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Innovare è più facile e meno costoso che recuperare il gap nei

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Innovare è più facile e meno costoso che recuperare il gap nei
Giovedì 11 Giugno 2015
www.corrieredelmezzogiorno.it
OrizzonteSud
SMART CITIES
Innovare è più facile e meno
costoso che recuperare il gap
nei settori tradizionali. Ciò che
serve è capitale umano, talento,
inventiva, imprenditorialità
Opera di Marco Bolognesi
di Antonio Polito
Sul web
Lo speciale
«Orizzonte
Sud»
dedicato alle
smart cities
si può leggere
da oggi on line
sul sito
corrieredelmez
zogiorno.it
C
erte volte, parlando del futuro di Napoli,
della sua area metropolitana, di una realtà
industriale e manifatturiera con una grande e antica storia ma sempre più in affanno,
mi è capitato di ascoltare questa obiezione: ma sarà
in grado la nostra città di innovare, di accettare cioè
fino in fondo la sfida posta dal primo comandamento dell’economia globale, che consente di avere
successo solo a chi sa fare una cosa che nessun altro
sa fare, o la sa fare in un modo in cui nessun altro la
sa fare? Di solito, a una obiezione così, io rispondo:
e che altro può fare Napoli? ha forse altre chance?
Parliamoci chiaro: la nostra metropoli vive una
crisi che non è di passaggio, non è congiunturale.
Non è che quando ci sarà la ripresa in Italia, Napoli
ricomincerà a correre. Non è così. Certo, un po’ di
consumi interni in più ci aiuteranno, un bilancio
statale meno dissestato potrà riaprire il rubinetto,
qualche goccetto di spesa e di investimenti pubblici
in più per alleviare la condizione sociale drammatica di quest’area. Ma è meglio non farsi illusioni: la
maggior parte dei nostri problemi sono strutturali,
hanno cioè a che fare con un apparato produttivo
che è diventato troppo vecchio per un mondo troppo nuovo. Non è che ce la caviamo tornando al passato, insomma. Non ci resta dunque che innovare.
Fare un salto di qualità produttivo e tecnologico. Al-
Napoli, se non ora quando?
trimenti non assorbiremo mai l’impressionante disoccupazione, soprattutto giovanile, che affligge
Napoli.
Questa è la cattiva notizia. Ma la buona notizia è
che innovare è più facile e meno costoso che ricostruire, rimettere in piedi, recuperare il gap nei settori tradizionali. Nell’economia della conoscenza,
nell’economia ad alto contenuto tecnologico, ciò
che serve è capitale umano, talento, inventiva, imprenditorialità. E noi ne abbiamo quanto ne voglia-
Eccellenze
Abbiamo università
e centri di ricerca di
prim’ordine, abbiamo
giovani di prim’ordine,
abbiamo idee
di prim’ordine
mo. Abbiamo università e centri di ricerca di prim’ordine, abbiamo giovani di prim’ordine, abbiamo
idee di prim’ordine. Leggete nelle pagine che seguono che «smart island» può diventare Capri, grazie al progetto che oggi presenta la Matching Energies Foundation. Oppure leggete come si può trasformare Napoli in una “smart city”. Oppure come
si possono rilanciare musei e aree archeologiche di
inestimabile valore, ma abbandonati e polverosi,
grazie all’informatica. Come si può far viaggiare la
nostra offerta turistica alla velocità della luce e nei
cinque continenti se si sa sfruttare la Rete.
La verità è che siamo a un tornante storico. Perché la storia ricomincia oggi, e dunque il declino
non è il nostro unico destino possibile. Smart vuol
dire intelligente: è un aggettivo che ci si addice.
Questo inserto serve a raccontare quello che Napoli
sta già facendo. E quello che può e deve fare. Se non
ora, quando?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
NA
Lo studio
In Costiera
A Vico Equense
accesso veloce
alla rete
Vico Equense città digitale. Il rinomato
centro della Costiera sorrentina ha un
progetto ambizioso . Rispetto agli obiettivi
fissati dall’Agenda digitale europea, la città
ha giocato di anticipo dotandosi di
un’infrastruttura digitale a banda larga,
capace di garantire a cittadini e aziende
una banda massima di 1 gigabyte,
accessibile a tutti e superveloce. Cento
chilometri di cavidotti già posati, con una
tecnologia di nuova generazione definita,
in termine tecnico ,Gpon. Insomma, dalla
cima del Monte Faito, fino in riva al mare,
passando per le tredici frazioni si avrà
accesso alla rete in modo superveloce e
senza «buchi neri». La scelta è stata quella
di un intervento unico in materia di posa
dei cavidotti per i sottoservizi, per non
essere costretti a successivi, continui lavori
di adeguamento.
A sinistra,
Capri
in una foto
di Francesco
Jodice
Qui a fianco,
il faro
di Punta
Carena
e, a destra,
Villa Malaparte
vista dall’alto
Ancora
più a destra,
Marco Zigon
Sotto,
due immagini
della scuola
caprese
coinvolta
nel progetto
e dell’impianto
per renderla
autonoma
A colloquio con Marco Zigon, presidente della Matching Energies Foundation
«Abbiamo un progetto innovativo ed ecosostenibile per l’isola azzurra»
Capri, futuro da smart island
I
nnovazione, smart cities e sviluppo sostenibile sono da sempre le parole d’ordine della
Matching Energies Foundation costituita tre
anni fa per iniziativa della Getra e della famiglia Zigon. Ne parliamo con il presidente Marco
Zigon.
Ingegnere, perché avete puntato con tenacia e abnegazione sul settore dello sviluppo
sostenibile che al Sud, e in Campania, è ancora un obiettivo futuribile?
«La Fondazione, che mette in sinergia il Cnr, il
Politecnico di Milano, la Federico Secondo e
l’Università di Genova, da tempo lavora su questi
temi. In particolare sulle Smart cities in quanto il
maggior impatto ambientale coinvolge soprattutto le città, al fine di renderle più vivibili. Avevamo offerto un progetto di fattibilità che stiamo terminando in questi giorni al Comune di
Napoli con l’idea di sperimentarlo su una porzione simbolica del territorio del centro storico
ma non abbiamo più avuto alcuna risposta».
E, allora, cosa avete pensato di fare?
«Di realizzarlo in un luogo più circoscritto, e
abbiamo puntato subito su Capri. Perché è
un’isola, ha un livello elevato di vivibilità, sta trasformando radicalmente il suo modello di svi-
luppo energetico in vista dello spegnimento della vecchia centrale Sippic e del collegamento alla
rete elettrica nazionale. Peraltro il brand di Capri
è noto in tutto il mondo è ciò consente una grande visibilità al progetto. La Fondazione lo regalerà al Comune di Capri».
Presidente Zigon, lei ritiene che in un secondo momento si possa passare dalla fase di
studio a quella realizzativa?
«L’idea è quella di accedere ai fondi stanziati
p e r l a r i ce rca d a l p ro g r a m m a e u ro p e o
2014/2020, attraverso i bandi ai quali potremo
partecipare: in questo modo potremo passare
dalla prima alla seconda fase e avviare alcuni interventi emblematici e simbolici. Il sindaco di
Capri, che è un ingegnere, ha capito perfettamente l’importanza dell’iniziativa anche se le
In regalo
«Il brand di Capri è noto in tutto il
mondo è ciò consente una grande
visibilità al progetto. La Fondazione
lo regalerà al Comune dell’isola»
difficoltà non mancano».
Ci fa qualche esempio concreto di cosa si
potrà fare per rendere Capri più vivibile e sostenibile energeticamente?
«Pensiamo a un sistema di illuminazione
pubblica intelligente. A un wi fi dedicato specificamente ai i turisti. All’auto sostenibilità di alcuni edifici pubblici. A una scuola da rendere energeticamente autonoma. A una mobilità elettrica
non solo dei mezzi pubblici ma forse anche dei
taxi. E poi all’opportunità di produrre energia
dai rifiuti, col sistema delle biomasse, utilizzando anche lo sfalcio degli alberi. Ecco, direi che
queste possono essere le linee guida per fare di
Capri un’isola eco-sostenibile».
Sembra di capire che la carta vincente del
vostro piano di lavoro sia il lavorare facendo
sistema, mettendo in rete competenze e professionalità diverse. È quello che si dovrebbe
fare al Sud, ma purtroppo da questo punto di
vista siamo ancora all’anno zero.
«Non c’è dubbio, la sfida è sempre più quella
di investire massicciamente nelle tecnologie, di
sviluppare una ricerca che sia concreta e finalizzata a specifici obiettivi. Invece finora, in particolare nel Mezzogiorno, le agevolazioni per la ri-
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
Il convegno
«Orizzonte Sud»
fa tappa
alle Belle Arti
Dopo aver toccato con analoghe iniziative Palermo
(ottobre 2014), Barletta, Andria e Trani (febbraio
2015) e Catania (aprile 2015), fa tappa a Napoli,
(presentazione questa sera, alle ore 18, al Teatro
Niccolini dell’Accademia delle Belle Arti), il nuovo
progetto «Orizzonte Sud - Viaggio tra le città del
Meridione», organizzato dal «Corriere del
Mezzogiorno», che mira a raccontare il Meridione
che ce la fa, rendendo protagonisti gli attori positivi
dei diversi settori produttivi, sociali e istituzionali
Chi è
 Marco Zigon,
laureato in
Ingegneria
Elettrotecnica
alla Federico II,
è presidente
del Gruppo
Getra
(www.getra.it)
e della
Matching
Energies
Foundation.
dei territori interessati.
Il tema del convegno napoletano ha per titolo
«Smart cities e smart communities». Il dibattito su
questo tema sarà moderato dal direttore del
«Corriere del Mezzogiorno», Antonio Polito, La
sessione dedicata a «Capri Smart Island» sarà
moderata invece da Giuseppe Di Piazza
responsabile editoriale sistema «Corriere
Innovazione». Saranno presenti, tra gli altri,
Roberto De Santis presidente Conai, Fabio
Filocamo presidente Alumni di Harvard in Italia,
Pasquale Granata direttore Anci Campania, Paola
Girdinio, membro consiglio di amministrazione
Università di Genova, Luigi Nicolais presidente del
Cnr, Michelangelo Suigo responsabile public affairs
di Vodafone, Marco Zigon presidente Fondazione
Matching Energies. Interverranno anche Claudio
De Vincenti sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Riccardo Nencini viceministro delle
Infrastrutture e dei trasporti.
Microgrid per l’energia
E mezzi di trasporto green
I dettagli del piano di fattibilità. Che comprende mobilità e reti wi-fi
 La storia
della Getra è
strettamente
legata alla
famiglia Zigon,
anzitutto
all’arrivo a
Napoli, negli
anni trenta,
dell’ingegner
Giuseppe Zigon
senior, nonno
di Marco.
cerca sono state viste più come incentivi tout
court che non come un’opportunità di crescita e
un motore di sviluppo».
Il gruppo Getra, al cui vertice c’è lei, sta percorrendo non da oggi questa strada che punta
con determinazione sulla innovazione tecnologica. Cosa state facendo in quest’ambito?
«Stiamo investendo oltre 25 milioni nei due
stabilimenti campani di Pignataro e Marcianise,
al fine di aumentare l’innovazione tecnologica,
sia di processo che di prodotto. Puntando a Pignataro su una robotizzazione più spinta e a
Marcianise su trasformatori più grandi destinati
ai sistemi elettrici di paesi sia dell’Africa che del
Sud America».
La Getra è una delle poche aziende meridionali e campane prevalentemente rivolta ai
mercati esteri. Questa scelta vi sta dando soddisfazioni?
«Oggi la Getra ha 100 milioni di fatturato, due
stabilimenti in Campania e tre organizzazioni
tecnico commerciali all’estero. Oltre l’80 per
cento del nostro volume d’affari è fuori dall’Italia, nel Nord Europa, in Medio Oriente, in Nord
Africa. E il nostro obiettivo è di allargarci sempre
più al Sud America».
Siete riusciti a creare anche un vasto e articolato indotto attorno a questo gioiellino dell’industria meridionale?
«Come Getra attualmente abbiamo circa 300
dipendenti in Italia, la quasi totalità in Campania, e 150 nei presidi tecnico commerciali all’estero. Vorremmo far crescere attorno alla nostra impresa un indotto ma è un’operazione
complessa. Sia per le note difficoltà del contesto
socio economico nel quale operiamo, sia perché spesso i fornitori sono deboli finanziariamente e il sistema bancario finora non li ha certo aiutati».
Emanuele Imperiali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 Nel
dopoguerra,
con la nascita
di un’impresa
propria, si ha il
vero e proprio
avvio
dell’attività
imprenditoriale
di Getra, alla cui
guida Marco
Zigon è stato
chiamato nel
1988.
 A partire
dagli anni
Novanta
l’azienda ha
conseguito una
posizione
leader, in Italia
e in Europa, nel
comparto
elettrotecnico
 Al 2009
risale la
trasformazione
della Getra Spa
in Holding, cui
oggi fanno
capo cinque
società in Italia
e tre branch
all’estero.
Il porto di Capri
D
alla smart city all’isola
smart. E l’isola dal futuro
più smart di tutte sarà
Capri, che il progetto della Matching Energies Foundation
vuole rendere più sostenibile e
vivibile. Wi-Fi a portata di lampione della luce. Autonomia
energetica grazie al fotovoltaico
e alle rinnovabili. Smart mobility e tanto altro fino ad arrivare a
imbarcazioni a noleggio elettriche o ibride. Tutto grazie a una
stretta collaborazione dell’isola
partenopea con la Fondazione
costituita nel 2012 per impulso
del Gruppo Getra e presieduta
dall’industriale Marco Zigon e
che ha nel suo comitato scientifico il presidente del Cnr Luigi
Nicolais, oltre ad avere altre
partnership con il Politecnico
di Milano, l’università di Genova e la Federico II, soggetti con
cui la Fondazione ha specifiche
convenzioni e che rappresenta-
Bisogni
La Microgrid è una
griglia in grado di
soddisfare il fabbisogno
energetico dell’isola
Trasporti
Secondo step
è la mobilità,
elemento portante
di ogni politica smart
no il più elevato livello di competenze italiane in tale settore.
Due gli scopi principali della
Matching Energies Foundation:
promuovere la cultura dell’energia e catalizzare la creatività del territorio per portare un
maggiore sviluppo economico,
sociale e culturale, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia grazie all’implementazione di tecnologie “Smart City” e “Smart
Grid”. La Fondazione ha quindi
presentato uno studio di fattibilità per rendere l’isola meta di
turisti e vip al passo con la filosofia Smart, consentendo tra
l’altro al Comune di poter accedere ai fondi europei destinati a
progetti ad alto contenuto innovativo. La fattibilità di una
microgrid elettrica e una di teleriscaldamento e raffreddamento che siano ultra-ecocompatibili. L’attenzione a un bassissimo consumo energetico.
