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L`Iran è affamato di aerei civili

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L`Iran è affamato di aerei civili
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PRIMO PIANO
Venerdì 29 Aprile 2016
Nel giro di pochi mesi saranno consegnati da cinque a otto Airbus A320 e A330. Ma è solo l’inizio
L’Iran è affamato di aerei civili
Sono in lizza anche Boeing (Usa) e Bombardier (Canada)
I
DI
PINO NICOTRI
l responsabile dell’Organizzazione dell’Aviazione Civile dell’Iran, Ali Abedzadeh, ha dichiarato
alla stampa iraniana che
entro pochi mesi saranno
consegnati alla compagnia
di bandiera Iran Air da cinque a otto Airbus A320 e
A330, aerei di costruzione
francesi capaci rispettivamente di un massimo
di 180 e 298 passegeri. Si
tratta dell’avanguardia di
una mega fornitura di 118
velivoli commerciali per un
valore totale di 27 miliardi di
euro decisa con un accordo di
massima firmato dal capo del
governo Hassan Rouhani nel
corso della sua visita a Parigi
a gennaio, successiva a quella
in Italia. E il ministro dei Trasporti francese Alain Vidalies,
arrivato nei giorni scorsi a Teheran con il primo aereo france-
Hassan Rouhani
se atterrato in Iran negli ultimi
otto anni, ha confermato che
Airbus ha già iniziato i lavori
per la mega fornitura. Vidalies
ha aggiunto che sono in corso
negoziati con l’amministrazio-
ne del presidente USA Barack
Obama per superare definitivamente anche gli ultimi strascichi dell’epoca delle sanzioni.
Desta sorpresa la presenza nel contratto degli
A330, perché, per quanto
se ne sa, l’ultima consegna di questo tipo di aereo
è avvenuta nel 2007: per
la precisione, il 12 luglio
di quell’anno con il 561°
esemplare alla statunitense Federal Express, nota
anche come FedEx, leader
mondiale nel settore del
trasporto aereo delle merci
con consegne in 220 Paesi.
È comunque certo che l’Iran
avrà bisogno di acquistare un
totale di almeno 500 jet commerciali di vari modelli per
tratte di breve, media e lunga
distanza. E’ per questo che, ai
primi di aprile, sono iniziati
colloqui esplorativi anche con
la statunitense Boeing, quanto
mai interessata a che Obama
faccia sparire tutti i rimasugli
delle sanzioni contro Teheran.
È in gara anche la canadese Bombardier, il cui presidente Pierre Beaudoin di
recente è volato da Montreal a
Teheran per discutere con il presidente dell’Iran Air, Farhad
Parvaresh la possibilità di
creare nel giro di due mesi una
nuova compagnia aerea nel sud
del Paese per i collegamenti con
l’isola di Qeshm, la più grande
dell’Iran e dell’intero Golfo
Persico con un’area di 1.336
chilometri quadrati e una lunghezza di quasi 136 chilometri.
Qeshm ha grande importanza
commerciale perché è un porto
franco. Secondo la portavoce
Marianella de la Barrera
«Bombardier ha identificato
significative opportunità nella
regione per quanto riguarda il
settore dell’aviazione commerciale». I funzionari della zona di
libero scambio Qeshm hanno
avuto colloqui con varie società
aeronautiche, ma sono desiderosi di trovare un accordo con il
costruttore canadese perché dotato di una varietà di modelli di
aerei a corto e medio raggio in
grado di competere vantaggiosamente con quelli della Boeing
e dell’Airbus. L’asso nella manica della Bombardier è il modernissimo bimotore Q400, ultimo
nato della famiglia Q Serie di
grande versatilità e unico bimotore turboelica al mondo capace
di portare fino a 90 passeggeri.
All’Iran Air ne servirebbero subito almeno 20.
