente di II fascia dell’Ufficio per il coordinamento dell’attività di supporto al Direttore generale del tesoro; Il Ragioniere generale dello Stato ha indicato il Dott. Fabrizio Corbo, dirigente di I fascia per il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato; Il Direttore generale delle finanze ha indicato il Dott. Federico Filiani, dirigente di I fascia per gli Uffici centrali del Dipartimento delle finanze e il Dott. Fiorenzo Sirianni, dirigente di I fascia, per le Segreterie delle Commissioni tributarie; Per il Dipartimento dell’amministrazione generale del personale e dei servizi, la rappresentanza è assicurata con la partecipazione diretta del Capo Dipartimento/Responsabile della prevenzione della corruzione. Nello specifico, ai sensi dell'art. 16, commi 1 bis, 1 ter e 1 quater del decreto legislativo 30 marzo 200 l, n. 165, i referenti sono chiamati a: 28 Piano triennale di prevenzione della corruzione · collaborare con il RPC nell'attività di mappatura dei processi, nell'analisi e valutazione del rischio e nell’individuazione dì misure di contrasto; · provvedere al monitoraggio periodico, secondo le indicazioni del RPC, delle attività svolte nell'ufficio cui sono preposti, nell'ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione, formulando specifiche proposte volte alla prevenzione del rischio medesimo; · concorrere alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione, controllandone il rispetto da parte dei dipendenti dell'ufficio cui sono preposti; · proporre al RPC l'adozione di provvedimenti atti a prevenire i fenomeni corruttivi nelle strutture di appartenenza; · collaborare all'attività di monitoraggio dell'attuazione delle misure di contrasto previste dal Piano, raccogliendo i dati richiesti dal RPC e producendo la relativa reportistica. - I gruppi di lavoro, ove individuati, a supporto dei Referenti della prevenzione della corruzione, i cui componenti collaborano con i Referenti nell'implementazione delle attività di cui al punto precedente. Oltre agli attori, così definiti, partecipano all’attuazione della strategia di prevenzione anche: - tutti i dirigenti per l’area di rispettiva competenza. Essi: a) svolgono un’attività informativa nei confronti del RPC e dell’autorità giudiziaria; b) collaborano attivamente al fine di assicurare la corretta attuazione del presente piano e della normativa in materia di prevenzione della corruzione; c) partecipano al processo di gestione del rischio; d) propongono le misure di prevenzione; e) assicurano l’osservanza del Codice di comportamento e ne verificano le ipotesi di violazione; f) adottano le misure gestionali, quali l’avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e rotazione del personale e osservano le misure contenute nel PTPC; - L’Organismo Indipendente di Valutazione (OIV). Tale soggetto: a) partecipa al processo di gestione del rischio; b) tiene conto dei rischi e delle azioni inerenti la prevenzione della corruzione nello svolgimento dei propri compiti; c) svolge un’attività di audit in materia di trasparenza amministrativa; d) esprime un parere obbligatorio sul Codice di comportamento. - L’Ufficio Procedimenti Disciplinari (UPD), individuato nell’ambito della Direzione del Personale, il quale svolge i procedimenti disciplinari nell’ambito della propria competenza, provvede alle 29 Piano triennale di prevenzione della corruzione comunicazioni obbligatorie nei confronti dell’autorità giudiziaria e propone l’aggiornamento del Codice di comportamento; - I dipendenti. Tutti i dipendenti sono chiamati a: a) partecipare al processo di gestione del rischio; b) osservare le misure contenute nel PTPC; c) segnalare le situazioni di illecito nelle modalità stabilite dalla legge e dalle procedure interne; d) comunicare le situazioni di conflitto di interessi. - I collaboratori a qualsiasi titolo dell’amministrazione. Tutti i collaboratori devono osservare le misure contenute nel PTPC, conformando il proprio comportamento alle disposizioni contenute nel Codice di Comportamento e segnalando, altresì, le situazioni di illecito. 30 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1.4 Impatto dell’aggiornamento 2015 al PNA sul PTPC MEF Come riportato in premessa, con determinazione n. 12 del 28 ottobre 2015, l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha approvato l’aggiornamento 2015 del PNA, contenente indicazioni più puntuali per l'implementazione dei piani triennali per la prevenzione della corruzione. Le criticità riscontrate in sede di prima analisi dei piani triennali – condotte su oltre 1.300 amministrazioni – hanno riguardato in estrema sintesi: l'assenza dell’analisi di contesto (in particolar modo quello esterno), la scarsa qualità nell'analisi del rischio che si riflette, poi, sulla qualità della programmazione delle misure di prevenzione, avendo l’ANAC riscontrato un approccio «passivo», delle Amministrazioni, orientato a trasporre nei PTPC le misure obbligatorie previste dalla normativa o elencate nel PNA, senza nemmeno compiere lo sforzo di definire gli interventi organizzativi necessari per dare attuazione a tali misure. Rispetto a tali criticità, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha attivato fin dalla stesura del PTPC 2015-2017, approvato con DM del 30/01/2015, le opportune azioni correttive (“cambiamenti di rotta” – secondo la terminologia usata dall’ANAC nella determinazione n. 12 del 28/10/2015) operando una serie di importanti innovazioni di metodo, struttura e contenuto, secondo una logica di miglioramento continuo. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ha interpretato l'elaborazione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione come un’occasione di miglioramento continuo, nell’ambito del quale la definizione delle strategie e delle misure di prevenzione è oggetto di un costante affinamento, in relazione al feedback derivante dall’attuazione dei precedenti Piani e all’evoluzione del contesto esterno e interno. In altri termini, la strategia di prevenzione della corruzione nel Ministero dell’Economia e delle Finanze, anche in virtù della complessità dell’organizzazione amministrativa, è improntata a un potenziamento graduale del sistema preventivo, tenuto conto che l’efficacia degli interventi dipende in gran parte dalla diffusione della consapevolezza sull’importanza di promuovere comportamenti orientati ai principi di integrità e dal concreto impegno di tutti gli attori coinvolti. 31 Piano triennale di prevenzione della corruzione Le principali innovazioni apportate, programmate con il Piano Triennale di Prevenzione della corruzione 2015-2017 su un arco temporale di medio termine sono state le seguenti: a) Attività formativa propedeutica rivolta ai Referenti della prevenzione della corruzione e ai componenti dei gruppi di supporto da essi individuati. Tale innovazione ha consentito di costruire le capacità interne (capacity building) e gli strumenti necessari a una corretta attuazione delle diverse fasi di gestione del rischio (mappatura dei processi, valutazione del rischio per ciascun processo, trattamento del rischio). b) Definizione di un catalogo dei processi organizzativi, con particolare riferimento ai processi rientranti nelle aree di maggior esposizione al rischio di corruzione individuate nel Piano Nazionale Anticorruzione e nel successivo aggiornamento 2015 (gestione del personale; affidamento di lavori, servizi e forniture; provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto e immediato per il destinatario; provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto e immediato per il destinatario; gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio; controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni; incarichi e nomine; affari legali e contenzioso); c) Definizione di un primo registro degli eventi rischiosi per ciascun processo. In particolare, l’identificazione degli eventi rischiosi è stata fondata sulla combinazione di differenti fonti di dati, tra cui: l’analisi della casistica giudiziaria rilevata nelle amministrazioni centrali dello Stato, l’analisi di benchmarking degli eventi rischiosi individuati in altri contesti similari (Ministeri), il self-assessment dei responsabili delle diverse unità organizzative. d) Ampio coinvolgimento degli uffici nel processo di gestione del rischio. Oltre alle attività formative già menzionate, sono state realizzate nuove iniziative finalizzate al coinvolgimento degli uffici, anche attraverso la valorizzazione della rete dei referenti della corruzione. Inoltre, è stata predisposta una survey strutturata per la rilevazione, da parte dei responsabili di ciascuna struttura dirigenziale generale, del diverso livello di esposizione al rischio dei processi organizzativi di relativa competenza. Si è proceduto, infine, a realizzare ulteriori strumenti di condivisione interna al fine di definire e programmare le misure di prevenzione più efficaci. 32 Piano triennale di prevenzione della corruzione e) Innovazione continua ma graduale. La complessità istituzionale e organizzativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze – già citata - richiede necessariamente l’attivazione di un percorso graduale nella costruzione del sistema di prevenzione della corruzione, compatibile con le attività e le funzioni istituzionali. In tale contesto, l’ipotesi di un’analisi circoscritta nel tempo necessiterebbe di un approccio analitico eccessivamente aggregato che rischierebbe di compromettere la qualità dell’analisi svolte. Alla luce di queste considerazioni, si è optato per lo sviluppo di un percorso di innovazione basato sul principio di “gradualità” e “sistematicità”. In primo luogo, nel corso del primo anno di validità del PTPC 2015-2017, l’analisi e valutazione del rischio e l’individuazione delle misure di prevenzione si sono focalizzate sui processi organizzativi rientranti nelle quattro aree di maggior rischio individuate dal PNA, all’epoca definite “obbligatorie”; per tali processi si è proceduto a implementare le indicazioni metodologiche previste dal Piano Nazionale Anticorruzione (per il dettaglio si rinvia al paragrafo seguente “Il processo di adozione del piano triennale di prevenzione della corruzione”). Per due di queste quattro aree (e segnatamente per l’area gestione e progressione del personale e per l’area affidamento di lavori, servizi e forniture) è stata compiuta, nel corso del 2015, un’analisi in profondità ad un livello di dettaglio maggiore, applicando una serie di tools analitici previsti dagli standard internazionali in materia di risk management (norma internazionale ISO 31000 e allegati tecnici). I risultati di quest’approfondimento (in termini di strumenti messi a punto) sono stati progressivamente estesi anche alle altre aree di rischio e ai restanti processi (al momento solo catalogati). Entro il 2017 è prevista la messa a regime del sistema. f) Progettazione esecutiva degli interventi organizzativi di prevenzione della corruzione. In continuità con la precedente edizione, il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione 20162018 contiene una puntuale definizione delle misure di mitigazione dei rischi rilevati attraverso l’analisi effettuata e una programmazione dei tempi e delle responsabilità concernenti la relativa implementazione. Ciò consente la piena conformità con le indicazioni metodologiche contenute nel Piano Nazionale e, in particolar modo, nel successivo aggiornamento del 28 ottobre 2015, favorisce la capacità di realizzazione del Piano e il monitoraggio complessivo del sistema di prevenzione della corruzione del MEF. 33 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1.5 Il processo di adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione Il processo di redazione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze si è configurato come un percorso partecipato e PTPC 2014 - 2016 strutturato. E' opportuno premettere, che nella fase di preparazione del PTPC 2014 – 2016, curata dal Responsabile per la prevenzione della corruzione pro- tempore, sono state direttamente coinvolte tutte le strutture del MEF5 al fine di utilizzare la conoscenza delle attività dei diversi uffici, in termini di risorse umane impiegate, di valore economico delle risorse economiche gestite, dei controlli interni alle stesse strutture. Tale analisi è partita dall'esame delle attività svolte da ciascun ufficio, secondo le competenze ad essi attribuite, sulla scorta del vigente Regolamento di organizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di cui al DPCM 27 febbraio 2013, n. 67. In base alle risultanze di questi colloqui, il Responsabile pro tempore ha stilato un primo elenco provvisorio dei processi a rischio di corruzione. L'elenco è stato compilato considerando tutti quei processi che ricadono nelle aree obbligatorie a rischio individuate nel Piano Nazionale Anticorruzione cui si aggiungono altri processi tipici del MEF. Sono stati esclusi i processi per i quali le decisioni dell'amministrazione non presentano elementi di discrezionalità e/o quelli che non hanno impatto con realtà esterne, possibili fonti di corruzione. La Mappa del rischio di corruzione contenuta nel Piano Triennale di prevenzione della Corruzione 2014 – 2016 ha individuato alcune macro aree di attività svolte dai diversi uffici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, evidenziando per ciascuna, i possibili reati e il rischio di corruzione espresso in valori numerici e probabilistici, secondo la metodologia riportata nella Tabella di cui all'allegato 5 del PNA: l'acquisizione di beni, servizi, lavori e consulenze, la sicurezza dei processi informatici, le procedure selettive del personale, i provvedimenti ampliativi e riduttivi della sfera giuridica di terzi, i provvedimenti disciplinari, il conferimento di incarichi e la nomina di componenti di consigli, comitati o commissioni, /'attività ispettiva, la gestione del debito pubblico. 5 I Capi dipartimento del MEF, i dirigenti di prima fascia capi di struttura, i dirigenti responsabili di uffici di particolare importanza 34 Piano triennale di prevenzione della corruzione Partendo dalla Mappa del rischio attuale, il Responsabile pro-tempore ha valutato l'adeguatezza delle misure di mitigazione già adottate e in vigore, anche mettendo a confronto quelle impiegate da uffici diversi per processi simili. In conformità a quest’analisi, il Responsabile medesimo ha segnalato la necessità/opportunità di adottare successive misure di mitigazione (c.d. Raccomandazioni), proponendo, in alcuni casi, misure specifiche classificate in ragione dell'urgenza, maggiore per quei processi per i quali il rischio attuale è stato giudicato troppo elevato. Conclusivamente, è stato previsto un "programma di Monitoraggio" basato sullo scambio informativo periodico tra Referente e Responsabile al fine di: · controllare l’adeguatezza delle misure di mitigazione proposte; · seguire l'adozione delle misure addizionali richieste dal PTPC; · individuare eventuali nuovi o maggiori rischi, sia in processi già presenti nella Mappa, sia in processi che ne erano stati erroneamente esclusi. La necessità di una rivisitazione della “mappa del rischio” nella logica e nel rispetto del principio dell’innovazione continua e graduale è scaturita – all’indomani dell’insediamento del nuovo Responsabile della prevenzione della corruzione del MEF – dai cambiamenti PTPC 2015 - 2017 intervenuti successivamente alla redazione del PTPC 2014 – 2016, i quali hanno avuto impatti significativi sul contesto interno di riferimento e sulla responsabilità dei relativi processi6: L’aggiornamento e l’integrazione dell’analisi e ponderazione dei rischi, è stata avviata nel maggio 2015, a seguito della predisposizione del nuovo Piano (PTPC 2015-2017) da parte del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione del MEF e della costituzione del Gruppo di Lavoro composto da personale dirigente dello Staff del Dipartimento dell’amministrazione generale, integrato dai rappresentanti dipartimentali (n. 4 Dirigenti) e dalla rete dei Referenti per la prevenzione della corruzione (29 dirigenti apicali). Il Gruppo di Lavoro ha avviato la nuova mappatura dei processi organizzativi dell’amministrazione e l’identificazione dei possibili rischi di corruzione, in un complesso di attività che ha avuto inizio nel mese di maggio 2015 ed è tuttora in corso. 