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UN VOLONTARIATO DA SBALLO

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UN VOLONTARIATO DA SBALLO
UN VOLONTARIATO
DA SBALLO
l’impegno del volontariato
nelle dipendenze
AZIONE PROGRAMMATICA 2012
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Le dipendenze patologiche, sia da sostanze stupefacenti, da alcool, che da comportamenti quali il gioco d’azzardo compulsivo o l’uso di internet, rappresentano oggi una
e vera propria emergenza socio-sanitaria in tutto il mondo
ed in particolare nelle società economicamente avanzate. Il
dato più allarmante è l’abbassamento dell’età dei soggetti
interessati da tali comportamenti, che nel tempo diventano
inevitabilmente devianti. In questa realtà, il volontariato si
è calato da sempre, appena il fenomeno è emerso, creando
forte disagio nelle famiglie, nelle comunità. Le associazioni,
bando alle varie dialettiche di tipo sociale, politico ecc., si
sono rimboccate le maniche e sono scese in campo, faccia a
faccia con il dolore, la disperazione, il pericolo, accettando i
rischi connessi alla prossimità con quei giovani che, abbandonati al proprio destino dall’insufficienza di
servizi ed operatori, hanno offerto le proprie mani pronte a sporcarsi, senza giudicare, o peggio ancora
colpevolizzare. Il volontariato opera senza riflettori e microfoni, si inventa giorno per giorno, soluzioni
estreme, speranze, fiducia, dignità per chi le ha perse ormai da tempo, affogate nella vergogna, nella
paura, nella violenza. La nostra provincia, apparentemente tranquilla, non è esente da questi fenomeni, e
lo testimoniano non solo i fatti di cronaca, ma la presenza di associazioni di volontariato, che hanno alle
spalle anni di esperienza, ed i risultati mai abbastanza conosciuti, possono essere letti nei progetti, nelle
strutture, nelle consapevolezze che con fatica hanno edificato per sbarrare l’avanzamento di un male
sempre più aggressivo, dilagante, sottostimato. Un male oscuro, subdolo, che attacca i nostri giovanissimi, ormai ancora bambini, spezzando i loro progetti di vita, anche solo per un ingenuo inciampo, ma
che invece è uno sgambetto molto pericoloso, perchè il filo di quella vita spezzata è molto difficile da
ricucire dopo. Noi del CeSVoB ci siamo chiesti cosa possiamo fare: sicuramente parlarne, scriverne; con
la collaborazione delle associazioni, andiamo nelle scuole, nei luoghi di aggregazione, ma soprattutto
proponiamo esempi di stili di vita sani, promuovendo sul territorio, le numerose attività di volontariato,
specialmente quello giovanile, che con le sue attività riempe le vite di senso, di gioia, di fiducia. Noi
cerchiamo di legare le vite nell’amicizia , non di spezzarle, cerchiamo di in- formare l’opinione pubblica,
affinchè sia consapevole di quello che accade sotto le righe, nei luoghi nascosti, nel buio della notte, e
non solo; cerchiamo di aiutare quei genitori che non chiudono occhio, guardando con ansia le lancette di
un orologio che segna un tempo malato, in attesa che qualcuno fermi questo male: la dipendenza, qualunque essa sia. Noi vogliamo rafforzare l’impegno delle nostre associazioni che offrono informazioni,
assistenza, presa in carico, accompagnamento, nei passi incerti e faticosi di chi si è dovuto rialzare da
terra annientato, e le braccia di chi lo sostiene, sono quelle forti dei volontari.
Antonio Meola 
Presidente del Centro Servizi per il Volontariato di Benevento
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Associazione di Volontariato
Centro di Solidarietà
O.N.L.U.S.
“Vivere Dentro”
La famiglia nella relazione con la tossicodipendenza
“La famiglia è un sistema relazionale ed un
insieme di unità che si influenzano reciprocamente determinando un comportamento individuale
“causa ed effetto” e l’azione di ogni parte è simultaneamente l’interrelazione delle altre parti
del sistema.
