Caffè - Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione Pubblica
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Caffè - Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione Pubblica
Caffè Il caffè appartiene alla grande famiglia delle Rubiaceae, la quale contempla ben 4000 varietà diverse, tra cui circa sessanta sono del genere Coffea.Commercialmente il caffè è presente sottoforma di diverse miscele; prendiamo in considerazione le principali. miscela Arabica: la sua origine è varia (Etiopia, Sudan, Kenia e Yemen), è quella storicamente più coltivata e rinomata, presenta chicchi di caffè particolarmente profumati, piccoli dalla forma piatta e lunga e dal colore tendente al verde scuro. In Brasile esiste la specie Bourbon e la Maragogype, dai chicchi più grandi. I semi di questa pianta hanno un contenuto in caffeina più basso rispetto a quello di altre piante di caffè; miscela Robusta: molto diffusa la sua coltivazione, iniziata nell’Ottocento, in Africa, Guinea e Uganda, presenta dei chicchi piccoli, particolarmente ricchi di caffeina, gradevolmente profumati; miscela Liberica: l’origine è nel nome; Liberia, i chicchi sono molto grandi, profumati e molto forti agli attacchi dei parassiti, richiede molta acqua per la coltivazione e la crescita, si ritiene che tale caffè sia di qualità inferiore rispetto alle miscele precedenti; miscela Excelsa: simile per profumazione alla miscela Arabica, è la più recente come scoperta e secondo i produttori riscuoterà un buon successo commerciale. Oltre a queste quattro varietà se ne accostano altre, diciamo minori: Coffea Congencis: proveniente da piante del Congo,origina un caffè di buona qualità; Coffea Mauritania: originario, come anticipa il nome, dell’Isola Maurizio e dall’Isola della Riunione; Coffea Racemosa: proviene dal Mozambico; Coffea Stenophylla:ha origine in diversi paesi, Costa Avorio, Sierra Leone e Liberia. Ha un sapore particolare non adatto a tutti, un profumo gradevole assimilabile a quello del The; Coffea Dewevrei: proviene dal Congo. In relazione alle diverse tipologie e miscele di caffè è possibile dire che, le zone di produzione maggiormente rappresentate a livello geografico sono: Brasile, Messico, Guatemala, Colombia, Indonesia, Etiopia, Perù, Africa. Pianta di Coffea arabica in Brasile con frutti in diversi stadi di maturazione Il caffè è una bevanda che si ottiene dalla torrefazione e macinazione di semi di alcune specie di alberi tropicali (Coffee) appartenenti alla famiglia botanica delle Rubiaceae. Nel mondo esistono circa un centinaio di specie di Coffee, tuttavia quelle riconosciute importanti ed utili ai fini commerciali sono solo una decina. Tra di loro queste specie si differenziano per svariati fattori: l'altezza delle piante, la varietà delle foglie, il profumo del fiore, la grossezza ed il colore dei semi, il gusto, il contenuto di caffeina e la resistenza alle avversità climatiche. Tra di esse le più diffuse, coltivate e conosciute sono la Coffea arabica (meglio conosciuta come "arabica"), la Coffea canephora (meglio conosciuta come "robusta") e la Coffea liberica. Il Coffea Robusta è una pianta originaria dell'Africa tropicale e ad oggi molto coltivata grazie alle sue doti di adattabilità (possiede una crescita rapida ed è molto resistente a parassiti e condizioni climatiche differenti da quelle d'origine). Possiede semi di forma tondeggiante, irregolari e di color variabile dal marrone al grigioverde. Cresce in altitudini tra il livello del mare ed i 600/700 metri e le sue piante possono superare i 10 metri d'altezza. Il caffè ottenuto da questa specie è un caffè più leggero e meno corposo dell'Arabica ed il suo gusto spesso richiama i sapori ed i profumi delle terre d'origine. Coffea robusta Coffea Liberica Tra le specie di coffea meno diffuse, la più importante è Coffea liberica. Questa specie originaria dell'Africa è coltivata soprattutto nell'area asiatica tra Indonesia e Filippine. A flowering Coffea arabica tree in a Brazilian plantation Plantation à São João do Manhuaçu City - Minas Gerais – Brésil Plantação próxima da cidade de São João do Manhuaçu - Minas Gerais - Brasil. Cultivo de café en Colombia Unripe coffee pods in Araku Valley, India Unroasted coffee beans of the Robusta variety (Coffea canephora) A coffee plantation on a hill near Orosí, Costa Rica. Shade trees in Orosí in Costa Rica. In the background (red) shade trees and in the foreground pruned trees for different periods in the growth cycle. José Mariano da Conceição Velloso, in O Fazendeiro do Brasil, (Lisbon, 1806), vol. 2, plate 1, foldout following p. 341. ("Preparing the soil to cultivate an indigo field and then harvest it") shows various phases of the planting and harvesting of the Indigo plant: fig. 1 (top), depicts preparation of the soil for planting, using a rake; fig. 2 (center) shows the use of hoes to make the holes into which the indigo seed is planted; fig. 3, depicts harvesting of the plant, gathering it into bundles, and carrying it to the tanks or cisterns for further processing. The bottom panel shows a variety of tools and implements used in indigo. The Coffee Harvest, engraved by Deroi, By Johann Moritz Rugendas (1835) Illustration de Jean-Baptiste Debret (1768-1848), issue de l'ouvrage : Voyage pittoresque et historique au Brésil, ou Séjour d'un artiste français au Brésil, depuis 1816 jusqu'en 1831 inclusivement, époques de l'avènement et de l'abdication de S.M.D. Pedro Ier, fondateur de l'empire brésilien, publié à Paris, entre 1834 et 1839 Piantagione di caffé in Brasile La moglie di un fazendeiro brasiliano viene condotta in portantina dagli