6 Cfr. PTPC 2015 – 2017 pag. 4 e ss. 35 Piano triennale di prevenzione della corruzione Per facilitare la nuova mappatura dei processi, il gruppo di supporto al RPC ha elaborato una prima analisi riguardante due Direzioni del Dipartimento dell’Amministrazione generale del personale e dei servizi (Direzione del personale e Direzione per la razionalizzazione degli immobili, degli acquisiti, della logistica e gli affari generali) nell’ambito delle quali sono ricomprese due delle quattro aree obbligatorie (originarie), segnalate dal PNA, ovvero “acquisizione e progressione del personale” e “affidamento di lavori, servizi e forniture”. La fase di valutazione del rischio e d’individuazione delle misure, oltre all’impegno del Gruppo sopra citato, ha visto il coinvolgimento di tutti i dirigenti delle suddette Direzioni del Personale e della Direzione per la razionalizzazione degli immobili, degli acquisiti, della logistica e gli affari generali), al fine di raccogliere le informazioni necessarie sui processi di rispettiva competenza. La somministrazione del questionario ha consentito di restituire un’analisi approfondita per ogni processo di ciascuna delle Direzioni coinvolte (il dettaglio delle risultanze dell’analisi è riportato negli Allegati: n. 1 e n. 2. In seguito a tale prima esperienza applicativa, con nota prot. 109053 del 30 settembre 2015 è stato chiesto ai Referenti presso ciascuna struttura del MEF di svolgere le medesime attività di mappatura già effettuate dalle citate Direzioni, secondo un cronoprogramma compatibile con le attività della mission e tale da consentire – tenuto conto della notevole dimensione organizzativa dell’amministrazione MEF - la stesura completa del nuovo Catalogo dei Processi e del nuovo Registro dei Rischi del Ministero dell’Economia e delle Finanze, presumibilmente entro il prossimo 31 dicembre 2016, in anticipo rispetto al termine del 31/12/2017 indicato nella determina ANAC n. 12 del 28/10/2015. Il censimento svolto all’interno del Ministero ha portato all’individuazione di PTPC 2016 - 2018 ben 812 processi per i quali si sta procedendo al consolidamento, d’intesa con le strutture competenti, secondo la metodologia e la tempistica concordata, tenendo conto delle strutture del MEF che si occupano di Programmazione ai fini della condivisione dello strumento. (Allegato n. 3 – Catalogo provvisorio dei processi MEF) In corso d’anno saranno progressivamente identificati, analizzati e valutati i rischi di corruzione e saranno definite le relative misure di prevenzione. Si prevede il completamento di tutte le fasi di 36 Piano triennale di prevenzione della corruzione mappatura del rischio, secondo la metodologia ISO 31000:2009 e successive, entro la data del 31 dicembre 2016, con congruo anticipo rispetto al termine massimo indicato dall’aggiornamento al PNA 2015 (Determinazione ANAC, n. 12 del 28 ottobre 2015) in presenza di particolare difficoltà organizzativa. Infine, è opportuno tener conto che nel corso delle ricognizioni avviate per aggiornare il Piano 2015 – 2017 sono stati individuati ulteriori processi – non considerati negli anni scorsi - ritenuti a "rischio corruzione" in considerazione del loro elevato impatto economico, della complessità delle attività svolte e della numerosità dei soggetti destinatari, nonché di evidenze concrete quale l'avvio di indagini giudiziarie: Attività pre-legislativa; Società partecipate: attività di verifica riguardo all’osservanza delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione e della trasparenza; Attività espletata dalle Ragionerie territoriali dello Stato; Attività espletata dalle sedi territoriali delle Commissioni tributarie e Attività espletata dalle Segreterie delle Commissioni di verifica. Riguardo a questi processi, il Gruppo di Supporto al Responsabile della prevenzione della corruzione, ha provveduto all'analisi dei fattori causali e all'individuazione dei rischi; sono attualmente in corso le iniziative necessarie per condividere i risultati con le strutture interessate ai fini dell’individuazione delle relative misure di mitigazione. Al riguardo, si fa presente che le suddette operazioni di catalogazione dei processi, di rilevazione ed analisi dei rischi, saranno, altresì avviate, con riferimento alle attività espletate dagli Uffici di diretta collaborazione del Ministro. Le analisi dei richiamati processi sono in fase di completamento: per ciascun processo sono state analizzate le singole fasi e individuati i potenziali rischi associati, anche con riferimento agli specifici fattori abilitanti. Sulla base delle analisi già svolte, nell’ambito delle attività del gruppo di supporto del Responsabile per la prevenzione della corruzione, saranno avviati nel corso del 2016 specifici confronti con le strutture competenti al fine di individuare le misure di mitigazione ritenute più efficaci. 37 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1.6 Collegamenti con il Piano della Performance e con gli altri strumenti di programmazione Nelle more dell’adozione di un apposito d.P.C.M. per individuare limiti e modalità applicative dei titoli II e III del D.Lgs. 150/2009, il Ministero dell’Economia e delle Finanze predispone annualmente documenti programmatici contenenti gli obiettivi da raggiungere. Nella prospettiva di rafforzare la pianificazione e introdurre il ciclo della performance, l’Organismo Indipendente di Valutazione ha, con nota prot. 310/B4 del 21/12/2015, predisposto le Linee Guida per l’avvio della pianificazione strategica e della programmazione delle attività relative al 2016. Con la nota metodologica, che sarà trasmessa entro il mese di gennaio 2016, saranno, inoltre, definite le modalità e i tempi di attuazione del ciclo di gestione della performance integrato con il ciclo della programmazione finanziaria. In tale documento si prevede, infatti, la promozione di un ciclo che comprende oltre gli ambiti relativi alla performance, anche quelli riguardanti la trasparenza e l’integrità, ivi comprese le misure adottate nel Piano triennale in tema di prevenzione e contrasto della corruzione. Un’efficace integrazione tra gli strumenti si potrà realizzare facendo in modo che le misure contenute nel Piano di prevenzione della corruzione e nei Programmi triennali per la trasparenza e l’integrità diventino veri e propri obiettivi da inserire nel Piano della performance. La trasparenza, in particolare, è funzionale alla corretta implementazione del ciclo di gestione della performance, poiché garantisce l’effettiva rendicontazione e trasparenza in termini di obiettivi e risultati dell’azione amministrativa. In questo modo l’attuazione della trasparenza e dell’integrità costituisce una responsabilità organizzativa oggetto di misurazione. Il Piano Triennale di Prevenzione della corruzione del MEF, inoltre, è strettamente correlato con il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità. Quest’ultimo, infatti, a partire dall’edizione PTPC 2015 – 2017, è stato incluso come sezione specifica del Piano stesso e ne costituisce parte integrante. Per quanto riguarda il tema della trasparenza amministrativa, poiché essa si configura come una delle principali misure di prevenzione della corruzione, è considerata nel presente documento in termini generali. Per i dettagli e gli aspetti più specifici si rimanda alla Sezione II - Programma 38 Piano triennale di prevenzione della corruzione Triennale per la Trasparenza e l’Integrità 2016-2018 che, nell’ottica di un’azione condivisa e coordinata, sarà approvato unitamente al presente Piano con unico atto del Ministro. Inoltre, il coordinamento tra il Piano Triennale di Prevenzione della corruzione e il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità è assicurato dalla scelta di attribuire al Responsabile per la Prevenzione della Corruzione anche la funzione di Responsabile per la Trasparenza. . 39 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1.7 Analisi e gestione del rischio corruttivo in ambito MEF Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione “rappresenta lo strumento attraverso il quale l’amministrazione sistematizza e descrive un “processo” - articolato in fasi tra loro collegate concettualmente e temporalmente - che è finalizzato a formulare una strategia di prevenzione del fenomeno”7. Sotto il profilo metodologico, il processo di elaborazione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione 2015-2017 è stato basato sulle più consolidate tecniche di gestione del rischio (risk management). Il risk management comprende quell’insieme di attività che consentono ad un’organizzazione di dirigere, monitorare e controllare il livello di rischio cui la stessa può essere soggetta8. L’obiettivo del risk management è quello di: · individuare le attività svolte dall’amministrazione in cui si possono verificare specifici eventi rischiosi in grado di minare il raggiungimento degli obiettivi organizzativi; · intercettare il livello di esposizione al rischio dell’organizzazione; · ridurre, in maniera significativa, il rischio individuato, attraverso la progettazione di misure specifiche di prevenzione dello stesso. A livello internazionale, esistono numerosi modelli e tecniche utilizzati per la gestione del rischio 9. Tuttavia, tra i modelli esistenti, il presente Piano ha utilizzato come riferimento generale lo standard ISO 31000:200910. Tale scelta non è motivata soltanto dall’esigenza di compliance rispetto alle indicazioni contenute nel Piano Nazionale Anticorruzione (il quale rinvia appunto allo standard ISO 31000), ma è stata frutto di una riflessione più profonda e, in particolare, della progressiva acquisizione di consapevolezza sull’utilità di tale standard, sia come strumento analitico, sia come strumento formativo. Infatti, nell’ambito del processo di elaborazione del Piano, da un lato, si è 7 Piano Nazionale Anticorruzione - Allegato 1 Soggetti, azioni e misure finalizzati alla prevenzione della corruzione, (2013), pag. 10. 8 Definizione riadattata dallo standard ISO 31000 9 Per citare i più noti: l’IRM, AIRMIC, ALARM, lo standard AS/NZS 4360:2004, l’Orange Book, lo standard COSOERM e lo standard ISO 31000:2009. 10 ISO 31000:2009, Risk management — Principles and guidelines. 40 Piano triennale di prevenzione della corruzione proceduto a realizzare un’applicazione generale dei principi previsti dalla norma ISO 31000 e, dall’altro, è stata effettuata un’applicazione sperimentale di una serie di tecniche avanzate suggerite dalla stessa norma (tale sperimentazione si è focalizzata sull’area di rischio relativa ai processi di gestione del personale). La sintesi delle fasi del processo di gestione del rischio, secondo lo standard ISO 31000:2009, può essere riassunta nello schema che segue: Fonte: rielaborazione da ISO 31000:2009, Risk management - Principles and guidelines Lo schema illustra le fasi di attività necessarie alla realizzazione del processo di gestione del rischio secondo i principi delineati dallo standard ISO 31000. Il punto di partenza è la definizione del contesto, che consente di delineare il quadro entro cui si svolge l’attività dell’organizzazione e di comprendere le modalità con cui le stesse sono svolte. La fase successiva consiste nell’identificazione di tutti quegli eventi che possono verificarsi durante lo svolgimento delle attività (eventi rischiosi). Dopo aver identificato il rischio insito nell’attività dell’organizzazione, lo standard ISO 31000 prevede l’analisi e la valutazione dello stesso. Attraverso una metodologia d’analisi che consente di prendere in considerazione l’impatto e la probabilità del verificarsi degli eventi rischiosi, l’organizzazione ha la possibilità di valutare se il rischio cui è esposta è accettabile o inaccettabile e, di conseguenza, di identificare le modalità con cui trattare lo stesso rischio. Il coinvolgimento della struttura organizzativa è, inoltre, possibile attraverso la fase trasversale della comunicazione, mentre la fase trasversale del monitoraggio consente di intraprendere tempestive azioni finalizzate alla riduzione del rischio. 41 Piano triennale di prevenzione della corruzione Seguendo tale impostazione, il processo di elaborazione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si è sviluppato nelle seguenti fasi: Ø Definizione del contesto e rilevazione dei processi Ø Identificazione e analisi degli eventi rischiosi Ø Valutazione degli eventi rischiosi Ø Identificazione e progettazione delle misure di prevenzione. 1.7.1 Definizione del contesto e rilevazione dei processi Lo standard ISO 31000 individua, come prima fase del processo di gestione del rischio, la definizione del contesto interno ed esterno, al fine di comprendere le caratteristiche dell'ambiente esterno in cui l’organizzazione opera, nonché le modalità operative di cui si dota e le attività che essa svolge per il raggiungimento dei propri fini. L’analisi del contesto esterno è stata sviluppata elaborando i dati oggettivi (statistiche giudiziarie) e soggettivi (dati di percezione), relativi ai fenomeni di corruzione e altre forme di illegalità nelle pubbliche amministrazioni, considerando che il Ministero dell’Economia e delle Finanze – per l’ampiezza e la portata generale delle proprie attività (il MEF svolge soprattutto una funzione di governance) è difficilmente paragonabile a una amministrazione-tipo, come ad es. un comune. I risultati dell’analisi del contesto esterno sono riportati nel paragrafo 2.1. L’analisi del contesto interno, oltre ai dati generali relativi alla struttura e alla dimensione organizzativa (si veda in proposito quanto riportato nel paragrafo 2.2), è stata principalmente basata sulla rilevazione dei processi organizzativi. Infatti, come suggerito anche dal Piano Nazionale Anticorruzione, la rilevazione dei processi è lo strumento che “consente l’individuazione del contesto entro cui deve essere sviluppata la valutazione del rischio”11. 11 Piano Nazionale Anticorruzione - Allegato 1 Soggetti, azioni e misure finalizzati alla prevenzione della corruzione, (2013), pag. 24. 42 Piano triennale di prevenzione della corruzione In merito alla rilevazione dei processi e alla costruzione del relativo catalogo, si rinvia alla lettura del paragrafo riguardante il processo di adozione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione (pag. 33 e ss.) 1.7.2 Identificazione e analisi degli eventi rischiosi L’identificazione e l’analisi degli eventi rischiosi è stata realizzata partendo dal Catalogo provvisorio dei Processi. E’ stato sviluppato un Registro provvisorio degli eventi rischiosi che contiene, in maniera logicamente organizzata, i possibili rischi di corruzione identificati per ogni processo organizzativo rilevato. Ai fini dell’identificazione dei rischi sono state combinate diverse fonti e metodi, tra cui in particolare: a) l’analisi della documentazione relativa al contesto interno e esterno e alle caratteristiche dei diversi processi; b) i dati giudiziari relativi alle fattispecie corruttive occorse nella Pubblica amministrazione; c) il benchmarking con amministrazioni simili; d) il coinvolgimento dei Referenti per la prevenzione della corruzione, e) le check list esistenti (Allegato 3 del PNA). Il dettaglio degli eventi rischiosi è contenuto nell’Allegato 4 – Registro provvisorio dei rischi (ordinato per codice evento). Il Registro provvisorio degli eventi rischiosi consta di 98 fattispecie, debitamente codificate in parte già abbinate ai processi per i quali è completata la mappatura (vedi allegati n. 1 e 2 ). Per ciascun evento rischioso identificato e riportato nel Registro, è stata realizzata un’analisi dei “fattori abilitanti”, ossia quei fattori connessi a variabili di tipo organizzativo come le situazioni di monopolio del potere decisionale, l’eccessiva discrezionalità nelle scelte, la carenza di controlli e trasparenza nelle attività, che possono favorire il proliferare di eventi corruttivi, nonché le potenziali cause del verificarsi degli stessi eventi (es. pressioni esterne, competenze inadeguate del personale addetto al processo, ecc.). Tale attività è stata realizzata con il coinvolgimento dei Referenti e ha consentito di approfondire le peculiarità dei fattori di rischio. La piena comprensione del fenomeno rappresenta, infatti, lo snodo fondamentale che consente di poter elaborare contromisure 43 Piano triennale di prevenzione della corruzione maggiormente incisive e puntuali per il trattamento del rischio, operando direttamente sulle cause e sui fattori che favoriscono il verificarsi degli eventi rischiosi. 1.7.3 Valutazione degli eventi rischiosi La fase di valutazione degli eventi rischiosi (ponderazione dei rischi) ha avuto lo scopo di comprendere il livello di esposizione al rischio di corruzione dei diversi processi organizzativi. In questa fase, il coinvolgimento della struttura organizzativa ha assunto un’importanza fondamentale, giacché ha consentito di acquisire le informazioni necessarie alla stima dell’esposizione al rischio dell’organizzazione nel suo complesso. In particolare, è stato realizzato il coinvolgimento sia della Rete dei Referenti sia, per il tramite di questi ultimi, di tutti i Dirigenti dell’amministrazione, ciascuno coinvolto in relazione ai processi di propria competenza. La fase di ponderazione del rischio, quindi, ha reso necessaria la raccolta e l’elaborazione di una pluralità di informazioni, con lo scopo di addivenire ad una valutazione del livello di esposizione al rischio per ciascun processo: · a livello di organizzazione nel suo complesso; · a livello di singole Direzioni che intervengono nello stesso; Il prodotto di questa sotto-fase è stata la comparazione dei diversi rischi rilevati in modo da stilare una graduatoria in base alla priorità di trattamento12. La raccolta dei dati funzionali a tali obiettivi è stata eseguita attraverso i seguenti passaggi: 1) somministrazione di un questionario alla struttura organizzativa, finalizzato ad acquisire le valutazioni, nonché le percezioni dei soggetti coinvolti nel processo su episodi di corruzione avvenuti o potenzialmente verificabili all’interno dell’amministrazione (metodo del risk selfassessment); 12 E’ opportuno ribadire, anche in questa sede, che la nuova mappatura dei processi e l’identificazione dei possibili rischi di corruzione consiste in un complesso di attività che ha avuto inizio nel mese di maggio 2015 ed è tutt’ora in corso. La stesura del nuovo Catalogo dei Processi e del nuovo Registro dei Rischi dovrà concludersi entro il prossimo dicembre 2016. 