Si comprende quindi che alla base del modello sistemico, per il quale la famiglia è un sistema relazionale, si crea un insieme di unità e sotto
sistemi che si influenzano reciprocamente in una
dinamica “a spirale.”
La “sofferenza” del singolo elemento ricade
inevitabilmente sugli altri membri del nucleo familiare determinando delle disfunzioni che ne tratteggiano un profilo che, sebbene non abbia valore
assoluto, è rintracciabile nella gran parte dei nuclei familiari nei quali entra la tossicodipendenza.
L’intervento con la famiglia, quindi, nasce dalla consapevolezza del limite che accompagna il trattamento dell’utente tossicodipendente senza il coinvolgimento delle relazioni significative.
Peraltro numerose sono le famiglie che sollecitano il loro coinvolgimento e chiedono di “capire” cosa
fare con il congiunto tossicomane.
L’ascolto e l’informazione rappresentano i primi e più rispettosi strumenti di accoglienza.
Il sistema familiare può essere ristrutturato incrementando o indebolendo certi legami (differenziando i membri “invischiati” e coinvolgendo i membri “disimpegnati”);
Il trattamento induce ad una più adeguata organizzazione familiare col fine di promuovere la crescita
dei membri del sistema.
L’approccio con le famiglie si avvale di due strumenti:
Incontri individuali
Ai familiari si offre l’incontro individuale con l’operatore teso a favorire un clima di fiducia ed empatia. Si favorisce che si senta libero e rispettato nella sua integrità senza operare alcuna forzatura. Lo si
rassicura, altresì, sul suo diritto alla riservatezza. Questi elementi rappresentano uno step fondamentale
propedeutico all’inserimento negli incontri familiari.
Gruppi di auto-aiuto
L’esperienza dei gruppi di auto aiuto con le famiglie è mutuata dall’approccio con la persona tossicodipendente. Tutto il valore contenuto nella condivisione, ascolto, confronto offerto alla persona tossicodipendente è sovrapponibile nel gruppo familiare.
I vantaggi:
- il contatto fra famiglie con problematiche analoghe abbassa le difese che sono, in genere, attivate
nei singoli nuclei,
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- l’inserimento in gruppo rompe l’isolamento
sociale cui le famiglie si condannano.
- la magia dell’ascolto favorisce che la persona si ponga in ascolto di sé.
Gli incontri si svolgono a cadenza quindicinale. Si compongono di circa 7-10 elementi e si
intende “aperto” nel senso che l’adesione segue il
flusso dei propri familiari in carico. Essi seguono
delle regole di base:
- non hanno la finalità di informare sul percorso del proprio familiare,
- rappresentano un’occasione per prendersi
cura di sé e dei propri sentimenti,
- il segreto di gruppo e la certezza che nulla di quanto emerge sarà riferito al proprio congiunto.
La forza degli incontri risiede proprio nella possibilità di dare ed offrire ascolto nella consapevolezza
che la responsabilità di ciò che si dice e ciò che si fa restituisce dignità. Se questo è vero per la persona
che esprime un disagio attraverso la tossicodipendenza, allo stesso modo si può applicare ai familiari
tutti.Chi vuole aiutare deve essere aiutato.
