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CHIAMATI e DISPONIBILI - Santuario Sant`Anna di Vinadio

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CHIAMATI e DISPONIBILI - Santuario Sant`Anna di Vinadio
Il più alto Santuario d’Europa
m. 2025 s.m.
S
CHIAMATI e
DISPONIBILI
ta per iniziare una nuova estate a Sant’Anna. È stato
scelto il nuovo tema pastorale che vuole dare unitarietà
alle proposte formative che saranno rivolte ai pellegrini.
Esso riprende la parola centrale del cammino che il nostro
Vescovo ha indicato per il biennio 2010-12: CHIAMATI.
Questa parola viene subito collegata ad una ‘tradizione’
molto significativa del nostro santuario: portare il fiocco
che ricorda la nascita dei figli come gesto di affidamento
a Dio Padre e a Sant’Anna. Chi entra in chiesa rimane
subito colpito dalla ‘cascata’ di fiocchi rosa e azzurri a
fianco della statua della mamma di Maria per indicare
un’attenzione particolare all’unicità di ogni vita che nasce.
Un’unicità garantita anzitutto dalla cura e dall’amore di
Dio, che passa attraverso la cura e l’amore dei genitori, dei
nonni, degli educatori.
Lo slogan proposto è una frase di S. Paolo: “Dio mi ha
chiamato fin dal grembo di mia madre” (Galati 1,15).
L’immagine del grembo materno, qui ripresa, è la più
universale che possa esistere: così tutti nascono, così tutti
vengono alla luce. Anche il Figlio di Dio è ‘nato da donna’
ed è venuto al mondo così! Proprio attraverso questo
evento misterioso e sorprendente della generazione si
annuncia l’opera di Dio, vicino e insieme inaccessibile,
premuroso eppure a volte incomprensibile, fedele
eppure imprevedibile. Ognuno di noi è figlio e rimarrà
sempre figlio. Ognuno di noi è stato generato, è nato
e ha vissuto su di sé l’esperienza
dell’essere accolto, nutrito, portato
in braccio, sostenuto… e di tutte
queste diverse esperienze, il tempo
che la creatura umana vive nascosta
nel grembo materno ne diventa una
anticipazione. È chiaro allora che
la vita nel grembo è sì silenziosa ma
non insignificante, nascosta ma non
inutile. La vita nel grembo ci ricorda
anche la dipendenza radicale che
segna tutta la nostra esistenza. Non
abbiamo scelto dove, quando nascere,
né il nome, né la nazione…. Siamo
nati! Ma è anche vero che l’uomo,
qualunque uomo, non è ancora nato
del tutto; c’è una parte di lui che è nel profondo e deve
ancora essere generata. “Dio ha creato l’uomo il meno
possibile!” diceva un padre del deserto. La vita in grembo
custodisce una verità della nostra esistenza: siamo spesso
più conosciuti agli occhi degli altri che ai nostri stessi
occhi. Di più: noi siamo pienamente noti solo allo sguardo
di Dio. Per realizzare la chiamata a diventare noi stessi
dobbiamo metterci in ascolto della Vita che ci precede
e di coloro che ci circondano. Se dalla prima oscurità
siamo venuti alla luce grazie alle mani altrui, così deve
avvenire anche per questa seconda nascita. Non potremo
mai nascere da soli, anche se poi dobbiamo diventare noi
stessi, nella nostra unicità. Anche questa seconda nascita,
che è la nostra vocazione, avviene con l’aiuto di altri e
grazie all’Altro che è Dio. Ma a differenza della prima, la
seconda nascita necessita della nostra disponibilità e passa
anche attraverso le nostre scelte. La vocazione non dice
anzitutto qualcosa da fare, ma qualcuno da essere: donne e
uomini autentici! Il cristiano è colui
che ha intuito che, per diventare
pienamente umani, occorre imparare
dalla vita di Gesù perché la sua vita
è stata umanissima ed è ancora oggi
una proposta credibile di umanità
piena. Una proposta che ha il suo
cuore nell’invito a donarsi. Scriveva
Paul Claudel: “A che vale la vita se
non per essere donata?”. Il nostro
desiderio è che ogni persona che
salirà quest’estate al santuario, possa
essere aiutata a camminare su questa
strada del dono di sé.
Don Beppe Panero
2
La mia esperienza di prete
a Sant’Anna
S
ono ormai alcuni anni che salgo a Sant’Anna, sospendendo per un periodo gli studi che la mia chiesa di
Romania mi ha inviato a fare a Roma. E anche quest’anno
salirò per respirare la grazia del Signore, per vivere la gioia
dello stare insieme nel servizio dei pellegrini, nell’ascolto
di quel Silenzio che parla e che fa parlare il cuore e tutto
il mio essere. Custodisco commosso i ricordi del paesaggio mozzafiato, la chiesa in salita, le marmotte, lo sguardo
benevolo di Sant’Anna, i fiocchi, la benedizione della
sacra icona posta vicino all’altare. Da lì, la Madonna e i
suoi genitori Anna e Gioacchino, ci guardano con affetto.
E ci indicano Gesù, il loro figlio e nipote. E nostro fratello e Signore.
