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“Nove passi per un mondo migliore”
RACCONTI
“Nove passi per un mondo migliore”
SOMMARIO:
“In volo”
P.2
“C’era un bambino”
P.4
“Scappare da un realtà
P.5
difficile”
“Una seconda luna di
P.6
Miele”
“Il mondo di Nathalie”
P.7
“La mia estate in Ma-
P.9
rocco”
“Il viaggio curioso”
P.10
“Lo scoiattolo Pallino”
P.11
“Un pesce di nome Mi-
P.12
mì”
Per introdurvi alla lettura delle nostre storie
dobbiamo fare prima una piccola premessa…
Questa raccolta di storie è nata qualche mese
fa all’interno di un progetto che ci ha proposto
la nostra prof. di francese. Il tema che accomuna tutti i racconti è il “turismo responsabile”; abbiamo quindi raccolto alcune storie per
voi più piccoli perché è importante iniziare a
viaggiare responsabilmente sin dai primi viaggi
della nostra vita.
Siamo certi che i nostri racconti, oltre a darvi
qualche spunto di riflessione, sapranno anche
divertirvi e farvi immedesimare nei personaggi.
Per cui … BUONA LETTURA E BUON VIAGGIO!!!
PAGINA
Un bel giorno due aironi si
incontrano in volo… Cenerino e Ciuffetta non si erano
mai visti; era la prima volta…“Ehi tu! Rallenta..!”
Cenerino si voltò sorpreso
mentre continuava a battere freneticamente le ali;
“Dici
a
me?!”
“Si dico a te, proprio a te!
Dove
sei
diretto?”
“Voglio raggiungere il Po il
prima possibile…prima che
venga buio…ma tu chi sei?”
“Mi chiamo Ciuffetta e
anche io, come te, sono in
viaggio verso il fiume!”
alla fine del viaggio.
Dopo circa un’ora di volo i
due iniziarono a vedere il
luccichio dell’acqua… erano
arrivati! Da cosi in alto non
riuscivano a vedere quanto
fosse drammatica la situazione ma appena scesero a
terra…“Non ci posso credere! Non è possibile!” furono le uniche parole che
Cenerino riuscì a pronunciare dopodiché si ammutolì, perso a guardare ciò
che aveva intorno I suoi
diglio precedette le parole
di lei “Buon giorno! Ma che
succede?! Perché mi hai
s v e g l i a t o ? ! ”
“Perché ho avuto una grande idea, la notte mi ha portato consiglio…” Cenerino
era rinfrancato dalla nottata, e palesemente esaltato continuò: “Ho pensato
che una soluzione a tutto
questo c’è, c’è Ciuffetta!
Basta solo che uniamo le
2
“IN VOLO……”
“Piacere di conoscerti, io
sono Cenerino! Beh allora
voliamo insieme verso il
Po… ci terremo compagnia!”E cosi i due aironi iniziano il loro viaggio insieme.
Dopo qualche ora di volo, in
cui parlarono del più e del
meno per conoscersi meglio, iniziarono a parlare
della loro meta, il Po, e di
cosa li aspettava una volta
arrivati a destinazione…“Sai ho sentito dire
occhi vedevano tutta la
crudeltà dell’uomo. C’erano
rifiuti ovunque; addirittura
nell’acqua che ormai, a causa di tutte le “porcherie”
che conteneva, aveva assunto un colore innaturale.
“Perché?! Perché l’uomo fa
questo?!” fu il pensiero di
entrambi, ma non lo disse-
che ormai ci restano pochi fiumi puliti dove
poter vivere felici, purtroppo l’uomo li ha
inquinati tutti…chissà che fine faremo…”
esclamò sconsolata Ciuffetta“Io so che fine
faremo…finiremo per non avere più un posto
dove vivere e dove crescere i nostri piccoli…
finiremo per estinguerci…ecco che fine faremo!” concluse ancor più rassegnato Cenerino Alle parole di Cenerino, Ciuffetta ebbe
una fitta al cuore. Gli occhi le si riempirono
di lacrime. Ma non poteva piangere… non prima di vedere con i suoi occhi quanto avevano
sentito dire da altri aironi. E cosi, i due rimasero in silenzio, uno accanto all’altro, fino
“Dobbiamo
ro a voce, si scambiarono il messaggio con gli
occhi… che svuotarono
dalle lacrime trattenute in precedenza. Piansero tanto; finché,
stanchi della fatica del
viaggio, si addormentarono. Il mattino seguente… “Ehi
Ciuffetta
sveglia! Sveg l i a t i ! ”
Un lungo sba-
mettere l’uomo di
fronte a tutta la
sua crudeltà; la
gente deve
rendersi conto da
sola di tutto il
male che sta
facendo a questo
meraviglioso
posto!
