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Caffè - Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione Pubblica

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Caffè - Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione Pubblica
Caffè
Il caffè appartiene alla grande famiglia delle Rubiaceae, la quale
contempla ben 4000 varietà diverse, tra cui circa sessanta sono del
genere Coffea.Commercialmente il caffè è presente sottoforma di
diverse miscele; prendiamo in considerazione le principali.
miscela Arabica: la sua origine è varia (Etiopia, Sudan, Kenia e
Yemen), è quella storicamente più coltivata e rinomata, presenta
chicchi di caffè particolarmente profumati, piccoli dalla forma piatta e
lunga e dal colore tendente al verde scuro. In Brasile esiste la specie
Bourbon e la Maragogype, dai chicchi più grandi. I semi di questa
pianta hanno un contenuto in caffeina più basso rispetto a quello di
altre piante di caffè;
miscela Robusta: molto diffusa la sua coltivazione, iniziata
nell’Ottocento, in Africa, Guinea e Uganda, presenta dei chicchi
piccoli, particolarmente ricchi di caffeina, gradevolmente profumati;
miscela Liberica: l’origine è nel nome; Liberia, i chicchi sono molto
grandi, profumati e molto forti agli attacchi dei parassiti, richiede molta
acqua per la coltivazione e la crescita, si ritiene che tale caffè sia di
qualità inferiore rispetto alle miscele precedenti;
miscela Excelsa: simile per profumazione alla miscela Arabica, è la
più recente come scoperta e secondo i produttori riscuoterà un buon
successo commerciale.
Oltre a queste quattro varietà se ne accostano altre, diciamo minori:
Coffea Congencis: proveniente da piante del Congo,origina un caffè
di buona qualità;
Coffea Mauritania: originario, come anticipa il nome, dell’Isola
Maurizio e dall’Isola della Riunione;
Coffea Racemosa: proviene dal Mozambico;
Coffea Stenophylla:ha origine in diversi paesi, Costa Avorio, Sierra
Leone e Liberia. Ha un sapore particolare non adatto a tutti, un
profumo gradevole assimilabile a quello del The;
Coffea Dewevrei: proviene dal Congo.
In relazione alle diverse tipologie e miscele di caffè è possibile dire
che, le zone di produzione maggiormente rappresentate a livello
geografico sono: Brasile, Messico, Guatemala, Colombia, Indonesia,
Etiopia, Perù, Africa.
Pianta di Coffea arabica in Brasile con
frutti in diversi stadi di maturazione
Il caffè è una bevanda che si ottiene dalla
torrefazione e macinazione di semi di alcune
specie di alberi tropicali (Coffee) appartenenti
alla famiglia botanica delle Rubiaceae.
Nel mondo esistono circa un centinaio di specie
di Coffee, tuttavia quelle riconosciute importanti
ed utili ai fini commerciali sono solo una decina.
Tra di loro queste specie si differenziano per
svariati fattori: l'altezza delle piante, la varietà
delle foglie, il profumo del fiore, la grossezza ed
il colore dei semi, il gusto, il contenuto di
caffeina e la resistenza alle avversità
climatiche.
Tra di esse le più diffuse, coltivate e conosciute
sono la Coffea arabica (meglio conosciuta
come "arabica"), la Coffea canephora (meglio
conosciuta come "robusta") e la Coffea liberica.
Il Coffea Robusta è una pianta originaria dell'Africa
tropicale e ad oggi molto coltivata grazie alle sue doti di
adattabilità (possiede una crescita rapida ed è molto
resistente a parassiti e condizioni climatiche differenti da
quelle d'origine).
Possiede semi di forma tondeggiante, irregolari e di color
variabile dal marrone al grigioverde.
Cresce in altitudini tra il livello del mare ed i 600/700 metri
e le sue piante possono superare i 10 metri d'altezza.
Il caffè ottenuto da questa specie è un caffè più leggero e
meno corposo dell'Arabica ed il suo gusto spesso richiama
i sapori ed i profumi delle terre d'origine.
Coffea robusta
Coffea Liberica
Tra le specie di coffea meno diffuse, la più importante
è Coffea liberica.
Questa specie originaria dell'Africa è coltivata
soprattutto nell'area asiatica tra Indonesia e Filippine.
A flowering Coffea arabica tree in a Brazilian plantation
Plantation à São João do Manhuaçu City - Minas Gerais – Brésil
Plantação próxima da cidade de São João do Manhuaçu - Minas Gerais - Brasil.
Cultivo de café en Colombia
Unripe coffee pods in Araku Valley, India
Unroasted coffee beans of the Robusta variety (Coffea canephora)
A coffee plantation on a hill near Orosí, Costa Rica.
Shade trees in Orosí in Costa Rica. In the background (red) shade trees and in the foreground pruned trees for
different periods in the growth cycle.
José Mariano da Conceição Velloso, in O Fazendeiro
do Brasil, (Lisbon, 1806), vol. 2, plate 1, foldout
following p. 341. ("Preparing the soil to cultivate an
indigo field and then harvest it") shows various phases
of the planting and harvesting of the Indigo plant:
fig. 1 (top), depicts preparation of the soil for planting,
using a rake;
fig. 2 (center) shows the use of hoes to make the holes
into which the indigo seed is planted;
fig. 3, depicts harvesting of the plant, gathering it into
bundles, and carrying it to the tanks or cisterns for
further processing.
The bottom panel shows a variety of tools and
implements used in indigo.
The Coffee Harvest, engraved by Deroi, By Johann Moritz Rugendas (1835)
Illustration de Jean-Baptiste Debret (1768-1848), issue de
l'ouvrage : Voyage pittoresque et historique au Brésil, ou Séjour
d'un artiste français au Brésil, depuis 1816 jusqu'en 1831
inclusivement, époques de l'avènement et de l'abdication de S.M.D.
Pedro Ier, fondateur de l'empire brésilien, publié à Paris, entre 1834
et 1839
Piantagione di caffé in Brasile
La moglie di un fazendeiro brasiliano viene condotta in portantina dagli schiavi della
piantagione (provincia di San Paolo, 1860 c.).