Interventi sulla mobilità, sviluppando soluzioni a “propulsione elettrica”. Il tutto condito
da applicazioni Ict. Capri potrebbe così diventare realmente
l’isola del futuro. Al centro di
tutto per l’appunto la Microgrid, ossia una griglia in grado
di soddisfare il fabbisogno
energetico dell’isola minimizzando gli input richiesti e rendendo scuole pubbliche ed edifici comunali autosufficienti.
Un modo per gestire globalmente l’energia caprese, azzerando gli sprechi, magari ricorrendo anche all’uso di biomassa locale e rifiuti organici rend e n d o i l t u t to p i ù g re e n .
Secondo step è la “smart mobility”, spesso elemento portante
di ogni politica che voglia rendere una città più smart. Come?
Realizzando un’infrastruttura
comune e intelligente sempre
in versione di “microgrid” in
grado di analizzare la richiesta
energetica dei trasporti così da
dare una base solida per rendere elettrica sia la mobilità pubblica che i taxi, che i sistemi di
noleggio e car, o scooter sharing, a cui seguirà poi la realizzazione di prototipi di “mezzi di
trasporto” green e intelligenti,
che vadano per l’appunto dallo
scooter fino alla barca a noleggio ai veicoli marittimi in grado
di portare i turisti a fare le consuete gite alla Grotta Azzurra,
su mezzi non inquinanti. Accanto a ciò però non può essere
dimenticato un valido supporto
Ict, applicazioni, piattaforme e
software operativi in grado di
offrire soluzioni gestionali di
tutti i sistemi “smart”. Aggiungete a ciò impianti di illuminazioni che si trasformano in una
rete wi-fi, dove ogni lampione
sia una sorta di hot-spot; display informativi e totem multimediali in grado anche di fornire un servizio di previsioni meteo grazie ad alcuni sensori appositi. E la video-sorveglianza
per rendere turisti e cittadini
più sicuri e protetti.
Paola Cacace
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
NA
Riflessioni
Il libro
La rivoluzione
intelligente
delle nostre città
Nella collana del Mulino «Farsi un’idea» è stato
pubblicato qualche mese fa «Smart city. La
rivoluzione intelligente delle città» di Giuliano
Dall’Ò. Una piccola guida alla scoperta di un
termine sempre più diffuso. Barcellona,
Manchester o Salonicco, Torino, Bari o Genova:
cosa hanno in comune queste città? Il fatto che
possono essere considerate smart, misurandole
con diversi parametri che vanno dai trasporti
all’istruzione, dalla sanità alla sostenibilità
ambientale all’innovazione tecnologica. Smart city
è dunque una definizione complessa cha allude ad
una trasformazione delle nostre attuali città con
l’obiettivo non solo del superamento delle
emergenze energetiche ed ambientali, ma anche
della qualità del vivere per il cittadino e per la
comunità, sul piano sociale ed economico. Nel
volume si spiega, anche attraverso il racconto di
casi virtuosi, cosa è stato fatto e cosa si può ancora
fare perché le nostre città diventino più smart.
La mostra al Pan
Sendai City
scenari
futuribili
di Bolognesi
S
endai city è la
metropoli immaginata
da Marco Bolognesi
(di cui riproduciamo alcune
immagini in queste pagine,
a partire dalla copertina). La
città futuribile
rappresentata attraverso
plastici di grattacieli e
astronavi, foto di modelle
soldato o amazzoni
bondage, quadri pennellati
a olio. Un «corpus»
d’ispirazione cyberpunk firmamento che va da
William Gibson a Mad Max e che da tempo attira la
curiosità degli addetti ai
lavori (Sky Arte vi ha
dedicato uno speciale). Sarà
in esposizione fino al 28
giugno al Pan-Palazzo delle
arti di Napoli. «Sendai city Alla fine del futuro» è un
progetto monstre in
divenire a cui Bolognesi,
emiliano, lavora da oltre
trent’anni. Ha prodotto
sculture, video, shooting
patinati e ora anche un film
«Unnatural Blue» nel quale
sempre con tecnica
artigianale l’artista ha
montato «pezzi» presi
da vari b-movie di
fantascienza anni Sessanta e
Settanta (tempo in cui il
futuro s’immaginava
ancora). Un mash up su ben
3500 fotogrammi ricolorati
a mano, uniti a tecniche di
stop motion. Un paesaggio
che potremmo definire
retrofuturista, ovvero come
si pensava potesse essere
l’avvenire negli anni di
Hiroshima, dell’Apollo e
degli Sputnik.
Lungo il percorso espositivo
al Pan si incontra l’astronave
«Mock up», una selezione di
fotografie tratte dalle serie
«C.O.D.E.X. blue» (2008),
«Geiko» (2008) e «Babylon
Federation» (2008 e 2014),
una serie di pastelli su carta
realizzati con un collage di
ritagli tratti da vecchi film di
fantascienza. «Il Bomar
Universe, ovvero l’Universo di
Bo(lognesi) Mar(co) spiegano i curatori della
mostra - pone il visitatore
davanti a un interrogativo
sociale ed esistenziale sulle
trasformazioni quotidiane
dovute al progresso.
Bolognesi si chiede in cosa
l’umanità si stia
trasformando e di quale
futuro stiamo parlando». Il
grande enigma alla fine si
risolve: alla fine del futuro,
c’è il presente. (al. ch.)
Tecnologia inutile
se non c’è comunità
Derrick De Kerckhove: fatta la smart city bisogna fare la smart people
Il Sud Italia può attingere alla propria tradizione di partecipazione e riti sociali
S
Derrick
de Kerchove
studia
da tempo
le smart cities
mart city, letteralmente città intelligente. Non è la Repubblica di Platone, che
pure piazzava gli «intelligenti» al comando supremo. Questo perché il guizzo giusto nel nostro caso non sta nell’amalgamare una semplice élite di bravissimi dirigenti.
Bensì, meno modestamente, far combaciare
per così dire l’utile delle nuove possibilità tecniche col dilettevole, il piacere puro di contribuire ad un miglioramento attuale e futuro. Derrick De Kerckhove sbircia il futuro da tanto tempo. Fino al 2008 ha diretto il McLuhan Program
in Culture&Technology dell’università di Toronto; stimato globetrotter del pensiero, da
tempo insegna anche a Napoli, prima al Suor
Orsola e poi alla Federico II.
Professore, cosa identifica esattamente
una smart city?
«Detta in sintesi, la smart city è una città che
beneficia di attrezzature digitali che le permettono di rendere efficienti i servizi. Trasporti e
ospedali in primis. Ma anche, per dire, migliorare l’attività di riparazione delle buche stradali
o l’ottenimento in tempi rapidi di certificati e
documenti dalla pubblica amministrazione».
Fatta la smart city bisogna fare gli smart
citizen. Mica facile.
«Certo il presupposto di una smart city è che
vi sia smart people, cosa non semplice in tante
aree del Sud dove manca una vera attitudine alla partecipazione ai problemi politici, nel senso
ampio di polis. Però la diffusione della banda
larga può certamente aiutare, dar fiducia. Altri
aspetti sono il cloud computing, ovvero la raccolta e l’archiviazione di informazioni in rete, e
poi i big data, cioè i dati di un tempo che però
vengono accatastati in quantità immensamente
maggiori, creando un bacino al quale attingere
per intervenire a risolvere criticità».
Un esempio di big data utili alla città?
«Gli esempi sono ormai tantissimi. Prenda il
Capodanno di New York. In rete si può consultare una mappa di big data suddivisa in colori
in cui sono stati raggruppati tutti i desideri
espressi via tweet dai newyorchesi il primo
giorno dell’anno, durante i festeggiamenti. Allora, sotto il colore rosso ci sono gli altruisti
(cose tipo “Nel nuovo anno sarò più vicino ai
miei figli”, oppure, “amerò di più mia moglie”);
sotto il verde quelli che desiderano ricchezza
(“Voglio più soldi”, “voglio una promozione al
lavoro”); in blu ci sono i salutisti: non fumerò,
andrò a correre, divento vegano e così via. Da
questo apparente giochino il governo della metropoli può individuare zone di interesse e acquisire dati importanti per sapere dove intervenire, cosa migliorare».
Si possono anche prevedere focolai di epidemie?
«Certo. Anche nel campo della salute la raccolta dei big data ha un peso crescente. Attraverso tweet e recensioni sui siti la struttura sanitaria, sempre di New York (in Italia sarebbe
A scuola
«Ho pensato un progetto di
transmedia per le scuole pensando
alla città come un microcosmo cui
creare racconti, storytelling»
l’Asl), è riuscita a pizzicare quei tre ristoranti su
ben 4500 nei quali i clienti dopo avervi mangiato accusavano sintomi di vomito o dolori intestinali. Dopo i controlli effettuati incrociando
big data s’è scoperto che quei tre locali non rispettavano le norme igieniche di conservazione dei cibi! I big data non servono solo a mettere toppe ma a prevenire diseconomie o disastri.
Così nella scuola come nella raccolta rifiuti».
La sharing economy è un’altra leva.
«Si tratta di un approccio diverso, anche
mentale, rispetto agli scambi commerciali; è lo
stesso col crowdfunding, raccolta fondi dal
basso, che rappresenta un investimento emozionale. Versando un contributo scatta un forte
sentimento di collegamento con l’investimento
che nelle imprese classiche è limitato a pochi
soggetti imprenditori o ad una marea di piccolissimi azionisti che ignorano di fatto i movimenti di una grande società quotata. In questi
circuiti, sharing e crowd, il ruolo delle istituzioni è spesso assente o marginale anche se potrebbero parteciparvi come soggetti pubblici. È
l’economia della partecipazione della cittadinanza. È evoluzione culturale che – attenzione non va identificato unicamente con lo sviluppo
e l’uso della banda larga. Non si ferma alla rete e
non comincia con la rete: si fa partecipazione
reale nel quartiere, nel rione, non solo su Facebook».
Il Sud Italia, si dice, sente di più il senso di
comunità. Ma forse non nella direzione giusta prescritta dalle smart cities?
«Il Sud serba nel suo Dna una buona sensibilità alla partecipazione attraverso i suoi riti sociali, antichi e nuovi. Occorre però aggiungere a
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
Le novità
Nuovi corsi
e arti digitali
all’Accademia
L’Accademia di Belle Arti – dove oggi alle 18 si svolgerà
l’incontro di «#OrizzonteSud» – è forse la miglior
espressione di una formazione «smart». Nel senso storico e
tradizionale dell’eleganza delle sue collezioni di dipinti e
sculture che vanno dal Seicento al Novecento, ma anche per
la cura della sua scuola di Fashion Design e soprattutto di
Nuove Tecnologie dell’Arte, due delle più recenti attivazioni
fra gli undici corsi di laurea presenti nella storica istituzione di
via Costantinopoli, suddivisi nei dipartimenti di Arti Visive,
Progettazione e Arti applicate, Comunicazione e Didattica
questo approccio qualcosa in più basato sul reale scambio di competenze e delle risorse. Un
incontro tra cittadini ma anche tra sindaco - inteso come macchina comunale - e cittadini».
Napoli tanta natura poco spirito, tra consorterie, tribù metropolitane, subcultura camorristica, poche avanguardie e sprazzi di
cittadinanza attiva. C’è da lavorare.
«Napoli è un gran laboratorio. Di sicuro è abitata da una comunità dai connotati definiti, meno liquidi che altrove, che però, come detto, ha
bisogno di smart citizens motivati e quindi di
un alto grado di civismo: comportamenti egoistici e personali smagliano il tessuto di una
smart city. So che il civismo non è di moda, nelle scuole non si insegna più come si diventa cittadini. Napoli s’innesta su una rete umana molto forte però anche molto tribale, nel senso di
tribù sociali diffuse in tanti settori che si fanno
guerra tra loro oppure si ignorano o si snobbano, evitando di condividere alcunché. Anni fa
feci parte di un’associazione composta di persone che volevano ridare dignità alla città dopo la
crisi rifiuti del 2008. Nonostante gli sforzi direi
che non ci siamo riusciti. Punta dell’iceberg è
l’occasione sprecata del Forum delle culture, un
vero schifo. E pensare che Barcellona ripartì dal
format del Forum con 350mila visitatori, e dalle
Olimpiadi. Seppero fare sistema ma grazie al
contributo dei cittadini non solo per i fondi
stanziati. La classe dirigente politica deve smetterla di torturare questa città, anche se i napoletani non sono esenti da colpe. Diciamo che in
fin dei conti gli abitanti di questa città di grande
storia sono smart ma nelle loro piccole tribù: ho
insegnato 10 anni a Napoli incontrando molti
studenti bravi, talentuosi. Certo non tutti. I talenti però non sono seguiti, sono umiliati. Napoli spesso non conosce le proprie risorse.»
E i media, vecchi e nuovi, che ruolo hanno?
«Importantissimo. Anche questa intervista
lavora per imporre una mentalità da smart city
a Napoli. Come “digital champion” giro in tutta
l’Italia per suggerire l’uso di transmedia ai sindaci di Pisa, Matera, Pistoia, suggerendo loro di
investire tanto nelle scuole».
Si può (si deve) riscrivere un nuovo patto
sociale?
«Vengo appena da Udine dove ho presentato
un progetto di transmedia per le scuole pensando alla città come un microcosmo cui creare
racconti, storytelling. Gli smart citizens saranno quelli che partecipano a questo modo di
coinvolgere non solo i ragazzi ma i genitori, gli
zii, i nonni, gli amici di quartiere. L’ho detto: la
smart city non è solo rete ma anche tutto ciò
che viene prima».
