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``CHIAMATI A COSTRUIRE LA PACE LÀ DOVE SIAMO
‘‘ 15 gennaio · 2016 Anno VI - n. 5 CHIAMATI A COSTRUIRE LA PACE LÀ DOVE SIAMO C Michele Castoro* OMMARIO i apprestiamo ad iniziare l’anno nuovo. Bilanci e previsioni si addensano non solo in TV, ma anche nei nostri cuori. Non possiamo nasconderci di vivere con preoccupazione questo passaggio, perché i tempi continuano a non essere facili. La crisi economica globale, le guerre e le azioni di terrorismo hanno riempito le prime pagine dei giornali dell’anno appena terminato. Possiamo sperare in un anno migliore? Dobbiamo rassegnarci a vedere la terra così deturpata dall’odio oppure possiamo sperare che la terra torni ad essere un giardino fiorito dove sia bello vivere? Oggi siamo qui perché vogliamo essere aiutati dal Signore a guardare a noi stessi e al futuro con speranza. Ma anche noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Il Signore non è lontano nei tempi difficili e sostiene anche una piccola speranza. Oggi Egli suggerisce anche a noi, come a Mosè e ad Aronne, quelle parole antiche che costituiscono la benedizione sacerdotale: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Sì, abbiamo bisogno della protezione e della benedizione del Signore mentre sta per iniziare il nuovo anno. Abbiamo bisogno che Dio ci mostri il suo volto misericordioso e ci doni la pace. Infatti c’è poca pace nei cuori perché c’è poca presenza di Dio. Per questo si fa tanta fatica a vivere la misericordia e la pace. ‘‘ un santo monaco vissuto in Russia nel XIX secolo. Il mondo ha bisogno di uomini e donne di pace. L’egoismo e l’individualismo rendono tutti più vulnerabili e più soggetti alla solitudine, all’inimicizia, alla divisione. Acquistiamo la pace nella preghiera, nella meditazione della parola di Dio, nell’amore per i poveri. La pace vive e si rafforza nella fraternità, che libera da tante paure. Miei Cari, attorno alla mangiatoia di Betlemme abbiamo gustato tutti la gioia di una nuova famiglia, quella di persone diverse unite da Gesù, Maria e Giuseppe. C’erano i pastori, uomini umili e poveri, i Magi d’oriente, ricchi e saggi. Quella famiglia fu possibile perché tutti ascoltarono la voce dell’Angelo, senza dare ragione a paure e incertezze. Se desideriamo un mondo migliore, ascoltiamo la voce dell’Angelo e un po’ meno noi stessi. All’inizio del nuovo anno, Dio pone accanto a ognuno di noi un Angelo di bene, un Angelo di pace. È quell’Angelo custode di cui la tradizione della Chiesa ci ha parlato molte volte, forse da piccoli, e che poi crescendo abbiamo dimenticato. È il messaggero di Dio, l’Angelo della sua parola, che siamo chiamati ad ascoltare soprattutto nella Messa della domenica, meditando la parola di Dio e mettendola in pratica… Maria sia per ognuno di noi un modello di discepola di Gesù. Come lei, non perdiamo nulla di quello che ascoltiamo! Custodiamo nel cuore ciò che abbiamo ascoltato in questi giorni, viviamo ogni giorno il Vangelo di Natale. Preghiamo con cuore umile il Signore perché doni la pace al mondo. “Vinci Buon 2016 pagg. 1-3 l’indifferenza e acquisterai la pace”, Anno Giubilare pagg. 4-8 è il titolo del messaggio di pace di Papa Francesco per la giornata mondiale Giornata Mondiale della Pace 2016 pag. 9 della Pace. Siamo anche noi chiamati Cultura e Fede pagg. 10-11 a costruire la pace là dove siamo, nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoRicerche e studi pag. 12 ro e di studio, nei palazzi e per le straLibripag. 13 de di questa città e di questa terra. La Caritas diocesana pagg. 14-15 pace è possibile se trova anche in noi i suoi artefici. Testimoni di santità pag. 16 Un Angelo di pace protegga questa noEcclesia in Gargano pagg. 17-20 stra terra e il nostro paese in questo SOMM A R IO Le difficoltà ci rendono ansiosi e ci fanno innalzare inutili barriere contro gli altri, accettando il litigio come regola di vita, poco propensi a lavorare insieme per il bene comune. Quel Bambino che è nato in mezzo a noi, anche se ci ha stupito, è forse subito entrato nel novero delle abitudini, dei riti che si ripetono. Ci appare già un fatto normale, naturale. Invece è un evento straordinario quello di un Dio che per amore viene in mezzo a noi facendosi piccolo e nascendo in una mangiatoia di Betlemme. Per questo ancora attrae. Per questo siamo qui e ci siamo avvicinati a lui come i pastori. È significativo che celebriamo la Giornata mondiale della pace unendola al Capodanno e alla festa di Maria Santissima Madre di Dio. Il più antico canto a Maria risalente al terzo secolo proclama: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”. Non cerchiamo rifugio in noi stessi, non separiamoci dalla Madre di Dio, che è Maria. Ella ci conduce a Gesù e ci fa ritrovare la sua maternità nella Chiesa, nella comunità in cui ci troviamo a vivere. Non disprezziamo questo dono prezioso: essere con Maria una famiglia di donne e uomini che si stringono a Gesù, lo ascoltano, lo seguono, lo testimoniano. Così troveremo la pace, così daremo la pace. “Acquista la pace in te stesso e migliaia intorno a te troveranno la salvezza”, scrive San Serafino di Sarov, S. Michele, Angelo di Pace - affresco (sec. XI) - Museo del Duomo - Monza tempo difficile. Che il Signore susciti uomini e donne che sappiano perseguire con dedizione e responsabilità il bene comune e non il proprio interesse personale. Che ognuno possa essere a sua volta un angelo di pace, vivendo nell’amicizia verso tutti, perché la speranza del Natale venga custodita e si rafforzi nell’anno che ci sta dinnanzi, che è l’Anno santo della Misericordia. Siamo angeli di pace per i malati e gli anziani, per i piccoli e i giovani aiutandoli a crescere nell’amore di Dio, per le famiglie in difficoltà, per i deboli e i poveri, per tutti. Il Signore doni a tutti noi e alle nostre famiglie il sommo bene della pace e ci custodisca nell’anno che viene. E la Vergine Maria, Madre di Dio, interceda per noi perché custodiamo nel nostro cuore ogni ispirazione di bene che viene dal Cielo. *arcivescovo 15 GENNAIO 2016 [Buon 2016] Incontro con le autorità civili e militari Essere educatori, maestri e narratori don Stefano Mazzone* E ccellenza Reverendissima, Onerovoli Autorità è bello ritrovarci in questo anticipo di Natale, in questa casa, casa del Pastore, in un clima familiare, per farci glia auguri. E con certa familiarità verrò a parlarvi. Siamo qui per dirci che noi tutti non fatichiamo invano! Siamo qui a confermare l’uno accanto all’altro, insieme, l’impegno a spendere i nostri giorni, le nostre competenze, le nostre vite per la comunità degli uomini affidataci e per la custodia di questa “cattedrale del creato”, così come amava chiamare questa terra garganica il nostro Padre Pio. Ci ritroviamo insieme, oserei dire, per mettere insieme i sogni, i nostri sogni, di voler rendere l’umanità, famiglia. Sogni, non utopia né non luogo, ma richiamo ad ulteriori surplus di dedizione e fatica. Siamo qui, a dirci questo, perché riconosciamo e accogliamo il nostro ruolo educativo. L’educazione è arte difficile, ma contemporaneamente esaltante; difficile, lo sappiamo per esperienza quotidiana, esaltante perché sappiamo quanto ciascuno di noi può fare di buono per gli altri. E qui prendo a prestito una espressione del beato Paolo VI tratta dall’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi del 1975: “… la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione. L’uomo contemporaneo ascol- ta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni”. Dunque testimoni e quindi maestri, narratori lungo le strade sì delle difficoltà dell’uomo di oggi, ma anche che è possibile una vita nuova, piena, felice. Una vita nuova è possibile, possibile, possibile. Gli educatori non sono incantatori, illusionisti, venditori di vuoto. Da credente dico che c’è una fonte a cui attingere per questo compito tremendo e affascinante, ed è Cristo: è Lui che dà senso al vivere, è Lui che rende piena la vita, è Lui che dà significato ad ogni cosa … Lui non si sostituisce a noi, ma da orientamento, significato, senso, impegno, sostegno al nostro agire. Come educatori siamo chiamati ad allargare gli orizzonti di chi ci è stato affidato in un tempo dove stranamente, nonostante l’estrema libertà, l’umanità si incastra nella sua stessa libertà. Come educatori dobbiamo essere cantori dell’amore grande: dobbiamo amare fino a quando il cuore ci farà male, dobbiamo contagiare di questa dedizione tutto ciò che ci è affidato. E’ nostro impegno educare al rispetto dell’Uomo dove la vita pare valere sempre di meno, educare alla Bellezza dove tanto viene deturpato o svilito , educare alla Santità che è educare alla vita piena, ad una vita felice in cui ognuno si sente realizzato, educare al volerci bene, al voler bene, bene veramente bene, liberandoci per non imporre… … a noi il compito della maieutica, l’arte del tirar fuori. Come educatori dobbiamo proporre la “misura alta” della vita e permettetemi di dire che “la misura alta” ove viene attuata non ha angoli diversi di lettura, né laica né di fede, ma lettura coincidente. È noto a tutti noi che nei primi giorni di novembre a Firenze, la Chiesa italiana si è ritrovata per dense giornate di ascolto, approfondimento, confronto, verifica, dialogo, proposizioni, con la partecipazione di circa 2300 delegati tra vescovi, sacerdoti, diaconi, laici, giovani e adulti: una ricchezza di vita. In quella occasione per rispondere al grande tema messo a cuore pulsante del lavoro “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” ci sono state due relazioni di fondo: la prima tenuta dal prof. Magatti, ordinario di sociologia alla Cattolica, il quale ha posto una domanda: che senso ha interrogarsi sul nuovo umanesimo in un momento storico ove la frammentazione sta facendo, sta trasformando la nostra vita in astrazione? È una crisi di identità che come italiani conosciamo bene: localismi, corporativismi, familismi, corruzione, mafiosità. La chiave di uscita, ha individuato Magatti, è “nella logica della concretezza” aperta, questa, alla trascendenza. Una concretezza “generativa”… in questo l’Italia si distingue e si riscatta, basti pensare al volontariato, alle cento città, ad artigianato, arte, cura, carità, sussidiarietà, economia civile, creando e contribuendo a un nuovo umanesimo della concretezza. E’ seguita, poi, la relazione del prof. Giuseppe Lorizio, ordinario di Teologia fondamentale alla Lateranense, che ha detto ai convegnisti: “Ciascuno è chiamato a svelare la novità assoluta dell’umano che il Vangelo attesta e che Gesù di Nazareth incarna”. La fede in Gesù professa l’umano e il divino in una profonda unità e coin- I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e VOLTI che uscirà venerdì 19 febbraio 2016, per motivi tecnici, devono pervenire in redazione per e-mail , entro e non oltre martedì 9 febbraio 2016. VOCI E Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-ViesteSan Giovanni Rotondo Anno VI - n. 5 del 15 gennaio 2016 Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010 del Registro Periodici - Cronologico 1868/10 del Registro Pubblico della Stampa Direttore responsabile Alberto C avallini Redazione Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899 71043 Manfredonia e-mail: [email protected] [email protected] Le foto pubblicate appartengono all’archivio fotografico dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Hanno collaborato a questo numero: don Stefano Mazzone, vicario generale, don Luciano Pio Vergura, don Fernando Piccoli, don Antonio Baldi, don Ciro Mezzogori, VOLT I don Francesco Agricola, fr Efrem Valentini, monaco, Michelangelo Mansueto, Stefano Campanella, Antonello D’Ardes, Emanuele Cavallini, Giuseppe Barracane, Tiziano Samele, Matteo Siena, Domenico Trotta, Antonia Palumbo, Pasquina Tomaiuolo, Angela Cosenza. Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla Stampa: Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arcidiocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it Questo numero è stato chiuso in redazione l’11 gennaio 2016. “Anima mia canta e cammina, anche tu, o fedele di chissà quale fede, oppure tu uomo di nessuna fede,camminiamo insieme e l’arida valle si metterà a fiorire. Qualcuno, Colui che tutti cerchiamo, ci camminerà accanto” David Maria Turoldo Questi versi dell’indimenticato padre David M. Turoldo ci spronano a compiere il nostro cammino insieme agli altri per far rifiorire le aride valli dei nostri cuori. Buon 2016, dunque, con l’augurio di rendere presente le ragioni della nostra speranza a chiunque incontreremo dopo averne conosciuto il nome e condiviso la storia. Il direttore e la redazione di VOCI e VOLTI 3 di una vita nuova, piena, felice, volge oltre la storia, ma non fuori di essa. Il paradigma del nuovo umanesimo è nell’alleanza che la Bibbia ci tramanda come opera sublime: la categoria dell’alleanza tra uomo e natura, tra uomo e donna, tra le generazioni come tra i popoli, tra religioni come tra cittadini e istituzioni. Sono alleanze che siamo chiamati a mettere in atto chiedendo e offrendo misericordia perché avvenga una vera riconciliazione. Nella stessa assise di Firenze è arrivato il Santo Padre, papa Francesco, che ha detto “…Dio protegga la Chiesa italiana da ogni surrogato di potere, di immagine, di denaro. La povertà evangelica è creativa, accoglie, sostiene, ed è ricca di speranza … vi raccomando anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro. Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria “fetta” della torta comune … dialogare è cercare il bene per tutti. Discutere insieme … nel dialogo si ha il conflitto: è logico e prevedibile che sia così. E non dobbiamo temerlo né ignorarlo, ma accettarlo. Accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo (EG 227). Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa! Una Chiesa che afferma la dignità di ogni persona come stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il Creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria, l’umorismo, anche nel mezzo di una vita molto dura. Volete realizzare questo sogno? Fatelo in modo sinodale!” Sinodale! Sì, sinodo vuol dire etimologicamente ‘camminare insieme’. Lo stile sinodale, richiamato da papa Francesco, è cosa per soli preti? Non può essere anche stile di collaborazione tra le diverse Istituzioni, ognuno per la sua parte? Pensiamo alla sussidiarietà, alle alleanze in campo sociale, alla educazione dei ragazzi e dei giovani, alle intuizione di un futuro per il mondo del lavoro – penso qui al progetto Policoro della Chiesa italiana – alla costruzione della polis quale reale luogo d’incontro, di crescita nella diversità culturale-religiosa, all’impegno nel campo della fragilità umana con ampie possibilità di collaborazione, all’accoglienza della vita dalla nascita alla morte, alla cittadinanza responsabile. E tutto questo per servire l’Uomo, solo lui. Perché non ci impegniamo ad assumere lo stile, credo ormai ineludibile, del camminare insieme? Non vi pare un lavoro “esaltante”? Mi pare necessario. Che dite può essere un tentativo di impegno, di collaborazione? E’ un sogno, solo un sogno o è possibilità reale? … Auguri da questo giorno di Natale, possibile giorno da cui i giorni non sono più monotonia o il puro succedersi del kronos, ma novità, vita nuova, vita piena, vita riscattata, vita attesa, vita salvata, vita … vita cioè senza fine, nuova umanità. Eccellenza, auguri a Lei, al suo ministero che senza sosta raggiunge ogni angolo di questa amabile Chiesa diocesana. Il Signore illumini i suoi passi … il popolo santo che abita questa terra guarda a Lei come Pastore con l’odore del gregge. Onorevoli Autorità civili e militari, auguri a voi, alle vostre famiglie, ai vostri collaboratori. Abbiate benedizione da Dio per il vostro disinteressato e indefesso impegno a favore di questo “nostro” territorio, di questa terra che è “casa nostra”. Grazie per la vostra graditissima presenza. Auguri ancora. *vicario generale dell’Arcidiocesi (dal discorso tenuto in occasione dello scambio di auguri natalizi con le autorità civili e militari) 15 GENNAIO 2016 [Buon 2016] 15 GENNAIO 2016 [Anno Giubilare nell’Arcidiocesi] L’Arcivescovo ha aperto nella nostra Arcidiocesi le altre il dono dell’Indulgenza Plenaria Il 19 Dicembre la Porta della Misericordia nella Basilica Santuario di s. Michele Arcangelo 5 Plenaria Porte Sante della Misericordia ove è possibile ricevere in San Giovanni Rotondo 15 GENNAIO 2016 [Anno Giubilare nell’Arcidiocesi] 15 GENNAIO 2016 [Anno Giubilare nell’Arcidiocesi] IL 6 GENNAIO LA PORTA DELLA MISERICORDIA NELLA CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA in Vieste [Anno Giubilare nell’Arcidiocesi] 7 IL 9 GENNAIO LA PORTA DELLA MISERICORDIA NEL SANTUARIO DI S. MARIA DELLA LIBERA in Rodi Garganico 18 dicembre 2015 8 [Giubileo della Misericordia] Ufficio Stampa dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio” Programma della traslazione di san Pio da Pietrelcina a Roma Stefano Campanella* È stato definito dalle competenti Autorità ecclesiastiche il programma di massima della traslazione temporanea e della permanenza delle spoglie di san Pio da Pietrelcina a Roma. Nella mattina del 2 febbraio, l’urna contenente il corpo di Padre Pio verrà trasferita nella chiesa superiore a lui intitolata. Alle ore 18,00, a conclusione dell’Anno della Vita Consacrata, mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo presiederà una solenne Concelebrazione Eucaristica a cui parteciperanno tutti i religiosi e le religiose dell’Arcidiocesi. Il 3 febbraio, alle ore 7,30, nella medesima chiesa il guardiano della Fraternità, fr. Francesco Langi, presiederà la santa Messa. Al termine l’urna partirà per Roma, con l’arrivo previsto nel primo pomeriggio nella basilica di San Lorenzo al Verano, affidata alla cura pastorale dei frati minori cappuccini, dove IL CIELO A PUNTI Giuseppe Barracane* S iamo entrati nell’Anno Giubilare straordinario, ma forse sulla misericordia di Dio non abbiamo idee chiare. E allora viene in nostro soccorso un raccontino che ci può aiutare a capire meglio: “Una buona cristiana si presentò alla porta del Cielo. Era tutta intimorita. San Pietro la ricevette cordialmente. Cercò di rassicurarla, ma le disse serio: «Per entrare in Paradiso, ci vogliono cento punti». La brava donna cominciò ad elencare: «Sono stata fedele a mio marito per tutta la vita. Ho educato cristianamente i miei figli; non ci sono riuscita tanto, ma ho fatto tutto quel che ho potuto. Sono stata catechista per ventidue anni. Ho fatto volontariato per le Missioni e ho dato una mano alla Caritas. Ho cercato sempre di sopportare le persone che mi stavano accanto, soprattutto il parroco e i miei vicini di casa…». Quando si fermò a tirare il fiato, San Pietro le disse: «Due punti e mezzo». Per la donna fu un pugno nello stomaco. Allora riprovò: «E … Ah sì! Ho assistito i miei vecchi genitori. Ho giungeranno anche le reliquie del corpo di san Leopoldo Mandic. I due Santi resteranno nell’antica Basilica per tutta la giornata del 4 febbraio. Nel pomeriggio del 5 febbraio saranno accompagnati processionalmente nella Basilica di San Pietro, dalla parrocchia di San Salvatore in Lauro (situata nel cuore del centro storico della capitale e scelta come una delle tre chiese di riferimento dei pellegrini in cammino verso la Porta santa vaticana). Il 6 febbraio, alle ore 10,00, in piazza San Pietro, Papa Francesco concederà un’udienza speciale agli aderenti dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, ai dipendenti di Casa Sollievo della Sofferenza e ai fedeli dell’Arcidiocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo. La mattina del 9 febbraio il Santo Padre presiederà una Concelebrazione Eucaristica con e per i frati minori cappuccini di tutto il mondo. Il 10 febbraio, mercoledì delle Ceneri, nell’ambito di una solenne Concelebra- perdonato a mia sorella che mi faceva la guerra per via dell’eredità… E… Ecco! Non ho mai saltato una Messa la domenica, eccetto che per la nascita dei miei figli. Ho anche partecipato a dei ritiri e alle conferenze quaresimali… Ho recitato sempre le preghiere… E il rosario nel mese di maggio…». San Pietro le disse: «Siamo a tre punti». La donna si demoralizzò. Come poteva arrivare a cento punti? Aveva detto l’essenziale e le riusciva difficile trovare ancora qualcosa. Con le lacrime agli occhi e la voce tremante, disse: «Se è così, posso contare solo sulla misericordia di Dio!...». «Cento punti!» esclamò san Pietro” (Bruno Ferrero). Il nostro incontro finale con il Signore sarà sicuramente con un Padre che ci vuole abbracciare e vuole donarci le sue consolazioni. Per avere un’idea chiara, dobbiamo risalire alla parabola del Figlio prodigo, o sarebbe meglio chiamarla del Padre misericordioso. Quel Padre non aveva mai perso le speranze per il ritorno del figlio, era in attesa e appena lo vide da lontano, gli corre incontro e, invece di rimproverarlo, gli butta le braccia al collo e lo bacia. La nostra donna del racconto ci fa capire che davanti a Dio non possiamo pretendere nulla, perché tutto ci è stato in dono per amore. Molto spesso pensiamo che davanti a Dio pos- zione, che si svolgerà sempre in San Pietro, il Pontefice conferirà a circa 1000 Missionari della Misericordia (sacerdoti e religiosi di tutto il mondo) il mandato di essere «segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede» (Misericordiae Vultus, 18). «I Missionari, invitati dai Vescovi, andranno nelle Diocesi per animare le missioni al popolo o tutte quelle iniziative che hanno un particolare riferimento alla Misericordia. Essi saranno chiamati particolarmente a svolgere il loro mandato predicando e confessando. Per questo, Papa Francesco concederà loro l’autorità di assolvere anche i peccati riservati alla Sede Apostolica» (dalla prefazione del libro La misericordia in Padre Pio). La mattina dell’11 febbraio, dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, le reliquie del corpo di san Pio da Pietrelcina ripartiranno da Roma dirette a Pietrelcina (da dove il Cappuccino era partito 100 anni fa, precisamente il 17 febbraio 1916). L’arrivo è previsto per le ore 15,00 a Piana Romana (frazione rurale del paese sannita, dove la famiglia di Padre Pio possedeva un podere e dove il Cappuccino ricevette le prime stimmate). Qui si svolgerà una Liturgia di accoglienza e, a seguire, l’urna verrà accompagnata nella chiesa conventuale della Sacra Famiglia, dove permarrà nelle giornate del 12 e del 13 febbraio. siamo vantare dei diritti e invece Lui ci tratterà con assoluta gratuità. Altrettanto spesso pensiamo che sono le molte attività fatte a favore degli altri che ci assicureranno il Paradiso e invece dobbiamo stare attenti a come facciamo le cose, perché dobbiamo mettere amore in tutto ciò che facciamo e saremo sicuri di ascoltare la voce del Signore: «Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo…» (Mt 25, 34). Un ultimo aspetto sconcertante: la donna del racconto è prima intimorita alla porta del Cielo. Chi non lo sarebbe? S. Pietro, a custodia della porta santa, la rassicura, la consola. Poi, verso la fine del racconto, la troviamo con le lacrime agli occhi e con la voce tremante, perché ha fatto un salto di qualità: è uscita dalla mentalità dei meriti ed è entrata in quella di Dio, si è affidata soltanto a Chi ci ha sempre amato sin dall’eternità. Non aspettiamo di fare questo atto di fiducia nel Signore alla fine della nostra vita. Il Signore, giusto giudice misericordioso, non ci giudicherà secondo i nostri criteri, ma secondo il suo amore infinito. È un atto di fede anche questo e deve diventare, qualora non lo fosse ancora, il nostro “credo”. *dottore in sacra teologia Il 14 febbraio, dopo una Concelebrazione Eucaristica presieduta alle ore 9,00 dall’arcivescovo metropolita di Benevento, mons. Andrea Mugione, le reliquie del corpo di san Pio lasceranno Pietrelcina dirette alla chiesa del Convento dei Frati Minori Cappuccini di Sant’Anna a Foggia, ripercorrendo il cammino effettuato dal Santo circa 100 anni prima. Alle ore 15,30 si svolgerà un incontro di preghiera, che precederà la partenza per San Giovanni Rotondo. Alle ore 17,00 è previsto l’arrivo in Piazza Padre Pio, dove mons. Michele Castoro presiederà la santa Messa. Quindi un corteo accompagnerà san Pio da Pietrelcina dinanzi al Palazzo Municipale, dove l’Arcivescovo impartirà la benedizione alla città di San Giovanni Rotondo. Il corteo riprenderà il cammino verso Casa Sollievo della Sofferenza, in cui le reliquie sosteranno, fino alle ore 16,00 del 16 febbraio, quando verranno traslate nuovamente nella chiesa a lui intitolata. Qui, al loro arrivo, si svolgerà la Concelebrazione Eucaristica conclusiva, presieduta da fr. Francesco Dileo, rettore del santuario di Santa Maria delle Grazie e della chiesa di San Pio da Pietrelcina. Il programma dettagliato delle celebrazioni che si svolgeranno nella basilica di San Lorenzo al Verano, a Pietrelcina e in Casa Sollievo della Sofferenza verrà reso noto appena sarà definito. Padre Pio Tv (canale 145 del digitale terrestre e di TivùSat e canale 852 di Sky) seguirà tutti gli eventi in diretta televisiva. *responsabile dell’Ufficio Stampa L’Anno Santo ha bisogno del servizio degli operatori della comunicazione per portare i gesti e le parole di Papa Francesco nelle case di tutti (compresi quelli che per paura preferiranno evitare il pellegrinaggio a Roma), ma anche per raccontare le nostre iniziative diocesane promosse nel territorio, dalle Porte Sante delle chiese stabilite dall’Arcivescovo alle opere di misericordia corporali e spirituali. L’invito a raccontare il Giubileo vissuto nelle sue molteplici espressioni nel territorio della nostra Arcidiocesi è rivolto a tutti i lettori. Il Giubileo da raccontare costituisce un assist prezioso del nostro VOCI e VOLTI. Resto in attesa dei contributi. Il direttore di VOCI e VOLTI [Giornata Mondiale della Pace 2016] Giornata mondiale della Pace 2016 VINCI l’INDIFFERENZA E CONQUISTA LA PACE Antonia Palumbo N el messaggio per la 49ª Giornata mondiale della Pace 2016, Papa Francesco ha lanciato un appello affinché ciascuno, nello spirito del Giubileo della Misericordia, si assuma un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente di lavoro, perché “la globalizzazione dell’indifferenza” rappresenta oggi “una minaccia per