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Data e Ora: 26/01/10
20.13 - Pag: 16 - Pubb: 27/01/2010 - Composite
IV Bresciaavvenimenti
Giornale di Brescia
Mercoledì 27 Gennaio 2010
Auschwitz
Il ritorno «Il gelo
che avvolge il campo
ti penetra nel cuore»
Sgomento e desolazione nelle testimonianze di
studenti, insegnanti e cittadini che hanno partecipato a Un Treno per Auschwitz. Ma anche vo-
lontà di contribuire al ricordo di quel che è accaduto e un’osservazione: «Se esiste ancora la xenofobia, non abbiamo capito nulla»
■ È la vastità della distesa del campo che lascia senza parole, attoniti e sgomenti. È quella grandezza avvolta nella nebbia, sommersa nella neve che dà la dimensione dello sterminio, di quell’«industria della morte»
che era un lager come Birkenau. Ed è quella l’immagine
che buona parte delle persone che visitano il campo di
concentramento si riportano a casa, dopo il viaggio sul
Treno per Auschwitz.
È quel silenzio impregnato di dolore, come la terra
che si calpesta, a scavare un solco nel cuore e a toglierti
tutte le parole. Lo si prova anche quando al museo di
Auschwitz passi accanto ai mucchi di scarpe e di occhiali: ogni paio una storia, una vita annientata dall’odio nazista. E sono cumuli enormi, di milioni di paia. Chi ha
visitato i campi di concentramento prova emozioni fortissime che difficilmente poi riesce ad esprimere agli altri che non hanno potuto toccare con mano la desolazione. Forse è anche per questo che raccontare agli altri,
restituire agli altri la storia vissuta risulta difficile. Lo è
per gli studenti, ma anche per gli insegnanti e per i cittadini che abbiamo sentito, al rientro dopo l’esperienza
del viaggio organizzato da Officina memoria.
«Ciò che mi sono portato a Brescia dopo la visita al
lager - spiega Giovanni Rossini, studente di quinta al
Copernico - è la desolazione, il freddo, il gelo che si vive
dentro. Poter condividere con gli altri miei compagni le
emozioni e le sensazioni che abbiamo provato nel visitare Auschwitz ha reso questa esperienza meno traumatica».
«Quando ti trovi davanti a quelle costruzioni fatte apposta per lo sterminio, alle camere a gas, hai la sensazione di vedere quello che è successo. Ci sono le fotografie
delle persone uccise e ti sembra di vederle mentre cammini», racconta Anna Guerini, dell’Arnaldo che aggiunge: «Il confronto diretto con il campo dà un’idea chiara
del genocidio».
È un viaggio al quale gli studenti vengono preparati
per tempo, con seminari e incontri, ma il venire a contattato direttamente con la Storia è tutt’altra cosa che leggerla. «Mi dicevano “Profe, non è come studiarlo, non è
come leggerlo”. E man mano che si avvicinava la sera e
il freddo cresceva, i miei ragazzi si sono via via zittiti, si
son fatti sempre più pensierosi». A parlare è la professoressa Frida Muratori, docente di matematica al liceo
classico cittadino, che ha aderito al gruppo ideato una
decina di anni fa dal compianto professor Matteo Guerini, «I giovani e la memoria». La professoressa ha partecipato al primo Treno per Auschwitz nel 2005, proprio
perché entrata a far parte del gruppo di docenti arnaldini: «L’obiettivo è quello di lavorare sulla memoria del
passato per vivere meglio il futuro, per alimentare lo spirito critico dei giovani».
La voglia di conoscere e di far conoscere la realtà dei
campi di concentramento, negata da molti fino agli anni scorsi, ha mosso la professoressa di tedesco del Capirola di Ghedi, Marzia Vacchelli, che partecipò al primo
«pellegrinaggio» a Dachau e Mauthausen all’inizio degli
anni Ottanta, con l’allora sindaco Cesare Trebeschi e
padre Fiorenzo Reati. «Quel viaggio ha determinato in
me la voglia di ricercare un altro volto della Germania,
che superasse quel lato oscuro. Così ho studiato e ho
fatto l’insegnante di tedesco proprio per questo, e ho
elaborato un progetto trasversale riguardo alla Shoah,
IL VIAGGIO DELLA MEMORIA ARRIVA IN PIAZZA DELLA LOGGIA
A sinistra, nella foto di Christian Penocchio, un particolare dell’installazione con la quale, nel
2004, la Giornata della memoria è stata celebrata in piazza della Loggia: riproduceva il cancello di
Auschwitz e in seguito è stata collocata al Parco della memoria di Chiesanuova. Sopra, il muro di fiori
che - sempre nel 2004, ma in questo caso in occasione del trentennale della strage di piazza della
Loggia - gli stessi organizzatori del Treno per Auschwitz hanno promosso in piazza: tra i due momenti c’è un forte legame, quello della responsabilità, ovvero del dovere di ricordare (foto Angelo Botta)
La formazione E «dietro»
c’è un viaggio del pensiero
Per gli studenti seminari di storia, letteratura, cinema, musica e arti. Per i docenti un seminario in primavera al la■ Laboratori e incontri per
La prof: «I ragazzi mi dicevano:
"non è come studiarlo"; e avvicinandosi la sera si facevano sempre più taciturni e pensierosi»
anche perché quando tornai a Brescia, al mio liceo, l’Arnaldo, mi lasciarono solo un’ora durante una lezione di
educazione fisica per mostrare le diapositive e spiegare
quella visita. Mi parve allora che ci fosse ancora del negazionismo nei miei compagni di classe che risposero
con molta freddezza. Per questa ragione - spiega ancora la professoressa - ho voluto continuare su questa
strada, e ho cercato di coinvolgere il maggior numero di
studenti nelle diverse iniziative create per fare memoria».
