Comments
Description
Transcript
Guarda il PDF
“Nove passi per un mondo migliore” RACCONTI “Nove passi per un mondo migliore” SOMMARIO: “In volo” P.2 “C’era un bambino” P.4 “Scappare da un realtà P.5 difficile” “Una seconda luna di P.6 Miele” “Il mondo di Nathalie” P.7 “La mia estate in Ma- P.9 rocco” “Il viaggio curioso” P.10 “Lo scoiattolo Pallino” P.11 “Un pesce di nome Mi- P.12 mì” Per introdurvi alla lettura delle nostre storie dobbiamo fare prima una piccola premessa… Questa raccolta di storie è nata qualche mese fa all’interno di un progetto che ci ha proposto la nostra prof. di francese. Il tema che accomuna tutti i racconti è il “turismo responsabile”; abbiamo quindi raccolto alcune storie per voi più piccoli perché è importante iniziare a viaggiare responsabilmente sin dai primi viaggi della nostra vita. Siamo certi che i nostri racconti, oltre a darvi qualche spunto di riflessione, sapranno anche divertirvi e farvi immedesimare nei personaggi. Per cui … BUONA LETTURA E BUON VIAGGIO!!! PAGINA Un bel giorno due aironi si incontrano in volo… Cenerino e Ciuffetta non si erano mai visti; era la prima volta…“Ehi tu! Rallenta..!” Cenerino si voltò sorpreso mentre continuava a battere freneticamente le ali; “Dici a me?!” “Si dico a te, proprio a te! Dove sei diretto?” “Voglio raggiungere il Po il prima possibile…prima che venga buio…ma tu chi sei?” “Mi chiamo Ciuffetta e anche io, come te, sono in viaggio verso il fiume!” alla fine del viaggio. Dopo circa un’ora di volo i due iniziarono a vedere il luccichio dell’acqua… erano arrivati! Da cosi in alto non riuscivano a vedere quanto fosse drammatica la situazione ma appena scesero a terra…“Non ci posso credere! Non è possibile!” furono le uniche parole che Cenerino riuscì a pronunciare dopodiché si ammutolì, perso a guardare ciò che aveva intorno I suoi diglio precedette le parole di lei “Buon giorno! Ma che succede?! Perché mi hai s v e g l i a t o ? ! ” “Perché ho avuto una grande idea, la notte mi ha portato consiglio…” Cenerino era rinfrancato dalla nottata, e palesemente esaltato continuò: “Ho pensato che una soluzione a tutto questo c’è, c’è Ciuffetta! Basta solo che uniamo le 2 “IN VOLO……” “Piacere di conoscerti, io sono Cenerino! Beh allora voliamo insieme verso il Po… ci terremo compagnia!”E cosi i due aironi iniziano il loro viaggio insieme. Dopo qualche ora di volo, in cui parlarono del più e del meno per conoscersi meglio, iniziarono a parlare della loro meta, il Po, e di cosa li aspettava una volta arrivati a destinazione…“Sai ho sentito dire occhi vedevano tutta la crudeltà dell’uomo. C’erano rifiuti ovunque; addirittura nell’acqua che ormai, a causa di tutte le “porcherie” che conteneva, aveva assunto un colore innaturale. “Perché?! Perché l’uomo fa questo?!” fu il pensiero di entrambi, ma non lo disse- che ormai ci restano pochi fiumi puliti dove poter vivere felici, purtroppo l’uomo li ha inquinati tutti…chissà che fine faremo…” esclamò sconsolata Ciuffetta“Io so che fine faremo…finiremo per non avere più un posto dove vivere e dove crescere i nostri piccoli… finiremo per estinguerci…ecco che fine faremo!” concluse ancor più rassegnato Cenerino Alle parole di Cenerino, Ciuffetta ebbe una fitta al cuore. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Ma non poteva piangere… non prima di vedere con i suoi occhi quanto avevano sentito dire da altri aironi. E cosi, i due rimasero in silenzio, uno accanto all’altro, fino “Dobbiamo ro a voce, si scambiarono il messaggio con gli occhi… che svuotarono dalle lacrime trattenute in precedenza. Piansero tanto; finché, stanchi della fatica del viaggio, si addormentarono. Il mattino seguente… “Ehi Ciuffetta sveglia! Sveg l i a t i ! ” Un lungo sba- mettere l’uomo di fronte a tutta la sua crudeltà; la gente deve rendersi conto da sola di tutto il male che sta facendo a questo meraviglioso posto! nostre forze!” L’idea di Cenerino era giusta! Aveva pensato che la situazione al fiume peggiorava di giorno in giorno