Rofina Crafa
Ass. vivere Dentro Onlus
Sede Legale Via Cosimo Nuzzolo 15 Benevento Tel.0824 21859
Centro di Ascolto Via Cosimo Nuzzolo 13 Tel. e Fax 0824 21125
Casa di Accoglienza “Gli Amici di Tonino” C/da La Francesca Tel. E Fax 0824 77669
vivi sereno nel tuo torpore
senza sapere che è meglio l’amore
mia cara droga ora m’inganni
è triste morire a soli vent’anni
sirene nell’aria questa è la sorte
fuori la vita dentro la morte
le luci son spente deserta è la strada
in terra rimane quell’ultima spada
che sembra dirti un pò divertita
TI HO DATO IL PIACERE
TI HO TOLTO LA VITA
Cammini da solo per la strada
in tasca stringi la tua spada
cammini da solo in tutta fretta
tutto felice per ciò che ti aspetta
per te ci sarebbero molte più cose
ma tu preferisci farti una dose
non te ne frega del tuo futuro
ti scopri il braccio e ti appoggi al muro
sai che fa male ma per te è lo stesso
e vai a bucarti in quello schifoso cesso
forse qualcuno per te è già in pena
mentre sei li’ che ti cerchi la vena
poi ad un tratto crolli per terra
per te c’è la pace e non più la guerra
Autore anonimo
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La dipendenza alcolica
E’ noto che l’uso di bevande alcoliche interessa tutte le nazioni e tutte le epoche della storia in quanto
l’uomo ha sempre cercato di alleviare la fatica del vivere, la sofferenza, l’ansia ed il dolore attraverso
sostanze psicoattive.
- Nell’Odissea si legge che a Telemaco, durante la ricerca del padre Ulisse venne offerta, per rendere
gradevole il riposo, il “Nepende”, una bevanda a base di vino e oppio.
- Gli operai delle piramidi egiziane bevevano birra per alleviare la fatica.
- L’imperatore Vespasiano nel II secolo d.c., per motivi di ordine pubblico, per far cessare i Baccanali
(processioni per onorare Dioniso caratterizzate da musica, canti e bere smodato che si concludevano
quasi sempre con risse e violenze) ordinò, come Nerone per i cristiani, di crocifiggere circa 20.000 seguaci del Dio Bacco.
- Con l’avvento della distillazione (intorno all’anno Millle da parte degli arabi) e la diffusione dei
super-alcolici, nell’Europa cristiana delle crociate, l’etilismo peggiorò ulteriormente.
L’alcol quindi è una droga con la quale conviviamo da millenni e che ha sviluppato un elevata tolleranza sociale.
Anche se in Italia i morti sono oltre quarantamila l’anno l’allarme sociale è molto inferiore rispetto
alle altre sostanze.
In questa intervista, Giovanni (il nome è di fantasia), spiega di come la sua esistenza sia stata distrutta
dal bere. Sposato e divorziato due volte, cinque figli, ha subìto ricoveri drammatici in ospedale ove è
stato salvato miracolosamente. La sua rinascita iniziò con la frequenza ai Gruppi AMA (auto mutuo aiuto). Si tratta di incontri settimanali di circa 2 ore con famiglie con problematiche alcol-correlate. Questi
gruppi, come quelli degli alcolisti anonimi, hanno le seguenti finalità:
- rompere l’isolamento che l’alcolista crea intorno a sè,
- creare la possibilità di stabilire nuove relazioni sociali,
- consentire l’espressione del dolore,
- permettere di essere compresi dagli altri
- ribaltare la propria crisi in opportunità di cambiamento e di crescita,
- sviluppare l’autostima e attivare meccanismi di solidarietà.
Il gruppo è alla “pari” . Non c’è un capo, un leader. Esiste solo un operatore-facilitatore che non ha
intenti terapeutici ma solo organizzativi (si occupa della sala, degli inviti alle famiglie, della durata degli
interventi). Quando ci si riunisce si forma un cerchio (mandala) e ognuno parla in prima persona della
propria esperienza che diventa storia, racconto, presa di coscienza, cultura antropologica. Nella mia
lunga esperienza di operatore di gruppo AMA ho riscoperto l’importanza dei legami, dei rapporti umani
e la forza della parola. Ho visto persone disperate ritrovare il sorriso, recuperare la parola e la forza dei
sentimenti, riprendersi la vita e la famiglia.
Giovanni adesso è un operatore di gruppo. Giovanni non è più un problema ma grazie alla sua umanità e capacità di empatia è una grande risorsa per la nostra comunità.