Immigranti italiani a São Paulo nel 1890. A loro si deve la produzione paulista di caffè in Brasile
Femme récoltant le café en Éthiopie
Coffee sorting in Dutch East Indies (now Indonesia).
Quantité de caféine
absorbée par jour et
par habitant par
boisson de café (en
brun) ou de thé (en
vert) ainsi que la
somme des deux (en
blanc) pour l'année
1995, d'après les
données de la FAO.
L'apport de caféine
des boissons
gazeuses n'est pas
représenté. L'apport
de caféine du cacao
ne dépasse pas 15
mg/jour/hab. pour le
Danemark, premier
consommateur, et est
négligé ici.
L'Argentine et le
Paraguay sont les
deux principaux
consommateurs de
maté, soit un apport
en caféine de 100 et
50 mg/jour/habitant
(respectivement), non
représenté ici.
Map showing areas of coffee cultivation:
r:Coffea canephora
m:Coffea canephora and Coffea arabica
a:Coffea arabica
Les zones productrices de café au
Brésil (orange foncé) sont situées
dans le sud du pays.
Année
Brésil
1994
2004
2008
1 284
25 %
1 692
30 %
2 356
35 %
2 796
Viêt Nam
14
0%
212
4%
831
12 %
1 067
Colombie
662
13 %
779
14 %
684
10 %
688
Indonésie
373
7%
377
7%
443
7%
682
Éthiopie
139
3%
152
3%
300
4%
273
Inde
196
4%
169
3%
231
3%
262
Guatemala
170
3%
227
4%
221
3%
262
Mexique
260
5%
250
4%
204
3%
265
70
1%
71
1%
201
3%
273
Ouganda
153
3%
144
3%
165
2%
211
Honduras
86
2%
131
2%
155
2%
190
Costa Rica
151
3%
150
3%
107
2%
107
Côte d'Ivoire
289
6%
180
3%
105
1%
80
Salvador
134
3%
138
2%
85
1%
89
Nicaragua
51
1%
41
1%
68
1%
72
Papouasie
45
1%
68
1%
60
1%
75
Équateur
83
2%
143
3%
56
1%
32
Thaïlande
28
2%
84
1%
48
1%
50
Tanzanie
50
1%
41
1%
48
1%
43
Cameroun
95
2%
24
0%
44
1%
35
Kenya
93
2%
100
2%
43
1%
42
Venezuela
59
1%
56
1%
42
1%
72
554
11 %
397
7%
264
4%
5 039
100 %
5 624
100 %
6 760
100 %
Pérou
Autres pays
Total
1984
8249
Principaux producteurs
Récoltes de café vert
(milliers de tonnes)
1984, 1994, 2004,
déclarées à l'OIC, 2008
(FAO)
Top Ten Green Coffee
Producers - 2009
(millions of metric tons)
Brazil
2.44
Vietnam
1.18
Colombia
0.89
Indonesia
0.70
India
0.29
Ethiopia
0.27
Peru
0.26
Mexico
0.25
Guatemala
0.25
Honduras
0.21
World Total
Source:
UN Food & Agriculture
Organisation (FAO)
7.80
Consumo di caffé (chilogrammi/persona/anno) dei paesi a maggior consumo
Regione d'origine del caffè. Abissinia (Kaffa) e Yemen
(Moka)
ETIMOLOGIA
qahwah in Arabo. Dal
verbo qaha, ovvero “essere
inappetente” [anche
Kahwah o Cahue]
kahve in Turco
qahveh in Persiano
bunn in etiope
Prospero Alpini, noto anche come Prosper Alpinus, Prospero
Alpino e Prosper Alpin (Marostica, 23 novembre 1553 – Padova, 6
febbraio 1617), è stato un medico, botanico e scienziato italiano.
Nato a Marostica, nella Repubblica di Venezia, in gioventù servì le armi
nell'esercito milanese, ma nel 1574 decise di studiare medicina all'Università di
Padova, dove si laureò 1578. Iniziò la professione di medico a Camposampiero, un
piccolo paese del territorio padovano, ma dopo poco tempo, nel 1580, il patrizio
veneto Giorgio Emo, nominato console a Il Cairo in Egitto dalla Repubblica Veneta,
lo volle con sé come medico personale: in questo modo poté dedicarsi allo studio
della botanica, suo interesse scientifico prevalente.
Trascorse circa tre anni in questo paese, fino al 1584, e, dalle pratiche di
coltivazione della Palma da dattero, Alpini dedusse il concetto di differenza
sessuale nelle piante, che in seguito fu adottato come fondamento dal sistema di
classificazione scientifica di Linneo. Egli comprese che "le palme da dattero
femminili non portavano il frutto a meno che non ci fosse un mescolamento tra i
rami maschili e femminili o, come generalmente avviene, a meno che la polverina
prodotta dai fiori maschili non fosse cosparsa sui fiori femminili".
Nel 1584 tornò a Venezia e in seguito, risiedette per qualche tempo a Genova
come medico di Andrea Doria. Nel 1590 tornò di nuovo a Venezia e nel 1593
ottenne la cattedra di lettura dei semplici all'Università di Padova. Dal 1603 fu
nominato prefetto dell'orto botanico e titolare anche della cattedra di ostensione dei
semplici (l'odierna farmacologia).
Le opere e l'attività dell'Alpino riguardarono sia la botanica che la medicina e lo
resero celebre in tutta Europa tanto che Albrecht von Haller lo definì medicus et
botanicus celeberrimus.
In medicina la sua opera più celebre fu il De praesagienda via et morte
aegrotantium, il primo trattato moderno di semeiotica, che ebbe grande successo e
ampia diffusione con ristampe fino al 1774.
In botanica la sua opera più famosa fu il De Plantis Aegypti liber, anche questa di
grande successo e ampia diffusione con plurime edizioni e ristampe.
Nel De Medicina Egyptiorum (Venezia, 1591) sono contenute le prime
considerazioni sulla pianta del caffè pubblicate in Europa.
Il genere Alpinia, della famiglia Zingiberaceae, gli venne dedicato da Linneo in suo
onore.