perché nessuno aveva mai avuto la forza di ribellarsi; nessuno aveva mai vietato ai turisti di buttare cartacce o rifiuti di ogni altro tipo per terra; nessuno aveva mai impedito loro di incidere i tronchi degli alberi per lasciare una traccia indelebile del loro passaggio e sempre nessuno li aveva informati che non era corretto raccogliere i fiori per poi portarli a casa e farne un bel vaso profumato. Ma loro erano diversi! Loro non avrebbero mai lasciato perdere! “Dobbiamo mettere l’uomo di fronte a tutta la sua crudeltà; la gente deve rendersi conto da sola di tutto il male che sta facendo a questo meraviglioso posto! Aspetteremo i turisti e alle prime azioni sbagliate che com- “IN VOLO……” PAGINA mettono noi li affronteremo. Non ce ne andremo di qua finché non sarà tutto a posto, finché non renderemo questo posto un posto migliore! Voglio farlo per i miei figli, per i tuoi figli, per i figli di tutti noi!” Ciuffetta lo ascoltava incantata, e quando Cenerino finì di parlare lei si limitò a rispondere: “Io sono con te!”Passò circa un’ora dal loro accordo e già arrivarono i primi turisti… Era una famigliola felice, due bimbi con la loro mamma e il loro papà che canticchiavano e ridevano allegramente. Stesero un telo sul prato e iniziarono a mangiare. I bimbi aprirono un pacco di biscotti e dopo averli mangiati gettarono la carta vicino ad un albero. Il loro papà era vicino al fiume, guardava l’acqua, poi mise una mano in tasca e quando la tolse aveva tra le mani un fazzoletto che subito, senza nemmeno pensarci, buttò nell’acqua. E la mamma? Beh, la mamma Queste le ultime parole di Cenerino, che poi si voltò e, con Ciuffetta al seguito, si allontanò dai turisti. Erano certi che le loro parole non erano rimaste al vento ma che avevano colpito nel segno. Ed infatti il giorno dopo furono svegliati da un insolito rumore... “Ma che succede?” chiese addormentata Ciuffetta“Succede esattamente quello che doveva succedere! La famiglia si è sentita in colpa e adesso sta cercando di rimediare! Il papà sta piantando dei cartelli con dei divieti tipo NON GETTARE CARTACCE, NON STRAPPARE FIORI, NON che le nostre parole non vi avrebbero lasciati indifferenti, avete fatto azioni sbagliate ma questo gesto le ha cancellate tutte! Grazie!” Furono le parole dei d u e a i r o n i “Siamo noi che vi dobbiamo ringraziare, ci siamo comportati male nei confronti dell’ambiente, degli animali che lo popolano e di tutte le altre persone che vogliono godersi questa meravi- glia naturale! Era nostro dovere sistemare le cose!” Cenerino e Ciuffetta ce l’avevano fatta… avevano vinto!Anni dopo altri due aironi si incontrarono in volo, anche per loro era la prima volta che si vedeva- 3 strappava da terra fiori di ogni tipo che poi mise discretamente in borsa, cosciente del fatto che il suo gesto era sbagliato. “Ma non vi vergognate nemmeno un po’?” es c l a m ò d u r o C e n e r i n o “Voi non capite la gravità dei vostri gesti! Non capite che male state facendo a noi… ma soprattutto a voi stessi. Se tutti facessero come fate voi, tempo un anno e questo posto non esisterebbe più! State rovinando tutto. Grazie a voi, noi animali non avremo più un posto dove poter vivere e dove poter crescere i nostri piccoli e voi perdereste la possibilità di godere di tutte le bellezze di questo posto!” continuò Ciuffetta“Ora noi ce ne andiamo, voi continuate pure il vostro divertimento, continuate a rovinare tutto!” LANCIARE OGGETTI IN ACQUA… La mamma sta raccogliendo i rifiuti dall’acqua e i bimbi armati di un grande sacco girano per il prato tirando su tutti gli o g g e t t i a b b a n d o n a t i ! ” Cenerino e Ciuffetta uscirono dal loro nido e andarono in contro alla famigliola intenta a l l a v o ro…“Sapevamo no…si chiesero a vicenda dove erano diretti e “Po” fu la risposta di entrambi! Ne parlarono benissimo, non vedevano l’ora di raggiungere quel posto meraviglioso…dove la gente giocava e si divertiva felice, nel pieno rispetto dell’ambiente e degli animali che