Alessandro Chetta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
dell’arte e in due livelli, triennale e biennale. E proprio la
scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, coordinata dal professor
Franz Iandolo, risulta la più Smart, nel senso attuale del
termine, capace di generare il gruppo di «mediaintegrati»
(con la lettera minuscola), una S.S.r.l., per under 35, che si
occupa dell’ideazione e realizzazione di opere d’arte costruite
sulla relazione. Una produzione immateriale di idee e
creatività, che ha già dato prova di sé collaborando con il
Comune per il «Festival del Bacio#cuoredinapoli», con un
grande cuore modulare sistemato prima sulla collina di San
Martino e successivamente al Porto, poi il Napoli Teatro
Festival Italia, per il quale ha progettato e gestito una
campagna di comunicazione assolutamente
‘unconventional’, che ha provocato ‘insights’ a valanga sulla
pagina Facebook del festival e infine il video del tormentone
«Happy» lanciato lo scorso anno da Pharrel Williams, e che
ogni città ha deciso di girare a modo proprio, trovando a
Napoli una delle sue versioni più efficaci apprezzatissima in
tutto il mondo con circa un milione di contatti. (S. de St.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefano Boeri: la creatività
può cambiare volto a Napoli
L’architetto milanese, fondatore di Multiplicity,
progettò l’apertura della città al Molo Beverello
S
Il Molo
Beverello
e la Stazione
Marittima
tefano Boeri, architetto,
urbanista e assessore
(poi dimissionario) alla
cultura a Milano nella
giunta Pisapia, fu invitato due
anni fa dal presidente della
commissione europea José
Barroso a far parte di «New
Narrative for Europe», gruppo
di artisti, creativi, scienziati e
intellettuali. Il risultato dei lavori, presentato circa un anno
fa, scaturì proprio un’idea di
Boeri, secondo cui l’Europa deve essere considerata una
«megacity» interconnessa da
mezzi di trasporto e di comunicazione. Una sorta di grande
smart city, insomma. «Una
smart city», spiega l’architetto,
«deve offrire tecnologie digitali per condividere in tempo reale i servizi. La sharing economy deve riguardare tutti i
settori, anche quelli del tempo
libero, della scuola, degli anziani. E le reti digitali sono il
supporto per essere informati
delle prestazioni disponibili».
Napoli come se la cava in questo settore? «Napoli ha delle
carte importanti da giocare,
soprattutto ha una forte tradizione social. Se si riuscisse a
conciliare questa con l’azione
dell’amministrazione allora
sarebbe il massimo. Ma la
smart city non è solo tecnologia». E cosa altro? «Creatività.
E su questo Napoli ha tanto da
insegnare alle altre città. Ci
Stefano Boeri,
architetto e urbanista,
ha ricoperto anche
incarichi politici, tra cui quello
di assessore alla cultura
di Milano, nella giunta Pisapia
vorrebbero dei mezzi da mettere a disposizione della creatività. Penso ad esempio a dei
luoghi per i cittadini che vogliono innovare. Degli spazi e
delle occasioni adeguate».
Qualche esempio? «Non so,
magari tenere le scuole aperte
a tutte le ore. Napoli potrebbe
ospitare la creatività a costo zero. Dare spazio a progetti innovativi in luoghi che li possano
accogliere».
Di innovazione e creatività
Boeri ha fatto i suoi cavalli di
battaglia. Per esempio con la
fondazione di Multiplicity, un
network multidisciplinare di
architetti, geografi, artisti, urbanisti, fotografi, sociologi,
economisti, registi che realizza
strategie di intervento sui processi di trasformazione urbana. Tra le ricerche di Multiplicity c’è «The Road Map» sui
confini che frammentano i territori della Cisgiordania e «Use
- Uncertain States of Europe»
che indaga le forme di auto-organizzazione dal basso nelle
città europee.
Sul piano più strettamente
urbanistico Boeri ha lavorato in
diverse città europee, progettando importanti piani di riqualificazione di fronte-mare
per i porti di Marsiglia, Genova,
Salonicco, Trieste, La Maddalena. E anche di Napoli. Fu lui ad
aprire il Molo Beverello alla città, primo passo di un comples-
sivo piano poi mai completato.
«Ormai sono passati quasi vent’anni», ricorda. «Fu un’incredibile occasione poi rimasta in
sospeso. Ma per fortuna riuscimmo a realizzare almeno
l’apertura del porto alla città.
Fu un miracolo poter demolire
quel muro che separava Napoli
dal suo Molo Beverello. Già allora il nostro obiettivo era di
I luoghi
«Perché non provare
a tenere aperte più
a lungo le scuole per
progetti innovativi?»
Passeggiata
«Una grande
passeggiata a mare:
ho sempre pensato che
Napoli se la merita»
creare a piazza Municipio un
collegamento verso il mare, fino alla Stazione Marittima che
secondo me dovrebbe diventare una struttura pubblica. Un
sogno ripreso con la Stazione
municipio di Alvaro Siza. Una
grande passeggiata a mare: Napoli se la merita».
Mirella Armiero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6
NA
Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
7
Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
Lavoro
La novità
Alla Sun nasce
un laboratorio
per giovani imprese
Un laboratorio per le Start up e
l’imprenditorialità all’interno del
Dipartimento di Economia della Seconda
Università di Napoli con l’obiettivo di
supportare la creazione di imprese
innovative e diffondere
l’imprenditorialità nelle grandi aziende e
nei centri di ricerca.
In Campania nasce Start up Lab
(http://www.economia.unina2.it/it/start
uplab), per iniziativa e sotto la direzione
di Mario Sorrentino, professore ordinario
di Business Planning e Creazione
d’Impresa alla Sun, un laboratorio che
metterà a disposizione un ampio set di
conoscenze e competenze professionali
di docenti e ricercatori del Dipartimento
di Economia in tema di start up di
impresa, spin-off accademici ed
imprenditorialità innovativa.
Siamo piccole ma cresceremo
232 le start up in Campania
start-up innovativa, la
Genomix4Life, che è stata creata sotto forma di spin-off della
locale Università. L’idea imprenditoriale è nata dalle ricerche in campo oncologico, genetico e cardiovascolare condotte
presso il laboratorio di Medicina Molecolare e Genomica dell’omonimo dipartimento dell’ateneo di Salerno. Il team imprenditoriale comprende giovani dottori in ricerca e specialisti
in diagnostica molecolare, di
età compresa tra 31 e 36 anni,
che gestiscono e sviluppano
tutte le attività di ricerca e sviluppo dell’azienda. Quattro giovani, Giovanni Nassa, Maria Ravo, Francesca Rizzo e Roberta
Tarallo, sono rientrati in Italia e
si sono potuti formare alle tecnologie alla base della nascita
della spin-off grazie al progetto
«formazione di capitale umano
di eccellenza nel settore delle
biotecnologie applicate alla medicina per l’inserimento nel
mondo del lavoro di giovani talenti delle regioni del Sud»
svolto dal laboratorio di Medicina Molecolare e Genomica e finanziato dalla Fondazione con
il Sud. Ancora, tra le tre idee finaliste dell’iniziativa GoBeyond,
sponsorizzata da SisalPay, vi è
quella di un team di giovani tra i
Il quaranta per cento
delle nuove aziende
ha meno di un anno
di vita, ma alcune
già assumono
La scheda
Sono ben 232
le start up in
Campania.
Poco meno del
40% di queste
aziende è
giovanissimo,
non ha ancora
compiuto un
anno di vita
dall’inizio
dell’attività.
A livello
provinciale, a
Napoli ne sono
registrate 119,
a Salerno 54, a
Caserta 28, a
Benevento 18
e ad Avellino
13.
S
ono 232 le start up in
Campania. Poco meno
del 40% di queste aziende è giovanissimo, non
ha ancora compiuto un anno di
vita dall’inizio dell’attività. A livello provinciale, a Napoli ne
sono registrate 119, a Salerno 54,
a Caserta 28, a Benevento 18 e ad
Avellino 13.
Gli esempi non mancano, e
alcuni vanno raccontati, per dimostrare come anche in una regione solitamente agli ultimi
posti quanto a innovazione, sia
possibile avviare nuove aziende
con un elevato indice di sviluppo. È emblematico, tanto per
dirne una, il caso di quel gruppo di amici, tutti con meno di
30 anni, dottori di ricerca in Ingegneria meccanica all’Università Federico II di Napoli, i quali
hanno creato Sòphia High Tech.
Amministratore delegato è Antonio Caraviello, di Torre Annunziata, un ventisettenne che
ha già maturato un’esperienza
di lavoro in Germania, la quale è
stata decisiva per spingerlo a
creare un’azienda sua, tutta italiana, con un respiro internazionale. Oggi è l’unica società in
Italia, e la seconda in Europa,
che svolge attività di produzione, progettazione e commercializzazione di attrezzature di laboratorio per lo svolgimento di
test su materiali innovativi, utilizzati su auto o velivoli per renderli più leggeri e performanti.
Si tratta di un core business che
punta ai laboratori di ricerca e
sperimentazione di aziende di
grandi dimensioni, quali Fiat,
Alenia, Fincantieri, Magnaghi,
tra i primi clienti di questa piccola e grintosa azienda campana. A poco più di un anno dalla
nascita, Sòphia ha già assunto 7
persone e ne ha un’altra in formazione. A Salerno c’è un’altra
A fianco,
lo staff di
Genomix4Life
Sotto,
nelle due foto
centrali,
lo staff
di Sòphia
High Tech
LyB
È un servizio di
deposito bagagli da
posizionare nei punti
strategici delle città
quali figura la sannita Alessia
Saginario, di 22 anni di Benevento, la quale, insieme ad altri
colleghi dell’Università Bocconi, ha messo a punto il progetto
denominato LyB – Leave Your
Baggage. Si tratta di un servizio
di deposito bagagli che il gruppo di studenti intende posizionare nei punti strategici delle
grandi città, in prossimità di attrazioni turistiche e di strade
molto frequentate, per agevolare i viaggiatori, liberandoli dal
peso dei loro ingombranti bagagli. Un ulteriore vantaggio è
dato dalla possibilità di accedere al servizio utilizzando diverse
piattaforme, quali totem situati
all’esterno e nelle vicinanze del
deposito, un’applicazione per
smartphone e sito web. LyB si
configura come un servizio digital orientato al futuro.
Emanuele Imperiali
DbGlove (sopra), un dispositivo
indossabile per persone cieche e
sordo-cieche che consente
l’utilizzo di smartphone e tablet
A destra, Remidi T8, un guanto per
performance musicali. Sono tra i
progetti finalisti selezionati tra le
219 idee candidate a GoBeyond,
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Investire sui giovani per dare futuro alla città»
Giovanni De Caro, digital champion: è la via per riscattare il Sud
«N
on ci potrebbero essere
città smart senza la carica
di innovazione e digitalizzazione prodotta dalle startup. Quindi,
in definitiva, puntare e investire sul futuro di questi giovani imprenditori
equivale a dare una grande spinta a
Napoli e a tutto il sud in ottica smart city». A parlare è il digital champion ed
esperto di startup Giovanni De Caro.
Quindi le startup innovative sono la
strada verso una gestione più rapida e
intelligente dei problemi cittadini.
«Non c’è dubbio. Pensate alle soluzioni di Car-pooling. Penso ai giovani di
Igoon che si sono inventati l’autostop
digitale, e alle soluzioni B2B per il trasporto merci che tagliano costi, consumi e inquinamento alla grande. Ora ad
esempio il bike-sharing sta iniziando a
funzionare bene. Ma ci sono tante altre
idee straordinarie che andrebbero
sfruttate». Un esempio? «Da anni seguo con interesse le sorti di una realtà
che si occupa di ecologia. Tutto parte
da un tappo da applicare sui bidoni
che dei rifiuti che ci sono per strada
che pesa i sacchetti gettati verifica che
all’interno ci sia il tipo di immondizia
opportuno, carta, plastica, organico,
accreditando punti premio a chi ha
differenziato correttamente. Poi ci sono tutte le soluzioni di efficientemente
energetico, sia a livello condominiale
che industriale». Quali sono i settori
su cui punterebbe per rendere la nostra una città più smart? «Per il futuro
al primo posto metterei l’ambiente e la
tele-sicurezza, ma c’è ancora del lavoro
da fare. Invece in poco tempo stiamo
facendo buone cose riguardo alla
smart mobility, sulla quale si può agire
Il digital
champion
ed esperto
di startup
Giovanni
De Caro
con un impatto economico minimo. I
vari servizi di car-bike sharing, le soluzioni per trovare parcheggio. L’app per
i mezzi pubblici di Napoli ad esempio
funziona già bene, ci vorrebbe davvero
poco per diffondere servizi come questi e portarli a pieno regime. In realtà
basta anche coinvolgere a dovere la cittadinanza». E la cittadinanza secondo
lei risponderebbe? «Certo. Un esempio. Giorni fa su Facebook hanno postato le foto di una zona di Napoli invasa dai rifiuti abbandonati dopo una festa. In tempo reale dei volontari sono
andati a pulire e la persona che aveva
organizzato la festa ha chiesto scusa.
Questo dimostra come social network
e delle applicazioni facili da usare possano influenzare la vita di una città».
Paola Cacace
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8
Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
NA
Invenzioni
Il progetto
Chip nei giocattoli
per stimolare
l’apprendimento
Si chiama “Inf@nzia DigiTales 3.6” il progetto
che vede come capofila l’università Federico
II e che ambisce a inserire chip e circuiti
digitali all’interno dei giocattoli dei bambini.
Obiettivo: modernizzare la scuola
dell’infanzia italiana e aiutare gli insegnanti a
stimolare le capacità di apprendimento dei
più piccoli, con l’utilizzo, appunto di
tecnologie digitali. A occuparsene è il Nac, il
Natural and Artificial Cognition Lab diretto
Una margherita speciale
Il pizzaiolo è un robot
Nei laboratori all’avanguardia della Federico II
le macchine imparano a maneggiare oggetti molli
Il team
Nei laboratori
di via Giulio
Cesare lavora
al momento un
team di oltre
dieci persone,
provenienti tra
l’altro da
Argentina,
Turchia,
Algeria, sotto la
direzione del
professore
Bruno Siciliano
D
a venti anni il Prisma
Lab di Fuorigrotta, a
Napoli, è sinonimo di
robotica, in Italia e nel
mondo. Nei laboratori di via
Giulio Cesare lavora al momento un team di oltre dieci persone, provenienti tra l’altro da Argentina, Turchia, Algeria. Hanno scelto di venire in Italia, nonostante le retribuzioni siano
qui molto più basse che in Svizzera o negli Stati Uniti, perché a
Napoli possono imparare molto. Il gruppo di ricerca della Federico II, attualmente diretto
dal professore Bruno Siciliano,
ha dato un contributo determinante agli algoritmi Clic oggi
utilizzati in tutto il mondo nel
campo della robotica industriale. Di recente, il professor
Siciliano si è aggiudicato un
importante finanziamento del
Consiglio europeo della ricerca. L’idea vincente: sviluppare
robot in grado di manipolare
oggetti deformabili. Già, perché oggi i surrogati dell’uomo
sono in grado di afferrare oggetti duri, ma, con la materia
molle, non se la cavano molto
bene. Così, a Fuorigrotta, stan-
da Orazio Miglino, psicologo dell’ateneo
federiciano. Questo studio coinvolge una
ventina di ricercatori e si avvale della
collaborazione, tra l’altro, di aziende come
Fastweb ed Engineering. Il progetto,
finanziato dal ministero dell’Istruzione, arriva
dopo la positiva conclusione di Block Magic,
altra sperimentazione affidata al Nac, che
coinvolgeva scuole italiane, greche, spagnole
e tedesche. «Risultato interessante di questa
precedente sperimentazione», racconta il
professor Miglino, «è stato far emergere le
differenze culturali tra i vari contesti
scolastici. Quando abbiamo affidato questi
giocattoli tecnologici alle maestre tedesche,
li hanno usati per fare lezione, molto attente
ai risultati didattici. Nei Paesi mediterranei, le
maestre li hanno invece interpretati come un
modo per far socializzare i bambini, magari
durante la ricreazione».