È sempre un evento di gioia poter impartire il perdono
del Signore nel Sacramento della Riconciliazione, celebrare insieme l’Eucarestia, avere momenti di condivisione con i confratelli sacerdoti e con i tanti giovani e ragazzi
dei campiscuola. Ascoltarli ed imparare da loro.
Guardando i quadri e gli ex voto che ricoprono le pareti
della chiesa, come non avere il cuore pieno di riconoscenza per quella Presenza amorevole che abbraccia tutta la
nostra storia? Cercare di camminare insieme con i santi
che contempliamo nei quadri e con i santi che incontriamo nel nostro cammino i quali ci augurano di essere
come quel sorso di acqua zampillante nel piazzale antistante la chiesa: limpidi e pronti per rinfrescare la stanchezza del nostro mondo.
L’estate scorsa, nella chiesa del santuario, il sorriso di
Chiara Luce, una giovane proclamata beata il 25 settembre 2010, insieme a quello di Sant’Anna, accoglieva ogni
pellegrino che vi sostava in preghiera e guardava verso
l’Alto. E quest’anno guarderemo verso quella finestra
di luce da dove, con affetto, ci guarda ora don Giorgio
Pepino. Col suo sorriso, con la sua mitezza.
Tornerò ringraziando il Signore e Sant’Anna per avermi
custodito in questi primi tre anni di ministero sacerdotale. Per offrire di nuovo la mia vita a Lui. Per accogliere,
insieme ad altri amici, i pellegrini. E rivestirci insieme di
quella veste preziosa che è l’amore di Cristo: tutto ciò
diventa esperienza di stupore e di pace.
P. Cristian Crisan
P. Cristian, primo a destra, con alcuni giovani volontari.
Giornate intense e arricchenti
Da un paio d’anni dedico una parte dell’estate al volontariato, prestando servizio presso il negozio “Ricordi” a
Sant’Anna. Il lavoro è piuttosto impegnativo, soprattutto nei weekend quando aumenta l’affluenza dei pellegrini.
Le giornate sono intense e faticose…ma io le vivo con la gioia nel cuore, perché è un’esperienza che mi offre molto!
Accogliere tante persone, mettermi a disposizione cercando di essere gentile e sorridente, ascoltare le esperienze,
spesso dolorose, dei pellegrini che chiedono il ricordo nella preghiera, lavorare in amicizia con altri volontari…
tutto questo mi arricchisce veramente, per cui le ore “volano” e non sento la fatica! Mi sveglio presto per partecipare alla prima Messa della giornata: è stupendo ogni mattina attraversare il piazzale davanti al Santuario mentre
il sole sbuca alle spalle della cima Maladecia e mi saluta con i suoi raggi tiepidi. La maestosa corona di monti che
circondano Sant’Anna, nella limpidezza dell’aria mattutina, offre uno spettacolo mozzafiato: non si può fare a meno
di lodare il Creatore! Lassù si respira l’atmosfera speciale di pace: ci si sente come sospesi, accarezzati e cullati da
Qualcuno che vuole farci percepire la Sua tenerezza e il Suo amore. Questo “respiro di pace” mi invita a entrare in
chiesa, a sostare davanti a Gesù e poi alla statua di sant’Anna, a partecipare alle varie celebrazioni. Tutto ciò è per
me un importante aiuto per crescere in umanità e maturare nella fede!
Sono sicura di condividere queste emozioni con moltissime persone fra quelle che salgono a Sant’Anna a piedi, in
bici o con altri mezzi. Posso dire che sono davvero felice di poter vivere questo periodo di volontariato..
Vi aspetto lassù: a presto! Laura
GRAZIE, don Pepino!
3
Il 2 aprile scorso don Giorgio Pepino,
dopo un breve periodo di malattia,
è tornato al Padre.
Il Santuario di Sant’Anna
ha un grande debito di riconoscenza
nei suoi confronti. Questo inserto,
a lui dedicato, vuole essere un gesto
di gratitudine di coloro che con lui
hanno collaborato e di tutti i pellegrini
che lo hanno conosciuto e apprezzato.
Una vita intensa e
D
on Giorgio Pepino era nato a Roc-
la cura delle associazioni di Azione
cavione il 21 marzo 1927, figlio
Cattolica. Concluse i sette ani a Bo-
di Pietro e di Pepino Anna. La sua
ves con periodo di amministrazione
formazione in Seminario era avve-
parrocchiale da febbraio a giugno
nuta in parte nel duro periodo della
del 1958, tra la morte del pievano
seconda guerra mondiale, aprendosi
don Serafino e l’ingresso di don Lu-
poi all’entusiasmo degli anni della
ciano Enrico, col quale fece quasi
ripresa. Venne ordinato presbitero il
un cambio di parrocchia. Infatti don
29 giugno 1951 con un folto gruppo
Giorgio venne destinato alla parroc-
di sette confratelli, che si distinsero
chia di Sant’Anna di Castelmagno,
per la loro intraprendenza apostoli-
dov’era stato don Luciano, con par-
ca. Tra essi don Giorgio si distingueva
ticolare impegno per la cura del San-
per la sua paziente disponibilità, ele-
tuario di San Magno.
mento di coagulo anche tra gli amici
Qui potè sviluppare il suo esuberante
preti.
attivismo a favore della popolazione,
Il suo primo campo di apostolato fu
in periodo di forte spopolamento, e
la parrocchia di Boves, con un lungo
rilanciò la presenza del santuario di
servizio, che si distinse per l’intensa
San Magno, predisponendo meglio
attività con i giovani, con incipienti
tutti i locali possibili per accogliere
iniziative come i campeggi estivi e
campeggi di giovani.