Un amico del caffè
Cornelius Bontekoe (* 1647; † 1685) war ein
Pseudonym des holländischen Arztes Cornelius Dekker.
Dekker veröffentlichte einige im 17. und 18. Jahrhundert sehr
populäre medizinische Werke unter dem Pseudonym Bontekoe. Weil
an dem Wirtshaus seines Vaters das Schild einer bunten Kuh hing,
wurde Dekker von seinen studentischen Kommilitonen Bontekoe
genannt.
Die bedeutendste kulturgeschichtliche Leistung Bontekoes war die
Einführung des Kaffees, der Schokolade und des Tees in Berlin am
Hofe des Großen Kurfürsten, wo er als kurfürstlicher Leibarzt wirkte.
Als Kaffee (wie auch Tee, Schokolade und Tabak) im 17. Jahrhundert
in Europa eingeführt wurden, gab es erbitterte Gegner (Pamphlet der
Londoner Frauen gegen den Kaffee und Antwort der Männer darauf,
1674) und glühende Befürworter, zu denen Bontekoe zählte.
Bontekoe wie auch William Harvey (Traktat über die Wirkung von
Kaffee, Tee und Schokolade als lebensverlängerndes Mittel, 1685),
mit dem Bontekoe bekannt war, verteidigten in ihren Schriften die
neuen Drogen. Mitunter verordnete Bontekoe seinen Patienten 50
Tassen Kaffee täglich, was seine Auffassung von der heilenden
Wirkung des Kaffees untermauerte. Aus heutiger Sicht ist die
Kaffeemenge, die Bontekoe verabreichen ließ, sicher übertrieben.
Neuere Untersuchungen zeigen jedoch eine positive Wirkung des
Kaffees auf Herz und Kreislauf, er wirke antikariös und habe
angeblich eine positive Wirkung auf einen Diabetes mellitus.
Angesichts des hohen Bierkonsums, eine Folge der traumatischen
Kriegserlebnisse des noch nicht lange zurückliegenden
Dreißigjährigen Krieges, war die medizinische Verordnung von Kaffee
und Tee nicht zuletzt eine Maßnahme gegen den weit verbreiteten
Alkoholismus.
Un amico del caffè
Guillaume Massieu, né à Caen le 13 avril 1665 et mort à
Paris le 26 septembre 1722, est un homme d'Église,
traducteur et poète français, connu surtout pour avoir chanté
en vers latins les douceurs et les bienfaits du café.
Mais c'est surtout pour son Caffaeum que l'on se souvient
encore de Guillaume Massieu. Dans ce long poème en latin,
imitant à la fois Virgile et Fellon, lui aussi auteur d'un poème
en latin sur le café, il explique comment « le doux breuvage
doit être cuit et bu avec art. » Apollon, dit Massieu, a créé ce
breuvage pour guérir les poètes de leur paresse et donner de
la vigueur à ceux « qui ont pour tâche de nourrir les esprits de
paroles divines et inspirer la frayeur à l'âme des pêcheurs. »
Aussi les buveurs de café sont-ils des êtres bénis, car
«aucune molle léthargie ne trouble leur sein. »
Un nemico del caffè
Simon Pauli (der Jüngere) (auch dänisch Simon Paulli, * 6.
Dezember 1603 in Rostock; † 13. April 1680 in Kopenhagen)
war ein deutscher Arzt im Dienst der dänischen Könige Christian
IV. und Friedrich III.
Simon Pauli war der Enkel des Rostocker Superintendenten Simon Pauli des
Älteren und Sohn des Rostocker Medizinprofessors und zeitweiligen Rektors
(1596) der Universität Heinrich Pauli (1565-1610), der 1604 als Leibarzt der
Königinwitwe Sophie nach Nykøbing ging.
Simon Pauli studierte Medizin in Rostock, Leiden und Paris. Nach einer Reise
nach England schloss er seine Studien in Wittenberg ab und wurde hier 1630
zum Doktor der Medizin promoviert. Er praktizierte in Rostock und Lübeck
und lehrte von 1634 bis 1639 als Professor an der Rostocker Universität.
1639 wurde er als Professor für Anatomie, Chirurgie und Botanik an die
Universität Kopenhagen berufen. Hier richtete er 1645 erstmals ein Theatrum
Anatomicum ein. Zu seinen Schülern gehörten unter anderem Joel Langelott
und Niels Stensen.
Im Auftrag von König Christian IV. gab er ein Kräuterbuch mit dem Titel Flora
Danica heraus - ein Vorläufer des 100 Jahre jüngeren Tafelwerks Flora
Danica. Nach der Thronübernahme von Friedrich III. wollte dieser Thomas
Bartholin mit der Professur betrauen. Zum Ausgleich ernannte er Paulli zum
Leibarzt und verschaffte ihm mit einer Prälatur in Aarhus eine Sinekure.
Pauli schrieb als einer der ersten über die medizinischen Wirkungen von
Tabak und Tee. Dabei vertrat er allerdings die bald widerlegte These, dass
der Teestrauch mit dem europäischen Gagelstrauch identisch sei.
Von Paulis Söhnen wurde Jacob Henrik (1637-1702; 1698 nobil. von
Rosenschild(t)-Paulyn[1]) Anatom und Diplomat in dänischen Diensten,
Daniel (1640-1684) Buchhändler und Verleger in Kopenhagen[2], Simon
Buchdrucker und Verleger in Straßburg, und ein weiterer Sohn, Olliger
(Holger) Pauli (1644-1714), wurde nach zunächst erfolgreicher
wirtschaftlicher Tätigkeit bei der Dänischen Ostindien-Kompanie ein extrempietistischer Publizist.
Federico II di Hohenzollern,
detto Federico il Grande
Frederick the Great, from a proclamation
against coffee, September 13, 1777:
"It is disgusting to notice the increase in
the quantity of coffee used by my
subjects, and the amount of money that
goes out of the country as a
consequence. Everybody is using coffee;
this must be prevented. His Majesty was
brought up on beer, and so were both
his ancestors and officers. Many battles
have been fought and won by soldiers
nourished on beer, and the King does not
believe that coffee-drinking soldiers can
be relied upon to endure hardships in
case of another war."