«Sherpa»
è il nome
di uno speciale
robot
salva vita
inventato
da un
consorzio
universitario,
capofila
l’ateneo
bolognese,
icon la
Federico II
ro, per soppiantare i nostri
amati pizzaioli, però si intravedono utilissimi brevetti per
plasmare pellame e impasti industriali. Nei filmati caricati sul
sito del Prisma Lab, d’altronde,
si vedono bracci meccanici, rover e droni capaci di fare molte
cose: afferrare al volo palline da
tennis, cimentarsi con costruzioni Lego e soprattutto contribuire alla ricerca di dispersi in
montagna. È quest’ultimo, infatti, uno dei progetti più importanti a cui collabora il team
napoletano, con l’università di
Bologna come capofila. I droni
chiamati suggestivamente
La ricerca
I droni chiamati
«Sherpa» rintracciano
persone disperse
in montagna
no provando a insegnargli un
mestiere tradizionale, che richiede una grande abilità manuale. Parliamo, precisamente,
dell’arte della pizza. Il “robot
pizzaiolo” è già di casa al Prisma Lab e si cimenta con impasti in silicone da modellare, da
lanciare acrobaticamente, da
stendere su pale da forno. Forse non verrà utilizzato, in futu-
Qui a fianco,
il team
del prof
Siciliano
della Federico II
Sopra,
il pizzaiolo
robot
impasta
e inforna
la pizza
“Sherpa” sono quasi pronti per
l’utilizzo sul campo. «Possono
individuare, nel giro di pochi
minuti, sciatori sepolti da valanghe», ci spiega Vincenzo
Lippiello, referente del progetto a Napoli. Già oggi si utilizzano i segnali radio emessi dai
trasmettitori degli sciatori, però con i droni si fa molto prima
a individuare le sorgenti radio.
«Il fattore tempo, in questi casi, è quanto mai cruciale», ricorda Lippiello.
Luigi Mosca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
Il reportage
Rifiuti
La differenziata
rende smart
tutti i cittadini
«Le smart cities non sono altro che l’evoluzione naturale
dell’ambiente urbano in cui viviamo. Un’evoluzione
possibile solo se esistono smart “citizen”. Non esiste
innovazione tecnologica o applicazione che possa
portare un contributo positivo nelle aree urbane se non
c’è una certa sensibilità dei cittadini. Un esempio su tutti
la raccolta differenziata, su cui qualsiasi elemento
applicativo deve trovare la giusta risposta». A parlare
Angelo Bruscino, titolare assieme al fratello Mario e allo
zio Santo, dell’Ambiente Spa che ha fatto della green
economy il suo business nei suoi 25 anni di attività.
«Abbiamo - spiega Bruscino - con il nostro servizio e la
nostra piattaforma, aiutato un milione e mezzo di
cittadini a fare non solo la differenziata, ma la differenza
tra un passato non sempre luminoso e il presente, dove
molti Comuni nostri clienti sono tra i migliori in Italia per
percentuali di recupero e raccolta. Abbiamo insomma
fatto “Impresa” nel senso più alto del termine, cioè
creando e distribuendo benessere sociale e, di questo,
siamo profondamente orgogliosi».
Sorpresa, il bike sharing funziona
Lo abbiamo provato: il sistema a Napoli ha qualche pecca, ma convince
Il servizio
 Usufruire del
servizio è
semplice: ci si
registra su
internet; si
scarica una
applicazione
dallo
smartphone su
cui inserire un
codice o si
sceglie di
ricevere una
card a casa per
“sbloccare” le
biciclette; si
raggiungono le
ciclostazioni e
le si preleva,
agevolmente.
G
uardo il ragazzo biondo che la punta a qualche metro di distanza.
Sembriamo personaggi di un film di Leone. Il cellulare ci aveva avvisati che non ci
sarebbe stato posto per tutti e
due. Gli faccio segno di procedere. Lui sorride, sfila il telefonino dalla tasca, inserisce il codice e sparisce nel sole del lungomare.
Siamo in piazza Vittoria, a
una delle dieci ciclostazioni del
Bike Sharing Napoli, il servizio
di condivisione biciclette attivo
gratuitamente in città, promosso dall’associazione Cleanap. Il progetto si è concretizzato dopo la vittoria del bando
Smart Cities and Communities
and Social Innovation del Miur,
e la sua fase “pilota” continuerà
fino a fine settembre. Usufruire
del servizio è semplice: ci si registra su internet; si scarica una
applicazione dallo smartphone
su cui inserire un codice o si
sceglie di ricevere una card a
casa per “sbloccare” le biciclette; si raggiungono le ciclostazioni e le si preleva, agevolmente.
Un servizio on-line offerto
(oltre alle mappe, le indicazioni
sui percorsi, le indicazioni dei
luoghi di interesse) è quello
che informa in tempo reale del
numero di biciclette disponibili. Il pallino rosso sullo schermo mi metteva al corrente del
fatto che a piazza Vittoria ci fosse un solo veicolo, ma non ho
fretta. E aspetto. Non molto,
perché dopo dieci minuti arriva
un signore sulla quarantina a
posare una bici. Il servizio è
concepito per spostamenti brevi, e quindi il ricambio tra una
stazione e l’altra è rapido. Così
sblocco il mezzo appena depositato e mi metto in viaggio.
Via Calabritto. Ho trenta minuti per raggiungere piazza
Dante: è il limite massimo di
utilizzo per ogni mezzo che
Bike Sharing mette a disposizione. Se sforo questo limite
per tre volte in trenta giorni, il
servizio mi viene bloccato per
un mese. Stesso destino mi tocca se per una volta sola sforo
quello di un’ora.
All’imbocco di via Chiaia un
cartello annuncia l’inizio della
pista ciclabile. In realtà, lungo
le strade dello shopping, questa consiste in una dozzina di
disegnini di biciclette sull’asfalto, dato che la presunta pista è
invasa dai pedoni (che non
avrebbero dove camminare, dal
momento che i lati esterni della
strada sono pieni di tavolini di
bar e piccoli ristoranti, e che
non ci sono divisioni tra la car-
Sul mare
Da piazza
Vittoria a
piazza Dante in
trenta minuti: è
il limite
massimo di
utilizzo per ogni
mezzo che Bike
Sharing mette
a disposizione.
A chi sfora, il
servizio mi
viene bloccato
per un mese
reggiata e i marciapiedi). Così,
tra uno slalom e l’altro arrivo a
via Roma, dove la situazione
peggiora. Se solo grazie a riflessi felini riesco a evitare un paio
di incidenti da GP di Monaco, la
mia tabella di marcia è condizionata dal ritmo lento che devo mantenere. Costeggio la ciclostazione di via Roma e arrivo
a piazza Carità. A quel punto comincio a non badare alle indicazioni, ma al percorso più agevole e meno rischioso. Arrancando un po’ in salita sono a
piazza Dante con un bel po’ anticipo. A quel punto mi dico,
come un Forrest Gump della
domenica, che se sono arrivato
fin lì, tanto vale continuare. Il
mio prossimo obiettivo è piazza
Garibaldi, ma devo mantenere
il ritmo necessario a non sforare l’ora.
La mia preoccupazione, lungo via Foria, è quella di non lasciarmi travolgere dalle auto. La
fatica comincia a farsi sentire,
ma non mi spaventa. Sono i
giorni del Giro d’Italia, e a gasarmi è la pedalata fluida di Fabio Aru, ventiquattrenne scalatore che entusiasma gli appassionati. Così aumento il passo:
via Carbonara, piazza Mancini e
Garibaldi. Ho un po’ il fiatone,
ma sono nei tempi giusti. Mi
chiedo, di nuovo, se una volta
arrivato fin lì valga la pena continuare. La ciclostazione più vicina è al parcheggio Brin, ma il
buon senso prevale e desisto.
Consegno la bici, l’educato sistema computerizzato mi ringrazia, e arrivo puntuale al mio
appuntamento.
Note a margine. Il servizio
sembra funzionare. Nel mio
primo giorno da ciclista condiviso non ho registrato intoppi.
Il punto forte è la gratuità, che
si spera durare una volta terminata la sperimentazione. Due
trascurabili pecche: la prima è
lo stop del servizio alle dieci di
sera, in una città in cui il trasporto pubblico notturno è clamorosamente scadente; la seconda è l’aver circoscritto lo
spazio di utilizzo al centro storico, escludendo altri quartieri
(Fuorigrotta e Bagnoli), raggiungibili data l’assenza di
grosse salite o impedimenti vari. Ma per migliorare ci sarà
tempo, e tutto sommato poteva
andare peggio, considerando il
contesto in cui un servizio del
genere si inserisce: una città
tutt’altro che “smart” per chi
ama le due ruote, con una pista
ciclabile propagandata dall’amministrazione come rivoluzionaria, ma che di fatto, per gran
parte dei tratti in cui è stata
concepita, praticamente non
esiste.
Riccardo Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
NA
Visioni
La novità
Google Street View
ti porta in giro
per i Decumani
E’ il modo più semplice per tentare passeggiate
virtuali nei luoghi più visitati al mondo. Google
Street View attraversa anche i siti della cultura in
Campania: con le ricostruzioni fotografiche del
motore di ricerca più famoso al mondo è possibile
muoversi, ad esempio, lungo i cardini e i decumani
dell’antica Pompei. Sempre attraverso uno
schermo, s’intende. Google si ferma però sulla
soglia delle meravigliose residenze patrizie:
all’interno degli ambienti chiusi, infatti, non entra.
Come non entranin altri luoghi prestigiosi della
nostra regione, ad esempio negli appartamenti
della Reggia di Caserta. Al contrario, il parco del
complesso borbonico può essere attraversato in
modalità virtuale. Grazie a un progetto a cui ha
partecipato il fotografo Marco de Maio, poi, la sede
storica del Suor Orsola Benincasa, a corso Vittorio
Emanuele a Napoli, può essere visitata con Google
Street View, anche all’interno. (l. m.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’arte in Campania? Diventa tecnologica
Dalle «mostre impossibili», con riproduzioni digitali delle opere, ai supporti dedicati
ai turisti per visitare i musei, la regione aggiorna i suoi siti culturali. E progetta il futuro
La scheda
La mostra
dedicata a
Modigliani,
«Les femmes»,
è in
programma
all’Agorà
Morelli, a
Napoli,
promossa
dall’Istituto
Amedeo
Modigliani, con
cinquanta cloni
digitali delle
opere del
grande artista
livornese.
L’esposizione
comprende
anche una
speciale app
per
smartphone
Apple
(avvicinando il
cellulare ad
ogni pannello,
verranno
caricate
ulteriori
informazioni su
ogni singolo
dipinto).
L’esposizione è
visitabile ogni
giorno, con
orario 10-20
fino al giovedì e
fino alla
mezzanotte dal
venerdì alla
domenica.
V
ideoproiezioni, ricostruzioni digitali e micro dispositivi in grado
di dialogare con i visitatori sono l’arma segreta, ma
non troppo, a disposizione di
musei, siti archeologici, giardini e palazzi storici.
Altrove l’hanno capito da
tempo, magari in luoghi dove la
densità di beni culturali non
raggiunge certo i livelli italiani.
Ma anche dalle nostre parti, ormai da diversi anni, arte, architettura e archeologia sempre
più fanno rima con tecnologia.
Gli esempi più noti comprendono presenze ormai consolidate come il Museo archeologico virtuale di Ercolano. Si sta facendo molto, in particolare, sul
fronte dell’arte. Molti hanno già
visitato le cosiddette mostre
impossibili, dove accurate riproduzioni in digitale sostituiscono i capolavori originali.
Una di queste, attualmente, è in
programma all’Agorà Morelli, a
Napoli, promossa dall’Istituto
Amedeo Modigliani, con cinquanta cloni digitali delle opere del grande artista livornese.
L’anno scorso, per restare a Napoli, la genialità di Leonardo,
Raffaello e Caravaggio ha animato una di queste esposizioni,
al complesso di San Domenico
Maggiore. Complesso che, fino
a pochi giorni fa, ha ospitato
d’altronde una mostra intitolata «Il bello o il vero», su impulso di Comune e Federico II. Assolutamente autentiche, in
questo caso, le opere esposte,
tutte sculture di Francesco Jerace e della scuola napoletana a
cavallo tra Ottocento e Novecento. Tuttavia, nascosti tra teche e sculture, sono stati collocati centinaia di micro sensori e
schede elettroniche. I piccoli
board, questo il nome dei dispositivi, riescono ad agganciare i visitatori che passano nel
loro raggio, connettendosi con
i loro smartphone e tablet e fornendo informazioni sulle opere
esposte. Insomma, il tradizionale catalogo e le didascalie affisse alle pareti non bastano
più. Queste minuscole antenne
della cultura possono anche ri-
Sopra, la mostra virtuale di Modigliani all’Agorà Morelli; sotto, «Victa» di Francesco Jerace, dalla mostra «Il bello e il vero»
Il prof
«Il lavoro più
impegnativo è degli
storici dell’arte, che
producono i contenuti»
Dagli Usa
I laboratori dei nostri
atenei acquistano i
componenti dagli Usa
e li assemblano da noi
levare dati atmosferici oppure,
magari, indesiderati intrusi
notturni, contribuendo così alla tutela del patrimonio artistico. È il frutto di un ambizioso
progetto del distretto Databenc, che comprende diverse
università campane ed è diretto
dal professore Angelo Chianese
della Federico II. «Il lavoro più
impegnativo», spiega lo studioso, «arriva dagli storici dell’arte,
che producono i contenuti. Poi,
certo, c’è l’apporto di fisici e ingegneri, tutti molto giovani. Però, senza contenuti, le tecnologie sarebbero inutili». Al momento, i laboratori dei nostri
atenei acquistano i componenti
dagli Stati Uniti, e li assemblano e programmano in Campania. L’obiettivo è sviluppare tutta la filiera in casa, lanciando
piccole start-up di ingegneri e
ricercatori. Per citare un altro
esempio partenopeo, i board di
Databenc sono stati usati per la
mostra su Augusto ospitata di
recente al Museo archeologico
nazionale. Tra qualche mese,
con questo sistema dovrebbero
essere cablati anche i musei
della Federico II. In cantiere,
poi, c’è un progetto con l’Anm,
per dotare gli autobus cittadini
di smart crickets: cioè «grilli
parlanti», o «grilli intelligenti»,
in grado di connettersi automaticamente con i dispositivi dei
passeggeri per illustrare il patrimonio culturale della città.