la famiglia umana”. Parte da questa convinzione il messaggio di papa Francesco che sottolinea come “l’indifferenza verso il prossimo, figlia di quella verso Dio” sia ciò che alimenta atteggiamenti di inerzia e disimpegno che a loro volta producono “situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale” fino a sfociare in gravi forme di conflitti e violenze. Il Papa propone di riscoprire la solidarietà come “virtù morale e atteggiamento sociale” e di valorizzare le “iniziative ed azioni positive che testimoniano la compassione e la misericordia”. Perciò, in concreto, papa Francesco rinnova l’appello per l’abolizione della pena di morte e per la concessione di un’amnistia, per misure efficaci che migliorino la vita nelle carceri, ed invita a “ripensare le legislazioni sulle migrazioni, animate dalla volontà di accoglienza … per facilitare l’integrazione dei migranti”. Dal Papa anche un pressante appello ai capi di Stato affinché compiano “gesti concreti in favore di quanti soffrono per la mancanza di lavoro, terra e tetto” e a favore degli ammalati cui va garantito senza limitazioni “l’accesso alle cure mediche e ai farmaci indispensabili per la vita, compresa la possibilità di cure domiciliari”. Infine, un triplice appello ai leader mondiali che il Papa esorta fortemente ad “astenersi dal trascinare gli altri popoli in conflitti o guerre”, a impegnarsi per la cancellazione o la gestione sostenibile del debito degli Sati più poveri, ad “adottare politiche di cooperazione che siano rispettose delle popolazioni locali … non lesive del diritto fondamentale e inalienabile dei nascituri alla vita”. L’ACR e il “mese della Pace” LA PACE È DI CASA I Michelangelo Mansueto l primo gennaio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della Pace, giunta ormai alla sua 49° ricorrenza e, in tale occasione, non manca mai il messaggio del Santo Padre indirizzato a tutti gli uomini, dal più importante Capo di Stato o di Governo sino all’uomo più umile. Nel messaggio di questo anno Francesco ci chiama a custodire le ragioni della speranza, perché solo con la conversione del cuore si può passare dall’indifferenza alla misericordia, per promuovere una cultura di solidarietà. Nel messaggio non manca un pensiero per i migranti “un invito a ripensare le legislazioni sulle migrazioni, affinché siano animate dalla volontà di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e responsabilità, e possano facilitare l’integrazione dei migranti. In questa prospettiva, un’attenzione speciale dovrebbe essere prestata alle condizioni di soggiorno dei migranti, ricordando che la clandestinità rischia di trascinarli verso la criminalità”. In coincidenza con la pubblicazio- ne del messaggio per la pace di questo nuovo 2016 i ragazzi dell’Azione cattolica hanno portato a Papa Francesco gli auguri di tutta l’Associazione ed una torta per i suoi 79 anni; sono stati ricevuti dal Papa nella sala del Concistoro il 17 dicembre scorso ed a tutti Francesco ha ricordato che “È sempre bello per me incontrarvi quando si avvicina il Natale… e grazie per la torta!... Sono molti i bambini che grazie alla vostra associazione sono aiutati a vivere meglio il Vangelo e sentire Gesù più vicino... Siamo tutti in viaggio verso il Signore percorrendo la strada del Bene, del perdono, della solidarietà”. A questo proposito Papa Francesco ha mostrato il suo apprezzamento per l’iniziativa di carità di quest’anno “La Pace è di casa” a sostegno dei migranti in arrivo nel territorio della diocesi di Agrigento. “Nell’udienza di ieri” ha continuato Papa Francesco, “mi è stato presentato un bambino di colore di cinque mesi, nato su un barcone nel canale di Sicilia... Tanti bambini riescono ad arrivare altri no... Tutto ciò che voi farete per questa gente è buono: gra- zie di farlo!”. Papa Francesco ha invitato ancora una volta i ragazzi a vivere l’esperienza associativa con entusiasmo dando sempre spazio alla preghiera e anche a qualche piccola rinuncia. Il Mese della Pace 2016 permetterà a bambini, giovani e adulti della nostra Associazione di riflettere ancora di più sul valore fondamentale dell’accoglienza, soprattutto in questo tempo straordinario di grazia, che è l’Anno Santo della Misericordia. Lo slogan di quest’anno, “La pace è di casa”, vuole, infatti, ricordare a tutti che solo aprendo il nostro cuore, le nostre menti, le nostre case e le nostre comunità potremo accogliere chi ha bisogno e fare cultura di pace. L’Azione Cattolica Italiana ha, per- tanto, coinvolto tutte le associazioni territoriali di base per sostenere il progetto di accoglienza dei migranti, coadiuvando le realtà già operanti nel territorio della città di Agrigento e contribuendo con loro nell’opera di carità e di integrazione delle persone straniere. A livello diocesano, invece, l’intero mese di gennaio sarà indirizzato dall’ACR ad affrontare ed approfondire tematiche collegate alla pace e culminerà nella giornata di domenica 27 gennaio con la tradizionale “Marcia della Pace” in cui tutti i ragazzi di AC percorreranno le più importanti vie cittadine per porre all’attenzione della popolazione il tema della pace, dell’integrazione e della comunione. 15 GENNAIO 2016 9 15 GENNAIO 2016 [Cultura e fede] 10 Nuovo allestimento del museo lapidario Montesant’Angelo Pasquina Tomaiuolo L o scorso 22 dicembre con una interessante manifestazione culturale è stato inaugurato il nuovo allestimento del Museo Lapidario delle Cripte micaeliche del santuario di s. Michele arcangelo e presentato il progetto TECUM – Musei dei TEsori del CUlto Micaelico – ubicato nella “galleria longobarda” sulla cui facciata sono incisi numerosi graffiti con caratteri runici, testimonianza viva della presenza longobarda nel nostro territorio durante i secoli VII e VIII. Il Museo, tenacemente voluto negli anni ’70 dai padri Benedettini allora rettori del santuario, custodisce un’importante collezione di importanti sculture frammentarie provenienti dal santuario e dalle vicine chiese del territorio come l’abbazia s. Maria di Pulsano, il battistero s. Giovanni in Tumba e la diruta chiesa s. Pietro; tra esse pregevolissimi sono i resti dell’ambone di Acceptus dell’anno 1041, la medioevale fontana lustrale di Pulsano, la statua di Cristo che dona l’eucarestia, la statua di epoca e foggia angioina che presenta l’Arcangelo con lo scudo avvolto dalle spire del divisore. Il nuovo allestimento museale nell’intento di suddividere i reperti scultorei per provenienza, ha previsto l’installazione di invadenti pannelli colorati che, a giudizio di molti, stonano e in un certo senso rovinano la bellezza suggestiva ed austera delle cripte altomedioevali che ospitano il museo. San Leonardo di Siponto Riaperta la Chiesa dopo gli interventi di restauro “Qui si racconta di fede e spiritualità, storia e archeologia, arte e architettura, scienza ed astronomia” don Ciro Mezzogori d.R.* P er l’Abbazia s. Leonardo di Siponto questo è stato un Natale davvero speciale: dopo tanti mesi di intenso lavoro di restauro e valorizzazione la chiesa è tornata ad essere disponibile e noi abbiamo potuto celebrare la Messa natalizia della mezzanotte in un’atmosfera carica di emozioni e di sentimenti di ringraziamento. Tanti sono stati i fedeli che hanno partecipato alla Messa insieme alla comunità dei “Ricostruttori nella preghiera”, che risiede in abbazia dal settembre 2011: abbiamo potuto nuovamente ammirare lo splendore di una chiesa antica, tanto bella nella sua semplicità ed essenzialità, ed ora arricchita anche dalla presenza di una copia fotografica in grandezza naturale dell’antico Crocifisso di s. Leonardo (opera lignea datata al XIII sec.), finora custodito nella Cattedrale di Manfredonia, in attesa di un suo ritorno nella originaria collocazione, appunto la nostra chiesa di s. Leonardo. I lavori della chiesa sono stati molti: nuova impermeabilizzazione del tetto a gradoni, consolidamento della struttura muraria mediante la sostituzione ed integrazione dei tiranti, pulitura e stilatura di tutte le pareti interne e delle facciate esterne, realizzazione di un nuovo impianto illuminotecnico, scavi archeologici all’interno della chiesa e nella zona esterna circostante, rifacimento della pavimentazione con la realizzazione di un nuovo presbiterio e recupero dell’ex sacrestia ora destinata a cappella per il Santissimo Sacramento. Per ora la chiesa sarà visitabile soltanto durante l’apertura per le celebrazioni liturgiche, poiché si trova ancora dentro un cantiere che sta lavorando a pieno ritmo per ultimare quella serie di opere di recupero che hanno interessato in particolar modo il resto del complesso abbaziale risalente al XII sec. Si tratta di un’idea partita tanti anni fa grazie al lavoro e all’interessamento dell’arch. Nunzio Tomaiuoli con la collaborazione generosa dell’arch. Antonello D’Ardes. Idea che si è trasformata in progetto sostenuto con passione dal nostro arcivescovo mons. Michele Castoro e si sta realizzando in maniera straordinaria con finanziamenti europei e sotto la direzione dei lavori dell’arch. Francesco Longobardi del Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per la Puglia. È un progetto di grande respiro, infatti s. Leonardo ospiterà anche un museo inserito in un più ampio polo museale archeologico che comprenderà l’antica Basilica paleocristiana di Santa Maria Maggiore di Siponto e il Castello di Manfredonia. Al termine dei lavori, ormai prossimo, la Chiesa garganica avrà ritrovato un importante centro di spiritualità, una testimonianza esemplare dell’epoca medioevale, periodo in cui nella nostra regione si è articolata una fitta trama di vie legate al sacro intorno alla Sacra Grotta garganica e alla Basilica nicolaiana ma anche, indirettamente, agli eventi in Terra Santa. Il desiderio è quello di riportare s. Leonardo alla sua primigenia vocazione: luogo di accoglienza nella fede per i tanti visitatori italiani e provenienti da molti paesi d’Europa e del mondo. Qui si racconta di fede e spiritualità, storia e archeologia, arte e architettura, scienza ed astronomia: per la Chiesa garganica potrà essere un’occasione di testimoniare concretamente come le radici profonde della sua spiritualità cristiana siano capaci di generare dialogo e relazione con l’attuale mondo contemporaneo in tutte le sue svariate e talvolta contraddittorie dimensioni, un altro modo per dire che s. Leonardo può essere uno dei laboratori in cui sperimentare quella “Chiesa in uscita” auspicata da Papa Francesco. * rettore di s. Leonardo 11 S. Leonardo di Lama Volara La straordinaria restituzione di un bene storico alla pubblica fruizione Antonello D’Ardes* “A quattro miglia da Manfredonia ci si offrirono allo sguardo le rovine di una badia abbandonata, con una porta bellissima ed una tribuna ben conservata di puro stile romanico. Un tempo fu una delle più ricche commende dell’Ordine Teutonico… Oggi San Leonardo è diventato centro di una fattoria e non è abitato che da pecorai...”. Così, nel lontano 1882, il famoso studioso tedesco Ferdinando Gregorovius esprimeva la sua delusione nel constatare l’ingloriosa fine di uno dei più importanti complessi medievali pugliesi. Altri storici dell’arte, non meno famosi, come il Lenormant e il Bertaux, a margine dei loro resoconti non poterono evitare di segnalare come una chiesa così importante fosse divenuta da oltre un secolo un ricovero di animali. Seguirono cinquanta anni di ulteriori spogli e deturpazioni, come la vendita a privati di tutti gli edifici, passando alle proposte di vendita del prezioso portale ad un museo di Berlino, sino alle vicende post-belliche che danneggiarono l’antica cappella della chiesa. Seguì una fase di rinascita che riguardò, tuttavia, solo la chiesa, grazie ai restauri della locale Soprintendenza diretta dall’arch. Schettini, e ancor più grazie al compianto canonico Silvestro Mastrobuoni, promotore della riapertura al culto della chiesa nel 1950 e di varie iniziative di carattere assistenziale-caritatevole nel restaurato ex ospedale, l’antico xenodochium medievale. Dagli anni ’60, scomparso Mastrobuoni ed in assenza di una destinazione d’uso certa, il sito ripiombò di nuovo nell’oblio; come molti sanno il solo restauro di per sé non salva un monumento bensì ne protrae di qualche decennio la vita. Dopo decenni di una antistorica dicotomia tra la chiesa restaurata e la rovina delle fabbriche circostanti, nel 2011 arriva la svolta per volontà del nostro arcivescovo Mons. Michele Castoro che con lungimiranza affida il complesso alle amorevoli cure della comunità dei “Ricostruttori nella preghiera”. La straordinaria passione e il coraggio di questi nuovi “crociati”, animati da una professione di fede profonda, sono stati il vero presupposto per quello che oggi possiamo ammirare. Dal 2011 è stato un crescendo di iniziative, realizzate dai “ricostruttori”, anche grazie al sostegno di tanti volontari e associazioni. Una nuova “epifania” che ha convinto il Ministero dei Beni Culturali, attraverso l’impegno dell’ex direttrice del Segretariato Regionale, dott.ssa Isabella Lapi e soprattutto del funzionario arch. Nunzio Tomaiuoli, che era giunto il tempo per investire proficuamente soldi pubblici e far rivivere