CHIAMATI e DISPONIBILI - Santuario Sant`Anna di Vinadio
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CHIAMATI e DISPONIBILI - Santuario Sant`Anna di Vinadio
Il più alto Santuario d’Europa m. 2025 s.m. S CHIAMATI e DISPONIBILI ta per iniziare una nuova estate a Sant’Anna. È stato scelto il nuovo tema pastorale che vuole dare unitarietà alle proposte formative che saranno rivolte ai pellegrini. Esso riprende la parola centrale del cammino che il nostro Vescovo ha indicato per il biennio 2010-12: CHIAMATI. Questa parola viene subito collegata ad una ‘tradizione’ molto significativa del nostro santuario: portare il fiocco che ricorda la nascita dei figli come gesto di affidamento a Dio Padre e a Sant’Anna. Chi entra in chiesa rimane subito colpito dalla ‘cascata’ di fiocchi rosa e azzurri a fianco della statua della mamma di Maria per indicare un’attenzione particolare all’unicità di ogni vita che nasce. Un’unicità garantita anzitutto dalla cura e dall’amore di Dio, che passa attraverso la cura e l’amore dei genitori, dei nonni, degli educatori. Lo slogan proposto è una frase di S. Paolo: “Dio mi ha chiamato fin dal grembo di mia madre” (Galati 1,15). L’immagine del grembo materno, qui ripresa, è la più universale che possa esistere: così tutti nascono, così tutti vengono alla luce. Anche il Figlio di Dio è ‘nato da donna’ ed è venuto al mondo così! Proprio attraverso questo evento misterioso e sorprendente della generazione si annuncia l’opera di Dio, vicino e insieme inaccessibile, premuroso eppure a volte incomprensibile, fedele eppure imprevedibile. Ognuno di noi è figlio e rimarrà sempre figlio. Ognuno di noi è stato generato, è nato e ha vissuto su di sé l’esperienza dell’essere accolto, nutrito, portato in braccio, sostenuto… e di tutte queste diverse esperienze, il tempo che la creatura umana vive nascosta nel grembo materno ne diventa una anticipazione. È chiaro allora che la vita nel grembo è sì silenziosa ma non insignificante, nascosta ma non inutile. La vita nel grembo ci ricorda anche la dipendenza radicale che segna tutta la nostra esistenza. Non abbiamo scelto dove, quando nascere, né il nome, né la nazione…. Siamo nati! Ma è anche vero che l’uomo, qualunque uomo, non è ancora nato del tutto; c’è una parte di lui che è nel profondo e deve ancora essere generata. “Dio ha creato l’uomo il meno possibile!” diceva un padre del deserto. La vita in grembo custodisce una verità della nostra esistenza: siamo spesso più conosciuti agli occhi degli altri che ai nostri stessi occhi. Di più: noi siamo pienamente noti solo allo sguardo di Dio. Per realizzare la chiamata a diventare noi stessi dobbiamo metterci in ascolto della Vita che ci precede e di coloro che ci circondano. Se dalla prima oscurità siamo venuti alla luce grazie alle mani altrui, così deve avvenire anche per questa seconda nascita. Non potremo mai nascere da soli, anche se poi dobbiamo diventare noi stessi, nella nostra unicità. Anche questa seconda nascita, che è la nostra vocazione, avviene con l’aiuto di altri e grazie all’Altro che è Dio. Ma a differenza della prima, la seconda nascita necessita della nostra disponibilità e passa anche attraverso le nostre scelte. La vocazione non dice anzitutto qualcosa da fare, ma qualcuno da essere: donne e uomini autentici! Il cristiano è colui che ha intuito che, per diventare pienamente umani, occorre imparare dalla vita di Gesù perché la sua vita è stata umanissima ed è ancora oggi una proposta credibile di umanità piena. Una proposta che ha il suo cuore nell’invito a donarsi. Scriveva Paul Claudel: “A che vale la vita se non per essere donata?”. Il nostro desiderio è che ogni persona che salirà quest’estate al santuario, possa essere aiutata a camminare su questa strada del dono di sé. Don Beppe Panero 2 La mia esperienza di prete a Sant’Anna S ono ormai alcuni anni che salgo a Sant’Anna, sospendendo per un periodo gli studi che la mia chiesa di Romania mi ha inviato a fare a Roma. E anche quest’anno salirò per respirare la grazia del Signore, per vivere la gioia dello stare insieme nel servizio dei pellegrini, nell’ascolto di quel Silenzio che parla e che fa parlare il cuore e tutto il mio essere. Custodisco commosso i ricordi del paesaggio mozzafiato, la chiesa in salita, le marmotte, lo sguardo benevolo di Sant’Anna, i fiocchi, la benedizione della sacra icona posta vicino all’altare. Da lì, la Madonna e i suoi genitori Anna e Gioacchino, ci guardano con affetto. E ci indicano Gesù, il loro figlio e nipote. E nostro fratello e Signore. È sempre un evento di gioia poter impartire il perdono del Signore nel Sacramento della Riconciliazione, celebrare insieme