Il 10 ottobre 1966 venne nominato parroco di Valgrana.Due anni dopo, nel
1968, si aggiunse l’incarico di rettore
del santuario di Sant’Anna di Vinadio.
Con grande energia per oltre quarant’anni si dedicò nel periodo invernale alla parrocchia ed in quello estivo
al santuario.
I mesi di assenza dalla cura parrocchiale erano compensati dall’intensità
della sua presenza alle persone e alle
strutture della parrocchia, con rinnovati lavori per la chiesa e per le cappelle e con la costruzione della nuova
canonica.
La sua notorietà fu soprattutto legata
al servizio del santuario di Sant’Anna,
dove perseguì un vasto piano di rin-
Don Giorgio con papà e mamma e la sorella Maria.
novamento dell’accoglienza dei pellegrini, animando in prima persona la
II
liturgia e le preghiere devozionali, e
a e laboriosa
Don GianMichele Gazzola
Il giorno dell’ordinazione sacerdotale. Don Pepino e il secondo a partire da destra.
dedicandosi all’ampliamento ed adeguamento
delle strutture per accogliere quanto più possibile gruppi di giovani e pellegrini.
Passava rapidamente dalla manutenzione di un
generatore di corrente, al canto della novena
o all’animazione di una serata con i ragazzi attorno al falò.
Con l’avanzare dell’età accolse a malincuore
di rassegnare la cura della parrocchia nel 2008,
ma mantenne fino all’ultimo la cura del santuario.
Solo l’aggravarsi della malattia lo ha fermato
negli ultimi mesi. La sua devozione alla Madre
e alla Nonna di Gesù, lo rese sereno nel cammino di speranza della vita eterna, dove il Signore
lo ha accolto il due aprile 2011.
Febbraio 1983.
Don Giorgio raggiunge Sant’Anna con gli sci.
III
Ha intuito la nuova voca
N
el 1968 moriva don Bongiovan-
gradualmente molte abitudini delle
ni, storico rettore di Sant’Anna
famiglie, don Giorgio intuì con luci-
fin dagli anni precedenti la Seconda
dità quella che chiamava “la nuova
Guerra mondiale. A tutti parve evi-
vocazione del Santuario”, nel solco
dente che il testimone doveva pas-
della continuità con la tradizione. Ai
sare nelle mani di don Pepino che,
pellegrini di sempre, mossi dalla an-
meglio di ogni altro, era al corrente
tica devozione di famiglia a sant’An-
delle problematiche del Santuario.
na e San Gioachino, ora si affianca-
Infatti, quando ancora era semina-
vano sempre più numerosi gli amanti
rista, passava già buona parte delle
della natura e della montagna.
sue vacanze estive a Sant’Anna colla-
Essi rimanevano estasiati di fronte
borando nel servizio all’altare e nel-
alle forme e ai colori di un fiore nel
le varie incombenze della vita quo-
quale riconoscevano la presenza del
tidiana. Egli accettò con entusiasmo
Creatore e, contemplando le cime
l’incarico, dividendo da allora il suo
stagliate nell’azzurro del cielo, era-
impegno fra la parrocchia di Valgra-
no spinti a rivisitare mentalmente le
na, sua sede invernale, e sant’Anna,
pagine antiche della Bibbia che nar-
sede estiva.
rano i momenti tipici di approccio al
Nei decenni in cui il benessere dovuto
mistero di Dio.
allo sviluppo economico trasformava
E giungevano anche al Santuario giovani sacerdoti e responsabili delle attività giovanili delle parrocchie e degli
oratori di città e di pianura, a cercare
un luogo adatto per i campeggi estivi,
favorevole al ringraziamento e all’ascolto della parola di Dio, alla vita di
gruppo, alla formazione umana e cristiana e al sano divertimento.
Era questa, per don Giorgio, la vocazione attuale del Santuario nel segno
dei tempi ed egli si impegnò con senso
di responsabilità e con creatività ad
accogliere gli uni e gli altri.
Contemporaneamente
don
Giorgio
sviluppava anche la dimensione spirituale, riprendendo la tradizione e
ospitando con generosità numerosi saGennaio 1984.
Don Giorgio al rifugio “Lombarda”
cerdoti per l’ascolto delle Confessioni
e le celebrazioni liturgiche. Era evidente e contagiosa la sua gioia quando
IV
alla mensa comune si vedeva circon-
cazione del santuario
Don Mario Quaranta
dato da un buon numero di confratelli,
provenienti dai luoghi più diversi, coi
quali intratteneva rapporti di autentica amicizia. In questi anni più recenti
la “famiglia” a servizio del Santuario
si è arricchita di molti volontari, anche
stranieri, per la collaborazione alle
varie attività connesse alla liturgia e
l’accoglienza dei pellegrini.
Per tanti decenni don Giorgio Pepino si
è totalmente identificato col Santuario
di sant’Anna al punto che i pellegrini
non potranno fare a meno di cercare
ancora la sua presenza per risentirne
la sua voce. Ed anche lui non mancherà di chinare lo sguardo sulla folla di
pellegrini che continuerà a salire a
sant’Anna.