stabilmente queste antiche fabbriche. Nel 2013 il MIBACT - Direzione Regionale per i Beni culturali e Paesaggistici della Puglia ha inserito San Leonardo in un progetto POIN assieme ai siti di Santa Maria di Siponto e del Museo archeologico - castello di Manfredonia – al fine di costituire un vero e proprio polo museale nella Puglia settentrionale. Una rinascita tanto convincente in quanto rispettosa della storia del monumento, non senza qualche doverosa attualizzazione alle forme del vivere moderno. Un risveglio nel segno della fede, quindi, attraverso il ripristino della conventualità, con l’intento di restituire ad ogni edificio l’originaria destinazione d’uso o vocazione. Così l’hospitium (ex ospedale), isolato accanto alla chiesa, realizzato dall’Ordine Teutonico nel 1327, tornerà ad accogliere ed assistere il pellegrino-turista nelle forme moderne, con un piccolo auditorium al piano terra ed alcune camere al primo piano. Il grande convento posto alle spalle della chiesa, invece, è risorto dai suoi ruderi come dormitorio solo per la metà posta sul lato est. Nella restante parte, sul lato ovest, sarà allestito un piccolo museo dedicato alla storia dell’area sipontina, testimoniata da un ricco lapidarium posto al piano terra, ma anche con una sezione che possa descrivere al meglio quel grande fenomeno storico del pellegrinaggio di cui San Leonardo è testimone di pietra. Il restauro, diretto dall’architetto Francesco Longobardi della Segreteria Regionale dei Beni Culturali, è stato lungo e complesso, interessando principalmente le fabbriche con- ventuali, quelle per cui un abbandono ininterrotto, dalla fine del XVIII secolo, ha determinato gravi e diffusi fenomeni di degrado oltre a numerosi crolli. Ma anche la chiesa è stata interessata da importanti lavori di ripristino per lo più legati all’eliminazione degli interventi degli anni ’50, quali il rifacimento degli arredi sacri, non più adeguati alle moderne celebrazioni, della pavimentazione in cotto, e l’impermeabilizzazione del tetto e degli impianti. Accanto alla straordinaria valenza dell’opera di restituzione di un bene storico alla pubblica fruizione, vi sono altri obiettivi conseguiti non meno importanti. La ricerca di carattere archeologico sulle strutture ha condotto ad una messe di informazioni storiche di prima mano. Per la prima volta è stato possibile indagare nella chiesa la stratificazione di altri due livelli di pavimentazioni sinora sconosciuti, da quello medioevale più in basso sino a quello seicentesco oggi ripristinato. Non meno importanti i dati restituiti dagli altri edifici. Dell’edificio dell’ex ospedale sono riemerse le strutture fondali del grande loggiato medievale del lato sud, la cui presenza fu ipotizzata nel 2005 in un importante convegno di studi. Numerose interessanti sepolture sono riemerse attorno alla chiesa; una in particolare ha restituito un piccolo tesoretto di monete antiche. Altre murature antiche riemerse isolate nella zona conventuale consentono di riscrivere la storia del complesso nei primi oscuri anni agli inizi del XII secolo. Molti i reperti ri- trovati che saranno esposti nel nuovo museo, alcuni di straordinaria importanza, testimoni di secoli di storia del convento: da un trave decorato con iscrizione che fa riferimento agli anni fulgidi del priorato di Pietro, proprio negli stessi anni della realizzazione del famoso portale, ad una lastra tombale in caratteri gotici probabilmente destinata alla sepoltura di un cavaliere teutonico, sino ai resti delle effigi delle committenze succedutesi al governo dell’abbazia; dalla croce segnata dell’Ordine Teutonico agli stemmi di alcuni cardinali commendatari. Di rilievo è il rinvenimento dei resti di un interessante loggiato di epoca teutonica collocato sul prospetto sud del convento. Altre sorprese serberà il prossimo solstizio estivo quando sarà possibile ammirare il nuovo rosoncino di luce finalmente ripristinato nella sua originaria configurazione a 11 petali. Ma uno degli eventi simbolo di questa rinascenza resta il ruolo che è stato riservato al ritorno, nella chiesa restaurata, del grande crocifisso di San Leonardo. Si tratta di uno dei più straordinari reperti di arte romanico/gotica dell’Italia meridionale, che per oltre sessant’anni, dal suo ritrovamento nella chiesa ridotta a stalla e dal suo restauro (1956), è passato dall’expo di Bruxelles del 1962, poi per alcuni decenni in pinacoteca a Bari sino alla sua sede provvisoria nella cattedrale di Manfredonia (dal 1985) dove ancora è custodito. Il ritorno del crocifisso in chiesa è atteso per i prossimi mesi, al termine di una campagna diagnostica ambientale, nel frattempo una sua copia fotografica è stato posta al centro del transetto, dove appunto sarà ricollocato. Esso rappresenta un evento nell’evento, un sigillo di straordinaria importanza che testimonia, meglio di ogni altro segno, che quel lungo percorso dopo circa settant’anni si è finalmente concluso e un’opera tanto importante e preziosa, come tante volte auspicato dal Mastrobuoni, potrà tornare ben custodita nella propria dimora. *architetto consulente per la D.LL. del Segretariato Regionale dei Beni Culturali 15 GENNAIO 2016 [Cultura e fede] 15 GENNAIO 2016 [Ricerche e Studi] VIESTE E GLI EBREI Matteo Siena* D a “Gli ebrei a Vieste” di Cesare Colafemmina, pubblicato nella rivista “Rassegna degli studi dauni” del 1976 e in quello de “Il Faro” del 1997 con il titolo “Sotto il segno dell’Arcangelo Michele”, si apprende che una comunità ebraica viveva a Vieste fin dal Medioevo. Il quartiere abitato, quello della Giudecca, tramandato poi con il nome di Via Judeca, si sviluppava su tre file per oltre una trentina di metri di lunghezza e altrettanto di larghezza ed era indubbiamente in una posizione magnifica, affacciantesi sul costone rivolto ad Est. Con il terribile terremoto del 31 maggio 1646, causato dalla caduta di un meteorite, si staccò parte della falesia viestana trascinando a mare gran parte dell’abitato. In quella stessa notte crollò la torre Sud del Castello, il casermaggio dei militari e gran parte della chiesa dell’Immacolata, oltre che moltissime case, mentre molte altre rimasero terribilmente lesionate, e l’episcopio fu ridotto ad un cumulo di macerie, la cattedrale perdette campanile, facciata centrale e gran parte del tetto. Del quartiere ebraico rimasero in piedi solo poche case, ma non si sa se qualche famiglia si salvò. A quanto risale l’arrivo degli ebrei a Vieste? L’asserzione di Colafemmina che essi vivessero già nel Medio Evo fa supporre che si stanziarono già dai primi secoli dell’era cristiana. Per la città di Siponto, che degli ebrei possiede una ricchezza di documenti lapidei, si suppone una presenza anteriore al Cristianesimo. Una massiccia diaspora, infatti, si verificò sia dopo il 70 che nel 135 d. C. e la dispersione aumentò tanto che gli ebrei si diressero verso le coste meridionali dell’Europa, rifugiandosi nel nostro Meridione, sulle coste slave e proseguirono anche verso Francia e Germania. Perciò, è senz’altro da supporre che molte famiglie si fermarono sulle coste della Puglia e fra queste su quelle della Daunia, con Siponto e Vieste. Considerando il ricco patrimonio lapideo conservato a Siponto si è spinti a supporre che la comunità ebraica doveva essere abbastanza numerosa. Indubbiamente la comunità ebraica di Vieste, una volta attivato il fertile, lussureggiante ed ampio territorio viestano, ebbe una ricca economia agro-pastorale e, sfruttando le vie marittime, esercitò anche una lucrosa attività commerciale. Inoltre, come ha sostenuto l’insigne Cesare Colafemmina, gli ebrei di Vieste non si dedicarono soltanto al commercio, ma anche all’artigianato, alle attività finanziarie col prestito del denaro, all’industria della tintoria, e si applicarono, più per vocazione che per fine di lucro, alla scienza della medicina, utilizzando sia le erbe medicinali che spontanee nascevano nei prati e sia i prodotti che si ricavavano dagli alberi. Producevano decotti, tisane, liquori, pomate per guarire determinate malattie o per curare ferite. Fra queste è da ricordare la glicirriza, pianta spontanea che nasceva a Vieste fino ad una sessantina di anni fa in zone sabbiose, poco distante dal mare e sugli spalti della collina del Carmine. Era una liquirizia le cui radici, tagliate a piccoli pezzi, venivano masticate e il succo inghiottito. Si curavano con essa raucedine, tosse, asma. Era un ottimo emolliente, proteggeva le mucose e attenuava gli stati di infiammazione. Tutti i ragazzi ne portavano con sé a scuola, perché era un ottimo dissetante e leniva loro i morsi della fame. Altre piante erano la malva, la camomilla, l’aglio, l’ortica, la borragine, tanto per citare quelle più comuni e maggiormente utilizzate. Tra gli alberi erano l’orno, l’orniello, il tasso e il pino d’Aleppo diffusi in Foresta Umbra e nel territorio collinare garganico. Da queste piante si ricavava la linfa che fuorusciva da un piccolo taglio operato sul tronco e raccolto in un bicchiere o barattolo. Quest’operazione avveniva nel mese di luglio ed era assegnata, fino a 70-80 anni fa, dalle Amministrazioni Comunali ai cosiddetti ‘mannaioli’, persone di sperimentata esperienza. Anche la linfa ricavata dai tassi e dalle tuje, ancora numerosi nella Foresta Umbra, servivano come cardioto- nico, antispasmodico, purgante, digestivo, antireumatico, antiepilettico e soprattutto per curare l’asma e la bronchite. Tutte queste piante officinali sono citate in un prezioso codice ritrovato a Vieste e conservato a Parigi. Ne fa menzione anche il Colafemmina quando cita nei suoi scritti il prezioso manoscritto della Cyrurgia, trovato a Vieste nell’anno 5216 dell’era ebraica, ossia nel 1456 dell’era volgare, che venne ricopiato dall’ebreo Isaac ben Salomon del Bari. Questo trattato, compilato da Guglielmo da Saliceto su richiesta di Federico II di Svevia, è stata un’opera fondamentale per la trattazione di tutte le malattie e dei metodi di intervento e di cura anche presso la Scuola di Medicina di Salerno. Isaac l’ebbe in prestito da un altro medico ebreo viestano e lo tradusse dal latino in ebraico per suo uso esclusivo. Salvatosi dall’eccidio dei saraceni del 1480, operato da Achmet Basnà, dovette emigrare e rifugiarsi a Parigi. Altra grandiosa opera utilizzata nella scuola di Salerno fu il Gioiello perfetto, di Abul Al Yonah Kasim, tradotta dall’arabo in ebraico, e ritrovata anch’essa a Vieste. Concludendo, bisogna affermare che nella nostra cittadina pur a distanza di secoli, si seguivano ancora i trattati di medicina di Guglielmo da Saliceto e di Abul Kasim e che il loro ritrovamento, non fa che attestare, che nel XV secolo vi era una comunità giudaica molto attiva e un gruppo di medici all’avanguardia, perché il rapporto fra ebrei e viestani era più che ottimo. Un riconoscimento per il bene che ebbero ad apportare alla città e agli abitanti, anche se sono trascorsi più 500 anni, è quello di considerare ed onorare questi ebrei come cittadini a tutti gli effetti, anche per il tramite del caro amico Alberto Mieli, ebreo scampato all’eccidio dei tede- schi e che da tre anni frequenta Vieste, che si sforza di trasferire nell’animo dei ragazzi di scuola media l’amore per lo studio e il rispetto fraterno fra le nazioni. Isaac ben Salomon fu un grande dotto e un grande ricercatore; a lui, infatti si devono anche la trascrizione di altri Codici, fra cui il Libro dei Viaggi di Beniamino da Tuleda. Ma egli fu anche un medico scrupoloso e arguto osservatore, dalla battuta facile e pungente, come lo si può dedurre dall’epigramma che egli stesso ebbe a scrivere in calce alla Cyrurgia: Disse il tempo allo stolto: fa il medico, /uccidi gli uomini e prendi le loro ricchezze. /Sarai superiore agli angeli della morte/ Perché essi uccidono l’uomo per nulla. Egli intendeva così ammonire, con sottile sarcasmo e maliziosa sagacia, che non bisogna intraprendere alla leggera l’arte nobilissima della medicina. *presidente della sezione garganica della Società di Storia Patria per la Puglia 15 GENNAIO 2016 [Libri] IL SIGNORE SI È LEGATO A VOI Alberto Cavallini il quale Francesco domanda a tutti noi – e anche alle comunità religiose – di farsi ‘oasi di Misericordia’ – come ha scritto mons. Semeraro nella prefazione - per guidarle alla luce dell’anno giubilare”. Nei sette capitoli del libro il nostro fecondo autore attraverso le pagine di grandi testi della Scrittura, commentata dettagliatamente, rivisita il modo di essere della vita consacrata dal Concilio Vaticano II all’attuale anno della Misericordia e sviluppa quell’autentica spiritualità cristiana, intima e lieta: nel primo capitolo fa un rapido excursus della Vita Consacrata, nel secondo considera l’essere “esegesi vivente della Parola”, nel terzo traccia l’itinerario del profeta Geremia, nel quarto legge il testo di Deuteronomio 7,7 che ha ispirato il titolo dell’opera, nel quinto sviluppa il tema del credere commentando Isaia 7,9, nel sesto si sofferma sulla misericordia e il perdono di Dio, nel settimo, infine, esamina la dinamica sponsale dell’amore basando l’attenzione sul Cantico dei Cantici che Manfredonia FORMA E STRUTTURA DEL CENTRO STORICO Emanuele