l’Eucarestia, avere momenti di condivisione con i confratelli sacerdoti e con i tanti giovani e ragazzi dei campiscuola. Ascoltarli ed imparare da loro. Guardando i quadri e gli ex voto che ricoprono le pareti della chiesa, come non avere il cuore pieno di riconoscenza per quella Presenza amorevole che abbraccia tutta la nostra storia? Cercare di camminare insieme con i santi che contempliamo nei quadri e con i santi che incontriamo nel nostro cammino i quali ci augurano di essere come quel sorso di acqua zampillante nel piazzale antistante la chiesa: limpidi e pronti per rinfrescare la stanchezza del nostro mondo. L’estate scorsa, nella chiesa del santuario, il sorriso di Chiara Luce, una giovane proclamata beata il 25 settembre 2010, insieme a quello di Sant’Anna, accoglieva ogni pellegrino che vi sostava in preghiera e guardava verso l’Alto. E quest’anno guarderemo verso quella finestra di luce da dove, con affetto, ci guarda ora don Giorgio Pepino. Col suo sorriso, con la sua mitezza. Tornerò ringraziando il Signore e Sant’Anna per avermi custodito in questi primi tre anni di ministero sacerdotale. Per offrire di nuovo la mia vita a Lui. Per accogliere, insieme ad altri amici, i pellegrini. E rivestirci insieme di quella veste preziosa che è l’amore di Cristo: tutto ciò diventa esperienza di stupore e di pace. P. Cristian Crisan P. Cristian, primo a destra, con alcuni giovani volontari. Giornate intense e arricchenti Da un paio d’anni dedico una parte dell’estate al volontariato, prestando servizio presso il negozio “Ricordi” a Sant’Anna. Il lavoro è piuttosto impegnativo, soprattutto nei weekend quando aumenta l’affluenza dei pellegrini. Le giornate sono intense e faticose…ma io le vivo con la gioia nel cuore, perché è un’esperienza che mi offre molto! Accogliere tante persone, mettermi a disposizione cercando di essere gentile e sorridente, ascoltare le esperienze, spesso dolorose, dei pellegrini che chiedono il ricordo nella preghiera, lavorare in amicizia con altri volontari… tutto questo mi arricchisce veramente, per cui le ore “volano” e non sento la fatica! Mi sveglio presto per partecipare alla prima Messa della giornata: è stupendo ogni mattina attraversare il piazzale davanti al Santuario mentre il sole sbuca alle spalle della cima Maladecia e mi saluta con i suoi raggi tiepidi. La maestosa corona di monti che circondano Sant’Anna, nella limpidezza dell’aria mattutina, offre uno spettacolo mozzafiato: non si può fare a meno di lodare il Creatore! Lassù si respira l’atmosfera speciale di pace: ci si sente come sospesi, accarezzati e cullati da Qualcuno che vuole farci percepire la Sua tenerezza e il Suo amore. Questo “respiro di pace” mi invita a entrare in chiesa, a sostare davanti a Gesù e poi alla statua di sant’Anna, a partecipare alle varie celebrazioni. Tutto ciò è per me un importante aiuto per crescere in umanità e maturare nella fede! Sono sicura di condividere queste emozioni con moltissime persone fra quelle che salgono a Sant’Anna a piedi, in bici o con altri mezzi. Posso dire che sono davvero felice di poter vivere questo periodo di volontariato.. Vi aspetto lassù: a presto! Laura GRAZIE, don Pepino! 3 Il 2 aprile scorso don Giorgio Pepino, dopo un breve periodo di malattia, è tornato al Padre. Il Santuario di Sant’Anna ha un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti. Questo inserto, a lui dedicato, vuole essere un gesto di gratitudine di coloro che con lui hanno collaborato e di tutti i pellegrini che lo hanno conosciuto e apprezzato. Una vita intensa e D on Giorgio Pepino era nato a Roc- la cura delle associazioni di Azione cavione il 21 marzo 1927, figlio Cattolica. Concluse i sette ani a Bo- di Pietro e di Pepino Anna. La sua ves con periodo di amministrazione formazione in Seminario era avve- parrocchiale da febbraio a giugno nuta in parte nel duro periodo della del 1958, tra la morte del pievano seconda guerra mondiale, aprendosi don Serafino e l’ingresso di don Lu- poi all’entusiasmo degli anni della ciano Enrico, col quale fece quasi ripresa. Venne ordinato presbitero il un cambio di parrocchia. Infatti don 29 giugno 1951 con un folto gruppo Giorgio venne destinato alla parroc- di sette confratelli, che si distinsero chia di Sant’Anna di Castelmagno, per la loro intraprendenza apostoli- dov’era stato don Luciano, con par- ca. Tra essi don Giorgio si distingueva ticolare impegno per la cura del San- per la sua paziente disponibilità, ele- tuario di San Magno. mento di coagulo anche tra gli amici Qui potè sviluppare il suo esuberante preti. attivismo a favore della popolazione, Il suo primo campo di apostolato fu in periodo di forte spopolamento, e