nostre forze!” L’idea di
Cenerino era giusta! Aveva
pensato che la situazione
al fiume peggiorava di giorno in giorno perché nessuno aveva mai avuto la forza
di ribellarsi; nessuno aveva
mai vietato ai turisti di
buttare cartacce o rifiuti
di ogni altro tipo per terra;
nessuno aveva mai impedito loro di incidere i tronchi degli alberi per lasciare
una traccia indelebile del loro passaggio e sempre nessuno li aveva informati
che non era corretto raccogliere i fiori per
poi portarli a casa e farne un bel vaso profumato. Ma loro erano diversi! Loro non avrebbero
mai
lasciato
perdere!
“Dobbiamo mettere l’uomo di fronte a tutta
la sua crudeltà; la gente deve rendersi conto
da sola di tutto il male che sta facendo a
questo meraviglioso posto! Aspetteremo i
turisti e alle prime azioni sbagliate che com-
“IN
VOLO……”
PAGINA
mettono noi li affronteremo. Non ce ne andremo di
qua finché non sarà tutto a
posto, finché non renderemo questo posto un posto
migliore! Voglio farlo per i
miei figli, per i tuoi figli,
per i figli di tutti noi!”
Ciuffetta lo ascoltava incantata, e quando Cenerino
finì di parlare lei si limitò a
rispondere: “Io sono con
te!”Passò circa un’ora dal
loro accordo e già arrivarono i primi turisti… Era
una famigliola felice, due
bimbi con la loro mamma e
il loro papà che canticchiavano e ridevano allegramente. Stesero un telo sul
prato e iniziarono a mangiare. I bimbi aprirono un
pacco di biscotti e dopo
averli mangiati gettarono
la carta vicino ad un albero. Il loro papà era vicino
al fiume, guardava l’acqua,
poi mise una mano in tasca
e quando la tolse aveva tra
le mani un fazzoletto che
subito, senza nemmeno
pensarci, buttò nell’acqua.
E la mamma?
Beh, la mamma
Queste le ultime parole di
Cenerino, che poi si voltò e,
con Ciuffetta al seguito, si
allontanò
dai
turisti.
Erano certi che le loro parole non erano rimaste al
vento ma che avevano colpito nel segno. Ed infatti il
giorno dopo furono svegliati da un insolito rumore...
“Ma che succede?” chiese
addormentata Ciuffetta“Succede esattamente
quello che doveva succedere! La famiglia si è sentita
in colpa e adesso
sta cercando di
rimediare! Il papà sta piantando
dei cartelli con
dei divieti tipo NON GETTARE CARTACCE, NON
STRAPPARE FIORI, NON
che le nostre parole non vi
avrebbero lasciati indifferenti, avete fatto azioni
sbagliate ma questo gesto
le ha cancellate tutte! Grazie!” Furono le parole dei
d u e
a i r o n i
“Siamo noi che vi dobbiamo
ringraziare, ci siamo comportati male nei confronti
dell’ambiente, degli animali
che lo popolano e di tutte
le altre persone che vogliono godersi questa meravi-
glia naturale! Era nostro
dovere sistemare le cose!”
Cenerino e Ciuffetta ce
l’avevano fatta… avevano
vinto!Anni dopo altri due
aironi si incontrarono in
volo, anche per loro era la
prima volta che si vedeva-
3
strappava da terra fiori di ogni tipo che poi
mise discretamente in borsa, cosciente del
fatto che il suo gesto era sbagliato.
“Ma non vi vergognate nemmeno un po’?” es c l a m ò
d u r o
C e n e r i n o
“Voi non capite la gravità dei vostri gesti!
Non capite che male state facendo a noi… ma
soprattutto a voi stessi. Se tutti facessero
come fate voi, tempo un anno e questo posto
non esisterebbe più! State rovinando tutto.
Grazie a voi, noi animali non avremo più un
posto dove poter vivere e dove poter crescere i nostri piccoli e voi perdereste la possibilità di godere di tutte le bellezze di questo posto!” continuò Ciuffetta“Ora noi ce ne
andiamo, voi continuate pure
il vostro divertimento, continuate a rovinare tutto!”
LANCIARE OGGETTI
IN ACQUA… La mamma
sta raccogliendo i rifiuti
dall’acqua e i bimbi armati di un grande sacco
girano per il prato tirando su tutti gli
o g g e t t i
a b b a n d o n a t i ! ”
Cenerino e Ciuffetta uscirono dal
loro nido e andarono in contro alla
famigliola intenta
a l
l a v o ro…“Sapevamo
no…si chiesero a vicenda
dove erano diretti e “Po”
fu la risposta di entrambi!