lo popolavano; non sapevano che era diventato così bello grazie alla determinazione della loro mamma e del loro papà. PAGINA Sono un fotografo e vivo in Italia, questa “C’era avventura 4 un bambino” iniziò un anno fa, quando feci un corso di lingue africane. Avevo 3 settimane di ferie e, guardando su internet, vidi alcuni viaggi in promozione, trovai un volo per il Sudan in Africa, e vestiti e tutti gli oggetti adattarmi e a capire le usanze e la cultura di che mi potevano servire. questi popoli, ma dovevo aspettare ancora Arrivai là, era tutto così una settimana. Decisi allora di andare al diverso dall’Italia, e non mi mercato, dove scattai molte foto e alcuni piaceva. Passavano i giorni bambini mi videro fotografare e si avvicina- e prenotai. rono a me incuriositi. Mi chiesero di far loro sempre più una foto, e gli scattai la fotografia e poi voglia di gliela mostrai nello schermo della macchina a fotografica tutto iniziò così. Quei bambini casa per- ridevano innocentemente, avevano delle fac- ché non ce meravigliate che esprimevano stupore, riuscivo ad gioia e tutto volevano rivedersi nello scher- tornare Preparai una bella valigia con avevo tanti mo, mi riempirono di do- comunicare con la gente, e mande, e solo lì riuscii a bastano uno sguardo, un capire la bellezza di questo gesto, un sorriso, qui conta posto, di questi bambini chi sei non quello che hai, e così veri, puri, semplici, questo è bellissimo. Stava meravigliosamente sereni e quasi tramontando il sole e felici e nei loro occhi gran- cercai un sasso su cui se- di c’era innocenza e so- dermi prattutto si rifletteva la lo tro- luce di purezza e di bellez- vai, za di questo posto. Qui aspet- sembra che le lingue non tai che contino ciò che conta è il montasse, mi sentii osservato. C’era un bambino, era uno di quelli che avevo fotografato al mercato, parlammo ad un certo punto mi chiese se ero felice, non sorriso, qui conta chi sei cosa non quello che dere, era un periodo sole un gesto, un sapevo rispon- e uno sguardo, hai, e questo è bellissimo brutto, tra- persone ha la stessa luce del per il mio lavoro, mi inter- sole e dove l’Uomo e la natura ruppe prima che iniziassi a vivono insieme. Una terra pie- parlare e disse io sono fe- na di luci, colori e suoni in cui lice, perché abito in un luogo nel quale di notte brilla- scaldarci, un posto dove al no miliardi di stelle, che mattino può capitarti di illuminano la savana, un po- trovare un ippopotamo nel sto dove il buonissimo pro- giardino o di incontrare un fumo dei fiori si unisce al elefante profumo della legna del nelle strade cittadine, un fuoco che brucia per ri- posto dove il sorriso delle che passeggia la base per vivere è l’amicizia, la cortesia, il piacere di conoscere sempre persone nuove e la gioia di stare insieme agli altri. Questo è quello di cui tutti hanno bisogno, pochi lo sanno, perché quasi nessuno si accorge di quello che ci offre il mondo fino a quando non lo si scopre in tutti i suoi lati. “Scappare da una realtà difficile” Il sole era già alto nel cielo, ma la temperatura era molto bassa e il freddo percorreva il mio corpo. Ripensavo a quando sono salito sulla nave, scappare da quella realtà che da un po’ di tempo sta distruggendo il mio paese, dove migliaia di cuori, menti e braccia hanno impugnato le loro armi per dire “No alle Ingiustizie”. Sono partito solo con pochi indumenti e una bottiglia d’acqua, senza sapere cosa succederà, se ci sarà anco- tà non è un problema, ma una ricchezza! Sempre più spesso veniamo considerati dei “parassiti” di una presunta società del benessere, in cui gli istinti si solidarietà devono puntualmente fare i conti con diffusi sentimenti di intolleranza e xenofobia, che sovente si traducono nella richiesta di più soliti sbarramenti contro coloro che vengono a cercare rifugio o aiuto in questo paese. Di il prezzo da pagare per fuggire alle atrocità della guerra. Dopo queste brevi riflessioni, questo nuovo mondo incuriosisce ed eccomi per strada ad ammirare