la parrocchia di Boves, con un lungo rilanciò la presenza del santuario di servizio, che si distinse per l’intensa San Magno, predisponendo meglio attività con i giovani, con incipienti tutti i locali possibili per accogliere iniziative come i campeggi estivi e campeggi di giovani. Il 10 ottobre 1966 venne nominato parroco di Valgrana.Due anni dopo, nel 1968, si aggiunse l’incarico di rettore del santuario di Sant’Anna di Vinadio. Con grande energia per oltre quarant’anni si dedicò nel periodo invernale alla parrocchia ed in quello estivo al santuario. I mesi di assenza dalla cura parrocchiale erano compensati dall’intensità della sua presenza alle persone e alle strutture della parrocchia, con rinnovati lavori per la chiesa e per le cappelle e con la costruzione della nuova canonica. La sua notorietà fu soprattutto legata al servizio del santuario di Sant’Anna, dove perseguì un vasto piano di rin- Don Giorgio con papà e mamma e la sorella Maria. novamento dell’accoglienza dei pellegrini, animando in prima persona la II liturgia e le preghiere devozionali, e a e laboriosa Don GianMichele Gazzola Il giorno dell’ordinazione sacerdotale. Don Pepino e il secondo a partire da destra. dedicandosi all’ampliamento ed adeguamento delle strutture per accogliere quanto più possibile gruppi di giovani e pellegrini. Passava rapidamente dalla manutenzione di un generatore di corrente, al canto della novena o all’animazione di una serata con i ragazzi attorno al falò. Con l’avanzare dell’età accolse a malincuore di rassegnare la cura della parrocchia nel 2008, ma mantenne fino all’ultimo la cura del santuario. Solo l’aggravarsi della malattia lo ha fermato negli ultimi mesi. La sua devozione alla Madre e alla Nonna di Gesù, lo rese sereno nel cammino di speranza della vita eterna, dove il Signore lo ha accolto il due aprile 2011. Febbraio 1983. Don Giorgio raggiunge Sant’Anna con gli sci. III Ha intuito la nuova voca N el 1968 moriva don Bongiovan- gradualmente molte abitudini delle ni, storico rettore di Sant’Anna famiglie, don Giorgio intuì con luci- fin dagli anni precedenti la Seconda dità quella che chiamava “la nuova Guerra mondiale. A tutti parve evi- vocazione del Santuario”, nel solco dente che il testimone doveva pas- della continuità con la tradizione. Ai sare nelle mani di don Pepino che, pellegrini di sempre, mossi dalla an- meglio di ogni altro, era al corrente tica devozione di famiglia a sant’An- delle problematiche del Santuario. na e San Gioachino, ora si affianca- Infatti, quando ancora era semina- vano sempre più numerosi gli amanti rista, passava già buona parte delle della natura e della montagna. sue vacanze estive a Sant’Anna colla- Essi rimanevano estasiati di fronte borando nel servizio all’altare e nel- alle forme e ai colori di un fiore nel le varie incombenze della vita quo- quale riconoscevano la presenza del tidiana. Egli accettò con entusiasmo Creatore e, contemplando le cime l’incarico, dividendo da allora il suo stagliate nell’azzurro del cielo, era- impegno fra la parrocchia di Valgra- no spinti a rivisitare mentalmente le na, sua sede invernale, e sant’Anna, pagine antiche della Bibbia che nar- sede estiva. rano i momenti tipici di approccio al Nei decenni in cui il benessere dovuto mistero di Dio. allo sviluppo economico trasformava E giungevano anche al Santuario giovani sacerdoti e responsabili delle attività giovanili delle parrocchie e degli oratori di città e di pianura, a cercare un luogo adatto per i campeggi estivi, favorevole al ringraziamento e all’ascolto della parola di Dio, alla vita di gruppo, alla formazione umana e cristiana e al sano divertimento. Era questa, per don Giorgio, la vocazione attuale del Santuario nel segno dei tempi ed egli si impegnò con senso di responsabilità e con creatività ad accogliere gli uni e gli altri. Contemporaneamente don Giorgio sviluppava anche la dimensione spirituale, riprendendo la tradizione e ospitando con generosità numerosi saGennaio 1984. Don Giorgio al rifugio “Lombarda” cerdoti per l’ascolto delle Confessioni e le celebrazioni liturgiche. Era evidente e contagiosa la sua gioia quando IV alla mensa comune si vedeva circon- cazione del santuario Don Mario Quaranta dato da un buon numero di confratelli, provenienti dai luoghi più diversi, coi quali intratteneva rapporti di autentica amicizia. In questi anni più recenti la “famiglia” a servizio del Santuario si è arricchita di molti volontari, anche stranieri, per la collaborazione alle varie attività connesse alla liturgia e l’accoglienza dei pellegrini. Per tanti decenni don Giorgio Pepino si è totalmente identificato col Santuario di sant’Anna al punto che i