Clemente VIII, nato Ippolito
Aldobrandini (Fano, 24
febbraio 1536 – Roma, 3
marzo 1605), fu il 231º papa
della Chiesa cattolica e 139°
sovrano dello Stato Pontificio
dal 1592 alla sua morte.
Gli appassionati del caffè
sostengono che la diffusione
e la popolarità della bevanda,
agli inizi del XVII secolo, si
deve all'influenza di
Clemente. Pur con le
pressioni dei suoi consiglieri
che volevano che dichiarasse
il caffè una bevanda del
diavolo, a causa della sua
popolarità tra i musulmani del
Medio Oriente, egli dichiarò
che, "Questa bevanda del
diavolo è così buona... che
dovremmo cercare di
ingannarlo e battezzarlo."
Non è chiaro se la storiella
sia vera o meno. È
documentato, peraltro, che il
suo medico personale
Andrea Cesalpino, il quale
era anche botanico, fu il
primo occidentale a
descrivere nelle sue opere la
pianta del caffè.
Anno di apertura della prima sala da caffè in alcune grandi città:
Mecca c. 1500
Cairo c. 1500
Constantinopoli 1555
Oxford 1650
Londra 1652
Cambridge 1660 (inizi)
L’Aja 1664
Amsterdam metà 1660s
Marsiglia 1671
Amburgo 1679
Vienna 1683
Parigi 1689
Boston 1689
Lipsia 1694
New York 1696
Philadelphia 1700
Venezia 1720
Berlino 1721
Un marchand de café ambulant
au XVIIIe siècle à Paris.
Nicolas de Larmessin (French, ca. 1640–1725)
Habit de Caffetier [Cafe owner's costume]
Etching from a series of fanciful depictions of trades and
professions, ca. 1690
Il ritratto è evidentemente caricaturale (cfr. le pipe sulla
calzatura, la manica a forma di bricco di caffè, il
copricapo con la scritta “caffè, the, chocolat”).
Fu fondato dal ristoratore Francesco Procopio dei Coltelli, emigrato a
Parigi nella prima metà del 1600 da Acitrezza, paese a poca distanza
da Catania, dopo una prima esperienza a Palermo, allora capitale del
Regno di Sicilia.
Il Café ebbe enorme successo grazie all'invenzione che rese famoso il
suo fondatore, il sorbetto (progenitore del gelato odierno). Presto
dovette spostarsi in una sede più grande ed adeguata, ove si trova
tuttora (oggi è un ristorante), al 13 di rue de l'Ancienne Comédie.
Quel Café offriva: acque gelate (la granita), gelati di frutta, fiori d'anice,
fiori di cannella, frangipane, gelato al succo di limone, gelato al succo
d'arancio, sorbetto di fragola, in base a una patente reale (una
concessione) con cui Luigi XIV aveva dato a Procopio l'esclusiva di quei
dolci. Diventò il più famoso luogo di ritrovo francese.
Fu di gran moda nel Settecento e nell'Ottocento: fu frequentato, tra gli
altri, da La Fontaine, Voltaire, Napoleone, Honoré de Balzac, Victor
Hugo, George Sand, Paul Verlaine e Anatole France, Jean-Paul Sartre
come ricorda una epigrafe sulla porta.
Cafe Le Procope (still trading) is acknowledged as the first true
coffee house and the oldest restaurant in Paris and located right at
the heart of the famous Quartier Latin. It was opened in 1686 by
Sicilian Francesco Procopio dei Coltelli, a former lemonade
vendor, on a street then known then as rue des Fossés-SaintGermain-des-Prés. The cafe faces the Theatre Francais, where it
drew a clientele of artists and actors and so it became known as
the “theatrical” coffee house although only for gentlemen. Today
the coffee house sits on the now named rue de l’Ancienne
Comédie. Throughout the eighteenth century the Procope became
the meeting place of the intellectual establishment. The Phrygian
cap, a symbol of Liberty, was first displayed at the Procope and
became the meeting place of revolutionaries including the
Cordeliers, Robespierre, Danton, Voltaire, Rousseau, Diderot and
Marat. Alexander von Humboldt and George Sand were among the
famous 19th-century regulars. It holds some claim to be the
birthplace of the Encyclopédie, the first modern encyclopedia.
Closing its doors briefly in the late 1800’s it remains today as an
historical landmark of Paris.
Procopio Cutò, che i francesi tradussero in “Dei Coltelli”, era nato in Sicilia ai piedi
dell’Etna. Alle nevi di questo vulcano ed alla sua intraprendenza si deve la sua fortuna.
La giovinezza lo vide pescatore, come il nonno Francesco ed il padre Onofrio; fu
proprio il nonno a fornire al giovane l’occasione del riscatto. Il vecchio Francesco,
quando non era in mare a pescare, si dilettava nella costruzione di una macchina per
fare i gelati, che migliorasse la qualità di quello che allora si produceva.
Fin da epoche remote con le nevi dell’Etna unite a succhi di frutta o miele si
preparavano una sorta di sorbetti molto apprezzati dalla popolazione e dai ricchi
aristocratici. L’anziano pescatore lasciò dunque in eredità al nipote la sua invenzione:
Procopio la studiò a lungo, fece prove, ottenne successi ed insuccessi finché un
giorno si sentì pronto per tentare la fortuna.
Divenne cuoco, approdò a Parigi e qui, con notevole coraggio e lungimiranza, aprì un
Caffè che portava il suo nome francesizzato “Le Procope”. Fu il primo Caffè di Parigi,
tuttora esistente ed attivo.
Venne frequentato nel corso degli anni da personalità della cultura e della politica: ai
suoi tavoli siederanno Robespierre e Voltaire, Balzac e Hugo. Procopio ottenne la
nazionalità francese nel 1685; dieci anni prima aveva sposato Marguerite Crouin dalla
quale aveva avuto ben otto figli. Quello non fu il suo unico matrimonio, perché si
risposò altre due volte, l’ultima da anziano, ed ebbe altri cinque figli.