44 Piano triennale di prevenzione della corruzione 2) rilevazione e elaborazione di dati “oggettivi” (i dati giudiziari su casistiche verificatesi nell’ultimo triennio). In particolare, il questionario di rilevazione ha contenuto una pluralità di domande volte ad indagare la dimensione della probabilità (frequenza di accadimento di eventi rischiosi) e dell’impatto (conseguenze generate dal verificarsi degli eventi rischiosi). Con riferimento all’analisi ed elaborazione dei dati, la metodologia utilizzata si è basata sui criteri di seguito specificati: Ø Costruzione di un set di variabili di valutazione del rischio di corruzione, suddivise in due categorie generali: o variabili di misurazione della probabilità di verificazione dell’evento rischioso, che sono poi combinate nell’”indicatore di probabilità”; o variabili di misurazione dell’impatto conseguente all’eventuale accadimento dell’evento rischio, che sono poi combinate nell’”indicatore di impatto”. Ø Misurazione delle variabili, attraverso l’utilizzo sia di dati oggettivi (segnalazioni, dati giudiziari, ecc.), sia dati di natura soggettiva (rilevati attraverso valutazioni espresse da soggetti intervistati). La misurazione è stata eseguita utilizzando sempre una scala di misurazione ordinale (con attribuzione di valori compresi fra il minimo di 1 e il massimo di 4). I predetti dati (oggettivi/soggettivi) sono stati rilevati per ogni processo organizzativo, a livello di Direzione, dal momento che su un dato processo organizzativo, intervengono in genere più uffici appartenenti alla stessa Direzione. Ø Costruzione degli indicatori di probabilità e impatto. Per ogni processo organizzativo si è proceduto a misurare gli indicatori di probabilità e impatto. La misurazione dell’indicatore di probabilità è avvenuto applicando l’operatore “massimo” alle modalità mediane di ognuna delle variabili di probabilità. Analogamente, la misurazione dell’indicatore d’impatto è avvenuto applicando l’operatore “massimo” alle modalità mediane di ognuna delle variabili d’impatto. L’operatore utilizzato - massimo – è stato utilizzato perché è un operatore “non compensativo” (a differenza della media), coerente con il livello di 45 Piano triennale di prevenzione della corruzione misurazione ordinale, ed è un operatore molto prudenziale. In altri termini, attraverso l’operatore di massimo, gli indicatori (di probabilità o di impatto) assumono la misura più alta tra le modalità mediane delle relative variabili. ogni processo. Per ogni processo, le misure finali degli indicatori di probabilità e impatto sono state combinate, ottenendo un probabilità Ø Attribuzione di un rating di rischiosità a rating complessivo a quattro livelli (critico, rilevante, medioe, trascurabile). 4 3 2 1 4 3 2 1 8 12 16 6 9 12 4 6 8 2 3 4 1 2 3 trascurabile medio rilevante critico 4 impatto 1.7.4 Identificazione e progettazione delle misure di prevenzione La fase d’identificazione e progettazione delle misure di prevenzione è stata finalizzata all’individuazione degli interventi organizzativi volti a ridurre o neutralizzare il rischio di corruzione, sulla base delle priorità emerse in sede di valutazione degli eventi rischiosi. Al fine di neutralizzare o ridurre il livello di rischio, sono state utilizzate prioritariamente le misure “obbligatorie” indicate nel Piano Nazionale Anticorruzione anche se, con riferimento ai processi rientranti nell’area di rischio “selezione, reclutamento e gestione del personale” e “acquisiti di beni e servizi”, si è anche proceduto all’identificazione di misure ulteriori. L’individuazione e la valutazione delle misure è compiuta dal Responsabile della prevenzione con il coinvolgimento dei Referenti per le aree di competenza. 46 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1.8 Pianificazione degli interventi per la riduzione del rischio Il PTPC 2015 – 2017 prevedeva una serie di misure di mitigazione del rischio, la maggior parte delle quali sono state implementate nel corso dell’anno concluso. Restano da adottare i provvedimenti riguardanti le misure sulla rotazione degli incarichi dirigenziali13 e quella sui criteri di conferimento degli incarichi aggiuntivi, le cui attività istruttorie sono in fase avanzata e saranno concluse entro il primo semestre 2016. Inoltre, nel corso del 2015 sono state svolte le analisi dei processi a "rischio corruzione" individuati dal PTPC 2015 – 2017, per i quali è stata prevista una attività di analisi specifica in considerazione del loro elevato impatto economico, della complessità delle attività svolte e della numerosità dei soggetti destinatari, nonché di evidenze concrete quale l'avvio di indagini giudiziarie: · Attività pre-legislativa; · Società partecipate: attività di verifica riguardo all’osservanza delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione e della trasparenza; · Attività espletata dalle Ragionerie territoriali dello Stato; · Attività espletata dalle sedi territoriali delle Commissioni tributarie; · Attività espletata dalle Segreterie delle Commissioni di verifica Nell’ambito delle attività svolte dal Gruppo di supporto al Responsabile nel corso del 2015, per ciascuno dei citati processi sono state analizzate le singole fasi e sono stati individuati i potenziali rischi associati, anche con riferimento agli specifici fattori abilitanti. Pertanto, dando seguito alle attività già svolte, nei primi mesi del 2016 saranno organizzati confronti specifici con le strutture competenti al fine di individuare le misure di mitigazione del rischio che saranno ritenute più efficaci e che saranno adottate già nel corso del corrente anno. 13 L. 190/2012 art. 1, comma 4, lett. e): il D.F.P. deve definire criteri generali per assicurare la rotazione dei dirigenti nei settori particolarmente esposti alla corruzione 47 Piano triennale di prevenzione della corruzione Nel corso dell’anno, inoltre, proseguiranno le attività finalizzate a completare e consolidare il Catalogo dei processi e il registro dei relativi rischi di tutto il Ministero. Ad oggi sono stati rilevati oltre 800 processi e circa 100 tipologie di rischio. Entro la fine dell’anno sarà definita la nuova mappatura dei processi del MEF. Una puntuale definizione di ulteriori misure sarà delineata una volta terminato il consolidamento dei processi sin qui analizzati e la classificazione dei relativi rischi. In ogni caso, al fine di rendere più efficaci le misure obbligatorie già adottate e verificarne l’effettività, verrà posto in essere, sempre nel corso del 2016, il programma di monitoraggio illustrato nel paragrafo successivo. 1.8.1 Monitoraggio sull’attuazione del P.T.P.C. Per garantire l’efficace attuazione e l’adeguatezza del presente Piano, è stato definito un processo di monitoraggio e aggiornamento del documento stesso. La responsabilità del monitoraggio del PTPC è attribuita al RPC, che entro il 15 dicembre di ogni anno predispone una relazione sulle attività di monitoraggio svolte e gli esiti rilevati ai sensi dell’art. 1 c. 14 della L. 190 del 2012 e ai sensi di quanto disposto dal PNA e successivo aggiornamento. La relazione annuale offre il rendiconto sull’efficacia delle misure di prevenzione definite dal presente Piano e sarà pubblicata esclusivamente sul sito istituzionale del MEF, nella sezione “Amministrazione trasparente” sottosezione “Altri contenuti”, “Corruzione” in conformità alle indicazioni fornite dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) con la determinazione n. 12 del 28/10/2015. Tale documento conterrà un nucleo minimo di indicatori sull’efficacia delle politiche di prevenzione, che come indica il PNA, riguardano i seguenti ambiti: Ø Gestione dei rischi (Azioni intraprese per affrontare i rischi di corruzione; Controlli sulla gestione dei rischi di corruzione; Iniziative di automatizzazione dei processi intraprese per ridurre i rischi di corruzione); 48 Piano triennale di prevenzione della corruzione Ø Formazione in tema di anticorruzione (Quantità di formazione in tema di anticorruzione erogata in giornate/ore; Tipologia dei contenuti offerti; Articolazione dei destinatari della formazione in tema di anticorruzione; Articolazione dei soggetti che hanno erogato la formazione in tema di anticorruzione); Ø Codice di comportamento (Adozione delle integrazioni al codice di comportamento; Denunce delle violazioni al codice di comportamento; Attività dell’ufficio competente ad emanare pareri sulla applicazione del codice di comportamento); Ø Altre iniziative (Numero di incarichi e aree oggetto di rotazione degli incarichi; esiti di verifiche e controlli su cause di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi; forme di tutela offerte ai whistleblower; rispetto dei termini dei procedimenti; iniziative nell’ambito dei contratti pubblici; iniziative previste nell’ambito dell’erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere; indicazione delle iniziative previste nell’ambito delle attività ispettive); Ø Sanzioni (Numero e tipo di sanzioni irrogate). I dati saranno raccolti dal RPC attraverso il contributo dei Referenti per la prevenzione della corruzione, dei Dirigenti responsabili dell’attuazione delle misure e delle strutture preposte negli ambiti d’interesse. A supporto dell'attività di monitoraggio, sarà implementato nell'arco del triennio un sistema informativo per la raccolta e il trattamento dei dati relativi agli ambiti su indicati. 49 Piano triennale di prevenzione della corruzione 1.8.2 Programma di monitoraggio sull’attuazione delle misure obbligatorie Nel corso dell’anno 2015 sono state adottate due importanti misure “obbligatorie” con effetti “trasversali” rivolte a tutte le strutture del Ministero dell’Economia e delle Finanze e ai dipendenti in servizio, a prescindere dal ruolo e dalla funzione esercitata. E’ stato adottato il Codice di comportamento dei dipendenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze (decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, in data 10 aprile 2015, registrato alla Corte dei Conti il 7 maggio 2015, reg. prev. 1328). Il Codice riprende, specificandola in ragione delle peculiarità del Ministero, la struttura del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici di cui al D.P.R. n. 62/2013. I contenuti del provvedimento sono coordinati con quelli del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e del Programma Triennale della Trasparenza, mediante la previsione di specifici doveri di collaborazione da parte del personale nei confronti del Responsabile per la prevenzione della corruzione e degli uffici competenti alla pubblicazione di dati e documenti. La Direzione del Personale, con relazione prot. 85429 del 17/07/2015 ha elaborato le linee guida e il relativo schema di DM, valide per tutta l'amministrazione economico finanziaria, per la rotazione degli incarichi dirigenziali di I e II fascia. Al fine di dare attuazione agli adempimenti previsti dal Piano triennale di prevenzione della corruzione del MEF per il triennio 2015-2017, sarà avviato un programma periodico di monitoraggio sull’effettiva attuazione delle misure di mitigazione adottate, da effettuare attraverso la definizione di un set di indicatori specifico per ogni misura e con l’indicazione dei tempi per il monitoraggio. La tabella seguente riporta le misure obbligatorie adottate, la descrizione delle stesse, gli indicatori di efficacia individuati e la tempistica per lo svolgimento del monitoraggio. 50 Piano triennale di prevenzione della corruzione Misure obbligatorie Trasparenza - "Area Amministrazione trasparente" Indicatori sull'attuazione e/o sull’efficacia Monitoraggio Monitoraggio annuale. Come previsto dal PTTI Numero di accessi all'area amministrazione 2016 - 18 (sezione II del presente Piano), entro il trasparente - confronto con il dato dell'anno 30 novembre sarà predisposto un Report annuale precedente; numero di accessi civici - confronto sull’attuazione degli obblighi in materia di con il dato dell'anno precedente. trasparenza, sull’utilizzo dei dati e sull’efficacia dell’istituto dell’accesso civico. Codice di comportamento Numero di procedimenti disciplinari avviati/conclusi sulla base di una violazione del codice di comportamento. Monitoraggio quadrimestrale sui procedimenti disciplinari avviati/conclusi nel periodo di riferimento. Rotazione del personale dirigenziale Numero di avvicendamenti nelle posizioni dirigenziali avvenuti nel semestre di riferimento - confronto con il dato del semestre precedente. Monitoraggio semestrale Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse Numero di casi in cui si riscontra l'assenza di cause di conflitto di interesse sul totale dei controlli effettuati. Monitoraggio a campione con cadenza semestrale. Incompatibilità Numero di casi in cui si riscontra l'assenza di specifiche per incompatibilità specifiche sul totale dei controlli posizioni dirigenziali effettuati. Monitoraggio a campione con cadenza semestrale. Tutela whistleblower Numero di segnalazioni pervenute nel semestre di riferimento (confronto con il semestre precedente). Numero di segnalazioni a cui è seguita l'apertura di un procedimento disciplinare e/o penale nel semestre di riferimento (confronto con il semestre precedente). Monitoraggio semestrale Patti di integrità negli affidamenti Numero di procedure conformi ai principi contenuti nel Protocollo di legalità su totale delle procedure sottoposte a controllo. Monitoraggio a campione con cadenza semestrale sulle procedure concluse nel semestre precedente. 51 Piano triennale di prevenzione della corruzione Formazione predisposizione e gestione programma formativo su temi relativi alla prevenzione della corruzione Percentuale di personale formato rispetto al totale del personale da formare (dato aggregato, sedi centrali, sedi periferiche). Unità di personale formate nel semestre rispetto alle previsioni del programma formativo. Monitoraggio semestrale riferito alle attività formative svolte nel semestre precedente. Per il supporto allo svolgimento delle attività di monitoraggio, il gruppo di supporto al Responsabile per la prevenzione della corruzione si avvarrà di unità di personale in servizio presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, individuate e specificatamente assegnate con provvedimento del Capo Dipartimento dell'Amministrazione generale del personale e dei servizi. 1.8.3 Focus formazione Con il PTCT 2015-2017 sono state previste e realizzate una serie di attività formative in materia di anticorruzione che hanno interessato principalmente due categorie di soggetti: 1) I referenti del responsabile dell’anticorruzione e della trasparenza presso i dipartimenti; 2) I dirigenti e i funzionari che operano nell’ambito delle aree a rischio obbligatorie previste dal Piano Nazionale Anticorruzione (PNA). Le attività svolte nel corso del 2015 sono state evidenziate nella relazione al Piano triennale per la prevenzione della corruzione del MEF (PTPC 2015-2017), presentata al signor Ministro il 15 dicembre 2015. Con il presente piano, anche alla luce della determina ANAC n. 12 del 28/10/2015, si procederà ad effettuare attività formativa che avrà un approccio meno generalista al tema della corruzione, al fine di perseguire l’obiettivo di una migliore qualità delle misure preventive. Da una parte occorrerà, pertanto, una formazione più mirata nei confronti di alcune categorie di destinatari da formare in via prioritaria, anche per ulteriori aree di rischio rispetto a quelle obbligatorie/generali previste dal PNA, tenuto conto che parte delle “nuove” aree di rischio, evidenziate nell’aggiornamento 2015 del PNA (determinazione n. 12 ANAC del 28/10/2015) corrispondono alle rispettive aree “ulteriori” di rischio già individuate presso il MEF. 52 Piano triennale di prevenzione della corruzione Pertanto, l’attività formativa riguarderà in quanto ai soggetti: 1) i dirigenti degli uffici centrali e periferici dell’Amministrazione, ai quali sarà erogata una formazione dai contenuti simili a quella prevista per i referenti nel corso del 2015, attraverso piattaforma e-learning dell’amministrazione; 2) i referenti, che saranno coinvolti – successivamente alla pubblicazione del decreto delegato previsto dalla legge n. 124/2015 (legge Madia) – a partecipare ad un aggiornamento, anche con riferimento alle integrazioni contenute nell’aggiornamento 2015 al PNA, emanate con la determinazione n. 12 del 28 ottobre 2015; 3) i dirigenti e funzionari che gestiscono risorse finanziarie ed effettuano spese a carattere strumentale (spese per beni e servizi, fitti, utenze, ecc.) per i quali è prevista una specifica formazione sull’utilizzo del sistema di pianificazione delle risorse per la gestione della spesa, denominato SIGMA, sia per migliorare il livello di trasparenza delle attività di pianificazione e utilizzo delle risorse, sia per agevolarne il processo di tracciatura ai fini del controllo e della prevenzione della corruzione. 4) i dirigenti e i dipendenti interessati alla gestione degli incarichi aggiuntivi, nell’ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato. In quanto ai contenuti riguarderà tutte le diverse fasi del processo anticorruzione, dall’analisi del contesto fino all’identificazione delle misure e ai profili relativi alle diverse tipologie delle misure. Dall’altra parte si effettuerà una formazione di tipo più generale che coinvolgerà il resto dei dipendenti, per i quali sarà previsto un percorso formativo breve, tramite una formazione a distanza (piattaforma e-learning). 