Poi, in un orizzonte futuribile
ma non troppo, si potrebbe popolare l’intera città di «grilli
parlanti». Si va insomma verso
metropoli che sanno comunicare con cittadini e turisti, e che
raccolgono informazioni sul
traffico, sulle preferenze dei visitatori, o magari sull’inquinamento atmosferico e sulle scosse sismiche. Dati utilissimi per
gestire, proteggere, valorizzare.
Dal canto suo, il Suor Orsola Benincasa si è dotato di tecnologie per il restauro e la digitalizzazione dei beni culturali. Accade ad esempio nel laboratorio «Scienza nuova», diretto
dal rettore Lucio d’Alessandro
e coordinato da Roberto Montanari. Da qualche anno, questo centro di ricerca è impegnato, tra l’altro, in un lavoro
certosino per digitalizzare tutto il patrimonio di libri e documenti in possesso dell’istituto.
Patrimonio che comprende
molte rarità, tra cui edizioni vichiane settecentesche, le stampe e le incisioni del Fondo Rocco Pagliara, un’accurata cartografia storica della città. «Dopo
la fase di scanning», spiega il
professore Pasquale Rossi, docente di storia dell’architettura,
«i documenti digitalizzati potranno essere consultati da
chiunque su internet». E se
parliamo di conversione digitale del patrimonio librario,
impossibile non citare Google
Libri, il progetto del colosso
americano che in Italia, tra l’altro, vanta una fattiva collaborazione con la Biblioteca nazionale di Napoli.
Luigi Mosca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pompei su tablet o in 3D: l’archeologia è sempre più interattiva
Applicazioni o film per rivivere l’eruzione e la distruzione dell’antica città. E musei multimediali 2.0
Teatro
Da qualche
giorno, a
Pompei, in
zona Scavi, è in
funzione a via
Plinio un teatro
3D. Qui, ogni
mezz’ora, viene
proiettato un
filmato tutto
realizzato in
computer
graphics.
C’
è una Campania che
punta a presentare la sua
immensa cultura in
chiave sempre più «smart. In
quest’ottica, dunque, i beni culturali non sono solo ciò che ci
viene tramandato, ma anche
qualcosa che può essere creato e
rinnovato di continuo. Non solo
a Napoli, ma anche nelle tante
realtà di punta del turismo. Ampliando lo sguardo, è inevitabile
dirigerlo a Pompei. Si è raccontato molto di Pompeii Touch, l’applicazione per smartphone e tablet che permette di ricostruire
l’antica città vesuviana a partire
dalle foto delle rovine attuali (info pompeiitouch.com). Da qualche giorno, poi, in zona Scavi, è
in funzione a via Plinio un teatro
3D, su iniziativa di Archeo Tour
con la collaborazione del Cnr.
Qui, ogni mezz’ora, viene proiettato un filmato tutto realizzato in
computer graphics. Il racconto
che si sviluppa nel film, intitolato «Pompei, una storia sepolta»,
è un pretesto per offrire dettagliate ricostruzioni in digitale dei
monumentali ambienti della città antica. Il teatro contiene settanta posti e sarà aperto sette
giorni su sette, da aprile a ottobre: si indossano occhialini 3D e
cuffiette, e si sceglie tra sette lingue disponibili, comprese giapponese e cinese (info
pompeii3d.eu). È un possibile
complemento alla classica visita
agli Scavi, con un taglio educativo pensato anche per le scuole.
Una ricostruzione virtuale di Pompei
Un po’ come accade per una realtà più consolidata, cioè il Museo
archeologico virtuale di Ercolano. Il Mav annovera realizzazioni
di un’azienda di Ottaviano, nel
Vesuviano: la Capware, fondata
negli anni Ottanta dall’ingegnere
Gaetano Capasso, è abituale fornitrice dei programmi Rai di Piero e Alberto Angela e ha lavorato,
tra gli altri, con il British Museum a Londra e con i Pink Floyd
di «Live at Pompeii». La sua specialità: ricostruire il mondo antico in digitale. A Roma, i mondi
virtuali di Capware vengono proiettati, tra l’altro, nei Fori imperiali a alle Terme di Diocleziano.
In Campania, gli ingegneri di Ottaviano stanno lavorando al giardino multimediale di Scala, in
Costiera, la cui inaugurazione è
prevista nel 2016. Tra gli effetti
speciali, ologrammi di ninfe che
balenano nelle cascate d’acqua e
un teatro meccanico in stile settecentesco, con sagome che si
muovono su carrelli. Sempre in
Costiera, pochi giorni fa a Vietri è
stato presentato il Museo multimediale 2.0, a Palazzo della
Guardia. È parte di un progetto
che coinvolge oltre dieci comuni
intorno ad Amalfi e che prevede,
per l’appunto, la realizzazione di
spazi dove le nuove tecnologie
raccontano il territorio. A Vietri,
ovviamente, i nuovi ambienti
multimediali sono dedicati all’arte della ceramica.
L. M.
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
Spazi urbani
L’iniziativa
Maratona di tango
e concorsi a premi
alla Stazione
Un mese di eventi per confermarsi moderna agorà
dove trascorrere il proprio tempo libero: fino al 28
giugno Napoli Centrale proporrà un ricco
cartellone di iniziative che metterà insieme
radioshow, maratone di tango, musica dal vivo,
degustazioni e concorsi premi, offerto da Grandi
Stazioni e dagli operatori commerciali di stazione,
in collaborazione con NMK. Cuore della
manifestazione sarà la galleria commerciale della
stazione partenopea che, forte del nuovo
collegamento con la linea 1 del metrò, si farà
ribalta delle varie attività ospitando un’area eventi
nell’atrio superiore e corner interattivi nel suo
secondo piano. Filo conduttore del palinsesto
intitolato “#NapoliCentrale, nel cuore dello
shopping” sarà il grande concorso a premi che
offrirà ai frequentatori della galleria commerciale
della Stazione di Napoli Centrale la duplice
possibilità di vincere buoni acquisto registrandosi
semplicemente sul sito napolicentrale.it,
simbolo e segno di raziocinio,
e che è pure bella. Si tratta –
come si diceva all’inizio – della
nuova metropolitana regionale: un gigantesco Hub voluto
da Bassolino, con il supporto
del suo assessore regionale ai
trasporti, Ennio Cascetta e di
Benedetto Gravagnuolo.
La reta metropolitana napoletana in costruzione sarà costituita da svariate linee ferroviarie tra cui 7 per la città di
Napoli: un sistema nervoso e
connettivo sempre più vasto
con 1400 km di linea ferroviaria, 432 stazioni, 28 parcheggi,
21 nodi interscambio, e con
più di 170 km di linea ferroviaria in costruzione e 100 stazioni nuove in corso di realizzazione, affidate ad architetti napoletani o stranieri.
La rete, oltre a essere un
Hub generatore d’intelligenza,
è anche un monumento alla
bellezza: le stazioni sono progettate dai più famosi architetti internazionali come Dominique Perrault, Massimiliano
Fuksas, Álvaro Siza, Eduardo
Souto de Moura, Richard Rogers e tanti altri. Ognuno sta
portando un po’ del suo sapere e del suo gusto.
«Bisogna smettere di allargare le città, bisogna riutilizza-
A Napoli il metrò dell’arte
è l’hub che catalizza
la nuova forma della città
Perrault
«Bisogna smettere
di allargare le città, ma
riutilizzare meglio
quello che esiste»
In Campania di solito si punta sulla bellezza dei siti
e non si fa molto per la loro «intelligenza»
Municipio
La stazione di
piazza
Municipio è
quella
inaugurata più
di recente nella
linea del metrò
dell’arte.
La stazione,
che funziona
dal primo
giugno,
è stata
progettata da
Alvaro Siza e
ospiterà anche
l’esposizione di
reperti
archeologici e
di due navi
romane
trovate durante
i lavori
L
a recente inaugurazione
della stazione di piazza
Municipio della linea 1,
opera di Álvaro Siza ed
Eduardo Souto de Moura, è un
segnale importante per Napoli. È il risultato di una strategia
a lungo respiro che porta nuova linfa tra le vecchie pietre:
ovunque la metropolitana
sbuca dal sottosuolo verso
l’esterno trasforma il quartiere
rendendolo più intelligente,
più connesso, più attivo, più
vivo, più smart. La rete metropolitane farà bene alla città,
ma non solo per i vantaggi di
tipo funzionale.
Una serie di recenti scoperte
mozzafiato – come racconta
Albert-László Barabási nel suo
libro Link – ci ha messi di
fronte al fatto che alcune leggi
naturali, di vasta portata e incredibilmente semplici, governano la struttura e l’evolu-
zione di tutte le reti complesse
che ci circondano.
Secondo Barabási la struttura geometrica e matematica
nascosta dietro l’architettura
visibile di internet è fatta di
vertici, spigoli, link e soprattutto di Hub.
Sono i grandi hub – immensi agglomerati di dati – che attirano connessioni più piccole
e che organizzano tutte le altre
entità presenti nel campo: come un sistema di pianeti che
orbita intorno a una grande
stella. La forma di internet è
una galassia di hub. Sembra
banale ma è una scoperta di
grande rilievo, anche perché si
è capito che la nostra intelligenza funziona in modo analogo, così come l’organizzazione dei geni nel nostro corpo.
Perfino la città contemporanea si regge su grandi Hub:
quartieri, edifici, istituzioni,
negozi che innescano attività e
determinano flussi di uomini
o di denaro e rendono una città più intelligente di un’altra.
Un grande attrattore può essere un negozio Feltrinelli o Apple, oppure un museo, una sezione comune, un parco: una
città senza Hub non è una città
intelligente, rischia di non essere neanche una città. Londra
ne ha molti, ricchi e potenti,
anche Milano ne ha tanti.
Quando si parla di Napoli si
parla della sua bellezza (o delle sue disgrazie), mai della sua
intelligenza, forse perché l’intelligenza dei singoli cittadini,
la loro autarchia, ha ucciso
l’intelligenza generale.
Eppure Napoli oggi ha qualcosa di straordinariamente intelligente, qualcosa che nessuna città italiana possiede –
non così imponente, così vitale, così ricca – qualcosa che è
Nella foto grande in alto e nella prima di questa
colonna, due immagini della stazione Municipio
Sotto, la stazione di piazza Borsa e quella di Toledo
re meglio quello che esiste» ci
ha detto Perrault, autore della
stazione di Piazza Garibaldi
inaugurata pochi mesi prima
quella di piazza Municipio. È
una filosofia che si applica al
mondo intero e che renderà
l’uomo resiliente e capace di
adattarci al cambiamento senza per questo cercare di crescere in maniera aggressiva,
come ha fatto fino a oggi, a discapito della natura.
Cos’è l’intelligenza, infondo, se non connessione, legame, velocità? Esattamente ciò
che fa la rete della metropolitana regionale napoletana
permettendo ai suoi cittadini
di essere più connessi. Per una
volta cerchiamo di essere orgogliosi di ciò che Napoli, la
sua parte smart, è riuscita a fare.
Diego Lama
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Con questi progetti Napoli diventerà una metropoli all’avanguardia»
Il vicesindaco Sodano racconta le iniziative «smart» dell’amministrazione in vari settori, dal turismo alla mobilità
S
e Napoli è una smart city? Assolutamente
sì. Per i suoi progetti e un cammino che ha
intrapreso, profondo e coinvolgente». Il vicesindaco al Comune di Napoli, Tommaso Sodano, ha la delega Smart City e risponde piccato alle accuse di chi ritiene il capoluogo campano indietro nella corsa verso il futuro. «Basta vedere i
dati di uno studio realizzato dall’Istat che indica
Napoli tra le poche città del Sud che hanno, sul
tema dell’innovazione ecosociale, avviato più
sperimentazioni».
Di che sperimentazioni si tratta?
«Abbiamo quattro progetti in corso. Il progetto Orchestra è rivolto ai turisti e mette in rete tutti i servizi che chi arriva a Napoli può potenzialmente richiedere, con chicche inedite. Anche
sul fronte della mobilità sono indicati i percorsi
consigliati per quel giorno: se c’è un corteo si
consiglia di prendere una strada alternativa, ad
esempio. O salire su una bici. Si tratta di un progetto realizzato con Ibm, il gruppo Autostrade,
Tommaso
Sodano
è vicesindaco
con delega
Smart City
La città
di Napoli
ha avviato
nel campo
quattro
sperimentazio
ni innovative
per il
Mezzogiorno
Lauro e le nostre aziende di mobilità. Dunque
informazioni aggiornatissime, in diverse lingue,
su trasporti, artigianato, pizzerie, bar, teatri...».
Altri progetti?
«Acqua Smart, che abbiamo realizzato con
l’acquedotto. Consentirà di avere il controllo di
tutta la rete idrica della città per individuare in
tempo reale eventuali punti in cui ci sono perdite e verificare la qualità dell’acqua».
Come è andata la sperimentazione del servizio bike sharing?
«Molto bene. E’ partito a febbraio e in aprile
abbiamo avuto ben settemila prelievi. E’ un progetto articolato che ha incontrato grandi consensi. Molto frequentata è la tratta dalla stazione
Garibaldi a Università. A questo si aggiunge il car
sharing, una novità che prevede anche l’utilizzo
di furgoni elettrici per la consegna dell’ultimo
miglio, relativo al carico e scarico merci. Un altro
progetto riguarda la possibilità di realizzare orti
urbani e fare integrazione sociale».
Ma quali sono le caratteristiche di una città
intelligente?
«E’ una città dove si vive meglio, che si pone il
problema di un diverso utilizzo di mezzi pubblici e privati, favorisce e stimola l’utilizzo del car
pooling, crea integrazione con parcheggi di interscambio, produce e innova all’insegna del risparmio energetico. E’ una città del futuro che
mette insieme forze che viaggiano da sole, indipendentemente dall’amministrazione, elabora
progetti e pensa ad un ridisegno della propria
struttura secondo nuovi moduli e schemi. Napoli non è indietro. Come altre città, più di altre, ha
accettato la sfida dell’innovazione e della sostenibilità per essere al passo con i tempi ed è in
grado di intercettare parte della risorse che, a livello europeo, sono disponibili per intraprendere questo nuovo percorso».
