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``CHIAMATI A COSTRUIRE LA PACE LÀ DOVE SIAMO

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``CHIAMATI A COSTRUIRE LA PACE LÀ DOVE SIAMO
‘‘
15 gennaio · 2016
Anno VI - n. 5
CHIAMATI
A COSTRUIRE
LA PACE
LÀ DOVE SIAMO
C
Michele Castoro*
OMMARIO
i apprestiamo ad iniziare
l’anno nuovo. Bilanci e previsioni si addensano non solo in TV, ma anche nei nostri cuori. Non possiamo nasconderci
di vivere con preoccupazione questo
passaggio, perché i tempi continuano
a non essere facili.
La crisi economica globale, le guerre e
le azioni di terrorismo hanno riempito le prime pagine dei giornali dell’anno appena terminato. Possiamo sperare
in un anno migliore? Dobbiamo rassegnarci a vedere la terra così deturpata
dall’odio oppure possiamo sperare che
la terra torni ad essere un giardino fiorito dove sia bello vivere?
Oggi siamo qui perché vogliamo essere aiutati dal Signore a guardare a noi
stessi e al futuro con speranza. Ma anche noi dobbiamo assumerci le nostre
responsabilità. Il Signore non è lontano
nei tempi difficili e sostiene anche una
piccola speranza.
Oggi Egli suggerisce anche a noi, come
a Mosè e ad Aronne, quelle parole antiche che costituiscono la benedizione
sacerdotale: “Ti benedica il Signore e
ti custodisca. Il Signore faccia risplendere il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
Sì, abbiamo bisogno della protezione e
della benedizione del Signore mentre
sta per iniziare il nuovo anno. Abbiamo bisogno che Dio ci mostri il suo volto
misericordioso e ci doni la pace. Infatti
c’è poca pace nei cuori perché c’è poca
presenza di Dio. Per questo si fa tanta
fatica a vivere la misericordia e la pace.
‘‘
un santo monaco vissuto in Russia nel
XIX secolo. Il mondo ha bisogno di uomini e donne di pace. L’egoismo e l’individualismo rendono tutti più vulnerabili e più soggetti alla solitudine, all’inimicizia, alla divisione. Acquistiamo la
pace nella preghiera, nella meditazione della parola di Dio, nell’amore per
i poveri. La pace vive e si rafforza nella fraternità, che libera da tante paure.
Miei Cari, attorno alla mangiatoia di
Betlemme abbiamo gustato tutti la gioia di una nuova famiglia, quella di persone diverse unite da Gesù, Maria e
Giuseppe.
C’erano i pastori, uomini umili e poveri,
i Magi d’oriente, ricchi e saggi. Quella
famiglia fu possibile perché tutti ascoltarono la voce dell’Angelo, senza dare
ragione a paure e incertezze. Se desideriamo un mondo migliore, ascoltiamo la voce dell’Angelo e un po’ meno
noi stessi.
All’inizio del nuovo anno, Dio pone accanto a ognuno di noi un Angelo di bene, un Angelo di pace. È quell’Angelo
custode di cui la tradizione della Chiesa ci ha parlato molte volte, forse da piccoli, e che poi crescendo abbiamo dimenticato.
È il messaggero di Dio, l’Angelo della sua parola, che siamo chiamati ad
ascoltare soprattutto nella Messa della
domenica, meditando la parola di Dio e
mettendola in pratica…
Maria sia per ognuno di noi un modello
di discepola di Gesù. Come lei, non perdiamo nulla di quello che ascoltiamo!
Custodiamo nel cuore ciò che abbiamo
ascoltato in questi giorni, viviamo ogni
giorno il Vangelo di Natale.
Preghiamo con cuore umile il Signore
perché doni la pace al mondo. “Vinci
Buon 2016
pagg. 1-3
l’indifferenza e acquisterai la pace”,
Anno Giubilare
pagg. 4-8
è il titolo del messaggio di pace di Papa Francesco per la giornata mondiale
Giornata Mondiale della Pace 2016
pag. 9
della Pace. Siamo anche noi chiamati
Cultura e Fede pagg. 10-11
a costruire la pace là dove siamo, nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoRicerche e studi
pag.
12
ro e di studio, nei palazzi e per le straLibripag.
13
de di questa città e di questa terra. La
Caritas diocesana
pagg. 14-15
pace è possibile se trova anche in noi i
suoi artefici.
Testimoni di santità
pag.
16
Un Angelo di pace protegga questa noEcclesia in Gargano
pagg. 17-20
stra terra e il nostro paese in questo
SOMM A R IO
Le difficoltà ci rendono ansiosi e ci fanno innalzare inutili barriere contro gli
altri, accettando il litigio come regola
di vita, poco propensi a lavorare insieme per il bene comune.
Quel Bambino che è nato in mezzo a noi,
anche se ci ha stupito, è forse subito entrato nel novero delle abitudini, dei riti che si ripetono. Ci appare già un fatto
normale, naturale. Invece è un evento
straordinario quello di un Dio che per
amore viene in mezzo a noi facendosi
piccolo e nascendo in una mangiatoia
di Betlemme. Per questo ancora attrae.
Per questo siamo qui e ci siamo avvicinati a lui come i pastori.
È significativo che celebriamo la Giornata mondiale della pace unendola al
Capodanno e alla festa di Maria Santissima Madre di Dio. Il più antico canto a Maria risalente al terzo secolo proclama: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo
nella prova, ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta”.
Non cerchiamo rifugio in noi stessi, non
separiamoci dalla Madre di Dio, che è
Maria. Ella ci conduce a Gesù e ci fa
ritrovare la sua maternità nella Chiesa, nella comunità in cui ci troviamo a
vivere. Non disprezziamo questo dono
prezioso: essere con Maria una famiglia di donne e uomini che si stringono a Gesù, lo ascoltano, lo seguono, lo
testimoniano.
Così troveremo la pace, così daremo la
pace. “Acquista la pace in te stesso e
migliaia intorno a te troveranno la
salvezza”, scrive San Serafino di Sarov,
S. Michele, Angelo di Pace - affresco (sec. XI) - Museo del Duomo - Monza
tempo difficile. Che il Signore susciti
uomini e donne che sappiano perseguire con dedizione e responsabilità il bene comune e non il proprio interesse
personale.
Che ognuno possa essere a sua volta un
angelo di pace, vivendo nell’amicizia
verso tutti, perché la speranza del Natale venga custodita e si rafforzi nell’anno
che ci sta dinnanzi, che è l’Anno santo
della Misericordia.
Siamo angeli di pace per i malati e gli
anziani, per i piccoli e i giovani aiutandoli a crescere nell’amore di Dio, per
le famiglie in difficoltà, per i deboli e i
poveri, per tutti. Il Signore doni a tutti noi e alle nostre famiglie il
sommo bene della pace e ci custodisca nell’anno
che viene.
E la Vergine
Maria, Madre
di Dio, interceda per noi perché custodiamo
nel nostro cuore
ogni ispirazione
di bene che viene dal Cielo. 
*arcivescovo
15 GENNAIO 2016
[Buon 2016]
Incontro con le autorità civili e militari
Essere educatori, maestri e narratori
don Stefano Mazzone*
E
ccellenza Reverendissima,
Onerovoli Autorità è bello
ritrovarci in questo anticipo di Natale, in questa casa,
casa del Pastore, in un clima familiare, per farci glia auguri.
E con certa familiarità verrò a parlarvi.
Siamo qui per dirci che noi tutti non
fatichiamo invano!
Siamo qui a confermare l’uno accanto all’altro, insieme, l’impegno
a spendere i nostri giorni, le nostre
competenze, le nostre vite per la comunità degli uomini affidataci e per
la custodia di questa “cattedrale del
creato”, così come amava chiamare
questa terra garganica il nostro Padre Pio.
Ci ritroviamo insieme, oserei dire,
per mettere insieme i sogni, i nostri
sogni, di voler rendere l’umanità, famiglia. Sogni, non utopia né non luogo, ma richiamo ad ulteriori surplus
di dedizione e fatica.
Siamo qui, a dirci questo, perché riconosciamo e accogliamo il nostro
ruolo educativo.
L’educazione è arte difficile, ma contemporaneamente esaltante; difficile, lo sappiamo per esperienza quotidiana, esaltante perché sappiamo
quanto ciascuno di noi può fare di
buono per gli altri. E qui prendo a
prestito una espressione del beato
Paolo VI tratta dall’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi del 1975:
“… la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in
Dio in una comunione che nulla deve
interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione. L’uomo contemporaneo ascol-
ta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni”.
Dunque testimoni e quindi maestri,
narratori lungo le strade sì delle difficoltà dell’uomo di oggi, ma anche
che è possibile una vita nuova, piena, felice. Una vita nuova è possibile, possibile, possibile.
Gli educatori non sono incantatori,
illusionisti, venditori di vuoto.
Da credente dico che c’è una fonte a
cui attingere per questo compito tremendo e affascinante, ed è Cristo: è
Lui che dà senso al vivere, è Lui che
rende piena la vita, è Lui che dà significato ad ogni cosa … Lui non si
sostituisce a noi, ma da orientamento, significato, senso, impegno, sostegno al nostro agire.
Come educatori siamo chiamati ad
allargare gli orizzonti di chi ci è stato affidato in un tempo dove stranamente, nonostante l’estrema libertà,
l’umanità si incastra nella sua stessa libertà.
Come educatori dobbiamo essere
cantori dell’amore grande: dobbiamo
amare fino a quando il cuore ci farà
male, dobbiamo contagiare di questa
dedizione tutto ciò che ci è affidato.
E’ nostro impegno educare al rispetto dell’Uomo dove la vita pare valere
sempre di meno, educare alla Bellezza dove tanto viene deturpato o svilito , educare alla Santità che è educare alla vita piena, ad una vita felice in cui ognuno si sente realizzato,
educare al volerci bene, al voler bene, bene veramente bene, liberandoci per non imporre…
… a noi il compito della maieutica,
l’arte del tirar fuori.
Come educatori dobbiamo proporre
la “misura alta” della vita e permettetemi di dire che “la misura alta”
ove viene attuata non ha angoli diversi di lettura, né laica né di fede,
ma lettura coincidente.
È noto a tutti noi che nei primi giorni di novembre a Firenze, la Chiesa italiana si è ritrovata per dense
giornate di ascolto, approfondimento, confronto, verifica, dialogo, proposizioni, con la partecipazione di
circa 2300 delegati tra vescovi, sacerdoti, diaconi, laici, giovani e adulti: una ricchezza di vita.
In quella occasione per rispondere al
grande tema messo a cuore pulsante del lavoro “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” ci sono state due relazioni di fondo: la prima tenuta dal
prof. Magatti, ordinario di sociologia
alla Cattolica, il quale ha posto una
domanda: che senso ha interrogarsi
sul nuovo umanesimo in un momento storico ove la frammentazione sta
facendo, sta trasformando la nostra
vita in astrazione?
È una crisi di identità che come italiani conosciamo bene: localismi,
corporativismi, familismi, corruzione, mafiosità. La chiave di uscita,
ha individuato Magatti, è “nella logica della concretezza” aperta, questa,
alla trascendenza. Una concretezza
“generativa”… in questo l’Italia si distingue e si riscatta, basti pensare al
volontariato, alle cento città, ad artigianato, arte, cura, carità, sussidiarietà, economia civile, creando e
contribuendo a un nuovo umanesimo della concretezza.
E’ seguita, poi, la relazione del prof.
Giuseppe Lorizio, ordinario di Teologia fondamentale alla Lateranense,
che ha detto ai convegnisti: “Ciascuno è chiamato a svelare la novità assoluta dell’umano che il Vangelo attesta e che Gesù di Nazareth incarna”.
La fede in Gesù professa l’umano e il
divino in una profonda unità e coin-
I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI
e VOLTI che uscirà venerdì 19 febbraio 2016, per motivi tecnici, devono pervenire in redazione per e-mail , entro e non oltre martedì 9 febbraio 2016.
VOCI
E
Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-ViesteSan Giovanni Rotondo
Anno VI - n. 5 del 15 gennaio 2016
Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010
del Registro Periodici - Cronologico 1868/10
del Registro Pubblico della Stampa
Direttore responsabile
Alberto C avallini
Redazione
Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi
Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899
71043 Manfredonia
e-mail: [email protected]
[email protected]
Le foto pubblicate appartengono all’archivio fotografico
dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi
Hanno collaborato a questo numero:
don Stefano Mazzone, vicario generale, don Luciano Pio Vergura,
don Fernando Piccoli, don Antonio Baldi, don Ciro Mezzogori,
VOLT I
don Francesco Agricola, fr Efrem Valentini, monaco,
Michelangelo Mansueto, Stefano Campanella, Antonello D’Ardes,
Emanuele Cavallini, Giuseppe Barracane, Tiziano Samele,
Matteo Siena, Domenico Trotta, Antonia Palumbo,
Pasquina Tomaiuolo, Angela Cosenza.
Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla
Stampa:
Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia
Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato
elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arcidiocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it
Questo numero è stato chiuso in redazione l’11 gennaio 2016.
“Anima mia canta e cammina, anche tu, o fedele di chissà quale fede,
oppure tu uomo di nessuna fede,camminiamo insieme
e l’arida valle si metterà a fiorire. Qualcuno, Colui che tutti cerchiamo, ci
camminerà accanto”
David Maria Turoldo
Questi versi dell’indimenticato padre David M. Turoldo ci spronano a
compiere il nostro cammino insieme agli altri per far rifiorire le aride
valli dei nostri cuori.
Buon 2016, dunque, con l’augurio di rendere presente le ragioni della
nostra speranza a chiunque incontreremo dopo averne conosciuto il nome e condiviso la storia.
Il direttore e la redazione di VOCI e VOLTI
3
di una vita nuova, piena, felice,
volge oltre la storia, ma non fuori di
essa. Il paradigma del nuovo umanesimo è nell’alleanza che la Bibbia ci
tramanda come opera sublime: la categoria dell’alleanza tra uomo e natura, tra uomo e donna, tra le generazioni come tra i popoli, tra religioni
come tra cittadini e istituzioni. Sono
alleanze che siamo chiamati a mettere in atto chiedendo e offrendo misericordia perché avvenga una vera riconciliazione.