Francesco Procopio dei Coltelli, noto in Francia col nomignolo di Le Procope (Palermo
o Aci Trezza, 9 febbraio 1651 – Parigi, 10 febbraio 1727), è stato un cuoco italiano,
ritenuto il padre del gelato.
Francesco pare sia nato in Sicilia, più precisamente a Palermo, anche se alcune fonti
riportano come luogo di nascita il paese di Aci Trezza (CT)[1], ma l'origine palermitana
è stata recentemente rafforzata da un attestato di battesimo rinvenuto presso l'archivio
parrocchiale della Chiesa di Sant'Ippolito situata nel quartiere Capo di Palermo[2]. Il
battesimo fu celebrato il 10 febbraio 1651, giorno seguente alla sua nascita. Dal
certificato di battesimo emerge che il vero cognome non era "Coltelli", bensì Cutò
tipico cognome siciliano. Un simile malinteso è facilmente spiegabile se si considera
che in francese la parola “coltelli” (in fr. couteaux) si legge proprio “cutò”.
Una terza ipotesi, anch'essa verosimile, propende per la nascita a Palermo ed un
periodo vissuto a Trezza, dove proprio grazie al commercio della neve dell'Etna
(attività storicamente rilevante) Procopio avrebbe ideato il gelato.
Procopio fondò il più antico caffè di Parigi, chiamato Le Procope nel 1686. Nel XIX
secolo soprattutto sarà molto in voga e preferito da molte personalità della politica e
della cultura, fra cui Robespierre, Danton, Marat, Voltaire, Balzac e Hugo. Attualmente
è stato trasformato in un ristorante (oggi in rue de l' Ancienne Comédie).
Nel 1675 sposò nella chiesa di Saint Sulpice Marguerite Crouin dalla quale ebbe otto
figli. L’atto di matrimonio consente di conoscere i nomi dei suoi genitori che furono
Onofrio e Domenica Semarqua. Ottenne la nazionalità francese nel 1685 e nel 1696 si
risposò con Anne Françoise Garnier che gli diede quattro figli. Nel 1717 ormai anziano
si ritirò dall’attività e l’anno seguente, avendo sposato Julie Parmentier, ebbe un altro
figlio[3].
Le café Procope.
Musée Carnavalet/ Roger-Viollet
Caffè Procope. La table de Voltaire.
Le Souper des philosophes de Jean Huber, eau-forte sur papier bleu, XVIIIe siècle, Bibliothèque nationale de
France.
La scène se passe à Ferney (et non au café Procope comme indiqué sur la photo). Imaginée par Huber, elle
rassemble autour de Voltaire d'Alembert, Condorcet, Diderot, La Harpe, le père Adam et l'abbé Maury.
Caffè Procope
Il Caffè Procope oggi
Louis XV as a child
receiving Ottoman
ambassador Mehmed
Efendi in 1721.
Ritratto di Madame Du Barry favorita di Luigi XV
nei panni di un’odalisca
Madame de Pompadour
portrayed as a Turkish lady in
1747 by Charles André van
Loo, an example of Turquerie.
Le Dejeuner 1739 François Boucher
Un café du XVIIIe siècle
Discutendo la Guerra ad un cafè di Parigi, The Illustrated London News, 17 settembre
1870.
Cantastorie
(meddah) in un
caffè nell'Impero
Ottomano.
Une sultane prenant le café que lui présente une négresse de Carle Van Loo
A coffee bearer, from the Ottoman quarters in Cairo, Egypt in
the year 1857.
Lewis, John Frederick, The Coffee Bearer, 1857
An Ottoman coffeehouse
European engraving, 19th century
Coffeehouse a Tophane, “Voyage Pittoresque”,
Paris 1819
Preziosi, Amadeo (1816-1882) - Inside a
Turkish Coffee House, 1858
A Coffee House, Constantinople, 1854
Amadeo Preziosi
Maison de café à Constantinople 1905
Mouture du café au pilon en Palestine, 1905
Coffeehouse in Palestine, c.1900.
Over the door of
a Leipzig
coffeeshop is a
sculptural
representation of
a man in Turkish
dress, receiving
a cup of coffee
from a boy
Kofetarica (la bevitrice di caffè) del 1888 di Ivana
Kobilca (1861-1926), Museo nazionale di Lubiana.
Most authorities agree that Pasqua Rosée was the first
to sell coffee publicly, whether in a tent or shed, in
London in or about the year 1652. His original shop-bill,
or handbill, the first advertisement for coffee, is in the
British Museum:
"The Vertue of the COFFEE Drink First publiquely made
and sold in England, by Pasqua Rosée ... in
St. Michaels Alley in Cornhill ... at the Signe of his own
Head.“
The Jamaica Wine House now occupies the same
space.
St. Michael’s Alley Coffee House is England’s first
coffee house and was opened in Cornhill London in
1652. It is still unclear to this day wether it was
opened by a Mr. Bowman or Pasqua Rosee although
the weight of evidence suggests Pasqua Rosee. It is
also uncertain as to wether he was a native of
Armenia, a Greek from the Republic of Ragusa or
from Ottoman Smyrna, a port in Western Turkey.
What is clear is that he was a man-servant or
employee to a Turkish merchant trader (one who
dealt in coffee and other such luxury items) named
Daniel Edwards. Some researchers also claim that
Pasqua went into business with a coachman who
was a relative of Mr. Edwards. The coffee house is
famous for being the first known coffee advertising or
prospectus in England with the original document,
‘The Virtue of the Coffee Drink’, still being on display
in the British Museum.
INTERNO DI LONDRA UNA COFFEE
HOUSE, C.1650-1750
Scuola Inglese
Old Slaughter's Coffee House, St. Martin's Lane
A wood cut of a seventeenth century English coffee house 1664
Lloyd's Coffee House in the Royal Exchange, Showing the Subscription Room, Cornhill, XVIII sec.
The French Coffee House in London, Second Half of the Eighteenth Century.
From the original water-color drawing by Thomas Rowlandson
Un’immagine settecentesca di un caffè, realizzata
da un illustratore come Thomas Rowlandson.