pellegrini non potranno fare a meno di cercare ancora la sua presenza per risentirne la sua voce. Ed anche lui non mancherà di chinare lo sguardo sulla folla di pellegrini che continuerà a salire a sant’Anna. Pregheremo per lui con riconoscenza, e lui continuerà ad assisterci con la sua grande fede ed il suo fraterno affetto. V Uomo cordiale, capace di b F ui collaboratore di don Pepino vo. Diventato prete, ebbi il delicato per venticinque anni, una vita. incarico di sostituirlo per tutta l’e- Ancora chierico, dai superiori del state, quando don Giorgio doveva oc- seminario fui mandato ogni sabato cuparsi del santuario di sant’Anna di sera a Valgrana per rimanervi fino Vinadio. La fiducia che mi dimostrò in alla domenica sera. Il mio compito quegli anni, anzi decenni, non potrò era di stare con i ragazzi e i giova- dimenticarla: se all’inizio scendeva ni e di curare un poco la liturgia. di tanto in tanto per verificare che Ebbi modo così di conoscere questo tutto filasse liscio, col passare delle dinamico prete che sprizzava uma- estati mi diede carta bianca, tanto nità e ottimismo. Il primo fatto che da affidarmi anche la celebrazione mi sorprese è che il sabato dopocena di funerali e matrimoni, dicendomi, mi sollecitava ad uscire, ad andare bontà sua, che conoscevo la gente in qualche famiglia, per stare con i meglio di lui (cosa che ovviamente giovani e con i loro genitori. Sapevo non corrispondeva al vero). che altri parroci avevano ben diverso In tutti gli altri mesi dell’anno stavo comportamento perfino con i vice- con lui la domenica, per l’Eucari- parroci, restrittivo e diffidente, per stia e per il pasto, durante il quale cui la cosa mi colpiva ancora di più, era sempre una condivisione della naturalmente in senso molto positi- vita della chiesa in generale o della parrocchia di Valgrana in particolare. Quando poi si abbandonava ai ricordi, era una autentica cascata di esperienze, gustose o drammatiche o quasi epiche, da lui vissute durante la guerra e il primo dopoguerra. Raccontava con tale entusiasmo ed efficacia da lasciarmi incantato. Mi scuso se ricordando don Pepino ho dovuto affiancargli la mia persona, ma mi premeva rendere la testimonianza viva, senza astratte considerazioni o generici elogi. Tre aspetti ancora vorrei evidenziare. Anzitutto la sua ricezione del Concilio Vaticano II. Erano frequenti i discorsi domenicali al riguardo, e coglievo la preoccupazione del prete che era cresciuto con una teologia preconciliare, e quindi rimaneva perplesso di fronte a quelle novità che non entravano su- VI bito nel suo orizzonte teologico; parti- i benevolenza e vicinanza Don Martino Pellegrino colarmente lo disorientavano le fughe in avanti licato compito di perpetua (come allora si di- che non mancavano in quegli anni. ceva) accanto a d. Pepino. Don Giorgio le era Per parte mia, formato da professori aperti alla molto affezionato, tanto che il giorno del fune- nuova teologia e aperto al mondo laico dell’u- rale non si sentì di presiedere la celebrazione niversità che stavo frequentando, non sempre eucaristica, e incaricò me di sostituirlo perfino mi trovavo d’accordo con le sue posizioni, ma nei ringraziamenti: proprio come accade con sempre apprezzavo il suo desiderio di capire, un familiare, a cui si è talmente legati che solo di vagliare, di non perdere il passo con la sto- il silenzio è possibile, per non cedere alle lacri- ria della chiesa e del mondo. Parallelamente a me. Mentre ringrazio d. Pepino, gli chiedo che questo, don Pepino sentiva in modo accentuato dal cielo continui a vegliare sulla sua comunità il problema dei giovani, che lo portava talora valgranese, sui pellegrini di Sant’Anna… e an- anche a forme di rigidità o quasi di sospetto nei che sul suo antico collaboratore. confronti della loro vivacità e del loro modo di rapportarsi. Ma la sua calda umanità gli consentiva di temperare l’intransigenza con la benevolenza e la cordialità del pastore. Prova ne sia l’affetto che proprio i giovani dimostrarono fino alla fine al loro vicario. Mi pare doveroso accennare a un’altra sfaccettatura della sua umanità: l’affetto per Anin, l’umile donna di Campofei che per decenni adempì il suo de- VII La passione più grande: e D on Giorgio Pepino ha avuto gran- è nato il bisogno di preparare per di passioni umane: era capace di loro degli ambienti dove soggiorna- stupirsi e godere nell’ambiente natu- re, dove fare “campeggio”, sparta- rale con i suoi fiori, i suoi animali, i no certo, ma attraente e formativo. suoi panorami mozzafiato. Lo era fin Così a Castelmagno, così all’oratorio da ragazzino e ancora quando -ultra di Valgrana, così a sant’Anna di Vina- sessantenne - scalò il Gran Paradiso e dio. Lassù , anno dopo anno, riuscì il Monviso. Lo fu fin agli ultimi giorni, a recuperare numerosi edifici semi davanti ad un vasetto di fiori, dona- diroccati, abbandonati dai militari, e togli da due giovani fidanzati venuti a predisporre - con le esigenze e le a trovarlo. norme degli anni ‘60 - circa 800 posti Ma la sua passione più grande fu l’e- letto per i campiscuola. ducazione dei ragazzi e dei giovani, Era un uomo per gli altri, mai stan- che apriva alla vita, allo stare insie- co, disponibile a qualunque lavoro, me, a fare le cose insieme e a farle anche il più umile e pesante. Atten- per aiutare gli altri. Ancora oggi sono to agli anziani e alle loro necessità: ricordati i pomeriggi sugli sci e sulle dal portare l’Eucaristia o celebrare slitte; le lunghe marce - divenute leg- la Messa in casa all’ arrivare con la gendarie - con le pelli di foca o con spesa e la legna. Le persone si fidava- gli scarponi. Da questa sua passione no di lui, gli esponevano i problemi, chiedevano consiglio e lo facevano custode dei loro segreti. Sapeva intessere rapporti umani molto intensi e duraturi con chi lo incontrava, italiano o no, di passaggio o conosciuto da lungo tempo. Lo stare insieme alla gente era sempre un momento di gioia e di festa, di canti popolari o religiosi. Era semplicemente “fare famiglia”. Don Giorgio ha lasciato trasparire ben poco dell’intimità della sua persona. Bisognava stargli molto vicino e... molto attenti. Negli ultimi anni ha avuto anche occasioni di sofferenza, dovute all’età, ai problemi di salute. Ma ha tenuto tutto per sé e per il suo Dio. Quasi nulla è emerso. E’ stato testimone di fede e di amore, ricercato come consigliere e come confessore soprattutto dai giovani e VIII dalle persone consacrate. : educare i giovani Marisa Palumbo 4 ottobre 1989. In cima al Monviso. Aveva una grande capacità scorgere e di con- dosi di Lui come “un bambino portato in brac- templare e di far contemplare la presenza di cio da suo Padre”. Sereno, perché certo di es- Dio nelle piccole e grandi cose della natura e sere amato e atteso da Dio. degli uomini. Con le persone che lo hanno incontrato e hanno Aveva pudore nel rivelare gli aspetti più pro- ricevuto da lui amore, fede e speranza diciamo fondi di uomo e di prete: la preghiera, il sacri- a don Giorgio: accompagnaci e... arrivederci!! ficio, il dono di sé. Durante la malattia, che l’ha portato alla morte, si è reso chiaramente conto che “non sarebbe più guarito” e, più tardi, che gli restavano “solo pochi giorni”. Prima di aggravarsi aveva ricevuto l’unzione degli infermi. Nell’ultimo mese si è preparato in modo esemplare all’incontro con il suo Signore. Ha accettato serenamente la progressiva riduzione delle sue capacità fisiche, rispondendo alle domande prima con gli occhi e poi solo più con una stretta di mano. Lui, così riservato, ha accettato il disagio di dover abbandonare il suo corpo alle mani di chi lo seguiva. Soprattutto si è abbandonato al Signore, fidan- Non ha avuto paura di fare N ella raccolta dei Bollettini “La Voce di Sant’Anna”, che mio suocero conservava gelosamente, ho avuto modo di leggere gli articoli che l’allora diciottenne seminarista Giorgio Pepino scrisse sul numero 6 del novembre 1945. Anzitutto la condanna della guerra: “… i morti che ancora giacciono sul suolo (citando anche le precisazioni di un medico dell’esercito francese sui 45 morti dei repubblichini di Salò) stanno a testimoniare la barbarie di una guerra fra popoli civili”. Dimostrando già tutto il suo interesse per l’eventuale utilizzo delle casermette militari: “… in una caserma, posta in un sito delizioso per la villeggiatura, lungo il declivio di una morena e all’ombra di pini giganteschi, osservai un branco di grossi sorci che mi guardavano stupefatti….”. I grossi topi forse prevedevano già che un giorno il giovane chierico sarebbe arrivato e li avrebbe sloggiati per costruire colonie. Ebbi modo di conoscere don Pepino all’inizio degli anni ‘70 in una escursione di agosto in X Angelo Giverso montagna nel corso di una nevicata. Ci eravamo semplicemente persi, la neve continuava a cadere e don Pepino … persisteva nel canto, esprimendo tutta la sua gioia anche in una situazione di apprensione. Qualche anno dopo Giovanni Paolo II urlò al mondo, ma soprattutto ai giovani, di “non avere paura”. Don Pepino non ha mai avuto paura “di fare” e, penso, che in tutta la sua vita abbia cercato di trasmettere, soprattutto ai giovani, l’entusiasmo di agire e di realizzare cose utili. Don Pepino non ha avuto paura di sfruttare tutte le opportunità che gli si presentavano. Quando nel 1983 venni eletto Sindaco cominciai a