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Testimonianza di Giovanni
“L’alcol mi ha tolto tutto, l’amore, l’affetto di 5 figli e la dignità. Ora che ho finito il percorso
dell’astinenza combatto contro l’etilismo. La mia soddisfazione più grande è quella di strappare le persone dalla bottiglia. Adesso sono un pensionato delle Ferrovie e vivo solo nonostante due matrimoni e
cinque figli. Avevo imboccato il tunnel della dipendenza iniziando con un bicchiere di whisky con gli
amici. Senza accorgermene sono diventato dipendente sino a oltre una bottiglia di grappa al giorno. Nei
primi anni di matrimonio bevevo in modo equilibrato. Poi è stato un crescendo. Ero conscio che non
dovevo superare certi limiti ma non ci riuscivo. Appena sveglio, prima di andare a lavorare sorseggiavo
due o tre bicchieri di scotch. Con questo stile di vita più bevi, più il tuo fisico chiede “benzina”. Sono
arrivato a tracannare di brutto. Purtroppo a pagare il conto non è solo l’alcolista ma tutta la famiglia.
I miei errori si ripercuotevano sui miei figli. Sono stato un pessimo padre. Quasi sempre assente. Ora
loro sono adulti, qualche volta ci sentiamo ma siamo come estranei. L’unica compagna che mi rimaneva era la solitudine. Sono stato isolato. La mia vita prima del “gruppo” era vuota, senza passioni che
ti scaldano il cuore. Improvvisamente nel silenzio assordante della mia casa mi resi conto di essere al
capolinea. Guardai allo specchio il mio volto e vidi quello che rimaneva di un uomo. Decisi di smettere.
Mi rimboccai le maniche. Chiesi al medico di famiglia dove fosse qualcuno pronto ad ascoltarmi ed a
tirarmi fuori dai guai. Era il 1999 e il gruppo AMA subito mi sembrò il luogo giusto. Ma il cammino
della sobrietà non è in discesa. Entravo e uscivo dalle cliniche. Lì mi disintossicavo, ma poi le crisi di
astinenza, i tremori, la depressione, mi portavano ad alzare il gomito. Sono anni difficili ma la voglia di
amare e di essere riamato vince la “dipendenza”. Non potevo deludere gli amici del gruppo ed il dottore.
Ora vivo con soddisfazione una esistenza salubre, finalmente consapevole. Vado nelle scuole, parlo con
gli studenti senza ipocrisie, senza moralismi. Finalmente riesco a dipingere e ad esporre le mie opere.
Adesso guardo avanti e mi sento innamorato.
Il Dott. Pierluigi Vergineo e Giovanni
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La dipendenza da cibo: la salute comincia a tavola
a cura della Dott.ssa Pina Pedà Nutrizionista
Tra le nuove dipendenze allarmanti, possiamo
classificare senza dubbio al primo posto la dipendenza da cibo. Sembrerà sorprendente ,ma negli anni,
ognuno di noi inconsapevolmente ha sviluppato nel
piacere di mangiare, il gusto verso il dolce o il salato,
piuttosto che badare a nutrirsi in maniera adeguata
ed equilibrata , per garantire un giusto apporto calorico e nutriente,anticipando così l’insorgere delle
più gravi malattie del benessere, che oggi risultano
essere la prima causa di mortalità:diabete,patologie
cardiovascolari,ipertensione, ipomocistinemia, disfunzioni renali, dislipidemie, sovrappeso ed obesità, perdita di difese immunitarie, tumori, disturbi
del sistema scheletrico, osteoporosi. Tali patologie
sono chiamate del benessere, perché derivano da una iperalimentazione, un fenomeno spaventosamente
crescente nei paesi occidentali ed industrializzati, nel mondo:sembra paradossale,ma mietono altrettanti
vittime della malnutrizione che affligge i paesi c.d. terzi, sottosviluppati. Correttamente si può affermare