Nella stessa assise di Firenze è arrivato il Santo Padre, papa Francesco, che ha detto “…Dio protegga la
Chiesa italiana da ogni surrogato di
potere, di immagine, di denaro. La
povertà evangelica è creativa, accoglie, sostiene, ed è ricca di speranza
… vi raccomando anche, in maniera
speciale, la capacità di dialogo e di
incontro. Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la
propria “fetta” della torta comune …
dialogare è cercare il bene per tutti.
Discutere insieme … nel dialogo si
ha il conflitto: è logico e prevedibile
che sia così. E non dobbiamo temerlo
né ignorarlo, ma accettarlo. Accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo (EG
227). Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi
questa Chiesa! Una Chiesa che afferma la dignità di ogni persona come
stabilisce tra ogni essere umano una
fondamentale fraternità, insegna a
comprendere il lavoro, ad abitare il
Creato come casa comune, fornisce
ragioni per l’allegria, l’umorismo, anche nel mezzo di una vita molto dura.
Volete realizzare questo sogno? Fatelo in modo sinodale!”
Sinodale!
Sì, sinodo vuol dire etimologicamente ‘camminare insieme’. Lo stile sinodale, richiamato da papa Francesco, è cosa per soli preti?
Non può essere anche stile di collaborazione tra le diverse Istituzioni,
ognuno per la sua parte? Pensiamo
alla sussidiarietà, alle alleanze in
campo sociale, alla educazione dei
ragazzi e dei giovani, alle intuizione
di un futuro per il mondo del lavoro
– penso qui al progetto Policoro della Chiesa italiana – alla costruzione
della polis quale reale luogo d’incontro, di crescita nella diversità culturale-religiosa, all’impegno nel campo della fragilità umana con ampie
possibilità di collaborazione, all’accoglienza della vita dalla nascita alla morte, alla cittadinanza responsabile.
E tutto questo per servire l’Uomo,
solo lui.
Perché non ci impegniamo ad assumere lo stile, credo ormai ineludibile, del camminare insieme? Non vi
pare un lavoro “esaltante”? Mi pare
necessario.
Che dite può essere un tentativo di
impegno, di collaborazione? E’ un sogno, solo un sogno o è possibilità reale? …
Auguri da questo giorno di Natale,
possibile
giorno da cui i giorni non sono più
monotonia o il puro succedersi del
kronos, ma novità, vita nuova, vita
piena, vita riscattata, vita attesa, vita salvata, vita … vita cioè senza fine, nuova umanità.
Eccellenza, auguri a Lei, al suo ministero che senza sosta raggiunge
ogni angolo di questa amabile Chiesa diocesana. Il Signore illumini i
suoi passi … il popolo santo che abita questa terra guarda a Lei come Pastore con l’odore del gregge.
Onorevoli Autorità civili e militari,
auguri a voi, alle vostre famiglie, ai
vostri collaboratori. Abbiate benedizione da Dio per il vostro disinteressato e indefesso impegno a favore di
questo “nostro” territorio, di questa
terra che è “casa nostra”.
Grazie per la vostra graditissima
presenza. Auguri ancora. 
*vicario generale dell’Arcidiocesi
(dal discorso tenuto in occasione
dello scambio di auguri natalizi
con le autorità civili e militari)
15 GENNAIO 2016
[Buon 2016]
15 GENNAIO 2016
[Anno Giubilare nell’Arcidiocesi]
L’Arcivescovo ha aperto nella nostra Arcidiocesi le altre
il dono dell’Indulgenza Plenaria
Il 19 Dicembre la Porta della Misericordia
nella Basilica Santuario di s. Michele Arcangelo
5
Plenaria
Porte Sante della Misericordia ove è possibile ricevere
in San Giovanni Rotondo
15 GENNAIO 2016
[Anno Giubilare nell’Arcidiocesi]
15 GENNAIO 2016
[Anno Giubilare nell’Arcidiocesi]
IL 6 GENNAIO LA PORTA DELLA MISERICORDIA
NELLA CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA
in Vieste
[Anno Giubilare nell’Arcidiocesi]
7
IL 9 GENNAIO LA PORTA DELLA MISERICORDIA
NEL SANTUARIO DI S. MARIA DELLA LIBERA
in Rodi Garganico
18 dicembre 2015
8
[Giubileo della Misericordia]
Ufficio Stampa dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio”
Programma della traslazione di san Pio da Pietrelcina a Roma
Stefano Campanella*
È
stato definito dalle competenti
Autorità ecclesiastiche il programma di massima della traslazione temporanea e della
permanenza delle spoglie di san Pio da
Pietrelcina a Roma.
Nella mattina del 2 febbraio, l’urna contenente il corpo di Padre Pio verrà trasferita nella chiesa superiore a lui intitolata. Alle ore 18,00, a conclusione dell’Anno della Vita Consacrata, mons. Michele
Castoro, arcivescovo di Manfredonia –
Vieste – San Giovanni Rotondo presiederà una solenne Concelebrazione Eucaristica a cui parteciperanno tutti i religiosi e le religiose dell’Arcidiocesi.
Il 3 febbraio, alle ore 7,30, nella medesima chiesa il guardiano della Fraternità, fr. Francesco Langi, presiederà la
santa Messa. Al termine l’urna partirà
per Roma, con l’arrivo previsto nel primo pomeriggio nella basilica di San Lorenzo al Verano, affidata alla cura pastorale dei frati minori cappuccini, dove
IL CIELO
A PUNTI
Giuseppe Barracane*
S
iamo entrati nell’Anno Giubilare straordinario, ma forse sulla misericordia di Dio
non abbiamo idee chiare. E
allora viene in nostro soccorso un
raccontino che ci può aiutare a capire meglio: “Una buona cristiana si
presentò alla porta del Cielo. Era tutta intimorita. San Pietro la ricevette
cordialmente. Cercò di rassicurarla,
ma le disse serio: «Per entrare in Paradiso, ci vogliono cento punti». La brava donna cominciò ad elencare: «Sono stata fedele a mio marito per tutta la vita. Ho educato cristianamente i miei figli; non ci sono riuscita tanto, ma ho fatto tutto quel che ho potuto. Sono stata catechista per ventidue anni. Ho fatto volontariato per le
Missioni e ho dato una mano alla Caritas. Ho cercato sempre di sopportare le persone che mi stavano accanto,
soprattutto il parroco e i miei vicini di
casa…». Quando si fermò a tirare il
fiato, San Pietro le disse: «Due punti e
mezzo». Per la donna fu un pugno nello stomaco. Allora riprovò: «E … Ah sì!
Ho assistito i miei vecchi genitori. Ho
giungeranno anche le reliquie del corpo di san Leopoldo Mandic. I due Santi
resteranno nell’antica Basilica per tutta
la giornata del 4 febbraio. Nel pomeriggio del 5 febbraio saranno accompagnati
processionalmente nella Basilica di San
Pietro, dalla parrocchia di San Salvatore
in Lauro (situata nel cuore del centro storico della capitale e scelta come una delle
tre chiese di riferimento dei pellegrini in
cammino verso la Porta santa vaticana).
Il 6 febbraio, alle ore 10,00, in piazza San
Pietro, Papa Francesco concederà un’udienza speciale agli aderenti dei Gruppi
di Preghiera di Padre Pio, ai dipendenti di Casa Sollievo della Sofferenza e ai
fedeli dell’Arcidiocesi di Manfredonia –
Vieste – San Giovanni Rotondo.
La mattina del 9 febbraio il Santo Padre
presiederà una Concelebrazione Eucaristica con e per i frati minori cappuccini
di tutto il mondo.
Il 10 febbraio, mercoledì delle Ceneri,
nell’ambito di una solenne Concelebra-
perdonato a mia sorella che mi faceva la guerra per via dell’eredità… E…
Ecco! Non ho mai saltato una Messa
la domenica, eccetto che per la nascita dei miei figli. Ho anche partecipato a dei ritiri e alle conferenze quaresimali… Ho recitato sempre le preghiere… E il rosario nel mese di maggio…». San Pietro le disse: «Siamo a
tre punti». La donna si demoralizzò.
Come poteva arrivare a cento punti?
Aveva detto l’essenziale e le riusciva
difficile trovare ancora qualcosa. Con
le lacrime agli occhi e la voce tremante, disse: «Se è così, posso contare solo sulla misericordia di Dio!...». «Cento punti!» esclamò san Pietro” (Bruno Ferrero).
Il nostro incontro finale con il Signore sarà sicuramente con un Padre che ci vuole abbracciare e vuole
donarci le sue consolazioni. Per avere un’idea chiara, dobbiamo risalire alla parabola del Figlio prodigo, o
sarebbe meglio chiamarla del Padre
misericordioso. Quel Padre non aveva mai perso le speranze per il ritorno del figlio, era in attesa e appena
lo vide da lontano, gli corre incontro
e, invece di rimproverarlo, gli butta
le braccia al collo e lo bacia.
La nostra donna del racconto ci fa capire che davanti a Dio non possiamo
pretendere nulla, perché tutto ci è
stato in dono per amore. Molto spesso pensiamo che davanti a Dio pos-
zione, che si svolgerà sempre in San Pietro, il Pontefice conferirà a circa 1000
Missionari della Misericordia (sacerdoti e religiosi di tutto il mondo) il mandato di essere «segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di
Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede» (Misericordiae Vultus,
18). «I Missionari, invitati dai Vescovi,
andranno nelle Diocesi per animare le
missioni al popolo o tutte quelle iniziative che hanno un particolare riferimento
alla Misericordia. Essi saranno chiamati
particolarmente a svolgere il loro mandato predicando e confessando. Per questo, Papa Francesco concederà loro l’autorità di assolvere anche i peccati riservati alla Sede Apostolica» (dalla prefazione del libro La misericordia in Padre Pio).
La mattina dell’11 febbraio, dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da
mons. Rino Fisichella, presidente del
Pontificio Consiglio per la Promozione
della Nuova Evangelizzazione, le reliquie del corpo di san Pio da Pietrelcina
ripartiranno da Roma dirette a Pietrelcina (da dove il Cappuccino era partito
100 anni fa, precisamente il 17 febbraio
1916). L’arrivo è previsto per le ore 15,00
a Piana Romana (frazione rurale del paese sannita, dove la famiglia di Padre Pio
possedeva un podere e dove il Cappuccino ricevette le prime stimmate). Qui si
svolgerà una Liturgia di accoglienza e, a
seguire, l’urna verrà accompagnata nella chiesa conventuale della Sacra Famiglia, dove permarrà nelle giornate del 12
e del 13 febbraio.
siamo vantare dei diritti e invece Lui
ci tratterà con assoluta gratuità. Altrettanto spesso pensiamo che sono le molte attività fatte a favore degli altri che ci assicureranno il Paradiso e invece dobbiamo stare attenti a come facciamo le cose, perché dobbiamo mettere amore in tutto ciò che facciamo e saremo sicuri
di ascoltare la voce del Signore: «Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per
voi fin dalla creazione del mondo…»
(Mt 25, 34).
Un ultimo aspetto sconcertante: la
donna del racconto è prima intimorita alla porta del Cielo. Chi non lo
sarebbe? S. Pietro, a custodia della
porta santa, la rassicura, la consola.
Poi, verso la fine del racconto, la troviamo con le lacrime agli occhi e con
la voce tremante, perché ha fatto un
salto di qualità: è uscita dalla mentalità dei meriti ed è entrata in quella di Dio, si è affidata soltanto a Chi
ci ha sempre amato sin dall’eternità.
Non aspettiamo di fare questo atto
di fiducia nel Signore alla fine della
nostra vita. Il Signore, giusto giudice misericordioso, non ci giudicherà secondo i nostri criteri, ma secondo il suo amore infinito.
È un atto di fede anche questo e deve
diventare, qualora non lo fosse ancora, il nostro “credo”. 
*dottore in sacra teologia
Il 14 febbraio, dopo una Concelebrazione Eucaristica presieduta alle ore 9,00
dall’arcivescovo metropolita di Benevento, mons. Andrea Mugione, le reliquie
del corpo di san Pio lasceranno Pietrelcina dirette alla chiesa del Convento dei
Frati Minori Cappuccini di Sant’Anna a
Foggia, ripercorrendo il cammino effettuato dal Santo circa 100 anni prima. Alle ore 15,30 si svolgerà un incontro di
preghiera, che precederà la partenza per
San Giovanni Rotondo. Alle ore 17,00 è
previsto l’arrivo in Piazza Padre Pio, dove mons. Michele Castoro presiederà la
santa Messa. Quindi un corteo accompagnerà san Pio da Pietrelcina dinanzi al
Palazzo Municipale, dove l’Arcivescovo
impartirà la benedizione alla città di San
Giovanni Rotondo. Il corteo riprenderà il
cammino verso Casa Sollievo della Sofferenza, in cui le reliquie sosteranno, fino alle ore 16,00 del 16 febbraio, quando verranno traslate nuovamente nella
chiesa a lui intitolata. Qui, al loro arrivo,
si svolgerà la Concelebrazione Eucaristica conclusiva, presieduta da fr. Francesco Dileo, rettore del santuario di Santa
Maria delle Grazie e della chiesa di San
Pio da Pietrelcina.
Il programma dettagliato delle celebrazioni che si svolgeranno nella basilica di
San Lorenzo al Verano, a Pietrelcina e in
Casa Sollievo della Sofferenza verrà reso
noto appena sarà definito.
Padre Pio Tv (canale 145 del digitale terrestre e di TivùSat e canale 852 di Sky)
seguirà tutti gli eventi in diretta televisiva. 