le sue bellezze. Passeggiando, vengo attirato dalla bellezza di una chiesa e noto che anche la gente costituisce uno spettacolo, osservando il loro ra una casa per me, portandomi dietro un cuore pieno di speranza per un futuro meno infelice e più libero. Sono da pochi giorni in Italia e da quando sono sbarcato sulle coste di Lampedusa sono stato subito accolto dalle associazioni di volontariato e dagli altri enti che mi hanno aiutato e assistito. Sento che posso ricominconseguenza dopo aver patito di dramma del distacco dalla propria terra PAGINA 5 ciare a vivere! Il disagio che provo in questo momento è evidente, la paura sempre maggiore della Libia che varca la penisola in condizioni sempre più precarie, può provocare un clima di discriminazione, verso quella gente che fugge dalla disperazione e perché ancora non si concepisce; l’idea che il mondo è un invisibile miscuglio di lingue, culture e religione, che non esistono popoli migliori o peggiori, ma solo persone in movimento che l’uomo da sempre per una causa o per un’altra migra. Senza conoscere confini o dogane, che mai in nessun luogo egli debba essere considerato “ospite” bensì “cittadino”, perché la diversi- e dai propri affetti, ci si deve rassegnare anche alle discriminazioni subite nella località di accoglienza, ed è quanto meno assurdo, oltre che vergognoso, che debba essere per questo, per noi, ...Sempre più spesso veniamo considerati dei “parassiti” di una presunta società del benessere ... che passeggia accompagnata dal proprio cane di varia taglia e razza. Certo, che camminando per le strade non è così sempre salutare, c’è smog prodotto da auto e inducomportamento si apprendono molte cose: le mode, le tendenze e i vizi di questa civiltà. Percepisco nuovi colori e nuovi odori rispetto al mio paese; osservo la gente stre che intossica i polmoni, mentre la circolazione delle macchine rende difficile la vita ai pedoni. Comunque questo paese così diverso, mi fa sperare in un futuro migliore! “Una seconda Luna di Miele…” Tutto ebbe inizio nel 2010 quando Katherine, una studentessa inglese appena diciottenne conobbe ai piedi del Colosseo, durante un viaggio a Roma Andrea e fu amore a prima vista. Katherine nel giro di pochi mesi lasciò la sua amata Inghilterra per venire a vivere in Italia e appena pochi giorni dopo lei e Andrea si sposarono a Venezia, la città dell’amore. Per il viaggio di nozze, gli sposi scelsero di visitare i luoghi e le città più belli del mondo come e di ogni città portarono con loro ma avevano preso in quei luoghi e qualche foto ormai sbiadita del loro matrimonio. Rivedendo tutti quei piccoli ricordi decisero di intraprendere un nuovo viaggio, ripercorrendo tutte le tappe che avevano percorso insieme all’inizio del loro amore. La prima città che raggiunsero fu Roma per rivivere la magia del loro primo incontro e del loro primo bacio ai piedi del Colosseo. Ma giunti lì, con loro grande sorpresa non trovarono nulla, se non un grande spiazzo desolato. Sorpresi, decisero di continuare il loro viaggio e giunsero a Venezia, dove si sposarono. Ma non trovarono altro che una città PAGINA qualcosa. A Parigi per esempio lasciarono le loro iniziali incise sulla Tour Eiffel, alle Hawaii presero un pezzettino di corallo e in Egitto portarono con sé qualche frammento delle Piramidi. Al ritorno dal loro meraviglioso viaggio avevano raccolto decine e decine di ricordi che per anni e anni poi riguardarono con nostalgia ed emozione. E proprio all’alba dei settant’anni Katherine e Andrea si ritrovarono come spesso facevano a riguardare i ricordi del loro amore. E da uno scatolone vennero tutti quegli oggetti che molto tempo pri- triste e vuota, sommersa ormai dalle acque inquinate. E il resto del viaggio non fu più appagante; in nessuno dei luoghi che visitarono in seguito infatti riuscirono a rivivere ciò che avevano provato anni prima, perché quei meravigliosi luoghi ormai non avevano più quello che li aveva resi uni- all’alba dei settant’anni Katherine e Andrea si ritrovarono come spesso facevano a riguardare i ricordi del loro amore ci. A Katherine e Andrea non restò che stringere fra le mani quei pochi ricordi che erano rimasti loro, che se tutti avessero lasciato dove erano, avrebbero potuto rivedere in tutta la loro bellezza nei luoghi che avevano fatto da cornice al loro amore. 