schiavi della piantagione (provincia di San Paolo, 1860 c.). Immigranti italiani a São Paulo nel 1890. A loro si deve la produzione paulista di caffè in Brasile Femme récoltant le café en Éthiopie Coffee sorting in Dutch East Indies (now Indonesia). Quantité de caféine absorbée par jour et par habitant par boisson de café (en brun) ou de thé (en vert) ainsi que la somme des deux (en blanc) pour l'année 1995, d'après les données de la FAO. L'apport de caféine des boissons gazeuses n'est pas représenté. L'apport de caféine du cacao ne dépasse pas 15 mg/jour/hab. pour le Danemark, premier consommateur, et est négligé ici. L'Argentine et le Paraguay sont les deux principaux consommateurs de maté, soit un apport en caféine de 100 et 50 mg/jour/habitant (respectivement), non représenté ici. Map showing areas of coffee cultivation: r:Coffea canephora m:Coffea canephora and Coffea arabica a:Coffea arabica Les zones productrices de café au Brésil (orange foncé) sont situées dans le sud du pays. Année Brésil 1994 2004 2008 1 284 25 % 1 692 30 % 2 356 35 % 2 796 Viêt Nam 14 0% 212 4% 831 12 % 1 067 Colombie 662 13 % 779 14 % 684 10 % 688 Indonésie 373 7% 377 7% 443 7% 682 Éthiopie 139 3% 152 3% 300 4% 273 Inde 196 4% 169 3% 231 3% 262 Guatemala 170 3% 227 4% 221 3% 262 Mexique 260 5% 250 4% 204 3% 265 70 1% 71 1% 201 3% 273 Ouganda 153 3% 144 3% 165 2% 211 Honduras 86 2% 131 2% 155 2% 190 Costa Rica 151 3% 150 3% 107 2% 107 Côte d'Ivoire 289 6% 180 3% 105 1% 80 Salvador 134 3% 138 2% 85 1% 89 Nicaragua 51 1% 41 1% 68 1% 72 Papouasie 45 1% 68 1% 60 1% 75 Équateur 83 2% 143 3% 56 1% 32 Thaïlande 28 2% 84 1% 48 1% 50 Tanzanie 50 1% 41 1% 48 1% 43 Cameroun 95 2% 24 0% 44 1% 35 Kenya 93 2% 100 2% 43 1% 42 Venezuela 59 1% 56 1% 42 1% 72 554 11 % 397 7% 264 4% 5 039 100 % 5 624 100 % 6 760 100 % Pérou Autres pays Total 1984 8249 Principaux producteurs Récoltes de café vert (milliers de tonnes) 1984, 1994, 2004, déclarées à l'OIC, 2008 (FAO) Top Ten Green Coffee Producers - 2009 (millions of metric tons) Brazil 2.44 Vietnam 1.18 Colombia 0.89 Indonesia 0.70 India 0.29 Ethiopia 0.27 Peru 0.26 Mexico 0.25 Guatemala 0.25 Honduras 0.21 World Total Source: UN Food & Agriculture Organisation (FAO) 7.80 Consumo di caffé (chilogrammi/persona/anno) dei paesi a maggior consumo Regione d'origine del caffè. Abissinia (Kaffa) e Yemen (Moka) ETIMOLOGIA qahwah in Arabo. Dal verbo qaha, ovvero “essere inappetente” [anche Kahwah o Cahue] kahve in Turco qahveh in Persiano bunn in etiope Prospero Alpini, noto anche come Prosper Alpinus, Prospero Alpino e Prosper Alpin (Marostica, 23 novembre 1553 – Padova, 6 febbraio 1617), è stato un medico, botanico e scienziato italiano. Nato a Marostica, nella Repubblica di Venezia, in gioventù servì le armi nell'esercito milanese, ma nel 1574 decise di studiare medicina all'Università di Padova, dove si laureò 1578. Iniziò la professione di medico a Camposampiero, un piccolo paese del territorio padovano, ma dopo poco tempo, nel 1580, il patrizio veneto Giorgio Emo, nominato console a Il Cairo in Egitto dalla Repubblica Veneta, lo volle con sé come medico personale: in questo modo poté dedicarsi allo studio della botanica, suo interesse scientifico prevalente. Trascorse circa tre anni in questo paese, fino al 1584, e, dalle pratiche di coltivazione della Palma da dattero, Alpini dedusse il concetto di differenza sessuale nelle piante, che in seguito fu adottato come fondamento dal sistema di classificazione scientifica di Linneo. Egli comprese che "le palme da dattero femminili non portavano il frutto a meno che non ci fosse un mescolamento tra i rami maschili e femminili o, come generalmente avviene, a meno che la polverina prodotta dai fiori maschili non fosse cosparsa sui fiori femminili". Nel 1584 tornò a Venezia e in seguito, risiedette per qualche tempo a Genova come medico di Andrea Doria. Nel 1590 tornò di nuovo a Venezia e nel 1593 ottenne la cattedra di lettura dei semplici all'Università di Padova. Dal 1603 fu nominato prefetto dell'orto botanico e titolare anche della cattedra di ostensione dei semplici (l'odierna farmacologia). Le opere e l'attività dell'Alpino riguardarono sia la botanica che la medicina e lo resero celebre in tutta Europa tanto che Albrecht von Haller lo definì medicus et botanicus celeberrimus. In medicina la sua opera più celebre fu il De praesagienda via et morte aegrotantium, il primo trattato moderno di semeiotica, che ebbe grande successo e ampia diffusione con ristampe fino al 1774. In botanica la sua opera più famosa fu il De Plantis Aegypti liber, anche questa di grande successo e ampia diffusione con plurime edizioni e ristampe. Nel De Medicina Egyptiorum (Venezia, 1591) sono contenute le prime considerazioni sulla pianta del caffè pubblicate in Europa. Il genere Alpinia, della famiglia Zingiberaceae, gli venne dedicato da Linneo in suo onore. Un amico del caffè Cornelius Bontekoe (* 1647; † 1685) war ein Pseudonym des holländischen Arztes Cornelius Dekker. Dekker veröffentlichte einige im 17. und 18. Jahrhundert sehr populäre medizinische Werke unter dem Pseudonym Bontekoe. Weil an dem Wirtshaus seines Vaters das Schild einer bunten Kuh hing, wurde Dekker von seinen studentischen Kommilitonen Bontekoe genannt. Die bedeutendste kulturgeschichtliche Leistung Bontekoes war die Einführung des Kaffees, der Schokolade und des Tees in Berlin am Hofe des Großen Kurfürsten, wo er als kurfürstlicher Leibarzt wirkte. Als Kaffee (wie auch Tee, Schokolade und Tabak) im 17. Jahrhundert in Europa eingeführt wurden, gab es erbitterte Gegner (Pamphlet der Londoner Frauen gegen den Kaffee und Antwort der