Cavallini* “Questa città mi appartiene e io appartengo a lei, quasi fossi frammento fluttuante dentro il suo corpo”: è certamente questo il pensiero che è stato a base del lavoro di Leonardo Rignanese, Antonello D’Ardes, Roberto Russo, professionisti manfredoniani con “l’incarico di completare la parte analitica del Piano per il recupero del centro storico di Manfredonia” come scrive il sindaco Angelo Riccardi nella prefazione, ma è anche, a mio giudizio, il pensiero che attraversa subito la mente dell’attento lettore di questo interessante studio urbanistico-architettonico della nostra antica città, dopo aver rivisto forme e immagini del suo volto attuale in questa sorta di ‘atlante’ che in sostanza è un autentico omaggio di amore e di appartenenza. Secoli di storia scorrono tra le mani del lettore con rilievi e restituzioni fotografiche, elementi tecnici (ceramiche, croci, simboli, araldica, fontane, vasche e giardini) tecniche costruttive, ordini e stili architettonici, che modellano un vocabolario tecnico estremamente preciso e dettagliato che lascia il lettore incantato. Il libro, curato da Claudio Grenzi editore e realizzato grazie al mecenatismo dell’ing. Gianni Rotice, intende tutelare e valorizzare il patrimonio storico-artistico e culturale di Manfredonia presentandone tipologia e morfologia dell’esistente. Un libro che aspira a dare forma al tempo e allo spazio urbano per gli studi pubblicati di appassionata ricerca culturale e di educazione delle nuove generazioni alla luce della celebrazione più potente della ‘memoria umana’ fatta di ‘attesa’ e di ‘attenzione’ co- sì come espresso magistralmente dal grande Agostino d’Ippona nel capitolo X delle Confessioni, in cui il grande pensatore cristiano lega nell’uomo coscienza del tempo, ricerca di bellezza e custodia del proprio rapporto con Dio e con l’ambiente alla facoltà della memoria, pensabile come spazio senza confini, popolata di cose appartenenti alla realtà, ma impotente a sciogliere l’enigma del proprio essere. E se nel nostro animo siamo oggi più che mai stimolati a correre ansiosi verso un futuro indeterminato, la memoria raccontataci da questo bel volume di architettura su Manfredonia, nel suo dinamismo di coscienza del tempo trascorso, ci aiuta a non avere quelle venature di indifferenza, oggi dominanti, per cose ed eventi del passato con la certezza di essere in una città che non è stata sempre uguale e piatta, e che gli autori dei testi ci fanno immaginare come fosse prima del boom economico degli anni sessanta. Anche la città ha la sua storia lunga e complicata, creata e modificata nel tempo dall’opera dell’uomo. Perciò, ricca di una personalità forte e operosa, Manfredonia, città della memoria, nonostante la sua storia urbanistico-architettonica, nonostante ciò che ha subito nelle sue case e nei suoi quartieri, è una cittadina capace di operosità con la sua energia animante e operosa, testimonianza straordinaria nel suo genere di centro urbano, antico e moderno, adagiato sul Golfo. *architetto AA.VV. - Manfredonia, forma e struttura del Centro Storico – Claudio Grenzi editore, 2015 commenta nella forma di una Lectio. Al termine di ogni capitolo c’è “un’attualizzazione per aiutare il lettore a lasciarsi plasmare dalla Parola” e senza pretese di esaustività, il nostro amico biblista indica le vie per scoprire il bello da ricercarsi solo nella forza delle parole della Scrittura santa, con l’obiettivo di sviluppare l’attenzione necessaria a recepire quanto la Parola suggerisce perché, citando s. Bernardino da Siena, “le parole sacre sono le carceri di Dio dove per nostra utilità e sua benignità Egli s’imprigiona perché noi possiamo averlo vicino e parlare con Lui”. Scrive, inoltre, il p. Ernesto su ‘Dio, misericordia e tenerezza’, prefazione biblica della guida liturgico-pastorale 2015-2016 curata quest’anno dalla nostra Arcidiocesi per la Metropolia di Capitanata, che “Gesù tocca ed è toccato … insegna che non si devono fare disquisizioni su chi è il prossimo, piuttosto bisogna farsi prossimo di chiunque la Provvidenza di Dio ci fa incontrare. Di fronte a questa rivelazione meravigliosa c’è il perico- lo del servo che non lascia passare il Perdono di Dio (Mt 18,23-35) oppure il comportamento del figlio più anziano (Lc 15, 25-32) che non si apre né alla fraternità e nemmeno alla paternità. Dio chiede alla sua Chiesa di essere ‘luogo e casa’ d’incontro con Lui, esperienza del perdono che rinnova, umanizza e rilancia gli uomini in Dio. “ Un testo, dunque, ricco di spunti e riflessioni per tutti, per il quale non posso che esprimere stima e gratitudine all’amico p. Ernesto. Ernesto Della Corte, Il Signore si è legato a voi (Dt 7,7) – Editrice Rogate, Collana Scienze Umane e Vita Consacrata, novembre 2015 – Euro 19,00 CONTADINI E BRACCIANTI NEL GARGANO DEI BRIGANTI U Domenico Trotta na ricerca per capire le cause e le conseguenze del fenomeno che ha caratterizzato in negativo gli anni post-unificazione d’Italia è il testo di Michele Eugenio di Carlo “Contadini e briganti nel Gargano, dalla caduta del Regno delle Due Sicilie ai fatti tragici avvenuti in Vieste il 27 e 28 luglio 1861” che mette in risalto quella risposta violenta delle masse contadine del Sud Italia e in particolare di Vieste e del nostro Gargano alla politica errata del governo sabaudo, nonché le grandi rivalità tra i “galantuomini”, le rivolte dei contadini garganici e le elezioni del maggio 1861. Dopo l’unità d’Italia vi fu un rigetto nei confronti del governo piemontese da parte della povera gente del nostro Meridione che si manifestò fra il 1861 e il 1865 con il fenomeno del brigantaggio, localizzato in varie regioni tra cui il nostro Gargano, dove bande armate di briganti iniziarono vere e proprie azioni di guerriglia nei confronti del nuovo governo nazionale e delle proprietà dei nuovi ricchi. I briganti, protetti e nascosti dai contadini poveri, alla cosiddetta “macchia”, ricevettero aiuto anche da clero e antichi proprietari che tentavano, per mezzo del brigantaggio, di sollevare le campagne per far tornare a Napoli i Borboni. I briganti non furono “criminali comuni”, come pensava la maggioranza al governo, ma un esercito di ribelli che non conoscevano altra forma di lotta se non quella violenta. Del resto, tenuti per secoli nell’ignoranza e nella miseria, i contadini meridionali non avevano ancora maturato una coscienza politica dei loro diritti e quindi non avrebbero Vieste C on questo programmatico titolo e con una prefazione di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, si apre il bel libro di p. Ernesto Della Corte, biblista ed amico, docente presso la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, che osserva la Vita Consacrata quale “esegesi vivente della Parola di Dio” secondo una famosa espressione di papa Benedetto XVI, con testi nutriti di una solida cultura che dicono con passione vibrante e linguaggio limpido la bellezza e il primato della divina Parola. Ispira, dunque, l’intero svolgersi del testo la Parola che mostra quanto è grande e liberante la Misericordia del Padre verso ogni uomo tanto che l’autore non si stanca di sollecitare il benigno lettore a lasciarsi sollecitare proprio e sempre dalla Parola per testimoniare una vita improntata esclusivamente sulle logiche della Misericordia divina. Perciò, non tralascia il nostro p. Ernesto di guardare opportunamente al “Giubileo straordinario della Misericordia durante mai potuto agire con mezzi legali. La politica di repressione adottata nei confronti dei briganti fu durissima. Le conseguenze furono un ulteriore aumento del divario fra nord e sud e un’esaltazione dei briganti, la cui figura venne paragonata, nell’immaginario popolare, a quella di “eroi buoni”. Scrive Saverio Cioce nella post-fazione del libro che “… Michele Eugenio De Carlo non affronta di petto la ripetuta favola di re Vittorio Emanuele e del suo primo ministro conte di Cavour che corrono ad aiutare le popolazioni meridionali, afflitte da sovrani dispotici. Al contrario mette in fila gli atti di governo, articolo per articolo, che stanno lì a dimostrare le operazioni politiche di cui furono strumento …” Ed il Di Carlo sottolinea: “mi sono chiesto se davvero, come sembrano indicare anche gli interventi parlamentari dell’epoca, il Gargano fosse una terra di briganti, tendenzialmente e geneticamente predisposti a delinquere. Ho analizzato i fatti accaduti a Vieste e nel Gargano e li ho contestualizzati con le politiche di Torino e delle Luogotenenze napoletane ponendo come termine iniziale i preparativi per lo sbarco di Garibaldi in Sicilia”. Dunque, un testo che esplicita considerazioni obiettive sulla storia ufficiale raccontata e sugli studi relativi al Risorgimento e al brigantaggio. Michele Eugenio Di Carlo – Contadini e braccianti nel Gargano dei briganti, con presentazione di Matteo Siena e postfazione di Saverio Cioce – Edizioni del Poggio 2015 – Euro 12,90 15 GENNAIO 2016 CON GIOIA [Caritas Diocesana] HO ACCOLTO IL MIO NUOVO INCARICO don Luciano Pio Vergura* S Vico del Gargano ono passati solo poco più di tre mesi da quando ho l’onore di collaborare con il vescovo Michele per il servizio della carità nella nostra Arcidiocesi come direttore diocesano della Caritas. Permettetemi di rivolgere un primissimo pensiero di gratitudine al Signore e al nostro Arcivescovo che ha pensato alla mia semplice persona per questo servizio che ho accolto con gioia. Tre mesi sono così pochi per poter raccontare il grande mondo degli ultimi, dei poveri, dei bisognosi, ma nello stesso tempo sono sufficienti per poter dire che è ciò a cui, Gesù, ci ha inviati con particolare predilezione. Mi sento risuonare spesso nelle orecchie e nel cuore le parole con le quali il nostro Pastore mi esorta, ogni qualvolta ci incontriamo: “don Luciano, come ci ricorda ogni giorno Papa Francesco, questo è il tempo –soprattutto- della carità”. La nota attenzione del nostro Pastore per i poveri, mi sta aiutando tantissimo in questo delicato e gravoso servizio, che sto scoprendo essere luogo privilegiato di incontro con il volto sofferente e amante di Cristo. Mi è di grande aiuto la piccola famiglia dei collaboratori della Caritas diocesana che, dopo il prezioso lavoro già svolto da diversi anni, ha accolto il mio invito a continuare a lavorare nella vigna del Signore, facendo- mi sentire, nonostante sia il lavoratore dell’ultima ora, apprezzato e importante tanto quanto loro, lavoratori della prima ora. Il vero grande aiuto mi viene da tutti gli uomini e le donne della carità presenti nelle comunità parrocchiali della nostra diocesi che instancabilmente prestano il loro servizio nelle Caritas parrocchiali. Un vero e proprio “popolo” della carità che con attenzione, premura e nel silenzio, cerca di farsi voce di chi non ha voce, quelli che la società fa di tutto per zittire privandoli a volte anche di ciò che gli è dovuto. Ho constatato anche con rammarico che alcune comunità parrocchiali non hanno un gruppo Caritas ben avviato. Auspico che, in breve tempo, tutte le comunità sentano la necessità di attivare percorsi di pastorale della carità alla pari di quelli già avviati e consolidati per la catechesi e la liturgia. Un primo piccolo segno che va in questa direzione potrebbe essere la creazione di un centro di ascolto Caritas in ogni parrocchia, attraverso l’impegno e il servizio di laici dal cuore grande e predisposti al “ministero dell’ascolto”. E’ mio desiderio intraprendere percorsi di Pastorale della carità partendo dai giovani, facendo leva sul loro vivace desiderio di spendersi per gli altri accompagnato da un sempre più crescente senso di responsabilità. di attori impegnati a garantire la giustizia, il bene comune, la dignità della persona e il diritto alla pace. *direttore di Caritas diocesana Convegno Diocesano Caritas Un consolidato impegno di presenza accanto agli ultimi “G Infine, sottolineando l’importanza della corresponsabilità di mondo cattolico ed istituzioni, ho dato la mia piena disponibilità, a nome e per conto dell’Arcivescovo, alla costruzione di una rete Angela Cosenza* enerare nella Misericordia” è stato il titolo del convegno della Caritas diocesana di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo svoltosi lo scorso 22 novembre a Vico del Gargano presso il cinema teatro Paris. L’annuale appuntamento ecclesiale diocesano ha chiamato gli uomini e le donne della carità a riflettere, rigenerandosi, partendo dalla Lettera Pastorale del nostro arcivescovo mons. Michele Castoro “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. “Una pastorale della misericordia è di per sé una pastorale ge- nerativa, e una pastorale sarà davvero generativa solo se si proporrà come autentica pastorale di misericordia”. Commentando alcuni passaggi delle linee guida del nostro arcivescovo, don Maurizio Tarantino, direttore della Caritas di Otranto e relatore del convegno ha detto: “Il nome proprio di ogni cristiano è Caritas perché il nome proprio di Dio è Caritas. Dio è amore e, siccome noi siamo parenti suoi, ne portiamo il nome. Caritas non un organizzazione ma Amore”. “Esiste un altro modo di generare qualcosa se non nell’amore misericordioso?” – ha chiesto don