conoscere la passione di don Pepino per il recupero dell’enorme patrimonio di opere militari che potevano essere riutilizzate per la formazione dei giovani. Quando il sindaco di Isola, l’amico comune Charles Ramy, ci consegnò copia dei documenti del 1300 sulla definizione dei confini tra Isola e Vinadio, don Giorgio volle essere accompagnato da mio padre per vedere l’indicazione delle croci riportate nell’antico testo. Dei successivi frequenti incontri ricordo, in particolare, la sera del 14 agosto 2001, quando con un amico sofferente, salii al Santuario e scoprimmo la fiaccolata che don Pepino organizzava da tempo sino alla statua della Madonna della Neve. A Vinadio non si sapeva del falò e della successiva festa davanti al santuario animata da don Giorgio. Al termine della processione e delle preghiere restammo incantati nel vedere il sagrato del Santuario trasformato in festa per tutti con l’esecuzione di tante canzoni. Don Pepino “guidava” la macchina del capo, “portava”…il mazzolin di fiori, “calzava”…il vecchio scarpone, “suonava” le campane di Monte Nevoso e così via. Quella sera del 14 agosto don Giorgio ci fece scoprire anche Arturo, la stella (unica?) citata nella Bibbia nel libro di Giobbe e ci spiegò la posizione di Vega e delle altre costellazioni. Con molta bravura, ci affascinò con le stelle e sono certo che in futuro la visione del cielo stellato continuerà a ricordarmi don Pepino, e altri amici di sant’Anna che sono già con lui (Costanzo, Elio, Giorgio…..). In silenzio, per il bene comune H o conosciuto Don Pepino partecipando ad alcuni campi scuola a S.Anna, organizzati da Suor Miriam negli anni 1980-82. Avevo vent’anni. Il mio pensiero va a lui ogni volta che mi trovo ad affrontare fatiche fisiche grandi, perché mi è rimasta l’immagine di un uomo forte e tenace che trasportava a spalle sacchi di sabbia e travi di legno come fosse la cosa più naturale al mondo. Silenzioso lo vedevo in continuo movimento, su e giù per le montagne a fare lavori nei rifugi senza mai una parola di lamento o di critica. Aveva le mani da manovale e lo sguardo del montanaro che sa guardare lontano. In una notte di luna piena ci portò con un pulmino fatiscente a fare il giro dei colli della zona. Intonando canti religiosi guidava con l’orgoglio e l’entusiasmo di un autista esperto in tornanti e mulattiere scherzando sulla poca fede del gruppo nei suoi confronti. A un certo Grazia Isoardi punto il mezzo si bloccò in una zona di neve. Panico totale dei viaggiatori, rosari che iniziarono a sgranarsi, invocazioni a S.Anna con occhi supplichevoli. Don Pepino con una calma incredibile e tanta forza di muscoli liberò il veicolo per riprendere il viaggio più bello e magico della mia vita. I suoi abiti poveri ma decorosi, le sue maniere semplici ed accoglienti, le parole buone che arrivavano a tutti, l’attenzione verso gli ultimi, la testimonianza cristiana nel vivere quotidiano facevano di lui un riferimento umano e religioso molto importante, soprattutto per noi giovani che in quegli anni eravamo molto critici e contestatori verso la Chiesa. Grazie a lui ho imparato l’importanza del lavoro per raggiungere un bene comune, la possibilità di incarnare gli insegnamenti del vangelo e la bellezza che è contenuta nelle piccole cose. Un uomo aperto al dialogo Vittoria Macario E’ difficile scegliere uno tra i tanti ricordi e momenti belli ed intensi che la vita mi ha offerto nella vicinanza di don Pepino, durante i miei 28 anni di servizio presso il Santuario di Sant’Anna. Sacerdote generoso e aperto al dialogo con tutti, uomo tenace e laborioso, ma soprattutto un grande maestro di vita che attraverso azioni concrete passava un sapere preziozo, ricco di saggezza e umanità. Grazie a lui ho imparato l’importanza del servizio in un luogo di fede, il valore di essere pazienti e costanti nell’impegno quotidiano e la gratitudine al creato per i tanti doni che le montagne di sant’Anna offrono quotidianamente. Il mio ricordo va ad un episodio successomi durante l’esperienza Mi ero infortuanta ad un piede ed ero, secondo il regolamento, in procinto di rientrare a casa per l’ingessatura e le cure. Ne ero dispiaciuta ovviamente e fui molto sorpresa quando don Pepino, contro la volontà di tutti, affermò: “ Vittoria, anche con una gamba sola può rimanere dietro al bancone dei ricordi per svolgere il suo lavoro”. E mise così tutti a tacere. Questo ricordo è rimasto fresco e indelebile nella mia memoria e mi è di insegnamento nella vita di tutti i giorni per l’attenzione verso il più debole e indifeso. XI Nuova direzione del Santuario Per quasi mezzo secolo il Santuario di Sant’Anna di Vinadio ha visto come guida, custode della