Männer darauf, 1674) und glühende Befürworter, zu denen Bontekoe zählte. Bontekoe wie auch William Harvey (Traktat über die Wirkung von Kaffee, Tee und Schokolade als lebensverlängerndes Mittel, 1685), mit dem Bontekoe bekannt war, verteidigten in ihren Schriften die neuen Drogen. Mitunter verordnete Bontekoe seinen Patienten 50 Tassen Kaffee täglich, was seine Auffassung von der heilenden Wirkung des Kaffees untermauerte. Aus heutiger Sicht ist die Kaffeemenge, die Bontekoe verabreichen ließ, sicher übertrieben. Neuere Untersuchungen zeigen jedoch eine positive Wirkung des Kaffees auf Herz und Kreislauf, er wirke antikariös und habe angeblich eine positive Wirkung auf einen Diabetes mellitus. Angesichts des hohen Bierkonsums, eine Folge der traumatischen Kriegserlebnisse des noch nicht lange zurückliegenden Dreißigjährigen Krieges, war die medizinische Verordnung von Kaffee und Tee nicht zuletzt eine Maßnahme gegen den weit verbreiteten Alkoholismus. Un amico del caffè Guillaume Massieu, né à Caen le 13 avril 1665 et mort à Paris le 26 septembre 1722, est un homme d'Église, traducteur et poète français, connu surtout pour avoir chanté en vers latins les douceurs et les bienfaits du café. Mais c'est surtout pour son Caffaeum que l'on se souvient encore de Guillaume Massieu. Dans ce long poème en latin, imitant à la fois Virgile et Fellon, lui aussi auteur d'un poème en latin sur le café, il explique comment « le doux breuvage doit être cuit et bu avec art. » Apollon, dit Massieu, a créé ce breuvage pour guérir les poètes de leur paresse et donner de la vigueur à ceux « qui ont pour tâche de nourrir les esprits de paroles divines et inspirer la frayeur à l'âme des pêcheurs. » Aussi les buveurs de café sont-ils des êtres bénis, car «aucune molle léthargie ne trouble leur sein. » Un nemico del caffè Simon Pauli (der Jüngere) (auch dänisch Simon Paulli, * 6. Dezember 1603 in Rostock; † 13. April 1680 in Kopenhagen) war ein deutscher Arzt im Dienst der dänischen Könige Christian IV. und Friedrich III. Simon Pauli war der Enkel des Rostocker Superintendenten Simon Pauli des Älteren und Sohn des Rostocker Medizinprofessors und zeitweiligen Rektors (1596) der Universität Heinrich Pauli (1565-1610), der 1604 als Leibarzt der Königinwitwe Sophie nach Nykøbing ging. Simon Pauli studierte Medizin in Rostock, Leiden und Paris. Nach einer Reise nach England schloss er seine Studien in Wittenberg ab und wurde hier 1630 zum Doktor der Medizin promoviert. Er praktizierte in Rostock und Lübeck und lehrte von 1634 bis 1639 als Professor an der Rostocker Universität. 1639 wurde er als Professor für Anatomie, Chirurgie und Botanik an die Universität Kopenhagen berufen. Hier richtete er 1645 erstmals ein Theatrum Anatomicum ein. Zu seinen Schülern gehörten unter anderem Joel Langelott und Niels Stensen. Im Auftrag von König Christian IV. gab er ein Kräuterbuch mit dem Titel Flora Danica heraus - ein Vorläufer des 100 Jahre jüngeren Tafelwerks Flora Danica. Nach der Thronübernahme von Friedrich III. wollte dieser Thomas Bartholin mit der Professur betrauen. Zum Ausgleich ernannte er Paulli zum Leibarzt und verschaffte ihm mit einer Prälatur in Aarhus eine Sinekure. Pauli schrieb als einer der ersten über die medizinischen Wirkungen von Tabak und Tee. Dabei vertrat er allerdings die bald widerlegte These, dass der Teestrauch mit dem europäischen Gagelstrauch identisch sei. Von Paulis Söhnen wurde Jacob Henrik (1637-1702; 1698 nobil. von Rosenschild(t)-Paulyn[1]) Anatom und Diplomat in dänischen Diensten, Daniel (1640-1684) Buchhändler und Verleger in Kopenhagen[2], Simon Buchdrucker und Verleger in Straßburg, und ein weiterer Sohn, Olliger (Holger) Pauli (1644-1714), wurde nach zunächst erfolgreicher wirtschaftlicher Tätigkeit bei der Dänischen Ostindien-Kompanie ein extrempietistischer Publizist. Federico II di Hohenzollern, detto Federico il Grande Frederick the Great, from a proclamation against coffee, September 13, 1777: "It is disgusting to notice the increase in the quantity of coffee used by my subjects, and the amount of money that goes out of the country as a consequence. Everybody is using coffee; this must be prevented. His Majesty was brought up on beer, and so were both his ancestors and officers. Many battles have been fought and won by soldiers nourished on beer, and the King does not believe that coffee-drinking soldiers can be relied upon to endure hardships in case of another war." Clemente VIII, nato Ippolito Aldobrandini (Fano, 24 febbraio 1536 – Roma, 3 marzo 1605), fu il 231º papa della Chiesa cattolica e 139° sovrano dello Stato Pontificio dal 1592 alla sua morte. Gli appassionati del caffè sostengono che la diffusione e la popolarità della bevanda, agli inizi del XVII secolo, si deve all'influenza di Clemente. Pur con le pressioni dei suoi consiglieri che volevano che dichiarasse il caffè una bevanda del diavolo, a causa della sua popolarità tra i musulmani del Medio Oriente, egli dichiarò che, "Questa bevanda del diavolo è così buona... che dovremmo cercare di ingannarlo e battezzarlo." Non è chiaro se la storiella sia vera o meno. È documentato, peraltro, che il suo medico personale Andrea Cesalpino, il quale era anche botanico, fu il primo occidentale a descrivere nelle sue opere la pianta del caffè. Anno di apertura della prima sala da caffè in alcune grandi città: Mecca c. 1500 Cairo c. 1500 Constantinopoli 1555 Oxford 1650 Londra 1652 Cambridge 1660 (inizi) L’Aja 1664 Amsterdam metà 1660s Marsiglia 1671 Amburgo 1679 Vienna 1683 Parigi 1689 Boston 1689 Lipsia 1694 New York 1696 Philadelphia 1700 Venezia 1720 Berlino 1721 Un