Luciano Pio Vergura, direttore della nostra Caritas diocesana, sottolineando la necessità che ogni Caritas parrocchiale istituisca un centro di ascolto e che ciascuno di essi diventi luogo di misericordia, “porta di misericordia”. Come Caritas dobbiamo consolidare l’impegno di essere presenti accanto agli ultimi, per dar loro voce affinché vengano rispettati in pieno i diritti della persona. Dobbiamo trovare risposte attente alle nuove forme di disagio e fragilità. Fare rete con le istituzioni ed il mondo del lavoro. Il passaggio storico con cui ci si misura oggi è quello di una riforma del sistema del welfare dove l’approccio dello “sviluppo umano” deve essere alla base di questa complessiva scommessa. Il convegno della Caritas diocesana è stato un importante momento di confronto, un vero e proprio laboratorio di idee per poter fare del bene in modo innovativo, analizzando i bisogni del territorio e mettendo in campo menti e braccia dei tanti volontari che ogni giorno si spendono per il bene comune. “E’ il mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché pos- siamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: Dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti”. Questo l’accorato appello di Papa Francesco a cui ogni cristiano è chiamato a rispondere. Queste le sfide che ogni giorno si presentano in ogni Caritas: trovare cibo per chi ha fame, un tetto per chi non ha casa, un lavoro per chi è disoccupato, prestando attenzione ad ogni forma di disagio. Il cammino che si dischiude dinnanzi a noi ci vedrà impegnati ad operare per ri-generare una “Chiesa misericordiosa, povera con i poveri”. *segretaria di Caritas diocesana 15 GENNAIO 2016 [Caritas Diocesana] VINCE LA SOLIDARIETA’ Manfredonia Praticando la carità si prepara il cuore a farsi prossimo all’altro Angela Cosenza S i è conclusa prima di Natale la raccolta alimentare coordinata dalla Caritas diocesana. Una gara di solidarietà che ha visto impegnate nove parrocchie con circa 70 volontari, in venti supermercati della città. Il titolo dell’iniziativa “Alimentiamo la carità con la colletta alimentare” non è stato scelto a caso. Perché, se a pregare s’impara pregando, è solo praticando la carità che si prepara il cuore a farsi prossimo all’altro. Una provocazione che ha ricevuto la tempestiva e generosa risposta di quanti, andando a fare la spesa, hanno scelto di condividerla con persone meno fortunate. In un periodo in cui la crisi economica continua a mettere alla prova tante famiglie, la raccolta è stato un gesto concreto verso i poveri del nostro territorio, nel nome dei valori della solidarietà e dell’aiuto verso il prossimo. Un servizio, quello della distribuzione alimenti, offerto gratuitamente e settimanalmente dalle 50 strutture di carità diffuse in ben 13 paesi della diocesi. Ambiti di umanità solidale in cui circa settecento famiglie sono sostenute con la distribuzione di generi di prima necessità, tra cui: pasta, latte, formaggio, farina, zucchero, biscotti, riso e pappe per neonati. “Caritas prepara tante tavole per chi ha fame. Tanta gente aspetta anche oggi di mangiare a sufficienza. Il pianeta ha cibo per tutti, ma sembra che manchi la volontà di condividerlo con tutti. Preparare la tavola per tutti, e chiedere che ci sia una tavola per tutti. Fare quello che possiamo perché tutti abbiano da mangiare.” (Papa Francesco) Ecco le cifre dei 30 quintali di alimenti raccolti: 13 quintali di pasta, uno di riso, 1,5 di legumi, 9 quintali tra latte-zucchero e farina, e poi ancora salsa, latte, alimenti per l’infanzia, olio, biscotti e brioche. Il ricavato della colletta è stato suddiviso in parti uguali tra le Caritas parrocchiali che hanno aderito alla raccolta e che provvederanno a distribuirle alle numerose famiglie disagiate assistite. Come detto, un ruolo fondamentale è stato ricoperto dal piccolo-grande esercito di volontari sceso in campo per animare la giornata, dandosi il cambio nella staffetta dei punti vendita, illustrando ai clienti le finalità dell’iniziativa, raccogliendo materialmente i prodotti donati per poi smistarli e catalogarli nel magazzino della Caritas diocesana fino a tarda sera. Non un modo, dunque, per “ripulirsi le coscienze” in prossimità delle festività natalizie, ma un momento di condivisione e sensibilizzazione verso chi pur nel bisogno spesso rimane invisibile e inascoltato. EMPORIO: LA SOLIDARIETÀ SPESA BENE don Fernando Piccoli* I naugurato il 3 novembre 2011 da monsignor Michele Castoro l’Emporio della “Associazione di Solidarietà San Lorenzo Maiorano Caritas Parrocchiale” ubicato nel centro della città in Corso Roma n. 162 e costituito da volontari del gruppo Caritas parrocchiale della Cattedrale, rivolge la sua attenzione a quelle condizioni di povertà che vedono coinvolte sempre più famiglie costrette a vivere in solitudine il loro disagio. In esse vi sono situazioni di crisi sociale riconducibili a problemi di ordine economico, salute, solitudine e problemi affettivi e relazionali che gravano all’interno dello stesso nucleo familiare. Ma vi sono anche famiglie che possono contare solo su un reddito, quando questo esiste, che vivono in appartamenti in affitto. Ormai a chiedere aiuto, anche per quanto riguarda i viveri, non sono solo e soltanto i “disperati”, ma anche famiglie con un lavoro e con una casa che non arrivano alla fine del mese o meglio alla terza- quarta setti- mana del mese. La perdita del potere di acquisto è tangibile per tutti. Di qui il progetto dell’Associazione della Solidarietà San Lorenzo Maiorano di creare un centro dove poter reperire gratuitamente generi di prima necessità a misura di famiglia, con operatori volontari disposti ad ascoltare gli indigenti, accompagnandoli durante la spesa. “Si prende ciò che si vuole e di cui si ha necessità”: perciò, è stato organizzato un servizio non solo di distribuzione, ma un luogo di incontro e di ascolto, in cui l’annuncio del Vangelo della carità può essere vissuto da tutti in maniera semplice e spontanea. Un luogo in cui promuovere una partecipazione della comunità parrocchiale al disagio del prossimo per favorire la dignità di chi cerca aiuto. Con una richiesta di aiuto primario si porta all’attenzione la propria condizione di disagio psicosocio-economico. Per cui l’impegno dell’Associazione è quello di “dar voce a chi non ha voce”. “La solidarietà spesa bene“ è insom- ma lo slogan che anche noi come altre associazioni, vogliamo lanciare a tutti coloro che vogliono aiutarci a portare avanti questo progetto, che è rivolto a giovani, operai, famiglie numerose e immigrati della no- stra comunità parrocchiale, che sono trascinati ai margini della società da una crisi economica che infierisce sempre di più sui soliti deboli. *parroco 15 GENNAIO 2016 [Testimoni di santità] Cristo Il sacerdote e la parrocchia in don Antonio Spalatro: rendere visibile il Corpo Mistico del Cristo don Antonio Baldi* T anti concetti teologici, sicuramente ben presenti nel magistero della Chiesa già prima del Concilio Vaticano II, trovano nuova luce, sicurezze e chiarezze proprio durante il Concilio, anche se l’applicazione dei vari contenuti risulta ancora troppo spesso ben lontana dalla realtà. Tante volte – leggendo e rileggendo gli scritti del Servo di Dio don Antonio Spalatro, e le tante testimonianze di chi lo ha conosciuto ed è ancora in vita – è stato detto che don Antonio per tanti aspetti ha anticipato nel tempo ciò che il Concilio solo dopo ha reso evidente e necessario per “educare alla vita buona del Vangelo in questo mondo che cambia”. Non molto tempo fa mi sono imbattuto in uno dei quaderni di Don Antonio di cui ancora non se ne parla, ma che merita al più presto di essere fatto oggetto di approfondita lettura e meditazione personale. Si tratta di alcuni appunti di pedagogia pastorale sul modo di essere parroco e sul modo di essere parrocchia. Don Antonio scrive questi appunti a partire dal novembre 1950, cioè dal mese in cui viene nominato sostituto-parroco della Parrocchia del SS. Sacramento. È un prontuario di vita soprattutto per se stesso Ma penso che ogni prete e tutti coloro che vogliono o si definiscono parte attiva nella conduzione di una comunità parrocchiale dovrebbero farne tesoro. Faccio riferimento in particolar modo ai componenti del consiglio pastorale parrocchiale, al gruppo dei catechisti e ai tanti altri gruppi esistenti nelle varie comunità parrocchiali… e anche ai soli fedeli della domenica. Nel giorno in cui don Antonio viene nominato sostituto Parroco sul suo diario spirituale appunta le seguenti parole già di per sé programmatiche per chi sente la responsabilità della guida di una Parrocchia. “Da oggi il mio diario può portare questo titolo: “Il diario di un Parroco”. Il fatto di essere sostituto parroco incide profondamente l’indirizzo della mia nuova vita. Sento che questo non è un fatto qualsiasi nella mia vita. La mattina appena m’alzo mi salta avanti questo impegno quotidiano: la parrocchia. La benedizione che prima chiedevo a Maria per me solo, ora la chiedo anche ed insieme con me, per la Parrocchia. Sento che è questo il momento dell’attività apostolica preparatami da Cristo. Certo la mia preparazione è passata: fino a ieri la mia vi- ta è stata tale; non so se sia stata tale anche in opere. Penso di no! Ora debbo operare e necessariamente. Quando sto sull’altare, specie quando sto sull’altare, mi sembra che tutte le anime stiano attaccate, legate a me e dipendenti da me. Non c’è che dire: sento che sono un altro”. La Parrocchia del SS. Sacramento era allora una Parrocchia nascente e quindi formata da tante famiglie giovani con a carico anche tanti problemi di educazione religiosa ma anche civile e con tanti problemi di sussistenza per la povertà di tante famiglie nell’immediato dopoguerra con la conseguente carenza del lavoro, del cibo e del vestiario. Suscitano davvero tanto stupore le sue espressioni scritte nel citato quaderno di appunti. Oggi sono gli stessi richiami che il papa Francesco sta facendo più volte e a più riprese nelle sue omelie e nei suoi discorsi. Sintetizzo qui di seguito solo le prime due pagine dei suddetti appunti: Il sacerdote parroco, deve realizzare nelle anime la vita di Cristo: mediante la sua attività di preghiera e di apostolato, tenendo presente la dottrina del corpo mistico per cui tutti sono membra attive della Chiesa ed il bene od il male fatto dalla singola persona si ripercuote in tutto il corpo. Insieme ai fedeli, nella vita del parroco assumono primaria importanza: la preghiera che deve diventare slancio dello stesso corpo vivificato dal Cristo verso Dio; lo zelo che deve diventare realizzazione del fuoco portato da Gesù sulla terra e deve unire tutte le parrocchie in unica ostia. Don Antonio passa anche a fare un elenco di ciò che la parrocchia non deve essere e conclude poi con ciò che la parrocchia deve essere. E’, possiamo dire, anche una diagnosi della realtà negativa in cui tante parrocchie dell’epoca vivevano. Il rischio che ciò si ripeta ancora ai tempi di oggi è sempre una tentazione in agguato. Riporto di sana pianta dai citati appunti: Ciò che la parrocchia non deve essere: a) Parrocchia-industria: vi si nota il parroco troppo attaccato al denaro che commercia il proprio ministero. Trascurando la cura spirituale delle anime è preoccupato solamente di accrescere il patrimonio della sua parrocchia. b) Parrocchia-sistemazione: traguardo raggiunto dagli studi e degli anni di sacerdozio. Il parroco si insedia nel suo ufficio, comportandosi come un funzionario ecclesiastico. Nei due casi manca ogni concetto di vita parrocchiale. c) Parrocchia-pettegolezzo: parroco e parrocchiani che parlano più di cose mondane che di cose di Dio. Anche il pulpito diventa mezzo di pettegolezzi e personalismi. Le opere parrocchiali, in questo ambiente, sono vuote di vita spirituale e perciò minate in partenza. d) Parrocchia-romanticismo: è propria di un parroco indeciso e sentimentale che lamenta la perdita delle anime senza fare il minimo sforzo per la loro salvezza. e) Parrocchia-feudo: vi è il parroco che ha accentrato a se tutti i poteri e non permette alcuna interferenza di aiutanti: va a due estremi: o attivismo mal fatto o passività assoluta. Ciò che la parrocchia deve essere: modello, dove ci sono A) Forze vive attuali. B) Forze che possono essere vivificate. C) Forze che sarebbero morte, ma possono essere resuscitate. Quali le doti del buon parroco? - disinteresse, - fiducia nella divina provvidenza, riserbo, - coscienza ed impegno nei propri doveri e delle sue qualità di pastore, - unione del parroco e del popolo in un’anima sola per il comune benessere spirituale o anche materiale. Questa unione è cementata da forze vive che pertanto chiedono che in ogni parrocchia ci siano: catechismo organizzato, azione cattolica, maestri cattolici, associazioni pie per il loro contributo di preghiera o anche di azione; cura dei poveri e malati mediante le opere assistenziali. L’organizzazione catechistica: dà ai fanciulli i principi di vita cristiana e li indirizza; l’azione cattolica, con le sue quattro azioni è il mezzo più efficace di apostolato e di penetrazione. È cura del buon parroco mantenere sempre vive