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A sostegno dei bambini e delle loro famiglie presso il Policlinico Sant’Orsola, Bologna Indice Il progetto Ospedale Creativo 03 Il Volontario 06 Laboratori creativi * 15 Laboratori multisensoriali 37 Clown di corsia 41 Gruppo eventi 53 Approfondimenti ** 57 Informazioni utili 68 * con il contributo dei volontari ** a cura dell’U.O. di Neuropsichiatria Infantile Clinica Pediatrica G. Gozzadini di Bologna le a d e p os n u n o N “ ti, l u d a i l o c c i p r e p e l a d e p os n u a m o” n i b m a b i d a r u a mis zoni Prof. Emilio Fran Ospedale Creativo L’Ospedale Creativo è un progetto che nasce all’interno del mondo del volontariato attivo dell’Associazione Fa.Ne.P. ONLUS che opera da oltre trent’anni all’interno della Clinica Pediatrica G. Gozzadini di Bologna, con particolare attenzione e sostegno ai piccoli ospiti dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile Il progetto Lab. creativi Nell’Ospedale Creativo il volontario, figura centrale del progetto, è accanto al bimbo ospedalizzato sin dalle prime ore dell’ingresso in ospedale con il primo laboratorio che è quello dell’Accoglienza. All’interno dei quindici laboratori i nostri bimbi sono sempre impegnati in attività ludiche, ricreative e costruttive, studiate in base alla loro età, alle loro condizioni di salute e alle componenti emotive e psicologiche che vengono stimolate durante il periodo di ospedalizzazione. Questo è solo l’inizio perchè il sostegno maggiore si attiva durante la fascia pomeridiana, momento in cui non vengono eseguite visite ed esami medici di routine, e la famiglia può sentirsi più spaesata e sola. Proprio in questi momenti, tutti i giorni della settimana, centinaia di volontari offrono il proprio tempo per attuare Laboratori Creativi, Gruppo di Clown di corsia e Laboratori Multisensoriali. 6 Le attività proposte vogliono garantire momenti e spazi di gioco poichè proprio il gioco rappresenta il principale mezzo comunicativo di un bimbo, oltre che valorizzare le abilità di ciascun individuo: bimbi, adolescenti, genitori e volontari! Lab. multisensoriali Clown di corsia Ogni settimana da esperti e volontari viene valorizzata la libertà espressiva del corpo, attraverso attività diversificate: yoga, massaggi, pittura, danza, giochi, passeggiate a cavallo e tante altre co-terapie. Questi laboratori contribuiscono alla creazione di un ambiente favorevole alla cura, educando ed educandoci alla salute, al benessere psico-fisico, per garantire l’eccellenza in pediatria anche ai bimbi con gravi disabilità e alle loro famiglie, in ospedale e sul territorio. Dal 2010 “l’Ospedale Creativo Fa.Ne.P.” partecipa come capofila, insieme ad altre associazioni di volontariato, al Comune di Bologna e all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), al progetto “Le città sane dei bambini e delle bambine”. Il Gruppo Clown di corsia, nato nel 2006, conta oltre quaranta volontari attivi ed è attualmente impegnato nei seguenti reparti della Clinica Pediatrica G. Gozzadini presso l’Ospedale S. Orsola (Bologna): • U.O. di Neuropsichiatria Infantile (da cui ha avuto origine il progetto); • U.O. di Pediatria d’Urgenza; • U.O. di Pediatria Specialistica. I volontari-clown sono inoltre impegnati periodicamente in eventi extraospedalieri volti a sensibilizzare l’opinione pubblica e in Missioni del Sorriso in Italia e all’estero. 7 Il volontario Fa.Ne.P. opera a sostegno del reparto Neuropsichiatria Infantile e Disturbi del Comportamento Alimentare in età evolutiva all’interno della Clinica Pediatrica G. Gozzadini (Sant’Orsola-Malpighi, Bologna). Da qualche anno i volontari sono presenti anche nel reparto di Cardiochirurgia Pediatrica, Pediatria d’Urgenza, Pediatria Specialistica (Gruppo Clown) Le regole del volontario: quando entri in ospedale, ricordati che sei ospite della struttura; indossa sempre la maglietta gialla e il tesserino di riconoscimento; un sorriso è un gesto universale; Volontari e Unità Operativa All’interno della cornice dell’Ospedale Creativo, il volontario è parte integrante dell’Unità Operativa e, in sinergia con l‘equipe terapeutica multidisciplinare, sostiene i piccoli pazienti e le famiglie nel percorso di cura, attraverso i Laboratori Creativi e le attività ludico-espressive presenti ogni giorno nel reparto. rispetta chi sta lavorando; applica le principali norme di igiene personale; per ogni necessità rivolgiti ai responsabili dei volontari o alla segreteria Fa.Ne.P. 8 Il volontario è una figura fondamentale nell’approccio olistico in ospedale che considera la persona nella sua integrità e totalità. Cosa fa nello specifico l’Unità Operativa? L’U.O. di Neuropsichiatria Infantile e l’annesso Centro a valenza regionale per i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) è una struttura a direzione universitaria afferente al Dipartimento della Salute della Donna, del Bambino e dell’Adolescente. La mission dell’U.O. è la diagnosi e la presa in carico di patologie di carattere neuropsichico e di disturbi del comportamento alimentare, in età compresa tra 0 e 18 anni. Le attività di assistenza e diagnostica sono fornite in regime di ricovero, day hospital o ambulatorio. È presente un day hospital per patologia neuropsichiatrica infantile che si prende carico di percorsi diagnostici complessi e della gestione del trattamento farmacologico; un day hospital per DCA per percorsi psicofarmacologici e diagnostici complessi; un day hospital riabilitativo a frequenza quotidiana per DCA in cui le pazienti seguono un programma terapeutico per circa dodici settimane. L’età di accesso per i DCA è consentita fino a 24 anni. 9 Il volontario e il bambino “La salute non è solo assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico,sociale e mentale” 1 Il paziente, sia adulto che bambino, dev’essere considerato nella sua globalità di persona: bisogna sempre ricordare che, anche in ospedale, un bambino è prima di tutto un bambino, con tutte le esigenze tipiche della sua età L’importanza del gioco L’espressione fondamentale del modo in cui il bambino comprende il mondo è il gioco. Attraverso l’attività ludica: fa le sue prime esperienze di relazione con l’ambiente; esprime sentimenti; manifesta predisposizioni; rivela atteggiamenti; si misura, prova, simula, impara! 1: Statuto World Health Organization, 1948 10 L’utilizzo del gioco in ospedale può essere d’aiuto in molteplici forme: grazie alla sua poliedricità diverrà di volta in volta mezzo di evasione, strumento di comunicazione, di relazione, di recupero della normalità e ponte con la realtà esterna. Col gioco il bambino torna ad essere parte attiva e protagonista in una situazione che lo vede nel ruolo passivo di paziente. Il gioco, inoltre, facilita l’instaurarsi di relazioni positive con gli altri bambini attraverso un linguaggio per loro noto e comune, che permette di avvicinarsi e condividere anche le esperienze dolorose. Assicurare al bambino momenti e spazi per il gioco non è solo un modo per riempire i momenti di noia che un ricovero comporta, ma anche una valida strategia per valorizzare la sua parte sana aiutandolo a uscire dal disinteresse e dal torpore che probabilmente la malattia ha provocato. Un volontario non è: un assistente sociale; Un volontario è: una persona sufficientemente equilibrata, serena, disponibile e discreta che entra in reparto con semplicità, umiltà e rispetto; un terapista ludico; un infermiere; un medico; uno psicologo. una persona che viene dall’esterno,dalla non-malattia, che porta la normalità all’interno del reparto e provoca una rottura nella monotonia della giornata fatta di ritmi ospedalieri. 