The Spectator è il nome di un quotidiano inglese uscito dal marzo 1711 al dicembre 1712. Fu
fondato dal politico, scrittore e drammaturgo Joseph Addison, che in precedenza aveva
collaborato con Richard Steele alla pubblicazione tri-settimanale The Tatler.
Lo Spectator è considerato come uno dei primi esempi di giornalismo moderno; incentrando la
linea editoriale più sull'analisi di questioni sociali che sulle dispute politiche, il giornale inglese
riuscì a conquistare molti lettori, raggiungendo una tiratura di oltre 10.000 copie, un record per
l'epoca. Secondo le stime di Addison il giornale veniva però letto da circa 60.000 persone, ossia
circa un decimo della popolazione della Londra di inizio '700.
Ogni numero è ambientato in un caffee, pretesto utilizzato per porre a confronto le diverse
categorie sociali che nei club normalmente si incontrano: avvocati, commercianti, militari, letterati,
riservando al giornalista il ruolo imparziale di spettatore (spectator, per l'appunto).
L'ideale che anima le pagine del giornale è costituito dall'idea che il dialogo sociale sia garanzia di
benessere e miglioramento della società stessa, e che in questo dialogo il giornalismo debba
avere il ruolo di contribuire alla creazione dell'opinione pubblica, mostrando e, se necessario,
criticando, i diversi punti di vista.
Il successo dello Spectator fu tale che superò i confini dell'Inghilterra: anche in seguito alla
chiusura, nel 1712, le ristampe che raccoglievano in volume i numeri del giornale inglese
circolarono in molte copie in Europa, generando anche tentativi di emulazione. Per quanto
riguarda l'Italia si possono ricordare due esempi, ambedue con dichiarati riferimenti all'opera di
Addison: "La frusta letteraria di Aristarco Scannabue", edito a Venezia tra il 1763 ed il 1765 ad
opera di Giuseppe Baretti, e "Il Caffè", testata milanese dei fratelli Pietro ed Alessandro Verri, e di
Cesare Beccaria, pubblicata tra il 1764 ed il 1766.
Coffee Houses played an important part in the social life
of England. Only coffee and chocolate were served (no
alcohol). Here news could be had, conversation,
arguments, meetings, card games, wagers made,
workmen could be paid, etc.
Edward Lloyd’ Coffee House was opened by Edward Lloyd near the
Thames on Tower Street in London in 1685. The coffee house was
“spacious, well built and inhabited by able tradesmen” according to a
contemporary publication. Later in 1691 it was transferred to 16 Lombard
Street which was very close to the centre of English maritime trade. It
was from this coffee house that Edward Lloyd launched his “Lloyd’s List”
in 1696 which was filled with information on ship arrivals and departures
and included some intelligence on conditions abroad and at sea. This list
was eventually enlarged to provide daily news on stock prices, foreign
markets, and high-water times at London Bridge and reports of accidents
and sinkings. In 1771, seventy-nine of the underwriters who did business
at Lloyd’s subscribed £100 each and joined together in the Society of
Lloyd’s, an unincorporated group of individual entrepreneurs operating
under a self-regulated code of behaviour. These were the original
Members of Lloyd’s; later, members came to be known as “Names.” It
was from this coffee house that Lloyd’ s of London was established which
eventually became the largest insurance company of the world
Turk’s Head Coffee House was a name used by
many coffee houses at the height of coffee’s
popularity in London in the 18th century. Possibility
the most famous one of these traded in the Strand in
London from 1763 to 1783.It derived its fame as the
gathering place for such literary figures as Samuel
Johnson, his biographer Boswell, Oliver Goldsmith,
the actor David Garrick, Edmund Burke, and Sir
Joshua Reynolds the painter. Other members of the
circle were Thomas Percy, historian Edward Gibbon,
and economist Adam Smith.
Queen’s Lane Coffee House (still
trading) is a historic coffee house dating
from 1654 located on Queen’s Lane
which is a historic street in central
Oxford, England. It was named after
Queen’s College located to the south
and west and is close to St. Edmund Hall
one of the smallest colleges in Oxford. It
is one of the oldest coffee houses in
England and is the oldest still trading
coffee house in Oxford, England. It is a
popular coffee house with both Oxford
University students and tourists.
Painting – John Dryden at Wills
Will’s Coffee House was established
by William Urwin in Russell Street,
Covent Garden at the end of Bow
Street London in 1660. Starting as Red
Cow, then The Rose and finally Will’s,
it achieved a fame when the London’s
poets, patrons and critics made it their
home. John Dryden was the literati
genius and poet who made this coffee
house the resort of the wits of his time
and it was for a long time the open
market for libels and lampoonshis
stage for thirty years. Dryden shaped
the public taste for thirty years and
served as an inspiration to poets and
writers of prose by passing judgment
on the latest poem or play. John
Dryden had his own seat at Wills, by
the fireplace in winter and by the
window in summer. So great was
Dryden’s reputation, and with it the
reputation of Will’s, that the most
famous of England’s men of letters,
including Samuel Pepys, Congreve,
Pope and Wycherly frequented the
coffee house earning Will’s the title
”The Wit’s Coffee House”. The death
of Dryden saw the demise of Will’s and
about 1712 the custom was
transferred by Joseph Addison to
Batton’s coffee house on the opposite
side of the street.
The old Tontine
Coffee House was
located at the
northwest corner of
Wall and Water
Streets. The Tontine
Coffee house is where
the NY Stock
Exchange was
organized. The City
Museum tells us “Some
historians date the birth
of the New York Stock
Exchange to the
issuance of bonds by
Treasury Secretary
Alexander Hamilton in
1790; others claim that
the exchange came
into existence on May
17, 1792, at the
Merchants’ Coffee
House at the southeast
corner of Wall and
Water Streets, when
twenty-four stock
brokers and merchants
signed the “Buttonwood
Agreement.”
Old Coffee House - Market Square and Canal Street - Providence - in this building the Providence Washington
Insurance Company had its inception January 5 1799
È il più antico caffè italiano e rappresenta uno dei simboli della
città lagunare. Inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano
Francesconi con il nome di “Alla Venezia Trionfante”, fu ben
presto ribattezzato dagli avventori "Floriàn", dal nome del
proprietario nel dialetto veneziano. Da allora ad oggi ha
proseguito ininterrottamente la sua attività quotidiana di caffè
divenendo meta privilegiata di veneziani, italiani e stranieri.