*responsabile dell’Ufficio Stampa
L’Anno Santo ha bisogno del servizio degli operatori della comunicazione per portare i gesti e le parole di Papa Francesco nelle case di
tutti (compresi quelli che per paura preferiranno evitare il pellegrinaggio a Roma), ma anche per raccontare le nostre iniziative diocesane promosse nel territorio, dalle Porte Sante delle chiese stabilite dall’Arcivescovo alle opere di
misericordia corporali e spirituali.
L’invito a raccontare il Giubileo vissuto nelle sue molteplici espressioni
nel territorio della nostra Arcidiocesi è rivolto a tutti i lettori.
Il Giubileo da raccontare costituisce
un assist prezioso del nostro VOCI
e VOLTI.
Resto in attesa dei contributi.
Il direttore di VOCI e VOLTI
[Giornata Mondiale della Pace 2016]
Giornata mondiale
della Pace 2016
VINCI l’INDIFFERENZA
E CONQUISTA LA PACE
Antonia Palumbo
N
el messaggio per la 49ª
Giornata mondiale della Pace 2016, Papa Francesco ha lanciato un appello affinché ciascuno, nello spirito del Giubileo della Misericordia,
si assuma un impegno concreto per
contribuire a migliorare la realtà in
cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente
di lavoro, perché “la globalizzazione
dell’indifferenza” rappresenta oggi
“una minaccia per la famiglia umana”. Parte da questa convinzione il
messaggio di papa Francesco che
sottolinea come “l’indifferenza verso
il prossimo, figlia di quella verso Dio”
sia ciò che alimenta atteggiamenti di
inerzia e disimpegno che a loro volta producono “situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale” fino a
sfociare in gravi forme di conflitti e
violenze.
Il Papa propone di riscoprire la solidarietà come “virtù morale e atteggiamento sociale” e di valorizzare le
“iniziative ed azioni positive che testimoniano la compassione e la misericordia”. Perciò, in concreto, papa
Francesco rinnova l’appello per l’abolizione della pena di morte e per la
concessione di un’amnistia, per misure efficaci che migliorino la vita
nelle carceri, ed invita a “ripensare le
legislazioni sulle migrazioni, animate dalla volontà di accoglienza … per
facilitare l’integrazione dei migranti”.
Dal Papa anche un pressante appello ai capi di Stato affinché compiano “gesti concreti in favore di quanti soffrono per la mancanza di lavoro, terra e tetto” e a favore degli ammalati cui va garantito senza limitazioni “l’accesso alle cure mediche
e ai farmaci indispensabili per la vita, compresa la possibilità di cure domiciliari”.
Infine, un triplice appello ai leader
mondiali che il Papa esorta fortemente ad “astenersi dal trascinare
gli altri popoli in conflitti o guerre”, a
impegnarsi per la cancellazione o la
gestione sostenibile del debito degli
Sati più poveri, ad “adottare politiche
di cooperazione che siano rispettose
delle popolazioni locali … non lesive
del diritto fondamentale e inalienabile dei nascituri alla vita”. 
L’ACR e il “mese della Pace”
LA PACE È DI CASA
I
Michelangelo Mansueto
l primo gennaio di ogni anno
si celebra la Giornata mondiale della Pace, giunta ormai alla
sua 49° ricorrenza e, in tale occasione, non manca mai il messaggio del Santo Padre indirizzato a tutti gli uomini, dal più importante Capo di Stato o di Governo sino all’uomo più umile.
Nel messaggio di questo anno Francesco ci chiama a custodire le ragioni della speranza, perché solo con la
conversione del cuore si può passare dall’indifferenza alla misericordia, per promuovere una cultura di
solidarietà.
Nel messaggio non manca un pensiero per i migranti “un invito a ripensare le legislazioni sulle migrazioni, affinché siano animate dalla volontà di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e responsabilità, e possano facilitare l’integrazione dei migranti. In questa prospettiva, un’attenzione speciale dovrebbe
essere prestata alle condizioni di soggiorno dei migranti, ricordando che
la clandestinità rischia di trascinarli
verso la criminalità”.
In coincidenza con la pubblicazio-
ne del messaggio per la pace di questo nuovo 2016 i ragazzi dell’Azione
cattolica hanno portato a Papa Francesco gli auguri di tutta l’Associazione ed una torta per i suoi 79 anni; sono stati ricevuti dal Papa nella sala del Concistoro il 17 dicembre scorso ed a tutti Francesco ha
ricordato che “È sempre bello per
me incontrarvi quando si avvicina
il Natale… e grazie per la torta!...
Sono molti i bambini che grazie alla
vostra associazione sono aiutati a
vivere meglio il Vangelo e sentire
Gesù più vicino... Siamo tutti in
viaggio verso il Signore percorrendo
la strada del Bene, del perdono, della
solidarietà”. A questo proposito Papa Francesco ha mostrato il suo apprezzamento per l’iniziativa di carità di quest’anno “La Pace è di casa”
a sostegno dei migranti in arrivo nel
territorio della diocesi di Agrigento.
“Nell’udienza di ieri” ha continuato
Papa Francesco, “mi è stato presentato un bambino di colore di cinque
mesi, nato su un barcone nel canale di Sicilia... Tanti bambini riescono
ad arrivare altri no... Tutto ciò che voi
farete per questa gente è buono: gra-
zie di farlo!”. Papa Francesco ha invitato ancora una volta i ragazzi a vivere l’esperienza associativa con entusiasmo dando sempre spazio alla
preghiera e anche a qualche piccola rinuncia.
Il Mese della Pace 2016 permetterà a bambini, giovani e adulti della nostra Associazione di riflettere
ancora di più sul valore fondamentale dell’accoglienza, soprattutto in
questo tempo straordinario di grazia, che è l’Anno Santo della Misericordia.
Lo slogan di quest’anno, “La pace è
di casa”, vuole, infatti, ricordare a
tutti che solo aprendo il nostro cuore, le nostre menti, le nostre case e le
nostre comunità potremo accogliere
chi ha bisogno e fare cultura di pace.
L’Azione Cattolica Italiana ha, per-
tanto, coinvolto tutte le associazioni territoriali di base per sostenere
il progetto di accoglienza dei migranti, coadiuvando le realtà già
operanti nel territorio della città di
Agrigento e contribuendo con loro
nell’opera di carità e di integrazione delle persone straniere.
A livello diocesano, invece, l’intero mese di gennaio sarà indirizzato dall’ACR ad affrontare ed approfondire tematiche collegate alla pace e culminerà nella giornata di domenica 27 gennaio con la tradizionale “Marcia della Pace” in cui tutti i ragazzi di AC percorreranno le
più importanti vie cittadine per porre all’attenzione della popolazione il
tema della pace, dell’integrazione e
della comunione. 
15 GENNAIO 2016
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15 GENNAIO 2016
[Cultura e fede]
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Nuovo allestimento
del museo lapidario
Montesant’Angelo
Pasquina Tomaiuolo
L
o scorso 22 dicembre con
una interessante manifestazione culturale è stato inaugurato il nuovo allestimento del Museo Lapidario delle Cripte
micaeliche del santuario di s. Michele arcangelo e presentato il progetto
TECUM – Musei dei TEsori del CUlto Micaelico – ubicato nella “galleria
longobarda” sulla cui facciata sono
incisi numerosi graffiti con caratteri
runici, testimonianza viva della presenza longobarda nel nostro territorio durante i secoli VII e VIII.
Il Museo, tenacemente voluto negli
anni ’70 dai padri Benedettini allora rettori del santuario, custodisce
un’importante collezione di importanti sculture frammentarie provenienti dal santuario e dalle vicine
chiese del territorio come l’abbazia
s. Maria di Pulsano, il battistero s.
Giovanni in Tumba e la diruta chiesa s. Pietro; tra esse pregevolissimi
sono i resti dell’ambone di Acceptus
dell’anno 1041, la medioevale fontana lustrale di Pulsano, la statua di
Cristo che dona l’eucarestia, la statua di epoca e foggia angioina che
presenta l’Arcangelo con lo scudo avvolto dalle spire del divisore.
Il nuovo allestimento museale
nell’intento di suddividere i reperti
scultorei per provenienza, ha previsto l’installazione di invadenti pannelli colorati che, a giudizio di molti,
stonano e in un certo senso rovinano la bellezza suggestiva ed austera
delle cripte altomedioevali che ospitano il museo. 
San Leonardo di Siponto
Riaperta la Chiesa dopo gli interventi di restauro
“Qui si racconta di fede e spiritualità,
storia e archeologia,
arte e architettura,
scienza ed astronomia”
don Ciro Mezzogori d.R.*
P
er l’Abbazia s. Leonardo di
Siponto questo è stato un
Natale davvero speciale:
dopo tanti mesi di intenso
lavoro di restauro e valorizzazione
la chiesa è tornata ad essere disponibile e noi abbiamo potuto celebrare la Messa natalizia della mezzanotte in un’atmosfera carica di emozioni e di sentimenti di ringraziamento. Tanti sono stati i fedeli che hanno partecipato alla Messa insieme
alla comunità dei “Ricostruttori nella preghiera”, che risiede in abbazia
dal settembre 2011: abbiamo potuto
nuovamente ammirare lo splendore
di una chiesa antica, tanto bella nella sua semplicità ed essenzialità, ed
ora arricchita anche dalla presenza
di una copia fotografica in grandezza naturale dell’antico Crocifisso di
s. Leonardo (opera lignea datata al
XIII sec.), finora custodito nella Cattedrale di Manfredonia, in attesa di
un suo ritorno nella originaria collocazione, appunto la nostra chiesa di
s. Leonardo.
I lavori della chiesa sono stati molti: nuova impermeabilizzazione del
tetto a gradoni, consolidamento della struttura muraria mediante la sostituzione ed integrazione dei tiranti, pulitura e stilatura di tutte le pareti interne e delle facciate esterne,
realizzazione di un nuovo impianto illuminotecnico, scavi archeologici all’interno della chiesa e nella
zona esterna circostante, rifacimento della pavimentazione con la realizzazione di un nuovo presbiterio e
recupero dell’ex sacrestia ora destinata a cappella per il Santissimo Sacramento.
Per ora la chiesa sarà visitabile soltanto durante l’apertura per le celebrazioni liturgiche, poiché si trova
ancora dentro un cantiere che sta lavorando a pieno ritmo per ultimare
quella serie di opere di recupero che
hanno interessato in particolar modo il resto del complesso abbaziale
risalente al XII sec.
Si tratta di un’idea partita tanti anni fa grazie al lavoro e all’interessamento dell’arch. Nunzio Tomaiuoli con la collaborazione generosa
dell’arch. Antonello D’Ardes. Idea
che si è trasformata in progetto sostenuto con passione dal nostro arcivescovo mons. Michele Castoro e
si sta realizzando in maniera straordinaria con finanziamenti europei e
sotto la direzione dei lavori dell’arch.
Francesco Longobardi del Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per la Puglia. È un progetto di
grande respiro, infatti s. Leonardo
ospiterà anche un museo inserito in
un più ampio polo museale archeologico che comprenderà l’antica Basilica paleocristiana di Santa Maria
Maggiore di Siponto e il Castello di
Manfredonia.
Al termine dei lavori, ormai prossimo, la Chiesa garganica avrà ritrovato un importante centro di spiritualità, una testimonianza esemplare dell’epoca medioevale, periodo in
cui nella nostra regione si è articolata una fitta trama di vie legate al
sacro intorno alla Sacra Grotta garganica e alla Basilica nicolaiana ma
anche, indirettamente, agli eventi in
Terra Santa.
Il desiderio è quello di riportare s.
Leonardo alla sua primigenia vocazione: luogo di accoglienza nella fede
per i tanti visitatori italiani e provenienti da molti paesi d’Europa e del
mondo. Qui si racconta di fede e spiritualità, storia e archeologia, arte e
architettura, scienza ed astronomia:
per la Chiesa garganica potrà essere un’occasione di testimoniare concretamente come le radici profonde
della sua spiritualità cristiana siano capaci di generare dialogo e relazione con l’attuale mondo contemporaneo in tutte le sue svariate e talvolta contraddittorie dimensioni, un
altro modo per dire che s. Leonardo
può essere uno dei laboratori in cui
sperimentare quella “Chiesa in uscita” auspicata da Papa Francesco. 
* rettore di s. Leonardo
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S. Leonardo di Lama Volara
La straordinaria restituzione di un bene storico alla pubblica fruizione
Antonello D’Ardes*
“A
quattro miglia da Manfredonia ci si offrirono
allo sguardo le rovine
di una badia abbandonata, con una porta bellissima ed
una tribuna ben conservata di puro
stile romanico. Un tempo fu una delle più ricche commende dell’Ordine
Teutonico… Oggi San Leonardo è diventato centro di una fattoria e non
è abitato che da pecorai...”.
Così, nel lontano 1882, il famoso studioso tedesco Ferdinando Gregorovius esprimeva la sua delusione nel
constatare l’ingloriosa fine di uno dei
più importanti complessi medievali pugliesi. Altri storici dell’arte, non
meno famosi, come il Lenormant e il
Bertaux, a margine dei loro resoconti non poterono evitare di segnalare come una chiesa così importante
fosse divenuta da oltre un secolo un
ricovero di animali. Seguirono cinquanta anni di ulteriori spogli e deturpazioni, come la vendita a privati
di tutti gli edifici, passando alle proposte di vendita del prezioso portale ad un museo di Berlino, sino alle vicende post-belliche che danneggiarono l’antica cappella della chiesa. Seguì una fase di rinascita che riguardò, tuttavia, solo la chiesa, grazie ai restauri della locale Soprintendenza diretta dall’arch. Schettini, e
ancor più grazie al compianto canonico Silvestro Mastrobuoni, promotore della riapertura al culto della chiesa nel 1950 e di varie iniziative di carattere assistenziale-caritatevole nel
restaurato ex ospedale, l’antico xenodochium medievale.
