Innovare è più facile e meno costoso che recuperare il gap nei
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Innovare è più facile e meno costoso che recuperare il gap nei
Giovedì 11 Giugno 2015 www.corrieredelmezzogiorno.it OrizzonteSud SMART CITIES Innovare è più facile e meno costoso che recuperare il gap nei settori tradizionali. Ciò che serve è capitale umano, talento, inventiva, imprenditorialità Opera di Marco Bolognesi di Antonio Polito Sul web Lo speciale «Orizzonte Sud» dedicato alle smart cities si può leggere da oggi on line sul sito corrieredelmez zogiorno.it C erte volte, parlando del futuro di Napoli, della sua area metropolitana, di una realtà industriale e manifatturiera con una grande e antica storia ma sempre più in affanno, mi è capitato di ascoltare questa obiezione: ma sarà in grado la nostra città di innovare, di accettare cioè fino in fondo la sfida posta dal primo comandamento dell’economia globale, che consente di avere successo solo a chi sa fare una cosa che nessun altro sa fare, o la sa fare in un modo in cui nessun altro la sa fare? Di solito, a una obiezione così, io rispondo: e che altro può fare Napoli? ha forse altre chance? Parliamoci chiaro: la nostra metropoli vive una crisi che non è di passaggio, non è congiunturale. Non è che quando ci sarà la ripresa in Italia, Napoli ricomincerà a correre. Non è così. Certo, un po’ di consumi interni in più ci aiuteranno, un bilancio statale meno dissestato potrà riaprire il rubinetto, qualche goccetto di spesa e di investimenti pubblici in più per alleviare la condizione sociale drammatica di quest’area. Ma è meglio non farsi illusioni: la maggior parte dei nostri problemi sono strutturali, hanno cioè a che fare con un apparato produttivo che è diventato troppo vecchio per un mondo troppo nuovo. Non è che ce la caviamo tornando al passato, insomma. Non ci resta dunque che innovare. Fare un salto di qualità produttivo e tecnologico. Al- Napoli, se non ora quando? trimenti non assorbiremo mai l’impressionante disoccupazione, soprattutto giovanile, che affligge Napoli. Questa è la cattiva notizia. Ma la buona notizia è che innovare è più facile e meno costoso che ricostruire, rimettere in piedi, recuperare il gap nei settori tradizionali. Nell’economia della conoscenza, nell’economia ad alto contenuto tecnologico, ciò che serve è capitale umano, talento, inventiva, imprenditorialità. E noi ne abbiamo quanto ne voglia- Eccellenze Abbiamo università e centri di ricerca di prim’ordine, abbiamo giovani di prim’ordine, abbiamo idee di prim’ordine mo. Abbiamo università e centri di ricerca di prim’ordine, abbiamo giovani di prim’ordine, abbiamo idee di prim’ordine. Leggete nelle pagine che seguono che «smart island» può diventare Capri, grazie al progetto che oggi presenta la Matching Energies Foundation. Oppure leggete come si può trasformare Napoli in una “smart city”. Oppure come si possono rilanciare musei e aree archeologiche di inestimabile valore, ma abbandonati e polverosi, grazie all’informatica. Come si può far viaggiare la nostra offerta turistica alla velocità della luce e nei cinque continenti se si sa sfruttare la Rete. La verità è che siamo a un tornante storico. Perché la storia ricomincia oggi, e dunque il declino non è il nostro unico destino possibile. Smart vuol dire intelligente: è un aggettivo che ci si addice. Questo inserto serve a raccontare quello che Napoli sta già facendo. E quello che può e deve fare. Se non ora, quando? © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno NA Lo studio In Costiera A Vico Equense accesso veloce alla rete Vico Equense città digitale. Il rinomato centro della Costiera sorrentina ha un progetto ambizioso . Rispetto agli obiettivi fissati dall’Agenda digitale europea, la città ha giocato di anticipo dotandosi di un’infrastruttura digitale a banda larga, capace di garantire a cittadini e aziende una banda massima di 1 gigabyte, accessibile a tutti e superveloce. Cento chilometri di cavidotti già posati, con una tecnologia di nuova generazione definita, in termine tecnico ,Gpon. Insomma, dalla cima del Monte Faito, fino in riva al mare, passando per le tredici frazioni si avrà accesso alla rete in modo superveloce e senza «buchi neri». La scelta è stata quella di un intervento unico in materia di posa dei cavidotti per i sottoservizi, per non essere costretti a successivi, continui lavori di adeguamento. A sinistra, Capri in una foto di Francesco Jodice Qui a fianco, il faro di Punta Carena e, a destra, Villa Malaparte vista dall’alto Ancora più a destra, Marco Zigon Sotto, due immagini della scuola caprese coinvolta nel progetto e dell’impianto per renderla autonoma A colloquio con Marco Zigon, presidente della Matching Energies Foundation «Abbiamo un progetto innovativo ed ecosostenibile per l’isola azzurra» Capri, futuro da smart island I nnovazione, smart cities e sviluppo sostenibile sono da sempre le parole d’ordine della Matching Energies Foundation costituita tre anni fa per iniziativa della Getra e della famiglia Zigon. Ne parliamo con il presidente Marco Zigon. Ingegnere, perché avete puntato con tenacia e abnegazione sul settore dello sviluppo sostenibile che al Sud, e in Campania, è ancora un obiettivo futuribile? «La Fondazione, che mette in sinergia il Cnr, il Politecnico di Milano, la Federico Secondo e l’Università di Genova, da tempo lavora su questi temi. In particolare sulle Smart cities in quanto il maggior impatto ambientale coinvolge soprattutto le città, al fine di renderle più vivibili. Avevamo offerto un progetto di fattibilità che stiamo terminando in questi giorni al Comune di Napoli con l’idea di sperimentarlo su una porzione simbolica del territorio del centro storico ma non abbiamo più avuto alcuna risposta». E, allora, cosa avete pensato di fare? «Di realizzarlo in un luogo più circoscritto, e abbiamo puntato subito su Capri. Perché è un’isola, ha un livello elevato di vivibilità, sta trasformando radicalmente il suo modello di svi- luppo energetico in vista dello spegnimento della vecchia centrale Sippic e del collegamento alla rete elettrica nazionale. Peraltro il brand di Capri è noto in tutto il mondo è ciò consente una grande visibilità al progetto. La Fondazione lo regalerà al Comune di Capri». Presidente Zigon, lei ritiene che in un secondo momento si possa passare dalla fase di studio a quella realizzativa? «L’idea è quella di accedere ai fondi stanziati p e r l a r i ce rca d a l p ro g r a m m a e u ro p e o 2014/2020, attraverso i bandi ai quali potremo partecipare: in questo modo potremo passare dalla prima alla seconda fase e avviare alcuni interventi emblematici e simbolici. Il sindaco di Capri, che è un ingegnere, ha capito perfettamente l’importanza dell’iniziativa anche se le In regalo «Il brand di Capri è noto in tutto il mondo è ciò consente una grande visibilità al progetto. La Fondazione lo regalerà al Comune dell’isola» difficoltà non mancano». Ci fa qualche esempio concreto di cosa si potrà fare per rendere Capri più vivibile e sostenibile energeticamente? «Pensiamo a un sistema di illuminazione pubblica intelligente. A un wi fi dedicato specificamente ai i turisti. All’auto sostenibilità di alcuni edifici pubblici. A una scuola da rendere energeticamente autonoma. A una mobilità elettrica non solo dei mezzi pubblici ma forse anche dei taxi. E poi all’opportunità di produrre energia dai rifiuti, col sistema delle biomasse, utilizzando anche lo sfalcio degli alberi. Ecco, direi che queste possono essere le linee guida per fare di Capri un’isola eco-sostenibile». Sembra di capire che la carta vincente del vostro piano di lavoro sia il lavorare facendo sistema, mettendo in rete competenze e professionalità diverse. È quello che si dovrebbe fare al Sud, ma purtroppo da questo punto di vista siamo ancora all’anno zero. «Non c’è dubbio, la sfida è sempre più quella di investire massicciamente nelle tecnologie, di sviluppare una ricerca che sia concreta e finalizzata a specifici obiettivi. Invece finora, in particolare nel Mezzogiorno, le agevolazioni per la ri- 3 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Il convegno «Orizzonte Sud» fa tappa alle Belle Arti Dopo aver toccato con analoghe iniziative Palermo (ottobre 2014), Barletta, Andria e Trani (febbraio 2015) e Catania (aprile 2015), fa tappa a Napoli, (presentazione questa sera, alle ore 18, al Teatro Niccolini dell’Accademia delle Belle Arti), il nuovo progetto «Orizzonte Sud - Viaggio tra le città del Meridione», organizzato dal «Corriere del Mezzogiorno», che mira a raccontare il Meridione che ce la fa, rendendo protagonisti gli attori positivi dei diversi settori produttivi, sociali e istituzionali Chi è Marco Zigon, laureato in Ingegneria Elettrotecnica alla Federico II, è presidente del Gruppo Getra (www.getra.it) e della Matching Energies Foundation. dei territori interessati. Il tema del convegno napoletano ha per titolo «Smart cities e smart communities». Il dibattito su questo tema sarà moderato dal direttore del «Corriere del Mezzogiorno», Antonio Polito, La sessione dedicata a «Capri Smart Island» sarà moderata invece da Giuseppe Di Piazza responsabile editoriale sistema «Corriere Innovazione». Saranno presenti, tra gli altri, Roberto De Santis presidente Conai, Fabio Filocamo presidente Alumni di Harvard in Italia, Pasquale Granata direttore Anci Campania, Paola Girdinio, membro consiglio di amministrazione Università di Genova, Luigi Nicolais presidente del Cnr, Michelangelo Suigo responsabile public affairs di Vodafone, Marco Zigon presidente Fondazione Matching Energies. Interverranno anche Claudio De Vincenti sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Nencini viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Microgrid per l’energia E mezzi di trasporto green I dettagli del piano di fattibilità. Che comprende mobilità e reti wi-fi La storia della Getra è strettamente legata alla famiglia Zigon, anzitutto all’arrivo a Napoli, negli anni trenta, dell’ingegner Giuseppe Zigon senior, nonno di Marco. cerca sono state viste più come incentivi tout court che non come un’opportunità di crescita e un motore di sviluppo». Il gruppo Getra, al cui vertice c’è lei, sta percorrendo non da oggi questa strada che punta con determinazione sulla innovazione tecnologica. Cosa state facendo in quest’ambito? «Stiamo investendo oltre 25 milioni nei due stabilimenti campani di Pignataro e Marcianise, al fine di aumentare l’innovazione tecnologica, sia di processo che di prodotto. Puntando a Pignataro su una robotizzazione più spinta e a Marcianise su trasformatori più grandi destinati ai sistemi elettrici di paesi sia dell’Africa che del Sud America». La Getra è una delle poche aziende meridionali e campane prevalentemente rivolta ai mercati esteri. Questa scelta vi sta dando soddisfazioni? «Oggi la Getra ha 100 milioni di fatturato, due stabilimenti in Campania e tre organizzazioni tecnico commerciali all’estero. Oltre l’80 per cento del nostro volume d’affari è fuori dall’Italia, nel Nord Europa, in Medio Oriente, in Nord Africa. E il nostro obiettivo è di allargarci sempre più al Sud America». Siete riusciti a creare anche un vasto e articolato indotto attorno a questo gioiellino dell’industria meridionale? «Come Getra attualmente abbiamo circa 300 dipendenti in Italia, la quasi totalità in Campania, e 150 nei presidi tecnico commerciali all’estero. Vorremmo far crescere attorno alla nostra impresa un indotto ma è un’operazione complessa. Sia per le note difficoltà del contesto socio economico nel quale operiamo, sia perché spesso i fornitori sono deboli finanziariamente e il sistema bancario finora non li ha certo aiutati». Emanuele Imperiali © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel dopoguerra, con la nascita di un’impresa propria, si ha il vero e proprio avvio dell’attività imprenditoriale di Getra, alla cui guida Marco Zigon è stato chiamato nel 1988. A partire dagli anni Novanta l’azienda ha conseguito una posizione leader, in Italia e in Europa, nel comparto elettrotecnico Al 2009 risale la trasformazione della Getra Spa in Holding, cui oggi fanno capo cinque società in Italia e tre branch all’estero. Il porto di Capri D alla smart city all’isola smart. E l’isola dal futuro più smart di tutte sarà Capri, che il progetto della Matching Energies Foundation vuole rendere più sostenibile e vivibile. Wi-Fi a portata di lampione della luce. Autonomia energetica grazie al fotovoltaico e alle rinnovabili. Smart mobility e tanto altro fino ad arrivare a imbarcazioni a noleggio elettriche o ibride. Tutto grazie a una stretta collaborazione dell’isola partenopea con la Fondazione costituita nel 2012 per impulso del Gruppo Getra e presieduta dall’industriale Marco Zigon e che ha nel suo comitato scientifico il presidente del Cnr Luigi Nicolais, oltre ad avere altre partnership con il Politecnico di Milano, l’università di Genova e la Federico II, soggetti con cui la Fondazione ha specifiche convenzioni e che rappresenta- Bisogni La Microgrid è una griglia in grado di soddisfare il fabbisogno energetico dell’isola Trasporti Secondo step è la mobilità, elemento portante di ogni politica smart no il più elevato livello di competenze italiane in tale settore. Due gli scopi principali della Matching Energies Foundation: promuovere la cultura dell’energia e catalizzare la creatività del territorio per portare un maggiore sviluppo economico, sociale e culturale, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia grazie all’implementazione di tecnologie “Smart City” e “Smart Grid”. La Fondazione ha quindi presentato uno studio di fattibilità per rendere l’isola meta di turisti e vip al passo con la filosofia Smart, consentendo tra l’altro al Comune di poter accedere ai fondi europei destinati a progetti ad alto contenuto innovativo. La fattibilità di una microgrid elettrica e una di teleriscaldamento e raffreddamento che siano ultra-ecocompatibili. L’attenzione