Giacomo Casanova vi corteggiava le dame e Carlo Goldoni vi
entrò ragazzo. Lo frequentarono illustri personaggi come
Gasparo Gozzi, Giuseppe Parini, Silvio Pellico, Lord Byron, Ugo
Foscolo, Charles Dickens, Goethe, Rousseau, Gabriele
d'Annunzio.
Il caffè Florian fu restaurato dall'architetto Cadorini nell'Ottocento
e possiede varie sale come quella Orientale, così chiamata per
le raffigurazioni di donne orientali dipinte.
Durante l'insurrezione del 1848, capitanata da Niccolò
Tommaseo e Daniele Manin, i feriti vennero adagiati qui.
L'Antico Caffè Greco si trova a Roma in via Condotti. È un
caffè storico della città, fondato nel 1760, e deve il suo
nome al fatto che il fondatore, un certo Nicola della
Maddalena, fosse levantino.
Oltre all'origine storica, il caffè è famoso per i molti
frequentatori famosi avuti nel corso degli anni; è stato per
molto tempo, ed in parte lo è tuttora, un ritrovo di
intellettuali, fra cui Stendhal, Goethe, Bertel Thorvaldsen,
Mariano Fortuny, Byron, Franz Liszt, Keats, Henrik Ibsen,
Hans Christian Andersen, Felix Mendelssohn and María
Zambrano.
Ludwig Passini: Künstler im Cafe Greco in Rom, 1856
Tra Settecento e Ottocento il consumo del
caffè si è diffuso anche in Italia e si è andata
così affermando la tradizione del caffè come
circolo borghese e come punto d'incontro
aperto, in contrapposizione alla dimensione
privata dei salotti nobili. A Padova la presenza
aggiuntiva di oltre tremila persone tra studenti,
commercianti e militari fece sì che, più che in
altri centri cittadini, si sviluppasse questo tipo
di attività.In questo contesto, nel 1772 il
bergamasco Francesco Pedrocchi apre una
fortunata "bottega del caffè" in un punto
strategico di Padova, a poca distanza
dall'Università, dal Municipio, dai mercati, dal
teatro e dalla piazza dei Noli (oggi Piazza
Garibaldi), da cui partivano diligenze per le
città vicine, e dall'Ufficio delle Poste (oggi sede
di una banca).Il figlio Antonio, ereditata la
fiorente attività paterna nel 1800, dimostra
subito capacità imprenditoriali decidendo di
investire i guadagni nell'acquisto dei locali
contigui al suo e, nel giro di circa 20 anni, si
ritrova proprietario dell'intero isolato, un'area
pressappoco triangolare delimitata a est dalla
via della Garzeria (oggi via VIII Febbraio), a
ovest da via della Pescheria Vecchia (oggi
vicolo Pedrocchi) e a nord dall'Oratorio di San
Giobbe (oggi piazzetta Pedrocchi).
Il 16 agosto 1826 Antonio Pedrocchi presenta
alle autorità comunali il progetto per la
costruzione di uno stabilimento, comprendente
locali destinati alla torrefazione, alla
preparazione del caffè, alla "conserva del
ghiaccio" e alla mescita delle bevande. Prima
di questo cantiere, Pedrocchi aveva incaricato
un altro tecnico, Giuseppe Bisacco, di
eseguire i lavori di demolizione dell'intero
isolato e di costruire un edificio ma,
insoddisfatto del risultato, aveva richiesto a
Giuseppe Jappelli, ingegnere e architetto già
di fama europea e esponente di spicco della
borghesia cittadina che frequentava il caffè, di
riprogettare il complesso dandogli un'impronta
elegante e unica.
PADOVA – CAFFE’ PEDROCCHI
Nonostante le difficoltà determinate dal dover disegnare su una pianta irregolare e dal dover coordinare facciate
spazialmente diverse, Jappelli fu in grado di progettare un edificio eclettico che trova la sua unità nell'impianto di stile
neoclassico. L'illustre veneziano volle trasferire in architettura la sua visione laica e illuminista della società, creando
quello che poi diverrà uno degli edifici-simbolo della città di Padova.
Il piano terreno fu ultimato nel 1831, mentre nel 1839 venne realizzato il corpo aggiunto in stile neogotico denominato
"Pedrocchino", destinato ad accogliere l'offelleria (pasticceria). In occasione del "IV Congresso degli scienziati italiani"
(evento dal titolo significativo, visto che Padova si trovava ancora sotto la dominazione asburgica), nel 1842 si
inaugurarono le sale del piano superiore che, secondo il gusto storicizzante dell'epoca, erano state decorate in stili
diversi, creando un singolare percorso attraverso le civiltà dell'uomo.
Jerzy Franciszek Kulczycki (Ukrainian: Юрій-Франц Кульчицький) (1640 –
February 19, 1694), of the Sas coat of arms, was a western Ukrainian nobleman of Orthodox
faith,[1] merchant, spy, diplomat and soldier, and considered a hero by the people of Vienna
for his actions at the 1683 Battle of Vienna. According to a popular legend, he opened the first
café in the city, using coffee beans left by the retreating Ottoman Turks. His name often
rendered in German as Georg Franz Kolschitzky.
Kulczycki was born in 1640 in Kulchytsi, near Sambir, (then part of the Polish–Lithuanian
Commonwealth, now western Ukraine[2]). He was born into an old Orthodox-Ruthenian noble
family, Kulchytsky-Shelestovich, although his father had converted to Catholicism. As a young
man, Kulczycki joined the Zaporozhian Cossacks during which time he demonstrated a gift for
languages and worked as an interpreter. Captured by the Turks, he was bought by Serbian
merchants who needed a translator. He was fluent in the Turkish, German, Hungarian,
Romanian, and Polish languages. Kulczycki started to work as a translator for the Belgrade
branch of the Austrian Oriental Company (Orientalische Handelskompagnie). When the
Turkish authorities began repressing foreign traders as spies, he avoided arrest by claiming
Polish citizenship and moved to Vienna, where through his earlier work he had gathered
enough wealth to open up his own trading company in 1678.[3][4]
During the Battle of Vienna in 1683, he volunteered to leave the besieged and starving city
and contact Duke Charles of Lorraine. Together with his trusty servant, the Serbian Đorđe
Mihajlović, he left the city in Turkish attire and crossed enemy lines singing Ottoman songs.