marchand de café ambulant au XVIIIe siècle à Paris. Nicolas de Larmessin (French, ca. 1640–1725) Habit de Caffetier [Cafe owner's costume] Etching from a series of fanciful depictions of trades and professions, ca. 1690 Il ritratto è evidentemente caricaturale (cfr. le pipe sulla calzatura, la manica a forma di bricco di caffè, il copricapo con la scritta “caffè, the, chocolat”). Fu fondato dal ristoratore Francesco Procopio dei Coltelli, emigrato a Parigi nella prima metà del 1600 da Acitrezza, paese a poca distanza da Catania, dopo una prima esperienza a Palermo, allora capitale del Regno di Sicilia. Il Café ebbe enorme successo grazie all'invenzione che rese famoso il suo fondatore, il sorbetto (progenitore del gelato odierno). Presto dovette spostarsi in una sede più grande ed adeguata, ove si trova tuttora (oggi è un ristorante), al 13 di rue de l'Ancienne Comédie. Quel Café offriva: acque gelate (la granita), gelati di frutta, fiori d'anice, fiori di cannella, frangipane, gelato al succo di limone, gelato al succo d'arancio, sorbetto di fragola, in base a una patente reale (una concessione) con cui Luigi XIV aveva dato a Procopio l'esclusiva di quei dolci. Diventò il più famoso luogo di ritrovo francese. Fu di gran moda nel Settecento e nell'Ottocento: fu frequentato, tra gli altri, da La Fontaine, Voltaire, Napoleone, Honoré de Balzac, Victor Hugo, George Sand, Paul Verlaine e Anatole France, Jean-Paul Sartre come ricorda una epigrafe sulla porta. Cafe Le Procope (still trading) is acknowledged as the first true coffee house and the oldest restaurant in Paris and located right at the heart of the famous Quartier Latin. It was opened in 1686 by Sicilian Francesco Procopio dei Coltelli, a former lemonade vendor, on a street then known then as rue des Fossés-SaintGermain-des-Prés. The cafe faces the Theatre Francais, where it drew a clientele of artists and actors and so it became known as the “theatrical” coffee house although only for gentlemen. Today the coffee house sits on the now named rue de l’Ancienne Comédie. Throughout the eighteenth century the Procope became the meeting place of the intellectual establishment. The Phrygian cap, a symbol of Liberty, was first displayed at the Procope and became the meeting place of revolutionaries including the Cordeliers, Robespierre, Danton, Voltaire, Rousseau, Diderot and Marat. Alexander von Humboldt and George Sand were among the famous 19th-century regulars. It holds some claim to be the birthplace of the Encyclopédie, the first modern encyclopedia. Closing its doors briefly in the late 1800’s it remains today as an historical landmark of Paris. Procopio Cutò, che i francesi tradussero in “Dei Coltelli”, era nato in Sicilia ai piedi dell’Etna. Alle nevi di questo vulcano ed alla sua intraprendenza si deve la sua fortuna. La giovinezza lo vide pescatore, come il nonno Francesco ed il padre Onofrio; fu proprio il nonno a fornire al giovane l’occasione del riscatto. Il vecchio Francesco, quando non era in mare a pescare, si dilettava nella costruzione di una macchina per fare i gelati, che migliorasse la qualità di quello che allora si produceva. Fin da epoche remote con le nevi dell’Etna unite a succhi di frutta o miele si preparavano una sorta di sorbetti molto apprezzati dalla popolazione e dai ricchi aristocratici. L’anziano pescatore lasciò dunque in eredità al nipote la sua invenzione: Procopio la studiò a lungo, fece prove, ottenne successi ed insuccessi finché un giorno si sentì pronto per tentare la fortuna. Divenne cuoco, approdò a Parigi e qui, con notevole coraggio e lungimiranza, aprì un Caffè che portava il suo nome francesizzato “Le Procope”. Fu il primo Caffè di Parigi, tuttora esistente ed attivo. Venne frequentato nel corso degli anni da personalità della cultura e della politica: ai suoi tavoli siederanno Robespierre e Voltaire, Balzac e Hugo. Procopio ottenne la nazionalità francese nel 1685; dieci anni prima aveva sposato Marguerite Crouin dalla quale aveva avuto ben otto figli. Quello non fu il suo unico matrimonio, perché si risposò altre due volte, l’ultima da anziano, ed ebbe altri cinque figli. Francesco Procopio dei Coltelli, noto in Francia col nomignolo di Le Procope (Palermo o Aci Trezza, 9 febbraio 1651 – Parigi, 10 febbraio 1727), è stato un cuoco italiano, ritenuto il padre del gelato. Francesco pare sia nato in Sicilia, più precisamente a Palermo, anche se alcune fonti riportano come luogo di nascita il paese di Aci Trezza (CT)[1], ma l'origine palermitana è stata recentemente rafforzata da un attestato di battesimo rinvenuto presso l'archivio parrocchiale della Chiesa di Sant'Ippolito situata nel quartiere Capo di Palermo[2]. Il battesimo fu celebrato il 10 febbraio 1651, giorno seguente alla sua nascita. Dal certificato di battesimo emerge che il vero cognome non era "Coltelli", bensì Cutò tipico cognome siciliano. Un simile malinteso è facilmente spiegabile se si considera che in francese la parola “coltelli” (in fr. couteaux) si legge proprio “cutò”. Una terza ipotesi, anch'essa verosimile, propende per la nascita a Palermo ed un periodo vissuto a Trezza, dove proprio grazie al commercio della neve dell'Etna (attività storicamente rilevante) Procopio avrebbe ideato il gelato. Procopio fondò il più antico caffè di Parigi, chiamato Le Procope nel 1686. Nel XIX secolo soprattutto sarà molto in voga e preferito da molte personalità della politica e della cultura, fra cui Robespierre, Danton, Marat, Voltaire, Balzac e Hugo. Attualmente è stato trasformato in un ristorante (oggi in rue de l' Ancienne Comédie). Nel 1675 sposò nella chiesa di Saint Sulpice