a un bassissimo consumo energetico. Interventi sulla mobilità, sviluppando soluzioni a “propulsione elettrica”. Il tutto condito da applicazioni Ict. Capri potrebbe così diventare realmente l’isola del futuro. Al centro di tutto per l’appunto la Microgrid, ossia una griglia in grado di soddisfare il fabbisogno energetico dell’isola minimizzando gli input richiesti e rendendo scuole pubbliche ed edifici comunali autosufficienti. Un modo per gestire globalmente l’energia caprese, azzerando gli sprechi, magari ricorrendo anche all’uso di biomassa locale e rifiuti organici rend e n d o i l t u t to p i ù g re e n . Secondo step è la “smart mobility”, spesso elemento portante di ogni politica che voglia rendere una città più smart. Come? Realizzando un’infrastruttura comune e intelligente sempre in versione di “microgrid” in grado di analizzare la richiesta energetica dei trasporti così da dare una base solida per rendere elettrica sia la mobilità pubblica che i taxi, che i sistemi di noleggio e car, o scooter sharing, a cui seguirà poi la realizzazione di prototipi di “mezzi di trasporto” green e intelligenti, che vadano per l’appunto dallo scooter fino alla barca a noleggio ai veicoli marittimi in grado di portare i turisti a fare le consuete gite alla Grotta Azzurra, su mezzi non inquinanti. Accanto a ciò però non può essere dimenticato un valido supporto Ict, applicazioni, piattaforme e software operativi in grado di offrire soluzioni gestionali di tutti i sistemi “smart”. Aggiungete a ciò impianti di illuminazioni che si trasformano in una rete wi-fi, dove ogni lampione sia una sorta di hot-spot; display informativi e totem multimediali in grado anche di fornire un servizio di previsioni meteo grazie ad alcuni sensori appositi. E la video-sorveglianza per rendere turisti e cittadini più sicuri e protetti. Paola Cacace © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno NA Riflessioni Il libro La rivoluzione intelligente delle nostre città Nella collana del Mulino «Farsi un’idea» è stato pubblicato qualche mese fa «Smart city. La rivoluzione intelligente delle città» di Giuliano Dall’Ò. Una piccola guida alla scoperta di un termine sempre più diffuso. Barcellona, Manchester o Salonicco, Torino, Bari o Genova: cosa hanno in comune queste città? Il fatto che possono essere considerate smart, misurandole con diversi parametri che vanno dai trasporti all’istruzione, dalla sanità alla sostenibilità ambientale all’innovazione tecnologica. Smart city è dunque una definizione complessa cha allude ad una trasformazione delle nostre attuali città con l’obiettivo non solo del superamento delle emergenze energetiche ed ambientali, ma anche della qualità del vivere per il cittadino e per la comunità, sul piano sociale ed economico. Nel volume si spiega, anche attraverso il racconto di casi virtuosi, cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare perché le nostre città diventino più smart. La mostra al Pan Sendai City scenari futuribili di Bolognesi S endai city è la metropoli immaginata da Marco Bolognesi (di cui riproduciamo alcune immagini in queste pagine, a partire dalla copertina). La città futuribile rappresentata attraverso plastici di grattacieli e astronavi, foto di modelle soldato o amazzoni bondage, quadri pennellati a olio. Un «corpus» d’ispirazione cyberpunk firmamento che va da William Gibson a Mad Max e che da tempo attira la curiosità degli addetti ai lavori (Sky Arte vi ha dedicato uno speciale). Sarà in esposizione fino al 28 giugno al Pan-Palazzo delle arti di Napoli. «Sendai city Alla fine del futuro» è un progetto monstre in divenire a cui Bolognesi, emiliano, lavora da oltre trent’anni. Ha prodotto sculture, video, shooting patinati e ora anche un film «Unnatural Blue» nel quale sempre con tecnica artigianale l’artista ha montato «pezzi» presi da vari b-movie di fantascienza anni Sessanta e Settanta (tempo in cui il futuro s’immaginava ancora). Un mash up su ben 3500 fotogrammi ricolorati a mano, uniti a tecniche di stop motion. Un paesaggio che potremmo definire retrofuturista, ovvero come si pensava potesse essere l’avvenire negli anni di Hiroshima, dell’Apollo e degli Sputnik. Lungo il percorso espositivo al Pan si incontra l’astronave «Mock up», una selezione di fotografie tratte dalle serie «C.O.D.E.X. blue» (2008), «Geiko» (2008) e «Babylon Federation» (2008 e 2014), una serie di pastelli su carta realizzati con un collage di ritagli tratti da vecchi film di fantascienza. «Il Bomar Universe, ovvero l’Universo di Bo(lognesi) Mar(co) spiegano i curatori della mostra - pone il visitatore davanti a un interrogativo sociale ed esistenziale sulle trasformazioni quotidiane dovute al progresso. Bolognesi si chiede in cosa l’umanità si stia trasformando e di quale futuro stiamo parlando». Il grande enigma alla fine si risolve: alla fine del futuro, c’è il presente. (al. ch.) Tecnologia inutile se non c’è comunità Derrick De Kerckhove: fatta la smart city bisogna fare la smart people Il Sud Italia può attingere alla propria tradizione di partecipazione e riti sociali S Derrick de Kerchove studia da tempo le smart cities mart city, letteralmente città intelligente. Non è la Repubblica di Platone, che pure piazzava gli «intelligenti» al comando supremo. Questo perché il guizzo giusto nel nostro caso non sta nell’amalgamare una semplice élite di bravissimi dirigenti. Bensì, meno modestamente, far combaciare per così dire l’utile delle nuove possibilità tecniche col dilettevole, il piacere puro di contribuire ad un miglioramento attuale e futuro. Derrick De Kerckhove sbircia il futuro da tanto tempo. Fino al 2008 ha diretto il McLuhan Program in Culture&Technology dell’università di Toronto; stimato globetrotter del pensiero, da tempo insegna anche a Napoli, prima al Suor Orsola e poi alla Federico II. Professore, cosa identifica esattamente una smart city? «Detta in sintesi, la smart city è una città che beneficia di attrezzature digitali che le permettono di rendere efficienti i servizi. Trasporti e ospedali in primis. Ma anche, per dire, migliorare l’attività di riparazione delle buche stradali o l’ottenimento in tempi rapidi di certificati e documenti dalla pubblica amministrazione». Fatta la smart city bisogna fare gli smart citizen. Mica facile. «Certo il presupposto di una smart city è che vi sia smart people, cosa non semplice in tante aree del Sud dove manca una vera attitudine alla partecipazione ai problemi politici, nel senso ampio di polis. Però la diffusione della banda larga può certamente aiutare, dar fiducia. Altri aspetti sono il cloud computing, ovvero la raccolta e l’archiviazione di informazioni in rete, e poi i big data, cioè i dati di un tempo che però vengono accatastati in quantità immensamente maggiori, creando un bacino al quale attingere per intervenire a risolvere criticità». Un esempio di big data utili alla città? «Gli esempi sono ormai tantissimi. Prenda il Capodanno di New York. In rete si può consultare una mappa di big data suddivisa in colori in cui sono stati raggruppati tutti i desideri espressi via tweet dai newyorchesi il primo giorno dell’anno, durante i festeggiamenti. Allora, sotto il colore rosso ci sono gli altruisti (cose tipo “Nel nuovo anno sarò più vicino ai miei figli”, oppure, “amerò di più mia moglie”); sotto il verde quelli che desiderano ricchezza (“Voglio più soldi”, “voglio una promozione al lavoro”); in blu ci sono i salutisti: non fumerò, andrò a correre, divento vegano e così via. Da questo apparente giochino il governo della metropoli può individuare zone di interesse e acquisire dati importanti per sapere dove intervenire, cosa migliorare». Si possono anche prevedere focolai di epidemie? «Certo. Anche nel campo della salute la raccolta dei big data ha un peso crescente. Attraverso tweet e recensioni sui siti la struttura sanitaria, sempre di New York (in Italia sarebbe A scuola «Ho pensato un progetto di transmedia per le scuole pensando alla città come un microcosmo cui creare racconti, storytelling» l’Asl), è riuscita a pizzicare quei tre ristoranti su ben 4500 nei quali i clienti dopo avervi mangiato accusavano sintomi di vomito o dolori intestinali. Dopo i controlli effettuati incrociando big data s’è scoperto che quei tre locali non rispettavano le norme igieniche di conservazione dei cibi! I big data non servono solo a mettere toppe ma a prevenire diseconomie o disastri. Così nella scuola come nella raccolta rifiuti». La sharing economy è un’altra leva. «Si tratta di un approccio diverso, anche mentale, rispetto agli scambi commerciali; è lo stesso col crowdfunding, raccolta fondi dal basso, che rappresenta un investimento emozionale. Versando un contributo scatta un forte sentimento di collegamento con l’investimento che nelle imprese classiche è limitato a pochi soggetti imprenditori o ad una marea di piccolissimi azionisti che ignorano di fatto i movimenti di una grande società quotata. In questi circuiti, sharing e crowd, il ruolo delle istituzioni è spesso assente o marginale anche se potrebbero parteciparvi come soggetti pubblici. È l’economia della partecipazione della cittadinanza. È evoluzione culturale che – attenzione non va identificato unicamente con lo sviluppo e l’uso della banda larga. Non si ferma alla rete e non comincia con la rete: si fa partecipazione reale nel quartiere, nel rione, non solo su Facebook». Il Sud Italia, si dice, sente di più il senso di comunità. Ma forse non nella direzione giusta prescritta dalle smart cities? «Il Sud serba nel suo Dna una buona sensibilità alla partecipazione attraverso i suoi riti sociali, antichi e nuovi. Occorre però aggiungere a 5 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Le novità Nuovi corsi e arti digitali all’Accademia L’Accademia di Belle Arti – dove oggi alle 18 si svolgerà l’incontro di «#OrizzonteSud» – è forse la miglior espressione di una formazione «smart». Nel senso storico e tradizionale dell’eleganza delle sue collezioni di dipinti e sculture che vanno dal Seicento al Novecento, ma anche per la cura della sua scuola di Fashion Design e soprattutto di Nuove Tecnologie dell’Arte, due delle più recenti attivazioni fra gli undici corsi di laurea presenti nella storica istituzione di via Costantinopoli, suddivisi nei dipartimenti di Arti Visive, Progettazione e Arti applicate, Comunicazione e Didattica questo approccio qualcosa in più basato sul reale scambio di competenze e delle risorse. Un incontro tra cittadini ma anche tra sindaco - inteso come macchina comunale - e cittadini». Napoli tanta natura poco spirito, tra consorterie, tribù metropolitane, subcultura camorristica, poche avanguardie e sprazzi di cittadinanza attiva. C’è da lavorare. «Napoli è un gran laboratorio. Di sicuro è abitata da una comunità dai connotati definiti, meno liquidi che altrove, che però, come detto, ha bisogno di smart citizens motivati e quindi di un alto grado di civismo: comportamenti egoistici e personali smagliano il tessuto di una smart city. So che il civismo non è di moda, nelle scuole non si insegna più come si diventa cittadini. Napoli s’innesta su una rete umana molto forte però anche molto tribale, nel senso di tribù sociali diffuse in tanti settori che si fanno guerra tra loro oppure si ignorano o si snobbano, evitando di condividere alcunché. Anni fa feci parte di un’associazione composta di persone che volevano ridare dignità alla città dopo la crisi rifiuti del 2008. Nonostante gli sforzi direi che non ci siamo riusciti. Punta dell’iceberg è l’occasione sprecata del Forum delle culture, un vero schifo. E pensare che Barcellona ripartì dal format del Forum con 350mila visitatori, e dalle Olimpiadi. Seppero fare sistema ma grazie al contributo dei cittadini non solo per i fondi stanziati. La classe dirigente politica deve smetterla di torturare questa città, anche se i napoletani non sono esenti da colpe. Diciamo che in fin dei conti gli abitanti di questa città di grande storia sono smart ma nelle loro piccole tribù: ho insegnato 10 anni a Napoli incontrando molti studenti bravi, talentuosi. Certo non tutti. I talenti però non sono seguiti, sono umiliati. Napoli spesso non conosce le proprie risorse.» E i media, vecchi e nuovi, che ruolo hanno? «Importantissimo. Anche questa intervista lavora per imporre una mentalità da smart city a Napoli. Come “digital champion” giro in tutta l’Italia per suggerire l’uso di transmedia ai sindaci di Pisa, Matera, Pistoia, suggerendo loro di investire tanto nelle scuole». Si può (si deve) riscrivere un nuovo patto sociale? «Vengo appena da Udine dove ho presentato un progetto di transmedia per le scuole pensando alla città come un microcosmo cui creare racconti, storytelling. Gli smart citizens saranno quelli che partecipano a questo modo di coinvolgere non solo i ragazzi ma i genitori, gli zii, i nonni, gli amici di quartiere. L’ho detto: la smart city non è solo rete ma anche tutto ciò che viene prima». Alessandro Chetta © RIPRODUZIONE RISERVATA dell’arte e in due livelli, triennale e biennale. E proprio la scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, coordinata dal professor Franz Iandolo, risulta la più Smart, nel senso attuale del termine, capace di generare il gruppo di «mediaintegrati» (con la lettera minuscola), una S.S.r.l., per under 35, che si occupa dell’ideazione e realizzazione di opere d’arte costruite sulla relazione. Una produzione immateriale di idee e creatività, che ha già dato prova di sé collaborando con il Comune per il «Festival del Bacio#cuoredinapoli», con un grande cuore modulare sistemato prima sulla collina di San Martino e successivamente al Porto, poi il Napoli Teatro Festival Italia, per il quale ha progettato e gestito una campagna di comunicazione assolutamente ‘unconventional’, che ha provocato ‘insights’ a valanga sulla pagina Facebook del festival e infine il video del tormentone «Happy» lanciato lo scorso anno da Pharrel Williams, e che ogni città ha deciso di girare a modo proprio, trovando a Napoli una delle sue versioni più efficaci apprezzatissima in tutto il mondo con circa un milione di contatti. (S. de St.