11 Il volontario e le ragazze/i Il volontario che opera nell’ambito dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) incontra soprattutto adolescenti e preadolescenti. Le relazioni si complicano e al tempo stesso si arricchiscono; la personalità e l’individualità di ciascuno di loro va rispettata, ma si deve pretendere il rispetto reciproco Attraverso i laboratori scoprono nuove abilità, si esprimono e si distraggono dal pensiero che li ossessiona. I volontari che li accompagnano durante le cene condividono con loro uno dei momenti più critici della giornata. Il ruolo del volontario non è e non deve essere quello del sorvegliante né quello del complice: si cena assieme e come in una qualsiasi tavolata tra amici, si parla di ciò che ci è successo, si scherza, si ascoltano i problemi degli altri. 12 Fondamentale è non ferirli e non commentare mai il loro aspetto fisico: quello che a noi sembra un complimento, per una ragazza o un ragazzo affetto da DCA può essere devastante. Illustrazione di Andrea Santonastaso Sono ragazze e ragazzi intelligenti, estremamente sensibili e privi di autostima: meritano lealtà, dolcezza e sostegno. Lettera di una volontaria Fa.Ne.P. “L’inizio è stato duro, in tutti i sensi, volevo aiutare, rendermi utile, ma non sapevo fare nulla e non sapevo come era meglio comportarsi, quali atteggiamenti tenere, così mi cresceva solo l’ansia dell’incapacità di pormi... Pietro “il grande”, titolare del laboratorio della carta, un guru, una persona eccezionale con pazienza e competenza, mi ha insegnato alcune cose e mi sono rilassata. Ho cominciato allora ad ascoltare, non solo con le orecchie, ma anche con gli occhi, con la mente e soprattutto col cuore e tutto è diventato più facile. Le ragazze ospiti del reparto sono eccezionali, con la loro sensibilità ti lasciano, solo dopo tempo e pazienza, entrare pian piano in un pezzettino della loro vita. Non importa saper fare delle cose, ma importa provarci! Con loro ho imparato a conoscere meglio me stessa, a migliorare i miei comportamenti e a riflettere su molti passaggi della mia vita... Ho imparato ad aspettare un cenno, a riflettere su tutto, ad avere tanta pazienza, ma soprattutto ad accettare tutto il diverso da me e finalmente mi sono sentita accolta” Lettera di Giulia (volontaria) 13 Il volontario e il genitore I volontari offrono un valido supporto alle famiglie, intrattenendo i bambini e permettendo così ai genitori di sbrigare alcune incombenze o allontanarsi un po’ per riposare e “prendere una boccata d’aria” La famiglia è l’intermediario tra il bambino e il mondo esterno: i familiari di riferimento del bambino malato rivestono un ruolo estremamente importante durante il ricovero. La vita in ospedale non è facile: sia i bambini che i genitori sono costretti a rispettare regole ed usi di un vivere comune che non hanno deciso né contribuito a stabilire, mettendo sotto il giudizio di tutti le abitudini che invece sono proprie della loro intimità.2 Ciò ha un costo molto alto, oltre che per il bambino, anche per l’adulto, che da un lato vive tutte le preoccupazioni e sensi di colpa legati alla malattia del figlio, mentre 2: Kanizsa S., “La paura del lupo cattivo” ed. Meltemi, 1998 14 dall’altro avverte la sua incapacità nell’essere un valido aiuto sentendosi, a volte, inerme di fronte alle competenze dei medici. L’esperienza degli anni passati conferma che partecipare alle attività, giocare con i bambini, chiacchierare con i volontari permette anche al genitore di distrarsi piacevolmente e allontanare, anche se solo per brevi momenti, il pensiero della malattia. Per permettere alle famiglie di condividere le proprie esperienze, domande, emozioni, esistono da diversi anni tra i volontari, i Gruppi “I genitori accolgono i genitori”. Da 0 a 99 anni, il gioco non ha ni! o i az c i d n i o r t n o c i r o t a r Labo creativi L’accoglienza Ogni giorno, indossata la maglietta gialla dei volontari Fa.Ne.P., accogliamo sorridendo bambini, adolescenti e genitori nel reparto e negli ambulatori di Neuropsichiatria Infantile e Disturbi del Comportamento Alimentare Perché così gialle e solari le nostre magliette in un luogo dove malattia e tristezza transitano ogni giorno? Perché il giallo è il colore della luce. Perché è un colore positivo, stimolante, che suscita sempre allegria e ottimismo. Vestiti di questo raggio di luce, cerchiamo proprio di trasmettere ottimismo e serenità facendo giocare i bambini intimoriti dall’ambiente ospedaliero, o scambiando qualche parola con i genitori per sciogliere le tensioni che a volte si leggono sui loro volti. Tensioni, ma anche speranza e fiducia. In questa realtà dolorosa e al contempo coraggiosa, donare un sorriso a chi soffre è beneficio anche per se stessi perché si riceve più di quel che si dà e ci si arricchisce interiormente di nuovi valori. 18 I genitori accolgono i genitori Questo gruppo vuole creare opportunità di confronto tra persone ed esperienze, permettendo l’instaurarsi di relazioni sociali all’interno del contesto ospedaliero al fine di alleviare il senso di solitudine che rischia di prevalere Il progetto “I genitori accolgono i genitori” nasce come gruppo di accoglienza per i genitori che hanno bambini e ragazzi affetti da una patologia per la cui cura ricorrono ai servizi che la Struttura di Neuropsichiatria Infantile mette a disposizione. Un gruppo di genitori, con esperienze personali legate a patologie neuropsichiatriche infantili, cerca di accogliere le famiglie dei piccolipazienti ricoverati, con l’obiettivo di aiutarle e ascoltarle mentre stanno vivendo una situazione drammatica di solitudine e angoscia, per offrire la propria testimonianza ed affiancarle nell’intero percorso del ricovero. È un supporto che si propone di offrire ai genitori occasioni di conoscenza ed approfondimento che si rivelano fondamentali per gestire la quotidianità di un figlio affetto da patologie neurologiche, che rappresenta quasi sempre un impegno superiore alle forze di una famiglia sola. 19 Pasta di mais Il nostro laboratorio, animato da volontari di varie età, consiste nel creare con la pasta di mais piccoli oggetti: animaletti, angioletti, folletti e mostriciattoli... bruttissimi per gli adulti, ma bellissimi per i nostri bimbi! Non occorre una pratica collaudata per accedere al nostro laboratorio. La ricetta ideale è la seguente: un po’ di manualità, un po’ di pazienza e fantasia quanto basta! Per i più piccoli usiamo la plastilina colorata, stampini e formine per creare e manipolare in allegria. Ogni volta che un bimbo ci chiede “Ne facciamo un altro?” oppure “Torni anche domani a giocare con me?” noi volontari ci sentiamo fortemente gratificati nel portare il nostro piccolo contributo a questi piccoli che, mentre sono impegnati nel gioco, dimenticano per un attimo di trovarsi in ospedale. Se vuoi essere uno dei nostri volontari, non devi essere uno scultore o un artista ma semplicemente un grande bimbo! Un bimbo cresciuto, che deve riprendersi la fantasia che aveva già sviluppato da piccolo; essere molto disponibile e non avere timore di non saper fare, perché spesso sono i bimbi che prendono la tua mano e ti conducono nel loro piccolo Grande Gioco. 20 Decoupage Oggetti in legno, colori acrilici, pennelli, spugnette, colla vinilica, acqua, tovaglioli di carta colorati e tanta tanta fantasia... Sono i materiali che le ragazze e i ragazzi utilizzano ogni giorno per creare i loro piccoli capolavori C’è chi ha bisogno di un aiutino per partire, di un consiglio sui colori e sulle figure da utilizzare... I volontari sono lì, oltre che per portare un po’ di quotidianità, di spensieratezza e un sorriso, anche per questo: consigliare le ragazze e i ragazzi a scegliere e a preparare i colori da loro desiderati, ritagliare le figure che piacciono e anche svelare alcune “tecniche” per rendere il loro lavoro il più bello possibile. Fra i ragazzi c’è anche chi, invece, ha già in mente quale oggetto utilizzare, cosa fare, come fare e a chi, eventualmente, regalarlo: ed è un vero piacere vederlo realizzare! L’ora e mezza a disposizione passa molto velocemente, tanto che molte volte i ragazzi si attardano nel riconsegnare i materiali pur di finire i loro lavori e mostrare, orgogliosi, la loro opera compiuta! 