Dagli anni ’60, scomparso Mastrobuoni ed in assenza di una destinazione d’uso certa, il sito ripiombò di
nuovo nell’oblio; come molti sanno il
solo restauro di per sé non salva un
monumento bensì ne protrae di qualche decennio la vita. Dopo decenni di
una antistorica dicotomia tra la chiesa restaurata e la rovina delle fabbriche circostanti, nel 2011 arriva la
svolta per volontà del nostro arcivescovo Mons. Michele Castoro che con
lungimiranza affida il complesso alle amorevoli cure della comunità dei
“Ricostruttori nella preghiera”. La
straordinaria passione e il coraggio
di questi nuovi “crociati”, animati da
una professione di fede profonda, sono stati il vero presupposto per quello che oggi possiamo ammirare. Dal
2011 è stato un crescendo di iniziative, realizzate dai “ricostruttori”, anche grazie al sostegno di tanti volontari e associazioni. Una nuova “epifania” che ha convinto il Ministero dei
Beni Culturali, attraverso l’impegno
dell’ex direttrice del Segretariato Regionale, dott.ssa Isabella Lapi e soprattutto del funzionario arch. Nunzio Tomaiuoli, che era giunto il tempo per investire proficuamente soldi pubblici e far rivivere stabilmente queste antiche fabbriche. Nel 2013
il MIBACT - Direzione Regionale per
i Beni culturali e Paesaggistici della Puglia ha inserito San Leonardo
in un progetto POIN assieme ai siti
di Santa Maria di Siponto e del Museo archeologico - castello di Manfredonia – al fine di costituire un vero
e proprio polo museale nella Puglia
settentrionale.
Una rinascita tanto convincente in
quanto rispettosa della storia del monumento, non senza qualche doverosa attualizzazione alle forme del vivere moderno. Un risveglio nel segno della fede, quindi, attraverso il
ripristino della conventualità, con
l’intento di restituire ad ogni edificio l’originaria destinazione d’uso o
vocazione. Così l’hospitium (ex ospedale), isolato accanto alla chiesa, realizzato dall’Ordine Teutonico nel
1327, tornerà ad accogliere ed assistere il pellegrino-turista nelle forme moderne, con un piccolo auditorium al piano terra ed alcune camere al primo piano. Il grande convento posto alle spalle della chiesa, invece, è risorto dai suoi ruderi come
dormitorio solo per la metà posta sul
lato est. Nella restante parte, sul lato
ovest, sarà allestito un piccolo museo
dedicato alla storia dell’area sipontina, testimoniata da un ricco lapidarium posto al piano terra, ma anche
con una sezione che possa descrivere
al meglio quel grande fenomeno storico del pellegrinaggio di cui San Leonardo è testimone di pietra.
Il restauro, diretto dall’architetto
Francesco Longobardi della Segreteria Regionale dei Beni Culturali, è
stato lungo e complesso, interessando principalmente le fabbriche con-
ventuali, quelle per cui un abbandono ininterrotto, dalla fine del XVIII
secolo, ha determinato gravi e diffusi fenomeni di degrado oltre a numerosi crolli. Ma anche la chiesa è stata interessata da importanti lavori di
ripristino per lo più legati all’eliminazione degli interventi degli anni
’50, quali il rifacimento degli arredi
sacri, non più adeguati alle moderne celebrazioni, della pavimentazione in cotto, e l’impermeabilizzazione
del tetto e degli impianti.
Accanto alla straordinaria valenza
dell’opera di restituzione di un bene
storico alla pubblica fruizione, vi sono altri obiettivi conseguiti non meno importanti. La ricerca di carattere
archeologico sulle strutture ha condotto ad una messe di informazioni
storiche di prima mano. Per la prima volta è stato possibile indagare
nella chiesa la stratificazione di altri due livelli di pavimentazioni sinora sconosciuti, da quello medioevale più in basso sino a quello seicentesco oggi ripristinato. Non meno
importanti i dati restituiti dagli altri
edifici. Dell’edificio dell’ex ospedale sono riemerse le strutture fondali del grande loggiato medievale del
lato sud, la cui presenza fu ipotizzata nel 2005 in un importante convegno di studi. Numerose interessanti
sepolture sono riemerse attorno alla
chiesa; una in particolare ha restituito un piccolo tesoretto di monete
antiche. Altre murature antiche riemerse isolate nella zona conventuale
consentono di riscrivere la storia del
complesso nei primi oscuri anni agli
inizi del XII secolo. Molti i reperti ri-
trovati che saranno esposti nel nuovo museo, alcuni di straordinaria importanza, testimoni di secoli di storia del convento: da un trave decorato con iscrizione che fa riferimento
agli anni fulgidi del priorato di Pietro, proprio negli stessi anni della
realizzazione del famoso portale, ad
una lastra tombale in caratteri gotici
probabilmente destinata alla sepoltura di un cavaliere teutonico, sino
ai resti delle effigi delle committenze succedutesi al governo dell’abbazia; dalla croce segnata dell’Ordine
Teutonico agli stemmi di alcuni cardinali commendatari. Di rilievo è il
rinvenimento dei resti di un interessante loggiato di epoca teutonica collocato sul prospetto sud del convento. Altre sorprese serberà il prossimo
solstizio estivo quando sarà possibile
ammirare il nuovo rosoncino di luce
finalmente ripristinato nella sua originaria configurazione a 11 petali.
Ma uno degli eventi simbolo di questa rinascenza resta il ruolo che è
stato riservato al ritorno, nella chiesa restaurata, del grande crocifisso
di San Leonardo. Si tratta di uno dei
più straordinari reperti di arte romanico/gotica dell’Italia meridionale, che per oltre sessant’anni, dal suo
ritrovamento nella chiesa ridotta a
stalla e dal suo restauro (1956), è passato dall’expo di Bruxelles del 1962,
poi per alcuni decenni in pinacoteca
a Bari sino alla sua sede provvisoria
nella cattedrale di Manfredonia (dal
1985) dove ancora è custodito. Il ritorno del crocifisso in chiesa è atteso per i prossimi mesi, al termine di
una campagna diagnostica ambientale, nel frattempo una sua copia fotografica è stato posta al centro del
transetto, dove appunto sarà ricollocato. Esso rappresenta un evento
nell’evento, un sigillo di straordinaria importanza che testimonia, meglio di ogni altro segno, che quel lungo percorso dopo circa settant’anni
si è finalmente concluso e un’opera
tanto importante e preziosa, come
tante volte auspicato dal Mastrobuoni, potrà tornare ben custodita nella
propria dimora. 
*architetto consulente per la D.LL.
del Segretariato Regionale
dei Beni Culturali
15 GENNAIO 2016
[Cultura e fede]
15 GENNAIO 2016
[Ricerche e Studi]
VIESTE E GLI EBREI
Matteo Siena*
D
a “Gli ebrei a Vieste” di Cesare Colafemmina, pubblicato nella rivista “Rassegna degli studi dauni” del
1976 e in quello de “Il Faro” del 1997
con il titolo “Sotto il segno dell’Arcangelo Michele”, si apprende che una
comunità ebraica viveva a Vieste
fin dal Medioevo. Il quartiere abitato, quello della Giudecca, tramandato poi con il nome di Via Judeca, si
sviluppava su tre file per oltre una
trentina di metri di lunghezza e altrettanto di larghezza ed era indubbiamente in una posizione magnifica, affacciantesi sul costone rivolto
ad Est.
Con il terribile terremoto del 31 maggio 1646, causato dalla caduta di un
meteorite, si staccò parte della falesia viestana trascinando a mare gran
parte dell’abitato. In quella stessa
notte crollò la torre Sud del Castello, il casermaggio dei militari e gran
parte della chiesa dell’Immacolata,
oltre che moltissime case, mentre
molte altre rimasero terribilmente
lesionate, e l’episcopio fu ridotto ad
un cumulo di macerie, la cattedrale
perdette campanile, facciata centrale e gran parte del tetto. Del quartiere ebraico rimasero in piedi solo poche case, ma non si sa se qualche famiglia si salvò.
A quanto risale l’arrivo degli ebrei
a Vieste?
L’asserzione di Colafemmina che essi vivessero già nel Medio Evo fa supporre che si stanziarono già dai primi secoli dell’era cristiana. Per la città di Siponto, che degli ebrei possiede una ricchezza di documenti lapidei, si suppone una presenza anteriore al Cristianesimo.
Una massiccia diaspora, infatti, si verificò sia dopo il 70 che nel 135 d. C. e
la dispersione aumentò tanto che gli
ebrei si diressero verso le coste meridionali dell’Europa, rifugiandosi nel
nostro Meridione, sulle coste slave
e proseguirono anche verso Francia
e Germania. Perciò, è senz’altro da
supporre che molte famiglie si fermarono sulle coste della Puglia e fra
queste su quelle della Daunia, con Siponto e Vieste. Considerando il ricco
patrimonio lapideo conservato a Siponto si è spinti a supporre che la comunità ebraica doveva essere abbastanza numerosa.
Indubbiamente la comunità ebraica
di Vieste, una volta attivato il fertile, lussureggiante ed ampio territorio viestano, ebbe una ricca economia agro-pastorale e, sfruttando le
vie marittime, esercitò anche una lucrosa attività commerciale. Inoltre,
come ha sostenuto l’insigne Cesare
Colafemmina, gli ebrei di Vieste non
si dedicarono soltanto al commercio,
ma anche all’artigianato, alle attività finanziarie col prestito del denaro,
all’industria della tintoria, e si applicarono, più per vocazione che per fine di lucro, alla scienza della medicina, utilizzando sia le erbe medicinali che spontanee nascevano nei prati
e sia i prodotti che si ricavavano dagli alberi. Producevano decotti, tisane, liquori, pomate per guarire determinate malattie o per curare ferite. Fra queste è da ricordare la glicirriza, pianta spontanea che nasceva a Vieste fino ad una sessantina di
anni fa in zone sabbiose, poco distante dal mare e sugli spalti della collina del Carmine. Era una liquirizia le
cui radici, tagliate a piccoli pezzi, venivano masticate e il succo inghiottito. Si curavano con essa raucedine,
tosse, asma. Era un ottimo emolliente, proteggeva le mucose e attenuava
gli stati di infiammazione. Tutti i ragazzi ne portavano con sé a scuola,
perché era un ottimo dissetante e leniva loro i morsi della fame.
Altre piante erano la malva, la camomilla, l’aglio, l’ortica, la borragine, tanto per citare quelle più comuni e maggiormente utilizzate. Tra gli
alberi erano l’orno, l’orniello, il tasso
e il pino d’Aleppo diffusi in Foresta
Umbra e nel territorio collinare garganico. Da queste piante si ricavava
la linfa che fuorusciva da un piccolo taglio operato sul tronco e raccolto
in un bicchiere o barattolo. Quest’operazione avveniva nel mese di luglio ed era assegnata, fino a 70-80
anni fa, dalle Amministrazioni Comunali ai cosiddetti ‘mannaioli’, persone di sperimentata esperienza. Anche la linfa ricavata dai tassi e dalle tuje, ancora numerosi nella Foresta Umbra, servivano come cardioto-
nico, antispasmodico, purgante, digestivo, antireumatico, antiepilettico e soprattutto per curare l’asma e
la bronchite.
Tutte queste piante officinali sono
citate in un prezioso codice ritrovato a Vieste e conservato a Parigi. Ne
fa menzione anche il Colafemmina
quando cita nei suoi scritti il prezioso manoscritto della Cyrurgia, trovato a Vieste nell’anno 5216 dell’era
ebraica, ossia nel 1456 dell’era volgare, che venne ricopiato dall’ebreo
Isaac ben Salomon del Bari. Questo
trattato, compilato da Guglielmo da
Saliceto su richiesta di Federico II di
Svevia, è stata un’opera fondamentale per la trattazione di tutte le malattie e dei metodi di intervento e di cura anche presso la Scuola di Medicina di Salerno. Isaac l’ebbe in prestito da un altro medico ebreo viestano
e lo tradusse dal latino in ebraico per
suo uso esclusivo. Salvatosi dall’eccidio dei saraceni del 1480, operato
da Achmet Basnà, dovette emigrare
e rifugiarsi a Parigi. Altra grandiosa opera utilizzata nella scuola di Salerno fu il Gioiello perfetto, di Abul
Al Yonah Kasim, tradotta dall’arabo in ebraico, e ritrovata anch’essa
a Vieste.
Concludendo, bisogna affermare che
nella nostra cittadina pur a distanza
di secoli, si seguivano ancora i trattati di medicina di Guglielmo da Saliceto e di Abul Kasim e che il loro
ritrovamento, non fa che attestare,
che nel XV secolo vi era una comunità giudaica molto attiva e un gruppo di medici all’avanguardia, perché
il rapporto fra ebrei e viestani era più
che ottimo.
Un riconoscimento per il bene che
ebbero ad apportare alla città e agli
abitanti, anche se sono trascorsi più
500 anni, è quello di considerare ed
onorare questi ebrei come cittadini a tutti gli effetti, anche per il tramite del caro amico Alberto Mieli,
ebreo scampato all’eccidio dei tede-
schi e che da tre anni frequenta Vieste, che si sforza di trasferire nell’animo dei ragazzi di scuola media l’amore per lo studio e il rispetto fraterno fra le nazioni.
Isaac ben Salomon fu un grande dotto e un grande ricercatore; a lui, infatti si devono anche la trascrizione di altri Codici, fra cui il Libro dei
Viaggi di Beniamino da Tuleda. Ma
egli fu anche un medico scrupoloso
e arguto osservatore, dalla battuta facile e pungente, come lo si può dedurre dall’epigramma che egli stesso ebbe a scrivere in calce alla Cyrurgia:
Disse il tempo allo stolto: fa il medico, /uccidi gli uomini e prendi le loro
ricchezze. /Sarai superiore agli angeli della morte/ Perché essi uccidono
l’uomo per nulla.
Egli intendeva così ammonire, con
sottile sarcasmo e maliziosa sagacia, che non bisogna intraprendere
alla leggera l’arte nobilissima della
medicina.
*presidente della sezione garganica
della Società di Storia Patria
per la Puglia
15 GENNAIO 2016
[Libri]
IL SIGNORE SI È LEGATO A VOI
Alberto Cavallini
il quale Francesco domanda a tutti
noi – e anche alle comunità religiose – di farsi ‘oasi di Misericordia’ –
come ha scritto mons. Semeraro nella prefazione - per guidarle alla luce
dell’anno giubilare”.