Ne parlarono benissimo,
non vedevano l’ora di raggiungere quel posto meraviglioso…dove la gente giocava e si divertiva
felice, nel pieno rispetto dell’ambiente e degli animali che lo popolavano; non sapevano
che era diventato così bello grazie alla determinazione della loro mamma e del loro
papà.
PAGINA
Sono un fotografo e vivo in
Italia,
questa
“C’era
avventura
4
un bambino”
iniziò un anno fa, quando
feci un corso di lingue africane. Avevo 3 settimane
di ferie e, guardando su
internet, vidi alcuni viaggi
in promozione, trovai un
volo per il
Sudan
in
Africa,
e
vestiti e tutti gli oggetti
adattarmi e a capire le usanze e la cultura di
che mi potevano servire.
questi popoli, ma dovevo aspettare ancora
Arrivai là, era tutto così
una settimana. Decisi allora di andare al
diverso dall’Italia, e non mi
mercato, dove scattai molte foto e alcuni
piaceva. Passavano i giorni
bambini mi videro fotografare e si avvicina-
e
prenotai.
rono a me incuriositi. Mi chiesero di far loro
sempre più
una foto, e gli scattai la fotografia e poi
voglia
di
gliela mostrai nello schermo della macchina
a
fotografica tutto iniziò così. Quei bambini
casa
per-
ridevano innocentemente, avevano delle fac-
ché
non
ce meravigliate che esprimevano stupore,
riuscivo ad
gioia e tutto volevano rivedersi nello scher-
tornare
Preparai una
bella valigia
con
avevo
tanti
mo, mi riempirono di do-
comunicare con la gente, e
mande, e solo lì riuscii a
bastano uno sguardo, un
capire la bellezza di questo
gesto, un sorriso, qui conta
posto, di questi bambini
chi sei non quello che hai, e
così veri, puri, semplici,
questo è bellissimo. Stava
meravigliosamente sereni e
quasi tramontando il sole e
felici e nei loro occhi gran-
cercai un sasso su cui se-
di c’era innocenza e so-
dermi
prattutto si rifletteva la
lo tro-
luce di purezza e di bellez-
vai,
za di questo posto. Qui
aspet-
sembra che le lingue non
tai che
contino ciò che conta è
il
montasse, mi sentii osservato. C’era un bambino, era
uno di quelli che avevo fotografato al mercato, parlammo ad un certo punto
mi chiese se ero felice, non
sorriso, qui
conta chi sei
cosa
non quello che
dere,
era
un
periodo
sole
un gesto, un
sapevo
rispon-
e
uno sguardo,
hai, e questo
è bellissimo
brutto,
tra-
persone ha la stessa luce del
per il mio lavoro, mi inter-
sole e dove l’Uomo e la natura
ruppe prima che iniziassi a
vivono insieme. Una terra pie-
parlare e disse io sono fe-
na di luci, colori e suoni in cui
lice, perché abito in un luogo nel quale di notte brilla-
scaldarci, un posto dove al
no miliardi di stelle, che
mattino può capitarti di
illuminano la savana, un po-
trovare un ippopotamo nel
sto dove il buonissimo pro-
giardino o di incontrare un
fumo dei fiori si unisce al
elefante
profumo della legna del
nelle strade cittadine, un
fuoco che brucia per ri-
posto dove il sorriso delle
che
passeggia
la base per vivere è l’amicizia,
la cortesia, il piacere di conoscere sempre
persone nuove e la gioia di stare insieme agli
altri. Questo è quello di cui tutti hanno bisogno, pochi lo sanno, perché quasi nessuno si
accorge di quello che ci offre il mondo fino a
quando non lo si scopre in tutti i suoi lati.
“Scappare da una realtà difficile”
Il sole era già alto nel cielo, ma la temperatura era
molto bassa e il freddo
percorreva il mio corpo.
Ripensavo a quando sono
salito sulla nave, scappare
da quella realtà che da un
po’ di tempo sta distruggendo il mio paese, dove
migliaia di cuori, menti e
braccia hanno impugnato le
loro armi per dire “No alle
Ingiustizie”.
Sono partito solo con pochi
indumenti e una bottiglia
d’acqua, senza sapere cosa
succederà, se ci sarà anco-
tà non è un problema, ma
una ricchezza!
Sempre più spesso veniamo
considerati dei “parassiti”
di una presunta società del
benessere, in cui gli istinti
si solidarietà devono puntualmente fare i conti con
diffusi sentimenti di intolleranza e xenofobia, che
sovente si traducono nella
richiesta di più soliti sbarramenti contro coloro che
vengono a cercare rifugio o
aiuto in questo paese. Di
il prezzo da pagare per
fuggire alle atrocità della
guerra.