Marguerite Crouin dalla quale ebbe otto figli. L’atto di matrimonio consente di conoscere i nomi dei suoi genitori che furono Onofrio e Domenica Semarqua. Ottenne la nazionalità francese nel 1685 e nel 1696 si risposò con Anne Françoise Garnier che gli diede quattro figli. Nel 1717 ormai anziano si ritirò dall’attività e l’anno seguente, avendo sposato Julie Parmentier, ebbe un altro figlio[3]. Le café Procope. Musée Carnavalet/ Roger-Viollet Caffè Procope. La table de Voltaire. Le Souper des philosophes de Jean Huber, eau-forte sur papier bleu, XVIIIe siècle, Bibliothèque nationale de France. La scène se passe à Ferney (et non au café Procope comme indiqué sur la photo). Imaginée par Huber, elle rassemble autour de Voltaire d'Alembert, Condorcet, Diderot, La Harpe, le père Adam et l'abbé Maury. Caffè Procope Il Caffè Procope oggi Louis XV as a child receiving Ottoman ambassador Mehmed Efendi in 1721. Ritratto di Madame Du Barry favorita di Luigi XV nei panni di un’odalisca Madame de Pompadour portrayed as a Turkish lady in 1747 by Charles André van Loo, an example of Turquerie. Le Dejeuner 1739 François Boucher Un café du XVIIIe siècle Discutendo la Guerra ad un cafè di Parigi, The Illustrated London News, 17 settembre 1870. Cantastorie (meddah) in un caffè nell'Impero Ottomano. Une sultane prenant le café que lui présente une négresse de Carle Van Loo A coffee bearer, from the Ottoman quarters in Cairo, Egypt in the year 1857. Lewis, John Frederick, The Coffee Bearer, 1857 An Ottoman coffeehouse European engraving, 19th century Coffeehouse a Tophane, “Voyage Pittoresque”, Paris 1819 Preziosi, Amadeo (1816-1882) - Inside a Turkish Coffee House, 1858 A Coffee House, Constantinople, 1854 Amadeo Preziosi Maison de café à Constantinople 1905 Mouture du café au pilon en Palestine, 1905 Coffeehouse in Palestine, c.1900. Over the door of a Leipzig coffeeshop is a sculptural representation of a man in Turkish dress, receiving a cup of coffee from a boy Kofetarica (la bevitrice di caffè) del 1888 di Ivana Kobilca (1861-1926), Museo nazionale di Lubiana. Most authorities agree that Pasqua Rosée was the first to sell coffee publicly, whether in a tent or shed, in London in or about the year 1652. His original shop-bill, or handbill, the first advertisement for coffee, is in the British Museum: "The Vertue of the COFFEE Drink First publiquely made and sold in England, by Pasqua Rosée ... in St. Michaels Alley in Cornhill ... at the Signe of his own Head.“ The Jamaica Wine House now occupies the same space. St. Michael’s Alley Coffee House is England’s first coffee house and was opened in Cornhill London in 1652. It is still unclear to this day wether it was opened by a Mr. Bowman or Pasqua Rosee although the weight of evidence suggests Pasqua Rosee. It is also uncertain as to wether he was a native of Armenia, a Greek from the Republic of Ragusa or from Ottoman Smyrna, a port in Western Turkey. What is clear is that he was a man-servant or employee to a Turkish merchant trader (one who dealt in coffee and other such luxury items) named Daniel Edwards. Some researchers also claim that Pasqua went into business with a coachman who was a relative of Mr. Edwards. The coffee house is famous for being the first known coffee advertising or prospectus in England with the original document, ‘The Virtue of the Coffee Drink’, still being on display in the British Museum. INTERNO DI LONDRA UNA COFFEE HOUSE, C.1650-1750 Scuola Inglese Old Slaughter's Coffee House, St. Martin's Lane A wood cut of a seventeenth century English coffee house 1664 Lloyd's Coffee House in the Royal Exchange, Showing the Subscription Room, Cornhill, XVIII sec. The French Coffee House in London, Second Half of the Eighteenth Century. From the original water-color drawing by Thomas Rowlandson Un’immagine settecentesca di un caffè, realizzata da un illustratore come Thomas Rowlandson. The Spectator è il nome di un quotidiano inglese uscito dal marzo 1711 al dicembre 1712. Fu fondato dal politico, scrittore e drammaturgo Joseph Addison, che in precedenza aveva collaborato con Richard Steele alla pubblicazione tri-settimanale The Tatler. Lo Spectator è considerato come uno dei primi esempi di giornalismo moderno; incentrando la linea editoriale più sull'analisi di questioni sociali che sulle dispute politiche, il giornale inglese riuscì a conquistare molti lettori, raggiungendo una tiratura di oltre 10.000 copie, un record per l'epoca. Secondo le stime di Addison il giornale veniva però letto da circa 60.000 persone, ossia circa un decimo della popolazione della Londra di inizio '700. Ogni numero è ambientato in un caffee, pretesto utilizzato per porre a confronto le diverse categorie sociali che nei club normalmente si incontrano: avvocati, commercianti, militari, letterati, riservando al giornalista il ruolo imparziale di spettatore (spectator, per l'appunto). L'ideale che anima le pagine del giornale è costituito dall'idea che il dialogo sociale sia garanzia di benessere e miglioramento della società stessa, e che in questo dialogo il giornalismo debba avere il ruolo di contribuire alla creazione dell'opinione pubblica, mostrando e, se necessario, criticando, i diversi punti di vista. Il successo dello Spectator fu tale che superò i confini dell'Inghilterra: anche in seguito alla chiusura, nel 1712, le ristampe che raccoglievano in volume i numeri del giornale inglese circolarono in molte copie in Europa, generando anche tentativi di emulazione. Per quanto riguarda l'Italia si possono ricordare due esempi, ambedue con dichiarati riferimenti all'opera di Addison: "La frusta