Nei sette capitoli del libro il nostro
fecondo autore attraverso le pagine
di grandi testi della Scrittura, commentata dettagliatamente, rivisita il
modo di essere della vita consacrata dal Concilio Vaticano II all’attuale anno della Misericordia e sviluppa
quell’autentica spiritualità cristiana,
intima e lieta: nel primo capitolo fa
un rapido excursus della Vita Consacrata, nel secondo considera l’essere “esegesi vivente della Parola”, nel
terzo traccia l’itinerario del profeta
Geremia, nel quarto legge il testo di
Deuteronomio 7,7 che ha ispirato il
titolo dell’opera, nel quinto sviluppa il tema del credere commentando
Isaia 7,9, nel sesto si sofferma sulla
misericordia e il perdono di Dio, nel
settimo, infine, esamina la dinamica sponsale dell’amore basando l’attenzione sul Cantico dei Cantici che
Manfredonia
FORMA E STRUTTURA
DEL CENTRO STORICO
Emanuele Cavallini*
“Questa città mi appartiene e io appartengo a lei, quasi fossi frammento fluttuante
dentro il suo corpo”: è certamente questo il
pensiero che è stato a base del lavoro di Leonardo Rignanese, Antonello D’Ardes, Roberto Russo, professionisti manfredoniani
con “l’incarico di completare la parte analitica del Piano per il recupero del centro storico di Manfredonia” come scrive il sindaco Angelo Riccardi nella prefazione, ma è
anche, a mio giudizio, il pensiero che attraversa subito la mente dell’attento lettore di
questo interessante studio urbanistico-architettonico della nostra antica città, dopo
aver rivisto forme e immagini del suo volto attuale in questa sorta di ‘atlante’ che in sostanza è un autentico omaggio di amore e di appartenenza. Secoli di storia scorrono
tra le mani del lettore con rilievi e restituzioni fotografiche, elementi tecnici (ceramiche, croci, simboli, araldica, fontane, vasche e giardini)
tecniche costruttive, ordini e
stili architettonici, che modellano un vocabolario tecnico estremamente
preciso e dettagliato che lascia il lettore incantato. Il libro, curato da Claudio Grenzi
editore e realizzato grazie al mecenatismo
dell’ing. Gianni Rotice, intende tutelare e
valorizzare il patrimonio storico-artistico
e culturale di Manfredonia presentandone
tipologia e morfologia dell’esistente. Un libro che aspira a dare forma al tempo e allo spazio urbano per gli studi pubblicati di
appassionata ricerca culturale e di educazione delle nuove generazioni alla luce della celebrazione più potente della ‘memoria
umana’ fatta di ‘attesa’ e di ‘attenzione’ co-
sì come espresso magistralmente dal grande Agostino d’Ippona nel capitolo X delle
Confessioni, in cui il grande pensatore cristiano lega nell’uomo coscienza del tempo,
ricerca di bellezza e custodia del proprio
rapporto con Dio e con l’ambiente alla facoltà della memoria, pensabile come spazio senza confini, popolata di cose appartenenti alla realtà, ma impotente a sciogliere l’enigma del proprio essere. E se nel nostro animo siamo oggi più che mai stimolati a correre ansiosi verso un futuro indeterminato, la memoria raccontataci da questo bel volume di architettura su Manfredonia, nel suo dinamismo di
coscienza del tempo trascorso, ci aiuta a non avere quelle
venature di indifferenza, oggi
dominanti, per cose ed eventi del passato con la certezza
di essere in una città che non
è stata sempre uguale e piatta, e che gli autori dei testi ci
fanno immaginare come fosse prima del boom economico
degli anni sessanta. Anche la
città ha la sua storia lunga e
complicata, creata e modificata nel tempo
dall’opera dell’uomo. Perciò, ricca di una
personalità forte e operosa, Manfredonia,
città della memoria, nonostante la sua storia urbanistico-architettonica, nonostante
ciò che ha subito nelle sue case e nei suoi
quartieri, è una cittadina capace di operosità con la sua energia animante e operosa,
testimonianza straordinaria nel suo genere di centro urbano, antico e moderno, adagiato sul Golfo. 
*architetto
AA.VV. - Manfredonia, forma
e struttura del Centro Storico
– Claudio Grenzi editore, 2015
commenta nella forma di una Lectio.
Al termine di ogni capitolo c’è “un’attualizzazione per aiutare il lettore a
lasciarsi plasmare dalla Parola” e
senza pretese di esaustività, il nostro amico biblista indica le vie per
scoprire il bello da ricercarsi solo
nella forza delle parole della Scrittura santa, con l’obiettivo di sviluppare l’attenzione necessaria a recepire quanto la Parola suggerisce perché, citando s. Bernardino da Siena,
“le parole sacre sono le carceri di Dio
dove per nostra utilità e sua benignità
Egli s’imprigiona perché noi possiamo averlo vicino e parlare con Lui”.
Scrive, inoltre, il p. Ernesto su ‘Dio,
misericordia e tenerezza’, prefazione
biblica della guida liturgico-pastorale 2015-2016 curata quest’anno dalla nostra Arcidiocesi per la Metropolia di Capitanata, che “Gesù tocca ed
è toccato … insegna che non si devono fare disquisizioni su chi è il prossimo, piuttosto bisogna farsi prossimo
di chiunque la Provvidenza di Dio ci
fa incontrare. Di fronte a questa rivelazione meravigliosa c’è il perico-
lo del servo che non lascia passare il
Perdono di Dio (Mt 18,23-35) oppure il comportamento del figlio più anziano (Lc 15, 25-32) che non si apre
né alla fraternità e nemmeno alla paternità. Dio chiede alla sua Chiesa di
essere ‘luogo e casa’ d’incontro con
Lui, esperienza del perdono che rinnova, umanizza e rilancia gli uomini in Dio. “
Un testo, dunque, ricco di spunti e
riflessioni per tutti, per il quale non
posso che esprimere stima e gratitudine all’amico p. Ernesto. 
Ernesto Della Corte, Il Signore
si è legato a voi (Dt 7,7) – Editrice Rogate, Collana Scienze Umane e Vita Consacrata, novembre
2015 – Euro 19,00
CONTADINI E BRACCIANTI
NEL GARGANO DEI BRIGANTI
U
Domenico Trotta
na ricerca per capire le cause e le
conseguenze del fenomeno che
ha caratterizzato in negativo gli
anni post-unificazione d’Italia è
il testo di Michele Eugenio di Carlo “Contadini e briganti nel Gargano, dalla caduta del Regno delle Due Sicilie ai fatti tragici avvenuti in Vieste il 27 e 28 luglio 1861” che mette
in risalto quella risposta violenta delle masse contadine del Sud Italia e in particolare
di Vieste e del nostro Gargano alla politica
errata del governo sabaudo, nonché le grandi rivalità tra i “galantuomini”, le rivolte dei
contadini garganici e le elezioni del maggio
1861.
Dopo l’unità d’Italia vi fu un rigetto nei confronti del governo
piemontese da parte della povera gente del nostro Meridione che si manifestò fra il 1861 e
il 1865 con il fenomeno del brigantaggio, localizzato in varie
regioni tra cui il nostro Gargano, dove bande armate di briganti iniziarono vere e proprie
azioni di guerriglia nei confronti del nuovo governo nazionale
e delle proprietà dei nuovi ricchi. I briganti,
protetti e nascosti dai contadini poveri, alla cosiddetta “macchia”, ricevettero aiuto anche da clero e antichi proprietari che tentavano, per mezzo del brigantaggio, di sollevare
le campagne per far tornare a Napoli i Borboni. I briganti non furono “criminali comuni”, come pensava la maggioranza al governo, ma un esercito di ribelli che non conoscevano altra forma di lotta se non quella violenta. Del resto, tenuti per secoli nell’ignoranza
e nella miseria, i contadini meridionali non
avevano ancora maturato una coscienza politica dei loro diritti e quindi non avrebbero
Vieste
C
on questo programmatico
titolo e con una prefazione di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, si apre il bel libro di p. Ernesto
Della Corte, biblista ed amico, docente presso la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, che osserva la Vita Consacrata quale “esegesi vivente
della Parola di Dio” secondo una famosa espressione di papa Benedetto XVI, con testi nutriti di una solida cultura che dicono con passione
vibrante e linguaggio limpido la bellezza e il primato della divina Parola. Ispira, dunque, l’intero svolgersi
del testo la Parola che mostra quanto
è grande e liberante la Misericordia
del Padre verso ogni uomo tanto che
l’autore non si stanca di sollecitare
il benigno lettore a lasciarsi sollecitare proprio e sempre dalla Parola
per testimoniare una vita improntata esclusivamente sulle logiche della
Misericordia divina. Perciò, non tralascia il nostro p. Ernesto di guardare opportunamente al “Giubileo straordinario della Misericordia durante
mai potuto agire con mezzi legali. La politica
di repressione adottata nei confronti dei briganti fu durissima. Le conseguenze furono
un ulteriore aumento del divario fra nord e
sud e un’esaltazione dei briganti, la cui figura venne paragonata, nell’immaginario popolare, a quella di “eroi buoni”.
Scrive Saverio Cioce nella post-fazione del libro che “… Michele Eugenio De Carlo non affronta di petto la ripetuta favola di re Vittorio
Emanuele e del suo primo ministro conte di
Cavour che corrono ad aiutare le popolazioni
meridionali, afflitte da sovrani dispotici. Al
contrario mette in fila gli atti di governo, articolo per articolo, che stanno lì a
dimostrare le operazioni politiche di cui furono strumento …”
Ed il Di Carlo sottolinea: “mi sono chiesto se davvero, come sembrano indicare anche gli interventi parlamentari dell’epoca, il
Gargano fosse una terra di briganti, tendenzialmente e geneticamente predisposti a delinquere. Ho analizzato i fatti accaduti a Vieste e nel Gargano e li ho
contestualizzati con le politiche
di Torino e delle Luogotenenze napoletane ponendo come termine iniziale i preparativi per
lo sbarco di Garibaldi in Sicilia”.
Dunque, un testo che esplicita considerazioni obiettive sulla storia ufficiale raccontata e
sugli studi relativi al Risorgimento e al brigantaggio. 
Michele Eugenio Di Carlo – Contadini e braccianti nel Gargano
dei briganti, con presentazione di
Matteo Siena e postfazione di Saverio Cioce – Edizioni del Poggio
2015 – Euro 12,90
15 GENNAIO 2016
CON GIOIA
[Caritas Diocesana]
HO ACCOLTO IL MIO NUOVO INCARICO
don Luciano Pio Vergura*
S
Vico del Gargano
ono passati solo poco più di
tre mesi da quando ho l’onore di collaborare con il vescovo Michele per il servizio della carità nella nostra Arcidiocesi come
direttore diocesano della Caritas. Permettetemi di rivolgere un primissimo
pensiero di gratitudine al Signore e al
nostro Arcivescovo che ha pensato alla
mia semplice persona per questo servizio che ho accolto con gioia.
Tre mesi sono così pochi per poter raccontare il grande mondo degli ultimi,
dei poveri, dei bisognosi, ma nello stesso tempo sono sufficienti per poter dire che è ciò a cui, Gesù, ci ha inviati
con particolare predilezione. Mi sento risuonare spesso nelle orecchie e
nel cuore le parole con le quali il nostro Pastore mi esorta, ogni qualvolta ci incontriamo: “don Luciano, come ci ricorda ogni giorno Papa Francesco, questo è il tempo –soprattutto- della carità”. La nota attenzione
del nostro Pastore per i poveri, mi sta
aiutando tantissimo in questo delicato e gravoso servizio, che sto scoprendo essere luogo privilegiato di incontro con il volto sofferente e amante di
Cristo. Mi è di grande aiuto la piccola
famiglia dei collaboratori della Caritas diocesana che, dopo il prezioso lavoro già svolto da diversi anni, ha accolto il mio invito a continuare a lavorare nella vigna del Signore, facendo-
mi sentire, nonostante sia il lavoratore dell’ultima ora, apprezzato e importante tanto quanto loro, lavoratori della prima ora.
Il vero grande aiuto mi viene da tutti
gli uomini e le donne della carità presenti nelle comunità parrocchiali della nostra diocesi che instancabilmente
prestano il loro servizio nelle Caritas
parrocchiali. Un vero e proprio “popolo” della carità che con attenzione, premura e nel silenzio, cerca di farsi voce
di chi non ha voce, quelli che la società
fa di tutto per zittire privandoli a volte
anche di ciò che gli è dovuto. Ho constatato anche con rammarico che alcune comunità parrocchiali non hanno un gruppo Caritas ben avviato. Auspico che, in breve tempo, tutte le comunità sentano la necessità di attivare percorsi di pastorale della carità alla pari di quelli già avviati e consolidati per la catechesi e la liturgia.
Un primo piccolo segno che va in questa direzione potrebbe essere la creazione di un centro di ascolto Caritas in
ogni parrocchia, attraverso l’impegno
e il servizio di laici dal cuore grande
e predisposti al “ministero dell’ascolto”. E’ mio desiderio intraprendere percorsi di Pastorale della carità partendo dai giovani, facendo leva sul loro vivace desiderio di spendersi per gli altri
accompagnato da un sempre più crescente senso di responsabilità.
di attori impegnati a garantire la giustizia, il bene comune, la dignità della
persona e il diritto alla pace. 
*direttore di Caritas diocesana
Convegno Diocesano Caritas
Un consolidato impegno
di presenza
accanto agli ultimi
“G
Infine, sottolineando l’importanza della corresponsabilità di mondo cattolico
ed istituzioni, ho dato la mia piena disponibilità, a nome e per conto dell’Arcivescovo, alla costruzione di una rete
Angela Cosenza*
enerare nella Misericordia” è stato il
titolo del convegno
della Caritas diocesana di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo svoltosi lo scorso 22
novembre a Vico del Gargano presso il cinema teatro Paris. L’annuale
appuntamento ecclesiale diocesano
ha chiamato gli uomini e le donne
della carità a riflettere, rigenerandosi, partendo dalla Lettera Pastorale
del nostro arcivescovo mons. Michele Castoro “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. “Una pastorale della misericordia è di per sé una pastorale ge-
nerativa, e una pastorale sarà davvero generativa solo se si proporrà come
autentica pastorale di misericordia”.