Anna Paola Merone
@annapaolamerone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
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Spettacoli
La rassegna
Il palcoscenico
diventa 2.0
con File Napoli
Qualcuno lo ha già definito il quinto teatro, ovvero il teatro 2.0, quello
dell’era dei nativi digitali. Un teatro immateriale e interattivo, in cui si
lascia al singolo la facoltà di costruire il suo personale percorso con la
vicenda narrata o rappresentata. E ancora una volta la città più teatrale
d’Italia si è posta all’avanguardia con un festival “File Napoli”, svoltosi in
maggio, in cui a farla da padroni sono state cuffiette e smartphone. La
rassegna ideata e diretta da Ira Palmieri si è segnalata in particolare
per due titoli: “12 Parole_7 Pentimenti” della luganese Officina Orsi, e
“Io sono. Solo. Amleto” progetto, regia e interpretazione di Marco
Cacciola. Nel primo quattro spettatori alla volta, dotati di altrettante
cuffiette sono stati accompagnati in 4 diverse location, dove fermarsi
ed ascoltare flussi di parole e riflessioni assemblate su 4 temi: amore,
morte, sesso e denaro. Un’installazione di “liquide parole” diretta da
Rubidori Manshaft, che ha raccolto negli anni i discorsi più vari,
registrati a loro insaputa, da persone “spiate” nei luoghi pubblici come
stazioni, aeroporti, supermarket e così via. Nel caso di Cacciola si è
trattato invece di uno studio sull’opera di Shakespeare ricostruito
insieme al pubblico, sollecitato a scoprire i vari passaggi della piéce
attraverso un’apposita pagina di Facebook mediante il proprio
smartphone acceso in sala. (S. de St.)
La multimedialità in scena
Allestimenti tecnologici al teatro Festival, da Ostermeier alla Fura dels Baus
E servizi on line per gli spettatori, anche per la lirica in programma a Pompei
«E
In tedesco
«Un nemico
del popolo», in
scena domani
e dopodomani
al Politeama, in
tedesco con
sottotitoli in
italiano,
racconta la
storia di una
perizia
scientifica, per
la quale il
Dottor
Stockmann
scoprirà che
l’acqua della
stazione
termale è
contaminata
dagli scarichi di
un’industria
in Volksfeind»,
ovvero «Un nemico del popolo», di Henrik Ibsen, diretto dal regista tedesco
Thomas Ostermeier, «Radioscopies», il cortometraggio
scenico di Michel Noiret, e
«Virgilio Brucia» del gruppo
Anagoor. Sono questi gli spettacoli più «techno» di questa
ottava edizione del Napoli Teatro Festival Italia, che divide il
suo essere «smart» fra le immagini proposte al pubblico e
la vendita dei biglietti. Che sarà
possibile acquistare presso i
punti vendita autorizzati (al
Mercadante o al Sancarluccio e
presso le sedi elencate su azzurroservice.it) o, nei giorni di
spettacolo, presso tutte le sedi
delle manifestazioni, ma anche On-Line, sul sito www.napoliteatrofestival.it oppure sul
sito www.azzurroservice.net. E
con FastTicket, acquisto online
con relativa stampa del biglietto. Oppure con il ritiro al botteghino nel giorno dello spettacolo grazie a una e-mail da presentare al botteghino e contenente gli estremi dell’acquisto
validi per il ritiro del titolo d’ingresso. Infine con la consegna
a domicilio, mediante spedizione cittadina o nazionale. Per
le modalità di pagamento carta
di credito, PagOnline. Per rendere le cose ancora più comode, in perfetto stile smart, è
previsto anche l’acquisto telefonico, tramite operatore, contattando lo 081-0322362 oppure lo 081-5934001 e pagando direttamente con transazione PosVirtuale.
Tornando agli spettacoli,
«Un nemico del popolo», in
scena domani e dopodomani
al Politeama, in tedesco con
sottotitoli in italiano, racconta
la storia di una perizia scientifica, per la quale il Dottor
Stockmann scoprirà che l’acqua della stazione termale –
fonte di prosperità occupazionale e turistica – è contaminata
dagli scarichi di un’industria.
Tema ecologista, quello scelto
da Ostermeier, per un allestimento decisamente multimediale. «Radioscopies», invece,
fonde la specificità di due linguaggi, quello del cinema e
quello dello spettacolo dal vi-
Innovazioni
Tema ecologista,
quello scelto dal regista
tedesco, per una pièce
assai innovativa
vo. Noiret si muove quindi in
direzione della «danza-cinema», partendo da un’intervista
radiofonica di Jacques Chancel
all’autore belga Conrad Detrez,
insignito del premio Renaudot
per il romanzo «L’Herbe á bruler», un’intima immersione
quindi nella vita di questi due
personaggi e dei loro mondi
interiori.
Infine in «Virgilio Brucia», il
gruppo Anagoor affronta la celebre figura del poeta che diede vita all’«Eneide» con una
prospettiva spiazzante, entrando nel laboratorio dell’intellettuale che ha cantato l’avvento
della Roma imperiale. E come
non ricordare anche l’evento
clou del festival, quello fissato
alla Mostra d’Oltremare, con i
catalani de La Fura dels Baus
che presentano, sabato 13, il
fantasmagorico «Afrodita y El
Juicio de Paris», una forma di
teatro acrobatico, ritmico e
fortemente spettacolare. Per il
resto il festival propone 26
giorni con 30 prime, 10 spettacoli stranieri e 30 del Fringe,
prosa e danza («Second coming» e «A dream within a
midsummer night’s dream»
del Ballet Black e Finzi Pasca
con «Bianco su Bianco»). Sede
principale della kermesse i 5
In alto, una scena dello spettacolo della Fura dels Baus;
sotto, lo splendido scenario del festival di Pompei
palchi di Castel San’Elmo, senza dimenticare i teatri coinvolti
come il Mercadante, il Bellini,
il Nuovo, il Politeama e la Galleria Toledo.
Attrattiva forte anche per la
seconda edizione del «Pompei
Festival», una rassegna cha riporta la lirica e il balletto di
qualità al centro della cavea del
Teatro grande, affidata alla direzione di due monumenti
della direzione musicale e della danza: Alberto Veronesi e
Carla Fracci. Il ricco programma del 2015 propone quattro
tra le opere più popolari della
tradizione lirica: «Tosca» di
Giacomo Puccini (il 4, 9, 16, 23
e 30 agosto e il 6,13, 17 settembre), «La Traviata» di Giuseppe Verdi (il 5, 8, 12, 15, 19, 22, 26
e 29 agosto e il 2, 5, 9,12,16 e 19
settembre), il «Nabucco» di
Giuseppe Verdi (6, 13, 20 e 27
agosto e il 10, 15 e 20 settembre), il «Barbiere di Siviglia» di
Gioacchino Rossini (il 10, 17, 24
e 31 agosto e il 7 e 18 settembre). In programma, come detto, anche tre balletti: «Giselle»,
sulle musiche di Pëtr Il’ic
Cajkovskij (il 14 e 25 agosto e il
4 e 14 settembre), «Carmen Suite» sulle musiche di Georges
Bizet (il 7, 18 e 28 agosto e l’8
settembre), «Giselle» sulle
musiche di Adolphe Charles
Adam (l’11 e 21 agosto e l’1 e 11
settembre), «Il Lago dei Cigni»
e Carmen Suite. E anche per
questi eventi la possibilità di
acquistare online i biglietti attraverso il sito del festival su
Ticketone e di trovare alberghi
o B&B in zona con Booking.
Stefano de Stefano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
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Servizi
Sicurezza
Telecamere
mobili per
videosorveglianza
Città più sicure grazie a sistemi di sorveglianza ultrasmart. E il sud in questo non ha nulla da invidiare al resto
d’Italia. Non a caso una delle aziende leader del settore è la
Ivitel, che nasce nel 1986 a Cosenza e che in quasi 30 anni
di attività ha portato una ventata di sicurezza in molte
città, a prezzi accessibili anche per i comuni più piccoli.
Come quello di Amantea, cittadina in provincia di Cosenza,
dove hanno realizzato uno dei sistemi di
videosorveglianza più avanzati d’Europa, grazie a un
gruppo di telecamere mobili e un software in grado di
rilevare le situazioni potenzialmente pericolose, così da
segnalarlo all’operatore.Quella applicata, tra gli altri al
piccolo comune calabrese è una delle più interessanti
soluzioni griffate Ivitel: il sistema Globotel, che al suo attivo
clienti quali Ferrovie dello Stato Italiane. Al centro di tutto
c’è una piccola meraviglia smart, “Stella”, torretta alla cui
sommità è collocato un semiglobo termostato
contenetene un “motore” multimediale che consentirà
all’utente, di gestire, tele controllare e registrare in formato
digitale.
L’album collettivo di Napoli
Un archivio digitale di volti
Al Vomero
La nuova meta
per gourmet che
non dormono mai
«Napolirama» e altre iniziative per cittadini nate sul web
L
prendervi parte semplicemente
col proprio album di famiglia.
«In questo modo», spiega Laura Basco tra gli ideatori, «grazie
ad una lettura trasversale delle
storie private narrate attraverso
le immagini sarà possibile
comprendere i mutamenti della città, la trasformazione dei
luoghi rappresentativi, dei flussi di movimento, il modo di vivere gli spazi pubblici». Anche
così la città si fa smart.
Valeria Catalano
e città smart non dormono mai. App e software indicano cosa fare in città 24 ore su
24, quale mezzo prendere per arrivare in un
determinato posto e quali sono i posti in e quali
out. Unico problema? Quel languorino che può
cogliervi nei momenti più impensati. Anche a
notte fonda. In definitiva Londra, Parigi e Madrid sono note anche per questo agli italiani che
ci vanno in vacanza. Supermercati aperti ad ogni
ora del giorno e della notte. Ora anche a Napoli,
grazie al marchio Carrefour si può fare la spesa
24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il nuovo Carrefour
Market “Gourmet” di Corso Europa, impiega al
suo interno ben 75 persone e segna la svolta di
un nuovo format di supermercato: in un ambiente curato nei minimi particolari, fare la spesa rappresenta una nuova e innovativa shopping
experience.
«Gourmet - ha spiegato Stéphane Coum, Direttore Supermercati Carrefour Italia - perché è
un luogo dedicato anche a chi all’interno di un
normale supermercato vuole trovare qualcosa di
speciale in termini di offerta di prodotto. Così
anche Napoli si avvicina ancora di più alle grandi capitali europee, dove fare la spesa in ogni ora
del giorno e della notte è abitudine consolidata». Gusti e sapori per soddisfare i “Food lovers”
e tanti servizi che non ci si aspetterebbe di trovare: dal parcheggio allo sviluppo foto, la consegna a domicilio e il servizio consegna pacchi Indabox alla possibilità di pagare i bollettini postali e acquistare i fiori.
Perché i cittadini di una smart city in definitiva sono abituati ad avere quello che vogliono 24
ore su 24.
Pa. Ca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I
Alcune
immagini tratte
dall’archivio
Napolirama
semi da cui spunta la smart
city sono anche sul web. Dove, oltre al proliferare di
start-up che offrono agli
utenti i servizi più disparati dall’autostop “virtuale” allo
chef che arriva direttamente a
casa a impiattare manicaretti
stellati fino al marito “in affitto”
per sbrigare le faccende di casa
più spigolose (o noiose) – si
fanno largo realtà, associazioni
o semplici cittadini, che approfittando di internet e dei social
network mettono in rete idee
per dar vita in prima persona a
modelli altri di sviluppo e conoscenza. Così a Napoli nasce
MappiNa progetto che si propone di costruire una mappa
alternativa della città, una sorta
di wikipedia dei luoghi vissuti e
raccontati nella loro specificità.
«E’ una piattaforma di comunicazione urbana di collaborative
mapping», si legge sul profilo
Facebook MappiNa. E concretamente si costruisce georeferenziando il proprio modo di attraversare la città, soggettivando
luoghi e pratiche, arricchendole così di nuovi significati. Dal
territorio vissuto e reinterpretato passiamo al territorio rac-
Dal sito
«MappiNa»,
che costruisce
una mappa
alternativa
della città
di Napoli con
molte curiosità
MappiNa
Una
mappa
interattiva
on line
contato e storicizzato con Napolirama, singolare iniziativa
messa su da due associazioni di
architetti partenopei, Indiziterrestri e Dopolavoro che si
propone di realizzare sul web
un archivio fotografico collettivo degli abitanti di Napoli. Si
parte dagli inizi del ’900 per arrivare ai nostri giorni, dal bianco e nero al colore. Matrimoni,
comunioni, viaggi o una semplice passeggiata si fanno tasselli della ricostruzione iconica
della metropoli. Tutti possono
Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
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I luoghi
A Scampia
Un project financing per l’impianto di compostaggio
Un project financing per la realizzazione di un impianto di
compostaggio a Scampia. Il progetto è innovativo e a basso
impatto ambientale e comporterà un abbattimento dei costi
di smaltimento e la creazione di nuovi posti di lavoro. La
proposta arriva da un gruppo di imprese, costruttori e
cooperative sociali che parteciperanno al bando europeo, a
breve pubblicato da Asia, per la realizzazione del servizio. E
prevede l’uso di tecnologie innovative, per generare
biometano e compost di qualità, senza alcuna combustione
dei rifiuti. Il progetto dell’impianto beneficia degli strumenti di
“finanza comunitaria” messi a punto da Banca Prossima,
l’istituto del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzato
nell’economia sociale. La realizzazione dell’opera è, inoltre,
aperta alla cittadinanza con dei bond da acquistare.
Laboratorio Porta Capuana
Nello storico quartiere un progetto di rigenerazione urbana realizzato
da associazioni e professionisti. Obiettivo: un luogo di eccellenza creativa
S
Rendering
Due immagini
del progetto
per Santa
Caterina
a Formiello
e a est c’è molto di nuovo (da Doha a Shangai è
un’unica corsa veloce
all’innovazione, con
modifiche continue di skyline) a sud è la storia densa di
un passato glorioso a fare da
motore per la rigenerazione
delle città. «E’ il Mediterraneo
stesso, in una linea ideale che
collega Napoli, Palermo, Barcellona, Istanbul e Toser, che
può diventare il volano della
riorganizzazione dello spazio
abitato» insiste Antonio Martiniello, architetto fondatore
di Kellerarchitettura e ispiratore (insieme a Rosalba Impronta e Davide de Blasio) di
Made in Cloister, (www.madeincloister.it) il progetto di
sviluppo territoriale a partire
dal complesso conventuale
cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello. Passando da
un approccio conservativo e
funzionale (la trasformazione
del Chiostro in un luogo di eccellenza creativa dove di far rivivere gli antichi mestieri artigianali attraverso la visione di
artisti e designer) a uno dinamico. Rivitalizzando così un
patrimonio architettonico e
culturale, che sottratto all’incuria del tempo viene riconvertito verso nuove destinazioni uso. «In fondo, Made in Cloister con la sua mission di fondo- continua Martiniellorappresenta il concetto di innovazione, e l’introduzione
nel sistema economico di
un’invenzione, vale a dire la
capacità di mettere in pratica
un’idea nuova, crea processi di
innovazione. Più specificamente: recuperare i contenitori storici e monumentali, progettare la rete dei servizi culturali e sociali e ridare vita all’antico proiettandolo nel futuro
della modernità».