53 Piano triennale di prevenzione della corruzione 2. SEZIONE II – PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITA PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITA’ Triennio 2016-2018 54 Piano triennale di prevenzione della corruzione 2.1 Introduzione Con il presente aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, il Ministero dell’Economia e delle Finanze assolve gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni previsti dal decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 emanato in attuazione dell’articolo 1, comma 35, della legge 6 novembre 2012, n. 190 contenente la delega al Governo per il riordino della disciplina degli “obblighi di trasparenza”. La pubblicità dei dati e delle informazioni è il principale strumento per consentire ai cittadini di esercitare il diritto di controllo sull’andamento e sulla gestione delle funzioni pubbliche, secondo il principio di trasparenza che si richiama al concetto di “accessibilità totale” ai dati e alle informazioni. Strettamente connesso alla trasparenza è il concetto di integrità, che rimanda a principi e norme di comportamento etico su cui deve essere fondata l’attività di ogni amministrazione pubblica e può essere assicurata soltanto in un contesto amministrativo trasparente, mentre l’opacità è spesso terreno fertile per comportamenti illegali. La trasparenza amministrativa costituisce quindi lo strumento più efficace per consentire il controllo sociale sull’operato delle pubbliche amministrazioni, prevenire e contrastare i fenomeni di illegalità e di corruzione, avvicinando istituzioni e cittadini. La trasparenza dell’azione amministrativa, intesa come accessibilità totale alle informazioni concernenti l’organizzazione e l’azione dell’organizzazione stessa, è stata in questi anni uno dei temi fondamentali sui quali il Governo così come il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno focalizzato la loro attenzione, ponendola costantemente al centro delle priorità politiche definite annualmente nell’Atto di indirizzo. La trasparenza, dunque, è diventata parte integrante delle attività istituzionali delle strutture soprattutto per rendere possibile la condivisione della conoscenza del rendiconto delle attività svolte e del contesto normativo di cui devono tener conto gli uffici, favorendo così forme diffuse di controllo dell’utilizzo delle risorse pubbliche da parte della cittadinanza, allo scopo di favorire la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità. 55 Piano triennale di prevenzione della corruzione 2.2 L’organizzazione e le funzioni dell’amministrazione Per la descrizione dell’organizzazione e delle funzioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze si rinvia alla parte introduttiva del Piano triennale di prevenzione e corruzione del MEF, di cui il presente Programma triennale per la trasparenza e l’integrità costituisce una sezione. 2.3 Le principali novità Nel primo Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, relativo al triennio 2014-16, l’esigenza più immediata era quella di adempiere a tutti i nuovi obblighi di pubblicazione previsti nell’ambito del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33. Nel successivo aggiornamento del Programma, relativo al triennio 2015-17, è stato invece possibile adottare una prospettiva di più ampio respiro, programmando una serie di attività svolte nel corso del 2015 e altre che sono state sin dall’inizio pianificate su un orizzonte temporale più ampio. In particolare, le iniziative del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità per il triennio 2015-2017 portate a termine entro il 2015 hanno riguardato: 1. Articolazione degli uffici e recapiti telefonici: con l’entrata in vigore del nuovo DM di organizzazione che ha modificato l’assetto degli uffici di livello dirigenziale non generale l’amministrazione ha aggiornato le attribuzioni degli uffici, i nominativi e i recapiti dei dirigenti sugli organigrammi dei siti dipartimentali. 2. Incarichi dirigenziali di prima fascia: sull’organigramma del Portale Ministero dell’Economia e delle Finanze sono state implementate le informazioni relative ai dirigenti 56 Piano triennale di prevenzione della corruzione di prima fascia, precedentemente accessibili solo nella sottosezione “Dirigenti”14 dell’area “Amministrazione trasparente”: curriculum vitae, foto, recapiti telefonici. 3. Sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici: a) criteri di nomina e compensi dei membri del comitato Antiriciclaggio: nella sotto-sezione “criteri e modalità” è stata predisposta una pagina dedicata alla Commissione consultiva per le infrazioni valutarie ed antiriciclaggio contenente i criteri di nomina, i nominativi dei componenti e i compensi. La pubblicazione dei dati e delle informazioni sull’area “Amministrazione trasparente” è stata effettuata il 16 novembre 201515. b) criteri di nomina e compensi dei membri della Commissione per i beni perduti all’estero: nella sotto-sezione “criteri e modalità” è stata predisposta una pagina dedicata alla Commissione contenente i criteri di nomina, i nominativi dei componenti e i compensi. La pubblicazione dei dati e delle informazioni sull’area “Amministrazione trasparente” è stata effettuata il 16 novembre 201516. 4. Consulenti e collaboratori: la sezione è stata implementata con la pubblicazione del provvedimento del Dipartimento del Tesoro contenente i criteri e i requisiti necessari per la designazione e la nomina dei membri del Consiglio tecnico-scientifico degli esperti17. 5. Bilanci: l’art. 3 del d.P.C.M. del 22 settembre 2014 prevede che le amministrazioni pubblichino i dati riguardanti le previsioni delle entrate e delle spese dei bilanci preventivi e consuntivi con riferimento all’articolo e con indicazioni del titolo, della natura, della tipologia, della categoria economica e dell’attività/provento, nonché del centro di responsabilità. Il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, ai sensi del comma 3, ha dunque messo a disposizione delle amministrazioni una banca dati contenente le informazioni richieste corredate di metadati, in formato tabellare aperto che consente 14 http://www.mef.gov.it/operazione-trasparenza/personale/dirigenti/index.html 15 http://www.mef.gov.it/operazione-trasparenza/sovv_cont/criteri_modalita/antiriciclaggio/index.htm 16 http://www.mef.gov.it/operazione-trasparenza/sovv_cont/criteri_modalita/beni_perduti_estero/index.html 17 http://www.mef.gov.it/operazione-trasparenza/consulenze/index.html 57 Piano triennale di prevenzione della corruzione l’esportazione, il trattamento e il riutilizzo (open data) ai sensi dell’art. 7 del decreto legislativo 33/2013. Con circolare n. 3 del 14 gennaio 2015 la Ragioneria ha fornito a tutte le amministrazioni pubbliche indicazioni sulle modalità da seguire per la pubblicazione dei dati concernenti i bilanci. Dal febbraio 2015 si è dunque provveduto alla pubblicazione dei dati relativi al bilancio di previsione 2015 e successivamente, il 15 ottobre 2015, ai dati relativi al bilancio consuntivo dell’anno 2014. 6. Dotazione organica: in data 16 marzo 2015 è stato pubblicato nella sottosezione “Dirigenti”18 il ruolo dei dirigenti del Ministero aggiornato all’1 febbraio 2015. 7. Incarichi conferiti e autorizzati ai dipendenti: il DM riorganizzazione del 17 luglio 2014 ha ridefinito le competenze in materia di rilascio dell’autorizzazione allo svolgimento degli incarichi ai dipendenti eliminando le duplicazioni organizzative e assicurando criteri uniformi. La Direzione del personale è stata, dunque, incaricata della creazione di una banca dati unica contenente gli incarichi di tutte le strutture del Ministero. Ai sensi della circolare n. 125713 del 26 novembre 2014 l’ufficio VI della DP, con cadenza quadrimestrale, trasmette all’Ufficio per l’analisi dei processi e la comunicazione i dati per la pubblicazione nell’area “Amministrazione trasparente” e a cadenza annuale effettua una ricognizione complessiva degli incarichi, compresi i pluriennali, al fine di verificare la correttezza e la completezza dei dati contenuti nell’anagrafe. I dati relativi al primo e secondo quadrimestre sono stati pubblicati rispettivamente il 20 maggio 2015 e il 30 settembre 2015. 8. Indicatore di tempestività dei pagamenti: con l’art. 8, comma lett. c) del decreto-legge 66/2014 è stato interamente modificato l’articolo 33, comma 1 del decreto legislativo 33/2013 relativo agli obblighi di pubblicazione concernenti i tempi di pagamento delle amministrazioni. A partire, dunque, dal 1° gennaio 2015, le amministrazioni devono pubblicare l’indicatore annuale e trimestrale di tempestività dei pagamenti in base alle modalità stabilite dall’articolo 9, commi da 3 a 5 del D.P.C.M. 22 settembre 2014. Al riguardo con la circolare 3 del 14 gennaio 2015 il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha fornito indicazioni alle amministrazioni pubbliche circa le modalità di calcolo e pubblicazione dei dati. Dalla prima data di scadenza prevista dal DPCM, per i pagamenti 18 http://www.mef.gov.it/operazione-trasparenza/personale/dirigenti/ruolo-dirigenti.html) 58 Piano triennale di prevenzione della corruzione gestiti dal sistema SICOGE19, la Ragioneria ha inoltre reso disponibile una nuova funzionalità che consente alle amministrazioni di estrarre direttamente dal sistema informativo i dati dei pagamenti delle fatture elettroniche. L’amministrazione ha pubblicato i dati relativi agli indicatori entro le scadenze previste dalla norma, rispettivamente il 30 aprile, il 31 luglio, il 26 ottobre 2015 e il 29 gennaio 2016. 9. Elenco delle “auto blu”: l’articolo 4 del d.P.C.M. 25 settembre 2014 prevede la pubblicazione annuale del numero e dell’elenco delle autovetture di servizio a qualunque titolo utilizzate. L’Amministrazione in data 23 gennaio 2015 ha pubblicato l’elenco, aggiornandolo il 22 settembre 2015. Inoltre, dando seguito alle attività già avviate in precedenza, nel corso del 2015 l’Amministrazione ha consolidato l’area “Amministrazione trasparente”, garantendo il costante aggiornamento dei dati e delle informazioni presenti e il miglioramento qualitativo dell’esposizione delle stesse, al contempo perseguendo l’obiettivo strategico di contestualizzazione e valorizzazione delle informazioni rese pubbliche. Al fine di rendere più agevole per il cittadino l’accesso e la comprensione dei dati e delle informazioni pubblicate, nell’homepage di “Amministrazione Trasparente” è stato inserito un testo che illustra ai navigatori cosa è pubblicato nella sezione per adempiere agli obblighi di legge, come si lavora per la trasparenza e come possono collaborare per ampliarla ulteriormente. In occasione del ridisegno del sito del Ministero nel febbraio 2015 si è deciso di offrire in homepage più punti di accesso alla sezione “Amministrazione trasparente”: a) inserendo la voce “TRASPARENZA” nel macromenù orizzontale superiore; 19 Si tratta del sistema informativo per la gestione integrata della contabilità economica e finanziaria realizzato dalla Ragioneria generale dello Stato, che consente alle Amministrazioni di effettuare sia le registrazioni di carattere economico-patrimoniale-analitico che quelle di tipo finanziario. 59 Piano triennale di prevenzione della corruzione b) inserendo nel footer a fondo pagina nello spazio per gli “Obblighi di pubblicazione” la voce “Amministrazione Trasparente”: (entrambi i menù sono visibili anche in ogni pagina di dettaglio del sito); c) inserendo una tabella contenente il rimando alle singole voci dell’area nella sezione “Cosa c’è di nuovo” che segnala in homepage i principali aggiornamenti pubblicati sul sito e sui siti dipartimentali. Inoltre, al fine di portare a conoscenza dei cittadini le nuove e migliori pratiche messe a punto dall’Amministrazione, in attuazione di uno degli obiettivi del PTTI 2015-17, di concerto con l’Ufficio Stampa, è stato dato rilievo sul sito del Ministero ad alcune iniziative realizzando contenuti redazionali ad hoc per le aree “In evidenza” e “Focus” riguardanti, ad esempio, le operazioni di rinnovo delle commissioni mediche di verifica e la consultazione pubblica sulla direttiva anticorruzione sulle società controllate e partecipate del MEF. Tali contenuti hanno riscontrato l’attenzione di quotidiani, agenzie di stampa e trasmissioni televisive nazionali. Gli stessi contenuti sono stati veicolati tramite i profili istituzionali MEF sui social network. Nel corso del triennio 2016 - 18, il Ministero dell’Economia e delle Finanze intende consolidare ulteriormente le attività già avviate, proseguendo, ad esempio, nell’applicazione di norme redazionali per la pubblicazione della documentazione così da standardizzare l’attuazione di alcune innovazioni introdotte nel corso del 2015 quali: a) l’inserimento di testi esplicativi contenenti sia i riferimenti normativi vigenti20 sia l’illustrazione dei principali elementi dei documenti pubblicati; b) la revisione organica dei percorsi di navigazione armonizzando la navigazione su più livelli in modalità breadcrumb e introducendo alcuni elementi grafici che consentono al navigatore di individuare immediatamente la ratio della trasparenza sottesa alla pubblicazione di un determinato documento; 20 Una “norma redazionale” che si è stabilito di adottare è l’inserimento di link agli articoli di legge pubblicati sul portale “Normattiva.it” che riporta sempre l’esatto testo in vigore. 60 Piano triennale di prevenzione della corruzione c) secondo i principi di open government e di accessibilità totale le nuove pubblicazioni in precedenza presenti solo in cartelle o con formati pdf immagine saranno pubblicate come documenti in nuovi formati “aperti”, fornendo indicazioni in tal senso agli uffici che collaborano all’aggiornamento dei dati; d) aggiunta di testi esplicativi nelle sezioni dell’area in modo da rendere più fruibili i dati e le informazioni. Si proseguirà poi nello sviluppo di alcune iniziative già previste dal PTTI 2015-2017 che, presentando un elevato livello di complessità, non è stato possibile completare nel corso del 2015: in particolare, l’aggiornamento della Carta dei servizi e standard di qualità e la pianificazione e lo svolgimento della giornata della trasparenza. Di seguito, sono elencate le iniziative che in dettaglio il Ministero intende intraprendere e svolgere per il triennio 2016-2018: 1. Coinvolgimento stakeholders – svolgimento consultazioni pubbliche e implementazione della relativa area sul sito istituzionale del Ministero. Già nel corso del 2015 sono state sistematizzate le procedure di consultazione pubblica, inserendo nel menù del sito istituzionale del Ministero una voce sulle consultazioni pubbliche che illustra le consultazioni aperte e quelle chiuse, realizzando inoltre degli approfondimenti online sulle singole consultazioni. Nel corso del 2015 si sono così svolte 6 consultazioni, una delle quali ancora in corso sullo schema di accordo di partenariato pubblico-privato, promossa da RGS. Nel corso del 2016, si intende rafforzare ulteriormente lo strumento della consultazione pubblica quale strumento per il coinvolgimento degli stakeholders. Si prevede la messa in consultazione dello stesso PTTI ai fini dell’aggiornamento del Programma stesso. 2. Carta dei servizi e standard di qualità. Aggiornamento del DM a cura del DAG - Ufficio per il controllo di gestione, in collaborazione con le altre strutture del MEF, entro il 2016. 3. Altri contenuti - buone prassi. Si provvederà all’ampliamento della sezione con l’inserimento di alcuni siti di servizio realizzati dal Ministero dell’Economia e delle 61 Piano triennale di prevenzione della corruzione Finanze, a partire dai seguenti: opencivitas.it; il portale della giustizia tributaria21; la piattaforma di certificazione dei crediti verso la PA. Una scheda di sintesi delle funzionalità introdotte con la messa online dei siti illustrerà le buone prassi. 4. Incarichi conferiti e autorizzati. Consolidamento della banca dati unica contenente gli incarichi di tutte le strutture del Ministero dell’Economia e delle Finanze entro il 2016. 5. Provvedimenti dei dirigenti. Alimentazione da parte di tutte le strutture del MEF di una banca dati unica con modalità uniformi e automatizzate entro il 2017. 6. Giornate della trasparenza. La Direzione della comunicazione istituzionale, in collaborazione con il gruppo di supporto del Responsabile per la Trasparenza, organizzerà specifiche giornate dedicate al tema della trasparenza dell’azione amministrativa dandone ampia diffusione ai cittadini e favorendo l’incontro con dirigenti e funzionari anche per illustrare le attività degli Uffici. 7. Eventi finalizzati a far conoscere le attività del Ministero. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze intende dare maggiore rilevanza esterna agli eventi e alle manifestazioni sia di carattere tecnico sia culturale, utili per consentire la più ampia conoscibilità delle attività svolte dall’Amministrazione. Saranno pertanto organizzati convegni e seminari, visite gratuite per scuole e cittadini, scambio di funzionari nell’ambito dei paesi appartenenti all’Unione europea, svolgimento tirocini universitari, aperture straordinarie del Palazzo. 21 A tal riguardo, il Dipartimento delle finanze -Direzione della Giustizia Tributaria- in qualità di soggetto pubblico iscritto al Sistema statistico nazionale (SISTAN), che fornisce l'informazione statistica ufficiale in Italia, pubblica nel proprio sito Internet http://www.finanze.gov.it e sul Portale della Giustizia tributaria https://www.giustiziatributaria.gov.it i rapporti trimestrali e le relazioni annuali contenenti informazioni e analisi sull’andamento del contenzioso tributario, nonché il monitoraggio dei flussi dei nuovi ricorsi presentati e dei ricorsi definiti nel periodo di riferimento confrontati con i dati relativi ai corrispondenti periodi degli anni precedenti. 62 Piano triennale di prevenzione della corruzione Tali attività interesseranno tutti i Dipartimenti e saranno coordinate dalla Direzione per la comunicazione istituzionale. 8. Monitoraggio interno sull’attuazione degli obblighi in materia di trasparenza. La Direzione per la comunicazione istituzionale dovrà curare, con cadenza annuale, in collaborazione con l’UAPC, il monitoraggio dell’attuazione degli obblighi previsti dalla normativa in vigore e dal presente Programma. 9. Monitoraggio sull’efficacia dell’istituto dell’accesso civico. La Direzione della comunicazione istituzionale dovrà curare, con cadenza annuale, in collaborazione con l’UAPC, un monitoraggio sull’efficacia dell’istituto dell’accesso civico. 10. Monitoraggio dell’effettivo utilizzo dei dati dell’area amministrazione trasparente. La Direzione per la comunicazione istituzionale dovrà curare, con cadenza annuale, in collaborazione con l’UAPC, la rilevazione dell’effettivo utilizzo dei dati dell’area amministrazione trasparente. 11. Report annuale sull’attuazione degli obblighi in materia di trasparenza, sull’utilizzo dei dati e sull’efficacia dell’istituto dell’accesso civico. La Direzione della comunicazione istituzionale, sulla base dei monitoraggi di cui ai precedenti punti 8, 9 e 10, svolti in collaborazione con l’UAPC, predisporrà un apposito report da inviare al Responsabile per la Trasparenza entro il 30 novembre di ciascun anno, di cui il Responsabile terrà conto ai fini dell’individuazione delle misure da intraprendere e da inserire nel successivo aggiornamento del Programma triennale per la Trasparenza e l’integrità. 