6 PAGINA Molto tempo fa, in un piccolo villaggio vicino alla costa dell’Africa, viveva una bambina dagli occhi azzurri come il mare. Il suo nome era Nathalie. Nathalie, come tutti i bambini, desiderava solo divertirsi e giocare in compagnia, correre fino a perdere il fiato facendo finta di essere leggera come l’aria e buttarsi per terra per riposare guardando il cielo, orgogliosa di vivere in quel mondo così bello, così misterioso che non si smet- vita frenetica. Quando nel villaggio calò la sera e i raggi del sole illuminavano l’altra parte del mondo, Nathalie e il resto del villaggio si riunirono attorno al fuoco per la tradizionale “ballata della vita”, una danza centenaria che si pensava portasse fortuna; in quel istante sbucò un bambino, che interruppe il rito, e sgarbatamente si mise a ridere nel vedere quelle persone avevano lasciato cartacce e bicchieri sulla riva del mare e le onde li stavano portando in acqua. “Perché alcune persone non rispettano il luogo in cui vivono, perché devono rovinare la bellezza di questo mondo, perché non rispettano ciò che loro da vita? In fondo è tutto ciò che ci circonda che ci permette di crescere e vivere la vita. 7 “Il mondo di Nathalie “ teva mai di imparare, di trovare e di me- ravigliarsi di ciò che poteva possedere. La famiglia di Nathalie non era ricca, come maggior parte delle famiglie che abitavano il villaggio, ma ogni mattina si ballare intorno al fuoco in quel modo così strano. Nathalie incuriosita dal comportamento di quel bambino si avvicinò, mostrandosi educata e gentile. Il nome di quel bambino tanto strano era Tommaso. Il giorno seguente la bambina vide che Tommaso e alcuni suoi amichetti infastidivano un piccolo gabbiano con un ala rotta e invece di aiutarlo, lo tormentavano con dei ramoscelli trovati sulla spiaggia. Nathalie arrab- Perché ti fanno questo, mondo?”. Questo è ciò che pensò tra sé e sé Nathalie mentre si affrettava a raccogliere le cartacce. Tommaso dopo aver ascoltato le parole di Nathalie, le si avvicinò e le chiese scusa, promettendo che non avrebbe più fatto quella sciocchezza. Tra Nathalie e Tommaso nacque un grosso legame di amicizia alzavano con il sorriso e la voglia di vivere il nuovo giorno, anche se erano consapevoli che sarebbe stato faticoso come tutti gli altri. Nathalie aiutava i genitori nei lavori meno impegnativi e quando aveva un po’ di tempo se ne andava a scorazzare con i suoi amichetti e correva fino alla spiaggia vicino al villaggio per ammirare quell’ immensa distesa d’acqua che nascondeva tesori incredibili. Quando arrivava la stagione estiva, il piccolo paesello, si riempiva di turisti, persone provenienti da tutte le parti del mondo per ammirare la bellezza di quel posto e per concedersi riposo e relax staccando dalla solita biata, corse verso di loro implorando di lasciarlo stare ed essi sghignazzando se ne andarono a sedere sulla sabbia ad osservare il mare e a fare uno spuntino. Mentre Nathalie si stava prendendo cura del piccolo gabbiano, si accorse che finalmente i ragazzini se n’erano andati via, ma “Perché alcune persone non rispettano il luogo in cui vivono, perché devono rovinare la bellezza di questo mondo, perché non rispettano ciò che loro da vita? che durò per tutta l’estate. I giorni passarono e le giornate divennero sempre più interessanti, i due bambini passavano ore e ore a parlare e un giorno Nathalie scopri una cosa sul mondo, che fino a quel momento non poteva neanche immaginare. Le onde del mare si infrangevano sugli scogli, i gabbiani volavano liberi e leggeri nel cielo e il sole, così “IL MONDO DI NATHALIE “ splendente, illuminava i visi dei due bambini che