CARTA CANTA
Parte l’area ex Falck che è grande una volta e mezzo l’Expo
DI
ANDREA GIACOBINO
Entra nel vivo la rigenerazione dell’ex
area Falck a Sesto San Giovanni e gli
attuali azionisti, primo fra tutti l’immobiliarista Davide Bizzi, redistribuiscono le carte fra loro e si preparano
ad accogliere nuovi soci. Qualche giorno
fa, infatti, è stato depositato il progetto di scissione parziale di Milanosesto
Holding, presieduta dallo stesso Bizzi,
che controlla la operativa Milanosesto
spa. Beneficiarie della scissione sono
Esedra Holding (Bizzi & Partners Development), Dancalia 3 e Dancalia 4,
entrambe emanazione del comparto
Dafne del fondo Tintoretto di Sorgente
Sgr e Barcos, veicolo controllato dalla
Aleardi, gruppo pugliese di costruzioni impegnato fra l’altro nei lavori del
giacimento Tempa Rossa in Basilicata,
commissionati da Total.
La scissione vedrà al termine
Bizzi & Partners Development, attuale
socio al 61,5%, quale unico azionista di
Milanosesto Holding, i cui titoli sono interamente in pegno a Intesa Sanpaolo,
Unicredit e Bpm, banche finanziatrici
dell’iniziativa. A Esedra vengono trasferiti attivi per 3,5 milioni pari a titoli
Milanosesto spa, così come a Dancalia
3 e 4 per circa complessivi 19,5 milioni
(34,9%) e 1,7 milioni a Barcos (3,9%).
«Lo sviluppo del progetto immobiliare
– spiega il progetto di scissione – ha
raggiunto una fase che richiederà la
raccolta di importanti risorse finanziarie private»: di qui la scissione come
strumento flessibile perché «consentirà
di modificare l’attuale assetto organizzativo nei suoi profili soggettivi, interrompendo la compartecipazione tra gli
attali soci della scindenda senza, tuttavia, farne cessare l’attività».
Inoltre l’attribuzione agli azionisti della holding del rispettivo pacchetto azionario proquota della controllata operativa «permetterà di creare i
presupposti per adottare diversificate
strategie di valorizzazione della partecipazione e favorirà la creazione di
aggregazioni e partnership tra soggetti
che potranno condividere i medesimi
obiettivi strategici, facilitando l’ingres-
so di nuovi soci chiave per lo sviluppo
dell’iniziativa». L’area Falck, con la sua
vasta superficie di oltre un milione e
400mila metri quadrati, circa una volta
e mezzo quella di Expo, è una delle più
grandi aree dismesse di tutta Europa.
Endemol accorpa
CentoVetrine
Endemol Italia accorpa «CentoVetrine» e cambia nome. Qualche giorno
fa, infatti, Paolo Bassetti nella sua
qualità di presidente di Endemol Italia ha depositato il progetto di fusione
per incorporazione nella stessa società
di Mediavivere srl, controllata al 100%
e da lui pure presieduta. «La fusione dice il documento - trova regione e giustificazione nell’esigenza di concentrare
in capo alla società incorporante le attività in precedenza svolte in modo indipendente dalla incorporanda, al fine
di perseguire una maggiore flessibilità
e un miglior coordinamento dei processi
interni e di contenere i costi di struttura, nonché di perseguire sinergie di
produzione e commerciali». Quando la
fusione senza concambi sarà efficace,
l’incorporante cambierà nome in EndemolShine Italy. Mediavivere, che nel
2014 ha fatturato circa 10 milioni di
euro, è la factory specializzata nella
produzione di soap opera e fiction per
la tv e ha realizzato recentemente la
quindicesima serie della fiction «CentoVetrine» trasmessa su Canale 5 e Rete
4, che ha raggiunto oltre i 5 milioni di
spettatori ed è la seconda soap opera
italiana più longeva dopo «Un posto al
sole». Mediavivere, nata nel 1999 da
una jointventure al 50% tra Endemol
e Mediaset, ha visto quest’ultima uscire
dall’azionariato nel 2011.