letteraria di Aristarco Scannabue", edito a Venezia tra il 1763 ed il 1765 ad opera di Giuseppe Baretti, e "Il Caffè", testata milanese dei fratelli Pietro ed Alessandro Verri, e di Cesare Beccaria, pubblicata tra il 1764 ed il 1766. Coffee Houses played an important part in the social life of England. Only coffee and chocolate were served (no alcohol). Here news could be had, conversation, arguments, meetings, card games, wagers made, workmen could be paid, etc. Edward Lloyd’ Coffee House was opened by Edward Lloyd near the Thames on Tower Street in London in 1685. The coffee house was “spacious, well built and inhabited by able tradesmen” according to a contemporary publication. Later in 1691 it was transferred to 16 Lombard Street which was very close to the centre of English maritime trade. It was from this coffee house that Edward Lloyd launched his “Lloyd’s List” in 1696 which was filled with information on ship arrivals and departures and included some intelligence on conditions abroad and at sea. This list was eventually enlarged to provide daily news on stock prices, foreign markets, and high-water times at London Bridge and reports of accidents and sinkings. In 1771, seventy-nine of the underwriters who did business at Lloyd’s subscribed £100 each and joined together in the Society of Lloyd’s, an unincorporated group of individual entrepreneurs operating under a self-regulated code of behaviour. These were the original Members of Lloyd’s; later, members came to be known as “Names.” It was from this coffee house that Lloyd’ s of London was established which eventually became the largest insurance company of the world Turk’s Head Coffee House was a name used by many coffee houses at the height of coffee’s popularity in London in the 18th century. Possibility the most famous one of these traded in the Strand in London from 1763 to 1783.It derived its fame as the gathering place for such literary figures as Samuel Johnson, his biographer Boswell, Oliver Goldsmith, the actor David Garrick, Edmund Burke, and Sir Joshua Reynolds the painter. Other members of the circle were Thomas Percy, historian Edward Gibbon, and economist Adam Smith. Queen’s Lane Coffee House (still trading) is a historic coffee house dating from 1654 located on Queen’s Lane which is a historic street in central Oxford, England. It was named after Queen’s College located to the south and west and is close to St. Edmund Hall one of the smallest colleges in Oxford. It is one of the oldest coffee houses in England and is the oldest still trading coffee house in Oxford, England. It is a popular coffee house with both Oxford University students and tourists. Painting – John Dryden at Wills Will’s Coffee House was established by William Urwin in Russell Street, Covent Garden at the end of Bow Street London in 1660. Starting as Red Cow, then The Rose and finally Will’s, it achieved a fame when the London’s poets, patrons and critics made it their home. John Dryden was the literati genius and poet who made this coffee house the resort of the wits of his time and it was for a long time the open market for libels and lampoonshis stage for thirty years. Dryden shaped the public taste for thirty years and served as an inspiration to poets and writers of prose by passing judgment on the latest poem or play. John Dryden had his own seat at Wills, by the fireplace in winter and by the window in summer. So great was Dryden’s reputation, and with it the reputation of Will’s, that the most famous of England’s men of letters, including Samuel Pepys, Congreve, Pope and Wycherly frequented the coffee house earning Will’s the title ”The Wit’s Coffee House”. The death of Dryden saw the demise of Will’s and about 1712 the custom was transferred by Joseph Addison to Batton’s coffee house on the opposite side of the street. The old Tontine Coffee House was located at the northwest corner of Wall and Water Streets. The Tontine Coffee house is where the NY Stock Exchange was organized. The City Museum tells us “Some historians date the birth of the New York Stock Exchange to the issuance of bonds by Treasury Secretary Alexander Hamilton in 1790; others claim that the exchange came into existence on May 17, 1792, at the Merchants’ Coffee House at the southeast corner of Wall and Water Streets, when twenty-four stock brokers and merchants signed the “Buttonwood Agreement.” Old Coffee House - Market Square and Canal Street - Providence - in this building the Providence Washington Insurance Company had its inception January 5 1799 È il più antico caffè italiano e rappresenta uno dei simboli della città lagunare. Inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi con il nome di “Alla Venezia Trionfante”, fu ben presto ribattezzato dagli avventori "Floriàn", dal nome del proprietario nel dialetto veneziano. Da allora ad oggi ha proseguito ininterrottamente la sua attività quotidiana di caffè divenendo meta privilegiata di veneziani, italiani e stranieri. Giacomo Casanova vi corteggiava le dame e Carlo Goldoni vi entrò ragazzo. Lo frequentarono illustri personaggi come Gasparo Gozzi, Giuseppe Parini, Silvio Pellico, Lord Byron, Ugo Foscolo, Charles Dickens, Goethe, Rousseau, Gabriele d'Annunzio. Il caffè Florian fu restaurato dall'architetto Cadorini nell'Ottocento e possiede varie sale come quella Orientale, così chiamata per le raffigurazioni di donne orientali dipinte. Durante l'insurrezione del 1848, capitanata da Niccolò Tommaseo e Daniele Manin, i feriti vennero adagiati qui. L'Antico Caffè Greco si trova a Roma in via Condotti. È un caffè storico della città, fondato nel 1760, e deve