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I problemi infettivi delle vie aeree superiori - Nutri
NOTE INFORMATIVE RISERVATE AL CORPO PROFESSIONALE - GENNAIO ’09
© 2003-2013 NUTRI-WEST ITALIA SRL
INFEZIONI RESPIRATORIE ~ SINO LUNG FORMULA
1–1
Autore: Francesco Gandolfi
DISTURBI DELL‟APPARATO RESPIRATORIO
RAFFREDDORE – INFLUENZA
INFEZIONI RESPIRATORIE
URTI – UPPER RESPIRATORY TRACT INFECTION:
I PROBLEMI INFETTIVI DELLE VIE AEREE SUPERIORI
URTI (Upper respiratory tract infection): infezioni delle vie aree superiori è un termine utilizzato per
descrivere le manifestazioni respiratorie acute a livello del naso, dei seni paranasali e del faringe, a
prevalente eziopatogenesi virale1, 2. Le infezioni respiratorie includono un ampio spettro di patologie con
diverse caratteristiche che possono interessare tutto l'albero respiratorio dai seni paranasali ai polmoni: una
distinzione può essere fatta tra infezioni delle alte vie respiratorie che includono sinusiti, otiti, faringiti,
laringiti e basse vie respiratorie che includono le bronchiti acute e croniche riacutizzate e le polmoniti. Anche
gli agenti eziologici sono i più diversi con prevalenza degli agenti virali per le vie aeree superiori e batterici
per quelle inferiori; in entrambi le localizzazioni, la componente infettiva assume un ruolo rilevante. Tra
i principali agenti coinvolti vi sono i virus influenzali, il virus respiratorio sinciziale e i batteri Streptococcus
pneumoniae ed Haemophilus influenzae; numerosi agenti virali precedentemente poco noti sono giunti
recentemente alla ribalta come possibili virus respiratori umani. Tra questi ci sono i Metapneumovirus umani,
che possono rendersi responsabili di infezioni respiratorie soprattutto nelle età estreme della vita (bambini e
anziani) e nei soggetti con difese immunitarie indebolite. L‟agente patologico più coinvolto è il Rhinovirus,
responsabile del 10/40% delle infezioni; altri virus spesso coinvolti in queste patologie delle vie aeree sono
Corona Virus, Parainfluenza Virus, Adenovirus, Echo-virus e Coxsackie-virus. Anche se il virus vitale tende a
scomparire in breve tempo, il perdurare nei tessuti delle proteine virali per più settimane provoca fenomeni
immunitari che portano a produzione di muco, starnuti, difficoltà respiratorie, tosse, raucedine, mal di testa
ed altri sintomi polimorfi.
Il raffreddore è la malattia più frequente dell‟uomo e la singola causa più comune di assenteismo dalla scuola
e dal lavoro. La frequenza del raffreddore varia con l‟età e la condizione è particolarmente frequente nei
bambini di età inferiore ai 6 anni; il numero di raffreddori degli adulti può aumentare a causa dell‟esposizione
ai bambini piccoli, evidenziando il fatto che i bambini introducono nuovi virus nelle famiglie. Nei climi
temperati i raffreddori sono epidemici nei periodi invernali: l‟epidemia comincia con un aumento netto di
frequenza in settembre dopo che i bambini sono tornati a scuola e l‟incidenza della malattia tende a rimanere
a un livello abbastanza costante fino a primavera. Anche le manifestazioni influenzali e le altre infezioni del
tratto respiratorio superiore manifestano gli stessi quadri epidemiologici, seguendo un tipico andamento
stagionale.
Il cavo orale rappresenta la porta di ingresso dei virus causanti le affezioni respiratorie; come tutte le porte
di ingresso dell‟organismo, esso è dotata di particolari meccanismi di difesa:

l‟epitelio della mucosa orale che offre una discreta barriera per i batteri, ma molto meno per i virus

la saliva contiene sostanze antibatteriche e antivirali (lisozima e immunoglobuline)

l‟anello linfatico di Waldeyer, ricco di strutture linfatiche (linfociti di tipo B e T)
I virus, veicolati dalle goccioline di Pflugge (particelle microscopiche di saliva contenenti molti virus in
sospensione, prodotte ed eliminate nel tossire, nel parlare e negli atti respiratori di malati in fase acuta o di
persone con infezione in incubazione), riescono facilmente a passare attraverso la mucosa orale e/o nasale,
e a provocare la malattia di cui sono agenti causali. L‟anello linfatico di Waldeyer è un passaggio obbligato
1
2
Porth CM. Alterations in respiratory function: respiratory tract infections, neoplasms, and childhood disorders. in Pathophysiology. Concepts of altered health states.5th ed. Philadelphia: Lippincott, 1998:501-528
Integrative Medicine. Common Cold. in Quick access. Professional guide to conditions, herbs and supplements. USA: Integrative Medicine Communications, 2000:61-62
Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote. Si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio
medico curante e di informarlo d‟eventuali integratori assunti per prevenire potenziali interazioni con farmaci. Nessuna delle affermazioni riportate, dei suggerimenti nutrizionali e
delle ricerche riportate sono finalizzate alla diagnosi, alla cura o al trattamento di patologie e non dovrebbero essere considerate consiglio medico.
informazioni nutrizionali a cura di
VIA PESCHIERA, 25 – 41100 MODENA – ITALIA - tel. +39 0593981901 – fax. +39 0593981902 - mail:
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per i virus e rappresenta quindi il target anatomico e funzionale
elettivo per la profilassi ed il trattamento delle più frequenti
patologie respiratorie: è una struttura anatomica disposta ad
anello nella regione retrobuccale, costituita da organi linfatici
(tonsille palatine, linguali, tubariche e tonsilla faringea), che
svolge un'importante funzione di difesa immunitaria in quanto
rappresenta una "barriera" nei confronti dei microrganismi
patogeni che penetrano nell'organismo attraverso il cavo orale. E'
stato dimostrato che molti virus, agenti eziologici del raffreddore
comune e di sindromi influenzali (rinovirus,coronavirus, virus
respiratorio sinciziale, virus influenzali e parainfluenzali), hanno una intensa e vivace replicazione nella cavità
orale e nelle fosse nasali, arrivando poi all'anello linfatico di Waldeyer. Infatti il In genere il locus dove inizia
il processo infettivo è il rino-faringe, dove esistono recettori specifici (ICAM-1) che possono permettere ai
rinovirus di penetrare nell‟organismo3.
I virus influenzali sono i virus respiratori peculiari, in riferimento
al grado di variazione antigenica, al comportamento epidemico e
all‟associazione con l‟eccesso di mortalità: le variazioni di
antigenicità delle glicoproteine di superficie sono in parte
responsabili delle continue epidemie di influenza. Il virione
influenzale presenta 2 tipi di estroflessioni glicoproteiche
superficiali, l‟emoagglutinina e la neuraminidasi. Gli anticorpi
diretti contro l‟emoagglutinina neutralizzano l‟infettività virale e
sono
pertanto
responsabili
dell‟immunità.
Gli
anticorpi
antineuraminidasi limitano la replicazione virale e quindi la
gravità dell‟infezione; le variazioni antigeniche responsabili della formazione di ceppi virali infettanti
riguardano proprio queste glicoproteine superficiali. La selezione immunologica favorisce la trasmissione
della nuova variante sulla vecchia a causa della presenza meno frequente di anticorpi contro il nuovo virus
nella popolazione.
Pur essendo una condizione benigna e auto-limitantesi il raffreddore è una malattia molto frequente ed è una
causa comune di assenteismo dalla scuola e dal lavoro. L‟influenza, dal canto suo, è la causa di epidemie
mondiali responsabili di morbidità e morbilità elevate. Le infezioni respiratorie hanno un notevole impatto
sanitario, in quanto possono essere causa di ricovero e, nel caso delle polmoniti, di eventi fatali, ma anche
economico e sociale in quanto sono responsabili di un grande impiego di risorse sanitarie per costi diretti di
consumo di farmaci e visite mediche ed indiretti per assenze dal lavoro e scolastiche. Le infezioni
respiratorie, siano esse della parte superiore o delle basse vie respiratorie, continuano ad essere la principale
causa di morbilità e mortalità nel mondo, con quasi quattro milioni di morte l‟anno; in particolare le persone
avanti nell‟età o nella prima infanzia, i soggetti affetti da disturbi polmonari o caratterizzati da
immunosoppressione, sono più soggette a questo tipo di patologie, divenendo individui particolarmente a
rischio4. Le infezioni del tratto respiratorio o le sindromi influenzali si rivelano, spesso, la principale causa di
ospedalizzazione fra i giovanissimi (fascia da 0 a 4 anni) o nei soggetti di ètà superiore ai 50 anni 5; le
infezioni del tratto respiratorio superiore e le bronchiti acute sono fra le malattie più frequentemente
diagnosticate nella pratica medica generale, divenendo un serio problema anche a livello ospedaliero.
Le vie aeree sono potenzialmente esposte all'aggressione da parte di agenti esterni di varia natura. Per
quanto riguarda gli agenti infettivi, l'albero bronchiale viene colonizzato subito dopo la nascita. La maggior
concentrazione batterica si riscontra nella porzione più alta riducendosi di numero fino ad essere
completamente assenti a livello più basso per la presenza di filtri meccanici e biologici. Il processo infettivo si
instaura quando si altera l'equilibrio tra i fattori infettivi esogeni e endogeni e le difese meccaniche o
immunitarie. La singolare predisposizione del bambino ad ammalarsi di infezione respiratoria trova ragione
anche in alcuni aspetti anatomici e funzionali propri dell'età, cioè ristretto calibro delle vie aeree, favorendo
3
4
5
Giles JT et al. Echinacea for treatment of the common cold. Pharmacotherapy 2000; 20(6):690-607
Haslett C et al. Davidson‟s principles and practice of medicine. Sydney: Churchill livingstone,1999
Australia‟s health 2002. Institute of health and welfare. Canberra: AIHW, 2002
Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote. Si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio
medico curante e di informarlo d‟eventuali integratori assunti per prevenire potenziali interazioni con farmaci. Nessuna delle affermazioni riportate, dei suggerimenti nutrizionali e
delle ricerche riportate sono finalizzate alla diagnosi, alla cura o al trattamento di patologie e non dovrebbero essere considerate consiglio medico.
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in questo modo il ristagno delle secrezioni e la tendenza al naso chiuso con respirazione orale. Possiamo
classificare, in via esemplificativa, senza la pretesa di esaustività e completezza espositiva o diagnostica, le
malattie dell‟apparato respiratorio, in:

Raffreddore comune: in generale questa è una condizione molto comune caratterizzata da una
infezione virale auto-limitantisi, in genere dalla durata 5/7 giorni, che comunque si rivela molto
contagiosa. La sua rilevanza è per la presenza di sequele, manifestazioni ricorrenti o per la possibilità
di essere complicata da infezioni batteriche secondarie. Va ricordato che non esiste una flora virale
normale nel tratto respiratorio dell‟uomo per cui il virus per produrre il raffreddore deve essere
passato da un altro essere umano: almeno il 50% dei raffreddori degli adulti è determinato dai
Rhinovirus e il 10-15% da Coronavirus; più raro è il raffreddore determinato dal virus respiratorio
sinciziale e dal virus della parainfluenza (che in genere negli adulti dà raffreddore).
Quanto alla patogenesi fino a pochi anni fa si riteneva che i sintomi del raffreddore fossero dovuti a
un effetto citopatico diretto che distruggeva le cellule della mucosa nasale. Ora si ritiene che
l‟infezione virale del naso scateni una cascata di mediatori dell‟infiammazione che dà luogo ai sintomi:
in pratica l‟ingresso del virus nelle cellule dell‟epitelio nasale libera interleuchina 8 che è
chemoattraente per i polimorfonucleati che darebbero il via ai sintomi e segni tipici della condizione.
Le manifestazioni cliniche del raffreddore, familiari a tutti, sono prevalentemente soggettive. Negli
adulti si notano di solito rinorrea, ostruzione nasale e mal di gola: la rinorrea è di solito limpida nelle
fasi iniziali della malattia e può diventare bianca o giallo-verde; sono comuni malessere e tosse non
produttiva e possono essere presenti starnuti, ingombro dei seni paranasali e la qualità “nasale” del
timbro della voce, talvolta è presente raucedine. I reperti obiettivi di solito in un adulto sono minimi:
la mucosa nasale può essere arrossata e possono essere osservati eritema faringeo e arrossamento
intorno alle narici esterne per il soffiamento ripetuto del naso; la febbre è di solito assente e la sua
presenza dovrebbe suggerire una complicanza batterica del raffreddore. Nei bambini il raffreddore può
associarsi a un numero di reperti obiettivi maggiori rispetto agli adulti: oltre a rinorrea e secrezione
nasale può essere presenti un ingrossamento moderato dei linfonodi cervicali anteriori, la febbre può
essere presente soprattutto nei più piccoli e i sintomi possono protrarsi oltre i 10 giorni.

Influenza: anche questa manifestazione virale delle alte vie aeree, caratterizzata da febbre, coriza,
tosse, mal di testa, malessere generalizzato ed infiammazione delle mucose respiratorie, in genere è
auto-limitata; in alcune situazioni però può essere accompagnata da dolori artro-muscolari e disturbi
gastro-intestinali. Una volta che il virus avvia l‟infezione dell‟epitelio del tratto respiratorio, cicli
successivi di replicazione virale infettano grandi quantità di cellule e provocano la distruzione
dell‟epitelio ciliato: la quantità del virus nei campioni del tratto respiratorio si correla con la gravità
della malattia; l‟aumento delle citochine proinfiammatorie si riscontra nel sangue e nelle secrezioni
respiratorie e può contribuire ai sintomi sistemici e alla febbre. La durata della liberazione del virus si
aggira solitamente intorno ai 3-5 giorni negli adulti e in 6-8 giorni nei bambini. Infiammazioni
batteriche secondarie si sviluppano come risultato di un‟alterata flora batterica, del danno all‟epitelio
bronchiale con ridotta clearance mucociliare, dell‟alterata funzione dei polimorfonucleati e dei
macrofagi alveolari e/o del liquido alveolare.
Infezioni ricorrenti sono un chiaro sintomo di debolezza del sistema immunitario. L‟influenza è una
malattia respiratoria acuta febbrile che compare in epidemie annuali di gravità variabile; il virus
responsabile è altamente contagioso e provoca sintomi sistemici rilevanti sia nella fase precoce della
malattia sia nella fase florida. L‟infezione da virus influenzale viene trasmessa da persona a persona
mediante le secrezioni respiratorie contenenti il virus; più importanti sembrano gli aerosol di particelle
piccole, ma può essere possibile una trasmissione attraverso altre vie, compresi gli oggetti sui cui si
trovano i virus: virtualmente tutte le cellule del tratto respiratorio possono sostenere la replicazione
virale. Nel ventesimo secolo ci sono state almeno 4 epidemie mondiali (pandemie) di influenza che
hanno determinato decine di milioni di decessi nel mondo.
L‟esordio improvviso di febbre, senso di freddo o brividi franchi, cefalea, mialgie e malessere è tipico
dell‟influenza; all‟inizio predominano i sintomi sistemici: mialgia e cefalea sono spesso i sintomi iniziali
più fastidiosi e si correlano con la gravità della malattia. I sintomi respiratori, soprattutto tosse secca
Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote. Si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio
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e rinorrea, sono di solito presenti all‟esordio ma vengono messi in ombra dai sintomi sistemici. La
febbre è il più importante reperto iniziale: a temperatura aumenta di solito rapidamente e può
raggiungere i 38°C-40°C nelle prime 12 ore e es non trattata con antipiretici è una febbre continua
che dura nei casi tipici 3 giorni, anche se è comunque possibile una durata della piressia per 4-5
giorni. Nella fase iniziale della malattia il viso è iperemico e la cute è calda e umida, gli occhi sono
arrossati e può esservi una secrezione nasale limpida. Tosse, debolezza e malessere possono
persistere per più di 2 settimane prima del recupero completo. La malattia è più frequente e grave nei
fumatori e le temperature massime sono più elevate nei bambini; gli anziani lamentano meno spesso
mal di gola, dolori muscolari e cefalea, ma presentano tassi di complicanze polmonari maggiori.
L‟influenza può avere complicanze rilevanti sia di tipo respiratorio, sia non polmonari.
Le principali complicanze respiratorie sono sindromi polmonitiche: la polmonite virale influenzale
primaria, la polmonite batterica secondaria e la polmonite mista virale batterica. La polmonite virale
influenzale primaria compare prevalentemente tra i soggetti con disordini polmonari e cardiaci
sottostanti o stati di immunodeficienza, sebbene più del 40% dei casi riportati non abbia una malattia
sottostante riconosciuta; dopo un esordio tipico di influenza si verifica una rapida progressione di
febbre, tosse, dispnea e cianosi con esame fisico e le radiografie del torace rivelano reperti bilaterali
compatibili con la sindrome da difficoltà respiratoria dell‟adulto. La sovrinfezione batterica è spesso
clinicamente distinguibile dalla polmonite virale primaria: i pazienti sono più spesso anziani o hanno
pneumopatie croniche, cardiopatie, malattie metaboliche o altre patologie; dopo una tipica malattia
influenzale può verificarsi un periodo di miglioramento della durata di qualche giorno, poi avviene una
recrudescenza della febbre che si associa ai sintomi e ai segni di una polmonite batterica: il paziente
avrà tosse, produzione di espettorato e un‟area di addensamento evidente all‟esame clinico e
radiologico, dovuta a superinfezione da Streptococcus pneumoniae, Staphylococcus aureus, o
Haemophilus influenzae.
Fra le complicanze non polmonari, la sindrome di Reye è una ben nota complicanza epatica e del
sistema nervoso centrale delle infezioni da virus influenzali A e B, soprattutto nei bambini e più
raramente negli adulti; raramente possono comparire sindromi da shock tossico, miosite con rialzo
delle CPK e coagulazione intravascolare disseminata.