Dopo queste brevi riflessioni, questo nuovo mondo
incuriosisce ed eccomi per
strada ad ammirare le sue
bellezze.
Passeggiando, vengo attirato dalla bellezza di una
chiesa e noto che anche la
gente costituisce uno spettacolo, osservando il loro
ra una casa per me, portandomi dietro un cuore
pieno di speranza per un
futuro meno infelice e più
libero.
Sono da pochi giorni in Italia e da quando sono
sbarcato sulle coste di
Lampedusa sono stato subito accolto dalle associazioni di volontariato e dagli
altri enti che mi hanno aiutato e assistito.
Sento che posso ricominconseguenza dopo aver
patito di dramma del distacco dalla propria terra
PAGINA
5
ciare a vivere!
Il disagio che provo in questo momento è
evidente, la paura sempre maggiore della
Libia che varca la penisola in condizioni sempre più precarie, può provocare un clima di
discriminazione, verso quella gente che fugge dalla disperazione e perché ancora non si
concepisce; l’idea che il mondo è un invisibile
miscuglio di lingue, culture e religione, che
non esistono popoli migliori o peggiori, ma
solo persone in movimento che l’uomo da
sempre per una causa o per un’altra migra.
Senza conoscere confini o dogane, che mai in
nessun luogo egli debba essere considerato
“ospite” bensì “cittadino”, perché la diversi-
e dai propri affetti, ci si
deve rassegnare anche alle
discriminazioni subite
nella località
di accoglienza,
ed
è
quanto meno
assurdo, oltre che vergognoso, che
debba essere per questo, per noi,
...Sempre più
spesso
veniamo
considerati dei
“parassiti” di
una presunta
società del
benessere ...
che passeggia accompagnata dal
proprio cane di varia taglia e razza. Certo, che camminando per le
strade non è così sempre salutare,
c’è smog prodotto da auto e inducomportamento si apprendono molte cose: le mode,
le tendenze e i vizi di questa civiltà.
Percepisco nuovi colori e
nuovi odori rispetto al mio
paese; osservo la gente
stre che intossica i polmoni, mentre la circolazione delle macchine rende difficile la vita
ai pedoni. Comunque questo paese così diverso, mi fa sperare in un futuro migliore!
“Una seconda Luna di Miele…”
Tutto ebbe inizio nel
2010 quando Katherine,
una studentessa inglese
appena diciottenne conobbe ai piedi del Colosseo, durante un viaggio a
Roma Andrea e fu amore
a prima vista.
Katherine nel
giro di pochi
mesi lasciò la
sua
amata
Inghilterra
per venire a
vivere in Italia e appena
pochi giorni dopo lei e
Andrea si sposarono a
Venezia,
la
città
dell’amore. Per il viaggio
di nozze, gli sposi scelsero di visitare i luoghi
e le città più
belli
del
mondo come
e di ogni città portarono con loro
ma avevano
preso in quei luoghi e
qualche foto ormai sbiadita del loro matrimonio.
Rivedendo tutti quei piccoli ricordi decisero di
intraprendere un nuovo
viaggio,
ripercorrendo
tutte le tappe che avevano percorso insieme
all’inizio del loro amore.
La prima città che raggiunsero fu Roma per
rivivere la magia del loro
primo incontro e del loro primo bacio ai piedi del Colosseo.
Ma giunti lì, con loro
grande sorpresa non
trovarono nulla, se non
un grande spiazzo desolato. Sorpresi, decisero
di continuare il loro viaggio e giunsero a Venezia, dove si sposarono.
Ma non trovarono altro
che una
città
PAGINA
qualcosa. A Parigi per esempio lasciarono
le loro iniziali incise sulla Tour Eiffel,
alle Hawaii presero un pezzettino di corallo e in Egitto portarono con sé qualche frammento delle Piramidi. Al ritorno
dal loro meraviglioso viaggio avevano
raccolto decine e decine di ricordi che
per anni e anni poi riguardarono con nostalgia ed emozione.