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Stefano Boeri: la creatività può cambiare volto a Napoli L’architetto milanese, fondatore di Multiplicity, progettò l’apertura della città al Molo Beverello S Il Molo Beverello e la Stazione Marittima tefano Boeri, architetto, urbanista e assessore (poi dimissionario) alla cultura a Milano nella giunta Pisapia, fu invitato due anni fa dal presidente della commissione europea José Barroso a far parte di «New Narrative for Europe», gruppo di artisti, creativi, scienziati e intellettuali. Il risultato dei lavori, presentato circa un anno fa, scaturì proprio un’idea di Boeri, secondo cui l’Europa deve essere considerata una «megacity» interconnessa da mezzi di trasporto e di comunicazione. Una sorta di grande smart city, insomma. «Una smart city», spiega l’architetto, «deve offrire tecnologie digitali per condividere in tempo reale i servizi. La sharing economy deve riguardare tutti i settori, anche quelli del tempo libero, della scuola, degli anziani. E le reti digitali sono il supporto per essere informati delle prestazioni disponibili». Napoli come se la cava in questo settore? «Napoli ha delle carte importanti da giocare, soprattutto ha una forte tradizione social. Se si riuscisse a conciliare questa con l’azione dell’amministrazione allora sarebbe il massimo. Ma la smart city non è solo tecnologia». E cosa altro? «Creatività. E su questo Napoli ha tanto da insegnare alle altre città. Ci Stefano Boeri, architetto e urbanista, ha ricoperto anche incarichi politici, tra cui quello di assessore alla cultura di Milano, nella giunta Pisapia vorrebbero dei mezzi da mettere a disposizione della creatività. Penso ad esempio a dei luoghi per i cittadini che vogliono innovare. Degli spazi e delle occasioni adeguate». Qualche esempio? «Non so, magari tenere le scuole aperte a tutte le ore. Napoli potrebbe ospitare la creatività a costo zero. Dare spazio a progetti innovativi in luoghi che li possano accogliere». Di innovazione e creatività Boeri ha fatto i suoi cavalli di battaglia. Per esempio con la fondazione di Multiplicity, un network multidisciplinare di architetti, geografi, artisti, urbanisti, fotografi, sociologi, economisti, registi che realizza strategie di intervento sui processi di trasformazione urbana. Tra le ricerche di Multiplicity c’è «The Road Map» sui confini che frammentano i territori della Cisgiordania e «Use - Uncertain States of Europe» che indaga le forme di auto-organizzazione dal basso nelle città europee. Sul piano più strettamente urbanistico Boeri ha lavorato in diverse città europee, progettando importanti piani di riqualificazione di fronte-mare per i porti di Marsiglia, Genova, Salonicco, Trieste, La Maddalena. E anche di Napoli. Fu lui ad aprire il Molo Beverello alla città, primo passo di un comples- sivo piano poi mai completato. «Ormai sono passati quasi vent’anni», ricorda. «Fu un’incredibile occasione poi rimasta in sospeso. Ma per fortuna riuscimmo a realizzare almeno l’apertura del porto alla città. Fu un miracolo poter demolire quel muro che separava Napoli dal suo Molo Beverello. Già allora il nostro obiettivo era di I luoghi «Perché non provare a tenere aperte più a lungo le scuole per progetti innovativi?» Passeggiata «Una grande passeggiata a mare: ho sempre pensato che Napoli se la merita» creare a piazza Municipio un collegamento verso il mare, fino alla Stazione Marittima che secondo me dovrebbe diventare una struttura pubblica. Un sogno ripreso con la Stazione municipio di Alvaro Siza. Una grande passeggiata a mare: Napoli se la merita». Mirella Armiero © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 NA Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno 7 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Lavoro La novità Alla Sun nasce un laboratorio per giovani imprese Un laboratorio per le Start up e l’imprenditorialità all’interno del Dipartimento di Economia della Seconda Università di Napoli con l’obiettivo di supportare la creazione di imprese innovative e diffondere l’imprenditorialità nelle grandi aziende e nei centri di ricerca. In Campania nasce Start up Lab (http://www.economia.unina2.it/it/start uplab), per iniziativa e sotto la direzione di Mario Sorrentino, professore ordinario di Business Planning e Creazione d’Impresa alla Sun, un laboratorio che metterà a disposizione un ampio set di conoscenze e competenze professionali di docenti e ricercatori del Dipartimento di Economia in tema di start up di impresa, spin-off accademici ed imprenditorialità innovativa. Siamo piccole ma cresceremo 232 le start up in Campania start-up innovativa, la Genomix4Life, che è stata creata sotto forma di spin-off della locale Università. L’idea imprenditoriale è nata dalle ricerche in campo oncologico, genetico e cardiovascolare condotte presso il laboratorio di Medicina Molecolare e Genomica dell’omonimo dipartimento dell’ateneo di Salerno. Il team imprenditoriale comprende giovani dottori in ricerca e specialisti in diagnostica molecolare, di età compresa tra 31 e 36 anni, che gestiscono e sviluppano tutte le attività di ricerca e sviluppo dell’azienda. Quattro giovani, Giovanni Nassa, Maria Ravo, Francesca Rizzo e Roberta Tarallo, sono rientrati in Italia e si sono potuti formare alle tecnologie alla base della nascita della spin-off grazie al progetto «formazione di capitale umano di eccellenza nel settore delle biotecnologie applicate alla medicina per l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani talenti delle regioni del Sud» svolto dal laboratorio di Medicina Molecolare e Genomica e finanziato dalla Fondazione con il Sud. Ancora, tra le tre idee finaliste dell’iniziativa GoBeyond, sponsorizzata da SisalPay, vi è quella di un team di giovani tra i Il quaranta per cento delle nuove aziende ha meno di un anno di vita, ma alcune già assumono La scheda Sono ben 232 le start up in Campania. Poco meno del 40% di queste aziende è giovanissimo, non ha ancora compiuto un anno di vita dall’inizio dell’attività. A livello provinciale, a Napoli ne sono registrate 119, a Salerno 54, a Caserta 28, a Benevento 18 e ad Avellino 13. S ono 232 le start up in Campania. Poco meno del 40% di queste aziende è giovanissimo, non ha ancora compiuto un anno di vita dall’inizio dell’attività. A livello provinciale, a Napoli ne sono registrate 119, a Salerno 54, a Caserta 28, a Benevento 18 e ad Avellino 13. Gli esempi non mancano, e alcuni vanno raccontati, per dimostrare come anche in una regione solitamente agli ultimi posti quanto a innovazione, sia possibile avviare nuove aziende con un elevato indice di sviluppo. È emblematico, tanto per dirne una, il caso di quel gruppo di amici, tutti con meno di 30 anni, dottori di ricerca in Ingegneria meccanica all’Università Federico II di Napoli, i quali hanno creato Sòphia High Tech. Amministratore delegato è Antonio Caraviello, di Torre Annunziata, un ventisettenne che ha già maturato un’esperienza di lavoro in Germania, la quale è stata decisiva per spingerlo a creare un’azienda sua, tutta italiana, con un respiro internazionale. Oggi è l’unica società in Italia, e la seconda in Europa, che svolge attività di produzione, progettazione e commercializzazione di attrezzature di laboratorio per lo svolgimento di test su materiali innovativi, utilizzati su auto o velivoli per renderli più leggeri e performanti. Si tratta di un core business che punta ai laboratori di ricerca e sperimentazione di aziende di grandi dimensioni, quali Fiat, Alenia, Fincantieri, Magnaghi, tra i primi clienti di questa piccola e grintosa azienda campana. A poco più di un anno dalla nascita, Sòphia ha già assunto 7 persone e ne ha un’altra in formazione. A Salerno c’è un’altra A fianco, lo staff di Genomix4Life Sotto, nelle due foto centrali, lo staff di Sòphia High Tech LyB È un servizio di deposito bagagli da posizionare nei punti strategici delle città quali figura la sannita Alessia Saginario, di 22 anni di Benevento, la quale, insieme ad altri colleghi dell’Università Bocconi, ha messo a punto il progetto denominato LyB – Leave Your Baggage. Si tratta di un servizio di deposito bagagli che il gruppo di studenti intende posizionare nei punti strategici delle grandi città, in prossimità di attrazioni turistiche e di strade molto frequentate, per agevolare i viaggiatori, liberandoli dal peso dei loro ingombranti bagagli. Un ulteriore vantaggio è dato dalla possibilità di accedere al servizio utilizzando diverse piattaforme, quali totem situati all’esterno e nelle vicinanze del deposito, un’applicazione per smartphone e sito web. LyB si configura come un servizio digital orientato al futuro. Emanuele Imperiali DbGlove (sopra), un dispositivo indossabile per persone cieche e sordo-cieche che consente l’utilizzo di smartphone e tablet A destra, Remidi T8, un guanto per performance musicali. Sono tra i progetti finalisti selezionati tra le 219 idee candidate a GoBeyond, © RIPRODUZIONE RISERVATA «Investire sui giovani per dare futuro alla città» Giovanni De Caro, digital champion: è la via per riscattare il Sud «N on ci potrebbero essere città smart senza la carica di innovazione e digitalizzazione prodotta dalle startup. Quindi, in definitiva, puntare e investire sul futuro di questi giovani imprenditori equivale a dare una grande spinta a Napoli e a tutto il sud in ottica smart city». A parlare è il digital champion ed esperto di startup Giovanni De Caro. Quindi le startup innovative sono la strada verso una gestione più rapida e intelligente dei problemi cittadini. «Non c’è dubbio. Pensate alle soluzioni di Car-pooling. Penso ai giovani di Igoon che si sono inventati l’autostop digitale, e alle soluzioni B2B per il trasporto merci che tagliano costi, consumi e inquinamento alla grande. Ora ad esempio il bike-sharing sta iniziando a funzionare bene. Ma ci sono tante altre idee straordinarie che andrebbero sfruttate». Un esempio? «Da anni seguo con interesse le sorti di una realtà che si occupa di ecologia. Tutto parte da un tappo da applicare sui bidoni che dei rifiuti che ci sono per strada che pesa i sacchetti gettati verifica che all’interno ci sia il tipo di immondizia opportuno, carta, plastica, organico, accreditando punti premio a chi ha differenziato correttamente. Poi ci sono tutte le soluzioni di efficientemente energetico, sia a livello condominiale che industriale». Quali sono i settori su cui punterebbe per rendere la nostra una città più smart? «Per il futuro al primo posto metterei l’ambiente e la tele-sicurezza, ma c’è ancora del lavoro da fare. Invece in poco tempo stiamo facendo buone cose riguardo alla smart mobility, sulla quale si può agire Il digital champion ed esperto di startup Giovanni De Caro con un impatto economico minimo. I vari servizi di car-bike sharing, le soluzioni per trovare parcheggio. L’app per i mezzi pubblici di Napoli ad esempio funziona già bene, ci vorrebbe davvero poco per diffondere servizi come questi e portarli a pieno regime. In realtà basta anche coinvolgere a dovere la cittadinanza». E la cittadinanza secondo lei risponderebbe? «Certo. Un esempio. Giorni fa su Facebook hanno postato le foto di una zona di Napoli invasa dai rifiuti abbandonati dopo una festa. In tempo reale dei volontari sono andati a pulire e la persona che aveva organizzato la festa ha chiesto scusa. Questo dimostra come social network e delle applicazioni facili da usare possano influenzare la vita di una città». Paola Cacace © RIPRODUZIONE RISERVATA Supplemento della testata Distribuito con il Corriere della Sera non vendibile separatamente Antonio Polito direttore responsabile Carmine Festa redattore capo centrale Editoriale del Mezzogiorno s.r.l. con socio unico, soggetta a direzione e coordinamento da parte della società RCS Mediagroup S.p.A. Alessandro Bompieri presidente Domenico Errico amministratore delegato Redazione, produzione, amministrazione e sede legale: Vico II S. Nicola alla Dogana, 9 - 80133 Napoli - Tel: 081.760.20.01 Fax: 081.58.02.779 Reg. Trib. Napoli n. 4881 del 17/6/1997 © Copyright Editoriale del Mezzogiorno s.r.l. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. Stampa: Sedit Servizi Editoriali srl Via delle Orchidee, 1 - 70026 Z. I. 