Non solo «Chiostro». Il
progetto di rigenerazione urbana persegue l’obiettivo generale di concepire i vari interventi «come un continuum
ideale intorno ai vari poli di
destinazione culturale i quali
da attrattori culturali, espressioni di antichità e modernità,
L’obiettivo
Far rivivere gli antichi
mestieri artigianali
attraverso la visione
di artisti e designer
saranno in grado di ridestare
il valore della memoria e della
storia della città, ma soprattutto di dare vigore e slancio
per il futuro della comunità e
delle sue generazioni». Nello
specifico: tutta l’area di Porta
Capuana. Anzi I love Porta Capuana, (coordinamento di associazioni, enti, imprese, fondazioni e cittadini) ispiratore
di un progetto promotore di
un più ampio processo di rigenerazione urbana di cui Made in Cloister è parte. L’orografia aiuta. Porta Capuana è
un naturale ingresso della città, storicamente con la via Capuana e tutt’oggi con la vicina
stazione centrale. «Rigenerare l’area- sottolinea Franco
Rendano, presidente di I love
Porta Capuana e patron di Lanificio 25- vuol dire riaprire
una porta sulla città di Napoli,
creare un nuovo percorso di
avvicinamento al centro antico ed avviare ad una nuova
prospettiva di sviluppo economico e sociale tutta la zona». Il recente restauro della
Fontana del Formiello e dell’Edicola di San Gennaro sono
alcune delle tante iniziative
promosse con successo. Nella
direzione dichiarata di trasformare il degrado in hub turistico.
Sopra,
acune
immagini
del Chiostro
di Santa
Caterina
a Formiello
Sotto,
Keller,
Impronta
e De Blasio
Arte e Start-up. Tra i primi
a scommettere sul rilancio di
Porta Capuana e dell’insula del
Lanificio, anticipando il circolo virtuoso della rigenerazione, è stato Jimmie Dhuram.
L’artista americano, insieme
con Maria Thereza Alves, artista brasiliana e moglie, hanno
messo radici nella grande casa-studio all’interno dell’ex Lanificio Sava. Poi è stata la volta
di Dino Morra che ha aperto
nel cuore del Lanificio la nuova galleria di arte contemporanea. L’arrivo di Valeria Apicella, danzatrice napoletana, da
anni in Francia con la guida
del coreografo, è un altro tassello. A luglio inizierà i lavori
di ristrutturazione di un intero
piano nel Lanificio, che diventerà il suo laboratorio di danza
dedicato all’incontro di culture diverse. E da pochi mesi è
operativo Vesuvio lab, progetto nato dalla volontà di Caterina Gambardella, designer di
gioielli, di unire artigianato e
tecnologie al servizio del design. Insieme con Vincenzo Sangiovanni, giovane architetto,
hanno impiantato un laboratorio, sempre nell’ex Lanificio,
che cura la progettazione tridimensionale, la manutenzione e l’utilizzo corretto di stampanti laser e a filamento. «Utilizziamo stampanti 3D di ultima generazione per
prototipare oggetti di qualsiasi
forma e fattezza- spiega Vincenzo- con l’organizzazione di
giornate a tema, aperti a ogni
tipo di contaminazione sia artistica che progettuale». L’idea
è chiara: «porsi come varco
d’accesso per quello che diverrà un polo di attrazione per artisti, designer, fotografi, giovani imprenditori e start-upper.
Per ora siamo aperti su appuntamento ma a breve saremo
aperti tutti giorni grazie all’aiuto di giovani collaboratori
che ci aiuteranno a dare linfa a
a un progetto di innovazione
non solo tecnologica ma anche culturale». Se non è rigenerazione questa.
Melania Guida
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Quartiere Intelligente: sviluppo sostenibile a Montesanto
Da qualche tempo è in atto un’iniziativa per riqualificare il tessuto urbano di un’area a rischio
L’ideatrice
Cristina
di Stasio si è
fatta parte
attiva nel
restauro del
giardino
circondato da
palazzi del
boom edilizio,
del vecchio
opificio
ottocentesco
nonché di una
palazzina su tre
piani ancora in
fase di
recupero.
S
i chiama Quartiere Intelligente l’ambizioso progetto di riqualificazione urbana pensato per l’area che costeggia le duecento scale di
Montesanto.
Frutto della bonifica di
un’area ridotta discarica a cielo
aperto, rappresenta un primo
passo verso l’intera riprogettazione della città campana in ottica smart, uno spazio di sperimentazione per verificare le
potenzialità e i benefici del modello urbano sostenibile e basato su alcuni principi cardine:
riciclo dei rifiuti, efficienza
energetica, utilizzo di fonti rinnovabili e di materiali biocompatibili. «Per certi versi il Quartiere Intelligente supera lo stes-
so concetto di smart city perché parte dal basso», spiega
l’ideatrice Cristina di Stasio che
si è fatta parte attiva nel restauro del giardino circondato da
palazzi del boom edilizio, del
vecchio opificio ottocentesco
nonché di una palazzina su tre
piani ancora in fase di recupero. «Il progetto punta a veicolare le energie creative che animano il rione, instaurando sinergie che premiano lo spirito
di comunità, l’interazione
spontanea, lo sviluppo di politiche e poetiche virtuose di animazione del tessuto sociale.
L’obiettivo è fare dell’innovazione e della sostenibilità gli
elementi strategici di sviluppo
del territorio», aggiunge. Da
Q. I., quartiere
intelligente,
è un progetto
per Montesanto
vuoto urbano incolto, quindi, a
laboratorio sperimentale per
l’eco-sostenibilità e le nuove
tecnologie in ambito digitale.
Quartiere Intelligente come
piattaforma urbana dove si
svolgono e promuovono attività di ricerca, di creazione ed
esposizione nei settori dell’ar-
chitettura ecosostenibile, dell’urbanistica a zero impatto
ambientale, dell’energia pulita,
del combustibile ecologico e
delle arti decorative e visive,
del design, dell’artigianato,
della produzione industriale,
della moda e della comunicazione audiovisiva. È curata da
Adriana Rispoli la programmazione di video proiezioni ed
eventi performativi racchiusi
sotto il nome Q.I. Vedo, format
visivo patrocinato dalla Fondazione Donnaregina per le arti
contemporanee in cui artisti interpretano i temi dell’ambiente,
dell’ecosostenibilità e del rapporto uomo-natura proiettando messaggi visivi su un muro
monumentale trasformato in
schermo permanente o inscenando perfomance sulla scala
realizzata nel 1869 e intitolata
Gaetano Filangieri. Ultima in
ordine di tempo è il recente
«Monumento di passaggio» di
Rosy Rox, evento performativo
che ha visto l’artista napoletana
impegnata in un’azione volta a
lasciare tracce su una «ferita»
della città, coinvolgendo attivamente il pubblico. È proprio
quest’ultimo, passeggero, variegato, in transito, ad essere al
centro delle diverse iniziative
del Quartiere Intelligente, con
lo scopo ultimo di sensibilizzarlo alla bellezza e all’ importanza dell’ambiente.
Fuani Marino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
Iniziative
Calcio
Napoli supporters
trust, il fondo
dei tifosi «tecno»
Per tifosi tecnologici nasce in questi giorni il
progetto «Napoli Supporters Trust». Trust cioè
fondo, costituito dai soldi - minimo cento euro la
quota - che ogni supporter versa per entrare a far
parte del comitato. Questo comitato sceglierà con
votazione democratica un direttivo di undici
persone, che a sua volta elegge un presidente;
quest’ultimo rappresenterà il trust nel cda della
Ssc Napoli.Promotori di Napoli Supporters Trust
sono la web agency Shangri-La Farm e Mpo
Tedx Idee per cambiare il mondo
Il format americano che ha ospitato Bill Gates e Al Gore ha fatto
tappa a Napoli per la seconda volta. Ecco di cosa si è discusso
Chi è
Valeria Scialò è
web designer
freelance. Negli
anni si
specializza
nella
progettazione
e nello sviluppo
di siti web,
applicazioni
multimediali e
social media
strategy. Vice
presidente
dell’associazio
ne di
promozione
sociale Riot
studio con cui
ha organizzato
entrambe le
edizioni del
TedxNapoli
I
dee per cambiare il mondo?
Ecco a voi il “palco Napoli” offerto da Tedx evento no-profit
reso possibile dal contributo
di diverse realtà del territorio che
hanno investito e creduto nel progetto offrendo servizi e knowhow. A partire dall’organizzatrice
Valeria Scialò del team Riot studio
che ci racconta com’è andata.
Valeria, cos’è il Ted e come nasce l’idea di esportare il format a
Napoli? «Ted (Technology, Entertainment, Design) nasce circa
trent’anni fa in California per dare
un palco a chiunque avesse
un’idea interessante da condividere, un’idea potenzialmente in
grado di cambiare il mondo. Nell’arco della sua storia ha ospitato
personaggi come Bill Gates, Al
Gore, Stephen Hawking e Isabell
Allende. Da allora l’organizzazione dà voce alle ‘idee che meritano
di essere diffuse’. E il Tedx è un
programma di eventi organizzati
in modo indipendente su licenza
Ted con l’intento di riprodurre su
scala locale quell’esperienza. La
prima edizione a Napoli si è svolta
nel 2012, solo poche settimane fa
la seconda. Napoli è secondo noi
il luogo giusto in cui diffondere e
condividere idee in grado di generare una conversazione. Da qui
il tema dell’edizione 2015: «ConversAction», una conversazione
Partecipazione
Il tema è la
conversazione,
nel senso di processo
in grado di innescare
partecipazione
e coinvolgimento
in grado di innescare dei processi
che valorizzino partecipazione e
coinvolgimento. Il nostro obiettivo è costruire una comunità in
grado di ispirare confronti ed
azioni concrete che richiamino
l’attenzione sulla nostra città, perché crediamo fermamente che
Napoli sia piena di idee che meritano di essere diffuse».
Quale progetto legato a Napoli
l’ha incuriosita di più? «Dei dieci
speakers che si sono alternati sul
palco del TedxNapoli, quattro
erano napoletani. Daniela Lour-
des Falanga che si occupa di politiche trans per Arcigay Napoli.
Barbara Balbi, restauratrice, con il
suo gruppo di ricerca ha dimostrato attraverso gli strumenti
delle digital humanities l’esistenza di un percorso narrativo costruito consapevolmente da Caravaggio nelle sue opere. Scalzabanda, banda musicale delle
bambine e dei bambini di Montesanto, un quartiere dove convivono nuclei di estrazione sociale e
culturale molto diversi che difficilmente interagiscono tra loro.
Nata appena quattro anni fa, attualmente coinvolge 75 ragazzi,
oltre 40 adulti ed uno staff di 15
persone. Bianco Valente: due artisti che attraverso astrazioni visive, video, installazioni ambientali
vanno ad indagare le dualità tra
corpo e mente, realtà e immaginazione, naturale e artificiale (vedi box a fianco, ndr)».
Napoli, secondo lei, è davvero
una città creativa o si tratta di un
luogo comune come ha sostenuto
nel suo ultimo libro il sociologo
Domenico De Masi? «Napoli è
una città creativa perché è in grado di innescare quel processo di
cambiamento che può influenzare e mutare in meglio il corso degli eventi, il futuro».
Valeria Catalano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
trustee spa. Spingono una formula diversa dal più
noto azionariato popolare dove ogni tifoso è
titolare di una quota. «Il nostro ‘trust’ - spiegano
Carmine Carlo e Simone Forte di Mp trustee - è
una modalità più innovativa di coinvolgimento dei
tifosi nelle scelte delle società di calcio. Vedi il caso
Manchester United: vanta 218mila sottoscrittori
che producono milioni di sterline interamente da
versare in totale trasparenza alla loro squadra del
cuore».
Il duo di artisti
Bianco-Valente,
l’opera è interattiva
Nel loro intervento sul tema “ConversAction” al
Tedx hanno scelto di non usare immagini, proprio
per valorizzare l’importanza della parola. Eppure è
impossibile scindere Bianco-Valente – collettivo
artistico che chiama all’appello Giovanna Bianco e
Pino Valente - dalle loro opere, che pongono al
centro concetti d’interattività e connessione. La
loro eterogenea ricerca si concentra infatti
sull’analisi dei processi di percezione e definizione
della realtà esterna. Attraverso astrazioni visive,
video, installazioni ambientali, gli artisti vanno ad
indagare le dualità tra corpo e mente, realtà e
immaginazione, naturale e artificiale. Gli interventi
di cui sono artefici s’inseriscono poi negli spazi
evidenziandone le peculiarità architettoniche e,
contemporaneamente, traducono la pluralità di
relazioni e storie ad essi connesse. Presenti in
numerose mostre personali e collettive in Italia e
all’estero nonché ideatori d’interventi installativi
per importanti istituzioni museali e spazi pubblici,
Bianco e Valente credono nell’importanza della
parola nonché nello scambio reciproco di storie
ed esperienze fra le persone di una stessa
comunità. La parola, hanno sottolineato nel loro
intervento: «non serve esclusivamente per
comunicare, permette d’indurre la formazione di
immagini mentali nella mente di chi ci sta
ascoltando». Parole come immagini, quindi, ma
anche come legami. È il caso dell’installazione «Il
mare non bagna Napoli», appena entrata a far
parte della collezione del Madre ed esposta sul
terrazzo di copertura del museo.