E proprio all’alba dei settant’anni Katherine e Andrea si ritrovarono come spesso facevano a riguardare i ricordi del
loro amore. E da uno scatolone vennero
tutti quegli oggetti che molto tempo pri-
triste e vuota, sommersa ormai dalle acque inquinate. E il resto del
viaggio non fu più appagante; in nessuno dei
luoghi che visitarono in
seguito infatti riuscirono a rivivere ciò che avevano provato anni prima, perché quei meravigliosi luoghi ormai non
avevano più quello che li
aveva resi uni-
all’alba dei
settant’anni
Katherine e
Andrea si
ritrovarono
come spesso
facevano a
riguardare i
ricordi del loro
amore
ci. A Katherine e Andrea
non restò che stringere
fra le mani quei pochi
ricordi che erano rimasti loro, che se tutti avessero lasciato dove
erano, avrebbero potuto
rivedere in tutta la loro
bellezza nei luoghi che
avevano fatto da cornice
al loro amore.
6
PAGINA
Molto tempo fa, in un piccolo villaggio vicino alla
costa dell’Africa, viveva
una bambina dagli occhi
azzurri come il mare. Il
suo nome era Nathalie.
Nathalie, come tutti i bambini, desiderava solo divertirsi e giocare in compagnia, correre fino a perdere il
fiato facendo finta di essere leggera come l’aria e
buttarsi per terra per riposare guardando il cielo,
orgogliosa di vivere in quel
mondo così bello, così misterioso che non si smet-
vita frenetica.
Quando nel villaggio calò la
sera e i raggi del sole illuminavano l’altra parte del
mondo, Nathalie e il resto
del villaggio si riunirono
attorno al fuoco per la tradizionale “ballata della vita”, una danza centenaria
che si pensava portasse
fortuna; in quel istante
sbucò un bambino, che interruppe il rito, e sgarbatamente si mise a ridere
nel vedere quelle persone
avevano lasciato cartacce
e bicchieri sulla riva del
mare e le onde li stavano
portando in acqua.
“Perché alcune persone non
rispettano il luogo in cui
vivono, perché devono rovinare la bellezza di questo
mondo, perché non rispettano ciò che loro da vita?
In fondo è tutto ciò che ci
circonda che ci permette
di crescere e vivere la vita.
7
“Il mondo di Nathalie “
teva mai di imparare, di
trovare
e di
me-
ravigliarsi di ciò che poteva possedere. La famiglia
di Nathalie non era ricca,
come maggior parte delle
famiglie che abitavano il
villaggio, ma ogni mattina si
ballare intorno al fuoco in
quel modo così strano. Nathalie incuriosita dal comportamento di quel bambino si avvicinò, mostrandosi
educata e gentile. Il nome
di quel bambino tanto strano era Tommaso. Il giorno
seguente la bambina vide
che Tommaso e alcuni suoi
amichetti infastidivano un
piccolo gabbiano con un ala
rotta e invece di aiutarlo,
lo tormentavano con dei
ramoscelli trovati sulla
spiaggia. Nathalie arrab-
Perché ti fanno questo,
mondo?”. Questo è ciò che
pensò tra sé e sé Nathalie
mentre si affrettava a
raccogliere le cartacce.
Tommaso dopo aver ascoltato le parole di Nathalie,
le si avvicinò e le chiese
scusa, promettendo che
non avrebbe più fatto quella sciocchezza. Tra Nathalie e Tommaso nacque un
grosso legame di amicizia
alzavano con il sorriso e la voglia di vivere il
nuovo giorno, anche se erano consapevoli che
sarebbe stato faticoso come tutti gli altri.
Nathalie aiutava i genitori nei lavori meno
impegnativi e quando aveva un po’ di tempo
se ne andava a scorazzare con i suoi amichetti e correva fino alla spiaggia vicino al
villaggio per ammirare quell’ immensa distesa
d’acqua che nascondeva tesori incredibili.
Quando arrivava la stagione estiva, il piccolo
paesello, si riempiva di turisti, persone provenienti da tutte le parti del mondo per ammirare la bellezza di quel posto e per concedersi riposo e relax staccando dalla solita
biata, corse verso di
loro implorando di
lasciarlo stare ed
essi
sghignazzando
se ne andarono a sedere sulla sabbia ad
osservare il mare e a
fare uno spuntino.
Mentre Nathalie si
stava prendendo cura
del piccolo gabbiano,
si accorse che finalmente i ragazzini se
n’erano andati via, ma
“Perché alcune
persone non
rispettano il luogo in
cui vivono, perché
devono rovinare la
bellezza di questo
mondo, perché non
rispettano ciò che
loro da vita?
che durò per tutta l’estate.
I giorni passarono e le giornate divennero
sempre più interessanti, i due bambini passavano ore e ore a parlare e un giorno Nathalie
scopri una cosa
sul mondo, che
fino a quel momento non poteva neanche immaginare.
Le onde del mare si infrangevano sugli scogli, i gabbiani volavano liberi e leggeri nel cielo e il sole, così
“IL MONDO DI NATHALIE “
splendente, illuminava i visi
dei due bambini che erano
seduti sulle rocce in riva al
mare:
“Com’è bello qui, che pace!!”
disse Tommaso.