Commentando alcuni passaggi delle linee guida del nostro arcivescovo, don Maurizio Tarantino, direttore della Caritas di Otranto e relatore
del convegno ha detto: “Il nome proprio di ogni cristiano è Caritas perché
il nome proprio di Dio è Caritas. Dio
è amore e, siccome noi siamo parenti suoi, ne portiamo il nome. Caritas
non un organizzazione ma Amore”.
“Esiste un altro modo di generare
qualcosa se non nell’amore misericordioso?” – ha chiesto don Luciano Pio
Vergura, direttore della nostra Caritas diocesana, sottolineando la necessità che ogni Caritas parrocchiale istituisca un centro di ascolto e
che ciascuno di essi diventi luogo di
misericordia, “porta di misericordia”.
Come Caritas dobbiamo consolidare
l’impegno di essere presenti accanto agli ultimi, per dar loro voce affinché vengano rispettati in pieno i
diritti della persona. Dobbiamo trovare risposte attente alle nuove forme di disagio e fragilità. Fare rete
con le istituzioni ed il mondo del lavoro. Il passaggio storico con cui ci
si misura oggi è quello di una riforma del sistema del welfare dove l’approccio dello “sviluppo umano” deve
essere alla base di questa complessiva scommessa.
Il convegno della Caritas diocesana
è stato un importante momento di
confronto, un vero e proprio laboratorio di idee per poter fare del bene in modo innovativo, analizzando
i bisogni del territorio e mettendo in
campo menti e braccia dei tanti volontari che ogni giorno si spendono
per il bene comune.
“E’ il mio vivo desiderio che il popolo
cristiano rifletta durante il Giubileo
sulle opere di misericordia corporale
e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La
predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché pos-
siamo capire se viviamo o no come
suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: Dare da
mangiare agli affamati, dare da bere
agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i
morti. E non dimentichiamo le opere
di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli
afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste,
pregare Dio per i vivi e per i morti”.
Questo l’accorato appello di Papa Francesco a cui ogni cristiano
è chiamato a rispondere. Queste le
sfide che ogni giorno si presentano
in ogni Caritas: trovare cibo per chi
ha fame, un tetto per chi non ha casa, un lavoro per chi è disoccupato,
prestando attenzione ad ogni forma
di disagio.
Il cammino che si dischiude dinnanzi a noi ci vedrà impegnati ad operare per ri-generare una “Chiesa misericordiosa, povera con i poveri”. 
*segretaria di Caritas diocesana
15 GENNAIO 2016
[Caritas Diocesana]
VINCE LA SOLIDARIETA’
Manfredonia
Praticando la carità si prepara
il cuore a farsi prossimo all’altro
Angela Cosenza
S
i è conclusa prima di Natale la raccolta alimentare coordinata dalla Caritas diocesana. Una gara di solidarietà che ha visto impegnate nove
parrocchie con circa 70 volontari,
in venti supermercati della città. Il
titolo dell’iniziativa “Alimentiamo la
carità con la colletta alimentare” non
è stato scelto a caso. Perché, se a pregare s’impara pregando, è solo praticando la carità che si prepara il cuore a farsi prossimo all’altro. Una provocazione che ha ricevuto la tempestiva e generosa risposta di quanti,
andando a fare la spesa, hanno scelto di condividerla con persone meno fortunate.
In un periodo in cui la crisi economica continua a mettere alla prova
tante famiglie, la raccolta è stato un
gesto concreto verso i poveri del nostro territorio, nel nome dei valori
della solidarietà e dell’aiuto verso il
prossimo. Un servizio, quello della
distribuzione alimenti, offerto gratuitamente e settimanalmente dalle 50 strutture di carità diffuse in
ben 13 paesi della diocesi. Ambiti di
umanità solidale in cui circa settecento famiglie sono sostenute con la
distribuzione di generi di prima necessità, tra cui: pasta, latte, formaggio, farina, zucchero, biscotti, riso e
pappe per neonati.
“Caritas prepara tante tavole per chi
ha fame. Tanta gente aspetta anche
oggi di mangiare a sufficienza. Il pianeta ha cibo per tutti, ma sembra che
manchi la volontà di condividerlo con
tutti. Preparare la tavola per tutti, e
chiedere che ci sia una tavola per tutti. Fare quello che possiamo perché
tutti abbiano da mangiare.” (Papa
Francesco)
Ecco le cifre dei 30 quintali di alimenti raccolti: 13 quintali di pasta,
uno di riso, 1,5 di legumi, 9 quintali
tra latte-zucchero e farina, e poi ancora salsa, latte, alimenti per l’infanzia, olio, biscotti e brioche. Il ricavato
della colletta è stato suddiviso in parti uguali tra le Caritas parrocchiali
che hanno aderito alla raccolta e che
provvederanno a distribuirle alle numerose famiglie disagiate assistite.
Come detto, un ruolo fondamentale
è stato ricoperto dal piccolo-grande
esercito di volontari sceso in campo
per animare la giornata, dandosi il
cambio nella staffetta dei punti vendita, illustrando ai clienti le finalità dell’iniziativa, raccogliendo materialmente i prodotti donati per poi
smistarli e catalogarli nel magazzino della Caritas diocesana fino a tarda sera.
Non un modo, dunque, per “ripulirsi
le coscienze” in prossimità delle festività natalizie, ma un momento di
condivisione e sensibilizzazione verso chi pur nel bisogno spesso rimane
invisibile e inascoltato. 
EMPORIO:
LA SOLIDARIETÀ SPESA BENE
don Fernando Piccoli*
I
naugurato il 3 novembre 2011
da monsignor Michele Castoro
l’Emporio della “Associazione
di Solidarietà San Lorenzo Maiorano Caritas Parrocchiale” ubicato nel centro della città in Corso Roma n. 162 e costituito da volontari
del gruppo Caritas parrocchiale della Cattedrale, rivolge la sua attenzione a quelle condizioni di povertà che
vedono coinvolte sempre più famiglie costrette a vivere in solitudine
il loro disagio.
In esse vi sono situazioni di crisi sociale riconducibili a problemi di ordine economico, salute, solitudine e
problemi affettivi e relazionali che
gravano all’interno dello stesso nucleo familiare. Ma vi sono anche famiglie che possono contare solo su
un reddito, quando questo esiste,
che vivono in appartamenti in affitto. Ormai a chiedere aiuto, anche per
quanto riguarda i viveri, non sono
solo e soltanto i “disperati”, ma anche
famiglie con un lavoro e con una casa che non arrivano alla fine del mese o meglio alla terza- quarta setti-
mana del mese. La perdita del potere di acquisto è tangibile per tutti. Di
qui il progetto dell’Associazione della Solidarietà San Lorenzo Maiorano
di creare un centro dove poter reperire gratuitamente generi di prima
necessità a misura di famiglia, con
operatori volontari disposti ad ascoltare gli indigenti, accompagnandoli
durante la spesa.
“Si prende ciò che si vuole e di cui
si ha necessità”: perciò, è stato
organizzato un servizio non solo di
distribuzione, ma un luogo di incontro e di ascolto, in cui l’annuncio del
Vangelo della carità può essere vissuto da tutti in maniera semplice e
spontanea. Un luogo in cui promuovere una partecipazione della comunità parrocchiale al disagio del prossimo per favorire la dignità di chi
cerca aiuto. Con una richiesta di aiuto primario si porta all’attenzione la
propria condizione di disagio psicosocio-economico. Per cui l’impegno
dell’Associazione è quello di “dar voce a chi non ha voce”.
“La solidarietà spesa bene“ è insom-
ma lo slogan che anche noi come altre associazioni, vogliamo lanciare a tutti coloro che vogliono aiutarci a portare avanti questo progetto,
che è rivolto a giovani, operai, famiglie numerose e immigrati della no-
stra comunità parrocchiale, che sono trascinati ai margini della società da una crisi economica che infierisce sempre di più sui soliti deboli. 
*parroco
15 GENNAIO 2016
[Testimoni di santità]
Cristo
Il sacerdote e la parrocchia in don Antonio Spalatro:
rendere visibile il Corpo Mistico del Cristo
don Antonio Baldi*
T
anti concetti teologici, sicuramente ben presenti nel
magistero della Chiesa già
prima del Concilio Vaticano II, trovano nuova luce, sicurezze
e chiarezze proprio durante il Concilio, anche se l’applicazione dei vari
contenuti risulta ancora troppo spesso ben lontana dalla realtà.
Tante volte – leggendo e rileggendo
gli scritti del Servo di Dio don Antonio Spalatro, e le tante testimonianze di chi lo ha conosciuto ed è ancora in vita – è stato detto che don Antonio per tanti aspetti ha anticipato
nel tempo ciò che il Concilio solo dopo ha reso evidente e necessario per
“educare alla vita buona del Vangelo
in questo mondo che cambia”.
Non molto tempo fa mi sono imbattuto in uno dei quaderni di Don Antonio di cui ancora non se ne parla,
ma che merita al più presto di essere
fatto oggetto di approfondita lettura
e meditazione personale. Si tratta di
alcuni appunti di pedagogia pastorale sul modo di essere parroco e sul
modo di essere parrocchia.
Don Antonio scrive questi appunti a
partire dal novembre 1950, cioè dal
mese in cui viene nominato sostituto-parroco della Parrocchia del SS.
Sacramento.
È un prontuario di vita soprattutto
per se stesso Ma penso che ogni prete e tutti coloro che vogliono o si definiscono parte attiva nella conduzione di una comunità parrocchiale dovrebbero farne tesoro. Faccio riferimento in particolar modo ai componenti del consiglio pastorale parrocchiale, al gruppo dei catechisti e ai
tanti altri gruppi esistenti nelle varie comunità parrocchiali… e anche
ai soli fedeli della domenica.
Nel giorno in cui don Antonio viene
nominato sostituto Parroco sul suo
diario spirituale appunta le seguenti
parole già di per sé programmatiche
per chi sente la responsabilità della
guida di una Parrocchia. “Da oggi il
mio diario può portare questo titolo:
“Il diario di un Parroco”. Il fatto di essere sostituto parroco incide profondamente l’indirizzo della mia nuova
vita. Sento che questo non è un fatto
qualsiasi nella mia vita. La mattina
appena m’alzo mi salta avanti questo
impegno quotidiano: la parrocchia.
La benedizione che prima chiedevo
a Maria per me solo, ora la chiedo
anche ed insieme con me, per la Parrocchia. Sento che è questo il momento dell’attività apostolica preparatami da Cristo. Certo la mia preparazione è passata: fino a ieri la mia vi-
ta è stata tale; non so se sia stata tale
anche in opere. Penso di no! Ora debbo operare e necessariamente. Quando sto sull’altare, specie quando sto
sull’altare, mi sembra che tutte le anime stiano attaccate, legate a me e dipendenti da me. Non c’è che dire: sento che sono un altro”.
La Parrocchia del SS. Sacramento
era allora una Parrocchia nascente e quindi formata da tante famiglie giovani con a carico anche tanti problemi di educazione religiosa
ma anche civile e con tanti problemi di sussistenza per la povertà di
tante famiglie nell’immediato dopoguerra con la conseguente carenza
del lavoro, del cibo e del vestiario.
Suscitano davvero tanto stupore le
sue espressioni scritte nel citato quaderno di appunti. Oggi sono gli stessi richiami che il papa Francesco sta
facendo più volte e a più riprese nelle
sue omelie e nei suoi discorsi.
Sintetizzo qui di seguito solo le prime due pagine dei suddetti appunti:
Il sacerdote parroco, deve realizzare
nelle anime la vita di Cristo:
mediante la sua attività di preghiera e di apostolato, tenendo presente
la dottrina del corpo mistico per cui
tutti sono membra attive della Chiesa ed il bene od il male fatto dalla
singola persona si ripercuote in tutto il corpo.
Insieme ai fedeli, nella vita del parroco assumono primaria importanza:
la preghiera che deve diventare
slancio dello stesso corpo vivificato
dal Cristo verso Dio;
lo zelo che deve diventare realizzazione del fuoco portato da Gesù sulla terra e deve unire tutte le parrocchie in unica ostia.
Don Antonio passa anche a fare un
elenco di ciò che la parrocchia non
deve essere e conclude poi con ciò
che la parrocchia deve essere. E’,
possiamo dire, anche una diagnosi della realtà negativa in cui tante
parrocchie dell’epoca vivevano. Il rischio che ciò si ripeta ancora ai tempi di oggi è sempre una tentazione in
agguato. Riporto di sana pianta dai
citati appunti: Ciò che la parrocchia
non deve essere:
a) Parrocchia-industria: vi si nota il
parroco troppo attaccato al denaro
che commercia il proprio ministero. Trascurando la cura spirituale delle anime è preoccupato solamente di accrescere il patrimonio
della sua parrocchia.
b) Parrocchia-sistemazione: traguardo raggiunto dagli studi e degli anni di sacerdozio. Il parroco si insedia nel suo ufficio, comportandosi
come un funzionario ecclesiastico.
Nei due casi manca ogni concetto
di vita parrocchiale.
c) Parrocchia-pettegolezzo: parroco e
parrocchiani che parlano più di cose mondane che di cose di Dio. Anche il pulpito diventa mezzo di pettegolezzi e personalismi. Le opere
parrocchiali, in questo ambiente,
sono vuote di vita spirituale e perciò minate in partenza.
d) Parrocchia-romanticismo: è propria di un parroco indeciso e sentimentale che lamenta la perdita
delle anime senza fare il minimo
sforzo per la loro salvezza.
e) Parrocchia-feudo: vi è il parroco
che ha accentrato a se tutti i poteri e non permette alcuna interferenza di aiutanti: va a due estremi: o attivismo mal fatto o passività assoluta.