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Obiettivo: modernizzare la scuola dell’infanzia italiana e aiutare gli insegnanti a stimolare le capacità di apprendimento dei più piccoli, con l’utilizzo, appunto di tecnologie digitali. A occuparsene è il Nac, il Natural and Artificial Cognition Lab diretto Una margherita speciale Il pizzaiolo è un robot Nei laboratori all’avanguardia della Federico II le macchine imparano a maneggiare oggetti molli Il team Nei laboratori di via Giulio Cesare lavora al momento un team di oltre dieci persone, provenienti tra l’altro da Argentina, Turchia, Algeria, sotto la direzione del professore Bruno Siciliano D a venti anni il Prisma Lab di Fuorigrotta, a Napoli, è sinonimo di robotica, in Italia e nel mondo. Nei laboratori di via Giulio Cesare lavora al momento un team di oltre dieci persone, provenienti tra l’altro da Argentina, Turchia, Algeria. Hanno scelto di venire in Italia, nonostante le retribuzioni siano qui molto più basse che in Svizzera o negli Stati Uniti, perché a Napoli possono imparare molto. Il gruppo di ricerca della Federico II, attualmente diretto dal professore Bruno Siciliano, ha dato un contributo determinante agli algoritmi Clic oggi utilizzati in tutto il mondo nel campo della robotica industriale. Di recente, il professor Siciliano si è aggiudicato un importante finanziamento del Consiglio europeo della ricerca. L’idea vincente: sviluppare robot in grado di manipolare oggetti deformabili. Già, perché oggi i surrogati dell’uomo sono in grado di afferrare oggetti duri, ma, con la materia molle, non se la cavano molto bene. Così, a Fuorigrotta, stan- da Orazio Miglino, psicologo dell’ateneo federiciano. Questo studio coinvolge una ventina di ricercatori e si avvale della collaborazione, tra l’altro, di aziende come Fastweb ed Engineering. Il progetto, finanziato dal ministero dell’Istruzione, arriva dopo la positiva conclusione di Block Magic, altra sperimentazione affidata al Nac, che coinvolgeva scuole italiane, greche, spagnole e tedesche. «Risultato interessante di questa precedente sperimentazione», racconta il professor Miglino, «è stato far emergere le differenze culturali tra i vari contesti scolastici. Quando abbiamo affidato questi giocattoli tecnologici alle maestre tedesche, li hanno usati per fare lezione, molto attente ai risultati didattici. Nei Paesi mediterranei, le maestre li hanno invece interpretati come un modo per far socializzare i bambini, magari durante la ricreazione». «Sherpa» è il nome di uno speciale robot salva vita inventato da un consorzio universitario, capofila l’ateneo bolognese, icon la Federico II ro, per soppiantare i nostri amati pizzaioli, però si intravedono utilissimi brevetti per plasmare pellame e impasti industriali. Nei filmati caricati sul sito del Prisma Lab, d’altronde, si vedono bracci meccanici, rover e droni capaci di fare molte cose: afferrare al volo palline da tennis, cimentarsi con costruzioni Lego e soprattutto contribuire alla ricerca di dispersi in montagna. È quest’ultimo, infatti, uno dei progetti più importanti a cui collabora il team napoletano, con l’università di Bologna come capofila. I droni chiamati suggestivamente La ricerca I droni chiamati «Sherpa» rintracciano persone disperse in montagna no provando a insegnargli un mestiere tradizionale, che richiede una grande abilità manuale. Parliamo, precisamente, dell’arte della pizza. Il “robot pizzaiolo” è già di casa al Prisma Lab e si cimenta con impasti in silicone da modellare, da lanciare acrobaticamente, da stendere su pale da forno. Forse non verrà utilizzato, in futu- Qui a fianco, il team del prof Siciliano della Federico II Sopra, il pizzaiolo robot impasta e inforna la pizza “Sherpa” sono quasi pronti per l’utilizzo sul campo. «Possono individuare, nel giro di pochi minuti, sciatori sepolti da valanghe», ci spiega Vincenzo Lippiello, referente del progetto a Napoli. Già oggi si utilizzano i segnali radio emessi dai trasmettitori degli sciatori, però con i droni si fa molto prima a individuare le sorgenti radio. «Il fattore tempo, in questi casi, è quanto mai cruciale», ricorda Lippiello. Luigi Mosca © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Il reportage Rifiuti La differenziata rende smart tutti i cittadini «Le smart cities non sono altro che l’evoluzione naturale dell’ambiente urbano in cui viviamo. Un’evoluzione possibile solo se esistono smart “citizen”. Non esiste innovazione tecnologica o applicazione che possa portare un contributo positivo nelle aree urbane se non c’è una certa sensibilità dei cittadini. Un esempio su tutti la raccolta differenziata, su cui qualsiasi elemento applicativo deve trovare la giusta risposta». A parlare Angelo Bruscino, titolare assieme al fratello Mario e allo zio Santo, dell’Ambiente Spa che ha fatto della green economy il suo business nei suoi 25 anni di attività. «Abbiamo - spiega Bruscino - con il nostro servizio e la nostra piattaforma, aiutato un milione e mezzo di cittadini a fare non solo la differenziata, ma la differenza tra un passato non sempre luminoso e il presente, dove molti Comuni nostri clienti sono tra i migliori in Italia per percentuali di recupero e raccolta. Abbiamo insomma fatto “Impresa” nel senso più alto del termine, cioè creando e distribuendo benessere sociale e, di questo, siamo profondamente orgogliosi». Sorpresa, il bike sharing funziona Lo abbiamo provato: il sistema a Napoli ha qualche pecca, ma convince Il servizio Usufruire del servizio è semplice: ci si registra su internet; si scarica una applicazione dallo smartphone su cui inserire un codice o si sceglie di ricevere una card a casa per “sbloccare” le biciclette; si raggiungono le ciclostazioni e le si preleva, agevolmente. G uardo il ragazzo biondo che la punta a qualche metro di distanza. Sembriamo personaggi di un film di Leone. Il cellulare ci aveva avvisati che non ci sarebbe stato posto per tutti e due. Gli faccio segno di procedere. Lui sorride, sfila il telefonino dalla tasca, inserisce il codice e sparisce nel sole del lungomare. Siamo in piazza Vittoria, a una delle dieci ciclostazioni del Bike Sharing Napoli, il servizio di condivisione biciclette attivo gratuitamente in città, promosso dall’associazione Cleanap. Il progetto si è concretizzato dopo la vittoria del bando Smart Cities and Communities and Social Innovation del Miur, e la sua fase “pilota” continuerà fino a fine settembre. Usufruire del servizio è semplice: ci si registra su internet; si scarica una applicazione dallo smartphone su cui inserire un codice o si sceglie di ricevere una card a casa per “sbloccare” le biciclette; si raggiungono le ciclostazioni e le si preleva, agevolmente. Un servizio on-line offerto (oltre alle mappe, le indicazioni sui percorsi, le indicazioni dei luoghi di interesse) è quello che informa in tempo reale del numero di biciclette disponibili. Il pallino rosso sullo schermo mi metteva al corrente del fatto che a piazza Vittoria ci fosse un solo veicolo, ma non ho fretta. E aspetto. Non molto, perché dopo dieci minuti arriva un signore sulla quarantina a posare una bici. Il servizio è concepito per spostamenti brevi, e quindi il ricambio tra una stazione e l’altra è rapido. Così sblocco il mezzo appena depositato e mi metto in viaggio. Via Calabritto. Ho trenta minuti per raggiungere piazza Dante: è il limite massimo di utilizzo per ogni mezzo che Bike Sharing mette a disposizione. Se sforo questo limite per tre volte in trenta giorni, il servizio mi viene bloccato per un mese. Stesso destino mi tocca se per una volta sola sforo quello di un’ora. All’imbocco di via Chiaia un cartello annuncia l’inizio della pista ciclabile. In realtà, lungo le strade dello shopping, questa consiste in una dozzina di disegnini di biciclette sull’asfalto, dato che la presunta pista è invasa dai pedoni (che non avrebbero dove camminare, dal momento che i lati esterni della strada sono pieni di tavolini di bar e piccoli ristoranti, e che non ci sono divisioni tra la car- Sul mare Da piazza Vittoria a piazza Dante in trenta minuti: è il limite massimo di utilizzo per ogni mezzo che Bike Sharing mette a disposizione. A chi sfora, il servizio mi viene bloccato per un mese reggiata e i marciapiedi). Così, tra uno slalom e l’altro arrivo a via Roma, dove la situazione peggiora. Se solo grazie a riflessi felini riesco a evitare un paio di incidenti da GP di Monaco, la mia tabella di marcia è condizionata dal ritmo lento che devo mantenere. Costeggio la ciclostazione di via Roma e arrivo a piazza Carità. A quel punto comincio a non badare alle indicazioni, ma al percorso più agevole e meno rischioso. Arrancando un po’ in salita sono a piazza Dante con un bel po’ anticipo. A quel punto mi dico, come un Forrest Gump della domenica, che se sono arrivato fin lì, tanto vale continuare. Il mio prossimo obiettivo è piazza Garibaldi, ma devo mantenere il ritmo necessario a non sforare l’ora. La mia preoccupazione, lungo via Foria, è quella di non lasciarmi travolgere dalle auto. La fatica comincia a farsi sentire, ma non mi spaventa. Sono i giorni del Giro d’Italia, e a gasarmi è la pedalata fluida di Fabio Aru, ventiquattrenne scalatore che entusiasma gli appassionati. Così aumento il passo: via Carbonara, piazza Mancini e Garibaldi. Ho un po’ il fiatone, ma sono nei tempi giusti. Mi chiedo, di nuovo, se una volta arrivato fin lì valga la pena continuare. La ciclostazione più vicina è al parcheggio Brin, ma il buon senso prevale e desisto. Consegno la bici, l’educato sistema computerizzato mi ringrazia, e arrivo puntuale al mio appuntamento. Note a margine. Il servizio sembra funzionare. Nel mio primo giorno da ciclista condiviso non ho registrato intoppi. Il punto forte è la gratuità, che si spera durare una volta terminata la sperimentazione. Due trascurabili pecche: la prima è lo stop del servizio alle dieci di sera, in una città in cui il trasporto pubblico notturno è clamorosamente scadente; la seconda è l’aver circoscritto lo spazio di utilizzo al centro storico, escludendo altri quartieri (Fuorigrotta e Bagnoli), raggiungibili data l’assenza di grosse salite o impedimenti vari. Ma per migliorare ci sarà tempo, e tutto sommato poteva andare peggio, considerando il contesto in cui un servizio del genere si inserisce: una città tutt’altro che “smart” per chi ama le due ruote, con una pista ciclabile propagandata dall’amministrazione come rivoluzionaria, ma che di fatto, per gran parte dei tratti in cui è stata concepita, praticamente non esiste. Riccardo Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno NA Visioni La novità Google Street View ti porta in giro per i Decumani E’ il modo più semplice per tentare passeggiate virtuali nei luoghi più visitati al mondo. Google Street View attraversa anche i siti della cultura in Campania: con le ricostruzioni fotografiche del motore di ricerca più famoso al mondo è possibile muoversi, ad esempio, lungo i cardini e i decumani dell’antica Pompei. Sempre attraverso uno schermo, s’intende. Google si ferma però sulla soglia delle meravigliose residenze patrizie: all’interno degli ambienti chiusi, infatti, non entra. Come non entranin altri luoghi prestigiosi della nostra regione, ad esempio negli appartamenti della Reggia di Caserta. Al contrario, il parco del complesso borbonico può essere attraversato in modalità virtuale. Grazie a un progetto a cui ha partecipato il fotografo Marco de Maio, poi, la sede storica del Suor Orsola Benincasa, a corso Vittorio Emanuele a Napoli, può essere visitata con Google Street View, anche all’interno. (l. m.) © RIPRODUZIONE RISERVATA L’arte in Campania? Diventa tecnologica Dalle «mostre impossibili», con riproduzioni digitali delle opere, ai supporti dedicati ai turisti per visitare i musei, la regione aggiorna i suoi siti culturali. E progetta il futuro La scheda La mostra dedicata a Modigliani, «Les femmes», è in programma all’Agorà Morelli, a Napoli, promossa dall’Istituto Amedeo Modigliani, con cinquanta cloni digitali delle opere del grande artista livornese. L’esposizione comprende anche una speciale app per smartphone Apple (avvicinando il cellulare ad ogni pannello, verranno caricate ulteriori informazioni su ogni singolo dipinto). L’esposizione è visitabile ogni giorno, con orario 10-20 fino al giovedì e fino alla mezzanotte dal venerdì alla domenica. V ideoproiezioni, ricostruzioni digitali e micro dispositivi in grado di dialogare con i visitatori sono l’arma segreta, ma non troppo, a disposizione di musei, siti archeologici, giardini e palazzi storici. Altrove l’hanno capito da tempo, magari in luoghi dove la densità di beni culturali non raggiunge certo i livelli italiani. Ma anche dalle nostre parti, ormai da diversi anni, arte, architettura e archeologia sempre più fanno rima con tecnologia. Gli esempi più noti comprendono presenze ormai consolidate come il Museo archeologico virtuale di Ercolano. Si sta facendo molto, in particolare, sul fronte dell’arte. Molti hanno già visitato le cosiddette mostre impossibili, dove accurate riproduzioni in digitale sostituiscono i capolavori originali. Una di queste, attualmente, è in programma all’Agorà Morelli, a Napoli, promossa dall’Istituto Amedeo Modigliani, con cinquanta cloni digitali delle opere del grande artista livornese. L’anno scorso, per restare a Napoli, la genialità di Leonardo, Raffaello e Caravaggio ha animato una di queste esposizioni, al complesso di San Domenico Maggiore. Complesso che, fino a pochi giorni fa, ha ospitato d’altronde una mostra intitolata «Il bello o il vero», su impulso di Comune e Federico II. Assolutamente autentiche, in questo caso, le opere esposte, tutte sculture di Francesco Jerace e della scuola napoletana a cavallo tra Ottocento e Novecento. Tuttavia, nascosti tra teche e sculture, sono stati collocati centinaia di micro sensori e schede elettroniche. I piccoli board, questo il nome dei dispositivi, riescono ad agganciare i visitatori che passano nel loro raggio, connettendosi con i loro smartphone e tablet e fornendo informazioni sulle opere esposte. Insomma, il tradizionale catalogo e le didascalie affisse alle pareti non bastano più. Queste minuscole antenne della cultura possono anche ri- Sopra, la mostra virtuale di Modigliani all’Agorà Morelli; sotto, «Victa» di Francesco Jerace, dalla mostra «Il bello e il vero» Il prof «Il lavoro più impegnativo è degli storici dell’arte, che producono i contenuti» Dagli Usa I laboratori dei nostri atenei acquistano i componenti dagli Usa e li assemblano da noi levare dati atmosferici oppure, magari, indesiderati intrusi notturni, contribuendo così alla tutela del patrimonio artistico. È il frutto di un ambizioso progetto del distretto Databenc, che comprende diverse università campane ed è diretto dal professore Angelo Chianese della Federico II. «Il lavoro più impegnativo», spiega lo studioso, «arriva dagli storici dell’arte, che producono i contenuti. Poi, certo, c’è l’apporto di fisici e ingegneri, tutti molto giovani. Però, senza contenuti, le tecnologie sarebbero inutili». Al momento, i laboratori dei nostri atenei acquistano i componenti dagli Stati Uniti, e li assemblano e programmano in Campania. L’obiettivo è sviluppare tutta la filiera in casa, lanciando piccole start-up di ingegneri e ricercatori. Per citare un altro esempio partenopeo, i board di Databenc sono stati usati per la mostra su Augusto ospitata di recente al Museo archeologico nazionale. Tra qualche mese, con questo sistema dovrebbero essere cablati anche i musei della Federico II. In