“Tutto il mondo è bello!
Ogni cosa che fa parte di
questo mondo è bella!” rispose Nathalie.
“Non è vero”.
“Cosa vuoi dire? Dove abiti
non è bello?”
“No, la mia città è molto
bella. Ci sono palazzi enormi, monumenti storici che
ricordano il passaggio di
qualche persona importante. Ci sono le fontane, i
giardini, ci sono i negozi,
c’è tutto quello che puoi
immaginare.” Disse Tommaso
“… E allora, perché dici che
il mondo non è bello?”
“Perché non viene rispettato. Si, ci sono tutte le cose
che ti ho detto nella mia
città, ma sono rovinate.
Nulla nella mia città viene
rispettato: vi sono rifiuti
nelle strade, i muri sono
imbrattati da enormi scritte, i monumenti: le uniche
“Questo non è giusto però!” è solo quello che riuscì
a dire Nathalie e poi, dopo
un lungo momento di silenzio, aggiunse: “Miglioriamo
il mondo!”
“Da soli??? non ci potremmo mai riuscire. Non dobbiamo migliorare il mondo,
ma la testa delle persone!”
E così, i due bambini, se ne
tornarono alle proprie case, delusi dall’essere cosi
piccoli da non poter aiutare il loro amico mondo.
Quando l’estate finì, Nathalie e Tommaso si dovettero salutare. Quel giorno
il mare era burrascoso e le
nuvole coprivano i splendenti raggi del sole che
non illuminavano più i volti
dei due bambini. Fu un
giorno triste per Nathalie
e Tommaso. Quel giorno
quell’amicizia, che nacque
PAGINA
testimonianze
della
storia dell’uomo, sono
stati danneggiati dalle
persone, che per ricordo, si portano a casa
loro pezzi di monumenti
storici, non rispettando la preziosità di queste opere. Per questi motivi, per me, il mondo non è così fantastico come dici tu”.
Nathalie stupita, e soprattutto delusa da
quello che aveva sentito dal suo caro amico,
provò di rispondere:
“ … mm ma, non è possibile.. perché dovrebbero fare tutto ciò?? In fondo il mondo è la
loro casa, perché non vogliono rispettarla?”
“Non lo so, se tutti fossero come te, Nathalie, il mondo sarebbe migliore, sarebbe bello
come questo paradiso”.
per caso, si dovette separare; ma tutti e
due i bambini era convinti che,
quell’amicizia, non sarebbe mai finita,
perché quell’amico che avevano in comune, li avrebbe riuniti prima o poi. E così
si separarono, Tommaso torno in Europa
e Nathalie rimase li, nel suo piccolo villaggio sulle coste dell’Africa; erano così
lontani da non potersi né vedere né sentire ma una cosa li legava: il sogno di un
mondo migliore e rispettato da tutti.
8
PAGINA
“La
mia estate in Marocco”
Quest’estate sono
stata ospitata dalla
famiglia di una mia amica Jasmin di origine
marocchina che ho conosciuto in Italia.
Nel percorso
per arrivare a
casa ho notato
dalla macchina
che la città era
molto bella, la
molto buono, ho notato che tendono a cuocere il cibo molto bene, come piace a me.
Il loro figlio più piccolo aveva una scimmietta che addestrava
quasi tutti i giorni, era
molto divertente da
vedere, la portava
tutti i pomeriggi in
piazza, per farci dei
spettacolini e le foto
casa è affacciata sul
mare. Non ci crederete, ma vivevano in 12
in una sola casa, la famiglia era composta da
nonni figli e
nipoti.
È stata una
famiglia molto
accogliente,
condividevo la
camera con Jasmin, una ragazza molto divertente con cui mi divertivo
tanto.
Il primo giorno non sono stata tanto
al mio agio, perche non conoscevo le
loro abitudini e le loro tradizioni, es.
mangiavano sempre più tardi di quello
a cui ero abituata io, il venerdì si recavano tutti alla Moschea per pregare, il sabato tutti al mercato. Il cibo
lì è tutto un’altra cosa, comunque è
con i turisti.
La cosa che mi è piaciuta dia più è stata la
gente, il mare, il paesaggio e la città di
notte; però la cosa
che mi è piaciuta di
meno, è quando ho visto i turisti che veni-
vano a visitare il paese non rispettavano il
posto, buttando cartacce per terra ecce.
Mi dispiaciuto molto
perché un paese così
bello deve essere rispettato perché un
giatori spassionati di ril’ambiente
si
recavano
tutti alla
Moschea
giorno ci ritorneremo e non
troveremo le cose belle
che abbiamo lasciato.