63 Piano triennale di prevenzione della corruzione 12. Monitoraggio delle attività di pubblicazione. Terminato il periodo di sperimentazione del 201522 è previsto il monitoraggio sistematico delle richieste di pubblicazione inviate all’Ufficio per l’analisi dei processi e la comunicazione mediante l’utilizzo del “Diario” con il quale si rileva: numero delle richieste, data, oggetto, soggetto richiedente, pagina su cui svolgere l’attività, tipologia di intervento e data di pubblicazione. Entro il 30 novembre di ciascun anno, l’UAPC predisporrà un apposito rapporto sulle attività di pubblicazioni da inviare al Responsabile per la Trasparenza. 2.4 Il procedimento di elaborazione e adozione del programma 2.4.1 Premessa Il PTTI è stato elaborato sulla base dei principi dettati dall’articolo 10, comma 1, lett. a) e b) del decreto legislativo 33/2013: · garantire un adeguato livello di trasparenza nell’azione amministrativa affinché il cittadino abbia contezza di tempi, costi e modalità operative dei processi decisionali; · garantire attraverso adeguata comunicazione informazioni sui procedimenti, le attività di interesse e sui servizi erogati; · favorire forme di controllo diffuso, tramite l’accesso diretto alle informazioni soprattutto al fine di promuovere un processo di miglioramento della qualità dei servizi e delle funzioni svolte; · promuovere la legalità e lo sviluppo della cultura dell’integrità al fine di prevenire e contrastare fenomeni corruttivi o di cattiva gestione delle risorse pubbliche. 22 Cfr. la sezione 4 della “Relazione annuale , ai sensi dell’art. 1 comma 14 della legge 6 novembre 2012, n. 190, sulle misure intraprese dal Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. Anno 2015.” 64 Piano triennale di prevenzione della corruzione 2.4.2 Gli obiettivi strategici in materia di trasparenza L’Atto di indirizzo per la definizione delle priorità politiche per l’anno 2016 si incentra sul proseguimento nell’azione di risanamento delle finanze pubbliche nel rispetto degli impegni assunti nell’ambito dell’Unione Europea. A tale riguardo, nell’ambito delle priorità stabilite a livello governativo, il Ministero dovrà migliorare la propria capacità di dare concreta attuazione in tempi rapidi e certi alle leggi e ai provvedimenti volti ad accelerare il processo di riforma strutturale dell’economia. In particolare gli obiettivi strategici in materia di trasparenza focalizzano l’attenzione su: 1. il consolidamento del percorso di risanamento finanziario del Paese assicurando la piena attuazione del processo di revisione della spesa che dovrà costituire un elemento istituzionalizzato nell’ambito della definizione del bilancio; 2. l’accelerazione del processo di privatizzazione di alcune società sotto il controllo statale, la valorizzazione e la dismissione di parte del patrimonio pubblico, nonché il miglioramento dell’efficienza nella gestione dello stesso; 3. il proseguimento nell’azione di riforma dell’ordinamento tributario finalizzata agli obiettivi di crescita ed equità del prelievo; 4. l’implementazione di servizi e strumenti informatici telematici nell’ambito del processo tributario, al fine di garantire la trasparenza, l’economicità e la celerità nella definizione delle controversie; 5. il rafforzamento della lotta all’evasione e all’elusione fiscale e il potenziamento del contrasto agli illeciti che provocano nocumento alla spesa pubblica; 6. miglioramento del livello di trasparenza fiscale e lo scambio d’informazioni tra amministrazioni sia a livello nazionale che internazionale. Tra le priorità politiche è espressamente prevista la prosecuzione del processo di attuazione delle disposizioni normative in materia di anticorruzione e trasparenza attuando le misure previste nel Piano triennale per la prevenzione della corruzione e nel Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, nonché la predisposizione di specifiche attività formative in materia di trasparenza e anticorruzione. 65 Piano triennale di prevenzione della corruzione 2.4.3 Il Responsabile per la trasparenza Il Responsabile della trasparenza è attualmente il cons. Luigi Ferrara nominato con DM del 27 giugno 2014. Al Responsabile per la trasparenza sono affidati i seguenti compiti: · svolgere una stabile attività di controllo sull’adempimento da parte dell’amministrazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa; · segnalare all’organo d’indirizzo politico, all’Organismo indipendente di valutazione, all’Autorità nazionale anticorruzione e, nei casi più gravi all’ufficio di disciplina, i casi di mancato o ritardato adempimento degli obblighi di pubblicazione; · predisporre e aggiornare il Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, che dovrà essere adottato dall'organo d’indirizzo politico, assicurandone il necessario coordinamento con il Piano di prevenzione della corruzione; · controllare e assicurare la regolare attuazione dell’istituto dell’accesso civico; · vigilare affinché i dirigenti responsabili garantiscano il tempestivo e regolare flusso delle informazioni da pubblicare. 2.4.4 I collegamenti con il Piano della Performance Per la descrizione dei collegamenti con il Piano della Performance del Ministero dell’Economia e delle Finanze si rinvia al paragrafo 1.6 del Piano triennale di prevenzione e corruzione del MEF, di cui il presente Programma triennale per la trasparenza e l’integrità costituisce una sezione. 2.4.5 Gli uffici e i dirigenti coinvolti per l’individuazione dei contenuti del PTTI La predisposizione del Programma è avvenuta attraverso un processo partecipato e con il 66 Piano triennale di prevenzione della corruzione coinvolgimento dei Dipartimenti del Ministero che hanno condiviso obiettivi e programmi. Tra le strutture coinvolte nel processo di acquisizione delle informazioni e di verifica delle procedure esistenti per la trasmissione dei dati da pubblicare sul sito istituzionale del Ministero, assumono particolare rilievo l’Ufficio per l’analisi dei processi e la comunicazione, la Direzione della comunicazione istituzionale e gli uffici che a livello dipartimentale si occupano di comunicazione o che fungono da referenti per la trasparenza. Il Programma si sviluppa attraverso il coinvolgimento diretto del Gruppo di supporto al Responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza23 e delle strutture del MEF 23 Cfr. il testo del provvedimento del Responsabile del 14 settembre 2015 al seguente indirizzo: http://www.mef.gov.it/documenti-allegati/2015/operazione-trasparenza/SKMBT_C45215091610560.pdf In particolare, il gruppo di lavoro fornisce supporto e assistenza al Responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze in ordine in particolare: • all'elaborazione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione; • al monitoraggio e alla verifica dell'efficace attuazione del Piano Triennale di Prevenzione della corruzione secondo quanto previsto dalla Legge 190/2012; • alla proposta di modifiche al Piano in caso di violazioni delle prescrizioni o in caso intervengano mutamenti nell'organizzazione o nelle competenze e nell'attività dell'Amministrazione; • alla verifica, d'intesa con il dirigente competente, dell'effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione; • all'individuazione del personale da inserire nei programmi di formazione; • all'elaborazione e aggiornamento del Programma triennale per la Trasparenza e l' integrità; • al controllo sull'adempimento degli obblighi di pubblicazione, secondo quanto previsto dal D.Lg. n. 33/2013 e all'eventuale segnalazione agli organi previsti dalla legge nelle ipotesi di ritardo o di mancato adempimento degli obblighi di pubblicazione, anche nei casi di esercizio di accesso civico; • agli adempimenti connessi all'esercizio dell 'accesso civico da parte dei richiedenti secondo quanto previsto dell ' art. 5 del d.lgs. 33/2013. 67 Piano triennale di prevenzione della corruzione competenti in materia, individuate nell’ambito del D.M di organizzazione emanato ai sensi del d.P.C.M. 67/2013, al fine di garantire il necessario flusso di informazioni e di individuare le iniziative volte a garantire un adeguato livello di trasparenza. Il DM del 17 luglio 2014 prevede che l’Ufficio per l’analisi dei processi e la comunicazione (UAPC), nell’ambito del Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi, coordini, in raccordo con i competenti uffici dipartimentali e la Direzione della comunicazione istituzionale, le attività relative all’adempimento degli obblighi di pubblicazione previsti dal D.Lgs. 33/2013 e all’attuazione del Programma triennale per la trasparenza e l'integrità del Ministero al fine di individuare le misure organizzative volte ad assicurare la regolarità e la tempestività dei flussi informativi sull’area “Amministrazione trasparente”, nonché supportare il Responsabile per la trasparenza nell’attività di vigilanza sull’attuazione di tali obblighi. 2.4.6 Le modalità di coinvolgimento degli Stakeholder e risultati di tale coinvolgimento Al fine di garantire un ampio coinvolgimento degli stakeholder, lo schema di aggiornamento del presente PTTI per il triennio 2016-18 è stato previamente trasmesso e condiviso con le associazioni rappresentate nel Consiglio dei consumatori e degli utenti. Le osservazioni formulate dai rappresentanti delle associazioni nel corso dell’incontro sono state accolte nel presente Programma. Ad ogni buon fine, si segnala che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha favorito e incentivato tutte quelle iniziative tese a garantire il massimo coinvolgimento degli stakeholders, degli utenti e dei cittadini, come avvenuto, ad esempio, per le diverse consultazioni pubbliche che si sono svolte nel corso del 2015 e che hanno avuto ampia evidenza sul sito istituzionale del Ministero. A mero titolo di esempio, per quanto riguarda il Dipartimento delle finanze (DF), la Direzione della giustizia tributaria (DGT), in occasione dell’avvio del Processo tributario telematico (PTT) nelle regioni Umbria e Toscana, a far data dal 1° dicembre 2015, ha tenuto appositi incontri con gli ordini professionali (Avvocati, Commercialisti), con l’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) nonché con gli enti impositori regionali, al fine di illustrare ed incentivare l’uso 68 Piano triennale di prevenzione della corruzione dell’applicativo informatico a supporto delle nuove modalità di presentazione dei ricorsi in materia tributaria. 2.5 Le iniziative di comunicazione della trasparenza 2.5.1 Le iniziative e gli strumenti di comunicazione per la diffusione dei contenuti del Programma e dei dati pubblicati La trasparenza prevista dall’art. 1 del D.Lgs 33/2013 è intesa come accessibilità totale alle informazioni da parte dei cittadini ed è attuata dal Ministero soprattutto attraverso lo strumento della pubblicazione sul sito internet delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, nonché degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali. Il MEF ha infatti provveduto ad inserire sulla homepage del proprio sito istituzionale www.mef.gov.it l’apposita sezione «Amministrazione Trasparente », in cui sono pubblicate le informazioni previste dal D.lgs. n. 33 del 14/03/2013. La sezione è stata strutturata tenendo presente le indicazioni fornite nelle delibere dell’Autorità nazionale anticorruzione e contiene le seguenti sottosezioni di primo livello: • disposizioni generali; • organizzazione; • consulenti e collaboratori; • personale; • bandi di concorso; • performance; • enti controllati; • attività e procedimenti; • provvedimenti; • controlli sulle imprese; 69 Piano triennale di prevenzione della corruzione • bandi di gara e contratti; • sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici; • bilanci; • beni immobili e gestione patrimonio; • servizi erogati; • pagamenti dell'amministrazione; • altri contenuti; • ricognizione dei debiti ai sensi della circolare RGS n. 18 del 12 aprile 2013; • debiti assentiti. La sezione è stata progressivamente consolidata ed è in continuo e costante aggiornamento. Riguardo all’uniformità dei dati pubblicati e alla facilità di accesso agli stessi, occorre rilevare che la struttura e le funzioni del MEF sono caratterizzate da una particolare complessità, derivante dai compiti istituzionali attribuiti (non inquadrabili in semplici e omogenee tipologie di missioni), dalla presenza di articolazioni a livello centrale e periferico riconducibili alle diverse strutture dipartimentali, e dall’intervento di frequenti e sostanziali cambiamenti organizzativi. Tali circostanze determinano, a volte, la pubblicazione frammentata dei dati che sono resi disponibili ai cittadini tenendo conto dell’appartenenza alla struttura. Ciò è dovuto all’esigenza di mantenere comunque una distinzione tra i diversi dipartimenti, anche se ciò comporta il rischio di una maggiore complessità di lettura. 2.5.2 L’organizzazione e i risultati attesi delle Giornate della trasparenza Il gruppo di supporto al Responsabile per la Trasparenza, in collaborazione con la Direzione per la comunicazione istituzionale, ha già avviato una prima individuazione delle attività che s’intende rendere centrali nella creazione di una cultura della trasparenza dell’Amministrazione. La giornata della trasparenza sarà organizzata nel corso del primo semestre 2016 come un 70 Piano triennale di prevenzione della corruzione momento formativo e di confronto tra i soggetti che all’interno del Ministero svolgono attività inerenti la trasparenza e saranno invitati a partecipare le associazioni di categoria, soggetti istituzioni (quali ANAC) e alcuni atenei. La giornata sarà suddivisa in una sessione istituzionale di riflessione sulla normativa e in una sessione operativa con la costituzione di alcuni gruppi di lavoro che affronteranno in formato seminariale singoli aspetti applicativi. Con l’obiettivo di condividere una visione della trasparenza intesa non come un mero adempimento bensì come un valore aggiunto delle attività, in occasione della prima Giornata si presenterà anche il nuovo Programma triennale per la Trasparenza e l’integrità 2016-2018. 2.6 Il processo di attuazione del programma 2.6.1 I ruoli e le responsabilità in materia di trasmissione e pubblicazione dei dati Con circolare prot. n. 80145 del 3 luglio 2013, emanata dal DAG e allegata al Programma triennale 2014-2016, sono stati individuati compiti e responsabilità sia in materia di trasmissione dei dati da pubblicare sia in materia di pubblicazione. Inoltre, il PTTI 2015-2017 ha fornito ulteriori indicazioni e chiarimenti per l’individuazione di compiti e responsabilità in materia di trasmissione e pubblicazione dei dati. In particolare, ruoli e responsabilità sono stati chiariti con riferimento alle seguenti specifiche tematiche: 1. Consulenti e collaboratori; 2. Personale: a) incarichi amministrativi di vertice; b) personale non a tempo determinato; c) tassi di assenza; d) Incarichi conferiti ed autorizzati ai dipendenti; 3. Sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici; 4. Bilanci; 5. Servizi erogati; 6. Servizi erogati – indicatore di tempestività dei pagamenti; 7. Altri contenuti – elenco delle auto blu. 71 Piano triennale di prevenzione della corruzione Con il presente Programma si confermano le indicazioni e i chiarimenti già forniti dalla richiamata circolare prot. n. 80145 del 3 luglio 2013 e dai precedenti Programmi triennali per la Trasparenza e l’integrità. Al fine di curare la tempestiva pubblicazione degli obblighi di cui al D. Lgs 33/2013 da parte dell’Ufficio per l’analisi dei processi e la comunicazione, gli Uffici di comunicazione o i referenti dei Dipartimenti provvedono alla raccolta di dati e informazioni e li trasmettono utilizzando la casella di posta elettronica [email protected]. 2.6.2 L’individuazione dei referenti per la trasparenza e coordinamento con il Responsabile per la trasparenza. Gli Uffici di comunicazione presenti e operanti a livello dipartimentale sono i “Referenti per la trasparenza” e curano e coordinano la funzione di raccolta, invio e monitoraggio delle informazioni da pubblicare sul sito istituzionale, propria delle strutture di appartenenza. Per il Dipartimento delle Finanze referente è l’Ufficio VI alle dirette dipendenze del Direttore generale delle finanze. I referenti dovranno inoltre fornire al Responsabile per la trasparenza ogni informazione utile per l’esercizio dei compiti di impulso, controllo e coordinamento a esso attribuiti dalla normativa in vigore. 2.6.3 Le misure organizzative volte ad assicurare la regolarità e la tempestività dei flussi informativi Le strutture responsabili dell’invio dei dati dovranno curare il tempestivo invio delle informazioni all’UAPC e dovranno anche garantire la tempestività, completezza e veridicità dei dati forniti. Le singole strutture che curano direttamente la pubblicazione dei dati dovranno darne 72 Piano triennale di prevenzione della corruzione tempestiva informazione all’UAPC e ai referenti per la trasparenza. L’UAPC in quanto struttura responsabile delle attività relative all’adempimento degli obblighi di pubblicazione previsti dal D.Lgs. 33/2013 e all’attuazione del Programma triennale per la trasparenza e l'integrità coordinerà l’alimentazione dell’area “Amministrazione trasparente” monitorando costantemente il rispetto degli obblighi di comunicazione dei dati e riferirà tempestivamente al Responsabile per la trasparenza ogni ritardo od omissione. Dovrà, inoltre, verificare, in collaborazione con le strutture interessate, la completezza e tempestività delle informazioni ricevute. 