Ciò che la parrocchia deve essere:
modello, dove ci sono
A) Forze vive attuali.
B) Forze che possono essere vivificate.
C) Forze che sarebbero morte, ma
possono essere resuscitate.
Quali le doti del buon parroco?
- disinteresse,
- fiducia nella divina provvidenza,
riserbo,
- coscienza ed impegno nei propri
doveri e delle sue qualità di pastore,
- unione del parroco e del popolo in
un’anima sola per il comune benessere spirituale o anche materiale.
Questa unione è cementata da forze vive che pertanto chiedono che in
ogni parrocchia ci siano: catechismo
organizzato, azione cattolica, maestri cattolici, associazioni pie per il
loro contributo di preghiera o anche
di azione; cura dei poveri e malati mediante le opere assistenziali.
L’organizzazione catechistica: dà ai
fanciulli i principi di vita cristiana e
li indirizza; l’azione cattolica, con le
sue quattro azioni è il mezzo più efficace di apostolato e di penetrazione.
È cura del buon parroco mantenere
sempre vive queste opere.
Sicuramente don Antonio esalta l’azione Cattolica intendendola non come unica forma di aggregazione laicale ma come somma delle aggregazioni laicali.
La nascita dei tanti movimenti che il
papa Giovanni Paolo II ha definito la
‘primavera della Chiesa’ in realtà se
agiscono per il bene di tutta la Chiesa sono sempre individualmente ed
insieme Azione cattolica. 
*parroco
Settimana per l’Unità dei Cristiani 2016: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio” (cfr 1 Pietro 2, 9)
PREGHIERA E SOLIDARIETÀ ATTIVA
Efrem Valentini*
L
a Chiesa di Cristo è sempre
unica e non può essere divisa. Il Credo Niceno-Costantinopolitano recita: «Credo la
Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica» e questo articolo, che abbiamo in comune con tutti i nostri fratelli di fede, dice in senso proprio
che non esistono numerose Chiese,
ma una sola Chiesa, perché Unica è
la sposa di Cristo, che Egli ha riscattato con il suo sangue; Santa, partecipe della stessa santità di Dio per
l’effusione dello Spirito Santo; Cattolica, perché abbraccia potenzialmente tutti gli uomini di ogni luogo, popolo, lingua e condizione sociale; Apostolica, perché fondata sulla predicazione degli Apostoli, testimoni oculari della Passione e della
Risurrezione del Signore, per i quali
lo Spirito che procede dal Padre è effuso e santifica la Chiesa, gli uomini,
il cosmo. Il Salvatore, dopo la sua Risurrezione, affidò la sua Chiesa Una,
Santa, Cattolica, Apostolica a Simon
Pietro, insieme agli altri Apostoli, affinché la guidassero e la custodissero, facendola crescere e diffondere.
Questa Chiesa, colonna e fondamento della verità, è in questo mondo costituita e organizzata come società,
sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro, il
Papa di Roma e dai Vescovi in comunione con lui.
P ur troppo, nel
tempo, la mancanza di carità,
la ricerca teologica distaccata dalla reale e concreta vita della Chiesa, l’attaccamento
a formule teologiche e usi particolari, il disprezzo
reciproco, hanno
condotto a fuoriuscite dalla Chiesa
di gruppi di credenti e a fratture nell’organizzazione ecclesiale. La situazione attuale di divisione, sia dottrinale che organizzativa, è obbiettivamente una
condizione non voluta da Dio, ma
permessa per il mistero del libero arbitrio, nonché della libertà umana,
per la quale, con la sua grazia, Egli
ci chiama sempre alla conversione
del cuore, persone e comunità. I dialoghi ecumenici non sono negoziati diplomatici per trovare un mini-
17 gennaio
C
mo su cui essere d’accordo, ma sono
parte della comune ricerca della verità di Dio, di Cristo, dell’Evangelo,
della Chiesa stessa. Ci sono, certo, incontri e discussioni fra rappresentanti di diverse Chiese, momenti di vita fraterna fra cristiani di diverse confessioni, elementi
tutti di questa comune ricerca al fine di giungere alla comunione piena e all’unità visibile dell’Unica
Chiesa.
Insieme ai nostri
Pastori, sotto la loro guida, noi fedeli abbiamo la possibilità e quindi un
obbligo di pregare affinché, con l’aiuto di Dio, questo si compia nei nostri giorni e ne possiamo gioire ed
esultare insieme agli angeli del Cielo; per questo è necessario che i nostri cuori siano teneri, per comprendere e accettare i modi, legittimi, di
celebrare e di pregare di altri cristiani, le loro leggi canoniche, i loro usi
particolari diversi dai nostri, nell’unità della stessa Fede.
Questa Fede, trasmessa a noi dagli Apostoli e dai loro successori, è
ora particolarmente minacciata dalle azioni incoerenti dei cristiani, da
tutti i loro peccati, dall’ostilità della cultura dominante in Occidente
e dalle persecuzioni violente in altre parti del mondo, particolarmente in Africa e in Asia. È frutto della
conversione dei cuori esprimere solidarietà attiva con preghiera e sostegno materiale a coloro che sono
perseguitati per la Fede e la Giustizia, discernere quanto nelle nostre
opinioni e nei nostri comportamenti non è conforme alla Fede, crescere ogni giorno nella Carità per giungere ciascuno alla piena maturità di
Cristo, all’Uomo perfetto, nell’integrità della natura umana realizzata secondo il disegno di Dio in ciascuno di noi.
Allora questa unità sarà segno e
strumento dell’unità visibile di quel
corpo di Cristo che è la Chiesa, Una,
Santa, Cattolica, Apostolica, a gloria
di Dio Padre per Cristo Gesù nello
Spirito Santo. 
*monaco a Pulsano
17 gennaio - XX Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei
ari Amici, con la comune
riflessione ebraica e cristiana sulla Decima Parola arriviamo a conclusione
di questo tratto di cammino fatto insieme, che negli ultimi dieci anni ci
ha portato a meditare sulle Dieci Parole di Esodo 20 e Deuteronomio. Nel
ringraziare di cuore tutti coloro che
in questi anni si sono resi disponibili ad offrirci spunti di riflessione, siamo altresì consapevoli che si conclude semplicemente un tratto di strada, una tappa, ma che il cammino in
sé ci offre ancora molte possibilità
di incontro, di scambio, di crescita
comune: possibilità che ci sentiamo
di dover cogliere e valorizzare come
meglio possibile. Nella traduzione
italiana di Esodo 20,17, testo sul quale vogliamo riflettere in questa XX
Giornata per l’approfondimento e lo
sviluppo del dialogo tra Cattolici ed
Ebrei, l’Altissimo pronuncia queste
parole: «Non desidererai la casa del
tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né
il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Questo testo ci insegna a purificare i nostri desideri, ad orientarli al disegno di Dio.
In questa luce dunque ci sentiamo di
affermare che, mossi da un desiderio condiviso e da una sincera speranza di interpretare rettamente in
questo nostro agire gli insegnamen-
ti dell’Eterno, riteniamo necessario
ribadire con convinzione alle nostre
comunità e a tutti gli uomini ricchi
di sensibilità e di sapienza, la necessità di proseguire il cammino di dialogo che vent’anni
fa abbiamo voluto
iniziare. Attraverso le nostre fedi riconosciamo anzitutto tutto il bene
che c’è nel mondo,
ed insieme viviamo
con angoscia gli
eventi del presente,
che sono carichi di
sofferenza e di inquietanti prospettive per il futuro, assistiamo sgomenti
a gesti orrendi che
profanano il Nome
dell’Eterno, perpetrati con l’ignobile pretesa di adempiere alla Sua volontà, cogliamo con preoccupazione
i segni sempre più frequenti di un’umanità smarrita, delusa da tante false idolatrie che hanno condotto i loro seguaci in percorsi colmi di rovine e senza futuro, percepiamo la fatica degli uomini a concepire progetti per il futuro, a custodire responsabilmente i beni del creato per le generazioni che verranno, poiché quando
viene a mancare nell’uomo la ricerca dell’Eterno, si smarrisce anche il
valore del tempo che valica i confini della nostra vita; in questa prospettiva, mentre rinnoviamo la nostra fedeltà ai principi e ai precetti che, con distinte peculiarità, caratterizzano le nostre fedi, sentiamo
l’urgente necessità
di ribadire la fiducia che, proprio dal
fecondo dialogo da
noi intrapreso, dalla ricerca di valori
morali e spirituali
condivisi nei quali operare in sintonia, possa scaturire una positiva testimonianza di fede, una fede suscettibile di restituire speranza e
di rivolgere nuovamente i cuori di
molti verso l’Eterno proprio perché
ispira messaggi di vita e di pace, una
fede capace di arricchirci nell’anima
e di guidarci nelle scelte per il nostro
autentico bene, gradite al Signore. È
chiaro, ogni cammino può conoscere delle tappe di maggiore slancio,
unite forse anche a qualche momento di fatica: ma ogni cammino fatto
insieme è indispensabile per la reciproca conoscenza, per il rispetto e
la stima, e più ancora per far crescere veri sentimenti di amore dell’u-
no verso l’altro, nella consapevolezza di quanto grandi siano l’incoraggiamento e la consolazione che ci
vengono dall’amore reciproco. Questo percorso ci appare come una concreta realizzazione di quel «fraterno
dialogo» di cui parlava Nostra Aetate (n.4), sul dialogo con i non cristiani approvata nel 1965 dal Concilio
Vaticano II, che è stata per entrambe le parti una pietra miliare nell’apertura di una nuova epoca, avendo auspicato un dialogo tra fratelli, tra popoli e singoli che desiderano crescere nella consapevolezza e
nella consolazione di questa fraternità: una fraternità per troppo tempo nascosta e disumanamente ostacolata, una fraternità che non abbiamo ancora finito di riscoprire,
una fraternità che però si manifesta sempre più nella sua indispensabile e provvidenziale attualità.
Voglia l’Eterno sostenere i nostri
sforzi, donarci la Sapienza necessaria per individuare i passi futuri di
questo cammino comune, e benedire ogni tratto di strada che riusciremo a compiere insieme. 
+ Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto
Presidente della Commissione Episcopale
per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso Rav Giuseppe Momigliano
Presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia
15 GENNAIO 2016
[Ecclesia in Gargano]
[Ecclesia in Gargano]
Ricordato il Concilio Vaticano II a 50 anni dalla sua conclusione
IL TESORO DEI TESTI
Alberto Cavallini
Manfredonia
15 GENNAIO 2016
18
N
ella sala
mons. Vailati l’arcivescovo mons.
Michele Castoro, il vicario generale don Stefano Mazzone e il prof
Michele Illiceto dell’Ufficio diocesano di Pastorale per l’educazione, la scuola e la
cultura, hanno offerto riflessioni sul
Concilio, l’evento spirituale che continua a segnare la vita della Chiesa,
conclusosi l’8 dicembre 1965, avendo lasciato un’eredità preziosa,
condensata e racchiusa in 4
Costituzioni, 9 Decreti e 3 Dichiarazioni, che si configurano come un tutto organico.
Don Stefano Mazzone ha parlato di un ‘primo pilastro’ di
questa nuova costruzione
voluta dal Concilio, la
Costituzione dogmatica Lumen Gentium sull’identità della Chiesa
e sull’esplorazione della sua
verità, chiave di volta dell’intero insegnamento conciliare, che
presenta la Sposa di Cristo, la santa assemblea,
la convocazione pasquale nella sua multiforme e variegata realtà
di mistero, di comunione, di sacramento, di popolo di Dio. Ed è proprio
nell’esplorare la verità
sulla Chiesa che discendono, ha ben
sottolineato don Stefano, la riscoperta del sacerdozio comune dei fedeli,
la presentazione e la valorizzazione
della figura dei fedeli laici, la universale vocazione alla santità, la più
compiuta definizione della gerarchia
ecclesiale, la sua collegialità, la distinzione dei ruoli dei suoi membri.
Nel sottolineare, poi, come la Lumen
Gentium contenga numerose metafore che tentano di indicare la realtà Chiesa, ha richiamato la recente
Lettera Pastorale di mons. Castoro
mettendo in risalto come la Chiesa
è il popolo di Dio, il corpo di Cristo,
il tempio dello Spirito, che ha, dunque, un suo proprio elemento costitutivo nella comunione dei rapporti.
E citando, infine, Firenze 2015, don
Stefano ha concluso sottolineando
l’importanza della “sinodalità” della Chiesa, del camminare insieme
di vescovi, preti e laici, nella comune corresponsabilità. Michele Illiceto, a completamento del quadro ecclesiologico e inscindibilmente cristologico e antropologico, ha poi parlato dell’altro insostituibile ‘pilastro
conciliare’, la Costituzione pastorale Gaudium et Spes, un’autentica finestra aperta sul mondo che rivela
quel nuovo atteggiamento di interesse, di simpatia e di amore al mondo
da parte della Chiesa che ha caratterizzato tutto il Concilio. In questo
nuovo orizzonte troviamo l’insegnamento su alcuni grandi temi come la
vocazione dell’uomo e la sua dignità, la comunità degli uomini, l’attività umana nell’universo, il matrimonio e la famiglia, la cultura, la vita
economica, sociale e politica, la pace, la guerra, e la comunità dei popoli. Dunque, facendo un rapido excursus Michele Illiceto ha sottolineato come i padri conciliari abbiano sognato una Chiesa pienamente
rinnovata, attenta nel discernimento, che cerca di leggere la ragioni e
aiuta a leggere gli errori delle scelte. Una Chiesa, insomma, esperta di
umanità e di libertà che si impegna
attraverso i laici nel mondo.