21 Giochi e favole Il Gruppo “Gioco e favole serali” si occupa dell’intrattenimento dei bambini del reparto nella fascia serale, trascorrendo con loro quel lasso di tempo che intercorre fra il momento del dopo-cena e l’andare a letto Nella attività, dopo essersi presentati personalmente a ciascun bambino, si cerca di fare trascorrere il tempo a nostra disposizione giocando ad “Uno”, a “Memory” (solitamente i più gettonati), cantando e mimando le canzoni dello “Zecchino D’Oro” o raccontando favole. I vari gruppi di volontari, spesso, oltre ad aver stretto una buona amicizia, si sono trovati nel tempo di fronte a svariate situazioni che li hanno arricchiti e fatti crescere, facendogli scoprire risorse che neanche pensavano di avere e regalandogli preziose lezioni di vita. È difficile a volte non affezionarsi a quei piccoli grandi amici, soprattutto quando purtroppo li si incontra per molte settimane di seguito e, quindi, si ha modo di conoscerli meglio nella loro personalità, nei loro gusti, nei loro modi di comunicare, nel loro coraggio e nelle loro paure. 22 Lab. del collage Il collage è una pratica che consiste nell’incollare oggetti o ritagli su un foglio di carta: lasciamo che la fantasia faccia muovere i pennarelli per creare disegni colorati e che le mani contribuiscano a creare tanti piccoli capolavori! Il laboratorio di collage vuole proporre ai bambini ed ai ragazzi l’applicazione di questa tecnica: in realtà di tecnico c’è ben poco, e non importa se quello che si produce non ha un senso... il senso lo ritroviamo nell’impegno, nelle risate, nella solidarietà che spesso i più grandi dimostrano per gli “artisti” più piccoli (che vivono la “trasgressione” del ritagliare con un entusiasmo unico!), nel fare un viaggio in una realtà che dovrebbe essere la normalità. Alla fine delle ore può succedere di trovarci con le mani imbrattate di colla e pezzetti di carta... ma felici di avere condiviso in compagnia due ore insolite e spensierate. 23 Lab. del colore “Con i colori ci piace giocare e i nostri pomeriggi insieme rallegrare. Il giallo, il rosso e il blu sono quelli che in assoluto ci piacciono di più!” Una bambina del reparto Durante il nostro laboratorio, proponiamo varie attività ai bambini presenti, tenendo conto della loro età e traendo ispirazione anche dal periodo dell’anno in cui ci si trova. Molto divertente colorare le mani con i colori acrilici e lasciare le impronte su un foglio di carta! Creiamo oggetti anche con materiale da riciclo, quale rotoli vuoti di carta igienica che vengono trasformati in portamatite con le sembianze più strane; cornici realizzate con carta ondulata di scatole per libri e decorate con pasta, fiori di carta, conchiglie e altro; gusci di noci che magicamente trasformiamo in tartarughe. Nel proporre le diverse attività lasciamo ai bambini l’iniziativa e la fantasia. È nostra cura fare in modo che i lavori inizino e finiscano nello stesso pomeriggio, in modo che i bambini possano vederli realizzati e portarli con sè immediatamente. 24 Lab. della carta Sulle ali della fantasia, spaziamo ovunque con origami, sagome, pop-up, tagliando, piegando, incollando, colorando e creando il nostro fantastico oggetto che ci regala un breve racconto di noi in quel preciso momento È bello trovarsi con i ragazzi per passare con loro un po’ di tempo mettendo “le mani in pasta”: anzi, meglio dire “in carta”! Arriviamo, un saluto, un sorriso e... “Cosa avete portato?” È una domanda frequente dei ragazzi che ci invoglia a portare sempre qualcosa di nuovo! E via allora con: cartone semplice, colorato, fogli con disegni e colori diversi, forbici, nastri, bottoni, adesivi, perline, pennarelli, ma anche sacchetti di plastica, giornali, riviste, merletti; elementi essenziali del nostro laboratorio. “Dov’è la colla?” un’altra domanda frequente. Aggiungiamola dunque: vinavil, colla attacca tutto, ma anche gomma, matita…. “Cosa facciamo oggi?” È solo un po’ di pigrizia in agguato, niente paura, ecco la soluzione: biglietti, scatoline, animali, fiori, segnalibri, portafoto, portamatite e tanti altri oggetti che richiedono partecipazione e cooperazione. 25 Lab. di riciclo Ogni venerdì costruiamo con i bambini tanti piccoli oggetti con i materiali che si possono facilmente trovare ogni giorno in casa: tovaglioli di carta, fili di lana, semi, tappi, sacchetti di carta... ...ma anche stoffe, tubi di cartoncino (come quelli che si trovano all’interno dei rotoli della carta igienica e dello scottex) e le carte colorate presenti nelle riviste e nei quotidiani. Realizziamo con questi materiali tanti fiori di carta (con tovaglioli e cannucce), vari animaletti (con sportine di plastica e carta di giornale, oppure con i tubi di cartoncino) e pon-pon con i gomitoli di lana multicolor, il tutto da decorare a piacere in qualunque modo venga in mente. I bambini possono così distrarsi, costruendo piccoli giocattoli o oggetti ornamentali utilizzando la loro vivace fantasia. In questo modo insegniamo loro che - con un pizzico di creatività e un po’ di pazienza - tutto può trasformarsi e ritornare utile: una cosa che anche noi adulti non dovremmo dimenticare mai! 26 Pittura su vetro Uno dei primi laboratori pensati per permettere alle ragazze/i di esprimere la loro vivace fantasia sotto la guida di volontari e esperti che, con passione, si dedicano a questa attività Cosa si fa con la chiave numero 2? Si apre l’armadietto per far uscire un vaso per l’acqua, salviette, lastrine di vetro molato e carpetta con idee e progetti per ispirare chi, quel giorno, vuole liberare il proprio ego artistico! Ecco come inizia il nostro pomeriggio di attività di pittura su vetro, permettendo a ragazze e ragazzi di materializzare la loro sensibilità, spennellando con colori sgargianti su lastre trasparenti i propri personaggi preferiti, paesaggi o anche immagini surreali. Ognuno di loro crea dei piccoli capolavori attraverso l’utilizzo dei colori atossici, trasparenti o coprenti, con infinita pazienza e fulminea esecuzione. Passeranno ancora altre giornate e nel nostro piccolo saremo ancora lì, per chi avesse voglia di giocare con l’arte e di sperimentare le proprie abilità di pittore. 27 Acquerello Il colore ad acquerello ci permette di dare forma a ciò che le ragazze e i ragazzi sperimentano con il loro sentire, senza che per questo siano necessarie particolari competenze tecniche e pittoriche L’incontro con le ragazze e i ragazzi del reparto, la loro spiccata sensibilità e le loro storie in bianco e nero segnate dalla paura, dal dolore e da affetti feriti, dalla sfiducia in un futuro a colori… Questo ci ha portati alla ricerca di uno sguardo capace di vedere le risorse in ogni persona e di uno strumento capace di offrire ad ognuno l’opportunità di mettersi in contatto con la propria bellezza ed unicità. È l’importanza di comunicare loro gli aspetti buoni e creativi, lavorare su quelle risorse e potenzialità che possono sembrare oscurate, ma che con l’impegno riescono a mostrarsi e permettono di vivere veramente. Il laboratorio diventa così un’occasione di ricerca dei propri personali colori, uno spazio e un tempo per prendersi cura di sé, per stare insieme, per esprimere le proprie emozioni, per condividere, per vivere attimi di legge- 28 rezza, per scoprire la propria voglia di dipingere... L’acquerello, per sua natura e attraverso la sua fluidità, consente di vivere la magia della trasformazione e la grande ricchezza delle sfumature. Le esperienze proposte non mirano a riprodurre immagini esterne, ma permettono di sperimentarsi attraverso il colore e di entrare a contatto con la sfera del proprio “sentire” e così, mediante l’espressione artistica, di creare un ponte tra l’interno e l’esterno sul quale le emozioni possono fluire e rinnovarsi. È altresì importante creare un’atmosfera e uno spazio in cui le ragazze e i ragazzi possano sentirsi liberi, accolti, sostenuti... per aiutarli a dare fiducia e darsi fiducia reciprocamente, per permettere alle loro creazioni di sorprenderli aldilà del giudizio altrui e della paura di non essere capaci. 