2.6.4 Le misure di monitoraggio e di vigilanza sull’attuazione degli obblighi di trasparenza a supporto dell’attività di controllo dell’adempimento da parte del Responsabile per la trasparenza. La Direzione per la comunicazione istituzionale dovrà curare, con cadenza annuale, in collaborazione con l’UAPC, il monitoraggio dell’attuazione degli obblighi previsti dalla normativa in vigore e dal presente Programma. Degli esiti del monitoraggio svolto si darà conto nel “Report annuale”, che la DCI dovrà inviare al Responsabile per la trasparenza entro il 30 novembre di ogni anno. Dei rapporti inviati e delle proposte effettuate si terrà conto negli aggiornamenti del Programma triennale. 2.6.5 Gli strumenti e le tecniche di rilevazione dell’effettivo utilizzo dei dati da parte degli utenti della sezione “Amministrazione Trasparente”. La Direzione per la comunicazione istituzionale dovrà curare, con cadenza annuale, in collaborazione con l’UAPC e con le strutture informatiche competenti, il monitoraggio sull’effettivo utilizzo dei dati da parte degli utenti della sezione di “Amministrazione trasparente”. Nel “Report annuale”, che la DCI dovrà inviare al Responsabile per la trasparenza entro il 30 73 Piano triennale di prevenzione della corruzione novembre di ogni anno, vi sarà un’apposita sezione relativa all’effettivo utilizzo dei dati, con l’indicazione degli accessi rilevati, formulando eventuali proposte sull’adozione di strumenti di rilevazione dei dati che permettano di ottenere un’analisi nel dettaglio delle informazioni maggiormente utilizzate. Dei rapporti inviati e delle proposte effettuate si terrà conto negli aggiornamenti del Programma triennale. 2.6.6 Le misure per assicurare l’efficacia dell’istituto dell’accesso civico Il Responsabile della trasparenza, in collaborazione con le strutture competenti e con l’UAPC, verificherà l’efficacia dell’istituto dell’accesso. Nell’ambito del “Report annuale”, svolto dalla DCI, in collaborazione dell’UAPC, sarà predisposta un’apposita sezione relativa all’efficacia dell’istituto dell’accesso civico, in cui saranno segnalate eventuali criticità anche al fine di proporre misure di miglioramento. Dei rapporti inviati e delle proposte effettuate si terrà conto negli aggiornamenti del Programma triennale. 2.7 Attività, iniziative e scadenze – Griglia di riepilogo Attività e iniziative Svolgimento consultazioni pubbliche e implementazione della relativa area sul sito istituzionale del Ministero Carta dei servizi e standard di qualità Implementazione della sezione “Buone prassi” Banca dati unica degli incarichi conferiti e autorizzati ai dipendenti Sezione di Amministrazione trasparente Uffici competenti Scadenze Tutti i dipartimenti con il coordinamento della DCI Entro il 2016 Servizi erogati DAG – Ufficio per il controllo di gestione Entro il 2016 Altri contenuti Buone prassi Tutti i Dipartimenti Entro il 2017 Personale DAG - RGS Entro il 2016 74 Piano triennale di prevenzione della corruzione Alimentazione banca dati unica dei provvedimenti Svolgimento della Giornata della trasparenza Eventi finalizzati a far conoscere le attività del Ministero Monitoraggio interno sull’attuazione degli obblighi in materia di trasparenza Monitoraggio sull’efficacia dell’istituto dell’accesso civico Monitoraggio dell’effettivo utilizzo dei dati dell’area amministrazione trasparente Report annuale sull’attuazione degli obblighi in materia di trasparenza, sull’utilizzo dei dati e sull’efficacia dell’istituto dell’accesso civico Monitoraggio delle attività di pubblicazione e predisposizione rapporto Provvedimenti dei dirigenti Tutti i Dipartimenti Entro il 2017 DCI, in collaborazione con il gruppo di supporto al Responsabile per la trasparenza Entro il 2016 Tutti i dipartimenti con il coordinamento della DCI Entro il 2016 DCI in collaborazione con l’UAPC Entro il 30 novembre di ogni anno DCI in collaborazione con l’UAPC Entro il 30 novembre di ogni anno DCI in collaborazione con l’UAPC Entro il 30 novembre di ogni anno DCI in collaborazione con l’UAPC Entro il 30 novembre di ogni anno UAPC Entro il 30 novembre di ogni anno Legenda: DAG - Dipartimento dell’Amministrazione generale del personale e dei servizi; DRIALAG – Direzione per la razionalizzazione degli immobili, degli acquisti, della logistica e gli affari generali DCI - Direzione della comunicazione istituzionale; RGS - Ragioneria generale dello Stato; UAPC - Ufficio per l’analisi dei processi e la comunicazione. DF – Dipartimento delle finanze; DGT – Direzione della Giustizia Tributaria; PTT – Processo Tributario Telematico; SISTAN – Sistema Statistico Nazionale. 75 Piano triennale di prevenzione della corruzione ALLEGATI 76 Piano triennale di prevenzione della corruzione ALLEGATO 1 – MAPPATURA PROCESSI E ANALISI DEI RISCHI DAG - DIREZIONE PER LA RAZIONALIZZAZIONE DEGLI IMMOBILI, DEGLI ACQUISTI, DELLA LOGISTICA E GLI AFFARI GENERALI La Direzione per la razionalizzazione degli immobili, degli acquisti, della logistica e gli affari generali (d’ora in avanti DRIALAG), afferisce al Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi. Secondo quanto definito dal Regolamento di organizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di cui al DPCM n. 67/2013, la DRIALAG svolge, fra l’altro, le seguenti funzioni con riguardo a tutto il Ministero, ivi comprese le commissioni tributarie: - acquisizione, amministrazione, manutenzione, servizi di igiene ambientale degli immobili del Ministero con i relativi impianti tecnologici non informatici; sicurezza sui luoghi di lavoro; - gestione degli spazi e delle superfici interni ed esterni, gestione del patrimonio mobiliare del Ministero, anche di rilievo storico-artistico; - gestione contabile del Dipartimento, in raccordo con le Direzioni del Dipartimento, servizio di economato e provveditorato, anche attraverso il ricorso agli strumenti informatici previsti per l'acquisto di beni e servizi; gestione unificata nelle materie comuni a più dipartimenti ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279; - cura dei rapporti amministrativi con la società dedicata di cui al Decreto Legislativo 19 novembre 1997, n. 414 e successive modifiche ed integrazioni, in materia di programma di razionalizzazione degli acquisti; - coordinamento dell'attività relativa all'attuazione del progetto di razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni e funzioni di indirizzo e controllo strategico nei confronti della società dedicata, procedure di gara anche per altri dipartimenti, laddove non sussista obbligo di ricorso al sistema delle convenzioni ai sensi dell'articolo 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, dell'articolo 58 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modifiche ed integrazioni, del Decreto Legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni della Legge 7 agosto 2012 n. 135, ed al mercato elettronico della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 450, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 e successive modificazioni ed integrazioni; - rilevamento, analisi delle esigenze logistiche degli uffici centrali e locali e attuazione delle misure atte 77 Piano triennale di prevenzione della corruzione al loro soddisfacimento; - razionalizzazione degli immobili e degli spazi degli uffici centrali e territoriali; - contenzioso nelle materie di competenza; - rapporti con l'Agenzia del demanio. La DRIALAG gestisce dieci (10) processi, classificati in 5 sottoaree di rischio : 1. Affidamenti diretti 2. Conferimento di incarichi di collaborazione 3. Procedure aperte 4. Acquisizioni tramite centrali di committenza o altre strutture di supporto (Consip, Sogei, Sicot, IPZS) Sottoarea di rischio Processo Codice processo Acquisizioni tramite centrali di 02.32 Individuazione delle strategie e dei piani di attuazione 02.10 Servizi/forniture ‐ sotto la soglia comunitaria - importo inferiore a 40.000 committenza o altre strutture di supporto (Consip, Sogei, Sicot, IPZS) Affidamenti diretti euro affidamento diretto Conferimento di incarichi di 01.11 collaborazione Procedure aperte Conferimento da parte del MEF di incarichi di collaborazione e di consulenza a soggetti esterni all'amministrazione 02.02 Servizi/forniture ‐ sopra la soglia comunitaria ‐ Procedura di gara aperta Forniture per utenze 02.06 Servizi/forniture ‐ sotto la soglia comunitaria - importo superiore a 40.000 euro procedura di gara negoziata 02.08 Servizi/forniture ‐ sotto la soglia comunitaria - importo superiore a 40.000 euro Acquisizione in economia 02.09 Servizi/forniture ‐ sotto la soglia comunitaria - importo inferiore a 40.000 euro Acquisizione in economia 78 Piano triennale di prevenzione della corruzione 02.18 Lavori ‐ sotto la soglia comunitaria - procedura di gara negoziata 02.20 Lavori - importo inferiore a 200.000 euro Acquisizione in economia 02.36 Individuazione ed acquisizione di locali, gestione dei contratti di locazione degli immobili ad uso ufficio ed archivio MEF L’esposizione al rischio di corruzione per ognuno dei processi di competenza della Direzione in analisi è sintetizzata nella tabella seguente, con indicazione dei relativi fattori abilitanti per ciascuna ipotesi di evento rischioso: Tab. 2 Codice processo Cod. Descrizione rischio Rischio 01.11 R13 Fattore abilitante Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del servizio A; D; M (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R74 Spese per incarichi e consulenze inutili o irragionevoli (es. in difetto del presupposto della A carenza di personale idoneo, scarsamente motivate, ecc.). 02.02 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del servizio A; D; M (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e A; D; T servizi R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli A; T appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite A; M R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore A R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza, A; D; M; T imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici 02.06 R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura 79 Piano triennale di prevenzione della corruzione R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del servizio A; D; M (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e A; D; T servizi R22 Assegnazione di uno specifico incarico sempre allo stesso tecnico - elusione del principio A; M di rotazione nell'affidamento degli incarichi R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli A; T appalti R34 Definizione dei requisiti di accesso alla gara e, in particolare, dei requisiti A; D; T tecnico‐economici dei concorrenti al fine di favorire un’impresa (es.: clausole dei bandi che stabiliscono requisiti di qualificazione) R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite A; M R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore A R44 Individuazione inesatta o inadeguata dei criteri che la commissione giudicatrice utilizzerà A; D; T per decidere i punteggi da assegnare all'offerta tecnica R54 Mancato rispetto dei criteri di individuazione e di verifica delle offerte anormalmente A basse, anche sotto il profilo procedurale. R55 Mancato rispetto dei criteri fissati dalla legge e dalla giurisprudenza nella nomina della A; D commissione giudicatrice R62 Ricerca intempestiva di articoli/meta prodotti con caratteristiche tali da non renderlo A; D; T reperibile sul MEPA R65 Rilascio autorizzazione alla spesa non coerente alla pianificazione e alle reali esigenze D; M R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza, A; D; M; T imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici 02.08 R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del servizio A; D; M (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e A; D; T servizi R22 Assegnazione di uno specifico incarico sempre allo stesso tecnico - elusione del principio A; M di rotazione nell'affidamento degli incarichi 80 Piano triennale di prevenzione della corruzione R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli A; T appalti R34 Definizione dei requisiti di accesso alla gara e, in particolare, dei requisiti A; D; T tecnico‐economici dei concorrenti al fine di favorire un’impresa (es.: clausole dei bandi che stabiliscono requisiti di qualificazione) R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite A; M R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore A R44 Individuazione inesatta o inadeguata dei criteri che la commissione giudicatrice utilizzerà A; D; T per decidere i punteggi da assegnare all'offerta tecnica R54 Mancato rispetto dei criteri di individuazione e di verifica delle offerte anormalmente A basse, anche sotto il profilo procedurale. R55 Mancato rispetto dei criteri fissati dalla legge e dalla giurisprudenza nella nomina della A; D commissione giudicatrice R62 Ricerca intempestiva di articoli/meta prodotti con caratteristiche tali da non renderlo A; D; T reperibile sul MEPA R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza, A; D; M; T imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici 02.09 R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del servizio A; D; M (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e A; D; T servizi R22 Assegnazione di uno specifico incarico sempre allo stesso tecnico - elusione del principio A; M di rotazione nell'affidamento degli incarichi R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli A; T appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite A; M R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore A R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza, A; D; M; T imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici 81 Piano triennale di prevenzione della corruzione 02.10 R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del servizio A; D; M (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e A; D; T servizi R22 Assegnazione di uno specifico incarico sempre allo stesso tecnico - elusione del principio A; M di rotazione nell'affidamento degli incarichi R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli A; T appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite A; M R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore A R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza, A; D; M; T imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici 02.18 R78 Uso distorto degli affidamenti diretti. A; D; T R01 Abuso del provvedimento di revoca del bando al fine di bloccare una gara il cui risultato si A; D; T sia rivelato diverso da quello atteso o di concedere un indennizzo all’aggiudicatario. R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura R14 Alterazione della procedura di verifica delle offerte in disturbo, nell'aggiudicazione della A gara con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e A; D; T servizi R20 Artificiosa individuazione di concorrenti destinatari dell'invito (essendo nota alla stazione A; M appaltante l'impossibilità per gli stessi di partecipare alla selezione per impegni di lavoro concomitanti nel periodo interessato) R22 Assegnazione di uno specifico incarico sempre allo stesso tecnico - elusione del principio A; M di rotazione nell'affidamento degli incarichi R24 Collusione tra la direzione dei lavori (e gli altri uffici della stazione appaltante) e A; M l'appaltatore, agevolata dall'occasione continua di confronto diretto durante la fase esecutiva. 82 Piano triennale di prevenzione della corruzione R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli A; T appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite A; M R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore A R44 Individuazione inesatta o inadeguata dei criteri che la commissione giudicatrice utilizzerà A; D; T per decidere i punteggi da assegnare all'offerta tecnica R55 Mancato rispetto dei criteri fissati dalla legge e dalla giurisprudenza nella nomina della A; D commissione giudicatrice R65 Rilascio autorizzazione alla spesa non coerente alla pianificazione e alle reali esigenze D; M R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza, A; D; M; T imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici 02.20 R01 Abuso del provvedimento di revoca del bando al fine di bloccare una gara il cui risultato si A; D; T sia rivelato diverso da quello atteso o di concedere un indennizzo all’aggiudicatario. R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura R14 Alterazione della procedura di verifica delle offerte in disturbo, nell'aggiudicazione della A gara con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e A; D; T servizi R20 Artificiosa individuazione di concorrenti destinatari dell'invito (essendo nota alla stazione A; M appaltante l'impossibilità per gli stessi di partecipare alla selezione per impegni di lavoro concomitanti nel periodo interessato) R22 Assegnazione di uno specifico incarico sempre allo stesso tecnico - elusione del principio A; M di rotazione nell'affidamento degli incarichi R24 Collusione tra la direzione dei lavori (e gli altri uffici della stazione appaltante) e A; M l'appaltatore, agevolata dall'occasione continua di confronto diretto durante la fase esecutiva. R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli A; T appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite A; M R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore A 83 Piano triennale di prevenzione della corruzione R44 Individuazione inesatta o inadeguata dei criteri che la commissione giudicatrice utilizzerà A; D; T per decidere i punteggi da assegnare all'offerta tecnica R55 Mancato rispetto dei criteri fissati dalla legge e dalla giurisprudenza nella nomina della A; D commissione giudicatrice R70 Scelta condizionata dei requisiti di qualificazione attinenti all'esperienza e alla struttura A; M tecnica di cui l'appaltatore si avvarrà per redigere il progetto esecutivo. R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza, A; D; M; T imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici 02.32 R93 Individuazione obiettivi poco sfidanti per la definizione della componente variabile dei A; D; M; T corrispettivi 02.36 R94 Incongrua definizione del rapporto tra attività, obiettivi e corrispettivi A; D; M; T R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio e/o di A pagamento della fattura R12 Alterazione (omissione) nella procedura di verifica dei requisiti di qualificazione per la A; D; T partecipazione alla gara R34 Definizione dei requisiti di accesso alla gara e, in particolare, dei requisiti A; D; T tecnico‐economici dei concorrenti al fine di favorire un’impresa (es.: clausole dei bandi che stabiliscono requisiti di qualificazione) R54 Mancato rispetto dei criteri di individuazione e di verifica delle offerte anormalmente A basse, anche sotto il profilo procedurale. R55 Mancato rispetto dei criteri fissati dalla legge e dalla giurisprudenza nella nomina della A; D commissione giudicatrice La successiva fase di valutazione del rischio, è stata effettuata dal Gruppo di supporto e dal Referente mediante somministrazione di un questionario a tutta la struttura organizzativa, finalizzato ad acquisire le valutazioni, nonché le percezioni dei soggetti coinvolti nel processo su episodi di corruzione avvenuti o potenzialmente verificabili all’interno della Direzione (metodo del risk self-assessment). 