L’arcivescovo mons. Michele Casto-
ro, infine, ha sottolineato la missione propria della Chiesa che è quella di contagiare il mondo con l’amore di Dio, di essere sempre in dialogo con tutti, sia ad intra, che ad extra in particolar modo con i fratelli separati, con gli ebrei, col mondo,
con i non credenti. Ha poi sottolineato che il Concilio ha ritratteggiato la
figura del Vescovo, il garante dell’unità della Chiesa, e il ruolo dei laici
che devono ravvivare la realtà dal di
dentro, e ha raccomandato vivamente di riscoprire la Parola di Dio. Insomma, Il Concilio ha visto e voluto una Chiesa incarnata nel mondo
che deve fermentare come il lievito
la massa del mondo. A 50 anni di distanza, ha concluso mons. Castoro,
è più che mai necessario e urgente
ritornare a quello straordinario momento di grazia che è stato il Concilio. Di qui l’impegno per tutti di rileggere il Concilio per raccoglierne
le prospettive e le indicazioni e assimilarne lo spirito. E particolarmente da tutti i fedeli deve essere sentito il dovere di far sì che l’acqua zampillante dai testi conciliari si conservi genuina, fresca, limpida, sempre
desiderabile, tanto da far dissetare il
nostro cuore. 
Per alcuni centri del Gargano è in arrivo
la nuova fibra ottica di alta comunicazione tecnologica
Tiziano Samele
L’
accordo tra la Telecom, l’Azienda statale di linea telefonica fissa, e il Comune di
Manfredonia sta prendendo vita. Si tratta dell’avvio dei lavori per l’istallazione della fibra ottica che permetterà ai privati di poter
“viaggiare” a 30 Megabit al secondo
e agli edifici pubblici a 100 Megabit
al secondo. L’investimento, pari a 95
milioni di euro, è diviso tra 2/3 di finanziamento pubblico (61,7 milioni
di euro) e 1/3 di finanziamento a carico di Telecom (33,3 milioni di euro). La fibra ottica è una rete di comunicazione che viaggia attraverso
cavi inseriti sotto terra. Questo vorrà dire che sarà necessario effettuare degli scavi di minitrincea, laddove necessario, profondi 10 cm e largi da 35 a 40 cm con un “no-dig” (talpa teleguidata). L’iniziative di avanzamento tecnologico è del Ministero
dello Sviluppo Economico in accordo con la Regione Puglia e interessa
148 città pugliesi tra cui Vieste, San
Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Mattinata.
Con la fibra ottica non sarà più necessario l’utilizzo della parabolica
perché qualsiasi tipo di fonte comunicativa di cui si farà uso (telefonia
o Tv) sarà trasferita sulla banda ultralarga. Si stima che i lavori, che in
ogni singola città dovranno iniziare
entrò il primo semestre del 2016, dureranno massimo tre mesi. Manfredonia vedrà il coinvolgimento di circa 23mila unità immobiliari e 96 ‘armadi’ stradali; i lavori termineranno entro il primo trimestre del 2016.
Una innovazione tecnologica importante e quasi necessaria, in una società ormai moderna e che guarda al
futuro’, tenendo conto che l’ammodernamento tecnologico è indispen-
sabile se si vuole rimanere a passo
con il ‘tempo’ che avanza.
Il tema delle innovazioni tecnologiche è caro anche alla Chiesa Cattolica che con Papa Francesco già si
è espressa chiaramente a riguardo:
“...L’accessibilità di cellulari e computer unita alla portata globale e alla
capillarità di internet ha creato una
molteplicità di vie attraverso le quali è possibile inviare in modo istantaneo parole e immagini ai più lontani e isolati angoli del mondo: è questa chiaramente una possibilità impensabile per le precedenti generazioni. I giovani in particolare hanno colto l’enorme potenziale dei nuovi media nel favorire la connessione
la comunicazione e la comprensione tra individui e comunità e li utilizzano per comunicare con i propri
amici per incontrarne di nuovi per
creare comunità e reti per cercare
informazioni e notizie per condividere le proprie idee e opinioni. Molti benefici derivano da questa nuova cultura della comunicazione: le
famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze gli studenti e i ricercatori hanno
un accesso più facile e immediato ai
documenti alle fonti e alle scoperte
scientifiche e possono pertanto lavorare in équipe da luoghi diversi;
inoltre la natura interattiva dei nuovi media facilita forme più dinamiche di apprendimento e di comunicazione che contribuiscono al progresso sociale...”
La società cambia in positivo e negativo: tocca all’uomo cogliere quanto
di più positivo c’è nel futuro. 
[Ecclesia in Gargano]
19
Manfredonia ha vissuto un grande momento di storia ecclesiale
Il dono sempre copioso di un ministro consacrato
L
La solennità dell’Epifania del Signore ha donato quest’anno alla nostra
Chiesa del Gargano la gioia
di una nuova ordinazione diaconale: martedì 5 gennaio, nella cattedrale s. Lorenzo Maiorano di Manfredonia, mons. Michele Castoro ha impo-
Il Signore ha
chiamato a sé il
Canonico Sacerdote
Michele Prencipe
“Vieni
Signore Gesù,
non tardare”
D
omenica 27 dicembre, verso mezzogiorno, è venuto a
mancare il sacerdote Michele PRENCIPE, nato a
Monte Sant’Angelo il 9
marzo 1925 ed ordinato sacerdote il 18 agosto
1951 da mons. Cesarano.
Don Michele ha svolto il
suo ministero sacerdotale sempre a Manfredonia
come rettore della chiesa dell’Incoronata, detta di s. Matteo, ed è stato
collaboratore di mons. Andrea Cesarano nell’Ufficio Amministrativo
della Curia. Come Addetto di Curia
la sua collaborazione è continuata
anche con gli Arcivescovi che si sono succeduti sulla cattedra episcopale di Manfredonia, fino ai giorni
nostri. È stato per molti anni anche
canonico del Capitolo della Cattedrale. I funerali sono stati celebrati lunedì 28 dicembre nella Chiesa Cattedrale di Manfredonia.
Alle sorelle di don Michele le più
sentite condoglianze, avvalorate dal
ricordo orante di lettori e redazione
di VOCI e VOLTI.
sto le mani ed ordinato diacono per il
ministero, il giovane Michele Arturo
della parrocchia s. Maria del Carmine di Manfredonia. Durante l’omelia, citando i santi padri Ambrogio e
Agostino, l’Arcivescovo ha spronato
il novello diacono ad essere “cantore” non solo con la voce, ma soprattutto col cuore, della divina Parola,
servitore dei fratelli nella carità, tutto consegnato al Signore nella gratuità più totale: “A te, nuovo Diacono, la
Chiesa domanda di essere «cantore»
del Vangelo. San Girolamo ammoniva così il cantore: Deo non voce, sed
corde cantandum, «a Dio non si canta
con la voce, ma col cuore» e aggiungeva: «il servo di Cristo canti così,
che si gusti non la sua voce, ma la parola che legge» (In epist. ad Eph. 5,19:
PL 28, 528). Ricevi, dunque, così il
Vangelo di Cristo, carissimo Michele. Siine annunciatore sicché quanti
ti ascolteranno s’innamorino di Cristo. Imita Giovanni Battista, che fu
un annunciatore così bravo da far dire a sant’Ambrogio che aveva la voce
tanto sonora, da far divenire visibili
Ischitella
Calendario
parrocchiale
2016
È
disponibile alle porte della
chiesa parrocchiale s. Francesco, il calendario parrocchiale interamente a colori,
formato 30 x 40, quest’anno incentrato sulla Misericordia e sui lunghi anni del ministero sacerdotale
di don Francesco Agricola: per ogni
mese una foto simbolica o scattata
nel corso di incontri e viaggi ed ogni
giorno il ricordo di “i momenti della
fede e gli obiettivi che la parrocchia
si prefigge di raggiungere: gli Ultimi, i Poveri, i Senzatetto”.
Il parroco, don Francesco, nel mettersi da parte per raggiunti limiti di
età, raccomanda ai parrocchiani di
“amare, rispettare e seguire il suo
successore, mandato dal Vescovo.
Ora che mi ritiro, scrive con commozione, vi prego di continuare il cammino di Fede e di animare la Comunità parrocchiale con tanto amore a
Dio e ai fratelli”.
Avere in casa questo calendario parrocchiale potrà aiutare a vivere giorno dopo giorno nella ricerca della tenerezza e del perdono.
E con la invocazione “Signore vi benedica e vi protegga” conclude il suo
accorato messaggio il parroco don
Francesco Agricola. 
i misteri invisibili. Sentiti, dunque,
chiamato, sentiti amato da Dio. Lo
sai bene che nella vita si può fare l’esperienza di affetti famigliari fragili, di una relazione non corrisposta.
Questo, però, non vale con Dio. Tu sei
il suo «amore». Il Signore si compiace di te, il Signore è fedele sempre!”
Sono stati vissuti momenti di gioia, serenità, speranza, perché il
nuovo ministro ordinato, circondato dall’affetto di familiari e di molti parrocchiani, chiamato dal Vescovo a testimoniare la carità di Cristo,
è frutto ed espressione di una co-
munità viva che
sa offrire propri
membri al servizio dei fratelli con
cui camminare assieme condividendo il
gran dono che è Gesù
Cristo.
Dunque, è una gioia che
è anche segno di premura e di generosità.
(A.C.) 
Domenica 24
9.30 Saluto a conclusione del mese cittadino della pace di ACR
Cattedrale
11.00 S. Messa in occasione della Giornata della Coldiretti
Cattedrale
Lunedì 25
16.30 Incontro degli operatori delle comunicazioni sociali
presso P. Pio TV - San Giovanni Rotondo
18.00 S. Messa e incontro con il consiglio pastorale parrocchiale
S. Onofrio - S. Giovanni R.
GENNNAIO
Venerdì 15
09.30 Ritiro del Clero - Sala Vailati - Manfredonia
19.00 Convegno Azione Cattolica su Rispetto dell’Ambiente
Sala Vailati - Manfredonia
Sabato 16
18.00 S. Messa e tesseramento dei medici cattolici
Cattedrale - Manfredonia
Lunedì 18
18.00 S. Messa - Masseria Calderoso - S. Giovanni R.
Domenica 7
18.00 Primi vespri San Lorenzo Maiorano - Cattedrale
Lunedì 8 - Festa di San Lorenzo Maiorano,
patrono della città e dell’Arcidiocesi
10.30 S. Messa stazionale e processione - Cattedrale - Manfredonia
18,00 Secondi Vespri della solennità, insediamento dei nuovi
canonici del capitolo della Cattedrale e conferimento
dell’accolitato a Fabrizio Cirelli dei Ricostruttori nella
preghiera - Cattedrale
Martedì 9
11.00 S. Messa in occasione della chiusura del Convegno delle suore
Discepole di Gesù Eucaristico
Rettoria Corpus Domini - Manfredonia
Martedì 26
19.30 S. Messa in occasione del 25° anniversario di ordinazione
episcopale di S.E. mons. Giovanni Battista Pichierri
Cattedrale - Trani
Mercoledì 10
Mercoledì delle Ceneri - Inizio della Quaresima
18.00 S. Messa presieduta da don Stefano Mazzone - Cattedrale
(l’Arcivescovo concelebra con il Santo Padre nella Basilica vaticana)
28-29-30
Conferenza episcopale Pugliese - Lecce
Mercoledì 11
18.00 S. Messa - Giubileo dell’ammalato - Cattedrale
Domenica 31
9.00 Saluto al gruppo famiglie della Parrocchia Cattedrale
presso suore Discepole di Gesù Eucaristico - Manfredonia
10.30 S. Messa per la memoria del Beato Bronislao, fondatore della Congregazione di S. Michele Arcangelo
Basilica S. Michele Arcangelo - Monte S. Angelo
Domenica 14
10.00 S. Messa per la festa di S. Valentino - Parrocchia S. Maria
Assunta - Vico del Gargano
17.00 Arrivo dell’urna di San Pio e Santa Messa
Piazza Padre Pio - San Giovanni R.
FEBBRAIO
Martedì 16
8.00 S. Messa in Casa Sollievo, presente urna di S. Pio
Cappella 3° piano - S. Giovanni R.
18.00 S. Messa e inizio della missione popolare
S. Maria Maggiore - Ischitella
Gennaio
Martedì 19
19.30 Celebrazione del Vespro nella settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani - Cattedrale - Manfredonia
Mercoledì 20
9.30 Visita Istituto “Mauro Del Giudice” - Rodi Garganico
Giovedì 21
20.45 Veglia ecumenica
Santuario S. Maria delle Grazie- S. Giovanni R.
Venerdì 22
Formazione permanente del clero - Manfredonia
201
15 GENNAIO 2016
Febbraio
Sabato 23
16.00 Raduno dei Gruppi di preghiera “P. Pio” della Regione Lazio Roma
Martedì 2
9.30 S. Messa per la festa della Conversione S. Camillo
S. Leonardo - S. Giovanni R.
18.00 S. Messa nel Giubileo della Vita consacrata
Santuario S. Pio - S. Giovanni R.
Mercoledì 17
w w w. b18.00
c c sInaugurazione
a n g i o vincontri
a n ndiiPastorale
r o t oSanitaria
ndo.it
Sala Vailati - Manfredonia
w w w.
Mercoledì 3
c cdell’urna
s a ndi San
g iPioo v a n n iGiovedì
r o t o n18
d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o
07.30 S. Messa e partenza perb
Roma
Dominum
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Chiesa S. Pio - S. Giovanni R.
i t w w w. b c20.00
c sCatechesi
a n galla
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v a nMagnificat
niro
ton
Rettoria S. Matteo - Manfredonia
Sabato 6
b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t
10,00 Udienza da Papa Francesco dei Gruppi di preghiera “P. Pio”
Venerdì 19
b c cRitiro
s adeln clero
g i o- Sala
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n n i-rManfredonia
o t o n d o . i t w w w.
e dell’Arcidiocesi - Piazza San Pietro – Roma i t w w w.9.30
17.00 S. Messa col cardinale A. Comastri - Basilica Vaticana - Roma
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Elenco dei punti vendita-spaccio dei prodotti
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Tel. 0881700466 - Fax 0881-700-571
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