Sinusite: infiammazione (acuta o cronica) delle mucose dei seni paranasali, che può essere
accompagnata da un processo infettivo primario o secondario, caratterizzata da dolore alle zone
sinusali, in genere aggravato da cambiamenti posturali o dalla manovra di Valsalva, talvolta
accompagnato da dolore dentario, pressione auricolare o ostruzione nasale. Negli ultimi anni, con
l'avvento delle moderne tecniche diagnostiche il concetto di sinusite è stato rivoluzionato; oggi si
preferisce parlare di rino-sinusite, cioè di un processo infiammatorio che coinvolge
contemporaneamente sia il naso (rinite) sia uno o più degli otto seni o cavità paranasali (sinusite): i
seni paranasali sono quattro paia di piccole cavità piene di aria che fanno parte del cranio e che
comunicano col naso attraverso un orifizio chiamato ostio. Le loro funzioni sono molteplici: sono
essenziali per la funzionalità e la protezione dell'apparato respiratorio, aumentano la percezione degli
odori, alleggeriscono la scatola cranica e regolano la tonalità della voce; la pressione all'interno di
queste piccole cellette deve essere uguale a quella esterna. Se questa comunicazione tra esterno ed
interno si interrompe, per esempio per l'accumulo di muco, la respirazione diventa difficile e possono
comparire i sintomi tipici della rino-sinusite.
In caso di sinusite, la mucosa infiammata aumenta il proprio volume, determinando un restringimento
degli osti di comunicazione tra seni paranasali e cavità nasali: questo dà origine ad un ristagno del
muco all'interno dei seni, che diviene un sito ideale per la crescita di batteri giunti dalle cavità nasali o
dalla cavità orofaringea. Si determina così una sovrapposizione tra infiammazione (che può essere di
varia origine, ad esempio allergica) ed infezione. I germi possono infatti infiammare i seni
aumentando la produzione di muco e ostruendo il flusso aereo, entrando così in un circolo vizioso
dove la sovrapproduzione di muco da parte della membrana che riveste i seni mantiene l'occlusione
degli orifizi; i seni paranasali sono tappezzati da una mucosa che in presenza di sinusite secerne a sua
volta un liquido vischioso che, oltre ad ostacolare il respiro, comprime i recettori del dolore presenti
nella mucosa stessa.
Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote. Si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio
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La sinusite si può scatenare in seguito ad un qualsiasi processo
infiammatorio delle cavità paranasali; spesso questo è
determinato da una rinite di origine virale, batterica, fungina (in
caso di immunodeficienza) o non infettiva (ad esempio rinite
allergica). Si può quindi sviluppare, così come altre
infiammazioni di cavità del cranio (otiti, mastoiditi), in seguito
ad un'espansione di un'infezione che colpisce prima l'orofaringe
e a sua volta può essere causa di interessamento otomastoideo, per la contiguità dei seni paranasali con le tube di
Eustachio. Meno sovente la sinusite può essere odontogena,
caratterizzata dalla monolateralità dei sintomi, associata ad
un'infezione dell'arcata dentaria superiore; di solito è causata
da problemi di uno dei molari superiori, la cui radice, trovandosi
ancorata nel seno mascellare può causarne l'infezione, o dalla
radice del dente canino che demolisce la parete dei seni
determinando un ostio di comunicazione che mette in
comunicazione le cavità paranasali con l‟area stomatognatica.
La sinusite può essere provocata o favorita anche da moltissimi
altri fattori come: esposizione professionale a sostanze irritanti, uso cronico di farmaci, asma
bronchiale, deviazione del setto nasale, traumi facciali, presenza di polipi, alterazioni ormonali ed
allergie.
La manifestazione clinica che più di ogni altra fa sospettare che non ci si trovi di fronte ad un semplice
raffreddore è la presenza di un dolore al volto (che generalmente interessa la fronte, le zone sopra e
sotto gli occhi e la mascella) che si accentua quando si effettuano movimenti del capo oppure quando
viene esercitata una pressione sul viso. Altri sintomi tipici della sinusite sono: ostruzione nasale con
secrezione purulenta (in genere giallo-verdastra), sensazione di pressione facciale spesso associata a
dolore, sintomi eterogenei quali cefalea o emicrania, anosmia e riduzione del gusto, odontalgia, tosse
catarrale, stanchezza. Generalmente le secrezioni nasali tendono ad uscire più verso la gola che verso
le narici dove la fuoriuscita è minore, anche perché spesso è presente una ipertrofia dei turbinati;
quando il naso respira male ne risentono non solo i seni paranasali ma anche le Tube di Eustachio
(condotto che mette in comunicazione il naso con l'orecchio medio), con conseguenti sintomi che
interessano le orecchie.

Mal di gola: gola secca, un senso di bruciore, difficoltà a deglutire; il mal di gola è un sintomo
comune tipico della stagione autunnale, quando gli sbalzi di temperatura sono frequenti. In genere si
tratta di un'infezione di lieve entità, che può creare fastidi solo se si prolunga per qualche giorno, a
volte può essere passeggero: molte irritazioni della gola sono dovute semplicemente a condizioni
ambientali, per esempio lo smog che respiriamo o l'inalazione di vapori e polveri irritanti o al fumo di
sigaretta, altra importante causa di irritazione della gola, o a bevande o cibi troppo caldi, l'aria
eccessivamente secca o, al contrario, troppo umida. Altre volte il mal di gola è dovuto all'attacco di
virus e batteri e preannuncia l'arrivo di qualche malattia da raffreddamento, come per esempio il
raffreddore o l'influenza, o anche una faringite, una laringite o una tonsillite. Gli organi maggiormente
colpiti dai sintomi del mal di gola possono essere, infatti, la faringe, la laringe, le tonsille, le corde
vocali e i linfonodi.
→
Faringite: l'infiammazione della mucosa della faringe, o faringite, può essere dovuta sia a
fattori irritanti che a virus (Rhinovirus, Adenovirus, Herpesvirus) e batteri (i più frequenti sono:
Streptococco B-emolitico di gruppo A, mycoplasma pneumoniae, chlamydia pneumoniae): è difficile
distinguere tra una faringite batterica e una virale in base al solo esame obiettivo; in entrambe la
mucosa faringea può essere molto infiammata e può essere ricoperta da una membrana e da un
essudato purulento, cioè da materiale liquido o viscoso tipico dei processi infiammatori. A seconda del
decorso che assume la malattia, la faringite può essere acuta o cronica.
Nella faringite acuta l'infiammazione è generalmente determinata da un'infezione virale o, più
raramente, da un'infezione batterica. La faringite acuta è molto spesso un'estensione di processi
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infiammatori in distretti vicini: i primi sintomi sono la difficoltà nel deglutire e l'arrossamento locale
della mucosa; talvolta si presenta con le ghiandole del collo ingrossate, una congestione della mucosa
faringea e anche un dolore all'orecchio, spesso è presente anche la febbre. L'insorgere della forma
cronica (a lungo decorso) può essere dovuta al passaggio di secrezioni mucose e ricche di pus nel
naso, all'ostruzione respiratoria nasale, all'abuso di alcool e di fumo, ad ambienti di vita e di lavoro
con clima secco, surriscaldato o con polveri e vapori, a infiammazioni delle adenoidi e delle tonsille
croniche o acute. In alcuni casi, in pazienti sottoposti a pesanti trattamenti farmacologici, la faringite
può essere causata dalla candidosi, un'infiammazione provocata dal fungo Candida albicans, che
colpisce le persone in cui le difese immunitarie sono particolarmente deboli. Spesso può essere
asintomatica, ma nelle fasi di riacutizzazione si avvertono dolore alla gola, tosse e necessità di
raschiare la gola soprattutto al mattino. La voce si abbassa e si deglutisce di frequente; può
presentarsi la febbre (ma non alta!). La faringite cronica può evolvere in tre fasi distinte:

catarrale, che è caratterizzata da una lieve congestione della mucosa e dall'ingrossamento delle
ghiandole che producono il muco

ipertrofica, che si caratterizza per una minore congestione della mucosa e un maggiore
ingrossamento delle ghiandole