il suo nome al fatto che il fondatore, un certo Nicola della Maddalena, fosse levantino. Oltre all'origine storica, il caffè è famoso per i molti frequentatori famosi avuti nel corso degli anni; è stato per molto tempo, ed in parte lo è tuttora, un ritrovo di intellettuali, fra cui Stendhal, Goethe, Bertel Thorvaldsen, Mariano Fortuny, Byron, Franz Liszt, Keats, Henrik Ibsen, Hans Christian Andersen, Felix Mendelssohn and María Zambrano. Ludwig Passini: Künstler im Cafe Greco in Rom, 1856 Tra Settecento e Ottocento il consumo del caffè si è diffuso anche in Italia e si è andata così affermando la tradizione del caffè come circolo borghese e come punto d'incontro aperto, in contrapposizione alla dimensione privata dei salotti nobili. A Padova la presenza aggiuntiva di oltre tremila persone tra studenti, commercianti e militari fece sì che, più che in altri centri cittadini, si sviluppasse questo tipo di attività.In questo contesto, nel 1772 il bergamasco Francesco Pedrocchi apre una fortunata "bottega del caffè" in un punto strategico di Padova, a poca distanza dall'Università, dal Municipio, dai mercati, dal teatro e dalla piazza dei Noli (oggi Piazza Garibaldi), da cui partivano diligenze per le città vicine, e dall'Ufficio delle Poste (oggi sede di una banca).Il figlio Antonio, ereditata la fiorente attività paterna nel 1800, dimostra subito capacità imprenditoriali decidendo di investire i guadagni nell'acquisto dei locali contigui al suo e, nel giro di circa 20 anni, si ritrova proprietario dell'intero isolato, un'area pressappoco triangolare delimitata a est dalla via della Garzeria (oggi via VIII Febbraio), a ovest da via della Pescheria Vecchia (oggi vicolo Pedrocchi) e a nord dall'Oratorio di San Giobbe (oggi piazzetta Pedrocchi). Il 16 agosto 1826 Antonio Pedrocchi presenta alle autorità comunali il progetto per la costruzione di uno stabilimento, comprendente locali destinati alla torrefazione, alla preparazione del caffè, alla "conserva del ghiaccio" e alla mescita delle bevande. Prima di questo cantiere, Pedrocchi aveva incaricato un altro tecnico, Giuseppe Bisacco, di eseguire i lavori di demolizione dell'intero isolato e di costruire un edificio ma, insoddisfatto del risultato, aveva richiesto a Giuseppe Jappelli, ingegnere e architetto già di fama europea e esponente di spicco della borghesia cittadina che frequentava il caffè, di riprogettare il complesso dandogli un'impronta elegante e unica. PADOVA – CAFFE’ PEDROCCHI Nonostante le difficoltà determinate dal dover disegnare su una pianta irregolare e dal dover coordinare facciate spazialmente diverse, Jappelli fu in grado di progettare un edificio eclettico che trova la sua unità nell'impianto di stile neoclassico. L'illustre veneziano volle trasferire in architettura la sua visione laica e illuminista della società, creando quello che poi diverrà uno degli edifici-simbolo della città di Padova. Il piano terreno fu ultimato nel 1831, mentre nel 1839 venne realizzato il corpo aggiunto in stile neogotico denominato "Pedrocchino", destinato ad accogliere l'offelleria (pasticceria). In occasione del "IV Congresso degli scienziati italiani" (evento dal titolo significativo, visto che Padova si trovava ancora sotto la dominazione asburgica), nel 1842 si inaugurarono le sale del piano superiore che, secondo il gusto storicizzante dell'epoca, erano state decorate in stili diversi, creando un singolare percorso attraverso le civiltà dell'uomo. Jerzy Franciszek Kulczycki (Ukrainian: Юрій-Франц Кульчицький) (1640 – February 19, 1694), of the Sas coat of arms, was a western Ukrainian nobleman of Orthodox faith,[1] merchant, spy, diplomat and soldier, and considered a hero by the people of Vienna for his actions at the 1683 Battle of Vienna. According to a popular legend, he opened the first café in the city, using coffee beans left by the retreating Ottoman Turks. His name often rendered in German as Georg Franz Kolschitzky. Kulczycki was born in 1640 in Kulchytsi, near Sambir, (then part of the Polish–Lithuanian Commonwealth, now western Ukraine[2]). He was born into an old Orthodox-Ruthenian noble family, Kulchytsky-Shelestovich, although his father had converted to Catholicism. As a young man, Kulczycki joined the Zaporozhian Cossacks during which time he demonstrated a gift for languages and worked as an interpreter. Captured by the Turks, he was bought by Serbian merchants who needed a translator. He was fluent in the Turkish, German, Hungarian, Romanian, and Polish languages. Kulczycki started to work as a translator for the Belgrade branch of the Austrian Oriental Company (Orientalische Handelskompagnie). When the Turkish authorities began repressing foreign traders as spies, he avoided arrest by claiming Polish citizenship and moved to Vienna, where through his earlier work he had gathered enough wealth to open up his own trading company in 1678.