29 Prestito librario e Lettura animata La Biblioteca Scandellara, la Soffitta dei Libri e le animatrici esperte de “Le Ali della Fantasia” insieme, ogni settimana offrono ai piccoli degenti e alle loro famiglie momenti di svago attraverso la maglia del libro e del prestito librario RICETTA PER LA LETTURA ANIMATA Difficoltà: bassa Dosi: per quante più persone possibili • Attirate l’attenzione di qualche bambino o bambina; • Scegliete un paio di libri colorati, vivaci e accattivanti; • Disponete il/i fanciullo/i ovunque abbiate la possibilità di farlo, aprite il libro e iniziate a leggerlo; • Ora divertitevi: gesticolate, fate smorfie, spalancate gli occhi, saltellate sul posto, battete le mani! In collaborazione con: La Soffitta dei Libri, Biblioteca Scandellara e Associazione Le Ali della Fantasia 30 Attività assistita con animali con la collaborazione dell’Associazione AiPet L’interazione con gli animali può aiutare a migliorare la qualità della propria vita e può rappresentare un valido sostegno, facilitando la disposizione del paziente verso le cure e realizzando percorsi integrati terapeutici e riabilitativi L’Attività Assistita dagli Animali e la Terapia Assistita dagli Animali sono riconosciute come metodologie di co-terapia che non sostituiscono, ma affiancano sinergicamente le cure tradizionali. La relazione che si instaura tra l’individuo e l’animale, se correttamente gestita, facilita anche una disposizione efficace del paziente verso le cure a cui deve essere sottoposto. L’interazione si articola in cinque fasi: • conoscenza e presentazione di pazienti/familiari/cani • lento avvicinamento ai cani presenti • contatto con i cani stimolando il tatto e l’esplorazione • fase libera durante la quale pazienti e cani interagiscono liberamente • fase programmata, in cui i piccoli pazienti seguiranno un percorso interattivo progettato ad hoc 31 Gruppo Teatro “Signore e Signori, benvenuti allo spettacolo! I volontari del Gruppo Teatro Fa.Ne.P. vi augurano tanti sorrisi, divertimento e voglia di stare insieme” E adesso... Inizia la magia!” Chi l’ha detto che per assistere ad una rappresentazione teatrale ci si debba recare in teatro? Noi non ci facciamo mancare niente.. Anzi, non facciamo mancare niente ai piccoli pazienti ricoverati! E creare l’emozione di un palcoscenico è davvero un gioco da ragazzi! I volontari del Gruppo Teatro si trovano settimanalmente per creare uno spettacolo che sarà inscenato da loro stessi e che presenteranno a tutto il reparto. Dalla scelta della sceneggiatura, alla stesura del copione, dalla scelta dei personaggi, alla realizzazione dei costumi e della scenografia: tutto è affidato all’ispirazione e all’estro dei provetti attori! E, ovviamente, prove a volontà per assicurare un risultato esilarante. Ma chi può dirlo? Naturalmente i nostri severissimi critici teatrali nonché spettatori: i bambini! 32 Bijoux Un laboratorio “fashion” stimolante e creativo che ha riscosso un notevole successo. Nel giro di un’ora e mezza vengono creati bijoux colorati, da indossare subito o pensati per un regalo alla mamma, alla nonna o all’amica del cuore Perle e perline multicolor di tutte le forme e le dimensioni; pietre lisce o decorate; charms per bracciali; catenelle; chiodini e monachelle; ganci e gancini; fili, filetti ed altri attrezzi vari che - con le abili mani e la grande fantasia delle giovanissime ragazze - danno vita ad orecchini, collane, braccialetti ed anelli, tutto rigorosamente creato in base al gusto personale ed alle occasioni in cui sfoggiare i bijoux. Talvolta si crea un vero e proprio lavoro in team, ci si consulta, si chiedono pareri o suggerimenti su come rendere al top la propria creazione ed è davvero bello muoversi in un clima disteso fatto spesso di piccoli sorrisi, soddisfazione ed entusiasmo. Il tempo passa in fretta e quando arriva l’ora di rimettere tutto nelle scatoline spesso si ha voglia di prolungare ancora un po’ questo Laboratorio Creativo! 33 Accoglienza a Bologna Nel 2013 nasce il nuovo progetto che affianca i volontari Fa.Ne.P. alle esigenze di trasporto che incontrano le famiglie dei piccoli pazienti che vivono fuori città in cura presso la Clinica Pediatrica Gozzadini di Bologna I pazienti provengono da tutta l’Italia e più volte all’anno, anche per un solo controllo oppure per lunghe degenze, arrivano a Bologna dopo lunghissimi viaggi in treno o in aereo. Questo aspetto comporta uno stress ed una fatica non indifferente per le famiglie e per i bimbi stessi; una volta arrivati in città, sarebbe ulteriormente complicato e dispendioso raggiungere l’ospedale o il posto in cui alloggiano. Da qui nasce l’idea di unire la disponibilità dei tassisti e dei volontari che, insieme, si recano al luogo di arrivo della famiglia creando un’atmosfera di accoglienza e servizio verso il piccolo e i suoi accompagnatori. L’associazione offre quindi il trasporto di andata e di ritorno dai punti di arrivo e partenza. 34 È difficile immaginare quanto questo gesto, che richiede solo una piccola frazione delle nostre giornate, sia fondamentale per chi lo riceve. A tal proposito, riportiamo le parole di una mamma che ha provato il servizio di Accoglienza: “Il progetto che prevede l’accompagnamento dei Volontari è meraviglioso. È bellissimo arrivare a Bologna e trovare tanto calore e tanto affetto visto che, almeno noi, non ci rechiamo per divertirci... Vorrei ringraziarvi di vero cuore per tutto quello che fate e per la vostra disponibilità che ci accompagna... sempre!” 35 Mangiamo insieme! Durante il pasto, il ruolo del volontario è quello di portare un po’ di normalità all’interno del gruppo, chiacchierando ed ascoltando pensieri ed emozioni, sempre nel rispetto dei tempi e delle necessità di ciascuno All’inizio un po’ di silenzio, di imbarazzo. Visi stanchi, annoiati, occhi spenti, movimenti contro voglia. Poi qualche sguardo furtivo, un minimo interesse. Più tardi la voglia di sorridere, di pensare ad altro. Infine la necessità impellente di divertirsi, di giocare, di fare casino, di immaginare una vita diversa, di sognare un futuro migliore. A volte, a cena è così. Quando questo accade anche solo per una di loro, si esce felici dall’ospedale. E questa felicità ci accompagna a lungo. 36 Non tutti i giorni sono uguali e si passa da momenti in cui l’atmosfera appare abbastanza tranquilla, a periodi in cui invece prevalgono la tensione e il silenzio. È proprio però in questi momenti che ci si rende conto di quanto sia importante la presenza di un volontario: cercando di portare un raggio di sole e di colore nella vita dei ragazzi, anche solo con una parola o un abbraccio, si fa qualcosa di veramente importante. Con il trascorrere del tempo, con le ragazze ospiti del reparto si crea un rapporto particolare di fiducia, ascolto e rispetto reciproco e la soddisfazione più grande nasce nel momento in cui si ricevono da loro i primi sorrisi. 