Raccomando a tutti i viagspettare
il venerdì
per
mantenere la sua bellezza.
9
PAGINA
C’era una volta una formica
che un bel giorno, presa
dalla curiosità, uscì dalla
sua piccola tana per scoprire il mondo esterno dalla quale era circondata.
Inizialmente vide intorno a
sé splendidi alberi, erba
folta e ricca, e dei bei fiori.
Però, a mano a mano che si
allontanava dalla propria
tana, questo sublime scenario assumeva contorni
spaventosi: cartacce ovunque, bottiglie gettate da
co distante da lei.
La povera formica pensò:
“Ma guarda un po’ questi
due, che spreconi a gettar
via in questa maniera del
cibo, senza neanche considerare lo sporco che stanno lasciando per terra!
Se solo potessi arrivar ad
una di quelle briciole…”.
Con tutta la sua forza allungò il suo piccolo corpo e
riuscì ad afferrar il tanto
sospirato cibo. Riprese un
po’ le forze, ricominciò a
i “mostri a quattro ruote”
sono dei mezzi di trasporto per gli umani, “i mostri a
due zampe”, e le spiegò
che gli umani anche se
sembra, non sono tutti uguali; ci sono quelli buoni e
quelli meno buoni... ma la
piccola formica non riusciva a comprendere.
La farfalla allora propose
alla formica di andar con
lei per mostrarle com’era
10
“Il viaggio curioso”
“mostri a quattro ruote”,
con all’interno persone che
urlavano a squarcia gola e
che quando se ne andavano
a tutta velocità lasciavano
dietro di se una puzza tremenda, quasi soffocante.
“Ma che posto è questo?!”,
disse la formica spaventata.
In quel momento l’insetto
non capì più niente e cercò
disperatamente di ritrovare la strada di casa; iniziò
chiamare aiuto.
Il suo grido, questa volta,
venne udito da una farfalla
di passaggio, che planò in
soccorso.
La formichina, una volta
liberata dall’amica farfalla,
raccontò la tragica esperienza che
aveva vissuto, la vista
di mostri a
quattro
ruote e a
due zampe
che detur-
veramente
l’ambiente
che le circondava.
Viaggiando
l’incredula
formica si
rese conto che la farfalla
aveva ragione:
nel mondo c’erano numerose culture, lingue e tradizioni diverse, e veramente
gli esseri umani non erano
a correre velocemente ma tutto a un tratto
si sentì trattenere… non riusciva più ad andar avanti. Si accorse di essere finita sopra
ad una strana cosa molliccia: un chewingum.
Iniziò a chiedere aiuto, ma la sua voce era
sovrastata dai rombi infernali delle tante
auto che passavano vicino a lei.
Passavano le ore e la formica continuava ad
essere incollata su quel chewingum…
il suo stomaco cominciò a brontolare.
In quel momento passarono di fianco a lei
due enormi figure che quasi la calpestarono,
erano esseri umani; quest’ultimi gettarono a
terra un avanzo di merendina, che cadde po-
pavano la natura, e
li descrisse con
toni accesi ed espressioni spaventose.
Ma la farfalla le
rispose ridendo che
nel mondo c’erano
numerose culture,
lingue e tradizioni
diverse, e
veramente gli
esseri umani non
erano tutti uguali!
tutti uguali!
La farfalla concluse
dicendo alla formica
che tutto ciò che
aveva visto doveva
essere rispettato…
E che la formica
doveva far tesoro di questa bella esperienza…
Poi la salutò, aprì le ali e volò via.
PAGINA
“Lo
C’era una volta uno
scoiattolino di nome
Pallino che viveva su
un bellissimo albero in
un bosco insieme alla sua sorellina Pallina.
Un bel giorno
Pallino usci di
casa per andare a fare una
no proprio dove c’era
l’albero di Pallino.
La famiglia cominciò a
mangiare e i bambini a
giocare; sul far della
sera decisero di tornare a casa e non prestarono attenzione a
tutti i rifiuti che avevamo lasciato nel prato.
Il mattino seguente di
buon ora Pallino disse
accorse
che
l’iridescenza proveniva
da una bottiglia di vetro rotta che i raggi
solari facevano illuminare così si ferì la
zampina.
Non riuscendo a camminare chiamò sua sorella Pallina che arrivò
e la portò subito a ca-
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scoiattolo Pallino”
passeggiata ma ad un
certo, punto, vedendo
tante persone, si spaventò e se ne ritornò a
casa di corsa.
Dopo aver raccontato tutto
alla sua sorellina decise di
uscire solo di
sera o di mat-
tina presto, per sentirsi più al sicuro.