erano seduti sulle rocce in riva al mare: “Com’è bello qui, che pace!!” disse Tommaso. “Tutto il mondo è bello! Ogni cosa che fa parte di questo mondo è bella!” rispose Nathalie. “Non è vero”. “Cosa vuoi dire? Dove abiti non è bello?” “No, la mia città è molto bella. Ci sono palazzi enormi, monumenti storici che ricordano il passaggio di qualche persona importante. Ci sono le fontane, i giardini, ci sono i negozi, c’è tutto quello che puoi immaginare.” Disse Tommaso “… E allora, perché dici che il mondo non è bello?” “Perché non viene rispettato. Si, ci sono tutte le cose che ti ho detto nella mia città, ma sono rovinate. Nulla nella mia città viene rispettato: vi sono rifiuti nelle strade, i muri sono imbrattati da enormi scritte, i monumenti: le uniche “Questo non è giusto però!” è solo quello che riuscì a dire Nathalie e poi, dopo un lungo momento di silenzio, aggiunse: “Miglioriamo il mondo!” “Da soli??? non ci potremmo mai riuscire. Non dobbiamo migliorare il mondo, ma la testa delle persone!” E così, i due bambini, se ne tornarono alle proprie case, delusi dall’essere cosi piccoli da non poter aiutare il loro amico mondo. Quando l’estate finì, Nathalie e Tommaso si dovettero salutare. Quel giorno il mare era burrascoso e le nuvole coprivano i splendenti raggi del sole che non illuminavano più i volti dei due bambini. Fu un giorno triste per Nathalie e Tommaso. Quel giorno quell’amicizia, che nacque PAGINA testimonianze della storia dell’uomo, sono stati danneggiati dalle persone, che per ricordo, si portano a casa loro pezzi di monumenti storici, non rispettando la preziosità di queste opere. Per questi motivi, per me, il mondo non è così fantastico come dici tu”. Nathalie stupita, e soprattutto delusa da quello che aveva sentito dal suo caro amico, provò di rispondere: “ … mm ma, non è possibile.. perché dovrebbero fare tutto ciò?? In fondo il mondo è la loro casa, perché non vogliono rispettarla?” “Non lo so, se tutti fossero come te, Nathalie, il mondo sarebbe migliore, sarebbe bello come questo paradiso”. per caso, si dovette separare; ma tutti e due i bambini era convinti che, quell’amicizia, non sarebbe mai finita, perché quell’amico che avevano in comune, li avrebbe riuniti prima o poi. E così si separarono, Tommaso torno in Europa e Nathalie rimase li, nel suo piccolo villaggio sulle coste dell’Africa; erano così lontani da non potersi né vedere né sentire ma una cosa li legava: il sogno di un mondo migliore e rispettato da tutti. 8 PAGINA “La mia estate in Marocco” Quest’estate sono stata ospitata dalla famiglia di una mia amica Jasmin di origine marocchina che ho conosciuto in Italia. Nel percorso per arrivare a casa ho notato dalla macchina che la città era molto bella, la molto buono, ho notato che tendono a cuocere il cibo molto bene, come piace a me. Il loro figlio più piccolo aveva una scimmietta che addestrava quasi tutti i giorni, era molto divertente da vedere, la portava tutti i pomeriggi in piazza, per farci dei spettacolini e le foto casa è affacciata sul mare. Non ci crederete, ma vivevano in 12 in una sola casa, la famiglia era composta da nonni figli e nipoti. È stata una famiglia molto accogliente, condividevo la camera con Jasmin, una ragazza molto divertente con cui mi divertivo tanto. Il primo giorno non sono stata tanto al mio agio, perche non conoscevo le loro abitudini e le loro tradizioni, es. mangiavano sempre più tardi di quello a cui ero abituata io, il venerdì si recavano tutti alla Moschea per pregare, il sabato tutti al mercato. Il cibo lì è tutto un’altra cosa, comunque è con i turisti. La cosa che mi è piaciuta dia più è stata la gente, il mare, il paesaggio e la città di notte; però la cosa che mi è piaciuta di meno, è quando ho visto i turisti che veni- vano a visitare il paese non rispettavano il posto, buttando cartacce per terra ecce. Mi dispiaciuto molto perché un paese così bello deve essere rispettato perché un giatori spassionati di ril’ambiente si recavano tutti alla Moschea giorno ci ritorneremo e non troveremo le cose belle che abbiamo lasciato. Raccomando a tutti i viagspettare il venerdì per mantenere la sua bellezza. 