che anche un soggetto che si iperalimenta è da definire “malnutrito”,in quanto non favorisce l’assunzione
e l’assorbimento di nutrienti essenziali per la macchina organica. Ad essa infatti, necessitano nell’arco
della giornata , circa 80 nutrienti ;chi invece si alimenta solo per il gusto di mangiare , si limita ad assumere solo nutrienti con intake calorico elevato :es grassi, zuccheri, proteine,oltre ad un carico di edulco
ranti,aromatizzanti,coloranti,nocivi per il metabolismo umano. Dobbiamo riconoscere che in particolar
modo tutti i prodotti industriali contengono questi elementi, e quindi in media un individuo nell’anno
ingerisce inconsapevolmente circa 2,5- 3 kg di conservanti. Negli Stati Uniti addirittura ne assorbono 5,5- 6 kg in un anno. E’ arrivato il
momento di riflettere con responsabilità
su tutto ciò , in particolare perché il problema riguarda i bambini e i giovanissimi, che registrano i dati più allarmanti
riguardo le dipendenze da cibo, in quanto non conoscono i benefici della dieta
mediterranea perché non abituati a consumare gli alimenti da essa contemplati,
ricchi di tutti i nutrienti essenziali;sono
invece orientati al consumo di prodotti
industriali sia a casa che nei luoghi frequentati, es fast food ecc. Se i giovanissimi mangiano così, possiamo affermare
che il loro fabbisogno giornaliero e poi
negli anni, diventa ipercalorico, iperson
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ico,iperproteico,iperglucidico, carente di fibre, in particolar modo fibre vegetali, di vitamine, di Sali
minerali ed antiossidanti;quest’ultimi, esclusi dalla loro alimentazione,sono protettori ,regolatori, della
crescita organica.
Attualmente la generazione media – adulta (40-50 anni) già evidenzia patologie gravi , anticipandosi
le su citate malattie del benessere, di circa 30 anni : se prima queste patologie riguardavano la popolazione dell’età senile(70-80 anni), oggi assistiamo ad un’insorgenza precocissima, anche con conseguenze
fatali come ictus, infarti ecc.Di conseguenza è facilmente immaginabile cosa succederà alle generazioni
giovanissime al raggiungimento dell’età media-adulta.
Un campanello di allarme ce lo lanciano
i crescenti tumori che colpiscono i giovani,
in quanto presentano basse difese immunitarie, perché non sviluppano i giusti anticorpi.
Cosa fare con urgenza? Sin dall’età dell’accrescimento si può prevenire tutto questo, anche perché nei primi 3 anni di vita il bambino
sviluppa il gusto e quindi fissa le buone e le
cattive abitudini alimentari. Bisogna evitare
subito dopo lo svezzamento , di avere fretta
di far assaggiare cibi troppo salati (patatine, snack salati,formaggi stagionati ecc.) in
quanto il sale di per sé è un aromatizzante ,
ed inoltre le industrie utilizzano aromatizzanti chimici , e tutto ciò lascia un retrogusto nel
piacere di mangiare all’infinito, anche se si è
sazi ;a livello ipotalamico, infatti, si perde il
senso della sazietà , non distinguendo più il
senso di fame o di sazietà. Un esempio pratico : se viene data una patatina ad un bambino , ne vorrà tante altre , perdendo dopo il gusto del sapore
neutro degli alimenti sani. Stesso discorso vale per il dolce(cioccolata, bevande zuccherate , caramelle
miele per il ciucciotto) Tali comportamenti sviluppano una dipendenza verso il dolce o il salato, compromettendo la giusta ricezione del gusto, anche verso i sapori neutri che hanno i giusti nutrienti:verdure,
legumi, cereali…Ed è per questo che nel corso della vita l’individuo seleziona una dipendenza vera e
propria verso il dolce o il salato, entrambi dannosi.