cantiere, poi, c’è un progetto con l’Anm, per dotare gli autobus cittadini di smart crickets: cioè «grilli parlanti», o «grilli intelligenti», in grado di connettersi automaticamente con i dispositivi dei passeggeri per illustrare il patrimonio culturale della città. Poi, in un orizzonte futuribile ma non troppo, si potrebbe popolare l’intera città di «grilli parlanti». Si va insomma verso metropoli che sanno comunicare con cittadini e turisti, e che raccolgono informazioni sul traffico, sulle preferenze dei visitatori, o magari sull’inquinamento atmosferico e sulle scosse sismiche. Dati utilissimi per gestire, proteggere, valorizzare. Dal canto suo, il Suor Orsola Benincasa si è dotato di tecnologie per il restauro e la digitalizzazione dei beni culturali. Accade ad esempio nel laboratorio «Scienza nuova», diretto dal rettore Lucio d’Alessandro e coordinato da Roberto Montanari. Da qualche anno, questo centro di ricerca è impegnato, tra l’altro, in un lavoro certosino per digitalizzare tutto il patrimonio di libri e documenti in possesso dell’istituto. Patrimonio che comprende molte rarità, tra cui edizioni vichiane settecentesche, le stampe e le incisioni del Fondo Rocco Pagliara, un’accurata cartografia storica della città. «Dopo la fase di scanning», spiega il professore Pasquale Rossi, docente di storia dell’architettura, «i documenti digitalizzati potranno essere consultati da chiunque su internet». E se parliamo di conversione digitale del patrimonio librario, impossibile non citare Google Libri, il progetto del colosso americano che in Italia, tra l’altro, vanta una fattiva collaborazione con la Biblioteca nazionale di Napoli. Luigi Mosca © RIPRODUZIONE RISERVATA Pompei su tablet o in 3D: l’archeologia è sempre più interattiva Applicazioni o film per rivivere l’eruzione e la distruzione dell’antica città. E musei multimediali 2.0 Teatro Da qualche giorno, a Pompei, in zona Scavi, è in funzione a via Plinio un teatro 3D. Qui, ogni mezz’ora, viene proiettato un filmato tutto realizzato in computer graphics. C’ è una Campania che punta a presentare la sua immensa cultura in chiave sempre più «smart. In quest’ottica, dunque, i beni culturali non sono solo ciò che ci viene tramandato, ma anche qualcosa che può essere creato e rinnovato di continuo. Non solo a Napoli, ma anche nelle tante realtà di punta del turismo. Ampliando lo sguardo, è inevitabile dirigerlo a Pompei. Si è raccontato molto di Pompeii Touch, l’applicazione per smartphone e tablet che permette di ricostruire l’antica città vesuviana a partire dalle foto delle rovine attuali (info pompeiitouch.com). Da qualche giorno, poi, in zona Scavi, è in funzione a via Plinio un teatro 3D, su iniziativa di Archeo Tour con la collaborazione del Cnr. Qui, ogni mezz’ora, viene proiettato un filmato tutto realizzato in computer graphics. Il racconto che si sviluppa nel film, intitolato «Pompei, una storia sepolta», è un pretesto per offrire dettagliate ricostruzioni in digitale dei monumentali ambienti della città antica. Il teatro contiene settanta posti e sarà aperto sette giorni su sette, da aprile a ottobre: si indossano occhialini 3D e cuffiette, e si sceglie tra sette lingue disponibili, comprese giapponese e cinese (info pompeii3d.eu). È un possibile complemento alla classica visita agli Scavi, con un taglio educativo pensato anche per le scuole. Una ricostruzione virtuale di Pompei Un po’ come accade per una realtà più consolidata, cioè il Museo archeologico virtuale di Ercolano. Il Mav annovera realizzazioni di un’azienda di Ottaviano, nel Vesuviano: la Capware, fondata negli anni Ottanta dall’ingegnere Gaetano Capasso, è abituale fornitrice dei programmi Rai di Piero e Alberto Angela e ha lavorato, tra gli altri, con il British Museum a Londra e con i Pink Floyd di «Live at Pompeii». La sua specialità: ricostruire il mondo antico in digitale. A Roma, i mondi virtuali di Capware vengono proiettati, tra l’altro, nei Fori imperiali a alle Terme di Diocleziano. In Campania, gli ingegneri di Ottaviano stanno lavorando al giardino multimediale di Scala, in Costiera, la cui inaugurazione è prevista nel 2016. Tra gli effetti speciali, ologrammi di ninfe che balenano nelle cascate d’acqua e un teatro meccanico in stile settecentesco, con sagome che si muovono su carrelli. Sempre in Costiera, pochi giorni fa a Vietri è stato presentato il Museo multimediale 2.0, a Palazzo della Guardia. È parte di un progetto che coinvolge oltre dieci comuni intorno ad Amalfi e che prevede, per l’appunto, la realizzazione di spazi dove le nuove tecnologie raccontano il territorio. A Vietri, ovviamente, i nuovi ambienti multimediali sono dedicati all’arte della ceramica. L. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA 11 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Spazi urbani L’iniziativa Maratona di tango e concorsi a premi alla Stazione Un mese di eventi per confermarsi moderna agorà dove trascorrere il proprio tempo libero: fino al 28 giugno Napoli Centrale proporrà un ricco cartellone di iniziative che metterà insieme radioshow, maratone di tango, musica dal vivo, degustazioni e concorsi premi, offerto da Grandi Stazioni e dagli operatori commerciali di stazione, in collaborazione con NMK. Cuore della manifestazione sarà la galleria commerciale della stazione partenopea che, forte del nuovo collegamento con la linea 1 del metrò, si farà ribalta delle varie attività ospitando un’area eventi nell’atrio superiore e corner interattivi nel suo secondo piano. Filo conduttore del palinsesto intitolato “#NapoliCentrale, nel cuore dello shopping” sarà il grande concorso a premi che offrirà ai frequentatori della galleria commerciale della Stazione di Napoli Centrale la duplice possibilità di vincere buoni acquisto registrandosi semplicemente sul sito napolicentrale.it, simbolo e segno di raziocinio, e che è pure bella. Si tratta – come si diceva all’inizio – della nuova metropolitana regionale: un gigantesco Hub voluto da Bassolino, con il supporto del suo assessore regionale ai trasporti, Ennio Cascetta e di Benedetto Gravagnuolo. La reta metropolitana napoletana in costruzione sarà costituita da svariate linee ferroviarie tra cui 7 per la città di Napoli: un sistema nervoso e connettivo sempre più vasto con 1400 km di linea ferroviaria, 432 stazioni, 28 parcheggi, 21 nodi interscambio, e con più di 170 km di linea ferroviaria in costruzione e 100 stazioni nuove in corso di realizzazione, affidate ad architetti napoletani o stranieri. La rete, oltre a essere un Hub generatore d’intelligenza, è anche un monumento alla bellezza: le stazioni sono progettate dai più famosi architetti internazionali come Dominique Perrault, Massimiliano Fuksas, Álvaro Siza, Eduardo Souto de Moura, Richard Rogers e tanti altri. Ognuno sta portando un po’ del suo sapere e del suo gusto. «Bisogna smettere di allargare le città, bisogna riutilizza- A Napoli il metrò dell’arte è l’hub che catalizza la nuova forma della città Perrault «Bisogna smettere di allargare le città, ma riutilizzare meglio quello che esiste» In Campania di solito si punta sulla bellezza dei siti e non si fa molto per la loro «intelligenza» Municipio La stazione di piazza Municipio è quella inaugurata più di recente nella linea del metrò dell’arte. La stazione, che funziona dal primo giugno, è stata progettata da Alvaro Siza e ospiterà anche l’esposizione di reperti archeologici e di due navi romane trovate durante i lavori L a recente inaugurazione della stazione di piazza Municipio della linea 1, opera di Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, è un segnale importante per Napoli. È il risultato di una strategia a lungo respiro che porta nuova linfa tra le vecchie pietre: ovunque la metropolitana sbuca dal sottosuolo verso l’esterno trasforma il quartiere rendendolo più intelligente, più connesso, più attivo, più vivo, più smart. La rete metropolitane farà bene alla città, ma non solo per i vantaggi di tipo funzionale. Una serie di recenti scoperte mozzafiato – come racconta Albert-László Barabási nel suo libro Link – ci ha messi di fronte al fatto che alcune leggi naturali, di vasta portata e incredibilmente semplici, governano la struttura e l’evolu- zione di tutte le reti complesse che ci circondano. Secondo Barabási la struttura geometrica e matematica nascosta dietro l’architettura visibile di internet è fatta di vertici, spigoli, link e soprattutto di Hub. Sono i grandi hub – immensi agglomerati di dati – che attirano connessioni più piccole e che organizzano tutte le altre entità presenti nel campo: come un sistema di pianeti che orbita intorno a una grande stella. La forma di internet è una galassia di hub. Sembra banale ma è una scoperta di grande rilievo, anche perché si è capito che la nostra intelligenza funziona in modo analogo, così come l’organizzazione dei geni nel nostro corpo. Perfino la città contemporanea si regge su grandi Hub: quartieri, edifici, istituzioni, negozi che innescano attività e determinano flussi di uomini o di denaro e rendono una città più intelligente di un’altra. Un grande attrattore può essere un negozio Feltrinelli o Apple, oppure un museo, una sezione comune, un parco: una città senza Hub non è una città intelligente, rischia di non essere neanche una città. Londra ne ha molti, ricchi e potenti, anche Milano ne ha tanti. Quando si parla di Napoli si parla della sua bellezza (o delle sue disgrazie), mai della sua intelligenza, forse perché l’intelligenza dei singoli cittadini, la loro autarchia, ha ucciso l’intelligenza generale. Eppure Napoli oggi ha qualcosa di straordinariamente intelligente, qualcosa che nessuna città italiana possiede – non così imponente, così vitale, così ricca – qualcosa che è Nella foto grande in alto e nella prima di questa colonna, due immagini della stazione Municipio Sotto, la stazione di piazza Borsa e quella di Toledo re meglio quello che esiste» ci ha detto Perrault, autore della stazione di Piazza Garibaldi inaugurata pochi mesi prima quella di piazza Municipio. È una filosofia che si applica al mondo intero e che renderà l’uomo resiliente e capace di adattarci al cambiamento senza per questo cercare di crescere in maniera aggressiva, come ha fatto fino a oggi, a discapito della natura. Cos’è l’intelligenza, infondo, se non connessione, legame, velocità? Esattamente ciò che fa la rete della metropolitana regionale napoletana permettendo ai suoi cittadini di essere più connessi. Per una volta cerchiamo di essere orgogliosi di ciò che Napoli, la sua parte smart, è riuscita a fare. Diego Lama © RIPRODUZIONE RISERVATA «Con questi progetti Napoli diventerà una metropoli all’avanguardia» Il vicesindaco Sodano racconta le iniziative «smart» dell’amministrazione in vari settori, dal turismo alla mobilità S e Napoli è una smart city? Assolutamente sì. Per i suoi progetti e un cammino che ha intrapreso, profondo e coinvolgente». Il vicesindaco al Comune di Napoli, Tommaso Sodano, ha la delega Smart City e risponde piccato alle accuse di chi ritiene il capoluogo campano indietro nella corsa verso il futuro. «Basta vedere i dati di uno studio realizzato dall’Istat che indica Napoli tra le poche città del Sud che hanno, sul tema dell’innovazione ecosociale, avviato più sperimentazioni». Di che sperimentazioni si tratta? «Abbiamo quattro progetti in corso. Il progetto Orchestra è rivolto ai turisti e mette in rete tutti i servizi che chi arriva a Napoli può potenzialmente richiedere, con chicche inedite. Anche sul fronte della mobilità sono indicati i percorsi consigliati per quel giorno: se c’è un corteo si consiglia di prendere una strada alternativa, ad esempio. O salire su una bici. Si tratta di un progetto realizzato con Ibm, il gruppo Autostrade, Tommaso Sodano è vicesindaco con delega Smart City La città di Napoli ha avviato nel campo quattro sperimentazio ni innovative per il Mezzogiorno Lauro e le nostre aziende di mobilità. Dunque informazioni aggiornatissime, in diverse lingue, su trasporti, artigianato, pizzerie, bar, teatri...». Altri progetti? «Acqua Smart, che abbiamo realizzato con l’acquedotto. Consentirà di avere il controllo di tutta la rete idrica della città per individuare in tempo reale eventuali punti in cui ci sono perdite e verificare la qualità dell’acqua». Come è andata la sperimentazione del servizio bike sharing? «Molto bene. E’ partito a febbraio e in aprile abbiamo avuto ben settemila prelievi. E’ un progetto articolato che ha incontrato grandi consensi. Molto frequentata è la tratta dalla stazione Garibaldi a Università. A questo si aggiunge il car sharing, una novità che prevede anche l’utilizzo di furgoni elettrici per la consegna dell’ultimo miglio, relativo al carico e scarico merci. Un altro progetto riguarda la possibilità di realizzare orti urbani e fare integrazione sociale». Ma quali sono le caratteristiche di una città intelligente? «E’ una città dove si vive meglio, che si pone il problema di un diverso utilizzo di mezzi pubblici e privati, favorisce e stimola l’utilizzo del car pooling, crea integrazione con parcheggi di interscambio, produce e innova all’insegna del risparmio energetico. E’ una città del futuro che mette insieme forze che viaggiano da sole, indipendentemente dall’amministrazione, elabora progetti e pensa ad un ridisegno della propria struttura secondo nuovi moduli e schemi. Napoli non è indietro. Come altre città, più di altre, ha accettato la sfida dell’innovazione e della sostenibilità per essere al passo con i tempi ed è in grado di intercettare parte della risorse che, a livello europeo, sono disponibili per intraprendere questo nuovo percorso». Anna Paola Merone @annapaolamerone © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 NA Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 13 NA 14 NA Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno 15 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Spettacoli La rassegna Il palcoscenico diventa 2.0 con File Napoli