[3][4] During the Battle of Vienna in 1683, he volunteered to leave the besieged and starving city and contact Duke Charles of Lorraine. Together with his trusty servant, the Serbian Đorđe Mihajlović, he left the city in Turkish attire and crossed enemy lines singing Ottoman songs. After contacting the duke, the pair managed to return to the city and reach it with a promise of imminent relief. Because of that information, the city council decided not to surrender to the Turkish forces of Kara Mustafa Pasha and continue the fight instead. After the arrival of Christian forces led by the Polish king Jan III Sobieski, on September 12, the siege was broken. Kulczycki was considered a hero by the grateful townspeople of Vienna. The city council awarded him with a considerable sum of money while the burghers gave him a house in the borough of Leopoldstadt. King Jan III Sobieski himself presented Kulczycki with large amounts of coffee found in the captured camp of Kara Mustafa's army. Kulczycki opened a coffee house in Vienna at Schlossergassl near the cathedral. It was named the Hof zur Blauen Flasche (‘House under the Blue Bottle’). Kulczycki's abilities helped popularize coffee in Austria and with time his café became one of the most popular places in town. Kulczycki always served the mortar-ground coffee wearing a Turkish attire, which added to the place's popularity. Another of his innovations was to serve coffee with milk, a manner that was unknown to the Turks. Probably he was also the inventor of croissants, cakes in shape of "turkish half-moon".[citation needed] He remains a popular folk hero and the patron of all Viennese café owners even though his café closed soon after his death on February 20, 1694. Until recently, every year in October a special Kolschitzky feast was organized by the café owners of Vienna, who decorated their shop windows with Kulczycki's portrait, as noted by Zygmunt Gloger. Kulczycki is memorialized with a statue on Vienna's Kolschitzky street. House under The Blue Bottle Coffee House (‘Hof zur Blauen Flasche ‘) was one of the first and most notable coffee houses in Vienna and was opened at Schlossergassl near the cathedral in 1686 by Georg Franz Kolschitzky from Poland. Tradition has it that Kolschitzky played a part in freeing the besieged city of Vienna by infiltrating the Turkish lines and getting Poland’s King Sobiesky to send an army to free Vienna. The fleeing Turks left a vast number of sacks of brown beans that nobody wanted. Kolschitzky knew their use and value from his travels to Turkey and so claimed them as his booty. Kulczycki’s helped to popularize coffee in Austria and his coffee house soon became one of the most popular places in town. It is noted that Kulczycki served his mortar-ground coffee wearing a Turkish attire, which added to the exotic authenticity of his coffee brew. Another of his innovations was to serve coffee with milk which was a serving method unknown to the Turks or Austrians at that time. Vienna, Cafè Central Ancien moulin à café de ménage Amalie Auguste Melitta Bentz (January 31, 1873 – June 29, 1950), born Amalie Auguste Melitta Liebscher, was a German entrepreneur, who invented the coffee filter in 1908. Bentz was born in Dresden, Germany. Her father was a publisher. As a housewife, Bentz found that percolators were prone to over-brewing the coffee, espresso-type machines at the time tended to leave grounds in the drink, and linen bag filters were tiresome to clean. She experimented with various means, but ended up using blotting paper from the school exercise-book of her son Willi and a brass pot perforated using a nail. When the grounds-free, less bitter coffee met with general enthusiasm, she decided to set up a business. The Kaiserliche Patentamt (Imperial Patent Office) granted her a patent on June 20, 1908, and on December 15, the company was entered into the commercial register with 73 Pfennig as "M. Bentz." After contracting a tinsmith to manufacture the devices, they sold 1,200 coffee filters at the 1909 Leipzig fair. Her husband Hugo and their sons Horst and Willi were the first employees of the emerging company. In 1910, the company won a gold medal at the International Health Exhibition and a silver medal at the Saxon Innkeepers' Association. When the Great War erupted, metals were requisitioned for use in zeppelin construction, her husband was conscripted to Romania, paper was rationed, and eventually coffee bean imports were banned, disrupting the normal business. During this time she supported herself by selling cartons. Continuing expansion caused them to move their business several times in Dresden. By 1927 the demand for the products was so high that the 80 workers had to work in a double-shift system. Because in Dresden no production facilities were found adequate, the fast-growing company moved in 1929 to Minden in the east of Westphalia. By that time 100,000 filters had been produced. Horst took over the company, now "Bentz & Sohn," in 1930. She transferred the majority stake in Melitta-Werke Aktiengesellschaft to Horst and Willi in 1932, but kept a hand in the business, ensuring that the employees were cared for, offering Christmas bonuses, increasing vacation days from 6 to 15 days per year, and reducing the working week to 5 days. Bentz fostered the company's “Melitta Aid” system, a social fund for company employees. After the outbreak of World War II, production stopped and the company was ordered to produce goods to aid the war effort. At the conclusion of war, the workers relocated for a time to old factories, barracks, even pubs, because the surviving portions of the main factory had been requisitioned as a provisional administration for the Allied troops, a condition that held for twelve years. By 1948, production of filters and paper had resumed, and at the time of her death at Holzhausen at Porta Westfalica in 1950, the company had reached 4.7 million Deutsche marks. Alla prima Fiera Internazionale di Milano nel 1906 Bezzera espone una novità assoluta: la prima macchina per caffè espresso. "Caffè Espresso": era il 1901 quando Luigi Bezzera, a Milano, inventò questo rivoluzionario processo per preparare il caffè, e la macchina per prepararlo. Nasce così una delle tradizioni italiane più famose nel mondo, unica produttrice di macchine di caffé "BEZZERA" dal 1901.