queste opere. Sicuramente don Antonio esalta l’azione Cattolica intendendola non come unica forma di aggregazione laicale ma come somma delle aggregazioni laicali. La nascita dei tanti movimenti che il papa Giovanni Paolo II ha definito la ‘primavera della Chiesa’ in realtà se agiscono per il bene di tutta la Chiesa sono sempre individualmente ed insieme Azione cattolica. *parroco Settimana per l’Unità dei Cristiani 2016: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio” (cfr 1 Pietro 2, 9) PREGHIERA E SOLIDARIETÀ ATTIVA Efrem Valentini* L a Chiesa di Cristo è sempre unica e non può essere divisa. Il Credo Niceno-Costantinopolitano recita: «Credo la Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica» e questo articolo, che abbiamo in comune con tutti i nostri fratelli di fede, dice in senso proprio che non esistono numerose Chiese, ma una sola Chiesa, perché Unica è la sposa di Cristo, che Egli ha riscattato con il suo sangue; Santa, partecipe della stessa santità di Dio per l’effusione dello Spirito Santo; Cattolica, perché abbraccia potenzialmente tutti gli uomini di ogni luogo, popolo, lingua e condizione sociale; Apostolica, perché fondata sulla predicazione degli Apostoli, testimoni oculari della Passione e della Risurrezione del Signore, per i quali lo Spirito che procede dal Padre è effuso e santifica la Chiesa, gli uomini, il cosmo. Il Salvatore, dopo la sua Risurrezione, affidò la sua Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica a Simon Pietro, insieme agli altri Apostoli, affinché la guidassero e la custodissero, facendola crescere e diffondere. Questa Chiesa, colonna e fondamento della verità, è in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa Cattolica, governata dal successore di Pietro, il Papa di Roma e dai Vescovi in comunione con lui. P ur troppo, nel tempo, la mancanza di carità, la ricerca teologica distaccata dalla reale e concreta vita della Chiesa, l’attaccamento a formule teologiche e usi particolari, il disprezzo reciproco, hanno condotto a fuoriuscite dalla Chiesa di gruppi di credenti e a fratture nell’organizzazione ecclesiale. La situazione attuale di divisione, sia dottrinale che organizzativa, è obbiettivamente una condizione non voluta da Dio, ma permessa per il mistero del libero arbitrio, nonché della libertà umana, per la quale, con la sua grazia, Egli ci chiama sempre alla conversione del cuore, persone e comunità. I dialoghi ecumenici non sono negoziati diplomatici per trovare un mini- 17 gennaio C mo su cui essere d’accordo, ma sono parte della comune ricerca della verità di Dio, di Cristo, dell’Evangelo, della Chiesa stessa. Ci sono, certo, incontri e discussioni fra rappresentanti di diverse Chiese, momenti di vita fraterna fra cristiani di diverse confessioni, elementi tutti di questa comune ricerca al fine di giungere alla comunione piena e all’unità visibile dell’Unica Chiesa. Insieme ai nostri Pastori, sotto la loro guida, noi fedeli abbiamo la possibilità e quindi un obbligo di pregare affinché, con l’aiuto di Dio, questo si compia nei nostri giorni e ne possiamo gioire ed esultare insieme agli angeli del Cielo; per questo è necessario che i nostri cuori siano teneri, per comprendere e accettare i modi, legittimi, di celebrare e di pregare di altri cristiani, le loro leggi canoniche, i loro usi particolari diversi dai nostri, nell’unità della stessa Fede. Questa Fede, trasmessa a noi dagli Apostoli e dai loro successori, è ora particolarmente minacciata dalle azioni incoerenti dei cristiani, da tutti i loro peccati, dall’ostilità della cultura dominante in Occidente e dalle persecuzioni violente in altre parti del mondo, particolarmente in Africa e in Asia. È frutto della conversione dei cuori esprimere solidarietà attiva con preghiera e sostegno materiale a coloro che sono perseguitati per la Fede e la Giustizia, discernere quanto nelle nostre opinioni e nei nostri comportamenti non è conforme alla Fede, crescere ogni giorno nella Carità per giungere ciascuno alla piena maturità di Cristo, all’Uomo perfetto, nell’integrità della natura umana realizzata secondo il disegno di Dio in ciascuno di noi. Allora questa unità sarà segno e strumento dell’unità visibile di quel corpo di Cristo che è la Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica, a gloria di Dio Padre per Cristo Gesù nello Spirito Santo. *monaco a Pulsano 17 gennaio - XX Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei ari Amici, con la comune riflessione ebraica e cristiana sulla Decima Parola arriviamo a conclusione di questo tratto di cammino fatto insieme, che negli ultimi dieci anni ci ha portato a meditare sulle Dieci Parole di Esodo 20 e Deuteronomio. Nel ringraziare di cuore tutti coloro che in questi anni si sono resi disponibili ad offrirci spunti di riflessione, siamo altresì consapevoli che si conclude semplicemente un tratto di strada, una tappa, ma che il cammino in sé ci offre ancora molte possibilità di incontro, di scambio, di crescita comune: possibilità che ci sentiamo di dover cogliere e valorizzare come meglio possibile. Nella traduzione italiana di Esodo 20,17, testo sul quale vogliamo riflettere in questa XX Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei, l’Altissimo pronuncia queste parole: «Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Questo testo ci insegna a purificare i nostri desideri, ad orientarli al disegno di Dio. In questa luce dunque ci sentiamo di affermare che, mossi da un desiderio condiviso e da una sincera speranza di interpretare rettamente in questo nostro agire gli insegnamen- ti dell’Eterno, riteniamo necessario ribadire con convinzione alle nostre comunità e a tutti gli uomini ricchi di sensibilità e di sapienza, la necessità di proseguire il cammino di dialogo che vent’anni fa abbiamo voluto iniziare. Attraverso le nostre fedi riconosciamo anzitutto tutto il bene che c’è nel mondo, ed insieme viviamo con angoscia gli eventi del presente, che sono carichi di sofferenza e di inquietanti prospettive per il futuro, assistiamo sgomenti a gesti orrendi che profanano il Nome dell’Eterno, perpetrati con l’ignobile pretesa di adempiere alla Sua volontà, cogliamo con preoccupazione i segni sempre più frequenti di un’umanità smarrita, delusa da tante false idolatrie che hanno condotto i loro seguaci in percorsi colmi di rovine e senza futuro, percepiamo la fatica degli uomini a concepire progetti per il futuro, a custodire responsabilmente i beni del creato per le generazioni che verranno, poiché quando viene a mancare nell’uomo la ricerca dell’Eterno, si smarrisce anche il valore del tempo che valica i confini della nostra vita; in questa prospettiva, mentre rinnoviamo la nostra fedeltà ai principi e ai precetti che, con distinte peculiarità, caratterizzano le nostre fedi, sentiamo l’urgente necessità di ribadire la fiducia che, proprio dal fecondo dialogo da noi intrapreso, dalla ricerca di valori morali e spirituali condivisi nei quali operare in sintonia, possa scaturire una positiva testimonianza di fede, una fede suscettibile di restituire speranza e di rivolgere nuovamente i cuori di molti verso l’Eterno proprio perché ispira messaggi di vita e di pace, una fede capace di arricchirci nell’anima e di guidarci nelle scelte per il nostro autentico bene, gradite al Signore. È chiaro, ogni cammino può conoscere delle tappe di maggiore slancio, unite forse anche a qualche momento di fatica: ma ogni cammino fatto insieme è indispensabile per la reciproca conoscenza, per il rispetto e la stima, e più ancora per far crescere veri sentimenti di amore dell’u- no verso l’altro, nella consapevolezza di quanto grandi siano l’incoraggiamento e la consolazione che ci vengono dall’amore reciproco. Questo percorso ci appare come una concreta realizzazione di quel «fraterno dialogo» di cui parlava Nostra Aetate (n.4), sul dialogo con i non cristiani approvata nel 1965 dal Concilio Vaticano II, che è stata per entrambe le parti una pietra miliare nell’apertura di una nuova epoca, avendo auspicato un dialogo tra fratelli, tra popoli e singoli che desiderano crescere nella consapevolezza e nella consolazione di questa fraternità: una fraternità per troppo tempo nascosta e disumanamente ostacolata, una fraternità che non abbiamo ancora finito di riscoprire, una fraternità che però si manifesta sempre più nella sua indispensabile e provvidenziale attualità. Voglia l’Eterno sostenere i nostri sforzi, donarci la Sapienza necessaria per individuare i passi futuri di questo cammino comune, e benedire ogni tratto di strada che riusciremo a compiere insieme. + Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto Presidente della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso Rav Giuseppe Momigliano Presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia 15 GENNAIO 2016 [Ecclesia in Gargano] [Ecclesia in Gargano] Ricordato il Concilio Vaticano II a 50 anni dalla sua conclusione IL TESORO DEI TESTI Alberto Cavallini Manfredonia 15 GENNAIO 2016 18 N ella sala mons. Vailati l’arcivescovo mons. Michele Castoro, il vicario generale don Stefano Mazzone e il prof Michele Illiceto dell’Ufficio diocesano di Pastorale per l’educazione, la scuola e la cultura, hanno offerto riflessioni sul Concilio, l’evento spirituale che continua a segnare la vita della Chiesa, conclusosi l’8 dicembre 1965, avendo lasciato un’eredità preziosa, condensata e racchiusa in 4 Costituzioni, 9 Decreti e 3 Dichiarazioni, che si configurano come un tutto organico. Don Stefano Mazzone ha parlato di un ‘primo pilastro’ di questa nuova costruzione voluta dal Concilio, la Costituzione dogmatica Lumen Gentium sull’identità della Chiesa e sull’esplorazione della sua verità, chiave di volta dell’intero insegnamento conciliare, che presenta la Sposa di Cristo, la santa assemblea, la convocazione pasquale nella sua multiforme e variegata realtà di mistero, di comunione, di sacramento, di popolo di Dio. Ed è proprio nell’esplorare la verità sulla Chiesa che discendono, ha ben sottolineato don Stefano, la riscoperta del sacerdozio comune dei fedeli, la presentazione e la valorizzazione della figura dei fedeli laici, la universale vocazione alla santità, la più compiuta definizione della gerarchia ecclesiale, la sua collegialità, la distinzione dei ruoli dei suoi membri. Nel sottolineare, poi, come la Lumen Gentium contenga numerose metafore che tentano di indicare la realtà Chiesa, ha richiamato la recente Lettera Pastorale di mons. Castoro mettendo in risalto come la Chiesa è il popolo di Dio, il corpo di Cristo, il tempio dello Spirito, che ha, dunque, un suo proprio elemento costitutivo nella comunione dei rapporti. E citando, infine, Firenze 2015, don Stefano ha concluso sottolineando l’importanza della “sinodalità” della Chiesa, del camminare insieme di vescovi, preti e laici, nella comune corresponsabilità. Michele Illiceto, a completamento del quadro ecclesiologico e inscindibilmente cristologico e antropologico, ha poi parlato dell’altro insostituibile ‘pilastro conciliare’, la Costituzione pastorale Gaudium et Spes, un’autentica finestra aperta sul mondo che rivela quel nuovo atteggiamento di interesse, di simpatia e di amore al mondo da parte della Chiesa che ha caratterizzato tutto il Concilio. In questo nuovo orizzonte troviamo l’insegnamento su alcuni grandi temi come la vocazione dell’uomo e la sua dignità, la comunità degli uomini, l’attività umana nell’universo, il matrimonio e la famiglia, la cultura, la vita economica, sociale e politica, la pace, la guerra, e la comunità dei popoli. Dunque, facendo un rapido excursus Michele Illiceto ha sottolineato come i padri conciliari abbiano sognato una Chiesa pienamente rinnovata, attenta nel discernimento, che cerca di leggere la ragioni e aiuta a leggere gli errori delle scelte. Una Chiesa, insomma, esperta di umanità e di libertà che si impegna attraverso i laici nel mondo. L’arcivescovo mons. Michele Casto- ro, infine, ha sottolineato la missione propria della Chiesa che è quella di contagiare il mondo con l’amore di Dio, di essere sempre in dialogo con tutti, sia ad intra, che ad extra in particolar modo con i fratelli separati, con gli ebrei, col mondo, con i non credenti. Ha poi sottolineato che il Concilio ha ritratteggiato la figura del Vescovo, il garante dell’unità della Chiesa, e il ruolo dei laici che devono ravvivare la realtà dal di dentro, e ha raccomandato vivamente di riscoprire la Parola di Dio. Insomma, Il Concilio ha visto e voluto una Chiesa incarnata nel mondo che deve fermentare come il lievito la massa del mondo. A 50 anni di distanza, ha concluso mons. Castoro, è più che mai necessario e urgente ritornare a quello straordinario momento di grazia che è stato il Concilio. Di qui l’impegno per tutti di rileggere il Concilio per raccoglierne le prospettive e le indicazioni e assimilarne lo spirito. E particolarmente da tutti i fedeli deve essere sentito il dovere di far sì che l’acqua zampillante dai testi conciliari si conservi genuina, fresca, limpida, sempre desiderabile, tanto da far dissetare il nostro cuore. Per alcuni centri del Gargano è in arrivo la nuova fibra ottica di alta comunicazione tecnologica