Pregheremo per lui con riconoscenza,
e lui continuerà ad assisterci con la sua
grande fede ed il suo fraterno affetto.
V
Uomo cordiale, capace di b
F
ui collaboratore di don Pepino
vo. Diventato prete, ebbi il delicato
per venticinque anni, una vita.
incarico di sostituirlo per tutta l’e-
Ancora chierico, dai superiori del
state, quando don Giorgio doveva oc-
seminario fui mandato ogni sabato
cuparsi del santuario di sant’Anna di
sera a Valgrana per rimanervi fino
Vinadio. La fiducia che mi dimostrò in
alla domenica sera. Il mio compito
quegli anni, anzi decenni, non potrò
era di stare con i ragazzi e i giova-
dimenticarla: se all’inizio scendeva
ni e di curare un poco la liturgia.
di tanto in tanto per verificare che
Ebbi modo così di conoscere questo
tutto filasse liscio, col passare delle
dinamico prete che sprizzava uma-
estati mi diede carta bianca, tanto
nità e ottimismo. Il primo fatto che
da affidarmi anche la celebrazione
mi sorprese è che il sabato dopocena
di funerali e matrimoni, dicendomi,
mi sollecitava ad uscire, ad andare
bontà sua, che conoscevo la gente
in qualche famiglia, per stare con i
meglio di lui (cosa che ovviamente
giovani e con i loro genitori. Sapevo
non corrispondeva al vero).
che altri parroci avevano ben diverso
In tutti gli altri mesi dell’anno stavo
comportamento perfino con i vice-
con lui la domenica, per l’Eucari-
parroci, restrittivo e diffidente, per
stia e per il pasto, durante il quale
cui la cosa mi colpiva ancora di più,
era sempre una condivisione della
naturalmente in senso molto positi-
vita della chiesa in generale o della
parrocchia di Valgrana in particolare.
Quando poi si abbandonava ai ricordi,
era una autentica cascata di esperienze, gustose o drammatiche o quasi epiche, da lui vissute durante la guerra
e il primo dopoguerra. Raccontava con
tale entusiasmo ed efficacia da lasciarmi incantato. Mi scuso se ricordando
don Pepino ho dovuto affiancargli la
mia persona, ma mi premeva rendere
la testimonianza viva, senza astratte
considerazioni o generici elogi. Tre
aspetti ancora vorrei evidenziare. Anzitutto la sua ricezione del Concilio
Vaticano II. Erano frequenti i discorsi
domenicali al riguardo, e coglievo la
preoccupazione del prete che era cresciuto con una teologia preconciliare,
e quindi rimaneva perplesso di fronte
a quelle novità che non entravano su-
VI
bito nel suo orizzonte teologico; parti-
i benevolenza e vicinanza
Don Martino Pellegrino
colarmente lo disorientavano le fughe in avanti
licato compito di perpetua (come allora si di-
che non mancavano in quegli anni.
ceva) accanto a d. Pepino. Don Giorgio le era
Per parte mia, formato da professori aperti alla
molto affezionato, tanto che il giorno del fune-
nuova teologia e aperto al mondo laico dell’u-
rale non si sentì di presiedere la celebrazione
niversità che stavo frequentando, non sempre
eucaristica, e incaricò me di sostituirlo perfino
mi trovavo d’accordo con le sue posizioni, ma
nei ringraziamenti: proprio come accade con
sempre apprezzavo il suo desiderio di capire,
un familiare, a cui si è talmente legati che solo
di vagliare, di non perdere il passo con la sto-
il silenzio è possibile, per non cedere alle lacri-
ria della chiesa e del mondo. Parallelamente a
me. Mentre ringrazio d. Pepino, gli chiedo che
questo, don Pepino sentiva in modo accentuato
dal cielo continui a vegliare sulla sua comunità
il problema dei giovani, che lo portava talora
valgranese, sui pellegrini di Sant’Anna… e an-
anche a forme di rigidità o quasi di sospetto nei
che sul suo antico collaboratore.
confronti della loro vivacità e del loro modo di
rapportarsi. Ma la sua calda umanità gli consentiva di temperare l’intransigenza con la benevolenza e la cordialità del pastore. Prova ne
sia l’affetto che proprio i giovani dimostrarono
fino alla fine al loro vicario. Mi pare doveroso
accennare a un’altra sfaccettatura della sua
umanità: l’affetto per Anin, l’umile donna di
Campofei che per decenni adempì il suo de-
VII
La passione più grande: e
D
on Giorgio Pepino ha avuto gran-
è nato il bisogno di preparare per
di passioni umane: era capace di
loro degli ambienti dove soggiorna-
stupirsi e godere nell’ambiente natu-
re, dove fare “campeggio”, sparta-
rale con i suoi fiori, i suoi animali, i
no certo, ma attraente e formativo.
suoi panorami mozzafiato. Lo era fin
Così a Castelmagno, così all’oratorio
da ragazzino e ancora quando -ultra
di Valgrana, così a sant’Anna di Vina-
sessantenne - scalò il Gran Paradiso e
dio. Lassù , anno dopo anno, riuscì
il Monviso. Lo fu fin agli ultimi giorni,
a recuperare numerosi edifici semi
davanti ad un vasetto di fiori, dona-
diroccati, abbandonati dai militari, e
togli da due giovani fidanzati venuti
a predisporre - con le esigenze e le
a trovarlo.