atrofica, frequente soprattutto nelle persone anziane, che è caratterizzata da una riduzione
(atrofia) sia di tutti i costituenti della mucosa, sia della porzione muscolare; la parete posteriore
della faringe si presenta pallida, liscia e asciutta, a volte ricoperta anche da materiale crostoso
aderente.
Quando gli attacchi di faringite si ripetono si può determinare un'infiammazione cronica della
mucosa, che può essere dovuta a fattori irritanti come il fumo, l'alcool in eccesso, la sinusite e
l'inalazione continua di sostanze irritanti. Si manifesta con gola secca e dolente, con una sensazione di
solletico che provoca frequenti colpi di tosse e raschiamenti in gola: di solito la cura si basa
sull'eliminazione della causa che scatena la malattia, sull'uso di medicinali antinfiammatori e sul
miglioramento dell'igiene orale.
→
Laringo-tracheite Se la voce diventa roca o velata, tende ad abbassarsi (o se ne va
completamente), in presenza dello stimolo a raschiare la gola costantemente, si parla di laringite,
ossia un'infiammazione della laringe che può essere di origine batterica o virale o anche essere
causata da sostanze irritanti o da un cattivo uso della voce (le persone più colpite sono coloro che per
professione usano abitualmente la voce, come ad esempio i cantanti). Una situazione del tutto
particolare di laringite è il crup o croup, detto anche laringite spastica, che colpisce esclusivamente i
bambini al di sotto dei quattro anni. Anche la laringite può essere acuta o cronica; nel primo caso
dura solo qualche giorno, nel secondo persiste per un lungo periodo di tempo. La laringite acuta di
solito è provocata da un'infezione causata da virus; a volte può essere la conseguenza di un'allergia:
al polline, a un medicinale o a un'altra sostanza. In questi casi il disturbo appare tutte le volte che si è
in presenza della sostanza allergizzante. Altre cause possono essere una prolungata esposizione al
freddo, l'inalazione di vapori irritanti, l'inquinamento dell'aria, alcune malattie infettive soprattutto
dell'età infantile e, d'estate, anche l'aria condizionata; l'abuso di fumo o di alcool, poi, irritano le corde
vocali. La laringite acuta si presenta con un dolore e una sensazione di fastidio alla gola, soprattutto
quando si cerca di ingoiare il cibo o la saliva, accentuata raucedine, difficoltà a parlare, tosse secca e
stizzosa, talvolta con difficoltà a respirare, spesso si accompagna al raffreddore, alla tracheite, alla
faringite o alla bronchite (in questi casi, si possono presentare febbre e catarro). Se la causa
dell'irritazione non viene rimossa, dopo diversi attacchi acuti la laringite può trasformarsi da acuta in
cronica: la forme cronica è dovuta principalmente a un prolungato uso della voce ed è caratterizzata
da raucedine, tosse persistente, disfonia, alterazioni della sensibilità della laringe. Il dolore alla gola
non compare, a volte si può avvertire un leggero pizzicore, accompagnato dalla tosse, con rare
difficoltà respiratorie. Sulle corde vocali di chi costantemente sforza la voce si possono formare alcune
piccole escrescenze che la rendono roca. La laringe rappresenta il "collo di bottiglia" delle vie
respiratorie: è infatti il passaggio più ristretto verso i polmoni. Per questo qualsiasi diminuzione del
suo diametro, provocata da un gonfiore o da una compressione, può essere un impedimento
pericoloso per la respirazione. Un edema laringeo può causare dispnea. Nel caso di epiglottite acuta i
Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote. Si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio
medico curante e di informarlo d‟eventuali integratori assunti per prevenire potenziali interazioni con farmaci. Nessuna delle affermazioni riportate, dei suggerimenti nutrizionali e
delle ricerche riportate sono finalizzate alla diagnosi, alla cura o al trattamento di patologie e non dovrebbero essere considerate consiglio medico.
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sintomi si manifestano con dolore acuto, rifiuto dell'alimentazione, dispnea respiratoria grave: in
questi casi, si deve portare subito il paziente in ospedale.
→
Tonsillite, In caso di mal di gola, soprattutto quando si prova a deglutire qualcosa, associato
a febbre alta preceduta da brividi di freddo, ghiandole del collo ingrossate può far pensare ai classici
sintomi con cui si presenta la tonsillite: la tonsillite è particolarmente frequente nella stagione fredda
e può assumere l'andamento di una vera epidemia; si trasmette nei luoghi affollati attraverso gli
starnuti, la tosse, la saliva. Le infezioni virali si risolvono in pochi giorni e non danno complicazioni ed
anche le tonsilliti di origine batterica non destano preoccupazioni: se però sono causate da un batterio
chiamato streptococco, in casi molto rari, danno complicazioni gravi, come la glomerulo-nefrite
(un'infiammazione che, se non viene curata appropriatamente, può causare danni permanenti ai reni)
o favorire l‟insorgenza di malattia reumatica (meglio conosciuta come reumatismo articolare acuto).
Non sempre è facile distinguere tra tonsillite virale e quella batterica: la virale, in genere, si manifesta
inizialmente con mal di gola, lieve arrossamento delle tonsille e febbre che non supera i 39°C e già
nel secondo giorno questi sintomi cominciano ad attenuarsi per lasciare il posto al classico
raffreddore, con tosse secca e catarro. Quando all'origine della tonsillite c'è un virus chiamato
Coxackievirus, si verifica l‟angina erpetica: sulle tonsille si formano vescicole che poi si rompono
creando piccole lesioni superficiali. A volte l'infezione può diffondersi all'orecchio. La tonsillite
batterica, invece, è caratterizzata da pus sulle tonsille e in gola, rigonfiamento delle ghiandole situate
sotto le mandibole e febbre superiore ai 39°C, con una maggior incidenza nei bambini, nella fascia
d‟età fra i tre e gli otto anni (ne soffre l'80% dei bambini, con frequenze fino a 5-6 volte in un anno);
per quanto possa sembrare strano, l'infiammazione delle tonsille va considerata un fatto positivo: è il
segno che il sistema di difesa del bambino sta cominciando a costruirsi per essere poi in grado di
difendere efficacemente l'organismo, in quanto le tonsille producono anticorpi capaci di distruggere
virus e batteri che tentano di penetrare nel corpo attraverso l'apparato respiratorio. La diagnosi di
tonsillite acuta non è difficile: oltre ai caratteristici sintomi, all'esame visivo del cavo orale è evidente
anche ai non esperti l'infiammazione della gola e delle tonsille palatine, che appaiono aumentate di
volume, notevolmente arrossate e a volte ricoperte da "placche". Qualche volta, nei casi più gravi o se
si trascura la malattia, la tonsillite acuta può complicarsi con la comparsa di sinusite, otite media,
mastoidite o ascesso peritonsillare (infiammazione con formazione di pus in tutta la zona intorno alla
tonsilla).

Bronchite: infezione ricorrente e frequente, soprattutto nella stagione fredda, in genere associata (o
conseguenza) di malattie delle vie aeree superiori o dell‟albero tracheo-bronchiale; in genere di
origine batterica è caratterizzata da espettorazione muco-purulenta e tosse, la forma acuta di solito
può essere la complicazione di un banale raffreddore o di un'influenza. A preannunciare il suo arrivo
può essere un bruciore al petto, localizzato dietro lo sterno (è interessata anche la trachea), seguita,
dopo pochi giorni, da tosse inizialmente secca e stizzosa, poi diventa profonda e con abbondante
secrezione di catarro. In seguito all'infiammazione i bronchi si gonfiano e producono muco e pus. A
volte si ha la febbre (non supera i 38,5°C e dura 3-5 giorni) e si respira con difficoltà: all'inizio in
situazioni di sforzo, poi anche a riposo. L'infezione è causata soprattutto da virus (del raffreddore e
dell'influenza) ma anche da batteri. Possono favorirne l'insorgenza alcuni fattori di tipo ambientale,
come l'inquinamento atmosferico, il fumo di sigaretta o il freddo intenso o anche alcune condizioni di
vita sfavorevoli, come la malnutrizione e l'affaticamento eccessivo. La malattia, nel giro di alcuni
giorni guarisce, a meno che non sopravvengano complicazioni, che richiedono interventi
farmacologici; una terapia di supporto i basa principalmente sull‟uso di sostanze mucolitiche in grado
di fluidificare il catarro, agenti broncodilatatori ed esercizi di ginnastica respiratoria per migliorare la
ventilazione polmonare.
I sintomi più ricorrenti della bronchite cronica sono: tosse insistente soprattutto al mattino, con
emissione di muco scarso o abbondante, catarro in quantità, per almeno tre mesi l'anno e per due o
più anni di seguito (secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità), affanno più o
meno intenso, crisi asmatiche. A causa dell'infiammazione i bronchi si restringono o rimangono
ostruiti, rendendo difficile il respiro e la circolazione del sangue nei polmoni. In molti casi succede che
una o più volte all'anno si verifichino episodi di riacutizzazioni con aumento della tosse e
dell'espettorato. Il risultato è un ostacolo più o meno grave al passaggio dell'aria nei bronchi e nei
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polmoni. A volte può coesistere un grado variabile di enfisema polmonare, lento processo di
degenerazione del tessuto polmonare. In un paziente su due la bronchite cronica conduce a
un'insufficienza respiratoria. Le cause principali della bronchite cronica sono il fumo di sigaretta, il
clima freddo e umido, l'inquinamento atmosferico e la protratta esposizione a gas, fumi e polveri
irritanti (ne soffrono alcune categorie a rischio, come minatori, pompieri, garagisti). Rappresenta la
terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e i tumori, con circa un 10 per cento degli
italiani soffre di bronchite cronica.