sua tradizione spirituale, infaticabile promotore e artefice di un rinnovamento pastorale e logistico la costante e generosa presenza di don Giorgio Pepino. Negli anni è stata messa mano alla chiesa, si è pensato di creare un accogliente ambiente per il sacramento della Confessione. Progressivamente sono stati ristrutturati i locali di servizio e di accoglienza adiacenti al Santuario, la residenza San Gioachino e sono state risistemate le numerose case di ospitalità, sparse nell’esteso territorio del Santuario, per accogliere i campiscuola di ragazzi e di giovani provenienti da diverse parrocchie, molte da fuori diocesi. Particolarmente preziosa è stata l’opera di un rilancio spirituale del Santuario attraverso un servizio costantemente aggiornato della liturgia e della pastorale, la partecipata celebrazione della festa di Sant’Anna, un fattivo impegno di accoglienza dei pellegrini, come pure grazie alla diffusione del bollettino e soprattutto alla meritoria presenza di un esteso gruppo di volontari: di laici, di religiose, ma anche di sacerdoti che si sono alternati per offrire il loro ministero pastorale. Con sincera ammirazione sentiamo il dovere di esprimere la nostra gratitudine per la straordinaria attività svolta con dedizione da don Pepino, dai suoi diretti collaboratori, tra i quali la signora Marisa Palumbo, dai numerosi volontari e da quanti hanno prestato la loro opera nelle varie strutture e attività del Santuario: dalla cura pastorale alla ristrutturazione dei locali, dall’ospitalità dei pellegrini al servizio della cucina e della mensa, dall’amministrazione del Santuario alla gestione del negozio dei ricordi e oggetti religiosi. La malattia prima, la morte poi di don Giorgio Pepino hanno reso necessaria la scelta di una nuova direzione del Santuario per dare continuità e impulso all’attività spirituale e pastorale del vasto complesso di Sant’Anna. Nuovo Rettore del Santuario è stato nominato don Beppe Panero, che da cinque anni durante l’estate ha affiancato don Giorgio e ha curato direttamente l’attività pastorale. A lui viene affidata la primaria responsabilità dell’intero complesso del Santuario e delle sue strutture di accoglienza: la direzione, la vita pastorale, il coordinamento delle attività e servizi. Don Beppe ha come primo collaboratore il signor Gianpiero Cera, bancario in pensione e attivo volontario delle Misericordie. Giampiero, d’intesa con il Rettore, avrà il compito della gestione del Santuario: l’amministrazione, l’organizzazione dei servizi, la cura e il funzionamento delle diverse strutture. Ad entrambi va la nostra più viva riconoscenza per la loro generosa disponibilità ad assumere la gravosa responsabilità affidata. Consapevoli di rendere un grande servizio al Santuario e alla nostra Chiesa, pur con sacrificio hanno accettato il nuovo incarico che intendono svolgere nella piena gratuità. Insieme al grazie, auguriamo a don Beppe e a Gianpiero un fecondo lavoro. Con il sostegno del nuovo Consiglio di Amministrazione e con l’aiuto di molti collaboratori siamo certi che continueranno l’opera di rinnovamento avviata dalla precedente Direzione: rendere sempre più accogliente e spiritualmente arricchente la presenza dei numerosi pellegrini che ogni anno salgono al nostro Santuario per esprimere e ravvivare la loro fede, vivere un’esperienza, breve o prolungata, di serenità, di recupero fisico, di rinnovamento spirituale. @ Giuseppe Cavallotto Vescovo di Cuneo e di Fossano 3 Un pellegrinaggio particolare Mario Collino, membro dell’Associazione “Il cam- mino di Sant’Anna”, che ha il compito di aiutare i pellegrini a riscoprire il senso del pellegrinaggio, ha vissuto un’esperienza particolare e ce la racconta. T utto è cominciato da una telefonata in cui mi si chiedeva di partecipare a un progetto di Gimmi Basilotta: andare a piedi da Borgo San Dalmazzo a Auschiwtz. Gimmi, che ha studiato molto la Shoah, è arrivato alla conclusione che un unico giorno, il 27 gennaio, giorno della Memoria, non fosse sufficiente per ricordare tutto il male che è stato fatto da alcuni uomini a milioni di loro simili. Allora ecco l’idea di percorrere, a piedi, lo stesso tragitto del treno che partì da Borgo S. Dalmazzo, (Cn) il 15 febbraio 1944 e che trasportava 26 Ebrei, al campo di sterminio di Auschwitz. Ho aderito volentieri perché mi sento un ‘pellegrino’e perché sono figlio di un deportato. Le tappe sono state 76 per circa 2000 km e hanno avuto come riferimento le stazioni ferroviarie delle varie città. La partenza è stata15 febbraio; l’arrivo ad Auschiwtz il 1 maggio. I camminatori–pellegrini ufficiali di “PASSO DOPO PASSO” -così è stato denominato il camminosono stati tre: Gimmi e i suoi figli Luca e Jacopo. Ad essi si sono, di volta in volta, aggiunti altri. Dalla Regione Piemonte, sono arrivate 76 piccole betulle che sono state “piantate” nei posti-tappa; in cambio si prendeva un po’ di terra locale, che è servita, poi, a piantare l’ ultima betulla alla città di Auschiwtz, oggi Oswiecim.. Mario a Sant’Anna con don Pepino. Non potendo partecipare a tutte le tappe ho camminato con il gruppo, da Borgo San Dalmazzo a Milano (11 giorni), da Trento a Schwaz (altri10 giorni) e da Otrokovice ad Auschiwtz.