norme degli anni ‘60 - circa 800 posti
Ma la sua passione più grande fu l’e-
letto per i campiscuola.
ducazione dei ragazzi e dei giovani,
Era un uomo per gli altri, mai stan-
che apriva alla vita, allo stare insie-
co, disponibile a qualunque lavoro,
me, a fare le cose insieme e a farle
anche il più umile e pesante. Atten-
per aiutare gli altri. Ancora oggi sono
to agli anziani e alle loro necessità:
ricordati i pomeriggi sugli sci e sulle
dal portare l’Eucaristia o celebrare
slitte; le lunghe marce - divenute leg-
la Messa in casa all’ arrivare con la
gendarie - con le pelli di foca o con
spesa e la legna. Le persone si fidava-
gli scarponi. Da questa sua passione
no di lui, gli esponevano i problemi,
chiedevano consiglio e lo facevano custode dei loro segreti. Sapeva intessere rapporti umani molto intensi e duraturi con chi lo incontrava, italiano o
no, di passaggio o conosciuto da lungo
tempo. Lo stare insieme alla gente era
sempre un momento di gioia e di festa,
di canti popolari o religiosi. Era semplicemente “fare famiglia”.
Don Giorgio ha lasciato trasparire ben
poco dell’intimità della sua persona.
Bisognava stargli molto vicino e...
molto attenti. Negli ultimi anni ha
avuto anche occasioni di sofferenza,
dovute all’età, ai problemi di salute.
Ma ha tenuto tutto per sé e per il suo
Dio. Quasi nulla è emerso.
E’ stato testimone di fede e di amore, ricercato come consigliere e come
confessore soprattutto dai giovani e
VIII
dalle persone consacrate.
: educare i giovani
Marisa Palumbo
4 ottobre 1989.
In cima al Monviso.
Aveva una grande capacità scorgere e di con-
dosi di Lui come “un bambino portato in brac-
templare e di far contemplare la presenza di
cio da suo Padre”. Sereno, perché certo di es-
Dio nelle piccole e grandi cose della natura e
sere amato e atteso da Dio.
degli uomini.
Con le persone che lo hanno incontrato e hanno
Aveva pudore nel rivelare gli aspetti più pro-
ricevuto da lui amore, fede e speranza diciamo
fondi di uomo e di prete: la preghiera, il sacri-
a don Giorgio: accompagnaci e... arrivederci!!
ficio, il dono di sé.
Durante la malattia, che l’ha portato alla morte, si è reso chiaramente conto che “non sarebbe più guarito” e, più tardi, che gli restavano
“solo pochi giorni”.
Prima di aggravarsi aveva ricevuto l’unzione
degli infermi. Nell’ultimo mese si è preparato
in modo esemplare all’incontro con il suo Signore. Ha accettato serenamente la progressiva riduzione delle sue capacità fisiche, rispondendo
alle domande prima con gli occhi e poi solo più
con una stretta di mano. Lui, così riservato, ha
accettato il disagio di dover abbandonare il suo
corpo alle mani di chi lo seguiva.
Soprattutto si è abbandonato al Signore, fidan-
Non ha avuto paura di fare
N
ella raccolta dei Bollettini “La Voce di
Sant’Anna”, che mio suocero conservava
gelosamente, ho avuto modo di leggere gli articoli che l’allora diciottenne seminarista Giorgio Pepino scrisse sul numero 6 del novembre
1945. Anzitutto la condanna della guerra: “… i
morti che ancora giacciono sul suolo (citando
anche le precisazioni di un medico dell’esercito francese sui 45 morti dei repubblichini di
Salò) stanno a testimoniare la barbarie di una
guerra fra popoli civili”.
Dimostrando già tutto il suo interesse per l’eventuale utilizzo delle casermette militari: “…
in una caserma, posta in un sito delizioso per la
villeggiatura, lungo il declivio di una morena e
all’ombra di pini giganteschi, osservai un branco di grossi sorci che mi guardavano stupefatti….”. I grossi topi forse prevedevano già che
un giorno il giovane chierico sarebbe arrivato e
li avrebbe sloggiati per costruire colonie.
Ebbi modo di conoscere don Pepino all’inizio
degli anni ‘70 in una escursione di agosto in
X
Angelo Giverso
montagna nel corso di una nevicata. Ci eravamo semplicemente persi, la neve continuava
a cadere e don Pepino … persisteva nel canto,
esprimendo tutta la sua gioia anche in una situazione di apprensione. Qualche anno dopo
Giovanni Paolo II urlò al mondo, ma soprattutto
ai giovani, di “non avere paura”. Don Pepino
non ha mai avuto paura “di fare” e, penso, che
in tutta la sua vita abbia cercato di trasmettere, soprattutto ai giovani, l’entusiasmo di agire e di realizzare cose utili. Don Pepino non ha
avuto paura di sfruttare tutte le opportunità
che gli si presentavano. Quando nel 1983 venni eletto Sindaco cominciai a conoscere la passione di don Pepino per il recupero dell’enorme patrimonio di opere militari che potevano
essere riutilizzate per la formazione dei giovani. Quando il sindaco di Isola, l’amico comune
Charles Ramy, ci consegnò copia dei documenti
del 1300 sulla definizione dei confini tra Isola
e Vinadio, don Giorgio volle essere accompagnato da mio padre per vedere l’indicazione
delle croci riportate nell’antico testo.