Polmonite: spesso preceduta da malattie delle vie aeree superiori, esprime il coinvolgimento
polmonare del processo infettivo; è caratterizzata da un interessamento degli alveoli polmonari che,
come conseguenza del processo infettivo-infiammatorio, tendono a riempirsi di liquido, con grave
ostacolo della funzione respiratoria. È una malattia molto più comune di quello che si pensa e tuttora
può essere mortale in soggetti debilitati; sintomi tipici sono tosse, febbre, dolore al petto e difficoltà
a respirare. La polmonite può avere molte cause diverse: normalmente è conseguenza di una
infezione batterica (e quindi difficilmente contagiosa), ma più raramente può essere provocata anche
da virus, funghi o parassiti; può essere provocata anche da alcune sostanze tossiche, o da danni
meccanici al polmone.
Nove polmoniti su dieci sono dovute a batteri - in particolare allo Streptococcus Pneumoniae - che
sono sempre presenti nell'organismo delle persone sane e che normalmente vengono tenuti sotto
controllo dai naturali meccanismi di difesa: quando la resistenza dell'individuo è gravemente
compromessa da un malattia oppure da un generale stato di debilitazione dovuto a cattive condizioni
di salute, questi batteri possono diffondersi in modo incontrollabile. Altri fattori che predispongono
alla polmonite sono le infezioni alle alte vie respiratorie, il fumo di sigaretta, l'alcolismo, l'insufficienza
cardiaca, le immunodepressioni: i più esposti sono inoltre i bambini e gli anziani, le cui difese sono più
fragili. La polmonite di carattere batterico è una frequente complicazione dell'AIDS, mentre la
varicella e il morbillo possono dar luogo a serie forme di polmonite virale.
In passato la polmonite era la prima causa di morte: ne era vittima una persona su quattro. Oggi, con
l'uso degli antibiotici, il numero dei decessi è diminuito, tuttavia la malattia è ancora considerata
grave, soprattutto nei bambini e negli anziani. La polmonite costituisce un evento relativamente
frequente nella popolazione generale: le forme a origine infettiva presentano un'incidenza media pari
ad una decina di casi per 1000 abitanti ogni anno (quasi 700.000 l'anno), con prevalenza nel sesso
maschile. La presenza dell'infiammazione e l'accumularsi di muco, essudato e pus negli alveoli e nelle
vie aeree ostacola la funzione respiratoria e determina i principali segni della malattia che sono
febbre, cianosi e tosse con espettorato più o meno abbondante (le cui caratteristiche variano in
relazione alla natura dell'agente causale), associati spesso a astenia, riduzione dell‟appetito e fame
d‟aria (dispnea, nelle forme più gravi). Sintomi che devono "mettere in allarme", suggerendo il ricorso
alle cure mediche, sono dolore acuto al torace (che spesso peggiora quando si tossisce), febbre molto
alta accompagnata da brividi e che non accenna a diminuire, catarro di colore marrone o striato di
sangue o frequenza del polso e del respiro doppia rispetto alla norma.
L‟approccio abituale alle malattie delle vie aeree è quello di ricorrere a trattamenti antibiotici, anche quando
queste patologie siamo evidentemente di origine virale. Sono molti gli esperti che sostengono che è meglio
evitare la terapia antibiotica nella cura delle infezioni respiratorie ricorrenti, facendo leva sulla tendenza a
guarire spontaneamente in molti casi di media o lieve gravità; gli antibiotici non hanno posto nella terapia
del raffreddore non complicato in quanto non accelerano la guarigione del raffreddore né riducono la
frequenza delle complicanze batteriche eventuali. Come affermano le linee guida per gli antibiotici non c‟è
indicazione all‟uso di routine contro infezioni delle alte vie respiratorie, otite media, mal di gola, bronchite
acuta; il timore di complicanze severe e polmonite dovrebbe essere bilanciato dall‟incremento dello sviluppo
di resistenze batteriche, con relativo circolo vizioso: razionalizzare l‟uso degli antibiotici permetterebbe di
ridurre le resistenze. La ricerca fornisce conferme dalla pratica clinica quotidiana sulla non necessità di
trattare con gli antibiotici le infezioni respiratorie/otorinolaringoiatriche più comuni in medicina generale.
D‟altra parte non bisogna dimenticare che la maggioranza delle infezioni dell‟area respiratoria sono causate
da virus, in particolare quando si parla di malattie da raffreddamento (coriza acuta) o laringiti.
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Il trattamento dell‟influenza deve essere affrontato con lo stesso approccio metodologico: anche se è
possibile utilizzare antivirali come l‟amantadina, l‟oseltamivir o lo zanamivir in grado di accorciare la durata
della febbre e i sintomi sistemici e respiratori dell‟influenza, si tratta di farmaci che possono dare effetti
gastroenterici e neurologici anche rilevanti, per cui si consigli di ricorrere a farmaci antivirali esclusivamente
in casi gravi, evitando la prassi ormai consolidata di ricorrere a cure antibiotiche (spesso associate a
trattamenti cortisonici) a scopo preventivo. L‟utilizzo di sostanze in grado di supportare l‟organismo nel
processo di auto-guarigione si rivela spesso una scelta vincente, nelle patologie infettive delle alte vie aeree,
se non complicate.
La presenza di malattie dell‟apparato respiratorio, inoltre, dovrebbe far sospettare una debolezza del sistema
immunitario6; il mantenimento della salute del sistema immunitario è prioritario per prevenire l‟insorgenza di
malattie delle vie aeree: quando l‟organismo viene messo in grado di autodifendersi, in genere l‟incidenza dei
problemi respiratori, anche di tipo virale, diminuisce significativamente. Diversi studi negli ultimi anni hanno
individuato uno stretto rapporto tra i meccanismi infiammatori e la genesi di diverse malattie: il disturbo
sull'organismo rappresentato dalla presenza di un'infiammazione persistente, anche di minima entità, può
creare infatti la condizione per lo sviluppo di alcune patologie e soprattutto può contribuire al loro
mantenimento, o interferire pesantemente con la loro guarigione. Alcune malattie dipendono dal „consumo di
sistema immunitario‟ che può essere provocato, per esempio, dall‟esistenza di un'ipersensibilità alimentare o
dall‟esposizione anche lieve, ma continuativa, a metalli pesanti: costantemente impegnato su altri fronti,
come ad esempio quello intestinale, il sistema difensivo perde la capacità di reagire correttamente nei settori
in cui è richiesta la sua azione.
Rita Levi Montalcini ha precisato negli ultimi anni, che proprio quel Nerve Growth Factor (NGF) per il quale
nel 1986 ha ottenuto il premio Nobel per la Medicina, determina nell'organismo, quando è emesso, un
enorme aumento delle cellule „infiammanti‟ (ovvero i mastociti): l'infiammazione e l'allergia possono quindi
crescere in modo violento in parallelo con la produzione di questa sostanza, che l'organismo produce in tutte
le condizioni percepite come un pericolo per la propria sfera vitale. In definitiva, non sempre è possibile
eliminare del tutto un fenomeno infiammatorio cronico, ma è determinante sapere che è possibile
influenzarlo, modularlo, modificarlo e ridurlo; si può cioè cercare di trovare una soluzione riattivando la
grande capacità di adattamento che è propria di ogni essere vivente.
Negli ultimi decenni, gli avanzamenti nel campo della immunologia nutrizionale hanno rivelato un numero
sempre maggiore di interazioni fra la nutrizione, il sistema immunitario e l‟insorgenza infezioni: carenze
nutrizionali specifiche o cattiva alimentazione sono in grado non solo di compromettere l‟azione del sistema
immunitario, ma addirittura di essere i responsabili dell‟alterazione dei meccanismi di regolazione e di
risposta alle infezioni7. L‟alimentazione può divenire un fattore predominante nella gestione della
“competenza immunitaria” e giocare un ruolo determinante nella genesi delle malattie infettive. Altri fattori
importanti, in quanto in grado di ridurre la risposta immunitaria, possono essere considerati 3:

eccessivo stress mentale, fisico o emozionale

deficienze nutrizionali specifiche, quali carenze vitaminiche (A, C, E) o minerali (selenio, zinco)

eccessivo utilizzo di sostanze in grado di modificare le naturali risposte corporee (zucchero, tabacco,
alcool, caffeina, droghe …)

presenza di intolleranze alimentari o allergie ambientali evidenti o latenti

fattori ambientali come inquinanti o sostanze chimiche
Un approccio olistico al problema delle infezioni dell‟apparato respiratorio deve prendere in considerazione un
intervento bilanciato che miri a incrementare la risposta immunitaria dell‟organismo e a ridurre la facilità di
attecchimento di batteri e virus, senza dimenticare gli eventuali interventi sintomatici, come l‟uso di sostanze
ad azione diaforetica, anticatarrale e mucolitica, oltre a migliorare la funzionalità generale del sistema
immunitario e dell‟organismo in genere.
6
7
Murray M et. al. Encyclopaedia of natural medicine. London: Little brown and company, 1990
Bowan B et.al. Present knowledge in nutrition. Washington: International life sciences institute, 2001
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Autore: Francesco Gandolfi
Non può essere sottovalutata l‟influenza che squilibri generalizzati o intolleranze nutrizionali possono
esercitare sulla genesi dei problemi respiratori: una relazione fra forme asmatiche, mucosità, rino-sinusiti
croniche o addirittura bronchiti croniche e intolleranze alimentari è ormai ampiamente confermata.
È corretto parlare di allergie su base alimentare (o di allergie agli additivi) soltanto per quelle manifestazioni
che si dimostrino sostenute da una reazione di tipo immunologico, attraverso la formazione di anticorpi (IgE)
allergene-specifici in soggetti geneticamente predisposti (cosiddetti atopici). Nel 1991 il Prof. A.P. Kaplan
(International Academy of Allergology and Clinical Immunology) scrisse su ACI News un‟editoriale dal titolo:
“Le allergie non allergiche” , sostenendo che le manifestazioni cliniche delle allergie sono estremamente
variabili, e non si possono concepire solo come mediate da un meccanismo di tipo IgE; egli consigliò infatti,
quando ci si trova di fronte ad un fenomeno di ipersensibilità, la necessità di vagliare l‟intero sistema delle
citochine e degli anticorpi dell‟organismo.
L‟intolleranza alimentare è un fenomeno legato alla stimolazione ripetuta nel tempo del sistema immunitario
da parte di un alimento, di un allergene o di un conservante; possiamo affermare che per l‟evidenziarsi di
una intolleranza alimentare vi è la necessità di un lento e progressivo “avvelenamento” dell‟organismo, una
continua stimolazione della sostanza irritante che porta alla formazione di cellule infiammatorie (citochine)
che nel tempo determinano un sintomo; è quindi una patologia da accumulo o da iperstimolazione. Si tratta
di un‟alterazione della normale funzionalità intestinale che causa la comparsa di una intolleranza alimentare:
l‟intestino non assolve più alla sua funzione di “filtro” lasciando così passare macromolecole di tipo “non self”
che vengono riconosciute come estranee dando luogo ad una serie di reazioni immunitarie atte a bloccare le
sostanze stesse. Si sviluppano così anticorpi che bloccano l‟alimento in questione e si dispongono sulla
superficie della mucosa intestinale in modo da proteggerlo da una eventuale reintroduzione dell‟alimento:
alla successiva introduzione del cibo in questione si avrà un‟aggressione verso questo che, se troppo intensa
o troppo protratta nel tempo, può essere in grado di determinare una vera e propria patologia; l‟intolleranza
assomiglia quindi più a un lento avvelenamento più che a una reazione allergica.
Carsten Bindslev-Jensen e lo statunitense Hugh Sampson, hanno precisato che in una popolazione di
soggetti che lamentavano reazioni al cibo, l‟effettuazione di una prova di carico per tre giorni di fila
comportava una risposta positiva nel 37% dei soggetti (contro il 2% che rispondono il primo giorno). Questo
significa che nel maggior numero dei casi le risposte agli alimenti sono risposte da „accumulo‟, come se
l'organismo patisse una sorta di lento avvelenamento che determina la comparsa di sintomatologia solo dopo
il superamento di un determinato livello di soglia. Nel Settembre 2003 al congresso mondiale di allergologia
di Vancouver Hugh Sampson ha infatti segnalato l‟esistenza ben definita di meccanismi immunologici non
IgE-mediati, ma dovuti alla attivazione ripetuta delle cellule T-helper, che determinano una reattività
ritardata.
In considerazione del fatto che nel nostro intestino è localizzato circa l‟80% del nostro sistema immunitario
(GALT= Gut Associated Lymphoid Tissue), è facile comprendere quanto sia importante per la nostra salute
che non si alteri la flora eubiotica e che proprio da questo legame con il sistema immunitario nasce la
relazione tra benessere intestinale ed intolleranze alimentari. Solo una flora batterica intestinale sana,
ovvero in grado di stimolare le reazioni immunitarie, può salvaguardare l‟efficacia del nostro sistema
immunitario, mentre un suo deficit funzionale è spesso causa della comparsa di intolleranze alimentari che
non fanno altro che aggravare i sintomi gastrointestinali o sistemici correlabili alla presenza di una continua e
persistente alterazione immunitaria e a un continuo perpetuarsi di uno stato infiammatorio, che può
generare le manifestazioni patologiche a livello dell‟apparato respiratorio ed, in particolare, delle vie aeree
superiori.
Le alterazioni posturali possono essere un elemento da non sottovalutare nella genesi delle problematiche
respiratorie; anche il ricorso alla ginnastica respiratoria può portare significativi benefici al paziente con
problematiche respiratorie croniche, soprattutto nelle bronchiti croniche. La sua utilità consiste nel
permettere un pieno utilizzo dei polmoni; la ginnastica riabilitativa ha come obiettivi l‟aumento della quantità
d'aria inspirata con un conseguente maggiore afflusso di ossigeno a tutti i tessuti, la completa riespansione
dei polmoni per evitare il formarsi di zone poco ventilate e per favorire il riassorbimento di eventuali
versamenti e il favorire lo scarico di tensione fisica e psichica attraverso un aumentato afflusso di sangue al
cervello.
La ginnastica può essere passiva (fatta per esempio con l'ausilio del terapista) o attiva: la riabilitazione
funzionale consente di recuperare gradualmente il tono dei muscoli respiratori, di facilitare la rimozione di
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catarro dai bronchi, di riacquistare la giusta frequenza respiratoria e di riabituare il malato a utilizzare il
diaframma (muscolo che, abbassandosi durante l'inspirazione, consente l'espansione dei polmoni e il loro
riempimento d'aria).
La liberazione delle restrizioni a livello dell‟inlet toracico o delle limitazioni al movimento delle clavicole è
fondamentale per favorire le dinamiche respiratorie.
Compressioni dell‟area cranica, blocchi delle suture craniche, restrizioni dello splancno-cranio, disturbi
dell‟orecchio possono essere elementi da non sottovalutare nell‟affrontare le problematiche delle vie aeree
superiori.
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SINO-LUNG FORMULA
SUPPORTO NUTRIZIONALE PER INCREMENTARE LA RISPOSTA IMMUNITARIA,
E MIGLIORARE LA RISPOSTA ORGANICA ALLE INFEZIONI DELLE VIE RESPIRATORIE
Associazione sinergica di componenti naturali, studiata per coadiuvare, correggere e ripristinare i meccanismi
di protezione e di risposta immunitaria, nelle manifestazioni infiammatorie/infettive delle vie aeree superiori,
nella coriza ed in presenza di sindromi influenzali e parainfluenzali. Come coadiuvante nel trattamento delle
complicanze batteriche a carico del tratto respiratorio.
Ingredienti attivi, ogni compressa contiene:

Citrux Limonia

Vaccinum Macrocarpon (Mirtillo Rosso Americano [Cranberry])
36,00 mg

Hydrastis Canadensis (Idraste [Goldenseal])
35,00 mg

Scutellaria Latiflora (Scutellaria [Scullcap])
35,00 mg

Echinacea Purpurea ( [Echinacea])
30,00 mg

Propoli
20,00 mg

Sambucus Nigra (Sambuco [Elderberry])
10,00 mg

Polmone
35,00 mg

Timo
35,00 mg

Milza
35,00 mg

Esperidina
75,00 mg

N-Acetil-Cisteina
35,00 mg

Rutina
20,00 mg

Vitamina C

Beta-Carotene
bioflavonoidi
(Limone)
125,00 mg
75,00 mg
12.600 u.i.
Non contiene aggiunte di zucchero, sale, lievito, farina di grano o mais, derivati del latte, conservanti, colori artificiali, dolcificanti o additivi.
L‟azione sinergica dei singoli componenti presenti nel preparato riduce il fabbisogno di ogni singola sostanza, amplificandone l‟azione biologica.
In alcuni studi riportati sono consigliate dosaggi elevati dei singoli principi attivi; il medesimo effetto biologico viene ottenuto grazie alla sinergia dei componenti.
Codice prodotto: NW2011A – Non adatto per Vegetariani e Vegan.
Quantità per confezione: 60 compresse.
farmacopea:
Citrux Limon - Bioflavonoidi: ricco di sostanze acide formato principalmente da acido citrico, acido
ascorbico e acido malico, da sempre considerato una sorta di panacea universale per le sue numerose
proprietà terapeutiche. Antisettico e battericida, incrementa la risposta immunitaria incrementando la
produzione di globuli bianchi;
Vaccinium Macrocarpum: il principio attivo è costituito dai frutti del Mirtillo Palustre, conosciuto anche
col nome di Mirtillo Rosso Americano, poiché è un piccolo arbusto proprio di origine nordamericana; contiene
significative quantità di antocianosidi, flavonoidi, acido citrico, malico, chinico ed ippurico, ed altre numerose
sostanze che hanno proprietà antibatteriche che esplicano la loro azione soprattutto a livello dell'apparato
urinario. Studi recenti hanno mostrato che l'azione primaria del Mirtillo Rosso Americano è quella di
prevenire l'aderenza dei batteri Gram negativi alle mucose, azione probabilmente mediata da un legame
competitivo non specifico delle lectine batteriche: per poter innescare il processo infettivo, i patogeni devono
rimanere attaccati alle mucose8, 9.Tale azione antiaderente, favorendo la fisiologica eliminazione delle
popolazioni batteriche anomale, può contribuire a contrastare la colonizzazione da parte di questi agenti
potenzialmente patogeni.
8
Elchorst AM et al. The therapeutic value of cranberries in treating and preventing urinary tract infections. The Online J of Know Syn for Nursing. 1997;4(2)
1stVitality. Cranberry for urinary tract infections-Science supports folklore. http://www.1stvitality.co.uk/az/cranberry/research-cranberry.htm (accessed 16 March 2005) 12. Howell AB et al. Inhibition of the adherence of P-fimbriated Escherichia coli to uroepithelial-cell
surfaces by proanthocyanidin extracts from cranberries. NEJM. 1998; 339(15):1085-1086
9
Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote. Si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio
medico curante e di informarlo d‟eventuali integratori assunti per prevenire potenziali interazioni con farmaci. Nessuna delle affermazioni riportate, dei suggerimenti nutrizionali e
delle ricerche riportate sono finalizzate alla diagnosi, alla cura o al trattamento di patologie e non dovrebbero essere considerate consiglio medico.
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Autore: Francesco Gandolfi
Hydrastis Canadiensis: tradizionalmente utilizzato nelle malattie della parte superiore dell‟apparato
respiratorio10, contiene alcaloidi isoquinolonici (idrastine, berberastine, canadine e beberine) che vengono
considerati come i principali costituenti farmacologicamente attivi ad azione antimicrobica, antifungina ed
antiparassitaria; l‟idraste è considerato un potentissimo diaforetico e mucolitico in presenza di catarro, in
particolare se le escrezioni sono dense, viscose e muco-purulente11, 12,13. Svolge un‟azione protettiva,
emolliente e riparatrice sulle membrane respiratorie. La berberina possiede attività antinfiammatoria ed
antipiretica comparabile o superiore a quella dell'aspirina (Sabir 1978). Questa attività sembra essere
causata da una interferenza con la cascata delle prostaglandine come per l'aspirina, ma Murray (1995)
sostiene che sia presente anche un meccanismo immunitario, che permette all'organismo di gestire meglio i
prodotti di scarto dell'infiammazione.
Scutellaria Latiflora: la scutellaria possiede proprietà antispastiche, spamolitiche e calmanti; dotata di
azione venotropa e stabilizzante sulla pressione ematica, è dotata di un‟azione rilassante sulla muscolatura
liscia vasale, che si ritiene si esplichi anche a livello del sistema respiratorio 14. Svolge anche un‟importante
azione antiflogistica ed antinfiammatoria, oltre che possedere proprietà batteriostatiche, in particolare su
Stafilococchi, Streptococchi e Diplococchi, utili nella tosse associata produzione di catarro denso. Contiene
circa il 12% flavonoidi (quello principale sono balcalina e wogoniside) acido benzoico e steroli, caratterizzati da
un‟azione stabilizzante di membrana ed antistaminica, in grado di svolgere un‟azione preventiva negli
attacchi d‟asma; è una pianta con attività antiinfiammatoria, sedativa ed antispasmodica e che i composti
probabilmente responsabili di queste azioni sono gli oli essenziali, i tannini, i flavonoidi (la scutellarina), la
resina e gli oli grassi.
Echinacea Purpurea: diventata famosa come pianta con importanti effetti a livello del sistema
immunitario, anche se è una delle piante più studiate al mondo, non è ancora stato completamente
delucidato il meccanismo della sua azione immunostimolante (o immuno-modulante). Stimola la fagocitosi,
l‟attività dei linfociti T, l‟aumento delle cellule che formano anticorpi; si rivela efficace nel trattamento delle
infezioni croniche dell'alto tratto respiratorio, riducendo la durata e la severità dei sintomi e la frequenza
della ricorrenza delle infezioni, migliorando la resistenza non specifica 15. Sembra essere in grado di
incrementare l‟attività respiratoria, anche grazie all‟azione dei poliacetileni, sostanze che hanno dimostrato di
possedere un‟attività anti-ialuronidasi ed un‟azione simile a quella dell‟interferone 16, 17, 18, 19, 20. Le alchilamidi
hanno dimostrato di possedere un‟attività antiinfiammatoria attraverso l'inibizione della COX e della 5-LOX;
quest'ultima azione sembra sia alla base della capacità di queste sostanze di inibire il metabolismo
dell'arachidonato. Le alchilamidi possiedono, in vitro, attività antiialuronidasi, attività che contribuisce
all‟attività antiinfiammatoria ma anche a quella immunitaria. L'acido ialuronico, infatti, costituisce un sistema
in equilibrio con la ialuronidase: insieme mantengono la densità del gel interstiziale, aumentata dallo
ialuronidato e diminuita dalla ialuronidasi. Inibendo la ialuronidasi si aumenta la densità del gel rendendo più
difficile la penetrazione dei patogeni. Le alchilamidi sono state anche capaci di inibire la ialuronidasi che
alcuni batteri, tra cui gli streptococchi, secernono per farsi strada nel gel interstiziale.
Propoli: è una miscela di sostanze naturali raccolte dalle api da piante ricche di balsami e resine; la
composizione del prodotto è molto varia: le cere sono circa il 30% e contengono numerosi acidi grassi e
vitamine (del gruppo B, C, A, E). I Flavonoidi determinano in misura maggiore l'attività antibatterica
della Propoli e corrispondono a circa il 10% della frazione totale; hanno anche una potente azione
antinfiammatoria. La Propoli è nota sin dall'antichità come "l'antibiotico naturale", grazie alle sue note
capacità antibatteriche ed antivirali: a basse dosi pare blocchi la riproduzione dei batteri (azione
batteriostatica), mentre a dosi più alte, invece, è in grado di uccidere i germi (azione battericida).
Sembra possieda un‟azione antivirale. L‟azione antiffiamatoria si esplica soprattutto a livello polmonare
e delle vie aeree.
Sambucus Nigra: il sambuco è stato usato lungamente come rimedio per il trattamento delle
problematiche infettive delle alte vie respiratorie 21, 22, non solo nella farmacopea anglosassone ma anche in
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quella europea dove viene consigliato come diaforetico ed in grado di incrementare la resistenza alla