84 Piano triennale di prevenzione della corruzione Per ogni processo organizzativo, sono stati misurati gli indicatori di probabilità e impatto: il questionario di rilevazione utilizzato a tale scopo, contiene una pluralità di domande volte ad indagare la dimensione della probabilità (frequenza di accadimento di eventi rischiosi) e dell’impatto (conseguenze generate dal verificarsi degli eventi rischiosi) attraverso l’attribuzione di un coefficiente numerico da 1 a 4. La misurazione dell’indicatore di e dell’impatto applicando l’operatore è avvenuta “massimo” alle mediane di ognuna delle due variabili (probabilità e impatto). Per ogni processo, le misure finali degli indicatori di probabilità e impatto sono state combinate attraverso i criteri riportati nello probabilità probabilità 4 3 2 1 4 3 2 1 8 12 16 6 9 12 4 6 8 2 3 4 1 2 3 trascurabile medio rilevante critico 4 impatto schema seguente, ottenendo un rating complessivo a quattro livelli (critico, rilevante, medio, trascurabile). Il dettaglio della metodologia e degli strumenti utilizzati per l’analisi del rischio è contenuto nel paragrafo “Analisi e gestione del rischio corruttivo”. Sintesi della valutazione dei rischi Il livello di rischio, per la quasi totalità dei processi considerati, risulta “rilevante”. Le tipologie di rischio che presentano il maggior numero di ricorrenze riguardano: · R. 13 - Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del servizio (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi); · R.15 - Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di acquisto di beni e servizi · R.33 - Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o al codice degli appalti 85 Piano triennale di prevenzione della corruzione · R.40 - Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla soglia limite · R.43 - Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore L’analisi evidenzia la dipendenza dei rischi da alcuni fattori abilitanti di tipo M e A24, che ricorrono in gran parte dei casi considerati (Cod. rischio R.43 e R.40); per il Cod. R.33, il rischio è, invece, collegato anche alla situazione rappresentata dal fattore abilitante tipo T, nella quale le scelte operate dai decisori avvengono senza la necessità di motivazione, oppure quando la motivazione non è facilmente conoscibile da tutti o dai soggetti interessati. Per i rischi cod. R13 e R.15, le cause vanno ricercate nella combinazione dei fattori A – D – T. Identificazione e progettazione delle misure di prevenzione La fase di identificazione e progettazione delle misure di prevenzione è stata finalizzata all’individuazione degli interventi organizzativi volti a ridurre, o neutralizzare, il rischio di corruzione, sulla base delle priorità emerse in sede di valutazione degli eventi rischiosi. Al fine di neutralizzare o ridurre il livello di rischio, sono state utilizzate prioritariamente le misure “obbligatorie” indicate nel Piano Nazionale Anticorruzione (Codice di comportamento dei Dipendenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze; formazione specifica anticorruzione in materia di appalti e servizi per i dipendenti applicati sui processi; Protocollo generale di legalità; si è anche proceduto all’identificazione di misure ulteriori: direttive specifiche in ordine alle verifiche e collaudi, prevedendo controlli interni (anche a 24 In ossequio alla formula di Klitgaard, le cause vanno ricondotte a una o più delle seguenti quattro fattispecie, cercando di individuare quella o quelle che svolgono un ruolo determinante sulla possibilità che si verifichi il rischio. Monopolio del potere (M): situazione in cui un solo soggetto (o un ristretto numero di soggetti) ha un potere esclusivo sulle fasi cruciali del processo e sull’adozione di decisioni fondamentali; Discrezionalità (D): situazione in cui il processo non è sufficientemente vincolato da norme e regolamenti interni e coloro che se ne occupano hanno ampi margini di scelta; Trasparenza (T): situazione nella quale le scelte operate dai decisori avvengono senza la necessità di motivazione, oppure quando la motivazione non è facilmente conoscibile da tutti o dai soggetti interessati; Accountability (A): situazione in cui il processo viene svolto da soggetti che non sono sottoposti a controlli efficaci né devono dar conto delle loro scelte all’interno dell’amministrazione o nei confronti dei cittadini. 86 Piano triennale di prevenzione della corruzione campione) per verificarne l’osservanza; rafforzamento dei sistemi interni automatizzati di controllo sul rispetto dei tempi per la liquidazione delle fatture. I risultati del monitoraggio in ordine all’attuazione delle suddette misure (obbligatorie e ulteriori) sono inclusi nella Relazione prevista dall’art. 1 comma 14 della legge 6 novembre 2012, n. 190 debitamente pubblicata nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito MEF http://www.mef.gov.it/operazione-trasparenza/altri_contenuti/corruzione/relazione/index.html Per l’anno 2016, l’individuazione e la valutazione delle seguenti misure è compiuta dal Responsabile della prevenzione con il coinvolgimento del Referente della Direzione e dei dirigenti per le aree di competenza: 1. Completamento mappatura processi della Direzione (entro il 30 giugno 2016): alla luce delle nuove indicazioni contenute nell’aggiornamento 2015 al PNA (determinazione ANAC n. 12 del 28 ottobre 2015) dovrà essere posta maggiore attenzione alla fase di programmazione nelle procedure di approvvigionamento, relativamente al processo analisi e definizione dei fabbisogni, ovvero al processo cod. 02.35 – programmazione dei fabbisogni, ancora da definire nelle relative fasi e nell’individuazione dei possibili rischi. 2. Pubblicazione dei report periodici (a cadenza semestrale) relativi alle verifiche previste dalla nota direttoriale prot. 105381 del 21/9/2015 (sia quelle disposte in forma automatizzata attraverso il sistema informativo SIGMA, sia quelle effettuate a campione), dai quali dovranno, inoltre, risultare: · la quantità dei controlli effettuati (% sul volume totale degli affidamenti 2011 – 2015); · i tempi di esecuzione degli affidamenti medesimi, anche al fine di costruire un indicatore significativo per l’attività di audit interno. 87 Piano triennale di prevenzione della corruzione ALLEGATO 2 - MAPPATURA PROCESSI E ANALISI DEI RISCHI DAG - DIREZIONE DEL PERSONALE La Direzione del personale, afferisce al Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi. Secondo quanto definito dal Regolamento di organizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di cui al DPCM n. 67/2013, la Direzione del personale svolge, tra l’altro, le seguenti funzioni con riguardo a tutto il personale del Ministero, incluso il personale amministrativo delle Commissioni Tributarie: - elaborazione e definizione delle politiche del personale; - selezione, reclutamento, formazione, sviluppo professionale, valutazione del personale nonché organizzazione delle competenze; - mobilità del personale interna ed esterna; - trattamento giuridico, economico, anche accessorio e pensionistico; contratti di lavoro del personale anche dirigenziale; - istruttoria per l'assegnazione dei dirigenti e per il conferimento di incarichi di direzione di uffici; - comandi e fuori ruolo del personale dirigenziale; - gestione dei fondi della dirigenza e del fondo unico di Amministrazione; - attuazione di politiche di benessere organizzativo e di conciliazione vita-lavoro; - tenuta della banca dati, del ruolo unico e dell'anagrafe degli incarichi; - rapporti con la Scuola superiore della pubblica amministrazione, con la Scuola superiore dell’Economia e delle Finanze, con l'ARAN, il Dipartimento della funzione pubblica e le altre Amministrazioni nelle materie di competenza; - programmazione e dimensionamento degli organici del Ministero sentiti gli altri Dipartimenti; 88 Piano triennale di prevenzione della corruzione procedimenti disciplinari; - contenzioso nelle materie di competenza. La Direzione del personale gestisce settantasei (76) processi, ascrivibili a 12 sottoaree di rischio: 1. Affidamenti diretti 2. Conferimento di incarichi di collaborazione 3. Contenzioso del personale 4. Provvedimenti amministrativi discrezionali nell'an e nel contenuto 5. Provvedimenti amministrativi vincolati nell'an e a contenuto vincolato 6. Formazione del personale - Sviluppo delle competenze 7. Progressioni di carriera 8. Reclutamento 9. Servizi sociali per i dipendenti 10. Stato giuridico del personale 11. Trattamento economico del personale 12. Valutazione del personale 89 Piano triennale di prevenzione della corruzione Tab. 1 Sottoarea di rischio Codice processo Processo Affidamenti diretti 02.10 Servizi/forniture ‐ sotto la soglia comunitaria importo inferiore a 40.000 euro affidamento diretto Conferimento di incarichi di collaborazione 01.03 Conferimento incarichi dirigenziali 01.07 Conferimento incarichi aggiuntivi ai dipendenti interni da parte del Dip. Tesoro 01.08 Conferimento incarichi aggiuntivi ai dipendenti interni da parte del Dip. RGS 01.09 Conferimento incarichi aggiuntivi ai dipendenti interni da parte del Dip. Finanze 01.10 Conferimento incarichi aggiuntivi ai dipendenti interni da parte del DAG 01.11 Conferimento da parte del MEF di incarichi di collaborazione e di consulenza a soggetti esterni all'amministrazione 01.36 Giudizi di responsabilità per danno erariale nei confronti del personale del MEF 01.50 Gestione ricorsi 01.51 Rappresentanza in giudizio D - Provvedimenti amministrativi discrezionali nell'an e nel contenuto 04.02 Concessioni ed erogazioni di contributi e servizi sociali al personale D - Provvedimenti amministrativi vincolati nell'an e a contenuto vincolato 01.41 Rimborsi assicurativi INAIL Formazione competenze 01.44 Definizione del piano formativo MEF 01.52 Formazione personale MEF per il tramite di SNA 01.53 Formazione personale MEF con risorse interne per le materie non erogate dalla SNA 01.54 01.55 Formazione personale MEF con enti erogatori privati per le materie non erogate dalla SNA o con risorse interne Valutazione della formazione 01.56 Reclutamento tirocinanti Progressioni di carriera 01.04 Progressioni economiche orizzontali Reclutamento 01.01 Assunzioni obbligatorie 01.02 Concorsi pubblici 01.13 Comandi/fuori ruolo IN 01.14 Comandi/fuori ruolo OUT 01.15 Mobilità in entrata 01.16 Mobilità in uscita 01.22 Gestione amministrativa Mini Midi MEF - spazio ragazzi Gestione amministrativa asilo nido Via Casilina, 3 Contenzioso del personale del personale Servizi sociali per i dipendenti - Sviluppo delle 01.23 Stato giuridico del personale 01.24 Stipula di Convenzioni non onerose con terzi a favore dei dipendenti 01.05 Tenuta dei ruoli del personale dirigente e non 90 Piano triennale di prevenzione della corruzione Trattamento economico del personale 01.06 Rilascio autorizzazione ai dipendenti del MEF per espletamento di incarichi esterni da parte di soggetti Pubblici o Privati 01.17 Rilascio stato matricolare 01.18 Rilascio documenti di riconoscimento (tessera mod. AT e BT) 01.20 Gestione fascicoli ottici e cartacei del personale 01.21 Contratti individuali di lavoro part-time 01.25 Aspettativa del personale (dirigenziale e non) 01.26 Cessazioni dal servizio per infermità 01.27 Ricostruzione posizione giuridica del personale 01.28 Reinquadramento di personale già in servizio 01.29 Riconoscimento dell'anzianità di servizio 01.30 Rilascio attestazioni di servizio 01.31 Procedimenti disciplinari relativi al personale del Ministero 01.47 Assenze per malattia 01.48 Permessi retribuiti 01.49 Assenze legate alla maternità/paternità 01.65 Risoluzione automatica del rapporto di lavoro per raggiunti limiti di età anagrafica 01.66 Risoluzione del rapporto di lavoro per dimissioni 01.67 Ricongiunzione servizi privati ai fini pensionistici relative a istanze presentate prima del 1/10/2005 01.68 Riscatti studi universitari ed altri ai fini pensionistici relativi a istanze presentate prima del 1/10/2005 01.69 Computo servizi pregressi ai fini pensionistici relativi a istanze presentate prima del 01/10/2005 01.70 Ricongiunzione servizi privati, computo servizi pregressi, riscatti vari, costituzione posizione assicurariva e sistemazione previdenziale, istanze presentate dopo il 01/10/2005 01.12 Assegnazione fondi agli uffici territoriali 01.19 Riconoscimento mansioni superiori per i dipendenti del MEF 01.32 Gestione servizio sostitutivo di mensa per il personale del Ministero dell’Economia e delle Finanze 01.33 Attribuzione del trattamento economico accessorio del personale non dirigenziale 01.34 Pagamento interessi e rivalutazione monetaria su competenze dovute al personale centrale e assegnazione fondi agli uffici territoriali 01.35 Gestione del fondo unico (personale dirigente e non) 01.38 Detrazioni fiscali e assegni per il nucleo familiare 01.39 Ricostruzioni di carriera 01.40 Gestione ritenute erariali 01.42 Gestione compensi da terzi ai fini dell'onnicomprensività del trattamento economico di amministrazione 91 Piano triennale di prevenzione della corruzione 01.43 Gestione partite stipendiali personale centrale e dirigenti (anche periferici) 01.71 Riscatti ai fini della buonuscita 01.72 Trattamento di quiescenza e di buonusita 01.73 Liquidazione fondo di previdenza al personale 01.74 01.76 Gestione ritenute extraerariali facoltative e/o volontarie Gestione ritenute extraerariali obbligatorie e/o per legge Trattamento economico personale periferico 01.77 Gestione del trattamento di trasferta di lavoro 01.57 Monitoraggio normativo, analisi e aggiornamento dei modelli di valutazione (SIVAP e SIVAD) 01.58 Gestione, monitoraggio e aupporto della procedura SIVAP 01.59 Studio e Ricerca (sperimentazioni) 01.60 Studio e Ricerca (valutazione del potenziale) 01.61 Studio e Ricerca (competenze) 01.62 Proposta di Onorificenze 01.63 Sistema di relazioni (rapporti OIV e DFP) 01.64 Segreteria del comitato di valutazione 01.75 Valutazione del personale L’esposizione al rischio di corruzione per ognuno dei processi di competenza della Direzione in analisi è sintetizzata nella tabella seguente, con indicazione dei relativi fattori abilitanti per ciascuna ipotesi di evento rischioso: Tab. 2 Codice processo 01.01 Cod. Rischio Descrizione rischio R04 Abuso nei processi di selezione finalizzato al reclutamento di candidati pre- D identificati e/o non in possesso dei titoli R16 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o M autorizzazioni amministrative (art.477 c.p.) R37 R38 01.02 Fattore abilitante R55 Mancato rispetto dei criteri fissati dalla legge e dalla giurisprudenza nella A; D nomina della commissione giudicatrice R59 Nomina di membri di commissione di gara non indipendenti D; M; T R72 Soppressione, occultamento, distruzione di atti veri (art. 490 cp) M R04 Abuso nei processi di selezione finalizzato al reclutamento di candidati pre- D identificati e/o non in possesso dei titoli 92 Piano triennale di prevenzione della corruzione R16 R17 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) Artificiosa definizione dei requisiti o dei criteri per l'ammissione al D beneficio e/o servizio, al fine di favorire uno più richiedenti R46 Interferenza illecita nella determinazione del fabbisogno di personale R55 Mancato rispetto dei criteri fissati dalla legge e dalla giurisprudenza nella A; D nomina della commissione giudicatrice R59 Nomina di membri di commissione di gara non indipendenti D; M; T R78 Uso distorto degli affidamenti diretti. A; D; T R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M R28 Conflitto di interessi/lobby M R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M R16 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) R46 Interferenza illecita nella determinazione del fabbisogno di personale 01.05 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.06 R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore 01.07 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.08 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.09 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.10 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.11 R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del A; D; M servizio (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R74 Spese per incarichi e consulenze inutili o irragionevoli (es. in difetto del A presupposto della carenza di personale idoneo, scarsamente motivate, ecc.). R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno 01.12 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.13 R04 Abuso nei processi di selezione finalizzato al reclutamento di candidati pre- D identificati e/o non in possesso