Dei successivi frequenti incontri ricordo, in particolare, la sera del 14 agosto 2001, quando con
un amico sofferente, salii al Santuario e scoprimmo la fiaccolata che don Pepino organizzava da
tempo sino alla statua della Madonna della Neve.
A Vinadio non si sapeva del falò e della successiva festa davanti al santuario animata da don
Giorgio. Al termine della processione e delle preghiere restammo incantati nel vedere il sagrato
del Santuario trasformato in festa per tutti con
l’esecuzione di tante canzoni.
Don Pepino “guidava” la macchina del capo,
“portava”…il mazzolin di fiori, “calzava”…il vecchio scarpone, “suonava” le campane di Monte
Nevoso e così via. Quella sera del 14 agosto don
Giorgio ci fece scoprire anche Arturo, la stella
(unica?) citata nella Bibbia nel libro di Giobbe
e ci spiegò la posizione di Vega e delle altre costellazioni. Con molta bravura, ci affascinò con
le stelle e sono certo che in futuro la visione del
cielo stellato continuerà a ricordarmi don Pepino, e altri amici di sant’Anna che sono già con
lui (Costanzo, Elio, Giorgio…..).
In silenzio, per il bene comune
H
o conosciuto Don Pepino partecipando ad
alcuni campi scuola a S.Anna, organizzati da Suor Miriam negli anni 1980-82. Avevo
vent’anni. Il mio pensiero va a lui ogni volta
che mi trovo ad affrontare fatiche fisiche grandi, perché mi è rimasta l’immagine di un uomo
forte e tenace che trasportava a spalle sacchi
di sabbia e travi di legno come fosse la cosa
più naturale al mondo. Silenzioso lo vedevo in
continuo movimento, su e giù per le montagne
a fare lavori nei rifugi senza mai una parola di
lamento o di critica. Aveva le mani da manovale e lo sguardo del montanaro che sa guardare
lontano. In una notte di luna piena ci portò con
un pulmino fatiscente a fare il giro dei colli della zona. Intonando canti religiosi guidava con
l’orgoglio e l’entusiasmo di un autista esperto
in tornanti e mulattiere scherzando sulla poca
fede del gruppo nei suoi confronti. A un certo
Grazia Isoardi
punto il mezzo si bloccò in una zona di neve.
Panico totale dei viaggiatori, rosari che iniziarono a sgranarsi, invocazioni a S.Anna con
occhi supplichevoli. Don Pepino con una calma incredibile e tanta forza di muscoli liberò
il veicolo per riprendere il viaggio più bello e
magico della mia vita.
I suoi abiti poveri ma decorosi, le sue maniere semplici ed accoglienti, le parole buone che
arrivavano a tutti, l’attenzione verso gli ultimi,
la testimonianza cristiana nel vivere quotidiano facevano di lui un riferimento umano e religioso molto importante, soprattutto per noi
giovani che in quegli anni eravamo molto critici
e contestatori verso la Chiesa.
Grazie a lui ho imparato l’importanza del lavoro per raggiungere un bene comune, la possibilità di incarnare gli insegnamenti del vangelo e
la bellezza che è contenuta nelle piccole cose.
Un uomo aperto al dialogo
Vittoria Macario
E’ difficile scegliere uno tra i tanti ricordi e momenti belli ed intensi che la vita mi ha offerto nella
vicinanza di don Pepino, durante i miei 28 anni di servizio presso il Santuario di Sant’Anna.
Sacerdote generoso e aperto al dialogo con tutti, uomo tenace e laborioso, ma soprattutto un grande
maestro di vita che attraverso azioni concrete passava un sapere preziozo, ricco di saggezza e umanità. Grazie a lui ho imparato l’importanza del servizio in un luogo di fede, il valore di essere pazienti e
costanti nell’impegno quotidiano e la gratitudine al creato per i tanti doni che le montagne di sant’Anna offrono quotidianamente. Il mio ricordo va ad un episodio successomi durante l’esperienza
Mi ero infortuanta ad un piede ed ero,
secondo il regolamento, in procinto
di rientrare a casa per l’ingessatura
e le cure. Ne ero dispiaciuta ovviamente e fui molto sorpresa quando don Pepino, contro la volontà di
tutti, affermò: “ Vittoria, anche con
una gamba sola può rimanere dietro
al bancone dei ricordi per svolgere il
suo lavoro”. E mise così tutti a tacere. Questo ricordo è rimasto fresco e
indelebile nella mia memoria e mi è
di insegnamento nella vita di tutti i
giorni per l’attenzione verso il più debole e indifeso.
XI
Nuova direzione del Santuario
Per quasi mezzo secolo il Santuario di Sant’Anna di Vinadio ha visto come guida, custode della sua tradizione spirituale, infaticabile promotore e artefice
di un rinnovamento pastorale e logistico la costante e generosa presenza di
don Giorgio Pepino.