Fuani Marino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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NA
Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
In rete
Antiviolenza
Arriva l’app
per difendere
le donne
Si chiama SHAW, acronimo di Soroptimist Help
Application Woman, la app dedicata alle donne e
pensata per difenderle dalle violenze. Una
iniziativa realizzata dal Soroptimist e curata dalla
vicepresidente nazionale dell’associazione,
Mariolina Coppola, curatrice del progetto. La app,
che si scarica gratuitamente sul proprio
smartphone, consente di chiedere aiuto a un
centro antiviolenza, alle forze dell’ordine o al
pronto soccorso più vicino grazie alle funzioni di
Napoli città cablata
N
apoli è una città cablata» spiega Antonino
Mazzeo, professore di
sistemi di elaborazione
delle informazioni della Federico II. «C’è fibra a iosa. Ora bisogna puntare sui servizi. Ecco
in definitiva ci sono le autostrade, ne va sfruttata al massimo
la potenzialità. Dobbiamo dire
riguardo a questo che i grandi
provider telefonici cominciano
a offrire e sperimentare servizi
di punta e tengono molto da
conto Napoli, basti pensare che
è una delle prime città ad aver
testato il 4G e altri servizi simili». Uno di questi provider, ad
esempio, è la Vodafone Italia
che anche in Campania sta apportando il suo contributo nella realizzazione di una serie di
servizi digitali, complici anche
le soluzioni 4G+ che permettono davvero di connettersi ad altissime velocità ovunque si voglia. Un esempio sono le soluzioni realizzate per il monitoraggio ambientale che hanno
visto Sma Campania e proprio
Vodafone Italia aggiudicarsi un
premio Smart Communities
nel 2014. Le soluzioni realizzate
in collaborazione con il big della telefonia consentono sia il
monitoraggio ambientale da
parte delle squadre operative,
sia il coinvolgimento dei cittadini nella conservazione del
patrimonio boschivo. Sma
«Per metropoli smart
ci vorrebbe
un piano regolatore»
N
ne sono tanti altri, come il progetto fortemente voluto da Vodafone, Ci.Ro, city roaming che
mira a semplificare i servizi di
fruizione della mobilità cittadina. Esempio di come le soluzioni smart possano ridisegnare i modelli di gestione anche
della pubblica amministrazione ottimizzando i servizi per i
cittadini.
Paola Cacace
icola Mazzocca, ordinario di Sistemi di Elaborazione alla Federico II si occupa di «smart cities» con il suo dipartimento. Cosa rende una
città davvero intelligente? «Comunicazione, integrazione e tecnologie idonee a garantire senza intoppi
l’accesso dei cittadini ai servizi, a fluidificare gli spostamenti di chi vive in quella città, a facilitare il dialogo tra il singolo e la pubblica amministrazione, a rendere sempre più efficiente ed ecosostenibile l’utilizzo
delle energie». Quali tecnologie occorrono? «Reti di
telecomunicazioni, sensori, tecnologie informatiche.
Il punto è di applicarle, metterle in rete, renderle fruibili dai cittadini e comunicare a costoro la possibilità
di servirsene». In Europa dove sono stati già sviluppati modelli avanzati di Smart City? «Le prime significative applicazioni di questi interventi si sono attuate in
città medio-piccole. Sono disponibili già i dati che
comparano gli interventi in 70 città europee di medie
e piccole dimensioni. Da tale analisi emerge come le
nuove sfide inducano anche la creazione di nuove imprese operanti nell’ambito di sviluppo di prodotti industriali e di servizi, che si avvalgono della nascita di
una nuova domanda qualificata nata a seguito dello
sviluppo di progetti di Smart City». A Napoli sono stati sperimentati, finora, sistemi tipici di una Città Intelligente? «Abbiamo avuto applicazioni parziali, mi
riferisco per esempio alle paline degli autobus che avvertono sui tempi di attesa ed alle applicazioni tramite le quali gli utenti riescono a seguire il percorso del
mezzo che stanno aspettando». Cosa occorre per voltare pagina? «E’ necessario sviluppare un piano di interventi che fornisca una visione organica, ampia e
prospettica del modello che si vuole realizzare, dando
al decisore pubblico la possibilità di scegliere le priorità. Insomma, un piano regolatore e strategico».
Fabrizio Geremicca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Un’opera di Marco Bolognesi
Le novità dei provider, a partire da Vodafone
ed una maggior sicurezza degli
operatori. In collaborazione
con Vodafone, sono inoltre stati realizzate delle soluzioni che
consentono agli operatori di
Sma Campania di segnalare la
propria presenza o assenza eliminando il cartellino cartaceo
e svolgere da remoto tutte
quelle operazioni di registrazione degli interventi effettuati, senza necessità di passare
per gli uffici. Unico caso? No, ce
a. p. m.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nicola Mazzocca

Campania ha infatti sviluppato
un’applicazione attraverso la
quale ogni singolo cittadino
può scattare la foto di un rogo o
di una discarica ed inviarla al
centro operativo che geolocalizza la segnalazione e provvede all’invio sul luogo dei Vigili
del Fuoco o tecnici Sma specializzati. Le squadre nel territorio
sono dotate di supporti digitali
che consentono una gestione
più efficiente degli interventi
geolocalizzazione e click-to-call. Con una semplice
mossa sul telefonino, si può capire a chi rivolgersi
nelle immediate vicinanze ma si può anche essere
individuate e localizzate. La App è scaricabile
gratuitamente sul telefonino (sistema operativo
Ios e Android),e consente di accedere ad una serie
di informazioni dettagliate che possono essere di
aiuto alle donne in difficoltà,fornendo assistenza.
Le prime
significative
applicazioni
di questi
interventi
si sono
attuate in
città mediopiccole
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Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
NA
Trasporti
Formazione
Settantacinque
borse di studio
per giovani laureati
Il tuo aereo sta per partire?
Niente fila col semaforo 3D
A Capodichino una serie di servizi di ultima
generazione per facilitare la vita dei viaggiatori
Gesac
Non c’è città
smart senza
aeroporto
smart e la
Gesac, società
di gestione di
quello di
Capodichino,
ha realizzato
una serie di
progetti
innovativi
I
nfopoint all’avanguardia e
parcheggi che leggono codici a barre e funzionano con
il telepass. Monitor con semafori 3D che vi aiutano a svicolare dalle tortuose code d’imbarco. Non c’è città smart senza
aeroporto smart e la Gesac, società di gestione di quello di
Capodichino, ha realizzato una
serie di progetti che puntano
sull’innovazione per migliorare
sensibilmente il servizio ai passeggeri. Soluzioni che fanno di
Capodichino un aeroporto all’avanguardia mentre la Gesac
ha deciso di aderire al progetto
Napoli Smart City promossa dal
Comune di Napoli, segno di
quanto la gestione “smart” dei
problemi quotidiani (dalle file
eccessive al parcheggio ai servizi transfer) possano fare la differenza.
«Gesac ha varato - dice Alessandro Fidato, direttore infrastrutture e operazioni volo - un
piano pluriennale di investimenti in innovazioni tecnologiche, ottimizzando notevolmente anche le infrastrutture
aeroportuali, per ridurre i tempi di transito, semplificare l’ac-
cesso ai servizi e migliorare
l’esperienza del passeggero durante la permanenza in aeroporto. Non a caso nel biennio
del 2014-2015 abbiamo investito in tecnologia oltre 3 milione
di euro e ne prevediamo altri 6
milioni nel periodo 20162019». Investimenti che fanno
in modo che il passeggero viva
un’esperienza aeroportuale
smart sin dal momento del suo
arrivo ai parcheggi. Nel corso
del 2014, infatti sono state installate nuove colonne, barriere e casse automatiche munite
di lettori barcode multistandard e terminali Emv (Europay,
Mastercard, Visa) per ridurre le
tempistiche delle transizioni.
L’ideale per chi arriva all’ultimo minuto e deve scappare
verso il check-in. Se poi si ha il
Telepass, si può addirittura accedere ai parcheggi come se
fossero caselli autostradali. Il
vostro aereo però sta per partire. Certo non potete saltare le
verifiche della sicurezza. Però
Gesac per aiutarvi ha creato un
innovativo sistema di “Wayfinding Dinamico” che indica il
percorso di accesso più veloce
A fianco,
tre immagini
dell’aeroporto
di Capodichino
che oggi
offre al
viaggiatore
una serie
di servizi
tecnologici
oer facilitare
il transito
ed evitare
code eccessive
75 borse di studio ad altrettanti giovani laureati
nell’ambito dei progetti di R&S in corso, con
l’obiettivo di formare tecnici-specialisti nel settore
dell’aeronautica. L’iniziativa è stata presentata
all’Unione degli Industriali di Napoli dal presidente
del Distretto Aerospaziale della Campania (Dac)
Luigi Carrino. Sono intervenuti Ambrogio Prezioso,
presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli,
Francesco Ciardiello, Miur, dipartimento per l’Alta
Formazione Artistica, Musicale e Coreutica e per la
Ricerca, Domenico Braccialarghe, responsabile
Risorse Umane Gruppo Finmeccanica, Gennaro
Russo, specialista spazio e lanciatori, Sistemi e
Dual Use del Distretto Aerospaziale della
Campania, i rappresentanti dei prime industriali
Maurizio Rosini, SVP Manufacturing di Alenia
Aermacchi ,Ciro Favicchia, direttore generale di
Atitech, Agostino Capasso, Planning & Control di
Geven , Vincenzo Martelli, direttore risorse umane
Gruppo Magnaghi
al controllo security comunicandoli attraverso dispositivi
3D. Le famiglie sono così “guidate” in maniera smart attraverso un percorso prioritario
evitando stress e giri tortuosi, e
grazie a un algoritmo di gestione tutti i passeggeri al momento della scansione della carta
d’imbarco sono indirizzati verso la zona di controllo meno affollata. Chi invece è diretto verso destinazioni “extra-Schengen” dal 2015 potrà usufruire di
E-Gates un sistema che verifica
Le macchine
Sono state installate
nuove colonne,
barriere e casse
con lettori barcode
in tempi rapidissimi e con assoluta sicurezza l’identità del
viaggiatore tramite un riscontro biometrico. E mentre gli infopoint multimediali indicano
anche le iniziative promozionali dei negozi, l’aeroporto di
Napoli sta lavorando a un sistema innovativo e dinamico di
Customer Relationship che attraverso un’app aeroportuale
permetterà ai passeggeri di vivere senza tante preoccupazioni l’esperienza di viaggio. È tutto? Non proprio. A breve, infatti
Gesac terrà l’Airport Green Mobility Day, un’iniziativa molto
“smart” indirizzata ai dipendenti per promuovere l’uso di
mezzi alternativi alle auto per
raggiungere Capodichino.
Paola Cacace
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015
NA
Tendenze
La residenza
La sfida ecologica
lanciata dalla
Dimora dei Baroni
In via Caracciolo a Napoli, di fronte all’imbarco di
Mergellina degli aliscafi, si trova la Dimora dei
Baroni. Un B&B fascinosissimo che appartiene ad
una famiglia di antico lignaggio che ha aperto le
porte della propria residenza ai turisti, lanciando
una sfida ecologica. Tutti i vetri della Dimora sono
altamente tecnologici. Garantiscono, cioé,
l’isolamento termico e il controllo solare. Una
tecnologia che consente di ridurre drasticamente
l’utilizzo dei condizionatori e di abbattere, dunque,
le emissioni di Co2. Vetri isolanti che, in inverno,
lavorano al contrario, impediscono cioé al caldo di
disperdersi e lo rilasciano all’interno delle stanze
riscaldando gli ambienti e riducendo il ricorso ai
riscaldamenti. In tutte le camere i faretti sono a led
e ci sono cartoncini che invitano gli ospiti a gestire
il cambio degli asciugamani con attenzione. Infine
la differenziata, realizzata in versione «spinta».
a. p. m.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A Napoli tutti pazzi per Airbnb
Case in affitto ai Quartieri spagnoli
Tempi
In Europa
il servizio
è arrivato
anni dopo
Numeri
Oltre un
milione di
annunci
nel mondo
T
rentaquattromila città.
Quasi duecento paesi.
Oltre un milione di annunci in tutto il mondo.
Airbnb.com, insomma, non è
proprio uno scherzo. Eppure
tutto è nato, in America, qualche anno fa, nella maniera più
semplice possibile: dall’idea di
tre giovani che non riuscivano
più a pagarsi l’affitto, e decisero di mettere a disposizione
una parte del proprio loft a San
Francisco agli avventori di un
importante congresso, che non
riuscivano a trovare posto in albergo. Da quel momento Airbnb è diventata il simbolo di
quella che in gergo si chiama
sharing economy nonché la
piattaforma più famosa di condivisione di spazi per turisti e
viaggiatori di tutto il mondo.
L’utilizzo è molto semplice: basta registrarsi on-line, registrare lo spazio che si intende mettere a disposizione, ed entrare
in contatto con gli interessati
ad affittarlo, per brevi periodi.
Quello che c’è da pagare, a livello di tassazione, è a carico della
piattaforma. Tutto avviene via
internet, sul sito o attraverso
delle applicazioni per cellulari,
iPhone, iPad e tutto quanto di
“I” possa esistere.
In Europa il servizio è arriva-
Sopra,
la Chiesa
di Santa Maria
Francesca
delle cinque
piaghe
A fianco,
una visione
di Spaccanapoli
e dei Quartieri
Spagnoli
dall’alto
Il popolare sito nato
in Usa (e poco amato
dagli albergatori)
ha preso piede in città
to dopo qualche anno, e da circa un paio è esploso anche in
Italia, creando pure qualche
polemica con gli albergatori e i
gestori di strutture ricettive di
professione. Proprio Napoli,
pare essere, forse a causa della
sua riluttanza endemica alle
lungaggini burocratiche e alla
tendenza altrettanto strutturale a una economia informale
(oltre che senza dubbio alla sua
grande attitudine turistica),
una delle città in cui il servizio
ha più successo. Lo sa bene Stefano, studente, che riesce a
(sub)affittare la propria stanza
di via Nilo ogni qual volta rientra a casa, in provincia di Avellino, per un week end o per far
visita ai suoi. Lo sa bene Paolo,
attore di teatro sempre squattrinato ma a cui i genitori hanno lasciato una casa enorme, e
che manda avanti la baracca
ospitando gente proveniente
da tutto il mondo, offrendogli
un alloggio comodo, economi-
co, e un terrazzo con affaccio su
Spaccanapoli. Lo sanno meglio
di tutti, forse, Marcus (biondo
trentenne di Amburgo con fisico da campione di nuoto) e Lucia, che affittò poco più di un
anno fa una stanza in casa sua,
a vico Tre Re, al giovane tedesco, e che di quel tedesco, innamoratosi della città ma non solo, non si è più liberata. Oggi
stanze in quella casa, a pochi
passi dalla chiesa della Santa
delle cinque piaghe (quella che
concedeva la grazia alle donne
che avevano difficoltà a rimanere incinte), non si affitta più,
con buona pace di Airbnb. Lucia e Marcus, infatti, fulminati
da un amore improvviso e senza ricevuta fiscale, convivono
felicemente, assieme al piccolo
Stefano. L’italo-tedesco dei
Quartieri Spagnoli, nato forse
dall’unione più “smart” che si
conosca in città.
Riccardo Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
24
NA
Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno
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