Qualcuno lo ha già definito il quinto teatro, ovvero il teatro 2.0, quello dell’era dei nativi digitali. Un teatro immateriale e interattivo, in cui si lascia al singolo la facoltà di costruire il suo personale percorso con la vicenda narrata o rappresentata. E ancora una volta la città più teatrale d’Italia si è posta all’avanguardia con un festival “File Napoli”, svoltosi in maggio, in cui a farla da padroni sono state cuffiette e smartphone. La rassegna ideata e diretta da Ira Palmieri si è segnalata in particolare per due titoli: “12 Parole_7 Pentimenti” della luganese Officina Orsi, e “Io sono. Solo. Amleto” progetto, regia e interpretazione di Marco Cacciola. Nel primo quattro spettatori alla volta, dotati di altrettante cuffiette sono stati accompagnati in 4 diverse location, dove fermarsi ed ascoltare flussi di parole e riflessioni assemblate su 4 temi: amore, morte, sesso e denaro. Un’installazione di “liquide parole” diretta da Rubidori Manshaft, che ha raccolto negli anni i discorsi più vari, registrati a loro insaputa, da persone “spiate” nei luoghi pubblici come stazioni, aeroporti, supermarket e così via. Nel caso di Cacciola si è trattato invece di uno studio sull’opera di Shakespeare ricostruito insieme al pubblico, sollecitato a scoprire i vari passaggi della piéce attraverso un’apposita pagina di Facebook mediante il proprio smartphone acceso in sala. (S. de St.) La multimedialità in scena Allestimenti tecnologici al teatro Festival, da Ostermeier alla Fura dels Baus E servizi on line per gli spettatori, anche per la lirica in programma a Pompei «E In tedesco «Un nemico del popolo», in scena domani e dopodomani al Politeama, in tedesco con sottotitoli in italiano, racconta la storia di una perizia scientifica, per la quale il Dottor Stockmann scoprirà che l’acqua della stazione termale è contaminata dagli scarichi di un’industria in Volksfeind», ovvero «Un nemico del popolo», di Henrik Ibsen, diretto dal regista tedesco Thomas Ostermeier, «Radioscopies», il cortometraggio scenico di Michel Noiret, e «Virgilio Brucia» del gruppo Anagoor. Sono questi gli spettacoli più «techno» di questa ottava edizione del Napoli Teatro Festival Italia, che divide il suo essere «smart» fra le immagini proposte al pubblico e la vendita dei biglietti. Che sarà possibile acquistare presso i punti vendita autorizzati (al Mercadante o al Sancarluccio e presso le sedi elencate su azzurroservice.it) o, nei giorni di spettacolo, presso tutte le sedi delle manifestazioni, ma anche On-Line, sul sito www.napoliteatrofestival.it oppure sul sito www.azzurroservice.net. E con FastTicket, acquisto online con relativa stampa del biglietto. Oppure con il ritiro al botteghino nel giorno dello spettacolo grazie a una e-mail da presentare al botteghino e contenente gli estremi dell’acquisto validi per il ritiro del titolo d’ingresso. Infine con la consegna a domicilio, mediante spedizione cittadina o nazionale. Per le modalità di pagamento carta di credito, PagOnline. Per rendere le cose ancora più comode, in perfetto stile smart, è previsto anche l’acquisto telefonico, tramite operatore, contattando lo 081-0322362 oppure lo 081-5934001 e pagando direttamente con transazione PosVirtuale. Tornando agli spettacoli, «Un nemico del popolo», in scena domani e dopodomani al Politeama, in tedesco con sottotitoli in italiano, racconta la storia di una perizia scientifica, per la quale il Dottor Stockmann scoprirà che l’acqua della stazione termale – fonte di prosperità occupazionale e turistica – è contaminata dagli scarichi di un’industria. Tema ecologista, quello scelto da Ostermeier, per un allestimento decisamente multimediale. «Radioscopies», invece, fonde la specificità di due linguaggi, quello del cinema e quello dello spettacolo dal vi- Innovazioni Tema ecologista, quello scelto dal regista tedesco, per una pièce assai innovativa vo. Noiret si muove quindi in direzione della «danza-cinema», partendo da un’intervista radiofonica di Jacques Chancel all’autore belga Conrad Detrez, insignito del premio Renaudot per il romanzo «L’Herbe á bruler», un’intima immersione quindi nella vita di questi due personaggi e dei loro mondi interiori. Infine in «Virgilio Brucia», il gruppo Anagoor affronta la celebre figura del poeta che diede vita all’«Eneide» con una prospettiva spiazzante, entrando nel laboratorio dell’intellettuale che ha cantato l’avvento della Roma imperiale. E come non ricordare anche l’evento clou del festival, quello fissato alla Mostra d’Oltremare, con i catalani de La Fura dels Baus che presentano, sabato 13, il fantasmagorico «Afrodita y El Juicio de Paris», una forma di teatro acrobatico, ritmico e fortemente spettacolare. Per il resto il festival propone 26 giorni con 30 prime, 10 spettacoli stranieri e 30 del Fringe, prosa e danza («Second coming» e «A dream within a midsummer night’s dream» del Ballet Black e Finzi Pasca con «Bianco su Bianco»). Sede principale della kermesse i 5 In alto, una scena dello spettacolo della Fura dels Baus; sotto, lo splendido scenario del festival di Pompei palchi di Castel San’Elmo, senza dimenticare i teatri coinvolti come il Mercadante, il Bellini, il Nuovo, il Politeama e la Galleria Toledo. Attrattiva forte anche per la seconda edizione del «Pompei Festival», una rassegna cha riporta la lirica e il balletto di qualità al centro della cavea del Teatro grande, affidata alla direzione di due monumenti della direzione musicale e della danza: Alberto Veronesi e Carla Fracci. Il ricco programma del 2015 propone quattro tra le opere più popolari della tradizione lirica: «Tosca» di Giacomo Puccini (il 4, 9, 16, 23 e 30 agosto e il 6,13, 17 settembre), «La Traviata» di Giuseppe Verdi (il 5, 8, 12, 15, 19, 22, 26 e 29 agosto e il 2, 5, 9,12,16 e 19 settembre), il «Nabucco» di Giuseppe Verdi (6, 13, 20 e 27 agosto e il 10, 15 e 20 settembre), il «Barbiere di Siviglia» di Gioacchino Rossini (il 10, 17, 24 e 31 agosto e il 7 e 18 settembre). In programma, come detto, anche tre balletti: «Giselle», sulle musiche di Pëtr Il’ic Cajkovskij (il 14 e 25 agosto e il 4 e 14 settembre), «Carmen Suite» sulle musiche di Georges Bizet (il 7, 18 e 28 agosto e l’8 settembre), «Giselle» sulle musiche di Adolphe Charles Adam (l’11 e 21 agosto e l’1 e 11 settembre), «Il Lago dei Cigni» e Carmen Suite. E anche per questi eventi la possibilità di acquistare online i biglietti attraverso il sito del festival su Ticketone e di trovare alberghi o B&B in zona con Booking. Stefano de Stefano © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno NA Servizi Sicurezza Telecamere mobili per videosorveglianza Città più sicure grazie a sistemi di sorveglianza ultrasmart. E il sud in questo non ha nulla da invidiare al resto d’Italia. Non a caso una delle aziende leader del settore è la Ivitel, che nasce nel 1986 a Cosenza e che in quasi 30 anni di attività ha portato una ventata di sicurezza in molte città, a prezzi accessibili anche per i comuni più piccoli. Come quello di Amantea, cittadina in provincia di Cosenza, dove hanno realizzato uno dei sistemi di videosorveglianza più avanzati d’Europa, grazie a un gruppo di telecamere mobili e un software in grado di rilevare le situazioni potenzialmente pericolose, così da segnalarlo all’operatore.Quella applicata, tra gli altri al piccolo comune calabrese è una delle più interessanti soluzioni griffate Ivitel: il sistema Globotel, che al suo attivo clienti quali Ferrovie dello Stato Italiane. Al centro di tutto c’è una piccola meraviglia smart, “Stella”, torretta alla cui sommità è collocato un semiglobo termostato contenetene un “motore” multimediale che consentirà all’utente, di gestire, tele controllare e registrare in formato digitale. L’album collettivo di Napoli Un archivio digitale di volti Al Vomero La nuova meta per gourmet che non dormono mai «Napolirama» e altre iniziative per cittadini nate sul web L prendervi parte semplicemente col proprio album di famiglia. «In questo modo», spiega Laura Basco tra gli ideatori, «grazie ad una lettura trasversale delle storie private narrate attraverso le immagini sarà possibile comprendere i mutamenti della città, la trasformazione dei luoghi rappresentativi, dei flussi di movimento, il modo di vivere gli spazi pubblici». Anche così la città si fa smart. Valeria Catalano e città smart non dormono mai. App e software indicano cosa fare in città 24 ore su 24, quale mezzo prendere per arrivare in un determinato posto e quali sono i posti in e quali out. Unico problema? Quel languorino che può cogliervi nei momenti più impensati. Anche a notte fonda. In definitiva Londra, Parigi e Madrid sono note anche per questo agli italiani che ci vanno in vacanza. Supermercati aperti ad ogni ora del giorno e della notte. Ora anche a Napoli, grazie al marchio Carrefour si può fare la spesa 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il nuovo Carrefour Market “Gourmet” di Corso Europa, impiega al suo interno ben 75 persone e segna la svolta di un nuovo format di supermercato: in un ambiente curato nei minimi particolari, fare la spesa rappresenta una nuova e innovativa shopping experience. «Gourmet - ha spiegato Stéphane Coum, Direttore Supermercati Carrefour Italia - perché è un luogo dedicato anche a chi all’interno di un normale supermercato vuole trovare qualcosa di speciale in termini di offerta di prodotto. Così anche Napoli si avvicina ancora di più alle grandi capitali europee, dove fare la spesa in ogni ora del giorno e della notte è abitudine consolidata». Gusti e sapori per soddisfare i “Food lovers” e tanti servizi che non ci si aspetterebbe di trovare: dal parcheggio allo sviluppo foto, la consegna a domicilio e il servizio consegna pacchi Indabox alla possibilità di pagare i bollettini postali e acquistare i fiori. Perché i cittadini di una smart city in definitiva sono abituati ad avere quello che vogliono 24 ore su 24. Pa. Ca. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA I Alcune immagini tratte dall’archivio Napolirama semi da cui spunta la smart city sono anche sul web. Dove, oltre al proliferare di start-up che offrono agli utenti i servizi più disparati dall’autostop “virtuale” allo chef che arriva direttamente a casa a impiattare manicaretti stellati fino al marito “in affitto” per sbrigare le faccende di casa più spigolose (o noiose) – si fanno largo realtà, associazioni o semplici cittadini, che approfittando di internet e dei social network mettono in rete idee per dar vita in prima persona a modelli altri di sviluppo e conoscenza. Così a Napoli nasce MappiNa progetto che si propone di costruire una mappa alternativa della città, una sorta di wikipedia dei luoghi vissuti e raccontati nella loro specificità. «E’ una piattaforma di comunicazione urbana di collaborative mapping», si legge sul profilo Facebook MappiNa. E concretamente si costruisce georeferenziando il proprio modo di attraversare la città, soggettivando luoghi e pratiche, arricchendole così di nuovi significati. Dal territorio vissuto e reinterpretato passiamo al territorio rac- Dal sito «MappiNa», che costruisce una mappa alternativa della città di Napoli con molte curiosità MappiNa Una mappa interattiva on line contato e storicizzato con Napolirama, singolare iniziativa messa su da due associazioni di architetti partenopei, Indiziterrestri e Dopolavoro che si propone di realizzare sul web un archivio fotografico collettivo degli abitanti di Napoli. Si parte dagli inizi del ’900 per arrivare ai nostri giorni, dal bianco e nero al colore. Matrimoni, comunioni, viaggi o una semplice passeggiata si fanno tasselli della ricostruzione iconica della metropoli. Tutti possono Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 17 NA 18 Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno NA I luoghi A Scampia Un project financing per l’impianto di compostaggio Un project financing per la realizzazione di un impianto di compostaggio a Scampia. Il progetto è innovativo e a basso impatto ambientale e comporterà un abbattimento dei costi di smaltimento e la creazione di nuovi posti di lavoro. La proposta arriva da un gruppo di imprese, costruttori e cooperative sociali che parteciperanno al bando europeo, a breve pubblicato da Asia, per la realizzazione del servizio. E prevede l’uso di tecnologie innovative, per generare biometano e compost di qualità, senza alcuna combustione dei rifiuti. Il progetto dell’impianto beneficia degli strumenti di “finanza comunitaria” messi a punto da Banca Prossima, l’istituto del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzato nell’economia sociale. La realizzazione dell’opera è, inoltre, aperta alla cittadinanza con dei bond da acquistare. Laboratorio Porta Capuana Nello storico quartiere un progetto di rigenerazione urbana realizzato da associazioni e professionisti. Obiettivo: un luogo di eccellenza creativa S Rendering Due immagini del progetto per Santa Caterina a Formiello e a est c’è molto di nuovo (da Doha a Shangai è un’unica corsa veloce all’innovazione, con modifiche continue di skyline) a sud è la storia densa di un passato glorioso a fare da motore per la rigenerazione delle città. «E’ il Mediterraneo stesso, in una linea ideale che collega Napoli, Palermo, Barcellona, Istanbul e Toser, che può diventare il volano della riorganizzazione dello spazio abitato» insiste Antonio Martiniello, architetto fondatore di Kellerarchitettura e ispiratore (insieme a Rosalba Impronta e Davide de Blasio) di Made in Cloister, (www.madeincloister.it) il progetto di sviluppo territoriale a partire dal complesso conventuale cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello. Passando da un approccio conservativo e funzionale (la trasformazione del Chiostro in un luogo di eccellenza creativa dove di far rivivere gli antichi mestieri artigianali attraverso la visione di artisti e designer) a uno dinamico. Rivitalizzando così un patrimonio architettonico e culturale, che sottratto all’incuria del tempo viene