9 PAGINA C’era una volta una formica che un bel giorno, presa dalla curiosità, uscì dalla sua piccola tana per scoprire il mondo esterno dalla quale era circondata. Inizialmente vide intorno a sé splendidi alberi, erba folta e ricca, e dei bei fiori. Però, a mano a mano che si allontanava dalla propria tana, questo sublime scenario assumeva contorni spaventosi: cartacce ovunque, bottiglie gettate da co distante da lei. La povera formica pensò: “Ma guarda un po’ questi due, che spreconi a gettar via in questa maniera del cibo, senza neanche considerare lo sporco che stanno lasciando per terra! Se solo potessi arrivar ad una di quelle briciole…”. Con tutta la sua forza allungò il suo piccolo corpo e riuscì ad afferrar il tanto sospirato cibo. Riprese un po’ le forze, ricominciò a i “mostri a quattro ruote” sono dei mezzi di trasporto per gli umani, “i mostri a due zampe”, e le spiegò che gli umani anche se sembra, non sono tutti uguali; ci sono quelli buoni e quelli meno buoni... ma la piccola formica non riusciva a comprendere. La farfalla allora propose alla formica di andar con lei per mostrarle com’era 10 “Il viaggio curioso” “mostri a quattro ruote”, con all’interno persone che urlavano a squarcia gola e che quando se ne andavano a tutta velocità lasciavano dietro di se una puzza tremenda, quasi soffocante. “Ma che posto è questo?!”, disse la formica spaventata. In quel momento l’insetto non capì più niente e cercò disperatamente di ritrovare la strada di casa; iniziò chiamare aiuto. Il suo grido, questa volta, venne udito da una farfalla di passaggio, che planò in soccorso. La formichina, una volta liberata dall’amica farfalla, raccontò la tragica esperienza che aveva vissuto, la vista di mostri a quattro ruote e a due zampe che detur- veramente l’ambiente che le circondava. Viaggiando l’incredula formica si rese conto che la farfalla aveva ragione: nel mondo c’erano numerose culture, lingue e tradizioni diverse, e veramente gli esseri umani non erano a correre velocemente ma tutto a un tratto si sentì trattenere… non riusciva più ad andar avanti. Si accorse di essere finita sopra ad una strana cosa molliccia: un chewingum. Iniziò a chiedere aiuto, ma la sua voce era sovrastata dai rombi infernali delle tante auto che passavano vicino a lei. Passavano le ore e la formica continuava ad essere incollata su quel chewingum… il suo stomaco cominciò a brontolare. In quel momento passarono di fianco a lei due enormi figure che quasi la calpestarono, erano esseri umani; quest’ultimi gettarono a terra un avanzo di merendina, che cadde po- pavano la natura, e li descrisse con toni accesi ed espressioni spaventose. Ma la farfalla le rispose ridendo che nel mondo c’erano numerose culture, lingue e tradizioni diverse, e veramente gli esseri umani non erano tutti uguali! tutti uguali! La farfalla concluse dicendo alla formica che tutto ciò che aveva visto doveva essere rispettato… E che la formica doveva far tesoro di questa bella esperienza… Poi la salutò, aprì le ali e volò via. PAGINA “Lo C’era una volta uno scoiattolino di nome Pallino che viveva su un bellissimo albero in un bosco insieme alla sua sorellina Pallina. Un bel giorno Pallino usci di casa per andare a fare una no proprio dove c’era l’albero di Pallino. La famiglia cominciò a mangiare e i bambini a giocare; sul far della sera decisero di tornare a casa e non prestarono attenzione a tutti i rifiuti che avevamo lasciato nel prato. Il mattino seguente di buon ora Pallino disse accorse che l’iridescenza proveniva da una bottiglia di vetro rotta che i raggi solari facevano illuminare così si ferì la zampina. Non riuscendo a camminare chiamò sua sorella Pallina che arrivò e la portò subito a ca- 11 scoiattolo Pallino” passeggiata ma ad un certo, punto, vedendo tante persone, si spaventò e se ne ritornò a casa