After contacting the duke, the pair managed to return to the city and reach it with a promise of
imminent relief. Because of that information, the city council decided not to surrender to the
Turkish forces of Kara Mustafa Pasha and continue the fight instead.
After the arrival of Christian forces led by the Polish king Jan III Sobieski, on September 12,
the siege was broken. Kulczycki was considered a hero by the grateful townspeople of Vienna.
The city council awarded him with a considerable sum of money while the burghers gave him
a house in the borough of Leopoldstadt. King Jan III Sobieski himself presented Kulczycki with
large amounts of coffee found in the captured camp of Kara Mustafa's army.
Kulczycki opened a coffee house in Vienna at Schlossergassl near the cathedral. It was
named the Hof zur Blauen Flasche (‘House under the Blue Bottle’). Kulczycki's abilities helped
popularize coffee in Austria and with time his café became one of the most popular places in
town. Kulczycki always served the mortar-ground coffee wearing a Turkish attire, which added
to the place's popularity. Another of his innovations was to serve coffee with milk, a manner
that was unknown to the Turks. Probably he was also the inventor of croissants, cakes in
shape of "turkish half-moon".[citation needed]
He remains a popular folk hero and the patron of all Viennese café owners even though his
café closed soon after his death on February 20, 1694. Until recently, every year in October a
special Kolschitzky feast was organized by the café owners of Vienna, who decorated their
shop windows with Kulczycki's portrait, as noted by Zygmunt Gloger.
Kulczycki is memorialized with a statue on Vienna's
Kolschitzky street.
House under The Blue Bottle
Coffee House (‘Hof zur Blauen
Flasche ‘) was one of the first and
most notable coffee houses in
Vienna and was opened at
Schlossergassl near the cathedral
in 1686 by Georg Franz Kolschitzky
from Poland. Tradition has it that
Kolschitzky played a part in freeing
the besieged city of Vienna by
infiltrating the Turkish lines and
getting Poland’s King Sobiesky to
send an army to free Vienna. The
fleeing Turks left a vast number of
sacks of brown beans that nobody
wanted. Kolschitzky knew their use
and value from his travels to Turkey
and so claimed them as his booty.
Kulczycki’s helped to popularize
coffee in Austria and his coffee
house soon became one of the
most popular places in town. It is
noted that Kulczycki served his
mortar-ground coffee wearing a
Turkish attire, which added to the
exotic authenticity of his coffee
brew. Another of his innovations
was to serve coffee with milk which
was a serving method unknown to
the Turks or Austrians at that time.
Vienna, Cafè Central
Ancien moulin à café de ménage
Amalie Auguste Melitta Bentz (January 31, 1873 – June 29, 1950), born
Amalie Auguste Melitta Liebscher, was a German entrepreneur, who invented the
coffee filter in 1908.
Bentz was born in Dresden, Germany. Her father was a publisher.
As a housewife, Bentz found that percolators were prone to over-brewing the coffee,
espresso-type machines at the time tended to leave grounds in the drink, and linen
bag filters were tiresome to clean. She experimented with various means, but ended
up using blotting paper from the school exercise-book of her son Willi and a brass pot
perforated using a nail. When the grounds-free, less bitter coffee met with general
enthusiasm, she decided to set up a business. The Kaiserliche Patentamt (Imperial
Patent Office) granted her a patent on June 20, 1908, and on December 15, the
company was entered into the commercial register with 73 Pfennig as "M. Bentz."
After contracting a tinsmith to manufacture the devices, they sold 1,200 coffee filters
at the 1909 Leipzig fair.
Her husband Hugo and their sons Horst and Willi were the first employees of the
emerging company. In 1910, the company won a gold medal at the International
Health Exhibition and a silver medal at the Saxon Innkeepers' Association. When the
Great War erupted, metals were requisitioned for use in zeppelin construction, her
husband was conscripted to Romania, paper was rationed, and eventually coffee
bean imports were banned, disrupting the normal business. During this time she
supported herself by selling cartons.
Continuing expansion caused them to move their business several times in Dresden.
By 1927 the demand for the products was so high that the 80 workers had to work in
a double-shift system. Because in Dresden no production facilities were found
adequate, the fast-growing company moved in 1929 to Minden in the east of
Westphalia. By that time 100,000 filters had been produced.
Horst took over the company, now "Bentz & Sohn," in 1930. She transferred the
majority stake in Melitta-Werke Aktiengesellschaft to Horst and Willi in 1932, but kept
a hand in the business, ensuring that the employees were cared for, offering
Christmas bonuses, increasing vacation days from 6 to 15 days per year, and
reducing the working week to 5 days. Bentz fostered the company's “Melitta Aid”
system, a social fund for company employees.
After the outbreak of World War II, production stopped and the company was ordered
to produce goods to aid the war effort. At the conclusion of war, the workers relocated
for a time to old factories, barracks, even pubs, because the surviving portions of the
main factory had been requisitioned as a provisional administration for the Allied
troops, a condition that held for twelve years. By 1948, production of filters and paper
had resumed, and at the time of her death at Holzhausen at Porta Westfalica in 1950,
the company had reached 4.7 million Deutsche marks.
Alla prima Fiera Internazionale di Milano
nel 1906 Bezzera espone una novità
assoluta: la prima macchina per caffè
espresso.
"Caffè Espresso": era il 1901 quando
Luigi Bezzera, a Milano, inventò questo
rivoluzionario processo per preparare il
caffè, e la macchina per prepararlo.
Nasce così una delle tradizioni italiane
più famose nel mondo, unica produttrice
di macchine di caffé "BEZZERA" dal
1901.
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