37 Karaoke Prendi il microfono e canta insieme a noi: “Nella vecchia fattoria ia-ia-oh, quante bestie ha zio Tobia, ia-ia-oh!” E se un’altra canzone vuoi cantare, con noi volontari puoi restare! La musica è una delle forme di espressione che ti prende per mano, anche se non hai l’ugola d’oro, anche se non hai il ritmo nel sangue o se non capisci cosa vogliano dire quelle strane parole scandite tra un “badabum” e un “cha-cha-cha”! Il Gruppo Karaoke vuole accompagnare tutti, bambini, ragazzi e genitori, in questo viaggio tra i suoni, i gesti, i colori che invisibili dipingono il nostro mondo interiore. Seguire le parole, rincorrerle per sentirsi a volte l’interprete dello Zecchino d’Oro, altre Tiziano Ferro o la Pausini... sorridere alle stecche, battere il tempo con il piede, vedere i bimbi e le mamme complici come fossimo fuori dal reparto, senza quei muri: questo è il nostro Karaoke e ci rende felici che lo condividiate con noi. 38 i r o t a r o b La soriali multisen Lab. multisensoriali Attraverso il gioco, gli stimoli tattili, olfattivi e visivi e grazie al contatto con materiali naturali, è possibile favorire l’attenzione, l’esplorazione e la comunicazione aumentando l’interazione con l’ambiente ed il benessere psicocorporeo: inoltre, l’approccio multisensoriale aiuta a sviluppare nuove modalità comunicative! Multidisciplinari, Multimediali, Multisensoriali! I Laboratori multisensoriali vengono sviluppati su misura per ogni bambino, a seguito di un’attenta valutazione del suo stato di salute: sono aperti ai bimbi e ai ragazzi con specifiche esigenze, quali grave disabilità motoria (anche associata alla disabilità visiva ed uditiva), ai bimbi con disturbi relazionali e a tutti quelli che devono semplicemente riscoprire il piacere di toccare, annusare, guardare e fidarsi... I laboratori sono aperti anche agli adulti! 40 I bambini acquisiscono, attraverso le esperienze sensoriali, conoscenze importanti per il loro sviluppo anche se molte informazioni sono scarsamente accessibili ai bimbi con disturbi neurologici. Nell’Ospedale Creativo le stanze si trasformano e diventa possibile rilassarsi con esperti e volontari, stimolando i cinque sensi e creando tanti oggetti da regalare ad altri bimbi ricoverati! Comunicazione Laboratorio multimediale Gruppi di auto-aiuto Cineincontri Scienza Le meraviglie della Natura Laboratorio archeologia Attività a cavallo Arte Giocoriciclo Musica Corpo Massaggio infantile Laboratorio Shiatsu Laboratorio Yoga 41 e c s i r a u g n o n “Un sorriso ma certamente ” o i l g e m e r a t s aiuta a Gianni Bitonti n w o l C a i s r o c i d Clown di corsia Tutto ha inizio con un viaggio. Quello che Giovanni Bitonti, già in Fa.Ne.P. da alcuni anni, decise di intraprendere nel 2004. Destinazione: l’orfanotrofio Aldeia da Paz di Quelimane (Mozambico). Nel suo bagaglio, l’esperienza del tempo passato nel reparto di Neuropsichiatria Infantile della Clinica Pediatrica Gozzadini insieme ai bimbi. E un naso rosso. Alle origini del progetto In orfanotrofio per due mesi, a contatto con cento bambini malati di AIDS e di malaria in Mozambico, Gianni si accorge che il passaggio dal dolore al sorriso, con i giusti mezzi, non è impossibile. E scopre la magia del naso rosso nella sua semplicità. Inizia così un percorso di riflessioni personali che lo portano – al rientro in Italia – ad avere un approccio diverso con i bimbi incontrati in reparto. Un anno dopo, insieme ad altri ragazzi, l’esperienza si ripete in Albania: stavolta inscenando improbabili spettacoli con costumi (oltre all’immancabile naso rosso) e divertenti numeri creati nello spazio di 44 una traversata in nave. Questa esperienza si rivelerà decisiva per far scattare la voglia di proporre la semplicità e la potenza del naso rosso anche in reparto. Inizia così, nel 2006, la grande avventura del gruppo Clown FA.NE.P.! La Clownsofia COSA C’È DIETRO IL NASO ROSSO? La nostra filosofia si è sviluppata negli anni, fondandosi su due assunti essenziali: il principale compito del clown è quello di stabilire un rapporto di fiducia duraturo con il bambino, che si estenda a tutto il periodo di degenza, negli orari di attività del Gruppo; la stessa attenzione che viene rivolta al bambino deve essere rivolta anche ai genitori, perché: • vivono un momento di fortissimo stress, che necessita di momenti di sollievo e spazi di benessere; • i bambini, specialmente se molto piccoli, sperimentano emozioni su base empatica con essi. RIDERE, STUPIRE, CAPIRE Ciò che contraddistingue un clown più di ogni altra cosa è l’imprescindibile autoironia e comicità che cerca di introdurre in ogni situazione, in base alle proprie personali capacità. Accanto a ciò, ci si avvale di balloon art, giocoleria e magia! Si tratta di strumenti agevoli con cui raggiungere il fine ultimo di creare un contatto iniziale con il bimbo e i genitori. La magia, in particolare, ha due ulteriori finalità: stimolare il pensiero logico e critico nel bambino; stupire, senza mai illudere. Infatti, mentre lo stupore è un’emozione immediata, che genera attenzione e partecipazione, riteniamo fondamentale evitare l’illusione dell’esistenza di un “potere magico”, svelando e insegnando al bimbo (ma non al genitore) i trucchi di “prestidigitazione” utilizzati di volta in volta. 45 Clown di corsia Attivatori e facilitatori... Il clown non lascia la stanza da solo ma, quando è possibile, il bimbo, con pigiama, naso rosso e cappello lo segue nelle altre camere di degenza. Il piccolo paziente diventa protagonista attivo delle gag, dei giochi e dei trucchi che ha imparato, interagendo così insieme agli altri bambini nel Reparto. In questo senso, i clown svolgono anche il ruolo di facilitatori della socializzazione tra i bambini ricoverati; un momento che noi riteniamo importante e che spesso, in Ospedale, viene trascurato. Il ricovero rappresenta per il bambino un passaggio difficile, spesso caratterizzato da dolore e comunque segnato da significativi cambiamenti nelle abitudini e nei ritmi di vita. Per alcuni di loro l’esperienza della malattia si protrae per periodi prolungati o indeterminati, tali da dover essere accettati 46 come parte costitutiva della propria esistenza. Ecco allora che la figura del clown può essere considerata anche un tutore di resilienza, a cui attingere per affrontare le problematicità che la malattia impone. Il concetto di resilienza, applicato alle scienze sociali, corrisponde alla capacità umana di affrontare le avversità della vita per superarle ed uscirne rafforzati. I clown Fa.Ne.P. hanno ideato il gioco della “Approfittazione Ospedaliera” proprio a partire da questa idea. Dopo aver iniziato uno spazio di interazione con il bambino, il clown lo stimola ad approfittare proprio dei punti critici della sua permanenza in ospedale: il dover rimanere fermo, i punti di una sutura che “tirano”, l’essere collegato a macchine e flebo, etc… Lo scherzo gira intorno al semplice concetto: “Sei in Ospedale, approfitta delle cose che non vanno, lamentati di più, esagera… magari riesci a convincere mamma e papà a farti regalare un gioco nuovo”. Naturalmente si tratta solo di un espediente per sdrammatizzare e porre al centro della comicità proprio il dolore stesso, per riuscire persino a ridere di esso. Perché se io, bambino, posso ridere del dolore e addirittura sfruttarlo a mio favore, allora significa che non è un “mostro” invincibile ma che lo posso affrontare e combattere. ...ma non dottori! Nel corso degli anni, i clown Fa.Ne.P. hanno scelto di non utilizzare più camici colorati come segno distintivo in corsia. Originariamente, l’uso di camici “da dottore” (colorati e decorati) aveva la funzione di sdrammatizzare la figura del medico, paurosa e negativa perché associata alle manovre invasive (flebo, punture, disinfezioni…) che spesso i bambini affrontano durante la degenza. In realtà, vistando qualsiasi ospedale pediatrico, ci si rende subito conto che il personale medico e paramedico che lavora attualmente nei reparti pediatrici è rappresentato da figure altamente specializzate e perfettamente in grado di interagire con i piccoli pazienti e metterli a proprio agio, anche nelle situazioni più delicate. Valore aggiunto di questa scelta si è dimostrato il fatto che, eliminando il camice come base dei costumi, i volontari hanno acquisito piena libertà di esprimere la loro fantasia, creatività e il personale estro artistico, ampliando l’orizzonte di possibilità di gioco e invenzione. 47 Clown di corsia Formati e in...formati Non è immaginabile un clown in ospedale senza un’adeguata formazione. Lo scopo è quello di proteggere sia il bimbo ospedalizzato che il volontario stesso! storia dei clown di Corsia Fa.Ne.P. “Conoscere il passato per costruire il futuro!” incontri frontali e di introduzione della “clownsofia” e sessioni di “socializzazione laterale” workshop per i primi approcci di improvvisazione ballon art, magia e giocoleria ideazione e realizzazione del proprio vestito da clown insieme a tutti gli altri, per iniziare ad immaginare la propria figura comica: “L’abito non fa il monaco, ma sicuramente ispira!” 