dei titoli R16 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) R17 Artificiosa definizione dei requisiti o dei criteri per l'ammissione al D beneficio e/o servizio, al fine di favorire uno più richiedenti R32 Criteri di selezione non trasparenti 01.03 01.04 A A A A; M T 93 Piano triennale di prevenzione della corruzione R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R46 Interferenza illecita nella determinazione del fabbisogno di personale R04 Abuso nei processi di selezione finalizzato al reclutamento di candidati pre- D identificati e/o non in possesso dei titoli R28 Conflitto di interessi/lobby M R32 Criteri di selezione non trasparenti T R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R46 Interferenza illecita nella determinazione del fabbisogno di personale R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari R04 Abuso nei processi di selezione finalizzato al reclutamento di candidati pre- D identificati e/o non in possesso dei titoli R16 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) R17 Artificiosa definizione dei requisiti o dei criteri per l'ammissione al D beneficio e/o servizio, al fine di favorire uno più richiedenti R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R38 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o M autorizzazioni amministrative (art.477 c.p.) R46 Interferenza illecita nella determinazione del fabbisogno di personale A R59 Nomina di membri di commissione di gara non indipendenti D; M; T 01.16 R28 Conflitto di interessi/lobby M 01.17 R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R38 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o M autorizzazioni amministrative (art.477 c.p.) R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R38 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o M autorizzazioni amministrative (art.477 c.p.) 01.19 R38 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o M autorizzazioni amministrative (art.477 c.p.) 01.20 R72 Soppressione, occultamento, distruzione di atti veri (art. 490 cp) 01.21 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.22 R07 Abuso nell’adozione di provvedimenti aventi ad oggetto condizioni di T accesso a servizi pubblici al fine di agevolare particolari soggetti (es. inserimento in cima ad una lista di attesa) R08 Accordi collusivi tra le imprese partecipanti a una gara volti a manipolarne A gli esiti, utilizzando il meccanismo del subappalto come modalità per distribuire i vantaggi dell’accordo a tutti i partecipanti allo stesso. R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio A e/o di pagamento della fattura 01.14 01.15 01.18 A A M 94 Piano triennale di prevenzione della corruzione R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del A; D; M servizio (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di A; D; T acquisto di beni e servizi R16 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) R17 Artificiosa definizione dei requisiti o dei criteri per l'ammissione al D beneficio e/o servizio, al fine di favorire uno più richiedenti R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o A; T al codice degli appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla A; M soglia limite R63 Richiamo a procedura d'urgenza per affidamenti senza adeguata T motivazione e comunque senza i presupposti R65 Rilascio autorizzazione alla spesa non coerente alla pianificazione e alle D; M reali esigenze R78 Uso distorto degli affidamenti diretti. R80 Utilizzo della procedura negoziata e abuso dell’affidamento diretto al di D; T fuori dei casi previsti dalla legge al fine di favorire un’impresa R07 Abuso nell’adozione di provvedimenti aventi ad oggetto condizioni di T accesso a servizi pubblici al fine di agevolare particolari soggetti (es. inserimento in cima ad una lista di attesa) R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio A e/o di pagamento della fattura R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di A; D; T acquisto di beni e servizi R17 Artificiosa definizione dei requisiti o dei criteri per l'ammissione al D beneficio e/o servizio, al fine di favorire uno più richiedenti R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o A; T al codice degli appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla A; M soglia limite R63 Richiamo a procedura d'urgenza per affidamenti senza adeguata T motivazione e comunque senza i presupposti R65 Rilascio autorizzazione alla spesa non coerente alla pianificazione e alle D; M reali esigenze R78 Uso distorto degli affidamenti diretti. R80 Utilizzo della procedura negoziata e abuso dell’affidamento diretto al di D; T fuori dei casi previsti dalla legge al fine di favorire un’impresa 01.24 R27 Conferimento finalizzato a favorire taluni soggetti 01.25 R16 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) 01.26 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.27 R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore 01.28 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.23 A; D; T A; D; T D; T A 95 Piano triennale di prevenzione della corruzione 01.29 R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R38 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o M autorizzazioni amministrative (art.477 c.p.) R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R38 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o M autorizzazioni amministrative (art.477 c.p.) R88 Mancata corrispondenza tra infrazione e sanzione disciplinare R89 Errata valutazione del giudizio prognostico sotteso alla sospensione D cautelare facoltativa R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio A e/o di pagamento della fattura R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del A; D; M servizio (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) 01.33 R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari 01.34 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.35 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) R17 Artificiosa definizione dei requisiti o dei criteri per l'ammissione al D beneficio e/o servizio, al fine di favorire uno più richiedenti R47 Interferenza illecita nella formazione degli accordi R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari 01.36 R90 Omessa effettuazione delle denunce alla Corte dei Conti per l'accertamento D del danno erariale e omissione del rinnovo degli atti di costituzione in mora 01.38 R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari 01.39 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.40 R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari 01.41 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.42 R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari 01.43 R37 Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 M c.p.) R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari 01.44 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.47 R03 Abuso nella predisposizione della visita fiscale di controllo relativamente D all'assenza per malattia al fine di agevolare determinati soggetti 01.30 01.31 01.32 D D; T 96 Piano triennale di prevenzione della corruzione R82 Mancata applicazione della sanzione economica per ingiustificata A irreperibilità presso il proprio domicilio in caso di richiesta di visita fiscale R83 Abuso nell'adozione di provvedimenti di congedo retribuito, ai sensi A; D dell'art. 42, comma 5 del D. Lgs. 151/01 R84 Abuso nel rilascio di autorizzazioni ad usufruire dei benefici di legge A; D 104/92 al fine di agevolare particolari soggetti 01.49 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.50 R85 Inosservanza dolosa dei termini (processuali o procedimentali) finalizzata D; M alla decadenza (processuale o procedimentale) R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.51 R86 Sottrazione di documenti da fascicoli di causa M 01.52 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.53 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.54 R21 Artificiosa individuazione e/o ricerca intempestiva di articoli/meta A; D; T prodotti con caratteristiche tali da renderlo irreperibile sul MEPA 01.55 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.56 R04 Abuso nei processi di selezione finalizzato al reclutamento di candidati pre- D identificati e/o non in possesso dei titoli 01.57 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.58 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.59 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.60 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.61 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.62 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.63 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.64 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.65 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.66 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.67 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.68 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.69 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.48 97 Piano triennale di prevenzione della corruzione 01.70 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.71 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.72 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.73 R87 Alterazione o omissione di dati per danneggiare o avvantaggiare qualcuno A; M 01.74 R81 Possibile inserimento al sistema NOIPA di somme non dovute o pagamenti A meccanizzati a inesistenti titolari 01.75 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.76 R00 Rischio generico connesso alla gestione (non definito dalla struttura) 01.77 R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio A e/o di pagamento della fattura R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del A; D; M servizio (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R11 Allungamento artificioso dei tempi di verifica della fornitura o del servizio A e/o di pagamento della fattura R13 Alterazione della procedura di verifica della regolarità della fornitura o del A; D; M servizio (attestazioni di regolare esecuzione e collaudi) R15 Alterazione delle esigenze di esecuzione dei lavori e/o dei fabbisogni di A; D; T acquisto di beni e servizi R22 Assegnazione di uno specifico incarico sempre allo stesso tecnico - elusione A; M del principio di rotazione nell'affidamento degli incarichi R33 Definizione dei fabbisogni e requisiti non conformi a linee guida, direttive o A; T al codice degli appalti R40 Frazionamento artificioso degli appalti finalizzato ad eludere la norma sulla A; M soglia limite R43 Incompletezza dell'appunto tale da fuorviare il parere del direttore R71 Scelta di una procedura che non garantisce il rispetto dei principi di A; D; M; T concorrenza, imparzialità e trasparenza nella selezione degli operatori economici R78 Uso distorto degli affidamenti diretti. R16 Ambiti in cui il pubblico ufficiale ha funzioni esclusive o preminenti di D; T controllo (ad es. controlli finalizzati all’accertamento del possesso di requisiti) R17 Artificiosa definizione dei requisiti o dei criteri per l'ammissione al D beneficio e/o servizio, al fine di favorire uno più richiedenti R29 Contributi non dovuti per irregolarità delle istanze presentate dai soggetti A; D richiedenti 02.10 04.02 A A; D; T La successiva fase di valutazione del rischio, è stata eseguita dal Gruppo di supporto e dal Referente mediante la somministrazione di un questionario a tutta la struttura organizzativa, finalizzato ad acquisire le valutazioni, nonché le percezioni dei soggetti coinvolti nel processo su episodi di 98 Piano triennale di prevenzione della corruzione corruzione avvenuti o potenzialmente verificabili all’interno della Direzione (metodo del risk selfassessment). Per ogni processo organizzativo, sono stati misurati gli indicatori di probabilità e impatto: il questionario di rilevazione utilizzato a tale scopo, contiene una pluralità di domande volte ad indagare la dimensione della probabilità (frequenza di accadimento di eventi rischiosi) e dell’impatto (conseguenze generate dal verificarsi degli eventi rischiosi) attraverso l’attribuzione di un coefficiente numerico da 1 a 4. La misurazione dell’indicatore di probabilità e dell’impatto è avvenuta applicando l’operatore “massimo” alle mediane di ognuna delle due variabili (probabilità e impatto). probabilità e impatto sono state combinate attraverso i criteri riportati nello schema seguente, ottenendo un rating complessivo a quattro livelli (critico, rilevante, medio, trascurabile). Il dettaglio della metodologia e degli strumenti utilizzati per l’analisi del rischio è contenuto nel paragrafo “Analisi e gestione del rischio corruttivo”. probabilità Per ogni processo, le misure finali degli indicatori di 4 3 2 1 4 3 2 1 8 12 16 6 9 12 4 6 8 2 3 4 1 2 3 trascurabile medio rilevante critico 4 impatto Sintesi della valutazione dei rischi Il livello di rischio, per la quasi totalità dei processi considerati, risulta “medio”, con valori compresi fra 3 e 4. I processi dove sono stati rilevati livelli di rischio “rilevante” (anche in relazione a singole fasi del processo stesso), riguardano Concorsi pubblici, Mobilità e comandi, Gestioni amministrative dell’asilo nido e del Mini midi mef, Gestione partite stipendiali, Contenzioso e Formazione del personale. 99 Piano triennale di prevenzione della corruzione I risultati dell’analisi evidenziano che i suddetti rischi originano da alcuni fattori abilitanti di tipo D e T25, che ricorrono nella maggior parte dei casi; tuttavia, ai fini dell’individuazione delle misure di mitigazione, occorre considerare che le fasi dell’attività cui essi si riferiscono, si svolgono all’esterno del perimetro di competenza della Direzione del Personale (es: Cod. rischio R.78 e R.80); significativo, in alcuni casi il rischio di interferenza illecita nella determinazione del fabbisogno di personale (Cod. R. 46, con riferimento alle procedure di mobilità) Identificazione e progettazione delle misure di prevenzione La fase di identificazione e progettazione delle misure di prevenzione è stata finalizzata alla individuazione degli interventi organizzativi volti a ridurre o neutralizzare il rischio di corruzione, sulla base delle priorità emerse in sede di valutazione degli eventi rischiosi. Al fine di neutralizzare o ridurre il livello di rischio, sono state utilizzate prioritariamente le misure “obbligatorie” indicate nel Piano Nazionale Anticorruzione (Trasparenza delle informazioni; Codice di comportamento dei Dipendenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze; Obbligo di astensione in caso di conflitto d’interessi, formazione specifica anticorruzione in materia di acquisizione e progressione del personale), si è anche proceduto all’identificazione di misure ulteriori (programmazione di iniziative di formazione sulla gestione delle procedure di mobilità del personale; formalizzazione di procedure interne). I risultati del monitoraggio in ordine all’attuazione delle suddette misure (obbligatorie e ulteriori) sono inclusi nella Relazione prevista dall’art. 1 comma 14 della legge 6 novembre 2012, n. 190 debitamente pubblicata nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito MEF all’indirizzo: http://www.mef.gov.it/operazione-trasparenza/altri_contenuti/corruzione/relazione/index.html . -o0o25 In ossequio alla formula di Klitgaard, le cause vanno ricondotte a una o più delle seguenti quattro fattispecie, cercando di individuare quella o quelle che svolgono un ruolo determinante sulla possibilità che si verifichi il rischio. Monopolio del potere (M): situazione in cui un solo soggetto (o un ristretto numero di soggetti) ha un potere esclusivo sulle fasi cruciali del processo e sull’adozione di decisioni fondamentali; Discrezionalità (D): situazione in cui il processo non è sufficientemente vincolato da norme e regolamenti interni e coloro che se ne occupano hanno ampi margini di scelta; Trasparenza (T): situazione nella quale le scelte operate dai decisori avvengono senza la necessità di motivazione, oppure quando la motivazione non è facilmente conoscibile da tutti o dai soggetti interessati; Accountability (A): situazione in cui il processo viene svolto da soggetti che non sono sottoposti a controlli efficaci né devono dar conto delle loro scelte all’interno dell’amministrazione o nei confronti dei cittadini. 100 Piano triennale di prevenzione della corruzione Per l’anno 2016 l’individuazione e la valutazione delle misure è compiuta dal Responsabile della prevenzione con il coinvolgimento del Referente della Direzione e dei dirigenti per le aree di competenza. In particolare, il monitoraggio sull’effettiva attuazione delle misure adottate, riguarderà: Misure obbligatorie Indicatori sull'attuazione e/o sull’efficacia Incompatibilità Numero di casi in cui si riscontra l'assenza di specifiche per incompatibilità specifiche sul totale dei controlli posizioni dirigenziali effettuati. - Codice di comportamento Realizzazione infografiche e diffusione Attività successiva alla cessazione dal servizio (revolving door/pantouflage) Formazione predisposizione e gestione programma formativo su temi relativi alla prevenzione della corruzione Monitoraggio Monitoraggio a campione con cadenza semestrale. Iniziative, d’intesa con la DCI, di diffusione capillare del Codice di comportamento. Monitoraggio a campione con cadenza semestrale. Percentuale di personale formato rispetto al totale del personale da formare (dato aggregato, sedi centrali, sedi periferiche). Unità di personale formate nel semestre rispetto alle previsioni del programma formativo. · Monitoraggio semestrale riferito alle attività formative svolte nel semestre precedente · Customer satisfaction. 101 Piano triennale di prevenzione della corruzione ALLEGATO 3 – CATALOGO DEI PROCESSI MEF IN CORSO DI CONSOLIDAMENTO 102 Piano triennale di prevenzione della corruzione ALLEGATO 4 – REGISTRO PROVVISORIO DEGLI EVENTI RISCHIOSI 103