In un paesino vicino al bosco viveva
una famiglia formata da papà, mamma
e due bambini.
Un sabato pomeriggio l’allegra famiglia decise di fare un pic-nic nel bosco, così misero tutto in macchina e
partirono.
Arrivati nel bosco, scelsero un posto
bello e tranquillo per mangiare e riposarsi . il caso volle che si fermaro-
a Pallina che usciva a
fare una passeggiata.
Come
scese
dall’albero, vide una
luce iridescente.
Ipnotizzato
da
quella luce si avvicinò per vederla
meglio, ma non si
Ipnotizzato
da quella
luce si
avvicinò per
vederla
meglio
nic, bisogna comunque
ricordarsi di ripulire
tutti i rifiuti prima di
andarsene.
Mi raccomando: anche
sa dove gli bendò la
zampa.
Questa storia fa capire che anche se nessuno vieta di fare pic-
se Pallino si è salvato
molti animali non ce la fanno!
PAGINA
“Un
pesce di nome Mimì”
C’era una volta un pesce
molto strano di nome
Mimì che andava sempre
a nuotare vicino alla riva
del mare perché adorava
stare tra la gente. Le
piaceva sentire i bambini
che si divertivano a giocare e ogni
tanto,
per
dai palazzi e dagli alberghi, l’aria era inquinata e
le persone non erano come una volta.. Arrivavano e facevano come se il
mare non fosse un ambiente naturale da salvaguardare. Lo stavano
inquinando con la loro
maleducazione e col disinteresse verso una zona così amata dai bambini e dai pesci.
Mimì rimase sconvolta
luoghi ancora intatti per
rimanere in vita. Spesso,
però, l’inquinamento li
coglie alla sprovvista,
sfuggire non è più possibile, oppure ormai i luoghi in cui vivere sono
stati
tutti
distrutti
dall’uomo. Spesso anche
dalle sue politiche sul
turismo. vedere meglio il paesaggio,
saltava
fuori
dall’acqua e ogni volta
vedeva il meraviglioso
mondo in cui viveva.
Un giorno, però, Mimì
cominciò
a
notare qualcosa di diverso.. il mare non era
più
pulito
come
una
volta, l’aria era cambiata e il paesaggio
stava cominciando a mutare, ma all’inizio
non ci fece caso..
Dopo alcuni mesi Mimì e il suo branco si
trasferirono in un’altra zona del mare.
Passarono gli anni e Mimì notò subito che
il mare era cambiato: era più sporco del
solito e c’erano pochi bambini.
I pesci del branco saltarono fuori
dall’acqua, ma quello che Mimì vide era
completamente diverso da come se lo
ricordava.
Il paesaggio era scomparso, sommerso
da tutto quello che in
breve tempo era successo e col suo branco decise di non tornare più lì
dove era nata e cresciuta, dove, quando era piccola, si divertiva a nuotare.
Mimì fu costretta ad
allontanarsi
nuovamente, per motivi
ancora più gravi, da
un luogo che amava
molto.
Questo succede molto spesso: gli animali
devono fuggire verso
il mare non
era più
pulito come
una
volta ...
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Classe: 3apx
Scuola: Giordano Bruno
Sede: Medicina (Bologna)
Via Caduti di Cefalonia 57
Cap 40059
Telefono: 05185 25 33
Insegnante:
De Luca Mariangela
Alunni:
Hajar Errrafidi
Benevento Roberta
Giada Mioli
Katia Giovannini
Marchi Riccardo
Chiara Lo Surdo
Lucia Rondelli
Ahmed Zouri
Federico Melfa
Lucrezia Galbiati
Marica Federica montalbano
Beatrice Pantaleoni
Rosanna Cuozzo
Matteo Lusetti
Davide Abbate (addetto al disegno)
Abbiamo deciso di partecipare al concorso “Vai a quel paese”
per capire le usanze e culture di altri popoli, divertendoci e
usando la fantasia tutti insieme.
La nostra raccolta di racconti dedicati sia agli adulti che ai più
piccoli sensibilizza i lettori sulle varie forme di turismo responsabile. Ognuno di noi ha ideato con il cuore e la mente delle storie con diverse sfumature, per far sognare colui che le
leggerà, immedesimandosi nei vari personaggi. Ad abbellire i
nostri racconti, ci ha pensato un nostro compagno, che armato
di matita, colori e fantasia ha dato vita a i nostri protagonisti.
Speriamo che le nostre creazioni vi abbiano divertito e affascinato, facendovi capire quanto è importante e indispensabile
l’unione di tutti noi per un mondo migliore.
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