48 Infine, inizio di un percorso in reparto che guiderà il volontario in una grande avventura che cambierà positivamente la sua vita. Volendo usare una metafora, il ruolo del formatore è quello di chi, aiutando il volontario a scendere di corsa una scala, con una mano lo “spinge” in avanti accelerando la discesa, ma con l’altra lo sorregge e lo protegge da eventuali cadute. Missioni del sorriso La nostra “clownsofia” non si limita all’ospedale: il Gruppo Clown opera sempre più frequentemente anche in contesti extra ospedalieri, sia in Italia che all’estero. ALBANIA Dieci giorni trascorsi tra gli ultimi, sperduti, villaggi rurali in mezzo a bimbi cresciuti per strada e incontrati nella zona di Mamurras. Il nostro intento di rendere i bambini non spettatori passivi, ma protagonisti attivi degli spettacoli si rivela un successo: i piccoli, svegli e motivati, ci stu- Clown di corsia piscono con la loro capacità di apprendere, la loro ironia e voglia di giocare: e sono loro a regalare tanti sorrisi a tutti noi! ABRUZZO All’indomani del terribile terremoto del 6 Aprile 2009, i clown portano il loro contributo ai bimbi nelle tendopoli. In una sola settimana, grazie a un lavoro di squadra eccezionale, vengono reperiti fondi, presi i contatti e organizzato il viaggio! Anche la cittadinanza risponde con generosità al nostro appello: la domenica di Pasqua, centinaia di persone ci portano giocattoli e altro materiale da regalare. Un’esperienza che si rivela di grande valore formativo. ROMANIA Con il patrocinio dell’Azienda Ospedaliera, ben sedici clown affrontano la loro sfida più impegnativa vagando per la Transilvania, incontrando oltre 150 bimbi della Casa di Accoglienza San Giuseppe di Odorheiu e ancora tanti altri negli Ospedali pediatrici e nelle scuole di Odorheiu e Cluj. 50 Sono i primi clown a mettere piede in queste strutture e l’esperienza infonde un tale entusiasmo che i dirigenti ospedalieri locali annunciano l’intenzione di costituire una propria compagnia di Clown! Negli anni seguiranno altre missioni presso la Casa San Giuseppe e, attualmente, è attivo un gruppo clown autonomo: i “Ti Amo Clown”, nato con il sostegno della Fa.Ne.P. Visita il blog della prima missione: http://gruppoclown.blogspot.it BOSNIA Ci giunse un’improvvisa comunicazione riguardante un bambino in difficoltà: dopo aver valutato la situazione, i volontari partono da Bologna insieme a Elena e Mauro. Dopo un lungo viaggio notturno, arrivano finalmente in Bosnia a bussare alla porta del loro nuovo piccolo amico. Da quel giorno, i volontari hanno regalato un sorriso di speranza a lui e alla sua famiglia: il bimbo è successivamente venuto in Italia per curarsi e, dopo vari interventi, è potuto tornare a casa con una prospettiva di vita notevolmente migliorata! Clown di corsia Promozione e divulgazione I nostri clown sono anche promotori attivi e divulgatori presso la cittadinanza delle finalità e dello spirito che ne anima l’attività. Attraverso diversi workshop nelle scuole, interventi a convegni e partecipazione ad iniziative di promozione delle attività socialmente utili, esportano i principi fondamentali della “clownsofia” e dimostrano come non siano confinati all’interno dell’Ospedale, ma possano efficacemente essere trasferiti in tanti contesti diversi. 52 EVENTI I clown si impegnano costantemente negli eventi di found-raising per divulgare obiettivi, progetti e attività in modo attivo e coinvolgente, che permetta al cittadino di toccare con mano una piccola parte del concetto alla base di Ospedale Creativo. IL PROGETTO Nel 2010 il Gruppo dei Clown di corsia della Fa.Ne.P. ottiene un importante riconoscimento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, tramite il Dipartimento per le Pari Opportunità, sostiene e finanzia il progetto “Cuori, Sorrisi e Scienza”. 100%: questa è e l a u t n e c r e p a r t la nos e n o i s s a p e à t i v i di creat o p p u r G i t n e v E Il Gruppo Eventi L’importante non è sostenere il progetto economicamente, ma trovare modi nuovi e dinamici di proporci anche all’esterno dell’ospedale che rispecchino l’animo del volontariato stesso. Nascono così grandiosi progetti! Il Gruppo Eventi nasce dalla voglia dei volontari di trasmettere in modo deciso e marcato la mission dell’associazione, oltre che come strumento fondamentale e necessario per la Raccolta. Molti sono gli eventi benefici che generosi sostenitori mettono in atto per il progetto, ma tra tutti, le creazioni nate da Fa.Ne.P. sono il nostro punto di forza: Magic is possible “Fai una magia, trasforma un centesimo in centinaia di sorrisi, sostenendo l’Ospedale Creativo” Con questa campagna i volontari hanno raccolto cifre significative che si sono tradotti in importanti miglioramenti nella qualità della vita dei piccoli degenti. Aperitivi del Sorriso Il successo delle prime edizioni ci ha spinto ad accostarci al buon cibo e all’ottimo vino, sempre all’insegna della solidarietà. Due volte l’anno, giovani e meno giovani si ritrovano agli Aperitivi per incontrare il mondo Fa.Ne.P. superando le mille presenze. 56 www.facebook.com/magicispossible tari, n o l o v 0 0 1 e r t l O ri, o t a r o b a l 5 1 e r t ol ! e r e i r r a b e l e r t l o i t n e m i d n Approfo o n i b m a b l e n e r o l o Il d Cos’è il dolore per lui? esperienze precedenti; Quando il bambino arriva in ospedale, nella maggior parte dei casi è molto spaventato. Gli adulti, ed in modo particolare i genitori, associano sempre a questo ambiente forti preoccupazioni. stato psicologico del momento: ansia e depressione peggiorano il quadro, eccitabilità e aspettative gioiose, aumentano la sopportazione; Il male sentito è spesso “sproporzionato” rispetto al danno subito a livello corporeo, ed il nostro piccolo paziente è spesso soggetto a stati di paura e di ansia durante il periodo doloroso che ne aumentano l’intensità. Il bambino ricoverato, inoltre, percepisce una perdita di controllo sul proprio corpo e sull’ambiente (genitori in primo luogo), facendo così aumentare l’ansia e la paura. La paura è una componente psicologica importante del dolore. In tal senso, soprattutto in pediatria, è importante trattare la paura che si presenta, con o senza dolore, anche attraverso l’utilizzo di specifiche tecniche psicologiche. Il livello di tolleranza al dolore nel bambino è influenzato da diverse variabili: 60 comportamento degli adulti: informazioni e sostegni adeguati possono attenuare la paura nel bambino e quindi ridurre la percezione del dolore. Il dolore é un’esperienza psicologica complessa dove i meccanismi cognitivi e affettivi si rivelano fondamentali. Come lo interpreta? STADIO PRE-LOGICO (dai 2 ai 7 anni) In questa fase i bambini tendono a credere ai propri sensi, piuttosto che astrarre dall’esperienza o credere a quanto si dice loro: per esempio, hanno molta difficoltà a convincersi che una puntura dolorosa possa davvero farli stare meglio. Di conseguenza, può succedere che non denuncino il dolore se sanno che gli analgesici vanno somministrati per via intramuscolare. Inoltre, due eventi vengono collegati fra loro per il semplice fatto che accadono insieme: se il bambino viene portato dal medico per una vaccinazione, da allora si convince che ogni visita medica debba essere accompagnata da una puntura. Quanto alla definizione del dolore, i bambini a questo livello lo designano generalmente in termini percettivi semplici, del tipo “il dolore è dove fa male” o “è nella testa”, e spesso non colgono il nesso fra dolore e malattia. PENSIERO LOGICO- CONCRETO (dai 7 ai 9 anni) È caratterizzato dalla comprensione del rapporto che c’è fra il dolore e agli altri sintomi e la malattia, ma senza un’idea chiara delle cause del dolore. I bambini a questo livello