La Ccpl disinvestirà
per evitare il fallimento
Terremoto nel mondo delle cooperative. Pochi giorni fa, infatti, a firma dello
studio legale Sutich-Barbieri è stato
depositato alla sezione fallimentare del
tribunale di Reggio Emilia un ricorso
ex articolo 182 bis della legge fallimentare per il Consorzio Cooperative
di Produzione Lavoro (Ccpl), gigante
della cooperazione e azionista fra l’altro di Finsoe, a monte di Unipol Gf, con
circa il 2%. Il ricorso è volto a tutelare
la ristrutturazione del pesante indebitamento di Ccpl dalla possibilità che alcuni creditori possano svincolarsi dalle
intese finora raggiunte, che dovranno
poi essere omologate dal tribunale. Fra
i creditori una dozzina di banche assistite dallo studio Erede Pappalardo
(Banca Monte Parma, Banca Popolare
del Mezzogiorno, Banco Popolare, Bnl,
Bper, Bpm, Carige, Carisbo, Crédit
Agricole, Mps, Unicredit e Unipol Banca), esposte per 230 milioni di euro, si
sono già impegnate a non richiederli
fino al prossimo 31 dicembre e hanno
confermato i finanziamenti erogati.
La crisi di Ccpl è nata dalla crescente diversificazione delle attività,
nonché dai costi fissi della holding
controllante Ccpl sc. La società, nata
nel 1904, dall’originaria attività concentrata nelle costruzioni e nell’edilizia, è recentemente entrata nel facility
management, nel fresh food packaging
oltre che nell’energia e nel real estate
comprando una quota del fondo immobiliare Namira. Il risultato è stato
un progressivo cumularsi di una serie
di partecipazioni a bilancio per quasi
125 milioni (di cui la sola quota Finsoe
vale 45,2 milioni) in business con marginalità in calo, mentre l’indebitamento
della holding consortile a valle è stato
scaricato sulla subholding e questa ha
chiuso il 2014 con un patrimonio netto
negativo per 14 milioni.
Ccpl, già protagonista con le banche di un accordo di moratoria siglato
nel 2014 protrattosi l’anno dopo, ora ne
ha presentato un altro (supportato da
un business plan redatto da Bain Company) volto alla liquidazione di tutti gli
asset residui. Per far ciò, c’è bisogno
di una manovra finanziaria da qui al
2020, che si articola in uno stand-still
su 30,5 milioni di linee autoliquidanti,
mantenimento o ripristino dell’operatività degli affidamenti in conto corren-
te per 1,5 milioni, consolidamento del
debito a medio-lungo per 55,6 milioni
e riscadenziamento al 2020 e conversione da parte delle banche del credito
residuo in strumenti finanziari partecipativi per massimo 30 milioni. Il presidente di Ccpl Pasquale Versace e il
direttore generale Andrea Imbriani
ora aspettano che il tribunale reggiano nella persona del giudice delegato
Virginio Notari congeli l’accordo di
ristrutturazione e mantenga in essere
le linee autoliquidanti per almeno 17,6
milioni che permettono alla società di
andare avanti.
Tengono gli affari
in Svizzera degli Zanon
Tengono, nonostante la voluntary
disclosure, gli affari in Svizzera per la
famiglia Zanon di Valgiurata, attiva
nel nostro paese con Fenera Holding, fra
l’altro azionista rilevante di Credem, e
nella Confederazione con Banque Morval, istituto di private banking di cui
Massimo Zanon di Valgiurata è
amministratore delegato. L’utile 2015
della banca è stato infatti di 1,9 milioni di franchi svizzeri e di 4,4 milioni
a livello consolidato mentre le masse
in gestione, pari l’anno prima a 2,2
miliardi, non sono cresciute anche per
effetto del rimpatrio dei capitali avvenuto in Italia. Anno su anno, invece,
a fronte 106 milioni di fondi propri, il
totale dell’attivo è migliorato di oltre
il 3,2% salendo a 439 milioni e consolidando un indice Tier 1 del 39,6%.
Il gruppo bancario Morval Vonwiller
ha segnato lo scorso anno un totale
di attivo di 578,2 milioni (+3,3%) e
fondi propri per 182,2 milioni. Banque Morval, che impiega 70 persone
e dove Emanuele Zanon di Valgiurata è responsabile del business
private, è attiva in Italia con Morval
Sim, in Lussemburgo con Willerfunds, a Monaco con Morval Gestion, in
Uruguay con Morval Vonwiller Advisors Montevideo e alle Cayman con
Morval Bank & Trust.
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