di corsa. Dopo aver raccontato tutto alla sua sorellina decise di uscire solo di sera o di mat- tina presto, per sentirsi più al sicuro. In un paesino vicino al bosco viveva una famiglia formata da papà, mamma e due bambini. Un sabato pomeriggio l’allegra famiglia decise di fare un pic-nic nel bosco, così misero tutto in macchina e partirono. Arrivati nel bosco, scelsero un posto bello e tranquillo per mangiare e riposarsi . il caso volle che si fermaro- a Pallina che usciva a fare una passeggiata. Come scese dall’albero, vide una luce iridescente. Ipnotizzato da quella luce si avvicinò per vederla meglio, ma non si Ipnotizzato da quella luce si avvicinò per vederla meglio nic, bisogna comunque ricordarsi di ripulire tutti i rifiuti prima di andarsene. Mi raccomando: anche sa dove gli bendò la zampa. Questa storia fa capire che anche se nessuno vieta di fare pic- se Pallino si è salvato molti animali non ce la fanno! PAGINA “Un pesce di nome Mimì” C’era una volta un pesce molto strano di nome Mimì che andava sempre a nuotare vicino alla riva del mare perché adorava stare tra la gente. Le piaceva sentire i bambini che si divertivano a giocare e ogni tanto, per dai palazzi e dagli alberghi, l’aria era inquinata e le persone non erano come una volta.. Arrivavano e facevano come se il mare non fosse un ambiente naturale da salvaguardare. Lo stavano inquinando con la loro maleducazione e col disinteresse verso una zona così amata dai bambini e dai pesci. Mimì rimase sconvolta luoghi ancora intatti per rimanere in vita. Spesso, però, l’inquinamento li coglie alla sprovvista, sfuggire non è più possibile, oppure ormai i luoghi in cui vivere sono stati tutti distrutti dall’uomo. Spesso anche dalle sue politiche sul turismo. vedere meglio il paesaggio, saltava fuori dall’acqua e ogni volta vedeva il meraviglioso mondo in cui viveva. Un giorno, però, Mimì cominciò a notare qualcosa di diverso.. il mare non era più pulito come una volta, l’aria era cambiata e il paesaggio stava cominciando a mutare, ma all’inizio non ci fece caso.. Dopo alcuni mesi Mimì e il suo branco si trasferirono in un’altra zona del mare. Passarono gli anni e Mimì notò subito che il mare era cambiato: era più sporco del solito e c’erano pochi bambini. I pesci del branco saltarono fuori dall’acqua, ma quello che Mimì vide era completamente diverso da come se lo ricordava. Il paesaggio era scomparso, sommerso da tutto quello che in breve tempo era successo e col suo branco decise di non tornare più lì dove era nata e cresciuta, dove, quando era piccola, si divertiva a nuotare. Mimì fu costretta ad allontanarsi nuovamente, per motivi ancora più gravi, da un luogo che amava molto. Questo succede molto spesso: gli animali devono fuggire verso il mare non era più pulito come una volta ... 12 Classe: 3apx Scuola: Giordano Bruno Sede: Medicina (Bologna) Via Caduti di Cefalonia 57 Cap 40059 Telefono: 05185 25 33 Insegnante: De Luca Mariangela Alunni: Hajar Errrafidi Benevento Roberta Giada Mioli Katia Giovannini Marchi Riccardo Chiara Lo Surdo Lucia Rondelli Ahmed Zouri Federico Melfa Lucrezia Galbiati Marica Federica montalbano Beatrice Pantaleoni Rosanna Cuozzo Matteo Lusetti Davide Abbate (addetto al disegno) Abbiamo deciso di partecipare al concorso “Vai a quel paese” per capire le usanze e culture di altri popoli, divertendoci e usando la fantasia tutti insieme. La nostra raccolta di racconti dedicati sia agli adulti che ai più piccoli sensibilizza i lettori sulle varie forme di turismo responsabile. Ognuno di noi ha ideato con il cuore e la mente delle storie con diverse sfumature, per far sognare colui che le leggerà, immedesimandosi nei vari personaggi. Ad abbellire i nostri racconti, ci ha pensato un nostro compagno, che armato di matita, colori e fantasia ha dato vita a i nostri protagonisti. Speriamo che le nostre creazioni vi abbiano divertito e affascinato, facendovi capire quanto è importante e indispensabile l’unione di tutti noi per un mondo migliore.