Negli anni è stata messa mano alla chiesa, si è pensato di creare un accogliente ambiente per il sacramento della Confessione. Progressivamente sono
stati ristrutturati i locali di servizio e di accoglienza adiacenti al Santuario,
la residenza San Gioachino e sono state risistemate le numerose case di ospitalità, sparse nell’esteso territorio del Santuario, per accogliere i campiscuola di ragazzi e di giovani provenienti da diverse parrocchie, molte da
fuori diocesi. Particolarmente preziosa è stata l’opera di un rilancio spirituale del Santuario attraverso un servizio costantemente aggiornato della
liturgia e della pastorale, la partecipata celebrazione della festa di Sant’Anna, un fattivo impegno di accoglienza dei pellegrini, come pure grazie alla
diffusione del bollettino e soprattutto alla meritoria presenza di un esteso
gruppo di volontari: di laici, di religiose, ma anche di sacerdoti che si sono
alternati per offrire il loro ministero pastorale.
Con sincera ammirazione sentiamo il dovere di esprimere la nostra gratitudine per la straordinaria attività svolta con dedizione da don Pepino, dai suoi
diretti collaboratori, tra i quali la signora Marisa Palumbo, dai numerosi
volontari e da quanti hanno prestato la loro opera nelle varie strutture e
attività del Santuario: dalla cura pastorale alla ristrutturazione dei locali,
dall’ospitalità dei pellegrini al servizio della cucina e della mensa, dall’amministrazione del Santuario alla gestione del negozio dei ricordi e oggetti religiosi. La malattia prima, la morte poi di don Giorgio Pepino hanno reso necessaria la scelta di una nuova direzione del Santuario per dare continuità e
impulso all’attività spirituale e pastorale del vasto complesso di Sant’Anna.
Nuovo Rettore del Santuario è stato nominato don Beppe Panero, che da cinque anni durante l’estate ha affiancato don Giorgio e ha curato direttamente
l’attività pastorale. A lui viene affidata la primaria responsabilità dell’intero complesso del Santuario e delle sue strutture di accoglienza: la direzione,
la vita pastorale, il coordinamento delle attività e servizi.
Don Beppe ha come primo collaboratore il signor Gianpiero Cera, bancario
in pensione e attivo volontario delle Misericordie. Giampiero, d’intesa con
il Rettore, avrà il compito della gestione del Santuario: l’amministrazione,
l’organizzazione dei servizi, la cura e il funzionamento delle diverse strutture. Ad entrambi va la nostra più viva riconoscenza per la loro generosa
disponibilità ad assumere la gravosa responsabilità affidata. Consapevoli
di rendere un grande servizio al Santuario e alla nostra Chiesa, pur con sacrificio hanno accettato il nuovo incarico che intendono svolgere nella piena
gratuità. Insieme al grazie, auguriamo a don Beppe e a Gianpiero un fecondo
lavoro. Con il sostegno del nuovo Consiglio di Amministrazione e con l’aiuto
di molti collaboratori siamo certi che continueranno l’opera di rinnovamento
avviata dalla precedente Direzione: rendere sempre più accogliente e spiritualmente arricchente la presenza dei numerosi pellegrini che ogni anno
salgono al nostro Santuario per esprimere e ravvivare la loro fede, vivere
un’esperienza, breve o prolungata, di serenità, di recupero fisico, di rinnovamento spirituale.
@ Giuseppe Cavallotto
Vescovo di Cuneo e di Fossano
3
Un pellegrinaggio particolare
Mario Collino, membro dell’Associazione “Il cam-
mino di Sant’Anna”, che ha il compito di aiutare i pellegrini a riscoprire il senso del pellegrinaggio, ha vissuto
un’esperienza particolare e ce la racconta.
T
utto è cominciato da una telefonata in cui mi si chiedeva di partecipare a un progetto di Gimmi Basilotta:
andare a piedi da Borgo San Dalmazzo a Auschiwtz.
Gimmi, che ha studiato molto la Shoah, è arrivato alla
conclusione che un unico giorno, il 27 gennaio, giorno
della Memoria, non fosse sufficiente per ricordare tutto
il male che è stato fatto da alcuni uomini a milioni di loro
simili. Allora ecco l’idea di percorrere, a piedi, lo stesso
tragitto del treno che partì da Borgo S. Dalmazzo, (Cn) il
15 febbraio 1944 e che trasportava 26 Ebrei, al campo di
sterminio di Auschwitz. Ho aderito volentieri perché mi
sento un ‘pellegrino’e perché sono figlio di un deportato.
Le tappe sono state 76 per circa 2000 km e hanno avuto
come riferimento le stazioni ferroviarie delle varie città.
La partenza è stata15 febbraio; l’arrivo ad Auschiwtz il
1 maggio. I camminatori–pellegrini ufficiali di “PASSO
DOPO PASSO” -così è stato denominato il camminosono stati tre: Gimmi e i suoi figli Luca e Jacopo. Ad essi
si sono, di volta in volta, aggiunti altri.
Dalla Regione Piemonte, sono arrivate 76 piccole betulle che sono state “piantate” nei posti-tappa; in cambio
si prendeva un po’ di terra locale, che è servita, poi, a
piantare l’ ultima betulla alla città di Auschiwtz, oggi
Oswiecim..
Mario a Sant’Anna con don Pepino.