E l’importanza del fare memoria l’hanno colta anche
i ragazzi, come Alessandra Bellini, del Golgi, che ha partecipato a due viaggi ad Auschwitz, prima come studentessa, poi come aiuto del fotografo Eros Mauroner: «Da
questi viaggi ho imparato a capire il valore del ricordo,
anche quando è relativo a fatti terribili come questi. Ho
fotografato gli studenti mentre guardano, incuriositi,
stupefatti, sgomenti». «Quando sono tornato a casa mi
sono detto che non abbiamo capito nulla - afferma Marco Monopoli dell’Olivelli di Darfo -. Ancora si parla di
xenofobia, di stranieri, di extracomunitari. L’odio esasperato di allora è un sentimento simile a quello sostenuto oggi da una certa campagna di propaganda». A far
paura al maestro Fabio Secondi, che come cittadino ha
partecipato al «Treno», è l’assoluta normalità che per
qualcuno i lager rappresentavano. «Il capo del campo
viveva normalmente con la sua famiglia in una casetta
poco lontano da qui. La mia paura è che si possa ripetere. È impressionante vedere come lo sterminio sia stato
organizzato in modo industriale».
Daniela Zorat
STUDENTI E DOCENTI
Nella foto in alto (di Christian Penocchio), un momento di un laboratorio teatrale di formazione per studenti; qui sopra, un’immagine «informale» degli insegnanti impegnati a loro volta nella formazione nell’ambito di Un Treno per Auschwitz (foto Federica Nember)
prepararsi ad un viaggio che tocca profondamente nell’animo. I
momenti della visita ai campi di
sterminio e del lungo viaggio in
treno sono inseriti in un percorso più ampio e articolato che Officina della memoria predispone
per far sì che gli studenti, i loro
professori e i cittadini che intendono partecipare all’iniziativa,
siano il più preparati possibile.
Per una sorta di «insegnare Auschwitz» caratterizzato dall’assunzione di responsabilità di
ognuno. Gli strumenti che aiutano a questo percorso formativo
e propedeutico al viaggio in treno sono la letteratura, l’arte, il cinema, la musica e anche il teatro e l’antropologia. Per gli studenti sono stati infatti attivati laboratori con discussioni e confronti. In quello di Storia ad
esempio l’obiettivo è quello di
far conoscere il sistema dei campi di concentramento, nello specifico di quello di Auschwitz, aiutando a sviluppare un approccio
critico alla valutazione di eventi
socio-politici.
Nel laboratorio di letteratura
vengono invece forniti stimoli
per poter scegliere - nella vasta
bibliografia - un percorso personale, sia di carattere storico, ma
anche poetico e letterario che
ha come punto di partenza il
concetto della testimonianza e
il suo valore.
È stato attivato anche un laboratorio di musica e arti per
permettere agli studenti di avvicinarsi alla Shoah attraverso lo
sguardo dell’arte, con una ricerca di materiali musicali, poetici
ger stesso, un primo viaggio dal quale
trarre spunti da sviluppare con i ragazzi in preparazione alla visita
e pittorici che hanno come comune determinatore il tentativo
di descrivere lo sterminio. E non
solo da parte di autori dell’epoca, ma anche del periodo successivo.
Infine è stato progettato anche un laboratorio dedicato al cinema. A quelle pellicole che raccontano la vita del campo, i suoni di una città con le SS che urlavano, i loro cani che latravano feroci, e i deportati che lavoravano, vivevano e morivano nelle baracche. Aspetti che al momento
della visita al campo non si riescono a cogliere, perché a suscitare l’impressione più grande in
tutti coloro che partecipano al
viaggio, è il silenzio. Penetrante.
Devastante.
Anche gli insegnati che partecipano all’iniziativa vengono preparati al viaggio e alla visita.
Con un seminario primaverile
ad Auschwitz, volto a conoscere
la realtà dei lager e ad acquistare stimoli o idee per lavorare meglio con gli studenti. E non è necessario che partecipino solo docenti di lettere o storia, ma anche quelli di altre discipline scolastiche, per portare nuovi stimoli.
Al Treno organizzato dall’Officina della memoria possono partecipare anche semplici cittadini. L’intera comunità può inoltre essere presente alla cerimonia della partenza, cui partecipano anche le istituzioni e le associazioni che appoggiano l’iniziativa. A novembre, in stazione
per quattro giorni, è stata allestita una installazione, visitata da
cinquemila persone.
Canto
dei morti invano
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purché trattiate e contrattiate
Le vite dei nostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L’esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino,
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d'Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl'innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perché siamo i vinti.
Invulnerabili perché già spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finché la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.
14 gennaio 1985
Primo Levi
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