(gli ultimi 9 giorni). In totale 30 giorni. L’Amicizia-Fratellanza che si è formata nel gruppo mi ha fatto capire che stavamo facendo un cammino speciale, ricordando il sacrificio di milioni di persone che hanno sofferto tanto, ma non inutilmente. E’, infatti, grazie anche a loro che oggi possiamo vivere liberi. Per questo non possiamo dimenticare! Concludo riportando il saluto che ho inviato ai miei compagni di esperienza alla conclusione: “Cari amici sono stati davvero giorni meravigliosi per il mio cuore. Io che mi ritengo credente, ho imparato da voi come ci si possa accettare anche se di “diverso pensiero”. Mi sono sentito profondamente rispettato, nella semplicità delle parole e negli sguardi sinceri. Quando ho pianto nella visita ai campi di Auschwitz e Birkenau, mi avete tenuto per mano e mi avete abbracciato come fratelli. Siete stati la mia “Messa di Pasqua” e anche la mia “Celebrazione” della Beatificazione di Giovanni Paolo II°, anche Lui provato dalla follia nazista. Un grazie speciale ad ognuno. Grazie anche per la betulla: l’ho piantata nel mio giardino! Vi porto nel cuore e prego il Signore Risorto che vi doni la sua gioia”. Mario Collino, piccolo pellegrino ESTATE 2011 Orario delle CELEBRAZIONI Giorni festivi Ore 7: Ave Maria Ore 7.15: lodi MATTUTINE Ore 7.30: Messa della Comunità Seguono (possibilmente) le Messe delle ore 9,30 - 10,45 - 12 - 15.45 - 17 Ore 15.00: BENEDIZIONE BAMBINI e FAMIGLIE Giorni feriali Ore 7: Ave Maria Ore 7.15: lodi MATTUTINE Ore 7.30: Messa della Comunità Seguono (possibilmente) le Messe delle ore 10 - 11 - 15.30 - 18 Ore 18.30: celebrazione dei Vespri Nelle vigilie importanti Ore 21.00: fiaccolata alla Regina delle Nevi. festa PATRONALE Programma Da Domenica 17 luglio: ogni sera Novena a S. Anna e S. Gioachino MARTEDÌ 26 luglio: Festa di S. Anna e S. Gioachino Presieduta dal Vescovo di Cuneo MONS. GIUSEPPE CAVALLOTTO, all’insegna del TRADIZIONALE incontrO tra pellegrini italiani e francesi Ore 10: Processione con la statua di S. Anna alla roccia dell’Apparizione Ore 11: Concelebrazione internazionale all’aperto mercolEDÌ 27 luglio: tutte le messe per amici e benefattori vivi e defunti Avvertenze per quanti scelgono il pellegrinaggio a piedi • Per le strade con traffico, camminare sulla sinistra, in fila indiana, secondo le norme del codice stradale. Nelle ore notturne segnalare la propria presenza con una pila e con strisce fosforescenti. La prudenza non è mai troppa, specialmente nelle notti di sabato e domenica. •Scegliere i percorsi meno battuti dalle macchine. Da Borgo San Dalmazzo si può prendere il sentiero che costeggia la montagna fino alla vecchia via militare (frazione Bedoira), che porta fino a Pratolungo. • Programmare le opportune tappe, inserendo, possibilmente, una riflessione o una preghiera adatta. •Non avventurarsi in una marcia lunga, dalle caratteristiche sportive, senza allenamento. Si rischia di arrivare al Santuario sfibrati, senza le forze per completare spiritualmente la valida esperienza del pellegrinaggio. •Per un pellegrinaggio autentico si consiglia vivamente di arrivare all’incontro con Dio, attraverso la partecipazione ai Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Servizio pullman a Sant’Anna La VALLIGIANA VIAGGI assicura il trasporto - OGNI LUNEDI’ - GIOVEDI’ E SABATO (con partenza da Mondovì passando per Cuneo) dal 2 luglio al 27 agosto 2011 - Occorre la PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA presso VALLIGIANA VIAGGI - Via Belvedere, 4 - 12016 PEVERAGNO - Tel. 0171338066 - Fax 0171.426948 - [email protected] Numero telefonico del Santuario 0171.95 91 25 ATTENZIONE, NUOVO SITO: sito internet http://www.santuariosantanna.eu e-mail: [email protected] Per qualsiasi versamento a favore del Santuario: C.C. Postale Nº 11534120 intestato SANTUARIO S. ANNA DI VINADIO CN Direttore Resp. Ezio Bernardi - Suppl. al n. 23/2011 Aut. Trib. Cuneo del 12.4.57 n° 110 bis. Iscrizione ROC n° 6295 del 10.12.2001 - “Poste Italiane Spa Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004 n° 46) art. 1, comma DCB CN (Italy)” - Tipolitografia Subalpina, Cuneo - Tel. 0171.692077