Tiziano Samele L’ accordo tra la Telecom, l’Azienda statale di linea telefonica fissa, e il Comune di Manfredonia sta prendendo vita. Si tratta dell’avvio dei lavori per l’istallazione della fibra ottica che permetterà ai privati di poter “viaggiare” a 30 Megabit al secondo e agli edifici pubblici a 100 Megabit al secondo. L’investimento, pari a 95 milioni di euro, è diviso tra 2/3 di finanziamento pubblico (61,7 milioni di euro) e 1/3 di finanziamento a carico di Telecom (33,3 milioni di euro). La fibra ottica è una rete di comunicazione che viaggia attraverso cavi inseriti sotto terra. Questo vorrà dire che sarà necessario effettuare degli scavi di minitrincea, laddove necessario, profondi 10 cm e largi da 35 a 40 cm con un “no-dig” (talpa teleguidata). L’iniziative di avanzamento tecnologico è del Ministero dello Sviluppo Economico in accordo con la Regione Puglia e interessa 148 città pugliesi tra cui Vieste, San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Mattinata. Con la fibra ottica non sarà più necessario l’utilizzo della parabolica perché qualsiasi tipo di fonte comunicativa di cui si farà uso (telefonia o Tv) sarà trasferita sulla banda ultralarga. Si stima che i lavori, che in ogni singola città dovranno iniziare entrò il primo semestre del 2016, dureranno massimo tre mesi. Manfredonia vedrà il coinvolgimento di circa 23mila unità immobiliari e 96 ‘armadi’ stradali; i lavori termineranno entro il primo trimestre del 2016. Una innovazione tecnologica importante e quasi necessaria, in una società ormai moderna e che guarda al futuro’, tenendo conto che l’ammodernamento tecnologico è indispen- sabile se si vuole rimanere a passo con il ‘tempo’ che avanza. Il tema delle innovazioni tecnologiche è caro anche alla Chiesa Cattolica che con Papa Francesco già si è espressa chiaramente a riguardo: “...L’accessibilità di cellulari e computer unita alla portata globale e alla capillarità di internet ha creato una molteplicità di vie attraverso le quali è possibile inviare in modo istantaneo parole e immagini ai più lontani e isolati angoli del mondo: è questa chiaramente una possibilità impensabile per le precedenti generazioni. I giovani in particolare hanno colto l’enorme potenziale dei nuovi media nel favorire la connessione la comunicazione e la comprensione tra individui e comunità e li utilizzano per comunicare con i propri amici per incontrarne di nuovi per creare comunità e reti per cercare informazioni e notizie per condividere le proprie idee e opinioni. Molti benefici derivano da questa nuova cultura della comunicazione: le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze gli studenti e i ricercatori hanno un accesso più facile e immediato ai documenti alle fonti e alle scoperte scientifiche e possono pertanto lavorare in équipe da luoghi diversi; inoltre la natura interattiva dei nuovi media facilita forme più dinamiche di apprendimento e di comunicazione che contribuiscono al progresso sociale...” La società cambia in positivo e negativo: tocca all’uomo cogliere quanto di più positivo c’è nel futuro. [Ecclesia in Gargano] 19 Manfredonia ha vissuto un grande momento di storia ecclesiale Il dono sempre copioso di un ministro consacrato L La solennità dell’Epifania del Signore ha donato quest’anno alla nostra Chiesa del Gargano la gioia di una nuova ordinazione diaconale: martedì 5 gennaio, nella cattedrale s. Lorenzo Maiorano di Manfredonia, mons. Michele Castoro ha impo- Il Signore ha chiamato a sé il Canonico Sacerdote Michele Prencipe “Vieni Signore Gesù, non tardare” D omenica 27 dicembre, verso mezzogiorno, è venuto a mancare il sacerdote Michele PRENCIPE, nato a Monte Sant’Angelo il 9 marzo 1925 ed ordinato sacerdote il 18 agosto 1951 da mons. Cesarano. Don Michele ha svolto il suo ministero sacerdotale sempre a Manfredonia come rettore della chiesa dell’Incoronata, detta di s. Matteo, ed è stato collaboratore di mons. Andrea Cesarano nell’Ufficio Amministrativo della Curia. Come Addetto di Curia la sua collaborazione è continuata anche con gli Arcivescovi che si sono succeduti sulla cattedra episcopale di Manfredonia, fino ai giorni nostri. È stato per molti anni anche canonico del Capitolo della Cattedrale. I funerali sono stati celebrati lunedì 28 dicembre nella Chiesa Cattedrale di Manfredonia. Alle sorelle di don Michele le più sentite condoglianze, avvalorate dal ricordo orante di lettori e redazione di VOCI e VOLTI. sto le mani ed ordinato diacono per il ministero, il giovane Michele Arturo della parrocchia s. Maria del Carmine di Manfredonia. Durante l’omelia, citando i santi padri Ambrogio e Agostino, l’Arcivescovo ha spronato il novello diacono ad essere “cantore” non solo con la voce, ma soprattutto col cuore, della divina Parola, servitore dei fratelli nella carità, tutto consegnato al Signore nella gratuità più totale: “A te, nuovo Diacono, la Chiesa domanda di essere «cantore» del Vangelo. San Girolamo ammoniva così il cantore: Deo non voce, sed corde cantandum, «a Dio non si canta con la voce, ma col cuore» e aggiungeva: «il servo di Cristo canti così, che si gusti non la sua voce, ma la parola che legge» (In epist. ad Eph. 5,19: PL 28, 528). Ricevi, dunque, così il Vangelo di Cristo, carissimo Michele. Siine annunciatore sicché quanti ti ascolteranno s’innamorino di Cristo. Imita Giovanni Battista, che fu un annunciatore così bravo da far dire a sant’Ambrogio che aveva la voce tanto sonora, da far divenire visibili Ischitella Calendario parrocchiale 2016 È disponibile alle porte della chiesa parrocchiale s. Francesco, il calendario parrocchiale interamente a colori, formato 30 x 40, quest’anno incentrato sulla Misericordia e sui lunghi anni del ministero sacerdotale di don Francesco Agricola: per ogni mese una foto simbolica o scattata nel corso di incontri e viaggi ed ogni giorno il ricordo di “i momenti della fede e gli obiettivi che la parrocchia si prefigge di raggiungere: gli Ultimi, i Poveri, i Senzatetto”. Il parroco, don Francesco, nel mettersi da parte per raggiunti limiti di età, raccomanda ai parrocchiani di “amare, rispettare e seguire il suo successore, mandato dal Vescovo. Ora che mi ritiro, scrive con commozione, vi prego di continuare il cammino di Fede e di animare la Comunità parrocchiale con tanto amore a Dio e ai fratelli”. Avere in casa questo calendario parrocchiale potrà aiutare a vivere giorno dopo giorno nella ricerca della tenerezza e del perdono. E con la invocazione “Signore vi benedica e vi protegga” conclude il suo accorato messaggio il parroco don Francesco Agricola. i misteri invisibili. Sentiti, dunque, chiamato, sentiti amato da Dio. Lo sai bene che nella vita si può fare l’esperienza di affetti famigliari fragili, di una relazione non corrisposta. Questo, però, non vale con Dio. Tu sei il suo «amore». Il Signore si compiace di te, il Signore è fedele sempre!” Sono stati vissuti momenti di gioia, serenità, speranza, perché il nuovo ministro ordinato, circondato dall’affetto di familiari e di molti parrocchiani, chiamato dal Vescovo a testimoniare la carità di Cristo, è frutto ed espressione di una co- munità viva che sa offrire propri membri al servizio dei fratelli con cui camminare assieme condividendo il gran dono che è Gesù Cristo. Dunque, è una gioia che è anche segno di premura e di generosità. (A.C.) Domenica 24 9.30 Saluto a conclusione del mese cittadino della pace di ACR Cattedrale 11.00 S. Messa in occasione della Giornata della Coldiretti Cattedrale Lunedì 25 16.30 Incontro degli operatori delle comunicazioni sociali presso P. Pio TV - San Giovanni Rotondo 18.00 S. Messa e incontro con il consiglio pastorale parrocchiale S. Onofrio - S. Giovanni R. GENNNAIO Venerdì 15 09.30 Ritiro del Clero - Sala Vailati - Manfredonia 19.00 Convegno Azione Cattolica su Rispetto dell’Ambiente Sala Vailati - Manfredonia Sabato 16 18.00 S. Messa e tesseramento dei medici cattolici Cattedrale - Manfredonia Lunedì 18 18.00 S. Messa - Masseria Calderoso - S. Giovanni R. Domenica 7 18.00 Primi vespri San Lorenzo Maiorano - Cattedrale Lunedì 8 - Festa di San Lorenzo Maiorano, patrono della città e dell’Arcidiocesi 10.30 S. Messa stazionale e processione - Cattedrale - Manfredonia 18,00 Secondi Vespri della solennità, insediamento dei nuovi canonici del capitolo della Cattedrale e conferimento dell’accolitato a Fabrizio Cirelli dei Ricostruttori nella preghiera - Cattedrale Martedì 9 11.00 S. Messa in occasione della chiusura del Convegno delle suore Discepole di Gesù Eucaristico Rettoria Corpus Domini - Manfredonia Martedì 26 19.30 S. Messa in occasione del 25° anniversario di ordinazione episcopale di S.E. mons. Giovanni Battista Pichierri Cattedrale - Trani Mercoledì 10 Mercoledì delle Ceneri - Inizio della Quaresima 18.00 S. Messa presieduta da don Stefano Mazzone - Cattedrale (l’Arcivescovo concelebra con il Santo Padre nella Basilica vaticana) 28-29-30 Conferenza episcopale Pugliese - Lecce Mercoledì 11 18.00 S. Messa - Giubileo dell’ammalato - Cattedrale Domenica 31 9.00 Saluto al gruppo famiglie della Parrocchia Cattedrale presso suore Discepole di Gesù Eucaristico - Manfredonia 10.30 S. Messa per la memoria del Beato Bronislao, fondatore della Congregazione di S. Michele Arcangelo Basilica S. Michele Arcangelo - Monte S. Angelo Domenica 14 10.00 S. Messa per la festa di S. Valentino - Parrocchia S. Maria Assunta - Vico del Gargano 17.00 Arrivo dell’urna di San Pio e Santa Messa Piazza Padre Pio - San Giovanni R. FEBBRAIO Martedì 16 8.00 S. Messa in Casa Sollievo, presente urna di S. Pio Cappella 3° piano - S. Giovanni R. 18.00 S. Messa e inizio della missione popolare S. Maria Maggiore - Ischitella Gennaio Martedì 19 19.30 Celebrazione del Vespro nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - Cattedrale - Manfredonia Mercoledì 20 9.30 Visita Istituto “Mauro Del Giudice” - Rodi Garganico Giovedì 21 20.45 Veglia ecumenica Santuario S. Maria delle Grazie- S. Giovanni R. Venerdì 22 Formazione permanente del clero - Manfredonia 201 15 GENNAIO 2016 Febbraio Sabato 23 16.00 Raduno dei Gruppi di preghiera “P. Pio” della Regione Lazio Roma Martedì 2 9.30 S. Messa per la festa della Conversione S. Camillo S. Leonardo - S. Giovanni R. 18.00 S. Messa nel Giubileo della Vita consacrata Santuario S. Pio - S. Giovanni R. Mercoledì 17 w w w. b18.00 c c sInaugurazione a n g i o vincontri a n ndiiPastorale r o t oSanitaria ndo.it Sala Vailati - Manfredonia w w w. Mercoledì 3 c cdell’urna s a ndi San g iPioo v a n n iGiovedì r o t o n18 d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o 07.30 S. Messa e partenza perb Roma Dominum - d o . i t w w w. Chiesa S. Pio - S. Giovanni R. i t w w w. b c20.00 c sCatechesi a n galla i oComunità v a nMagnificat niro ton Rettoria S. Matteo - Manfredonia Sabato 6 b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t 10,00 Udienza da Papa Francesco dei Gruppi di preghiera “P. Pio” Venerdì 19 b c cRitiro s adeln clero g i o- Sala v aVailati n n i-rManfredonia o t o n d o . i t w w w. e dell’Arcidiocesi - Piazza San Pietro – Roma i t w w w.9.30 17.00 S. Messa col cardinale A. Comastri - Basilica Vaticana - Roma b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w wDELL’OPERA w. b c c s a n g i o v aDI n n PADRE i r o t o n d oPIO . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o Elenco dei punti vendita-spaccio dei prodotti i t w w genuini w. b c della c s anostra n g i oterra: v a nolio, n icarne, r o t olatte, n dlatticini, o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i rformaggi, o t o n d odolciumi .it ww w. b c cdalla s a nlaboriosità giova nnirot provenienti i t wdelle w w.Aziende b c c s adin gsussistenza i o v a n n i “Calderoso” r o t o n d o .ei t“Posta w w w. la Via” dell’Opera di Padre Pio: b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o i t w w w. b cacSAN s a nGiovanni g i o v a n n Rotondo i r o t o n d ,o . i t w w w. in località Amendola b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t i t wpresso w w. blac stessa c s a n gazienda i o v a n agricola n i r o t o “Posta n d o . i la t Via”, w w w. e in città in viale Cappuccini n. 168 b c c s a n g i o v a n n i r o t o ne d . i t P.wPio w n.6 w. b c c s a n g i o v a n n i r o inoviale i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. a FOGGIA b c c s a n g i o v a n n i r o t o nin d opiazza . i t wInternati w w. bdicGermania csa ngiova nnirot i t w w w. b c c s aa nMANFREDONIA g i o v a n n i r o t o n, d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o nindvia o . Tito it w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o Minniti i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. a MONTE SANT’ANGELO, b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d oin . i tviawCelestino w w. b Galliani ccsa ngiova nnirot i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v a n nAzienda i r o t o n d oPosta . i t w wla w. bVia c c s as.s. n g i89 ovanniro Località Amendola (FG) i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. Tel. 0881700466 - Fax 0881-700-571 b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i [email protected] t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t LE AZIENDE