riescono a capire che procedure spiacevoli sono necessarie per la terapia o il monitoraggio della malattia. PENSIERO LOGICO-FORMALE (circa dagli 11 anni) Gli adolescenti, infine, presentano la capacità di comprensione coerente ed elaborata delle interazioni fisiologiche complesse che intervengono nella salute e nella malattia. La questione se il dolore (compreso quello causato dai trattamenti) sia percepito dai bambini come una punizione per qualche loro trasgressione non é stata ancora risolta dalla ricerca. Alcuni lavori, infatti, hanno concluso in senso affermativo ed altri in senso negativo. C’è comunque sempre il rischio che il bambino interpreti il dolore come conseguenza diretta di una sua colpa. Come si affronta? Innanzitutto è fondamentale non minimizzare o sminuire le difficoltà del bambino (“non piangere non è niente”) e non usare le procedure mediche come minaccia (“fai 61 L’epilessia il bravo altrimenti viene il dottore che ti fa la puntura”). Clown di corsia, Lettura di libri e Laboratori Creativi fanno di un percorso di cura un modo per rendere l’ospedale non solo dolore. Il gioco, è bene ricordarlo, rappresenta lo strumento principale di comunicazione con i bambini. Con il gioco, ad esempio, si può imparare qualcosa sulle procedure prima che avvengano o quando sono finite; questo ci serve per favorire la padronanza di una situazione non familiare, diminuire la tensione ed esprimere le proprie sensazioni. Le tecniche non farmacologiche sono un insieme di strategie che si basano sulle naturali capacità del bambino di fantasticare ed hanno la funzione di aiutarlo nel controllo del dolore. Affinché queste tecniche psicologiche siano efficaci, è essenziale instaurare un rapporto di comunicazione di buona qualità. ciò che si dice è molto meno importante di come lo si dice! È fondamen- 62 tale mantenere una coerenza tra i diversi livelli della comunicazione: verbale, non-verbale e para-verbale! non usare il tecnichese! Usare parole ed espressioni utilizzabili da tutti i soggetti coinvolti nella relazione; ascoltare, ascoltare, ascoltare, significa disponibilità a comprendere ciò che gli altri dicono e soprattutto leggere ed interpretare gli atteggiamenti, i comportamenti, le emozioni. L’epilessia: cos’è? Il termine deriva dal greco Epilambanein che significa “colto di sorpresa” e comprende diverse condizioni patologiche legate al sistema nervoso centrale che colpiscono il 2-3% della popolazione di età infantile. Il cervello è un sistema complesso composto da oltre mille miliardi di cellule. Per questo motivo, i fattori che possono portare a un’alterazione delle cellule nervose cerebrali possono essere molteplici. Le cause principali possono essere così riassunte: alterazioni protratte dell’apporto di ossigeno al cervello o ad una parte di esso, per cause congenite o acquisite; scompenso metabolico che alteri la trasmissione tra i neuroni, per cause genetiche o acquisite; malformazione o degenerazione delle cellule di tutto il cervello o di parte di esso. Le scariche elettriche provocate da tali alterazioni sono meglio conosciute come crisi epilettiche. A seconda della forma di epilessia, l’aspetto e l’andamento delle crisi può differire notevolmente. La Crisi di Grande Male è la più conosciuta anche se più frequenti sono le piccole crisi, di per sé poco evidenti, come ad esempio brevi sospensioni della coscienza (assenze) o sussulti repentini e incontrollati di un braccio. Come affrontarla? Le crisi epilettiche hanno diverse modalità di manifestazione a seconda della vastità dell’area del cervello interessata. Ci sono crisi semplici che non interrompono il contatto con l’ambiente, ma ci sono anche crisi molto più complesse. In entrambe le situazioni, esse possono essere precedute da sensazioni che ne preannunciano l’arrivo. La più grave, la Crisi di Grande Male, insorge bruscamente: a volte il soggetto urla, perde coscienza e si accascia a terra. In questa fase la muscolatura di tutto il corpo si irrigidisce, poi compaiono violente scosse convulsive localizzate agli arti e al capo. In alcuni casi può esserci il rischio di morsicatura della lingua, perdita di saliva, urine e a volte vomito. Segue poi la fase di risoluzione della crisi, con il soggetto immerso in un sonno profondo e prolungato, con respiro russante e a volte coma. È importante sapere che le caratteristiche delle crisi sono molto variabili e non tutti i 63 I Disturbi del tare n e m li A to n e m ta r o p Com sintomi possono presentarsi. Crisi meno gravi potranno esprimersi con la percezione di suoni, immagini o odori, irrigidimento o tremori di determinate parti del corpo e manifestazione di atti involontari. IL VOLONTARIO IN CASO DI CRISI EPILETTICA DEVE CHIAMARE IMMEDIATAMENTE IL PERSONALE SANITARIO. che se stiamo assistendo a una notevole espansione dell’età interessata. Sono patologie che colpiscono prevalentemente le ragazze ma sono presenti anche casi maschili misurabili in un rapporto di 1:10 per l’Anoressia Nervosa e di 1:20 per la Bulimia nervosa rispetto alla popolazione femminile. La genesi si ipotizza essere multifattoriale: È importante rimanere calmi, comunicando così al bambino che gli è vicino che ci si sta prendendo cura di lui. FATTORI PREDISPONENTI (maggiore suscettibilità al disturbo) individuali, familiari, socio-culturali; Cosa sono i DCA? FATTORI PRECIPITANTI (agiscono sui fattori predisponenti) separazioni familiari o perdite, alterazioni dell’omeostasi familiare, nuove richieste ambientali, senso di fallimento o perdita di controllo; I Disturbi del Comportamento Alimentare sono patologie complesse che coinvolgono l’aspetto psicologico, biologico e sociale della persona e sono considerate come patologie dello sviluppo. Essendo condizioni che colpiscono maggiormente l’adolescenza esordiscono prevalentemente tra i 13 e i 19 anni nel caso dell’Anoressia Nervosa (AN) e tra i 16 e i 24 anni nella Bulimia Nervosa (BN) an- 64 FATTORI PERPETUANTI (mantengono nel tempo la malattia) guadagni secondari legati alla malattia, effetti del digiuno e della perdita di peso, disturbo della propria immagine corporea. Come si manifestano? ANORESSIA NERVOSA Si può definire come rifiuto patologico del cibo e si manifesta con: rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura; forte paura di acquistare peso, anche quando si e’ sottopeso; BULIMIA NERVOSA Consiste in abbuffate che possono comprendere anche ottomila calorie alla volta, seguite da tentativi di rigetto del cibo ingerito e si manifesta con: ricorrenti abbuffate: mangiare in un dato periodo più di quello che mangerebbe la maggior parte delle persone; sensazione di perdere il controllo durante l’episodio; alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso; ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, digiuno o eccessivo esercizio fisico; nelle femmine dopo il menarca, amenorrea (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi). i livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei. A cura dell’U.O. di Neuropsichiatria Infantile presso la Clinica Pediatrica G. Gozzadini 65 L’autismo L’autismo: cos’è? Con questa breve parola si identifica una patologia del bambino, ad esordio precoce, caratterizzata da un deficit dello sviluppo dei processi cognitivi che permettono all’individuo di orientarsi socialmente e di strutturare relazioni intersoggettive. L’autismo ha presentato un aumento della sua prevalenza nel corso degli anni, è una patologia che interessa soprattutto il sesso maschile e che ha una probabilità di ricorrenza familiare, come risulta dagli studi genetici, nei fratelli e nei gemelli monozigoti. Come si manifesta? La sintomatologia si presenta precocemente, di solito entro i tre anni di vita, interessando in maniera pervasiva tutto lo sviluppo del bambino, oppure i sintomi (se più lievi) si manifestano più tardivamente in occasione del sempre maggiore inserimento sociale del bambino. 