riconvertito verso nuove destinazioni uso. «In fondo, Made in Cloister con la sua mission di fondo- continua Martiniellorappresenta il concetto di innovazione, e l’introduzione nel sistema economico di un’invenzione, vale a dire la capacità di mettere in pratica un’idea nuova, crea processi di innovazione. Più specificamente: recuperare i contenitori storici e monumentali, progettare la rete dei servizi culturali e sociali e ridare vita all’antico proiettandolo nel futuro della modernità». Non solo «Chiostro». Il progetto di rigenerazione urbana persegue l’obiettivo generale di concepire i vari interventi «come un continuum ideale intorno ai vari poli di destinazione culturale i quali da attrattori culturali, espressioni di antichità e modernità, L’obiettivo Far rivivere gli antichi mestieri artigianali attraverso la visione di artisti e designer saranno in grado di ridestare il valore della memoria e della storia della città, ma soprattutto di dare vigore e slancio per il futuro della comunità e delle sue generazioni». Nello specifico: tutta l’area di Porta Capuana. Anzi I love Porta Capuana, (coordinamento di associazioni, enti, imprese, fondazioni e cittadini) ispiratore di un progetto promotore di un più ampio processo di rigenerazione urbana di cui Made in Cloister è parte. L’orografia aiuta. Porta Capuana è un naturale ingresso della città, storicamente con la via Capuana e tutt’oggi con la vicina stazione centrale. «Rigenerare l’area- sottolinea Franco Rendano, presidente di I love Porta Capuana e patron di Lanificio 25- vuol dire riaprire una porta sulla città di Napoli, creare un nuovo percorso di avvicinamento al centro antico ed avviare ad una nuova prospettiva di sviluppo economico e sociale tutta la zona». Il recente restauro della Fontana del Formiello e dell’Edicola di San Gennaro sono alcune delle tante iniziative promosse con successo. Nella direzione dichiarata di trasformare il degrado in hub turistico. Sopra, acune immagini del Chiostro di Santa Caterina a Formiello Sotto, Keller, Impronta e De Blasio Arte e Start-up. Tra i primi a scommettere sul rilancio di Porta Capuana e dell’insula del Lanificio, anticipando il circolo virtuoso della rigenerazione, è stato Jimmie Dhuram. L’artista americano, insieme con Maria Thereza Alves, artista brasiliana e moglie, hanno messo radici nella grande casa-studio all’interno dell’ex Lanificio Sava. Poi è stata la volta di Dino Morra che ha aperto nel cuore del Lanificio la nuova galleria di arte contemporanea. L’arrivo di Valeria Apicella, danzatrice napoletana, da anni in Francia con la guida del coreografo, è un altro tassello. A luglio inizierà i lavori di ristrutturazione di un intero piano nel Lanificio, che diventerà il suo laboratorio di danza dedicato all’incontro di culture diverse. E da pochi mesi è operativo Vesuvio lab, progetto nato dalla volontà di Caterina Gambardella, designer di gioielli, di unire artigianato e tecnologie al servizio del design. Insieme con Vincenzo Sangiovanni, giovane architetto, hanno impiantato un laboratorio, sempre nell’ex Lanificio, che cura la progettazione tridimensionale, la manutenzione e l’utilizzo corretto di stampanti laser e a filamento. «Utilizziamo stampanti 3D di ultima generazione per prototipare oggetti di qualsiasi forma e fattezza- spiega Vincenzo- con l’organizzazione di giornate a tema, aperti a ogni tipo di contaminazione sia artistica che progettuale». L’idea è chiara: «porsi come varco d’accesso per quello che diverrà un polo di attrazione per artisti, designer, fotografi, giovani imprenditori e start-upper. Per ora siamo aperti su appuntamento ma a breve saremo aperti tutti giorni grazie all’aiuto di giovani collaboratori che ci aiuteranno a dare linfa a a un progetto di innovazione non solo tecnologica ma anche culturale». Se non è rigenerazione questa. Melania Guida © RIPRODUZIONE RISERVATA Quartiere Intelligente: sviluppo sostenibile a Montesanto Da qualche tempo è in atto un’iniziativa per riqualificare il tessuto urbano di un’area a rischio L’ideatrice Cristina di Stasio si è fatta parte attiva nel restauro del giardino circondato da palazzi del boom edilizio, del vecchio opificio ottocentesco nonché di una palazzina su tre piani ancora in fase di recupero. S i chiama Quartiere Intelligente l’ambizioso progetto di riqualificazione urbana pensato per l’area che costeggia le duecento scale di Montesanto. Frutto della bonifica di un’area ridotta discarica a cielo aperto, rappresenta un primo passo verso l’intera riprogettazione della città campana in ottica smart, uno spazio di sperimentazione per verificare le potenzialità e i benefici del modello urbano sostenibile e basato su alcuni principi cardine: riciclo dei rifiuti, efficienza energetica, utilizzo di fonti rinnovabili e di materiali biocompatibili. «Per certi versi il Quartiere Intelligente supera lo stes- so concetto di smart city perché parte dal basso», spiega l’ideatrice Cristina di Stasio che si è fatta parte attiva nel restauro del giardino circondato da palazzi del boom edilizio, del vecchio opificio ottocentesco nonché di una palazzina su tre piani ancora in fase di recupero. «Il progetto punta a veicolare le energie creative che animano il rione, instaurando sinergie che premiano lo spirito di comunità, l’interazione spontanea, lo sviluppo di politiche e poetiche virtuose di animazione del tessuto sociale. L’obiettivo è fare dell’innovazione e della sostenibilità gli elementi strategici di sviluppo del territorio», aggiunge. Da Q. I., quartiere intelligente, è un progetto per Montesanto vuoto urbano incolto, quindi, a laboratorio sperimentale per l’eco-sostenibilità e le nuove tecnologie in ambito digitale. Quartiere Intelligente come piattaforma urbana dove si svolgono e promuovono attività di ricerca, di creazione ed esposizione nei settori dell’ar- chitettura ecosostenibile, dell’urbanistica a zero impatto ambientale, dell’energia pulita, del combustibile ecologico e delle arti decorative e visive, del design, dell’artigianato, della produzione industriale, della moda e della comunicazione audiovisiva. È curata da Adriana Rispoli la programmazione di video proiezioni ed eventi performativi racchiusi sotto il nome Q.I. Vedo, format visivo patrocinato dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in cui artisti interpretano i temi dell’ambiente, dell’ecosostenibilità e del rapporto uomo-natura proiettando messaggi visivi su un muro monumentale trasformato in schermo permanente o inscenando perfomance sulla scala realizzata nel 1869 e intitolata Gaetano Filangieri. Ultima in ordine di tempo è il recente «Monumento di passaggio» di Rosy Rox, evento performativo che ha visto l’artista napoletana impegnata in un’azione volta a lasciare tracce su una «ferita» della città, coinvolgendo attivamente il pubblico. È proprio quest’ultimo, passeggero, variegato, in transito, ad essere al centro delle diverse iniziative del Quartiere Intelligente, con lo scopo ultimo di sensibilizzarlo alla bellezza e all’ importanza dell’ambiente. Fuani Marino © RIPRODUZIONE RISERVATA 19 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Iniziative Calcio Napoli supporters trust, il fondo dei tifosi «tecno» Per tifosi tecnologici nasce in questi giorni il progetto «Napoli Supporters Trust». Trust cioè fondo, costituito dai soldi - minimo cento euro la quota - che ogni supporter versa per entrare a far parte del comitato. Questo comitato sceglierà con votazione democratica un direttivo di undici persone, che a sua volta elegge un presidente; quest’ultimo rappresenterà il trust nel cda della Ssc Napoli.Promotori di Napoli Supporters Trust sono la web agency Shangri-La Farm e Mpo Tedx Idee per cambiare il mondo Il format americano che ha ospitato Bill Gates e Al Gore ha fatto tappa a Napoli per la seconda volta. Ecco di cosa si è discusso Chi è Valeria Scialò è web designer freelance. Negli anni si specializza nella progettazione e nello sviluppo di siti web, applicazioni multimediali e social media strategy. Vice presidente dell’associazio ne di promozione sociale Riot studio con cui ha organizzato entrambe le edizioni del TedxNapoli I dee per cambiare il mondo? Ecco a voi il “palco Napoli” offerto da Tedx evento no-profit reso possibile dal contributo di diverse realtà del territorio che hanno investito e creduto nel progetto offrendo servizi e knowhow. A partire dall’organizzatrice Valeria Scialò del team Riot studio che ci racconta com’è andata. Valeria, cos’è il Ted e come nasce l’idea di esportare il format a Napoli? «Ted (Technology, Entertainment, Design) nasce circa trent’anni fa in California per dare un palco a chiunque avesse un’idea interessante da condividere, un’idea potenzialmente in grado di cambiare il mondo. Nell’arco della sua storia ha ospitato personaggi come Bill Gates, Al Gore, Stephen Hawking e Isabell Allende. Da allora l’organizzazione dà voce alle ‘idee che meritano di essere diffuse’. E il Tedx è un programma di eventi organizzati in modo indipendente su licenza Ted con l’intento di riprodurre su scala locale quell’esperienza. La prima edizione a Napoli si è svolta nel 2012, solo poche settimane fa la seconda. Napoli è secondo noi il luogo giusto in cui diffondere e condividere idee in grado di generare una conversazione. Da qui il tema dell’edizione 2015: «ConversAction», una conversazione Partecipazione Il tema è la conversazione, nel senso di processo in grado di innescare partecipazione e coinvolgimento in grado di innescare dei processi che valorizzino partecipazione e coinvolgimento. Il nostro obiettivo è costruire una comunità in grado di ispirare confronti ed azioni concrete che richiamino l’attenzione sulla nostra città, perché crediamo fermamente che Napoli sia piena di idee che meritano di essere diffuse». Quale progetto legato a Napoli l’ha incuriosita di più? «Dei dieci speakers che si sono alternati sul palco del TedxNapoli, quattro erano napoletani. Daniela Lour- des Falanga che si occupa di politiche trans per Arcigay Napoli. Barbara Balbi, restauratrice, con il suo gruppo di ricerca ha dimostrato attraverso gli strumenti delle digital humanities l’esistenza di un percorso narrativo costruito consapevolmente da Caravaggio nelle sue opere. Scalzabanda, banda musicale delle bambine e dei bambini di Montesanto, un quartiere dove convivono nuclei di estrazione sociale e culturale molto diversi che difficilmente interagiscono tra loro. Nata appena quattro anni fa, attualmente coinvolge 75 ragazzi, oltre 40 adulti ed uno staff di 15 persone. Bianco Valente: due artisti che attraverso astrazioni visive, video, installazioni ambientali vanno ad indagare le dualità tra corpo e mente, realtà e immaginazione, naturale e artificiale (vedi box a fianco, ndr)». Napoli, secondo lei, è davvero una città creativa o si tratta di un luogo comune come ha sostenuto nel suo ultimo libro il sociologo Domenico De Masi? «Napoli è una città creativa perché è in grado di innescare quel processo di cambiamento che può influenzare e mutare in meglio il corso degli eventi, il futuro». Valeria Catalano © RIPRODUZIONE RISERVATA trustee spa. Spingono una formula diversa dal più noto azionariato popolare dove ogni tifoso è titolare di una quota. «Il nostro ‘trust’ - spiegano Carmine Carlo e Simone Forte di Mp trustee - è una modalità più innovativa di coinvolgimento dei tifosi nelle scelte delle società di calcio. Vedi il caso Manchester United: vanta 218mila sottoscrittori che producono milioni di sterline interamente da versare in totale trasparenza alla loro squadra del cuore». Il duo di artisti Bianco-Valente, l’opera è interattiva Nel loro intervento sul tema “ConversAction” al Tedx hanno scelto di non usare immagini, proprio per valorizzare l’importanza della parola. Eppure è impossibile scindere Bianco-Valente – collettivo artistico che chiama all’appello Giovanna Bianco e Pino Valente - dalle loro opere, che pongono al centro concetti d’interattività e connessione. La loro eterogenea ricerca si concentra infatti sull’analisi dei processi di percezione e definizione della realtà esterna. Attraverso astrazioni visive, video, installazioni ambientali, gli artisti vanno ad indagare le dualità tra corpo e mente, realtà e immaginazione, naturale e artificiale. Gli interventi di cui sono artefici s’inseriscono poi negli spazi evidenziandone le peculiarità architettoniche e, contemporaneamente, traducono la pluralità di relazioni e storie ad essi connesse. Presenti in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero nonché ideatori d’interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici, Bianco e Valente credono nell’importanza della parola nonché nello scambio reciproco di storie ed esperienze fra le persone di una stessa comunità. La parola, hanno sottolineato nel loro intervento: «non serve esclusivamente per comunicare, permette d’indurre la formazione di immagini mentali nella mente di chi ci sta ascoltando». Parole come immagini, quindi, ma anche come legami. È il caso dell’installazione «Il mare non bagna Napoli», appena entrata a far parte della collezione del Madre ed esposta sul terrazzo di copertura del museo. Fuani Marino © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 NA Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno 21 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA In rete Antiviolenza Arriva l’app per difendere le donne Si chiama SHAW, acronimo di Soroptimist Help Application Woman, la app dedicata alle donne e pensata per difenderle dalle violenze. Una iniziativa realizzata dal Soroptimist e curata dalla vicepresidente nazionale dell’associazione, Mariolina Coppola, curatrice del progetto. La app, che si scarica gratuitamente sul proprio smartphone, consente di chiedere aiuto a un centro antiviolenza, alle forze dell’ordine o al pronto soccorso più vicino grazie alle funzioni di Napoli città cablata N apoli è una città cablata» spiega Antonino Mazzeo, professore di sistemi di