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Associazione
Casa Nel Sole
La dipendenza non è un gioco
Nel 1980 l’Associazione degli Psichiatri Americani ha riconosciuto il Gioco D’Azzardo Patologico come una malattia mentale. I nuovi giochi d’azzardo sono accessibili a tutti: slot machine,
bingo,videopoker e molti altri giochi on-line che propongono partite veloci,ripetitive che portano per un
momento al di fuori della realtà facendo perdere il controllo del tempo e dei soldi impiegati. Gli individui possono essere classificati come giocatori compulsivi in quanto cronicamente e progressivamente
incapaci di resistere all’impulso di giocare,fino a compromettere le proprie relazioni personali,matrimo
niali,familiari e lavorative. Come accade per tutte le dipendenze i soggetti dipendenti da gioco possono
manifestare anche crisi d’astinenza con sintomi come nausea,vomito,disforia,irritabilità che possono
sfociare anche in tentativo di suicidio.Secondo recenti studi anche la dipendenza da gioco non sfugge
a basi genetiche. Perché si possa parlare di Gambling devono comparire almeno quattro dei seguenti
sintomi:
-Coinvolgimento sempre crescente nel gioco d’azzardo
-Bisogno di giocare cifre sempre più alte per raggiungere lo stato di piacere desiderato
-Irrequietezza e irritabilità quando si tenta di giocare meno o di smettere
-Ricorrere al gioco come fuga da problemi o come conforto all’umore disforico
-La persona quando perde ritorna spesso a giocare per rifarsi
-Mentire in famiglia e agli atri per nascondere il grado di coinvolgimento nel gioco
-Compiere azioni illegali
-Mettere a rischio o perdere una relazione importante,il lavoro ,un’opportunità di formazione o di
carriera a causa del gioco
-Confidare negli altri perché forniscano il denaro necessario a far fronte a una situazione economica
disperata,causata dal gioco.
-Compiere ripetuti e inutili sforzi per tenere sottocontrollo l’attività di gioco,ridurla o smettere di
giocare
Questi comportamenti sono sovrapponibili a quelli previsti per le dipendenze da sostanze.
In questo senso possiamo dire che il gioco patologico è una vera e propria malattia L’esordio della
malattia è subdolo e si manifesta senza che il paziente se ne accorga. Solitamente insorge nell’adolescenza evolvendo in diverse fasi. Inizialmente il soggetto vince a più riprese con la convinzione di continuare
a vincere. Segue una fase di sconfitte in cui compare una propria fiducia nelle proprie capacità:si gioca
sempre di più perdendo molto. Con la speranza che le “future vincite metteranno tutto a posto”. Si assiste poi a un progressivo deterioramento della posizione lavorativa e dei rapporti familiari. Nell’ultima
fase,quella della “disperazione” il giocatore diviene frenetico e dominato dal panico,triste,irrequieto e
infine esausto con sentimenti d’impotenza e di sbalzi d’umore arrivando a volte al desiderio di togliersi la vita. Il gioco d’azzardo si presenta spesso in abbinamento con altri disturbi:alcolismo,abuso di
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sostanze,deficit di attenzione e disturbo di iperattività,disturbo di personalità antisociale,depressione.
E’ ormai noto che il Gioco d’Azzardo e l’abuso di sostanze si presentano spesso insieme ed è frequente
che la dipendenza da alcol e da altre sostanze si sviluppi parallelamente alla dipendenza da gioco e in
alcuni casi le diverse forme di dipendenza si alternano,in altre si rafforzano a vicenda. I trattamenti di
gruppo,nelle loro varie forme,sono l’approccio terapeutico che si è rilevato più efficace. Fondamentale
è il ruolo della famiglia.
Gli obiettivi terapeutici sono:
-il rimborso:il pagamento di tutti i debiti
-l’attenzione deve focalizzarsi sulla personalità che ha portato alla dipendenza e alla risoluzione
della crisi in ambito economico,sociale lavorativo e familiare
-terapia familiare
-assistenza legale (in alcuni casi)
-possibilità di ricovero dei giocatori compulsivi,specialmente se a rischio di atti auto lesivi.
Dott.sa Elisa Liberti
Associazione Casa Nel Sole
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CSV
BENEVENTO
VIALE MELLUSI 68
Sportello Territoriale
VALLE CAUDINA
AIROLA (BN) - PIAZZA SAN CARLO 1
Sportello Territoriale
VALLE TELESINA
FRASSO TELESINO (BN) - VIA FOSSO 40/42
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