infezioni23; da sempre, pertanto, il sambuco viene utilizzato per lenire i sintomi influenzali quali i dolori
diffusi, la tosse, la congestione nasale e la produzione di muco, grazie anche alla sua azione espettorante 24: i
costituenti principali sono flavonoidi ed antociani, presenti con differenti concentrazioni sia nei fiori, sia nelle
foglie, sia nelle bacche. Ricerche recenti hanno evidenziato che le antocianine del sambuco incrementano il
livello delle citochine, molecole informazionali della risposta immunitaria sistemica, in grado di regolare i
processi infiammatori locali e le relazioni fra le cellule25, 26, prevenendo la formazione o il rilascio di molecole
pro-infiammatorie quali istamina, serina-proteasi, prostaglandine27, probabilmente grazie all‟azione dell‟acido
ursolico. Una recente ricerca effettuata in Israele ha confermato che le bacche del Sambuco accelerano il
recupero dal raffreddore.
Estratti Ghiandolari: si ritiene che gli estratti ghiandolari siano precursori che il corpo può utilizzare per
supportare ed incrementare la funzione di una specifica ghiandola o di un particolare organo. In particolare
questi estratti concentrati di tessuto (generalmente bovino) contenuti nel prodotto, sono in grado di
stimolare l‟attività di polmone e del timo: agiscono come “molecole informazionali”, offrendo al corpo le
sequenze amminoacidi che integrali, specifiche di quei tessuti, in grado di agire come “sostanze segnale”,
attivatori del metabolismo dell‟organo specifico. L‟utilizzo della “terapia ghiandolare” inizia nel XIX° secolo,
quando i medici suggerivano ai propri pazienti di nutrirsi con i tessuti di origine bovina per “curare” la
debolezza degli organi; in realtà questo tipo di approccio terapeutico si ritrova nella medicina egizia e greca,
seguendo il concetto ippocratico del “similia similibus curantur”28. L‟utilizzo di ghiandole tiroidee essiccate per
curare il gozzo o l‟ipotiroidismo è stata una pratica utilizzata fino all‟isolamento ed alla produzione
farmaceutica della tiroxina: ancora oggi alcuni medici ritengono che l‟utilizzo della ghiandola essiccata in toto
fosse superiore, in termini di assorbimento, utilizzazione e azione sinergica, all‟uso della sostanza
farmacologica. Il Dr. Kemet ha verificato la relazione organo-specifica degli estratti ghiandolari assunti per
via orale, attraverso l‟utilizzo di marcatori radioattivi, accertando che i costituenti ghiandolari venivano
assorbiti nel sangue e trasportati negli organi corrispondenti29.
Esperidina - Rutina: bioflavonoidi, detti anche vitamina C2 o vitamina P, sono flavoni essenziali per la
protezione dall'ossidazione della vitamina C; aumentano la resistenza dei capillari e regolano la loro
permeabilità, proteggendo dalle emorragie e dalle rotture dei capillari, migliorando il tono venoso e
aumentare la resistenza parietale dei vasi capillari. Un altro vantaggio dei bioflavonoidi è che sono innocui, e
che non interferiscono con la capacità di coagulazione del sangue, quando è opportuna per la rimarginazione
di ferite; restituiscono la normale resistenza alle pareti dei capillari, senza provocare un "ispessimento"del
sangue: i bioflavonoidi sono cioè dei normalizzatori del flusso sanguigno nei capillari e nelle vene. I
bioflavonoidi, se assunti insieme alla vitamina C è efficace nella cura del raffreddore comune e ha anche
un‟attività antivirale contro i Reovirus, i virus Coxsackie e i Rinovirus: sono sostanze antiinfiammatorie,
esplicano azione antispasmodica e immunomodulante, sono utili per rafforzare i capillari e possono
contribuire a prevenire l‟influenza.
N-Acetil-Cisteina: costituente del glutatione30 (importante antiossidante del surfactante polmonare) e
dotata di forte attività antiossidante, è un precursore importantissimo per la formazione dei tessuti collageni
extra-cellulari. La sua efficace azione mucolitica la rende il principale costituente delle preparazioni
mucolitiche, favorendo l‟umidificazione delle membrane polmonari, rivelandosi particolarmente efficace per
prevenire i raffreddori, l‟influenza, la tosse dei fumatori e le bronchiti, e più generalmente, i disordini
polmonari associati all‟accumulo di muco; sembra in grado di rallentare lo sviluppo del cancro del polmone.
In grado di prevenire i cambiamenti degenerativi a livello epatico, può ridurre significativamente i livelli di
lipoproteine e l‟ossidazione del colesterolo LDL ed ha un‟elevata capacità antiossidante e di protettore
cellulare31; favorisce la rimozione delle tossine che accelerano i processi degenerativi e interferiscono con i
processi di guarigione. È un antidoto efficace all‟avvelenamento con paracetamolo quando viene
somministrato entro le dodici ore ed è in grado di ridurre la tossicità dei metalli pesanti e facilita la loro
escrezione; rende meno sensibili alla fatica durante l‟esercizio e facilita il ricupero, oltre a diminuire
l‟erosione della cartilagine associata all‟invecchiamento.
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29
30
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American Botanical Council. The ABC clinical guide to Elder Berry. USA: American Botanical Council, 2004:3-12
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Autore: Francesco Gandolfi
Vitamina C: è l‟antiossidante più presente nel liquido interstiziale a livello polmonare; questa funzione si
esplica quando la vitamina C si auto-ossida e poi rigenera le sostanze ossidate come il ferro o il rame
riportandole alla loro forma originale. Nel corso di questo processo, l‟agente ossidante dannoso viene
rimosso. Basse concentrazioni di Vitamina C, conseguenti a ridotta assunzione, sono state correlate alla
presenza di disfunzioni polmonari32. Inoltre combatte le infezioni batteriche e riduce gli effetti di alcune
sostanze che provocano allergie. Per queste ragioni la vitamina C è spesso usata nella prevenzione e nella
cura del raffreddore comune. E‟ stato scoperto che la vitamina C agisce come antistaminico e può essere
usata per ridurre le dosi della forma medicinale. Nei soggetti asmatici il livello serico di questa vitamina sono
inferiori rispetto ai livelli ematici nei soggetti non affetti da questa patologia33 e ci sono indicazioni che
l‟assunzione migliori l‟aspetto sintomatico: sembra esistano indicazioni riguardo una recrudescenza delle
manifestazioni dell‟asma, nell‟adulto, in presenza di aumentata esposizione agli ossidanti ambientali che
viene ridotta in caso di assunzione di Vitamina C. Il miglioramento dei parametri respiratori dopo
l‟assunzione di 1/2 grammi di Vitamina C è ampiamente documentato da differenti studi. Una sua funzione
molto importante è quella di mantenere in attività il collagene, una proteina necessaria per la formazione del
tessuto connettivo ed ha un ruolo rilevante nei processi di cicatrizzazione.
Beta-Carotene: è un potente antiossidante attivo nelle aree dove esiste una bassa tensione di ossigeno,
caratteristica che lo rende determinante a livello del parenchima polmonare, dove avvengono gli scambi
gassosi, per favorire l‟ossigenazione del sangue venoso. Il betacarotene è il precursore vegetale della
vitamina A: il corpo trasforma il betacarotene in vitamina A solo in caso di effettivo bisogno, ciò dovrebbe
porre al sicuro da eventuali sovradosaggi; il betacarotene in eccesso, infatti, si accumula nella pelle che
assume un colore giallo-arancio (è sufficiente ridurre le dosi affinché l'effetto sia reversibile). Nonostante sia
facile associare le funzioni del betacarotene alla vitamina A, esistono importanti differenze nell‟azione: col
tempo il betacarotene si è conquistato una sua autonomia, indipendentemente dalla capacità di trasformarsi
in vitamina A; insieme ad altre molecole come zinco, vitamina C e vitamina E ha effetto antiossidante e
favorisce la crescita e la riparazione dei tessuti. I sintomi di un‟eventuale carenza sono la tendenza a
sviluppare infezioni ricorrenti, secchezza mucosa della bocca e del sistema respiratorio, bronchiti: la carenza
di vitamina A è preceduta, specialmente nei bambini, da raffreddori e disturbi respiratori; ad ogni respiro
l‟aria passa attraverso le fosse nasali rivestite di peli e muco che servono a trattenere particelle estranee:
tale rivestimento dipende dalla vitamina A ed in sua assenza inquinanti ambientali e micro-organismi
possono causare patologie infiammatorie o infettive dell‟albero respiratorio.
Azioni ed Indicazioni:

Mucolitico, diaforetico, antispastico delle vie aeree, ad azione antinfiammatoria sul tratto respiratorio.
 Per il trattamento sintomatico o preventivo del raffreddore, dell‟influenza e dei disturbi infettivi, irritativi o
infiammatori del tratto superiore delle vie aeree superiori
 Per migliorare la risposta corporea in presenza di sinusite, congestione dei seni nasali, ed infezioni delle
vie aree superiori.

Come coadiuvante nel trattamento dell‟asma.
 Per la terapia complementare delle bronchioliti, bronchiti e nelle polmoniti.
Controindicazioni - Precauzioni - Effetti Collaterali - Interazioni:
 La Scutellaria può interagire con la Valeriana, amplificandone gli effetti sedativi e potenzialmente
rivelandosi epatotossica. Indipendentemente dalla presenza di N-Acetil-Cisteina (in grado di neutralizzare
l‟effetto epatotossico) si sconsiglia di assumere contemporaneamente al prodotto estratti a Base di Valeriana.
 Il Mirtillo Rosso Americano, come tutti i frutti purpurei, può creare interferenze in presenza di calcolosi
ossalurica, facilitando la formazione di calcoli; come conseguenza della sua azione fluidificante sul sangue, è
da utilizzarsi con cautela in caso di pazienti che assumono Warfarin o anticoagulanti assimilabili: a scopo
cautelativo, si consiglia di comunicare l‟uso del prodotto al medico curante.
32
33
National Health and Nutrition Examination Survey
Aderele WR et al., Afr J Med Sci 1985; 14:115-20
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Autore: Francesco Gandolfi
 La membrana cellulare dell‟Echinacea contiene zuccheri che possono indurre resistenza; alcuni studiosi
ritengono che un uso prolungato può essere controproducente, poiché il sistema immunitario non dovrebbe
essere iperstimolato: si consiglia di interrompere saltuariamente l‟assunzione del prodotto.
 Non dovrebbero essere assunte grandi dosi di vitamina C da coloro che hanno la tendenza alla
formazione di calcoli di ossalati o cistinuria, a meno che essa non sia sotto forma di ascorbato di sodio.
L‟ascorbato di sodio non influisce sull‟acidità delle urine e favorisce l‟escrezione degli ossalati. Alcuni individui
soffrono di una malattia genetica rara che provoca la formazione di calcoli renali quando si assumono grandi
quantità di vitamina C. Le persone che hanno una tendenza alla gotta e quelle che, a causa di una condizione
genetica, hanno un assorbimento alterato della vitamina C, sono più esposte alla formazione di calcoli. In
questi casi vi è la necessità di ridurre l‟assunzione della vitamina. Gli americani di colore, gli africani, gli
asiatici, gli ebrei sefarditi e alcuni altri gruppi etnici possono avere maggiori effetti collaterali dovuti
all‟assunzione di dosaggi molto alti. La vitamina potrebbe provocare la rottura dei loro globuli rossi causando
anemia emolitica. Le persone che soffrono di anemia falciforme sono particolarmente vulnerabili. Si
sconsiglia l‟uso del prodotto in gravidanza.
 Si sconsiglia l‟uso del prodotto in gravidanza.
Dosaggio:

Adulti: 1/2 compresse, 3 volte il giorno.

Bambini: dimezzare i dosaggi.
 In caso di trattamento infezione respiratoria acuta è possibile utilizzare fino a 2 compresse ogni tre ore,
sia per coadiuvare l‟eventuale terapia antibiotica, sia per sfruttare l‟effetto diaforetico, mucolitico e sedativo
dell‟irritazione delle vie aeree.
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Autore: Francesco Gandolfi
Sinergie:
 Valutando gli studi sull‟efficacia profilattica e terapeutica degli integratori e dei complementi alimentari
verso le virosi respiratorie è risultato che il beta-carotene, i bioflavonoidi (Esperidina – Rutina) e la cistina
possiedono un chiaro effetto preventivo nei confronti delle aggressioni virale. I bioflavonoidi ed il betacarotene agiscono sul versante immunitario: i primi sono potenti antiossidanti, che inibiscono il rilascio delle
citochine infiammatorie e promuovono la risposta immune cellulo-mediata effettuata dai linfociti T; il betacarotene aumenta le risposte immunitarie e migliora la resistenza soprattutto verso le infezioni virali. La
prevenzione e il trattamento del raffreddore comune e degli stati influenzali con prodotti a base di zinco,
bioflavonoidi, betacarotenoidi, N-acetil-cisteina rappresentano un approccio integrato e razionale verso virosi
ad alta incidenza stagionale nella popolazione. Lo zinco in particolare impedisce sia la formazione delle
proteine del capside virale bloccando la moltiplicazione dei microrganismi sia ostacola l‟adesione dei virus alla
cellula impedendone il passaggio nell‟ambiente intracellulare; altra azione rilevante dello zinco riguarda la
stabilizzazione delle membrane cellulari che protegge la cellula dall‟insulto virale: è rilevante, ai fini della
prevenzione che l‟attività dello zinco può essere facilitata e potenziata dall‟assunzione concomitante
dell‟aminoacido cistina che facilita il trasporto e la localizzazione dello zinco stesso all‟interno della cellula
rendendolo prontamente utilizzabile dalla matrice endocellulare. Dell‟importanza della Vitamina C, come
agente sinergico nella prevenzione e nel trattamento delle malattie da raffreddamento,
→ C-1000-TR – Vitamina C ad alta concentrazione, in formulazione “Time Release” (a lenta cessione),
associato a bioflavonoidi agrumari, per garantire il massimo assorbimento, prolungandone l‟azione nel
tempo e garantendo una costante concentrazione ematica. Il prodotto contiene 1.000 mg di acido
ascorbico per compressa. L‟assunzione serale del prodotto a lenta cessione favorisce l‟utilizzazione della
Vitamina C da parte degli apparati ghiandolari, favorendo la riattivazione surrenalica, contribuendo al
riequilibrio dell‟orologio interno (ciclo nictimerale e circadiano) migliorando la risposta del sistema
immunitario
→ Complete Glutatione – studiato per incrementare il livello cellulare del glutatione, contiene Superossido-dismutasi, Catalasi e Glutatione (ridotto) in associazione a Vitamina C (75mg.), Zinco (500µg) e
Selenio (10µg), Acido alfa-Lipoico, L-Glutamina ed N-Acetil-Cisteina. L‟azione disintossicante ed
antinfiammatoria viene rafforzata dalla presenza di Cardo Mariano, Silibina e Tumericia. Il glutatione
svolge un‟azione antiossidante fondamentale per l‟organismo, contribuendo a migliorare il benessere
generale dell‟organismo; non c‟è sistema corporeo o funzionale che non tragga beneficio dalla sua
presenza dai tessuti epiteliali alle articolazioni, dal favorie la performance atletica alla risposta alo stress
ed al recupero dell‟energia: la sua azione è particolarmente efficace nel mantenimento di una buona
funzionalità polmonare, risultando utile nel trattamento di sinusiti ed infezioni dell‟apparato respiratorio.
In particolare la sua azione pare essere mediata da una interazione con le ciclo-ossigenasi responsabili
della produzione di prostaglandine pro-infiammatorie (azione Cox-2 inibitrice)34: la Tumericia (che
contiene il principio attivo curcumina) sembra svolgere un‟importante azione sia di inibizione degli enzimi
Cox-2, sia intervenendo nei processi di ossido-riduzione del glutatione stesso35.
→ Sino Formula – combinazione di vitamine ed erbe cinesi, studiato per supportare la funzionalità
dell‟apparato respiratorio e regolare l‟azione del sistema immunitario, svolge un processo di
normalizzazione delle reazioni istaminiche a livello dell‟apparato respiratorio, con particolare efficacia a
livello dei seni paranasali, rivelandosi particolarmente efficace per il trattamento di sinusiti, congestione
nasale, febbre da fieno, allergie respiratorie. Utilizzabile per combattere l‟eccesso di calore, secondo la
medicina tradizionale cinese.
34
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Chen JX et al. Glutathione mediates LPS-stimulated COX-2 expression. J Cell Physiol. 2003 Oct; 197(1): 86-93.
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Nessuna affermazione riportata sulla presente pubblicazione è finalizzata alla cura di malattie diagnosticate o ignote. Si consiglia sempre di riferire sintomi e disturbi al proprio
medico curante e di informarlo d‟eventuali integratori assunti per prevenire potenziali interazioni con farmaci. Nessuna delle affermazioni riportate, dei suggerimenti nutrizionali e
delle ricerche riportate sono finalizzate alla diagnosi, alla cura o al trattamento di patologie e non dovrebbero essere considerate consiglio medico.
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