Non potendo partecipare a tutte le tappe ho camminato
con il gruppo, da Borgo San Dalmazzo a Milano (11 giorni), da Trento a Schwaz (altri10 giorni) e da Otrokovice
ad Auschiwtz.(gli ultimi 9 giorni). In totale 30 giorni.
L’Amicizia-Fratellanza che si è formata nel gruppo mi ha
fatto capire che stavamo facendo un cammino speciale,
ricordando il sacrificio di milioni di persone che hanno
sofferto tanto, ma non inutilmente. E’, infatti, grazie
anche a loro che oggi possiamo vivere liberi. Per questo non possiamo dimenticare! Concludo riportando il
saluto che ho inviato ai miei compagni di esperienza alla
conclusione:
“Cari amici sono stati davvero giorni meravigliosi per
il mio cuore. Io che mi ritengo credente, ho imparato
da voi come ci si possa accettare anche se di “diverso
pensiero”. Mi sono sentito profondamente rispettato, nella semplicità delle parole e negli sguardi
sinceri. Quando ho pianto nella visita ai campi di
Auschwitz e Birkenau, mi avete tenuto per mano e
mi avete abbracciato come fratelli. Siete stati la mia
“Messa di Pasqua” e anche la mia “Celebrazione”
della Beatificazione di Giovanni Paolo II°, anche Lui
provato dalla follia nazista.
Un grazie speciale ad ognuno. Grazie anche per la
betulla: l’ho piantata nel mio giardino!
Vi porto nel cuore e prego il Signore Risorto che vi
doni la sua gioia”.
Mario Collino, piccolo pellegrino
ESTATE 2011
Orario delle CELEBRAZIONI
Giorni festivi
Ore 7: Ave Maria
Ore 7.15: lodi MATTUTINE
Ore 7.30: Messa della Comunità
Seguono (possibilmente) le Messe delle ore 9,30 - 10,45 - 12 - 15.45 - 17
Ore 15.00: BENEDIZIONE BAMBINI e FAMIGLIE
Giorni feriali
Ore 7: Ave Maria
Ore 7.15: lodi MATTUTINE
Ore 7.30: Messa della Comunità
Seguono (possibilmente) le Messe delle ore 10 - 11 - 15.30 - 18
Ore 18.30: celebrazione dei Vespri
Nelle vigilie importanti Ore 21.00: fiaccolata alla Regina delle Nevi.
festa PATRONALE
Programma
Da Domenica 17 luglio:
ogni sera Novena a S. Anna e S. Gioachino
MARTEDÌ 26 luglio:
Festa di S. Anna e S. Gioachino
Presieduta dal Vescovo di Cuneo MONS. GIUSEPPE CAVALLOTTO,
all’insegna del TRADIZIONALE incontrO tra pellegrini italiani e francesi
Ore 10: Processione con la statua di S. Anna alla roccia dell’Apparizione
Ore 11: Concelebrazione internazionale al­l’aperto
mercolEDÌ 27 luglio:
tutte le messe per amici e benefattori vivi e defunti
Avvertenze
per quanti scelgono il pellegrinaggio a piedi
• Per le strade con traffico, camminare sulla sinistra,
in fila indiana, secondo le norme del codice stradale.
Nelle ore notturne segnalare la propria presenza con
una pila e con strisce fosforescenti. La prudenza non è
mai troppa, specialmente nelle notti di sabato e domenica.
•Scegliere i percorsi meno battuti dalle macchine. Da Borgo San Dalmazzo si può prendere il sentiero che costeggia la montagna fino alla vecchia via militare (frazione
Bedoira), che porta fino a Pratolungo.
•
Programmare le opportune tappe, inserendo, possibilmente, una riflessione o una preghiera adatta.
•Non avventurarsi in una marcia lunga, dalle caratteristiche sportive, senza allenamento. Si rischia di arrivare al
Santuario sfibrati, senza le forze per completare spiritualmente la valida esperienza del pellegrinaggio.
•Per un pellegrinaggio autentico si consiglia vivamente di
arrivare all’incontro con Dio, attraverso la partecipazione ai Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.
Servizio pullman a Sant’Anna
La VALLIGIANA VIAGGI assicura il trasporto - OGNI LUNEDI’ - GIOVEDI’ E SABATO
(con partenza da Mondovì passando per Cuneo)
dal 2 luglio al 27 agosto 2011 - Occorre la PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA presso
VALLIGIANA VIAGGI - Via Belvedere, 4 - 12016 PEVERAGNO - Tel. 0171338066 - Fax 0171.426948 - [email protected]
Numero telefonico del Santuario 0171.95 91 25
ATTENZIONE, NUOVO SITO: sito internet
http://www.santuariosantanna.eu e-mail: [email protected]
Per qualsiasi versamento a favore del Santuario: C.C. Postale Nº 11534120 intestato SANTUARIO S. ANNA DI VINADIO CN
Direttore Resp. Ezio Bernardi - Suppl. al n. 23/2011 Aut. Trib. Cuneo del 12.4.57 n° 110 bis. Iscrizione ROC n° 6295 del 10.12.2001 - “Poste Italiane Spa
Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004 n° 46) art. 1, comma DCB CN (Italy)” - Tipolitografia Subalpina, Cuneo - Tel. 0171.692077
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