elaborazione delle informazioni della Federico II. «C’è fibra a iosa. Ora bisogna puntare sui servizi. Ecco in definitiva ci sono le autostrade, ne va sfruttata al massimo la potenzialità. Dobbiamo dire riguardo a questo che i grandi provider telefonici cominciano a offrire e sperimentare servizi di punta e tengono molto da conto Napoli, basti pensare che è una delle prime città ad aver testato il 4G e altri servizi simili». Uno di questi provider, ad esempio, è la Vodafone Italia che anche in Campania sta apportando il suo contributo nella realizzazione di una serie di servizi digitali, complici anche le soluzioni 4G+ che permettono davvero di connettersi ad altissime velocità ovunque si voglia. Un esempio sono le soluzioni realizzate per il monitoraggio ambientale che hanno visto Sma Campania e proprio Vodafone Italia aggiudicarsi un premio Smart Communities nel 2014. Le soluzioni realizzate in collaborazione con il big della telefonia consentono sia il monitoraggio ambientale da parte delle squadre operative, sia il coinvolgimento dei cittadini nella conservazione del patrimonio boschivo. Sma «Per metropoli smart ci vorrebbe un piano regolatore» N ne sono tanti altri, come il progetto fortemente voluto da Vodafone, Ci.Ro, city roaming che mira a semplificare i servizi di fruizione della mobilità cittadina. Esempio di come le soluzioni smart possano ridisegnare i modelli di gestione anche della pubblica amministrazione ottimizzando i servizi per i cittadini. Paola Cacace icola Mazzocca, ordinario di Sistemi di Elaborazione alla Federico II si occupa di «smart cities» con il suo dipartimento. Cosa rende una città davvero intelligente? «Comunicazione, integrazione e tecnologie idonee a garantire senza intoppi l’accesso dei cittadini ai servizi, a fluidificare gli spostamenti di chi vive in quella città, a facilitare il dialogo tra il singolo e la pubblica amministrazione, a rendere sempre più efficiente ed ecosostenibile l’utilizzo delle energie». Quali tecnologie occorrono? «Reti di telecomunicazioni, sensori, tecnologie informatiche. Il punto è di applicarle, metterle in rete, renderle fruibili dai cittadini e comunicare a costoro la possibilità di servirsene». In Europa dove sono stati già sviluppati modelli avanzati di Smart City? «Le prime significative applicazioni di questi interventi si sono attuate in città medio-piccole. Sono disponibili già i dati che comparano gli interventi in 70 città europee di medie e piccole dimensioni. Da tale analisi emerge come le nuove sfide inducano anche la creazione di nuove imprese operanti nell’ambito di sviluppo di prodotti industriali e di servizi, che si avvalgono della nascita di una nuova domanda qualificata nata a seguito dello sviluppo di progetti di Smart City». A Napoli sono stati sperimentati, finora, sistemi tipici di una Città Intelligente? «Abbiamo avuto applicazioni parziali, mi riferisco per esempio alle paline degli autobus che avvertono sui tempi di attesa ed alle applicazioni tramite le quali gli utenti riescono a seguire il percorso del mezzo che stanno aspettando». Cosa occorre per voltare pagina? «E’ necessario sviluppare un piano di interventi che fornisca una visione organica, ampia e prospettica del modello che si vuole realizzare, dando al decisore pubblico la possibilità di scegliere le priorità. Insomma, un piano regolatore e strategico». Fabrizio Geremicca © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Un’opera di Marco Bolognesi Le novità dei provider, a partire da Vodafone ed una maggior sicurezza degli operatori. In collaborazione con Vodafone, sono inoltre stati realizzate delle soluzioni che consentono agli operatori di Sma Campania di segnalare la propria presenza o assenza eliminando il cartellino cartaceo e svolgere da remoto tutte quelle operazioni di registrazione degli interventi effettuati, senza necessità di passare per gli uffici. Unico caso? No, ce a. p. m. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nicola Mazzocca Campania ha infatti sviluppato un’applicazione attraverso la quale ogni singolo cittadino può scattare la foto di un rogo o di una discarica ed inviarla al centro operativo che geolocalizza la segnalazione e provvede all’invio sul luogo dei Vigili del Fuoco o tecnici Sma specializzati. Le squadre nel territorio sono dotate di supporti digitali che consentono una gestione più efficiente degli interventi geolocalizzazione e click-to-call. Con una semplice mossa sul telefonino, si può capire a chi rivolgersi nelle immediate vicinanze ma si può anche essere individuate e localizzate. La App è scaricabile gratuitamente sul telefonino (sistema operativo Ios e Android),e consente di accedere ad una serie di informazioni dettagliate che possono essere di aiuto alle donne in difficoltà,fornendo assistenza. Le prime significative applicazioni di questi interventi si sono attuate in città mediopiccole 22 Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno NA Trasporti Formazione Settantacinque borse di studio per giovani laureati Il tuo aereo sta per partire? Niente fila col semaforo 3D A Capodichino una serie di servizi di ultima generazione per facilitare la vita dei viaggiatori Gesac Non c’è città smart senza aeroporto smart e la Gesac, società di gestione di quello di Capodichino, ha realizzato una serie di progetti innovativi I nfopoint all’avanguardia e parcheggi che leggono codici a barre e funzionano con il telepass. Monitor con semafori 3D che vi aiutano a svicolare dalle tortuose code d’imbarco. Non c’è città smart senza aeroporto smart e la Gesac, società di gestione di quello di Capodichino, ha realizzato una serie di progetti che puntano sull’innovazione per migliorare sensibilmente il servizio ai passeggeri. Soluzioni che fanno di Capodichino un aeroporto all’avanguardia mentre la Gesac ha deciso di aderire al progetto Napoli Smart City promossa dal Comune di Napoli, segno di quanto la gestione “smart” dei problemi quotidiani (dalle file eccessive al parcheggio ai servizi transfer) possano fare la differenza. «Gesac ha varato - dice Alessandro Fidato, direttore infrastrutture e operazioni volo - un piano pluriennale di investimenti in innovazioni tecnologiche, ottimizzando notevolmente anche le infrastrutture aeroportuali, per ridurre i tempi di transito, semplificare l’ac- cesso ai servizi e migliorare l’esperienza del passeggero durante la permanenza in aeroporto. Non a caso nel biennio del 2014-2015 abbiamo investito in tecnologia oltre 3 milione di euro e ne prevediamo altri 6 milioni nel periodo 20162019». Investimenti che fanno in modo che il passeggero viva un’esperienza aeroportuale smart sin dal momento del suo arrivo ai parcheggi. Nel corso del 2014, infatti sono state installate nuove colonne, barriere e casse automatiche munite di lettori barcode multistandard e terminali Emv (Europay, Mastercard, Visa) per ridurre le tempistiche delle transizioni. L’ideale per chi arriva all’ultimo minuto e deve scappare verso il check-in. Se poi si ha il Telepass, si può addirittura accedere ai parcheggi come se fossero caselli autostradali. Il vostro aereo però sta per partire. Certo non potete saltare le verifiche della sicurezza. Però Gesac per aiutarvi ha creato un innovativo sistema di “Wayfinding Dinamico” che indica il percorso di accesso più veloce A fianco, tre immagini dell’aeroporto di Capodichino che oggi offre al viaggiatore una serie di servizi tecnologici oer facilitare il transito ed evitare code eccessive 75 borse di studio ad altrettanti giovani laureati nell’ambito dei progetti di R&S in corso, con l’obiettivo di formare tecnici-specialisti nel settore dell’aeronautica. L’iniziativa è stata presentata all’Unione degli Industriali di Napoli dal presidente del Distretto Aerospaziale della Campania (Dac) Luigi Carrino. Sono intervenuti Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli, Francesco Ciardiello, Miur, dipartimento per l’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica e per la Ricerca, Domenico Braccialarghe, responsabile Risorse Umane Gruppo Finmeccanica, Gennaro Russo, specialista spazio e lanciatori, Sistemi e Dual Use del Distretto Aerospaziale della Campania, i rappresentanti dei prime industriali Maurizio Rosini, SVP Manufacturing di Alenia Aermacchi ,Ciro Favicchia, direttore generale di Atitech, Agostino Capasso, Planning & Control di Geven , Vincenzo Martelli, direttore risorse umane Gruppo Magnaghi al controllo security comunicandoli attraverso dispositivi 3D. Le famiglie sono così “guidate” in maniera smart attraverso un percorso prioritario evitando stress e giri tortuosi, e grazie a un algoritmo di gestione tutti i passeggeri al momento della scansione della carta d’imbarco sono indirizzati verso la zona di controllo meno affollata. Chi invece è diretto verso destinazioni “extra-Schengen” dal 2015 potrà usufruire di E-Gates un sistema che verifica Le macchine Sono state installate nuove colonne, barriere e casse con lettori barcode in tempi rapidissimi e con assoluta sicurezza l’identità del viaggiatore tramite un riscontro biometrico. E mentre gli infopoint multimediali indicano anche le iniziative promozionali dei negozi, l’aeroporto di Napoli sta lavorando a un sistema innovativo e dinamico di Customer Relationship che attraverso un’app aeroportuale permetterà ai passeggeri di vivere senza tante preoccupazioni l’esperienza di viaggio. È tutto? Non proprio. A breve, infatti Gesac terrà l’Airport Green Mobility Day, un’iniziativa molto “smart” indirizzata ai dipendenti per promuovere l’uso di mezzi alternativi alle auto per raggiungere Capodichino. Paola Cacace © RIPRODUZIONE RISERVATA 23 Corriere del Mezzogiorno Giovedì 11 Giugno 2015 NA Tendenze La residenza La sfida ecologica lanciata dalla Dimora dei Baroni In via Caracciolo a Napoli, di fronte all’imbarco di Mergellina degli aliscafi, si trova la Dimora dei Baroni. Un B&B fascinosissimo che appartiene ad una famiglia di antico lignaggio che ha aperto le porte della propria residenza ai turisti, lanciando una sfida ecologica. Tutti i vetri della Dimora sono altamente tecnologici. Garantiscono, cioé, l’isolamento termico e il controllo solare. Una tecnologia che consente di ridurre drasticamente l’utilizzo dei condizionatori e di abbattere, dunque, le emissioni di Co2. Vetri isolanti che, in inverno, lavorano al contrario, impediscono cioé al caldo di disperdersi e lo rilasciano all’interno delle stanze riscaldando gli ambienti e riducendo il ricorso ai riscaldamenti. In tutte le camere i faretti sono a led e ci sono cartoncini che invitano gli ospiti a gestire il cambio degli asciugamani con attenzione. Infine la differenziata, realizzata in versione «spinta». a. p. m. © RIPRODUZIONE RISERVATA A Napoli tutti pazzi per Airbnb Case in affitto ai Quartieri spagnoli Tempi In Europa il servizio è arrivato anni dopo Numeri Oltre un milione di annunci nel mondo T rentaquattromila città. Quasi duecento paesi. Oltre un milione di annunci in tutto il mondo. Airbnb.com, insomma, non è proprio uno scherzo. Eppure tutto è nato, in America, qualche anno fa, nella maniera più semplice possibile: dall’idea di tre giovani che non riuscivano più a pagarsi l’affitto, e decisero di mettere a disposizione una parte del proprio loft a San Francisco agli avventori di un importante congresso, che non riuscivano a trovare posto in albergo. Da quel momento Airbnb è diventata il simbolo di quella che in gergo si chiama sharing economy nonché la piattaforma più famosa di condivisione di spazi per turisti e viaggiatori di tutto il mondo. L’utilizzo è molto semplice: basta registrarsi on-line, registrare lo spazio che si intende mettere a disposizione, ed entrare in contatto con gli interessati ad affittarlo, per brevi periodi. Quello che c’è da pagare, a livello di tassazione, è a carico della piattaforma. Tutto avviene via internet, sul sito o attraverso delle applicazioni per cellulari, iPhone, iPad e tutto quanto di “I” possa esistere. In Europa il servizio è arriva- Sopra, la Chiesa di Santa Maria Francesca delle cinque piaghe A fianco, una visione di Spaccanapoli e dei Quartieri Spagnoli dall’alto Il popolare sito nato in Usa (e poco amato dagli albergatori) ha preso piede in città to dopo qualche anno, e da circa un paio è esploso anche in Italia, creando pure qualche polemica con gli albergatori e i gestori di strutture ricettive di professione. Proprio Napoli, pare essere, forse a causa della sua riluttanza endemica alle lungaggini burocratiche e alla tendenza altrettanto strutturale a una economia informale (oltre che senza dubbio alla sua grande attitudine turistica), una delle città in cui il servizio ha più successo. Lo sa bene Stefano, studente, che riesce a (sub)affittare la propria stanza di via Nilo ogni qual volta rientra a casa, in provincia di Avellino, per un week end o per far visita ai suoi. Lo sa bene Paolo, attore di teatro sempre squattrinato ma a cui i genitori hanno lasciato una casa enorme, e che manda avanti la baracca ospitando gente proveniente da tutto il mondo, offrendogli un alloggio comodo, economi- co, e un terrazzo con affaccio su Spaccanapoli. Lo sanno meglio di tutti, forse, Marcus (biondo trentenne di Amburgo con fisico da campione di nuoto) e Lucia, che affittò poco più di un anno fa una stanza in casa sua, a vico Tre Re, al giovane tedesco, e che di quel tedesco, innamoratosi della città ma non solo, non si è più liberata. Oggi stanze in quella casa, a pochi passi dalla chiesa della Santa delle cinque piaghe (quella che concedeva la grazia alle donne che avevano difficoltà a rimanere incinte), non si affitta più, con buona pace di Airbnb. Lucia e Marcus, infatti, fulminati da un amore improvviso e senza ricevuta fiscale, convivono felicemente, assieme al piccolo Stefano. L’italo-tedesco dei Quartieri Spagnoli, nato forse dall’unione più “smart” che si conosca in città. Riccardo Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 NA Giovedì 11 Giugno 2015 Corriere del Mezzogiorno