66 Ma quali sono i segnali che possono mettere in allarme un genitore relativamente ad un comportamento autistico? non sorride, evita lo sguardo dell’interlocutore, non indica e non condivide con lo sguardo gli oggetti che desidera; si isola e non gioca con i coetanei; non utilizza i giocattoli nel modo appropriato, è interessato ai particolari di un oggetto, presenta comportamenti e/o movimenti ripetitivi; è indifferente allo spostamento dei genitori e sembra sordo perchè non risponde quando viene chiamato; presenta un ritardo o una regressione del linguaggio, piange poco, è poco sensibile al dolore, oppure è ipersensibile nei confronti dei suoni. La diagnosi può non essere facile in quanto la sintomatologia può essere compatibile anche con altri disturbi (come sordità /ipoacusia, un deficit intellettivo o un disturbo del linguaggio). Le cause eziologiche dell’autismo sono ancora sconosciute, si ipotizza che più fattori, genetici e ambientali, possano interagire nel generare la patologia. Anche se ancora molto dibattuta, la relazione tra vaccini e comparsa di sintomatologia autistica non ha trovato alcuna evidenza scientifica che ne provi una relazione causale. Ai disturbi dello spettro autistico possono essere associati altri problemi, quali: • il ritardo mentale di vario grado; • le disarmonie di sviluppo delle capacità cognitive; • l’epilessia e le convulsioni febbrili; • i disturbi del movimento; i disturbi del sonno; i disturbi del comportamento (aggressività, iperattività, eccessi di col lera, ansia, depressione, ecc.); • le anomalie dell’alimentazione, in parti colare la selettività alimentare; • i sintomi e i disturbi gastrointestinali (per es. dolori addominali, stipsi, diarrea, meteorismo, reflusso gastro-esofageo, celiachia, ecc). È bene sapere che i mutamenti comportamentali possono essere anche dovuti all’età (adolescenza, età giovane-adulta), ad un malessere, o dolore, riferibili per esempio ad una patologia addominale, dentale, dell’orecchio, osteo-articolare, oppure anche a cambiamenti dell’ambiente e delle persone che si prendono cura del soggetto con autismo (educatori, insegnanti). Per quanto concerne l’evoluzione della sintomatologia autistica, essa si può modificare con l’età, a volte vi può essere un miglioramento della comunicazione e dell’isolamento anche se il nucleo del disturbo permane. La diagnosi si basa sull’osservazione clinica e sull’utilizzo di test specifici che valutano il comportamento del bambino, le competenze comunicative sociali e verbali, i comportamenti problema, l’adattamento e le 67 L’autismo competenze cognitive. La diagnosi deve essere precoce come del resto anche la presa in carico riabilitativa. Oltre alla valutazione clinica è bene eseguire alcuni accertamenti laboratoristici e strumentali. Quindi è utile fare alcuni esami genetici, una risonanza magnetica cerebrale e un elettroencefalogramma se vi è il sospetto di crisi epilettiche. Anche un esame audiometrico è importante per escludere una sordità/ipoacusia. Utile è anche la consulenza genetica per valutare il rischio di ricorrenza della patologia. La presa in carico è multidisciplinare; il trattamento deve essere individualizzato, flessibile, continuativo, globale. Il trattamento richiede un lavoro sintonico tra le figure professionali che si avvicinano di volta in volta al bambino a seconda delle necessità e deve coinvolgere i genitori e gli insegnanti. Il trattamento deve tenere conto dell’età del bambino, della sintomatologia, delle abilità, delle capacità di comunicazione, del contesto ambientale e dei comporta- 68 menti problema. Di solito si utilizzano trattamenti integrati, i trattamenti di elezione sono quelli educativi di tipo comportamentale. Il trattamento farmacologico è utilizzato in caso di anomalie comportamentali, oppure per altra sintomatologia, o disturbi associati come l’epilessia, i disturbi del sonno, i disturbi gastrointestinali. ATTENZIONE: tutto ciò che viene divulgato in merito a trattamenti alternativi, tra i quali vi sono le diete prive di glutine e caseina, gli integratori, le sostanze chelanti ed altri trattamenti che fanno parte della medicina complementare alternativa non sono raccomandati perché, al momento, non vi sono evidenze scientifiche che possano indicare l’effettivo miglioramento della sintomatologia autistica. A cura della Prof.ssa Antonia Parmeggiani 69 Associazioni amiche ALL’INTERNO DELLA CLINICA PEDIATRICA G. GOZZADINI SUL TERRITORIO A SOSTEGNO DELLA FA.NE.P. Dona il 5 x mille a favore della Fa.Ne.P. È UN CONTRIBUTO IMPORTANTE PER LA NOSTRA ASSOCIAZIONE! Con la tua firma lo stato destinerà il 5 per mille dell’IRPEF alla Fa.Ne.P. È facile e non ti costa nulla! Bastano due gesti: Firma nel riquadro dedicato alle Organizzazioni Onlus Indica il codice fiscale Fa.Ne.P: 92005280372 Sponsor SPONSOR ISTITUZIONALI COMUNE DI BOLOGNA Quartiere San Vitale MAIN SPONSOR SPONSOR Sostieni il progetto Ospedale Creativo e regala anche tu “un gesto per un sorriso”! Banca CARISBO - Ag. Sant’Orsola IBAN: IT 20 S 063850256107400006049 K La lettera Presentandoci insieme, Presidente Fa.Ne.P. e direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile, continuiamo innanzitutto a testimoniare la storia del lungo viaggio dell’Associazione nata nel 1983 a sostegno dell’allora Neurologia Pediatrica. Negli anni, molte cose sono cambiate e cresciute all’interno della Fa.Ne.P. grazie al costante impegno dei volontari. La mission dell’Associazione, sin dai primi anni ed oggi più che mai, non si limita ad un semplice sostegno, ma cerca grazie ai Volontari dell’ Ospedale Creativo di raggiungere ed offrire L’ECCELLENZA IN PEDIATRIA con particolare attenzione alla Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Eccellenza attraverso l’alta specializzazione ed il continuo aggiornamento del personale medico, psicologico e tecnico. Eccellenza negli spazi di degenza in grado di dare una doverosa dignità e sostegno concreto che accompagni il bimbo e la famiglia nel difficile percorso dell’ospedalizzazione. Eccellenza attraverso il sostegno umano che si realizza con la figura del Volontario. I Volontari rappresentano una forza vitale indispensabile per tutta l’Associazione che, inizialmente grazie all’energia e alla tenacia di poche ma instancabili persone, trovano oggi in centinaia di volontari, amici e sostenitori della Fa.Ne.P. un nuovo punto di riferimento per i nostri bambini e per le loro famiglie. Ricoprire i ruoli di Presidente e di Responsabile Scientifico dell’Associazione rappresentano motivi di grande orgoglio soprattutto perchè l’amicizia che unisce all’interno del magico mondo Fa.Ne.P. è il seme da cui nasce la creatività. Il Presidente dell’Associazione Fa.Ne.P. Dott. Valentino di Pisa 72 Il Responsabile Scientifico Fa.Ne.P. Dott. Emilio Franzoni Informazioni utili PRESIDENTE FA.NE.P. Dott. Valentino Di Pisa [email protected] RESPONSABILE SCIENTIFICO Prof. Emilio Franzoni [email protected] SEGRETERIA ASSOCIATIVA FA.NE.P. Dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:00 alle 17:00 presso via Massarenti 11, Bologna - Ospedale G. Gozzadini - Pad. 13 [email protected] | tel. 051 346744 | fax 051 30 48 39 | facebook.com/groups/fanep RESPONSABILI OSPEDALE CREATIVO Lisa Zaniboni, Giovanni Bitonti, Simona Simone COORDINAMENTO VOLONTARI FORMAZIONE LABORATORI CREATIVI Lisa Zaniboni [email protected] 345 6540177 FORMAZIONE GRUPPO CLOWN Giovanni Bitonti [email protected] 346 1440786 FORMAZIONE LABORATORI MULTISENSORIALI Simona Simone [email protected] 338 9711693 DIRETTIVO EVENTI Luca Calzolari Marco Lombardi Aurelia Diana Germano Vitali [email protected] 347 8207298 COMUNICAZIONE Andrea Consolini [email protected] 338 4752415 WEB & MULTIMEDIA Cristian Venturelli [email protected] 328 8312370 IN SUPPORTO AL PROGETTO: Laura Fichera, Martina Zancanaro, Daniele Stagni 73 L i s a Za n i b o n i S im o Gianni Bitonti n a S i mo n o v i t a e r c o t l u d a “Un è un bambino sopravvissuto” in Ursula K. Le Gu e www.fanep.org